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294 • ANNO LII • N. 3 MAGGIO/GIUGNO 2019 BELLA STORIA!

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294 • ANNO LII • N. 3MAGGIO/GIUGNO 2019

BELLA STORIA!

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2 LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO 2019

Rivista della ParrocchiaS. Giovanni Battista alla Creta

MilanoANNO LII - N. 3 (294)MAGGIO/GIUGNO

2019Costo annuo di redazione,

stampa e distribuzione: euro 20,00

Redazione: Clara Damele, Paolo ScolamacchiaImpaginazione: Bruno Maggi

Direttore responsabile:Massimiliano Taroni

Reg. Trib. di Milano, 22.1.1968 - n. 17Con approvazione ecclesiastica

e dell’Ordine

StampaOlivares srl - Robecco sul Naviglio (MI)

PARROCCHIA SAN GIOVANNI BATTISTA ALLA CRETAPiazza San Giovanni Battista alla Creta, 11 • 20147 Milanoe-mail: [email protected] • http://www.creta.altervista.org/

Questi i numeri di telefono:Fraternità francescana 02.41.72.66Ufficio parrocchiale 02.41.72.67Oratorio 02.41.50.053Cinema-Teatro 02.41.53.404Fax e tel. Centro di ascolto 02.41.50.611

La comunità religiosa è composta da:

Fra Paolo Ferrario guardiano e parroco

Fra Alessandro Corradini vicario parrocchiale

Fra Pierino Rubaga collaboratore parrocchiale

Fra Lucio Monti

Fra Pietro M.Tassi psicoterapeuta

La chiesa è aperta:- nei giorni festivi dalle 7 alle 19.30- nei giorni feriali dalle 7 alle 19.30

Le messe sono celebrate:- nei giorni festivi alle 8.30 - 10 - 11.30 e 18 (vigiliare alle 18)

in estate alle 8.30 - 11 e 18 (vigiliare alle 18)

- nei giorni feriali alle 8 e 18

I confessori sono disponibili:

tutti i giorni, a chiesa aperta: suonando il campanello appositodomenica e festivi: nella mezzora che precede ogni messa

Informazioni e indirizzi utili:La Segreteria parrocchiale (per certificati e documenti) è apertada lunedì a venerdì: dalle 9 alle 11.30martedì e venerdì: dalle 15 alle 17.30

Il Centro di ascoltoriceve ogni lunedì: dalle 9.30 alle 11distribuzione viveri e indumenti: martedì dalle 16 alle 17

Circolo A.C.L.I. "Oscar Romero" 02.36.53.01.01

Centro Diurno Educativo Creta 02.48.300.093

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3LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO 2019

Cari parrocchiani«Bella storia!»

è lo slogan dell’Oratorio estivo2019, un’esclamazione di gioia e di stupore chedice quanto possa essere bella la vita se vissutadentro il progetto di Dio e nell’incontro con Lui.Ai ragazzi chiederemo di “starci” dentro unavita che viene accolta come un dono di Dio, riccadi quel “talento” che ci viene affidato per la no-stra felicità e perché sia speso per il bene di tutti.Il sottotitolo «Io sarò con te» dà il senso alla pro-posta della prossima estate in oratorio. La fiducia e la rassicurazione di essere al co-spetto di Dio, per tutti i nostri giorni, ci fannospiccare il volo. La nostra vita diventa bella per-ché si alimenta dell’incontro con il Signore etrova in esso la sua direzione. Una storia tutta dascrivere in cui contano le nostre scelte e la nostraresponsabilità e nella quale ci viene chiesto difare la nostra parte, dentro una “storia” piùgrande che coinvolge tutti, in cui ciascuno di noiè “protagonista”, con le sue doti e le sue qualità,da sviluppare e non tenere per sé. Dentro il progetto dell’Oratorio estivo 2019 «Bellastoria!», diremo ai ragazzi che c’è una vocazioneda realizzare, che è per ciascuno unica e pertutti la stessa. La vocazione di tutti è la chiamata alla santità,che diventa esemplare per gli altri e si manifestain tutta la sua bellezza quando si mostra comeun “dono” e quindi un “talento” da spendere,come ci insegna la famosa parabola del Vangelosecondo Matteo (cfr 25, 14-30). La “bella storia” consiste nell’accogliere con en-tusiasmo il dono che il Signore ci fa di quelloche siamo e che potremo essere se mettiamo ingioco noi stessi, in relazione agli altri.«Bella storia!» è anche quello che abbiamo cer-cato di vivere insieme in quest’anno pastoraleattraverso le attività ordinarie, i programmi e iprogetti dei diversi gruppi, e le diverse iniziativedi preghiera, di formazione, di aggregazione edi servizio. Negli articoli proposti in questo numero vi rac-contiamo qualcosa di tutto questo.«Bella storia!» è infine quello che proponiamodi vivere durante i Giorni della Creta 2019 deiquali vi proponiamo qui il calendario degli ap-puntamenti più significativi di preghiera, di for-mazione e di aggregazione.

fr. Paoloparroco

LA VOCE DEL PARROCOBella storia!

Domenica 9 giugno ore 10MESSA DI INIZIO GREST e mandato educativo

Lunedì 10 giugno ore 21PAROLA E PANE serata per tutti (in particolare per Consiglio Pastorale, Gruppo Liturgico, Coro)con don Mario Antonelli, Vicario episcopale per l’Educazione e la Celebrazione della fede

Mercoledì 12 giugno ore 21LA PAROLA AL CENTRO!serata per catechiste ed educatori con fra’ Andrea Ferrari

Giovedì 13 giugno ore19.30CENA E SERATA animata da Azione solidale

Venerdì 14 giugno ore 21LA PAROLA IN SCENAserata con l’opera teatrale ”Prodigus” di Sergio Scorzillo

Sabato 15 giugno ore19.30GRIGLIATA E KARAOKE SPORTIVO animato dalla Polisportiva Assisi

Lunedì 17 giugno ore 21ISTRUZIONI PER UN BUON ASCOLTOserata con fra’ Pietro Tassi, psicoterapeuta

Mercoledì 19 giugno ore 21«LA TUA PAROLA MI FA VIVERE!»presentazione del tema con suor Luisae la sua esperienza vocazionale e professionale

Sabato 22 giugno ore19.30APERICENA E GIOCO “SE LO SAI RISPONDI!” a cura del Gruppo Animazione

Domenica 23 giugno ore 21GRANDI VESPRI DI SAN GIOVANNI secondo la Liturgia bizantina a cura dell’AssociazioneCulturale Italiana Oriente Cristiano

Lunedì 24 giugno ore 21MESSA DI SAN GIOVANNI BATTISTA per tutta la comunità parrocchiale

martedì 25 giugno ore 21ELEVAZIONE MUSICALE con Alessandra Romano al violino e Paolo Negri all’organo

giovedì 27 giugno ore 21NELLO SPLENDORE DEL GIORNO OTTAVOpresentazione dell’ultimo libro di fra’ Paolo

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Proponiamo a puntate unasintesi del testo della nuova“Esortazione apostolica” di

papa Francesco, frutto del Sinododei giovani svoltosi nell’ottobrescorso. «Cristo vive. Egli è la nostrasperanza e la più bella giovinezza diquesto mondo. Tutto ciò che Luitocca diventa giovane, diventa nuovo,si riempie di vita. Perciò, le primeparole che voglio rivolgere a ciascungiovane cristiano sono: Lui vive e tivuole vivo!». Inizia così questobellissimo documento indirizzato«ai giovani e a tutto il popolo diDio», composto di nove capitolidivisi in 299 paragrafi, dove ilPapa raccoglie la ricchezza delleriflessioni e dei dialoghi del Si-nodo dei giovani.

Primo capitolo: «Che cosa dicela Parola di Dio sui giovani?»Francesco ricorda che «in un’epocain cui i giovani contavano poco, al-cuni testi mostrano che Dio guardacon altri occhi» e presenta breve-mente figure di giovani dell’An-tico Testamento: Giuseppe, Ge-deone, Samuele, il re David, Sa-

lomone e Geremia e la giovaneRut. Quindi si passa al NuovoTestamento e ricorda che «Gesù,l’eternamente giovane, vuole donarciun cuore sempre giovane» e ag-giunge: «Notiamo che a Gesù nonpiaceva il fatto che gli adulti guar-dassero con disprezzo i più giovani.Al contrario, chiedeva: “Chi tra voiè più grande diventi come il più gio-vane”(Lc 22,26). Per Lui l’età nonstabiliva privilegi e che qualcunoavesse meno anni non significavache valesse di meno».

Secondo capitolo: «Gesù Cristosempre giovane»Il papa affronta il tema degli annigiovanili di Gesù e lo ricorda «inpiena adolescenza, quando ritornòcon i suoi genitori a Nazaret, dopoche lo avevano perso e ritrovato nelTempio». Non dobbiamo pensareche «Gesù fosse un adolescente so-litario o un giovane che pensava ase stesso. Il suo rapporto con la genteera quello di un giovane che condi-videva tutta la vita di una famigliaben integrata nel villaggio… Nessunolo considerava un giovane strano o

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Esortazione apostolica «Christus vivit» - 1

Proprioper i giovani

separato dagli altri… Grazie alla fi-ducia dei suoi genitori, si muovecon libertà e impara a camminarecon tutti gli altri. Gesù non illuminavoi, giovani, da lontano o dall’esterno,ma partendo dalla sua stessa giovi-nezza, che egli condivide con voi» ein Lui si possono riconosceremolti aspetti tipici dei cuori gio-vani. Vicino a Lui possiamo beredalla vera sorgente, che mantienevivi i nostri sogni, i nostri progetti,i nostri grandi ideali, e che cilancia nell’annuncio della vitache vale la pena vivere. «Il Signoreci chiama ad accendere stelle nellanotte di altri giovani». Francescoparla quindi della giovinezza del-la Chiesa e scrive: «Chiediamo alSignore che liberi la Chiesa da coloroche vogliono invecchiarla, fissarlasul passato, frenarla, renderla im-mobile. Chiediamo anche che la liberida un’altra tentazione: credere che ègiovane perché cede a tutto ciò che ilmondo le offre, credere che si rinnovaperché nasconde il suo messaggio esi mimetizza con gli altri. No. Ègiovane quando è se stessa, quandoriceve la forza sempre nuova dellaParola di Dio, dell’Eucaristia, dellapresenza di Cristo e della forza delsuo Spirito ogni giorno». La Chiesapuò essere tentata di perdere l’en-tusiasmo e cercare «false sicurezzemondane. Sono proprio i giovaniche possono aiutarla a rimanere gio-vane… Per questo bisogna che laChiesa non sia troppo concentratasu se stessa, ma che rifletta soprattuttoGesù Cristo. Questo comporta chericonosca con umiltà che alcune coseconcrete devono cambiare». Il Papariconosce che ci sono giovani iquali sentono la presenza dellaChiesa «come fastidiosa e perfinoirritante». Un atteggiamento cheaffonda le radici «anche in ragioniserie e rispettabili: gli scandali sessualied economici; l’impreparazione deiministri ordinati che non sanno in-tercettare adeguatamente la sensibilitàdei giovani;… il ruolo passivo asse-gnato ai giovani all’interno della co-munità cristiana; la fatica dellaChiesa di rendere ragione delle proprieposizioni dottrinali ed etiche di frontealla società». Ci sono giovani che

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Missionari martiri 2018

Non tacerò!

