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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 152 (48.476) Città del Vaticano lunedì-martedì 6-7 luglio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!"!/!z!/! Un magistero per la pace e contro l’ipocrisia di ANDREA TORNIELLI N ei giorni scorsi il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una ri- soluzione per «una cessazione im- mediata delle ostilità in tutte le si- tuazioni per almeno 90 giorni con- secutivi» così da garantire assisten- za umanitaria alle popolazioni col- pite e contrastare le devastanti con- seguenze della diffusione del co- vid-19. Francesco, con il suo inter- vento alla fine dell’Angelus ha vo- luto dare il suo sostegno all’inizia- tiva, auspicando che il cessate il fuoco globale venga osservato «ef- fettivamente e tempestivamente». L’iniziativa del Papa rappresenta un nuovo passo di un lungo cam- mino. Un passo reso ancora più urgente dalla crisi provocata dalla pandemia, le cui conseguenze più devastanti — al pari di quelle delle guerre — ricadono sui più poveri. Domenica 29 marzo, il Pontefice aveva già avanzato questa richiesta, appoggiando l’appello in questo senso lanciato cinque giorni prima dal Segretario generale delle Na- zioni Unite. António Guterres ave- va chiesto un «cessate il fuoco glo- bale e immediato in tutti gli angoli del mondo», richiamando l’emer- genza per il covid-19, che non co- nosce frontiere. Francesco si era as- sociato «a quanti hanno accolto questo appello» e aveva invitato «tutti a darvi seguito fermando ogni forma di ostilità bellica, favo- rendo la creazione di corridoi per l’aiuto umanitario, l’apertura alla diplomazia, l’attenzione a chi si trova in situazione di più grande vulnerabilità». L’impegno congiunto contro la pandemia, aveva auspicato il Papa, «possa portare tutti a riconoscere il nostro bisogno di rafforzare i lega- mi fraterni come membri di un’uni- ca famiglia. In particolare, susciti nei responsabili delle Nazioni e nelle altre parti in causa un rinno- vato impegno al superamento delle rivalità. I conflitti non si risolvono attraverso la guerra! È necessario superare gli antagonismi e i contra- sti, mediante il dialogo e una co- struttiva ricerca della pace». Francesco nelle settimane succes- sive, era tornato altre due volte a deplorare le spese per gli arma- menti. Nell’omelia della Veglia di Pasqua, celebrata in San Pietro, aveva detto: «Mettiamo a tacere le grida di morte, basta guerre! Si fer- mino la produzione e il commercio delle armi, perché di pane e non di fucili abbiamo bisogno». Papa Ber- goglio aveva voluto ricordare nuo- vamente questo tema che rappre- senta una costante del suo pontifi- cato, anche nella più lunga delle due preghiere mariane suggerite ai fedeli a conclusione del Rosario nel mese di maggio: «Assisti i Respon- sabili delle Nazioni, perché operi- no con saggezza, sollecitudine e generosità, soccorrendo quanti mancano del necessario per vivere, programmando soluzioni sociali ed economiche con lungimiranza e con spirito di solidarietà. Maria Santissima, tocca le coscienze per- ché le ingenti somme usate per ac- crescere e perfezionare gli arma- menti siano invece destinate a pro- muovere adeguati studi per preve- nire simili catastrofi in futuro». Più volte e in occasioni diverse, negli anni precedenti, Francesco aveva denunciato “l’ipocrisia” e il “peccato” dei responsabili di quei Paesi che «parlano di pace e vendo- no le armi per fare queste guerre». Parole ripetute anche al ritorno dall’ultimo viaggio internazionale prima dello scoppio della pande- mia, quello in Thailandia e Giappo- ne: «A Nagasaki e Hiroshima ho sostato in preghiera, ho incontrato alcuni sopravvissuti e familiari delle vittime, e ho ribadito la ferma con- danna delle armi nucleari e dell’ipo- crisia di parlare di pace costruendo e vendendo ordigni bellici». Secondo un rapporto Oxfam, nel 2019 la spesa militare globale ha sfiorato i duemila miliardi di dollari e attualmente ci sono due miliardi di esseri umani intrappola- ti nei Paesi in guerra e stremati da violenza, persecuzioni, carestie e ora anche dall’emergenza rappre- sentata dalla pandemia. All’Angelus il Papa chiede l’attuazione della risoluzione dell’Onu per l’assistenza umanitaria delle popolazioni colpite dal virus Cessate-il-fuoco globale e immediato per contrastare la pandemia Appello del Papa per un «cessa- te-il-fuoco globale e immediato» che garantisca «la pace e la sicurezza in- dispensabili per fornire l’assistenza umanitaria così urgentemente neces- saria» alle popolazioni delle zone di conflitto colpite dalla pandemia. Al termine dell’Angelus di dome- nica 5 luglio — recitato con i fedeli riuniti in piazza San Pietro nel ri- spetto delle misure di sicurezza adottate per evitare il diffondersi del contagio — il Pontefice ha rilanciato la risoluzione approvata in questi giorni dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, che invoca, tra l’altro, la fine delle ostilità «per affrontare le devastanti conseguenze del virus co- vid-19». Una richiesta «lodevole» l’ha definita Francesco, esortando ad attuarla «effettivamente e tempesti- vamente per il bene di tante persone che stanno soffrendo. Possa questa risoluzione del Consiglio di sicurez- za — è stato il suo auspicio — diven- tare un primo passo coraggioso per un futuro di pace». In precedenza, nel commentare il brano evangelico della liturgia do- menicale (Matteo 11, 25-30), il Papa aveva ricordato che la vera saggezza non è di coloro che «presumono di essere sapienti» ma viene da un «cuore aperto e fiducioso verso il Si- gnore». Da qui l’invito ad accogliere «il ristoro» offerto da Gesù «agli af- faticati e oppressi»: un aiuto che «non è — ha spiegato — un sollievo soltanto psicologico o un’elemosina elargita, ma la gioia dei poveri di es- sere evangelizzati e costruttori della nuova umanità». Ed è, ha aggiunto, «un messaggio per la Chiesa, chia- mata a vivere le opere di misericor- dia e a evangelizzare i poveri, ad es- sere mite, umile». PAGINA 8 Il documento a p p ro v a t o dopo un complesso negoziato Una cessazione globale di tutti i conflitti in corso per almeno 90 giorni allo scopo di unire le forze contro la pandemia e garantire l’assistenza umanitaria a tutte le popolazioni colpite. Questo l’obiettivo della risoluzione n. 2532 approvata lo scorso primo luglio dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite all’unanimità. La risoluzione è stata la risposta all’appello lanciato attraverso un video lo scorso 24 marzo dal segretario generale, António Guterres, per un’immediata tregua in tutte le zone del mondo che soffrono il dramma della guerra. Lo stesso Guterres ha salutato l’approvazione della risoluzione come «un importante segnale a tutte le parti in causa nei conflitti». Il testo è stato preparato da Francia e Tunisia e chiede appunto «una cessazione immediata delle ostilità in tutte le situazioni di guerra»; è stata la prima azione concreta dei Quindici dallo scoppio della pandemia. Va ricordato che il cammino nella discussione e nell’approvazione della risoluzione è stato molto complesso a causa dello scontro tra Usa e Cina. Secondo fonti diplomatiche, Pechino voleva che nella risoluzione venisse menzionata la richiesta di sostenere l’operato dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Gli Stati Uniti si sono decisamente opposti a questa ipotesi. Il presidente Donald Trump ha interrotto i finanziamenti all’O ms accusandola di aver mal gestito la pandemia. Alla fine, è passata la linea statunitense e nella risoluzione l’Oms non è stata menzionata. NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pasto- rale della Diocesi di Islas Canarias (Spagna), presenta- ta da Sua Eccellenza Monsi- gnor Francisco Cases An- dreu. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nomina- to Vescovo della Diocesi di Islas Canarias (Spagna) Sua Eccellenza Monsignor José Mazuelos Pérez, finora Ve- scovo di Jerez de la Frontera. LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Giuseppe De Marzo Abbiamo reciso un legame CRISTINA CALZECCHI ONESTI A PAGINA 3 Il parroco del santuario di Panju al confine tra le due Coree Non bisogna mai perdere la speranza PAOLO AFFATATO A PAGINA 6 Santa Maria Goretti Il Vangelo è dei piccoli GIANLUCA GIORGIO A PAGINA 8 ALLINTERNO Superata la Russia, allarme nel paese asiatico Virus, India terza per contagi NEW DELHI, 6. Allarme nel sud est asiatico, che sta diventando il nuovo epicentro della pandemia. L’India registra a oggi 697.413 casi accertati di coronavirus, superando la Russia (680.283) e diventando il terzo paese al mondo per numero di contagi dietro a Stati Uniti (2.888.635) e Brasile (1.603.055). Lo rende noto il sito dell’università americana Johns Hopkins. Il numero dei decessi tota- li nel paese asiatico è 19.268. L’aumento dei contagi e dei de- cessi ha coinciso con l’apertura nei pressi della capitale di una struttura di cura con 10 mila letti, molti dei quali fatti di cartone, ricavata in un centro di studi spirituali. Grande co- me 20 campi da calcio, la struttura è dedicata ai casi lievi e a quelli asin- tomatici. Le autorità indiane temono che la metropoli possa registrare ol- tre mezzo milione di casi entro la fi- ne del mese. Il lockdown atto dalla fine di marzo è stato gradualmente revocato e la maggior parte delle attività sono riprese. Restano chiuse le scuole, i cinema, le palestre e le piscine. Fer- me le metropolitane e sospesi i voli internazionali. Lo Stato più colpito è quello del Maharashtra, con l’hub finanziario Mumbai che ha registra- to oltre settemila nuovi casi. Lo sta- to del Tamil Nadu meridionale e la capitale nazionale di Nuova Delhi hanno registrato rispettivamente ol- tre 4.200 e 2.500 nuovi casi. La pandemia rischia di dare un colpo tremendo all’economia india- na, e in particolare al settore dell’outsourcing, ovvero l’usanza or- mai consolidata da parte delle azien- de (in genere occidentali) di appal- tare a terzi, in questo caso agli india- ni, alcuni aspetti o fasi dell’attività produttiva. Quindi decine di servizi che vanno dai call center ai centri di manutenzione e sicurezza informati- ca. In questo l’India è diventata una potenza mondiale. Ci lavorano più di quattro milioni di indiani, che di colpo, quando il lockdown è stato annunciato la notte del 24 marzo, hanno dovuto trasformare le loro piccole case in uffici improvvisati. Raid aerei in risposta al lancio di tre razzi Scontri al confine tra Israele e la striscia di Gaza TEL AVIV, 6. Non si placa la tensio- ne al confine tra Israele e la striscia di Gaza. In risposta a tre razzi lan- ciati dal territorio palestinese, ieri, l’aviazione israeliana ha colpito di- verse postazioni di Hamas nella striscia. Lo ha fatto sapere il porta- voce militare israeliano secondo cui durante la rappresaglia sono state centrate «infrastrutture sotterranee appartenenti al gruppo terroristico di Hamas». Hamas — ha continua- to il portavoce militare — «è re- sponsabile per ogni evento che ori- gina dalla striscia e subisce le con- seguenze delle azioni condotte con- tro i civili israeliani». I tre razzi di Hamas non hanno causato vittime né danni materiali. Due di essi sono caduti in aree iso- late nel sud di Israele. Il terzo è stato intercettato e distrutto dal si- stema antimissile. Questa mattina i vertici militari israeliani hanno an- nunciato un rafforzamento degli apparati di sicurezza lungo il confi- ne con la striscia. Va detto che nes- suna organizzazione ha rivendicato il lancio dei razzi. L’ultimo episo- dio del genere era avvenuto lo scor- so 26 giugno. I rapporti tra Hamas e Israele sono ulteriormente peggiorati dopo l’annuncio del piano di annessioni unilaterali di parti dei Territori pa- lestinesi da parte del governo israe- liano guidato da Benjamin Neta- nyahu. Due giorni fa Hamas ha de- ciso di riaprire il dialogo con Fatah, il partito del presidente Mahmoud Abbas, e questo al fine di fare fron- te comune contro il piano di Neta- nyahu. I vertici delle due formazio- ni politiche, in un comunicato con- giunto, hanno sottolineato che «la riconciliazione tra le fazioni palesti- nesi è un passo necessario per com- battere l’annessione e raggiungere una pace giusta». Il governo israeliano ha annun- ciato il rinvio dell’attuazione del piano di annessioni, che doveva scattare lo scorso primo luglio. È morto Ennio Morricone Non solo cinema MARCELLO FILOTEI A PAGINA 5 #CantiereGiovani PER COSTRUIRE E ALIMENTARE UNALLEANZA TRA LE GENERAZIONI PAGINA 4

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 152 (48.476) Città del Vaticano lunedì-martedì 6-7 luglio 2020

.

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Un magistero per la pacee contro l’ip o crisia

di ANDREA TORNIELLI

Nei giorni scorsi il Consigliodi sicurezza delle NazioniUnite ha approvato una ri-

soluzione per «una cessazione im-mediata delle ostilità in tutte le si-tuazioni per almeno 90 giorni con-secutivi» così da garantire assisten-za umanitaria alle popolazioni col-pite e contrastare le devastanti con-seguenze della diffusione del co-vid-19. Francesco, con il suo inter-vento alla fine dell’Angelus ha vo-luto dare il suo sostegno all’inizia-tiva, auspicando che il cessate ilfuoco globale venga osservato «ef-fettivamente e tempestivamente».L’iniziativa del Papa rappresentaun nuovo passo di un lungo cam-mino. Un passo reso ancora piùurgente dalla crisi provocata dallapandemia, le cui conseguenze piùdevastanti — al pari di quelle delleguerre — ricadono sui più poveri.

Domenica 29 marzo, il Ponteficeaveva già avanzato questa richiesta,appoggiando l’appello in questosenso lanciato cinque giorni primadal Segretario generale delle Na-zioni Unite. António Guterres ave-va chiesto un «cessate il fuoco glo-bale e immediato in tutti gli angolidel mondo», richiamando l’emer-genza per il covid-19, che non co-nosce frontiere. Francesco si era as-sociato «a quanti hanno accoltoquesto appello» e aveva invitato«tutti a darvi seguito fermandoogni forma di ostilità bellica, favo-rendo la creazione di corridoi perl’aiuto umanitario, l’apertura alladiplomazia, l’attenzione a chi sitrova in situazione di più grandevulnerabilità».

L’impegno congiunto contro lapandemia, aveva auspicato il Papa,«possa portare tutti a riconoscere ilnostro bisogno di rafforzare i lega-mi fraterni come membri di un’uni-ca famiglia. In particolare, suscitinei responsabili delle Nazioni enelle altre parti in causa un rinno-vato impegno al superamento dellerivalità. I conflitti non si risolvonoattraverso la guerra! È necessariosuperare gli antagonismi e i contra-sti, mediante il dialogo e una co-struttiva ricerca della pace».

Francesco nelle settimane succes-sive, era tornato altre due volte adeplorare le spese per gli arma-menti. Nell’omelia della Veglia diPasqua, celebrata in San Pietro,aveva detto: «Mettiamo a tacere legrida di morte, basta guerre! Si fer-mino la produzione e il commerciodelle armi, perché di pane e non difucili abbiamo bisogno». Papa Ber-goglio aveva voluto ricordare nuo-vamente questo tema che rappre-senta una costante del suo pontifi-cato, anche nella più lunga delledue preghiere mariane suggerite aifedeli a conclusione del Rosario nelmese di maggio: «Assisti i Respon-sabili delle Nazioni, perché operi-no con saggezza, sollecitudine egenerosità, soccorrendo quantimancano del necessario per vivere,programmando soluzioni sociali ed

economiche con lungimiranza econ spirito di solidarietà. MariaSantissima, tocca le coscienze per-ché le ingenti somme usate per ac-crescere e perfezionare gli arma-menti siano invece destinate a pro-muovere adeguati studi per preve-nire simili catastrofi in futuro».

Più volte e in occasioni diverse,negli anni precedenti, Francescoaveva denunciato “l’ip o crisia” e il“p eccato” dei responsabili di queiPaesi che «parlano di pace e vendo-no le armi per fare queste guerre».Parole ripetute anche al ritornodall’ultimo viaggio internazionaleprima dello scoppio della pande-mia, quello in Thailandia e Giappo-ne: «A Nagasaki e Hiroshima hosostato in preghiera, ho incontratoalcuni sopravvissuti e familiari dellevittime, e ho ribadito la ferma con-danna delle armi nucleari e dell’ip o-crisia di parlare di pace costruendoe vendendo ordigni bellici».

Secondo un rapporto Oxfam,nel 2019 la spesa militare globaleha sfiorato i duemila miliardi didollari e attualmente ci sono duemiliardi di esseri umani intrappola-ti nei Paesi in guerra e stremati daviolenza, persecuzioni, carestie eora anche dall’emergenza rappre-sentata dalla pandemia.

All’Angelus il Papa chiede l’attuazione della risoluzione dell’Onu per l’assistenza umanitaria delle popolazioni colpite dal virus

Cessate-il-fuoco globale e immediatoper contrastare la pandemia

Appello del Papa per un «cessa-te-il-fuoco globale e immediato» chegarantisca «la pace e la sicurezza in-dispensabili per fornire l’assistenzaumanitaria così urgentemente neces-saria» alle popolazioni delle zone diconflitto colpite dalla pandemia.

