Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria Beirut … · 2020. 8. 13. · Spedizione in...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 185 (48.509) Città del Vaticano venerdì 14 agosto 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!{!=!&! Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria La Gloriosa CONTINUA A PAGINA 8 Un grande messaggio per l’umanità di ANTONELLA LUMINI «Alzati amica mia bella, e vieni presto!» di FABRIZIO BISCONTI Con occhi di donna di MARCO TIBALDI ALLE PAGINE 8 E 9 glorificata (è il senso dell’Assunzio- ne). Gesù salva lei e i suoi tre po- poli: il popolo di Adamo di cui è la figlia migliore; il popolo d’Israele, di cui è il “resto santo”; il popolo della Chiesa, di cui è il beato ini- zio. Fede escatologica e mariana C’è una dimensione mariana nel- la vittoria redentiva di Cristo otte- nuta nell’evento passato della Pa- squa, che determina l’intero futuro? e se c’è, dov’è? Maria, profetizzata come uno dei soggetti della lotta contro Satana (cfr. Gn 3, 15), quale nuova Eva partecipa a tale lotta con la presenza attiva sotto la Croce. I In occasione della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria il nostro giornale non uscirà La pubblicazione riprenderà con la data 17-18 agosto L’impegno delle ong per rispondere ai bisogni urgenti di una popolazione duramente provata Beirut affronta una drammatica emergenza BEIRUT, 13. A poco più di una setti- mana dalla terribile esplosione che ne devastato il porto e diversi quar- tieri circostanti, Beirut affronta una drammatica emergenza: sono enormi e urgenti i bisogni di una popola- zione duramente provata. A lanciare l'allarme è un gruppo di ong attive sul terreno, in particolare l'organiz- zazione internazionale Medici senza frontiere. Mentre le forze politiche cercano una strategia comune per uscire dalla crisi e recuperare la fi- ducia dei libanesi, scesi in piazza nei giorni scorsi per protestare contro la corruzione dell’amministrazione pubblica, le ong affermano che la si- tuazione è gravissima e migliaia di persone attendono risposte imme- diate. Le ong fanno quello che possono, in attesa degli aiuti internazionali. Medici senza frontiere ha allestito due ambulatori fissi nei quartieri di Mar Mikhael e Karantina, le aree più colpite dalla deflagrazione, in- stallato serbatoi d’acqua e distribui- to kit igienici ai pazienti, mentre un team mobile visita i quartieri porta a porta per rispondere nel miglior modo possibile ai bisogni delle per- sone. Purtroppo, i medici devono fare i conti anche con un altro nemico in- visibile: il covid-19. Secondo l'Orga- nizzazione mondiale della sanità, al- meno il 50% delle strutture sanitarie della capitale è stato distrutto o danneggiato. «Prima dell’esplosione il sistema sanitario libanese stava ge- stendo con difficoltà un numero cre- scente di casi di covid-19» afferma Julien Raickman, capomissione di Medici senza frontiere in Libano. «Da allora, c'è stato un forte aumen- to dei contagi nel paese, dove in una settimana si sono registrati più di 1.500 nuovi casi, quasi il 25% di tutti i contagi dall’inizio della pan- demia, soprattutto a Beirut. La sera dell’esplosione c'è stato un enorme afflusso di pazienti nelle strutture sanitarie di tutta la città e non è sta- to possibile attuare correttamente le misure di prevenzione e controllo, così i casi si sono moltiplicati». L’esplosione nel porto di Beirut — secondo l’ultim0 bilancio — ha cau- L’Onu condanna la repressione dopo il voto Bielorussia, morto un altro manifestante Il coraggio di stanare il bene CARLA SUSANI A PAGINA 5 di MICHELE GIULIO MASCIARELLI I l rapporto di Maria con la Tri- nità è continuo; tutti gli aspetti della sua esistenza appartengo- no a quel mistero: l’ideazione della sua singolare vocazione, la sua con- cezione immacolata, la sua perpe- tua condizione verginale, la sua di- vina maternità, la sua compagnia materna data al Figlio in ogni pas- saggio della sua missione messiani- ca, la sua maternità ecclesiale. È certamente vero che nessuna creatu- ra ha avuto né avrà tanta relazione con la Trinità. Ciascuna delle tre divine Persone ha posto sull’esisten- za di Maria, in modo proprio, l’im- pronta della sua somiglianza. Il Padre, come è all’origine di tutta l’opera salvifica, è anche all’inizio dell’avventura di grazia vissuta da Maria come madre mes- sianica: la grazia di Maria viene dal Padre e porta al Padre, che la glori- fica chiamandola vicino al Figlio che siede alla sua destra. Maria è stata assunta: non si è auto-elevata in cielo; non è ascesa al cielo per forza propria. Occorre perciò indi- care il soggetto attivo dell’Assun- zione, per comprendere e spiegare, nella fede, tale privilegio mariano. Quel soggetto attivo è il Padre. È lui che ha chiamato e portato in cielo la madre del Figlio. Maria, con l’Assunzione, rivive in modo inverso, la grazia e la gioia dell’incarnazione; lei, per così dire, esperimenta un nuovo rapporto con Gesù, quasi una restituzione del- l’amore che egli le riserba acco- gliendola in Cielo: «Così com’ella l’ha accolto nell’ambito delle cose umane, allo stesso modo egli ora la fa entrare nella sua vita divina ed eterna. Entrambi gli atti sono in sé completi ed includono globalmente l’uomo, l’anima e il corpo. […] È un ciclo anche quello tra la Madre e il Figlio, in quanto come una vol- ta la Madre ha pronunciato un sì nei riguardi del Figlio e di tutto ciò che lo riguarda, allo stesso modo è il Figlio che oggi pronuncia un grande sì verso la Madre» (A. von Speyr, L’ancella del Signore. Maria, Milano, Jaca Book, 1986, p. 145). La glorificazione di Maria con l’Assunzione al cielo è, con ogni evidenza, tema immediatamente mariano, ma fondamentalmente es- sa è tema teologico, nel senso che è una delle iniziative del Padre su Maria. La Vergine riceve la grazia dell’Assunzione, come aveva ricevu- to quelle dell’Immacolata concezio- ne, dell’annunciazione, della mater- nità divina. Tenendo conto questo grande aspetto del mistero cristiano (l’attività di Dio e la passività della creatura), è proprio il caso di dire che il cosiddetto “autogiudizio”, su cui tanto s’insiste in questi anni, non si dà nel senso più serio in cui si deve dire dell’ultimo giudizio di Gesù sui singoli uomini e sulla sto- ria. Il giudizio ultimo è l’estremo atto salvifico che Gesù, quale fratel- lo necessario, porrà come Redemptor hominis e come Salvator mundi. In quanto iniziativa del Padre, l’As- sunzione conferma in modo chiaro che nel cristianesimo non esiste l’auto-redenzione e, perciò, neppure l’auto-giudizio e l’auto-glorificazio- ne. Maria non si è auto-redenta (è il senso dell’Immacolata concezio- ne); perciò non si è neppure auto- rapporti Adamo-Eva e Cristo - nuo- va Eva non possono non essere compresi nel contesto dell’evento staurologico: la Croce è il nuovo “albero della vita” sul quale (Cri- sto) e intorno al quale (Maria) rico- mincia la storia della salvezza nel segno della fedeltà e dell’ubbidien- za. Maria, con il della «mediazio- ne materna», come san Giovanni Paolo II s’esprime nella terza parte della Redemptoris Mater, ha parteci- pato a escatologizzare la storia, pri- ma permettendo l’ingresso in essa del Salvatore come causa escatologi- ca, poi ha continuato la collabora- zione all’opera messianica del Fi- I palazzi distrutti dall’esplosione a Beirut (Epa) I sondaggi premiano la scelta di Biden per la vicepresidenza Harris subito all’attacco di Trump PAGINA 3 A ottant’anni dall’uscita di «Dust Bowl Ballads» di Woody Guthrie Polvere diventata musica MARTA D’AMBROSIO A PAGINA 4 Nell’ultimo libro di Ferruccio Parazzoli Dove l’infinito e il finito si incontrano SILVIA GUSMANO A PAGINA 5 Facce belle della Chiesa Rix the Seminarian ROBERTO CETERA A PAGINA 6 Colloquio con il vescovo di Bergamo sull’esperienza della pandemia Nei giorni oscuri i segni della risurrezione MARCO GRIECO A PAGINA 7 ALLINTERNO MINSK, 13. Non si fermano le vio- lenze in Bielorussia a pochi giorni dalle presidenziali che hanno ricon- fermato il presidente uscente, Luka- shenko, al potere dal 1994. Le auto- rità locali hanno confermato ieri sera la morte di un giovane manifestante che era stato arrestato durante le di- mostrazioni contro l’esito del voto. Il dimostrante, un 25enne, era stato fermato domenica scorsa a Gomel e condannato a dieci giorni di reclu- sione. I manifestanti denunciano brogli e irregolarità e chiedono un voto trasparente. Le forze dell’ordine bielorusse hanno reso noto oggi di aver ferma- to circa 700 persone nelle ultime 24 ore per aver partecipato a manifesta- zioni non autorizzate. Secondo il ministero dell’interno, «i disordini nel paese non sono così massicci ma il livello di aggressione nei confronti delle forze dell’ordine rimane alto». Si moltiplicano intanto le critiche della comunità internazionale al comportamento del governo di Min- sk. L’Alto Commissario delle Nazio- ni Unite per i diritti umani, Michel- le Bachelet, ha condannato la re- pressione delle proteste dopo le ele- zioni presidenziali e ha chiesto la li- berazione dei detenuti. «Le persone hanno il diritto di esprimersi e di non essere d’accordo, soprattutto nel contesto delle elezioni, quando le li- bertà democratiche dovrebbero esse- re mantenute, non soppresse» ha detto Bachelet. «Chiedo a Lukashenko di porre fine alla repressione e di astenersi da ulteriori violenze» ha dichiarato og- gi il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli. Ieri il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso preoccupazione per la si- tuazione in Bielorussia nel corso di un colloquio telefonico con il presi- dente russo Vladimir Putin. Secon- do l’Eliseo, nel corso della conversa- zione Macron «ha manifestato una grande preoccupazione per la situa- zione in Bielorussia e per la violenza contro i cittadini». Il presidente ha auspicato la ripresa del dialogo tra le parti in causa. Sulla stessa linea gli Stati Uniti. Il segretario di Stato americano Mi- ke Pompeo ha sollecitato ieri l’Unione europea «ad adottare azio- ni» e a «non limitarsi a dichiarazio- ni». Gli Stati Uniti «vogliono che i bielorussi possano beneficiare di tut- te le libertà che reclamano, che pen- sano siano nei loro interessi» Nel frattempo, Polonia, Lettonia e Lituania — il paese dove è stata costretta a emigrare la leader dell’opposizione Svetlana Tikhanov- skaya — hanno proposto un piano di de-escalation in tre punti: la costitu- zione di un consiglio nazionale bie- lorusso con rappresentanti del go- verno e della società civile, la fine delle violenze da parte del regime e la liberazione dei tantissimi manife- stanti finiti dietro le sbarre. Anche la ministra degli esteri svedese Ann Linde ha spiegato che l’Ue potrebbe sanzionare i responsabili della re- pressione «se il governo dovesse ri- fiutarsi di rilasciare i detenuti». racconto LA PAROLA DELLANNO Tiziano, «Assunta» (1516-1518) NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Gdańsk (Polonia), presenta- ta da Sua Eccellenza Monsi- gnor Sławoj Leszek Głódź. Nomina di Amministratore Apostolico Il Santo Padre ha nominato Amministratore Apostolico “se- de vacante et ad nutum Sanc- tae Sedis” dell’Arcidiocesi di Gdańsk (Polonia) Sua Eccel- lenza Monsignor Jacek Jezier- ski, Vescovo di Elbląg. sato 220 morti, 7.000 feriti, decine di dispersi e circa 300.000 sfollati. L'O- nu sta attivando la rete degli aiuti. Il direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale (Pam), David Beasley, ha detto ieri che l’organiz- zazione sta portando 17.500 tonnel- late di farina e stock per tre mesi di grano in Libano per aiutare a rico- stituire le riserve di cibo del paese nell’ambito di una rapida operazio- ne logistica che prevede anche l’in- stallazione di depositi e di unità mobili per lo stoccaggio del grano. Beasley ha fatto visita nei porti di Beirut e di Tripoli, ha visto le distri- buzioni di cibo e la fornitura di ali- menti nelle cucine comunitarie gesti- te dalla Caritas, uno dei maggiori partner del Pam. «È difficile capire davvero l’entità della distruzione causata dall’esplosione finché non la si vede con i propri occhi; spezza il cuore» ha detto Beasley. «Oggi, a causa dell’esplosione al porto, mi- gliaia di persone sono rimaste senza casa, senza cibo. Il Pam sta rapida- mente fornendo aiuto ai più vulne- rabili cercando di evitare carenze di cibo in tutto il paese». Il Libano importa quasi l’85 per cento del cibo e, prima dell’esplosio- ne, la gran parte delle merci arrivava attraverso il porto di Beirut. La pri- ma consegna di farina del Pam è prevista entro dieci giorni. Secondo il presidente libanese, Michel Aoun, che a giorni dovrebbe iniziare le consultazioni per la for- mazione del nuovo governo, i danni provocati dall'esplosione a Beirut ammontano in tutto a 15 miliardi di dollari (13 miliardi di euro). Secon- do fonti di stampa, «viene esercitato ogni sforzo per nominare un nuovo premier e formare un governo prima del primo settembre, quando il pre- sidente francese Emanuell Macron tornerà in Libano per colloqui poli- tici». Ieri, in una nota, il movimento sciita Hezbollah ha lanciato un duro attacco: «In un momento in cui il paese ha bisogno di solidarietà na- zionale, alcuni partiti politici e alcu- ni media con obiettivi noti hanno cercato di spingere il paese verso il caos costituzionale e di sicurezza e di creare un vuoto all’interno delle istituzioni statali». Ieri, intanto, Macron, in un collo- quio con il presidente iraniano, Has- san Rohani, ha sottolineato «la ne- cessità di evitare influenze esterne» nella situazione libanese. Occorre inoltre «sostenere — ha aggiunto — la formazione di un governo di mis- sione incaricato di gestire l’urgenza e attuare le riforme necessarie». Agente costringe una donna a lasciare l’area circostante una prigione (Reuters)

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 185 (48.509) Città del Vaticano venerdì 14 agosto 2020

.

y(7HA

3J1*QS

SKKM(

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Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria

La Gloriosa

CO N T I N UA A PA G I N A 8

Un grande messaggioper l’umanità

di ANTONELLA LUMINI

«Alzati amica mia bella,e vieni presto!»

di FABRIZIO BISCONTI

Con occhi di donnadi MARCO TIBALDI

ALLE PA G I N E 8 E 9

glorificata (è il senso dell’Assunzio-ne). Gesù salva lei e i suoi tre po-poli: il popolo di Adamo di cui è lafiglia migliore; il popolo d’Israele,di cui è il “resto santo”; il popolodella Chiesa, di cui è il beato ini-zio.

Fede escatologica e marianaC’è una dimensione mariana nel-

la vittoria redentiva di Cristo otte-nuta nell’evento passato della Pa-squa, che determina l’intero futuro?e se c’è, dov’è? Maria, profetizzatacome uno dei soggetti della lottacontro Satana (cfr. Gn 3, 15), qualenuova Eva partecipa a tale lotta conla presenza attiva sotto la Croce. I

In occasione della solennitàdell’As s u n z i o n e

della Beata Vergine Mariail nostro giornale non usciràLa pubblicazione riprenderà

con la data 17-18 agosto

L’impegno delle ong per rispondere ai bisogni urgenti di una popolazione duramente provata

Beirut affrontauna drammatica emergenza

BE I R U T, 13. A poco più di una setti-mana dalla terribile esplosione chene devastato il porto e diversi quar-tieri circostanti, Beirut affronta unadrammatica emergenza: sono enormie urgenti i bisogni di una popola-zione duramente provata. A lanciarel'allarme è un gruppo di ong attivesul terreno, in particolare l'organiz-zazione internazionale Medici senzafrontiere. Mentre le forze politichecercano una strategia comune peruscire dalla crisi e recuperare la fi-ducia dei libanesi, scesi in piazza neigiorni scorsi per protestare contro lacorruzione dell’amministrazionepubblica, le ong affermano che la si-tuazione è gravissima e migliaia dipersone attendono risposte imme-diate.

Le ong fanno quello che possono,in attesa degli aiuti internazionali.Medici senza frontiere ha allestitodue ambulatori fissi nei quartieri diMar Mikhael e Karantina, le areepiù colpite dalla deflagrazione, in-stallato serbatoi d’acqua e distribui-to kit igienici ai pazienti, mentre unteam mobile visita i quartieri porta aporta per rispondere nel migliormodo possibile ai bisogni delle per-sone.

Purtroppo, i medici devono fare iconti anche con un altro nemico in-visibile: il covid-19. Secondo l'Orga-nizzazione mondiale della sanità, al-meno il 50% delle strutture sanitariedella capitale è stato distrutto odanneggiato. «Prima dell’esplosioneil sistema sanitario libanese stava ge-stendo con difficoltà un numero cre-

scente di casi di covid-19» affermaJulien Raickman, capomissione diMedici senza frontiere in Libano.«Da allora, c'è stato un forte aumen-to dei contagi nel paese, dove inuna settimana si sono registrati piùdi 1.500 nuovi casi, quasi il 25% ditutti i contagi dall’inizio della pan-demia, soprattutto a Beirut. La seradell’esplosione c'è stato un enormeafflusso di pazienti nelle strutturesanitarie di tutta la città e non è sta-to possibile attuare correttamente lemisure di prevenzione e controllo,così i casi si sono moltiplicati».

L’esplosione nel porto di Beirut —secondo l’ultim0 bilancio — ha cau-

L’Onu condanna la repressione dopo il voto

Bielorussia, morto un altro manifestante

Il coraggiodi stanare il bene

CARLA SUSANI A PA G I N A 5

di MICHELE GIULIO MASCIARELLI

I l rapporto di Maria con la Tri-nità è continuo; tutti gli aspettidella sua esistenza appartengo-

no a quel mistero: l’ideazione dellasua singolare vocazione, la sua con-cezione immacolata, la sua perpe-tua condizione verginale, la sua di-vina maternità, la sua compagniamaterna data al Figlio in ogni pas-saggio della sua missione messiani-ca, la sua maternità ecclesiale. Ècertamente vero che nessuna creatu-ra ha avuto né avrà tanta relazionecon la Trinità. Ciascuna delle tredivine Persone ha posto sull’esisten-za di Maria, in modo proprio, l’im-pronta della sua somiglianza.

Il Padre, come è all’origine ditutta l’opera salvifica, è ancheall’inizio dell’avventura di graziavissuta da Maria come madre mes-sianica: la grazia di Maria viene dalPadre e porta al Padre, che la glori-fica chiamandola vicino al Figlioche siede alla sua destra. Maria èstata assunta: non si è auto-elevatain cielo; non è ascesa al cielo perforza propria. Occorre perciò indi-care il soggetto attivo dell’Assun-zione, per comprendere e spiegare,nella fede, tale privilegio mariano.Quel soggetto attivo è il Padre. Èlui che ha chiamato e portato incielo la madre del Figlio.

Maria, con l’Assunzione, rivive inmodo inverso, la grazia e la gioiadell’incarnazione; lei, per così dire,esperimenta un nuovo rapporto conGesù, quasi una restituzione del-l’amore che egli le riserba acco-gliendola in Cielo: «Così com’ellal’ha accolto nell’ambito delle coseumane, allo stesso modo egli ora lafa entrare nella sua vita divina edeterna. Entrambi gli atti sono in sécompleti ed includono globalmentel’uomo, l’anima e il corpo. […] Èun ciclo anche quello tra la Madree il Figlio, in quanto come una vol-ta la Madre ha pronunciato un sìnei riguardi del Figlio e di tutto ciòche lo riguarda, allo stesso modo èil Figlio che oggi pronuncia ungrande sì verso la Madre» (A. vonSpeyr, L’ancella del Signore. Maria,Milano, Jaca Book, 1986, p. 145).