«chiedono una Chiesa che ascolti dipiù, che non stia continuamente acondannare il mondo. Non voglionovedere una Chiesa silenziosa e timida,ma nemmeno sempre in guerra perdue o tre temi che la ossessionano.Per essere credibile agli occhi deigiovani, a volte ha bisogno di recu-perare l’umiltà e semplicemente ascol-tare, riconoscere in ciò che altridicono una luce che la può aiutare ascoprire meglio il Vangelo». PapaFrancesco presenta quindi «Maria,la ragazza di Nazaret, e il suo sìcome quello di chi vuole coinvolgersie rischiare, di chi vuole scommetteretutto. Per Maria le difficoltà nonerano un motivo per dire “no” ecosì mettendosi in gioco è diventata“l’influencer di Dio”!». Il cuoredella Chiesa è anche pieno digiovani santi: san Sebastiano, sanFrancesco d’Assisi, santa Gio-vanna d’Arco, san Domenico Sa-vio, santa Teresa del Gesù Bam-bino, il beato Pier Giorgio Frassati,la giovane beata Chiara Badano.

Terzo capitolo: «Voi siete l’adessodi Dio»Afferma il Papa: «Non possiamolimitarci a dire che i giovani sonoil futuro del mondo: sono il presente,lo stanno arricchendo con il lorocontributo». Per questo bisognaascoltarli anche se «prevale talorala tendenza a fornire risposte pre-confezionate e ricette pronte, senzalasciar emergere le domande giovanilinella loro novità e coglierne la pro-vocazione. oggi noi adulti corriamoil rischio di fare una lista di disastri,di difetti della gioventù del nostrotempo… E questo atteggiamento creauna distanza sempre maggiore». Chiè chiamato a essere padre, pastoree guida dei giovani dovrebbeavere la capacità «di individuarepercorsi dove altri vedono solo murie saper riconoscere possibilità dovealtri vedono solo pericoli. Così è losguardo di Dio Padre, capace di va-lorizzare e alimentare i germi dibene seminati nel cuore dei giovani.Il cuore di ogni giovane deve pertantoessere considerato “terra sacra”».Per questo Francesco invita inoltrea non generalizzare, perché «esiste

una pluralità di mondi giovanili».Ricorda infatti che ci sono i gio-vani che vivono in contesti diguerra, quelli sfruttati e vittimedi rapimenti, criminalità orga-nizzata, tratta di esseri umani,schiavitù, sfruttamento sessualee stupri. E anche quelli che vivonoperpetrando crimini e violenze.Ancora più numerosi quelli chepatiscono forme di emarginazioneed esclusione sociale per ragionireligiose, etniche o economiche,adolescenti e giovani che restanoincinte e vivono il dramma del-l’aborto, la diffusione dell’HIV,le diverse forme di dipendenza(droghe, azzardo, pornografia) ela situazione dei bambini e ra-gazzi di strada. E specifica: «Nonpossiamo essere una Chiesa che nonpiange di fronte a questi drammidei suoi figli giovani. Non dobbiamo

mai farci l’abitudine». Qui il Papainvita i giovani a imparare a pian-gere per i coetanei che stannopeggio di loro. Interessante notarecome il Papa metta in guardiaanche dalla cultura di oggi chepresenta il modello giovanile dibellezza, e usa i corpi giovaninella pubblicità: «Non è un elogiorivolto ai giovani. Significa soltantoche gli adulti vogliono rubare la gio-ventù per se stessi». in questo con-testo il Papa parla della sessualità:«In un mondo che enfatizza esclusi-vamente la sessualità, è difficile man-tenere una buona relazione con ilproprio corpo e vivere serenamentele relazioni affettive». Anche perquesto la morale sessuale è spessocausa di incomprensione e di al-lontanamento dalla Chiesa per-cepita «come uno spazio di giudizioe di condanna». (CoNTINuA)

Sandor e Gérard sono i duemissionari più giovani tra i40 che sono stati uccisi nel

corso del 2018. Quaranta vitespezzate dalla violenza. Quasi ildoppio rispetto ai 23 dell’annoprecedente. Tra loro 35 sono sa-cerdoti. Per otto anni consecutiviil più alto numero di missionariuccisi è stato registrato in Ame-rica. Lo scorso anno è stata l’Afri-ca a conquistare questo triste pri-mato. «Signore Gesù, metto nelletue mani il tuo paese, il Nicaragua,particolarmente Leon. Non lo ab-bandonare. Mandaci la pace. Non siè mai sentito che tu abbia abbando-nato qualcuno, aiuta Leon, aiutaci avincere il male». Queste le ultimeparole che Sandor Dolmus hapostato su Facebook, pochi giorniprima di venire ucciso, il 14 giu-gno 2018. Sandor era un giovaneministrante. Stava camminandoper strada, insieme ad altri ra-gazzi, vicino alla chiesa di San

José, nella zona di Zaragoza, aLeon, quando è stato raggiuntoda un colpo d’arma da fuoco alpetto. A sparare è stato un gruppodi paramilitari. Chi lo ha cono-sciuto lo descrive come un ra-gazzo molto buono, attento aglialtri, che desiderava diventaresacerdote. Non ha fatto in tempoa diventarlo. È stato sepolto conla veste dei ministranti. Sandoraveva 15 anni.

Un altro missionario si chiamavaGérard Anjiangwe. Aveva 19 annied era un seminarista della diocesidi Bamenda, in Camerun. Il 4 ot-tobre dello scorso anno, di frontealla chiesa parrocchiale di S. Te-resa di Bamessing, un villaggionei pressi di Ndop nel diparti-mento di Ngo-Ketunjia, nel nord-ovest del Camerun, era da pocoterminata la Messa, e circa alle9:30 del mattino, mentre Gérarde i fedeli si trovavano di fronte

Sandor Dolmus

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alla chiesa, è arrivato un camionmilitare proveniente da Ndop.Alcuni soldati sono saltati giùdal mezzo e hanno iniziato a spa-rare all’impazzata sulla folla. Ifedeli si sono rifugiati subito insacrestia, sbarrando la porta. Gé-rard non ce l’ha fatta. Si è sdraiatoa terra, fingendosi morto e hainiziato a recitare il rosario. Nonriuscendo ad entrare in sacrestia,i militari si sono avvicinati al gio-vane e gli hanno ordinato di al-zarsi. Il giovane, esitando, ha ri-sposto all’ordine. Dopo averlointerrogato, i militari hanno or-dinato a Gérard di inginocchiarsidi nuovo e poi hanno eseguitoquell’improvvisata sentenza dimorte. Tre colpi al collo e Gérardè molto all’istante.In base ai dati raccolti dall’Agen-zia Fides, in Africa sono stati uc-cisi 19 sacerdoti, un seminaristae una laica. In America sono statiuccisi 12 sacerdoti e tre laici e inAsia sono stati uccisi tre sacerdoti.Un missionario martire è statoucciso anche in Europa. Vieneusato il termine “missionario”per tutti i battezzati impegnatinella vita della Chiesa, morti inmodo violento. Molti missionarihanno perso la vita durante ten-tativi di rapina o di furto, com-piuti anche con ferocia, in contestisociali di povertà, di degrado,dove la violenza è regola di vita,l’autorità dello stato è latitante oindebolita dalla corruzione e daicompromessi, o dove la religioneviene strumentalizzata per altrifini. Ad ogni latitudine sacerdoti,religiose e laici condividono conla gente comune la stessa vitaquotidiana, portando la loro te-stimonianza evangelica di amoree di servizio per tutti, come segnodi speranza e di pace, cercandodi alleviare le sofferenze dei piùdeboli e alzando la voce in difesadei loro diritti calpestati, denun-ciando il male e l’ingiustizia. Per-sone che, consapevoli dei rischiche correvano, per rimanere fedelia Dio e alla missione che avevano,sono rimasti al loro posto, a ri-schio della propria vita.

Per amore del mio popolo non tacerò!È questo il tema scelto per la27ma “Giornata di preghiera edigiuno in memoria dei missio-nari martiri”: il tema prende ispi-razione dalla testimonianza diOscar Arnulfo Romero, arcive-scovo di San Salvador di cui il 24marzo scorso ricorreva il 39moanniversario del martirio. Durantela Messa di canonizzazione, pre-sieduta in piazza San Pietro loscorso 14 ottobre, papa Francescoha ricordato che «monsignor Ro-mero ha lasciato le sicurezze delmondo, persino la propria incolumità,per dare la vita secondo il Vangelo,vicino ai poveri e alla sua gente, colcuore calamitato da Gesù e dai fra-telli». Monsignor Romero ha datola propria vita per la causa delRegno, proponendo un modo di-verso, per certi versi “rivoluzio-nario”, di vivere il messaggioevangelico nella realtà concretalatino-americana. E se da unaparte è vero che questo coraggiosopastore sperimentò incompren-sioni a non finire – in vita, maanche dopo la morte – dall’altraparte, proprio in forza della suaindiscussa fedeltà al Vangelo ealla Chiesa, si fece povero per ipoveri. Si espresse sempre conlibertà e franchezza evangelica,affermando la “parresia”, il co-raggio di osare, come attestanole famose prediche domenicalialla Messa delle otto, nelle quali,dopo aver commentato le Scrittu-re, ne confrontava gli insegna-menti con la situazione del suoPaese. Questa osmosi tra Paroladi Dio e la vita del popolo è statala principale caratteristica del suomodo di attualizzare la BuonaNotizia. E amava ripetere, conuna certa ironia: «Non stiamoparlando alle stelle!». Osmosi tra Parola di Dio e la vitadella gente è quanto ritroviamoanche nella storia di Thérese De-shade Kapangala (Repubblica De-mocratica del Congo), unica don-na che compare nell’elenco stilatoda Fides. Thérese aveva 24 annie si apprestava ad iniziare il suocammino di postulante tra le suo-

re della Sacra Famiglia. Il suosogno di entrare in convento nonsi è realizzato, perché è stata uc-cisa domenica 21 gennaio 2018,durante una violenta repressionedei militari intenti a stroncare leproteste promosse dai laici catto-lici in tutto il Paese contro le de-cisioni del presidente Kabila. Thé-rese cantava nel coro della par-rocchia ed era attiva nella LegioMariae. Quella domenica era aKintambo, centro a nord di Kin-shasa. Aveva appena partecipatoalla Messa, e nel Salmo che la li-turgia proponeva quel giornoaveva chiesto ancora una voltaal Signore di farle conoscere lesue vie, di insegnarle i suoi sen-tieri. Finita la Messa, partecipacon altri laici a una marcia diprotesta. L’esercito, schierato fuoridalla chiesa, ha aperto il fuococontro i manifestanti, che hannocercato subito riparo rientrandoin chiesa. Thérese non ce l’hafatta. È stata colpita mentre cer-cava di proteggere una bambinacon il suo corpo. Quella domeni-ca, insieme a Thérese, sono mortealmeno altre quattro persone, 57sono rimaste ferite e oltre centosono state arrestate.Durante la Veglia decanale, chequest’anno si è tenuta nella par-rocchia del Murialdo, la nostrapreghiera è iniziata così: “Fac-ciamo memoria dei martiri mis-sionari, uomini e donne che han-no vissuto una vita normale, congioie e dolori, fatiche e speranzee che sono caduti mentre svolge-vano il loro servizio missionario.Ricordarli è un dovere di grati-tudine per tutta la Chiesa, maanche uno stimolo per ciascunodi noi a testimoniare, in modosempre più coraggioso, la nostrafede e la nostra speranza.” Accompagniamo la bellezza e laresponsabilità di queste parolecon la foto di Sandor Dolmus ve-stito da ministrante in una delleultime celebrazioni dove ha ser-vito all’altare: un altare che haraccolto il suo martirio a soli 15anni come sacrificio santo e gra-dito a Dio.