Al termine dell’Angelus di dome-nica 5 luglio — recitato con i fedeliriuniti in piazza San Pietro nel ri-spetto delle misure di sicurezzaadottate per evitare il diffondersi delcontagio — il Pontefice ha rilanciatola risoluzione approvata in questigiorni dal Consiglio di sicurezzadell’Onu, che invoca, tra l’altro, la

fine delle ostilità «per affrontare ledevastanti conseguenze del virus co-vid-19». Una richiesta «lodevole»l’ha definita Francesco, esortando adattuarla «effettivamente e tempesti-vamente per il bene di tante personeche stanno soffrendo. Possa questarisoluzione del Consiglio di sicurez-za — è stato il suo auspicio — diven-tare un primo passo coraggioso perun futuro di pace».

In precedenza, nel commentare ilbrano evangelico della liturgia do-menicale (Ma t t e o 11, 25-30), il Papaaveva ricordato che la vera saggezzanon è di coloro che «presumono diessere sapienti» ma viene da un«cuore aperto e fiducioso verso il Si-gnore». Da qui l’invito ad accogliere«il ristoro» offerto da Gesù «agli af-faticati e oppressi»: un aiuto che«non è — ha spiegato — un sollievosoltanto psicologico o un’elemosinaelargita, ma la gioia dei poveri di es-sere evangelizzati e costruttori dellanuova umanità». Ed è, ha aggiunto,«un messaggio per la Chiesa, chia-mata a vivere le opere di misericor-dia e a evangelizzare i poveri, ad es-sere mite, umile».

PAGINA 8

Il documentoa p p ro v a t o

dopo un complessonegoziato

Una cessazione globale di tutti iconflitti in corso per almeno 90giorni allo scopo di unire le forzecontro la pandemia e garantirel’assistenza umanitaria a tutte lepopolazioni colpite. Questol’obiettivo della risoluzionen. 2532 approvata lo scorso primoluglio dal Consiglio di sicurezzadelle Nazioni Uniteall’unanimità. La risoluzione èstata la risposta all’app ellolanciato attraverso un video loscorso 24 marzo dal segretariogenerale, António Guterres, perun’immediata tregua in tutte lezone del mondo che soffrono ildramma della guerra. Lo stessoGuterres ha salutatol’approvazione della risoluzionecome «un importante segnale atutte le parti in causa neiconflitti». Il testo è statopreparato da Francia e Tunisia echiede appunto «una cessazioneimmediata delle ostilità in tutte lesituazioni di guerra»; è stata laprima azione concreta deiQuindici dallo scoppio dellapandemia.Va ricordato che il cammino nelladiscussione e nell’a p p ro v a z i o n edella risoluzione è stato moltocomplesso a causa dello scontrotra Usa e Cina. Secondo fontidiplomatiche, Pechino voleva chenella risoluzione venissemenzionata la richiesta disostenere l’op eratodell’Organizzazione mondialedella sanità (Oms). Gli StatiUniti si sono decisamente oppostia questa ipotesi. Il presidenteDonald Trump ha interrotto ifinanziamenti all’O msaccusandola di aver mal gestito lapandemia. Alla fine, è passata lalinea statunitense e nellarisoluzione l’Oms non è statamenzionata.

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha accettatola rinuncia al governo pasto-rale della Diocesi di IslasCanarias (Spagna), presenta-ta da Sua Eccellenza Monsi-gnor Francisco Cases An-d re u .

Provvista di ChiesaIl Santo Padre ha nomina-

to Vescovo della Diocesi diIslas Canarias (Spagna) SuaEccellenza Monsignor JoséMazuelos Pérez, finora Ve-scovo di Jerez de la Frontera.

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

Giuseppe De Marzo

Abbiamoreciso un legame

CRISTINA CALZECCHI ONESTIA PA G I N A 3

Il parroco del santuario di Panjual confine tra le due Coree

Non bisogna maiperdere la speranza

PAOLO AF FATAT O A PA G I N A 6

Santa Maria Goretti

Il Vangeloè dei piccoli

GIANLUCA GIORGIO A PA G I N A 8

ALL’INTERNOSuperata la Russia, allarme nel paese asiatico

Virus, India terza per contagiNEW DELHI, 6. Allarme nel sud estasiatico, che sta diventando il nuovoepicentro della pandemia. L’Indiaregistra a oggi 697.413 casi accertatidi coronavirus, superando la Russia(680.283) e diventando il terzo paeseal mondo per numero di contagidietro a Stati Uniti (2.888.635) eBrasile (1.603.055). Lo rende noto ilsito dell’università americana Johns

Hopkins. Il numero dei decessi tota-li nel paese asiatico è 19.268.

L’aumento dei contagi e dei de-cessi ha coinciso con l’apertura neipressi della capitale di una strutturadi cura con 10 mila letti, molti deiquali fatti di cartone, ricavata in uncentro di studi spirituali. Grande co-me 20 campi da calcio, la struttura èdedicata ai casi lievi e a quelli asin-

tomatici. Le autorità indiane temonoche la metropoli possa registrare ol-tre mezzo milione di casi entro la fi-ne del mese.

Il lockdown atto dalla fine dimarzo è stato gradualmente revocatoe la maggior parte delle attività sonoriprese. Restano chiuse le scuole, icinema, le palestre e le piscine. Fer-me le metropolitane e sospesi i voliinternazionali. Lo Stato più colpitoè quello del Maharashtra, con l’hubfinanziario Mumbai che ha registra-to oltre settemila nuovi casi. Lo sta-to del Tamil Nadu meridionale e lacapitale nazionale di Nuova Delhihanno registrato rispettivamente ol-tre 4.200 e 2.500 nuovi casi.

La pandemia rischia di dare uncolpo tremendo all’economia india-na, e in particolare al settoredell’outsourcing, ovvero l’usanza or-mai consolidata da parte delle azien-de (in genere occidentali) di appal-tare a terzi, in questo caso agli india-ni, alcuni aspetti o fasi dell’attivitàproduttiva. Quindi decine di serviziche vanno dai call center ai centri dimanutenzione e sicurezza informati-ca. In questo l’India è diventata unapotenza mondiale. Ci lavorano piùdi quattro milioni di indiani, che dicolpo, quando il lockdown è statoannunciato la notte del 24 marzo,hanno dovuto trasformare le loropiccole case in uffici improvvisati.

Raid aerei in risposta al lancio di tre razzi

Scontri al confine tra Israele e la striscia di Gaza

TEL AV I V, 6. Non si placa la tensio-ne al confine tra Israele e la strisciadi Gaza. In risposta a tre razzi lan-ciati dal territorio palestinese, ieri,l’aviazione israeliana ha colpito di-verse postazioni di Hamas nellastriscia. Lo ha fatto sapere il porta-voce militare israeliano secondo cuidurante la rappresaglia sono statecentrate «infrastrutture sotterraneeappartenenti al gruppo terroristicodi Hamas». Hamas — ha continua-to il portavoce militare — «è re-sponsabile per ogni evento che ori-gina dalla striscia e subisce le con-seguenze delle azioni condotte con-tro i civili israeliani».

I tre razzi di Hamas non hannocausato vittime né danni materiali.Due di essi sono caduti in aree iso-late nel sud di Israele. Il terzo èstato intercettato e distrutto dal si-stema antimissile. Questa mattina ivertici militari israeliani hanno an-nunciato un rafforzamento degliapparati di sicurezza lungo il confi-ne con la striscia. Va detto che nes-suna organizzazione ha rivendicatoil lancio dei razzi. L’ultimo episo-dio del genere era avvenuto lo scor-so 26 giugno.

I rapporti tra Hamas e Israelesono ulteriormente peggiorati dopol’annuncio del piano di annessioniunilaterali di parti dei Territori pa-

lestinesi da parte del governo israe-liano guidato da Benjamin Neta-nyahu. Due giorni fa Hamas ha de-ciso di riaprire il dialogo con Fatah,il partito del presidente MahmoudAbbas, e questo al fine di fare fron-te comune contro il piano di Neta-nyahu. I vertici delle due formazio-ni politiche, in un comunicato con-giunto, hanno sottolineato che «lariconciliazione tra le fazioni palesti-nesi è un passo necessario per com-battere l’annessione e raggiungereuna pace giusta».

Il governo israeliano ha annun-ciato il rinvio dell’attuazione delpiano di annessioni, che dovevascattare lo scorso primo luglio.

È morto Ennio Morricone

Non solo cinema

MARCELLO FILOTEI A PA G I N A 5

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MADRID, 6. Le autorità della Gali-zia, regione della Spagna nordocci-dentale, hanno imposto ieri illockdown a circa 70.000 persone, acausa di un’impennata dei casi dicoronavirus. Analogo provvedimentoè stato preso dalla Catalogna, che haimposto il confinamento per200.000 persone nella provincia diSegrià.

Secondo la stampa spagnola, lecirca 70.000 persone che vivono a LaMariña, località lungo la costa gali-ziana nella provincia di Lugo, nonpotranno lasciare la zona fino a ve-nerdì prossimo, ovvero due giorniprima delle elezioni regionali, a cau-sa di un nuovo focolaio di covid-19.Solo le persone che dovranno viag-giare per necessità potranno lasciarela località. Il ministro della Sanitàregionale, Jesús Vázquez Almuíña,ha spiegato che i nuovi focolai sonolegati alle attività di alcuni barnell’area. Al momento in Galizia cisono 258 casi, 117 dei quali a Lugo.

Ed è allarme in Gran Bretagnaper i temuti effetti del “super Satur-day”, quando i pub hanno riaperto ibattenti dopo tre mesi di blocco e lanotte di bagordi nelle strade di Lon-dra (dove migliaia di giovani, quasitutti senza mascherina, hanno presod’assalto i locali) ha spinto il sinda-co, Sadiq Khan, a lanciare un appel-lo perché venga rispettato il distan-ziamento sociale. Segnalate anchenumerose risse, con diverse personearrestate dalla polizia per comporta-mento violento.

Il primo giorno di riapertura deipub si è dunque trasformato nelpeggior incubo possibile per gli epi-demiologi. Ed è una cattiva notiziaanche per le altre tre Nazioni delRegno Unito, che non hanno ancorariaperto gli esercizi pubblici, con gliocchi puntati sugli inglesi: gli scoz-zesi che riaprono oggi, i nordirlan-desi che dovrebbero ripartire venerdìe i gallesi, che ancora non hanno de-ciso. A Soho, cuore del West End diLondra, il quartiere del divertimentoe dell’intrattenimento per eccellenza,nei vicoli la folla di persone davantiai pub era così densa che a malape-na si passava, come mostrano chiara-

mente diverse foto che hanno fatto ilgiro del mondo su media e social,tra l’indignazione generale. Con ipoliziotti in tuta gialla che si aggira-no preoccupati — praticamente gliunici con indosso una mascherina —nel folto della folla impotenti a farosservare le regole di distanziamen-to, che erano state presentate comela condizione indispensabile per lariapertura in un Paese che ha avuto44.198 morti da covid-19.

Preoccupazione anche nei Balcani,dal Kosovo alla Croazia alla Serbia.E proprio con Belgrado — che ha re-gistrato più di 300 contagi in 24 ore— la Grecia ha deciso di chiudere lefrontiere almeno fino al 15 luglio, aquanto riferito da una portavoce delgoverno di Atene. Una misura chesarà rivalutata sulla base dell’evolu-zione epidemiologica.

E mentre oggi riapre il museo delLouvre, a Parigi, la Svizzera ha de-cretato l’obbligo di quarantena perchi arriva da 29 Paesi a rischio eleva-to di contagio. Nella lista vi figura-no in particolare gli Stati Uniti, iPaesi sudamericani, la Russia, laSvezia, la Serbia, la Repubblica diMacedonia del Nord, il Kosovo eIsraele. L’unico Stato dell’Unioneeuropea è la Svezia. Sudafrica e Ca-po Verde sono invece i due Paesiafricani inseriti nella lista.Operatori sanitari al lavoro in Catalogna (Afp)

TRIPOLI, 6. Aerei da combattimen-to hanno bombardato nella nottetra sabato e domenica la base aereadi al-Watiya — ad ovest di Tripoli,vicino al confine con la Tunisia —recentemente tornata sotto il con-trollo del Governo di accordo na-zionale libico (Gna) di Fayez al-Serraj. Lo riportano media locali,attribuendo l’attacco all’aviazionedelle forze fedeli al generale Khali-

fa Haftar. Il massiccio raid è statoconfermato anche dalla Turchia,che vi sta allestendo una base mili-t a re .

Restano contrastanti le versioni.Secondo Ankara e il Gna non cisono state vittime nell’attacco, masolo danni. «Aerei da guerra nonidentificati hanno effettuato raidsulla base aerea», riporta l’agenziadi stampa turca Anadolu in basealle informazioni fornite da unafonte militare libica. In particolare,sarebbero stati presi di mira i siste-mi difesa anti-aerea, installati re-centemente dall’esercito turco. L’Lna, invece, rende noto chenell’operazione sarebbero state col-pite nove aree e che risulterebberodistrutti circa l’80% degli obiettivi.Inoltre, i militari di Haftar affer-mano di aver ucciso importanti co-mandanti dell’esercito turco. Almomento non ci sono conferme.

Si tratta del primo attacco diquesto tipo da quando, a metàmaggio, la base strategica è statarecuperata dalle forze del Gna. Laripresa della base segnò l’inizio delritiro dell’Lna dalla zona di Tripolidopo un’offensiva contro la capita-le durata 14 mesi. Al-Watiya costi-tuiva una delle principali roccafortidi Haftar nell’Ovest libico.

Intanto, il ministro della Difesaturco si trova a Tripoli e Misurata.Focus dei colloqui saranno le nuo-ve basi militari e i prossimi sviluppidella situazione, compresa l’immi-nente offensiva contro Sirte.Johnson pronto

a bandire Huaweidalla rete 5G

britannicaLONDRA, 6. Il Governo di Londra èpronto a iniziare a eliminare gra-dualmente la tecnologia del gigantecinese delle telecomunicazione Hua-wei dalla rete 5G della Gran Breta-gna entro quest’anno, e la svolta sa-rebbe imminente. Lo rivela la stam-pa britannica, secondo la quale ilprimo ministro, Boris Johnson, sa-rebbe pronto ad adottare la misurasulla base delle indicazioni delGchq, l’agenzia governativa che sioccupa di comunicazione e intelli-gence, che ha rivalutato i rischi perla sicurezza posti dall’azienda cinese.A gennaio, Johnson aveva dato vialibera a Huawei per costruire il 35per cento della prossima generazionedi infrastrutture Internet della GranBretagna, con alcune limitazioni.

Immediata la replica di Pechino,che senza mezzi termini ha accusatoLondra di ricevere ordini dagli StatiUniti. «La politica del Regno Unitoè dettata dall’amministrazione delpresidente degli Stati Uniti DonaldTrump», ha affermato in una serie ditweet, il responsabile dei media in-ternazionali di Huawei a Londra,Paul Harrison.

In Francia, invece, Huawei nonsarà fatto oggetto di un «bando to-tale» dal mercato del 5G. Ma glioperatori francesi che utilizzano lasua tecnologia riceveranno autorizza-zioni per continuare a farlo per unmassimo di otto anni. Lo ha dettoGuillaume Poupard, direttore gene-rale dell’Agenzia nazionale per la si-curezza dei sistemi informatici.

Con 180 migranti tratti in salvo nei giorni scorsi in acque internazionali

La Ocean Viking a Porto Empedocle

Personale sanitario italiano sulla Ocean Viking (Afp)

Missione diplomatica Uein Turchia

Ripresi i colloquisulla Brexit

Undici personeuccise in un agguato

a Ituri

KINSHASA, 6. Uomini armati han-no ucciso undici persone nel nord-est della Repubblica Democraticadel Congo, in un agguato attribui-to ai miliziani della Cooperativaper lo sviluppo del Congo (Code-co), accusata di una serie di massa-cri. Lo hanno riferito fonti ufficiali.

Due veicoli provenienti da Bu-nia, capoluogo della provincia diIturi, sono caduti sabato scorso inuna imboscata nel villaggio di Ma-tete. Tra vittime si contano il vice-direttore territoriale incaricatodell’economia e delle finanze, treagenti di polizia e quattro militari.Venerdì scorso l’esercito congoleseaveva dichiarato di aver ucciso set-te combattenti di questa milizia.

L’Ufficio dell’Alto commissariatodelle Nazioni Unite per i dirittiumani accusa Codeco, e altri com-battenti Lendu (agricoltori), di per-seguire «una strategia di massacridi residenti locali, principalmenteHema (allevatori e commercianti),ma anche Alur, dal 2017», al fine dicontrollare le risorse naturali inquesta regione. A gennaio, l’O nuaveva stimato fossero state uccise701 persone dal dicembre 2017.L’Onu avverte, inoltre, che massa-cri commessi da Codeco possonocostituire crimini contro l’umanitàe crimini di guerra.

