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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLIII n. 149 (46.393) Città del Vaticano lunedì-martedì 1-2 luglio 2013 . y(7HA3J1*QSSKKM( +%!"!/!z!? NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Con- siglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza il Signor Luis Al- berto Moreno, Presidente del Banco Interamericano de De- sarrollo, con la Consorte, e Seguito. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza il Signor Enrique Valentín Iglesias García, Segretario Ge- nerale della Segib (Segreteria Generale Iberoamericana). Nella solennità dei patroni principali di Roma il Santo Padre ha parlato del servizio del primato Sulla strada della sinodalità E all’Angelus di domenica Papa Francesco ha ricordato l’esempio di Benedetto XVI Gesti e parole Per la prima volta il vescovo di Roma preso «quasi alla fine del mondo» ha celebrato la festa dei patroni della città, i santi Pietro e Paolo. La ricorrenza liturgica è stata l’occasione per una riflessio- ne sul significato della missione di chi è chiamato alla successione del primo degli apostoli, in una cornice ecumenica molto espressi- va. Erano infatti presenti il coro luterano della Thomaskirche di Lipsia, la chiesa di Bach, e so- prattutto una delegazione della Chiesa di Costantinopoli. Que- st’ultima presenza è ormai da de- cenni una felice consuetudine tra Chiese «sorelle», ma è stata sotto- lineata in modo inatteso e toccan- te da Papa Francesco quando pri- ma dell’Angelus ha chiesto ai fe- deli di dire con lui un’Avemaria per il Patriarca Bartolomeo. In questo tratto semplice e au- tenticamente cristiano è concen- trato lo stile del Pontefice. Da più parti in queste settimane si sono infatti sottolineati i suoi ge- sti e il suo modo di comunicare, breve ed efficace. I gesti sono comprensibili a tutti, come la scelta, che è più forte di ogni pa- rola, di compiere il primo viaggio del pontificato a Lampedusa, là dove approdano i percorsi di mi- grazioni forzate dalla miseria e aggravate da violenze e avidità ignobili. Mentre il suo comunica- re si è imposto all’attenzione non solo dei cattolici grazie soprattut- to alle prediche di Santa Marta: nei contenuti una predicazione coerente con quella dei predeces- sori, mentre nuova è soprattutto la forma, sintetica, densa ed esi- gente, spesso tripartita. Così è stata l’omelia per la fe- sta dei patroni di Roma, nella quale il successore di Pietro si è chiesto cosa significhi confermare nella fede, nell’amore, nell’unità e ha dato tre risposte: evocando an- cora una volta il pericolo di «pensare in modo mondano», ri- chiamando la necessità della testi- monianza (la «battaglia del marti- rio») e parlando infine del senso del primato della Chiesa romana in armonia con il Sinodo dei ve- scovi. Il nuovo organismo venne istituito da Paolo VI poco prima della conclusione del concilio Va- ticano II e in mezzo secolo ha contribuito in modo evidente allo sviluppo di una dimensione fon- damentale dell’essere cristiani: «Dobbiamo andare avanti per questa strada della sinodalità, cre- scere in armonia con il servizio del primato» ha scandito Papa Francesco. Insomma — ha subito dopo spiegato — bisogna essere «uniti nelle differenze: non c’è un’altra strada cattolica per unir- ci. Questo è lo spirito cattolico, lo spirito cristiano». E un esempio cristiano è stato poi presentato da Papa Francesco — a sorpresa e con parole chiaris- sime — quando all’Angelus di do- menica ha parlato della coscienza come «spazio interiore dell’ascol- to della verità», unico spazio di libertà. «Esempio meraviglioso di come è questo rapporto con Dio» è stato Benedetto XVI nel passo compiuto «con grande senso di discernimento e coraggio» ha det- to il suo successore. «E questo esempio del nostro padre fa tanto bene a tutti noi, come un esem- pio da seguire». g.m.v. Milioni di egiziani chiedono entro ventiquattro ore le dimissioni del presidente Ultimatum dell’opposizione a Mursi IL CAIRO, 1. Il presidente egiziano, Mohammed Mursi, dovrà dimettersi entro domani o nel Paese partirà una campagna di disobbedienza ci- vile. L’ultimatum arriva oggi dagli attivisti della campagna Tamarod (ri- belli, in arabo) che ieri ha portato in piazza milioni di persone in tutto l’Egitto. Tragico il bilancio dei gravi disordini: almeno sedici morti e 781 feriti. «Diamo tempo a Mursi fino a martedì 2 luglio alle 17 perché dia le dimissioni — si legge in un comuni- cato di Tamarod — permettendo alle istituzioni nazionali di preparare ele- zioni presidenziali anticipate». Gli attivisti chiedono «alle istitu- zioni dello Stato, compresi l’esercito, la polizia e la magistratura, di soste- nere apertamente la volontà popola- re, così come emerge dalla folla» che ha riempito le piazze in questi gior- ni. Il comunicato respinge quindi l’appello al dialogo arrivato da Mursi, perché «non c’è alcuna possi- bilità di accettare soluzioni a metà; non ci sono alternative — si legge ancora nel comunicato — alla fine pacifica del potere dei Fratelli mu- sulmani e del loro rappresentante Mursi». Il presidente egiziano ha sfidato i milioni di oppositori scesi in piazza respingendo ieri l’ipotesi di elezioni anticipate e sottolineando che non tollererà alcuna deviazione dall’ordine costituzionale, perché eventuali dimissioni anticipate met- terebbero a rischio la legittimità dei suoi successori, innescando un circo- lo vizioso. Quelle di ieri sono state le mani- festazioni più imponenti mai avve- nute in Egitto dalla caduta del presi- dente Hosni Mubarak nel 2011: se- condo fonti dell’opposizione, circa 17 milioni di persone sono scese in stra- da. Sanguinosi scontri e incidenti si sono registrati al Cairo, dove oggi è stato attaccato e saccheggiato il quartier generale dei Fratelli musul- mani, e in varie località del sud. In tutto il Paese i manifestanti hanno protestato con bandiere egi- ziane e cartellini rossi, a simbolizza- re la richiesta di “espulsione” per il capo dello Stato eletto democratica- mente un anno fa. Gli organizzatori della campagna portata avanti dall’opposizione hanno inoltre an- nunciato che in poco più di un mese sono stati raccolti 22 milioni di firme per chiedere a Mursi di andarsene. Il Fronte di salvezza nazionale, che riunisce parte dell’opposizione, ha diffuso un comunicato nel quale esorta i manifestanti non collaborare con le autorità. Intanto, secondo fonti di stampa, i ministri del Turismo, dei Rapporti con il Parlamento, delle Telecomuni- cazioni, dell’Ambiente e delle Risor- se idriche avrebbero presentato oggi una lettera di dimissioni, spiegando di volersi unire alla protesta contro il Governo. Nel tentativo di spegnere un gigantesco rogo Morti in Arizona diciannove pompieri Oggi il mensile «donne chiesa mondo» Le voci dell’eroismo quotidiano WASHINGTON, 1. Almeno dicianno- ve vigili del fuoco sono morti ieri lottando contro un incendio nello Stato americano dell’Arizona. Lo ha confermato l’ufficio dello scerif- fo della contea di Yavapai. I pom- pieri sono morti cercando di conte- nere le fiamme sulla collina di Yarnell, circa 120 chilometri a nord ovest di Phoenix. L’incendio ha costretto alla fuga i residenti dalla piccola località. Almeno duecento delle cinquecento abitazioni del vil- laggio sono state danneggiate dalle fiamme, che hanno raso al suolo oltre ottocento ettari di bosco. Sono tante e diverse le voci che compaiono su «donne chiesa mondo» in allegato: la comboniana suor Alessandra Fumagalli, di- rettrice dell’ospedale di Karak in Giorda- nia; Etty Hillesum, giovane intellettuale ebrea uccisa ad Auschwitz; Alfonso Colza- ni e Francesca Dossi, responsabili del ser- vizio per la famiglia della diocesi di Mila- no; Paolina Leopardi, sorella sconosciuta del poeta italiano; santa Isabella di Porto- gallo, regina di pace. Il prossimo appunta- mento con l’inserto è per il 2 settembre. Le fiamme devastano i boschi intorno alla città di Yarnell (La Presse/Ap) Attività del Papa durante il periodo estivo Sospese nel mese di agosto tutte le udienze generali, che riprende- ranno regolarmente da mercoledì 4 settembre. Lo ha reso noto la Prefettura della Casa Pontificia, annunciando anche alcuni impe- gni estivi di Papa Francesco. Nel- le domeniche di agosto, infatti, il Santo Padre continuerà a guidare la recita dell’Angelus in Vaticano. Inoltre giovedì 15 agosto, solenni- tà dell’Assunzione di Maria San- tissima, celebrerà la messa nella parrocchia di Castel Gandolfo e successivamente guiderà la pre- ghiera mariana dal Palazzo Ponti- ficio della residenza estiva. Avvisiamo i lettori che, a motivo di interventi di manutenzione della rotativa, nei prossimi giorni il giornale uscirà interamente in bianco e nero. Sarà a Lampedusa il primo viaggio del pontificato «Confermare». Quasi una parola d’ordine in una giornata nella quale si celebrava il ruolo della Chiesa di Roma e soprattutto quello del suo vescovo. E Papa Francesco, il vescovo di Roma, non ha mancato di cogliere, sabato 29 giugno, la ricorrenza della solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, fondatori di questa Chiesa «che presiede nella carità tutte le altre Chiese», per riproporre un concetto che gli sta a cuore, quello della collegialità episcopale, per camminare insieme in quella che ha defini- to proprio «la strada della sinodalità», cioè la strada che porta, la Chiesa unita, a «crescere in armonia con il servizio del primato». E in questa ottica ha assunto un significato partico- lare anche la cerimonia della benedizione e della consegna dei pallii a 34 arcivescovi me- tropoliti nominati durante l’anno. Non a caso infatti il pallio è il segno «della comunione con il Vescovo di Roma, con la Chiesa univer- sale, con il Sinodo dei Vescovi». Sarebbero stati 35 se fosse stato presente anche l’arcive- scovo di Huê, monsignor Lê Văn Hông. Il pallio gli sarà recapitato nella sua sede metro- politana. Altrettanto significativa è stata la presenza di una delegazione inviata come di consueto, dal patriarca Bartolomeo I. Il suo rappresentante, il metropolita di Pergamo, Ioannis, è stato sempre accanto al Papa, anche al momento di pregare dinanzi alla Confessio- ne di San Pietro al termine della messa. Papa Francesco durante l’omelia si è appun- to soffermato su quel verbo, confermare. Una missione specifica a cui è chiamato il vescovo di Roma: confermare nella fede, confermare nell’amore, confermare nell’unità. Questo è «lo spirito cattolico, lo spirito cristiano. Que- sta — ha aggiunto — è la strada di Gesù». Negli altri appuntamenti con i fedeli che hanno caratterizzato queste due giornate di fe- sta, per la recita dell’Angelus in piazza San Pietro, il Papa è tornato a parlare dei patroni di Roma, del loro sacrificio fino al martirio, ma ha anche voluto rivolgere un grato pensie- ro a Benedetto XVI ricordandone la «coraggio- sa» testimonianza. PAGINA 8 Il Papa sarà a Lampedusa lunedì prossimo, 8 luglio, per prega- re per le vittime dell’immigrazione e per far sì che finalmente su questo dramma apra gli occhi non solo l’Europa ma il mon- do intero. Mentre padre Federico Lombardi, direttore della Sa- la Stampa della Santa Sede, accompagnava la notizia data ai giornalisti con la manifestazione del profondo dolore del Pon- tefice per il recente naufragio di un’imbarcazione che trasporta- va migranti provenienti dall’Africa — ultimo di una serie di analoghe tragedie — la Prefettura della Casa Pontificia diffon- deva il programma di una mattinata già carica di attese. Il San- to Padre partirà dall’aeroporto militare di Ciampino alle 8. L’aereo atterrerà nell’isola dopo un’ora e quindici minuti. In auto il Papa si recherà poi a Cala Pisana, dove si imbarcherà per raggiungere via mare il porto di Lampedusa. I pescatori si- ciliani lo scorteranno con le loro barche. Una volta al largo Pa- pa Francesco lancerà in mare una corona di fiori in ricordo del- le vittime dei tanti naufragi. Quindi, giungerà nel porto di Punta Favarolo, sul cui molo troverà in attesa gruppi di immi- grati, con i quali si intratterrà alcuni momenti prima di rag- giungere, in auto, il campo sportivo “Arena” in località Salina, dove celebrerà la messa, con l’arcivescovo di Agrigento monsi- gnor Francesco Montenegro. Al termine si recherà nella parroc- chia di San Gerlando per una breve sosta. Alle 12.45 ripartirà per fare rientro in Vaticano. Immagine video di un gommone con a bordo 85 immigrati soccorso il 18 giugno dalla Marina militare italiana a 55 miglia dalle coste di Lampedusa (Ansa)

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLIII n. 149 (46.393) Città del Vaticano lunedì-martedì 1-2 luglio 2013

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y(7HA3J1*QSSKKM( +%!"!/!z!?

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza SuaEminenza Reverendissima ilSignor Cardinale Kurt Koch,Presidente del Pontificio Con-siglio per la Promozionedell’Unità dei Cristiani.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza SuaEccellenza il Signor Luis Al-berto Moreno, Presidente delBanco Interamericano de De-sarrollo, con la Consorte, eSeguito.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza ilSignor Enrique ValentínIglesias García, Segretario Ge-nerale della Segib (SegreteriaGenerale Iberoamericana).

Nella solennità dei patroni principali di Roma il Santo Padre ha parlato del servizio del primato

Sulla strada della sinodalitàE all’Angelus di domenica Papa Francesco ha ricordato l’esempio di Benedetto XVI

Gestie parole

Per la prima volta il vescovo diRoma preso «quasi alla fine delmondo» ha celebrato la festa deipatroni della città, i santi Pietro ePaolo. La ricorrenza liturgica èstata l’occasione per una riflessio-ne sul significato della missionedi chi è chiamato alla successionedel primo degli apostoli, in unacornice ecumenica molto espressi-va. Erano infatti presenti il coroluterano della Thomaskirche diLipsia, la chiesa di Bach, e so-prattutto una delegazione dellaChiesa di Costantinopoli. Que-st’ultima presenza è ormai da de-cenni una felice consuetudine traChiese «sorelle», ma è stata sotto-lineata in modo inatteso e toccan-te da Papa Francesco quando pri-ma dell’Angelus ha chiesto ai fe-deli di dire con lui un’Avemariaper il Patriarca Bartolomeo.

In questo tratto semplice e au-tenticamente cristiano è concen-trato lo stile del Pontefice. Dapiù parti in queste settimane sisono infatti sottolineati i suoi ge-sti e il suo modo di comunicare,breve ed efficace. I gesti sonocomprensibili a tutti, come lascelta, che è più forte di ogni pa-rola, di compiere il primo viaggiodel pontificato a Lampedusa, làdove approdano i percorsi di mi-grazioni forzate dalla miseria eaggravate da violenze e aviditàignobili. Mentre il suo comunica-re si è imposto all’attenzione nonsolo dei cattolici grazie soprattut-to alle prediche di Santa Marta:nei contenuti una predicazionecoerente con quella dei predeces-sori, mentre nuova è soprattuttola forma, sintetica, densa ed esi-gente, spesso tripartita.

Così è stata l’omelia per la fe-sta dei patroni di Roma, nellaquale il successore di Pietro si èchiesto cosa significhi confermarenella fede, nell’amore, nell’unità eha dato tre risposte: evocando an-cora una volta il pericolo di«pensare in modo mondano», ri-chiamando la necessità della testi-monianza (la «battaglia del marti-rio») e parlando infine del sensodel primato della Chiesa romanain armonia con il Sinodo dei ve-scovi. Il nuovo organismo venneistituito da Paolo VI poco primadella conclusione del concilio Va-ticano II e in mezzo secolo hacontribuito in modo evidente allosviluppo di una dimensione fon-damentale dell’essere cristiani:«Dobbiamo andare avanti perquesta strada della sinodalità, cre-scere in armonia con il serviziodel primato» ha scandito PapaFrancesco. Insomma — ha subitodopo spiegato — bisogna essere«uniti nelle differenze: non c’èun’altra strada cattolica per unir-ci. Questo è lo spirito cattolico,lo spirito cristiano».

E un esempio cristiano è statopoi presentato da Papa Francesco— a sorpresa e con parole chiaris-sime — quando all’Angelus di do-menica ha parlato della coscienzacome «spazio interiore dell’ascol-to della verità», unico spazio dilibertà. «Esempio meraviglioso dicome è questo rapporto con Dio»è stato Benedetto XVI nel passocompiuto «con grande senso didiscernimento e coraggio» ha det-to il suo successore. «E questoesempio del nostro padre fa tantobene a tutti noi, come un esem-pio da seguire».

g. m .v.

Milioni di egiziani chiedono entro ventiquattro ore le dimissioni del presidente

Ultimatum dell’opposizione a MursiIL CA I R O, 1. Il presidente egiziano,Mohammed Mursi, dovrà dimettersientro domani o nel Paese partiràuna campagna di disobbedienza ci-vile. L’ultimatum arriva oggi dagliattivisti della campagna Tamarod (ri-belli, in arabo) che ieri ha portato inpiazza milioni di persone in tuttol’Egitto. Tragico il bilancio dei gravidisordini: almeno sedici morti e 781feriti. «Diamo tempo a Mursi fino amartedì 2 luglio alle 17 perché dia ledimissioni — si legge in un comuni-cato di Tamarod — p ermettendo alleistituzioni nazionali di preparare ele-zioni presidenziali anticipate».

Gli attivisti chiedono «alle istitu-zioni dello Stato, compresi l’e s e rc i t o ,la polizia e la magistratura, di soste-nere apertamente la volontà popola-re, così come emerge dalla folla» cheha riempito le piazze in questi gior-ni. Il comunicato respinge quindil’appello al dialogo arrivato daMursi, perché «non c’è alcuna possi-bilità di accettare soluzioni a metà;non ci sono alternative — si leggeancora nel comunicato — alla finepacifica del potere dei Fratelli mu-

sulmani e del loro rappresentanteMursi». Il presidente egiziano hasfidato i milioni di oppositori scesiin piazza respingendo ieri l’ip otesidi elezioni anticipate e sottolineandoche non tollererà alcuna deviazionedall’ordine costituzionale, perchéeventuali dimissioni anticipate met-terebbero a rischio la legittimità deisuoi successori, innescando un circo-lo vizioso.

Quelle di ieri sono state le mani-festazioni più imponenti mai avve-nute in Egitto dalla caduta del presi-dente Hosni Mubarak nel 2011: se-condo fonti dell’opposizione, circa 17milioni di persone sono scese in stra-da. Sanguinosi scontri e incidenti sisono registrati al Cairo, dove oggi èstato attaccato e saccheggiato ilquartier generale dei Fratelli musul-mani, e in varie località del sud.

In tutto il Paese i manifestantihanno protestato con bandiere egi-ziane e cartellini rossi, a simbolizza-re la richiesta di “espulsione” per ilcapo dello Stato eletto democratica-mente un anno fa. Gli organizzatoridella campagna portata avanti

dall’opposizione hanno inoltre an-nunciato che in poco più di un mesesono stati raccolti 22 milioni di firmeper chiedere a Mursi di andarsene.Il Fronte di salvezza nazionale, cheriunisce parte dell’opposizione, hadiffuso un comunicato nel qualeesorta i manifestanti non collaborarecon le autorità.

Intanto, secondo fonti di stampa,i ministri del Turismo, dei Rapporticon il Parlamento, delle Telecomuni-cazioni, dell’Ambiente e delle Risor-se idriche avrebbero presentato oggiuna lettera di dimissioni, spiegandodi volersi unire alla protesta contro ilGoverno.

Nel tentativo di spegnere un gigantesco rogo

Morti in Arizonadiciannove pompieri

Oggi il mensile «donne chiesa mondo»

Le vocidell’eroismo quotidiano

WASHINGTON, 1. Almeno dicianno-ve vigili del fuoco sono morti ierilottando contro un incendio nelloStato americano dell’Arizona. Loha confermato l’ufficio dello scerif-fo della contea di Yavapai. I pom-pieri sono morti cercando di conte-nere le fiamme sulla collina di

Yarnell, circa 120 chilometri a nordovest di Phoenix. L’incendio hacostretto alla fuga i residenti dallapiccola località. Almeno duecentodelle cinquecento abitazioni del vil-laggio sono state danneggiate dallefiamme, che hanno raso al suolooltre ottocento ettari di bosco.

Sono tante e diverse le voci che compaionosu «donne chiesa mondo» in allegato: lacomboniana suor Alessandra Fumagalli, di-rettrice dell’ospedale di Karak in Giorda-nia; Etty Hillesum, giovane intellettualeebrea uccisa ad Auschwitz; Alfonso Colza-ni e Francesca Dossi, responsabili del ser-vizio per la famiglia della diocesi di Mila-no; Paolina Leopardi, sorella sconosciutadel poeta italiano; santa Isabella di Porto-gallo, regina di pace. Il prossimo appunta-mento con l’inserto è per il 2 settembre.

Le fiamme devastano i boschi intorno alla città di Yarnell (La Presse/Ap)

Attivitàdel Papa duranteil periodo estivo

Sospese nel mese di agosto tuttele udienze generali, che riprende-ranno regolarmente da mercoledì4 settembre. Lo ha reso noto laPrefettura della Casa Pontificia,annunciando anche alcuni impe-gni estivi di Papa Francesco. Nel-le domeniche di agosto, infatti, ilSanto Padre continuerà a guidarela recita dell’Angelus in Vaticano.Inoltre giovedì 15 agosto, solenni-tà dell’Assunzione di Maria San-tissima, celebrerà la messa nellaparrocchia di Castel Gandolfo esuccessivamente guiderà la pre-ghiera mariana dal Palazzo Ponti-ficio della residenza estiva.

Avvisiamo i lettori che, a motivodi interventi di manutenzione

della rotativa, nei prossimi giorniil giornale uscirà interamente

in bianco e nero.

Sarà a Lampedusa il primo viaggio del pontificato

«Confermare». Quasi una parola d’ordine inuna giornata nella quale si celebrava il ruolodella Chiesa di Roma e soprattutto quello delsuo vescovo. E Papa Francesco, il vescovo diRoma, non ha mancato di cogliere, sabato 29giugno, la ricorrenza della solennità dei santiapostoli Pietro e Paolo, fondatori di questaChiesa «che presiede nella carità tutte le altreChiese», per riproporre un concetto che gli staa cuore, quello della collegialità episcopale,per camminare insieme in quella che ha defini-to proprio «la strada della sinodalità», cioè la

strada che porta, la Chiesa unita, a «crescerein armonia con il servizio del primato». E inquesta ottica ha assunto un significato partico-lare anche la cerimonia della benedizione edella consegna dei pallii a 34 arcivescovi me-tropoliti nominati durante l’anno. Non a casoinfatti il pallio è il segno «della comunionecon il Vescovo di Roma, con la Chiesa univer-sale, con il Sinodo dei Vescovi». Sarebberostati 35 se fosse stato presente anche l’a rc i v e -scovo di Huê, monsignor Lê Văn Hông. Ilpallio gli sarà recapitato nella sua sede metro-

politana. Altrettanto significativa è stata lapresenza di una delegazione inviata come diconsueto, dal patriarca Bartolomeo I. Il suorappresentante, il metropolita di Pergamo,Ioannis, è stato sempre accanto al Papa, ancheal momento di pregare dinanzi alla Confessio-ne di San Pietro al termine della messa.

Papa Francesco durante l’omelia si è appun-to soffermato su quel verbo, confermare. Unamissione specifica a cui è chiamato il vescovodi Roma: confermare nella fede, confermarenell’amore, confermare nell’unità. Questo è

«lo spirito cattolico, lo spirito cristiano. Que-sta — ha aggiunto — è la strada di Gesù».

Negli altri appuntamenti con i fedeli chehanno caratterizzato queste due giornate di fe-sta, per la recita dell’Angelus in piazza SanPietro, il Papa è tornato a parlare dei patronidi Roma, del loro sacrificio fino al martirio,ma ha anche voluto rivolgere un grato pensie-ro a Benedetto XVI ricordandone la «coraggio-sa» testimonianza.

PAGINA 8

Il Papa sarà a Lampedusa lunedì prossimo, 8 luglio, per prega-re per le vittime dell’immigrazione e per far sì che finalmentesu questo dramma apra gli occhi non solo l’Europa ma il mon-do intero. Mentre padre Federico Lombardi, direttore della Sa-la Stampa della Santa Sede, accompagnava la notizia data aigiornalisti con la manifestazione del profondo dolore del Pon-tefice per il recente naufragio di un’imbarcazione che trasporta-va migranti provenienti dall’Africa — ultimo di una serie di

analoghe tragedie — la Prefettura della Casa Pontificia diffon-deva il programma di una mattinata già carica di attese. Il San-to Padre partirà dall’aeroporto militare di Ciampino alle 8.L’aereo atterrerà nell’isola dopo un’ora e quindici minuti. Inauto il Papa si recherà poi a Cala Pisana, dove si imbarcheràper raggiungere via mare il porto di Lampedusa. I pescatori si-ciliani lo scorteranno con le loro barche. Una volta al largo Pa-pa Francesco lancerà in mare una corona di fiori in ricordo del-

le vittime dei tanti naufragi. Quindi, giungerà nel porto diPunta Favarolo, sul cui molo troverà in attesa gruppi di immi-grati, con i quali si intratterrà alcuni momenti prima di rag-giungere, in auto, il campo sportivo “A re n a ” in località Salina,dove celebrerà la messa, con l’arcivescovo di Agrigento monsi-gnor Francesco Montenegro. Al termine si recherà nella parroc-chia di San Gerlando per una breve sosta. Alle 12.45 ripartiràper fare rientro in Vaticano.

Immagine video di un gommone con a bordo 85 immigrati soccorso il 18 giugno dalla Marina militare italiana a 55 miglia dalle coste di Lampedusa (Ansa)

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 lunedì-martedì 1-2 luglio 2013

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La Croazia testimonianzadelle radici cristiane dell’E u ro p a

Salgono i prezzi delle case nelle principali città

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Via liberadi Bruxellesa un piano

per l’o ccupazioneBRUXELLES, 1. Più soldi per i giova-ni, accordo politico sul meccanismodi risoluzione della crisi bancaria —su cui si tornerà a dicembre — pianoUe-Bei per l’accesso al credito dellepiccole e medie imprese e riformadella funzione pubblica. Il verticedei capi di Stato e di Governo deiPaesi dell’Ue doveva prendere delledecisioni su temi di carattere econo-mico e occupazione, e le ha prese.Sul fronte del lavoro sono state au-mentate le risorse a disposizione delmeccanismo comunitario della «Ga-ranzia per l’occupazione giovanile».Il vertice europeo porta inoltre a ca-sa l’anticipo al 2014-2015 dei sei mi-liardi messi sul piatto lo scorso feb-braio, che potranno diventare alme-no otto dal 2015 in poi, grazie allaflessibilità prevista dall’accordo sulbilancio raggiunto tra Parlamento eConsiglio europeo.

Il presidente del Consiglio deiministri italiano, Enrico Letta, hadichiarato che le risorse per i giova-ni potranno arrivare anche a novemiliardi, linea ribadita anche dalpresidente del Consiglio europeo,Herman Van Rompuy. «È assurdonon riconoscere il ruolo svoltodall’Italia nello spostare l’accentosulla crescita e sull’occupazione, inmodo particolare su quella giovani-le» ha detto il presidente della Re-pubblica, Giorgio Napolitano, com-mentando gli esiti del recente Con-siglio di Bruxelles. Questo, ha ag-giunto il capo dello Stato, «nonvuol dire naturalmente aver risolto iproblemi, però è stata imboccatauna strada che era urgente imboc-care, e non vanno sottovalutati ipassi fatti, passi anche consistenti».