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7LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO 2019

Seguendo l’indicazione dell’Ar-civescovo, che per questo AnnoPastorale ci ha invitato a “‘pregarecon i salmi”, ci piace proporrequesto brano.

Nella Liturgia delle Ore laChiesa prega in gran partecon quei bellissimi canti,

che i sacri autori, sotto l’ispira-zione dello Spirito Santo, hannocomposto nell’Antico Testa-mento. Per la loro stessa origine,infatti, essi hanno una capacitàtale da elevare la mente degli uo-mini a Dio, da suscitare in essipii e santi affetti, da aiutarli mi-rabilmente a render grazie a Dionelle circostanze prospere, da re-care consolazione e fermezzad’animo nelle avversità. I salmi,tuttavia, non offrono che un’im-magine imperfetta di quella pie-nezza dei tempi che apparve inCristo Signore e dalla quale traeil suo vigore la preghiera dellaChiesa. Pertanto può talvolta ac-cadere che, pur concordandotutti i cristiani nella sommastima dei salmi, trovino tuttaviaqualche difficoltà, nello stessotempo in cui cercano di far pro-pri nella preghiera quei canti ve-nerandi.Ma lo Spirito Santo, sotto la cuiispirazione i salmisti hanno can-tato, assiste sempre con la suabuona grazia coloro che ese-guono tali inni con fede e buonavolontà. E’ tuttavia necessarioche ciascuno, secondo le sue pos-sibilità, si procuri una maggioreformazione biblica, specialmenteriguardo ai salmi. Inoltre devearrivare ad assimilare bene ilmodo e il metodo migliore per

pregarli come si conviene. Isalmi non sono letture, né pre-ghiere scritte in prosa, ma poemidi lode. Quindi anche se talvoltafossero stati eseguiti come let-ture, tuttavia, in ragione del lorogenere letterario, giustamentefurono detti dagli ebrei “Tehil-lim”, cioè “cantici di lode” e daigreci “psalmoi” cioè “cantici daeseguire al suono del salterio”.In verità, infatti, tutti i salmihanno un certo carattere musi-cale, che ne determina la formadi esecuzione più consona. Percui anche se il salmo viene reci-tato senza canto, anzi da unosolo e in silenzio, deve sempreconservare il suo carattere musi-cale: esso offre certo un testo dipreghiera alla mente dei fedeli,tuttavia tende più a muovere ilcuore di quanti lo cantano, loascoltano e magari lo eseguonocon il “salterio e la cetra”.Chi dunque vuole salmeggiarecon spirito di intelligenza devepercorrere i salmi versetto perversetto e rimanere semprepronto nel suo cuore alla rispo-sta. Così vuole lo Spirito, che haispirato il salmista e che assisteràogni uomo di sentimenti religiosiaperto ad accogliere la sua gra-zia. Per questo la salmodia,anche se eseguita con tutto quelrispetto che si deve alla maestàdi Dio, deve prorompere dallagioia del cuore e ispirarsi al-l’amore, come si addice a unapoesia sacra e a un canto divino,e massimamente alla libertà deifigli di Dio.Spesso le espressioni del salmo cioffriranno il modo di pregarepiù facilmente e con maggior fer-

vore, sia quando rendiamo gra-zie a Dio e lo glorifichiamo inesultanza, sia quando lo suppli-chiamo dal profondo delle no-stre sofferenze. Tuttavia - soprattutto se il salmonon si rivolge direttamente a Dio- può sorgere talvolta qualchedifficoltà. Il salmista, infatti, nellasua qualità di poeta spesso parlaal popolo rievocando la storiad’Israele; talvolta interpella altri,e fra questi magari anche crea-ture prive di ragione. Talora in-troduce a parlare anche Diostesso e gli uomini, e anche,come nel salmo 2, i nemici diDio. È chiaro quindi che il salmonon è preghiera dello stesso tipodi una orazione o colletta com-posta dalla Chiesa. Inoltre il ca-rattere poetico e musicale deisalmi comporta talvolta sianopiuttosto cantati davanti a Dioanziché svolgersi in discorso di-retto a lui, come avverte san Be-nedetto: “Consideriamo come cisi deve comportare alla presenzadi Dio e dei suoi angeli, e parte-cipiamo alla salmodia in modoche il nostro spirito preghi al-l’unisono con la nostra voce”.Chi recita i salmi apre il suocuore a quei sentimenti che isalmi ispirano secondo il loro ge-nere letterario: di lamentazione,di fiducia, di rendimento di gra-zie. Questi generi letterari giusta-mente sono tenuti in grandeconsiderazione dagli esegeti.Chi recita i salmi, aderendo al si-gnificato delle parole, presta at-tenzione all’importanza del testoper la vita umana dei credenti. Sisa infatti che ogni salmo fu com-posto in circostanze particolari,

Saperne di più per pregare meglio

A propositodi Salmi

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8 LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO 2019

alle quali intendono riferirsi i ti-toli premessi a ciascuno di essinel salterio ebraico. Ma in veritàqualunque sia la sua origine sto-rica, ogni salmo ha un proprio si-gnificato, che anche ai nostritempi non possiamo trascurare.Sebbene quei carmi siano staticomposti molti secoli fa pressopopoli orientali, essi esprimonoassai bene i dolori e la speranza,la miseria e la fiducia degli uo-mini di ogni tempo e regione, ecantano specialmente la fede inDio, la rivelazione e la reden-zione.Chi recita i salmi nella Liturgiadelle Ore, li recita non tanto anome proprio quanto a nome ditutto il Corpo di Cristo, anzinella persona di Cristo stesso. Seciascuno tiene presente questadottrina, svaniscono le difficoltà,che chi salmeggia potrebbe av-vertire per la differenza del suostato d’animo da quello espressonel salmo, come accade quandochi è triste e nell’angoscia incon-tra un salmo di giubilo, o, al con-trario, è felice e si trova di frontea un canto di lamentazione.Nella preghiera puramente pri-vata si può evitare questa disso-nanza, perché vi è modo discegliere il salmo più adatto alproprio stato d’animo. Nell’Uffi-cio divino, invece, si ha un deter-minato ciclo di salmi valevoleper tutta la comunità ed eseguitonon a titolo personale, ma anome di tutta la Chiesa, anchequando si tratta di un orante checelebra qualche ora da solo. Chisalmeggia a nome della Chiesapuò sempre trovare un motivo digioia o tristezza, perché anche inquesto fatto conserva il suo si-gnificato l’espressione dell’Apo-stolo: «Rallegratevi con quelli chesono nella gioia, piangete con quelliche sono nel pianto» (Rm 12,15), ecosì la fragilità umana, feritadall’amor proprio, viene risanatanella misura di quella carità perla quale la mente concorda con lavoce che salmeggia.Chi recita i salmi a nome dellaChiesa, deve badare al senso

Sabato 16 febbraio, l’incontromensile dei “sabati france-scani” alla Creta (che que-

st’anno ha per tema “Francescoinsegnaci a pregare”) aveva pertitolo Francesco canta l’amore delPadre. La premessa ci ha fatto ri-flettere come chi ama può solocantare, però Francesco non me-dita e non canta il proprio amoreverso Dio Padre, ma contemplal’Amore del Padre per i suoi figli,e così non può far altro che stu-pirsi e rendere grazie. Lo stuporenasce dal fatto di riconoscere leopere di Dio, che ha creatol’uomo a sua immagine e somi-glianza e, quando l’uomo è ca-duto, in Cristo gli ha dato lasalvezza e promesso il regno giàpreparato. Ma Dio è più di uncreatore e salvatore. Egli, comescrive Francesco, «si offre a noicome a figli» donandoci ogni cosa.Tutto il bene che siamo e che civiene donato e dato di compieresiamo chiamati a restituirlo alPadre attraverso il servizio ai fra-telli, ma anche nella lode e nellabenedizione, e nel rendimento di

grazie. Francesco sa che con ilmale che vediamo compiere nonsi entra in discussione ma, comedice san Paolo, dobbiamo vin-cere il male con il bene: per que-sto suggerisce che, davanti a chibestemmia o fa del male, dob-biamo lodare Dio, benedire efare del bene. Ma quale preghiera al Padre ciinsegna Francesco? Il Padre no-stro! Così come Gesù lo ha inse-gnato ai discepoli chechiedevano di imparare a pre-gare, anche Francesco ci conse-gna il Padre nostro colorato conle sue riflessioni, che nasconodalla scoperta stupita ed amantedi Dio come Padre buono.L’unica sottolineatura su questotesto è legata al tema del maleche Francesco liquida con pocheparole, fedele a quanto scrittosopra: sul male non si riflettetroppo, con il male non si dia-loga perché ci cattura nella no-stra fragilità e ci fa schiavi.Francesco preferisce sottolineareil tanto bene che il Padre ci fa, alcontrario di noi che non ci po-

pieno dei salmi, specialmente alsenso messianico, per il quale laChiesa ha adottato il salterio.Tale senso messianico è diven-tato pienamente chiaro nelNuovo Testamento, anzi fuposto in piena luce dallo stessoCristo Signore, quando disse agliapostoli: «Bisogna che si compianotutte le cose scritte su di me nellaLegge, nei profeti e nei salmi» (Lc24,44). Di ciò è esempio notis-simo quel dialogo, riferito daMatteo, circa il Messia, Figlio diDavid e suo Signore (Mt 22,44s)

in cui il salmo 109 viene riferitoal Messia. Seguendo questa via,i santi Padri accolsero e spiega-rono tutto il salterio come profe-zia di Cristo e sulla Chiesa; e conlo stesso criterio i salmi sono statiscelti nella sacra Liturgia. L’interpretazione cristologicanon si limita soltanto a queisalmi che sono considerati mes-sianici, ma si estende a moltialtri, nei quali senza dubbio sitratta di semplici adattamenti,convalidati tuttavia dalla tradi-zione della Chiesa.