LONDRA, 6. Riprendono oggi aLondra i colloqui tra Regno Unitoe Ue sulla Brexit, sempre in fasedi stallo. In vista della sessionenegoziale vera e propria — fissataper il 20 luglio, sempre a Londra— il negoziatore dell’Ue, MichelBarnier, è nella capitale britannicaper incontrare David Frost, consi-gliere speciale sulla Brexit di BorisJohnson. «Restano gravi divergen-ze», hanno sentenziato entrambiqualche giorno fa dopo l’ultimatornata di colloqui. C'è sempre lavolontà di raggiungere un’intesa,

hanno sottolineato, «ma preparia-moci anche a un no-deal».

Dopo che Londra ha rinunciatoa chiedere una proroga del perio-do transitorio, il 31 dicembre pros-simo la Brexit diventerà operativaa tutti gli effetti. La City sta guar-dando con crescente preoccupa-zione all’ipotesi di un no-deal, chefarebbe perdere alle società britan-niche di gestione di fondi patri-moniali quel “passap orto” europ eoche oggi consente loro di avere laleadership in questo segmento dim e rc a t o .

BRUXELLES, 6. L’Alto rappresen-tante Ue Josep Borrell si reca oggiin visita in Turchia per una serie diincontri sulle relazioni tra Bruxellese Ankara, «inclusi in particolare irecenti sviluppi e le tensioni nellerelazioni tra la Turchia e l’Ue o trala Turchia e uno stato membro».La missione ad Ankara — riferisco-no i portavoce Ue — prevede in-contri con il ministro degli Esteriturco Mevlüt Çavuşoğlu e quellodella Difesa Hulusi Akar, seguitida una conferenza stampa nel po-meriggio.

«Durante la visita — si legge inun comunicato del governo turco —verranno discussi approfondita-mente tutti gli aspetti delle relazio-ni Turchia-Ue e verranno scambia-te opinioni su questioni regionalicome il Mediterraneo orientale, laLibia e la Siria».

Tra i temi più caldi della visitac'è il duro scontro dei giorni scorsitra Turchia e Francia, con recipro-che accuse proprio sulle rispettiveiniziative militari in Libia e nelMediterraneo orientale.

Proteste in Etiopia166 morti

in sei giorni

ADDIS ABEBA, 6. Situazionesempre più tesa in Etiopia, doveè salito a 166 il bilancio dellepersone uccise negli ultimi seigiorni nelle proteste innescatedall’omicidio di Hachalu Hun-dessa, noto attivista e cantantesimbolo dell’etnia Oromo. Loriferisce la polizia, sottolineandoche le manifestazioni — andateavanti per giorni — si sono con-centrate nella capitale e nella re-gione di Oromia, dove si trovaAmbo, la città natale di Hacha-lu. Tra le vittime, oltre ai civili,ci sono almeno undici membridelle forze di sicurezza. Sabatola polizia ha precisato, tuttavia,che le violenze si sono conclusee che sono state arrestate 1.084persone.Hachalu, 34 anni, è sta-to ucciso lunedì scorso da colpid’arma da fuoco sparati da sco-nosciuti. I suoi versi di denunciasociale sui diritti degli Oromo,il gruppo etnico più numerosonel Paese, erano stati protagoni-sti delle proteste che hanno pro-vocato la caduta del governo diHailemariam Desalegn nel 2018.Il primo ministro Abiy Ahmed,primo Oromo a diventare capodel governo, ha inaugurato unastagione di riforme e dialogo in-teretnico e siglato la pace conl’Eritrea, che gli è valsa il pre-mio Nobel. La situazione attua-le in Etiopia è molto tesa ancheper il rinvio delle elezioni.

PA L E R M O, 6. Dopo oltre dieci gior-ni in mare, con i migranti allo stre-mo e una situazione a bordo dram-matica, la nave Ocean Viking — con180 persone tratte in salvo nei gior-ni scorsi in acque internazionali — èarrivata all’alba nella rada di PortoEmpedocle (Agrigento).

Il trasbordo sulla nave-quarante-na Moby Zazà avverrà, se non cisaranno direttive dell’ultim'ora daparte del Viminale, direttamente inrada. Alla nave non è stato, infatti,assegnato nessun «porto sicuro».Per ordine della Capitaneria di por-to, la Ocean Viking — nave dellaong Sos Méditerranée — è, dunque,ferma in rada davanti al porto.

Ad ora, informa Sos Méditerra-née, «non abbiamo avuto istruzionisu come e quando avverrà lo sbar-co» dei migranti soccorsi. Oltre allaMoby Zaza in rada c’è anche la na-ve di un’altra ong: la Sea Watch3.Arriveranno più tardi, invece, gliesiti dei tamponi per il covid-19 aiquali, ieri, sono stati sottoposti imigranti e il trasbordo avverrà sol-tanto dopo che giungeranno i risul-tati dei test: verosimilmente nel tar-do pomeriggio. Tra le 180 personea bordo della Ocean Viking ci sonoanche 25 minori — 17 dei quali nonaccompagnati — e due donne, unadelle quali incinta di cinque mesi.

Intanto, via Twitter, Mediterra-nea Saving Humans ha lanciato unnuovo allarme: le condizioni a bor-do del mercantile Talia, con 52 mi-granti a bordo in acque internazio-

nali maltesi, «sono estremamenteprecarie». La nave, indicano dallaong, è usata per il trasporto anima-le e non è adeguata per ospitarepersone a bordo. Il Governo diMalta, per farli sbarcare, sta atten-dendo le garanzie di ricollocazione

da parte dell’Unione europea. Il ca-so della Talia ha fatto il giro dei so-cial per la foto che vede un mari-naio portare in braccio uno schele-trito migrante, talmente debilitatoda non riuscire da solo a scendereuna scaletta del mercantile.

Page 3: Cessate-il-fuoco globale e immediatoe contro l’ip o crisia ... · pagina 2 L’OSSERVATORE ROMANO lunedì-martedì 6-7 luglio 2020 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique

L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 6-7 luglio 2020 pagina 3

Mentre i contagi non accennano a diminuire

Per Trump il virus è innocuoGli esperti insorgono

A Baltimoraabbattuta

statua di Colombo

WASHINGTON, 6. Proseguono ne-gli Stati Uniti gli episodi di at-tacchi a monumenti o statue dipersonaggi storici legati allaschiavitù e al colonialismo. L’ul-timo in ordine di tempo è andatoin scena sabato a Baltimora, sullacosta est degli Stati Uniti, doveun gruppo di manifestanti ha ro-vesciato la statua di CristoforoColombo situata nel quartiere diLittle Italy. Successivamente, ipezzi del monumento sono statigettati nell’acqua del fiume Pa-tapsco, dall’area interna del por-to. La campagna contro i monu-menti dedicati a personaggi con-siderati "razzisti" o "imperialisti"rientra nell’ambito delle protesteiniziate a fine maggio dopo l’uc-cisione dell’afroamericano Geor-ge Floyd durante un fermo dipolizia a Minneapolis.

WASHINGTON, 6. Mentre negli StatiUniti si registra un altro fine setti-mana pesante sul fronte dei contagida covid-19, con circa 80.000 nuovicasi nelle ultime 48 ore, portando ildato complessivo a quasi 2,9 milio-ni, diversi esperti e funzionari dellasanità pubblica hanno contestato leultime dichiarazioni del presidenteDonald Trump sulla non pericolosi-tà del virus.

«Abbiamo fatto 40 milioni di teste per questo abbiamo molti casi, il99 per cento dei quali innocui», haaffermato l’inquilino della CasaBianca durante le celebrazioni del 4luglio, assicurando che «avremo unacura o un vaccino» prima della finedell’anno e respingendo le accuse dilentezza da parte della sua ammini-strazione nella risposta alla pande-mia. Il presidente Usa è poi tornato

ad accusare la Cina che «deve esse-re ritenuta responsabile» per la pan-demia.

Scott Gottlieb, ex commissariodella Food and drug administration,ha stimato che almeno il 5 per centodei contagiati si è ammalato al pun-to da richiedere il ricovero in ospe-dale; il direttore dell’Harvard Glo-bal Healt Istitute, Ashish Jha, haammesso che il tasso di mortalitàcalcolato nel mezzo della pandemianon fotografa l’intero quadro deimalati gravi per il coronavirus.

La sera del 4 luglio Trump, nelSouth Lawn della Casa Bianca af-follato da centinaia di persone, mol-te delle quali senza la mascherina,ha rilanciato la sua campagna elet-torale contro la sinistra radicale, pa-ragonata ai nazisti.

Intanto lo Stato di New York èentrato oggi nella fase tre della ri-presa delle attività produttive. Lo haconfermato ieri il governatore de-mocratico Andrew Cuomo dando ilvia libera ai piani di riapertura do-po aver appreso che i nuovi dati sulcoronavirus mostrano un calo ditutti gli indicatori. Dei 63.415 testcondotti sabato nello Stato, 533, ov-vero lo 0,84 per cento, sono risultatipositivi, ha affermato Cuomo in unanota, aggiungendo che i decessi so-no passati dagli undici registrati ve-nerdì agli otto nelle ultime 24 ore,

per un totale di 24.904 dall’iniziodella pandemia. I ricoveri negliospedali sono ai minimi così come ipazienti nelle unità di terapia inten-siva.

Cuomo ha poi ribadito l’invito acontinuare con l’uso di mascherine edisinfettanti e a rispettare il distan-ziamento sociale. Tutte misure cheper il governatore «hanno reso ilnostro stato un leader nazionale nel-la lotta contro il virus». I ristorantinon potranno comunque riaprire lesale interne. Continueranno a servi-re negli spazi all’aperto — che po-tranno essere ampliati — così comeda quando la città è entrata nella se-conda fase il 22 giugno.

La Florida, secondo i dati diffusiieri dal Dipartimento della Salutedello stato, ha superato ieri i200.000 casi confermati di covid-19,con ben 10.059 nuove infezioni nelleultime 24 ore. Si prospettano duesettimane critiche negli ospedali,per il rischio superamento delle ca-pacità di accoglienza e per la dispo-nibilità di posti di terapia intensiva.La preoccupazione maggiore è perMiami, l’epicentro del contagio nel-lo Stato. Il sindaco, Carlos Gimé-nez, ha deciso di stabilire un copri-fuoco per ora indefinito, dalle 10 disera alle 6 di mattina, e ha chiuso lespiagge durante il lungo fine wee-kend del 4 luglio.

Dal 19 maggio una media di 1.022 morti al giorno

Il covid minaccia costante in BrasileOltre 1,6 milioni di casi

Leader dell’Elnucciso dall’e s e rc i t o

colombiano

BO GOTÁ, 6. Il guerrigliero colom-biano Freddy Cortés Buriticá, no-to come “Culebrito”, braccio de-stro di Gustavo Aníbal Giraldo,alias “Pa b l i t o ”, e uno dei princi-pali leader dell’Esercito di libera-zione nazionale (Eln), è stato uc-ciso nel corso di un’op erazionemilitare condotta nel dipartimentodel Norte de Santander, al confi-ne con il Venezuela. Lo ha riferitosabato il presidente colombianoIván Duque, assicurando che conla morte di “Culebrito”, le forzedi sicurezza hanno dimostrato diagire con forza contro la «mafia,il terrorismo e il crimine».

Picco di casi e l’Australia chiudeil confine tra due stati

Allerta in tutto il sud-est asiatico

Salgono le vittime delle alluvioni in Giappone

TO KY O, 6. Sono almeno 25 le vitti-me delle inondazioni e delle franecausate dalle piogge torrenziali chesi sono abbattute sul Giappone sudoccidentale. Il maltempo continua aflagellare la regione e decine di mi-gliaia di persone sono state costrettead evacuare le loro abitazioni.

Stando alle ultime notizie, alme-no 17 persone sono probabilmentedecedute a causa delle inondazioniavvenute nella prefettura di Kuma-moto, sull’isola di Kyushu. Tra lepossibili vittime, anche 14 ospiti diuna casa di cura, secondo quanto ri-porta la stampa locale. Undici per-sone risultano invece disperse. Dueanni fa furono oltre 220 le vittimedelle piogge torrenziali che colpiro-no il Giappone occidentale: il nu-mero più alto di vittime causate dalmaltempo degli ultimi 30 anni. In-tanto, l’allerta è alta anche in Cina ein tutto il sud-est asiatico.

Operazioni sanitarie anti-covid nello stato di Rio de Janeiro (Afp)

Brasília, 6. Oltre 1,6 milioni di per-sone contagiate complessivamente equasi 65.000 decessi per cause ricon-ducibili al nuovo coronavirus in Bra-sile. Secondo l’ultimo bilancio delMinistero della salute sono stati26.051 i nuovi casi nell’ultimo gior-no, mentre il numero di morti è sali-to a 64.867, con 602 nuovi decessidopo cinque giorni sopra i mille.Questi i tristi numeri relativi al co-vid-19 per il Paese più colpito inAmerica Latina e al secondo postonella graduatoria mondiale, sia deicasi che delle morti, dietro solo gliStati Uniti. Dal 15 maggio, Bolsona-ro ha nominato responsabile ad inte-rim del ministero della Salute, il ge-nerale dell’esercito Eduardo Pazuel-lo, che ha una straordinaria carrieramilitare, ma nessuna esperienza nelcampo sanitario. Con lui, il ministe-ro ha allentato la misura della qua-rantena e ha facilitato l’uso dellaclorochina. Quattro giorni dopo ilBrasile aveva oltrepassato per la pri-ma volta la barriera dei 1.000 deces-si. La media giornaliera dei decessi è1.022, nonostante il declino che siverifica di solito nei fine settimana, acausa della minore attività degli entilocali addetti al conteggio dei dati.Il numero di casi potrebbe esseremolto più elevato: uno studio com-missionato dal governo ha stimatoche circa 8 milioni di persone po-trebbero essere state infettate.

Operazioni di soccorso nel villaggio di Kuma (Afp)

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è:

come me la cavo eroicamente in quest’affare, ma:

quale potrà essere la vita della generazione che viene» (D. Bonhoeffer)

Conversazione con Giuseppe De Marzo, responsabile per le politiche sociali dell’associazione Libera

Abbiamo reciso un legameper questo ci siamo ammalati

di CRISTINA CALZECCHI ONESTI

Q uando si colpisce al cuoreun sistema e se ne alteral’ordine, si fa spazio all’en-

tropia e a una nuova riorganizzazio-ne i cui assetti non sono sempre fa-cilmente prevedibili. La ferita infer-ta al nostro pianeta e a tutti i suoieco-sistemi è alla base della pande-mia da covid-19, la cui origine,quindi, sarebbe antropogenica, cau-sata da un modello di sviluppo in-sostenibile socialmente ed ecologica-mente, perché incapace di produrree consumare rispettando i limiti del-la Terra e le sue capacità di autori-generazione ed autorganizzazione.A sostenerlo è Giuseppe De Marzo,responsabile nazionale di “Lib era”per le politiche sociali e coordinato-re nazionale della “Rete dei NumeriPa r i ”, che mette insieme più di 600realtà sociali — cooperative, parroc-chie, presidi antimafia, movimentiper il diritto all’abitare, centri anti-violenza, reti di giornalisti, scuole,associazioni di giuristi, reti studen-tesche, per citarne solo alcune — im-pegnate contro le disuguaglianze e

le mafie attraverso campagne condi-vise e attività di mutualismo e soli-darietà che sostengono decine dimigliaia di persone.

La convinzione che l’attuale pandemia,come la sars, ebola, ma anche le inon-dazioni, la siccità, i cambiamenti cli-matici, rappresenti un grido di dolore edi allarme lanciato dalla terra, trovariscontro anche negli studi dell’Oms(l’Organizzazione mondiale della sani-tà), che da più di un decennio denun-cia come l’aumento della temperatura ela distruzione di molti habitat naturaliminaccino la nostra sopravvivenza epossano aver favorito il salto di specie,da quella animale a quella umana, dimolti agenti patogeni. Esattamente co-me funziona questo nesso causale?

L’alterazione dei processi di tra-smissione di patologie come il coro-navirus è una delle dirette conse-guenze del collasso climatico.L’Oms lo denuncia dal 2007. Il col-lasso climatico genera una reazionea catena: migrazione degli animali,adattamento ad un nuovo clima,adattamento dei patogeni, maggiorediffusione territoriale. Aver alteratoequilibri delicatissimi sta avendo ca-tastrofiche ripercussioni sulla nostrasalute. Il covid-19 è figlio dello svi-luppo insostenibile. Tra i co-fattoriche invece aumentano la velocità didiffusione e l’incidenza del virus cisono l’urbanizzazione selvaggia, ladeforestazione e l’inquinamentodell’aria. Ad esempio gli studi re-centi dell’università di Bologna, Ba-ri, Cambridge, ci dicono che dovemaggiore è la concentrazione di so-stanze inquinanti come il PM2,5 edil PM10, maggiore è l’incidenza delv i ru s .

Per molti è stato più facile in questimesi difficili rifugiarsi nel complotti-smo, immaginare scenari di guerra edi sperimentazioni sfuggite al controllo,piuttosto che interrogarsi sulle reali re-sponsabilità di questo flagello.