Intanto, dopo oltre un anno emezzo dalla presentazione dellaproposta legislativa da parte dellaCommissione Ue, i rappresentantidegli Stati membri hanno adottatoun pacchetto di riforme della fun-zione pubblica che prevede un girodi vite e misure di austerità cheporteranno a 2,7 miliardi di euro dirisparmi entro il 2020, e a 1,5 mi-liardi di risparmi annuali nel lungoperiodo. Il via libera degli Statimembri conferma l’intesa raggiuntatra la presidenza irlandese di turnodell’Ue, il Parlamento e la Commis-sione, che ha già ricevuto il via li-bera della commissione affari giuri-dici dell’Aula. «Questa intesa è unarisposta adeguata alla crisi» hacommentato il commissario agli Af-fari istituzionali, Maroš Šefčovič.

Operai in una fabbrica a Pechino

L’Ue allargai confini

ZAGABRIA, 1. Alla mezzanotte,la Croazia è entrata a far partea pieno titolo dell’Unione eu-ropea, divenendo il ventottesi-mo Stato membro.

L’adesione della Croazia —obiettivo raggiunto dopo diecianni di lunghi e difficili rifor-me — segna un’altra data fon-damentale nel processo di in-tegrazione europeo. Si tratta,infatti, del primo Stato a en-trare in Europa dal 2007, annocui risalgono gli ultimi ingressinell’Ue (Bulgaria e Romania).Dopo la Slovenia, entrata nel2004, la Croazia è inoltre laseconda delle sei Repubblicheche componevano la ex Jugo-slavia socialista ad aderire alblocco. «Questo giorno ci dàuna nuova speranza e ci aprenuove opportunità che potre-mo realizzare se ci impegnere-mo tutti insieme» ha detto nelsuo discorso il presidente croa-to, Ivo Josipović, alla folla riu-nita a piazza Ban Jelačić, dovesono intervenuti anche il vicepremier irlandese, EamonGilmore, e il presidente litua-no, Dalia Grybauskaitė, inrappresentanza rispettivamentedella presidenza di turno se-mestrale uscente della Ue e diquella insediata oggi.

Con l’ingresso di Zagabria,cresce, inoltre, il numero deicittadini europei, che salgonoa 506,8 milioni (da 502,4 mi-lioni). E aumenta anche il pro-dotto interno lordo: la Croaziaaggiunge infatti 44 miliardi dieuro al pil dell’Ue, portandolocosì a 12.945 miliardi di euro.Delle sei Repubbliche checomponevano la vecchia Fede-razione jugoslava socialista, so-no, dunque, quattro quelle cheattendono ancora di entrarenell’Ue. Il Montenegro ha co-minciato un anno fa il nego-ziato di adesione, dopo averproclamato nel 2006 l’indip en-denza dalla Serbia. La Bosniaed Erzegovina non ha ancorapresentato la domanda per ot-tenere lo status di Paese candi-dato, mentre la Ex Repubblicajugoslava di Macedonia lo de-tiene dal 2005, ma non lo haancora avviato. Il Kosovo, in-dipendente dalla Serbia dal 17febbraio 2008, avvierà nel gen-naio 2014 il negoziato. Perquanto riguarda la Serbia, ilConsiglio europeo del 28 giu-gno scorso ha dato il via liberaall’avvio a partire da gennaiodel 2014.

Riprende il negoziatotra il Governo greco e la troika

Accogliendo l’invito dell’Am b a s c i a t acroata presso la Santa Sede, S.E.Mons. Dominique Mamberti, Segreta-rio per i Rapporti con gli Stati, si èrecato ieri, domenica 30 giugno, nellaChiesa di San Girolamo dei Croati aRoma per presiedere la Santa Messa,in occasione dell’entrata della Croazianell’Unione Europea. Oltre ai numerosisacerdoti presenti, hanno concelebratol’Ecc.mo Mons. Nikola Eterović, Segre-tario Generale del Sinodo dei Vescovi el’Ecc.mo Mons. Đuro Hranić, Arcive-scovo metropolita di Đakovo-Osijek.Insieme al Corpo Diplomatico, eranopresenti anche numerosi fedeli croati.

Eccellenze, cari sacerdoti,Signori Ambasciatori e distinteAutorità,Cari amici!

1. Sono particolarmente lieto diprendere parte a questa solenne li-turgia, che accompagna nel segnodella fede un evento che, per la suasingolarità, segna la nostra storia co-mune.

Mi pare di scorgere quest’oggiuna particolare sintonia tra le paroledella Scrittura e la felice circostanzache ci raduna. Le letture biblicheche abbiamo appena ascoltato, ciconsegnano un’immagine comune,che racchiude un bel concetto e sisintetizza nella parola “cammino”.

Nella prima lettura si presenta lascena della vocazione profetica diEliseo, il quale cessa di guidare i

buoi attaccati all’aratro. Ha lasciatoil giogo di legno dei buoi e ha presosu di sé il giogo dello Spirito diDio, che lo conduce su strade chefino ad allora egli non aveva neppu-re immaginato. Nella seconda lettu-ra, San Paolo ammonisce i cristianiaffinché si lascino guidare dallo Spi-rito nella loro vita. E da ultimo, ilVangelo ci mostra Gesù in camminoverso Gerusalemme, dove si compiràil suo destino.

2. Quello che si compie nella vitadei singoli, in certo senso accade an-che nella vita delle Nazioni. Oggi,siamo radunati nello storico Tempiodi San Girolamo dei Croati, per ren-dere grazie al Signore per un tra-guardo rimarchevole nella storia del-la nobile Nazione Croata, che, dadomani, entrerà a far partedell’Unione Europea. Traguardo diun cammino che il popolo croato hainiziato a intrecciare con la storiaeuropea a partire dal VII secolo, conl’arrivo delle tribù croate sul territo-rio dell’odierna Croazia e soprattut-to con il battesimo della NazioneC ro a t a .

Il Beato Giovanni Paolo II, du-rante la sua seconda visita in Croa-zia nel 1998, celebrando l’E u c a re s t i aa Spalato, ha detto: «La decisionedei vostri padri di accogliere la fedecattolica, la fede annunciata e pro-fessata dai Santi Apostoli Pietro ePaolo, ha avuto un ruolo centralenella storia religiosa e civile dellaNazione. “Questo fu un evento dicapitale importanza per i Croati,perché da quel momento accettaro-no con grande prontezza il Vangelodi Cristo come veniva propagato einsegnato da Roma. La fede cattoli-ca ha permeato la vita nazionale deiC ro a t i ” (Lettera pastorale del 16marzo 1939)» (Omelia Santa Messaa Spalato 4 ottobre 1998).

3. La Nazione Croata, e poi loStato, hanno cioè ricevuto, sin dalloro sorgere, la propria caratterizza-zione dal sigillo battesimale. Mentresi rafforzavano i legami con la Chie-sa di Roma, esso è stato l’elementoqualificante dell’autocoscienza di uninsieme di tribù che si è riconosciu-to Popolo e ha dato vita, in un de-terminato territorio, allo Stato deiCroati. E non sono mancate da su-bito figure insigni per il popolo eper la Chiesa: Papa Giovanni IV eraoriginario della Dalmazia, e il primore croato, Tomislav, ha ricevuto il ti-tolo di “ottimo figlio della ChiesaRomana”.

Nella difficile storia del popolocroato, il radicarsi della fede cattoli-ca progredisce di pari passo con ilrafforzamento della consapevolezzadi un ruolo e di un insieme di virtùche hanno consentito alla nazionecroata di conquistare, attraverso i se-coli, talvolta al prezzo del duro sa-crificio dei suoi figli, il posto cheoggi viene ad occupare nell’UnioneEuropea, la Comunità degli Stati edei Popoli d’E u ro p a .

Alla vigilia dell’ingresso a pienotitolo dell’Unione Europea, quale28° membro, possiamo ben ripeterele parole del Papa Leone X, che an-che il Beato Giovanni Paolo II vollericordare durante l’Udienza Genera-le nel 1994: «All’epoca della pene-trazione ottomana in Europa, LeoneX tributò ai Croati il titolo di “scu-tum saldissimum et antemuraleChristianitatis”. È un titolo che ave-va il suo significato più profondo evero nella storia di fede e di santitàche il popolo croato ha saputo rea-lizzare» (Giovanni Paolo II, udienzadel 14 settembre 1994)

4. Molte persone oggi sono diso-rientate, e si chiedono: «In quale di-rezione dobbiamo camminare? Doveandiamo? Quali sono le indicazioniche dobbiamo seguire?». La rispostaè molto breve: è il Cristo Signore.

Ben sei volte san Luca nel branoevangelico che oggi abbiamo procla-mato dice che Gesù è in cammino.Gerusalemme non è solo la metageografica del suo viaggio, ma an-che il punto di arrivo delle promessee delle attese dell’intera storia diIsraele. Nei Salmi e nei profeti lacittà di Gerusalemme è il simbolo eil centro verso il quale converge tut-ta la storia di speranza del popolodi Dio. Il cammino di Gesù è diret-to a Gerusalemme per compiere ilsuo “eso do”. Nella città santa egli

farà il passaggio attraverso il “batte-simo” e il “fuo co” della sofferenza edella morte, per entrare nella gloriadella salvezza e della libertà definiti-va. Questa è la via che Gesù inau-gura con il suo viaggio a Gerusa-lemme. Al seguito di Gesù sono idodici apostoli, i discepoli e la folla.Sullo sfondo stanno i responsabili ecapi della società ebraica di allora,gli scribi e i farisei.

Il cammino di Gesù diventa lacornice per proporre l’insegnamentorivolto ai discepoli e al popolo, cherappresentano la comunità cristiana.Gesù nel suo viaggio a Gerusalem-me fornisce ai discepoli gli orienta-menti ideali e pratici per proseguiresulla via che egli apre per primo.

5. Il tema della via al seguito diGesù, la sequela Christi, qualifical’esistenza cristiana personale e co-munitaria come esperienza aperta edinamica. La prospettiva immediatadel cammino di Gesù è quella dellasua morte a Gerusalemme. E quel fi-ne Luca lo richiama sei volte. Que-sto dovrebbe scongiurare la tenta-zione di trasformare il cammino ver-so la città santa in una marcia trion-falistica. Ma la meta ultima del viag-gio di Gesù non è la morte, bensì lar i s u r re z i o n e .

Qual è la meta del nostro cammi-no? Qual è meta dell’Europa e, inessa, della Croazia? La piena inte-

grazione nell’Unione Europea non èun punto d’arrivo, ma un punto dipartenza per una nuova missione.Questo vuol dire un impegno anco-ra più intenso nella costruzione del-la casa comune che è il nostro conti-nente. La Croazia non entra in Eu-ropa, perché ne fa da sempre parte,ma soltanto rafforza i legami che launiscono con altri componenti delvecchio continente. Durante la suastoria plurisecolare, soprattutto gliintellettuali croati, come ErmannoDalmata, il beato Agostino Kažotić,Giorgio di Sclavonia, professore allaSorbona, Giovanni Stojković di Ra-gusa, Marco Marulić, Antonio Ve-ranzio, Giorgio Križanić, GiuseppeRuggiero Bosković, per nominaresoltanto alcuni, hanno contribuitoalla creazione dell’ecumene cristia-no-occidentale vedendo in essa nonsoltanto l’opportunità per il progres-so e la prosperità della propria pa-tria, ma anche per la costruzionedell’Europa come una casa comunedi popoli di pari dignità.

6. Ogni costruzione per essere so-lida deve avere un forte fondamen-to. Ogni albero per resistere a tem-peste, venti, uragani deve avere radi-ci forti. In questo giorno così solen-ne possiamo chiederci su quali radi-ci si costruisce l’Unione Europea.

Il Santo Padre Benedetto XVI nel2007, durante il suo viaggio in Au-stria ha detto a tale proposito: «La“casa Europa”, come amiamo chia-mare la comunità di questo Conti-nente, sarà per tutti luogo gradevol-mente abitabile solo se verrà costrui-ta su un solido fondamento cultura-le e morale di valori comuni chetraiamo dalla nostra storia e dallenostre tradizioni. L’Europa non puòe non deve rinnegare le sue radicicristiane. Esse sono una componentedinamica della nostra civiltà per ilcammino nel terzo millennio» (Be-nedetto XVI, Incontro con il corpodiplomatico e con le Autorità, Vien-na, 7 settembre 2007)

Nella storia moderna della Croa-zia, il Beato Cardinale AlojzijeStepinac, Arcivescovo di Zagabria,faro di luce nei tempi bui dei totali-tarismi del ventesimo secolo, assurgea personaggio simbolo di questi va-lori. Nel suo cammino, seguendo ilCristo Signore, mostrava ai suoicompatrioti la strada giusta, la stra-da del Vangelo.

7. Nella sua storia, il popolo croa-to è sempre venuto in chiesa neimomenti più importanti del suocammino: a ringraziare per le vitto-rie e per implorare da Dio aiuto emisericordia nei momenti delle scon-fitte. Perciò, è molto lodevole l’ini-ziativa del Sig. Filip Vučak, Amba-sciatore di Croazia presso la SantaSede, di promuovere la celebrazionedi questa Santa Messa di Ringrazia-mento, proprio in questa chiesa diSan Girolamo, che è così cara perogni croato.

Porgendo i migliori auguri a tuttoil popolo croato, in questo momentostorico, vorrei ricordare le parole diPapa Francesco, pronunciate il gior-no dopo la sua elezione: «Io vorreiche tutti, dopo questi giorni di gra-zia, abbiamo il coraggio, proprio ilcoraggio, di camminare in presenzadel Signore, con la Croce del Signo-re; di edificare la Chiesa sul sanguedel Signore, che è versato sulla Cro-ce; e di confessare l’unica gloria:Cristo Crocifisso. E così la Chiesaandrà avanti» (Francesco, omeliaCappella Sistina, 14 marzo 2013).

E così andrà avanti anche laCroazia. Se un compito ha oggi laCroazia, se c’è un impegno che oggipossiamo consegnare con fiducia alpopolo croato, è quello di ravvivarein Europa la consapevolezza delleradici cristiane mediante la testimo-nianza dei valori di cui essa stessa èp ortatrice.

I sacrifici e le croci che hannomarcato ed accompagnato la storiadella nobile nazione croata, non so-no stati inutili, anzi possono aiutarlanella storia presente a concorrere an-che con il suo patrimonio spiritualeall’edificazione della casa comuneeurop ea.

Preghiamo infine per l’UnioneEuropea, affinché porti sempre piùpace e prosperità a tutti i Paesi delContinente. E così sia!

WASHINGTON, 1. Tutti i mercatiguardano alle mosse della FederalReserve, la Banca centrale statuni-tense. Il timore di un rallentamentodegli acquisti di titoli di Stato daparte dell’istituto sta “gelando” lepiazze finanziarie mondiali. E si vaad aggiungere alla paura di un riac-cendersi delle tensioni in Europa ea quella di un credit crunch dellebanche cinesi, che potrebbe rallen-tare la crescita di Pechino. Questamattina le piazze europee fanno se-gnare modesti rialzi. In difficoltà imercati asiatici.

L’attenzione dei mercati è peròrivolta anche alla riunione dellaBanca centrale europea (Bce) inprogramma giovedì e alle parole delpresidente Mario Draghi. Venerdìsarà poi la volta del dato sulla di-soccupazione americana in giugno:il dipartimento del Lavoro comuni-cherà infatti le stime ufficialisull’andamento del mercato, con glianalisti che prevedono la creazionedi 165.000 posti di lavoro dopo i175.000 creati in maggio. Si trattadi un dato importante, che influen-zerà le scelte della Fed, alimentan-do o meno le speranze che la bancacontinui a stimolare l’economia.

I primi sei mesi dell’anno per leBorse mondiali sono stati positivi.Wall Street ha registrato i miglioriprimi sei mesi dal 1999: da gennaioil Dow Jones è salito del 14 percento, anche se i guadagni sono

stati realizzati tutti nei primi cinquemesi. In giugno infatti l’indice haperso l’1,4 sulla scia della Fed edell’avvio dell’exit strategy da partedella banca centrale americana. Lerassicurazioni del presidente BenBernanke non sono servite agli in-vestitori che, ormai dipendenti dalleiniezioni di liquidità senza prece-denti della Fed, hanno preso le di-stanze dal mercato dei bond e han-no avviato una revisione del pro-prio portafoglio titoli. In un recenteintervento Bernanke, ha tracciato laRoad Map del processo di riduzio-ne del piano di quantitative easing,che dovrebbe terminare a metà 2014se le previsioni di crescita e sulmercato del lavoro dovessero essererispettate. Attualmente il piano diacquisto di titoli di Stato procede aun ritmo di 85 miliardi di dollari almese. Molti analisti, tuttavia, sotto-lineano che, prima di muoversi condecisione, i mercati attendono diconoscere il successore di Bernanke.In effetti il presidente Obama, purdefinendo Bernanke eccellente, halasciato intravedere un cambio dellaguardia alla guida dell’istituto, in-debolendo di fatto le parole di Ber-nanke. Le indiscrezioni sulla CasaBianca al lavoro per trovare il suc-cessore di Bernanke hanno solocomplicato la comunicazione dellaFed, costretta a far scendere incampo buona parte dei suoi gover-natori per rassicurare.

PE C H I N O, 1. Il PurchasingManager Index (Pmi) della Cina,ritenuto un indicatore affidabiledell’andamento della produzioneindustriale, è rallentato in giugnoscendendo al 50,1 per cento rispet-to al 50,8 di maggio. Lo affermaoggi l’agenzia ufficiale Nuova Ci-na. Un livello superiore al cin-quanta per cento del Pmi indicauna crescita positiva della produ-zione. Nel primo trimestre la cre-scita economica del Paese è risulta-ta più debole di quanto atteso al7,7 per cento. Nel frattempo, ilprezzo delle case nelle cento prin-cipali città cinesi è salito del 7,4per cento annuale a giugno, nono-stante gli sforzi del Governo per

abbassare i prezzi degli immobili.L’indice indipendente Academy haregistrato un prezzo medio di10.258 yuan (1.672 dollari) al metroquadro per le nuove case, in rialzodello 0,77 per cento mensile, inleggera frenata rispetto al più 0,81per cento mensile di maggio.

Sul fronte politico, il presidentecinese, Xi Jinping, ha dichiaratoche i governanti in Cina non de-vono essere valutati solo per gliaumenti record del prodotto inter-no lordo. Secondo l’agenzia Nuo-va Cina, il presidente Xi ritieneche il partito comunista debba da-re più importanza ai miglioramentidella qualità della vita, allo svilup-po sociale e all’ambiente.

ATENE, 1. Riprende il negoziatotra la Grecia e la troika (la squa-dra di esperti della Bce, dell’Ue edell’Fmi) per sbloccare 8,1 miliardidi euro di prestiti ad Atene, dopola crisi di Governo e la mancataprivatizzazione della televisione diStato Ert. La troika potrebbe rifiu-tarsi di pagare i prestiti se Atenenon riuscirà a recuperare il terrenoperduto sul fronte delle riforme.La Grecia avrebbe infatti dovutomettere in mobilità 12.500 lavora-

tori del pubblico impiego entrogiugno, ma la mancata privatizza-zione della televisione di Stato hascombinato i piani del Governo,che nelle scorse due settimane harischiato di collassare. In agostoAtene dovrà rimborsare prestiti inscadenza per 2,2 miliardi di euro.L’Esecutivo di Antonis Samaraspunta a chiedere alla troika di ral-lentare il piano di privatizzazioneda 2,6 miliardi di euro in pro-gramma per quest’anno.

L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 1-2 luglio 2013 pagina 3

Bombardamenti aerei e d’artiglieria sulla terza città del Paese

L’offensiva governativa sirianainveste Homs

Il premier pakistano invita il presidente afghano per colloqui

Islamabad e Kabulrinnovano

l’opzione diplomatica

Alta tensionefra Ue

e Stati UnitiBRUXELLES, 1. Alta tensione fraEuropa e Stati Uniti per il casoDatagate, che sta assumendoproporzioni sempre più vaste.Tanto che si ritiene siano a ri-schio le trattative, tra le duesponde dell’Atlantico, per co-struire l’area di libero commer-cio più grande del mondo.

Queste trattative sarebberodovute cominciare presto, ma«ciò non è possibile» finché ri-marrà «il pur minimo dubbio»che gli Stati Uniti «hanno spia-to e forse continuano a spiare»l’Ue, ha affermato, citato dalleagenzie di stampa internaziona-le, il vice presidente della Com-missione dell’Unione europea,Viviane Reding. Mentre da Ber-lino si fa notare che lo spionag-gio «si fra tra nemici» e tuttoquesto rischia di far ripiombarele parti interessate «in un climada guerra fredda». Dopo la di-vulgazione di documenti, daparte del giornale tedesco «DerSpiegel», fatti filtrare dalla tal-pa, l’ex tecnico della Cia, Ed-ward Snowden, Bruxelles, Berli-no e Parigi hanno chiesto a Wa-shington di fornire «immediatespiegazioni» così da fare lucesulla spinosa questione. E gliStati Uniti hanno fatto sapereche risponderanno attraverso«canali diplomatici». I delicatitemi saranno discussi «a livellobilaterale» con gli Stati membridell’Ue. Le autorità di Washing-ton hanno poi tenuto a precisareche le richieste spiegazioni sullavicenda non saranno fatte pub-blicamente.

Il quotidiano «The Guar-dian», intanto, scrive che cimicistatunitensi sarebbero statecollocate anche negli uffici dirappresentanza italiana a Wa-shington.

Un miliziano dei ribelli siriani tra le macerie a Homs (Reuters)

Ancoraviolenzein Iraq

BAGHDAD, 1. Ancora violenze nelterritorio iracheno. Ieri l’esplosionedi una bomba, in un campo di cal-cio a Nahrawan, località a sud diBaghdad, ha provocato dodicimorti e ventiquattro feriti tra gioca-tori e spettatori. Lo hanno riferitofonti di polizia. Si tratta dell’enne-simo fatto di sangue, che viene adaggiungersi ad altri che hanno se-gnato varie città del Paese. Violen-ze che in prevalenza s’inscrivononello scenario caratterizzato dal ri-destarsi delle rivalità tra le comuni-tà sciita e sunnita. Intanto, riferiscela France Presse, il Parlamento delKurdistan iracheno ha votato ieril’estensione, per un periodo di dueanni, del mandato di MassoudBarzani quale presidente della re-gione del Kurdistan iracheno.L’opposizione ha respinto questadecisione e ha annunciato manife-stazioni di protesta.

Kerry vede progressinel negoziatotra israelianie palestinesi

TEL AV I V, 1. Il segretario di Statoamericano, John Kerry, al terminedel colloquio avuto ieri a Ramal-lah con il presidente dell’Autoritàpalestinese, Abu Mazen, ha parla-to di progressi reali nella ripresadel negoziato di pace tra israelia-ni e palestinesi, pur aggiungendoche bisogna ancora lavorare su al-cuni punti. Kerry aveva avuto ierimattina un nuovo colloquio, ilterzo in pochi giorni, con il pri-mo ministro israeliano, BenjaminNetanyahu.

Secondo il capo negoziatorepalestinese, Saeb Erekat, «c’èqualche progresso ma non possia-mo dire che ci sia uno spiraglio»nei negoziati di pace. Alla parten-za ieri sera dall’aeroporto di TelAviv, Kerry ha comunque dichia-rato che tanto le autorità palesti-nesi quanto quelle israeliane glihanno chiesto di tornare prestonell’a re a .

Aprendo ieri la riunione setti-manale del Consiglio dei ministri,il premier Netanyahu ha dichiara-to che Israele è pronto ad entrarein trattative con i palestinesi subi-to, senza precondizioni. Il pre-mier ha precisato che Israele nonfarà compromessi sulla sicurezza eche la decisione finale, qualora unaccordo fosse raggiunto, sarà sot-toposta a referendum popolare.

La questione palestinese e lalotta contro l’antisemitismo inEuropa sono i temi centrali delcolloquio, previsto per oggi a Ge-rusalemme, tra Netanyahu e ilpresidente del Consiglio italiano,Enrico Letta. Al termine della vi-sita allo Yad Vashem, questa mat-tina a Gerusalemme, Letta ha di-chiarato che «essere contro l’anti-semitismo non basta; bisogna es-sere per il popolo ebraico; noinon vogliamo abbassare la guar-dia anche in questo momento incui si riaffacciano germi di antise-mitismo nella nostra amata Euro-pa».

All’esterno dello stadio del Maracanã prima della finale della Confederations Cup

Disordini a Rio de Janeiro

Si aggravala crisi umanitaria

nel CiadN’DJAMENA, 1. Si aggrava la con-dizione delle popolazioni delCiad, tornate nella mappa dellecrisi umanitarie africane ancheper la ripresa del conflitto nellaconfinante regione occidentale su-danese nel Darfur. Dall’inizio del-l’anno, è segnalato un aumentodella malnutrizione, favorita dallasiccità, della malaria e delle infe-zioni respiratorie.

Ieri, intanto, è stato arrestatol’ex presidente del Ciad, HisseneHabré, accusato di crimini control’umanità e rifugiatosi in Senegal,dove era da anni, ed è stato presoin consegna a Dakar dal tribunalespeciale istituito per giudicarlodall’Unione africana in collabora-zione con il Senegal. Habré erastato fermato dopo le recenti visi-te del procuratore Mbacké Fall inBelgio e nel Ciad, per preparareil dossier d’accusa.

Il presidente statunitense visita la prigione di Robben Island dove fu incarcerato Nelson Mandela

Obama promette un progetto energetico per l’Africa

DA M A S C O, 1. L’offensiva delle forzegovernative in Siria sta investendoHoms, dove si concentrano alcunedelle principali basi dei ribelli. Se-condo fonti dell’opposizione, unadonna e due bambini sono morti ieriin un bombardamento aereo che hadistrutto la casa in cui vivevano. Lestesse fonti hanno riferito che l’arti-glieria e l’aviazione governative han-no anche bombardato i quartieri del-la vecchia città di Khaldiyè, dove sisono udite diverse esplosioni.

Terza città della Siria, Homs èconsiderata una delle roccaforti dellarivolta contro il presidente Bashar AlAssad. Durante il mese di giugno leforze governative siriane, appoggiateda miliziani del movimento sciita li-banese Hezbollah, hanno già ripresoil controllo della città strategiche dial Qussair e di Al Qariatayn, nel go-vernatorato di Homs. Nelle stesseore in cui si aveva notizia dei bom-

bardamenti su Homs, l’agenzia distampa ufficiale siriana Sana ha rife-rito che nell’abbattimento di un eli-cottero da parte dei ribelli a nord diAleppo sono stati uccisi sette funzio-nari del ministero dell’Educazione,oltre ai membri dell’equipaggio delvelivolo. I funzionari stavano por-tando materiale didattico per gli stu-denti di Nabl e Zahraa.

