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L’Osservatore Romano il Settimanale Città del Vaticano, giovedì 3 settembre 2020 anno LXXIII, numero 36 (4.060) Un Giubileo per la Terra

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L’Osservatore Romanoil SettimanaleCittà del Vaticano, giovedì 3 settembre 2020anno LXXIII, numero 36 (4.060)

Un Giubileoper la Terra

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L’OS S E R VAT O R E ROMANO

Unicuique suum Non praevalebunt

Edizione settimanale in lingua italiana

Città del Vaticanoo r n e t @ o s s ro m .v a

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ANDREA MONDAD irettore

GIANLUCA BICCINICo ordinatore

PIERO DI DOMENICANTONIOProgetto grafico

Redazionevia del Pellegrino, 00120 Città del Vaticano

fax +39 06 6988 3675

Servizio fotograficotelefono 06 6988 4797 fax 06 6988 4998

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Centottantanove. Tanti sono i giorni che separa-no l’ultima udienza generale con i fedeli inPiazza San Pietro, il 26 febbraio scorso, daquella che si è svolta il 2 settembre nel Cortiledi San Damaso del Palazzo Apostolico. Untempo lungo, sembrato perfino più lungo, per-ché le udienze generali grazie alle catechesi eforse ancora di più ai gesti e ai “fuori pro-gramma” di Francesco sono diventate un ap-puntamento atteso e seguito non solo dai fe-deli cattolici, ma pure da tanti che, anche selontani dalla Chiesa, si sono messi in ascoltodel Papa.

Come nel caso delle Messe mattutine a Ca-sa Santa Marta, anche le udienze generali —oltre trecento ormai — si caratterizzano innan-zitutto per l’incontro con il Popolo di Dio.Quello è il cuore. Tanto sono brevi le omelie,pronunciate nelle Messe del mattino, quantobrevi sono le catechesi delle udienze generalispesso arricchite da aggiunte a braccio e nondi rado da dialoghi con l’uditorio presente.«Se si legge — ha del resto affermato una volta— non si può guardare la gente negli occhi».

Francesco dedica invece un tempo lungo, avolte sorprendentemente lungo, all’i n c o n t rocon le persone e in particolare con i più debo-li, i malati, i sofferenti. Gli ultimi diventano iprimi. Alcuni di questi incontri, per il messag-gio che ne è scaturito, hanno travalicato la sfe-ra della relazione individuale per assumere unvalore universale. È il caso dell’abbraccio delPapa a Vinicio, un uomo sfigurato da una ter-ribile malattia, la neurofibromatosi, al terminedell’udienza generale del 6 novembre 2013. Leimmagini di quel momento in Piazza San Pie-tro hanno fatto il giro del mondo testimonian-do, più di mille parole, cosa intenda Francescoquando chiede a tutti i cristiani, nessunoescluso, di toccare in chi soffre le piaghe diCristo. Nelle udienze generali non si può ineffetti separare la p a ro l a dal gesto del Papa per-ché la prima è la premessa del secondo che, asua volta, la rafforza e la rende tangibile. Cosìcome nel vedere il Pastore con le sue pecore,quasi un tutt’uno con il suo gregge, si com-prende che non si può separare il singolo fede-le dalla comunità ecclesiale. «Nella Chiesa —sottolinea Francesco proprio in una udienzagenerale, quella del 25 giugno 2014 — non esi-ste il fai da te, non esistono battitori liberi»,perché «essere cristiano significa appartenenzaalla Chiesa. Il nome è cristiano, il cognome èappartenenza alla Chiesa».

Altrettanto significativo è il linguaggio uti-lizzato nelle udienze del mercoledì, in sintoniacon quanto accade nelle omelie di Santa Mar-ta. Il Papa si sofferma infatti sui temi centralidella vita cristiana ricorrendo sempre a un lin-guaggio semplice e comprensibile a tutti checoglie l’essenziale della fede in Gesù Cristo. Inun tempo segnato dall’analfabetismo religioso,il Papa si fa “catechista” e spiega in modo di-retto, senza subordinate concettuali, perchél’incontro con il Signore cambia la vita e ciapre ad una speranza che non muore mai. Inquesti sette anni e mezzo, d’altro canto, i ciclidelle sue catechesi hanno abbracciato uno spa-zio molto ampio: dai Sacramenti alla Miseri-cordia, dall’Eucaristia ai Comandamenti, eFrancesco non ha mancato di offrire le suemeditazioni anche su questioni fondamentalidel vissuto quotidiano: dalla famiglia alla pa-ce, dal richiamo ad un’economia giusta e soli-dale all’ultimo ciclo di catechesi, iniziato il 5agosto scorso, incentrato sul tema «Guarire ilmondo».

Il Papa sa che la Chiesa non ha “ricette”pronte per uscire dalla crisi, ma — con questeultime riflessioni — vuole condividere con tuttele persone di buona volontà uno sguardo cri-stiano per affrontare le questioni che la pande-mia ha messo in rilievo, soprattutto le “malat-tie sociali”, un virus perfino più arduo dasconfiggere del covid-19. Sicuramente, seppurin un contesto e con modalità inedite, l’incon-tro con la gente, con il Popolo di Dio di cui,tante volte ha confidato, sente di aver bisognolo aiuterà a donarci una prospettiva di speran-za, di guarigione e rinnovamento. Una pro-spettiva che muove dalla convinzione, espressanella Statio Orbis del 27 marzo scorso, che«nessuno si salva da solo» e che dunque solocamminando insieme, solo sentendosi gli unifratelli degli altri, potremo uscire migliori daquesto tempo di prova.

I n c o n t r a reil popolo:Fr a n c e s c oe le udienzegenerali

#editoriale

di ALESSANDROGISOTTI

Dopo il “digiuno”di sei mesi dovutoalla pandemia

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Una giornata di preghierae di digiuno per il Libano

Annunciata dal Pontefice alla ripresa degli incontri con i fedeli dopo la lunga parentesi “a porte chiuse”

#udienzagenerale

«Desidero invitare tutti a vivere una giornata universale di preghiera e digiunoper il Libano, venerdì prossimo, 4 settembre». Dal Cortile di San Damaso del Palazzoapostolico vaticano, dove mercoledì 2 sono riprese le udienze generali con la presenzafinalmente dei fedeli, Papa Francesco ha annunciato l’iniziativa a un mese dalle esplosioniche a Beirut causarono numerose vittime. Nel salutare i vari gruppi linguistici di personetornate a incontrarlo “faccia a faccia”, dopo sei mesi di catechesi in streaming a causadel covid-19, il Pontefice ha chiamato accanto a sé il sacerdote maronita Georges Breidi —che sventolava la bandiera del Paese mediorientale — e ha lanciato l’appelloche pubblichiamo integralmente in questa pagina, rendendo nota anche l’intenzione di inviareper la circostanza il cardinale segretario di Stato nella capitale libanese.

Il sacerdotee la bandiera

ari fratelli e sorelle, a un mese dalla tra-gedia che ha colpito la città di Beirut, ilmio pensiero va ancora al caro Libano ealla sua popolazione particolarmenteprovata. E questo sacerdote che è qui,ha portato la bandiera del Libano a que-sta udienza.

Come San Giovanni Paolo II disset re n t ’anni fa in un momento crucialedella storia del Paese, anche io quest’og-gi ripeto: «Di fronte ai ripetuti drammi,che ciascuno degli abitanti di questa ter-ra conosce, noi prendiamo coscienzadell’estremo pericolo che minaccia l’esi-stenza stessa del Paese. Il Libano nonpuò essere abbandonato nella sua solitu-

dine» (Lettera apostolica a tutti i Vescovidella Chiesa cattolica sulla situazione nelLibano, 7 settembre 1989).