Spostare il problema altrove perevitare di indagarne le cause e fareluce sulle verità è una modalità tipi-ca della politica degli ultimi anni.Così come semplificare questionicomplesse usando qualche sloganper guadagnare un veloce e sterileconsenso. Ma non ci porta a risolve-re i problemi. Siamo dinanzi ad unacrisi sistemica e strutturale del mo-dello economico liberista. Estrae ge-nerando rifiuti più di quanto la Ter-ra è in grado di generare e di assor-bire, contraendo così un deficit eco-logico che si traduce in aumentodelle disuguaglianze sociali e nellacrisi ecologica sotto i nostri occhi. Ilcollasso climatico ed i nuovi virussono alcuni degli “effetti collaterali”di un sistema economico insosteni-bile per noi esseri umani, come ilPapa ha più volte denunciato. Sia-mo gli uni collegati agli altri. Fragi-lità e interdipendenza sono alla basedella vita. Non riconoscerlo generala crisi. Non potevamo pensare diessere sani in un mondo malato [co-

me scrive Papa Francesco nella enci-clica Laudato si’ – ndr], proprio per-ché c’è una relazione tra tutte le en-tità viventi.

Quale il cammino da intraprendere ilpiù velocemente possibile?

Abbiamo dichiarato guerra allaTerra dimenticandoci che ci nutre esostiene. Senza di lei non c’è nessu-no sviluppo perché non c’è la vita.Non comprenderlo è da pazzi e ciespone a rischi per la nostra salute ela nostra sopravvivenza, come ci in-segnano il covid e le guerre per ilcontrollo delle risorse sempre piùdiffuse nel mondo. Difendere laTerra è per noi un obbligo moraleanche verso le generazioni che ver-ranno. Abbiamo bisogno di un cam-biamento culturale profondo. Perquesto la riconversione ecologicadelle attività produttive e della filie-ra energetica è l’unica strada pertornare a produrre e consumaredentro i limiti del pianeta. Dobbia-mo riconoscere diritti alla natura sevogliamo allo stesso tempo garantirei nostri. Solo così rimetteremo insie-me nel nostro paese il diritto al la-voro con il diritto alla salute.

Quando sono necessari dei cambiamen-ti culturali bisogna ripartire come sem-pre dai giovani, che rappresentano ilfuturo. Cosa vorrebbe dirgli?

Siamo di fronte a una grande po-vertà educativa. Ai giovani bisogne-rebbe far riscoprire la bellezza dellavita che poggia proprio su questainterrelazione tra tutte le cose e sul-la ricchezza inestimabile delle biodi-versità che interagiscono tra loro.Bisognerebbe farli tornare in rela-zione profonda con questa bellezza.La Terra è una rete di vite intercon-nesse. L'approccio culturale del si-stema liberista non riconosce questarelazione ed ha invece mercificato eoggettivizzato la natura, come sefosse inanimata. Abbiamo finito permettere in vendita la vita stessa, di-sconoscendo l'indispensabilità pernoi, natura umana, di tutte le comu-nità viventi. Ma alla fine, nel dichia-rare guerra alla Madre Terra, abbia-mo solo premiato la nostra stupidi-tà, finendo per attentare alla nostrasicurezza. Ci siamo fatti solo delmale. Sgonfiamo il nostro ego daneo colonizzatori e riconosciamo lenostre fragilità, la nostra dipenden-za da tutto ciò che ci circonda. Ilcovid, la sars, l’ebola, l’hiv, ci co-stringono a un bagno di umiltà.L’io ipertrofico dell’attuale homoeconomicus lo ha portato a sostituirsia Dio, a pensare di essere un domi-nus dell’universo quando in realtà èun f ra t e r. Nell'immaginario colletti-vo si è creata una separatezza tranoi e il mondo in cui viviamo, dob-biamo, invece, ricordare che esisto-no quattro fonti giuridiche, quattropilastri, su cui si fonda la necessitàdi riconoscere diritti alla natura: re-lazionalità, reciprocità, complemen-tarietà e corrispondenza. Tutti gliessere viventi sono legati gli uni aglialtri e gli uni hanno bisogno deglialtri. L'aumento delle disuguaglian-ze sociale è conseguenza diretta del-la distruzione ambientale ed ecolo-gica. C'è un nesso indissolubile. Ilmancato accesso alle risorse generapovertà. Il sistema economico con-suma più risorse di quante la naturasia in grado di riprodurre. Non èsostenibile da nessun punto di vi-sta. Bisogna cambiare se non voglia-mo estinguerci.

CANBERRA, 6. Il confine tra i duestati più popolosi dell’Australia,Victoria e New South Wales, verràchiuso dopo il picco di casi Covid-19 registrati a Melbourne. Lo riferi-sce la Bbc online.

L’epidemia scoppiata nella capi-tale di Victoria ha visto centinaia dicasi nelle ultime due settimane, ol-tre il 95 per cento delle nuove infe-zioni australiane. Come detto, negliultimi giorni c’è stato un nuovo au-mento dei casi di contagio nellostato di Victoria: lunedì ne sonostati registrati 127, il numero più al-to dall’inizio della pandemia.

Finora, i due stati avevano man-tenuto i confini aperti anche quan-do altri li avevano chiusi. Dopo lachiusura, a partire da mercoledì,potranno circolare soltanto coloroche avranno i permessi. Il premierdi Victoria, Daniel Andrews, ha di-chiarato che si è trattato di una de-

cisione congiunta presa con il pri-mo ministro Scott Morrison e ilpremier del New South Wales, Gla-dys Berejiklian. «Questa è una diquelle misure precauzionali chepenso ci aiuteranno in termini piùampi a contenere la diffusione delvirus» ha detto Andrews.

Fino ad oggi l’Australia è statouno dei paesi che hanno contenutomeglio la diffusione del coronavi-rus, con 8.397 casi di contagio e 106morti su una popolazione di 25 mi-lioni di abitanti. Lo scorso 8 mag-gio il primo ministro Morrison ave-va presentato un piano in tre fasiper l’allentamento delle restrizioni.Il piano era stato approvato dal go-verno federale e aveva lasciato poiai singoli stati e territori la decisio-ne di quando passare da una faseall’altra in base alle condizioni epi-demiologiche.

Page 4: Cessate-il-fuoco globale e immediatoe contro l’ip o crisia ... · pagina 2 L’OSSERVATORE ROMANO lunedì-martedì 6-7 luglio 2020 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 lunedì-martedì 6-7 luglio 2020

A proposito delle linee guida sull’educazione civica del ministero dell’I s t ru z i o n e

Un passoimp ortante

Jacques-Louis David, «Il giuramento della Pallacorda» (1791)

Le avventure del piccolo Platone

di SI LV I A GUIDI

«N on è mai troppo tardi», era il titolo delceleberrimo programma tv del maestroManzi che ha insegnato a leggere e a

scrivere a milioni di italiani, negli anni Sessanta delNovecento. Non è mai troppo presto per allenarsi apensare è invece la certezza che ha generatoFilosofia per bambini. Il mito della caverna esperienzadi filosofia intergenerazionale un progetto didatticoatipico che ha visto lavorare insieme studenti under6 e over 18, poi confluito in un libro. L’idea di unlaboratorio di filosofia “live”, animato da studentidi età molto diverse fra loro, è nato da una riletturadel mito della caverna raccontata da Platone nellibro VII de La Repubblica, visto (e narrato dinuovo) dal punto di vista di un bambino moltopiccolo. Da questo spunto di metodo è nata lastoria di Aristocle, un bambino con spalle largheper la sua età (in senso sia letterale che metaforico)

ma poco sicuro di sé. Il piccolo Platone (nome chepotremmo tradurre con “dalle spalle larghe”, o,come hanno fatto i ragazzi del seminario di filosofiaapplicata, “Spallone”) viene preso in giro dai suoipiccoli amici e bollato come “fifone”. Per questodecide di avventurarsi in una caverna misteriosa incui nessuno era mai riuscito ad entrare, perdimostrare a tutti il suo coraggio. La storia proseguecon una serie di rivelazioni e colpi di scena (cheovviamente non riveliamo per non togliere gustoalla lettura del libro) che permettono diapprofondire temi come il desiderio, la conoscenza,la differenza tra una conoscenza “per sentito dire” euna conoscenza acquisita attraverso l’esp erienzadiretta delle cose, la paura dell’ignoto, la fiducia e lacuriosità. Temi esplorati anche con l’ausilio della“realtà aumentata” dell’immagine artistica, da BestBuddies di Keith Haring (icona dell’energia positivacontagiosa dell’amicizia e della fiducia) allaceleberrima pipa (che non è una pipa) di Magritte.

Nel Paese delle meraviglie(della filosofia)

Un progetto nato dall’incontro tra due docenti italiani

L’idea di un così ardito, se non unico(non ho trovato fonti che lo testimo-nino) singolare progetto, nasce inmodo del tutto causale, dall’i n c o n t rotra una docente di scuola dell’infan-

zia che per anni ha sperimentato il filosofare con ibambini piccoli e un docente di filosofia di un li-ceo. Due docenti che hanno voluto allargare il cer-chio del dialogo tra pari (bambini di cinque anni),per dar posto, in quello stesso cerchio a dei ragazzidi circa diciannove anni. Bambini in uscita dallascuola dell’infanzia verso il mondo della scuoladell’obbligo insieme a ragazzi in uscita dalla scuolasuperiore, verso il mondo dei grandi. Bambini egrandi, senza grandi pretese, senza fare grandi cose,senza pensare “ in grande”, si sono seduti insieme,in quel cerchio, utilizzando testi e pretesti per con-dividere il loro pensiero.

E noi, gli adulti, i docenti, a volte spettatori,spesso coinvolti più emotivamente che razional-mente, abbiamo piegato il modello lineare gerarchi-co per trasformarlo in quel modello circolare dellaconoscenza che dal soggetto va all’oggetto e ritornadeterminandolo; dal soggetto va agli altri soggetti eritorna modificandolo; dalla conoscenza va alla me-ta conoscenza e ritorna amplificandola.

Proprio perché al dialogo filosofico è stato rico-nosciuto un valore educativo, ma soprattutto in re-lazione allo sviluppo di abilità di pensiero e/o perl’educazione civica, abbiamo pensato di affidare aduna classe del Liceo Scientifico Vida di Cremona,la quinta B, una storia: La caverna misteriosa, libe-ramente tratta dall’allegoria della caverna racconta-ta da Platone nel settimo libro de La Repubblica.Dopo un periodo di preparazione di questi ragazzialla filosofia in classe “alla Lipman” (attraverso lametodologia del programma Philisophy for Childrendi Matthew Lipman) questi ragazzi si sono attivatia preparare dei set per avviare con i bambini di cin-que anni un dialogo che permettesse di introdurrela capacità critica, la creatività e l’attenzione, analiz-zando in maniera ed etica la domanda formulata.Partendo dal racconto per stabilire tre modelli:

quello del dialogo, quello del gioco, quello dell’ar-te. Attraverso il racconto, il gioco e l’osservazione-produzione di immagini artistiche, i bambini colgo-no, dopo una attenta riflessione le stesse idee dei fi-losofi. Perché?

La risposta non può che venire da Lipman, nonce ne sono altre. Se si intraprende questo curricolole ragioni non possono che essere le sue. Questi isuoi presupposti: una buona istruzione comportaimparare a pensare bene e a fare buona ricerca en-tro una democrazia fondata sulla partecipazione.Si indaga bene quando si è disposti a filosofarecon i propri pari, spostandosi dal conosciuto allosconosciuto, ma sempre nella consapevolezza deimetodi che si stanno utilizzando. Si indaga benequando ci si allea con il “fallibilismo”. L’educazio-ne ad un buon giudizio assume la forma di unacomunità di scambio, un ambiente di reciproco ri-spetto e fiducia, dove i bambini si ascoltano, si

Bambini in uscita dalla scuola dell’infanziaverso il mondo della scuola dell’obbligoinsieme a ragazzi in uscitadalla scuola superioreverso il mondo dei grandi

scambiano punti vista, costruiscono sulle idee deglialtri ed arrivano ad identificarsi con la ricerca delgruppo come importante lavoro comune di istru-zione.

Nell’aula-comunità di scambio, si diventa consa-pevoli della propria esperienza e di ciò che questaesperienza può insegnare circa il significato e il giu-dizio di valore. Si impara a fare filosofia, un tipoparticolare di comprensione intuitiva. Si impara adelaborare l’esperienza in modo da poterla usare permigliorare la propria comprensione di se stessi e del

proprio mondo.Il pensiero critico non è suffi-

ciente per mettere i bambini ingrado di fare buona ricerca. Peravere una ricaduta effettiva su co-me i bambini conducono la lorovita il pensiero critico deve essereampliato con il pensiero creativo evaloriale. Matthew Lipman defini-sce pensiero multi-dimensionale ecomplesso la continua transizionedi questi tre tipi di pensiero. Que-sti tre tipi di pensiero dovrebberoavere la stessa importanza.Nell’educare i bambini ad una de-mocrazia partecipativa, risulta es-senziale il miglioramento del pen-siero multidimensionale e com-plesso entro una società guidatadall’esigenza di indagare. Il pen-siero critico, creativo e valorialeaiutano ad individuare l’asp ettofondamentale della dimensioneeducativa.

In una società di questo tipo, sidevono prendere in considerazio-ne due ideali regolativi: la ragio-nevolezza e la democrazia. E que-ste sono anche le componenti es-senziali del processo educativo. Sipresuppone che l’educazione delleemozioni sia una componente es-senziale nell’educare ad un mi-glior giudizio. Le emozioni infattisono valutazioni e come ogni va-lutazione sono soggette ad unaindagine critica comune.

di IRENE BALDRIGA

Nei giorni scorsi il mini-stero dell’Istruzione hainviato a tutte le scuolele Linee guida sull’edu-cazione civica. Si tratta

di un passo importante, compiuto inapprovazione della legge 92/2019 cheha reintrodotto questo ambito di in-segnamento come percorso obbliga-torio trasversale, per il quale si pre-vedono un preciso monte orario (33ore annue) e una valutazione apposi-ta. Purtroppo, come spesso accadeper l’implacabile regola delle priori-tà, la notizia è passata sottotraccia.L’interesse della politica e dell’opi-nione pubblica è tutto rivolto, e an-che comprensibilmente, alle comples-se circostanze in cui la scuola si ap-presta ad affrontare il nuovo annoscolastico.

La riflessione sull’educazione civi-ca è tuttavia una questione cruciale esarebbe grave non prestare la dovutaattenzione alle decisioni assunte.Senza particolari sforzi interpretativi,le indicazioni del Ministero hannoevidenziato tre nuclei tematici princi-pali rispetto a quelli previsti dallanorma, individuandoli di fatto comeidentitari della nuova disciplina: laCostituzione, la sostenibilità e la cit-tadinanza digitale. Il documento sidichiara in linea con l’Agenda 2030 ein tale prospettiva attribuisce allaquestione ambientale un valore cen-trale nell’educazione dei giovani.Questo è un dato significativo, mo-derno, che trasforma con intelligenzal’idea di una disciplina che si vanifi-ca nel momento in cui — soprattuttopresso la fascia dei giovanissimi — siriduce a mera teoria, in discorsiastratti sui diritti e sui doveri. L’edu-cazione civica — ed è qui la forza delconcepirla come approccio trasversa-le (tale cioè da interessare e coinvol-gere tutte le discipline del curricolo)— va intesa come trasmissione di va-lori, di codici di comportamento esoprattutto come sviluppo di unasensibilità verso il principio del benecomune, verso ogni tipo di diversità,verso il “saper essere”.

Stupisce però che a fronte di que-sta apertura, dello slancio innovativoche si è voluto attribuire al nuovo in-segnamento, lo spazio riservato aibeni culturali e al paesaggio, al con-cetto di “patrimonio” — anche nellaimportante declinazione adottata conla Convenzione di Faro del 2005 at-traverso l’immagine delle “comunitàdi eredità” — sia del tutto irrisorio.Vi si accenna fuggevolmente, senzaalcun approfondimento, nel passag-gio delle Linee Guida in cui si legge,a proposito dell’educazione alla so-stenibilità, che essa riguarda anche la«tutela dei patrimoni materiali e im-materiali delle comunità». Poi si ag-giunge che in tale contesto si potran-no trattare «temi riguardanti l’educa-zione alla salute, la tutela dell’am-biente, il rispetto per gli animali e ibeni comuni, la protezione civile».Non vi è un solo riferimento ai beniculturali, al patrimonio artistico e alpaesaggio, a quell’ambiente naturalee civile che compone di fatto la di-mensione del nostro quotidiano, chenutre il nostro sguardo sin dalla pri-ma infanzia, che ci accompagna ognigiorno testimoniando le nostre origi-

ni, sostanziando il ponte che ci colle-ga ai nostri padri. Eppure proprio ilcampo della sostenibilità, affrontatoin chiave di responsabilità sociale(l’attenzione all’altro, l’inclusione, latutela dei diritti umani, le pari op-portunità), può essere un terrenodavvero proficuo per insegnare abambini e ragazzi quanto importantesia prendersi cura dei territori, consi-derarli come ambienti da proteggerema anche da promuovere, da far co-noscere, in una prospettiva reale dibenessere complessivo che non portidegrado, ma sviluppo economico e“pubblico godimento” (nella conce-zione che nei secoli ha ispiratol’apertura di musei e collezioni untempo riservate a pochi privilegiati).