Frutto di un “sabato francescano”

PadreNostro

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9LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO 2019

niamo mai la domanda “Perchéa me?” davanti al bene, al bello,alla forza nell’affrontare diffi-coltà davanti alle quali altri soc-combono. Ci stupiamo sempre esolo del male, della sofferenzache ci colpisce e mai dell’abbon-danza di grazia, di perdono, diamore che il Padre ci elargisce apiene mani in ogni tempo ed inogni luogo. Non avrebbe sensocommentare oltre queste parole,quindi le consegniamo alla vo-stra lettura e riflessione cosìcome sono uscite dall’anima edal cuore di Francesco.

o santissimo Padre nostrocreatore, redentore, consolatoree salvatore nostro.Che sei nei cieli negli angelie nei santi, e li illumini allaconoscenza, perché Tu, Signore,sei luce; li infiammi all’amore,perché Tu, Signore, sei amore;poni in loro la tua dimora e liriempi di beatitudine, perchéTu, Signore, sei il sommo bene,eterno, dal quale proviene ognibene e senza il quale non esistealcun bene.Sia santificato il tuo nome,si faccia luminosa in noi laconoscenza di Te, affinché pos-siamo conoscere qual è l’am-piezza dei tuoi benefici, l’esten-sione delle tue promesse, lasublimità della tua maestà e la pro-fondità dei tuoi giudizi.Venga il tuo regno affinché Turegni in noi per mezzo della graziae ci faccia giungere nel tuo regno,dove la visione di Te è senza veli,l’amore di Te è perfetto, la comunionecon Te è beata, il godimento di Tesenza fine.Sia fatta la tua volontà come incielo così in terra affinché ti amiamocon tutto il cuore, sempre pensandoa Te con tutta l’anima, sempre desi-derando Te; con tutta la mente, orien-tando a Te tutte le nostre intenzionie in ogni cosa cercando il tuo onore;e con tutte le nostre forze, spendendotutte le nostre energie e i sensi del-l’anima e del corpo a servizio del tuoamore e non per altro; e affinchéamiamo i nostri prossimi come noi

stessi, attirando tutti secondo lenostre forze al tuo amore, godendodei beni altrui come fossero nostri enei mali soffrendo insieme con loroe non recando alcuna offesa a nes-suno.Da’ a noi oggi il nostro panequotidiano: il Figlio tuo diletto, ilSignore nostro Gesù Cristo, in me-moria e comprensione e venerazionedell’amore che Egli ebbe per noi e ditutto quello che per noi disse, fece epatì.E rimetti a noi i nostri debiti perla tua infinita misericordia, per la

potenza della passione del tuo Figliodiletto e per i meriti e l’intercessionedella beata Vergine e di tutti i santi.Come noi li rimettiamo ai nostridebitori e quello che noi non sap-piamo perdonare, Tu, Signore, fa’che perdoniamo, cosicché per amortuo amiamo i nemici e intercediamoper loro presso di Te, non rendendoa nessuno male per male e impe-gnandoci in Te ad essere di giova-mento in ogni cosa.E non abbandonarci alla tenta-zione nascosta o manifesta, improv-visa o persistente./ E liberaci dalmale passato, presente e futuro. Amen.

Finito l’incontro mi sono ricor-data che tanti anni fa, era il 1994,nell’ardore dei miei inizi anch’io

avevo trasformato in preghierale mie riflessioni ed il mio stu-pore per l’incontro con Dio chemi si stava sempre più rivelandoPadre di misericordia. Ho cer-cato e ritrovato e riletto questotesto: se rifacessi ora lo stessoesercizio di riflessione sarebberoancora ampiamente valide le pa-role che ho scritto allora. Su pro-posta del nostro parroco offroalla vostra lettura anche questemie parole intorno alla paternitàdi Dio.Padre nostro, Padre buono, Padre

paziente, Padre giusto,che sei nei cieli, che ci av-volgi come ci avvolge il cie-lo, che Ti lasci respirarecome respiriamo il cielo.Sia santificato il Tuo Nome,sia glorificato, sia lodato,sia svelato, sia annunciatoil Tuo Nome.Venga il Tuo Regno, abbia-mo bisogno del Tuo Regno,abbiamo nostalgia del TuoRegno.Sia fatta la Tua volontà, siacercata, sia accolta, sia de-siderata, sia amata la Tuavolontà come in cielo cosìin terra.Dacci oggi il nostro panequotidiano, dacci la Tua Pa-rola, dacci Tuo Figlio Euca-ristia e facci pane spezzato

per i nostri fratelli.Rimetti a noi i nostri debiti,quelli che ben conosciamo e quelliche non sappiamo vedere.Come noi li rimettiamo ai nostridebitori che, forse, non sanno diaverci ferito, che Tu continui adamare.E non ci indurre in tentazione,non lasciarci cadere, ma provacicon il fuoco perché possiamo,anche se cadiamo, rialzarci puri-ficati.Ma liberaci dal male, quello chesappiamo fare così bene, quellofatto di disattenzione e superfi-cialità che ci porta a ferire conuno sguardo, un tono di voce,un sospiro, un’indecisione nelcompiere il bene.Amen.

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gli, hai sempre di meglio da fare.Non ho parole”. A questo puntoil clima diventa molto teso e Fi-lippo dice: “Va beh, non vi pre-occupate, posso anche saltare lamia partita di calcio. Ma, per fa-vore, smettetela di litigare, sonostufo di sentirvi sempre discu-tere”. Cari genitori, se ci sono delle in-comprensioni tra voi, cercate dinon litigare mai davanti ai vostrifigli, non fateli sentire colpevolidi cose in cui non c’entranoniente. La partita di Filippo è di-ventata motivo di litigio per i ge-nitori: questo crea nel figlio unsenso di colpa, perché si sente re-sponsabile della discussione nataa tavola.

Da questo numero la Fondazione G.B. Guzzetti offrirà un testo, scrittodai professionisti che lavorano neiconsultori, da pubblicare sulle rivisteparrocchiali del nostro Decanato. Sitratta di testi semplici e di facilelettura che raccontano una storia divita familiare. I nostri operatori vo-gliono così aiutare i lettori a scoprirecome a queste situazioni molto co-muni si possa trovare una soluzione.

Una famiglia si ritrova acena come tutte le sere. Sirespira un’aria tesa,

mamma e papà sono stanchi,come sempre. I ritmi serrati dilavoro, gli impegni famigliari ele incombenze quotidiane non la-sciano molto respiro ai genitori.La mamma si rivolge al marito echiede: “Domani puoi portare Fi-lippo alla partita di calcio? Io nonposso perché, come ti avevo giàdetto, ho un impegno di lavoro enon riesco a uscire per tempo”.Papà: “Assolutamente non posso.Lo sai che non posso uscire dal-l’ufficio così presto! Te l’ho giàdetto mille volte”. Mamma:“Non te lo chiedo mai, ma peruna volta potresti fare unosforzo”. Papà: “Allora chiedi atua mamma”. Mamma: “Miamamma non è la nostra baby-sit-ter. Anche lei ha i suoi impegni,non può correre quando ab-biamo bisogno! Quando vuoi an-dare a giocare a tennis hai sem-pre tempo: sei un vero egoista”.Papà: “Non vado mai a giocare atennis, solo una volta ogni tanto.Sei la solita noiosa, fai tante storiee lavori solo part-time”. Mamma:“Non dire bugie. Ogni volta cheti chiedo un piacere per i tuoi fi-

Per i figli è molto doloroso assi-stere ai litigi dei genitori: i figlinon dovrebbero assistere mai allelitigate di mamma e papà, anzidovrebbero respirare un climasereno e non conflittuale in fami-glia. In secondo luogo è bene chenelle discussioni non si inseri-scano problematiche non inerential problema da affrontare. Nel dialogo tra i genitori emergela figura della nonna come mo-tivo di litigio, il lavoro part-timecome occasione di offesa per lamamma, lo sport del padre comemomento di evasione eccessiva.È bene cercare di non confondereproblemi diversi, ma risolvereuno alla volta i motivi di ten-sione. I genitori dovrebbero rap-presentare per i figli un modellopositivo e costruttivo nel dialogo,insegnando loro a confrontarsi inmodo pacifico e sereno, senza li-tigare. In famiglia bisogna colla-borare per far funzionare le cose,ognuno facendo degli sforzi e deisacrifici. Se ciascuno fa la suaparte, il clima non può che mi-gliorare.

Dott.ssa Alma BianchiMediatrice Familiare

10 LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO 2019

un aiuto alle famiglie

Genitorie figli

FONDAZIONE G. B. GUZZETTI –MILANO

La Fondazione G.B. Guzzetti è co-stituita da sei consultori familiariprivati, di ispirazione cristiana ac-creditati con Regione Lombardiaoperanti nel territorio milanese.La missione dei consultori è la curae l’assistenza della famiglia nelle di-verse fasi della sua crescita offrendoservizi per l’individuo, la coppia e lafamiglia nel suo complesso. Svolgonoattività di carattere sia preventivo,che terapeutico per poter portareaiuto concreto nelle situazioni critiche. La Fondazione gestisce i sei consul-tori dal 1 gennaio 2014 ed è associataa Fe.L.Ce.A.F. (Federazione Lom-barda dei Centri di Assistenza allaFamiglia), l’ente che rappresenta iconsultori familiari di ispirazionecristiana della Lombardia.

Accanto alla Fondazione G.B. Guz-zetti sono presenti sul territoriolombardo altre 5 fondazioni all’in-terno di un disegno complessivo disviluppo, riordino e trasformazionedei consultori familiari Fe.L.Ce.A.F.