Per oltre cento anni, il Libano è statoun Paese di speranza. Anche durante iperiodi più bui della sua storia, i libane-si hanno conservato la loro fede in Dioe dimostrato la capacità di fare della lo-ro terra un luogo di tolleranza, di rispet-to, di convivenza unico nella regione. Èprofondamente vera l’affermazione che ilLibano rappresenta qualcosa di più diuno Stato: il Libano «è un messaggio dilibertà, è un esempio di pluralismo tantoper l’Oriente quanto per l’O ccidente»(ibid.). Per il bene stesso del Paese, maanche del mondo, non possiamo per-mettere che questo patrimonio vada di-sp erso.

Incoraggio tutti i libanesi a continua-re a sperare e a ritrovare le forze e leenergie necessarie per ripartire. Doman-do ai politici e ai leader religiosi di im-pegnarsi con sincerità e trasparenzanell’opera di ricostruzione, lasciando ca-dere gli interessi di parte e guardando albene comune e al futuro della nazione.Rinnovo altresì l’invito alla Comunitàinternazionale a sostenere il Paese peraiutarlo ad uscire dalla grave crisi, senzaessere coinvolto nelle tensioni regionali.

In modo particolare mi rivolgo agliabitanti di Beirut, duramente provatidall’esplosione: riprendete coraggio,fratelli! La fede e la preghiera siano lavostra forza. Non abbandonate le vo-stre case e la vostra eredità, non fate ca-dere il sogno di quelli che hanno credu-to nell’avvenire di un Paese bello e pro-sp ero.

Cari pastori, vescovi, sacerdoti, consa-crati, consacrate, laici, continuate ad ac-compagnare i vostri fedeli. E a voi, ve-scovi e sacerdoti, chiedo zelo apostolico;vi chiedo povertà, niente lusso, povertàcon il vostro povero popolo che sta sof-frendo. Date voi l’esempio di povertà edi umiltà. Aiutate i vostri fedeli e il vo-stro popolo a rialzarsi ed essere protago-nisti di una nuova rinascita. Siate tuttioperatori di concordia e rinnovamentonel nome dell’interesse comune, di unavera cultura dell’incontro, del vivere in-sieme nella pace, di fratellanza. Una pa-

rola tanto cara a San Francesco: fratel-lanza. Che questa concordia sia un rin-novamento nell’interesse comune. Suquesto fondamento si potrà assicurare lacontinuità della presenza cristiana e ilvostro inestimabile contributo al Paese,al mondo arabo e a tutta la regione, inuno spirito di fratellanza fra tutte le tra-dizioni religiose che ci sono nel Libano.

È per questa ragione che desidero in-vitare tutti a vivere una giornata univer-sale di preghiera e digiuno per il Libano,venerdì prossimo, 4 settembre. Io ho l’in-tenzione di inviare un mio rappresentan-te quel giorno in Libano per accompa-gnare la popolazione: andrà il Segreta-rio di Stato a nome mio, per esprimerela mia vicinanza e solidarietà. Offriamola nostra preghiera per tutto il Libano eper Beirut. Siamo vicini anche con l’im-pegno concreto della carità, come in al-tre occasioni simili. Invito anche i fratel-li e le sorelle di altre confessioni e tradi-zioni religiose ad associarsi a questa ini-ziativa nelle modalità che riterranno piùopportune, ma tutti insieme.

E adesso vi chiedo di affidare a Ma-ria, Nostra Signora di Harissa, le nostreangosce e speranze. Sia Lei a sostenerequanti piangono i loro cari e infonderecoraggio a tutti quelli che hanno persole loro case e con esse parte della lorovita. Che interceda presso il Signore Ge-sù, affinché la Terra dei Cedri rifioriscaed effonda il profumo del vivere insiemein tutta la Regione del Medio Oriente.

di GI A M PA O L O MAT T E I

Con la bandiera del suo Libano e unpiccolo crocifisso tra le mani, padreGeorges Breidi, religioso maronitaoriginario di Faytroun, un villaggiovicino Beirut, è entrato “a colpo sicuro”nel cortile San Damaso del Palazzoapostolico, già alle 7.30 di mercoledì 2settembre, due ore prima dell’udienzagenerale: finalmente, dal 26 febbraio,«faccia a faccia» e «non schermo aschermo» come ha detto Francesco.«So che il Papa ha a cuore il popololibanese, così come tutti coloro chesoffrono, per questo stamani sonovenuto qui per pregare insieme a lui,con la bandiera che ci rappresenta ealcuni confratelli del mio Paese»confida. Ma «certo — aggiunge — nonavrei mai immaginato che il Papa,appena entrato nel cortile, primabenedicesse e baciasse la “mia”bandiera, e poi alla fine mi chiamasseaddirittura accanto a sé, alla suacattedra, per pregare e lanciare insiemeun appello per la pace e per la giustiziaa favore della mia gente».

Padre Breidi è rimasto «scosso» —«come sicuramente tutti i libanesi» —dall’annuncio della Giornata universaledi preghiera e digiuno per il Libanoindetta dal Pontefice per venerdì 4settembre, a un mese dall’esplosioneche a Beirut provocò numerose vittime.«La ringrazio, Santità» ha detto ilsacerdote al Papa, aggiungendo:«Abbiamo molto bisogno del suosostegno e del sostegno della Chiesauniversale per dire: “Non possiamocontinuare a vivere così in Libano”.Fino a ora più di trecentomila cristianihanno presentato i loro documenti perl’emigrazione. Abbiamo bisogno dellasua preghiera, del suo sostegno e delsuo amore fraterno. E la aspettiamo perbenedire la nostra amata terra. GrazieSantità. Grazie mille».Un “p a r t i c o l a re ” ha profondamentecolpito padre Breidi: «Mentre gli eroaccanto, il Papa teneva stretto con lamano un lembo della bandiera...». Lapandemia prevede distanziamenti tra lepersone, ma con questo gesto umile e

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Dopo tanti mesi riprendiamo il nostro incon-tro faccia a faccia e non schermo a schermo.Faccia a faccia. Questo è bello! L’attuale pan-demia ha evidenziato la nostra interdipenden-za: siamo tutti legati, gli uni agli altri, sia nelmale che nel bene. Perciò, per uscire migliorida questa crisi, dobbiamo farlo insieme. Insie-me, non da soli, insieme. Da soli no, perchénon si può! O si fa insieme o non si fa. Dob-biamo farlo insieme, tutti quanti, nella solida-rietà. Questa parola oggi vorrei sottolinearla:solidarietà.

Come famiglia umana abbiamo l’origine co-mune in Dio; abitiamo in una casa comune, ilpianeta-giardino, la terra in cui Dio ci ha po-sto; e abbiamo una destinazione comune inCristo. Ma quando dimentichiamo tutto que-

sto, la nostra interdipendenza diventa dipendenzadi alcuni da altri — perdiamo questa armoniadell’interdipendenza nella solidarietà —, au-mentando la disuguaglianza e l’e m a rg i n a z i o n e ;si indebolisce il tessuto sociale e si deterioral’ambiente. È sempre lo stesso di agire.