Nella Lettera enciclica Laudato si’(2015), Papa Francesco scrive: «Insie-me al patrimonio naturale, vi è unpatrimonio storico, artistico e cultu-rale, ugualmente minacciato. È partedell’identità comune di un luogo ebase per costruire una città abitabile.Non si tratta di distruggere e di crea-re nuove città ipoteticamente piùecologiche, dove non sempre risultadesiderabile vivere. Bisogna integrarela storia, la cultura e l’architettura diun determinato luogo, salvaguardan-done l’identità originale. Perciò l’eco-logia richiede anche la cura delle ric-chezze culturali dell’umanità nel lorosignificato più ampio».

L’articolo 9, che è un potente pila-stro della Costituzione italiana, mettein campo il principio della tutela delpaesaggio e del patrimonio con ilfattore dinamico e propositivo dellaricerca. Come dire che una società inmovimento, proiettata verso il futuroin un percorso di progresso e di co-noscenza, non può smarrire la priori-tà di custodire il proprio passato, in-teso come tesoro di valori e di bellez-za da consegnare alle nuove genera-zioni. Un articolo, questo, giusta-mente ricordato e celebrato nel mon-do per la sua lungimiranza e origina-lità, un articolo che naturalmente siaccorda con l’azione della Repubbli-ca, in una nazione capace di preoc-cuparsi dei deboli e degli esclusi, de-cisa a “rimuovere gli ostacoli” al pie-no sviluppo della persona (art. 3) egarantire i diritti inviolabili di ciascu-no (art. 2). Sono valori che si incon-trano mirabilmente, che si completa-no l’un l’altro in una magnifica com-plementarità, che vanno letti, studiatie vissuti come un’unica essenza.

Le linee guida sull’educazione civi-ca, forse nell’intento di dimostrare losforzo di attualizzare un settore pe-dagogico spesso demonizzato per lasua inefficacia, ci parlano principal-mente di cittadinanza digitale e disostenibilità ambientale: due aspetticertamente importanti nel complessoscenario del terzo millennio, ma sem-plicemente “asp etti”, declinazioni,possibili applicazioni di un essere cit-tadini che dovrebbe tradursi in so-stanza, costruzione della persona, ve-ro cemento del sentire comune. Qua-le possibile significato, ci si doman-da, può assumere il nobile concettodella sostenibilità in un Paese chetrova nel patrimonio culturale e nelpaesaggio uno dei valori fondamen-tali del suo codice identitario, senzaun’adeguata formazione storico-arti-stica e culturale? Il delicatissimo rap-porto tra tutela e valorizzazione, che

da anni appassiona gli esperti delsettore dei beni culturali, trova il suoequilibrio proprio nell’idea di unprogresso sostenibile (che significasviluppo responsabile dei luoghi diinteresse culturale, investimento cor-retto delle risorse, ma anche diffusio-ne di conoscenza, di competenze re-lazionali, di fruizione consapevoledei beni culturali).

Nel 1794, a proposito del dibattitoche si andava consumando sull’imp o-stazione dell’appena istituito museodel Louvre, Jacques-Louis David siesprimeva con queste parole: «Il mu-seo non è un vano insieme di oggettidi lusso o di frivolezze, che non de-vono servire ad altro che a soddisfarela curiosità. È necessario che esso di-venga una scuola autorevole. Gli in-segnanti vi condurranno i loro giova-ni allievi, il padre vi condurrà il fi-glio».

Il grande pittore intendeva illu-strare così il vero spirito di quelloche auspicava essere un museo postoal servizio dei cittadini, un luogosimbolicamente ma anche sostanzial-mente legato all’idea di nazione, direpubblica, di cittadinanza. E inquella immagine potente del padrecon il figlio, del maestro con l’allie-vo, si coglie in pieno l’insostituibilevalore educativo del contatto e dellaconoscenza del patrimonio (che vavissuto, non dimentichiamolo, e nonsoltanto studiato).

Il cittadino del terzo millennio hatante sfide davanti a sé e certo tantecompetenze da sviluppare: muoversiresponsabilmente in Rete, comunica-re e fruire delle risorse digitali, assu-mere l’impegno di una continua at-tenzione all’ambiente e agli animaliche lo abitano, comprendere ed eser-citare la solidarietà verso i più debo-li, riconoscere l’importanza del-l’ascolto . Molti di questi percorsi so-no impliciti alla comprensione delpatrimonio (si pensi solo a come ilrapporto con l’opera d’arte sia di fat-to un allenamento all’ascolto e alladiversità), ma in aggiunta l’educazio-ne ai beni culturali attiva nei giovanisenso concreto di partecipazione ver-so un bene collettivo che oltretutto ècarico di un significato storico edespressivo non negoziabile. Guardan-do le mura delle nostre città, gli anti-chi selciati, le pale delle nostre chie-se, i ruderi adagiati tra le colline, maanche le opere del nostro presenteche cercano di dare voce al nostrobisogno di riscatto, di cambiamento,persino di ribellione, possiamo per-cepire plasticamente il senso dellenostre radici e la trama dei nostri va-lori.

Sarebbe davvero importante nonperdere la preziosa opportunità di unpiù ampio dibattito sull’educazionecivica che non solo vogliamo ma chepossa rappresentarci come Nazione ecome cittadini universali. Un dibatti-to aperto e franco che possa portarcia considerare davvero il senso dellacittadinanza nel XXI secolo, alla lucedelle preziose riflessioni filosofichedegli ultimi decenni, alle esperienzefelici e a quelle tragiche che hannointeressato la storia recente dell’uma-nità. Senza dimenticare la dimensio-ne storica ed estetica, artistica e natu-rale che può renderci migliori, entu-siasti ed efficaci verso il mondo cheabitiamo e quello che verrà.

#CantiereGiovaniPER COSTRUIRE E A L I M E N TA R E UN’ALLEANZA TRA LE GENERAZIONI

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 6-7 luglio 2020 pagina 5

Ascoltare e leggere ai tempi del coronavirus

David Bowiee il senso della domenica

È morto Ennio Morricone

Non solo cinemaAnche “musica assoluta” accanto alle memorabili colonne sonore

Gli Oscar in casa non stavano in bella vistaCi teneva, ma sembrava che fosse più affezionatoai manifesti del Gruppo di improvvisazionedi Nuova Consonanzanel quale suonava la tromba negli anni Sessanta

Il cantante intende questo giorno di festain modo ambivalenteperché esso coniuga distruzione e risurrezionenel segno di una vibrante aspirazioneall’abbraccio di Dio che veglia su di noi«Signore, m’inginocchioe t’offro la mia parola su un’ala»canta David Bowie

Il celebre concerto al Wembley Stadium di Londra (1992)

chieste come sempre, aveva presouna decisione netta: «Non scrivopiù per il cinema». «Sei sicuro?».«Tranne che per Tornatore».

Gli hanno dedicato un asteroide,ha vinto tutti i premi del mondo,divi del pop hanno chiamato i figlicol suo nome, un Auditorium gli èstato intitolato mentre era ancorain attività («non porterà male?») eha visto tutti e tre gli scudetti dellaRoma. Aveva fatto abbastanza. Eraarrivato finalmente il tempo di de-dicarsi completamente alla sua in-sana passione: la “musica assolu-ta”. Aveva coniato questa defini-zione per indicare quella parte diproduzione che funzionava da so-la, senza immagini. Stava lavoran-do a una messa e aveva appena fi-nito di scrivere un concerto perdue pianoforti.

In realtà non era una novità.Ennio ha sempre affiancato allasua attività di compositore applica-to all’immagine una produzione“assoluta”, ma gliela chiedevano inpochi. Nel 2010 la FondazioneOpera Campana dei caduti di Ro-vereto mi incaricò di commissio-nargli un pezzo su un testo obbli-gato, versetti sulla pace tratti dalVecchio Testamento, dal Vangelo edal Corano. L’occasione era ghiot-ta: Orchestra Sinfonica nazionaledella Rai con Daniel Kawka sulpodio. «Non abbiamo una cifra daoffrirti paragonabile a quelle a cuisei abituato». «Lo faccio gratis».Se lo poteva permettere, certo, magli interessava. Compose Jerusa-lem. Cinquemila persone seguironoin silenzio il concerto, era all’ap er-to. In mille si sedettero sulle gradi-nate dell’anfiteatro della Fondazio-ne, gli altri sul prato. Funzionava.C’erano pure Brahms e Schubert,ma erano venuti per lui. Per la sua“musica assoluta”.

esempio nella sfida a tre de Il buo-no, il brutto, il cattivo alcuni ele-menti ben definiti ritornano conti-nuamente a diverse distanze tra lo-ro, creando una grande suspense,un senso di attesa che toglie il fia-to. Tutta tecnica. Quando arriva latromba invece è talento puro.

di MARCELLO FILOTEI

Petrassi glielo aveva det-to: «Sei bravo, ma staiattento. Finisce che gua-dagni tanto, entri nelmeccanismo commercia-

le e trascuri la tua vocazione piùprofonda». Più o meno è andatacosì. Ennio Morricone era moltobravo, ha scritto colonne sonoreuniche, probabilmente insuperabili,ed è diventato ricco. Non ha tra-scurato la parte più intima del suosentire, ma certamente gli ha dedi-cato meno tempo di quello cheavrebbe voluto.

Dal divano di casa sua («non in-quadrare la finestra se no mi ritro-vo tutti qui sotto») gli Oscar nonsi vedevano. Poi glieli avevano datitroppo tardi. Il primo “alla carrie-ra” nel 2007, probabilmente perchédopo cinque candidature non pre-miate finiva che la brutta figura lafacevano quelli dell’Academy inve-ce che lui.

In quel caso per consegnarglielosi era scomodato Clint Eastwood,icona dei film western diretti dalcompagno di banco delle elemen-tari di Ennio, Sergio Leone. Unp o’ glielo doveva, perché propriograzie ai primi piani stretti di Leo-ne, accompagnati da melodie sem-plici affidate a timbri fino ad alloraassolutamente inediti per il grandeschermo, l’attore americano condue espressioni («una con il sigaroe una senza», cit.) era diventato unfenomeno mondiale.

In quel periodo si trattava di fa-re economia. Una cosa alla quale imusicisti sono abituati. Soldi po-chi, strumenti ancora meno: «In-venta qualcosa che funzioni».Morricone sapeva come fare, glieloaveva insegnato Goffredo Petrassi,che dell’economia del materiale eramaestro, e che se fosse franceseavrebbe una statua in bronzo sottola Torre Eiffel. Con un’armonica abocca, si può lavorare, Ennio hascritto un capolavoro. Un’altra vol-ta gli è bastato solo un fischio, maintonato. In qualche caso è ricorsoa procedimenti che si usano nellamusica elettronica, grazie ai qualicon pochi nastri sovrapposti si puòcostruire un effetto che diventagradualmente più complesso. Per

Quelli li teneva appesi in salone,più che altro perché voleva vederlilui.

Morricone è stato uno dei piùimportanti compositori di colonnesonore della storia del cinema per-ché era un musicista completo, chesapeva scrivere in qualsiasi lin-guaggio e ne cercava uno persona-le in ogni ambito. Aveva studiatocon uno dei più grandi maestri delNovecento, e conosceva bene tuttoquello che gli girava intorno. Futra i primi soci di Nuova Conso-nanza, una delle associazioni dimusica contemporanea più longeved’Europa. E non si stancava mai diripetere che la sua produzione nonsi limitava alle colonne sonore. Ne-gli ultimi tempi, sommerso di ri-

di MASSIMO GRANIERI

Durante il blocco per il coronavirus ho ri-cevuto una mail in cui una studentessami scrive dell’isolamento pandemico cui èstata costretta, recepito come “privazionedella felicità”. Ha riempito quel vuoto di

senso con la lettura de La Peste di Albert Camus eascoltato alcune canzoni sulla quarantena. Nella lette-ra racconta ciò che la realtà le ha posto davanti e cioèridiscutere le ragioni per cui vive. «Le mie convinzionisono solide e fondate sulla verità oppure illusorie?»s’interroga la giovane. «Mi chiedo se Dio rientra neimiei desideri e se mai mi sono accorta di Lui e perchésolo adesso lo penso», così chiosa nello scritto. Ab-bozza un pensiero sulla religione e l’ambiente circo-stante. La musica è un trespolo su cui poggiano ansiee paure, canzoni che le dicono che «non è niente tuttoquello che ti fa rabbia», citando Ivano Fossati in Mache sarà questa canzone.

Nel lungo elenco dei dischi ascoltati c’è quel sabatoleopardiano che deluderà le attese. Mi è parso di scor-gere la noia per le domeniche vissute tutte uguali du-rante il blocco a casa. La ragazza macina ascolti diAmy Winehouse e di Bob Marley, legge poesie di JimMorrison. C’è la tristezza domenicale di Blue Sundaydei Doors, l’irrequietezza di Sunday Morning dei Vel-vet Underground e poi ancora l’isolamento nei Sonic

Le sue canzoni hanno una struttura simile alla pre-ghiera classica e come tali — dichiarò lo stesso Bowie— possono essere considerate. Non è un azzardo acco-starle ai salmi di lamentazione, l’appello dolente a Dioè udibile nei testi di Bowie. Una canzone su tutti èWord On A Wing in cui canta dell’incontro con il Si-gnore e del bisogno di non cambiare, nonostante Diosia penetrato a forza nella sua vita: «Signore, m’ingi-nocchio e t’offro la mia parola su un’ala. Sto provan-do in tutti i modi di rientrare nel tuo schema delle co-se».

In Sunday c’è un battersi corpo a corpo con Dio.Bowie va alla deriva mentre cerca una luce e invoca ilSignore di domenica, giorno di festa in cui bisogne-rebbe risorgere anziché morire. Il passaggio necessariodalla passione e morte non è accettato. Quella mortedel desiderio che si legge tra le righe della lettera dellastudentessa di liceo. La domenica e Dio sono presentinel testo di Julie in cui ci sono nuvole scure in cielo eun amore non corrisposto. Il senso di colpa lo inseguein Can’t Help Thinking About Me lì dove emerge la no-stalgia delle domeniche in cui si andava in chiesa e diquel giorno in cui ogni paura cessava: «Ricordi quan-

do andavamo in chiesa la domenica? Stavo svegliotutta la notte, terrorizzato dal pensiero della scuola allunedì. Vorrei essere bambino di nuovo e sentirmi si-c u ro » . The Pretty Things Are Going To Hell diventa mo-tivo per interrogarsi su cosa sia eterno e cosa invecedannato. Chi scoprire, a chi credere e a chi dare ascol-to in un giorno di domenica? Forse è questa l’esp e-rienza dei giovani di oggi, ragazzi a volte smarriti mabramosi di verità. Non muore la speranza di trovarel’amore di domenica in Rubber Band, quella stessapassione che nasce alla domenica in Love You Till Tue-s d a y.

Secondo David Bowie, si nasce o si muore nel gior-no di domenica. Chissà in che modo la studentessa e isuoi compagni vivranno le prossime domeniche… sa-

Youth, l’emarginazione in John Lennon e il surreali-smo religioso di Kayne West. Una macedonia di senti-menti contrastanti che la turbano.

Provo a capire quel punto di vista e di cercare neisuoi libri e dischi un punto di contatto. Il romanzo diCamus narra la disincarnazione dei rapporti sociali, ilflebile ricordo di un volto amato che sfianca i perso-naggi in una città chiusa e piegata dalla peste (oggiscriveremmo di zone rosse). Protagonisti che fanno ilproprio dovere, obbligati a fare il bene senza eroismi.È l’alienazione presente in David Bowie, viene inmente la sua discografia mentre cerco di decifrare queitesti indicati nella mail.

Ho un dolore simile alla giovane studentessa, hoperso anch’io il gusto della festa. In tempo di pande-mia la santa messa celebrata senza il popolo mi ha fat-to provare un pane di vita diverso, un’esperienza diffi-cile da descrivere. Un parroco costretto a stare lontanofisicamente dai fedeli è una contraddizione. Ho cerca-to comunque di non fuggire da una realtà sconosciutae di scorgere una Presenza in quel deserto di relazio-ni.

Alla musica di David Bowie il compito di offrireuna chiave di lettura del tempo presente e indicare unorizzonte di speranza alla studentessa. In Bowie hosempre trovato una risposta. Le sue canzoni potrebbe-ro ravvivare il ricordo delle domeniche vissute in fami-glia e in chiesa. Bowie infatti scrisse sulla domenica,un tempo in cui tutto si ricrea e si distrugge. Nel pen-siero bowiano la domenica è intesa in modo ambiva-lente. Lui che pregò il Padre Nostro sul palco delWembley Stadium a Londra, nel concerto del 1992 inonore del leader dei Queen, Freddie Mercury. In quel-la circostanza dichiarò: «Pregare su quel palco il Pa-dre Nostro mi è sembrato un gesto naturale. Un’invo-cazione per ritrovare me stesso».

«Per favore Dio non fare a pezziquesto mondoPer favore riprendi questa paurache ci attanagliaTi prego assicuratiche avremo un domani»recita un passo di «A Better Future»

pranno abitare questa nuova realtà o diventeranno pa-ranoici? Avranno famiglie in grado di farli sentireamati? Ci saranno comunità cristiane capaci di soddi-sfare quella fame di felicità?