Centro Consulenza Famiglia - Via Strozzi, 6/a Milanotel: 02-42.36.833 email: ccfstrozzi @libero.itPer appuntamenti o informazioni:dal lunedì al venerdì - ore 9/13 e 14/18

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11LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO 2019

Dal 22 al 24 aprile i ragazzidi 3° media del nostro ora-torio, insieme a tutti i ra-

gazzi di 3° media della diocesiaccompagnati dai loro educatori,hanno vissuto il pellegrinaggio aRoma in preparazione alla loroprossima Professione di Fede.Siamo partiti carichi di entusia-smo e, arrivati a Roma dopo unlungo viaggio in pullman, comeprima cosa abbiamo visitato lecatacombe di San Callisto. Laguida ci ha illustrato questo an-tichissimo ed enorme luogo sot-terraneo che fu uno dei primi ci-miteri cristiani, con le sue 500.000tombe e una storia lunga secoli.Attraversando insieme questi“corridoi” lunghi e stretti, ab-biamo cercato di capire megliol’importanza di quel luogo edelle sue origini. Alloggiavamopresso la casa per ferie “FelicePrinetti”, gestita da un gruppodi suore e poco distante dal cen-tro. Dopo la cena abbiamo tra-scorso la serata in compagnia di-vertendoci. Il mattino seguente,dopo la sveglia all’alba, ci siamodiretti alla Basilica di San Pietroper assistere alla Messa solennepresieduta dal nostro arcive-scovo Mario Delpini. Un mo-mento molto sentito e parteci-pato da tutti gli oltre seimilapre-adolescenti, e da centinaia disacerdoti ed educatori. In questacelebrazione, un educatore e al-cuni ragazzi del nostro oratoriohanno avuto la possibilità e lagioia di servire all’altare comechierichetti! Nell’omelia dell’Arcivescovo, ab-biamo capito quanto ognuno dinoi, nei momenti di sconforto o

difficoltà, possa riuscire a cre-dere, sperare e amare, per vivereal meglio la nostra vocazione ela nostra vita. Terminata laMessa, siamo andati alla Basilicadi San Paolo fuori le Mura e ab-biamo conosciuto le origini diquesta bellissima chiesa, e dicome la forza e la volontà di Diosia riuscita a convertire un uomopagano, san Paolo. Terminata lavisita, abbiamo visitato la città li-beramente, attraversando le

piazze e le vie più famose dellacapitale. Il giorno dopo ci siamosvegliati, pronti per andare inpiazza San Pietro ad assistere allacatechesi di papa Francesco, chequel giorno continuava il per-corso sul Padre Nostro. Ci siamomessi in ascolto del suo discorsoe, una volta terminato, il papa havoluto salutare tutti i pre-adole-scenti della Diocesi che erano aRoma per questo pellegrinaggio.E lì, con cartelloni o altri modi,ci siamo fatti sentire! Terminatala catechesi siamo tornati a casaper il pranzo e un ultimo mo-mento di preghiera insieme.Siamo poi partiti per Milano nelpomeriggio, felici ed entusiastidi aver trascorso un ottimo pel-legrinaggio tutti insieme, connuovi o vecchi amici. Un’espe-rienza fantastica che speriamopossa ripetersi in ancora!I ragazzi e gli educatori di 3a media

Pre-adolescenti a Roma

Esperienzada ripetere

Chierichetti in San Pietro

Che emozione!Unico ed emozionante: ma

potrei descrivere quel mo-mento con molti altri ag-

gettivi! È stato davvero significa-tivo, per me, servire comeministrante all’altare papale dellamaestosa ed imponente basilicadi San Pietro in Vaticano, con al-cuni altri chierichetti e alla pre-senza del nostro arcivescovo Ma-rio Delpini. Un’occasione chepenso non capiterà più, ma cheè stata davvero piena di gioia edi importanza. Svolgo questoservizio da più di sei anni nellanostra parrocchia, un servizioche aiuta noi chierichetti e i fedelia seguire meglio le celebrazionie a vivere bene la propria fedecristiana. In San Pietro, il compitoche mi è stato affidato era quellodi portare la grande croce (pe-santissima!) che si trova proprionella Sagrestia Vaticana, ed ero

affiancato da chi svolgeva ilruolo di candele primarie, Lucae Silvio, anche loro chierichettialla Creta. E anche Giulia e Gin(quest’ultima educatrice e chie-richetta di San Vito) hanno avutoil compito di tenere, quando ne-cessario, il pastorale e la mitriadell’Arcivescovo. Grazie a questapossibilità che ci è stata concessa,abbiamo sicuramente vissuto almeglio la celebrazione. Possiamoquindi assicurare che fare il chie-richetto nella Basilica di San Pie-tro ha tutto un suo effetto!

Matteo

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12 LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO 2019

I frati della no-stra parrocchianon conoscono

l’ozio, perchétante sono le atti-vità da seguire eportare avanti, cene sono per tutti eper tutte le età.Per fortuna perònon mancano per-sone di buona vo-lontà, pronte adare il propriocontributo. Il 4 e 5maggio c’è stata laFesta degli Anni-versari di matri-monio. Anch’io emio marito abbiamo partecipatoe festeggiato cinquantacinqueanni di vita insieme e per questovorrei dire grazie a frate Paolo ea tutti i suoi collaboratori per ibellissimi momenti trascorsi in-sieme a tante altre coppie disposi. Due giornate di allegriariuscite alla grande, siamo statibenissimo! Tutto organizzato concura e professionalità: dallo spet-tacolo, alla messa, al regalo. E perfinire uno squisito pranzo. Allapresentazione delle coppie mi èstato chiesto un ricordo partico-lare di questi cinquantacinqueanni trascorsi in parrocchia. Nonho esitato a rispondere che il miopensiero andava a fra Martino ea frate Armando, che in passatomi furono vicinissimi nei mo-menti di necessità. Ma poi neltempo tanti frati si sono susse-guiti, e per me è stato importantel’arrivo di frate Paolo. Sacerdotedi profonda spiritualità, pastoretanto attento da rendere la nostra

comunità una grande famigliaunita nella preghiera e nel biso-gno. Tutto davvero bello. Ma ilmomento che più mi ha emozio-nato è stato durante la Messa ce-lebrata dal nostro parroco. Lì misono resa conto che Gesù era inmezzo a noi e con noi ascoltaval’omelia del suo messaggero, checon la sua straordinaria capacitàcomunicativa ci rinnovava l’im-portanza del Sacramento del ma-trimonio cattolico nel modo piùprofondo. Riesce con il suo lin-guaggio a trasformare tutto in unmessaggio d’amore a Dio, attiral’attenzione di chi lo ascolta, pe-netra nella coscienza, ha unmodo speciale di esporre la fede,la verità e la grazia di Cristo Si-gnore. E che dire di quell’abbrac-cio inaspettato alla fine della ce-lebrazione? In quel momentointorno a me non esisteva piùnessuno, c’era solo Gesù che mitrasmetteva tutto il suo amore. Ein quella magica atmosfera ho ri-

vissuto quel lontano primogiorno di giugno di cinquanta-cinque anni fa in cui proprio inquesta chiesa trepidanti e colmidi gioia abbiamo pronunciato ilnostro “SI“ davanti a Dio. E Luici esorta ad amarci come Lui amala chiesa. Il nostro amore non èper nulla cambiato: c’è solo qual-che ruga e qualche capello biancoin più ma sono i segni della sag-

gezza e della vita vissuta da rac-contare. Sicuramente durante lavita non si può pretendere sem-pre di avere giornate di sole e diavere sempre “il sole nel cuore“.Ma si deve cercare il coraggio ela forza di non abbatterci. E neimomenti tristi non manchi maila voglia di sorridere anchequando si vorrebbe piangere: al-trimenti la malinconia prende ilsopravvento. Non dobbiamo di-menticarci mai che il misterodell’amore è più forte di ogni av-versità. Mettiamo in pratica l’in-segnamento di papa Francesco: iconiugi si rispettino reciproca-mente, non si vergognino di direscusa, grazie e permesso. Sta quila chiave del vivere bene. Ci in-segna anche che non si deve maismettere di sognare e io un sognol’avrei: poter festeggiare i nostrisessant’anni di matrimonio an-cora così. GRAZIE PER TUTTO!

Due felici festeggiati

una testimonianza piena di gratitudine

55 anni insieme

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13LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO 2019

In occasione della Festa degliAnniversari di Matrimonio, lanostra compagnia teatrale ha

offerto ai festeggiati una simpa-tica ed originale rassegna di “Let-ture” riguardanti l’amore, il ma-trimonio e la vita di coppia. Necondividiamo una piccola partecon voi riportando di seguito al-cuni brani.

Benedizione Apache per gli sposiAdesso non sentirete la pioggia, poichésarete riparo l’uno per l’altra. Adessonon sentirete più freddo, poiché viriscalderete l’un l’altra. Adesso nonci sarà più solitudine, poiché saretecompagni l’uno per l’altra. Adessosiete due persone, ma c’è una solavita davanti a voi. Che la bellezza vicircondi nel viaggio - davanti e attra-verso gli anni, che la felicità diventiil vostro compagno fino al posto doveil fiume incontra il sole. E che i vostrigiorni insieme siano buoni e lunghisu questa terra.

L’amore visto dai bambiniQuando nonna aveva l’artrite enon poteva mettersi più lo smalto,nonno lo faceva per lei anche seaveva l’artrite pure lui. Questo èl’amore (Rebecca, 8 anni)Quando qualcuno ci ama, il modoche ha di dire il nostro nome è di-verso: sappiamo che il nostronome è al sicuro in quella bocca(Luca, 4 anni)L’amore è quando la ragazza simette il profumo, il ragazzo il do-pobarba, poi escono insieme perannusarsi (Martina, 5 anni)L’amore è quando esci a mangiaree dai un sacco di patatine fritte aqualcuno senza volere che l’altrole dia a te (Gianluca, 6 anni)

L’amore è quando qualcuno ti fadel male e tu sei molto arrabbiato,ma non strilli per non farlo pian-gere (Susanna, 5 anni)L’amore è quando mamma fa ilcaffè per papà e lo assaggia primaper assicurarsi che sia buono (Da-niele, 7 anni)L’amore è quando una donna vec-chia e un uomo vecchio, sono an-cora amici anche se si conosconobene (Tommaso, 6 anni)Non bisogna mai dire ti amo senon è vero, ma se è vero bisognadirlo tante volte, perché le personedimenticano (Jessica, 8 anni)

Il matrimonio secondo Gibran“Che cos’è il Matrimonio, maestro?”E lui rispose dicendo: “Voi sietenati insieme e insieme starete persempre. Sarete insieme quando lebianche ali della morte disperderannoi vostri giorni. E insieme nella si-lenziosa memoria di Dio. Ma vi siaspazio nella vostra unione. E tra voidanzino i venti dei cieli. Amatevil’un l’altro, ma non fatene una pri-gione d’amore: piuttosto vi sia unmoto di mare tra le sponde dellevostre anime. Riempitevi l’un l’altrole coppe, ma non bevete da un’unicacoppa. Datevi sostentamento reci-proco, ma non mangiate dello stessopane. Cantate e danzate insieme estate allegri, ma ognuno di voi siasolo, come sole sono le corde delliuto, benché vibrino di musica ugua-le. Donatevi il cuore, ma l’uno nonsia di rifugio all’altro, poiché solo lamano della vita può contenere ivostri cuori. E siate uniti, ma nontroppo vicini; le colonne del tempiosi ergono distanti, e la quercia e ilcipresso non crescono l’una all’ombradell’altro.»