Si fa intanto sempre più gravel’emergenza umanitaria. Sulla que-stione è intervenuto di recente l’a rc i -

vescovo Silvano M. Tomasi, Osser-vatore Permanente della Santa Sedepresso le Nazioni Unite e altre orga-nizzazioni specializzate a Ginevra.In un discorso tenuto al 57° incontrodella commissione permanentedell’Alto commissariato delle Nazio-ni Unite per i rifugiati (Unhcr), To-masi ha sottolineato che «il numerodelle persone sotto la responsabilitàdell’Unhcr nel mondo è cresciutonegli ultimi dodici mesi». Ricordan-do la necessità di «dare la priorità

alla compassione, alla solidarietà e aldialogo rispettoso come metodo ap-propriato nel rispondere alla situa-zione critica dei rifugiati», Tomasiha rilevato l’impegno delle organiz-zazioni cattoliche nel fornire cibo,medicine e assistenza medica a oltrecentomila persone a Damasco,Homs, Aleppo e in aree circostanti.«I destinatari degli aiuti sono mu-sulmani» poiché «gli aiuti sono di-stribuiti non in base alla dottrina,ma in base ai bisogni».

Obama a Robben Island (La Presse/Ap)

La Repubblica Dominicananel blocco centroamericano

BRASILIA, 1. Ancora tensione in Bra-sile. Due poliziotti sono rimasti feritiin modo non grave negli scontri coni manifestanti all’esterno dello stadioMaracanã, a Rio de Janeiro, primadell’inizio della finale di Confedera-tions Cup. Un agente è stato colpitoda un sasso e un altro è stato rag-giunto a una gamba da una molo-tov, come ha reso noto la polizia,che ha anche sequestrato uno zainocon 17 bottiglie incendiarie. I poli-ziotti hanno disperso oltre tremilamanifestanti con numerose cariche el’uso dei gas lacrimogeni.

In precedenza un’altra manifesta-zione di cinquemila persone era ter-minata in modo pacifico. Nei pressidello stadio i contestatori hanno an-che bloccato una stazione della me-tropolitana al termine della partita,complicando il deflusso dei 73.500spettatori della finale costretti a inta-sare l’unica altra stazione della me-tro servita però da una linea diversa.

Per la finale di ConfederationsCup a Rio de Janeiro erano statischierati 11.000 poliziotti. Il presi-

dente, Dilma Rousseff, si è congra-tulata con la nazionale brasiliana perla «grande vittoria» sulla Spagna,per 3-0, (doppietta di Fred e gol diNeymar) con la quale ha conquistatola sua quarta Confederations Cup.Nelle ultime settimane Rousseff ha

dovuto affrontare una situazionemolto complessa a causa soprattuttodella moltitudine delle protestepopolari contro l’utilizzo di denaropubblico per organizzare laConfederations e il Mondiale del2014.

SAN JOSÉ, 1. Il vertice dei presidenti del Sistema dell’integrazione cen-troamericana (Sica), riunito a San José, la capitale della Costa Rica, hadeciso l’ingresso della Repubblica Dominicana come ottavo membro apieno titolo. Il vertice ha anche stabilito di avviare un’iniziativa per armo-nizzare i quadri giuridici dei diversi Paesi nella lotta al narcotraffico euna serie di riforme per il controllo e la rotazione ordinata degli incarichi.Il ministro degli Esteri di El Salvador, Hugo Martínez, subentra come se-gretario generale del Sica al posto del nicaraguense Juan Daniel Alemán.Appena assunto l’incarico, Martínez ha detto che la priorità del Sica saràora quella di avvicinarsi a livello politico e commerciale ad altri blocchiregionali. Del blocco fanno parte, oltre alla nuova entrata RepubblicaDominicana, Costa Rica, Panamá, Nicaragua, El Salvador, Honduras,Guatemala e Belize.

ISLAMABAD, 1. Sembra rilanciarsil’intesa tra Pakistan e Afghanistanper restituire all’intera area (Afpak)un sufficiente livello di ordine e disicurezza. Il primo ministro paki-stano, Nawaz Sharif, ha infatti rin-novato ieri l’invito al capo di Statoafghano, Hamid Karzai, a recarsi aIslamabad per colloqui «riguardan-ti temi di reciproco interesse». Neha dato notizia l’agenzia Pajhwok,precisando che si tratta del secon-do invito in una settimana, formu-lato questa volta dopo un incontrotra il premier pakistano e il primoministro britannico, David Came-ron. Karzai ha accettato l’invito, hariferito l’ufficio di presidenza, e hachiesto a Sharif di inviare in Af-ghanistan il suo consigliere per lapolitica estera, Sartaj Aziz, per pre-parare «un’agenda fruttuosa» per ilfuturo vertice.

Sia Karzai sia Sharif hanno in-contrato negli ultimi giorni il pre-mier britannico, con cui hanno di-scusso una strategia per avviare unprocesso di pace nella regione che

risulti credibile e di lungo respiro.Da rilevare, tuttavia, che in questoscenario di collaborazione s’imp on-gono ostacoli concreti. Significati-vo, al riguardo, è quanto ha affer-mato lo stesso Karzai durante l’in-contro con Cameron. Secondo ilpresidente afghano, vi sarebbe unpiano per un «sistema federale»che consegni parte del Paese ai ta-lebani. E parlando alla conferenzastampa congiunta con il premierbritannico, Karzai ha lamentato ilfatto che «negli ultimi mesi alcuneNazioni stanno cercando di impor-re all’Afghanistan un progetto fe-derale in cui alcune zone del Paesepasserebbero sotto il controllo deitalebani». Karzai ha poi rinnovatoai talebani l’invito «ad abbandona-re qualsiasi influenza straniera e aritornare in patria per costruire in-sieme un Paese stabile, prospero es i c u ro » .

Nella sua visita a Islamabad, Ca-meron ha incontrato il presidentepakistano, Asif Ali Zardari. Citatodall’agenzia di stampa App, Zarda-ri ha detto che il Pakistan «è favo-revole a qualsiasi sforzo per resti-tuire all’Afghanistan una pace so-stenibile e a lungo termine. Nellostesso tempo Zardari ha espresso ilproprio apprezzamento per il ruolodi Londra nella promozione dellariconciliazione in Afghanistan.

Ma questo non facile processo diriconciliazione sta urtando da qual-che settimana anche contro un al-tro scoglio: l’ira di Karzai che sioppone al dialogo, peraltro ancorada avviare, tra Stati Uniti e taleba-ni per cercare di uscire dalla crisiafghana. Karzai ha lamentato lamarginalizzazione in cui è stata re-legata Kabul in una trattativa chela riguarda direttamente. E l’opp o-sizione del presidente afghano si èanche tradotta nella sospensionedei colloqui diretti a rafforzare lapartnership strategica tra Washin-gton e Kabul. Successivamente so-no giunte le rassicurazioni del se-gretario di Stato americano, JohnKerry, il quale ha tenuto a precisa-re che gli Stati Uniti non hanno al-cuna intenzione di «scavalcare»Kabul nell’ambito dei colloqui dipace. Tra l’altro l’opera negozialesta segnando il passo. Sebbenel’apertura di un ufficio talebano aDoha, in Qatar, potesse far pensarea un passo avanti lungo l’itinerarionegoziale, al momento progressiconcreti non si sono registrati. I ta-lebani, dopo un’apparente aperturaa trattative per una soluzione nego-ziale, sembrano aver fatto marciaindietro: e ciò con ripercussionisulle complesse dinamiche nella re-gione, che vedono coinvolti più at-tori.

Nel frattempo nuove violenzehanno segnato il territorio pakista-no: due attentati dinamitardi han-no provocato la morte di ventunopersone. Più di cinquanta i feriti.Nel primo attentato, avvenuto allaperiferia di Peshawar, l’obiettivo èstato un convoglio di militari delCorp di frontiera: una vettura cari-ca di esplosivo è stata fatta detona-re a distanza. Diciassette le vittime.Il secondo attentato è stato perpe-trato in un distretto del Waziristandel Nord: un ordigno, collocato sulciglio della strada, è esploso ucci-dendo quattro soldati.

DOD OMA, 1. Il presidente degli StatiUniti, Barack Obama, ha lasciatooggi il Sud Africa, dove ha annun-ciato un progetto energetico per ilcontinente finanziato da Washin-gton per sette miliardi di dollari incinque anni. Il presidente si accingeora a compiere in Tanzania la terzae conclusiva tappa della missione inAfrica che lo ha condotto anche inSenegal. In Sud Africa Obama nonha potuto incontrare Nelson Man-dela, ricoverato in gravi condizioniin ospedale, ma al leader simbolodella lotta contro l’apartheid ha fat-to omaggio recandosi in visita nelcarcere di Robben Island, dove que-sti ha passato la gran parte dei suoi27 anni di prigionia. «Mandela ci hamostrato come il coraggio può cam-biare il mondo e come un prigionie-ro può diventare presidente» ha det-to Obama, che poi ha insistito sullanecessità che la pace prevalga sullaguerra e ha promesso all’Africa aiu-

to finanziario nella lotta contro ilsottosvilupp o.

Per quanto riguarda il progettoenergetico, il presidente ha annun-ciato che l’obiettivo è soprattutto fa-cilitare l’accesso all’energia elettricanell’Africa subsahariana. «In Africac’è un’energia che non può esserenegata; l’Africa sta crescendo e lanostra visione è quella di una par-tnership con il continente» ha spie-gato Obama. Washington intenderaddoppiare l’accesso all’elettricitàin particolare in Paesi come Etiopia,Ghana, Kenya, Liberia, Nigeria eTanzania. «Più di due terzi dellapopolazione dell’Africa subsaharia-na vive senza elettricità e nelle zonerurali non vi ha accesso oltre l’85per cento» ha ricordato Obama, se-condo il quale il progetto «sfrutteràl’enorme potenziale energetico del-l’Africa, incluse le nuove scoperte divaste riserve di petrolio e gas», sen-za trascurare il potenziale di svilup-po dell’energia pulita.

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 lunedì-martedì 1-2 luglio 2013

Il ruolo di Pietro nell’interpretazione architettonica della basilica vaticana

Solido come la rocciaD all’idea di Michelangelo alle modifiche del Maderno

di MARCO AGOSTINI

Michelangelo ripren-dendo per la nuo-va basilica di SanPietro l’idea diBramante di fare

dell’edificio un sistema centrale,ossia uno spazio in cui la predomi-nanza dell’ambiente principale co-perto dalla cupola si collegasse agliambienti minori disposti intorno insenso radiale, incontrava i d e s i d e ra -ta di Papa Giulio II (1503-1513). Lapianta centrale, utilizzata nell’edili-zia cristiana fin dall’inizio per imartyria e i battisteri, fu largamen-te utilizzata nel Rinascimento e nelBarocco. Il progetto di Michelan-gelo compone tre figure della geo-metria solida: il parallelepipedo,moltiplicato per quattro in formadi croce, il cubo e la sfera. La cro-ce greca, data dall’unica navata abotte, iscritta nel cubo fuoriescesolo con le absidi.

Le volte o le cupole minori ordi-nano gli spazi circostanti — deam-bulatori, cappelle, vestiboli — aquello centrale. Il martyrion avevail suo fuoco nella tomba del marti-re: valga il ricordo dell’An à s t a s i s aGerusalemme con la tomba vuota.Anche la nuova basilica ha il suofulcro nella tomba di san Pietro,tomba che Michelangelo non videmai poiché già del tutto velata dal-le strutture d’onore. Gli furonoguida nell’impresa le attestazionidi fede stratificate nella sequenzadegli altari: bell’esempio di checos’è tradizione. Gli scavi archeo-logici di Pio XII hanno messo inluce la tomba. Il luogo dell’inuma-zione di san Pietro segnalato, dap-prima, da tegole di coccio, nel IIsecolo fu onorato dal trophàion diGaio, trasformato nel III e ingloba-to nel IV nella memoria costanti-niana. La tomba terragna del pe-scatore di Galilea già contenutanella basilica costantiniana, ora ècelebrata dall’Altare della confes-sione sovrastato dal baldacchino

berniniano nel più imponente tem-pio della cristianità.

Nel 1607 Paolo V (1605-1621),tornato all’idea di una pianta acroce latina, incaricato Carlo Ma-derno di “s o s t i t u i re ” (1609) le cin-que navi ancora superstiti dell’edi-ficio antico con la costruzione disei cappelle, ne mutò l’asp etto.Oggi il pellegrino percepisce lacentralità dell’impianto michelan-giolesco solo quando arriva allaConfessione. Lì diviene perspicual’idea del fiorentino e le parole diVasari manifestano la loro forza:Michelangelo «Ritirava San Pieroa minor forma [di quella di Bra-mante], ma sì bene a maggiorgrandezza» (Giorgio Vasari, Le vi-te. Vita di Michelangelo Buonarroti,Roma 2003, p. 1235).

Michelangelo per fare della chie-sa una gagliarda struttura a soste-gno della cupola, rafforzò «i quat-tro pilastri principali fatti da Bra-

del cielo, terra e cielo, quadrato esfera, l’ordine della creazione, ilcosmo. Ma i piloni sono anche re-liquiari che serrano nel loro ventrele memorie della passione del Si-gnore. Le mura degli edifici piùimponenti si consolidano interna-mente con colate di bitume o altro

materiale: similmente corroborantedi questi piloni son le reliquie del-la redenzione. Questa linfa chescorre nelle pietre è immagine diquella che dalla Croce scorre nelcorpo mistico della Chiesa.

Così i Papi hanno inteso fortifi-care la chiesa di pietra, simbolo diquella spirituale, perché essa assi-curi i fedeli sull’indefettibilità dellaRoccia su cui è fondata e che hada resistere agli assalti dell’inferno.

Le facce dei piloni che guardanol’altare e la Confessione e la lorodecorazione, realizzata per voleredi Urbano VIII da Gian LorenzoBernini tra il 1627-1628 e il 1639,enfatizzano questa seconda funzio-ne di luoghi precisi non di postiqualsiasi: non è difficile riconoscer-vi gli elementi propri del reliquia-rio di ambito romano con l’edicolatimpanata che appoggia su unapiattaforma, eretta su colonne al disopra di un altare, dalla quale lereliquie vengono mostrate. Riqua-drano i tre registri le paraste ango-lari e il cornicione sul quale correl’espressione di san Cipriano Hincuna Fides mundo refulgit. Hinc Sa-cerdotii unitas exoritur. L’epigrafespiega il tutto in relazione allatomba del principe degli apostoli,all’altare che la tomba regge, a Co-lui che ad caput Petri officia suquell’altare: da qui l’unica fede, daqui si leva l’unità del sacerdozio. Ilprimo registro è alla radice del pi-lone, nelle Grotte, con l’altare del

ca: Salvatoris imaginem Veronicaesudario exceptam ut loci maiestas de-center custodiret Urbanus VIII Pont.Max. conditorium extruxit et ornavitanno iubilei MDCXXV recita l’iscri-zione. Il conditorium, la teca-cap-pella dotata di altare in spessore dimuro e di arca, sta nella nicchia in

alto dietro il cancello bronzeo.All’esterno l’apparato scultoreodell’edicola mostra la santità delluogo fino a non molti anni fa ri-parato anche con una scomunica.Da lì, il giorno stabilito, il canoni-co ostende la reliquia. Il rito è an-tico: lo ricorda Dante: «Qual è co-lui che forse di Croazia / viene aveder la Veronica nostra, / che perl’antica fame non sen sazia» (P a ra -diso, XXXI, 103-105).

Le bianche colonne tortilidell’edicola, provenienti come lealtre simili dalla p e rg u l a costanti-niana, reggono il timpano curvili-neo prezioso di marmi. Sopra esotto l’edicola gli angeli acclamanoVultum tuum deprecabo e trasporta-no in volo il Sacro Velo. Nella nic-chia sottostante sta la straordinariastatua della Veronica del toscanoFrancesco Mochi, benedetta con lealtre da Urbano VIII nel 1640. Perla scala di lato si scende nella cap-pella. Gli altari dei piloni furonoconsacrati da Benedetto XIII nel1727 e hanno per pale repliche mu-sive di originali di Andrea Sacchi(1633-1634) ora nel capitolo. QuiLa Veronica asciuga il volto di Gesù;gli altri affreschi narrano la suastoria e quella della reliquia (XVIIsecolo).

Opposto al pilone del SantoVolto è quello della Sacra lancia odi San Longino. L’iscrizione ricor-da la collocazione qui della reli-quia del ferro con il quale il centu-

rione trafisse il costato di Gesù(cfr. Giovanni, 19,34), donata a Pa-pa Innocenzo VIII nel 1492 dal sul-tano turco Bajazet. Il conditoriumha il medesimo trattamento prezio-so di quello della Veronica e le me-desime finalità liturgiche. Gli ange-li con il cartiglio annunciano Lan-cea latus eius aperuit e quelli sotto-stanti trasportano la lancia in volo.Nella nicchia sta il San Longino diGian Lorenzo Bernini (1638). Il sa-cello sottostante ha sull’altare lacopia del Martirio di san Longino ealle pareti gli affreschi delle Storiedell’invenzione della Vera Croce (XVIIsecolo).

A nord-ovest è il pilone dellaVera Croce o di Sant’Elena.L’iscrizione dichiara: Partem crucisquam Helena imperatrix e Calvarioin urbem avexit Urbanus VIII Pont.Max e Sessoriana basilica desum-ptam additis ara et statua hic in Va-

ticano conditorio collocavit. La reli-quia della Vera Croce vaticana col-locata nel conditorium proviene daSanta Croce in Gerusalemme, doveancora stanno altre reliquie dellapassione rinvenute in Palestinadall’imperatrice Elena. Gli angeliin alto esibiscono il cartiglio conl’iscrizione In hoc vinces e quelli inbasso il signum crucis: allusione alsogno di Costantino avanti la bat-taglia di ponte Milvio (312). Disotto la statua dell’imperatrice diFrancesco Bolgi del 1639. La cap-pella inferiore ha sull’altare laSant’Elena e il miracolo della VeraC ro c e (1640) e una decorazione fre-scale, che indica la diversa destina-zione iniziale della cappella, delXVII secolo con le vicende dell’arri-vo della testa di sant’A n d re a .

La reliquia della testa di Andrea— fratello di Pietro anche nel mo-do del supplizio — era conservatanel pilone opposto a quello dellaVera Croce, fin quando Paolo VI ladonò alla città di Patrasso (1966).Sancti Andreae caput quod Pius se-cundus ex Achaia in Vaticanumasportandum curavit Urbanus VIII

novis hic ornamentis decoratum sacri-sque statuae ac sacelli honoribus colivoluit. In pericolo per l’invasioneturca del Peloponneso — l’Imp eroRomano d’Oriente era caduto nel1453 — Pio II aveva ottenuto la reli-quia da un discendente dei Paleo-logi nel 1462. La devozione dellaChiesa romana per l’apostolo, tut-tavia è molto più antica e risale alV secolo. L’abate Gueranger spiegal’atque Andrea presente nell’orazio-ne dopo il Pater della messa — in-serzione risalente già al V secolo —proprio con questa devozione. Laconsueta decorazione dell’edicolaannuncia Salve crux diu desiderataed esibisce lo strumento del suppli-zio. Nella nicchia di sotto è la sta-tua del santo di François Duque-snoy (1639) e sotto ancora la cap-pella con l’altare consacrato nel1726 e la pala con La preghiera disant’Andrea davanti alla croce. An-che qui la decorazione frescale, conl’arrivo a Roma della Sacra Lancia,rivela la diversa destinazione ini-ziale del luogo.

Nel 1634 Papa Urbano VIII edi-tava nuovamente il Messale Roma-no; il libro che serviva a dire messanell’orbe cattolico offriva di nuovola liturgia papale come canone.Aveva nel cuore e negli occhiquanto avviene sull’altare vaticanoquando il Papa celebra, ma anchesu ogni altare del mondo quandoogni vescovo e sacerdote celebra incomunione con lui. Ogni sacerdoteche celebra in comunione con luipartecipa della solidità di quest’al-t a re .

Gli furono guida nell’i m p re s ale attestazioni di fede stratificatenella sequenza degli altariBell’esempiodi che cosa è tradizione

Per fare della chiesa una robustastruttura a sostegno della cupolaBuonarroti rafforzòi quattro pilastri principaliideati da Bramante

Gesù risorto e la vittoria sul tempo

Contemp oraneoa ogni epoca

di INOS BIFFI

Fin che Gesù diNazaret visse sullaterra, si trovò si-tuato in un preci-so spazio e circo-

scritto dentro un periodoben databile della storia;l’umanità del Verbo di Dio— come quella di ogni uomo— sorge e si dispiega neltempo e nello spazio. Questilegami spaziali e temporalisi sciolsero però con la risur-rezione, quando Gesù entròin un’altra dimensione, quel-la ch’è chiamata escatologi-ca: propriamente quindi nonnell’eternità divina, che egli,quale Figlio di Dio, non la-sciò mai, bensì nella condi-zione definitiva, non piùscandibile secondo i ritmitransitori, e che i teologi me-dievali chiamavano “evi-terno”.

Ora, Gesù risorto non èpiù attingibile nella formadegli abituali contatti umanicome avveniva prima. È ve-ro: dopo la risurrezione, egliappare e si mostra «vivo con

mante e lassati da Antonio da sanGallo che avevono a reggere il pe-so della tribuna» (ibidem). Prigioni,titani a sostenere il mondo sono unsimbolo della cosmografia antica: iquattro angoli della terra e la volta

santo legato alla reliquia. Gli altridue sono le nicchie sovrapposte:l’una con la statua del santo e l’al-tra con il conditorium con la reli-quia ornato di balcone per la suaostensione. Una scala all’interno,

funzionale alla ritualitàpropria del pilone, colle-ga i tre livelli.

Nell’Anno Santo del1625 fu predisposto ilprimo pilone per acco-gliere il Santo Sudariopresente in basilica giàdall’VIII secolo, quello asud-ovest o della Veroni-

Quanto più un evento è ricco di sensotanto maggiormenteha la capacità di perseveraredi essere presente e di opporsial logorio della temporalità

temporaneo a ogni momento e aogni luogo della storia. Egli è «qui,adesso». La risurrezione è vittoriaassoluta e irreversibile sul tempo esullo spazio. E non sorprende.

Non ci è, infatti, difficile osserva-re che quanto più un evento è po-vero di contenuto e di significato,tanto più è destinato a scomparire,a essere cioè assorbito a mano amano che i giorni trascorrono. Solola memoria lo può risuscitare, main se stesso è definitivamente tra-montato. Il tempo è più forte e ten-de a cancellarne le tracce che diven-gono sempre più labili.

Al contrario, quanto più un even-to è ricco di senso e pregno di so-stanza, tanto maggiormente ha insé la capacità di perseverare, di es-sere presente, e di opporsi al logo-rio della temporalità e di conse-guenza ha la prerogativa di andareoltre la data del suo avvenimento.

In realtà solo un evento ebbe inse stesso un vigore tale da non su-bire il minimo logoramento e quin-di l’assorbimento nel passato, ed es-sere invece permanentemente unpresente, un “oggi”, ed è stato il sa-crificio glorioso di Cristo, come sot-tolinea splendidamente la Letteraagli ebrei. I sacrifici carnali dell’an-tica alleanza, afflitti da intrinsecadebolezza salvifica, e quindi sogget-ti a esaurimento e consunzione, do-vevano essere continuati e ripetuti(E b re i , 10, 11).

Al contrario, il sacrificio di Cristo— sacerdote perfetto, «santo, inno-cente, senza macchia» (E b re i , 7, 26)— è capace di «redenzione eterna»(9, 12). È un sacrificio “celeste”.Non ha quindi bisogno di essereofferto «più volte» (9, 25); lo è sta-to «una volta per tutte» (7, 27) o«una sola volta» (9, 28). L’immola-zione nel «sangue di Cristo», a dif-ferenza di quelle nel «sangue di ca-pri e di vitelli» (9, 12-14), è dotatadi un valore compiuto e intramon-tabile, a cui nulla ormai col trascor-rere dei giorni potrebbe essere ag-giunto.

Ora, Gesù risorto è esattamenteil Crocifisso che, per la gloria e nel-la gloria del suo sacrificio, è scioltoper sempre da ogni vincolo che lorestringa o lo trattenga nelle trametemporali e lo estenui. Il che nonsignifica che sia estraneo o fuori daltempo, ma che trascende, nel senso

esaurito in Gesù la sua grazia. Nonne è immaginabile una maggiore.

Da parte sua, morendo sulla cro-ce, Gesù ha consumato l’a m o redell’umanità per il Padre: non po-tremmo pensare a una dedizione e auna adorazione più ardente di quel-le offerte dal Crocifisso, che sale sulpatibolo a significare quanto egliami il Padre (cfr. Giovanni, 14, 31).

Così come, non è concepibileuna fraternità e un’amicizia più in-tense di quelle che il Signore hamanifestato sul Calvario, dove haversato il suo sangue per tuttal’umanità (cfr. Giovanni, 15, 13; Ma t -teo, 26, 28).

Esattamente per questa pienezzainesausta e inaccrescibile di amore,il Risorto è sempre compagno diogni uomo, che non ha ragione al-cuna di rimpiangere i tempi in cuiGesù viveva tra noi e nel quale ci sipoteva visibilmente imbattere, dalmomento che ancora lo stesso Si-gnore gli è immancabilmente pros-simo e cammina con lui, compagnoin tutte le sue vicissitudini e peripe-zie, anche se ancora avvolto nel mi-s t e ro .

ficio glorioso di Cristo in-tramontabilmente presen-te e operante. Possiamorispondere: è la carità inesso contenuta. Nell’even-to pasquale di Gesù si ri-versa il dono più grandeche mai il Padre potessefare al mondo, cioè il Fi-glio redentore; Dio ha

molte prove» agli apostoli (At t i , 1,3-4): «Guardate le mie mani e imiei piedi, sono proprio io! Tocca-temi e guardate; un fantasma nonha carne e ossa, come vedete che ioho»; e prende cibo davanti a essi(Luca, 24, 39-43). Ma le sue appari-zioni, prima del distacco definitivo,hanno un intento ben preciso: mi-rano a creare in loro la certezza del-la sua risurrezione dai morti che es-si hanno come missione di annun-z i a re .

Tuttavia, proprio perché risuscita-to da morte, Gesù non è più tratte-nuto dai legami del tempo e daiconfini dello spazio: li ha sciolti eoltrepassati, per cui si trova con-

che include e domina, tutto quantosi estende, fluisce e succede.