Mi viene in soccorso un’altra canzone di David Bo-wie, A Better Future. Annoto alcuni versi nella rispostaalla giovane liceale. Una preghiera addolorata di Bo-wie al Signore per un domani migliore: «Per favore(Dio) non fare a pezzi questo mondo. Per favore ri-prendi questa paura che ci attanaglia. Chiedo un futu-ro migliore o potrei smettere di volerti. Ti prego assi-curati che avremo un domani. Tutta questa pena equesto dolore, pretendo un futuro migliore. O potreismettere di aver bisogno di te». Brano messo in codaalla playlist e inviata come preghiera contro lo spaven-to che paralizza, insieme ad alcuni versi del salmo 72:«Egli libererà il povero che grida e il misero che nontrova aiuto, avrà pietà del debole e del povero e salve-rà la vita dei suoi miseri». Perché tutto si risolverà anostro vantaggio.

I protagonisti de «Il buono, il brutto, il cattivo»diretto da Sergio Leone (1966)

Poi, con il succes-so, sono arrivati imezzi senza limiti,ma quel gusto per lamelodia scolpita, iso-lata, economica e for-te al tempo stesso, èrimasto. La trombanon manca quasi maie quando meno te loaspetti arriva una vo-ce alla quale non ser-ve nemmeno cantareun testo, basta il tim-bro. È di questo pe-riodo la seconda sta-tuetta, assegnata nel2016, per The HatefulEight, diretto daQuentin Tarantino.Chissà come ragiona-no all’Academy, Mis-sion e The Untoucha-bles - Gli intoccabilino e questo sì. I mi-gliori non sono nem-meno arrivati allacandidatura.

In ogni caso gliOscar in casa nonstavano in bella vista.Ci teneva, ovviamen-te, ma sembrava chefosse più affezionatoai manifesti delGruppo di improvvi-sazione di NuovaConsonanza, nel qua-le suonava la trombanegli anni Sessanta.Musica sperimentale,che oggi spesso rie-merge nei dj set.

Page 6: Cessate-il-fuoco globale e immediatoe contro l’ip o crisia ... · pagina 2 L’OSSERVATORE ROMANO lunedì-martedì 6-7 luglio 2020 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì-martedì 6-7 luglio 2020

A colloquio con il parroco del santuario di Panju al confine tra le due Coree

Non bisogna mai perderela speranza

di PAOLO AF FATAT O

Le candide gru della Manciuria,maestosi uccelli simbolo di pa-ce e prosperità, si librano ele-

ganti sulla “zona demilitarizzata”,quella striscia di terra lunga 248 chi-lometri e larga quattro che, lungo il38° parallelo, traccia la frontiera traCorea del Nord e Corea del Sud,due paesi tecnicamente ancora belli-geranti. Al “Santuario del pentimen-to e dell’espiazione” a Panju, villag-gio al confine tra le due Coree, chesi affaccia sulla zona demilitarizzata,

quel volo è sempre stato consideratosegno di buon auspicio e di speran-za, anche nei periodi più bui. Gio-vani Battista Chan kil Kwon, parro-co in quella chiesa cattolica, la piùvicina territorialmente alla Corea delNord, è realista ma fiducioso: cele-brare il 70° anniversario dell’iniziodella guerra di Corea (che iniziava il25 giugno 1950) significa per luiorientare e animare l’azione pastora-le, liturgica, sociale e culturale dellacomunità dei fedeli con un messag-gio intriso di pace, speranza, riconci-liazione; con la tessitura di legami ela costruzione di ponti che — ideal-mente e concretamente — sono tuttiproiettati oltre frontiera. Dalla ter-razza del santuario si può vedere laCorea del Nord, quella nazione in-sieme vicina e proibita, oltre la “zo-na cuscinetto” che, paradossalmente,è divenuta una terra rigogliosa e fio-rita. L’abbandono forzato, infatti,l’ha involontariamente trasformata inuna preziosa riserva naturale: la fet-tuccia di territorio costituisce l’habi-tat per migliaia di specie vegetali eper oltre 300 specie di uccelli, moltea rischio di estinzione, che hannotrovato condizioni ideali per ripro-dursi.

«Proprio quella regione verdeg-giante dice con la sua fioritura unasemplice verità: che Dio può trarre ilbene da un male e che non bisognamai perdere la speranza», spiega se-rafico a «L’Osservatore Romano»don Chan kil Kwon. Il parroco av-verte quasi sulla sua pelle le feritedella guerra e della divisione di unpopolo che per oltre cinquemila an-ni è stato unito da medesima storia,origine, lingua, cultura. E mentre di-chiara il suo desiderio «di poter es-sere, un giorno, missionario in Coreadel Nord, per portare l’amore di Dioe poter svolgere lì l’opera pastorale»,lavora «per educare alla pace e allariconciliazione, per far crescere ilgiusto atteggiamento di accoglienzae fraternità verso la gente delNord», spiega. «Oggi possiamo pre-gare e tenere vivo il desiderio», ag-giunge, ricordando che molti pretidella diocesi di Uijeongbu, dove sitrova la sua chiesa, hanno visitato laCorea del Nord negli anni scorsi, in-tessendo rapporti e curando progettidi carattere umanitario.

Al santuario di Paju, come in tan-te chiese cattoliche nelle diverse dio-cesi sudcoreane, si sono organizzateiniziative, liturgie e incontri — purnel pieno rispetto delle misure dicontenimento del covid-19 — per ri-cordare l’anniversario dello scoppiodella guerra come «occasione peruna sincera proposta di perdono e dipace». In quel luogo speciale sulconfine, dove nel 2016 è stato creatouno speciale Centro culturale per lapace e l’unità il vescovo Peter LeeKi-Heon, alla guida della diocesi di

Uijeongbu e capo del Comitato perla riconciliazione del popolo coreanoin seno alla Conferenza episcopale,ha invitato le due Coree a «spezzarele catene della diffidenza e del pre-giudizio che ci imprigionano da 70anni». E ha chiesto al governo diSeoul di «cercare mezzi per accelera-re gli scambi intercoreani senza vio-lare le sanzioni internazionali».

In un’atmosfera spiritualmentedensa di commozione e di supplicaaccorata a Dio, il vescovo, nativo diPyongyang, ha celebrato una specia-le messa per la pace nella penisolacoreana, auspicando «la necessità di

congiunto intercoreano a Kaesong,area dove si è sperimentata in passa-to la collaborazione economica traNord e Sud Corea. Allora, ha prose-guito, «questo è il tempo per porrefine ai malintesi: la pace si costruisceoggi, nell’hic et nunc della nostra sto-ria». «A 70 anni dallo scoppio dellaguerra di Corea — ha osservato il ve-scovo — oggi dovrebbe essere il pri-mo anno in cui ricominciare da ca-po, con un animo predisposto alperdono, alla riconciliazione, alla pa-ce». E, per iniziare, è necessario inprimis «far sparire le tracce dellaguerra di Corea, sostituendo all’ar-

potenze. Le due Coree sono chiama-te a riconciliarsi e cooperare tra loroper raggiungere quel prezioso risul-tato».

Il Santuario della penitenza edell’espiazione, completato nel 2013,è esso stesso un simbolo di riconci-liazione e collaborazione: i dipinti ei mosaici che lo adornano sono statidisegnati da artisti sudcoreani ecompletati da artisti nordcoreani. Lachiesa è stata pensata e istituita pro-prio come spazio speciale per prega-re per la pace. Oggi al Centro cultu-rale annesso, è aperta una mostra dicalligrafia incentrata sul tema della«riconciliazione nazionale», conl’esposizione di preziose lettere apennello, e che intende ricordare an-che il 20° anniversario della Dichia-razione congiunta del 15 giugno2000, quando si gettarono le basiper un rinnovato processo di riavvi-cinamento, pacificazione e riunifica-zione.

«La storia della guerra di Corea ciha insegnato che non si può perse-guire la riunificazione della Coreacon le armi e con mezzi coercitivi.La si può ottenere, invece, solo conmezzi pacifici, attraverso il dialogo ela cooperazione. E grazie al perdonoe alla preghiera»: i battezzati in Co-rea — ricordano oggi Consiglio na-zionale delle Chiese in Corea e ilForum ecumenico per la Corea, cheuniscono fedeli delle diverse confes-sioni — sono concordi nell’e s p r i m e reil profondo desiderio di pace e di ri-conciliazione, in occasione del set-tantesimo anniversario dell’iniziodella guerra di Corea, che attraversòla penisola dal 1950 al 1953. Quelconflitto provocò la distruzione ditutte le principali città della penisolacoreana, separò molte famiglie e la-sciò un’eredità duratura di amarezza,paura e divisione nel popolo corea-no.

Le radici della guerra affondanonella divisione della Corea avvenutadopo il Secondo conflitto mondiale,

tra un’area di influenza dell’ex Urss(il Nord) e una degli Stati Unitid’America (il Sud), che seguì quasiimmediatamente la liberazione delpopolo coreano dopo 36 anni deldominio giapponese. La frontieralungo il 38° parallelo tra Nord e Sudsi radicò durante la Guerra fredda,che fornì il contesto e gli impulsiper la guerra che iniziò il 25 giugno1950. Dopo tre anni di conflitto spa-ventosamente distruttivo, il 27 luglio1953 fu firmato l’armistizio, che sta-biliva una tregua e creava la “zonademilitarizzata” che tutt’ora separala Corea del Nord e la Corea delSud.

Questo anniversario — sostengonole organizzazioni cristiane — r a p p re -senta oggi un prezioso kairòs, ovveroun tempo fecondo per rilanciareun’autentica riconciliazione, datoche nessun trattato di pace è maistato siglato e quindi le parti riman-gono, per il diritto internazionale, in“stato di guerra”. Per questo le Chie-se coreane chiedono «rapidi passiverso l’adozione di un trattato di pa-ce per sostituire l’accordo di armisti-

zio», un testo condiviso che costitui-sca un punto di partenza per la defi-nitiva pacificazione della penisola.«È tempo di riconoscere che la guer-ra è finita molto tempo fa. Nel frat-tempo sono sorte nuove sfide allapace e alla stabilità nella regione. Lecondizioni per il dialogo e il nego-ziato sulle condizioni attuali potreb-bero migliorare notevolmente rico-noscendo ufficialmente la fine dellaguerra». Un autentico trattato di pa-ce, allora, sarebbe «un contributofondamentale alla riduzione delletensioni e dell’ostilità e al ripristinodi un ambiente favorevole per la ri-presa del processo di riavvicinamen-to, ora nuovamente in stallo».

A tal proposito si chiedono la so-spensione delle esercitazioni militarinella regione e la contestuale ripresadel dialogo tra la Corea del Nord egli Usa, con l’auspicio di «adempie-re, alla lettera e nello spirito, a tuttiquegli accordi bilaterali che hannodato rinnovate speranze di pace allapenisola coreana: in particolare laDichiarazione di Panmunjomdell’aprile 2018, e la Dichiarazionecongiunta di Pyongyang del settem-bre 2018».

«Preghiamo — conclude l’app ello— perché la penisola coreana possaconfigurarsi come zona libera dalnucleare. Preghiamo affinché, attra-verso il dialogo e la cooperazione, icoreani da tempo divisi possanoguarire le ferite della divisione, ritro-vare la loro identità comune e unofuturo condiviso, divenendo guida eispirazione per la pace nella regionedell’Asia nordorientale». Sono questii contenuti della speciale campagnadi preghiera di 70 giorni, avviata il 1°marzo e che terminerà il 15 agosto,sostenuta e condivisa dalle Chiesecristiane in Corea e in tutto il mon-do. Si ricorderà il 15 agosto del 1945,data che fu insieme una benedizionee una maledizione per i coreani:quel giorno la penisola coreana ven-ne finalmente liberata dall’o ccupa-zione giapponese ma, allo stessotempo, quella nazione fino ad alloraunica e indivisa fu dolorosamentespaccata in due. Per sanare le feritedel passato, «l’arma più potente chei cristiani possiedono è la preghiera.Essa sta nel cuore dello sforzo perl’edificazione della pace», si rimarca,invitando i fedeli «a diventare uomi-ni e donne di perdono, di riconcilia-zione, di pace, sull’esempio di Cri-sto, nostra pace e nostra riconcilia-zione».

Nulla di più vergognosoGli orrori della guerra nel messaggio dei vescovi giapponesi a 75 anni dalla battaglia di Okinawa

porre fine definitivamente alla guer-ra». «Da troppo tempo divisione etraumi danneggiano la vita dellepersone, la politica, persino i pensie-ri», ha detto, ricordando con ama-rezza l’esplosione, provocata dalleautorità nordcoreane, dell’ufficio

mistizio ancora in vigore un verotrattato di pace». Per questo, ha sot-tolineato, «il Sud e il Nord devonolavorare insieme. A costruire un’erapacifica nella penisola coreana sonoprima di tutto i coreani stessi, artefi-ci del proprio destino, non le grandi

di GI O VA N N I ZAVAT TA

A Okinawa, fra i tanti monu-menti che ricordano la terri-bile battaglia combattuta dal

1° aprile al 22 giugno 1945, ce n’èuno che ha un significato specialeper la gente dell’isola: il Konpakuno To (“Torre delle anime”) era inorigine un tumulo formato dallaraccolta dei resti di molte delle vit-time, ma si è poi trasformato in unmemoriale e luogo di preghiera,simbolo del desiderio di porre finealla guerra, a tutte le guerre, e dirinnovato impegno per la pace. Èda qui che parte il messaggio P ro -tect all life. Peace is the path of hope,diffuso nei giorni scorsi dalla Con-ferenza episcopale giapponese perricordare il settantacinquesimo an-niversario della fine della secondaguerra mondiale che, per tutto ilmondo ma in particolare per l’im-pero nipponico, è datata 2 settem-bre 1945. All’uscita del museo delMemoriale della pace di Okinawac’è scritto «Musubi no Kotoba»(“L’ultima parola”) e, subito sotto:«Sono certamente gli esseri umaniche causano la guerra ma non sia-mo noi anche quelli che possonofermarla? Questa è la nostra con-vinzione irremovibile, imparata aun prezzo enorme». Il grido delpopolo di Okinawa contro la guer-ra, le basi militari, l’accumulo diarmi, affermano i vescovi, provienedalla devastante esperienza di quel-la battaglia — una cifra esatta, com-plessiva dei morti tra soldati (allea-ti e giapponesi) e civili non si po-trà mai avere ma si superarono ab-bondantemente le 150.000 vittime— e sta alla base della loro afferma-zione che «la guerra è così brutaleche non può esserci nulla di piùv e rg o g n o s o » .

Settantacinque anni dopo la bat-taglia di Okinawa, i bombarda-menti atomici di Hiroshima e Na-gasaki, la fine della seconda guerramondiale e la fondazione delle Na-zioni Unite, «il mondo si trova inuna situazione incerta in cui af-

frontiamo una nuova guerra fred-da, una situazione instabile in Asiaorientale, la minaccia nucleare e lacrisi ambientale globale», osserva-no i presuli, costretti quest’anno arinunciare al tradizionale pellegri-naggio sull’isola a causa della pan-demia di coronavirus. «Rinnovia-mo la nostra determinazione a cer-care e ad agire per la pace», si af-ferma, ricordando il grande signifi-cato che per tutti i giapponesi haavuto il viaggio apostolico compiu-to da Papa Francesco a Tokyo, Na-gasaki e Hiroshima dal 23 al 26 no-vembre 2019. «Nel mondo di oggidove milioni di bambini e famiglie

vivono in condizioni disumane —disse fra l’altro il Pontefice — i sol-di spesi e le fortune guadagnateper fabbricare, ammodernare, man-tenere e vendere le armi, semprepiù distruttive, sono un attentatocontinuo che grida al cielo».

L’episcopato nipponico, che nelmessaggio cita anche l’enciclicaLaudato si’ per sottolineare comenulla sia più prezioso della vitaumana e del dono del creato, riba-disce l’importanza del discorso sul-le armi nucleari pronunciato dalSanto Padre quel giorno a Nagasa-ki, il suo appello ai leader politiciaffinché l’ideale di un «mondo in

pace, libero da armi nucleari, aspi-razione di milioni di uomini e don-ne in ogni luogo», si trasformi inrealtà «con la partecipazione ditutti»: persone, comunità religiose,società civili, stati, settori militari eprivati, organizzazioni internazio-nali. «La nostra risposta alla mi-naccia delle armi nucleari dev’esse-re collettiva e concertata», spiegòFr a n c e s c o .