Il computer è maschio o femmina?L’insegnante spiega che i nomisono divisi in “maschile” e “fem-minile”. Stupito uno studente chie-se: “Di che genere è il computer?”Non sapendolo, l’insegnante divisela classe in due gruppi, chiedendoloro di decidere. Un gruppo eracomposto da ragazze, e l’altro daragazzi. Il gruppo delle ragazze concluseche i computer sono maschi per-ché:1) per poter aver la loro attenzione,devi accenderli 2) contengono molti dati, ma sonoprivi di intelligenza propria 3) dovrebbero esser lì per risolverei tuoi problemi, ma per metà deltempo sono loro il problema4) non appena te ne procuri uno,ti accorgi che, se avessi aspettatoun po’, avresti potuto averne unomigliore.I ragazzi decisero che i computersono femmine perché: 1) nessun altro al di fuori del lorocreatore capisce la loro logica in-terna. 2) il linguaggio di cui si servonoper comunicare con gli altri com-puter è incomprensibile a chiun-que 3) i tuoi errori, anche minimi,sono immagazzinati nella memo-ria a lungo termine per essereusati più avanti e non te ne per-donano uno 4) come ne entri in possesso ti ri-trovi a spendere metà del tuoconto in banca per gli accessori

Festa d’anniversario (dialogo tragli sposi)“Cara, ho deciso che per i tuoi 50anni ti offro un viaggio in Kenya!” “Che bello, caspita! E per i miei60 anni, lo sai già?” “Certo, verrò a riprenderti!”“Amore, domani facciamo 50 annidi matrimonio, che facciamo perfesteggiare?” “Un minuto di silenzio!” “Domani per il nostro 50° anni-versario voglio ammazzare il pollo!” “Che colpa ne ha il pollo? Am-mazza tuo cugino: è lui che ci hapresentati!”.

Festa degli Anniversari di Matrimonio

Amoree dintorni

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14 LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO 2019

Esercizi spirituali alla Creta,seconda edizione. Que-st’anno si parte con una di-

chiarazione d’intenti che ha cometema: “Santi della porta accanto”,presa dall’Esortazione apostolicadi papa Francesco “Gaudete etexultate”. La parola “santo” di solito, vieneusata come attributo del Santis-simo, di Maria o con la esse mi-nuscola per indicare uomini edonne che hanno dato se stessiper seguire le orme di Cristo. Maci accorgeremo, strada facendo,che non è proprio così. Si scende poi, nello specifico deisottotitoli delle proposte giorna-liere di predicazione, tutte inti-tolate con un versetto del Van-gelo: «Siate santi, perché io, ilSignore Dio vostro, sono santo/Vilascio la pace, vi do la mia pace/Nonchi dice Signore, ma chi fa la volontàdel Padre/Beati voi quando.../Comeil Padre ha mandato me, io mandovoi».Gli esercizi spirituali sono iniziatidomenica pomeriggio 12 maggiocon una preghiera mariana edElevazione musicale in onore diMaria, modello di santità. Tra i predicatori, oltre a fra’ Giu-seppe Fornoni, frate cappuccinodella Sacra Famiglia di CesanoBoscone, quest’anno c’è una“new entry”: fra’ AlessandroCorradini, ultimo arrivato nellafraternità della Creta, al suo de-butto nella predicazione di que-sto tipo, ma che, da questa im-presa, verrà fuori alla grande!Alle sei del mattino, apre “la pa-lestra della Creta” e si inizia il ri-scaldamento del corpo: genufles-sione, in piedi, in ginocchio,

“Siate santi - dice il Signore - per-ché io voglio che diventiate comeme, vi ho fatto apposta! E perquesto siate miti, imparate da meche sono mite e umile di cuore ela vostra vita sarà più leggera egioiosa”. Sembra facile, ma in unmondo di arroganti e narcisisti,questa è un’impresa titanica.Dice papa Francesco nella suaEsortazione: «Reagire con umilemitezza, questa è santità. Saperpiangere con gli altri, questa è san-tità. Guardare e agire con misericor-dia, questa è santità. Mantenere ilcuore pulito da tutto ciò che sporcal’amore, questa è santità. Beati glioperatori di pace perché chiamati fi-gli di Dio. Accettare ogni giorno lavia del Vangelo, questa è santità...».Sembrano le istruzioni per l’usodi un farmaco un po’ sgradevolema che dobbiamo assumere sevogliamo star bene ed essere ingrazia di Dio! «Vi lascio la pace, vido la mia pace» dice il Signore equel piccolo grande santo di As-sisi ce l’ha lasciato scritto anchenel suo Testamento, un salutobellissimo che contraddistingueil popolo francescano: “Il Signoreti dia pace!”. Alla fine della settimana di Eser-cizi Spirituali quindi, dopo il ri-scaldamento dell’anima, i piega-menti del cuore, lo stacco da terraper guardare il Cielo, nel silenziodell’Adorazione Eucaristica, forsequalcosa abbiamo imparato! Si-curamente il cuore è più lieto eleggero, e già pieno di nostalgia! Ora non ci resta che continuare,perseverare nell’allenamento,camminare, correre se necessario,ma sempre un passo dietro aGesù, nostro Signore e Maestro,che ci proteggerà dal sole con laSua ombra, ci riparerà dal ventoe dalla pioggia battente con il Suocorpo, e ci prenderà in bracciocon tenerezza nelle tempestedella vita. Grazie di cuore a fra’ Giuseppee fra’ Alessandro, promettenteprimizia della vigna del Signoree a fra’ Paolo, “coach” sempre vi-gile e solerte della “palestra spi-rituale” della Creta!

seduti; e dell’anima che deve farespazio, fare silenzio e mettersi inascolto. E cominciamo a sentire iprimi scricchiolii, le tensioni delcuore, le difese arrugginite comecatene. Santi noi? Santa io? Ma come èpossibile se ad ogni Atto Peni-tenziale della messa mi batto trevolte la mano sul petto dicendo:“Mia colpa...” perché ho semprequalcosa da farmi perdonare ?Fra’ Paolo ci invita a invocare loSpirito Santo con un antico canto,bellissimo e solenne, che ci ac-compagnerà per tutta la setti-mana: “Discendi Santo spirito, lenostre menti illumina, del Ciel lagrazia accordaci tu, Creator degliuomini”. Ecco, appunto, la graziadel Signore, è un dono o un pre-mio? Perché solo con quella èpossibile la santità per noi co-muni mortali. Il Signore chiamatutti, perché tutti, ci spiega fra’Alessandro, abbiamo nel nostrocorredo genetico il gene dellasantità che si manifesta nel con-testo in cui viviamo: famiglia, la-voro, comunità. Insomma nonoccorre fare quattro o cinquequaresime l’anno come eremiti,e digiuni sfinenti come san Fran-cesco a La Verna; il Signore pre-tende molto meno da noi, ma loesige se desideriamo essere ingrazia con Lui!

Esercizi spirituali 2019

Santi dellaporta accanto

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La sera del 21 maggio nel sa-lone dell’oratorio l’Associa-zione “Libera” ha organiz-

zato la presentazione del libro“In nome del figlio”. Si tratta diun racconto-biografia scritto daJole Garuti, che narra con grandemaestria la vita, la passione, gliideali di Saveria Antiochia, suagrande amica e madre di Ro-berto, giovane poliziotto uccisodalla mafia a Palermo il 6 agosto1985.Roberto era membro della scortadei commissari Beppe Montanae Ninni Cassarà, assassinati daCosa Nostra rispettivamente il 28luglio e il 6 agosto 1985. Nella presentazione di don Ciottisi legge di come la madre - cheun giorno disse “Quando ti ucci-dono un figlio, sparano anche su dite” - riuscì a trasformare quel do-lore in ricerca di verità: “Io chesono la mamma di un poliziotto, cheha provato il dolore terribile di vedereil figlio steso in una bara, avrei po-tuto chiudermi in casa a piangere ebasta. Avrei dovuto avere paura diquesta gente. Ma non l’ho avuta”.Due settimane dopo i funerali diRoberto, Saveria si presenta allaredazione romana del quoti-diano “la Repubblica” con unalettera che viene pubblicata il 22agosto 1985 e si scatena l’infernoal ministero degli Interni. Durele sue parole: “Mio figlio è mortoper la squadra mobile di Palermo,per la sua squadra mobile, è mortonel volontario, disperato tentativodi dare al suo superiore e amico Cas-sarà un po’ di quella protezione chealtri avrebbero dovuto dargli, in benaltra proporzione, sapendo quantofosse preziosa la sua opera e in quale

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un libro che fa pensare

In nomedel figlio

tremendo pericolo fosse la sua vita”.Saveria, da quel 6 agosto, cambiaradicalmente la sua vita dedican-dola alla memoria del figlio, im-pegnandosi a combattere la ma-fia, diffondendo i valori e gliideali del suo ragazzo.È stata tra i fondatori del CircoloSocietà Civile a Milano, volutoda Nando dalla Chiesa, e in unalettera gli scriveva con grandemodestia “A me basta parteciparee collaborare. L’importante è che iopossa dare il mio contributo per unasocietà civile, basta che vi sia un po-sto per me, quale me lo farai saperetu, spero molto presto, e mi staràbene.”Scoprì il valore educativo del rac-conto e della testimonianza. Il fi-glio Alessandro ricorda ancoragli avvisi che “mamma” lasciava,per avvertire della sua assenza,per recarsi nelle più disparatecittà d’Italia a parlare, raccontaree tenere viva la memoria di Ro-berto: raccontava la storia del fi-glio ucciso dalla mafia, per dif-fondere i suoi valori, le sue idee,i suoi pensieri. Nelle scuole ditutto il Paese raccontò senza la-crime gli ideali di Roberto, la suavolontà di difendere i diritti deipiù deboli, di lottare per un Italialibera e democratica, contra-stando l’arroganza e la violenzamafiosa. Il silenzio con cui veniva

ascoltata aveva qualcosa di ma-gico.Saveria, durante un incontro congli alunni delle scuole medie aReggio Calabria, all’intervista-tore rispose: “Penso che la man-canza di legalità che è arrivata allagola in questo Paese abbia radici pro-fonde, fin da quando sono piccoli. Lalegalità non deve essere incombente,la paura del carabiniere, ma unascelta di vita onesta e necessaria…”. Sono parole che arrivavanodritte al cuore dei giovani, chi leascoltava percepiva come un ri-sveglio, una scossa.Agli studenti di Milano si rivolsecon queste parole: “Io non sonovenuta qui per farvi una lezione dimafia. Per anni sono andata nellescuole e ho avuto dialoghi molto bellicon voi giovani, perché i giovani ca-piscono tante cose che gli adulti sonorestii ad ammettere...”.Fu anche tra i fondatori del Mo-vimento antimafia di Palermo edell’associazione Libera.Saveria, ribelle, alzò la testa di-nanzi allo strapotere di Cosa no-stra, all’epoca la più forte orga-nizzazione criminale. Nel 1990venne eletta nel Consiglio comu-nale di Palermo, ma la politicanon era il suo mondo.Dal 1993 Saveria frequentò Sa-riano, un paesino del Polesine di-ventato quasi un’università popo-lare dell’antimafia, caratterizzatadalla passione, dal valore e dallacompetenza dei partecipanti aidibattiti: magistrati, giornalisti,politici, semplici cittadini prove-nienti da tutta Italia.Il clima che si respirava eraquello di una grande famigliache, in un’ Italia sconvolta dagliattacchi mafiosi e dalla dilagantecorruzione, aveva scelto di im-pegnarsi direttamente, di nonstare a guardare, ma di capire eagire: il 30 maggio 1993 tra chilevò alto il grido “lo Stato nontratti con la mafia” c’era ancheSaveria Antiochia.Con fatica fu presente ad ogniudienza dei processi per l’ucci-sione di Roberto e di Ninni Cas-sarà e la sua testimonianza fu de-