In altre parole, il Cristo risuscita-to non è trascorso od oltrepassato;non è né relegabile a ieri, come ciòche è accaduto e non c’è più, né inattesa di un futuro che non c’è an-cora. Egli è semplicemente e sem-pre contemporaneo. Come afferma-va sant’Ambrogio: «Oggi, mentresto parlando, Cristo è con me; è inquesto punto, è in questo momen-to; e se un cristiano sta adesso par-lando in Armenia, là Gesù è pre-sente» (Expositio evangelii secundumLucam, II, 13). Resta da chiederciquale sia la realtà che rende il sacri-

Renato Bertini, «Risurrezione 2005»(Casa parrocchiale di Cristo risorto, Pesaro)

L’altare maggiore di San Pietro

Povertà, beni pubblici e sviluppo sostenibile in un seminario aperto dal cardinale Coccopalmerio e da Jeffrey Sacks

La testimonianza più bella«La povertà è una delle grandi sfide delnuovo millennio. Tante belle aspirazioni, tan-ti programmi, tanti impegni formali da partedi organizzazioni mondiali e nazioni, sonorimasti solo aspirazioni a cui tendere e la po-vertà, complice anche la crisi economica, au-menta e pone a tutti noi degli interrogaivi ditipo sociale, di tipo economico, di giustizia enon ultimo di carattere morale». Così il car-dinale Francesco Coccopalmerio, presidentedel Pontificio Consiglio per i Testi legislativi,ha aperto i lavori del seminario internaziona-le «Povertà, beni pubblici e sviluppo sosteni-bile. Le sfide globali del nuovo millennio»organizzato dall’Accademia internazionaleper lo sviluppo economico e sociale (Aises) esvoltosi il 1° luglio in Vaticano presso la Pon-tificia Accademia delle Scienze, presente tragli altri il vescovo cancelliere Marcelo Sán-chez Sorondo

«È un mondo più giusto e più equo — si èquindi chiesto il porporato — quello che sidimentica di una larga parte dell’umanità edè incapace di un uso razionale e sostenibile

delle risorse, di una migliore distribuzionedei beni della terra, di prendere decisionilungimiranti per arginare gli effetti del cam-biamento climatico che produce effetti deva-stanti proprio sui territori più a rischio po-vertà? Fin dall’inizio del suo pontificato Pa-pa Francesco sta affrontando con costanza,passione e partecipazione il tema dei poveri edella povertà. Egli è convinto che sia una sfi-da anche per la Chiesa stessa: sobrietà e ca-pacità di ascolto delle esigenze dei meno for-tunati devono essere le linee guida del com-portamento dei cristiani. Dico spesso quandoparlo ai fedeli: vuoi avere qualcuno che co-stantemente ti richiama a vincere le tue con-traddizioni? Adotta un povero! Scegli unapersona bisognosa da accudire e occupati dilui con costanza e amore. Non c’è testimo-nianza più bella». Il cardinale Coccopalme-rio ha anche ricordato come oggi il drammadella povertà s’intrecci con altri temi: «Lacura dell’ambiente, la sostenibilità urbana, lasostenibilità energetica, la crescita economicache deve essere guidata da criteri nuovi, il

consumo di suolo che vede tanti edifici vuotie inutilizzati a fronte di tante nuove costru-zioni spesso realizzate in aree a rischio».

Organizzata con la collaborazione delleonlus Associazione Maria Diomira (che ope-ra nel campo dell’assistenza ai poveri), Gree-naccord (dedita a formare e sensibilizzare igiornalisti sui temi della salvaguardia delcreato e della sostenibilità ambientale) e Lovuole il cuore (onlus con finalità caritative,voluta dallo stesso cardinale Coccopalmerioper alleviare le difficoltà dei più poveri), lagiornata è stata introdotta dal presidentedell’Aises Valerio De Luca e moderata daCarlo Marroni e dal nostro direttore. Su po-vertà e ambiente ha tenuto la relazione intro-duttiva Jeffrey Sachs, della Columbia Uni-versity di New York. In seguito sono interve-nuti, tra gli altri, Robert P. Vos (Fao) e ilpresidente dell’Enel, Paolo Andrea Colombo.Nel pomeriggio i lavori sono stati conclusida Stefano Scalera, direttore dell’agenzia ita-liana del Demanio.

L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 1-2 luglio 2013 pagina 5

Il fallimento dell’ateismo

Quell’intuizionedi Rousseau

Vita e pensieroAnticipiamo un estratto di uno degliarticoli che saranno pubblicati nelprossimo numero della rivista «Vita ePensiero». dell’Università Cattolica delSacro Cuore.

Nel documentario di Claude Lanzmann la controversa figura di Benjamin Murmelstein

L’ultimodegli ingiusti

di GA E TA N O VALLINI

Claude Lanzmann ag-giunge una lunga ap-pendice alla già monu-mentale opera cinemato-grafica Shoah. E lo fa

per raccontare una storia in partico-lare, la vita di un solo uomo: Benja-min Murmelstein, l’ultimo presiden-te del consiglio degli anziani del“ghetto modello” di Terezin, nell’al-lora Cecoslovacchia, l’unico Jewishe l d e r, secondo la definizione nazista,a non essere stato assassinato. Il do-cumentario, quasi quattro ore, è inti-tolato Le dernier des injustes (L’ulti-mo degli ingiusti), come si era defi-nito lo stesso protagonista rovescian-do il titolo di un libro di AndréSchwartz-Bart, ed è stato presentato

fuori concorso all’ultimo festival diCannes suscitando subito notevoleinteresse. Perché l’opera è di fattouna sostanziale riabilitazione diMurmelstein, personaggio finoraconsiderato controverso, ambiguonel suo operato e nel suo rapportocon i nazisti.

Il giudizio dei sopravvissuti suicapi e membri dei consigli ebraici èsempre stato in generale negativo, oquantomeno sospeso, perché non èmai risultato chiaro quanto il loroagire fosse di sottomessa collabora-zione con i nazisti nel folle piano disterminio e quanto invece si sianoadoperati per la salvezza degli ebreinei ghetti. Dunque neppure l’opinio-ne sui suoi due predecessori JacobEdelstein e Paul Eppstein, così comesugli elder dei ghetti di Varsavia,

Adam Czerniakó, e di Lódz, ChaimRumkovski, è positiva, ma il fattostesso che Murmelstein sia statol’unico a sopravvivere ha gettatoun’ulteriore ombra sul suo operatoin quegli anni bui.

La base del documentario è un’in-tervista rilasciata da Murmelstein alregista — che stava preparando ilmateriale per Shoah — nel 1975 a Ro-ma, dove si era ritirato. Quasit re n t ’anni dopo quell’incontro, l’ot-tantottenne Lanzmann torna nellacittà fatta edificare appositamente daAdolf Eichmann nel 1941 al fine diingannare il mondo e gli stessi ebrei,per raccontare quanto vi accadde. Esoprattutto quale ruolo vi svolsequell’uomo accusato in seguito diaver tradito il suo popolo.

Il regista ripercorre le strade versoil ghetto, dall’arrivo alla stazione, fi-no alle camerate. Legge pagine ditestimonianze sulle disumane condi-zioni di vita all’interno, a dispetto diquanto mostravano le inquietanti se-quenze — qui in parte riproposte —del film Th e re s i e n s t a d t : una cinicamessa in scena realizzata dai nazistinel 1944 per mostrare, a una comu-nità internazionale allarmata dallenotizie che filtravano dai territori oc-cupati, il modo dignitoso con il qua-

Wolf, Terezin. Il ghetto-modello diEichmann, descrive infatti nei minimiparticolari la vita dei deportati. Sisofferma a lungo sul lavoro di abbel-limento nel 1943 per i citai fini pro-pagandistici. A rileggerlo oggi, quellibro non appare così sconvolgente.Ma all’epoca si sapeva ancora pocodi ciò che era avvenuto, e le paginedi Murmelstein costituirono unafonte incredibile. Fonte che però ac-quista nuova luce dal documentario,nel quale il protagonista aggiungeulteriori particolari e giudizi. E so-prattutto parla di sé.

Dalla lunga intervista emerge unuomo dalla spiccata personalità, col-to, ironico, intelligente e coraggioso.Ma, in particolare, ascoltandolo si

fa della personalità di Eichmann,dell’uomo che, a seguito del proces-so cui fu sottoposto nel 1961 a Geru-salemme dopo la cattura in Argenti-na a opera del Mossad, venne consi-derato il simbolo della «banalità delmale», categoria coniata da HannahArendt per descrivere il meccanismoattraverso il quale persone normali sitrasformarono in assassini. Ebbene,dalla descrizione di Murmelsteinemerge un profilo ben diverso del-

pure non prendere posizione lascian-do che tutti venissero annientati?

Alla fine del documentario il dub-bio resta, visto che, malgrado tutto,lo stesso Murmelstein sembra esser-ne stato assillato per il resto dellasua vita. Tuttavia si fa strada l’ideache egli abbia agito allora convintodi fare la cosa giusta. E se è veroche in ogni caso le azioni apparten-gono alle responsabilità individualidi quanti, per fini più o meno nobi-

di RÉMI BRAGUE

Non tutti hanno una religione.Di solito si obietta che l’uomo èe resta un animale religioso, chese non ha un Dio, ha un idolo(Scheler), e di conseguenza nonci sarebbero veri atei. Mettiamoda parte questa considerazione abuon mercato, per non renderciil compito troppo facile. Lanon-religiosità è il risultato diuna situazione tipicamente mo-derna. Nella modernità l’uomooccidentale ha provato a imma-ginare una vita senza Dio e inalcuni casi a viverla. Ha cercatodi trasformare la celebre formulache per Ugo Grozio era unesperimento intellettuale, etsideus non daretur, in una regoladi vita. E così la religione è di-ventata un optional.

Il progetto della modernitàconsisteva nel liberare l’uomo inparticolare da due vincoli fonda-mentali, che avevano segnatoogni cultura precedente. Essi

dologico nello studio della natu-ra. È possibile rinunciare alla“Ipotesi Dio” (Laplace) nellaspiegazione del mondo. Il cheper altro presuppone che l’ideadi Dio serva a fornire una spie-gazione dell’origine o dellastruttura del mondo, cosa checontesto.

L’ateismo mostra tutti i suoilimiti dov’è in gioco l’e s s e redell’uomo, perché non è in gra-do di rispondere a una doman-da fondamentale: quella, appun-to, sul valore della vita umana.Finora la si poneva in conside-razione della vita dell’individuo,se essa, per dirla con Schope-nhauer, «copra i suoi costi» op-pure no. Oggi la domanda si èacuita perché si pone su un pia-no collettivo, ovvero: l’umanitànon danneggia forse l’equilibriodegli esseri viventi sulla Terra?Se la presenza dell’umanitàcomporta costi così alti, non sa-rebbe meglio che venisse meno?

L’impossibilità di rispondere

erano di natura cosmologica eteologica. Il vincolo cosmologi-co risultava nel sentirsi partedell’ordine del mondo, imitan-dolo e considerandolo come unagaranzia contro il definitivo col-lasso dell’essere e del bene. Ilvincolo teologico consistevanell’ubbidire alla legge divina.La religione in questo contestoassumeva il significato suggeritoda una delle sue due etimologie:re l i g a re . Dal punto di vista dellalinguistica questa etimologia èalquanto dubbia, molto menoplausibile di re l i g e re . Dal puntodi vista della storia della sua ri-cezione, però, è di gran lunga lapiù interessante e ricca di spun-ti: la religione è, infatti, un lega-me. E la recisione di ogni lega-me avviene in modo radicalequando l’uomo è posto al di so-pra di se stesso. Il risultato si èrivelato tuttavia negativo.

Da qui, la mia tesi: la versio-ne ateistica del progetto dell’etàmoderna è fallito. Noi viviamonel mezzo di una complessa se-rie di tentativi di edulcorarequesto fatto, mentre non do-vremmo nasconderlo e dovrem-mo ammetterlo onestamente.

Ho accennato a una distinzio-ne tra il progetto della moderni-tà in generale e la sua varianteateistica. Si potrebbe obiettareche quest’ultimo non è ancoracompleto e tanto meno fallito.L’uomo moderno occidentale èriuscito a creare società che nonnecessitano di alcun fondamentoche vada al di là dell’uomo stes-so, società a cui non manca nul-la o quasi. Si è dimostrato pos-sibile stabilire un principio dicoesistenza pacifica tra gli uomi-ni. Va riconosciuto anche il suc-cesso di un certo ateismo meto-

detto: che l’uomo possa legitti-mamente giudicare se stesso confavore è, per così dire, una sfac-ciataggine difficile da accettare.

Senza un legame con un esse-re trascendente che lo ponganell’essere e lo giustifichi nelsuo essere, l’uomo non può con-tinuare a vivere responsabilmen-te. Una società che si lascia per-meare e informare dall’ateismo èdestinata semplicemente a scom-parire. Nel suo lavoro di criticadella religione apparso nel 1927,Freud parlò, come recitava il ti-tolo, del Futuro di un’illusione.Oggi sappiamo che l’ateismonon ha un futuro, poiché com-promette il futuro del genereumano.

Già Rousseau l’aveva capito.In un commento alla professio-ne di fede del vicario savoiardo,nell’Emilio, paragona l’ateismoal fanatismo. All’ateismo sonoda imputare molte vittime. Essoè sì meno crudele del fanatismo,non fa scorrere come questo ilsangue, eppure, silenziosamente,ha un effetto ancora più deva-stante: «I suoi principi non pro-curano agli uomini la morte, maimpediscono loro di nascere».Oggi abbiamo imparato che ilgiudizio relativamente positivodi Rousseau sull’ateismo, alquale va concessa l’attenuante diuna certa ingenuità, vale solonella sua versione privata. Le ef-feratezze delle più importantiideologie atee, cioè dei regimidel XX secolo, hanno infatti digran lunga superato i peggioricrimini delle religioni. Ciò chenon perde di attualità è l’osser-vazione di Rousseau sull’azionea lungo termine dell’ateismo,che è distruttrice della vita.

ne forzata degli ebreiaustriaci. Per questoe per il successivoruolo nel campoMurmelstein diventaun testimone prezio-so della Shoah. Nelsuo libro, edito inItalia nel 1961 daCappelli e ripubbli-cato nell’occasione daLa Scuola con unapostfazione del figlio

le venivano trattati gli ebrei, le lorobuone condizioni quanto a cibo ecure, le attività sportive e le iniziati-ve culturali cui potevano partecipareal pari di spettacoli teatrali e cine-matografici. Insomma, un documen-tario di propaganda per mostrare ilghetto modello in cui passarono ol-tre 140.000 ebrei provenienti princi-palmente da Berlino, Praga e Vien-na. Solo 17.247 sopravvissero.

E Vienna era la città di cui erarabbino Murmelstein, il quale rac-conta di aver visto di persona AdolfEichmann partecipare alle violenzedella Notte dei cristalli nel 1938. Lostesso Eichmann — il diavolo, lo de-finisce — dal quale poco dopo ebbel’incarico di organizzare l’emigrazio-

Ultimo presidente del consigliodegli anziani del ghetto di Terezinaccusato di collaborare con i nazistivenne scagionato dai tribunaliMa non dai suoi

In un libro di Marco Deambrogio sul pellegrinaggio a Santiago de Compostela

Che fatica imparare di nuovo a camminaredi SI LV I A GUIDI

Per una volta l’amata motocicletta è rimasta ingarage: a Santiago de Compostela Marco Deam-brogio ci è voluto arrivare a piedi, pellegrino tra ipellegrini e non viaggiatore di professione, con-tando solo sulla compagnia silenziosa di genera-zioni e generazioni di viandanti che lo hanno pre-ceduto sulle strade che portano alla tomba di sanGiacomo. Nelle sue missioni senza rete, con a

santi e scomode sul senso del suo andare, pren-dendo coscienza delle scelte sbagliate e degli spi-goli del temperamento che più l’hanno fatto sof-frire — «non voglio che la rabbia abbia il soprav-vento, per troppi anni mi sono lasciato intrappo-lare da questo sentimento» scrive Deambrogiocon semplicità — convinto che cambiare si può, seil coraggio di riaprire vecchie ferite dona unanuova possibilità di ripartire e si accetta di seguireun percorso imprevedibile, che non coincide con

della comodità e il terrore della fatica e dell’im-previsto sono idoli pagani a cui sacrifichiamo,magari senza neanche rendercene conto, ognipossibilità di novità e di cambiamento.

Lungo la strada può succedere di tutto, persinodi innamorarsi di nuovo della vita, e di avere dinuovo voglia di raccontarlo — come l’autore hafatto nel libro Le Tre Vie della Vita, il mio Cammi-no di Santiago (Roma, Lit Edizioni, pagine 191,euro 16) — felici come bambini che collezionanofigurine e non ne hanno mai abbastanza, anche sela stanchezza si fa sentire e il peso dello zainocontinua a bruciare sulle spalle: «Come sempreho timbrato la mia credenziale che attesta tutti ivari passaggi e la lista di timbri si allunga di gior-no in giorno: c’è quello blu di forma rotonda diO Pedrouzo, quello quadrato rosso di Castrojeriz,quello con le tre croci degli Amigos del Caminodi Viana».

«Mi fermo e resto ad ascoltare la magia delCammino — scrive il viaggiatore, progressivamen-te diventato pellegrino, arrivato alla meta il 25 lu-glio, l’anniversario di san Giacomo, senza averloprogrammato prima — ho risposto al suo richia-mo, mi sono messo in viaggio, e ora sono qui dasolo con i miei pensieri, con le mie speranze, agodermi questa terra benedetta inondata dallagratitudine di chi mi ha preceduto. Sono profon-damente emozionato che quasi mi spaventa tantafelicità. Durerà? Sì, ne sono certo. Ho fiducia inquello che mi aspetta». Il programma è semplicis-simo: ripartire. E seguire un unico imperativo ca-tegorico: «Oggi farai quello per cui sei venuto almondo e non accantonerai i tuoi sogni per vivereuna vita che non ti appartiene». «Appena rientre-rò in Italia — conclude l’autore — ripartirò in pel-legrinaggio per Gerusalemme. Poi sarà la voltadella Via Francigena che mi condurrà a Roma».Santiago, Gerusalemme, Roma; le tre vie della vi-ta che danno il titolo al libro.

ad amministrare la macchina di mor-te dei campi». Insomma un uomopratico, anche se dalla forte persona-lità: «Non ho mai avuto paura deldiavolo, ho cercato sempre — dice disé — per quanto possibile di restarelibero». Astuto, faceva leva sui puntideboli dei suoi aguzzini per salvareil salvabile. Lo fece con Eichmann,non sordo al richiamo del denaro,grazie al quale riuscì a strappare alcampo e a far emigrare numerosiebrei. «I nazisti volevano fare di luiuna marionetta — ha detto ancoraLanzmann — ma lui aveva imparatoa tirare i fili da solo».

Uno degli aspetti dell’intervistache sicuramente suscita maggiore in-teresse è la lettura che Murmelstein

ha l’impressione ditrovarsi dinanzi auna persona convin-ta della bontà delproprio agire. «Sen-tendo la sua storia —ha affermato in pro-posito Lanzmannpresentando l’op era— ho scoperto unuomo di grande one-stà morale e intellet-tuale. Con i nazistinon aveva mai avutonulla da spartire.Non era un collabo-razionista, ma soloun poveraccio co-stretto ad accettare lalogica perversa cheobbligava gli ebrei

l’uomo che di fatto organizzò la “so-luzione finale”. «Altro che burocrateottuso. Eichmann — ha sottolineatoLanzmann — era un demonio: vio-lento, corrotto, furbissimo».

Per questo il regista, pur ammet-tendo di non aver seguito bene il di-battimento, ha criticato aspramentela filosofa e il processo al quale fusottoposto l’ufficiale delle SS: «Hoappreso, lavorando per Shoah, che fumolto povero, portato avanti da per-sone ignoranti, voluto da Ben Gu-rion come una sorta di giustificazio-ne per la nascita dello Stato diIsraele. Arendt, che aveva seguitotutto da lontano, racconta un saccodi assurdità. Più che della banalitàdel male bisognerebbe parlare dellabanalità delle conclusioni della si-gnora Arendt».

Comunque la si pensi, non è peròquesto il fulcro dell’opera. Del restolo stesso Murmelstein è più interes-sato all’autodifesa, ovvero a provarela sua innocenza. E perciò puntasulla questione relativa alla gestionedel ghetto e ai rapporti con i nazisti.Che poi all’epoca significava per luirisolvere un atroce dilemma: salvarela vita di una parte degli abitanti delghetto a spese dei rimanenti, colla-borando in qualche modo con i na-zisti (alcuni dei quali pronti a tratta-re con gli Alleati utilizzando gliebrei come merce di scambio), op-

collocati in questa condizione, i na-zisti».

In sostanza, appare più chiaro cheforse la grande colpa di Murmel-stein, peraltro assolto dai tribunalidai quali fu chiamato a essere giudi-cato, sia stata quella di sopravvivere.Da parte sua, Lanzmann afferma diaver imparato una lezione da questavicenda, ovvero che «in determinatesituazioni non esiste altro comporta-mento che l’obbedienza, e che ognitipo di resistenza diventa inutile.Detto questo — aggiunge — Murmel-stein ha continuato a combattere fi-no alla fine contro gli assassini».

Benjamin Murmelstein morì nel1989 senza essere scampato alla sin-drome del sopravvissuto e a una cer-ta emarginazione. L’allora RabbinoCapo di Roma, Elio Toaff, che giànel 1983 gli aveva negato l’iscrizionealla Comunità, gli rifiutò — come ri-corda con amarezza Wolf Murmel-stein nella postfazione al libro delpadre — anche la sepoltura nellatomba della moglie. E aggiunge:«Chi scrive fu mortificato col rifiutodi recitare in sinagoga la preghierain ricordo del padre perché avesse“parte del mondo futuro”». Prossi-mamente il regista verrà a Roma perpresentare il documentario proprioal figlio di Murmelstein. Forse saràl’occasione per avviare un più serenocammino di revisione del giudizio.

li, furono intermediari fravittime e carnefici, non biso-gna dimenticare – come hascritto di recente Anna Foa— che «in ogni caso la colpanon era di quanti tentavanodi mantenere in vita il ghet-to, operando scelte terribiliin una situazione comunqueestrema, ma di chi li aveva

alla domanda sulla le-gittimità dell’uomodipende direttamentedall’esito del progettodi un umanesimoateo. Se l’uomo di-pende solo da se stes-so, non abbiamo unasommità da cui sipossa prendere unadecisione sul valore osul disvalore dell’uo-mo. Sartre l’aveva

bordo solo il minimo indispensabile per la so-pravvivenza, Deambrogio, allergico al Gps e allatecnologia troppo invasiva, ha percorso l’Afghani-stan, la Nuova Guinea, i deserti dell’Australia,raggiungendo in moto gli angoli più sperduti delglobo, per non lasciarsi impigliare nella retedell’abitudine e poter raccontare i suoi bizzarri ocommoventi incontri in reportage, video e crona-che di viaggio.

A Saint-Jean-Pied-de-Port, la prima tappa delCamino Francés, lo attendeva la prova più difficile:impare di nuovo l’arte di camminare, in senso let-terale e metaforico, senza distogliere lo sguardoda se stesso, senza evitare le domande più pres-

superfluo ma un gesto di amore e di fedeltà a unapromessa, o l’incontro con la giovanissima e sola-re Dalia, decisa ad arrivare alla meta in mountainbike, che si ripete in circostanze ben più dramma-tiche a qualche giorno di distanza.

Un’opportunità lunga ottocento chilometri, ilcammino incastonato tra il Pirenei francesi e laSpagna, talvolta insidioso, spesso bellissimo, ognivolta sorprendente. La scoperta più inattesa èl’identità dell’avversario più temibile: non le circo-stanze esteriori — il freddo, il caldo, il goretex checede sotto il diluvio e viene sostituito da due sac-chetti di plastica infilati nelle scarpe, gli errori dipercorso — ma il proprio nemico interiore: il culto

le proprie immediate aspettative.L’importante è mettersi in cammino,

non solo pensare di farlo: dalla primatappa fino alla meta lo aspetta un per-corso costellato di antiche chiese, al-b e rg u e spartani o accoglienti, paesaggimozzafiato, compagni di viaggio buo-ni e meno buoni, generosi o gretti,con solo uno spazzolino da denti e unlibro di preghiere nello zaino oppureaggrappati a pesanti trolley, impossibi-li da trascinare in un percorso che siinerpica tra pietraie e luoghi fangosi.Ma non sempre le cose sono quelloche sembrano, come dimostra la storiadi Helmut, appesantito da un baga-glio che, come scoprirà chi leggerà illibro, non è segno di attaccamento al

La scena iniziale del film con Lanzmann nella stazione dove arrivavano i deportati a Terezin

Un momento della lunga intervista del regista con Murmelstein

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì-martedì 1-2 luglio 2013

Concluso a Varsavia l’incontro continentale dei segretari generali degli episcopati

L’Europa attendeun nuovo annuncio del Vangelo

A Romala Ccee riflettesulle vocazioni

s a c e rd o t a l iROMA, 1. È dedicato alla gioia dellavocazione sacerdotale l’incontro cheda oggi, lunedì 1, e per quattro gior-ni, riunisce a Roma rappresentantidi ventidue episcopati europei, insie-me a delegati di organismi per i reli-giosi dell’Europa e del Nord-Ameri-ca. L’incontro, promosso dalla Com-missione per le vocazioni del Consi-glio delle conferenze episcopali eu-ropee, intende approfondire la rifles-sione alla luce del documento dellaCongregazione per l’EducazioneCattolica «Orientamenti pastoraliper la promozione delle vocazioni alministero sacerdotale». All’appunta-mento, secondo quanto riferito daun comunicato del Ccee, è previstala partecipazione del presidente edel segretario della Congregazioneper il Clero, rispettivamente il cardi-nale Mauro Piacenza e il vescovoCelso Morga Iruzubieta.

†La Segreteria di Stato comunica che il29 Giugno 2013, è deceduto il Signor

GIACOMO LUCCHINIpadre di Mons. Roberto Lucchini,Officiale della Segreteria di Stato.

I Superiori e i Colleghi partecipanoal dolore di Mons. Lucchini e dei suoiFamiliari, assicurando la vicinanzanell’amicizia e nella preghiera per ilcaro defunto, che affidano al Signorerisorto.

Venerdì sera nei Giardini vaticani

Giovani romani in preghieracon il Papa

presso la grotta di Lourdes

L’arcivescovo Fisichella presenta la Giornata dei seminaristi

Alla riscopertadi un cammino

Circa 4.500.000 fedeli hanno parte-cipato alle varie iniziative promosseper l’Anno della fede in Vaticano.A fornire il dato è stato l’a rc i v e s c o -vo Rino Fisichella, presidente delPontificio Consiglio per la Promo-zione della Nuova Evangelizzazio-ne, durante la conferenza stampa dilunedì mattina, 1° luglio, svoltasinella Sala Stampa della Santa Sede,per la presentazione della Giornatadei seminaristi, novizi e novizie e diquanti sono in cammino vocaziona-le, in programma dal 4 al 7 luglio,sul tema «Mi fido di te!».

Il dato si riferisce solo ai pelle-grini registrati, giunti a Romadall’11 ottobre 2012 fino alla scorsasettimana. A ciò si devono, quindi,aggiungere i fedeli che non hannoinformato il dicastero della loropresenza. Migliaia di pellegrini, hadetto l’arcivescovo, che rappresenta-no un dato importante per l’Annodella fede, ma «non si deve dimen-ticare che nelle singole diocesi spar-se per il mondo, la partecipazionedei fedeli è stata ancora più gran-de». Monsignor Fisichella ha poiaffermato che l’elezione di PapaFrancesco «ha contribuito a incre-mentare la presenza dei fedeli a Ro-ma, perché con la semplicità dellasua parola arriva a tutti e con il suostesso stile di vita spinge a vivere lafede in maniera più diretta e impe-gnativa». A questo proposito, haconfidato che secondo le testimo-nianza di centinaia di parroci diogni parte del mondo, c’è un gran-de incremento di quanti si accosta-no al sacramento della riconciliazio-ne, toccati dalle parole del Papa.

