La voce del CIFR

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Filatelia della resistenza

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Lettera del Presidente pag. 1

Verbale delle Riunione del Consiglio Direttivo pag. 2

La Posta da Campo per le quattro divisioni della R.S.I - capitolo 4

Giuseppe Marchese pag. 5

La Crociera Aerea del Mediterraneo Orientale:fine di un’epoca e ... di un’amicizia

Massimo Santonastaso pag. 20

Meccanofilia pag. 27

Uno straordinario airgraph Nino Barberis pag. 28

La mia prima volta a Cesena Nino Barberis pag. 29

Giuseppe Verdi, genio e anima della musica Giovanni Cuomo pag. 32

La Svizzera ricorda Gottlieb Duttweiler Ignazio Lavagna pag. 42

In Biblioteca 43

Il CIFR in azione pag. 44

Marcofilia Gian Franco Mazzucco pag 45

II Comando Forze Operative Terrestri Giovanni Cuomo pag. 47

Chi siamo pag. 48

Comunicato della Segreteria pag. 48

LA VOCE DEL CIFR

NUMERO 100 GIUGNO 2013

Direttore responsabile: Valerio Benelli [email protected]: Tribunale di Milano n.202 del 1° aprile 1996Editore: presso il Presidente Onorario Egidio Errani-Via Grattacoppa, 29348020 SAVARNA RAStampa: Coop. Tipograf s.r.l. corso Viglienzoni 78r - 17100 Savona SV .

In questo numero:

“LA VOCE DEL CIFR” è il notiziario, non in commercio, riservato ai soci del CentroItaliano Filatelia Resistenza e Storia Contemporanea (C.I.F.R.).Gli articoli vanno inviati, in copia, al Presidente Ignazio Lavagna. Non si assumono responsabilità per gli scritti pubblicati che impegnano esclusivamente iloro autori. Il Comitato di Redazione si riserva la facoltà di modificare o pubblicare par-zialmente gli scritti inviati che, comunque, non verranno restituiti.È ammessa la riproduzione degli articoli citando questa rivista.

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Lettera del Presidente

Cari Amici e Consoci,

siamo giunti al centesimo numero della Voce del CIFR, è senza dubbio un buontraguardo, se consideriamo che la nostra rivista è nata, alcuni anni or sono, comepubblicazione ciclostilata, inoltre essa era collegata ad altro periodico ed aveva iltitolo di "Cronaca Viva" edito grazie al supporto del Circolo Culturale "A.Gramsci" di Reggio Emilia, di quella prima pubblicazione è mutato il nome ma èrimasto intatto lo spirito che si trasfuso nella rivista attuale.

Tutto questo si deve all'impegno di molti soci , tra i quali mi piace ricordare : EnzoMontecchi, Luciano Previato, Fausto Lodi, Gianfranco Pastormerlo, ed altri anco-ra, che per brevità non elenco ma che sono altresì meritevoli di riconoscenza.

Dopo il periodo, diciamo, "pionieristico", si passò alla fotocopiatura ed infine allastampa tipografica.

Ora siamo riusciti a stampare la rivista a colori, un obiettivo che non deve essereconsiderato come definitivo, poiché le cose da migliorare sono molte ed il lavoroda fare non è dei più semplici.

Al momento, siamo ancora lontani da alcune mete, il miglioramento della rivista ela possibilità di diffonderla on.line al maggior numero di soci.

Non siamo solo impegnati nella pubblicazione della rivista ma siamo attivi anchenell'organizzare e partecipare a mostre ed eventi, come quelli che hanno visto lanostra presenza attiva, cito tra tutti quelli svoltisi ad Ossona ed a Trezzano Rosa.

Prossimamente sono in programma altre manifestazioni a Spotorno, a Genova, aAlfonsine, di cui daremo notizia tempestivamente e che speriamo con la collabo-razione dei soci di poter realizzare. Un ringraziamento particolare ai nuovi soci chehanno portato un valido contributo di idee e di iniziative ed al socio GianfrancoMazzucco per l'impegno e per la qualità del lavoro di impaginazione della rivista.

Ignazio Lavagna

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Verbale della Riunione del Consiglio Direttivo

tenutasi a Milano, presso la sede dell’UNUCI

in Via Bagutta 2, il 9 marzo 2013.

Sono presenti:il Presidente Ignazio Lavagna;il Vice Presidente Roberto Marastoni;il Segretario Giovanni Cuomo.

I Consiglieri:Maria Teresa Battizzati;Maria Marchetti;Italo Greppi;Massimo Santonastaso;il Consigliere Stefano Domenighini ha lasciato la sua delega di rappresentanza alPresidente Ignazio Lavagna.

E’ assente il Consigliere Roberto Gottardi, che si è dimesso dal Consiglio e dal CIFR.

La riunione ha inizio alle ore 10,30 e ha il seguente Ordine del giorno:1) Modalità di ottimizzazione delle somme risparmiate con la nuova stampa della rivistae loro eventuale impiego in altre attività.2) Ricerca di un Webmaster.3) Rifacimento del sito del CIFR che risulta ormai obsoleto.4) Programmare gli incontri periodici dei consiglieri del CIFR per via telematica.5) Implementare gli scambi e le iniziative con altre associazioni od altri enti interessati allanostra attività.

1 e 5) La nuova stampa costa la metà di quanto costasse in precedenza; con la stessa com-posizione e resa tipografica; il formato della rivista sarà pressocchè identico all’attuale. Ilrisparmio è quantificabile in circa 2000 euro all’anno. Il Segretario Cuomo, ma non solo,sottolinea che un aumento del numero dei Soci che accettassero la spedizione della Rivistasolo per via email darebbe ancora più ossigeno alle casse del CIFR. Inoltre ricorda che,per motivi fiscali, non è più possibile tenere le aste fra Soci, che negli anni scorsi frutta-vano qualche aiuto al bilancio del CIFR. Forse si può fare un’asta una tantum, stando peròmolto attenti perché le aste prima dette risultano comunque un’attività commerciale, atti-vità che una società senza fini di lucro, come la nostra, non può sostenere. Si potrebbepubblicare sulla nostra Rivista i nominativi dei Soci che vogliono mettere a disposizioneparti delle loro collezioni.

Il Segretario Cuomo rivela che le iscrizioni alla nostra Associazione sono ulteriormentecalate per motivi prevalentemente biologici. (è un problema comune comunque a pres-socchè tutte le associazioni filateliche)

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Secondo il Vicepresidente Marastoni, essendo la rivista il principale tramite fra i Soci,deve allargare il proprio orizzonte, ospitando interventi e articoli riguardanti anche altreforme di collezionismo. Marastoni inoltre afferma che ha verificato la difficoltà a far scri-vere a Soci degli articoli anche se riguardanti argomenti filatelici in cui detti Soci sonoesperti. Lui ha una lista di nomi, che è risultata avara come contributi scritti. Bisognerebbecercare autori di scritti anche fra in non Soci, trovare collegamenti con associazioni fila-teliche ma anche non filateliche (per esempio di storia militare). Inoltre non possiamo piùpensare di tenerci legati al periodo 1943-45 nella stesura dei nostri interventi scritti, mal’arco di interesse storico-filatelico dovrebbe espandersi a tutta la storia moderna e con-temporanea.

Un’altra nostra azione importante consiste nel cercare di essere presenti nella maggiorparte delle manifestazioni filateliche: a questo proposito il CIFR è presente alla Mostraorganizzata dal Centro Documentale di Milano “L’Esercito italiano nel periodo bellico1915-1918”, aperta dal 9 al 24 marzo, presso la sede del Comune di Ossona (MI), dove siterrà un’altra manifestazione in agosto; inoltre sono allo studio altre Mostre Filatelichedelle quali una sarà in collaborazione con l’UNUCI di Milano.

A proposito degli articoli si è parlato anche del problema della correzione delle loro bozzeallorché pervengono ai componenti del CD, prima della loro pubblicazione. Spesso visono imperfezioni di ortografia, ma anche della sintassi e della composizione del periodo:bisogna che ognuno dei componenti del Comitato di redazione (che è il ConsiglioDirettivo) si assuma l’onere della correzione degli articoli in bozza che verranno a luiassegnati dal Presidente.

Il Segretario Cuomo propone che le quote di associazione al CIFR vengano versate daisoci nei prime tre mesi e che l’Assemblea annuale venga tenuta nei primi tre mesi del-l’anno successivo (nei mesi gennaio-marzo del 2014 andrebbe collocata l’assemblea del2013).

Nel prossimo numero della Rivista sarà contenuta la scheda elettorale per il rinnovo delConsiglio Direttivo e degli altri organi del CIFR nell’Assemblea dei Soci che si terrà inottobre/novembre 2013 (probabilmente a Milano). L’Assemblea del 2012 (che comunqueva tenuta, per norma statutaria) verrà convocata il 18 o il 25 maggio a Bologna.

2 e 3) La Consigliera Marchetti si è dichiarata interessata a trovare chi potrebbe ammo-dernare il sito della nostra Associazione e a cimentarsi nella funzione di webmaster. Datutti viene sottolineato che questo è un problema importante anche ai fini di avvicinarefilatelici più giovani e inserirsi più dinamicamente nel mondo collezionistico (chi legges-se in un sito sempre le stesse cose non lo frequenterebbe più).

Come soluzione alternativa il Presidente conosce un esperto che potrebbe aggiornare ilsito per circa 500 euro e, per poco di più, probabilmente lo rivedrebbe per altre due voltenell’anno.