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terminante. Nel 2000, già minatadalla malattia, scriveva ad unIstituto tecnico-commerciale diAdria: “Dopo tanti anni e troppiavvenimenti drammatici, i processie le condanne ai boss mafiosi cattu-rati, dopo tanti morti e tanti dolori,dobbiamo ancora lottare contro que-sto terribile fenomeno criminale che,quando non è palese, è latente e ope-rante nell’ombra.”Non tollerava alcun cedimentodello Stato alla mafia, l’ipotesi diuna trattativa la indignava ed erasubito pronta a prendere lapenna o il telefono, per far sentirla sua voce fremente e carica diindignazione.Saveria, una donna forte cheseppe trasformare il suo dolorein un movimento di ribellionecondiviso da molti. Donna ap-passionata e generosa, ma capacedi essere anche dura, come lo fucon la Questura di Palermo e conil governo dell’Ulivo. Per tutta la vita continuò a chie-dersi e a chiedere chi fosse la“talpa” tra gli uomini della Que-stura di Palermo. La domandastraziante e ricorrente era pro-prio questa: chi aveva seguito glispostamenti e avvertito gli ese-cutori dell’omicidio del commis-sario Ninni Cassarà di ritorno acasa? Anche agli uomini del-l’Ulivo, che ritenevano che i col-legamenti tra Stato e mafia di-pendessero dal mancato ricambiopolitico e che promettevanograndi cambiamenti rivelatisi poiprivi di significato, riservò paroledure.Jole Garuti, socia fondatrice delCircolo Società civile, autrice dellibro e stretta amica di Saveria,ha ricordato con ammirazionecome, a pochi mesi dall’omicidiodel figlio, Saveria riuscisse a par-larne senza piangere. Perché il ri-cordo di Roberto viveva attra-verso le sue parole e questoricordo, diceva Saveria, non do-veva essere confuso con le la-crime.Per amore e nel ricordo del figlio,sollecitava i giovani a scegliere:scegliere da che parte stare ed es-

sere fedeli a questa scelta, neivalori che avevano contraddi-stinto la vita di Roberto.Saveria è morta nel 2001. Al suofunerale c’erano gli amici veri,tanti amici, soprattutto tanti ra-gazzi, c’erano personalità, qual-che rappresentante del mondoistituzionale, che aveva capito laforza di questa grande donna.Saveria è stata un esempio dieroina moderna, raccontare lasua storia, come ha affermato

Jole Garuti, era una necessità: ri-cordare questa vita di coraggio,umiltà e forza d’animo risulta an-cor oggi una esigenza attuale.Il giorno 1 dicembre 2006 a Mi-lano è stata inaugurata la sededell’associazione Saveria Antio-chia Omicron (SAO) con la col-laborazione fra la Provincia diMilano, l’Associazione Libera eOmicron (Osservatorio milanesesulla criminalità organizzata alNord).

Salutando Alberto

Grazie per il tuo beneLo scorso 14 maggio il nostro caroamico Alberto Carcano, ci ha lasciatiper entrare nella Casa del Padre.Per ringraziare e salutare Alberto efare tesoro del suo bene, abbiamovissuto una celebrazione funebre pie-na di vita e di amicizia, di musica edi canti, proprio come è stata la suavita, proprio come avrebbe volutolui. Ecco i pensieri raccolti dopo ilVangelo, e al termine della celebra-zione.

È un giorno particolare que-sto, nel quale stiamo salu-tando e ringraziando Al-

berto per tutto il bene che havissuto e ci ha voluto, ci ha rega-lato e ci ha insegnato.Nei proverbi popolari si dice che“di Venere e di Marte non ci sisposa e non si parte!”. E inveceAlberto proprio oggi ci insegnaquanto è grande il suo amore perLoredana sua sposa e per la suafamiglia che ha costruito conMatteo e Luca. Lo fa attraversola prima lettura (Col. 3, 12 -17),che è proprio la lettura scelta perle loro nozze. Ho chiesto a Lore-dana questo permesso. Parole

poste a fondamento di una storiad’amore, parole messe in praticanella realtà quotidiana, scelte divita vissute con convinzione econ gioia. Parole che ci conse-gnano la foto più bella di Alberto,il suo sorriso più simpatico, il suoabbraccio più sincero. Risentia-mole, per rivedere e compren-dere meglio la profondità dellasua persona e della sua vita econsegnarle al cuore e non di-menticarle. «Fratelli e sorelle, sceltida Dio, santi e amati, rivestitevi disentimenti di tenerezza e di bontà,

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di mansuetudine e di umiltà. Sopratutte le cose rivestitevi della carità.E la pace di Cristo regni nei vostricuori. E rendete grazie! E insegnatecon il canto, cantando a Dio con lagioia del vostro cuore». Grazie, Signore, per averci rega-lato Alberto che ha accolto emesso in pratica queste tue pa-role diventando per tutti noi, perla sua famiglia e i suoi parenti,per i suoi amici e suoi compagnidi lavoro e nel tempo libero, perquesta comunità cristiana dellaCreta “un santo della porta ac-canto”. Proprio questo è il temadegli Esercizi Spirituali Parroc-chiali che stiamo vivendo in que-sta settimana. Ed è significativoe suggestivo che attraverso que-sta celebrazione le parole sonosostituite dalla realtà e i predica-tori sono sostituiti dai praticanti.Alberto e tutti gli uomini e ledonne come lui, ci dimostrano eci insegnano che i santi esistono,esistono davvero e sono tra noi“santi della porta accanto”: viadel Pettirosso 12! E ogni altra viadi questa parrocchia e di questacittà, ogni porta di casa nostra edi quella accanto a noi. Anche diquesto siamo molto grati ad Al-berto.Nei proverbi popolari si dice che“di Venere e di Marte non ci sisposa e non si parte!”. E inveceAlberto proprio martedì si èmesso in viaggio, verso la Casadel Cielo, incontro a Cristo Ri-sorto, in braccio al Padre. Certo,è stata una partenza faticosa perlui e per noi, e anche oggi è unsaluto pieno di lacrime, con tantamalinconia ed inquietudine. Ma c’è anche altrettanta spe-ranza. Alberto sarà felice, rice-vendo il premio promesso per iservitori e gli amici fedeli e ungiorno anche noi ci metteremo inviaggio e ci ritroveremo e saràfesta: una festa piena, una festaperfetta, una festa per sempre. Eanche qui una felice coincidenza:ho chiesto a Loredana il per-messo di condividerla con tutti.Martedì, quando Alberto hacompiuto il suo transito, alla

Messa di quel giorno c’era il Van-gelo che abbiamo ascoltato e an-che queste parole sono diventaterealtà. L’apostolo Pietro tanti anni fa, emartedì Alberto, chiedono aGesù: «Ecco, noi abbiamo la-sciato tutto e ti abbiamo seguito;che cosa dunque ne avremo?». EGesù a Pietro tanti anni fa e mar-tedì ad Alberto ha risposto: «Inverità io vi dico: chiunque avrà la-sciato la sua casa e le sue cose, suofratello e sua madre, la moglie e ifigli per venire da me, riceverà centovolte tanto». Questo significa che, nonostantela separazione e la distanza, Al-berto ci amerà «cento volte tanto»,si prenderà cura di noi «centovolte tanto», aiuterà Matteo eLuca a crescere «cento volte tanto»,ci ascolterà e ci parlerà ancora«cento volte tanto». E lo farà se fa-remo tesoro del bene, tutto ilbene che Alberto ha vissuto, ciha voluto e ci ha insegnato. Grazie, Signore, per averci rega-lato Alberto che ha accolto emesso in pratica queste tue pa-role e continua così a regalare atutti noi «cento volte tanto» il beneche già ci unisce: un bene cheoggi ci fa piangere e che da do-mani ci aiuterà a vivere.

fr. Paolo

Volevamo ringraziare davverotutti voi per il vostro affetto e vi-cinanza che ci state dimostrandoe che ci avete dimostrato soprat-tutto in questi giorni difficilissi-mi… Siete tantissimi, amici disempre e amici di vecchia datache non vediamo da tempo…Questo dimostra come Albertoabbia lasciato un segno forte, in-delebile che dura nel tempo neinostri cuori. Alberto, siamo sicuri che ci staiguardando da lassù con il tuosorriso birichino e compiaciutoe che d’ora in poi veglierai su dinoi guidandoci nel nostro cam-mino, in compagnia di chi ti hagià preceduto e sicuramente ac-colto a braccia aperte nel corodegli angeli del Paradiso. Ciao

Alberto! un grosso bacio da tuttinoi!

Giorgio

Sono passato ieri a dare un ultimosaluto ad Alberto. L’ho trovato“bello”: più di quando, in salute,era vivo tra noi. Bello, sereno equasi sorridente come chi puòaffermare di aver compiuto ilcompito che gli era stato affidato.La mente è andata a un pome-riggio di metà settembre del 1983.Ero al tavolo del mio studio perle iscrizioni all’oratorio, quandosulla porta si presentano due quat-tordicenni: maglietta estiva, pan-taloncini corti, volto luminoso: iprimi due ad iscriversi al “gruppoadolescenti”. Erano i due gemelliCarcano: Alberto e Giorgio.È ancora molto vivo in me il ri-cordo del loro impegno nel ser-vizio musicale alla messa, dellaloro vivace partecipazione algruppo animazione e alla com-pagnia teatrale di Peppino, dellaloro immancabile presenza – conpapà Dario e con mamma Anna- alle gite d’oratorio. Nell’albumdei saluti, al tempo in cui lasciavola Creta per Busto Arsizio (appena15 anni fa!) ho trovato la paginafirmata “Loredana, Matteo, Al-berto” e, incollata a fianco, unafoto del Battesimo di Matteo. Scri-vevano: “Tanti carissimi auguronied un grosso in bocca al lupo! Esperiamo di rivederci presto! “Ar-rivederci presto” è il saluto cheora rivolgo io ad Alberto, in que-sto giorno in cui mai avrei im-maginato di scrivere. Arrivederci,Alberto!

fr. Giancarlo

Siamo nel tempo di Pasqua, checi dice che non finisce tutto sullacroce, ma nella gioia della resur-rezione. Cristo fu aiutato dal ci-reneo a portare la croce, ma senoi guardiamo a Lui, sarà Cristostesso il nostro cireneo, sarà luiad aiutarci a portare la croce. Lo-redana, Giorgio, ragazzi, dovete,dobbiamo essere forti perchè...dopo di noi il diluvio!