Pertanto, il principio di solidarietà è oggi piùche mai necessario, come ha insegnato SanGiovanni Paolo II (cfr Enc. Sollicitudo rei socia-lis, 38-40). In un mondo interconnesso, speri-mentiamo che cosa significa vivere nello stesso“villaggio globale”. È bella questa espressione:il grande mondo non è altra cosa che un vil-laggio globale, perché tutto è interconnesso.Però non sempre trasformiamo questa i n t e rd i -pendenza in solidarietà. C’è un lungo cammino

Solo insiemesi esce dalle crisi

Quinta catechesisulla necessitàdi guarireil mondo in tempodi pandemia

#udienzagenerale

La solidarietà e la virtù della fede: è questoil tema della quinta catechesi dedicata da PapaFrancesco alla necessità di guarire il mondoin tempo di pandemia. Riprendendo le udienzegenerali del mercoledì con la presenza effettivadi fedeli, il Pontefice ha accolto nella mattinadel 2 settembre centinaia di persone nel cortiledi San Damaso del Palazzo apostolico vaticano,dopo mesi di incontri “a porte chiuse” tenutisinella Biblioteca privata, a causa delle indicazionisanitarie delle autorità volte a contrastareil contagio da covid-19.

forte il Pontefice ha davvero stretto a sédonne e uomini, giovani e anziani di diverseconfessioni religiose che stanno insiemecollaborando per la rinascita del Libano.A Roma per perfezionare i suoi studi inteologia spirituale alla Pontificia universitàGregoriana, padre Breidi torneràdefinitivamente in Libano tra due anni.«Sono pronto a mettermi a servizio del miopopolo — dice — e l’attenzione del Papa, cheoggi ha posto, ancora una volta con un gestobenedetto, il Libano nel cuore della Chiesauniversale, è un incoraggiamentostraordinario di speranza per non rassegnarcialla violenze e per impegnarci a costruire undomani di pace e di riconciliazione».I gesti del Papa — il bacio alla bandiera el’appello per il Libano lanciato con accantoil giovane sacerdote maronita — hannosegnato l’udienza generale nel suggestivoscenario del cortile San Damaso, certamentenon nuovo ad appuntamenti di questosp essore.Francesco vi è giunto in auto, alle 9.20 circa.Ad attenderlo circa 750 persone — 500 sedutee 250 in piedi — che hanno raggiunto SanDamaso attraverso il Portone di Bronzo.Mascherine e precauzioni non hannoimpedito che si creasse un clima di incontroe di preghiera.A piedi il Papa ha attraversato il “corridoio”centrale per prendere posto alla cattedra —

con accanto il Crocifisso — allestita sotto lapensilina della Scala nobile. E lungo il brevepercorso Francesco ha scambiato, per oltredieci minuti, parole di saluto con i pellegrini.Lo stesso ha fatto anche al terminedell’udienza prima di lasciare il cortile,salutando con particolare affetto alcunecoppie di sposi novelli e diverse persone condisabilità: tra queste, in particolare unabambina che gli ha teneramente regalato duecaramelle.Nel rivolgersi alle persone dietro alletransenne, il Pontefice ha risposto, conattenzione, alle parole di saluto di ciascuno.E se un vivace gruppo di spagnoli ha fattosentire tutto l’affetto possibile e alcunivietnamiti gli hanno regalato un ventaglio,con un giovane ha scambiato un sorridentesaluto con il tocco tra i gomiti.Poi ha incoraggiato suor GenevièveJeanningros, religiosa dell piccole sorelle dipadre Foucauld, nel suo servizio tra i giostraie gli emarginati sul litorale di Ostia.Particolarmente scherzoso, inoltre, il dialogocon alcuni pellegrini venuti da Altamurasulle bellezze della terra pugliese esoprattutto sul mare.Al termine dell’udienza, il Pontefice habenedetto la “prima pietra” per la nuovachiesa parrocchiale del Sacro Cuore adAndria, che sarà pronta tra un anno e mezzo.«La parrocchia sta per compiere settant’annima il quartiere periferico di cui è riferimentosta crescendo e oggi l’edificio risulta troppo

piccolo per gli ottomila fedeli» spiega ilvescovo monsignor Luigi Mansi.A portare al Papa la “prima pietra” — chesarà posta il prossimo 13 settembre e sullaquale è scolpita anche l’immagine dellaMadonna della Fiducia — sono venuti inudienza anche il parroco, don AdrianoCaricati, con alcuni sacerdoti e laiciimpegnati nella vita parrocchiale: inparticolare l’Azione cattolica, tiene a farnotare il sacerdote, «è rappresentata da unragazzo e da un anziano per rilanciare unpatto tra le generazioni».Con apprensione ma anche «con fiducia» ilvescovo ausiliare di Lisbona, monsignorAmérico Manuel Alves Aguiar, ha presentatoal Papa il punto della situazione sullaprossima Giornata mondiale della gioventù,prevista nel 2022. La pandemia, confida,rende tutto il cammino di preparazionespirituale e anche logistico complicato eincerto. Per la solennità di Cristo Re, il 22novembre, dovrebbe avvenire lo scambio dipassaggio della croce e dell’icona mariana trai giovani di Panamá e quelli di Lisbona. Ma,fa presente il vescovo portoghese, «è questoil momento di confrontarsi con speranza —insieme anche con il Dicastero per i laici, lafamiglia e la vita — per aiutare i giovani avivere questa esperienza ecclesiale dicomunione in una circostanza cosìp a r t i c o l a re » .

Il sacerdote e la bandieraCO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 3

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”Mettere il Mistero pasquale al centro della vita significa

sentire compassione per le piaghe di Cristo crocifissopresenti nelle tante vittime innocenti delle guerre, della

violenza, dei soprusi contro la vita, dei disastriambientali, della povertà.

@Pontifex, 29 agosto

L’udienza di venerdì 28 agostoper la presentazione a PapaFrancesco del nuovo Messaledella Conferenza episcopaleitaliana

#7giorniconilpapa

La Lev pubblica il libro «Mettersi in gioco» patrocinato da Athletica Vaticana

Un manuale per gli sportivi firmato FrancescoUn “manuale” che suggerisce la possibilità di vivere losport — ma anche la vita stessa — secondo leindicazioni concrete di un coach d’eccezione: PapaFrancesco. Ecco il senso e il valore del nuovo volumeMettersi in gioco. Pensieri sullo sport, edito dalla LibreriaEditrice Vaticana, con il patrocinio di AthleticaVaticana. Il libro raccoglie i pensieri del Ponteficetratti dai suoi discorsi più significativi agli sportivi:grandi campioni, donne e uomini con disabilità fisicao intellettiva, ma anche bambini e giovani delleperiferie della vita. Le frasi del Papa — proposte in unformato tascabile e accessibile a tutti — sono la baseper un allenamento spirituale e una vera e propriabussola per tutti coloro che intendono orientarsi nellaricerca delle motivazioni più autentiche della propriapassione. Lo confermano le tre testimonianze, chefanno da prefazioni alle parole del Santo Padre,firmate da Francesco Totti, dalla ex maratonetakenyana Tegla Loroupe (responsabile del Team deirifugiati del Comitato olimpico internazionale) e daAlex Zanardi che ha inviato il suo contributo pocoprima del grave incidente.

GIOVEDÌ 27 AGOSTO

Ricevuta Sua Eccellenza la signora ChiaraPorro, nuovo Ambasciatore di Australia, in oc-casione della presentazione delle Lettere concui è stata accreditata presso la Santa Sede.

VENERDÌ 28Accolta in udienza Sua Eccellenza

la signora Juvita Rodrigues Barreto De AtaídeGonçalves, nuovo ambasciatore di TimorOrientale, in occasione della presentazionedelle lettere credenziali. Nello stesso giorno ilPontefice ha ringraziato per il dono della pri-ma copia del nuovo Messale della Conferenzaepiscopale italiana (Cei) — presentatogli dauna delegazione che ha lavorato alla pubblica-zione del volume — sottolineando l’imp ortanzadel lavoro svolto e la continuità nell’applica-zione del concilio Vaticano II. Ne ha dato no-tizia un comunicato della Cei, riferendo che aguidare il gruppo era il cardinale presidenteGualtiero Bassetti. Salutando Papa Francesco,il porporato ha ricordato l’impegno per mi-gliorare il testo sotto il profilo teologico, pa-storale e stilistico. Il Messale verrà consegnatonelle prossime settimane ai vescovi italiani ealle parrocchie. Potrà essere usato appenapubblicato e diventerà obbligatorio dalla pros-sima domenica di Pasqua (4 aprile 2021).L’edizione è stata approvata secondo le delibe-re dell’episcopato e ha ricevuto l’a p p ro v a z i o n edel Papa il 16 maggio 2019. Oltre alle variazio-ni e agli arricchimenti della terza edizione tipi-ca latina, propone altri testi facoltativi di nuo-va composizione, maggiormente rispondenti allinguaggio e alle situazioni pastorali delle co-munità e in gran parte già utilizzati a partiredalla seconda edizione in lingua italiana del

1983. «Il libro del Messale — ha spiegato ilcardinale Bassetti — non è soltanto uno stru-mento liturgico, ma un riferimento puntuale enormativo che custodisce la ricchezza dellatradizione vivente della Chiesa, il suo deside-rio di entrare nel mistero pasquale, di attuarlonella celebrazione e di tradurlo nella vita».