La “Giornata” si svilupperà sudue momenti principali alla presen-za di Papa Francesco: l’i n c o n t rocon i giovani nell’Aula Paolo VI, sa-bato pomeriggio, 6 luglio, e la mes-sa celebrata nella basilica di SanPietro, domenica mattina 7 luglio.Monsignor Fisichella ha però illu-strato ai giornalisti in Sala Stampa— presenti anche l’arcivescovo JoséOctavio Ruiz Arenas, e monsignorGraham Bell, rispettivamente segre-tario e sotto-segretario dello stessoPontificio Consiglio — i dettagli delprogramma che prenderà il via gio-vedì 4 luglio, con il pellegrinaggioalla tomba di Pietro. I giovani par-tiranno dai giardini di CastelSant’Angelo e attraverso via dellaConciliazione giungeranno finoall’altare della Confessione, dovefaranno la professione di fede eascolteranno una riflessione del car-dinale Angelo Comastri, arcipretedella basilica Vaticana. Venerdì 5

luglio, si terranno delle catechesiper gruppi linguistici in alcunechiese del centro storico. Nel pome-riggio, sono state organizzate dellevisite a dei luoghi sacri, dove siconservano le reliquie di alcuni san-ti che hanno avuto una particolarerelazione con Roma e che sono im-portanti per il cammino vocaziona-le: Agostino, Francesco d’Assisi,Caterina da Siena, Filippo Neri,Ignazio di Loyola, Luigi Gonzaga,Gaspare del Bufalo e Teresa di Li-sieux. La giornata si concluderà inpiazza del Campidoglio, dove sisvolgerà una festa, alla quale parte-ciperanno un seminarista degli StatiUniti d’America, un altro della Ni-geria e una novizia italiana, che da-ranno la loro testimonianza voca-zionale. Sabato mattina 6 luglio, sa-rà dedicata alle confessioni e al-l’adorazione eucaristica. Per i for-matori che accompagnano i giova-ni, nell’aula magna della PontificiaUniversità Lateranense si terrà unmomento di riflessione sulle proble-matiche formative dei candidati alsacerdozio e alla vita consacrata, invista della nuova evangelizzazione.Nel pomeriggio, nell’Aula Paolo VI,dopo una riflessione del cardinaleMauro Piacenza, prefetto dellaCongregazione per il Clero, l’incon-tro con Papa Francesco, che parleràdella sua vocazione e offrirà ai gio-vani argomenti su cui riflettere peril percorso vocazionale. Al termine,si svolgerà per i Giardini vaticaniuna processione mariana che si con-cluderà sul sagrato della basilica diSan Pietro, dove il cardinale JoãoBraz de Aviz, prefetto della Con-gregazione per gli istituti di vitaconsacrata e le Società di vita apo-stolica, terrà la riflessione finale.Domenica 7 luglio, nella basilica diSan Pietro, Papa Francesco presie-derà la celebrazione eucaristica.

Un incoraggiamento a seguire confiducia quell’ispirazione che nascenel profondo del cuore e che portaall’ascolto del progetto di Dio perciascuno di noi. È questo il fruttoche un centinaio di giovani delladiocesi di Roma — impegnati in uncammino per il discernimento voca-zionale — hanno potuto raccoglierevenerdì pomeriggio, 28 giugno,pregando con Papa Francesco di-nanzi alla Grotta di Lourdes neigiardini vaticani.

L’incontro con il Pontefice allavigilia della solennità dei santi Pie-

tro e Paolo è una tradizione che,inaugurata da Benedetto XVI, si ri-pete ormai da quattro anni.

Venerdì sera, alle 18, erano ac-compagnati dal cardinale vicarioAgostino Vallini e da don FabioRosini, incaricato del servizio allevocazioni della diocesi. Papa Fran-cesco, dopo aver pregato con i gio-vani, li ha esortati a seguire conperseveranza e coraggio la stradache si apre davanti a loro e ad ave-re fiducia nell’assistenza dello Spiri-to in questo momento di discerni-mento.

VA R S AV I A , 1. «La nuova evangelizza-zione è necessaria oggi più chemai», perché nel continente europeo«le conseguenze del secolarismohanno provocato un’ingiustificataemarginazione di Dio», finendo percontagiare gli stessi cristiani nei qua-li si registra «una profonda crisi difede, prodotta da una notevole in-differenza, ignoranza dei contenutibasilari della dottrina, e un progres-sivo allontanamento dalla comuni-tà». È questa, in sintesi, l’analisi sul-la situazione della fede in Europatracciata da monsignor Virgil Ber-

cea, vescovo di Oradea Mare, GranVaradino dei Romeni e vice presi-dente della Commissione degli epi-scopati della Comunità europea.Quello del presule è stato l’interven-to centrale dell’incontro dei segretarigenerali delle Conferenze episcopalid’Europa che si è tenuto a Varsavia,dal 27 al 30 giugno scorsi, sul temadell’annuncio cristiano nell’Annodella fede alla luce dei dieci annidell’esortazione post-sinodale Eccle-sia in Europa. Un’occasione, su ini-ziativa del Consiglio delle conferen-ze episcopali d’Europa (Ccee), per

evidenziare luci ed ombre dell’attua-le crisi che il continente sta attraver-sando e che interpella anche laChiesa nella sua missione di annun-cio del Vangelo.

L’incontro è stato aperto dall’a rc i -vescovo di Przemyśl, Józef Michalik,vice presidente del Ccee e presidentedell’episcopato polacco, il quale si èsoffermato sulla situazione dellaChiesa cattolica in Polonia e sullesfide attuali poste dalla società qualila disoccupazione e la forte emigra-zione. Da parte sua, il vescovo ausi-liare di Gniezno, Wojciech Polak,

segretario generale della Conferenzaepiscopale polacca, ha sottolineatol’importanza che riveste il tema dellanuova evangelizzazione in Polonia,e a Varsavia in particolare, dove nel1979 il beato Giovanni Paolo II ebb ea dire che «la Chiesa ha portato allaPolonia Cristo, cioè la chiave per lacomprensione di quella grande efondamentale realtà che è l’uomo.Non si può infatti comprenderel’uomo fino in fondo senza il Cristo.O piuttosto l’uomo non è capace dicomprendere se stesso fino in fondosenza il Cristo. Non può capire néchi è, né qual è la sua vera dignità,né quale sia la sua vocazione, né ildestino finale. Non può capire tuttociò senza il Cristo». Per il presule,«anche l’Europa non riuscirà a com-prendere e a capire se stessa senzaCristo, la viva speranza per le nostreChiese e i nostri popoli».

Il tema del convegno è stato poiapprofondito, come accennato, damonsignor Bercea, il quale ha evi-denziato il chiaroscuro della situa-zione europea a partire da un ap-proccio antropologico, ossia cercan-do di tracciare quale idea di uomosia prevalente nel vecchio continen-te. «Manca sempre più una visionedel futuro, tutti s’imprigionano nelpresente e nella gente vince lo scar-so senso della storia. Il desiderio dicrescere e di guardare lontano è sta-to sostituito con passioni ed emozio-ni che si provano nel presente. Stia-mo assistendo a un disfacimentodella cultura della famiglia e del be-ne comune che sono sostituitedall’egocentrismo». In sintesi, per ilpresule, la grave crisi economica che«causa danni immensi», ha radicipiù profonde e non è a se stante.«L’economia di un mondo in corsodi mondializzazione è entrata in unagrande crisi, la cultura è entrata nel-la sua post-postmodernità, la spiri-tualità della persona umana cercaapprocci nuovi, le convulsioni socia-li e le attese degli uomini non con-cordano con le possibilità». Comeconseguenza del secolarismo, «lacultura contemporanea è diventatapragmatica, scettica nei confrontidella conoscenza di Dio e delle real-tà spirituali fino all’agnosticismo, se-gnata da un indifferentismo religio-so che si esprime tramite il promuo-vere un umanismo senza Dio e sen-za Gesù Cristo». Non solo, ci tro-viamo anche «davanti all’e m e rg e n z adi una cultura modellata dai massmedia», in cui «il flusso informativoinvade quantitativamente la capacitàcosciente di percezione dell’indivi-duo, gettando senza discernimentoinformazioni». A ciò si aggiungeuna classe politica europea «privadei valori fondanti dell’unità cultu-rale proposta dai Padri fondatori».Per dare «risposte adeguate», mon-signor Bercea ha offerto alcune pistedi lavoro. «È importante che si chia-riscano le fondamenta dei contenutibasilari della fede e della cultura edè per questo che si deve approfondi-re il significato teologico e pastoraledella nuova evangelizzazione». In-fatti, far conoscere e sostenere le ini-ziative legate alla nuova evangelizza-zione significa «restituire ai cristianiun’identità credente forte per i con-tenuti e ricca per un profondo sensodi appartenenza».

Nel 2012 raccolti da Acs oltre 90 milioni di euro grazie alle donazioni

Cresce la solidarietà per i cristiani nel mondoROMA, 28. Più di 90 milioni di eu-ro raccolti per aiuti: è questo il si-gnificativo risultato ottenuto nel-l’anno 2012 dall’associazione inter-nazionale Aiuto alla Chiesa chesoffre (Acs). Il tradizionale rappor-to dell’organizzazione mette infattiin evidenza che, in oltre sessanta-cinque anni di storia, mai la fonda-zione di diritto pontificio avevaraggiunto un simile traguardo. Inparticolare, attraverso la rete di di-ciassette sedi nazionali, che fanno

capo a quella principale di König-stein (Germania), sono stati raccolti90.789.588 euro, che hanno consen-tito di finanziare 5.604 progetti in140 Paesi. Si tratta, si osserva, di unaumento consistente, nonostante lacrisi economica che grava su moltiPaesi, rispetto ai poco più di 82milioni di euro che erano stati do-nati nel 2011.

La percentuale maggiore deicontributi (27,9 per cento) è statadestinata in aiuti all’edilizia: sono1.044 le chiese e le cappelle costrui-te o restaurate. Seguono quelli perle intenzioni di sante messe (15,6per cento); aiuti pastorali (12,1 percento); sostegno alla formazioneteologica (10,6 per cento) e alla ca-techesi (9,7 per cento) e, fra l’a l t ro ,all’apostolato biblico (4,1 per cen-to) e agli aiuti d’emergenza (1,3 percento). In crescita risulta, per esem-pio, la quota di contributi per il so-stegno ai rifugiati: oltre 500.000euro, che rappresentano più deldoppio rispetto a quelli previsti nel2011. La sede italiana dell’asso cia-zione, si legge sempre nel rapporto,ha messo a disposizione oltre 2 mi-lioni e 300.000 euro, donati da22.000 benefattori. L’impegno disolidarietà si è concentrato in Nige-ria. «Non abbiamo mai distolto losguardo dai nostri fratelli nigeriani— ha spiegato Massimo Ilardo, di-rettore di Acs-Italia — abbiamo so-stenuto la loro Chiesa, ma soprat-tutto siamo stati portavoce del loromartirio». Il sostegno di Acs-Italiaè, fra l’altro, andato ai rifugiati si-riani (82.900 euro) e alla campagnaper la donazione di 250.000 rosarialle diocesi di Cuba, in occasione

della visita apostolica di BenedettoXVI (39.900 euro).

Dal rapporto 2012 della fonda-zione di diritto pontificio, emergeche, come accaduto già nell’annoprecedente, i contributi più consi-stenti hanno riguardato interventirealizzati nel continente africano enel Vicino Oriente. «Abbiamo de-stinato oltre il 27 per cento delledonazioni alla Chiesa in Africa —ha spiegato la responsabile interna-zionale della sezione progetti diAcs, Regina Lynch — che solo cin-que anni fa riceveva appena il 18per cento del totale delle offerte».

Nel Vicino Oriente, inoltre, l’au-mento delle donazioni è stato lega-to al crescente sostegno ai rifugiati.Negli ultimi dieci anni Acs ha fi-nanziato oltre 140 progetti in favoredi profughi e sfollati nella regione.E, in particolare, dall’inizio delconflitto in Siria sono stati destinatiall’emergenza rifugiati 1.096.574 eu-ro. Dal rapporto emerge ancora chela Chiesa che nel 2012 ha ricevutopiù donazioni è stata quella indiana(4.172.197 euro). Il totale dei contri-buti ha consentito un decisivo sup-porto alla ricostruzione — non an-cora terminata — dei luoghi di cul-to e delle case distrutti nel 2008,nello Stato dell’Orissa, durante gliattacchi alla comunità cristianacompiuti dai fondamentalisti indù.«La paura è tuttora tangibile — hadichiarato Véronique Vogel, respon-sabile internazionale di Acs-India —e dobbiamo aiutare i vescovi a for-tificare la fede dei cristiani».

A seguire vi sono le comunità ec-clesiali di Brasile (3.831.215 euro),Ucraina (3.829.105 euro) e Russia,dove l’aiuto di Acs si suddivide trala Chiesa cattolica (1.329.973 euro),quella ortodossa (702.700 euro) e iprogetti interconfessionali (348.096euro), ovvero il sostegno a realtàculturali e media cristiani. Signifi-cative risultano infine anche le do-nazioni elargite in favore dellaChiesa nella Repubblica Democra-tica del Congo (2.199.161 euro), aCuba (1.443.846 euro) e in Vietnam(1.222.291 euro). Una parte dei fi-nanziamenti approvati dall’episco-pato statunitense, infine, servirannoalla ricostruzione delle chiese adHaiti. I contributi rientrano nellacolletta speciale per il Paese carai-bico. La Usccb partecipa alla mis-sione di solidarietà, attraverso ilpiano di aiuti denominato Programfor the Reconstruction of the Chur-ch in Haiti.

L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 1-2 luglio 2013 pagina 7

Messa del Papa a Santa Marta

Bisogna avere il coraggiodi pregare il Signore

Messaggio del Pontefice ai giovani lituani

L’amicizia di Gesùnon è un’illusione

L’amicizia di Gesù non è un’illusione:è l’espressione dell’amore di Dio.Lo scrive il Papa nel messaggio fattopervenire ai giovani lituani inoccasione della VI Giornata nazionaledella gioventù svoltasi a Kaunas dal28 al 30 giugno scorsi.

Cari giovani lituani!Sono veramente lieto di rendermispiritualmente presente in mezzo avoi e di rivolgervi il mio affettuososaluto in occasione della “SestaGiornata dei Giovani”, che vi vederiuniti così numerosi a Kaunas. Unparticolare pensiero rivolgo a quan-ti fra voi stanno percorrendo l’iti-nerario della piena dedicazione aDio nel sacerdozio e nella vita con-sacrata, come pure a tutti coloro

che sono impegnati nel servizio de-gli ultimi attraverso le moltepliciforme del volontariato. Saluto eringrazio i vostri Pastori, che han-no programmato queste specialigiornate di preghiera e di riflessio-ne, incentrate sul tema «Vi ho chia-mato amici» (Gv 15, 15). Propriopartendo da questa parola del Si-gnore vorrei offrirvi alcuni brevipensieri per la vostra crescita spiri-tuale e la vostra missione all’inter-no della Chiesa e nel mondo. Gesùvuole essere vostro amico, vostrofratello, maestro di verità e di vitache vi rivela la via da percorrereper giungere alla felicità, alla rea-lizzazione di voi stessi secondo ilpiano di Dio su ciascuno di voi. Equesta amicizia di Gesù, che ciporta la misericordia, l’amore diDio, è “gratuità”, dono puro. Eglinon vi chiede nulla in cambio, vichiede solo di accoglierla. Gesùvuole amarvi per quello che siete,anche nella vostra fragilità e debo-lezza, perché, toccati dal suo amo-re, possiate essere rinnovati.

L’incontro con l’amore di Dionell’amicizia di Cristo è possibileanzitutto nei Sacramenti, in parti-colare l’Eucaristia e la Riconcilia-zione. Nella Santa Messa noi cele-briamo il memoriale del sacrificiodel Signore, il suo darsi totalmenteper la nostra salvezza: ancora oggiEgli realmente dona il suo corpoper noi e versa il suo sangue perredimere i peccati dell’umanità efarci entrare in comunione con Lui.Nella Penitenza, Gesù ci accogliecon tutti i nostri limiti, ci porta lamisericordia del Padre che ci per-dona, e trasforma il nostro cuore,rendendolo un cuore nuovo, capa-ce di amare come Lui, che amò isuoi fino alla fine (cfr. Gv 13, 1). Equesto amore si manifesta nella suamisericordia. Gesù sempre ci per-dona.

Un’altra via privilegiata per cre-scere nell’amicizia con Cristo èl’ascolto della sua Parola. Il Signo-re ci parla nell’intimo della nostracoscienza, ci parla attraverso la Sa-cra Scrittura, ci parla nella preghie-ra. Imparate a rimanere in silenziodavanti a Lui, a leggere e meditarela Bibbia, specialmente i Vangeli, adialogare con Lui ogni giorno persentire la sua presenza di amiciziae di amore. E qui vorrei sottolinea-re la bellezza di una preghiera con-templativa semplice, accessibile atutti, grandi e piccoli, colti e pocoistruiti; è la preghiera del SantoRosario. Nel Rosario noi ci rivol-giamo alla Vergine Maria perché ciguidi ad un’unione sempre piùstretta con il suo Figlio Gesù perconformarci a Lui, avere i suoi sen-timenti, agire come Lui. Nel Rosa-rio infatti, ripetendo l’“Ave, Ma-ria”, noi meditiamo i Misteri, glieventi della vita di Cristo per co-noscerlo e amarlo sempre più. IlRosario è uno strumento efficaceper aprirci a Dio, perché ci aiuta avincere l’egoismo e a portare pacenei cuori, nelle famiglie, nella so-cietà e nel mondo.

Cari giovani, l’amore di Cristo ela sua amicizia non sono un’illusio-ne — Gesù sulla Croce mostraquanto siano concreti —, né sonoriservati a pochi. Voi incontreretequesta amicizia e ne sperimenteretetutta la fecondità e la bellezza se locercherete con sincerità, vi apriretecon fiducia a Lui, e coltiverete conimpegno la vostra vita spiritualeaccostandovi ai Sacramenti, medi-tando la Sacra Scrittura, pregandocon costanza, e vivendo intensa-mente nella comunità cristiana.Sentitevi parte viva della Chiesa,impegnati nell’evangelizzazione, inunione con i fratelli nella fede e incomunione con i vostri Pastori.Non abbiate timore di vivere la fe-de! Siate testimoni di Cristo neivostri ambienti quotidiani, consemplicità e coraggio. A coloro cheincontrate, ai vostri coetanei, sap-piate mostrare soprattutto il Voltodi misericordia e di amore di Dio,che sempre perdona, incoraggia,dona speranza. Siate sempre attentiall’altro, specialmente alle personepiù povere e più deboli, vivendo etestimoniando l’amore fraterno,contro ogni egoismo e chiusura. Ilvostro Patrono San Casimiro viaiuti a cercare e a portare Cristosenza mai stancarvi. Vi sia di soste-gno in questo cammino la presenzamaterna di Maria, e vi accompagnila mia Benedizione, che di cuoreimparto a tutti voi, estendendolaall’intera Lituania.

Dal Vaticano, 21 giugno 2013.

FRANCESCO

Se si vuole ottenere qualcosa da Diobisogna avere il coraggio di «nego-ziare» con lui attraverso una pre-ghiera insistente e convinta, fatta dipoche parole. Papa Francesco è tor-nato così a parlare del coraggio chedeve sostenere la preghiera rivolta alPadre, con «tutta la familiarità pos-sibile». E ha portato come esempiola preghiera di Abramo, il suo mododi parlare con Dio proprio come sesi trovasse a negoziare, appunto, conun altro uomo.

È su questo che il Pontefice ha in-vitato a riflettere quanti hanno par-tecipato questa mattina, lunedì 1° lu-glio, alla messa celebrata nella cap-pella della Domus Sanctae Marthae.Tra gli altri erano officiali e collabo-ratori del Pontificio Consiglio per laPromozione dell’Unità dei Cristiani,accompagnati dal cardinale presi-dente Kurt Koch, il quale ha conce-lebrato con il Papa.

L’episodio al quale il Papa si è ri-ferito è narrato nel libro della Gene-si (18, 16-33) dove è riportata la co-raggiosa intercessione di Abramo perevitare la morte dei giusti nella di-struzione di Sodoma e Gomorra,esempio proprio di familiarità e dirispetto verso Dio. Abramo si rivol-ge a Dio come farebbe con qualun-que uomo e pone il problema, insi-stendo: «E se ci fossero cinquantagiusti? Se ce ne fossero quaranta...trenta... venti... dieci?».

Abramo, ha ricordato il Pontefice,aveva oltrepassato cento anni. Dacirca venticinque parlava con il Si-gnore e di lui aveva maturato unaprofonda conoscenza. E dunque alSignore si rivolge per chiedergli «co-sa farà con quella città peccatrice.Abramo sente la forza di parlare fac-cia a faccia col Signore e cerca di di-fendere quella città. È insistente».Egli sente, ha spiegato ancora il

Pontefice, che quella terra gli appar-tiene e dunque cerca di salvare ciòche è suo. Ma, avverte, sente anchedi dover difendere quello che appar-tiene al Signore.

«Abramo — ha puntualizzato Pa-pa Francesco — è un coraggioso eprega con coraggio». Del resto nellaBibbia, ha aggiunto, la prima cosache si nota è proprio l’affermazioneche «la preghiera deve essere corag-giosa». Quando parliamo di corag-gio «noi pensiamo sempre al co-raggio apostolico», a quello che ciporta «ad andare a predicare il Van-gelo».

Tuttavia esiste «anche il coraggiodavanti al Signore, la parresia da-vanti al Signore: andare dal Signorecoraggiosi per chiedere delle cose».E «Abramo parla con il Signore inuna maniera speciale, con questo co-raggio».

Il Papa paragona la preghiera diAbramo a un «negozio fenicio» nelquale si contratta sul prezzo e chichiede cerca di tirare il più possibileper abbassare il prezzo. Abramoinsiste e «da 50 è riuscito ad abbas-sare il prezzo a 10» nonostantesapesse che non era possibile evitareil castigo per le città peccatrici. Malui doveva intercedere per salvare«un giusto, suo cugino». Con corag-gio, con insistenza, però andavaavanti.

Quante volte, ha ricordato il Pa-pa, sarà capitato a ciascuno di noi diritrovarsi a pregare per qualcuno di-cendo: «Signore ti chiedo perquello, per quello...». Ma «se unovuole che il Signore conceda unagrazia — ha sottolineato il Vescovodi Roma — deve andare con corag-gio e fare quello che ha fatto Abra-mo, con insistenza. Gesù stesso cidice che dobbiamo pregare così». Eper far meglio capire il concetto ilPapa ha riproposto alcuni episodievangelici mostrando come, insi-stendo, si possa ottenere dal Signoreciò che si chiede. Questo, ha ripetu-to, è «un atteggiamento della pre-ghiera. Santa Teresa parla della pre-ghiera come di un negoziare con ilSignore. E questo è possibile quan-do c’è la familiarità con il Signore.Abramo da 25 anni era con il Signo-re, aveva familiarità. E per questo haosato andare su questa strada di pre-ghiera. Insistere, coraggio. È stan-cante, è vero, ma questa è la pre-ghiera. Questo è ricevere da Dio unagrazia».

Il Pontefice si è poi soffermatoanche su come Abramo si rivolge alSignore: «Non dice “ma poverettisaranno bruciati... ma perdonali. Tuvuoi far quello? Tu che sei tantobuono vuoi fare lo stesso all’empioche al giusto? Ma no, tu non puoifar quello”. Prende gli argomenti, lemotivazioni del cuore stesso di Dio.Lo stesso farà Mosè quando il Si-gnore vuole distruggere il popolo:“ma, no, Signore, non fare così, per-ché diranno: li ha fatti uscire dal-l’Egitto nel deserto per ucciderli! notu non puoi fare così”. Convincere ilSignore con le virtù del Signore, equesto è bello».

Il suggerimento dunque è andareal cuore del Signore. «Gesù — hadetto il Papa — ci insegna: il Padresa le cose. Non preoccupatevi, il Pa-dre manda la pioggia sui giusti e suipeccatori, il sole per i giusti e i pec-

catori. Io vorrei — ha concluso rivol-gendosi ai presenti — che da oggitutti noi cinque minuti durante lagiornata prendessimo la Bibbia elentamente recitassimo il salmo 102che è quello che abbiamo recitato frale due letture. “Benedici il Signoreanima mia, quanto è in me benedicail suo nome, non dimenticare tutti isuoi benefici. Egli perdona tutte lecolpe, guarisce tutte le infermità,salva dalla fossa la tua vita, ti cir-conda di bontà e misericordia”. Pre-garlo tutto. E con questo imparere-mo le cose che dobbiamo dire alSignore, quando chiediamo unagrazia».

Per il quarto centenario dell’icona mariana di Budslau

Il cardinale Tauraninviato speciale del Santo Padre

in Bielorussia

Il Pontefice ha ricevuto nella mattina di lunedì 1° luglioil signor Enrique Valentín Iglesias García,

Segretario Generaledella SEGIB (Segreteria Generale Iberoamericana)

Il Thomanerchor di Lipsia in Vaticano

Armoniadell’ecumenismo

Com’è noto, lo scorso 15 aprile il Papa ha nominato il cardinale Jean-LouisTauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso,suo inviato speciale alla celebrazione conclusiva del IV centenario dell’arrivodell’icona della Beata Vergine Maria a Budslau (arcidiocesi di Minsk-Mohilev- Bielorussia), in programma nei giorni 5 e 6 luglio. Il porporatosarà accompagnato da una missione composta dal francescano Viktar Burlaka,parroco della parrocchia dell’Assunta a Budslau e custode del santuariomariano nazionale di Budslau; e dal sacerdote Uladzislau Zavalniuk,parroco della parrocchia dei Santi Simone ed Elena a Minsk.Di seguito pubblichiamo il testo della lettera pontificia di nomina.

«Ciò che nel cristianesimo è statoseparato per vicende storico-politi-che e per diverse comprensionidella Rivelazione, ha in fondomantenuto profonda unità nell’ar-te e può continuamente trovareanche oggi punti di incontro fe-condi nell’intelligente frequenta-zione delle fonti comuni». Lo hasottolineato il cardinale TarcisioBertone, segretario di Stato, salu-tando il Thomanerchor di Lipsia,in occasione del concerto eseguitovenerdì pomeriggio, 28 giugno, in-sieme al coro della Cappella Sisti-na. La corale luterana è giunta aRoma in questi giorni per parteci-pare alle celebrazioni ecumenichein onore dei santi Pietro e Paolo.Continuando sull’esperienza del-l’anno scorso, quando fu ospitatoil coro anglicano di WestminsterAbbey, la scelta è caduta quest’an-no sulla Germania. I piccoli can-tori sotto la direzione del maestro

Georg Christoph Biller, hannoeseguito con i coetanei della Cap-pella musicale pontificia brani diPalestrina, Penderecki, Biller, Bache Terzakis.

«Abbiamo appena ascoltato unmagnifico concerto dove la gran-de tradizione musicale tedesca equella romana si sono mirabil-mente intrecciate», ha commenta-to al termine il cardinale Bertone.«È interessante constatare — haaggiunto — che nell’esperienza re-ligiosa cristiana globalmente con-siderata, dove storicamente la fedesi è resa plastica attraverso l’arte,troviamo le fonti della culturamusicale occidentale». E sottoli-neando la spettacolarità della cor-nice offerta della Cappella Sistinaha notato che essa «può aiutarci atrasfigurare le diversità attraversola bellezza che è via per incontra-re Dio e per incontrarci nella veri-tà». Quindi rivolgendosi ai mem-bri della corale luterana, che fudiretta da Bach per ventisette an-ni, il porporato ha sottolineatocome la loro presenza confermi«che la cultura, la ricerca del bel-lo e del vero sono la via per in-contrarci e camminare nei fattiinsieme».

Hanno assistito al concerto, tragli altri, l’arcivescovo Bruguès,archivista e bibliotecario di SantaRomana Chiesa, il vescovo diCanelones, in Uruguay, monsi-gnor Alberto Francisco MaríaSanguinetti Montero, e il segreta-rio dalla Prefettura degli AffariEconomici della Santa Sede, mon-signor Vallejo Balda. Con i bene-fattori tedeschi che hanno soste-nuto l’iniziativa erano il vescovodi Dresden-Meissen, monsignorHeiner Koch, e il Landesbischof(vescovo regionale della Chiesaevangelica-luterana) Jochen Bohl,che ha pronunciato un breve sa-luto. Con i membri del corpo di-plomatico accreditato era monsi-gnor Bettencourt, capo del Pro-tocollo della Segreteria di Stato.Tra loro l’ambasciatore della Re-pubblica Federale di Germaniapresso la Santa Sede, ReinhardSchwepp e.