Se dopo il celebre discorso diGiovanni Paolo II a Hiroshima il25 febbraio 1981 («La guerra è ope-ra dell’uomo. La guerra è distru-zione della vita umana. La guerra èmorte. Ricordare il passato è impe-gnarsi per il futuro. Promettiamo ainostri simili che ci adopereremo in-faticabilmente per il disarmo el’abolizione di tutte le armi nuclea-ri») i vescovi giapponesi istituironol’annuale Dieci giorni per la pace,dal 6 al 15 agosto, i passi compiutinegli ultimi anni da Papa France-sco e dalla Santa Sede — si ricordaa esempio la firma, il 20 settembre2017, presso il Palazzo delle Nazio-ni Unite a New York, del Trattatosulla proibizione delle armi nuclea-ri — rappresentano per l’episcopatonipponico la strada oggi da segui-re. Una strada che, per il Giappo-ne, si incrocia inevitabilmente conquanto accade nella penisola corea-na, dove quest’anno ricorre il set-tantesimo anniversario dell’iniziodella guerra. I vescovi nel messag-gio lo evidenziano: le perdurantitensioni nell’area restano «una fon-te di problemi e l’Asia orientale, in-cluso il Giappone, è stata trascina-ta nella guerra fredda e nei suoiconflitti tra gli interessi delle gran-di potenze. I progressi della pacerimangono quindi incerti. Il modoin cui contribuiamo alla costruzio-ne della pace in Asia orientale rive-lerà se noi, Chiesa in Giappone,possiamo seguire le parole di PapaFrancesco. Per fare ciò — concludo-no — rinnoviamo la nostra determi-nazione ad affrontare il passato econtinuiamo ad assumerci la re-sponsabilità per il futuro».

Page 7: Cessate-il-fuoco globale e immediatoe contro l’ip o crisia ... · pagina 2 L’OSSERVATORE ROMANO lunedì-martedì 6-7 luglio 2020 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique

L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 6-7 luglio 2020 pagina 7

A Londra e a Ginevra i credenti uniti per la difesa del creato e dell’uomo di fronte alla pandemia

Crisi intrecciate

Per una risposta profeticaLe iniziative della Comunione mondiale delle Chiese riformate in tempo di crisi sanitaria

Giornalisti in prima lineaper i diritti dei migranti

Seminario rivolto ai media colombiani ed ecuadoregni

QU I T O, 6. «Per molti anni, i popolidel confine (Ecuador, Colombia eVenezuela) sono stati emarginatidai propri governi, motivo per cuisono precipitati nella povertà. Perloro non esiste assistenza sanitaria,istruzione, infrastrutture»: è quantoha denunciato Ramón Zambrano,giornalista della provincia di Esme-raldas, in Ecuador, durante un se-minario di approfondimento pro-mosso dall’Associazione mondialeper la comunicazione cristiana(Wacc), rivolto ai redattori ecuado-riani e colombiani sul giornalismoinvestigativo, la produzione media-tica, i diritti dei migranti. Scopodell’iniziativa è stato quello di dota-re gli addetti alla comunicazione dicompetenze necessarie per informa-re migranti e comunità ospitantesull’accesso al mercato del lavoro, aiservizi di base, con un’ottica di in-tegrazione e lotta contro la crescen-te xenofobia.

«Il nostro principale obiettivo —ha detto Lorenzo Vargas, responsa-bile del programma della Wacc — èquello di contribuire allo sviluppodi una narrazione inclusiva e basatasui diritti dei migranti per controbi-lanciare il crescente discorso xeno-fob o».

Al riguardo Papa Francesco, inoccasione della Conferenza mon-diale sul tema «Xenofobia, razzi-smo e nazionalismo populista nelcontesto delle migrazioni mondiali»che ha riunito, dal 18 al 20 settem-bre del 2018 a Roma leader, espo-nenti ed esperti di diverse Chiesecristiane, in un discorso consegnatoai partecipanti, scrive: «Viviamotempi in cui sembrano riprenderevita e diffondersi sentimenti che amolti parevano superati. Sentimentidi sospetto, di timore, di disprezzoe perfino di odio nei confronti diindividui o gruppi giudicati diversiin ragione della loro appartenenzaetnica, nazionale o religiosa e, inquanto tali, ritenuti non abbastanzadegni di partecipare pienamente al-la vita della società».

Da quando in Venezuela sonoscoppiate le proteste contro il go-verno, la situazione per la popola-zione si è fatta ancora più difficileanche nei paesi confinanti. Le mi-sure restrittive contro i venezuelaniin fuga dalla crisi economica e so-ciale aumentano sempre di più. Neipaesi del subcontinente, fino aqualche tempo fa solidali, le certez-ze scricchiolano. Per questa ragionel’Associazione mondiale per la co-municazione cristiana sta cercandocon tutti i propri mezzi di far arri-vare all’opinione pubblica, attraver-so i giornali, le radio e le tv mes-saggi positivi nei confronti di chicerca un rifugio e un riparo.

«I risultati di questo progetto —ha detto Vargas — alimenterannoanche il lavoro su migrazione e co-municazione della Waac in Colom-bia e Venezuela e servirà a rafforza-re l’alleanza con altre organizzazio-

ni della società civile come il JesuitRefugee Service, la Caritas, l’AltoCommissariato delle Nazioni Uniteper i Rifugiati (Unhcr) e la HebrewImmigrant Aid Society (Hias),un’organizzazione no profit ameri-cana ebraica che fornisce aiuti uma-nitari e assistenza ai rifugiati».

In questo contesto, i gesuiti han-no lanciato da qualche anno unprogetto di assistenza umanitaria edi emergenza ai confini tra Vene-zuela, Colombia e Brasile che pre-vede non solo la fornitura di benidi prima necessità (cibo, attrezzatu-re e trasporti), ma anche l’accompa-gnamento legale e l’assistenza sani-taria e psicosociale alle fasce piùvulnerabili (donne incinte, bambinisenza vaccinazione, persone conmalattie croniche). Il progetto dellaCompagnia di Gesù però va oltre ilsemplice aiuto umanitario: il conti-nuo arrivo di profughi sta infatti fa-cendo nascere nelle popolazioni lo-cali una crescente diffidenza neiconfronti degli sfollati. Tale atteg-giamento sfocia in atti xenofobi chesi manifestano in abusi continui neiconfronti degli sfollati. Per questomotivo i gesuiti stanno danno an-che vita un’azione culturale che fa-vorisca l’accoglienza.

A riguardo, la Coordinadora deMedios Comunitarios Populares yEducativos del Ecuador (Corape),un’organizzazione della società civi-le fondata nel 1990 che riunisce 36media comunitari ed è stata a lungoin prima linea nella lotta per i dirit-ti di comunicazione e la democraziain Ecuador, ha organizzato questaserie di workshop con il sostegnodella Wacc.

Secondo la Corape, dal 2017,quando migliaia di venezuelani so-no fuggiti dalla crisi economica epolitica del loro paese, la situazionenelle zone di confine tra Ecuador eColombia è senza dubbio peggiora-ta. Mentre la migrazione dalla Co-lombia è diminuita nel 2016, a se-guito dello storico accordo di pacetra il governo colombiano e le For-ze armate rivoluzionarie della Co-lombia (Farc) e l’Esercito di libera-zione nazionale (Eln), questa è sta-ta sostituita dalla migrazione deivenezuelani che hanno dovuto la-sciare il loro paese attraverso il con-fine colombiano. Entro la fine del2020, si stima che circa 659.000 mi-granti venezuelani dovrebbero risie-dere in Ecuador; molti di loro arri-veranno a piedi attraverso la Co-lombia. Secondo l’Unhcr, i rifugiatie i migranti venezuelani nel mondosono ormai 4,5 milioni e mezzo.

Questa massiccia migrazione hagenerato tensioni nel paese andinoe per questa ragione il progettoWacc-Corape prevede il coinvolgi-mento di una decina di mezzi dicomunicazione, i cui giornalisti so-no chiamati a produrre nuovi con-tenuti sui temi dell’immigrazioneanche dal punto di vista dei dirittiumani.

LONDRA, 6. In questo momento spe-ciale, segnato da una crisi sanitariamondiale, siamo chiamati a svilup-pare una nuova visione comune delnostro futuro, «basato sul riconosci-mento dei nostri limiti — questo pia-neta è un ecosistema complesso dicui siamo solo una parte — radicatonella sostenibilità e nel rispetto dellanatura e delle risorse della terra, efondato sui principi fondamentali digiustizia e responsabilità»: lo affer-mano i leader cristiani della GranBretagna in una lettera aperta pub-blicata in occasione della Settimanadi azione per il clima di Londra, in-dirizzata al governo del paese. «Le

nostre fedi — ricordano — ci inse-gnano che il nostro pianeta, con lesue ricche risorse e la sua stimolantediversità, ci è stato affidato con fi-ducia e siamo responsabili del modoin cui lo trattiamo (...) non solo da-vanti a Dio ma verso i nostri figli eil futuro stesso dell’umanità».

In occasione del quinto anniversa-rio dell’enciclica Laudato si’ di PapaFrancesco sulla cura della Casa co-mune, i responsabili religiosi — cat-tolici, anglicani, metodisti, riformati,ebrei, musulmani o membri di altreconfessioni cristiane o religioni —chiedono pertanto a Downing Streetdi «garantire che ogni elemento del-

la strategia di ripresa economica siaincentrato sull’urgente necessità diridurre il rischio di cambiamenti cli-matici catastrofici, attuare politichea favore della sostenibilità in ognisettore dell’economia, assumersi lasua parte di responsabilità per unatransizione globale e giusta, ancheattraverso l’approccio al commercio,agli investimenti e agli aiuti interna-zionali». Il governo britannico è al-tresì chiamato a approfittare dell’o c-casione di ospitare a Glasgow laCop26 al fine di «lavorare per unimpegno globale a favore dello zerocarbonio, basandosi sull’accordo diParigi», proteggere la biodiversità eripristinare l’ambiente. Infine, esor-tano tutti i settori della società civilea «sfruttare questa opportunità dilavorare insieme per creare un mon-do migliore».

Dal canto loro, i responsabili reli-giosi si impegnano a «parlare tem-pestivamente della necessità di uncambiamento, promuovere la visionedella terra come nostra Casa comu-ne che va condivisa in maniera equi-librata, proteggere la biodiversità eripristinare gli ambienti naturali,collaborare con le proprie comunitàper ridurre sostanzialmente l’uso dicarbonio delle proprie attività, e av-viare partenariati in tutto il mondoper ridurre l’impatto dei cambia-menti climatici sui più poveri e vul-nerabili».

Una parte della lettera aperta èdedicata all’attuale crisi sanitaria, dicui già si possono trarre alcuni inse-gnamenti. «Abbiamo riscopertoquanto il mondo è interconnesso —affermano gli autori del documento— quanto la salute e il futurodell’umanità dipendono dalla nostracapacità di agire insieme non soloper quanto riguarda le pandemie,ma anche per proteggere il nostroecosistema globale». Allo stessotempo, con il calo del numero diviaggi e dei consumi, sono emerseforme di vicinanza e di premura che«ci hanno aiutato ad apprezzare ciòche la vita in società può davvero si-gnificare». «Tuttavia — p ro s e g u o n o— abbiamo notato ancora una voltache nei tempi di crisi l’ingiustizia di-venta più palese e sono i poveri e ivulnerabili a soffrire maggiormen-te». Tutto ciò «ci mostra quantofosse precario il “business as usual”di prima, a livello sociale, economi-co, ecologico e spirituale».

Durante il lockdown, tuttavia,«abbiamo anche dimostrato la no-

stra capacità di adattamento a nuoverealtà», sottolineano i rappresentantireligiosi. Inoltre, «molte personehanno scoperto un profondo sensodi spiritualità». La pandemia è stataanche occasione di constatare che èpossibile «creare una società più so-stenibile e generosa».

La cura del creato è stata anche alcentro della dichiarazione pubblica-ta dai membri del Forum interreli-gioso sui cambiamenti climatici,l’ambiente e i diritti umani, in occa-sione della 44° sessione del Consi-glio dei diritti dell’uomo dell’O nu,in corso a Ginevra: «Ci uniamo atutti i popoli nell’esprimere profon-da preoccupazione per la terribilesofferenza degli esseri umani, in par-ticolare i poveri e gli emarginati,tutte le creature viventi e la MadreTerra, a seguito della convergenzatra la crisi climatica e quella provo-cata dal covid-19». Crisi, queste, che«hanno rivelato con chiarezza la no-stra interconnessione come unicaumanità e il fatto che facciamo partedi una comunità di vita più ampia,nonché l’indivisibilità e l’interdip en-denza di tutti i diritti umani e la ne-cessità di investire con decisione neisistemi di assistenza per proteggerequesti diritti».

In questo periodo di dupliceemergenza — ambientale e sanitaria— i membri del Forum, di cui fannoparte il Consiglio ecumenico delleChiese, la Federazione luteranamondiale e l’ordine dei domenicani,vedono «una finestra di speranza euna rara opportunità per aprire unaprofonda discussione sui valori nellenostre società, nonché per rimodel-lare radicalmente le politiche e i si-stemi economici in modo da pro-muovere i diritti umani e nutrire lasalute e il benessere delle persone edel pianeta». Ciò comporta «inter-venti coordinati, coerenti e efficacida parte degli Stati in collaborazio-ne con tutti i settori della società».

Tra le raccomandazioni finali deimembri del Forum, vi è in particola-re quella di riconoscere il dirittoumano a un ambiente sicuro, pulitoe sano per tutti, specialmente pro-teggendo la biodiversità e rafforzan-do i contributi a livello nazionaleper ridurre le emissioni di gas a ef-fetto serra ai sensi della Convenzio-ne quadro delle Nazioni unite suicambiamenti climatici del 1992, al fi-ne di raggiungere l’obiettivo dimantenere il riscaldamento globale a1,5 gradi Celsius.

di RICCARD O BURIGANA

Come dare una risposta profetica alla pan-demia del covid-19? Da questa domanda èpartita una recente riflessione della Comu-

nione mondiale delle Chiese Riformate (WorldCommunion of Reformed Churches, Wcrc) sucome procedere, insieme, per affrontare le tantequestioni sollevate dalla diffusione della pande-mia nella società e nella Chiesa. La crisi sanitariaha provocato una situazione che, per tanti nellaWcrc, così come è emerso nelle ultime settimane,ricorda un passato di discriminazione, «apar-theid», che ha assunto, proprio per il caratteredella pandemia, una dimensione «globale».

Per la Wcrc, nata nel 2010 dall’unione di dueorganismi ecumenici con alle spalle una lungastoria di dialogo, si devono denunciare tutte leforme che possono essere ricondotte a questo«apartheid globale», mentre ai membri dellaWcrc si deve chiedere di rafforzare il percorso peruna sempre più visibile e piena comunione inmodo da sconfiggere l’«apartheid globale» con lacondivisione della scelta della croce di Cristo chedona speranza a ogni uomo e a ogni donna.

Sulle conseguenze immediate della pandemia siè espressa Najla Abou Sawan Kassab, ministroordinato del Sinodo evangelico nazionale di Siriae Libano, dal 2017 presidente della Wcrc, per laquale, soprattutto in un tempo di sofferenza e didolore come il presente, i cristiani devono annun-ciare, che la speranza è radicata sul fatto che«Dio è con noi e che noi siamo insieme, raffor-zandoci l’un l’altro». I cristiani devono tenere gliocchi aperti sul presente, cogliendo le opportuni-tà e affrontando le sfide della pandemia in mododa costruire una testimonianza ecumenica in gra-do di rendere viva la presenza dei cristiani inogni luogo. Per il pastore della Chiesa unita ca-nadese, Chris Ferguson, segretario generale dellaWcrc dal 2014, i cristiani sono chiamati a operareper offrire un sostegno materiale e spirituale atutti coloro che sono colpiti alla pandemia e perriflettere su come la pandemia deve essere untempo particolarmente fecondo per un ripensa-mento globale della società. Si tratta di dare una

risposta profetica che parta dalla condivisionedelle esperienze «in modo da consentire un di-scernimento sulla crisi che sappia valorizzare lacomunione tra i cristiani».

Per la Wcrc, che raccoglie oltre 200 comunitàmembro, presenti in 112 paesi del mondo, leChiese devono svolgere un ruolo fondamentalenel promuovere un cambiamento e un rinnova-mento dal basso perché la pandemia sta mostran-do che non sarà possibile tornare semplicementea quello che c’era «prima», ma sarà necessario fa-vorire una realtà «nuova» fondata sulla giustiziae sulla pace per rimuovere la discriminazione an-che nell’accesso all’assistenza sanitaria.

In una consultazione globale, in formato webi-nar, di qualche giorno fa, è stato deciso di avviareun processo per la redazione di una dichiarazione

della Wcrc sulla pandemia con la quale contribui-re al ripensamento della società contemporanea;per la redazione di questo testo, nel quale farconfluire esperienze e proposte, è stata chiesta lapartecipazione dei singoli membri, chiedendo diprestare particolare attenzione alla dimensionedella giustizia come elemento fondamentale nelripensamento della società in modo da approfon-dire quanto era stato deciso nell’ultima assembleagenerale, a Wittenberg, nel 2017. Infine, è statalanciata la proposta di valutare come la pandemiastia modificando la vita delle Chiese tanto da in-terrogarsi se porre al centro della riflessione in vi-sta dell’assemblea generale, in programma per il2024, proprio questo tema che coinvolge tutti icristiani con una dimensione ecumenica che va aldi là dei confini della Wcrc.