S A B AT O 29Ricevuto Sua Eccellenza il signor Seiji Oka-

da, nuovo ambasciatore del Giappone, in oc-casione della presentazione delle Lettere concui è stato accreditato presso la Santa Sede.

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Un Giubileoper la Terra:progetti e iniziative

Il messaggio di PapaFrancesco sulla Giornatamondiale di preghiera per lacura del creato è un eventodi apertura del “Tempo delc re a t o ”, una celebrazioneecumenica annuale dipreghiera e azione per la“casa comune”.Nel 2019 Papa Francesco hadiffuso il suo primomessaggio su questo tempo.E quest’anno monsignorBruno-Marie Duffé,segretario del Dicastero peril servizio dello sviluppoumano integrale, ha redattouna lettera nella quale invitatutti i cattolici, e inparticolare i vescovi, apartecipare al “Tempo delc re a t o ” come parte dell’annospeciale promosso nelquinto anniversariodell’enciclica Laudato si’.In particolare, dieciconferenze episcopali — trale quali quelle di Asia,Africa orientale, Europa,Irlanda, Italia e Filippine —hanno già sostenuto questoparticolare tempo attraversoalcune dichiarazioni.Il tema suggerito per lacelebrazione di quest’anno è«Giubileo per la Terra». Inquesto contesto i cristianisono invitati a svilupparemodi radicalmente nuovi divivere con il creato. E cosìcentinaia di eventi sisvolgeranno durante ilperiodo che va dal 1°settembre al 4 ottobre, festadi san Francesco.Oltre agli eventi locali,anche una serie diappuntamenti onlineaiuteranno a riflettere suitemi centrali dell’iniziativa esulla loro relazione con lecrisi odierne.A fare da bussola spiritualec’è sicuramente l’intenzionedi preghiera di PapaFrancesco per il mese disettembre e per il “Temp odel creato”: «Le risorse delpianeta non sarannosaccheggiate, ma condivisein modo giusto erisp ettoso».Il Movimeno cattolicomondiale per il clima hamesso a punto unprogramma denso diappuntamento. Il 1°settembre si è svolto unincontro ecumenico dipreghiera online, guidato dagiovani che hanno esortatogli adulti ad agire adessoper il bene della casacomune. Per il 2 settembre,invece, il tema è stato «unagiusta transizione per l’Asiadel Pacifico e l’Oceania». Il10 settembre si parlerà di«rifornire l’Africa attraversoinvestimenti etici». Quindiil 17 e 18 settembre sarà lavolta di una riflessione sulla«giusta transizione perl’America latina, ilcontinente della speranza».Seguirà, il 24 settembre, unariflessione sulla«responsabilità delle nazionieuropee verso i lorocittadini e verso il mondo».

Cancellare il debito dei Paesi più fragilicolpiti dalla pandemia

In occasionedella Giornata

mondialedi preghieraper la cura

del creatoil Papa rinnova

il suo appello

#copertina

Francesco rinnova il suo appelloa «cancellare il debito dei Paesi più fragilialla luce dei gravi impatti delle crisisanitarie, sociali ed economiche che devonoaffrontare a seguito del Covid-19».Si tratta di un gesto di «giustiziariparativa», spiega il Ponteficein un messaggio diffuso nella mattinadi martedì 1° settembre, data in cuisi è celebrata l’annuale Giornata mondialedi preghiera per la cura del creato.

«Dichiarerete santo il cinquantesimo annoe proclamerete la liberazione nella terra

per tutti i suoi abitanti.Sarà per voi un giubileo»

(Lv 25, 10)

ari fratelli e sorelle,Ogni anno, particolarmente dalla

pubblicazione della Lettera enciclicaLaudato si’ (LS, 24 maggio 2015), il pri-mo giorno di settembre segna per la fa-miglia cristiana la Giornata Mondiale diPreghiera per la Cura del Creato, con laquale inizia il Tempo del Creato, che siconclude il 4 ottobre, nel ricordo di sanFrancesco di Assisi. In questo periodo, icristiani rinnovano in tutto il mondo lafede nel Dio creatore e si uniscono inmodo speciale nella preghiera enell’azione per la salvaguardia della casacomune.

Sono lieto che il tema scelto dalla fa-miglia ecumenica per la celebrazione delTempo del Creato 2020 sia “Giubileo perla Terra”, proprio nell’anno in cui ricorreil cinquantesimo anniversario del Giornodella Terra.

Nella Sacra Scrittura, il Giubileo è untempo sacro per ricordare, ritornare, ri-posare, riparare e rallegrarsi.

1. Un tempo per ricordare

Siamo invitati a ricordare soprattuttoche il destino ultimo del creato è entrarenel “sabato eterno” di Dio. È un viaggioche ha luogo nel tempo, abbracciando ilritmo dei sette giorni della settimana, ilciclo dei sette anni e il grande Annogiubilare che giunge alla conclusione disette anni sabbatici.

Il Giubileo è anche un tempo di gra-zia per fare memoria della vocazioneoriginaria della creato ad essere e pro-sperare come comunità d’amore. Esistia-mo solo attraverso le relazioni: con Diocreatore, con i fratelli e le sorelle inquanto membri di una famiglia comune,e con tutte le creature che abitano la no-stra stessa casa. «Tutto è in relazione, etutti noi esseri umani siamo uniti comefratelli e sorelle in un meraviglioso pel-legrinaggio, legati dall’amore che Dio haper ciascuna delle sue creature e che ci

unisce anche tra noi, con tenero affetto,al fratello sole, alla sorella luna, al fratel-lo fiume e alla madre terra» (LS, 92).

Il Giubileo, pertanto, è un tempo peril ricordo, dove custodire la memoria delnostro esistere inter-relazionale. Abbia-mo costantemente bisogno di ricordareche «tutto è in relazione, e che la curaautentica della nostra stessa vita e dellenostre relazioni con la natura è insepara-bile dalla fraternità, dalla giustizia e dal-la fedeltà nei confronti degli altri» (LS,70).

2. Un tempo per ritornare

Il Giubileo è un tempo per tornareindietro e ravvedersi. Abbiamo spezzatoi legami che ci univano al Creatore, aglialtri esseri umani e al resto del creato.Abbiamo bisogno di risanare queste re-lazioni danneggiate, che sono essenzialiper sostenere noi stessi e l’intero tessutodella vita.

Il Giubileo è un tempo di ritorno aDio, nostro amorevole creatore. Non sipuò vivere in armonia con il creato sen-za essere in pace col Creatore, fonte eorigine di tutte le cose. Come ha osser-vato Papa Benedetto, «il consumo bru-tale della creazione inizia dove non c’èDio, dove la materia è ormai soltantomateriale per noi, dove noi stessi siamole ultime istanze, dove l’insieme è sem-plicemente proprietà nostra» (I n c o n t rocon il Clero della Diocesi di Bolzano-Bres-sanone, 6 agosto 2008).