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4) Si confrontano due diversi modi di vedere le nostre riunioni future: ricorrere ai nuovisupporti telematici (email, Skype, ecc) per far interloquire i protagonisti dell’incontro oprivilegiare comunque il potersi parlare ma contemporaneamente potersi vedere. La primamodalità ha il vantaggio di evitare lunghi viaggi per arrivare alla sede della riunione, evi-tare perdite di tempo soprattutto per chi lavora; la seconda modalità (sostenuta in parti-colare dalle Consigliere Battizzati e Marchetti) garantisce una più articolata, vivace e defi-nita disamina dei vari argomenti, come la seduta in atto ne è testimonianza. Si proponeanche di trovare gli spazi, in occasione dei Convegni filatelici frequentati da tutti noi (adesempio Milanofil, Veronafil, Genovafil, ecc.), per approfittare per riunire il ConsiglioDirettivo.

La decisione viene presa: almeno una o due volte all’anno il Consiglio Direttivo (CD)verrà convocato presso una sede da destinarsi e si terrà con la presenza di tutti iConsiglieri. Su questioni prettamente tecniche il Presidente convocherà un prossimoConsiglio per via telematica. (invio di email, per ora).

4bis) A conforto della tesi della imprescindibilità dell’incontro de visu dei componenti delConsiglio Direttivo viene affrontato anche il problema della difficoltà di rapporti e dimalintesi sorti tra alcuni Consiglieri e alcuni Soci nell’ultimo anno, dopo la morte delPresidente Pastormerlo, con il coinvolgimento anche della famiglia di quest’ultimo.Vengono chiarite prese di posizione e affermazioni (spesso riferite e fonte di fraintendi-menti), con sufficiente soddisfazione di tutti.

4ter) Viene riferito che alcuni Soci non ricevono la nostra Rivista per disguidi postali.

La Riunione è stata chiusa alle ore 13.

Errata riproduzione

Nel n. 99 della Voce del Cifr di Marzo 2013 in fondo alla pagina n. 27, in calce all’arti-colo sul C.L.N. Valle Bormida, erroneamente è stato riprodotto un comune valore da 50cent. della serie Vittoria Alata emessa dal C.L.N. Valle Bormida anziché la prova distampa di un valore non adottato da L. 0,50di colore azzurro.Nel riprodurre di seguito una coppia di talevalore realizzato a titolo di prova, ci siscusa con i lettori e con l’autore per l’acca-duto.

Saggio prova di stampa di un valorenon adottato della serie Vittoria Alata

da L. 0,50

La redazione della Voce del CIFR

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NUMERI FELDPOST IMPIEGATI4^ DIVISIONE ALPINA MONTE ROSA

LA POSTA DA CAMPO PER LE QUATTRO

DIVISIONI DELLA R.S.I.Giuseppe Marchese

CAPITOLO IV

L’IMPIEGO DELLE DIVISIONI IN ITALIA

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Nota 1: Questo gruppo opera in Liguria, Garfagnana e, dal Febbraio 45 in Val d’Aosta.Nota 2: In Liguria e quindi, dall’Ottobre 44 in Garfagnana, dove viene posta in riservafino al 19 Novembre quando il gruppo entrò in linea al fronte. In dicembre partecipa a unaoffensiva verso Vergemoli e Molazzana. In seguito rientra in Liguria.Nota 3: In Liguria. Il C/do, comp.C/do e la 1^ comp. trasferiti in Garfagnana nella secon-da metà dell’Ottobre 44. Ai primi di Marzo trasferiti in Valle d’Aosta. La 2^ compagniarimane in Liguria; la 3^ a Orzinovi fino all’Aprile 45.Nota 4: In Liguria e dalla seconda metà dell’Ottobre 44 in Garfagnana.Nota 5: Nel Luglio trasferito in Liguria. Dislocato a Gorreto nel settembre 44 dove sostie-ne combattimenti con formazioni partigiane.Nota 6: Questo battaglione è composto da personale con scarsa capacità, della forza dicirca 450 elementi. A Settembre partecipa ad operazioni antipartigiane nella zona diRezzoaglio. In seguito sciolto.Nota 7: (il batt.compl.Vestone risulta avere adoperato la Fp 28591 in Liguria).Il battaglione era stato costituito nell’Agosto 44 con una forza ridotta di soli 450 elemen-ti. Schierato a S. Pietro di Taro a disposizione del Comando Divisione. Sciolto per pas-

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saggio a formazioni partigiane.Nota 8: Il settimo/primo regg.alpini presidia la costa da Nervi a Cavi (Est di Lavagna) colBassano a destra e l’Intra a sinistra. Di riserva il batt. Aosta. Nella seconda metà diOttobre 44 trasferita in Garfagnana. Il C/do reggimento rimane in Liguria. Presidia la zonasulla destra del fiume Serchio. 3

Nota 9: Dislocato nella zona costiera della Liguria a Settembre riceve l’ordine di trasfe-rirsi a Bobbio (Piacenza) a sicurezza della Divisione da attacchi partigiani. La prima com-pagnia resta in Garfagnana fino all’aprile 1945.Il battaglione viene trasferito in Val D’Aosta alla fine di Febbraio 45.Nota 10: In Liguria fino al settembre 44. In questo mese diversi reparti del battaglionefurono impiegati in operazione antipartigiane a Varzi, Passo del Penice e Marsaglia. A finesettembre viene trasferita in Piemonte e schierato nel Cuneense, nella Val Varaita e ValMaira verso il confine francese.Nota 11: In Liguria fino alla seconda metà di Ottobre quando viene trasferito inGarfagnana, attestato tra Grottorotondo al Monte Altissimo. Partecipa alla offensiva deldicembre 44 verso Bagni di Lucca. Su queste posizioni rimane fino al 20 Aprile 1945,svolgendo compiti di pattugliamento e di difesa del fronte sulla linea gotica.Nota 12: Il regg. presidia la costa ligure tra Cavi e Levanto, col battaglione Tirano a destrae il Morbegno a sinistra. Di riserva il battaglione Brescia. Nella seconda metà dell’Ottobre44 trasferito in Garfagnana. Nel Febbraio 45 trasferito in Val D’Aosta dove presidia lafrontiera francese.La 102^ Compagnia. dislocata dall’Ottobre 44 nella Garfagnana, e dal Febbraio 45 invia-ta in Val D’Aosta.Nota 13: In Liguria fino alla seconda metà dell’Ottobre 44 quando viene trasferito inGarfagnana. Rinforzata con la compagnia dell’Aosta presidia una parte sulla sinistra delSerchio investita dal 28 al 31 ottobre da ripetuti attacchi di forze del corpo di spedizionebrasiliano, e successivamente da forze USA. Nel Marzo 45 in Val D’Aosta.Nota 14: In Liguria e quindi in Garfagnana dall’Ottobre 44. Nel febbraio 45 trasferito inVal D’Aosta.Nota 15: In Liguria fino al settembre 44 quando viene trasferita in Piemonte, dislocata sulcolle del Monginevro, in Val Chisone.Nota 16: Il comando venne posto in Valle Cicagna. In seguito arrivarono gruppi di arti-glieria costiera tedesca, che vennero posti alle dipendenze del reggimento. Dalla secondametà dell’Ottobre 44 trasferito in Garfagnana.Nota 17: L’Aosta si istalla presso Sestri Levante. Il gruppo viene trasferito in Garfagnananella seconda metà dell’Ottobre 44. Nel febbraio 45 trasferito in Val D’Aosta.Nota 18: Il comando venne posto presso Uscio. Nella seconda metà dell’Ottobre 44 tra-sferito in Garfagnana. Resta in tale località fino all’Aprile 45.Nota 19: Il Terzo gruppo “Vicenza” si stabilisce in Liguria, presso Chiavari. A Settembre44 trasferito in Piemonte e dislocato in Valle Stura a sbarramento del Colle dellaMaddalena.Nota 20: In Liguria fino alla seconda metà dell’Ottobre 44 quando viene trasferita inGarfagnana. Nel febbraio 45 schierato nelle valli alpine.3 Alcuni reparti, per l'esattezza due compagnie del I reggimento restarono in Garfagnana nel Gennaio 45.Questi reparti, assieme alle rimanenti 14 compagnie, usarono la Feldpost 83286. Si sconosce se questo nume-ro sia stato usato in Garfagnana o in Piemonte dal Gennaio 45 in poi.

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2^ - DIVISIONE LITTORIO

POSTA DA CAMPO D

I - L’addestramento in Germania (1.1.1944 - )Il centro di raccolta e di addestramento della Divisione fu la cittadina di Senne, inWestfalia.A metà Novembre 1943 cominciò l’addestramento del gruppo di istruttori. Agli inizi diAprile la Divisione ha i quadri (3.000 uomini) al completo.A metà aprile, con oltre un mese e mezzo di ritardo rispetto alle date stabilite, comincia-rono ad affluire le reclute.Ad agosto 44 l’unità schierava 18.500 uomini.Nello stesso mese i reparti vengono trasferiti a Mùnsingen, Minden e Feldstennen dovecompletarono l’addestramento.La Divisione inquadra i seguenti reparti:

3° Reggimento Granatieri su 3 battaglioni e 16 Compagnie;4° Reggimento Alpini su 3 Battaglioni e 16 Compagnie;2° Reggimento di Artiglieria su 4 Gruppi e 12 Batterie2° Gruppo Esploratori su 3 Squadroni Pesanti;2° Gruppo Cacciatori Carri;2° Battaglione Pionieri;2° Battaglione Trasporti;2° Battaglione Complementi.