La glorificazione di Maria conl’Assunzione al cielo è, con ognievidenza, tema immediatamentemariano, ma fondamentalmente es-sa è tema teologico, nel senso che èuna delle iniziative del Padre suMaria. La Vergine riceve la graziadell’Assunzione, come aveva ricevu-to quelle dell’Immacolata concezio-ne, dell’annunciazione, della mater-nità divina. Tenendo conto questogrande aspetto del mistero cristiano(l’attività di Dio e la passività dellacreatura), è proprio il caso di direche il cosiddetto “autogiudizio”, sucui tanto s’insiste in questi anni,non si dà nel senso più serio in cuisi deve dire dell’ultimo giudizio diGesù sui singoli uomini e sulla sto-ria. Il giudizio ultimo è l’e s t re m oatto salvifico che Gesù, quale fratel-lo necessario, porrà come Redemptorhominis e come Salvator mundi. Inquanto iniziativa del Padre, l’As-sunzione conferma in modo chiaroche nel cristianesimo non esistel’auto-redenzione e, perciò, neppurel’auto-giudizio e l’auto-glorificazio-ne. Maria non si è auto-redenta (èil senso dell’Immacolata concezio-ne); perciò non si è neppure auto-

rapporti Ad a m o - E v a e Cristo - nuo-va Eva non possono non esserecompresi nel contesto dell’eventostaurologico: la Croce è il nuovo“albero della vita” sul quale (Cri-sto) e intorno al quale (Maria) rico-mincia la storia della salvezza nelsegno della fedeltà e dell’ubbidien-za.

Maria, con il Sì della «mediazio-ne materna», come san GiovanniPaolo II s’esprime nella terza partedella Redemptoris Mater, ha parteci-pato a escatologizzare la storia, pri-ma permettendo l’ingresso in essadel Salvatore come causa escatologi-ca, poi ha continuato la collabora-zione all’opera messianica del Fi-

I palazzi distrutti dall’esplosione a Beirut (Epa)

I sondaggi premiano la sceltadi Biden per la vicepresidenza

Harris subitoall’attacco di Trump

PAGINA 3

A ottant’anni dall’uscita di «DustBowl Ballads» di Woody Guthrie

P o l v e rediventata musica

MA R TA D’AMBROSIO A PA G I N A 4

Nell’ultimo librodi Ferruccio Parazzoli

Dove l’infinitoe il finito si incontrano

SI LV I A GUSMANO A PA G I N A 5

Facce belle della Chiesa

Rix the Seminarian

ROBERTO CETERA A PA G I N A 6

Colloquio con il vescovo di Bergamosull’esperienza della pandemia

Nei giorni oscurii segnidella risurrezione

MARCO GRIECO A PA G I N A 7

ALL’INTERNO

MINSK, 13. Non si fermano le vio-lenze in Bielorussia a pochi giornidalle presidenziali che hanno ricon-fermato il presidente uscente, Luka-shenko, al potere dal 1994. Le auto-rità locali hanno confermato ieri serala morte di un giovane manifestanteche era stato arrestato durante le di-mostrazioni contro l’esito del voto.Il dimostrante, un 25enne, era statofermato domenica scorsa a Gomel econdannato a dieci giorni di reclu-sione. I manifestanti denuncianobrogli e irregolarità e chiedono unvoto trasparente.

Le forze dell’ordine bielorussehanno reso noto oggi di aver ferma-to circa 700 persone nelle ultime 24ore per aver partecipato a manifesta-zioni non autorizzate. Secondo ilministero dell’interno, «i disordininel paese non sono così massicci mail livello di aggressione nei confrontidelle forze dell’ordine rimane alto».

Si moltiplicano intanto le critichedella comunità internazionale alcomportamento del governo di Min-sk. L’Alto Commissario delle Nazio-ni Unite per i diritti umani, Michel-le Bachelet, ha condannato la re-pressione delle proteste dopo le ele-zioni presidenziali e ha chiesto la li-berazione dei detenuti. «Le personehanno il diritto di esprimersi e dinon essere d’accordo, soprattutto nelcontesto delle elezioni, quando le li-bertà democratiche dovrebbero esse-re mantenute, non soppresse» hadetto Bachelet.

«Chiedo a Lukashenko di porrefine alla repressione e di astenersi daulteriori violenze» ha dichiarato og-gi il presidente del Parlamento Ue,David Sassoli. Ieri il presidentefrancese Emmanuel Macron ha

espresso preoccupazione per la si-tuazione in Bielorussia nel corso diun colloquio telefonico con il presi-dente russo Vladimir Putin. Secon-do l’Eliseo, nel corso della conversa-zione Macron «ha manifestato unagrande preoccupazione per la situa-zione in Bielorussia e per la violenzacontro i cittadini». Il presidente haauspicato la ripresa del dialogo trale parti in causa.

Sulla stessa linea gli Stati Uniti.Il segretario di Stato americano Mi-ke Pompeo ha sollecitato ieril’Unione europea «ad adottare azio-ni» e a «non limitarsi a dichiarazio-ni». Gli Stati Uniti «vogliono che ibielorussi possano beneficiare di tut-

te le libertà che reclamano, che pen-sano siano nei loro interessi»

Nel frattempo, Polonia, Lettoniae Lituania — il paese dove è statacostretta a emigrare la leaderdell’opposizione Svetlana Tikhanov-skaya — hanno proposto un piano dide-escalation in tre punti: la costitu-zione di un consiglio nazionale bie-lorusso con rappresentanti del go-verno e della società civile, la finedelle violenze da parte del regime ela liberazione dei tantissimi manife-stanti finiti dietro le sbarre. Anche laministra degli esteri svedese AnnLinde ha spiegato che l’Ue potrebbesanzionare i responsabili della re-pressione «se il governo dovesse ri-fiutarsi di rilasciare i detenuti».

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

Tiziano, «Assunta» (1516-1518)

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha accettato larinuncia al governo pastoraledell’Arcidiocesi Metropolitanadi Gdańsk (Polonia), presenta-ta da Sua Eccellenza Monsi-gnor Sławoj Leszek Głó dź.

Nominadi Amministratore

Ap ostolicoIl Santo Padre ha nominato

Amministratore Apostolico “se-de vacante et ad nutum Sanc-tae Sedis” dell’Arcidiocesi diGdańsk (Polonia) Sua Eccel-lenza Monsignor Jacek Jezier-ski, Vescovo di Elbląg.

sato 220 morti, 7.000 feriti, decine didispersi e circa 300.000 sfollati. L'O-nu sta attivando la rete degli aiuti.Il direttore esecutivo del Programmaalimentare mondiale (Pam), DavidBeasley, ha detto ieri che l’o rg a n i z -zazione sta portando 17.500 tonnel-late di farina e stock per tre mesi digrano in Libano per aiutare a rico-stituire le riserve di cibo del paesenell’ambito di una rapida operazio-ne logistica che prevede anche l’in-stallazione di depositi e di unitàmobili per lo stoccaggio del grano.

Beasley ha fatto visita nei porti diBeirut e di Tripoli, ha visto le distri-buzioni di cibo e la fornitura di ali-

menti nelle cucine comunitarie gesti-te dalla Caritas, uno dei maggioripartner del Pam. «È difficile capiredavvero l’entità della distruzionecausata dall’esplosione finché non lasi vede con i propri occhi; spezza ilcuore» ha detto Beasley. «Oggi, acausa dell’esplosione al porto, mi-gliaia di persone sono rimaste senzacasa, senza cibo. Il Pam sta rapida-mente fornendo aiuto ai più vulne-rabili cercando di evitare carenze dicibo in tutto il paese».

Il Libano importa quasi l’85 percento del cibo e, prima dell’esplosio-ne, la gran parte delle merci arrivavaattraverso il porto di Beirut. La pri-ma consegna di farina del Pam èprevista entro dieci giorni.

Secondo il presidente libanese,Michel Aoun, che a giorni dovrebbeiniziare le consultazioni per la for-mazione del nuovo governo, i danniprovocati dall'esplosione a Beirutammontano in tutto a 15 miliardi didollari (13 miliardi di euro). Secon-do fonti di stampa, «viene esercitatoogni sforzo per nominare un nuovopremier e formare un governo primadel primo settembre, quando il pre-sidente francese Emanuell Macrontornerà in Libano per colloqui poli-tici». Ieri, in una nota, il movimentosciita Hezbollah ha lanciato un duroattacco: «In un momento in cui ilpaese ha bisogno di solidarietà na-zionale, alcuni partiti politici e alcu-ni media con obiettivi noti hannocercato di spingere il paese verso ilcaos costituzionale e di sicurezza edi creare un vuoto all’interno delleistituzioni statali».

Ieri, intanto, Macron, in un collo-quio con il presidente iraniano, Has-san Rohani, ha sottolineato «la ne-cessità di evitare influenze esterne»nella situazione libanese. Occorreinoltre «sostenere — ha aggiunto —la formazione di un governo di mis-sione incaricato di gestire l’u rg e n z ae attuare le riforme necessarie».

Agente costringe una donna a lasciare l’area circostante una prigione (Reuters)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 venerdì 14 agosto 2020

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In particolare preoccupano gli ultimi dati di Francia e Germania

Aumentano i casi in EuropaAnche la Gran Bretagna fa ora i conti con le pesanti ricadute economiche della pandemia

Almeno 127 morti e numerosi feriti

Scontri tra esercito e civiliin Sud Sudan

ROMA, 13. La temuta seconda onda-ta di coronavirus sta esplodendo intutta Europa con i nuovi casi in cre-scita costante e allarmante pratica-mente in tutti i paesi che viaggi evacanze in libertà moltiplicano unp o’ ovunque. Il record negativo del-la giornata di ieri spetta alla Franciacon 2.524 casi. In Spagna i contagisono 1.690 in 24 ore senza i nuovimalati nella capitale Madrid, nonconteggiati per problemi tecnici. LaGermania registra 1.226 contagi in24 ore, il numero più alto dall’iniziodi maggio. Un dato che il ministrodella salute Jens Spahn giudica «in-quietante» e che, secondo il portavo-ce del cancelliere Angela Merkel,Steffen Seibert, «preoccupa e devepreoccupare». Dopo lo sconsiglio aiviaggi in tre regioni spagnole (Cata-logna, Navarra e Aragona), in vigoreda fine luglio, il ministero degli este-ri tedesco ha esteso l’invito a rinun-ciare ai viaggi non necessari a Ma-drid e nel Paese Basco.

In Belgio, funestato da una pe-sante diffusione del covid-19, diventaobbligatorio l’uso della mascherinain tutti i luoghi pubblici della regio-ne di Bruxelles dove la soglia deicontagi ha superato i 50 casi al gior-no ogni 100 mila abitanti, cioè piùdi 600 nuovi casi ogni 24 ore su unterritorio di circa 1,2 milioni di abi-tanti. Due appuntamenti sportiviimportanti come i mondiali di cicli-smo in Svizzera e la maratona di Pa-rigi (già rinviata due volte) sono sta-ti annullati a causa della pandemiache non accenna a regredire.

Archiviato anche il fallimentaretentativo della Svezia di ottenereuna immunità di gregge senza met-tere in campo alcuna misura di lock-down. Solo il 15 per cento della po-polazione ha sviluppato anticorpicontro il 40 per cento previsto dalgoverno di Stoccolma, hanno valuta-to due ricercatori dell’UniversityCollege di Londra sul «Journal ofthe Royal Society of Medicine» cherilevano come la Svezia ha il triplodei casi per milione di abitanti ri-spetto alla Danimarca, quattro voltepiù della Norvegia e cinque voltepiù della Finlandia.

Nuovo record di contagi in Ro-mania, il paese dei Balcani più col-pito dall’epidemia, con 1.415 nuovimalati in 24 ore. Emergenza anchenei Paesi Bassi, dove il parlamentoha interrotto la pausa estiva per unadiscussione straordinaria con il pre-mier Mark Rutte sull’i n c re m e n t odella malattia che segna in una setti-mana 4.036 nuovi malati soprattuttonei focolai di Amsterdam e Rotter-dam. Sono invece 262 le nuove infe-zioni in Grecia, la cifra più altadall’inizio della pandemia che con-ferma una tendenza in costante au-mento in agosto. E da domani alBrennero riprendono i controlli sani-tari per entrare in Austria.

Intanto si fanno i conti dei dannieconomici. Il Regno Unito ha subi-to una caduta record del pil (pro-dotto interno lordo) del 20,4 percento nel secondo trimestre del 2020ed è entrato in recessione, la primadal 2008, facendo peggio della Spa-gna (- 18,5 per cento) e della Francia(- 13,8 per cento). L’economia bri-tannica presenta problemi identici aquelli di Italia, Francia, Germania eUsa: una disoccupazione che ha pre-so il volo, nonostante la rete di pro-tezione della cassa integrazione, im-prese che non riescono a far fronteai pagamenti, nonostante l’attivismodella banca centrale e della politicadi bilancio. Tanto che il cancellieredello Scacchiere Rishi Sunak com-menta, «avevo previsto che sarebbe-ro arrivati tempi difficili e ora sonoqui. Centinaia di migliaia di personehanno perso il posto di lavoro, epurtroppo nei mesi a venire succede-rà a molti altri».

Sull’Europa, nel frattempo, sonopuntati anche i riflettori dell’O rga-nizzazione mondiale della sanità(Oms). Mike Ryan, direttore esecu-tivo del Programma per le emergen-ze sanitarie dell’Oms, ha invitato leautorità sanitarie italiane e spagnolea «raddoppiare gli sforzi della sanitàpubblica per ridurre i casi».Il premier britannico Boris Johnson (Afp)

JUBA, 13. Nuova ondata di violenzain Sud Sudan, dove aumenta il li-vello di insicurezza. È di almeno127 morti il bilancio degli scontriscoppiati tra civili armati e forzegovernative che stavano conducen-do un’operazione di disarmo nellacittà di Tonj, nello stato di Warrap.Lo ha reso noto, martedì, un por-tavoce dell’e s e rc i t o .

Negli scontri, scoppiati nel finesettimana, sarebbero morti circa 45membri delle forze di sicurezza e82 giovani armati della zona diGreater Tonj, nel centro del paese.Resta, tuttavia, incerto il numerodelle vittime, mentre sarebbero ol-tre 30 i militari feriti.

Secondo la stessa fonte, i giovanihanno attaccato due volte una basedell’esercito. Dopo un primo mo-mento in cui i militari sembravanoessere riusciti a ripristinare la situa-zione, i giovani hanno mobilitatoaltri gruppi, attaccando un distac-camento dell’esercito. La tensionesarebbe esplosa per contrasti du-rante il processo di disarmo, manon è ancora chiaro cosa abbia sca-tenato le tensioni. Sarebbe stata in-tanto avviata un’indagine.

Il governo nazionale — formatosiquest’anno dopo un accordo perporre fine al conflitto scoppiato nel2013 — il mese scorso ha lanciatoun’operazione di disarmo nellacontea di Tonj, sostenendo che lemilizie armate nell’area stavanoguidando la violenza intercomuni-taria. L’episodio mette comunquein luce le difficoltà incontrate dalleautorità nel portare avanti il pro-cesso di disarmo, reso necessariodalla presenza di diversi milioni diarmi in mano ai civili e dai conti-nui scontri tra le comunità rivali.Nella regione, come nel resto delpaese, si verificano difatti da annipesanti combattimenti fra civili ar-mati di diversi gruppi etnici.

Bloccati diversi incroci stradali

Non si fermano in Bulgariale proteste antigovernative

Proteste anti-governative a Sofia (Reuters)

Un progetto concretoper aiutare persone e animali

Mattarella ricorda le vittimedell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema

Jihadisti attaccanoun porto strategico

in Mozambico

MA P U T O, 13. Dopo giorni di pe-santi combattimenti, i jihadisti han-no ripreso possesso, ieri, di un por-to-chiave nella provincia di CaboDelgado, vicino ai grandi progettidi gas naturale nel nord del Mo-zambico.

«Il porto di Mocímboa da Praiaè stato attaccato e sequestrato daiterroristi all’alba», riferiscono i me-dia locali e fonti militari. Negliscontri sarebbero morti fra 15 e 30militari delle Forze di sicurezza.Secondo il sito di monitoraggio deljihadismo online “Site”, l’attacco èstato rivendicato dai ribelli dellaProvincia dell’Africa centrale delloStato islamico (Iscap). La conqui-sta della città portuale è l’ultimoatto dell’ennesima offensiva con-dotta dai jihadisti nella regione einiziata lo scorso 5 agosto. Mocím-boa da Praia, ritenuta strategicadai miliziani per la sua posizionenella provincia di Cabo Delgado —la regione più ricca del paese pergli enormi giacimenti di gas offshore e minerali — era stata sottrat-ta di recente dalla loro influenza. Imiliziani negli ultimi due anni han-no intensificato i loro attaccchiprendendo di mira villaggi remoti eil controllo di diversi centri strate-gici e causando finora più di 1.500vittime tra civili e militari.

ROMA, 13. Un nuovo, netto, fer-mo, richiamo alla politica e ai cit-tadini è giunto ieri dal presidentedella Repubblica italiana, SergioMattarella, nel ricordare la trage-dia dell’eccidio di Sant’Anna diStazzema, compiuto dai nazisti 76anni fa. «Sulla base di quei valoridi umanità che i nazisti e i fascistiloro collaboratori volevano an-nientare — ha detto Mattarella — èstata conquistata la liberazione ecostruita la democrazia. Per questoSant’Anna è divenuta sacrario esimbolo della nostra vita civile, dei

diritti inviolabili della persona, delsenso di giustizia a cui nessuna so-cietà deve rinunciare e che la Co-stituzione repubblicana ci indicacome impegno collettivo costan-te». Furono 560 le vittime dellarappresaglia nazista del 12 agosto1944: civili inermi, soprattuttodonne, bambini, anziani e rifugia-ti. «Non vanno ignorati rigurgitidi intolleranza, di odio razziale, difanatismo che pure si manifestanonelle nostre società e nel mondo, avolte attraverso strumenti modernie modalità inedite».

ROMA, 13. Il presidente dell’asso-ciazione no profit Banco ItalianoZoologico Onlus — Balzo o, FabioBaldi, e il sindaco di LadispoliAlessandro Grando hanno firmatooggi una importante convenzione afavore degli animali domestici edelle loro famiglie. Ad annunciarloè stato Grando in un comunicatostampa. A partire da settembre l’as-sociazione Balzoo di Cerveteri av-vierà un progetto a sostegno dellefamiglie in difficoltà nel territoriodi Ladispoli a causa della perditadel lavoro, e anche dei pensionati

con pensione minima, contribuen-do al sostentamento degli animalidomestici. L’obiettivo è eliminarele cause che possano indurre all’ab-bandono degli animali domestici.La sezione Balzoo di Cerveteri sioccupa di servire l’intero litoraleNord di Roma: ogni giorno i vo-lontari che ne fanno parte sono im-pegnati nella distribuzione di ciboper animali, anche a domicilio, allefamiglie, ai pensionati e alle perso-ne che si trovano in difficoltà eco-nomica causata anche dall’emer-genza sanitaria covid-19.

Mosca replicaagli attacchisul vaccino

MOSCA, 13. La Russia replica alcoro di attacchi e critiche all’an-nuncio del vaccino anti-covid.Il ministro russo della saluteMikhail Murashko ha definitocome «assolutamente infondati»i dubbi di numerosi analisti sulnuovo vaccino russo contro ilcovid, già registrato in Russia edefinito dal presidente VladimirPutin «il primo al mondo no-nostante la terza e ultima fasedei test clinici non sia ancorastata completata».