Il Giubileo ci invita a pensare nuova-mente agli altri, specialmente ai poveri eai più vulnerabili. Siamo chiamati ad ac-cogliere nuovamente il progetto origina-rio e amorevole di Dio sul creato comeun’eredità comune, un banchetto dacondividere con tutti i fratelli e le sorellein spirito di convivialità; non in unacompetizione scomposta, ma in una co-munione gioiosa, dove ci si sostiene e cisi tutela a vicenda. Il Giubileo è untempo per dare libertà agli oppressi e atutti coloro che sono incatenati nei cep-

pi delle varie forme di schiavitù moder-na, tra cui la tratta delle persone e il la-voro minorile.

Abbiamo bisogno di ritornare, inoltre,ad ascoltare la terra, indicata nella Scrit-tura come adamah, luogo dal quale l’uo-mo, Ad a m , è stato tratto. Oggi la vocedel creato ci esorta, allarmata, a ritorna-re al giusto posto nell’ordine naturale, aricordare che siamo parte, non padroni,della rete interconnessa della vita. La di-sintegrazione della biodiversità, il verti-

ginoso aumento dei disastri climatici, ildiseguale impatto della pandemia in at-to sui più poveri e fragili sono campa-nelli d’allarme di fronte all’avidità sfre-nata dei consumi.

Particolarmente durante questo Tem-po del Creato, ascoltiamo il battito dellacreazione. Essa, infatti, è stata data allaluce per manifestare e comunicare lagloria di Dio, per aiutarci a trovare nellasua bellezza il Signore di tutte le cose eritornare a Lui (cfr SAN BO N AV E N T U R A ,In II Sent., I,2,2, q. 1, concl; B re v i l .,II,5.11). La terra dalla quale siamo statitratti è dunque luogo di preghiera e dimeditazione: «Risvegliamo il senso este-tico e contemplativo che Dio ha postoin noi» (Esort. ap. Querida Amazonia,56). La capacità di meravigliarci e dicontemplare è qualcosa che possiamoimparare specialmente dai fratelli e dallesorelle indigeni, che vivono in armoniacon la terra e con le sue molteplici for-me di vita.

3. Un tempo per riposare

Nella sua sapienza, Dio ha riservato ilgiorno di sabato perché la terra e i suoiabitanti potessero riposare e rinfrancarsi.Oggi, tuttavia, i nostri stili di vita spin-gono il pianeta oltre i suoi limiti. Lacontinua domanda di crescita e l’inces-sante ciclo della produzione e dei consu-mi stanno estenuando l’ambiente. Le fo-reste si dissolvono, il suolo è eroso, icampi spariscono, i deserti avanzano, i

mari diventano acidi e le tempeste si in-tensificano: la creazione geme!

Durante il Giubileo, il Popolo di Dioera invitato a riposare dai lavori consue-ti, a lasciare, grazie al calo dei consumiabituali, che la terra si rigenerasse e ilmondo si risistemasse. Ci occorre oggitrovare stili equi e sostenibili di vita, cherestituiscano alla Terra il riposo che lespetta, vie di sostentamento sufficientiper tutti, senza distruggere gli ecosiste-mi che ci mantengono.

L’attuale pandemia ci ha portati inqualche modo a riscoprire stili di vitapiù semplici e sostenibili. La crisi, in uncerto senso, ci ha dato la possibilità disviluppare nuovi modi di vivere. È statopossibile constatare come la Terra riescaa recuperare se le permettiamo di ripo-sare: l’aria è diventata più pulita, le ac-que più trasparenti, le specie animali so-no ritornate in molti luoghi dai qualierano scomparse. La pandemia ci hacondotti a un bivio. Dobbiamo sfruttarequesto momento decisivo per porre ter-mine ad attività e finalità superflue e di-struttive, e coltivare valori, legami e pro-getti generativi. Dobbiamo esaminare lenostre abitudini nell’uso dell’energia, neiconsumi, nei trasporti e nell’alimentazio-ne. Dobbiamo togliere dalle nostre eco-nomie aspetti non essenziali e nocivi, edare vita a modalità fruttuose di com-mercio, produzione e trasporto dei beni.

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4. Un tempo per riparare

Il Giubileo è un tempo per riparare l’armo-nia originaria della creazione e per risanarerapporti umani compromessi.

Esso invita a ristabilire relazioni socialieque, restituendo a ciascuno la propria libertàe i propri beni, e condonando i debiti altrui.Non dovremmo perciò dimenticare la storia di

Cina, costituisca un punto di svolta verso il ri-stabilimento della Terra come casa dove la vitasia abbondante, secondo la volontà del Crea-t o re .

Siamo tenuti a riparare secondo giustizia,assicurando che quanti hanno abitato una ter-ra per generazioni possano riacquistarne pie-namente l’utilizzo. Occorre proteggere le co-munità indigene da compagnie, in particolaremultinazionali, che, attraverso la deleteriaestrazione di combustibili fossili, minerali, le-gname e prodotti agroindustriali, «fanno neiPaesi meno sviluppati ciò che non possono fa-re nei Paesi che apportano loro capitale» (LS,51). Questa cattiva condotta aziendale rappre-senta un «un nuovo tipo di colonialismo»(SAN GI O VA N N I PAOLO II, Discorso alla Pontifi-cia Accademia delle Scienze Sociali, 27 aprile2001, cit. in Querida Amazonia, 14), che sfruttavergognosamente comunità e Paesi più poverialla disperata ricerca di uno sviluppo economi-co. È necessario consolidare le legislazioni na-zionali e internazionali, affinché regolino le at-tività delle compagnie di estrazione e garanti-scano l’accesso alla giustizia a quanti sonodanneggiati.

5. Un tempo per rallegrarsi

Nella tradizione biblica, il Giubileo rappre-senta un evento gioioso, inaugurato da unsuono di tromba che risuona per tutta la terra.Sappiamo che il grido della Terra e dei poveriè divenuto, negli scorsi anni, persino più ru-moroso. Al contempo, siamo testimoni di co-me lo Spirito Santo stia ispirando ovunque in-dividui e comunità a unirsi per ricostruire lacasa comune e difendere i più vulnerabili. As-sistiamo al graduale emergere di una grandemobilitazione di persone, che dal basso e dalleperiferie si stanno generosamente adoperandoper la protezione della terra e dei poveri. Dàgioia vedere tanti giovani e comunità, in parti-colare indigene, in prima linea nel risponderealla crisi ecologica. Stanno facendo appelloper un Giubileo della Terra e per un nuovoinizio, nella consapevolezza che «le cose pos-sono cambiare» (LS, 13).

C’è pure da rallegrarsi nel constatare comel’Anno speciale di anniversario della Laudatosi’ stia ispirando numerose iniziative a livellolocale e globale per la cura della casa comunee dei poveri. Questo anno dovrebbe portare apiani operativi a lungo termine, per giungere apraticare un’ecologia integrale nelle famiglie,nelle parrocchie, nelle diocesi, negli Ordini re-ligiosi, nelle scuole, nelle università, nell’assi-stenza sanitaria, nelle imprese, nelle aziendeagricole e in molti altri ambiti.

Ci rallegriamo anche che le comunità cre-denti stiano convergendo per dare vita a unmondo più giusto, pacifico e sostenibile. Èmotivo di particolare gioia che il Tempo delCreato stia diventando un’iniziativa davveroecumenica. Continuiamo a crescere nella con-sapevolezza che tutti noi abitiamo una casacomune in quanto membri della stessa fami-glia!

Rallegriamoci perché, nel suo amore, ilCreatore sostiene i nostri umili sforzi per laTerra. Essa è anche la casa di Dio, dove la suaParola «si fece carne e venne ad abitare inmezzo a noi» (Gv 1, 14), il luogo che l’effusio-ne dello Spirito Santo costantemente rinnova.

“Manda il tuo Spirito, Signore, e rinnova lafaccia della terra” (cfr Sal 104,30).