All’arrivo dei primi reparti l’ufficio postale del campo era dotato dell’annullo civile e divari bolli muti. Spesso era presente il Briefstempel che dava diritto alla franchigia posta-le. Dal dicembre 1943 venne concesso un numero Feldpost, il 43085. La data ufficiale diassegnazione è del 31.12.43, ma si conoscono alcune lettere con tale timbro in data pre-cedente. Alla fine di marzo 1944 alla unità vengono assegnati i numeri di Feldpost dellaserie 80.000 e man mano che i reparti si costituiscono il mittente segnalava il proprionumero nella missiva. Dal 10 Maggio 44 l’ufficio postale della Divisione viene dotatodegli annulli con la dizione “Posta da Campo D” e da tale data in poi la posta viene inol-trata dall’ufficio postale divisionale. i

ANNULLI DELLA POSTA DA CAMPO

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NUMERI DI FELDPOST IMPIEGATI2^ - DIVISIONE LITTORIO

Biglietto della Feldposttedesca con annullo“Posta da Campo D14.5.44” e il bollo di

censura di Monaco diBaviera .

Numero Feldpost mano-scritto 81968 assegnatoalla Divisione Littorio,

3° Reggimentogranatieri, alla data in

addestramento nelCampo di Senne.

La data del 14.5.44è nei primi giorni

d’uso del bollo.

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II - l’impiego in ItaliaIl trasferimento in Italia, a scaglioni, avvenne dal 21 al 30 Ottobre. Subito dopo l’arrivo,il 18 Novembre la Divisione viene schierata a ridosso della linea Gotica e impiegata inoperazioni antiguerriglia.Ragioni di opportunità convinsero gli alti comandi a spostarla e il 3 Dicembre la Divisioneviene dislocata sul fronte alpino, al confine con la Francia, colla sede del comando aCuneo.Durante la permanenza sul territorio italiano la Divisione adopera i bolli della Posta daCampo D.E’ documentato l’uso del bollo Posta da Campo d in poche eccezioni.

a) lettere e cartolineb) “briefstempel” - bolli di franchigiac) Normale l’uso del bollo “Posta da Campo D”. Di maggior pregio le lettere spedite tra-

mite la Feldpost tedesca.Non si conosce l’uso del bollo “Posta da Campo d” utilizzato per le raccomandate.

LE CORRISPONDENZE IMPOSTATE IN ITALIA

Non vi sono molti casi di corrispondenza proveniente dalla Germania e impostata in Italia,a causa nella mancanza di licenza dei militari.Le poche corrispondenze note sono affidate a corrieri occasionali o altro che al momentonon si riesce a individuare.Si riportano quelli noti:

Cartolina Feldpost connumero manoscritto 82414B e data 7.5.1944, speditada militare della DivisioneMonterosa, IV battaglionePionieri, in addestramento

nel campo di Münsingen.La lettera porta il bollo ditransito di Salsomaggiore

11.5.44 ed è statatrasportata da corriere

occasionale in Italia

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Biglietto della Feldpost connumero manoscritto 86136 e data28.11.44, spedita da militaredella Divisione Italia, 1°Reggimento bersaglieri, II battaglione, in addestramentonel campo di Heuberg. La lettera porta il bollo di transito di Verona ferrovia30.11.44 ed è stata trasportata da corriere occasionale.

Busta spedita in franchigiacon numero Feldpost

manoscritto 80309, speditada militare della Divisione

Monterosa 4° gruppocollegamenti,

in addestramento nelcampo di di Münsingen.La lettera porta il bollo

di transito di Milanodel 26.5.44 ed è stata

trasportata da corriereoccasionale in Italia.

Biglietto della Feldpostcon numero manoscritto87265 e data 27.4.44,spedita da militare dellaDivisione Monterosa, inaddestramento nel campodi Münsingen. La lettera porta il bollo di transito di Verona del29 aprile ed è stata trasportata da corriereoccasionale.

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L’USO DELLA POSTA CIVILE IN ITALIA

Vi è poi un’altra categoria di corrispondenze, provenienti da reparti delle Divisioni, spe-dite con la posta civile in Italia.In questo caso il ricorso alla posta civile non ha carattere di eccezionalità, ma di casuali-tà.. Si riportano alcuni esempi:

Di tutt’altra natura le corrispondenze che si presume spedite dalla zona francese occupa-ta. Alcuni reparti della Monterosa e della Littorio vennero spostati nell’arco alpino entrola zona francese occupata. Il 2° battaglione Tirano della Monterosa opera nella zona diMonginevro. Per gli altri reparti non sempre è possibile la localizzazione in Francia.

Busta spedita in franchigia il 4.10.44manoscritto Feldpost 87265 +

Rapallo e “Zona senza bolli” speditada militare della DivisioneMonterosa, 7° Reggimento,

I° battaglione Aosta in fase dspostamento da Rapallo a Piacenza.

La busta diretta a Venezia vieneaffidata alla posta civile

a Milano l’11.10.44

Busta spedita in franchigia condata manoscritta 1.3.45 e numeroFeldpost 80127 spedita da mili-tare della Divisione Italia, I gruppo controcarro. Il reparto è localizzato inGarfagnana dove presidia lazona sulla destra del fiumeSerchio. Annullo di transito diMilano del 2 (aprile) 1945.

Busta in franchigia da Feldpost85858 assegnato alla DivisioneMonterosa, 2° Reggimento artiglieria, 2° gruppo “Romagna”dislocato nell’arco alpino e speditacon la posta civile da Borgo San Dalmazzo il 25.11.1944. Il ricorso alla posta civile di BorgoSan Dalmazzo la fa presumere proveniente dalla Francia.

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UTILIZZO DELLA FELDPOST

Non ho accertato nessun caso di utilizzo della Feldpost in Germania.In Italia si riscontrano rari esempi dovuti al fatto che reparti isolati erano meglio servitidalla Feldpost. Ecco gli esempi riscontrati: fig 10 11 p 44

Busta manoscritto Feldpost84215 e 26/1/45 spedita damilitare della DivisioneMonterosa, III BattaglioneTirano, gruppo Farinacci. Il reparto è dislocata sul colledel Monginevro, in Val Chisone.Annullo di transito di Torinodel 28.1.45. In arrivo a Rapallotassata per £.2 con una coppia£.1 mon. distrutti.

Busta spedita in franchigia tramite la Feldpost tedesca il14.12.44 e numero manoscritto83805 assegnato alla DivisioneMonterosa, 4° reggimento alpi-ni, 3° battaglione “Edolo”. La divisione aperava nell’arcoalpino nella zona francese eitaliana del Piemonte. L’uso della Feldpost è inconsueto.

Busta spedita in franchigiatramite la Feldpost tedesca

il 18.1.45 e numeromanoscritto 83805

assegnato alla DivisioneMonterosa, 4° reggimento

alpini, 3° battaglione“Edolo”. La divisione

aperava nell’arco alpinonella zona francese e italia-

na del Piemonte. L’uso della Feldpost è

inconsueto.

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UTILIZZO DI BOLLI MUTI

L’utilizzo di bolli muti lo riscontro proveniente da:Posta da campo 81251, 82170, 84345, 84760, 85858, 87378. Tutte corrispondenze prove-nienti dalla Divisione Littorio.Il periodo d’uso è del marzo aprile 1945.Il bollo muto, con era fascista e spazio per le ore non utilizzate è di due tipi: Il primo didiametro 3 cm. E il secondo 3,4 cm.E’ probabile che il bollo sia stato approntato a Cuneo, sede del Comando divisionale, maè altrettanto possibile che esistano provenienze da reparti dislocati in altre parti delPiemonte e in Francia.

Busta spedita in franchigia, datata 28 marzo e con numero84345 manoscritto, Annullo mutodel 2.4.45 di tipo piccolo senzaalcun bollo di censura.La corrispondenza proviene damilitare della Divisione Littorio,4° Reggimento alpino,Compagnia comando, dislocatanell’arco alpino al confine francese.

Busta spedita in franchigia conannullo muto di tipo grande

(bollo 2) del 16.4.45 con numeroFeldpost manoscritto 81251

spedita da militare dellaDivisione Littorio, 2° battaglione

trasporti dislocato in Piemonte.La lettera non porta nessun segnodi censura. La data del 16 aprile

è una delle ultime note.

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TIPOLOGIA FRANCHIGIE ADOPERATE

1 - Germania

I tedeschi fin dai primi giorni rifornirono di normali cartoline e biglietti della Feldpost imilitari italiani.Poche le lettere con busta civile, segno di un insufficiente rifornimento nel campo di adde-stramento.Raramente si riscontra un uso di franchigie o cartoline illustrate o con motti.Vi è un discreto uso del biglietto postale con scritte bilingue e vignetta antibolscevica alretro.Nei campi di Senne e di Grafenwöhr vennero stampate delle cartoline in italiano nellaquale si comunicava soltanto il nome e cognome e il numero della Feldpost; e niente altro.L’uso delle franchigie italiane del Regno e della R.S.I. è sporadico.

Cartolina illustrata della Feldpost“Die Artillerie” con l’annullomuto del 18 aprile 1944 eBriefstempel “Gwb. Pi. Ers. Btl. 83I Stamm. Fp.”L’83° battaglione Pionieri era unreparto di formazione dal nomeprovvisorio.Il mittente riporta il numero diFeldpost 82414 B assegnato allaDivisione Monterosa, IV battaglione, 1^ compagnia artieri.