Secondo il ministro, «Sembrache i colleghi stranieri stianosentendo lo specifico vantaggiocompetitivo del ritrovato russoe stiano cercando di esprimerecerte opinioni assolutamente in-fondate». La fase 3 di speri-mentazione del vaccino russoanti-covid su un numero più va-sto di volontari dovrebbe parti-re oggi.

Intanto, il Robert Koch In-stitut, l’istituto tedesco che mo-nitora la situazione della pande-mia, ha ritirato ieri il documen-to pubblicato sul web in cui siaffermava che il vaccino controil coronavirus potrebbe esseredisponibile già in autunno. «Sitrattava di un documento vec-chio, che era stato già rivisitatoe che è finito per sbaglio sulweb» è la versione ufficialedell’istituto.

SOFIA, 13. In Bulgaria sono prose-guite, nella serata di ieri, le protesteantigovernative. Per il trentacinque-simo giorno consecutivo, una folladi manifestanti è scesa in strada aSofia e in diverse città del paeseper chiedere le dimissioni del pre-mier Boyko Borissov e del procura-tore generale Ivan Ghescev. En-trambi sono accusati di fare gli in-teressi degli oligarchi e della mafia

e non dei cittadini. I manifestantihanno di nuovo bloccato l’incro ciodavanti all’Università di Sofia,quello nevralgico di Orlov most(Ponte delle Aquile) e quello vicinoall’edificio del Consiglio dei mini-stri. Inoltre, hanno annunciato chesaranno alzate barricate davantiall’edificio del parlamento bulgaro,dove oggi i deputati dovrebberoriunirsi in seduta straordinaria.

Tunisi intercettai m b a rc a z i o n i

dirette in Italia

TUNISI, 13. Nell’ambito della lot-ta al fenomeno della migrazioneirregolare la Guardia costiera tu-nisina ha sventato, nella notte trail 10 e l’11 agosto scorso, sette tra-versate illegali verso le coste ita-liane a partire da vari punti delterritorio tunisino. Lo ha reso no-to il portavoce della Guardia na-zionale di Tunisi.

Durante le operazioni — p re c i -sa — sono stati fermati 80 mi-granti di età tra i 17 e i 41 anni,quattro dei quali già colpiti damandati di cattura. Gli agentihanno anche proceduto al seque-stro di sei imbarcazioni e sommedi denaro in valuta estera. I fer-mati, riferisce ancora, sono statitutti denunciati alla magistratura.

È prevista intanto per domanimattina l’arrivo in Calabria dellamotonave Gnv Aurelia dell’im-presa Grandi navi veloci che si èaggiudicata il servizio di noleg-gio di unità navali per l’assisten-za alloggiativa logistica e la sor-veglianza sanitaria dei migrantisoccorsi in mare o giunti sul ter-ritorio nazionale in modo auto-nomo. La nave quarantena, se-condo quanto si è appreso, sta-zionerà nel porto di Corigliano.La governatrice della RegioneCalabria, dopo i primi migrantisbarcati in Calabria, aveva richie-sto al Governo una nave per laquarantena dei soggetti positivial covid-19.

Emergenza covid-19indagati Contee sei ministri

ROMA, 13. Il presidente del Consi-glio italiano, Conte, e i ministri Bo-nafede, Di Maio, Gualtieri, Guerini,Lamorgese e Speranza hanno ricevu-to un avviso di garanzia dalla procu-ra di Roma a seguito di alcune de-nunce giunte da diverse parti delpaese e relative alla gestione del-l’emergenza covid-19. A darne noti-zia è stato Palazzo Chigi con unanota in cui si precisa che «la tra-smissione da parte della Procura alCollegio in base alle previsioni dilegge, è un atto dovuto» ed è stataaccompagnata da una relazione nellaquale la Procura «ritiene le notiziedi reato infondate e dunque da ar-chiviare». «Il presidente del Consi-glio e i ministri — prosegue la nota— si dichiarano sin d’ora disponibilia fornire ai magistrati ogni elementoutile a completare l’iter procedimen-tale, in uno spirito di massima colla-b orazione».

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 14 agosto 2020 pagina 3

I sondaggi premiano la scelta di Biden per la vicepresidenza

Kamala Harrissubito all’attacco di Trump

Per le Nazioni Unite la pandemia causerà una grave crisi economica in tutto il mondo

Nella lotta alla povertàessenziale promuovere l’uguaglianzaIl Messico

in cerca della veritàsui 43 studenti

scomparsi

CITTÀ DEL ME S S I C O, 13. I genito-ri dei 43 studenti della scuola perinsegnanti di Ayotzinapa, scom-parsi la notte del 26 settembre2014, si sono incontrati ieri pres-so il Palazzo Nacional con il pre-sidente del Messico, Andrés Ma-nuel López Obrador, per discute-re sullo stato di avanzamentodelle indagini. Al termine dell’in-contro Felipe de la Cruz, porta-voce delle famiglie dei ragazziscomparsi, ha detto che è statochiesto al presidente di continua-re nelle indagini fino alla fine perappurare la verità. Volontà riba-dita dallo stesso López Obradorche avrebbe confidato ai genitoridei ragazzi che «arriveremo allaverità, non finisce qui, è solol’inizio». A questo punto la spe-ranza dei genitori è quella di ot-tenere nuovi risvolti e risultatitangibili dalle indagini entro ilprossimo mese. Felipe de la Cruzsottolinea che questo incontrocon il Presidente della Repubbli-ca li lascia con la certezza che leindagini non stanno finendo co-me pensavano: «Ci dà la certezzache l’esecutivo resti impegnato araggiungere la verità», ha detto.

Secondo la controversa versio-ne ufficiale fornita dal precedentegoverno di Enrique Peña Nieto, enota come "verità storica", i 43studenti di Ayotzinapa sono statiarrestati da poliziotti corrotti aIguala (stato di Guerrero) e con-segnati al cartello Guerreros Uni-dos, che li ha assassinati e ince-neriti in un discarica del comunedi Cocula. Tuttavia, questa "veri-tà storica" è stata messa in di-scussione dai membri delle fami-glie degli studenti e da un’inda-gine della Commissione intera-mericana sui diritti umani, che haindicato che i corpi non poteva-no essere bruciati in quel luogo.

Si è trattato del VII vertice tra igenitori dei ragazzi uccisi nellostato di Guerrero e il presidentemessicano López Obrador.

WASHINGTON, 13. Kamala Harris,scelta due giorni fa dal candidatodemocratico Joe Biden come vice-presidente degli Stati Uniti in casodi vittoria alle presidenziali del 3novembre, ha lanciato il suo guantodi sfida al presidente repubblicano,Donald Trump, definendolo «nonall’altezza del suo compito». Ieri,presentandosi per la prima volta inpubblico insieme a Biden, da unpalco alla DuPunt High School diWilmington, nel Delaware — statoper cui Biden è senatore —, Harrisha affermato che «alla Casa Biancaabbiamo una persona che sta ten-tando di seminare odio e di divider-ci. Questo non ispira speranza, ispi-

ra rabbia, paura, contrasti». Ha poisottolineato il modo «sconclusiona-to» con cui Trump ha gestitol’emergenza causata dal coronaviruse le ripercussioni della pandemiasull’economia Usa. Tutto questo, adetta di Harris, «è ciò che accadequando eleggiamo qualcuno chesemplicemente non è all’altezza dellavoro. Il nostro paese finisce abrandelli e così anche la nostra re-putazione nel mondo». Per cambia-re questa tendenza l’ex procuratoree senatore della California ha assi-curato che «bisognerà lavorare tantoe sodo. Abbiamo bisogno di unmandato che dimostri che non sia-mo quello che siamo ora».

Biden, ieri nel presentarla al pub-blico presente nel liceo di Wilmin-gton, ha definito Kamala Harris«una donna intelligente, tosta,esperta, una combattente collaudataper la middle class, pronta a farequesto lavoro dal primo giorno perricostruire questo paese». «Questo èun momento grave per la nazione enon ho dubbi che la persona che hoscelto sarà la prossima vicepresiden-te d’America», ha poi aggiunto Bi-den. Insieme il binomio Biden-Har-ris, nel primo appuntamento pub-blico, ha puntato sulla necessità diristabilire l’anima di un paese che almomento risulta diviso in un mon-do stravolto dalla pandemia e di

combattere a favore delle famiglie dilavoratori e contro le ingiustizie raz-ziali, per le quali è giunto il mo-mento di una resa dei conti.Secondo un sondaggio condottodalla Reuters quasi nove democrati-ci su dieci approvano la scelta diKamala Harris come candidata demalla vicepresidenza Usa. La senatricerisulta addirittura più popolare del-lo stesso Joe Biden tra le donne etra i più giovani, sotto i 35 anni.Consenso certificato anche dall’au-mento delle donazioni ricevute dalpartito democratico. Nelle 24 oresuccessive all’annuncio di Biden perla scelta del vicepresidente, il teamche cura la campagna elettoraledell’ex vice di Barack Obama haammesso di aver raccolto più di 26milioni di dollari. Circa 150mila so-no stati coloro che hanno donatoper la prima volta e in sole quattroore sono stati donati 10,8 milioni didollari, secondo quanto riporta il«New York Times». Si tratta perBiden della «migliore raccolta disempre», come ha scritto su TwitterClarke Humphrey, responsabile perle donazioni online dei democratici.La campagna di Donald Trump hainvece annunciato di aver superatoil miliardo di dollari in donazioni,ovvero di aver raggiunto 1,1 miliardidi dollari.

Fornitura di 125 milioni di mascherine per i vari distretti scolastici del paese

La Casa Bianca non arretrasulla riapertura delle scuole

Sgomentoin Colombia:

cinque adolescentiuccisi a Cali

BO GOTÁ, 13. Sgomento e inquietu-dine nella città di Cali, nel sudovest della Colombia. Martedì se-ra nel popolare quartiere di LlanoVerde del capoluogo del diparti-mento di Valle del Cauca sonostati ritrovati, vicino un canneto, icorpi privi di vita di cinque adole-scenti di età compresa tra i 14 e i18 anni. Il sindaco Jorge IvánOspina, che ha fissato una ricom-pensa di 200 milioni di pesos percatturare i colpevoli, ha assicuratoche il caso non rimarrà impunito eha avvertito che sarà costituitauna commissione di indagine, cuiparteciperà anche il ministro delladifesa, Carlos Holmes Trujillo, perscoprire i responsabili. Nei primisei mesi dell’anno sono stati 28 iminori uccisi nella città.

Haiti in mano alle bandeL’Onu allarmata dall’escalation di violenza

PORT- AU-PRINCE, 13. L’Ufficio in-tegrato delle Nazioni Unite ad Hai-ti, ieri, ha espresso forte preoccupa-zione per l’aumento dell’i n s i c u re z z alegata alla violenza "intollerabile" inatto tra bande armate nell’isola. So-no 159 le persone che sono state uc-cise nel primi sei mesi dell’anno.Molte di queste sono vittime inno-centi che popolano i quartieri mar-ginali dell’area metropolitana in cuile bande si scontrano per acquisirneil controllo. L’ufficio Onu, chieden-do il perseguimento e l’arresto deiresponsabili, ha osservato che que-sti atti di violenza stanno causando«gravi violazioni dei diritti umani»e costituiscono crimini internazio-nali.

L’istituzione delle Nazioni Uniteha incoraggiato ancora una volta leautorità haitiane a perseguire i pre-sunti autori di crimini, abusi o vio-lazioni dei diritti umani, e ad ese-guire gli atti giudiziari emessi, com-

preso il mandato di arresto controdiversi leader di bande armate. Traquesti spicca l’ex ufficiale di poliziaJimmy Cherizier, alias "Barbacue",leader della banda più potente delpaese. Per poter contrastare l’escala-tion di violenza, l’Ufficio Onu haricordato al governo haitiano l’im-portanza di fornire alla polizia na-zionale haitiana e alla commissionenazionale per il disarmo, lo sman-tellamento e il reinserimento, i mez-zi finanziari e logistici adeguati persvolgere le rispettive missioni.

Il difensore civico, Renan He-douville, all’inizio di agosto avevadenunciato l’aumento delle violenzead Haiti per mano di bande chehanno il controllo sul territorio na-zionale. «I banditi sono protetti daalcune autorità politiche, da alcuneautorità del governo centrale, men-tre la popolazione è presa in ostag-gio e abbandonata a se stessa» hadetto Hedouville.

L’indagine di una ong conferma la versione della Chiesa nicaraguense

Incendio nella cattedrale di Managua: è stato un attentato

MA N A G UA , 13. Il Centro nicaraguen-se per i diritti umani ha pubblicatoieri i risultati di una propria indagi-ne sull’incendio che il 31 luglio scor-so è divampato nella cappella delSangue di Cristo, nella Cattedraledell’Immacolata Concezione a Ma-nagua. Le fiamme avevano bruciatoun antico crocifisso, molto veneratodal popolo nicaraguense. Il rappor-to dell’ong ha stabilito che, a causadelle caratteristiche del luogo e del-lo sviluppo dell’incendio, si è tratta-to di un attentato, avallando la ver-sione della Chiesa locale, secondocui — come dichiarato dal cardinaleLeopoldo José Brenes Solórzano,arcivescovo di Managua — si è trat-tato di «un atto terroristico». «Cisono elementi sufficienti per scartarele conclusioni della polizia» si leggenel rapporto, che definisce l’indagi-ne ufficiale mancante di criteri tec-nici, nonché caratterizzata da unapresunta eliminazione delle prove. Un’immagine del crocifisso distrutto nella cattedrale di Managua (Reuters)

di ANNALISA ANTONUCCI

«D obbiamo essere chiari:siamo ben lontanidall’obiettivo di sconfig-

gere la povertà nel mondo». Questagrave presa di coscienza arriva dalresponsabile delle Nazioni Unite

per i diritti dell'uomo e la povertàestrema, il giurista belga Oliver DeSchutter, che è stato designato inquesto ruolo nel maggio scorso, inpiena pandemia, e rimarrà in caricaper i prossimi tre anni.

Professore di diritto internaziona-le all’Università di Louvain, DeShutter è impegnato a risvegliare lecoscienze e ad incitare i Governiperché lavorino seriamente in favoredei diritti umani e contro la povertàestrema. Figlio di un diplomatico,ha viaggiato molto nei paesi in viadi sviluppo, in particolare in India eRuanda, e come relatore speciale suldiritto al cibo tra il 2008 e il 2014ha conosciuto le realtà di povertàestrema. «La priorità — dice — deveessere promuovere l’uguaglianza».

Infatti, per povertà estrema, nonsi intende solo la mancanza di red-dito sufficiente, che la Banca mon-diale fissa a 1,90 dollari al giorno,ma una situazione di vita in cui lamaggior parte dei diritti dell’uomosono negati.

Secondo l’ultimo rapporto sullosviluppo umano dell’Onu, sono ol-tre 1,3 miliardi le persone che soffro-no la povertà estrema, e la pande-mia ha peggiorato la situazione. Se-condo De Schutter, la crisi econo-mica legata al covid-19 ha messo inevidenza le difficoltà e le gravi lacu-ne dei nostri sistemi di protezionesociale. Come risulta dai dati Onu,il 55 per cento della popolazionemondiale non ha nessuna protezio-ne sociale e solo il 29, concentratonei paesi ricchi, ha sostegno socialein tutte le fasi della vita. Dunquesiamo ben lontani da quell’obiettivofissato dall’Agenda 2030 per lo svi-luppo che prevedeva di ridurre al-meno della metà la percentuale dipersone che vivono in condizioni dipovertà estrema.

È necessario quindi impegnarsi,sostiene il rappresentante Onu, adincoraggiare tutti gli Stati perchéprevedano basi di protezione socia-le, come si sono impegnati a farenel 2012, adottando la raccomanda-zione dell’Organizzazione interna-zionale del lavoro (Oil). Alcuni pas-si in questo senso, secondo DeSchutter, durante questa crisi sanita-

ria, sono stati fatti, molti Stati han-no adottato con urgenza sistemi ditrasferimento di denaro per aiutare igruppi più vulnerabili, o hanno al-lentato le condizioni di accesso aisistemi esistenti.

Questi sistemi devono essere resisostenibili e deve essere incoraggiatauna politica permanente di prote-zione sociale. È a questo fine che ilrappresentante Onu intende incalza-re i governi, perché nulla sia trala-sciato per ridurre il disagio e la po-vertà. La pandemia, sottolinea DeSchutter, porterà ad una grave re-cessione economica, dell’ordine del4 per cento in tutto il mondo. «Inparticolare — sottolinea — a soffriresaranno i paesi in via di sviluppoche sono i più fragili». «L’onere deldebito estero di questi paesi è signi-ficativo e li priva dell’opportunità diadottare ambiziosi piani di ripresaeconomica» sottolinea.

Inoltre, questi paesi dipendonospesso fortemente dall’esp ortazionedi materie prime, che sono oggi alloro prezzo più basso, e dagli im-porti delle rimesse dei migranti chesono diminuite drasticamente sem-pre a causa della crisi. Il 61 per cen-to della forza lavoro mondiale, circa2 miliardi di persone, ha un lavoroprecario nell’economia informalesenza protezione sociale. La percen-tuale è ancora più alta nei paesi po-veri. L’impatto sulle cifre della po-vertà sarà quindi drammatico. Quasi180 milioni di persone in più ve-dranno i loro redditi scendere al disotto di 3,20 dollari al giorno.

Per De Schutter «anni di sforzi edi progresso rischiano di essere can-cellati in un colpo solo. E comesempre, le donne saranno le più col-pite». Per il rappresentante Onu,dunque, serve un modello di svilup-po che pone l’inclusione sociale e lasostenibilità ecologica al centro del-la politica pubblica. «La crescitaeconomica è stata a lungo conside-rata la chiave per risolvere tutti inostri mali» conclude. «Questo ra-gionamento, del secolo scorso, oramostra i suoi limiti. La priorità deveessere invece la promozione del-l’uguaglianza».

WASHINGTON, 13. Il presidente statu-nitense, Donald Trump, è tornato ainsistere sulla riapertura delle scuolein presenza fisica, annunciando lafornitura di 125 milioni di mascherineriutilizzabili per gli studenti e il per-sonale docente di vari distretti scola-stici in tutto il paese. Il governo «èpronto a schierare squadre di sicurez-za per sostenere le scuole che apronoe per quelle che hanno bisogno diaiuto per riaprire in modo sicuro» haassicurato ieri l'inquilino della CasaBianca durante il consueto briefingdella task force contro il coronavirus,cui non hanno partecipato i dueprincipali esperti in campo medico,gli immunologi Anthony Fauci e De-borah Birx.