Danilo

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Domenica 20 ottobre 2019rinnoveremo i Consigli Pa-storali e degli Affari Econo-

mici per gli anni 2019-2023. Cosìscrive il 47° Sinodo diocesano: - Il Consiglio Pastorale «ha un du-plice fondamentale significato: dauna parte, rappresenta l’immaginedella fraternità e della comunionedell’intera comunità di cui è espres-sione in tutte le sue componenti,dall’altra, costituisce lo strumentodella decisione comune pastorale».- Il Consiglio per gli Affari eco-nomici «è moralmente responsabilecon il parroco davanti alla comunitàparrocchiale del corretto e puntualeassolvimento di tutti gli adempi-menti e delle obbligazioni che, perdiritto canonico o norma civile, sonoposte a capo della Parrocchia».Rinnoveremo questi Consiglianimati dalla gioia di percorrereuna nuova tappa evangelizzatricenella vita della nostra Diocesi e diogni singola parrocchia. Cammi-niamo insieme custodendo ildono della comunione e la co-scienza della corresponsabilità.

Come camminare?L’occasione del rinnovo ci ri-mette in gioco, secondo i quattrotratti che il vescovo Delpini haindicato, promulgando il Sinodominore “Chiesa dalle Genti”. 1) Dimorare nello stupore. È unacondizione spirituale che rendeleggeri, lieti, contenti: suggerisceche l’esperienza cristiana è unagrazia sorprendente. Prima deidoveri da adempiere, prima delleverità da imparare, prima deiproblemi da affrontare, primadelle procedure da osservare, laconvocazione di tutti i popoli sul

risolverne molti e di conviverecon quelli che non si possono ri-solvere. Ci ha sempre accompa-gnato quel senso di responsabi-lità per i talenti ricevuti cheimpedisce di restare inoperosi edi pensare solo a se stessi.3) Il forte grido. La vocazione adare forma alla Chiesa di domani,vissuta nella docilità allo Spiritodi Dio, impegna a percorsi di so-brietà, a forme pratiche di solida-rietà, a una sensibilità cattolica chenon tollera discriminazioni.4) «Vieni, ti mostrerò la promessasposa, la sposa dell’Agnello». Le no-stre liturgie, i nostri canti, la no-stra poesia, le immagini della no-stra devozione: ogni celebrazioneaccoglie il dono della comunione

monte del Signore è una festa dacelebrare, una sorpresa che com-muove e trafigge il cuore.2) A proprio agio nella storia. Si èsperimentato che l’intrapren-denza e la creatività, se vissutecon costanza e saggezza, permet-tono di affrontare i problemi, di

Partecipazione alla vita della Chiesa

Rinnovodei Consigli

La nuova rampaDomenica 9 giugno, all’iniziodei Giorni della Creta, è statainaugurata la rampa di accessoalla sala della comunità perpasseggini, carrozzine e per-sone con difficoltà motorie. Ilavori sono stati eseguiti in bre-ve tempo, con competenza egusto. Davvero un sincero rin-graziamento a tutti coloro chehanno lavorato e che stannocontribuendo a coprire la spesasostenuta.

È possibile partecipare la-sciando la propria offerta nellacassetta in fondo alla chiesa otramite bonifico bancario,come di seguito indicato (intal caso si può richiedere in se-greteria parrocchiale la dichia-razione per la detrazione fi-scale).

Parrocchia San GiovanniBattista alla CretaBanca Popolare di Milano

Codice IBAN:IT40P0503401722000000001300Causale: realizzazione RAMPA

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19LA VOCE - MAGGIO/GIUGNO 2019

Con il battesimo

sono nati

alla vita cristiana

8 12/05/2019 Ilaria LOI 9 26/05/2019 Martin Gabriel COLOMBI10 26/05/2019 Francesca GRILLO11 26/05/2019 Luigi MANOCCHIA12 26/05/2019 Viola SALZONE13 26/05/2019 Agsaoay Jeson SANCILLO14 26/05/2019 Camilla TESTA15 08/06/2019 Giulia TORNELLI

In nome di Dio

si sono uniti

in matrimonio

1 11/05/2019 Alessandro RIZZO e Laura CAPONE 2 29/06/2019 Lorenzo COLOMBO e Michela CANTI

Sono tornati

alla casa

del Padre

30 16/04/2019 Gioacchino FORTE via Berna, 11/4 - anni 8731 21/04/2019 Lidia NEGRI P.za S.G.B. Creta, 2 - anni 9532 22/04/2019 Enzo MARIONI Robecco s/N - anni 84

33 26/05/2019 Raffaele AVOLIO via Capinera, 4 - anni 9034 01/05/2019 Angela MAREMONTI via Ugo Pisa, 6 - anni 8535 03/05/2019 Giancarlo MICHELIN via Storno, 18 - anni 7936 05/05/2019 Giuseppe BAGALA’ via Inganni, 52 - anni 6637 05/05/2019 Virgilio CONCAS via Inganni, 64 - anni 9338 05/05/2019 Giulia DE ROSA via Saint Bon, 16 - anni 7639 09/05/2019 Paolo SPINELLI Cesano Boscone - anni 6940 10/05/2019 Enrico SFONDRINI via Zurigo, 25 - anni 6441 14/05/2019 Alberto CARCANO via Pettirosso, 12 - anni 5042 19/05/2019 Valeria NOVELLO via Inganni, 99 - anni 8343 21/05/2019 Maria Carla CASSINELLI via Zurigo, 14 - anni 6744 22/05/2019 Giuseppe PUPPO via Zurigo, 20/6 - anni 8645 30/05/2019 Luciano ZAMBELLI via Berna, 11/8 - anni 9646 03/06/2019 Mafalda MELZIADE via Saint Bon, 6 - anni 8147 04/06/2019 Angela MANGILI via Cardellino, 55 - anni 97

che ci unisce e invita ad espri-merlo con gratitudine e gioia edi-ficando una Comunità che rivelanell’unità la ricchezza della mul-tiformità.

Ma è davvero possibile consi-gliare nella Chiesa?Quanta gioia, quanta formazioneecclesiale nella partecipazione aiConsigli! Ma anche quante fru-strazioni, esitazioni, paure bloc-cano l’assunzione di responsabi-lità nelle nostre Comunità!Molti potrebbero essere i motividi turbamento e di sfiducia cherendono rassegnati i cristiani elungo ci appare il cammino perun rinnovamento evangelicodella Chiesa e delle nostre Co-munità. Dobbiamo, quindi, ac-cettare, con pazienza, di «lavorarea lunga scadenza, senza l’ossessionedi risultati immediati». Molti cri-stiani poi sono scoraggiati dalleincomprensioni e dalla conflit-tualità, che si sperimentano nellenostre assemblee. Altri ancora,diranno che non si sentono all’al-tezza di essere eletti e di assu-mersi una responsabilità. Tro-viamo l’occasione per unaverifica del cammino fatto inquesti quattro anni e domandia-moci: quali argomenti abbiamotrattato? Quali decisioni abbiamopreso? Che cosa consegniamo alnuovo Consiglio Pastorale? Que-sto lavoro è stato fatto da fra’Paolo attraverso una scheda espesso anche un colloquio per-sonale, con ogni consigliere.

Perché proprio io? Come possopartecipare?Forse, nelle nostre comunità ci sisente spesso “voce fuori dalcoro”. Papa Francesco, nella suabellissima lettera pastorale Evan-gelii Gaudium ci ricorda: 1) Iltempo è superiore allo spazio, 2)l’unità prevale sul conflitto, 3) larealtà è più importante dell’idea,4) il tutto è superiore alla parte.Questo stile, orientato al bene co-mune e alla pace, rasserena e in-coraggia ogni futuro consigliere.In questo cammino di evangeliz-

zazione nessuna comunità è sola.Ogni comunità, infatti, sa di es-sere inserita dentro un camminodiocesano e di Chiesa universale.Questo «sentirci parte» dellaChiesa ci fa acquistare respiro eampiezza di orizzonti.

Che cosa è affidato ai Consigli?Ai Consigli Pastorali è affidata lacura che la comunità dei disce-poli del Signore viva del rap-porto con Lui. Che sia una co-munità che nasce dall’Eucaristia,che ascolta la Parola e che viveun clima di preghiera fedele e fi-duciosa, nella persuasione chesenza il Signore non possiamofare nulla. Inoltre è affidata lacura che la comunità sia il conte-sto in cui ciascuno riconosce chela sua vita è una grazia, una vo-cazione, una missione. In parti-colare che l’Oratorio e la pasto-rale giovanile siano scuola dipreghiera e percorso vocazionaleaccompagnati con sapienza daadulti che siano “comunità edu-cante”. E che la carità, la cultura,

le feste e il buon vicinato ne sianosegni semplici e luminosi. Ai Consigli per gli Affari Econo-mici è chiesto sempre più, nellaattuale situazione economicadelle nostre comunità, di far pre-valere il «bene comune» della co-munità pastorale anche nella ge-stione dei beni economici.

Calendario degli adempimentiper il rinnovo dei Consigli- Annuncio del rinnovo e richie-sta di candidature: 9 giugno, giorno di Pentecoste.- Presentazione delle liste:domenica 13 ottobre.- Elezioni: domenica 20 ottobre.- Costituzione del nuovo Consiglio Pastorale: domenica 10 novembre.- Presentazione alla Comunitàdei nuovi Consigli: domenica 10 novembre.- Comunicazione alla Cancelle-ria Diocesana dei nominativi dei nuovi Consigli Pastorali e per gli Affari Economici: entro fine novembre.

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PARROCCHIA SAN GIOVANNI BATTISTA ALLA CRETAPiazza San Giovanni Battista alla Creta, 11 • 20147 MilanoTel. 02.41.72.66 • Ufficio parrocchiale: tel. 02.41.72.67

DICEVA GIOVANNI ALLA FOLLA: «IN MEZZO A VOI C’È UNO CHE VOI NON CONOSCETE»

IO SONO CON TE!