Cartolina franchigia della RSIcon annullo muto e briefstempel

del campo di Münsingen enumero Felpost 87243 assegnato

alla Divisione Monterosa,1^ compagnia macellai.

L’uso delle cartoline di franchigiadelle RSI nei campi di

addestramento è sporadicodato che le franchigie venivano

date dal comando del campo.

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Cartolina di franchigia della RSIdatata 12.9.44 senza annullo di partenza e Briefstempel59722 + manoscritto 80200 ilquale ultimo era stato assegnatoal comando Divisione Italia, inaddestramento nel campo diHeuberg. Anche in questo casol’uso della franchigia italiana èfortuito.

Biglietto postale bilingue RSI conannullo “Posta da Campo D

18.10.44 e numero manoscritto alretro 82325, assegnato alla

Divisione Littorio, 4° Reggimentoalpini, allora in addestramento

nel campo di Senne. Ultimi giornidi permanenza in Germania

Cartolina di franchigia illustrata(lo spirito di Mameli) con annullomuto del 28.3.44 eBriefstempeldel campo di Münsingen. Numeromanoscritto 87243 assegnatoalla Divisione Monterosa, 1^ Compagnia macellai.

Biglietto franchigia bilingue convignetta al retro spedito con la

Posta da Campo C 20.6.44.Numero manoscritto 80192

assegnato alla DivisioneMonterosa, 8° Reggimento

alpino, II battaglione Morbegno,in addestramento nel campo

di Münsingen.

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2 - Italia

In Italia la distribuzione delle cartoline di franchigia della Feldpost cessò. Se ne riscontraun uso sporadico. Si fa un largo uso delle buste private approfittando della franchigia tota-le sulla corrispondenza. Vi è un discreto uso del biglietto postale con scritte bilingui evignetta antibolscevica al retro. Meno usata la cartolina postale con scritte bilingui.Anche le cartoline di propaganda e le franchigie illustrate hanno avuto un uso costante malimitato.

Cartolina della Feldpost con l’annullo “Posta da Campo A12.4.45” e numero manoscritto80734 assegnato alla DivisioneSan Marco, 3^ compagnia panettieri. Interessante uso dellafranchigia nell’ultimo periodo divita della San Marco.

Cartolina di franchigia illustratadella R.S.I. (lo spirito di Mameli)

con indicazioni manoscritte“Monticelli”, “PdC 83844” e

“5.12.44” spedita ma senza bollodi partenza. In arrivo apposto il

bollo di Asola del 5.12.1944.La corrispondenza proviene

da militare dellaDivisione Monterosa

Cartolina di franchigia dellaR.S.I. con l’annullo muto tipo piccolo del 2.3.45 e numeromanoscritto 84345 assegnato allaDivisione Littorio, 4° Reggimentoalpino, I Battaglione Varese, dislocata nell’arco alpino al confine con la Francia.

Fine.

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La Crociera Aerea del Mediterraneo Orientale:

fine di un’epoca e ... di un’amiciziaMassimo Santonastaso

Il 20 e il 21 maggio del 1927 Charles Lindbergh compì la prima traversata aereadell’Oceano Atlantico, in solitario e senza scalo. Partito alle 7.52 del 20 maggio dalRoosevelt Field, vicino a New York, giunse a destinazione alle 22.00 del 21 maggio, dopo38 ore e 8 minuti esatti, al Champs de Le Bourget, nei pressi di Parigi, a bordo del suomonoplano leggero, battezzato Spirit of Saint Louis. Questa impresa segnò il momentofinale e più alto dei numerosi e vani tentativi, effettuati da molti altri aviatori, di attraver-sare in solitario l’Oceano Atlantico e segnò l’inizio di una nuova epoca per le relazioniumane. Ma in quegli stessi giorni era in volo anche il ColonnelloFrancesco “Franz” De Pinedo, l’ultimo della generazione deigrandi trasvolatori solitari della Regia Aeronautica, che ammara-va il 16 giugno 1927, alle 17 in punto, sul Lido di Ostia. Era abordo del Savoia Marchetti SM 16 “Santa Maria II” (in onore diuna delle caravelle di Cristoforo Colombo) e aveva percorso, inquattro mesi di volo, interrotto da svariate tappe di sosta, la dop-pia trasvolata oceanica Europa-America del Sud e America delNord-Europa. Ad accoglierlo, nella pagoda/palafitta, edificata inmare oltre la battigia, c’erano molte autorità, fra cui Mussolini,Italo Balbo e rappresentanti della famiglia reale, a significarel’importanza che il regime poneva nelle imprese aviatorie.L’Aeronautica era nata con il fascismo ed era l’arma nuova,moderna, che incarnava gli antichi miti della liberazione dell’uomo dai suoi vincoli gra-vitazionali, che scatenava le fantasie del popolo, degli scrittori, dei pittori, dei cineasti; eraquindi un formidabile mezzo di propaganda per il regime che celebrava le imprese avia-

torie dei suoi eroici figli, celebrando se stesso; ed era anche unottimo veicolo commerciale. (fig. 1 e 2).De Pinedo era alla sua seconda grande Crociera in solitario.Infatti nel 1925, a bordo di un Savoia Marchetti S 16, il“Gennariello” (De Pinedo era nato a Napoli nel 1890 da un’an-tica famiglia patrizia, di evidente origine spagnola), partitodall’Italia, raggiunse l’Australia, facendo tappa in Giappone epercorrendo 55600 chilometri di volo. De Pinedo venne promosso nel 1927 Generale di Brigata Aerea,quando aveva solo 37 anni. Questa promozione e la fama inter-nazionale raggiunta dopo le due trasvolate fecero aumentare ilgrado di invidia, se non di rancore, in non pochi ufficiali in car-riera. Anche Italo Balbo, pur conservando amicizia e ammira-zione per De Pinedo, probabilmente iniziò a nutrire nei suoi con-

Fig. 1. Italo Balbo

Fig. 2.Francesco De Pinedo

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fronti la preoccupazione che potesse insidiargli di lì a poco il ruolo di comando supremodella Regia Aeronautica, oscurando la sua stella.De Pinedo, con il suo nuovo grado di Generale, alla fine del 1928 assunse il comando dellaIII Zona Aerea Territoriale (ZAT), che aveva il centro di comando a Roma e copriva granparte del territorio nazionale. Il nuovo comandante entrò presto in conflitto con molti deisuoi sottoposti, inaugurando la stagione delle ispezioni estemporanee, senza preventivoavviso, con l’aumento conseguente delle sanzioni disciplinari comminate a coloro chevenivano colti in fallo. Inoltre, da buon militare, voleva che venisse indossata anche inufficio l’uniforme d’ordinanza, che spesso in precedenza era sostituita da un abbiglia-mento casual, espressione un po’ snob di status symbol (l’aviatore si considerava un uomoaprioristicamente destinato ad essere un eroe). Aumentarono, e di molto, le lettere didenuncia presso le alte sfere di comando contro il Generale, quasi sempre anonime e frut-to di pettegolezzi di corridoio o di rancorose invidie. Si delinearono anche i primi forti dis-sensi “ideologici” con Balbo, che era allora Sottosegretario del Ministero dell’Aeronautica: entrambi erano seguaci delle teorie di Giulio Douhet del “bombardamentostrategico” ed entrambi volevano che l’Aeronautica divenisse “militarmente efficiente”,ma erano molto diverse le loro idee in merito alle fondamenta su cui costruire la forzaaeronautica di base. Balbo voleva un’aeronautica “di massa”, fortemente accentratrice ditutte le attività aeree, militari, civili e sportive. De Pinedo, che era un militare e non unpolitico imprestato all’Aeronautica, la concepiva come una forza aerea di massa con com-piti elitari, privata dalle incombenze di supporto alla Marina e all’Esercito, che sarebberostate assolte da forze aeree minori. I “compiti elitari” dovevano essere: garantire la difesae sicurezza dello spazio aereo nazionale e distruggere, in caso di guerra, i gangli vitali delnemico, con personale specificatamente addestrato ai lunghi voli e alle imprese strategi-camente più impegnative. C’era però un altro motivo di dissenso e di tensione fra Balbo e De Pinedo. A Balbo, infat-ti, diversamente da De Pinedo, non piacevano più gli uomini che cercavano la gloria,prima di tutto personale, nelle imprese aviatorie; secondo lui questi soggetti erano spintidal loro individualismo all’autonomia del loro pensiero e dei loro comportamenti, che nonerano spesso in linea con le direttive del regime e della sua persona in particolare. Il 28marzo 1928, in Parlamento di fronte a Mussolini, nel quinto anniversario della costituzio-ne della Regia Aeronautica, Balbo disse quel che pensava in proposito: …cercare obietti-vi .. non tanto nei raid individuali, ma in crociere collettive di più squadriglie..... Quindi l’epoca dell’aviatore solitario, eroe, idolo delle folle e braccato dai media in Italiaera per lui finita. E, per ribadire ciò, Balbo proibì a De Pinedo di effettuare un’altra cro-ciera aerea in solitario (che era stata finanziata con una sottoscrizione bandita negli StatiUniti). Qualche settimana dopo lo stesso Balbo annunciò che la Regia Aeronautica avrebbe com-piuto una crociera a tappe nel Mediterraneo Occidentale, da Orbetello alla Spagna, con 61idrovolanti e ne affidò lo studio, la pianificazione, la preparazione dei mezzi, l’allesti-mento delle basi e l’addestramento degli equipaggi allo stesso De Pinedo. Il percorso dellaCrociera era di circa 3000 Km, suddiviso in sei tappe di circa 500 km l’una e toccava laSardegna, le Baleari, la Spagna e la Francia. (fig. 3). Balbo si rese conto che non potevaessere lui il Comandante della Crociera; infatti in quel momento era un politico e nonaveva un grado militare adeguato al comando di una simile impresa. Perciò assegnò il