La proposta di Trump arriva no-nostante il paese abbia superato labarriera dei 5 milioni di infezioni e ibilanci quotidiani degli ultimi giornicontinuino a far registrare cifre moltoalte sia in termini di contagi che didecessi. Nelle ultime 24 ore, secondoil conteggio diffuso ieri sera dallaJohns Hopkins University, sono statiquasi 56.000 i nuovi casi, portando ildato complessivo delle infezioni aquota 5.197.118, e 1.429 le vittime percomplicazioni legate al coronavirus,per un totale dall’inizio della pande-mia di almeno 166.026. Non accennapause dunque la diffusione del co-vid-19 negli Usa.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 venerdì 14 agosto 2020

Quando Bob Dylan andò a trovare il suo mentore in ospedale

Una cantinapiena di canzoni

A ottant’anni dall’uscita di «Dust Bowl Ballads» di Woody Guthrie

P o l v e rediventata musica

Il menestrello vagabondo di Okemahicona della canzone di protestadecise che l’unico modo per raccontare la sua terra— ricca di contraddizioni, disastrata,messa in ginocchio dalla crisi del 1929 primae poco dopo dalle tempeste di sabbia —fosse quello di musicare tutto ciò che aveva visto e vissuto

Bob Dylan con Joan Baez che il prossimo 16 agosto, in occasione del Philadelphia Folk Festival,riceverà il Woody Guthrie Award

Un particolare della locandina del film «The Grapes of Wrath» di John Ford

Woody Guthrie

« Q u a ra n t ’anni dopo quei testisarebbero finiti nelle manidi Billy Bragg e dei WilcoSarebbero stati loro a metterli in musicaa riportarli in vita e a registrarliForse quegli artistinon erano nemmeno natiquando andai a Brooklyn nel 1961»

«Woody era stato confinato al Greystone Hospitaldi Morristown, nel New Jerseyun tetro, minaccioso edificio di granitoche pareva una fortezza medievaleMi chiedeva sempre di portargli sigarette, Sigarette RaleighDi solito passavo il pomeriggio a suonargli le sue canzoniin mezzo agli infermieri e agli altri pazientiche vagavano per l’ospedale»

di MA R TA D’AMBROSIO

Durante l’edizione virtualedi quest’anno del Phila-delphia Folk Festival, lacantautrice e attivista sta-tunitense Joan Baez rice-

verà il Woody Guthrie Award.È degno di nota che abbia vinto il

Premio esattamente ottant’anni dopol’uscita di Dust Bowl Ballads: era il1940 quando venne pubblicato il pri-mo album di canzoni originali diWoody Guthrie, inciso per la VictorRecords di New York, destinato acambiare per sempre il panorama del-la musica folk statunitense. Il mene-strello vagabondo di Okemah, iconadella canzone di protesta, decise chel’unico modo per poter raccontare lasua amata terra, ricca di contraddizio-ni, disastrata, messa in ginocchio dal-la crisi del 1929 prima, e dalle tempe-ste di sabbia poco dopo, fosse quellodi musicare tutto ciò che aveva visto evissuto nel corso degli anni Trenta.

Si fece avanti con coraggio, comenarra in Bound For Glory, comincian-do a scrivere canzoni “di vita” su tut-to quello che “di storto c’era”, di mar-cio, divenendo l’umile portavoce diun intero Paese piegato dalla povertà.Chi ascolta Dust Bowl Ballads, nonpuò non notare lo stile chitarristico diGuthrie, influenzato dal talking bluesdegli afroamericani e dalla tradizionehillbilly del Sud rurale; i temi trattati,inoltre, sono quelli delle topical songsdi matrice anglosassone, che negli an-ni Sessanta torneranno in auge con ilfolk revival. Woody Guthrie, storytellercustode di un patrimonio collettivo,rimase accanto ai reietti, con la suaopera portatrice di una coscienza soli-dale politica, sociale e morale, propriadi quell’americanità whitmaniana, incui vi erano radicate l’uguaglianza ela fratellanza; una “democrazia enmasse”, fatta di accoglienza e libertàindividuale, dove Dio veniva scortonella natura selvaggia ed incontamina-ta, nel miracolo della creazione.

L’America di Dust Bowl Ballads èquella che con la Grande depressione

mutò; dal benessere dell’industrializ-zazione crescente, realizzazione del-l’American Dream, si passò ad un dif-fuso malessere economico, in cui lebanche espropriavano le terre e le casedi chi non poteva pagare i debiti, incui i titoli calavano, i mezzadri perde-vano il lavoro, le tempeste di sabbiariducevano i campi del Midwest, untempo fertili, in aridi. Il cielo terso,dal 1931 si ricoprì di inquietanti nuvo-le nere, tanto che si pensò al Giudiziouniversale.

I lamenti irlandesi e gli spiritualafricani erano presenti nella memoriadi Woody, soprattutto in quei mo-menti di solitudine e di sconforto, co-

Il districarsi tra le baraccopoli vici-no alle discariche, lungo l’O klahomaRiver, l’odore nauseabondo dei rifugiprecari inondati dalle piogge dellastagione secca, che produssero solo al-tro fango e sporcizia, segnarono l’ani-ma del folk-singer, come si può evin-cere in Dust Pneumonia Blues. La tos-se cavernosa, chiamata Dust Pneumo-nia, fu una grave conseguenza di tuttala sabbia inalata dalla popolazione.Nonostante fossero distribuite ma-scherine per proteggersi, quella pol-monite da polvere cominciò a mietereulteriori vittime innocenti.

Insieme agli altri esseri umani ri-dotti in estrema miseria, lasciati senza

me le antiche ballate che la madre,con un velo di malinconia, gli canta-va. Come i morti protagonisti di quel-le ballate imperiture, anche la vocedei morti di Edgar Lee Masters, dellasua Spoon River, era carica di un dolo-re condiviso, specchio di un’interaumanità raccolta in una cittadina diprovincia americana, la “piccola Ame-rica” modesta, con i suoi drammi evelleità. Dell’insegnamento dei morti,risorti attraverso la musica popolare ela poesia, Guthrie fece tesoro e iniziòa scrivere con leggerezza le sue canzo-ni sui vivi, sulle storie della strada,prive di eroismi, dai versi scarni, me-triche semplici, facilmente riproduci-bili nel tempo, accordi delicati, spessoimprovvisati, su coloro che stavano at-traversando una terra ormai secca,spettrale, dissanguata di ogni risorsa.

radici, Guthrie intraprese un viaggiodella speranza, un’epopea biblica ver-so the promised land, la California, unParadiso (da Do Re Mi), ma giunti lì,si resero conto che il giardino floridodell’Eden non era che un Inferno mo-rale e sociale, pregno di approfittatoriche soffocavano i diritti dei lavoratoricol sangue. Dovunque c’erano sfrutta-mento, speculazione, repressione eviolenza. In California la polvere nonera presente, ma esisteva un altro tipodi male; ciò che gli Okies, i profughidelle regioni aride, le “b estie”, comevenivano definiti con disprezzo, sco-prirono, era una realtà malsana, intri-sa ancor più di indigenza. E allora lostoryteller sensibile alle sofferenze de-gli ultimi, scrisse due canzoni carichedi profonda umanità ed integrità: Blo-win’ Down The Road, e Dust Bowl Re-fugee. Avevano sempre lavorato dura-mente nei campi, con rigore raccoltoil cotone, ringraziato Dio, e dopoaver attraversato il deserto con i pochiaveri, seppellito con una preghiera eduna tomba arrangiata chi non era riu-scito a sostenere il tragitto sulla stori-ca Route 66, non gli restava che chie-dersi: «Sarò per sempre un profugo,S i g n o re ? » .

Ma la fede rende più uniti, anchequando il grido di aiuto si fa ancorapiù tormentato, perché anche nel-l’oscurità, c’è chi regala uno spiragliodi luce, di bene, come Tom Joad el’ex predicatore Casy in Fu ro re diSteinbeck, ai quali Woody dedicòTom Joad-Part.1, Tom Joad-Part.2 eVigilante Man.

Proprio per lo scrittore Premio No-bel, Woody Guthrie, con la sua chi-tarra e voce nasale, personificava loSpirito americano, cantore di una vo-lontà di combattere come un’unicagrande anima ogni tipo di oppressio-ne ed ingiustizia. E cos’è questo senon un ardente manifesto di fede?

Il suo impegno civile e la parola bi-blica che rasentano la sua opera, co-me ricordò Pete Seeger, fidato “disce-p olo”, corrono ancora oggi lungo lerotaie e le strade d’America, quellepiù interne, rurali e secondarie.

stati loro a metterli in musica, a riportarli in vitae a registrarli, il tutto sotto la direzione della fi-glia di Woody, Nora. Forse quegli artisti non era-no nemmeno nati quando io feci quell’escursionea Brooklyn.

una fila di casette a schie-ra dall’altra parte di unprato, proprio come luime le aveva descritte, emi incamminai in quelladirezione per scoprire su-bito dopo che stavo muo-vendo i passi in mezzo auna palude.

Sprofondai nell’acquafino al ginocchio ma con-tinuai ad andare avanti.Vedevo brillare le lucimentre avanzavo e nonc’era altra direzione daprendere. Quando arrivaidall’altra parte avevo i

Blues, Pretty Boy Floyd e Ballad of Tom Joad, lacanzone che aveva scritto dopo aver visto il filmFu ro re . Quelle canzoni le sapevo tutte, e anchemolte altre. Woody non era molto considerato inquel luogo che peraltro era poco indicato per in-contrarvi chiunque, meno che mai la “vera vocedello spirito americano”.

In realtà si trattava di una clinica psichiatrica,e non lasciava speranza a chi vi entrava. Si senti-vano lamenti nei corridoi, la maggior parte deipazienti indossava uniformi a strisce della misurasbagliata, e mentre io suonavo le canzoni diWoody file di ricoverati entravano e uscivanosenza meta. Uno aveva la testa che glï cadevacontinuamente sulle ginocchia, la sollevava e gliricadeva ancora. Un altro era convinto di esseretormentato dai ragni e ruotava continuamente suse stesso dandosi sberle sulle braccia e sulle gam-be. Un altro che era convinto di essere il presi-dente portava in testa un cappello da Zio Sam.

I pazienti roteavano gli occhi e le lingue e an-nusavano l’aria. Di uno che si leccava le labbra incontinuazione un barelliere in camice bianco midisse che mangiava comunisti a colazione. Lospettacolo era poco rassicurante, ma Woody Gu-thrie non ci badava affatto.

Un infermiere di solito lo portava fuori da mee dopo un po’ che ero lì lo riportava via. Eraun’esperienza che faceva passare i grilli per la te-sta, e psicologicamente ti prosciugava.

Durante una delle mie visite, Woody mi avevadetto che c’erano scatole piene di canzoni e dipoesie scritte da lui, che nessuno aveva mai vistoe che non erano state messe in musica. Stavano

Uno dei figli di Woody, Arlo, che poi sarebbediventato un cantante professionista e autore dicanzoni, disse alla governante di lasciarmi entra-re. Arlo allora aveva dieci o dodici anni e non sa-peva niente di manoscritti chiusi in cantina. Nonvolevo essere invadente e la governante mi mette-va a disagio. Rimasi giusto il tempo sufficienteper scaldarmi un po’, salutai rapidamente e mene andai con gli stivali ancora pieni d’acqua, riat-traversai la palude a passi lenti e ritornai sullabanchina della metropolitana.

Quarant’anni dopo quei testi sarebbero finitinelle mani di Billy Bragg e dei Wilco. Sarebbero

Avevo in programma di andare a trova-re Woody Guthrie, ma quando misvegliai il tempo era troppo brutto.Far visita a Woody regolarmente, co-me mi ero ripromesso, stava diventan-

do sempre più difficile. Woody era stato confina-to al Greystone Hospital di Morristown, nel NewJersey, e io di solito prendevo l’autobus dalla sta-zione di Port Authority, mi facevo un’ora e mez-za di viaggio e poi una camminata di mezzo mi-glio su per la collina fino all’ospedale, un tetro,minaccioso edificio di granito che pareva una for-

nella cantina di casa sua a Coney Island e se vo-levo andare a prenderle, lui mi dava il permesso.Se ne volevo qualcuna dovevo andare a trovareMargie, sua moglie, e spiegarle la ragione dellamia visita. Me le avrebbe tirate fuori da scatolo-ni. Mi spiegò come dovevo fare a trovare casasua.

All’incirca il giorno dopo presi la metropolita-na dalla stazione della West 4th Street fino all’ul-tima fermata di Brooklyn, come lui mi aveva det-to. Uscii sulla banchina e andai in cerca della ca-sa. Secondo Woody era facile da trovare. Vidi

Woody Guthrie, ovvero «la vera voce dello spirito americano», così lo definisce il suopiù famoso “allievo”, Bob Dylan che, come sanno bene i suoi fan, nel 1961, neancheventenne, andò più volte a trovare Guthrie ricoverato in ospedale nel New Jersey. Eccocome il premio Nobel per la letteratura lo ricorda in una pagina di «Chronicles», lasua autobiografia pubblicata in Italia nel 2005 dall’editore Feltrinelli.

tezza medievale. Woody mi chiedeva sempre diportargli sigarette. Sigarette Raleigh. Di solitopassavo il pomeriggio a suonargli le sue canzoni.Certe volte era lui che mi chiedeva questa o quel-la, Ranger’s Command, Do Re Mi, Dust Bowl

pantaloni inzuppati e gelati dalle ginocchia ingiù, e quasi non sentivo più i piedi, ma trovai lacasa e bussai alla porta. Una governante aprì unospiraglio, disse che Margie, la moglie di Woody,non era in casa.

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 14 agosto 2020 pagina 5

non lo sono, sono in-genui, teste fresche,anime belle, genteche non capisce co-me vanno le cose, illoro bene è falso an-che se loro non losanno. Non semprechi dice così sbagliadel tutto, il bene èdifficile, implica stu-dio, fatica, non lo sipuò prendere allaleggera, ma spessochi dice così vuolesolo difendersi. Il be-ne quando è eviden-

Il coraggiodi stanare il benePer avere poi l’effetto di un’imprevista libertà

Dove l’infinito e il finito si incontrano«L’angelo, la mosca e l’anima», l’ultimo libro di Ferruccio Parazzoli

L’arte narrativa ha il compito di trovare parole nuoveper raccontare il mondoperché le parole dopo un po’ a sentirle si usuranoe non risuonano piùOccorre dunque scoprire parole che siano capacidi restituire il mondo nella sua novitàPer questo ogni epoca ha bisogno della sua arteperché non basta quella, pur magnifica, ereditata

Un murale raffigurantela filosofa e scrittrice francese Simone Weil

Si assiste a un poetico alternarsitra giorni dell’adolescenza,altri giorni trascorsi a Lourdese giorni passati con le sue «Tre niñe»:Bernadette, Teresinae la piccola peruvianache lo accompagna nel silenzioSono passato, presente e futuroche si fondono

Bernadette, la mistica francese proclamata santa da Pio XI nel 1933

È un diario tra il 1994 e il 2020che intreccia persone e luoghie che al contempo racchiude in séimmutabili domande di sensoRiemergono esperienze rimaste sepoltee finiscono per dialogare tra loro

gna tenere presente tuttoil resto, bisogna avere an-che il coraggio di stanar-lo, senza eludere il male,bisogna saperlo trovaredov’è. Ci vuole coraggio.

Il bene a volte è nati-vo, un moto istintivo divicinanza fra gli esseri,altre volte è uno sforzoquotidiano e costante pervenir fuori nel modo giu-sto dai propri egoismisenza sprofondare inegoismi nuovi, a voltepuò essere uno studio,una vera e propria strate-gia. Tutte le volte che lovedi per davvero, ti dàl’effetto di un vento chespariglia le carte, di unaimprevista libertà.

Per raccontare l’alito divento e il suo effetto, de-vi per forza saper raccon-tare la bonaccia. Mi ven-gono in mente due per-sone, due poeti che simuovono in questa dire-zione, una è Maria Gra-zia Calandrone, lo slan-

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

«Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazioneperché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone:storie che edifichino, non che distruggano;storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme»

(Papa Francesco per la giornata delle comunicazioni sociali 2020)

di SI LV I A GUSMANO

«I nostri collegamentimentali giungonospesso a unirsi mol-to in ritardo, alcunevolte non arrivano

mai, si perdono come treni su binarimorti, altre volte s’incrociano all’im-provviso, conflagrano in un boato».

Breve ed essenziale, è un lungodiario tra il 1994 e il 2020 L’angelo,la mosca e l’anima (Milano, Paoline2020, pagine 98, euro 13), l’ultimo li-bro dello scrittore e saggista Ferruc-cio Parazzoli. Un racconto autobio-grafico che intreccia ricordi e percor-si, persone e luoghi; un racconto lie-

un po’ avvizziti, ma capaci di tra-smettere una sapienza semplice e im-mediata. Don Ennio, il professore dimatematica delle medie, che lo invi-ta a non prendere tutto così sul se-rio, a non mettere sempre la menteal primo posto, a pregare anche conil corpo; don Attilio, l’economo, «unvecchietto vispo, loquace e dinami-co, con gli occhi che gli brillavanonella faccia spremuta come una melavizza».

Scende dal treno e torna alla suavecchia scuola, l’alunno ormai adul-

maggior parte di quanto avviene aLourdes noi non la vediamo, non lavedremo mai, neppure nei giornidelle grandi piene di maggio».

Ogni angolo di Lourdes è soprat-tutto un tassello nella storia diBernadette, e dei suoi quattordicianni. «Guardando questi greti,questi prati, questi quercioli spogli,

mi viene addosso una grande tene-rezza per quella bambina. Mi sem-bra di camminare in silenzio, accan-to a lei, nello stesso giorno e mo-mento, provo lo stesso suo freddo,la stessa umidità che penetra nelleossa, le sue ossa di bambina tuber-colotica, quando andò per racco-gliere un po’ di legna e vide Aque-

rò, “quella cosa” che sconvolse lasua breve vita».

In queste tappe del viaggio inte-riore di Parazzoli un posto preziosoè quello occupato dal suo «angelitoindio», «la niña», bambina peruvia-na gettatasi dal settimo piano.Uscendo di casa, lo scrittore passasotto quel muro, mette i piedi sulselciato contro il quale la piccola haposto fine ai suoi pochi anni permotivi rimasti sconosciuti («forseaveva avuto soltanto troppa paura.O forse no»).

Giorno dopo giorno la piccola ni-ña comincia a tenergli compagnia,ad andare a trovarlo nei momentipiù impensati della giornata, anchelontano da quel muro. «Non si èmai fatta vedere la Niña, nemmenoin sogno: è solo presente nella mia

di convinzione della parola. Non so-lo della parola, ma di ogni immagi-ne nata dalla limitata fantasia umanaper esprimere quella verità che non èmai stata capace di esprimere».

Ricordi, memorie, esperienze. Tut-to ci rende ciò che siamo. L’angelo,la mosca e l'anima è però soprattuttoil dialogo, lieve ma consapevole, delbambino che Parazzoli è stato edell’adulto che è diventato. In queldialogo tra lo ieri e l’oggi che dàsenso a tante cose, tra la vitalità del-la giovinezza e la consapevolezzadella maturità. «Lui è morto e ionon sono un ragazzo, ma lassù, sullacima di quel monte dove corre ilvento e da dove si vedono le vallatecon i paesi schiacciati e sperduti co-me greggi di pecore, lui è giovane evivo e io sono il ragazzino di allora,anche se intendo e ragiono con lamia testa di adulto».

Non è un episodio: è il passatoche torna, ed è molto più della sem-plice somma di tanti singoli ricordi.

memoria, ogni mattina eogni sera, e la memoria dilei, tornando così, due vol-te al giorno, mi è divenutatanto familiare, tanto indi-spensabile, che credo disapere con certezza comela Niña abbia lasciato datempo quell’angolo di mu-ro e abbia preso ad accom-pagnarmi con discrezione,india silenziosa e invisibi-le, angelito indio, o angelocustode supplementare».

È un accompagnamentonel silenzio, fatto di silen-zio, nutrito di silenzio.«La mia Niña non mi par-

to. Delle persone non c’è più nessu-no, ma ci sono i luoghi, le cose, lanatura. «Mentre passeggiavo nelcortile dell’Istituto dove ero stato ascuola da ragazzo (…) avevo fami-liarità soltanto con le vecchie costru-zioni in parte fatiscenti, in parte ri-dipinte, e con qualche vecchio albe-ro che ancora sorgeva ai margini delcortile deserto. Quel pino, per esem-pio. Mi ero nascosto dietro il suotronco un’infinità di volte». Spazi eluoghi da nutrire con i ricordi; da ri-vivere con gli affetti e gli insegna-menti.

Poi le passeggiate per Lourdes,vissuta non tanto come meta, ma co-me luogo. Occhi aperti, polmonipieni, obiettività e fede nella consa-pevolezza del mistero — «Mi viene ilsospetto, quasi la certezza, che la

Lourdes e giorni passati con le sue«Tre niñe»: Bernadette, Teresina e lapiccola peruviana.