Roma, San Giovanni in Laterano,1° settembre 2020

sfruttamento del Sud del pianeta, che ha pro-vocato un enorme debito ecologico, dovutoprincipalmente al depredamento delle risorse eall’uso eccessivo dello spazio ambientale co-mune per lo smaltimento dei rifiuti. È il tem-po di una giustizia riparativa. A tale proposi-to, rinnovo il mio appello a cancellare il debi-to dei Paesi più fragili alla luce dei gravi im-patti delle crisi sanitarie, sociali ed economicheche devono affrontare a seguito del Covid-19.Occorre pure assicurare che gli incentivi per laripresa, in corso di elaborazione e di attuazio-ne a livello mondiale, regionale e nazionale,siano effettivamente efficaci, con politiche, le-gislazioni e investimenti incentrati sul bene co-mune e con la garanzia che gli obiettivi socialie ambientali globali vengano conseguiti.

È altresì necessario riparare la terra. Il ripri-stino di un equilibrio climatico è di estremaimportanza, dal momento che ci troviamo nelmezzo di un’emergenza. Stiamo per esaurire iltempo, come i nostri figli e i giovani ci ricor-dano. Occorre fare tutto il possibile per limita-re la crescita della temperatura media globalesotto la soglia di 1,5 gradi centigradi, comesancito nell’Accordo di Parigi sul Clima: anda-re oltre si rivelerà catastrofico, soprattutto perle comunità più povere in tutto il mondo. Inquesto momento critico è necessario promuo-vere una solidarietà intra-generazionale e inter-generazionale. In preparazione all’imp ortanteSummit sul Clima di Glasgow, nel Regno Uni-to (COP 26), invito ciascun Paese ad adottaretraguardi nazionali più ambiziosi per ridurre leemissioni.

Il ripristino della biodiversità è altrettantocruciale nel contesto di una scomparsa dellespecie e di un degrado degli ecosistemi senzaprecedenti. È necessario sostenere l’app ellodelle Nazioni Unite a salvaguardare il 30%della Terra come habitat protetto entro il 2030,al fine di arginare l’allarmante tasso di perditadella biodiversità. Esorto la Comunità interna-zionale a collaborare per garantire che il Sum-mit sulla Biodiversità (COP 15) di Kunming, in

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L’intenzionedel Ponteficeper il mesedi settembre

«No al saccheggio, sì allacondivisione». È il forteinvito di Francesco inoccasione della Giornatamondiale di preghiera per lacura del creato e a cinqueanni dalla pubblicazionedella Laudato sì’. Nel videodella Rete mondiale dipreghiera del Papa dedicatoall’intenzione per mese disettembre — sul tema«Rispetto per le risorse delpianeta» — il Ponteficeesorta appunto a pregareaffinché «le risorse delpianeta non venganosaccheggiate, ma condivisein modo equo e rispettoso».Nel breve filmato — diffusolunedì pomeriggio, 31agosto — scorrono leimmagini che illustranosituazioni di sfruttamentointensivo delle risorsenaturali, a cominciare daquelle del sottosuolo e daquelle forestali. Immediato èil rimando all’Amazzonia ea tutto il suo indotto. Sivedono trattori e mezzipesanti che prelevano forsemetalli da inviareall’industria dei Paesisviluppati. La voce del Papasi leva chiara e vigorosa:«Stiamo spremendo i benidel pianeta. Spremendoli,come se si trattasse diun’arancia». Infatti, «Paesi eimprese del Nord si sonoarricchiti sfruttando doninaturali del Sud, generandoun “debito ecologico”». Uninterrogativo nascespontaneo: «Chi pagheràquesto debito?».Le parole del Ponteficesuscitano poi un’altrariflessione: «Il “debitoecologico” — ricorda —aumenta quando lemultinazionali fanno fuoridal loro Paese quello chenel proprio non è permesso.Fa indignare». Per questoFrancesco invita ad agireprima che sia troppo tardi:«Oggi, non domani, oggi,dobbiamo prenderci curadel Creato conresp onsabilità».Scorrono ancora nel videole immagini di ciminiere checon i loro fumi neriavvelenano l’aria. E sivedono baraccopoli che icambiamenti climaticirendono ogni giorno piùfragili e precarie per chi ècostretto a viverci. Il filmatotermina con la sigla di unaccordo tra un uomod’affari e un rappresentantedi un popolo del SudAmerica. Questa volta ilcontratto per l’utilizzo dellerisorse è equo e solidale.

#copertina

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!L’odierno brano evangelico (cfr Mt 16, 21-27) ècollegato a quello di domenica scorsa (cfr Mt16, 13-20). Dopo che Pietro, a nome anche de-gli altri discepoli, ha professato la fede in Ge-sù come Messia e Figlio di Dio, Gesù stessoincomincia a parlare loro della sua passione.Lungo il cammino verso Gerusalemme, spiegaapertamente ai suoi amici ciò che lo attendealla fine nella città santa: preannuncia il suomistero di morte e di risurrezione, di umilia-zione e di gloria. Dice che dovrà «soffriremolto da parte degli anziani, dei capi dei sa-cerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorge-re il terzo giorno» (Mt 16, 21). Ma le sue paro-le non sono comprese, perché i discepoli han-no una fede ancora immatura e troppo legataalla mentalità di questo mondo (cfr Rm 12, 2).Loro pensano a una vittoria troppo terrena, eper questo non capiscono il linguaggio dellacro ce.

Di fronte alla prospettiva che Gesù possafallire e morire in croce, lo stesso Pietro si ri-bella e gli dice: «Dio non voglia, Signore;questo non ti accadrà mai!» (v. 22). Crede inGesù — Pietro è così —, ha fede, crede in Ge-sù, crede; lo vuole seguire, ma non accetta chela sua gloria passi attraverso la passione. PerPietro e gli altri discepoli — ma anche per noi!— la croce è una cosa scomoda, la croce è uno“scandalo”, mentre Gesù considera “scandalo”il fuggire dalla croce, che vorrebbe dire sot-trarsi alla volontà del Padre, alla missione cheLui gli ha affidato per la nostra salvezza. Perquesto Gesù risponde a Pietro: «Va’ dietro ame, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché nonpensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!»(v. 23). Dieci minuti prima, Gesù ha lodatoPietro, gli ha promesso di essere la base della

sua Chiesa, il fondamento; dieci minuti dopogli dice “Satana”. Come mai si capisce questo?Succede a tutti noi! Nei momenti di devozio-ne, di fervore, di buona volontà, di vicinanzaal prossimo, guardiamo Gesù e andiamo avan-ti; ma nei momenti in cui viene incontro lacroce, fuggiamo. Il diavolo, Satana — come di-ce Gesù a Pietro — ci tenta. È proprio del cat-tivo spirito, è proprio del diavolo allontanarcidalla croce, dalla croce di Gesù.

Rivolgendosi poi a tutti, Gesù aggiunge:«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinne-ghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua»(v. 24). In questo modo Egli indica la via delvero discepolo, mostrando due atteggiamenti.Il primo è «rinunciare a sé stessi», che non si-gnifica un cambiamento superficiale, ma unaconversione, un capovolgimento di mentalità edi valori. L’altro atteggiamento è quello diprendere la propria croce. Non si tratta solo disopportare con pazienza le tribolazioni quoti-diane, ma di portare con fede e responsabilitàquella parte di fatica, quella parte di sofferen-za che la lotta contro il male comporta. La vi-ta dei cristiani è sempre una lotta. La Bibbiadice che la vita del credente è una milizia: lot-tare contro il cattivo spirito, lottare contro ilMale.