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comando a De Pinedo e, alrientro dall’impresa, cheguadagnò uno strepitososuccesso, fece commutareil suo grado di ComandanteGenerale della Milizia(ottenuto per esclusivi meriti politici) in Generale di Squadra Aerea. Al rientro dalla Crociera, Balbo dichiarava che la preparazione della Crociera del GeneraleDe Pinedo era “minuta e delicata” e affermava: “Questa Crociera, preparata tanto seria-mente e svolta con uno stile sempre più impeccabile ... svela” che “De Pinedo .. è ancheun Capo di soldati, un Generale nel più ampio significato della parola…”. Così dicendoBalbo voleva elogiare di fronte al mondo il giovane Generale, ma anche indurlo ad arren-dersi alle sue teorie sui voli di massa e non in solitario e in definitiva imporgli ubbidien-za totale e indiscutibile a quelli che erano i progetti e le logiche del regime. Perseguendo questa linea di condotta nei confronti del De Pinedo, Balbo, dopo qualchemese, lo fece nominare Sottocapo di Stato Maggiore della Regia Aeronautica con incari-co interinale a Capo di Stato Maggiore e, nel marzo del 1929, Generale di DivisioneAerea. Ma nonostante queste onorificenze e riconoscimenti i rapporti fra i due uomini peg-gioravano a causa dei pettegolezzi e delle calunnie che venivano mosse contro De Pinedoe che venivano subito riferite a Balbo. Contribuivano a deteriorare i rapporti fra i dueuomini anche le affermazioni incaute, come da futuri padroni del Ministero, proferite daelementi dell’entourage di De Pinedo, il quale per di più aveva nuovamente richiesto diessere autorizzato ad un’altra crociera in solitario, che naturalmente Balbo non concesse(e che forse colse come provocazione e insubordinazione) e le lamentele del Generale pernon essere stato nominato Capo di Stato Maggiore titolare ma solo ad interim. Balbo con-fidò anni dopo che De Pinedo era uno dei quattro chiodi della sua croce. Gli altri eranoNobile, Mecozzi e Guidoni, altri rappresentanti del protagonismo in solitario degli avia-tori, che ancora una volta Balbo fustigò in un suo discorso alla Camera del 29 maggio1929, sette giorni prima della partenza della Crociera del Mediterraneo Orientale. Nel 1929 erano in atto i preparativi per la Crociera del Mediterraneo Orientale, che avevasvariati scopi: di propaganda politica per il fascismo e l’aeronautica italiana, di addestra-mento per l’Arma Aerea e di pubblicità commerciale in paesi che gravitavano nell’orbitadell’industria aeronautica italiana. La Crociera aveva un percorso di 4.700 km circa eveniva suddivisa in nove tappe, quattro all’andata (Atene, Costantinopoli-Istanbul, Varnae Odessa), e cinque al ritorno (Costanza, Istanbul, Atene, Taranto, Orbetello). (fig. 4) La formazione aerea era composta da 35 velivoli di cui 31 erano idrovolanti S.I.A.I.Marchetti (Società Idrovolanti Alta Italia, meglio nota come Savoia Marchetti) SM 55 condue motori Isotta Fraschini Asso da 500 CV, due S. 59 bis, un S. 55 P. civile e il Cant 22

Fig. 3.La rotta della Crociera delMediterraneo Occidentale.

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civile “San Sergio”. I due velivo-li civili erano adibiti al trasportodei rappresentanti della Marina,Esercito e Milizia, degli addettialle ambasciate di Francia, GranBretagna, Stati Uniti e Turchia edei giornalisti. I croceristi erano in tutto 180. Gli idrovolanti militari conservarono il loroarmamento poiché la Crociera era anche un’esercitazione militare. Vennero ottenute leautorizzazioni al sorvolo e furono predisposte le basi locali affidate a personaledell’Aeronautica; infine venne preparato un nucleo di appoggio della Marina Regia com-posto dall’esploratore Riboty e dai cacciatorpediniere Calatafimi, Curtatone,Monzambano e Palestro. Come già detto non venne effettuato alcun trasporto ufficiale dicorrispondenza.La formazione venne ridotta da Brigata aerea a Stormo e questa trasformazione divennecausa e pretesto di un altro screzio fra Balbo e De Pinedo: infatti, secondo le regole mili-tari, uno Stormo non poteva essere comandato da un Generale di Divisione (come eradiventato due mesi prima De Pinedo) ma doveva essere comandato da un Colonnello. Balbo colse la palla al balzo e affidò il comando dello Stormo a un suo fedelissimo, ilColonnello Aldo Pellegrini, mantenendo De Pinedo nella carica di organizzatore e super-visore della Crociera. Il 5 giugno, poco dopo l’alba, i 35 velivoli decollarono in meno di mezz’ora dal MarPiccolo dell’idroscalo di Taranto, diretti ad Atene. Il giorno dopo la formazione proseguìper Costantinopoli, quindi per Varna per giungere ad Odessa, da dove il 10 giugno iniziòil viaggio di ritorno che toccò Costanza in Romania, quindi Istanbul/Costantinopoli e

Fig. 4.La rotta della Crociera del

Mediterraneo Orientale.

Fig. 5 - Cartolina spedita da Atene il 5 giugno 1929-VII (viaggio di andata) a firma diS.E Italo Balbo e di NelloQuilici (giornalista, amicointimo di Balbo e padre diFolco) imbarcati sull’i-drovolante I-SAAZ, fuoriformazione, insieme aStefano Cagna, il pilota difiducia di Balbo, ed altri.E’indirizzata a Roma, ereca l’affrancatura grecae la vignetta dellaCrociera raffigurante ilPartenone.

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Fig. 6 - Cartolina spedita da Varna (Bulgaria) il 7 giugno 1929 (viaggio diandata) a firma delCapitano Giuseppe Marini(?) 2° pilota (190ª-1 squa-driglia I-SAAQ), indirizzataa Ferrara, recante l’affrancatura bulgara e lavignetta della Crociera raffigurante la Moschea diSanta Sofia.

Atene e quindi Taranto, da dove ripartì per arrivare alla meta finale, Orbetello. Il merito dell’organizzazione e dello svolgimento della Crociera (quasi perfetto se non cifosse stato un incidente notturno a tre velivoli ammarati, a causa di un fortunale) era quasisolo di De Pinedo, ma non ci furono riconoscimenti ufficiali per lui. Anche la stampa,naturalmente tutta agli ordini del regime, mise molto ai margini il suo nome. E non citòassolutamente i continui scontri che il Generale ebbe con Pellegrini e con Balbo (ci furo-no, ad esempio, ordini e contrordini che venivano dati dal primo e dai secondi, mancatorispetto delle funzioni di rappresentanza, ecc.). I rapporti si guastarono tanto che De Pinedo annunciò a Balbo le sue dimissioni al rientroin Italia. Le dimissioni vennero presentate il 22 agosto, dopo che venne accusato di averin qualche misura beneficiato di una somma di denaro raccolta negli USA per finanziareun’altra sua impresa aviatoria. Scrisse a questo proposito una lunga lettera di spiegazionia Mussolini, allegando anche una serie di considerazioni sulla scarsa efficienza dell’ArmaAerea sia per le sue dotazioni di macchine spesso obsolete sia per gli equipaggi non suf-ficientemente addestrati e sia per la catena di comando in mano a persone non qualifica-te. Queste considerazioni ebbero, dopo alcuni anni, una clamorosa conferma nella secon-da guerra mondiale; ma allora a nulla valsero, nemmeno a salvare la sua persona: ricevet-te l’ordine da Balbo di dimettersi da Sottocapo di Stato Maggiore, di depositare i soldi

Fig. 7 - Cartolina speditada Odessa (URSS) il

9 giugno 1929 (viaggio diandata) a firma di Piero,

molto probabilmenteil Tenente Pietro Sordi

1° pilota (191ª-2 squadri-glia I-SAAR), indirizzata

a Roma, recantel’affrancatura sovietica ela vignetta della Crocieraraffigurante il Cremlino.

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della sottoscrizione americana sopra menzionata e di considerarsi sospeso. Poco dopo De Pinedo venne riconosciuto, da una Commissione di inchiesta all’uoponominata, del tutto estraneo alla faccenda dei soldi della sottoscrizione, ma ormai il dannodi immagine era fatto e il Ministero lo aveva condannato senza prove ma per motivi poli-tici e di rivalità personale. L’8 novembre del 1929 venne nominato addetto militare presso l’ambasciata di BuenosAires (andava a sostituire un capitano!). De Pinedo obbedì e partì per il suo esilio. Nel1932 venne posto in ausiliaria, in attesa di collocamento a riposo. Di De Pinedo non si parlò più, perché era vietato parlarne! Non venne invitato allaConferenza, tenutasi a Roma nel 1932, sui Voli Transoceanici; né venne invitato quando,nel 1933, Balbo e gli Atlantici erano a New York nel corso della Crociera del Decennale:eppure anche lui era a New York, in quanto stava preparando un raid da quella città versoBaghdad. Si riparlò di De Pinedo solo quando morì, dopo pochi mesi, nel rogo del suo aereo preci-pitato sulla pista di decollo a New York, alla partenza del raid prima detto, andando a coz-zare stracarico di benzina contro la cancellata dell’aeroporto Floyd Bennet per evitare ungruppo di circa 150 persone che si erano avventurate ai margini della pista. Come in una sorta di nemesi storica Balbo, all’indomani del suo ritorno dalla trionfale

Fig. 8 - Cartolina speditada Costanza (Romania) il12 giugno 1929 (viaggio diritorno) a firma delSergente GiuseppeMarianetti 2° pilota (191ª – 3 squadriglia I-SAAR), indirizzata aBrindisi, recante l’affrancatura romena e lavignetta della Crociera raffigurante il Cremlino.