Il diario è l’approdo pacificantedel senso unitario che unisce passa-to, presente e futuro, tra finito e infi-nito, tra terreno e ultraterreno. Uninvito sintetizzato dal titolo del libroche riecheggia la famosa frase diMeister Eckhart: «Perciò preghiamoDio di diventare liberi da Dio, e diconcepire e godere eternamente laverità là dove l’angelo e la mosca el’anima sono uguali: là dove stavo evolevo quello che ero, ed ero quelche volevo».

I lontani giorni dell’adolescenza,innanzitutto, rivissuti in un dialogovirtuale con i suoi allegri maestri.Don Ennio e don Attilio, due pretiqualunque — magari un po’ sudati,

È un canto che si srotola non sotto-forma di rimpianto o di rammarico,ma come ricordo che culla, e custo-disce. «Bevo a una delle venti fonta-nelle sul lato sinistro della Grotta [diLourdes]. (…) Penso confusamenteche sto lavando il bambino che sonostato, l’uomo adulto che è qui pre-sente, il vecchio che forse sarò».

ve, ma in grado di rac-chiudere in sé immutabilidomande di senso, attra-verso cui Parazzoli riper-corre alcune tappe dellasua vita come fosserotappe di un viaggio inte-riore, riscoprendo espe-rienze rimaste sepoltenella memoria e facendo-le dialogare. Il risultato èil poetico alternarsi tragiorni dell’adolescenza,altri giorni trascorsi a

lava. Dicevano, anzi, di lei, che nep-pure nei brevi anni della sua vitaavesse mai parlato molto, qualchepiccola frase nel dialetto del paeseandino dove era nata e da dovel’avevano portata via». La Niña erail silenzio «e rimase il silenzio. Eradunque questo quanto la Nina vole-va insegnarmi: la sottile verità del si-lenzio contro la grossolana volontà

di CAROLA SUSANI

Il bene è la cosa che desideriamo dipiù, ma è anche la più difficile dacredere. Dal punto di vista del no-stro bisogno, il bene è essere visti,amati, riconosciuti, essere soccorsi,

essere nutriti e liberati, essere valutati inesti-mabili.

Ne abbiamo una sete profonda, una setesenza fondo. Ma ci sembra impossibile. Sia-mo così abituati a presumere che ogni cosaabbia il suo prezzo, siamo indotti a pensaredi non potere aspettarci altro che opportu-nismo, conti su conti, o addirittura egoismicupi, perversi e distruttivi, che anche in-ciampando nel bene non riusciamo a fidar-cene.

Per alcuni è così perché tante volte hannoprovato a crederci e tante volte sono statidelusi, hanno scoperto l’egoismo che si na-scondeva dietro un’apparenza di bene e sisono fatti sprezzanti e cinici; per altri, ma avolte sono gli stessi, non credere al bene èrassicurante: se i buoni nascondono semprequalcosa, un doppio fine oscuro, se noi es-seri umani siamo fatti così, allora possiamocrogiolarci senza tormento nella mediocritàe nell’inerzia.

Questa prospettiva ha un suo corollario,di fronte all’evidenza di intenzioni buone,sollevare il sospetto: sembrano buoni ma

Il bene è come l’amore, se l’hai incontratoda bambino ne hai bisogno, ma se non l’haiincontrato te ne serve infinitamente di più.Il bene è una provocazione, se lo vedi lì da-vanti agli occhi, indiscutibile, se è possibilefarlo, allora puoi farlo anche tu. E se puoifarlo, senti che devi farlo.

benessere, del sesso, l’economia del potere,l’economia degli affetti: un meccanismo, lacaduta dei gravi, la pesanteur di SimoneWeil; il bene intorbida le acque, rende le in-tenzioni umane complesse, ambigue, anchesolo la sete di bene produce questa scossa,una liberazione dall’automatismo.

Perciò quello che dice il Papa è così giu-sto, l’epoca in cui viviamo ci chiede a granvoce di individuare il bene e di raccontarlo.Non sempre è stato così, ci sono stateepoche in cui il racconto del bene occupavamoltissimo spazio, ma era un racconto reto-rico, edulcorato, suonava moneta falsa, inquel caso andava scosso, bisognava mostra-re il male che si nascondeva non detto.L’arte — e la narrativa ha un senso quandosi sforza di essere arte, viceversa è pubblici-tà — ha questo compito, lo diceva ElsaMorante, deve trovare le parole nuove perraccontare il mondo, perché le parole, dopoun po’, a sentirle, si usurano, non risuonanopiù.

L’arte narrativa deve scoprire parole chesiano capaci di restituire il mondo nella suanovità. Anche per questo, ogni epoca ha bi-sogno della sua arte, non può bastargli quel-la anche magnifica ereditata dai predecesso-ri. E questa è un’epoca in cui il bene sembrasparito dal discorso, sepolto, inenarrabile,

salvo pochi momenti eccezionali in cuiemerge, ma prende le forme falsificanti dellavecchia retorica o della pubblicità.

Per questo, vedere il bene e poi raccontar-lo per davvero è la grande sfida che mi rico-nosco come narratrice. Ma raccontarlo senzaedulcorazione non è per niente semplice. Ese lo racconti edulcorando si avverte solol’edulcorazione — che è una forma di men-zogna — è il bene si inabissa, diventa ancorameno credibile. Per raccontare il bene biso-

cio si vede con chiarezza nel suo ultimo li-bro, Il giardino della gioia, l’altro è DanieleMencarelli, il suo ultimo libro, Tutto chiedesalvezza, era quest’anno in cinquina alloS t re g a .

Tutti e due, in modo molto diverso, sia inpoesia che in prosa, marcano stretto il male,marcano stretto il dolore, Calandrone anchel’efferatezza, e riescono a far venire fuori loslancio, l’amore — il bene, a questo puntodavvero indiscutibile.

te, quando non puoi negarlo, fa paura, ticostringe a ricordare come, sotto la stratifi-cazione delle difese che hai accumulato neltempo, resti inerme, nudo, bisognoso comechiunque altro.

Il bene ti porta fuori da te; è sempre, acosto della sua esistenza, anche il bene diqualcun altro: è uno slancio. È così facileleggere i comportamenti umani secondo gri-glie economiche, l’economia dei danari, del

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 venerdì 14 agosto 2020

f acce belle della Chiesa

Rix the SeminarianNelle Filippine spopolano sul web i video di un giovane seminarista che parlano di Dio e della Chiesa

di ROBERTO CETERA

Uno dei pregi che può vantareil nostro piccolo, grandequotidiano è di essere, mal-

grado il nome, l’unico giornale almondo che ogni giorno viene lettoin tutti e cinque i continenti. Puòsuccedere così che un pezzo che rac-conta una storia abbastanza localesusciti però reazioni e commenti findall’altra parte del globo. Così èsuccesso quando, qualche settimanafa, su questa stessa rubrica, abbiamoraccontato la storia di don AlbertoRavagnani, il giovane prete milanesescopertosi webstar al tempo dellapandemia. Il giorno dopo la pubbli-cazione ci sono giunte almeno unadecina di segnalazioni di personaggisimili a lui che hanno scelto la stra-da dei nuovi media per la loro ope-ra di evangelizzazione, e lo fannocon analoga originalità. Tra questiabbiamo scelto di raccontare quelladi un giovane seminarista filippinoche spopola sul web e collezionamigliaia e migliaia di contatti su Fa-cebook e YouTube.

«Mi chiamo Enrico Macrohon,ma ormai per tutti sono “Rix theSeminarian”, che è il nome con cuifirmo i miei video», ci racconta inun fluente inglese. I suoi video sonospesso bilingue: in tagalog e in in-glese. «Sono nato 26 anni fa nellaprovincia di Nueva Ecija, a circaquattro ore da Manila, e ora sonoqui in seminario al secondo anno diteologia, all’Università di San Tom-maso, quasi al termine dei miei stu-di. Vengo da una famiglia — sottoli-nea il giovane — niente affatto reli-giosa. I miei genitori erano entrambiartisti, si separarono presto e anda-rono a vivere all’estero. I miei fratel-li non penso siano mai entrati inuna chiesa. Forse è proprio perchésono cresciuto in una famiglia cosìche ho sviluppato poi questo inten-so desiderio di dedicarmi all’evange-lizzazione e all’annuncio dell’im-mensa misericordia di Dio. Io sonocresciuto con mia nonna e questa —spiega — è stata la mia fortuna, per-ché nonna Lourdes è invece unadonna di fede profondissima. Co-minciò a portarmi in chiesa che ave-vo appena tre anni e i suoi raccontidel Vangelo suonavano come unabellissima favola ai miei orecchi dibambino. Gesù divenne presto, pri-ma ancora che imparassi a leggere ea scrivere, un mio “amichetto”.L’uomo che sono diventato lo devosoprattutto a mia nonna. E anchenella mia vocazione a diventare pre-te», ricorda Rix the Seminarian,«nonna ha svolto un ruolo impor-tante. Ero molto attratto da bambi-no dalle sacre liturgie, dai canti, dalsuono dell’organo, dal profumodell’incenso, ma, con la maturazio-ne, muovendo da questo aspetto di-ciamo così estetico, cominciai a esse-re sempre più intrigato razionalmen-te dai misteri della fede. Imparai asuonare l’organo e il parroco mi affi-dò la direzione del coro; l’attrazioneper la musica mi veniva naturale, infondo sono pur sempre figlio di arti-sti», commenta sorridendo.

Altrettanto naturale fu la scelta,finite le scuole, di entrare in semina-rio: «Anche se poi nei fatti l’esp e-rienza si rivelò molto più difficile diquanto avessi immaginato, lo studiodella filosofia da un lato mi appas-sionava, dall’altro mi suscitava aridi-tà spirituale e dubbi. Comunque —prosegue Macrohon — studiai conprofitto e dopo cinque anni mi lau-reai in filosofia. A quel punto chiesidi uscire per qualche tempo dal se-minario, un po’ per chiarirmi leidee, e un po’ perché ero intrigato,come effettivamente feci, dall’inse-gnare filosofia all’università. Ed èstato lì che è cominciata questa pas-sione per i video. Infatti, mi ero in-ventato questa bizzarra novità pergli esami: invece di produrre degli

elaborati scritti chiedevo ai miei stu-denti di registrare dei brevi videosulla materia dell’esame. Fu unesperimento divertente e molto inte-ressante, ma dentro di me — affermaEnrico — non si era spostata di unmillimetro la vocazione a diventareprete. Anche in questo caso, comenell’infanzia con mia nonna, mi fudi grande aiuto spirituale una don-na, una suora francescana, madreMargaret Gasal, che sapientemente eamorevolmente mi accompagnò nelrientro in seminario, e fui incardina-

lica a evangelizzare attraverso i nuo-vi media. Invece i protestanti sì; c’èuna lunga tradizione di predicatori,soprattutto televisivi, di Chiese esette protestanti, che usano tonispesso apocalittici. Io però — spiegaMacrohon — volevo fare una cosadiversa: dare ragione della fede dellamia Chiesa con uno stile nuovo,cioè capace di esprimere appienoquella gioia esistenziale che è, o do-vrebbe essere, la cifra del vivere cri-stiano. E soprattutto capace di par-lare ai giovani. Così, due anni fa,

avessi parlato contemporaneamentein tre-quattrocento chiese piene. Piùche esserne contento mi cominciaro-no a tremare i polsi per la responsa-bilità che implicava».

I video di Rix sono in effetti ab-bastanza diversi da quelli del nostrodon Alberto Ravagnani. Li accomu-na certo uno stile veloce, ritmato,musicale, e un linguaggio (verbale enon) pop. Ma, mentre don Albertoè più mirato alla suscitazione di do-mande di senso, il carattere delleclips di Rix the Seminarian è decisa-mente più apologetico e anche conqualche accenno devozionale: «D’al-tronde qui da noi nelle Filippine lapastorale ha sempre avuto una tradi-zione di trasmissione diretta e im-prontata alla gioia e semplicità. Pen-si alla straordinaria comunicativa ecarica empatica che contraddistingueil cardinale Luis Antonio Gokim Ta-gle, prefetto della Congregazioneper l’evangelizzazione dei popoli. Iolo considero il mio maestro, per meè un mito. Sia il mio rettore che ilmio vescovo — aggiunge — sembra-no essere contenti di questa mia atti-vità, anche se mi ricordano sempregiustamente che essa viene solo do-po i miei studi, la mia vita di pre-ghiera, la mia vita di comunità. E ioinvece ricordo sempre a me stesso dinon montarmi la testa e di rimanereumile nel cuore. Perché i video stan-no avendo una diffusione incredibi-le: tanti preti e vescovi li condivido-no sulle pagine web delle loro dio-cesi».

Anche a te Rix, che sei così gio-vane, chiedo: cosa vorresti fare da“grande”? «Di sogni ne ho tanti —conclude — ma sicuramente in cimac’è il desiderio di essere un buonprete e di fare sempre la volontà delSignore. E poi — però mica lo scrivi— mi piacerebbe venire a studiareper la licenza in teologia a Roma,poter incontrare Papa Francesco perdirgli che prego per lui e tifo per lasua opera riformatrice della Chiesa.E, magari, fare pure qualche videocon don Alberto».

La straordinaria voglia di vivere di Stefano Pietta, conduttore radiofonico affetto dalla nascita da tetraparesi spastica

Sulle onde della fede

Il giovane seminarista Enrico Macrohon con il cardinale Luis Antonio Gokim Ta g l e

L’estremo sacrificio della santa ortodossa Maria Skobtsova

Spirito liberoche operò meravigliedi CAT E R I N A CIRIELLO

Nel venticinquesimo anniver-sario della lettera enciclicaUt unum sint di san Giovan-

ni Paolo II la Chiesa cattolica, nellapersona di Papa Francesco e di tut-ti coloro che continuano a lavorareassiduamente per l’unità dei cristia-ni, ha ribadito il suo forte impegnoper il ristabilimento di questa unità.La storia dell’ecumenismo e dellasua spiritualità è senza dubbio uncammino interessante da percorrerein quanto ci regala sempre piùspesso figure, quasi sconosciute, masovente di ampio spessore spiritualee di una notevole profondità e deli-catezza umana. Alla ricerca di don-ne da “c e l e b r a re ” al fine di far co-noscere il loro prezioso contributoall’unità della Chiesa, ci si può im-battere in una figura definita da al-cuni «una vera e atipica suora orto-dossa» (Katerina Bauerova). Si trat-ta di Elizaveta Skobtsova (1891-1945), meglio conosciuta col nomedi Madre Maria Skobtsova, santadella Chiesa ortodossa canonizzatanel 2004 e la cui memoria si celebrail 31 marzo. Leggere la sua vita e isuoi scritti — pochi tradotti in in-glese — equivale a tuffarsi nelle ac-que di un’anima travolta dall’a m o ree dalla misericordia di Dio, che haoscurato completamente se stessaper donarsi al prossimo.

La Skobtsova infatti, prima diconsacrarsi a Dio, è stata una con-tadina russa socialista rivoluziona-ria, anarchica, due volte sposata edivorziata. Andata in esilio in Fran-cia dopo la rivoluzione russa del1917, impianta a Parigi (è conosciuta

anche come Madre Maria di Parigi)un nuovo tipo di vita monastica.Questa sua trasformazione non èun processo breve e indolore. Lasua conversione, di fatto, ebbe luo-go nel 1926 quando la figlia piùpiccola muore. È davanti a questoevento dolorosissimo che divorziadal secondo marito e cambia vita.Nel 1932 emette i voti e fonda unacasa di accoglienza a Rue de Lour-mel cosciente che il monachesimoascetico e contemplativo della Chie-sa ortodossa non poteva confrontar-si con la realtà degli esuli russi, madoveva indossare una veste nuova,impiantare il nuovo seme dello Spi-rito. Per Maria Skobtsova l’esiliorappresenta una nuova opportunità,ossia il coraggio di liberare senzapaura ciò che era reale e autentico,il Cristo sepolto da secoli sottostrati di polvere. Diceva: «Nondobbiamo permettere a Cristo diessere messo in ombra da regola-menti, costumi, considerazioni este-tiche o persino pietà».

Madre Maria era uno spirito li-bero che ha operato meraviglie. Èvissuta in totale povertà dedicando-si alla cura degli esuli russi cadutiin disgrazia, ma non solo a quelli.Denunciando la vita confortevoledei monasteri pensava che il mon-do, nella sua totalità, era quellagrande comunità ecclesiale dove sisvolgeva la liturgia più importante,quella «celebrata sull’altare dellacarne e del sangue, quello di nostrofratello e sorella». La grande litur-gia di Maria Skobtsova si sarebbecelebrata durante la seconda guerramondiale, quando milioni di ebreifurono sterminati. Arrivato nelmaggio del 1942 l’ordine che tuttigli ebrei nei paesi occupati avrebbe-ro dovuto portare la “stella gialla”,a chi le disse che non era un pro-blema dei cristiani Madre Maria ri-sponde: «Non ti rendi conto che labattaglia è combattuta contro il cri-stianesimo? Se fossimo veri cristianiindosseremmo tutti la stella. È arri-vata l’era dei confessori» (EssentialWr i t i n g s , 33). Il 16 e 17 luglio 1942,6.900 ebrei sono rinchiusi nel velo-dromo di Parigi prima di esseremandati ad Auschwitz: non hannoné cibo né acqua. Da quel momen-to Madre Maria si dedica completa-mente a loro. Li sfama come può,dà loro conforto e salva un certonumero di bambini facendoli uscirefuori dallo stadio nei bidoni dellaspazzatura. Nella sua casa di acco-glienza è un via vai di ebrei ai qualila suora e i suoi collaboratori, tracui il figlio Yuri, forniscono docu-menti falsi e vie di fuga. Vengonoarrestati nel febbraio del 1943. LaSkobtsova viene condotta nel cam-po di concentramento di Raven-sbrück. Nonostante le condizioni divita impossibili, le crudeltà e il trat-tamento disumano, per due anni vi-ve cercando di rendere meno pesan-te la prigionia ai compagni.

I sopravvissuti hanno raccontatoquanto fosse amata da tutti perchénon si lamentava mai, trasmettevaun’allegria autentica e non facevadifferenze di persone. Nel vedere ilfumo uscire dai forni crematori ali-mentava negli altri la speranza chequella non fosse l’unica via di usci-ta e diceva: «Quando si alzano piùin alto, si trasformano in nuvoleleggere prima di essere disperse nel-lo spazio illimitato. Allo stesso mo-do le nostre anime, una volta che sisono staccate da questa terra pecca-minosa si spostano senza sforzo inun volo ultraterreno nell’eternità,dove c’è vita piena di gioia».