Una borsa di studio in memoriadi Joaquín Navarro-Valls

ROMA, 6. Una borsa di studio dedicata all’uomo e all’ambiente per ricor-dare, a tre anni dalla morte, Joaquín Navarro-Valls, direttore della Salastampa della Santa Sede dal 1984 al 2006: a istituirla sono BiomedicalUniversity Foundation, fondazione dell’Università Campus Bio-Medico diRoma, e Fondazione Tim. Si tratta di un dottorato di ricerca in Scienze eIngegneria per l’uomo e l’ambiente con ricadute nella lotta al covid-19, ilcui obiettivo è studiare e sviluppare un nuovo modello di assistenza sani-taria 4.0 che, attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunica-zione, possa migliorare il processo di prevenzione e cura per i pazienti af-fetti con condizioni croniche complesse. Il progetto vuole celebrare la fi-gura di Navarro-Valls che, dopo aver partecipato alla fase preliminare distudio della Fondazione del Campus Bio-Medico di Roma, è stato il pri-mo presidente di Fondazione Tim a partire dal 2009.

Page 8: Cessate-il-fuoco globale e immediatoe contro l’ip o crisia ... · pagina 2 L’OSSERVATORE ROMANO lunedì-martedì 6-7 luglio 2020 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì-martedì 6-7 luglio 2020

All’Angelus il Pontefice chiede l’attuazione della risoluzione dell’Onu per l’assistenza umanitaria delle popolazioni colpite dal virus

Cessate-il-fuoco globale e immediatoper contrastare la pandemia

Le Nazioni Unite hanno chiesto un cessate-il-fuoco globalee immediato per affrontare il Covid-19 e fornire assistenza umanitaria

Auspico che questa Risoluzione sia attuata quanto primaper il bene di quanti soffrono e diventi un primo passo per un futuro di pace.

(@Pontifex_it)

Santa Maria Goretti

Il Vangelo è dei piccoli

Enrico Paniconi, «Santa Maria Goretti» (1995)

Nomina episcopalein Spagna

José Mazuelos Pérezvescovo di Islas Canarias

È nato a Osuna, nell’arcidiocesi di Sevilla, il 9ottobre 1960. Ha ottenuto la licenza in Medi-cina presso l’università Hispalense di Sevilla eper qualche tempo ha esercitato la professionedi medico. Entrato nel seminario di Sevilla haricevuto l’ordinazione sacerdotale nell’a rc i d i o -cesi sevillana il 17 marzo 1990. Ha conseguitoil dottorato in Teologia morale presso l’Acca-demia Alfonsiana, a Roma. È stato parroco,sotto-direttore del servizio di assistenza reli-giosa dell’università di Sevilla e professore nelCentro de Estudios Teológicos della città spa-gnola. Il 19 marzo 2009 è stato eletto vescovodi Jerez de la Frontera e ha ricevuto l’o rd i n a -zione episcopale il 6 giugno successivo.Nell’ambito della Conferenza episcopale spa-gnola è presidente della sottocommissione epi-scopale per la Famiglia e la difesa della vitadal 2020 e membro della commissione episco-pale per l’Apostolato laicale dal 2009.

Tweet del Papa per l’Unitalsi che ha celebrato la giornata nazionale

Il ministerodella consolazione

«L’opera dei soci dell’#U N I TA L S I ,mossi dall’amore per Cristo esull’esempio del Buon samaritano, ègenuino annuncio del Vangelo dellacarità, è ministero della consolazio-ne. Che tutti possiamo riconoscerenelle persone sofferenti la carne diCristo». Con questo tweet, postatosull’account @Pontifex nel pomerig-gio di domenica 5 luglio, PapaFrancesco ha sottolineato il valoredell’opera svolta dall’Unione nazio-nale italiana trasporto ammalati aLourdes e santuari internazionali, inoccasione della diciannovesima

Giornata nazionale celebrata neigiorni 4 e 5 in tutte le piazze d’Ita-lia sul tema «La vita è gioia... con-dividiamola».

Una giornata diversa dalle altre,perché in alcune zone, a causa dellapandemia da covid-19, non è statopossibile allestire gli stand e i gaze-bo per la vendita delle piantine ilcui ricavato va a favore dell’asso cia-zione. L’iniziativa è stata anche oc-casione per presentare il prezioso la-voro dei volontari che accompagna-no i malati nei vari santuari marianie i progetti di solidarietà e caritàche l’associazione promuove. Un se-gno di speranza che si aggiunge allaripartenza della stagione dei pelle-grinaggi dopo il lockdown: il prossi-mo sarà a Loreto il 25 luglio, men-tre, grazie alla riapertura delle fron-tiere con la Francia, il 18 agosto,partirà anche il primo con destina-zione Lourdes.

Tra i pellegrini vi sono moltibambini e ragazzi: tra loro, i piccoliricoverati nel reparto oncologico delPoliclino Gemelli. Anche PapaFrancesco ha voluto contribuire allespese del loro viaggio, donando nelmaggio scorso alla sezione dell’Uni-talsi romana-laziale una biciclettaelettrica Piaggio che verrà messaall’asta insieme ad altri oggetti.L’iniziativa di beneficenza, annun-ciata due settimane fa, prenderà ilvia nei prossimi giorni.

di GIANLUCA GIORGIO

Era una bambina di poco più di dieci anni,eppure aveva già capito tutto dell’esisten-za. La sua vita fu semplice e sincera. Nes-

sun orizzonte di gloria se non quell’amore, fortee profondo, che la portò sulla cima del Calvario,per salire alla Risurrezione del Cristo. Il suo no-me è Maria Goretti.

Nata il 16 ottobre 1890, a Corinaldo, in pro-vincia di Ancona, è figlia di Luigi e di AssuntaCarlini. La famiglia, oltre ai genitori, è compostada sette figli, di cui Maria è la terza. Il padre

una bambina della sua età, ma è responsabile esa fare, impegnandosi con bontà e dedizione.

A undici anni, vista la maturità anche religio-sa, riceve la prima Comunione: questo è il giornopiù bello della sua vita, in quanto accoglie Gesù,da lei tanto desiderato ma di più amato.

In questo giorno, fa un voto: quello di amareil Cristo, con tutta se stessa, evitando il peccato.A ciò fu fedele fino alla morte. Difficile a capirsi,se promesso da una giovinetta, ma non per queipiccoli che sono “grandi” nell’intuire le cose delPa d re .

Tutti i giorni “Marietta”, come la chiamano

chiese perdono per il male fatto, alla madre dellasanta, che con vera fede, in ossequio all’a m o reper la figlia, lo concesse.

Chi lo ha conosciuto, racconta che, più volte,si vergognò del crimine, evidenziando l’ignoran-za nella quale era vissuto, e singhiozzando il suodolore per aver causato un delitto tanto atroce.

Convertito e profondamente pentito fu accol-to, come giardiniere, dai padri Cappuccini dellaprovincia Picena, morendo a Macerata, il 16maggio 1970.

La vita di Maria Goretti fu semplice e senzaazioni straordinarie. Di lei si conosce poco e for-se una sola fotografia la ritrae con i fratelli. Vissela sua giornata con quel senso di innocenza chela contraddistinse. In famiglia e nelle relazionicon gli altri si mantenne sempre onesta e inna-morata del Signore, che portava nel cuore.

Il 24 giugno 1950 Papa Pio XII, constatati i mi-racoli richiesti per la canonizzazione, la elevòall’onore degli altari. In quella calda giornata, al-la presenza della madre, dei fratelli e di Alessan-dro Serenelli, Maria Goretti fu proclamata santanello splendore della gloria del Bernini, nella ba-silica di San Pietro.

Nel 2016 Papa Francesco ricordò la grandesanta come una autentica «testimone del perdo-no» e vera «innamorata dell’Eucaristia». Questeparole restano scolpite nel cuore della Chiesa edi tutti coloro che incontrano la testimonianzadella giovane, vissuta appena undici anni, matutti pieni di Dio.

con affetto, recita il santo rosario. Èparticolarmente buona e semprepronta a venire incontro alle necessi-tà di chiunque le chiede un favore.

La sua esistenza si orienta verso gliideali del Vangelo, soprattutto neldifficile quotidiano.

Nella stessa tenuta vive anche lafamiglia Serenelli, che dalle Marchesi è trasferita in questo luogo alla ri-cerca di lavoro. Di questa, fa parteAlessandro, un ragazzo di diciannoveanni orfano di madre, il quale si in-vaghisce della giovane Goretti, insi-diandola con proposte oscene. Giàaltre volte aveva provato a forzare ilvolere della ragazza, anche con mi-nacce di morte, ma nulla da fare.

Del fatto, Maria non disse niente anessuno, per non aggravare i rappor-ti già tesi fra le famiglie, fino al gior-no in cui, alle ripetute resistenze del-la ragazza, il giovane rispose conquattordici pugnalate, sferrate conun punteruolo. Era il 5 luglio 1902.

Trasportata d’urgenza all’osp edaleOrsenigo di Nettuno, la sua agoniadurò poche ore: operata senza ane-stesia, sopportò tutto invocando ilnome di Maria.

I testimoni raccontano che in que-gli attimi chiese, alle suore che l’assi-stevano, di avvicinargli la Madonna.Queste pensarono all’immagine, pre-sente nella stanza, e non alla presen-za della Vergine che solo la giovanepoteva contemplare. Consumata dal-la febbre e dalla setticemia, spirò il 6luglio 1902. Aveva undici anni e ottomesi.

Prima di morire, Maria Goretti

Appello del Papa per un «cessate-il-fuoco globale e immediato»che garantisca «l’assistenza umanitaria» alle popolazioni delle zone di conflittocolpite dalla pandemia. Al termine dell’Angelus di domenica 5 luglio — re c i t a t ocon i fedeli riuniti in piazza San Pietro nel rispetto delle misure di sicurezzaadottate per evitare il diffondersi del contagio — il Ponteficeha rilanciato la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che chiedela fine delle ostilità, invitando ad attuarla «effettivamente e tempestivamente».In precedenza Francesco aveva commentato il brano evangelico della liturgiadomenicale (Matteo 11, 25-30), esortando i cristianiad accogliere «il sollievo» che scaturisce dalla «gioia che ci dà Gesù».

tuita: è un dono, è lo Spirito Santo,la Verità.

Come il Padre ha una preferenzaper i «piccoli», così anche Gesù sirivolge agli «affaticati e oppressi».Anzi, mette sé stesso tra loro, perchéEgli è il «mite e umile di cuore» (v.29), così dice di essere. Come nellaprima e nella terza beatitudine,quella degli umili o poveri in spiri-to; e quella dei miti (cfr. Mt 5, 3.5):la mitezza di Gesù. Così Gesù, «mi-te e umile», non è un modello per irassegnati né semplicemente una vit-tima, ma è l’Uomo che vive «di cuo-re» questa condizione in piena tra-sparenza all’amore del Padre, cioèallo Spirito Santo. Egli è il modellodei «poveri in spirito» e di tutti glialtri “b eati” del Vangelo, che com-piono la volontà di Dio e testimo-niano il suo Regno.

E poi, Gesù dice che se andiamoda Lui troveremo ristoro: il «risto-ro» che Cristo offre agli affaticati eoppressi non è un sollievo soltantopsicologico o un’elemosina elargita,ma la gioia dei poveri di essereevangelizzati e costruttori della nuo-va umanità. Questo è il sollievo: lagioia, la gioia che ci dà Gesù. Èunica, è la gioia che ha Lui stesso. Èun messaggio per tutti noi, per tuttigli uomini di buona volontà, cheGesù rivolge ancora oggi nel mon-do, che esalta chi si fa ricco e poten-te. Quante volte noi diciamo: “Ah,vorrei essere come quello, comequella, che è ricco, ha tanto potere,non gli manca nulla!”. Il mondoesalta il ricco e potente, non impor-ta con quali mezzi, e a volte calpe-sta la persona umana e la sua digni-tà. E questo noi lo vediamo tutti igiorni, i poveri calpestati. Ed è unmessaggio per la Chiesa, chiamata a

vivere le opere di misericordia e aevangelizzare i poveri, ad essere mi-te, umile. Così il Signore vuole chesia la sua Chiesa, cioè noi.

Maria, la più umile e la più altatra le creature, implori da Dio pernoi la sapienza del cuore, affinchésappiamo discernere i suoi segni nel-la nostra vita ed essere partecipi diquei misteri che, nascosti ai superbi,vengono rivelati agli umili.

Al termine della preghiera mariana,dopo l’appello per il cessate-il-fuoco,il Pontefice ha salutato in particolare ifedeli polacchi, benedicendo l’iniziativadel pellegrinaggio al santuariodi Częstochowa che avrà luogo sabato11 luglio, nel centenario della nascitadi san Giovanni Paolo II.

Cari fratelli e sorelle,questa settimana il Consiglio di Si-curezza delle Nazioni Unite haadottato una Risoluzione che predi-spone alcune misure per affrontarele devastanti conseguenze del viruscovid-19, particolarmente per le zone

già teatro di conflitti. È lodevole larichiesta di un cessate-il-fuoco glo-bale e immediato, che permettereb-be la pace e la sicurezza indispensa-bili per fornire l’assistenza umanita-ria così urgentemente necessaria.Auspico che tale decisione venga at-tuata effettivamente e tempestiva-mente per il bene di tante personeche stanno soffrendo. Possa questaRisoluzione del Consiglio di Sicu-rezza diventare un primo passo co-raggioso per un futuro di pace.

Saluto di cuore tutti voi, romani epellegrini di vari Paesi. Saluto inparticolare i polacchi: benvenuti!, ebenedico il grande pellegrinaggiodella famiglia di Radio Maria alSantuario di Częstochowa, che avràluogo sabato prossimo, nel centena-rio della nascita di San GiovanniPaolo II, con il motto «Tutto ho affi-dato a Maria». Una benedizione aquel pellegrinaggio.

E a tutti auguro una buona do-menica. Per favore, non dimenticate-vi di pregare per me. Buon pranzo ea r r i v e d e rc i !

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Il brano evangelico di questa dome-nica (cfr. Mt 11, 25-30) è articolato intre parti: anzitutto Gesù innalza uninno di benedizione e di ringrazia-mento al Padre, perché ha rivelatoai poveri e ai semplici il mistero delRegno dei cieli; poi svela il rapportointimo e singolare che c’è tra Lui eil Padre; e infine invita ad andare aLui e a seguirlo per trovare sollievo.

In primo luogo, Gesù loda il Pa-dre, perché ha tenuto nascosti i se-greti del suo Regno, della sua verità,«ai sapienti e ai dotti» (v. 25). Lichiama così con un velo di ironia,perché presumono di essere saggi,sapienti, e dunque hanno il cuorechiuso, tante volte. La vera saggezzaviene anche dal cuore, non è soltan-to capire idee: la vera saggezza entraanche nel cuore. E se tu sai tantecose ma hai il cuore chiuso, tu nonsei saggio. I misteri di suo Padre,Gesù li dice rivelati ai «piccoli», aquanti si aprono con fiducia alla suaParola di salvezza, aprono il cuorealla Parola di salvezza, sentono il bi-sogno di Lui e attendono tutto daLui. Il cuore aperto e fiducioso ver-so il Signore.

Poi, Gesù spiega che ha ricevutotutto dal Padre, e lo chiama «Padremio», per affermare l’unicità del suorapporto con Lui. Infatti, solo tra ilFiglio e il Padre c’è totale reciproci-tà: l’uno conosce l’altro, l’uno vivenell’altro. Ma questa comunioneunica è come un fiore che sboccia,per rivelare gratuitamente la sua bel-lezza e la sua bontà. Ed ecco alloral’invito di Gesù: «Venite a me…» (v.28). Egli vuole donare quanto attin-ge dal Padre. Vuole donarci la veri-tà, e la verità di Gesù è sempre gra-

Messa di Francesco nell’anniversariodella visita a Lampedusa

Nel settimo anniversario della visita compiuta nel 2013 a Lampedusa, mer-coledì 8 luglio, alle 11, Papa Francesco celebrerà la messa nella cappella diCasa Santa Marta. Ne ha dato notizia lunedì 6 il direttore della Sala stam-pa della Santa Sede, Matteo Bruni, specificando che, vista la situazionesanitaria, alla messa parteciperà solo il personale della Sezione migranti erifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.

esercita la professione di agricoltore. Il lavoro èduro e la campagna, alle volte, non rende ciò chesi è sudato. Un mondo scomparso, nel quale leprivazioni e le difficoltà sono vissute, con fer-mezza, e senza particolari attese.

Visto il modesto tenore di vita, il nucleo, insie-me ad altri, decide di trasferirsi nell’Agro Ponti-no, dove le condizioni di vita sembrano migliori.

Il 6 maggio 1900, la famiglia perde il genitore,a causa della malaria, che spopola le campagne.La madre ne prende il posto e Maria da questomomento si occupa della casa e dei fratelli piùpiccoli. Un’incombenza dura, soprattutto per

proferì poche parole, ma che sono molte per l’in-tensità del loro contenuto: perdonò il proprio as-sassino, volendolo con sé in Paradiso.

Piccola e con poca istruzione, aveva compresoil significato profondo del Vangelo. Questa sa-pienza non si apprende nei libri, ma si vive nelsegreto della coscienza, illuminando la storia.

I funerali, celebrati l’8 luglio, furono una testi-monianza di affetto nei confronti della “piccolasanta delle Ferriere”, come verrà chiamata dalluogo del martirio.

Alessandro Serenelli, fu condannato a trentaanni di carcere duro. In prigione si comportòcon responsabilità e dignità. Espiata la pena