Fig. 9Cartolina spedita da

Costantinopoli-Istanbul(Turchia)

il 15 giugno 1929(viaggio di ritorno) a

firma non di un pilota(Beltrami?), indirizzata

a Roma, recantel’affrancatura turca

e la vignetta dellaCrociera raffigurante laMoschea di Santa Sofia.

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Fig. 11Cartolina spedita daAtene il 17 giugno 1929(viaggio di ritorno) afirma del CapitanoGiuseppe Marini (?) 2°pilota (190ª-1 squadrigliaI-SAAQ), indirizzata aFerrara (all’IngegnerVittorio Chailly, nonnodel famoso musicista ecompositore italiano),

recante l’affrancatura greca e la vignetta della Crociera raffigurante il Partenone.

Crociera Transatlantica del Decennale del 1933, venne emarginato da Mussolini, che,forse preoccupato e forse intimorito dal larghissimo consenso nazionale e internazionaleche lo stesso Balbo aveva ottenuto al termine della grande impresa aviatoria, lo promosseprima a Maresciallo dell’Aria e poi lo nominò Governatore della Libia. Là, alla periferia dell’Impero, Balbo rimase fino al giorno, il 28 giugno 1940, della suamorte avvenuta nel rogo del suo SM 79 Sparviero abbattuto dal fuoco amico, sulla pistadell’aeroporto di Tobruk. Nella Crociera del Mediterraneo Occidentale (26 maggio-2 giugno 1928) vi fu una scarsaproduzione filatelico-postale. Il Signor Luigi Bogni, che era il direttore dell’ufficio posta-le di Sesto Calende preparò un certo numero di buste che avevano come destinatario ilTenente Stefano Cagna (che era il pilota di fiducia di Balbo e che morì con lui sulla pistadell’aeroporto di Tobruk nel 1940), al quale vennero consegnate per il loro trasporto nellevarie tappe della Crociera delle quali recavano l’indirizzo. Sono buste di difficilissimareperibilità, proprio per la loro estrema rarità.La Crociera del Mediterraneo Orientale (5-19 giugno 1929) non vide, al pari di quella del-l’anno precedente, un trasporto ufficiale di posta o l’emissione di francobolli commemo-rativi celebrativi (come avvenne nel ‘30-‘31 e nel ‘33 per le due Crociere Transatlantiche:

Fig. 10Cartolina spedita da Atene

il 17 giugno 1929(viaggio di ritorno)

a firma che non sonoriuscito a decifrare,

indirizzata a Arezzo,recante l’affrancatura

greca e la vignetta dellaCrociera raffigurante

il Partenone.

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Italia-Brasile, la prima e Italia-USA la seconda). Vennero emesse tre vignette che doveva-no essere attaccate sulle lettere e le cartoline (accanto ai francobolli del Paese di parten-za), che i partecipanti alla Crociera (soprattutto i piloti) indirizzavano in Italia. Le trevignette portano la stessa scritta alla base: Crociera Aviatoria Mediterraneo Orientale: dicolore blu con al di sopra il Partenone, di colore arancione con la Moschea di Santa Sofiae di colore verde per il Cremlino; questi tre monumenti mostrano un Idrovolante SM 55che li sorvola. In cima alle vignette si trovano, in colore rosso, un piccolo fascio littorio ela data A VII/1929. La dentellatura è a pettine. Sono state stampate in fogli di 72 esem-plari, disposti su 6 file di 12 esemplari ciascuna. L’autore è stato il Maestro Umberto DiLazzaro. Alcune lettere e cartoline (ma non quelle qui illustrate) portano un timbro tondorecante la scritta “Crociera Idrovolanti Mediterraneo Orientale – 1929 – VII COMANDO”con al centro lo stemma nazionale savoiardo. Altre corrispondenze presentano un timbrorosso con una scritta su tre righe “Comando Equipaggi della Crociera Mediterranea”: iltimbro venne fabbricato e apposto per iniziativa privata. (fig. 5-11).

Bibliografia

1) Longhi Fiorenzo: Aerofilia Italiana. Catalogo storico descrittivo 1898-1941. GraficheCAM. 2007. 2) Alonge Aldo: S.55 story. Storia di un idrovolante. I suoi uomini. I servizi postali.Giorgio Apostolo Editore. Milano 1997.3) Ferrante Ovidio: Francesco De Pinedo. In volo su tre oceani. Ugo Mursia EditoreMilano. 20054) Rochat Giorgio: Italo Balbo. Lo squadrista, l’aviatore, il gerarca. UTET. 2004.5) Giulio Douhet: Il dominio dell’aria. Ristampa a cura di: Aeronautica Militare-UfficioStorico.

Meccanofilia

40° anniversario della Liberazione agosto 1944

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Uno straordinario airgraphNino Barberis

Facendo ordine nella mia collezione di Airgraph e di V-Mail ho ritrovato un pezzo di gran-de interesse. Più di una volta ho avuto modo di esprimere, come filatelista, il mio entu-siasmo per questo materiale, che consente una adeguata copertura di molti passaggi tema-tici per tutto il periodo della 2a Guerra Mondiale, senza costringere a far ricorso a pezzifilatelici artificiosi, di fattura postuma e di dubbia serietà. Questa è tutta roba autentica,genuina, postale al 100%.

Si tratta di un airgraphspedito da Bristol in data7 novembre 1944 e diret-to a un militare in India.Il disegno è alquanto ela-borato ed è completatocon scritte augurali per ilNatale e per il ritorno acasa nell’anno successi-vo. Esaminandolo bene,si vede, al centro Hitleradagiato sul territoriotedesco e francese, che simette le mani nei capelliper la disperazione. Gli fanno da contorno, insenso orario, Churchill,Stalin, De Gaulle eRoosevelt ciascuno deiquali ha alla propriadestra un drappello di 6soldati, la cui nazionalitàè chiaramente individua-bile soprattutto per lafoggia dell’elmetto. Le piccole dimensionidei caratteri, per contro,non consentono di legge-re quanto sta scritto sulla figura di Hitler.

Volendo documentare la situazione nella quale si trovavano i tedeschi in quella data, brac-cati e circondati dagli alleati, questo mi pare un pezzo molto significativo.

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Una estemporanea “Resistenza in Europa”

Riportiamo integralmente un articolo che il nostro Nino Barberis ha scritto per ilNotiziario del Circolo Filatelico di Cesena. Viene ricordata una importante esposizionefilatelica di quarant’anni fa sul tema della “Resistenza” ed una straordinaria collezioneche aveva poco di filatelico nel senso convenzionale del termine, ma che interessò i visi-tatori assai più di quelle elaborate secondo i sacri canoni della regolamentazione ufficia-le. Nelle sue mostre “non a concorso”, cioè a partecipazione libera, anche il CIFR inten-de privilegiare l’aspetto formativo, promozionale e storico delle collezioni, per consentir-ne l’apprezzamento da parte di una più larga massa di visitatori e non soltanto da noi fila-telisti. Si ringrazia il Circolo Filatelico di Cesena per aver concesso la riproduzione diquesto articolo.

La mia prima volta a CesenaNino Barberis

La mia prima presenza in una esposizione filatelica a Cesena è stata nel 1971, quarant’annifa. Dopo d’allora ci tornai altre sedici volte: le ho tutte rigorosamente registrate. Se aves-si tempo e voglia (e forza) per andare in cantina a riesumare le mie “schede di giudizio”sarei anche in grado di ricostruire i punteggi ottenuti da ciascuna delle centinaia di colle-zioni che ho esaminato e di riconsiderare 1 miei commenti su ciascuna di esse.Ma la prima volta non si scorda mai e di quella edizione 1971 conservo ricordi di primamano, che non hanno bisogno del supporto di una documentazione “storica”.Fu la 5a Mostra Filatelica “Città di Cesena”, che si svolse il 21-22 agosto nel Palazzo delRidotto ed aveva per tema “La Resistenza nella Filatelia”. Fu una vera mostra “interna-zionale”, con la presenza di numerose collezioni di Polonia, Romania e Jugoslavia.La Giuria era composta da me, dall’Ing. Sergio Casadio (un filatelista di eccezionali capa-cità, che se non fosse scomparso in giovanissima età sarebbe sicuramente diventato unacolonna portante della filatelia italiana) e dal Gen. Francesco Paolo Di Piazza, che avevapiù anni di noi due messi insieme e che nominammo “Presidente”.

Nella categoria “Collezioni Tradizionali” la medaglia d’oro fu assegnata ad Egidio Erraniper la sua collezione “Emissioni dei Comitati di Liberazione Nazionale”; nella categoria“Collezioni Tematiche” il Trofeo del Presidente della Repubblica toccò all’indimenticabi-le Luciano Previato, per la sua collezione “Resistenza Europea”.