Il 31 marzo 1945 muore nella ca-mera a gas. Il messaggio che lasciaa sua madre: «Il mio stato al mo-mento è tale che accetto completa-mente la sofferenza nella consape-volezza che è così che devono an-dare le cose per me, e, se devo mo-rire, vedo ciò come una benedizio-ne dall’alto».

to nella diocesi di Parañaque. Comedicevo, un certo talento artistico ere-ditato dai genitori mi ha sempre ac-compagnato fin dall’infanzia, e il vi-deomaking è stato il mio hobby pre-ferito fin dalla giovinezza. Allora —prosegue — rientrato in seminario,mi sono detto: perché non metterequesti talenti al servizio del Regno?In fondo: dono ricevuto è dono darestituire, no? E poi, c’è da dire chequi da noi nelle Filippine nessuno siè mai industriato nella Chiesa catto-

misi in rete il mio primo video, incui cercavo di spiegare — contrastan-do l’uso protestante — perché i cat-tolici si avvalgono di immagini esculture artistiche per pregare. Lofirmai Rix the Seminarian, nel vel-leitario tentativo di garantirmi uncerto anonimato. Tre giorni doporiaccesi il computer e stavo quasiper svenire: oltre centomila personeavevano guardato il mio video e mo-stravano di averlo apprezzato. Cen-tomila. Pensai subito: è come se

di VALENTINO MAIMONE

Undici anni fa era una semplice voce chesi occupava di intrattenimento sportivoin una minuscola radio locale. Oggi ha

un’emittente tutta sua, per la quale cura la pro-grammazione nei minimi dettagli, sceglie la mu-sica da trasmettere, le interviste e gli approfon-dimenti da mandare in onda, le dirette da con-durre in prima persona. Il tutto spinto da unafede e da una religiosità profonde che gli dannola forza di affrontare le difficoltà personali eprofessionali nella vita di ogni giorno. Potrebbeessere la storia di successo di un grande impren-ditore della radiofonia nazionale e invece è quel-la molto più modesta, ma ugualmente simbolicae vincente, di un trentaseienne di Manerbio, cit-tadina di circa 13.000 abitanti in provincia diBrescia. Il suo nome è Stefano Pietta, nato pre-maturo, a sei mesi, con una tetraparesi spasticache lo obbliga a guardare la vita dal basso diuna carrozzina, ma non si è mai lasciato limitareda questa sua condizione: «La disabilità è la miavita, perché è una conseguenza del fatto che sianato. Se non fossi disabile — racconta al nostrogiornale — non sarei qui. Ecco perché non possosmettere di ringraziare i miei genitori, senza iquali non potrei gestire neanche le impellenzepiù elementari, come mangiare, bere o lavarmi;così come non posso cessare di dire grazie allavita, che è meravigliosa, e al rapporto con Dio,che mi permette di affrontare la disabilità conuno spirito completamente diverso, più consape-vole, più preparato a quello che mi aspetta ognigiorno. E mi ha consentito di condurre una vitadi cui sono pienamente soddisfatto, anche per-ché posso coltivare l’hobby più amato e impor-tante per me: la radio».

Ma partiamo dall’inizio, torniamo per un atti-mo al 2009: «La mia parrocchia, San Lorenzo aManerbio, cercava volontari per la sua radio,una minuscola emittente che trasmette in FM ecopre l’area del comune più pochi altri paesi li-mitrofi. A scuola mi ero diplomato come tecnicodella gestione aziendale, ma ho sempre adoratoil mondo della comunicazione; dunque mi feciavanti pur non avendo alcuna esperienza specifi-ca. E andò bene, perché il parroco di allora de-cise di affidarmi una rubrica di intrattenimento

sportivo, con informazione su eventi nazionali elocali, da condurre insieme con un’altra “vo ce”».I risultati non tardarono ad arrivare, in terminidi ascolti: «Cominciammo a ricevere compli-menti e riscontri da parte di chi ci seguiva. In-somma, il programma funzionava, al pubblicopiaceva. E io cominciai a innamorarmi della ra-dio, al punto che mi venne in mente di metternesu una tutta per me».

Stefano è un tipo molto concreto, così in po-co tempo allestì una web-radio, cioè un’emitten-te che si può ascoltare tramite internet, in pienaregola: «Sette anni fa ho creato Steradiodj(www.steradiodj.it), che trasmette 24 ore al gior-no in streaming, ma che è ascoltabile anche tra-mite app e con i podcast, oltre a essere presentesui principali social media. Il palinsesto è fattodi musica, ma anche di interviste, approfondi-menti e dirette condotte da me. Faccio un po’tutto, insomma, dalla mia postazione di casa do-ve il pomeriggio e la sera mi trasformo indeejay, conduttore, giornalista e tecnico nellostesso tempo». Sì, perché quello della radio, perPietta, è un hobby. Un lavoro, quello vero, lo hagià: «Ho un contratto a tempo indeterminato,part time, con un’azienda che produce metallispeciali. Mi occupo di inserimento dati, tramiteil telelavoro. Fino all’ora di pranzo sono tuttoper loro, subito dopo passo a occupare la posta-zione da cui gestisco Steradiodj, che è la mia

creatura prediletta». Quali sono gli argomentipiù affrontati nel palinsesto? «Questa radio na-sce con il preciso obiettivo di approfondire duegrandi temi come l’inclusione e la disabilità. E ilprofondo rapporto che ho con la fede e con Dio— spiega — è per me un formidabile carburanteper affrontarli nel modo migliore. La fede, se-condo me, ha questo di incredibile: ti dà la cari-ca senza che tu neanche te ne accorga. Quandosono al microfono per affrontare questi temisento che le parole vengono da sole, mi risultatutto più facile, e più volte mi sono fermato a ri-flettere sul fatto che sì, forse è davvero merito diDio se sono così felice nel fare quello che faccioogni giorno e se la mia condizione di disabilitànon la vedo come un limite, ma piuttosto comeun’opportunità. Quando poi mi capitano legiornate no, quei momenti di sconforto che siverificano nella vita di chiunque, sapere di potercontare sul sostegno della fede mi aiuta a risolle-varmi sempre».

La disabilità e l’inclusione sono due temi mol-to cari a Papa Francesco: «Lo so bene e lui mipiace moltissimo proprio per questo. Mi dà unenorme conforto sapere che la Chiesa si adopericoncretamente e costantemente per includere gliemarginati, gli ultimi, le minoranze, i poveri, ipiù sfortunati del mondo. Io spero, nel mio pic-colissimo, di dare una mano. Così come sogno,un giorno, di incontrare il Santo Padre». Stefa-no, nonostante la sua disabilità, è un vulcano diiniziative, voglia di vivere e di essere utile aglialtri: è volontario onorario per la Croce rossa diBrescia, è stato aiuto-allenatore di diverse squa-dre di calcio di adolescenti della sua zona, è riu-scito a incontrare grazie alla sua piccola radiotante star della musica (da Jovanotti a Ligabue,da Francesco De Gregori a Gianna Nannini, mal’elenco sarebbe lunghissimo): «Mi piace cono-scere sempre nuove persone, confrontarmi congli altri, farmi nuovi amici per riceverne cono-scenze e arricchimento. Per questo — conclude —mi permetto di invitare anche i lettori de L’O s-servatore Romano. Un piccolo regalo: provatead ascoltare la mia radio e magari a contattarmiper scambiare qualche idea». Stefano, quest’uo-mo con l’argento vivo addosso e la forza dellafede dentro di sé, se lo merita tutto.

Page 7: Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria Beirut … · 2020. 8. 13. · Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 L’OSSERVATORE ROMANO

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 14 agosto 2020 pagina 7

La disabilità e la malattia nei sacerdoti in un libro del presidente dell’Unitalsi lombarda

Come seme che germoglia

Colloquio con il vescovo di Bergamo sull’esperienza della pandemia

Nei giorni oscuri i segni della risurrezionedi MARCO GRIECO

Dalla paralisi nazionale dellapandemia, Bergamo non èpiù la stessa. La città è il luo-

go dove l’Italia ha scoperto il silen-zio, quel 18 marzo indelebile, quan-do colonne di camion militari porta-vano le salme dei morti fuori dallacittà, che li aveva accolti alla nascitae non poteva più seppellirli. Oggi,dalla città bassa a quella alta, l’ela-borazione della catastrofe è un pro-cesso ancora in corso. MonsignorFrancesco Beschi, vescovo di Berga-mo, lo sa bene. Nei giorni più acutidella pandemia ha passato in rasse-gna le oltre quattrocento parrocchiedella provincia, tutte colpite dal vi-rus, alcune più ferocemente di altre.La diocesi piange ventiquattro sacer-doti scomparsi. È lui a confessarmi— con un filo di voce rotto dallacommozione — che per settimane ilsuo tempo era scandito dalla portadel suo studio, che si apriva e richiu-deva a ogni prete scomparso: uno algiorno, per due lunghi mesi. Oggi, ibanchi delle chiese rimandano a unmondo diverso solo da pochi mesi:

gli anziani, asse portante della Chie-sa bergamasca, hanno lasciato unvuoto incolmabile. La diocesi diBergamo è mutila. Per questo, mon-signor Beschi richiama tutti a unaresponsabilità: fare tesoro della pro-pria esperienza e considerare ciò cheè stato, per prendersi cura dei semidel futuro.

Eccellenza, con i mesi difficili alle spal-le, qual è il suo primo pensiero?

Il mio primo pensiero è che tuttoquesto non si può dimenticare. Ciòche noi abbiamo vissuto non può es-sere considerato una parentesi che siè aperta e richiusa. Non credo sitratti di questo, non si può rimuove-re l’intensità particolare di quei mo-menti. Adesso la volontà e la deter-minazione sono forti per poter ripar-t i re .

A Sotto il Monte, nella supplica a sanGiovanni XXIII, lei ha usato due paro-le: confidenza e fiducia. Quanto sonostate importanti e quanto lo sono ades-so?

Uno degli aspetti importanti pernoi cristiani è stato vivere una quare-sima in maniera esistenziale. Non

era mai successo. Noi abbiamo vis-suto la Pasqua, che è croce, morte,oscurità. Ma la morte è anche risur-rezione. In quei giorni, così oscuri,abbiamo riconosciuto i segni dellarisurrezione quali doni che ci vengo-no offerti. Uno di questi è la confi-denza, cioè la possibilità di condivi-dere i sentimenti più profondi, piùveri, spesso velati dal pudore o spia-nati dal nostro vivere. Questa confi-denza in Dio e tra le persone mi èsembrata un segno di risurrezione.La confidenza, a sua volta, è alimen-tata da un senso di fiducia. Io l’horavvisata nella preghiera, che è statacosì diffusa in quelle settimane! Unapreghiera non intesa come formulamagica, bensì come affidamento:questa è una delle dimensioni piùvere della preghiera. La relazionecon Dio è inseparabile da quella congli uomini. E questa fiducia com-plessiva nei confronti dei medici, de-gli infermieri, delle forze dell’o rd i n e ,dei volontari, di chi garantiva i servi-zi essenziali, anche questo lo abbia-mo visto come un segno di risurre-zione. Chiudere la parentesi dicendoche “questi sono buoni sentimenti”,

che inizialmente è originale nella no-stra fede, cioè il corpo. Da un verso,il corpo è stato esposto alla violenzadel contagio, quindi ha rivelato tuttala sua fragilità. Dall’altro, esso è sta-to sottratto a quelle dinamiche co-munitarie che nell’incontro, nellosguardo, nel volto, nell’accostarsiall’altro raccontano di una fraternità.Per esempio, i sacramenti, che han-no a che fare con il corpo: mangiare,segnare, ungere, lavare, tutto èscomparso. Penso agli oratori, chesono una delle caratteristiche dellanostra comunità. È venuto menoquell’avvicinarsi alle persone, ai ma-lati. Anche l’esercizio della carità,l’avvicinarsi, è stato limitato. Questoè stato lo sconcerto iniziale. Poi c’èstata una grande vitalità: dei pastori,della comunità; quei giorni sono sta-ti davvero un soffio dello SpiritoSanto, che ha dato vita a una creati-vità incredibile con la quale si è ma-nifestata la vicinanza di tutta la co-munità cristiana. Una persona anzia-na, che non conosco, mi ha scritto:«In questa vicinanza della mia par-rocchia, ho avvertito la vicinanza diDio». Io credo che questo sia em-blematico di come quel momentoabbia espresso la vocazione di unacomunità cristiana.

Le chiese sono state trasformate in ca-mere mortuarie: davanti a una situa-zione inimmaginabile, ha avuto mo-menti di sconforto, scoramento, impo-tenza?

Li ho provati tutti e tre. Avverti-vo, non solo immaginavo, incarnan-domi in quello che stava succeden-do, e mi sentivo tanto vicino alle fa-miglie. Le famiglie, che hanno rettoin quattro mura, sono state le grandiprotagoniste in questa vicenda. Sa-pevo quello che succedeva in tantedi loro in cui erano presenti i malati,o i ricoverati in situazioni estreme.Ho percepito la loro sofferenza,l’isolamento di persone che partiva-no dalle proprie case per non torna-re più dai loro cari. Tutti noi abbia-mo visto le colonne dei militari cheportavano via le bare. Ma c’eranoanche quelle delle ambulanze cheaspettavano di poter depositare imalati, così tanti che non potevanoessere accolti velocemente: c’era lacoda delle ambulanze! A un certopunto ho avvertito l’allungarsi

dell’ombra della morte. Per me è sta-to molto forte, la sentivo che stende-va la sua ombra sulla nostra terra:seimila morti in due mesi, di cuiventiquattro sacerdoti. Ogni tre ore,il mio segretario mi annunciava undecesso. Questo ti assimila a ogniessere umano che vede la morte co-me un torto alla vita: siamo fatti perla vita! E, quando vedi il potere del-la morte, percepisci cosa vuol dire lasperanza che Cristo introduce con lasua risurrezione: c’è un potere che èpiù forte di quello che ti sembra es-serlo. C’è un potere mite, minuscolo,come quello di un seme, che è piùgrande della morte stessa. Ho vissu-to questi sentimenti che mi hannoportato pellegrino nella diocesi: lamia preghiera si è dispiegata in unpellegrinaggio. A un certo punto,nel mezzo della pandemia, sono an-dato al cimitero: in mezzo a duecen-to bare nella chiesa del cimitero hoportato al Signore il grido silenziosodi tutte le famiglie che stavano per-dendo i loro cari e non potevano ac-compagnarli. Se la perdita di unproprio caro è un dolore, l’imp ossi-bilità di accompagnarlo è uno stra-zio: togliere quei gesti di pietà uma-na e cristiana che rappresentano au-tentica consolazione è difficile. Noi,impotenti, abbiamo sperimentatotutto questo.

Bergamo ha dato i natali a san Gio-vanni XXIII, che vide tante morti nellagrande guerra come cappellano militare,eppure scrisse che la morte non ha mail’ultima parola. Secondo lei è necessa-ria una pastorale che guardi alla mortecon uno sguardo rinnovato?

Sono convinto che quest’esp erien-za rilanci alcuni impegni pastoraliben precisi: il primo è quello relativoalla famiglia. Questo soggetto sor-prendente, che ha anche le sue fragi-lità, ci ha sorpreso in questa prova.Eppure, nonostante tutti i bei di-scorsi, anche nella Chiesa essa è di-venuta un poco marginale. Noi co-me Chiesa dobbiamo rinnovare ilnostro impegno verso di essa, rico-noscendo innanzitutto la sua sogget-tività. La famiglia non è solo desti-nataria di sussidi, è un soggetto. Mipermetto di dire che forse abbiamofatto un torto assecondandone una

visione privatistica: la famiglia è unfatto pubblico, ha una soggettivitàsociale determinante e dobbiamo ri-conoscere una soggettività ecclesialealla famiglia. Per quanto riguarda lafragilità, noi, così autosufficienti,l’abbiamo sperimentata subendo laviolenza di un contagio, che ha mes-so a durissima prova questa organiz-zazione. Il tema della malattia ci vie-ne ora riproposto sì come punto divista sociale, ma anche pastorale.Oggi c’è il rischio che si tramuti so-lo in un impegno pastorale dei preti,al massimo di famiglie che hanno unmalato in casa. Eppure, la malattia èuna grande esperienza umana danon sottovalutare. Dobbiamo rilan-ciare una pastorale dei malati. Unultimo aspetto, che mi sta a cuore, èquello della vecchiaia. L’Italia è unanazione che invecchia in manierarassegnata, ma la vecchiaia è pureuna stagione della vita con tante ri-sorse e tanti significati, e in questavicenda sono apparsi tutti. Gli an-ziani hanno pagato il prezzo più al-to, l’assistenza rivolta a essi ha rive-lato tanti limiti, la loro perdita sta ri-velando un vuoto che faremo faticaa colmare. Nelle nostre parrocchie

sono gli anziani i protagonisti di unastoria di fede, volontariato e carità,molto spesso silenziosa e non consi-derata, ma che ora ci fa rendere con-to di cosa rappresentino per la co-munità. Oggi che il passaggio dellamorte è stato davanti a noi, l’annun-cio cristiano di una vita più fortedella morte diventa tanto più credi-bile quanto più non si sottrae al mi-stero e al dramma.

Tocca il cuore vedere tanti essere umaniabbandonati in alcune residenze sanita-rie assistenziali. Uomini di troppo peralcuni: forse la Chiesa dovrebbe ribadi-re la loro importanza ai più giovani,come sta facendo Papa Francesco.

È un dolore constatare l’abbando-no di tanti anziani. A fronte di alcu-ne situazioni dolorose e penose, c’èbisogno di un impegno molto forte.Nel nostro territorio esiste una cul-tura dell’anziano, dell’assistenza,della solidarietà ben radicata. Le an-tiche case di riposo sono espressionedi questa cultura, ma nello stessotempo questo modo di vedere la vitaha impegnato tantissimo le struttureper limitare questa tragedia. A Ber-

gamo molte di esse afferiscono aparrocchie: ho visto questa determi-nazione nel cercare di sottrarre glianziani a questi luoghi. A fronte diindagini legittime, non va dimentica-to quest’imp egno.

Sotto l’ombra della Croce è difficile ve-dere la risurrezione. Qual è il pensieroche la sta accompagnando per i prossi-mi mesi?

Siamo inquieti per quanto riguar-da gli aspetti sociali: le ricadute an-che nell’occupazione non sono dapoco nella nostra provincia. Questocrea una situazione di preoccupazio-ne e incertezza: da un lato c’è la vo-lontà di riprendere, dall’altro la con-sapevolezza che questo sarà impe-gnativo. Da questa croce possiamoattingere l’immagine evangelica delchicco di grano che muore e poigermina vita nuova. Noi questa vitanuova l’abbiamo vista nella morte,per cui abbiamo l’assoluta responsa-bilità di coltivarla perché il germo-glio è una meraviglia, una grazia:eppure, coltivare quel germoglio ri-chiede le nostre scelte, le nostre re-sp onsabilità.

di ROSARIO CAPOMASI

Una vita passata ad aprirevarchi nel cuore delle perso-ne, contro ogni indifferenza

e diffidenza, per donare loro l’in-contro gioioso con Cristo, semprepronti a raccogliere le sofferenze, idubbi, le preoccupazioni, le dispe-razioni di quanti confidano in Dioe attendono una sua carezza. Quel-la carezza che è anche dei sacerdotii quali, come è nella natura dellecose umane, non sono immuni daldolore. E dalla malattia. Ed eccoche la fede sperimentata negli annidell’abbraccio a sé e agli altri si tra-sforma in una dolce medicina peralleviare i dolori del fisico edell’anima, come un “seme che ger-moglia” e porta frutto, per il benedi tutti. Fiaccati nel corpo ma nonnello spirito, ognuno con la propriastoria da raccontare. Storie che Vit-tore De Carli, presidente dell’Uni-talsi lombarda, racconta nel libroCome seme che germoglia. Sacerdotinella malattia (Città del Vaticano,Libreria Editrice Vaticana, 2019, pa-gine 126, euro 9,90), inserito nellacollana «Volti», con la prefazionedel cardinale Angelo Comastri, vica-rio generale di Sua Santità per laCittà del Vaticano. I volti sonoquelli di dodici presbiteri che, comedodici apostoli attraverso il dolore,offrono le loro testimonianze di sof-ferenza che, da giovani o in età ma-tura, hanno dovuto affrontare. Testi-monianze che a leggerle «ci fannobene — scrive nella prefazione ilporporato — e ci fanno intravedererisorse che la fede apprezza nel lorostraordinario valore di spinta per lacrescita del Regno di Dio tra gli uo-mini di oggi».

La presenza di un sacerdote ma-lato, osserva l’autore, può diventareuna nuova ricchezza per la comuni-tà, un dono, non solo per il contri-buto che può ancora fornire ma

perché la spinge a una maggioresensibilità verso i vari gradi di soffe-renza, fisica e psichica, una sorta diprovocazione “feconda” per la so-cietà d’oggi assediata dalla culturadello scarto. Una comunità che saaccogliere, ascoltare, valorizzare ilprete che lotta con la malattia è unacomunità fondata su solide basi cri-stiane e pronta a vivere l’universalevocazione alla santità e la sfida del-la missione per una reale evangeliz-zazione: un popolo in cammino chenon lascia indietro nessuno.