Il Papa saluta i cantori di Lipsia alla fine della messa del 29 giugno nella basilica Vaticana

Nella mattina di lunedì 1° luglio, Papa Francescoha ricevuto in udienza Sua Eccellenza il signor Luis Alberto Moreno,

presidente del Banco Interamericano de Desarrollo,con la consorte, e seguito

Venerabili Fratri NostroIOANNI LUD OVICO

S.R.E. CARDINALI TAU R A NPraesidi Pontificii Consilii

pro Dialogo inter ReligionesCum Catholica Ecclesia in Bielo-russia in Annum Fidei praeparatio-nem necnon celebrationem incluse-rit quadringentesimae anniversariaememoriae diei quo Romana ex ur-be Budslaviam pulcherrima et gra-tiis celebris imago Sanctae Dei Ge-netricis allata est, optima videturofferri occasio cultum et veneratio-nem Immaculatae Virginis simul-que novam evangelizationem ibi-dem fovendi.

Nutu autem divino Nos nuperad beati Petri Successoris soliumevecti, invenimus petitionem Vene-rabilis Fratris Thaddaei Kondrusie-wicz, Archiepiscopi MetropolitaeMinscensis Latinorum - Mohilo-viensis Latinorum, qui ab illustriDecessore Nostro Benedicto XVIhumiliter poposcit ut singularemhanc ob rationem Legatum suumin sanctuarium Budslaviense mitte-ret. Libenter ergo Nos consiliumeius comprobamus et ad hanc ho-norificam missionem explendamNostrum Missum Extraordinarium tenominamus, Venerabilis Frater No-ster, qui Romanorum Pontificumtot per annos fidus ac fidelis escooperator quique Ecclesiae amorees accensus.

Nostras igitur vices agens diebusV-VI proximi mensis Iulii Budsla-viae liturgicis ritibus praesidebis.Memoratum sacrum ibi Pastoremceterosque Venerabiles Fratres inEpiscopatu, presbyteros, OrdinisFratrum Minorum sodales, religio-sos viros et mulieres, civiles mode-ratores et publicos rectores, Ortho-doxae Ecclesiae aliarumve christia-narum Communitatum Pastores etasseclas cunctosque ibi turmatimcongregatos peregrinos Nostro no-mine comiter salutabis.

Extollantur cupimus, hac oblataopportunitate, singulares virtutes etspirituales divitiae sanctissimae DeiGenetricis Mariae, quae est «VirgoEcclesia facta, et electa a sanctissi-mo Patre de caelo, quam consecra-

vit cum sanctissimo dilecto Filiosuo et Spiritu Sancto Paraclito, inqua fuit et est omnis plenitudo gra-tiae et omne bonum» (S. Franci-scus Assisiensis, Salutatio BeataeMariae Virginis, 1-3).

Ipsimet vero laetamur de hocmemorabili eventu, potissimumquoniam templum Budslaviensedevotionis et religionis populi no-vam videt aetatem, cum NationaleSanctuarium Bielorussiae factumsit metaque peregrinationum quaeex proximo et longinquo vehiculisvel etiam pedibus veniunt ad ma-ternam intercessionem Deiparae va-riis in necessitatibus impetrandam.

Dum quidem legationem tuamprecibus comitamur atque una cumtot credentibus a caelesti Regina,fulgida Stella novae evangelizatio-nis, pacem praesertim imploramus,quam solus Iesus Christus dare po-test, Benedictionem Nostram Apo-stolicam, divinae gratiae auspicematque propensae Nostrae caritatistestem, tibi in primis impertimus,Venerabilis Frater Noster, quamMinscensi-Mohiloviensi dilectaecommunitati eiusque navo Praesulicunctisque sacras celebrationes par-ticipantibus communicabis.

Ex Aedibus Vaticanis, die XXIXmensis Maii, anno MMXIII, Pontifi-catus Nostri primo.

FRANCISCUS

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì-martedì 1-2 luglio 2013

Nella solennità dei santi Pietro e Paolo il vescovo di Roma parla del servizio del primato

Sulla strada della sinodalitàIl pallioa 34 nuovimetrop oliti

All’Angelus il Santo Padre richiama la grande eredità dei patroni della città

Un punto di riferimento per la Chiesa nel mondo

Nella preghiera mariana di domenica 30 giugno il Pontefice ricorda il grande esempio offerto da Benedetto XVI

Umiltà e libertà nel dialogo con Dio

Trentaquattro metropoliti hannoricevuto il pallio dalle mani delPapa come è ormai tradizionenella solennità dei santi Pietro ePaolo. Il rito della benedizione edell’imposizione della piccolastola di lana si è svolto sabato 29giugno, nella basilica Vaticana.All’inizio della messa, il cardinaleprotodiacono Jean-Louis Tauranha presentato i nuovi arcivescovinominati nell’ultimo anno:ventisei da Benedetto XVI e ottoda Papa Francesco.Quattro sono statunitensi, treitaliani come i messicani, ibrasiliani, gli indiani e gliargentini — tra i quali monsignorPoli, successore di Bergoglio aBuenos Aires —; due sonopolacchi e due boliviani e infineuno del Portogallo, dellaRepubblica Centroafricana, delMozambico, della Scozia, delleFilippine, della Malaysia, delCanada, delle Isole Fiji, dellaNigeria, della Lituania e dellaCroazia. Sei appartengono acongregazioni religiose: duesalesiani, due spiritani, undehoniano e un redentorista. Allafine l’arcivescovo Baldisseri,segretario della Congregazioneper i Vescovi, ha ricevuto il palliodestinato all’unico metropolitache non ha potuto esserepresente: il vietnamita Lê VănHông, al quale sarà consegnatonella sua sede di Huê dalrappresentante pontificio.Successivamente i nuoviarcivescovi hanno concelebrato lamessa con il Santo Padre. Allapreghiera eucaristica sono salitiall’altare della Confessione ancheil patriarca di Lisbona, ManuelMacário do NascimentoClemente, e l’arcivescovo diBeira, in Mozambico, ilmissionario dehoniano italiano,nato in Argentina, Dalla Zuanna.Come da consuetudine, erapresente una delegazione inviatadal Patriarca ecumenico diCostantinopoli Bartolomeo I,guidata dal metropolita Ioannis(Zizioulas), accompagnata dalcardinale presidente del PontificioConsiglio per la Promozionedell’Unità dei Cristiani. E dopola preghiera del Pater Noster,Papa Francesco ha scambiato ilsegno della pace con ilrappresentante del Patriarcatoecumenico. Conclusa lacelebrazione il Santo Padre, si èsoffermato alcuni istanti inpreghiera davanti allaConfessione di san Pietro. Gli eraaccanto il metropolita ortodosso.Erano presenti al rito cinquantacardinali, tra i quali, Bertone,segretario di Stato, e Sodano,decano del Collegio cardinalizio.Il Papa è stato assistito daicardinali diaconi Sarah eCalcagno. Con il CorpoDiplomatico accreditato presso laSanta Sede, erano gli arcivescoviBecciu, sostituto della Segreteriadi Stato, e Mamberti, segretarioper i Rapporti con gli Stati; imonsignori Wells, assessore dellaSegreteria di Stato, Camilleri,sotto-segretario per i Rapporticon gli Stati, e Bettencourt, capodel Protocollo. Il Pontefice eragiunto in basilica, accompagnatodagli arcivescovi Pozzo,elemosiniere, e Gänswein,prefetto della Casa Pontificia, daimonsignori Xuereb e PedacchioLeaniz, e dal medico Polisca. Trai presenti, anche il direttore delnostro giornale. I canti sono statieseguiti dalla Cappella Sistinaaffiancata dal Thomanerchor,coro luterano di Lipsia.

Un invito ad «andare nella stradadella sinodalità, a crescere in armoniacon il servizio del primato» è statorivolto da Papa Francesco alla messadella solennità dei santi Pietroe Paolo, celebrata nella basilicavaticana sabato mattina, 29 giugno,durante la quale ha imposto il pallioa trentaquattro nuovi arcivescovim e t ro p o l i t i .

Signori Cardinali,Sua Eminenza Metropolita Ioannis,venerati Fratelli nell’Episcopatoe nel Sacerdozio,cari fratelli e sorelle!Celebriamo la Solennità dei SantiApostoli Pietro e Paolo, patroniprincipali della Chiesa di Roma: unafesta resa ancora più gioiosa per lapresenza di Vescovi da tutto mondo.Una grande ricchezza che ci fa rivi-vere, in un certo modo, l’evento diPentecoste: oggi, come allora, la fe-de della Chiesa parla in tutte le lin-gue e vuole unire i popoli in un’uni-ca famiglia.

Saluto di cuore e con gratitudinela Delegazione del Patriarcato diCostantinopoli, guidata dal Metro-polita Ioannis. Ringrazio il Patriarcaecumenico Bartolomeo I per questorinnovato gesto fraterno. Saluto i Si-gnori Ambasciatori e le Autorità ci-vili. Un grazie speciale al Th o m a n e r -c h o r, il Coro della Th o m a s k i rc h e(Chiesa di San Tommaso) di Lipsia— la chiesa di Bach — che anima laLiturgia e che costituisce un’u l t e r i o represenza ecumenica.

Tre pensieri sul ministero petrino,guidati dal verbo “c o n f e r m a re ”. Inche cosa è chiamato a confermare ilVescovo di Roma?

Anzitutto, confermare nella fede. IlVangelo parla della confessione diPietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio delDio vivente» (Mt 16, 16), una con-fessione che non nasce da lui, madal Padre celeste. Ed è per questaconfessione che Gesù dice: «Tu seiPietro e su questa pietra edificheròla mia Chiesa» (v. 18). Il ruolo, ilservizio ecclesiale di Pietro ha il suofondamento nella confessione di fe-de in Gesù, il Figlio del Dio vivente,resa possibile da una grazia donatadall’alto. Nella seconda parte delVangelo di oggi vediamo il pericolodi pensare in modo mondano.Quando Gesù parla della sua mortee risurrezione, della strada di Dioche non corrisponde alla stradaumana del potere, in Pietro riemer-gono la carne e il sangue: «si mise arimproverare il Signore: ... questonon ti accadrà mai» (16, 22). E Gesùha una parola dura: «Va’ dietro ame, Satana! Tu mi sei di scandalo»(v. 23). Quando lasciamo prevalere inostri pensieri, i nostri sentimenti, lalogica del potere umano e non ci la-sciamo istruire e guidare dalla fede,da Dio, diventiamo pietra d’inciam-po. La fede in Cristo è la luce dellanostra vita di cristiani e di ministrinella Chiesa!

Confermare nell’a m o re . Nella secon-da Lettura abbiamo ascoltato lecommoventi parole di san Paolo:

«Ho combattuto la buona battaglia,ho terminato la corsa, ho conservatola fede» (2 Tm 4, 7). Di quale batta-glia si tratta? Non quella delle armiumane, che purtroppo insanguinaancora il mondo; ma è la battagliadel martirio. San Paolo ha un’unicaarma: il messaggio di Cristo e il do-no di tutta la sua vita per Cristo eper gli altri. Ed è proprio l’esporsi inprima persona, il lasciarsi consumareper il Vangelo, il farsi tutto a tutti,senza risparmiarsi, che lo ha resocredibile e ha edificato la Chiesa. IlVescovo di Roma è chiamato a vive-re e confermare in questo amore ver-so Cristo e verso tutti senza distin-zioni, limiti e barriere. E non solo ilVescovo di Roma. Tutti voi, nuoviArcivescovi e Vescovi, avete lo stessocompito: lasciarsi consumare per ilVangelo, farsi tutto a tutti. Il compi-to di non risparmiarsi, uscire da séal servizio del santo Popolo fedeledi Dio.

Confermare nell’unità. Qui mi sof-fermo sul gesto che abbiamo com-piuto. Il Pallio è simbolo di comu-nione con il Successore di Pietro,«principio e fondamento perpetuo evisibile dell’unità della fede e dellacomunione» (CONC. ECUM VA T. II,Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gen-tium, 18). E la vostra presenza oggi,cari Confratelli, è il segno che la co-munione della Chiesa non significauniformità. Il Vaticano II, riferendosialla struttura gerarchica della Chiesaafferma che il Signore «costituì gliApostoli a modo di collegio o grup-po stabile, a capo del quale mise

Pietro, scelto di mezzo a loro» (ibid.,19). Confermare nell’unità: il Sinododei Vescovi, in armonia con il prima-to. Dobbiamo andare per questastrada della sinodalità, crescere in ar-monia con il servizio del primato. Eil Concilio continua: «questo Colle-gio, in quanto composto da molti,esprime la varietà e universalità delPopolo di Dio» (ibid., 22). NellaChiesa la varietà, che è una grandericchezza, si fonde sempre nell’armo-nia dell’unità, come un grande mo-saico in cui tutte le tessere concorro-no a formare l’unico grande disegnodi Dio. E questo deve spingere a su-perare sempre ogni conflitto che fe-risce il corpo della Chiesa. Unitinelle differenze: non c’è un’altrastrada cattolica per unirci. Questo èlo spirito cattolico, lo spirito cristia-no: unirsi nelle differenze. Questa èla strada di Gesù! Il Pallio, se è se-gno della comunione con il Vescovodi Roma, con la Chiesa universale,con il Sinodo dei Vescovi, è ancheun impegno per ciascuno di voi adessere strumenti di comunione.

Confessare il Signore lasciandosiistruire da Dio; consumarsi per amo-re di Cristo e del suo Vangelo; esse-re servitori dell’unità. Queste, cariConfratelli nell’episcopato, le conse-gne che i Santi Apostoli Pietro ePaolo affidano a ciascuno di noi,perché siano vissute da ogni cristia-no. Ci guidi e ci accompagni semprecon la sua intercessione la santa Ma-dre di Dio: Regina degli Apostoli, pre-ga per noi! Amen.

Il martirio dei santi Pietro e Paolo ha fattodella Chiesa di Roma il punto di riferimentoper tutte le Chiese sparse nel mondo. Lo ha ribaditoil Papa all’Angelus recitato con i fedeli presentiin piazza San Pietro sabato mattina, 29 giugno,nella solennità dei due santi patroni dell’Urbe.

Cari fratelli e sorelle!Oggi, 29 giugno, è la festa solenne dei Santi Pie-tro e Paolo. È in modo speciale la festa dellaChiesa di Roma, fondata sul martirio di questidue Apostoli. Ma è anche una grande festa perla Chiesa universale, perché tutto il Popolo diDio è debitore verso di loro per il dono della fe-de. Pietro è stato il primo a confessare che Gesùè il Cristo, il Figlio di Dio. Paolo ha diffuso que-sto annuncio nel mondo greco-romano. E laProvvidenza ha voluto che tutti e due giungesse-ro qui a Roma e qui versassero il sangue per lafede. Per questo la Chiesa di Roma è diventata,subito, spontaneamente, il punto di riferimentoper tutte le Chiese sparse nel mondo. Non per ilpotere dell’Impero, ma per la forza del martirio,della testimonianza resa a Cristo! In fondo, èsempre e soltanto l’amore di Cristo che genera lafede e che manda avanti la Chiesa.

Pensiamo a Pietro. Quando confessò la sua fe-de in Gesù, non lo fece per le sue capacità uma-ne, ma perché era stato conquistato dalla graziache Gesù sprigionava, dall’amore che sentiva nel-

le sue parole e vedeva nei suoi gesti: Gesù eral’amore di Dio in persona!

E lo stesso accadde a Paolo, anche se in mododiverso. Paolo da giovane era nemico dei cristia-ni, e quando Cristo Risorto lo chiamò sulla viadi Damasco la sua vita fu trasformata: capì cheGesù non era morto, ma vivo, e amava anche lui,che era suo nemico! Ecco l’esperienza della mise-ricordia, del perdono di Dio in Gesù Cristo:questa è la Buona Notizia, il Vangelo che Pietroe Paolo hanno sperimentato in se stessi e per ilquale hanno dato la vita. Misericordia, perdono!Il Signore sempre ci perdona, il Signore ha mise-ricordia, è misericordioso, ha un cuore misericor-dioso e ci aspetta sempre.

Cari fratelli, che gioia credere in un Dio che ètutto amore, tutto grazia! Questa è la fede chePietro e Paolo hanno ricevuto da Cristo e hannotrasmesso alla Chiesa. Lodiamo il Signore perquesti due gloriosi testimoni, e come loro lascia-moci conquistare da Cristo, dalla misericordia diCristo.

Ricordiamo anche che Simon Pietro aveva unfratello, Andrea, che ha condiviso con lui l’esp e-rienza della fede in Gesù. Anzi, Andrea incontròGesù prima di Simone, e subito ne parlò al fra-tello e lo portò da Gesù. Mi piace ricordarlo an-che perché oggi, secondo la bella tradizione, èpresente a Roma la Delegazione del Patriarcatodi Costantinopoli, che ha come Patrono proprio

l’Apostolo Andrea. Tutti insieme mandiamo ilnostro saluto cordiale al Patriarca Bartolomeo I epreghiamo per lui e per quella Chiesa. Vi invitoanche a pregare tutti insieme un’Ave Maria per ilpatriarca Bartolomeo I; tutti insieme: Ave o Ma-ria...

Preghiamo anche per gli Arcivescovi Metropo-liti di diverse Chiese del mondo ai quali poco faho consegnato il Pallio, simbolo di comunione edi unità.

Ci accompagni e ci sostenga tutti la nostraMadre amata, Maria Santissima.

Al termine della preghiera mariana il Papaha salutato i vari gruppi di fedeli presenti.

Cari fratelli e sorelle,con gioia saluto i pellegrini venuti da diversiPaesi per festeggiare gli Arcivescovi Metropoliti.Prego per tutte le loro Comunità; in particolareincoraggio il popolo centroafricano, duramenteprovato, a camminare con fede e speranza.

Vi saluto tutti con affetto: famiglie, fedeli ditante parrocchie e associazioni; in particolarequelli della diocesi di Iglesias, della città di Ara-gona e di Casale Popolo.

A tutti voi buona festa e buon pranzo. Arrive-d e rc i .

Ve n e rd ìla presentazione

dell’enciclica«Lumen fidei»

Lumen fidei è il titolo della primaenciclica di Papa Francesco, chesarà presentata venerdì prossimo,5 luglio, alle 11, nella Sala Stampadella Santa Sede. Allapresentazione interverranno ilcardinale Marc Ouellet, prefettodella Congregazione per iVescovi, e gli arcivescovi GerhardLudwig Müller, prefetto dellaCongregazione per la Dottrinadella Fede, e Rino Fisichellapresidente del PontificioConsiglio per la Promozionedella Nuova Evangelizzazione.

Benedetto XVI «ci ha datoun esempio meraviglioso»,di «coraggio» e di «discernimento»,«quando il Signore gli ha fatto capire,nella preghiera, il passo che dovevacompiere». Il lungo applausodei settantamila presenti in piazzaSan Pietro ha sottolineato queste parolecon cui Papa Francesco ha rievocatoall’Angelus di domenica 30 giugnola decisione del suo predecessoredi rinunciare al pontificato.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Il Vangelo di questa domenica (Lc 9,51-62) mostra un passaggio moltoimportante nella vita di Cristo: ilmomento in cui — come scrive sanLuca — «Gesù prese la ferma deci-sione di mettersi in cammino versoGerusalemme» (9, 51). Gerusalemmeè la meta finale, dove Gesù, nellasua ultima Pasqua, deve morire e ri-sorgere, e così portare a compimentola sua missione di salvezza.

Da quel momento, dopo quella“ferma decisione”, Gesù punta drittoal traguardo, e anche alle personeche incontra e che gli chiedono diseguirlo, dice chiaramente quali so-no le condizioni: non avere una di-mora stabile; sapersi distaccare dagliaffetti umani; non cedere alla nostal-gia del passato.

Ma Gesù dice anche ai suoi disce-poli, incaricati di precederlo sulla via

verso Gerusalemme per annunciareil suo passaggio, di non imporrenulla: se non troveranno disponibili-tà ad accoglierlo, si proceda oltre, sivada avanti. Gesù non impone mai,Gesù è umile, Gesù invita. Se tuvuoi, vieni. L’umiltà di Gesù è così:Lui invita sempre, non impone.

Tutto questo ci fa pensare. Ci di-ce, ad esempio, l’importanza che,anche per Gesù, ha avuto la coscien-za: l’ascoltare nel suo cuore la vocedel Padre e seguirla. Gesù, nella suaesistenza terrena, non era, per cosìdire, “telecomandato”: era il Verboincarnato, il Figlio di Dio fatto uo-mo, e a un certo punto ha preso laferma decisione di salire a Gerusa-lemme per l’ultima volta; una deci-sione presa nella sua coscienza, manon da solo: insieme al Padre, inpiena unione con Lui! Ha deciso inobbedienza al Padre, in ascolto pro-fondo, intimo della sua volontà. Eper questo la decisione era ferma,perché presa insieme con il Padre. Enel Padre Gesù trovava la forza e laluce per il suo cammino. E Gesù eralibero, in quella decisione era libero.Gesù vuole noi cristiani liberi comeLui, con quella libertà che viene daquesto dialogo con il Padre, da que-sto dialogo con Dio. Gesù non vuo-le né cristiani egoisti, che seguono ilproprio io, non parlano con Dio; nécristiani deboli, cristiani, che nonhanno volontà, cristiani «telecoman-

dati», incapaci di creatività, che cer-cano sempre di collegarsi con la vo-lontà di un altro e non sono liberi.Gesù ci vuole liberi e questa libertàdove si fa? Si fa nel dialogo con Dionella propria coscienza. Se un cri-stiano non sa parlare con Dio, nonsa sentire Dio nella propria coscien-za, non è libero, non è libero.

Per questo dobbiamo imparare adascoltare di più la nostra coscienza.Ma attenzione! Questo non significa

Noi abbiamo avuto un esempiomeraviglioso di come è questo rap-porto con Dio nella propria coscien-za, un recente esempio meraviglioso.Il Papa Benedetto XVI ci ha datoquesto grande esempio quando il Si-gnore gli ha fatto capire, nella pre-ghiera, quale era il passo che dovevacompiere. Ha seguito, con grandesenso di discernimento e coraggio, lasua coscienza, cioè la volontà di Dioche parlava al suo cuore. E questoesempio del nostro Padre fa tanto

capaci di ascoltare la voce di Dio edi seguirla con decisione capaci diascoltare la voce di Dio e di seguirlacon decisione.

Al termine della preghiera marianail Pontefice ha ricordato la celebrazionedella Giornata della carità del Papa eha salutato i fedeli presenti.

Cari fratelli e sorelle,oggi in Italia si celebra la Giornatadella carità del Papa. Desidero rin-graziare i Vescovi e tutte le parroc-chie, specialmente le più povere, perle preghiere e le offerte che sosten-gono tante iniziative pastorali e cari-tative del Successore di Pietro inogni parte del mondo. Grazie atutti!

Rivolgo di cuore il mio saluto atutti i pellegrini presenti, in partico-lare ai numerosi fedeli venuti dallaGermania. Saluto anche i pellegrinidi Madrid, Augsburg, Sonnino, Ca-sarano, Lenola, Sambucetole e Mon-tegranaro; il gruppo di laici domeni-cani, la Fraternità apostolica dellaDivina Misericordia di Piazza Arme-rina, gli Amici delle missioni delPreziosissimo Sangue, l’UN I TA L S I diIschia di Castro e i ragazzi di Lati-sana.

Vi chiedo di pregare per me. Atutti auguro una buona domenica ebuon pranzo. Arrivederci!

seguire il proprio io, fare quello chemi interessa, che mi conviene, chemi piace... Non è questo! La co-scienza è lo spazio interioredell’ascolto della verità, del bene,dell’ascolto di Dio; è il luogo inte-riore della mia relazione con Lui,che parla al mio cuore e mi aiuta adiscernere, a comprendere la stradache devo percorrere, e una volta pre-sa la decisione, ad andare avanti, arimanere fedele.

bene a tutti noi, come un esempioda seguire.

La Madonna, con grande sempli-cità, ascoltava e meditava nell’intimodi se stessa la Parola di Dio e ciòche accadeva a Gesù. Seguì il suoFiglio con intima convinzione, conferma speranza. Ci aiuti Maria a di-ventare sempre più uomini e donnedi coscienza, liberi nella coscienza,perché è nella coscienza che si dàdialogo con Dio; uomini e donne,

L’OSSERVATORE ROMANO luglio 2013 numero 14

Sua madre confrontavatutte queste cose nel suo cuoredonne chiesa mondo

L’eroismo quotidianoL’eroismo quotidiano è una virtù quasi esclusivamentefemminile ed è la virtù di cui sono più ricche lereligiose. Leggete l’intervista a suor AlessandraFumagalli che dirige l’ospedale italiano di Karak, acentosessanta chilometri da Amman, nell’area piùpovera del Paese. Un ospedale che è lì da settantaanni grazie all’impegno dei comboniani, in cui sicurano i malati, ma si fa ancora di più: si proteggonole donne particolarmente fragili in una cultura arcaicacome quella beduina, si coltiva il dialogo con imusulmani, si testimonia la fede nella quotidianarelazione con l’altro. Ci siamo chieste spesso, nelcorso del nostro lavoro, come raggiungere questeprotagoniste dell’eroismo quotidiano, queste donneche non hanno altro obiettivo che donare etestimoniare. Suor Alessandra Fumagalli èsicuramente una di loro. Sappiamo che ce ne sonomolte altre in terre lontane, negli ospedali, nellescuole, fra gli anziani, fra le donne maltrattate dove illavoro è duro, la loro fede non è facilmente accettata.Vorremmo sentire molte altre voci perché siamo sicureche hanno molto da insegnare ai credenti e ai noncredenti. Oggi è forte la speranza che Papa Francescosappia riconoscerle e riconoscere il loro dono più diquanto la Chiesa abbia fatto in passato. Lui che vieneda un Paese «alla fine del mondo» forse più di altripuò comprendere chi ai confini di quel mondo èrimasto per continuare nel dono. Sono soprattuttodonne, lavoratrici infaticabili, organizzatrici perfette,missionarie resistenti alle difficoltà, testimoni dellafede e protagoniste del dialogo. Sono loro chetestimoniano nel quotidiano, spesso senzariconoscimenti, quel Dio «che ama come una madre»che Papa Francesco ha voluto ricordare nell’Angelusdell’11 giugno scorso. Loro sono madri non solo di chiè in difficoltà, di chi è malato e di chi soffre, maanche di chi è “a l t ro ” da loro. È l’infinitezzadell’amore la loro testimonianza di fede. (r. a . )

Quando il dialogo sfida le differenzeColloquio con Alessandra Fumagalli, suora comboniana direttrice dell’ospedale di Karak in Giordania

di MANUELA BORRACCINO

Da Busto Arsizio a un passo dai mausoleidi Petra. Per servire una categoria due vol-te svantaggiata, quella delle donne bedui-ne, e realizzare il dialogo tra le religionicon i gesti più che con le parole. SuorAlessandra Fumagalli, cinquantuno anni,descrive così dal deserto giordano il per-corso che nel 2008 l’ha portata a dirigerel’ospedale italiano di Karak, aperto nel1939 dai comboniani a centocinquanta chi-lometri da Amman, nell’area più poveradel Paese.

Ha scelto di vivere il dialogo con l’islam: co-me avviene la sua missione nel quotidiano?