Così l’impegno di “prendere la croce” di-venta partecipazione con Cristo alla salvezzadel mondo. Pensando a questo, facciamo inmodo che la croce appesa alla parete di casa,o quella piccola che portiamo al collo, sia se-gno del nostro desiderio di unirci a Cristo nelservire con amore i fratelli, specialmente i piùpiccoli e fragili. La croce è segno santodell’Amore di Dio, è segno del Sacrificio diGesù, e non va ridotta a oggetto scaramanticooppure a monile ornamentale. Ogni volta che

Dialogo e legalità per risolverei conflitti nel Mediterraneo orientale

Il Papa parlaanche del disastroambientalea Mauritius

#angelus

Papa Francesco fa appello «al dialogo costruttivoe al rispetto della legalità internazionale» pergarantire la pace dei popoli del Mediterraneoorientale. Al termine dell’Angelus recitato il 30agosto con i fedeli radunati in piazza San Pietro— nel rispetto delle misure di sicurezza in vigoreper contenere i contagi da coronavirus — e conquanti in ogni parte del mondo lo hanno seguitoattraverso i media, il Pontefice ha espressopreoccupazione per le crescenti tensioni nell’a re a ,auspicando la fine dei conflitti. In precedenzail Pontefice aveva dedicato la riflessioneintroduttiva al brano evangelico della liturgiadomenicale (Matteo 16, 21-27), nel quale Gesùindica ai discepoli la via della croce.

fissiamo lo sguardo sull’immagine di Cristocrocifisso, pensiamo che Lui, come vero Servodel Signore, ha realizzato la sua missione dan-do la vita, versando il suo sangue per la remis-sione dei peccati. E non lasciamoci portaredall’altra parte, nella tentazione del Maligno.Di conseguenza, se vogliamo essere suoi disce-poli, siamo chiamati a imitarlo, spendendosenza riserve la nostra vita per amore di Dio edel prossimo.

La Vergine Maria, unita al suo Figlio fino alcalvario, ci aiuti a non indietreggiare di frontealle prove e alle sofferenze che la testimonian-za del Vangelo comporta per tutti noi.

Al termine dell’Angelus il Pontefice ha ricordatola Giornata mondiale di preghiera per la curadel creato — che il 1° settembre ha poi inaugurato

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«Siamo molto riconoscenti al Papa di aver parlatodell’isola di Mauritius e del grande disastroecologico che si è verificato in una delle più bellelagune nella zona sud a causa dello sversamento dipetrolio della nave che si è arenata sulla barrieracorallina». Lo afferma il cardinale Maurice Piat,vescovo di Port-Louis, in un’intervista rilasciata aGabriella Ceraso per Vatican News. «I mauriziani sisono impegnati tantissimo, volontariamente e congenerosità, per cercare di ripulire l’area — spiega ilcardinale — ma sfortunatamente sono stati fattigrandi danni e la vita dei pescatori che abitano sullacosta è completamente sconvolta». E poi, aggiunge,«anche la vita delle persone che vivono sull’isola èsconvolta. Siamo molto tristi e molte persone sonoarrabbiate perché è stato permesso alla nave diavvicinarsi tanto e nessuno ha reagito subito». Allafesta patronale sull’isola «c'è stato un momento dipreghiera comune per quanto accaduto e diaffidamento per invocare la protezione del nostroPaese» fa presente il porporato, secondo il quale «lapesca e il turismo riprenderanno, ma solo tra 4 o 5anni che ci vorranno per rigenerare la terra e,intanto, l’industria del turismo e della pesca sono in

La testimonianza del cardinale vescovo di Port Louis

I mauriziani non si arrendono

il “Giubileo della Terra” celebrato da Chiese ecomunità cristiane fino al 4 ottobre — e ha fattoriferimento al disastro ambientale avvenutonei giorni precedenti al largo della costa orientaledelle isole Mauritius. Quindi ha lanciato l’appelloper la fine delle tensioni nel Mediterraneoorientale e ha salutato alcuni gruppi di fedelipresenti in piazza.

Cari fratelli e sorelle,dopodomani, primo settembre, ricorre la Gior-nata Mondiale di Preghiera per la Cura delCreato. Da questa data, fino al 4 ottobre, cele-breremo con i nostri fratelli cristiani di varieChiese e tradizioni il “Giubileo della Terra”,per ricordare l’istituzione, 50 anni fa, dellaGiornata della Terra. Saluto le diverse iniziati-ve promosse in ogni parte del mondo e, traqueste, il Concerto che si svolge oggi nellacattedrale di Port-Louis, capitale di Mauritius,

dove purtroppo si è verificato recentemente undisastro ambientale.

Seguo con preoccupazione le tensioni nellazona del Mediterraneo orientale, insidiata davari focolai di instabilità. Per favore, faccio ap-pello al dialogo costruttivo e al rispetto dellalegalità internazionale per risolvere i conflittiche minacciano la pace dei popoli di quella re-gione.

E saluto tutti voi qui convenuti oggi da Ro-ma, dall’Italia e da diversi Paesi. Vedo le ban-diere lì, e saluto la Comunità Religiosa di Ti-mor Est in Italia. Bravi, con le bandiere! I pel-legrini di Londrina e Formosa, in Brasile; e igiovani di Grantorto, diocesi di Vicenza. Ben-venuti! Vedo anche bandiere polacche, saluto ipolacchi; bandiere argentine, anche gli argenti-ni. Benvenuti tutti!

A tutti auguro una buona domenica. Per fa-vore, non dimenticatevi di pregare per me.Buon pranzo e arrivederci!

attesa, e qui molte famiglie dipendono da questisettori. È davvero una grande prova per il Paese eper molte famiglie di questa parte dell'isola». Lavoce del cardinale, dunque, torna a farsi sentire,rilanciando l’appello del Papa all’Angelus, dopo chenella giornata di sabato 29 migliaia di persone sonoscese in strada nella capitale dell’isola per protestarecontro la gestione del disastro ambientale da partedelle autorità governative. Il porporato confermache soprattutto i giovani sono impegnati in unagrande mobilitazione proprio in risposta allasollecitazione di Francesco. «Vorrei dire — conclude— che oggi, ovunque nel mondo, abbiamo la granderesponsabilità davanti a Dio, come dice lo stessoPapa, di ascoltare il grido della terra e il grido deipoveri. Qui, la nostra laguna, la nostra terra, ilnostro mare, ha gridato quando c’è stata quellafuoriuscita di petrolio che ha danneggiato granparte del territorio. Facciamo quindi un grandeappello affinché, ovunque ci troviamo, cambiamo ilnostro modo di agire e di pensare e di essere attentia questo grande dono di Dio che è la nostra casacomune».

#angelus

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Pe rd o n a refa bene al cuore

13 settembredomenica XXIV

del Tempoo rd i n a r i oSir 27, 30 - 28, 7Sal 102Rm 14, 7-9Mt 18, 21-35

#spuntidiriflessione

di LEONARD OSAPIENZA

* Confessione di una donna: suo padre avevaabusato di lei quando era bambina. Solo ora,dopo anni, riusciva a parlare. Scoppiò in lacri-me: «La Chiesa mi dice che devo perdonare.Non è possibile! Non ce la faccio!».

* Una suora racconta: «Sono venuta almondo indesiderata. Sono stata rifiutata giànel ventre materno. E dopo, mia madre nonmi ha voluta con sé. Come posso andare avan-ti con questo peso?».

* Molte volte, in confessione, si incontragente che viene a chiedere perdono, ma conpoco o nessun rimorso o pentimento.

Davvero: la pratica del perdono — come ciinsegna Gesù nel Vangelo — è un evento uma-no difficile, che può realizzarsi soltanto passodopo passo, e con tanta pazienza.

È stato detto che «perdonare è un miracolopiù grande che risuscitare un morto!». Eppu-re, lo dice anche una ricerca scientifica: «Per-

donare fa bene al cuore, la pressione arteriosasubisce una notevole riduzione... Si tratta delperdono, che vuol dire riuscire a superarequello stato di rabbia e di tensione solitamentediretto verso persone che hanno generato unacondizione di sofferenza».