Si può quasi definire, questo, unlibro-intervista in cui sono raccoltele tribolazioni, le paure, addiritturai dubbi di fede che rivelano peròuna profonda spiritualità e comu-nione con Dio. Storie da leggere erileggere, come quella di don Fran-cesco Cristofaro, sacerdote dell’a rc i -diocesi di Catanzaro-Squillace, af-fetto da malformazione congenitaagli arti inferiori fin dalla nascita econ un senso di inutilità e disagio

esistenziali cuciti sulla pelle manmano che la patologia diventavapiù evidente. Fino all’incontro conil Signore, a diciassette anni, dopoaver preso in mano dopo tanto tem-po il libricino della prima comunio-ne, e la decisione di servirlo pren-dendo l’abito talare. Anni di intensaattività, un instancabile dedicarsi alprossimo con «il sorriso di Dio [...]con le gambe storte», come è intito-lato il capitolo del libro a lui dedi-cato. O come quella di don France-sco Rebuli, “il prete in carrozza”come scherzosamente si definisce,rimasto paralizzato dopo un tuffoin acque poco profonde. Anzichédisperarsi, trova nel dramma la for-za di ricominciare, con l’amore difamiglia, amici, medici e, soprattut-to, grazie all’abbraccio misericordio-so del Salvatore sotto forma di unacanzone degli U2, «40», trattadall’omonimo salmo della Bibbia,che recita, tra l’altro: «Ho speratonel Signore ed egli su di me si è

chinato. Mi ha tratto dalla fossadella morte». Una vocazione che glitrasformerà la vita, esaltandone ledoti di trascinatore: diventato sacer-dote, canta nel coro dei giovani e faanimazione, trasformando la carroz-zina da simbolo di vulnerabilità inuno straordinario strumento peraiutare il prossimo, luce che rischia-ra il buio di tante afflizioni a luiconfidate.

Pagine che appassionano perchéricche di spunti e insegnamenti chele rendono una sorta di manuale divita evangelica. Particolarmente toc-cante il ritratto che De Carli fa didon Salvatore Mellone, diventatosacerdote in punto di morte. Colpi-to da un tumore mentre era ancorastudente in seminario, è dapprimaaiutato a concludere il corso e poiordinato presbitero in anticipo suitempi canonici per esaudire il suodesiderio di diventare prete. Nono-stante l’inesorabile avanzare del ma-le il suo spirito indomabile lo portaa celebrare 59 messe in 74 giorni disacerdozio, con 41 omelie poi tra-scritte e riportate in un libro, nonfermandosi neanche in ospedale,dove esercita il suo ministero tra gliammalati e battezza una bambina,l’ultima grande gioia donatagli dalSignore prima di ricongiungersi aLui.

Tre storie fra tante, tre testimonicoraggiosi dal cui esempio è germo-gliato prima un seme, poi la piantae infine il frutto visibile che ha ar-ricchito le vite di chi ha incontratoCristo in loro. Simboli viventi, invi-ta a riflettere l’autore, «di come peril Signore ogni persona, ogni vita,ogni realtà creata ha uno scopo, untassello forse piccolissimo, ma origi-nale e insostituibile nel suo disegnodi salvezza». Ecco come deve esserelo sguardo e lo stile con cui i fedelisono chiamati ad accogliere il donodei sacerdoti malati, pastori ispiratida un amore che sa essere più fortedi ogni avversità.

Lutto nell’episcopato

Il vescovo emerito di Vannes, inFrancia, François-Mathurin Gour-vès è morto mercoledì 12 agostoall’età di 91 anni.

Il compianto presule era nato aPlougastel-Daoulas, diocesi diQuimper, il 17 giugno 1929 ed erastato ordinato sacerdote il 6 aprile1953. Nominato vescovo coadiuto-re di Vannes il 19 dicembre 1990,aveva ricevuto l’ordinazione epi-scopale il 24 febbraio 1991. Succe-duto per coadiuzione a Vannes il16 novembre dello stesso anno,aveva rinunciato al governo pasto-rale della diocesi il 28 giugno2005. Le esequie saranno celebratelunedì prossimo, 17 agosto, alle10.30 nella basilica di Sainte Anned’Auray; seguirà la sepoltura nellacattedrale di Vannes.

che “vanno bene nei mo-menti di emergenza mapoi la vita è un’altra co-sa”, mi sembrerebbe unaltro torto.

Viene la sensazione che lasfera spirituale e civile sisiano rafforzate insieme,non è vero?

Sì, in una situazioneche si è rivelata parados-sale. Abbiamo vissutoquasi due mesi non didistanziamento sociale,ma di paralisi sociale, direlativa solitudine. Que-sta situazione è stata pa-radossale perché, dentroquesta evidente distanza,si è stabilita una formadi relazione che aveva itratti della confidenza edella fiducia, che homenzionato prima. Co-me comunità cristiana,inizialmente ci siamotrovati deprivati di ciò

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15 agosto, solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria

glio, permanendo al fianco di lui fi-no all’apice della lotta messianica,ossia fin nel cuore del misterodell’ora pasquale. La nostra fedeescatologica è dunque anche maria-na perché riguarda un futuro, la cuicausa è stata posta in un passato (in-carnazione e croce) nel quale Mariaha preso parte in modo attivo ed es-senziale. Questo — non stupisca —esige anche che perfino la “teologiadella storia” si connoti in modo ma-riano.

La partecipazione di Maria allastrutturazione della storia della sal-vezza, ossia alla sua escatologizza-zione, è stata così profonda ed es-senziale che la sua esistenza può es-sere considerata una «microstoriadella salvezza» (S. De Fiores): essaha infatti sintetizzato l’intero proget-to di grazia che il Dio trinitario hadisegnato e realizzato per la famigliaumana. Nella sua esistenza si invera-no, in modo essenziale e nuovo, imaggiori passaggi della storia di gra-

zia: «Per la sua intima partecipazio-ne alla storia della salvezza, riunisceper così dire e riverbera i massimidati della fede» (Lumen gentium, n.65). In particolare, nel suo misterosfocia l’evento dei nostri primordi (èla “nuova Eva”); si concentra il mi-stero del primo Israele (è la “Figliadi Sion”); ha principio il mistero delsecondo Israele (è la “Chiesa nascen-te”).

La connessione del mistero maria-no col mysterium salutis è tale chel’esistenza della Vergine-Madre è se-gno di tutti i misteri cristiani: delmistero trinitario (per essere figliaeletta del Padre, madre santa del Fi-glio, sposa amorosa dello Spirito);del mistero dell’incarnazione (per lasua maternità divina); del misteropasquale-pentecostale (per il suo es-sere stata “socia del Salvatore” sotto

la croce e compagna degli apostolinel cenacolo); del mistero dellaChiesa (per essere sua madre e suomodello); del mistero della fine (peressere assunta nella gloria trinitariaed essere glorificata come regina, di-venendo in pienezza “La Gloriosa”).

La salvezza completaCon la sua Assunzione Maria an-

zitutto ci presenta il cristianesimocome religione del futuro assoluto.Parla anche all’uomo contempora-neo, quasi ammonendolo, perchéquesti consuma la sua esistenza nelquotidiano e pone le sue scelte nellabreve terra dell’oggi, senza pretende-re che esse debbano scaturire da lon-tano (assenza della tradizione) odebbano portare lontano (assenzadell’apertura al futuro ultimo), re-

stando così irretito nelle forre delp re s e n t i s m o .

D’altra parte, il presentismo non èil tempo buono per l’uomo del no-stro “tempo debole”, né la storia, nelsuo insieme, è adeguata risposta alradicalismo della tensione al futuroche è dentro il suo cuore: «L’istintodel cuore — afferma la Gaudium etspes — lo fa giudicare rettamente,quando aborrisce e respinge l’idea[…] di un annientamento definitivodella sua persona» (n. 18). Perciò di-ce bene il filosofo Michele FedericoSciacca, quando afferma, con amabi-le ironia: «Io con la storia mi accen-do la pipa» (Come si vince a Water-loo, Milano 1965, p. 12).

Purtroppo, l’uomo contempora-neo sembra farsi bastare quanto en-tra nelle strette stive di una “n a v e“che solca un mare senza orizzonti

lunghi. Al cristianesimo ciò non ba-sta: l’Assunzione di Maria ricordaquanto esso pensa sul destino ultimodell’uomo, che è chiamato a realiz-zarsi in pienezza e per sempre. Èquesto il senso della “gloria”, parolache Hans Urs von Balthasar ha ge-nialmente scelto per dire tutto il cri-stianesimo nella sua monumentaleteologia.

È un fatto che molti uomini d’og-gi, come denunciava Benedetto XVI,sono scivolati dentro l’anello nero esoffocante del nichilismo, che è filo-sofia debole, ma che ha certamentela forza di stringere al collo la«bambina speranza», di cui parlavaPéguy, e di soffocarla. Dinanzi al la-birinto nichilistico che smarriscel’uomo di oggi disarcionandolo dalle“grandi narrazioni”, inchiodandoloal solo presente, convincendolo chegli possano bastare i futuri brevi, al-levandolo soprattutto alla malsanaidea di una vita senza “giudizio ulti-mo”, il cristianesimo, preoccupato,s’impegna ad aiutare l’uomo dellapost-modernità a uscirne per evitareche finisca nelle fauci della tigre ci-nica.

Maria è imitabile sempre, lo è an-che la sua Assunzione. Ma che cosasignifica, oggi, essere «assunti» aimitazione di Maria? È presto detto:significa elevare, in un vortice aspi-rante di grazia, le nostre persone, lenostre «opere» e i nostri «giorni», lanostra vita cristiana ed ecclesiale, lanostra missione, la nostra animazio-ne evangelica delle realtà temporali.

Dinanzi a Maria assunta in cielo ilgrido dei pellegrini verso la Patriatrinitaria dev’essere più acuto e piùradicale: l’intero tuo spirito diventinostro. Il cristianesimo, anche conl’ostensione dell’“icona della Glorio-sa”, dinanzi a un uomo, quello con-temporaneo, che ama raccontarsi co-me un essere senza radici e senzapromesse, invita a non aver pauradel futuro, ma a riassumerlo con fi-ducia e serietà, a interrogarlo con ra-dicale rigore.

Sfida alla gioiaC’è una vena di tristezza che con-

nota la nostra ora storica, ed è cosìprofonda da non poter essere nasco-sta dal frastuono del suo vitalismo.L’epoca contemporanea, nonostantetutto, è triste. La sua è una tristezzache ne segna vistosamente il volto fi-no a contraddistinguerla. La nostraepoca, fra l’altro, sarà ricordata co-me un tempo che ha conosciuto latentazione della disperazione. C’èstato nell’Occidente del Novecento,il terribile “secolo breve”, una vena-tura amara nella vita privata, nellavita sociale e politica, e perfino nellacultura: Baudelaire, Mallarmé, Ca-mus, Gide, Bernanos, Pavese, Toma-si di Lampedusa sono solo alcuninomi di quel filone nerastro dellasua letteratura che tinge di tristezzail frontespizio del tempio della cul-tura contemporanea.

Senza dire delle correnti malinco-niche, tristi, disperanti della filosofiacontemporanea, che in tanta parte èfilosofia nichilista o comunque dellacrisi della ragione e dei comuni valo-ri. Tristissimo, poi, è lo scenario seguardiamo all’ambito socio-politicosu scala planetaria: sono vistosi i se-gni di tristezza causati dalla fame edalla guerra sul volto dei popoli,specie su quello dei cosiddetti “p o-poli ultimi”, e dal terrorismo che rat-trista e getta nel panico tutti con isuoi progetti di violenza e di morte.

C’è oggi una «difficoltà a dir disì», affermava anni fa Johann Bap-tist Metz. Si constata una marcataindisponibilità alla gioia e, cionono-stante, le ostentazioni vitalistiche delnostro tempo, e nonostante le grandivittorie che l’uomo d’oggi indubbia-mente si è date in campo scientificoe tecnologico. Paradossalmente, tan-ta parte della tristezza patita dall’uo-mo di oggi dipende proprio da quel-le presunte e improprie “vittorie”:basti il solo cenno al guasto ecologi-co per intenderci.

La Chiesa osserva ed è preoccupa-ta. Essa sa che nel lungo elenco dei«prodotti» dell’Homo faber d’ogginon si trova la gioia. Si constata an-che una tacita confessione di debo-lezza e d’impotenza da parte di unaciviltà che pure mostra di poter tan-to; basti pensare all’incapacità diquesta a fronteggiare serenamente lamorte, intorno a cui non sa fare al-tro che organizzare una specie di

congiura del silenzio. Scriveva PaoloVI: «La società tecnologica ha potu-to moltiplicare le occasioni di piace-re, ma essa difficilmente riesce a pro-curare la gioia. Perché la gioia viened’altronde. È spirituale» (Esort. ap.Gaudete in Domino [9.5.1975], I).

Ora, di fronte a questa profonda evasta tristezza che permea dei suoineri umori un’intera epoca, la Chie-sa sente di dover reagire: presenta,anzitutto dinanzi ai suoi occhi, maanche in faccia al mondo, un segnodi speranza, ed è Maria Assunta (cfr.Lumen gentium, n. 68): «La solennitàdel 15 agosto celebra la gloriosa As-sunzione di Maria al cielo: è, questa,la festa del suo destino di pienezza edi beatitudine, della glorificazionedella sua anima immacolata e delsuo corpo verginale, della sua perfet-ta configurazione a Cristo risorto;una festa che propone alla Chiesa eall’umanità l’immagine e il consolan-te documento dell’avverarsi dellasperanza finale: ché tale piena glori-ficazione è il destino di quanti Cri-sto ha fatto fratelli» (Paolo VI, Esort.ap. Marialis cultus, [2.2.1974], n. 6).

Nella vita della ChiesaLa presenza di Maria nella Chiesa

non proviene solo dal passato (comese vi fosse solo ben ricordata), maproviene anche dal futuro: l’attendenella gloria e realizza in essa una mi-steriosa presenza soprattutto comesua permanente madre. Maria, don-na di futuro, è presente nella Chiesada sempre, perché ne fa parte in mo-do costitutivo: senza di lei la Chiesasarebbe una comunità religiosa senzaprototipo e senza modello ispirativo,sarebbe un popolo pellegrino senzail segno di sicura speranza dinanzi aisuoi occhi, sarebbe una famiglia sen-za madre, ma non al modo di unafamiglia restata senza madre (cosache è possibile), ma al modo di unafamiglia che non avrebbe avuto maila madre (cosa che non riusciamo ac o n c e p i re ) .

La Chiesa senza Maria dovrebbespiegare diversamente le sue origini(è stata la Chiesa nascente), dovreb-be spiegare diversamente l’i n g re s s onel mondo del suo fondatore (Cristoè nato da donna: cfr. Gal 4, 4), do-vrebbe spiegare diversamente la suaattuale unione con Cristo che rendesalvifico il suo agire (è sacramentoin Cristo, la cui sacramentalità è le-gata all’incarnazione del Verbo avve-nuta nel seno della Vergine Madre).

Glorificazione regaleL’Assunzione non è l’ultimo mi-

stero di Maria, che è già la sua glori-ficazione, ma ad essa segue un’altraforma di glorificazione, quella rega-le. Come si sa, Pio XII al terminedell’Anno mariano del 1954, dedicatoal centenario alla definizione dom-matica sull’Immacolata, l’11 ottobrepubblica l’enciclica Ad coeli reginam.In essa Papa Pacelli portava le moti-vazioni della nuova festa liturgica di

Maria regina, fissandola a conclusio-ne del mese di maggio, legandolaperciò alla pietà popolare. Invece,nel riformato Calendario romano del1969 la festa della regalità della Ver-gine viene spostata al 22 agosto,all’ottava dell’Assunta. In tal modosi fa una scelta teologica molto sag-gia e intelligente: infatti, è eviden-ziato il legame misterico che esistefra Assunzione e glorificazione rega-le di Maria.

Questo legame è mostrato e resoesplicito dalla liturgia del 15 agosto,quando nell’antifona del Ma g n i f i c a tdi quel giorno, così si canta: «Ralle-gratevi, perché Maria è salita nei cie-li: / con Cristo regna per sempre».La “logica dei misteri” è evidente: il“salire in Cielo” e il “regnare in Cie-lo” si legano, come sono connessil’ascendere di Gesù al Cielo e il suoregnare avendo ricevuto la glorifica-zione regale da parte del Padre. Conlucidità magisteriale Paolo VI affer-ma rispetto alla memoria marianadel 22 agosto: «La solennità dell’As-sunzione ha un prolungamento fe-stoso nella celebrazione della beatavergine Maria regina, che ricorre ot-to giorni dopo, nella quale si con-

templa colei che, assisa accanto alRe dei secoli, splende come Reginae intercede come Madre» (Esort.Ap. Marialis cultus, n. 6).

In questo testo pontificio non siafferma solo l’essenziale legame traAssunzione e regalità di Maria, maanche un ordine fra i due eventi del-la sua glorificazione. «Giustamenteil testo sottintende che per la liturgiaromana la solennità del 15 agosto co-stituisce, a rigor di termini, la cele-brazione più piena della regalità diMaria: nella luce dell’Assunzione lafesta del 22 agosto appare solo comeun “prolungamento festoso” di essacome peculiare contemplazione di“colei che, assisa accanto al Re deisecoli, splende come Regina e inter-cede come Madre”» (D. M. Sartor,Le feste della Madonna. Note storiche eliturgiche per una celebrazione parteci-pata, Bologna, Dehoniane, 1987, p.136).

Però, è anche vero che, in un’otti-ca teologica rigorosa, il culmine del-la glorificazione di Maria e, perfinoil senso ultimo di essa, si ha nellasua glorificazione regale. È lì che leidiviene, in senso pienissimo, “LaGloriosa”.

La GloriosaCO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

Un grande messaggio per l’umanitàdi ANTONELLA LUMINI

Le più importanti festività mariane, Imma-colata concezione, Annunciazione, Visita-zione, Maria madre di Dio, Maria madre

della Chiesa, Assunzione, non hanno solo valoreliturgico e devozionale, ma soprattutto dinamicoin quanto costituiscono fondamentali passaggidell’umanità in cammino. L’anima contemplativaattratta dalla luce della bellezza creata e increata,orientata verso lo Spirito Santo, vive una costan-te purificazione e trasformazione che segna im-portanti tappe nella coscienza. Maria riunificanella sua persona tutti i tratti del compimento,incarna la pienezza che opera lo Spirito in colo-ro che si affidano senza riserve. Costituisce ilmodello del principio femminile cristiano nontanto da imitare attraverso lo sforzo di volontà,ma attraverso l’abbandono, lasciando cioè agirel’azione rigeneratrice che muove lo Spirito.

Lo Spirito Santo attiva nell’anima un processodi purificazione tale da far germinare in essaquelle virtù che in Maria vengono completamen-te alla luce. Maria incarna un femminile assolu-tamente recettivo, che non fa alcuna opposizioneal fluire della grazia e la grazia che agisce in leifa fiorire tutte le potenzialità. L’obbedienza, lamitezza, la prudenza, la sapienza, la fortezza, ilsilenzio, l’aprirsi al mistero, il custodire ecc., so-no virtù che germinano naturalmente nell’animacontemplativa purificata dallo Spirito.