In entrambe le categorie, subito dopo i nostri due “assi” si classificarono due collezionistraniere, a dimostrazione che la loro presenza non era solo “di facciata”.

Ma di quella esposizione ricordo un particolare che costituì una parte essenziale del nostrolavoro di giuria. Tra i partecipanti c’era un collezionista di Bologna, Giuseppe Stanzani,che presentava 29 pannelli da 60 x 63 cm sul tema “Resistenza In Europa”. Ogni pannel-lo conteneva ritagli di giornali e riviste, soprattutto illustrati, su ciascuno dei quali era

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applicato un francobollo annullato in una precedente esposizione sulla resistenza. Unapresentazione completamente al di fuori dai conclamati concetti della filatelia convenzio-nale.Devo però dire che mentre davanti ai quadri delle collezioni “altre” c’era (già allora) ilsolito modesto flusso di filatelisti, davanti a quei pannelli stazionavano a lungo tutti quel-li che mettevano piede nella sala. In realtà era chiaro che al vero “pubblico generico” pia-ceva più quella forma espositiva che non le nostre collezioni che rispondevano alle normedei sacrosanti Regolamenti FIP.

Anche noi giurati fummo sconcertati da quella partecipazione così lontana dal nostrocostume, ma esaminandola senza preconcetti dovemmo convenire che quello era il mododi catturate l’attenzione dei visitatori. In altre parole, di farci conoscere al di fuori dellanostra cerchia, anziché continuare “a parlarci addosso”. Una Giuria “normale” avrebbesqualificato tout-court quella collezione, perché non rispondeva a nessuna delle tavoledella legge, ma anche noi decidemmo di andare contro corrente, come aveva fatto il col-lezionista interessato.

Evidentemente non potevamo “chiudere un occhio” (anzi, tutti e due) e metterla in classi-fica, ma decidemmo di riconoscerle tutti i suoi meriti promozionali a favore del tema dellamostra (cioè la “Resistenza”) e nelle classifiche allegate al verbale, in testa, prima dell’e-lencazione delle medaglie per le due categorie giudicate in concorso, figura:

Premio Speciale - Coppa “Banca Popolare di Cesena” al Sig. Giuseppe Stanzani diBologna, per l’appassionata ricostruzione storico-filatelica della guerra partigiana.

L’espositore era presente e gli spiegammo le differenze fra una “vera collezione filatelica”e la sua presentazione. Fu amabilmente comprensivo, ma altrettanto amabilmente dichia-rò che a lui piaceva così e che aveva provato tanta soddisfazione nel poter dare una con-secuzione logica a tutta la documentazione che aveva messo insieme.Insomma fu una reciproca dimostrazione di rispetto: noi giurati rispettavamo le sue con-vinzioni collezionistiche, pur non potendo premiarle secondo i nostri Regolamenti; luirispettava il nostro impegno nell’applicare questo Regolamento. E amici come prima,senza rancori e senza mugugni.

Se in quella Giuria trovammo un perfetto accordo nel valutare e nel riconoscere i meritidi quella estemporanea collezione, più volte mi è successivamente capitato di trovarmicon altri giurati infiammati di sacro zelo (per me era solo ottusità) che si scagliavano ine-sorabilmente contro una collezione non appena scoprivano qualche “non concordanza”con le norme di regolamento, quasi fossero un diktat intoccabile. Ho sempre ritenuto cheun po’ di elasticità e di buon senso dovessero essere tenuti in considerazione per arrivaread un onesto compromesso, pur applicando coscienziosamente il Regolamento. Per ragio-ni anagrafiche da molti anni non ho più avuto esperienze pratiche di Giuria ma mi augu-ro che anche i giurati di oggi sappiano trovare caso per caso il modo di far convivereRegolamento e buon senso, senza abdicare all’uno o all’altro.

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Un documento ricordo della esposizione “La Resistenza nella Filatelia”, con l’annullospeciale (purtroppo su francobollo non concordante), il chiudilettera e la firma dei com-ponenti della Giuria.

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Dimenticarsi di celebrare quest’anniversario, sarebbe come dimenticarsi il proprio nome:il grande “Peppino”, l’immenso genio musicale che tutto il pianeta c’invidia, colui cheaccese con le sue musiche, durante il Risorgimento, quelle scintille patriottiche comepochi sapevano fare; a buona ragione chi scrive, lo ritiene, assieme al quartetto formato daVittorio Emanuele II, Cavour, Garibaldi e Mazzini, un altrettanto padre della Patria. Giuseppe Fortunino Francesco Verdi, questo è il nome completo di colui che sarà chia-mato “il cigno di Busseto”. Nacque in provincia di Parma per la precisione a Roncole, unafrazioncina di Busseto, in quel territorio che si definiva la “bassa” padana; era il 10 di otto-bre del 1813. Il padre Carlo, era un semplice oste che campava vendendo anche quei pochigeneri alimentari che poteva permettersi, la sua sposa e madre di Giuseppe, Luigia Uttini,arrotondava il bilancio famigliare facendo la filatrice, sempre per tirare a campare allameno peggio. Carlo curava anche una modesta attività agricola. All’epoca Busseto facevaparte dell’impero napoleonico, perciò l’atto di nascita originale è trascritto in lingua fran-cese. Sin da giovanetto Giuseppe mostrò una naturale inclinazione per la musicaEssendo un giovane la cui famiglia non poteva disporre di grandi risorse finanziarie, si

accorse di lui, prendendolo a ben volere, l’organistadella chiesetta di Roncole, Pietro Baistrocchi, che,intuendo le potenzialità del ragazzo, gli insegnò i primirudimenti musicali insegnandogli anche l’uso dell’or-gano. La fortuna volle che della predisposizione per lamusica del giovane Verdi si accorse anche il direttoredella società filarmonica del paese, guarda caso con

sede presso Antonio Barezzi, imprenditore bussetano, proprietario terriero di condizionialquanto agiate. Barezzi, al pari degli altri, capì le grandi capacità del giovane Giuseppeconcedendogli quegli aiuti necessari alla prosecuzione deglistudi di musica sotto la guida del maestro Ferdinando Provesi.Il genio musicale di Verdi non tardò a dimostrarsi e a soli quin-dici anni, nel teatro di Busseto fu rappresentata una sua sinfo-nia d’apertura nel corso di una rappresentazione de “Il barbie-re di Siviglia” di Gioacchino Rossini. Con il sostegno finan-ziario del Barezzi, Verdi si ritrovò a Milano. Correva l’anno1832, il suo desiderio era di entrare al Conservatorio, purtrop-po la sua domanda fu respinta per aver oltrepassato i limiti dietà; decise allora di proseguire gli studi andando a lezione dalmaestro di cembalo della Scala, oltre che insegnante di solfeg-gio sempre del Conservatorio, Vincenzo Lavigna. Nel 1836, asoli ventitre anni, Verdi prese moglie, sposando Margherita Barezzi, la figlia del suo men-tore e mecenate, i due presero casa in una modesta abitazione di Milano, a Porta Ticinese,rione popolare e vera essenza della più pura e genuina milanesità. Margherita diede allaluce due figli, Virginia nata nel 1837 e Icilio nato nel 1838, purtroppo la serena convivenza

Giuseppe Verdi, genio e anima della musica

Giovanni Cuomo

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dei giovani sposi fu turbata da un colpo tremendo della malasorte che si accanì contro lafamiglia di Verdi facendogli perdere i figli e la moglie, le disgrazie avvennero fra gli anni1838 e 1840. Per Verdi fu la catastrofe. Nella più cupa disperazione Verdi ebbe la fortunadi non essere abbandonato dal suocero Barezzi, che gli rimase accanto nelle ore più buie.Anche il curatore degli allestimenti al Teatro alla Scala, nonché librettista e ispettore deiteatri imperiali degli Asburgo, Bartolomeo Merelli si ritrovò al fianco del Verdi incorag-giandolo e sostenendolo. Grazie a queste assistenze e a paterne cure, Verdi ritrovò la forzae l’energia per riavvicinarsi alla musica operistica, quell’arte a cui fu predestinato sin dallanascita. Finalmente giunge il momento tanto atteso: Giuseppe Verdi debutta con la suaprima opera “Oberto, conte di San Bonifacio” il giorno 17 novembre 1839, alla Scala diMilano. L’opera ebbe una lunga gestazione, infatti, occorsero quattro anni per la sua com-posizione: librettista Temistocle Solera, anche se qualcuno sostiene che il libretto origina-le sia di Domenico Piazza, ma non vi sono certezze documentate. Il lavoro ebbe succes-so, con piena soddisfazione dell’impresario e sostenitore di Verdi, Bartolomeo Merelli chegli commissionò ulteriori lavori. Sono però, per le disgrazie avvenute e che avverranno,anni tremendi. Fra tutte queste contrarietà, Verdi riesce a terminare la sua seconda opera“Un giorno di regno o il finto Stanislao”, su libretto di Felice Romani, poi rielaborato dalSolera. La prima sempre a Milano alla Scala il 5 settembre 1840. Fu un disastro, però c’erail motivo per il fallimento. Verdi ha appena perduto la moglie, è passato pochissimo tempodalla perdita dei due figli, ha quindi composto l’opera, per colmo dell’ironia un operabuffa, in condizioni fisiche e psichiche più che terribili, al limite delle umane possibilità,eppure il pubblico pur sapendo tutto questo, gli riserva un’accoglienza catastrofica, il pub-blico scaligero come sa innalzarti all’olimpo, così sa distruggerti con fervore satanicosenza alcun rimpianto. Verdi rimarrà amareggiato per questa situazione e la ricorderàanche nei momenti di trionfo, ma Verdi è un genio non solo nella musica, egli è un genioanche nel più profondo del cuore, la sua sensibilità, la sua generosità non può restarerepressa, così come la sua riconoscenza verso la città di Ambrogio, a cui rimarrà legata persempre. Tappa importantissima per Verdi fu anche il legame artistico con Casa Ricordi, lastorica casa editrice musicale milanese, fondata nel 1808 da Giovanni Ricordi. Se il giovane Verdi superò la sua crisi esistenziale, fu merito anche del buon BartolomeoMerelli, l’impresario scaligero che lo incitò a continuare nella composizione della musicalirica sottoponendogli un libretto scritto dall’onnipresente Temistocle Solera, a sfondobiblico “Nabucco”. Solera scriverà per Verdi anche i libretti de “I Lombardi alla primacrociata”; “Giovanna d’Arco” e “Attila”. Verdi iniziò a leggere svogliatamente quellibretto, quando al “Va, pensiero” un bagliore divino un lampo messianico lacerò il suointimo, egli prese coscienza che il Signore Iddio gli aveva donato quel talento perché nonfosse gettato nel fango, nel bitume dei ricordi dolorosi,ma per pers4guire un tragitto che dovrà diventarecomune a tutti gli Italiani, era il percorso dell’unione,della libertà, dell’indipendenza, ed egli sarebbe statouno di quelli che avrebbero contribuito alla creazionedell’unità nazionale.