È un intreccio tra vita consacrata e dia-logo di vita: privilegiamo la testimonianzacristiana nella relazione, cercando di vive-re con sobrietà e umiltà il lavoro ospeda-liero. Viviamo gomito a gomito con la po-polazione, cercando di purificare il lin-guaggio, le percezioni, i giudizi nel rispet-to delle diverse sensibilità culturali e reli-giose. Con le pazienti c’è un dialogo silen-zioso fatto di sorrisi e ascolto: a tutti dia-mo la stessa attenzione senza lasciarci con-

dizionare da nulla. È un modo notato so-prattutto dai musulmani.

A chi si rivolge il vostro ospedale?

In primo luogo alla donna, e alle cate-gorie più fragili e discriminate come ibambini, le minoranze etniche locali, gliimmigrati, ieri i rifugiati iracheni e oggiquelli siriani. Cerchiamo di lavorare per lagiustizia, la pace, la riconciliazione: inun’area travagliata come il Medio Orienteconsideriamo prioritario creare uno spaziodi dialogo nel lavoro comune. I nostri col-laboratori condividono la nostra vita, ilnostro carisma, il nostro fine. Del resto so-steniamo anche i cristiani rimasti qui: starecon loro significa condividerne precarietà,difficoltà e incertezze.

Come vi guardano le pazienti?

Il nostro ospedale è qui dal 1939. Lagente ci conosce, sa che siamo donne con-

sacrate a Dio e che svolgiamo un serviziovolontario proprio perché abbiamo sceltodi vivere al servizio di Dio e della gente.Certo, capita che ci chiedano perché nonsiamo sposate, non abbiamo figli e vivia-mo lontane dalle nostre famiglie. La no-stra “indip endenza” da uomini è accettataperché siamo straniere. Per chi non cono-sce la vita religiosa è difficile comprenderequesta rinuncia alla vita familiare.

Cosa la colpisce nelle amicizie con le musul-mane?

Siamo immerse in una cultura tribale,tradizionalista e maschilista, spesso incom-prensibile per noi donne occidentali.L’aspetto che più ammiro in loro è la ca-pacità di vivere in modo positivo le situa-zioni negative: stanno nelle situazioni sen-za scappare. Si affidano a Dio e cercano ilmodo di far funzionare le cose nelle lorofamiglie. Ai nostri occhi può sembrare ras-segnazione: in realtà a volte siamo più ras-segnate noi, quando rompiamo relazioni oabbandoniamo il campo per le difficoltà.

Quali limiti avvertite nei rapporti con le per-sone?

Credo che la difficoltà maggiore siaquella di gestire la nostra identità di don-ne occidentali in una cultura maschilista: èuna realtà che ci chiede di essere vigili esensibili nel comportamento, nel linguag-gio, nel modo di rapportarci. È stato fati-

e poi il marito regolano il loro futuro. Incittà le cose sono diverse, ma qui al sud —a parte lo studio non c’è nulla — le regoleculturali sono molto pesanti. Il mio di-spiacere più grande è vedere che sono po-che le donne che hanno prospettive diver-se per le loro figlie.

Si è mai imbattuta in delitti d’o n o re ?

Il delitto d’onore è ancora in uso inGiordania, praticato da musulmani e cri-stiani, e condiziona pesantemente la vitadelle donne. In questi cinque anni al Ka-rak siamo state avvicinate da tre giovaniincinte non sposate: la leg-ge giordana prevede che inquesti casi ci si metta diret-tamente in contatto con laJordanian Association forFamily Planning and Pro-tection (Jafpp), che assistequeste donne. Il che perònon impedisce il delittod’onore, che può avvenire anche dopomolto temp o.

Quali sono le difficoltà maggiori che incon-trate nel vostro lavoro?

Qui al sud la disoccupazione è alta, iltribalismo ancora regola la vita sociale e ilfondamentalismo religioso trova un buon

terreno. Le difficoltà maggiori, però, sonolegate alla gestione dell’ospedale che persua natura e nostra scelta vuole restare nop ro f i t : viviamo nella continua tensione tragarantire l’efficienza secondo i parametridel ministero della Sanità e dover fare iconti con le nostre possibilità finanziarie,che non ci consentono di acquistare le ap-parecchiature che migliorerebbero la quali-tà della nostra risposta ai bisogni dellagente. Affrontiamo i problemi con pococalcolo e grande fiducia nel fatto cheQualcuno ci darà una mano nel gestire iltutto. Ci sono, ad esempio, specialisti af-fermati che vengono al Karak una o duevolte alla settimana. Così possiamo con-tinuare a lanciare progetti e a curare lagente.

Che percezione avete di quanto sta accadendoin Siria?

La Giordania ospita mezzo milione dirifugiati, ma le autorità temono che au-mentino. La gente che vive nei campi pro-fughi dell’Onu vive nell’emergenza e nellaprecarietà: molti rifugiati siriani preferisco-no lasciare i campi o dirigersi verso il suddel Paese. Qui a Karak sono arrivate mol-te famiglie da Homs: abbiamo subitoaperto le porte dell’ospedale, specie adonne e bambini. La gente è molto prova-ta, i piccoli sono quelli che soffrono mag-giormente. Quello che trapela è che in Si-ria la situazione è volutamente caotica e lasoluzione non è vicina: ci sono potenzestraniere che fanno prevalere i propri inte-ressi economici, se ne parla sempre menoe temiamo che cali il silenzio.

Di cosa avete bisogno?

Il nostro ospedale resta il punto di rife-rimento per il sud: abbiamo stabilito unprogramma di assistenza sanitaria con laCaritas giordana e con l’Alto commissaria-to delle Nazioni Unite per i rifugiati(Unhcr), ma i bisogni sono in continuoaumento. Speriamo nel sostegno dei bene-fattori, soprattutto per l’assistenza chirur-gica ai rifugiati.

Come sono state accolte le dimissioni di Be-nedetto e l’elezione di Papa Francesco?

Ci ha impressionato l’attenzione che lagente ha riservato a questi eventi. La ri-nuncia di Benedetto XVI hanno suscitatogrande interesse. E anche fra il personalemedico musulmano c’è stato un unanimesenso di ammirazione per il coraggio avu-to da Papa Ratzinger. Uno di loro che erastato in piazza San Pietro anni fa era pro-fondamente colpito da questo gesto, forseperché in qualche modo lo aveva “cono-sciuto”. Il giorno dopo l’elezione di PapaFrancesco abbiamo ricevuto i mabruk, ov-vero le felicitazioni per la scelta del nuovo

Pontefice. Anche qui i suoi gesti parlanopiù delle parole, del dialogo teologico: lacroce semplice, la capacità relazionale el’umanità sono stati apprezzate anche dal-le persone di fede islamica che, come noi,hanno seguito l’evento in televisione. Eche, come noi, hanno sentito che era Dioa indicarci la strada.La difficoltà maggiore è quella di gestire

la nostra identità di donne occidentaliin una cultura maschilistaIl che ci obbliga a essere costantemente vigili

Vedo con dolore che sono poche le madriche hanno prospettive diverse per le loro figlieAspettiamo ancora i fruttidelle politiche educative della regina Rania

Nata a BustoArsizio nel 1962,

AlessandraFumagalli ha

lavorato per ottoanni in una nota

casa di moda primadi entrare tra le

comboniane (1990).Dopo laurea e

master a Roma allaPontificia Facoltà

di Scienzedell’educazione

Auxilium, nel 2000si è trasferita negli

Emirati Arabi, doveha insegnato in un

liceo femminilecattolico. Laureatasi

in arabistica alCairo, dal 2008

dirige l’ospedale diKarak (Giordania).

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Donne raccolgono plastica da riciclare nella discarica di Guwahati, nell’India del nord (Utpla Baruah/Reuters)

coso per me arrivare al Karak a riorganiz-zare l’ospedale: ho dovuto imparare a co-municare secondo i loro schemi, a eserci-tare il comando senza ferire l’orgoglio ma-schile, ad accettare a volte la mediazionedi un uomo per comuni-care con alcuni musulma-ni: ho imparato a miespese che bisogna cono-scere la cultura prima diagire. Siamo comunquein una posizione privile-giata: sanno che l’osp e-dale è «dei cristiani» eche ci sono le suore, machi viene da noi si trovanel bisogno e questo fasuperare le diffidenze. Insettantaquattro anni ab-biamo lasciato un segnopositivo; ci rispettano.

Cosa la fa soffrire nel nonriuscire a cambiare certe si-tuazioni?

La vita delle donne èmolto faticosa qui. Gra-zie alla politiche educati-ve della regina Rania leragazze hanno ottenutofacile accesso all’universi-tà, ma poi la cultura leriporta alle tradizioni, se-condo cui prima il padre

Isabella Ducrot, «L’incontro» (2013)

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L’OSSERVATORE ROMANO luglio 2013 numero 14

Inserto mensile a cura di RI TA N N A ARMENI e LU C E T TA SCARAFFIA, in redazione GIULIA GALEOTTIwww.osservatoreromano.va - per abbonamenti: [email protected] a

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Il segno sulla pietraEtty Hillesum e quel libro della vita offerto «a coloro che non sono in grado di leggere direttamente»

di CRISTIANA DOBNER

Adolescente, fragile, insicura e mala-ticcia, è Etty Hillesum nelle pagi-ne di apertura del suo Diario, unapersonalità che si cerca e non sitrova, costretta a fare i conti con la

sua realtà esistenziale e quella storica che, in-combendo, la sovrasta e minaccia di fagocitar-la. Questa esile creatura, che tale rimarrà finoalla fine della vita, diventa una donna comple-ta che affronta i bui momenti dello squalloreumano nazista. Come poté mutare? Quale ilsuo percorso di donna? Esistono nel Diariodelle spie che consentano di percepire questocammino, insieme iniziatico e fiorito? A mioavviso sì, esistono.

lasciandole fluire liberamente fuori di me. Masarà pur necessario, se voglio indirizzare lamia vita verso un fine ragionevole e soddi-sfacente» (Diario 1941-1942, edizione integra-le a cura di Klaas A.D. Smelik, Adelphi 2012,p. 31).

Blocco inibitore, collocato nel più profon-do, che proprio la carta vergata dalla sua scrit-tura saprà sciogliere. «Da un punto di vistaintellettuale sono così allenata da essere ingrado di valutare ed esprimere ogni cosa conformule chiare. Quando si tratta dei problemidella vita, posso spesso apparire come unapersona superiore: eppure nell’intimo, mi sen-to prigioniera di un gomitolo aggrovigliato, emalgrado tutta la mia lucidità di pensiero avolte non sono altro che una poveretta pienadi paura» (p. 4).

Le pagine che si susseguono non sono scrit-te sotto l’ispirazione di uno slancio creativofolgorante, ma un distillato di introspezionefaticosa e di ancor più faticosa consegna alleparole e alla carta. «Devo badare a tenermi incontatto con questo quaderno, vale a dire conme stessa: altrimenti potrebbe andare male,potrei smarrirmi in ogni momento, ancheadesso mi sento un po’ così, ma forse è solostanchezza» (p. 82).

Il quaderno diventa uno con lei stessa chesi svolge nella storia e le consente di passareda uno stadio della sua vita a un altro, piùmaturo, più consapevole: insieme costruzionee pescaggio. Dal fondo si nota risalire in su-perficie quanto ribolle e tenta di scaturire.«Ancora non riesco a scrivere. Voglio scriveredella realtà che si cela dietro le cose, ma que-sto è ancora fuori dalla mia portata. L’unicacosa che mi interessa davvero è l’atmosfera, sipotrebbe dire l’“anima”, ma la sostanza conti-nua a sfuggirmi (…) se alludi direttamente al-la cosiddetta anima, allora ogni cosa diventatroppo vaga, troppo informe» (pp. 127-128).

L’intreccio è profondo, ineludibile: storiache si manifesta negli eventi, nelle cose, e spi-rito che pulsa alla ricerca di quanto tutto so-stiene, l’anima intesa come il vibrare che in-nerva tutto e a tutto dà significato. Etty sem-bra molto prossima ai suoi antenati ebreiquando sulla pietra lasciavano il segno di unevento e lo consegnavano alla grande catenadelle generazioni. La giovane è una scultricedelle parole e una scultrice di se stessa, esper-ta dell’arte del togliere, ricca di sensi che viavia, smantellando, fanno balzare in primo pia-no il capolavoro. «Devo senza dubbio comin-

sbattere di continuo contro gli angoli vivi del-la giornata» (p. 299).

La ragazza che non teneva in mano passio-ni, sentimenti, bizzarrie, e viveva a brigliasciolta, ora è una donna che tiene in mano sestessa e, di conseguenza, tiene in mano la sto-ria, cui dà scacco matto, vincendo con la suadebolezza sicura la furia devastatrice del nazi-smo e della Shoah. «Dio, Ti ringrazio per lagrande forza che mi dai: il centro interiore dacui viene regolata la mia vita sta diventandosempre più forte e cardinale. Le molte impres-sioni contrastanti che provengono da fuori siaccordano ora, in maniera meravigliosa, le unecon le altre. Lo spazio interiore riesce ad acco-gliere sempre di più, e le molte contraddizioninon si sottraggono vita l’un l’altra, e non siostacolano a vicenda. (…) oso dire con una

certa convinzione: nel mio regno interiore do-mina la pace perché è retto da una potenteautorità centrale» (p. 335).

Non mancano a questa donna, che si ritieneuna donnetta, gravata dagli acciacchi deglistrapazzi nel suo consumarsi nel servizio al-trui, momenti di scoramento, ben presto peròsuperati grazie all’ancoraggio interiore. Ognigrigiore sembrava circondarla, avvilupparla efrantumarla «quando la luce dentro di te si èspenta o, per dirla in modo ardito: quandoDio per un momento ti ha abbandonata».Una situazione di miseria umana, di derelizio-ne che colpisce e fa soffrire, cui però segueper «un inatteso impeto interiore», e il gestocorporeo dell’inginocchiarsi nella notte fondain mezzo alla stanza trasfigura la realtà. «Lamattina grigia al risveglio non era più un pez-zo di carta, ma aveva riconquistato la sua con-sueta ampiezza» (p. 325). Allora «tutti i canalibloccati sono di nuovo aperti e si riversanonel grande Oceano».

Si sono unificate in Etty, rendendola semprepiù matura come donna, due tensioni chel’abitavano e la facevano addolorare e dubitaredi sé: «La distinzione artificiale fra studio e“vita vera”». Ora si ritrova armonizzata:«Adesso “vivo” davvero dietro alla mia scriva-nia. Lo studio è diventato una “vera” esp e-rienza di vita e non è più solo qualche cosache riguardi la mente. Alla mia scrivania io so-no completamente immersa nella vita, e tra-sporto nella “vita vera” la tranquillità interioree l’equilibrio che mi sono conquistata nell’inti-mo» (p. 336).

Quando ancora la giovane si lasciava tra-sportare dalle ondate dell’adolescenza e lascrivania diventava alibi per non affrontare larealtà, «perché le molte impressioni mi con-fondevano e mi rendevano infelice», la solu-zione era una sola: «Rifugiarmi in una stanzasilenziosa». Momento di anestesia, di staccoirreale, che poi si ripercuoteva con ancora piùvigore di amarezza sulla sua persona intera:corpo e spirito, mente e io in relazione.

Lo scalpello, affondando ed eliminandoschegge di pietra, ha fatto scoprire la novità diuna creazione: «Adesso questa “stanza silen-ziosa” dentro di me, per così dire, la portosempre con me, e mi ci posso ritirare ad ogniistante, sia che mi trovi in un tram pieno digente sia nel mezzo della confusione in città»(p. 233). Da questo luogo può proromperetutta la sua compassione di donna e dispiegar-si sulla crudezza e sulla malvagità come pacifi-co e sanante dono.

di ALFONSO COLZANI E FRANCESCA DOSSI*

Lui ha quasi 37 anni (36,6), lei pocopiù di 34 (34,2). Questa è l’età me-dia in cui ci si sposa per la primavolta a Milano. Secondo i dati delsettore Statistica del Comune rife-

riti ai matrimoni civili e religiosi del 2011, èin continuo aumento l’età media in cui sipronuncia il fatidico sì. Nel 2001 gli uominicoronavano la loro storia d’amore a 32,5 anni,le donne a 30,3. Il confronto con la medianazionale ci dice che a Milano le coppie at-tendono a sposarsi mediamente quattro anniin più che nel resto d’Italia. Questi dati sonola premessa che permette di comprendere ilnuovo assetto dei percorsi di preparazione almatrimonio nella diocesi ambrosiana.

La fotografia della situazione non ha unapretesa di alta definizione, stando le caratte-ristiche della diocesi, che copre un ampio ediversificato territorio che include quattro cit-tà attualmente capoluogo di provincia (oltrea Milano, Monza, Lecco e Varese) ma anchemoltissimi piccoli paesi nei territori rurali,specie a sud, e montuosi a nord.

In diocesi la preparazione al matrimonio èun settore sul quale le comunità cristianehanno profuso molto impegno e intelligenza.Mediamente vengono proposti 8-9 incontri,variamente gestiti in relazione alle risorse(presenza o meno di coppie preparate, ap-porto del consultorio di ispirazione cristiana)e al punto di vista del parroco, primo re-sponsabile della proposta ai nubendi. Inquesti ultimi anni questi itinerari sono al cen-tro di un forte processo di ripensamento so-prattutto quanto ai linguaggi, ai metodi, e al-la nuova situazione socio ecclesiale.

Ricordiamo che la richiesta dei matrimonireligiosi sta subendo una forte contrazione inItalia (meno 23,3 per cento negli ultimi 5 an-ni) e che il 2011 ha segnato anche nel norddel Paese il sorpasso delle celebrazioni civilisu quelle religiose. Non si tratta di un supe-ramento in senso assoluto, poiché fra leunioni civili vengono conteggiate anche le se-conde nozze di persone già sposate in chiesa,che non possono essere celebrate religiosa-mente. La tendenza alla contrazione dei ma-trimoni religiosi è stata registrata nettamenteanche nella nostra diocesi — le stime diconoche nel decennio 2001-2011 si è passati da23.539 a 6.969 — e ha inciso nella pratica pa-storale: così se nel passato ogni parrocchia dimedia dimensione teneva annualmente alme-no un corso prematrimoniale, ora il calo del-le richieste e la riorganizzazione delle parroc-chie in comunità pastorali ha portato a pro-porre i percorsi di preparazione su scala so-vraparrocchiale e in due momenti distintidell’anno.

I pastori delle comunità più sensibili soli-tamente sono disponibili a seguire anche per-corsi differenziati per coppie con situazionilavorative o logistiche disagiate. È infattisempre più frequente la situazione di personeche si avvicinano al matrimonio potendo in-contrarsi solo nel fine settimana, poiché co-stretti a stare lontano da Milano per motividi lavoro o individuando in questa città unpunto medio facilmente raggiungibile da di-slocazioni lontane. Al di là del rammaricoper un contesto di crescente secolarizzazioneche il diradamento dei percorsi segna, lanuova situazione ha sovente prodotto unguadagno qualitativo, poiché ha stimolato araccogliere le forze di diverse parrocchie e aconfrontare esperienze diverse, cresciute so-vente in assenza di dibattito e verifica. Si èben consapevoli che coloro che chiedono ilmatrimonio cristiano oggi sono più motivati,lo fanno perché hanno intuito in questa scel-

ta un guadagno per sé e per la propria fami-glia, avvertono che la sfera religiosa ha unvalore particolare che garantisce profondità eradici per il futuro. Non si può quindi disat-tendere queste aspettative e queste speranze.Pochi ma buoni, si dice spesso, e mai comein questo frangente la Chiesa avverte lapreziosità delle persone che incontra e l’ur-genza di una proposta seria e incisiva dalpunto di vista cristiano. Quei buoni non van-no perduti!

I dati statistici non riescono a descriverecon altrettanta precisione il fenomeno piùsorprendente degli ultimi anni e cioè l’esplo-sione della pratica della convivenza prematri-moniale, diffusissima anche fra chi chiede ilmatrimonio cristiano. Si tratta di un cambia-mento radicale di mentalità, dato che anchela gran parte dei credenti non si avvicina piùal matrimonio nella forma della fides, ma inquella dell’esperimento. Si vuole provare pri-ma di decidere, questa è la motivazione piùfrequentemente raccolta. Tale mutazione im-pone anche la sua registrazione linguistica,dato che appunto nei percorsi di preparazio-ne al matrimonio i “fidanzati” sono quasiscomparsi, lasciando il posto a coppie di

“nub endi” variamente assortite. La prepara-zione al matrimonio si trova quindi di frontea un nuovo tipo di utenza; dal comprender-ne le caratteristiche dipenderà poi la struttu-razione dei percorsi. Alcuni dati ci possonoaiutare: nelle parrocchie delle grandi aree ur-bane le coppie conviventi sono circa il 95 percento, nelle altre zone la percentuale oscillafra il 60 e il 75 per cento. Fra loro circa il 30per cento ha già un figlio e non di rado è giàsposata civilmente. Recentemente una coppiache accompagnava un gruppo di nubendinella parte sud della provincia di Milano ciha descritto la seguente composizione: su 10

coppie partecipanti, 8 erano conviventi. Fraloro 3 avevano almeno un figlio. Una, chie-deva il matrimonio religioso dopo 12 anni diconvivenza e aveva già tre figli.

Richiesti di interpretare questi cambiamenti,i sacerdoti e gli operatori pastorali che abbia-mo interpellato sono concordi nell’attribuire ilsuccesso della convivenza al carattere pervasi-vo della mentalità corrente, che difficilmenterisparmia anche i giovani cresciuti in famigliecredenti e in ambienti vicini alla Chiesa. Più afondo, questi giovani sembrano condividerecoi loro coetanei il timore della riuscita di unarelazione impegnativa: un periodo di provarassicura. Ma queste coppie segnalano che al-la base della decisione di convivere sta anchela precarietà lavorativa, che scoraggia l’assun-zione di responsabilità impegnative. Motiva-zione non priva di fondamento se i datidell’inchiesta nazionale curata dal Centro ita-liano per gli studi sulla famiglia nel 2008 se-gnalavano che al nord il 65 per cento dei fi-danzati era dipendente a tempo determinato eil 2,6 per cento non aveva lavoro.

Altro elemento di novità segnalato è la si-gnificativa correlazione fra generazione e ma-trimonio: diventare genitori è passo impor-tante, che sembra segnare anche un muta-mento nella percezione del legame di coppia,che, dopo la nascita di un figlio si avverte es-sere più importante e quindi richiede un pas-so in più. Il matrimonio viene percepito co-me celebrazione del raggiungimento di unasoglia esistenziale importante: non si vive so-lo per se stessi, si dà peso istituzionale allarelazione, si recupera la valenza socialedell’istituto familiare, che le nuove generazio-ni solitamente faticano a percepire in un con-testo segnato dalla perdita del senso comuni-tario e civile. I percorsi ecclesiali segnano peri partecipanti una gioiosa riscoperta di que-sto complesso di significati e del loro poten-ziale di senso. Gli operatori segnalano unnotevole interesse da parte delle coppie par-tecipanti e molte di loro affermano di avernetratto spunto duraturo per proseguire un per-corso di coppia.

Gli operatori con più esperienza rilevanotuttavia che il cambiamento descritto porta aconsiderare che quanto poteva essere dato

per scontato 20 anni fa in termini di convin-zioni e comportamenti aderenti al magisteroecclesiale, ora possa essere proposto solo co-me punto d’arrivo di un cammino che iniziaproprio in questa occasione, con la riscopertadei valori dell’“amarsi da cristiani” nei per-corsi di preparazione al matrimonio. Le co-munità cristiane, a partire dalle segreterieparrocchiali, come ha fatto notare Papa Fran-cesco, sono quindi chiamate all’accoglienzadi tutte le variegate situazioni esistenziali chebussano alle loro porte chiedendo il matri-monio secondo la Chiesa.

Accoglienza grata, poiché chi convive hagià mostrato di poter fare a meno delle indi-cazioni della Chiesa, tuttavia vi ritorna conuna domanda che sempre più spesso non è ilportato di un condizionamento sociale ed èquindi autentica, sebbene talvolta ancora unp o’ confusa e in stato embrionale. Alle co-munità dunque il compito di accogliere e farlievitare, consapevoli del compito delicato eimportantissimo: aiutare a riannodare i fili diuna fede spesso trascurata da anni attorno alsogno di una vita a due dalla quale ci siaspetta molto. Compito di evangelizzazione,ma anche di “umanizzazione”. Non abbiamofatto cenno infatti alle alte percentuali di fal-limento matrimoniale, chiaro sintomo dellafragilità di un’epoca che vive un momento dievidente incertezza quanto ai riferimenti an-tropologici fondamentali. Ma è chiaro che lasituazione descritta incoraggia le comunitàcristiane a farsi carico anche di questo profi-lo, ridando parola culturale alla sapienzaevangelica delle relazioni.

*Responsabili del servizio per la famigliadella diocesi di Milano

Il racconto

L’angelo EsmeraldaContro la povertà e il degrado del SouthBronx ci sono qualche frate, la gang diwriter capitanata da Ismael Muñoz e duesuore, la giovane e pragmatica Grace edEdgar, anziana e irascibile. Quest’ultima,protagonista del racconto L’angeloE s m e ra l d a che Don De Lillo scrisse nel1994, fatica a comprendere e a farsicomprendere dalle sorelle più giovani edal mondo circostante, un mondo ormaitalmente sfiduciato da pensare di nonmeritarsi aiuto alcuno. In questo percorsodi speranza e disperazione, tra amore epaura, povertà e calore, suor Edgarincappa — anche lei come tutto ilquartiere — nell’apparizione spettrale, suun tabellone pubblicitario, del volto diuna bimba senzatetto, violentata e uccisa:«Esmeralda Lopez, 12 anni, asunta incielo», come scrivono (con un errore diortografia) i graffitari autori diquell’angelo vestito con felpa, calzonirosa, e Air Jordan bianche ai piedi. Lafolla accorre e «la notizia diventa cosìpotente che non ha bisogno della tv nédei giornali», racconta lo scrittorestatunitense, tratteggiando l’impatto diquello che forse è un autentico miracolo,forse un semplice e umanissimo bisognodi consolazione. Suor Edgar è una donnain cammino; Don de Lillo non la capisce.Ma è in grado di intuirla. (@GiuliGaleotti)

Il film

North CountryÈ la storia vera del caso Jenson v. EvelethTaconite Co. quella raccontata dal film diNiki Caro, North Country (2005). Unastoria scioccante non tanto per la vicendain sé — Josey, interpretata da CharlizeTheron, cita per molestie sessuali lasocietà per cui lavorava — o per il fattoche si sia svolta recentemente, a fine anniOttanta. Colpiscono due cose: nonostantele costituzioni democratiche e il

femminismo, ancoranei tribunalioccidentali le vitedelle vittime di stuprovengono rivoltate allaricerca di una tracciache dimostri che ladonna in realtà laviolenza se l’è cercata;contestualmentecolpisce che sia ancoraun traguardo daconquistare il diritto aun lavoro svolto indignità e con rispettodella persona. Neltribunale a cui la

minatrice Josey si rivolge per averegiustizia delle molestie subite (di unabrutalità e misoginia incredibili), è la suaprecedente vita il vero oggetto delprocesso. Così, solo quando un testimoneviene indotto a tradirsi (rivelando che inrealtà la sedicenne Josey, per nullaconsenziente come tutti credevano, erastata stuprata dal suo professore), si apriràla possibilità di condannare la societàmineraria. È la chiave della vicenda: seJosey fosse stata una ragazza madre perlibera scelta, i datori di lavoro non leavrebbero pagato una lira; essendo inveceragazza madre a causa di uno stupro, lasocietà mineraria risarcirà le molestie.(@GiuliGaleotti)

UCCISE PER AV E R D E N U N C I AT O ESTORSIONI

Suleida Raudales Flores e Cynthia Carolina Cruz Bonilla,immigrate honduregne, sono state assassinate nel Chiapas(sud del Messico) dalla banda dedita all’estorsione deimigranti privi di documenti che, appena qualche giornoprima, avevano denunciato. I fatti sono emersi al terminedella messa celebrata il 2 giugno dal vescovo di SanCristóbal de Las Casas, monsignor Felipe ArizmendiEsquivel, che — riferisce Fides — ha dichiarato di ritenereinaccettabile il fatto che il Messico «non fornisca unamaggiore protezione a coloro che viaggiano» nel suoterritorio. Provenienti principalmente da El Salvador,Honduras e Nicaragua, i migranti che attraversano ilPaese diretti verso gli Stati Uniti ignorano i terribili rischicui vanno incontro per mano delle m a ra s (bande)criminali «che estorcono loro denaro, li picchiano e, neicasi peggiori, li uccidono». La Chiesa, ha proseguito ilvescovo, ha denunciato spesso la drammatica situazione,suggerendo anche provvedimenti concreti, come quello difar scortare dai militari i treni su cui viaggiano gliimmigrati. Purtroppo però i fatti recenti dimostrano che«ancora non si sono adottate le misure necessarie perprevenire i reati, o almeno ridurli». Quanto alle duedonne, ha concluso il vescovo, per la banda criminale si ètrattato di una passeggiata: identificate, i malviventi

hanno fermato il treno sul quale si trovavano le donne«giustiziandole a sangue freddo».