Considerare Maria come modello da imitarene affievolisce la forza dinamica, fa rimanere sulpiano devozionale che guarda a lei come a unafigura troppo elevata da raggiungere, che la pre-ga affidandosi con cuore sincero, ma che, nonfocalizzandosi sull’azione spirituale, può ancherischiare di cadere nella superstizione o addirit-

evidenza la natura divina. Egli, essendo discesodal cielo, poi risale per la potenza intrinseca allapropria natura. Di Maria invece è messa in lucela natura umana. Ella non può ascendere perforza propria, ma è portata in alto per la potenzadel Verbo incarnato. La natura divina del Verboincarnato divinizza la natura umana. Infatti, co-me è reso particolarmente esplicito dall’iconogra-fia orientale della dormitio, è Gesù che porta incielo la madre addormentata. Questo mette benein luce come, la natura umana purificata e ritor-nata alla luce originaria (Immacolata Concezio-ne), completamente aperta all’azione dello Spiri-to Santo (Annunciazione) tanto da accogliere inse stessa la generazione divina dando corpo alVerbo (Madre di Dio), dallo stesso Verbo è as-sunta nella vita divina. Maria è portata in cieloin anima e corpo perché il suo corpo terreno ètrasfigurato nel corpo della risurrezione. Il pas-saggio per lei è lieve. La natura umana in origineporta in se stessa la potenzialità di ascendere,porta potenzialmente in sé la natura divina. Nel-la genealogia di Gesù che troviamo nel vangelodi Luca è detto che Adamo è «figlio di Dio» (Lc3, 38). È posta una continuità fra Adamo e Gesùche richiede un lungo processo di crescita. Mariaraggiunge il compimento che dà origine allanuova creazione. La risalita di Maria alla condi-zione originaria permette al Verbo di discenderee di incarnarsi in lei. È dunque la risalita dellanatura umana alla purezza originaria che rendepossibile l’incarnazione. Allo stesso tempo peròil Verbo incarnato assume la natura umana nellanatura divina. L’incarnazione opera la piena riu-nificazione fra natura umana e natura divina. Perquesto è detto che Gesù è asceso in cielo mentredi Maria è detto che è assunta. Il Verbo discendee risale. Porta in se stesso questo movimento il

cui senso profondo allude al movimento intrinse-co della Santissima Trinità. Dio è Uno e Trino,Padre e Figlio, universale e particolare, assolutoe manifestato, invisibile e visibile in quanto larealtà creata è mirabile manifestazione della mi-steriosa e insondabile bellezza increata. Quandola natura umana si apre per accogliere il Verbo,ossia ritorna all’innocenza originaria, ne assumeogni potenzialità. Per questo Gesù ascende, men-tre Maria è assunta. La natura umana riceve que-sta potenzialità di risalita quando in essa si gene-ra il Verbo. Il Verbo risveglia la natura divinanella natura umana, suscita quel movimento didiscesa e di risalita intrinseco alla natura divina.Attrae la natura umana all’interno del movimen-to d’amore delle divine persone. Assoluto miste-ro (Padre) e sua manifestazione (Figlio), attraver-so la relazione dell’amore puro (Spirito Santo)che eternamente genera amore, sono semprecompresenti e contemporanei e in continua rela-zione. Maria che è portata in cielo da Gesù facomprendere dunque che attraverso il Verbo in-carnato la natura umana è assunta nella naturadivina. L’assunzione rivela che la natura umanapuò partecipare alla vita della Santissima Trinità,può assumerne il movimento. Risurrezione dellacarne è dunque l’eskaton a cui tende ogni compi-mento, la costante tensione che spinge la naturaumana a raggiungere la propria pienezza, a vive-re il corpo della risurrezione, quella realtà in cuiogni potenzialità umana giunge ad attualizzarsisul piano spirituale rimanendo indelebile. Salvez-za, vita eterna, esprimono l’attivarsi di questapotenzialità che investe universalmente tutto ilgenere umano.

L’Assunzione al cielo di Maria comporta quin-di un grande messaggio per l’umanità, invita avivere il corpo della risurrezione durante la vita

«Alzati amica mia bella, e vieni presto!»La dormizione e il transito

di FABRIZIO BISCONTI

Dopo la risurrezione del Cri-sto, gli apostoli, alcunedonne e i parenti di Gesù si

riunirono, con Maria, nella salamaggiore del cenacolo per pregare,in attesa dello Spirito Santo. Que-sta veloce ma significativa menzio-ne di Maria, che appare per l’ulti-ma volta, è rievocata da un passag-gio degli Atti degli Apostoli (1, 14),laddove si vuole esprimere il con-cetto della madre orante, al centrodella Chiesa nascente, in attesa del-lo Spirito Santo, di quelle linguedi fuoco della prima comunità ec-clesiale.

È questa l’uscita di scena di Ma-ria, che scompare con tutto il cari-co e il ventaglio dei significati attri-buiti al suo ruolo di madre, ma an-che di simbolo della Chiesa, consi-derata nelle sue origini, tanto chelo Spirito Santo la sceglie comesposa, al momento dell’Immacolataconcezione e come protagonista,non secondaria, del giorno nevral-gico della Pentecoste, momentoepocale delle origini di una Chiesache si diffonderà in tutta la terra.

A questo punto, scompare la fi-gura di Maria, o meglio, i testi sa-cri canonici e ispirati non vi fanno

più menzione. Tutti gli scritti apo-crifi, che provengono dalle affabu-lazioni orali e conoscono le primeredazioni scritte assai precocemen-te, anche se di queste restano solole coordinate essenziali, inserite incomponimenti assai più tardi, tor-nano a parlarci della Vergine, chesi addormentò e il cui corpo fuportato in cielo, assunto dagli an-geli nella gloria eterna.

Dagli scritti apocrifi apprendia-mo che Maria si addormentò sulmonte Sion, il luogo più alto dellaCittà Santa, laddove i primi cristia-ni avevano individuato il Cenacolo.Dalle stesse fonti sappiamo cheMaria, addormentata, fu sollevatadagli Apostoli che portarono il cor-po in un sepolcro vuoto, nella valledi Cedron, vicino al luogo del tra-dimento, nella regione del Getse-mani. Un gran profumo si diffusedalla tomba di Maria e per tregiorni si udirono canti angelici,che, improvvisamente, terminarono,quando il «puro e prezioso corpo»era stato assunto in paradiso.

I racconti apocrifi trovano corri-spettivi topografici nella città diGerusalemme, anche se gli edificidi culto, sorti sull’onda dei grandipellegrinaggi e della venerazione

per i luoghi santi, mostrano crono-logie sfuggenti o molto avanzate.

Una basilica bizantina fu co-struita sul monte Sion, inglobatada una chiesa crociata, che acco-glie, nell’area nordoccidentale del-l’edificio, la sede della Dormitio diMaria, non lontana — come si dice-va — dal Cenacolo. Sulla sommitàdella cappella dedicata a Maria, sileggeva: «La Santa Madre di Dio èstata innalzata al di sopra dei coriangelici». L’area dove era costruitoil santuario, caduto in rovina, fuvenduta dal sultano Abed al-Ha-mid II all’amico Guglielmo II, Im-peratore tedesco, nel 1898, per es-sere poi ceduta alla diocesi di Co-lonia, che si preoccupò di affidarela costruzione del nuovo edificioall’architetto Heinrich Renard, chesi ispirò alla pianta centrale dellacappella palatina di Aquisgrana,commissionata da Carlo Magno.La prima pietra fu posata il 7 otto-bre del 1900, mentre la consacra-zione si celebrò il 10 aprile del1910.

La chiesa soffrì per danneggia-menti e graduale abbandono nel1948 e nel 1967, ma conobbe unariparazione quasi totale, tanto cheil luogo santo, custodito da unacomunità benedettina, è tornato adessere uno degli edifici di cultomariani più frequentati dai pelle-grini.

Nella cripta si conserva una scul-tura della Madre di Dio dormiente,mentre nella cupola mosaicata ilSignore chiama la Madre, citandoil Cantico dei Cantici (2, 13) «Alzatiamica mia bella, e vieni presto!».La decorazione absidale proponel’immagine di Maria in preghieracon gli apostoli, quando — come sidiceva in apertura — «venne all’im-provviso dal cielo un fragore, comeun vento che si abbatte impetuoso,e riempì tutta la casa dove stava-no» (Atti degli Apostoli 2, 2).

Ma torniamo agli scritti apocrifiche, facendo riferimento al “transi-to” di Maria, ambientano la sua di-partita proprio mentre Pietro, allospuntar del sole, parlava alle folle.Ebbene, Maria si alzò, pregò e sistese sul letto, dove spirò. Pietro sisedette presso il suo capo, Giovan-ni ai suoi piedi, mentre gli altriapostoli si radunarono attorno alsuo capezzale. All’improvviso, ver-so l’ora terza, si sentì un gran tuo-no e poi un gran profumo. Il Si-gnore la abbracciò e l’affidò a Mi-chele. Il Salvatore chiese a Pietrodi uscire dalla città e di cercare unsepolcro. Gli apostoli condusseroMaria alla tomba, si sedettero in-torno in attesa che Michele innal-zasse il corpo di Maria in paradiso.

Secondo la tradizione, il primoedificio di culto sulla tomba diMaria fu commissionato dall’imp e-ratore Maurizio (583-602), il qualefissò al 15 agosto la commemora-zione della sua Dormizione. Ladiffusione del culto suggerì l’edifi-cazione di una cripta, ricostruita inepoca crociata. La tomba era rive-stita di marmo, circondata da uncolonnato e sormontata da un ci-borio dorato. Dopo la vittoria delSaladino (1187) la chiesa fu distrut-ta; solo nel 1363 i francescani otten-nero il permesso di celebrare sullatomba della Madonna da parte delSultano di Egitto. Oggi il santua-rio è custodito dai monaci armeni egreco-orto dossi.

Se il culto di questi luoghi unitoa una fortuna iconografica delladormizione, che fluisce sino al Me-dioevo e al capolavoro di Giotto, siafferma in epoca bizantina, il dog-ma dell’Assunzione di Maria vieneemanato solo in età moderna, inparticolare da Pio XII con la Costi-tuzione apostolica MunificentissimusDeus definita il 1° novembre 1950.

Nello scritto vengono menziona-te le voci dei Padri della Chiesa: dasan Giovanni Damasceno a sanBonaventura. Tale produzione ese-getica designa Maria come la nuo-va Eva, che «ottenne di essere pre-servata dalla corruzione del sepol-cro e, vinta la morte, come già ilsuo Figlio, di essere innalzata inanima e corpo alla gloria del cielo,dove risplende Regina, alla destradi suo Figlio, Re immortale nei se-coli (1 Tim 1, 17)».

Con occhi di donna

La prima pagina de «L’Osservatore Romano della Domenica»del 5 novembre 1950

Duccio di Buoninsegna, vetrata per il il duomo di Siena con al centro la scena dell’As s u n z i o n e

tura nell’idolatria. L’arcangelo Gabriele sa-lutando Maria con l’appellativo di «pienadi grazia», vuole dirci che ella vive lo statodi grazia che precede la caduta, però nonpiù nell’innocenza, bensì nella consapevo-lezza visto che le è chiesta una risposta.Maria incarna l’attesa profetica, la totale fe-deltà all’alleanza che supera la frattura do-vuta alla disobbedienza. Esprime il puntod’arrivo del lungo cammino del popoloamato per rispondere in pienezza all’amo-re. In questo stato lo spirito di morte nonha più potere, la vita fluisce senza conosce-re frattura. La «piena di grazia» alludeproprio al rimarginarsi di questa frattura,alla risalita della natura umana alla condi-zione originaria. Il Verbo può incarnarsi inMaria perché il suo sì permette allo SpiritoSanto di incarnarsi in lei, di manifestare at-traverso di lei il volto materno di Dio. LaTh e o t ó k o s , la Madre di Dio, porta alla lucela madre che è in Dio, la potenza genera-trice dello Spirito che eternamente generail Verbo.

Soffermiamoci ora sul dogma dell’Assun-zione. Proclamato da Pio XII il 1° novembre1950 con la Costituzione apostolica Munifi-centissimus Deus, ratifica quanto la tradizio-ne tramanda fin dai primi secoli e cioè cheil corpo di colei che ha portato in gremboe partorito verginalmente il figlio di Dio,non poteva essere sottoposto alla corruzio-ne della morte. «Pronunziamo, dichiariamoe definiamo essere dogma da Dio rivelatoche: l’immacolata Madre di Dio semprevergine Maria, terminato il corso della vitaterrena, fu assunta alla gloria celeste in ani-ma e corpo». Mentre però per Gesù si fe-steggia l’Ascensione, per Maria si festeggial’Assunzione al cielo. Di Gesù è messa in

terrena. Questo corpo si sviluppa attraversol’azione di grazia che opera lo Spirito San-to trasformando la vita psicofisica, purifi-candola, santificandola. Il corpo fisico nonè un corpo estraneo rispetto a quanto con-tiene nell’interno. Non è, ad esempio, comeil vaso di coccio che contiene l’acqua. Se-condo l’antropologia biblica corpo fisico,psichico, spirituale costituiscono untutt’uno, costituiscono l’essere vivente nellasua unità inscindibile. Si potrebbe parago-nare ad esempio il corpo fisico alla crostadel pane che contiene e dà forma a tuttol’impasto. Ma nella persona umana nienteè statico, bensì sempre in trasformazioneproprio per le forze spirituali che lo attra-versano. Quindi più si trasforma la parteinterna, più si trasforma l’esterno che ne dàla tenuta e ne costituisce la manifestazioneesteriore costituita anche da pensieri edazioni. Il corpo della risurrezione sorgepian piano dal corpo psicofisico via via chelo Spirito Santo purifica l’anima. Più l’ani-ma si illumina, più si rarefanno in essa leombre e si sciolgono i nodi degli attacca-menti che la legano. Allo stesso tempo so-no alleviate le malattie del corpo il qualelentamente riscopre la bellezza della pro-pria creaturalità. Il corpo della risurrezioneinizia a vivere via via che lo Spirito Santosantifica il corpo psicofisico. Nei santi ilcorpo della risurrezione prende sempre piùcampo nel corpo psicofisico fino a che, co-me in Maria, non fa più alcuna resistenzaal Verbo incarnandolo. Allora il Verbo in-carnato assume completamente in se stessoil corpo psicofisico. Il passaggio dallo spa-zio/tempo all’eterno è lieve dove la naturaumana è risvegliata dal Verbo alla naturadivina. Giotto, particolare della «Natività» (Cappella degli Scrovegni)

Dio si attende che quando preghiamoci ricordiamo anche di chi non la pensa come noi,

di chi ci ha chiuso la porta in faccia, di chi fatichiamo a perdonareSolo la preghiera scioglie le catene, solo la preghiera spiana la via all’unità.

(@Pontifex_it)

Nelle due foto: l’esternoe l’interno della “To m b adi Maria” a Gerusalemme

di MARCO TIBALDI

La figura di Maria non è centrale solo per la pietà popo-lare ma anche per quell’indispensabile rinnovamentoteologico che deve segnare gli anni a venire. Come af-

ferma la teologa Cettina Militello — già presidente della So-cietà italiana per la ricerca teologica e per lunghi anni docen-te di ecclesiologia e mariologia — nel suo ultimo lavoro, Ma -ria. Con occhi di donna (Cinisello Balsamo, San Paolo, 2019):«La mariologia — punto di convergenza delle discipline teolo-giche tutte — ne svela il travaglio in atto. “Ri-dire la madredel Signore” contribuisce a ripensare la teologia tutta, co-sì che veramente supporti la fede e la vita di fede».

Riprendendo una felice distinzione introdotta daPaolo VI, l’autrice intende costruire una mariologia invia pulchritudinis. A fronte di una teologia che ha pen-sato Maria principalmente all’insegna della via verita-tis, occorre recuperare uno sguardo più esperienzialeverso la Madre del Signore, capace di rendere ragionedello stupore che la sua presenza suscita nel fedele. Il

dell’azione». In Maria c’è perfetta sintesi di contemplazione eazione. Nella sua disponibilità verginale verso il progetto delPadre che lei ha accolto su di sé c’è il segreto della sua vita,messa interamente al servizio del Salvatore. Estetica e antro-pologia sono chiamate a interpretare questo mistero sorgivo, agiudizio di Militello. Estetica perché parlando di Maria sitocca l’archetipo umano della bellezza. Nel suo essere «pienadi grazia» sta il segreto della sua armonia interiore ed esterio-re. Una bellezza che si è incarnata negli infiniti gesti della

quotidianità di una madre e di una sposa,pervasi da quell’allegria a cui l’ha invi-

tata l’angelo nell’annunciazione: «Iltermine kecharitomene è stato ed è

oggetto d’attenzione, esegetica-mente parlando. Termine unico

nella ricorrenza, lo è altret-tanto nel significato. Gra-

zie ad esso Maria appa-re la gratuitamente pre-scelta, la singolarmente

le. Per combattere queste visioni distorte, bisogna recuperareil legame che Maria ha con la Chiesa, come ha fatto il conci-lio Vaticano II nel capitolo VIII della Lumen gentium. Fa speciea questo riguardo la difficoltà a considerare Maria come «so-rella», termine assente nel concilio ma introdotto durante ilsuo magistero pontificio proprio da Paolo VI e la cui mancatarecezione è da addebitare, per Militello, alle fatiche dell’ela-borazione di un modello di «Chiesa sinodale e comuniona-le».

Parte integrante di questo processo di ripensamento è poila riflessione relativa al dogma dell’Assunta. Qui in modoparticolare si può capire come il privilegium mariano della suaglorificazione in anima e corpo non sia destinato a rimanereun unicum nella storia accanto alla risurrezione del Figlio, masia l’anticipazione di quanto accadrà a ogni uomo. In questosenso Maria non è più solo il modello da additare alle donne,ma alle donne e agli uomini, perché comune a entrambi è lasorte che ci attende. In particolare, l’autrice sottolinea l’im-portanza del richiamo alla risurrezione dei corpi, che è la veraposta in gioco nella proclamazione di questo dogma. Oppor-tunamente viene citata una riflessione di uno dei padri dellapsicologia contemporanea, Carl Gustav Jung che, nella pro-clamazione dell’Assunta, riconosceva l’avvenimento ecclesialepiù importante dai tempi della Riforma, perché, proclamatonel 1950 a soli cinque anni dalla fine della seconda guerramondiale: «Dopo tanta offesa alla dignità umana, dopo tantee profonde ulcerazioni, dopo la sconfessione quasi del sigillodivino impresso sul volto degli esseri umani, l’immagine diMaria glorificata, partecipe della vittoria del Figlio sulla mor-te, definitivamente e immediatamente gloriosa sembra un an-tidoto alle brutture e mostruosità delittuose ancora vive nellamemoria di quanti le hanno subite e di quanti le hanno aval-late».

Non possiamo non sentire tutta l’attualità di queste parole,in relazione alle sciagure che segnano anche i nostri tempi, incui Maria assunta in cielo non cessa di essere fonte di speran-za sia individualmente sia politicamente, per promuovere ciòche il Papa Pio XII auspicava: «Che il dogma fosse di vantag-gio per l’umanità intera».

punto di Archimede dellanuova prospettiva è costitui-to dal concetto di immagi-ne. Il Figlio è immagine delPadre e l’uomo è chiamatoa essere immagine e somi-glianza del Padre essendosempre più conforme al Fi-glio e «Dove c’è immagine,c’è anche la via pulchritudi-nis, la dinamica viva dellavia pulchritudinis; ossia unareale “conoscenza” una“corrispondenza di amorosisensi”, un admirabile com-m e rc i u m . Cade ogni rischio“ideologico”: non più il pri-mato dell’idea, ma piuttostoquello del vissuto in atto,

graziata, la peculiarmen-te graziosa».

Dal punto di vista an-tropologico, Militellopropone una costantedisanima di come Mariain quanto donna sia sta-ta percepita lungo i se-coli, a cominciare giàdalle Scritture. Occorreinfatti liberare la sua fi-gura da una serie di in-crostazioni culturali, chene hanno fatto di voltain volta il prototipo del-la donna sottomessa eubbidiente non in nomedella libertà cristiana,ma del volere patriarca-

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 10 venerdì 14 agosto 2020

La prima pagina con cui «L’Osservatore Romano» datato 2 novembre 1950 pubblica la proclamazione del dogma dell’Assunzione della Beata Vergine Maria