Abbiamo tutti bisogno di praticare la pagi-na odierna di Vangelo. Perché la vita vera èproprio la circolazione di perdono ricevuto edato. Il perdono è la vittoria costantedell’amore. E un amore che non perdona, nonè amore!

Come noi chiediamo perdono a Dio, cosìdobbiamo essere disposti a dare perdono aglialtri. Ricordiamoci che il peccato dei peccati èil non perdono.

Impariamo a volere sempre e solo il bene, emai il male. Impariamo a guardare gli altrinon solo con i nostri occhi, ma con lo sguardodi Dio, che è sguardo di amore e di misericor-dia. Solo così la vita diventa bella!

fra l’interdipendenza e la solidarietà. Gli egoismi —individuali, nazionali e dei gruppi di potere — e lerigidità ideologiche alimentano al contrario «strut-ture di peccato» (ibid., 36).

«La parola “solidarietà” si è un po’ logorata e avolte la si interpreta male, ma indica molto di piùdi qualche atto sporadico di generosità. È di più!Richiede di creare una nuova mentalità che pensi intermini di comunità, di priorità della vita di tutti ri-spetto all’appropriazione dei beni da parte di alcu-ni» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 188). Questo si-gnifica solidarietà. Non è solo questione di aiutaregli altri — questo è bene farlo, ma è di più —: sitratta di giustizia (cfr Catechismo della Chiesa Catto-lica, 1938-1940). L’interdipendenza, per essere soli-dale e portare frutti, ha bisogno di forti radicinell’umano e nella natura creata da Dio, ha bisognodi rispetto dei volti e della terra.

La Bibbia, fin dall’inizio, ci avverte. Pensiamo alracconto della Torre di Babele (cfr Gen 11, 1-9) chedescrive ciò che accade quando cerchiamo di arriva-re al cielo — la nostra meta — ignorando il legamecon l’umano, con il creato e con il Creatore. È unmodo di dire: questo accade ogni volta che unovuole salire, salire, senza tenere conto degli altri. Iosolo! Pensiamo alla torre. Costruiamo torri e gratta-cieli, ma distruggiamo la comunità. Unifichiamoedifici e lingue, ma mortifichiamo la ricchezza cul-turale. Vogliamo essere padroni della Terra, ma ro-viniamo la biodiversità e l’equilibrio ecologico. Viho raccontato in qualche altra udienza di quei pe-scatori di San Benedetto del Tronto che sono venutiquest’anno e quest’anno e mi hanno detto: “Abbia-mo tolto dal mare 24 tonnellate di rifiuti, dei qualila metà era plastica”. Pensate! Questi hanno lo spi-rito di prendere i pesci, sì, ma anche i rifiuti e por-tarli fuori per pulire il mare. Ma questo [inquina-

mento] è rovinare la terra, non avere solidarietà conla terra che è un dono e l’equilibrio ecologico.

Ricordo un racconto medievale che descrive que-sta “sindrome di Babele”, che è quando non c’è so-lidarietà. Questo racconto medievale dice che, du-rante la costruzione della torre, quando un uomocadeva — erano schiavi — e moriva nessuno dicevanulla, al massimo: “Poveretto, ha sbagliato ed è ca-duto”. Invece, se cadeva un mattone, tutti si lamen-tavano. E se qualcuno era il colpevole, era punito!Perché? Perché un mattone era costoso da fare, dapreparare, da cuocere. C’era bisogno di tempo e dilavoro per fare un mattone. Un mattone valeva dipiù della vita umana. Ognuno di noi pensi cosasuccede oggi. Purtroppo anche oggi può succederequalcosa del genere. Cade qualche quota del merca-to finanziario — lo abbiamo visto sui giornali inquesti giorni — e la notizia è in tutte le agenzie. Ca-dono migliaia di persone a causa della fame, dellamiseria e nessuno ne parla.

Diametralmente opposta a Babele è la Penteco-ste, lo abbiamo sentito all’inizio dell’udienza (cfr At2, 1-3). Lo Spirito Santo, scendendo dall’alto comevento e fuoco, investe la comunità chiusa nel cena-colo, le infonde la forza di Dio, la spinge a uscire,ad annunciare a tutti Gesù Signore. Lo Spirito creal’unità nella diversità, crea l’armonia. Nel raccontodella Torre di Babele non c’era l’armonia; c’eraquell’andare avanti per guadagnare. Lì, l’uomo eraun mero strumento, mera “f o r z a - l a v o ro ”, ma qui,nella Pentecoste, ognuno di noi è uno strumento,ma uno strumento comunitario che partecipa contutto sé stesso all’edificazione della comunità. SanFrancesco d’Assisi lo sapeva bene, e animato dalloSpirito dava a tutte le persone, anzi, alle creature, ilnome di fratello o sorella (cfr LS, 11; cfr San Bona-ventura, Legenda maior, VIII, 6: FF 1145). Anche ilfratello lupo, ricordiamo.

Con la Pentecoste, Dio si fa presente e ispira lafede della comunità unita nella diversità e nella soli-darietà. Diversità e solidarietà unite in armonia,questa è la strada. Una diversità solidale possiedegli “anticorpi” affinché la singolarità di ciascuno —che è un dono, unico e irripetibile — non si ammalidi individualismo, di egoismo. La diversità solidalepossiede anche gli anticorpi per guarire strutture eprocessi sociali che sono degenerati in sistemi di in-giustizia, in sistemi di oppressione (cfr Compendiodella dottrina sociale della Chiesa, 192). Quindi, lasolidarietà oggi è la strada da percorrere verso unmondo post-pandemia, verso la guarigione dellenostre malattie interpersonali e sociali. Non ce n’èun’altra. O andiamo avanti con la strada della soli-darietà o le cose saranno peggiori. Voglio ripeterlo:da una crisi non si esce uguali a prima. La pande-mia è una crisi. Da una crisi si esce o migliori opeggiori. Dobbiamo scegliere noi. E la solidarietà èproprio una strada per uscire dalla crisi migliori,non con cambiamenti superficiali, con una vernicia-ta così e tutto è apposto. No. Migliori!

Nel mezzo della crisi, una solidarietà guidata dal-la fede ci permette di tradurre l’amore di Dio nellanostra cultura globalizzata, non costruendo torri omuri — e quanti muri si stanno costruendo oggi —che dividono, ma poi crollano, ma tessendo comu-nità e sostenendo processi di crescita veramenteumana e solida. E per questo aiuta la solidarietà.Faccio una domanda: io penso ai bisogni degli al-tri? Ognuno si risponda nel suo cuore.

Nel mezzo di crisi e tempeste, il Signore ci inter-pella e ci invita a risvegliare e attivare questa solida-rietà capace di dare solidità, sostegno e un senso aqueste ore in cui tutto sembra naufragare. Possa lacreatività dello Spirito Santo incoraggiarci a genera-re nuove forme di familiare ospitalità, di fecondafraternità e di universale solidarietà. Grazie.

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 4

La catechesi del mercoledì

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Visita alla basilica romana di Sant’Agostino in Campo Marzio

Il Papa in preghierasulla tomba di santa Monica

Papa Francesco si è recato in visita alla basilica romana di Sant’Ago-stino in Campo Marzio nel pomeriggio di giovedì 27 agosto, giorno incui la Chiesa celebra santa Monica. Alla vigilia della memoria liturgicadel santo vescovo di Ippona, il Pontefice — come ha riferito il direttoredella Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni — ha raggiunto lachiesa nei pressi di piazza Navona e si è fermato a pregare nella cap-pella dedicata alla madre di Agostino, santa Monica, che vi è sepolta.Dopo la preghiera Francesco ha fatto rientro in Vaticano.