CAT H O L I C WOMEN OF THE YEAR 2013Nell’anno della fede, si è scelto di conferire il premioCatholic Women of the Year (giunto ormai allaquarantacinquesima edizione) a quattro donne che si sonodistinte per il loro impegno a favore della diffusione dellafede alle generazioni successive. I nomi di quanteverranno premiate a Londra il prossimo 11 ottobre sonoMary Maguire, Mary Cahill, Rosaline Egan e MarjorieParker. Con il marito, Maguire ha aperto in Kenya unorfanotrofio (che accoglie 60 bimbi) e una scuola(frequentata da 350 minori): metà dell’anno lo trascorrenel Paese africano, l’altra metà in Gran Bretagna araccogliere fondi. E se Cahill è la fondatrice del JerseyCatholic Youth, associazione rivolta ai giovani egiovanissimi, Parker, che ha tra l’altro aperto ai bisognosile porte della sua casa, si occupa invece di anziani,rifugiati e persone vulnerabili in genere. Sono ben 93infine gli anni della quarta premiata, Egan, ancoraattivissima nei suoi the settimanali in favore delle personesole e in difficoltà (a cui fornisce anche cibo e vestiario),e nel suo impegno con la Union of Catholic Mothersnella diocesi di Westminster. Il comitato del premio ha

anche conferito una speciale menzione alle mogli deisacerdoti anglicani entrati nella Chiesa cattolica (dopo laAnglicanorum coetibus di Benedetto XVI): di solito non sipremiano gruppi, ma l’eccezione è stata fatta perriconoscere l’impegno di queste donne che hanno«sostenuto i loro mariti lungo la strada dell’unità tra icristiani», per il loro essere perno della famiglia inmomenti — si legge nella motivazione — «di grandepreoccupazione e incertezza». Spesso dimenticate, sonoinvece a vital part of fulfilling the vision of the Ordinariate.

RAGAZZE GRECHE IN FUGA PER D I V E N TA R E SUORE

Nel 1962 sei ventenni provenienti dallo stesso villaggiogreco fuggirono dalle famiglie perché impossibilitate arealizzare il loro sogno, quello di diventare suore. Lavicenda è all’origine del Lyrio Children’s Village, unpiccolo agglomerato di cinque case tra le montagne atrenta chilometri da Atene che da cinque decadi accogliebimbi abbandonati: le sei ragazze di allora sono arrivate aoccuparsi di trecento minori. La storia è stata raccontatadalla regista americana Valerie Kontakos, che ha girato ildocumentario Ma n a (mamma in greco) su questeincredibili «femministe», andate «contro tutti per fondareun loro ordine religioso e prendersi cura dei più piccoli»,riuscendovi solo grazie agli aiuti dei privati, senza alcun

finanziamento pubblico. Passo dopo passo queste donnesono diventate un punto di riferimento per tutto il Paese,distinguendosi anche per un approccio molto diverso daquello usato di solito dalle istituzioni. Quando unbambino viene loro affidato, queste religiose cercanoinnanzitutto la presenza di eventuali fratelli in altri istitutiper il ricongiungimento. I ragazzi non devono lasciare lacasa a 18 anni, potendo scegliere di rimanere. Oggi agestire questo «villaggio di bambini» sono rimaste quattrosorelle (una è morta e una sesta lavora in una casa cheaccoglie donne vedove): Maria, Dorothea, Parthenia eKaliniki i loro nomi.

MADRI DISABILI

Madri disabili: straordinaria normalità. Con questo titolosulla copertina dell’ultimo numero del magazine italiano«Superabile» campeggia la foto di una giovane donnaseduta che tiene sulle gambe due gemelli. Quella che a

prima vista risulta solo una bella immagine, introduceinvece tre ritratti inediti: sono le storie di Stefania,Filomena detta Milena e Lauretta, rispettivamente uno,due e quattro figli, e una carrozzina ciascuna. Traentusiasmi e complicazioni, l’inchiesta di Antonella Pateteracconta dunque vie altre alla maternità. Vienormalissime: «Ci siamo creati una famiglia con la“normalità” di una vita vissuta in sedia a ruote — spiegaad esempio Milena — dove anche un gradino può fare lad i f f e re n z a » .

L’ABORTO NEGLI STAT I UNITI

Con 228 voti a favore e 196 contrari la Camera deiRappresentanti degli Stati Uniti (a maggioranzarepubblicana) ha approvato un disegno di legge che vietadi abortire dopo la ventesima settimana, riducendo iltermine fissato dalla storica Roe v. Wade del 1973 cheinvece fa riferimento al momento in cui il feto è in grado

di sopravvivere fuori dall’utero materno, e cioè 24-28settimane. Tra le ragioni che hanno indotto alla propostadi legge vi sono anche gli studi medici attestanti il fattoche dopo questo termine il feto è capace di provaredolore. È molto probabile (data la composizione delSenato e della Casa Bianca) che la proposta non andrà inporto, ma si tratta comunque di una dimostrazioneimportante circa la possibilità di rivedere alcuni aspettidell’aborto dati, troppo spesso, per assodati.

ST E R I L I Z Z AT E IN LA O S. LA CHIESA SI OPPONE

Una campagna di pianificazione familiare lanciata daldipartimento per la sanità della provincia di Huaphan nelLaos orientale incoraggia le donne a sterilizzarsi mediantela legatura delle tube. Come riferiscono a Fides fontilocali, il progetto, che offre il servizio gratuitamente e siconcluderà a fine 2013, è sostenuto dal Fondo Onu per laPopolazione. Secondo il vicedirettore del dipartimentoThongbay Thavisouk, l’iniziativa si è resa necessariaperché le donne locali mettono al mondo in media seibambini. Troppi, trattandosi di una cifra che, a suoavviso, inciderebbe negativamente sia sulla salute delladonna, sia sul livello di benessere delle famiglie. Tristecostante nella storia recente, la sterilizzazione vienedunque presentata dalle autorità come mezzo per

migliorare lo status economico dei singoli. Intanto peròanche in Laos cresce, specie ma non solo fra le comunitàcristiane, il movimento per la vita. L’associazione cattolicaHuman Life International, ad esempio, grazie agli sforzidella sua sezione asiatica, opera per assistere piccoligruppi pro-life locali nati partire dal 2008. E se gruppi dicattolici, con altri cristiani, sono impegnati a promuoveretemi legati al rispetto della vita, nella capitale Vientiane,nonostante le difficoltà, suor Milagros Azucena svolge illavoro pastorale per coppie, donne e bambini.

DONNE AI VERTICI DELLO S C AU T I S M O FRANCESE

Tra loro non si conoscono ancora, ma è sicuro che leoccasioni presto non mancheranno: Catherine Larrieu eClaire Verdier sono infatti i nuovi vertici dello scautismofrancese, l’una a capo degli Scout e Guide di Francia(Sgdf, per un totale di sessantanovemila aderenti), l’altradelle Guide e scout d’Europa (che ne contaventinovemila). Pressoché coetanee (52 anni l’una, 51l’altra), le due donne — presentate da «la Croix» conl’eloquente titolo L’avvenire dello scautismo si scrive alfemminile — sono accomunate, tra l’altro, da una profondae solida conoscenza del territorio. Da «donne chiesamondo» l’augurio più cordiale di buon lavoro.

Il saggio

Lui e l’ab ortoÈ un tema estremamente complesso edelicato quello che Antonello Vanni trattanel suo Lui e l’aborto. Viaggio nel cuoremaschile (San Paolo 2013). Un tema su cuioccorre riflettere ancora e sempre piùonde evitare la sterile contrapposizione, ilmuro contro muro, laderesponsabilizzazione di tutti e,soprattutto, la schizofrenia. L’i n t e r ru z i o n evolontaria della gravidanza — checchésostengano ancora molti uomini, equalche donna — non è tema esaurito conla sua legalizzazione, che non è riuscita arendere facile una questionedolorosisisma. E nel riparlarne, nonpossiamo più continuare a ignorarel’uomo che, nel bene e nel male, v’èdietro. Continuando a enfatizzare l’ab ortocome questione esclusivamente femminile,corriamo il rischio di legittimare gliuomini nel loro continuare a chiamarsisostanzialmente fuori da momenti rilevanticome parto e nascita. Come conciliarecoinvolgimento ed esclusione, richiamoalla responsabilità ex ante e l’esclusionedalla decisione ex post? (@GiuliGaleotti)

Da insicura e fragile personalitàche si cerca ma non riesce a trovarsiquesta esile creatura si trasformain una donna completaCapace di affrontarelo squallore umano nazista

La giovane è una scultrice delle parolee una scultrice di se stessaEsperta dell’arte del togliere ericca di sensi che via via smantellandofanno balzare in primo piano il capolavoro

Etty Hillesum

Com’è bello sposarsi (a Milano)Inchiesta su come sono cambiati i futuri sposi e i corsi prematrimoniali

In questo ambitosi è profuso impegno e intelligenzaCompiendo di recente un ripensamentosu metodi e linguaggi

Sono molte le coppie conviventiche frequentano i corsiÈ un ritorno alla Chiesache rivela una domanda autentica

ciare lentamente a modellare piccole figure nelgrande blocco di granito intonso che mi portodentro, altrimenti alla lunga ne verrò schiac-ciata. Se non cerco e scopro la mia forma con-geniale, finirò a vagare nel buio e nel caos, èqualcosa di cui anche adesso avverto forte ilrischio» (p. 128).

Paradossalmente togliere, scalzare con unrude scalpello, incidere una ferita alla pietra,

dona vita e conduce alla luce quel libro dellavita che vuole offrire «a coloro che non sonoin grado di leggere direttamente». Ben certadi saper leggere, dono concessole da Dio, maancora dubbiosa sull’altro dono: «Mi conce-deresti anche quello di poter scrivere?» (p.790).

Etty sta transitando dall’adolescente alladonna matura e sicura di sé con la sofferenzache la sta maturando, sia nel pensiero, sia nel-la scrittura, via via, sempre più trasparente,sia, soprattutto, nell’equilibrio quotidiano.Comprende che la sofferenza non va fuggita«là dove essa ci si impone, non dobbiamotentare di evitarla. E ci si impone ad ogni pas-so, eppure la vita è bella». È un punto d’arri-vo, perché c’è stata una fase intermedia. «Sisoffre di più giocando a nascondino con il do-lore e maledicendolo. Naturalmente ho pensa-to tutto questo in un modo molto diverso» (p.281). Presa sulla realtà, ormai guidata da unoscalpello che sa colpire solo dove colpire, sen-za distruggere la pietra.

Lentamente la scultura della persona pren-de forma concreta, non esiste solo nella men-te. L’impegno è costante, implacabile nelleanalisi, costruttivo nell’apparente distruzioneed eliminazione. Dove poggia? «Negli ultimitempi, molto lentamente, sta crescendo in meuna grande fiducia, una fiducia davvero gran-de. Un sentirsi sicuri nella tua mano, mioDio. Non mi capita più così spesso di sentir-mi separata dalla profonda corrente nascostain me. E quando sono appassionata ed eufori-ca non è una sensazione forzata o dissennata,ma si basa sulla certezza circa l’esistenza diquella corrente. E non vado neanche più a

Storia di Ester (e dei suoi diari)

L’incontro con il chiropratico Julius Spiersegna una svolta per la comprensione dell’iodella giovane e le indica un sentiero percorri-bile che, a ben riflettere, sedimentava nel suospirito ma non trovava lo sbocco espressivo: lascrittura. Esercizio e dono, completamentefemminile, che palesa diverse sfaccettature: ca-tartica, creativa, riflessiva, di ripiegamento sul-la coscienza. Sempre e comunque però inapertura e in crescita dialogica, favorendo an-che il dialogo con l’Altro da sé che Etty deno-mina Dio: non in chiave confessionale a leidel tutto estranea, non in chiave etica, ma inchiave puramente umana che tocca quel fondocomune a tutti gli esseri entrati nell’esistenzastorica.

Un passo catartico è illuminante: «Avanti,allora! È un momento penoso, quasi insor-montabile: devo affidare il mio animo repressoa uno stupido foglio di carta a righe. A volte ipensieri sono così chiari e limpidi nella miatesta, i sentimenti così profondi, eppure nonriesco a metterli per iscritto. Deve essere piùche altro la vergogna. Mi sento molto impac-ciata, non ho il coraggio di mostrare le cose

Ester, detta Etty, nacque in una famiglia di intellettuali ebrei, apertaad ampi interessi culturali: predilesse la letteratura e la lingua russa,appresa dalla madre, che portava le cicatrici di un pogrom cui erariuscita a scampare; amò i classici di cui era imbevuto il padre,insegnante di latino e greco, mentre i due fratelli le dischiusero lamusica e la medicina. L’ambiente familiare non è sereno e non leinfonde sicurezza, l’educazione che si imprime in lei è satura dimodernità e libera da ogni schema. In adolescenza iniziano leavventure amorose che la distruggono per l’investimento psicologicoeccessivo e mai appagato. Laureatasi ad Amsterdam (con grandesorpresa di tutti scelse giurisprudenza), si rende conto che a soli 27anni ormai sta cedendo: il suo sentire psichico e psicologico non èequilibrato. La conoscenza dell’eclettico Spier — cantante, editore,bancario e chirologo formatosi alla scuola di Jung — la condurràlentamente alla padronanza di sé, liberando in lei un amore vero edisinteressato. È a Spier che dobbiamo i Diari: egli comprese che lavena della scrittrice in Etty andava risvegliata, giacché solo scrivendoella avrebbe compiuto i passi capaci di guarirla: da «gomitoloaggrovigliato» a filo donato e di soave aiuto agli ebrei perseguitati.Fu un’impresa immane. Per noi costituisce un documento in presadiretta non tanto delle nefandezze naziste (scrive Etty «non ne sentoil bisogno», riferendosi a una possibile documentazione da lasciare aiposteri), quanto di una luce che trapassa le tenebre di un periodo

storico fra i più bui della storia europea. Luce che trasfigurò lei stessae va trasfigurando chi si accosta alle ottocento pagine checostituiscono il diario, dieci quaderni scampati, grazie alla dedizionedegli amici, alla furia della guerra e della Shoah. La partenzadefinitiva di Etty per il campo di smistamento di Westerbork, dovetransitarono 107.000 ebrei olandesi (ne sopravvissero 5.200), primopasso per quella grande fossa comune che si chiama Auschwitz, nonfu una cattura ma un consegnarsi spontaneo per condividere la sortedel suo popolo. Nell’ultima sera di libertà l’amica Maria Tuinzing sivide affidare il prezioso carico perché lo passasse all’altro amico, loscrittore Klaas Smelik. Il non ritorno per Etty era una realtà di cuiera consapevole, quindi affidò se stessa, racchiusa nei quaderni, aSmelik perché provvedesse alla loro edizione. A causa della guerra,egli li ebbe in mano solo nel 1946 (o 1947), insieme con una raccoltadi lettere, e cercò un editore. I tempi non erano maturi? Non fucompreso il valore di quei quaderni? Stranamente invece le letterescritte da Westerbork erano già state stampate nel 1943, lo stessoanno in cui Etty venne assassinata ad Auschwitz, il 30 novembre. Lagestazione di quello che sarebbe stato il Diario fu laboriosa: nel 1979il figlio di Smelik consegnò nove quaderni all’editore J. G. Gaarland,che seppe valutarne la bellezza. Si giunse così alla pubblicazione nel1986. Chissà se il settimo quaderno emergerà da qualche archivio. Perora è scomparso. (cristiana dobner)

Pierre-Auguste Renoir,«Ballo a Bougival» (1883)

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Storia sconosciuta di Paolina Leopardi

La sorelladi Giacomo

di FRANCESCA ROMANA DE’ ANGELIS

La storia della sorella di Shakespeare — geniale e talentuosaquanto il fratello ma priva di istruzione perché donna — fuinventata da Virginia Woolf per raccontare la secolare

esclusione dell’universo femminile dalla scrittura e dalla creatività(Una stanza tutta per sé, 1929). Questa storia torna alla menteogni volta che si pensa a una sorella (o figlia, moglie, compagna)di un grande scrittore.

La vicenda di Paolina (1800-1869), terzogenita di MonaldoLeopardi e di Adelaide Antici, anche se diversa nelle premessedalla felice invenzione di Virginia Woolf, è tuttavia simile nellasostanza. A Paolina, appassionata di studi e instancabile lettrice,

non le restavano che le lettere, amate carte messaggere che nonsfuggirono a un mortificante controllo. Paolina fu addirittura co-stretta a difendere la corrispondenza con due amiche sgradite al-la madre ricorrendo all’aiuto di un prete, suo antico precettore,che si prestò a ricevere quelle lettere segnalandone l’arrivo conun vaso di fiori alla finestra.

Solo dopo la morte della madre si aprirono per lei molti do-mani. Aveva ormai cinquantasette anni e si portava dietro un ba-gaglio pesante fatto di troppo passato e di troppo dolore, ma fuforte abbastanza da vivere con pienezza il tempo che le restava.Abbellì il palazzo, arricchì la biblioteca con i prediletti romanzi ei libri di viaggio, indossò abiti dai colori vivaci abbandonandoper sempre il nero che la madre le aveva imposto fin da bambinae soprattutto viaggiò, visitando molti dei luoghi dove aveva vis-suto il fratello.

Forse non è un caso che Paolina sia morta a Pisa, la città cheGiacomo aveva amato e dove aveva ripreso a comporre versi«con quel mio cuore di una volta». Paolina chiudeva gli occhidopo aver visto almeno un po’ di mondo, anche con gli occhi diGiacomo.

Isabella regina di paceLa santa del mese raccontata da Oddone Camerana

“Una santa donna”, “unsanto”: così vengonodefinite e ricordate lepersone che portanoo hanno portato la

croce in silenzio, che hanno subito fatiche,soprusi, vessazioni, ingiustizie, tormentisenza lamentarsi e con spirito di sacrificio.

Una figura del passato questa, ma an-che del presente, riconoscibile oggi in chitollera le avversità o subentra in quelle al-trui facendosene carico. Se non che, conriferimento alla santa di questo mese, Isa-bella d’Aragona (1271-1336), è evidente chela santità è un’altra cosa e non verrebbe inmente a nessuno di definire Isabella una“santa donna”.

Figlia di Pietro III d’Aragona e di Co-stanza, discendente dell’imperatore Federi-co II re di Sicilia, Isabella era un’aristo cra-tica che praticava la santità con la pre-ghiera, con la religiosità, ma anche con lagenerosità dovuta alla sua posizione. Di-ventata regina con l’andare sposa a Dioni-sio, re di Portogallo, alla corte reale nontralasciò le buone abitudini di una santitàattiva. Non trascurando i doveri di sposa,continuò a levarsi di buon mattino per an-dare in cappella ad ascoltare la messa inginocchio, fare la comunione e dire l’uffi-cio della Vergine e dei morti. Spirito con-templativo, prestava tuttavia attenzione al-le opere di pubblica necessità e non ci fu-rono, infatti, chiese, ospedali e monasterialla cui costruzione ella non contribuissecon regale generosità.

Oltre che come regina e religiosa, lasantità di Isabella ebbe modo di esprimer-si anche come madre. Dando al maritodue figli, Costanza e poi Alfonso, erede altrono, Isabella manifestò, infatti, il suo ca-rattere e la sua tempra di donna energicae attiva non solo subendo eroicamente gliilleciti amori del marito, ma curando poil’educazione dei figli naturali di questi co-me fossero i suoi.

Ma è nel ruolo di pacificatrice e di ri-conciliatrice che le virtù di Isabella assun-sero una coloritura eroica e shakespearia-na, là dove la regina si sentì in dovere diintervenire nella lotta scoppiata tra il figlioe il padre, schierandosi a favore di que-st’ultimo, e venendone ripagata con ilconfino in una fortezza. Ma non fu questal’unica opera di pace in cui si impegnòIsabella. Altre contese, come quella tra ilmarito e il cognato o tra influenti e ambi-ziosi paggi di corte, videro lo sforzo dellaregina santa, indirizzata a fronteggiare,sotto l’ispirazione dal senso del bene edella pace, gli opposti eserciti schierati, ea sciogliere oscuri intrighi di corte e gelo-sie.

Pronta a piegarsi al mutare delle situa-zioni e dei contesti in cui veniva a trovar-si, Isabella trovò la via dalla santità anchedopo la morte del marito. A quel puntoIsabella rinunciò al mondo, si tagliò i ca-pelli, vestì l’abito del terz’ordine france-

scano e andò pellegrina a Santiago deCompostela, dove tornò nell’ultimo annodi vita dopo essersi nel frattempo ritiratain monastero a pregare, a conversare conle religiose e a dare udienza ai poveri, aimalati e ai peccatori che ricorrevano a lei.Non senza smettere di offrire la sua capa-cità di mediatrice tra i familiari in contesa,come cercò di fare con il figlio e il nipotein guerra tra di loro, se non fosse stata im-pedita da una febbre che la portò allamorte.

In linea con lo spirito del tempo e conil contesto in cui si trovò, Isabella fu pro-tagonista di miracoli improntati alla corte-sia e alla gentilezza, come quello dellamutazione in vino di una brocca d’acquaa rimedio delle penitenze e dei digiuni aiquali faceva partecipare il personale dicorte a lei vicino; o le guarigioni ottenutetoccando gli infermi con le sue mani. Siparla anche di un’apparizione di Maria,per fare accomodare la quale accanto alsuo letto di morte Isabella chiese che le sioffrisse una sedia.

Ma più spettacolare e allo stesso tempopiù connesso alla sua azione di pace fu ilmiracolo che prese forma nel corso dellaguerra tra i figli illegittimi di suo maritoDionisio e l’erede al trono, il futuro Al-fonso I V, quando Isabella si frappose tra idue eserciti schierati niracolosamente divi-si da una barriera luminosa sollevatasi alsuo passaggio.

Di Isabella rimangono due ritratti ine-renti alla sua duplice natura di regina e di

religiosa. Nel primo caso essa compare ac-canto al marito con la corona poi offerta,insieme ad altri doni, al santuario in cui siritirò. Nel secondo la vediamo in abito di

za. Isabella non ci dice di imitarla, ma diconsultare il “tribunalino” interiore dellanostra coscienza. È lì che bisogna scavare.Speriamo di riuscirci.

Oddone Camerana,nato a Torino nel1937, ha operato alungo nel mondodella grandeindustria, e in quelmondo haambientato granparte delle sueopere. Fra questeL’enigma delCavalier Agnelli(Serra e Riva 1985,Passigli 2011), Lanotte dell’Arc i d u c a(Rizzoli 1988), Ipassatempi delP ro f e s s o re (Einaudi1990), Contro la miavolontà (Einaudi1993), Il centenario(Baldini e Castoldi,1997, finalista alPremio Viareggio),Racconti profani(Passigli 1999),L’imitazione di Carl(Passigli 2002), Vitea riscatto (Lindau2006). Collaboracon «L’O sservatoreRomano» e «LaStampa».

Petrus Christus,«Isabella del Portogallo

presentata dasant’Elisabetta»

(1457-1460)

Isabella non ci dice di imitarlama di consultare il “tribunalino”interiore della nostra coscienzaÈ lì che bisogna scavare

Morta la madre si aprirono per Pilla molti domaniAveva quasi sessant’anni e un bagaglio pesante fattodi troppo passato e di troppo doloreMa fu forte abbastanzada vivere con pienezza il tempo che le restava

toccò in sorte un padreche, per un singolare eforse unico slancio dimodernità, volle per lasua unica figlia femmi-na la stessa educazionedei figli maschi. Lagiovinetta insommaebbe «una stanza tuttaper sé», anzi ebbe lemolte stanze della bi-blioteca paterna doveamava trascorrere granparte delle sue giorna-te.

Tradusse dal france-se, collaborò a diversiperiodici, scrisse unaVita di Mozart, coltivòla scrittura epistolare,tutto con uno stile fre-sco, spigliato e di se-ducente letterarietà.Eppure Paolina è ri-cordata solo come lasorella di Giacomo.

Ammirazione reci-proca e «un bene infi-nito» furono i presup-posti dell’intenso lega-me tra i due fratelli che condivisero tutto, a partire dall’infelicitàdi vivere a Recanati, sonnolenta periferia dello Stato della Chie-sa, e in un palazzo che una madre autoritaria e austera aveva re-so simile a una prigione. Una madre i cui sguardi indagatori te-nevano il posto delle carezze, come ebbe a scrivere Carlo, unodei suoi cinque figli. Quando Giacomo nel 1822 lasciò il «natioborgo selvaggio», per Pilla, così lui la chiamava, si spalancò ildeserto. Sognava libertà e indipendenza, anche se il fratello perconsolarla le scriveva «che il mondo non è bello, se non vedutocome tu lo vedi, cioè da lontano».

Giacomo era riuscito ad andar via, Paolina tentò inutilmentedi farsi portar via. Un solo amore le si conosce, mentre diversefurono le trattative di nozze, tutte destinate a fallire. Col tempopiù che un marito si rassegnò a cercare un matrimonio, ma lapoca dote, le pretese dei genitori, la scarsa avvenenza furono ra-gioni più forti della sua intelligenza, della sua raffinata cultura,della grazia del suo cuore. Per raggiungere quell’altrove negato

religiosa con il cro-cifisso nella manodestra, mentre conla sinistra trattieneil velo in cui trova-no posto le suppel-lettili che confezio-nava per le chiesep overe.

Ma come sarebbeIsabella oggi? Co-me si muoverebbein un contesto tan-to diverso da quelloin cui ebbe a opera-re? Come potrebbeIsabella manifestarela sua generosità edesercitare la suasantità? Confesso ditrovarmi in una sor-ta di impaccio. Sen-to il prevalere deisentimenti di lonta-nanza, segno del-l’impoverimento nelconcepire il bene el’altruismo oggi. Igesti, il comporta-mento, le scelte diIsabella difficilmen-te servono a indica-re la strada dellavirtù.

È già molto seevitiamo il rischiodi confondere lasantità con la tenta-zione di sottomet-tersi e con l’inclina-zione all’obb edien-

Casa Leopardi a Recanati