Cari lettori, ricordate quel VIVA V.E.R.D.I. urlato agran voce da tutti gli Italiani?

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Milano, 9 marzo 1842, Teatro alla Scala. Verdi ripropone al pubblico milanese un opera asfondo biblico “Nabucco” (Nabucodonosor), è un dramma lirico. La soprano èGiuseppina Strepponi, futura moglie di Giuseppe Verdi. Come “Un giorno di regno” fucriticato e distrutto dal pubblico, “Nabucco” ebbe un successo clamoroso: Verdi si era con-sacrato per ciò che era sempre stato il più grande talento operistico, non solo per queitempi, ma anche per quelli che verranno, al giorno d’oggi XXI secolo, Verdi è ancora ilmassimo, nessuno lo ha sinora eguagliato, tantomeno superato. In quel primo anno di rap-presentazione, “Nabucco” fu replicato ben sessantaquattro volte. L’opera esprime il desi-derio represso della libertà, una libertà negata e vituperata, quella stessa che ora Verdisente e che legge negli occhi dei compatrioti: alcuni personaggi dell’opera hanno una fortecraterizzazione drammatica, vedi Nabucodonosor e Abigaille, lo stesso vale per il popoloebraico, ecco che allora quando il coro intona il “Va, pensiero” esso diventa un canto dolo-roso ma che preannuncia il risorgere di un popolo per una “patria si bella e perduta” que-sto inno volerà velocemente dalla Lombardia a tutta Italia. Era nato il Risorgimento. Chiscrive quando ascoltò il “Va, pensiero” per la prima volta all’Arena di Verona, di notte nelbuio più assoluto, con il pubblico che teneva fra le mani un cero acceso, ebbene sentii ildovere di mettermi sull’attenti mentre un forte groppo mi serrava la gola, Giuseppe Verdicon “Nabucco” iniziò la sua straordinaria carriera. Nacquero così “I Lombardi alla primacrociata” 11 febbraio 1843, prima alla Scala. Questa èun opera che diede da pensare alla polizia austriaca,anche perché il contenuto religioso, poteva, secondol’allora arcivescovo di Milano, l’austriaco conte KarlKajetan von Gaisruck (tradotto: Carlo Gaetano II diGaisruck (Klagenfurt, 7 agosto 1769 – Milano, 19novembre 1846) creare dei dissapori, ma Verdi eraVerdi, e la polizia austriaca riconobbe l’autorità artisti-ca del compositore, questo rispetto gli Austriaci lo avranno sempre nei confronti di Verdi,vi fu nel libretto un’innocuo ritocco, invece di dire “Ave Maria” si convenne di mutare in“Salve Maria”. Seguiranno “Ernani” “I due Foscari”, poi, “Giovanna d’Arco” e “Alzira”quindi “Attila” e “Macbeth” poi, “I masnadieri”, “Jérusalem”, “Il corsaro” e “La batta-glia di Legnano”. Sono tutte composizioni che passano di successo in successo, oramaiVerdi è conosciuto e famoso in Italia e in Europa; non c’è teatro nazionale o estero chenon rappresenti i lavori verdiani. Furono opere scritte una dietro l’altra, tutte su commis-sione; Verdi definirà questo periodo, un decennio circa, come gli “anni di galera”.“Ernani”, fu tratto dal dramma di Victor Hugo, il librettista

Francesco Maria Piave, cheper Verdi scrisse addiritturadieci libretti. La primaavvenne a Venezia al teatrola Fenice, il 9 marzo 1844.Anche questa composizionesubisce delle vicissitudiniper ragioni politiche, non-ostante ciò, l’opera possiede

delle melodie straordinarie che rispecchiano l’energia e la

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vibrante forza di Verdi. Adeguatamente rappresentata è un’opera che diffonde verso ilpubblico emozionanti consapevolezze che permetteranno d’imboccare una nuova viaverso la composizione operistica che finora risentiva forse anche delle influenze diVincenzo Bellini, Gaetano Donizetti e Gioacchino Rossini. Francesco Maria Piave ha il compito di comporre il libretto de “I due Foscari” tratto dal-l’omonimo lavoro di Byron. La tragedia lirica è rappresentata per la prima volta il 3novembre 1844, a Roma. Il successo non è al massimo.Ritorna Temistocle Solera per il libretto di “Giovanna d’Arco”. Milano accoglie al Teatroalla Scala la prima il 15 febbraio 1845. Mediocre il successodell’opera, anche perché il Solera non ha di certo contribuitoscrivendo un libretto di ottimo livello. L’opera si base suldramma di Friedrich Schiller “Die Jungfrau von Orleans”.Purtroppo l’insuccesso provoca anche la rottura dei rapporticon la Scala; nel massimo tempio della lirica Verdi ritornerà apresentare le prime delle sue opere solamente dopo 36 anni.Un mezzo passo falso Verdi lo compie facendo debuttare ildramma lirico “Alzira” su libretto di Salvatore Cammarano, a Napoli, Teatro San Carlo,il 12 agosto 1845. Bisogna anche dire che Cammarano era il poeta ufficiale del teatro. Lacomposizione non ottiene quel tributo di successo che Verdi pensava. L’opera è tratta dallatragedia di Voltaire “Alzire, ou les Américains”. Eccoci ora al dramma “Attila” sempre su libretto del Solera. La prima a Venezia, allaFenice il 17 marzo 1846. L’opera produce un notevole effetto sul pubblico che ne decretaun ottimo successo.Il 14 marzo 1847, è la volta del Teatro la Pergola di Firenze ad ospitare la prima del“Macbeth”. Il librettista è nuovamente Francesco Maria Piave. L’opera si ispira alla tra-gedia omonima di William Shakespeare. E’ la composizione che forse meglio delle altreriassume sino a questo momento carriera di Giuseppe Verdi, che si trova nel pieno dellamaturità sia artistica che psico-fisica. In “Macbeth” raggiunge l’apogeo intrecciando fraloro il teatro, il patriottismo e il personaggio. Verdi rielaborerà diverse volte il suo capo-lavoro, per lui sono momenti decisivi e importanti, infatti, si sta preannunciando quellache sarà definita la trilogia.La prima de “I masnadieri” si terrà il 22 luglio 1847 a Londra, al Majesty’s Theatre.Librettista Andrea Maffei, anche questa opera è tratta da un dramma di Schiller “DieRäuber”. Al debutto, è presente in teatro la regina Vittoria. Per Verdi si tratta di un buonaffare commerciale. In realtà l’opera incontra scarso successo; i motivi sono disparati, lacultura del pubblico londinese che forse si aspettava qualcosa di diverso, il librettista chenon fu certo all’altezza e forse anche gli interpreti; resta comunque il fatto che è una com-posizione considerata di secondo piano.All’Opéra di Parigi, viene rappresentata per la prima volta, il 22 novembre 1847,“Jérusalem” una rielaborazione de “I Lombardi alla prima crociata” il libretto è opera diAlphonse Royer e Gustave Vaëz. Composta appositamente per la capitale francese, l’ope-ra è un grande successo, nonostante che taluni critici la trovino inferiore quella originale,ovvero “I Lombardi…” Rappresentata in Italia, opportunamente tradotta, non incontragrande successo. Anche in futuro sarà poco rappresentata.Con “Il Corsaro”, ritorna come librettista Francesco Maria Piave, l’argomento è tratto da

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un poema di Byron “The Corsair”. La prima avviene il 25 ottobre 1848, presso il TeatroGrande di Trieste. E’ un’opera con un debutto abbastanza travagliato, lo stesso Verdi nonl’apprezzava, tanto da essere neanche presente alla prima.Dalla tragedia di François-Joseph Méry “La bataille de Toulouse” Giuseppe Verdi mettein musica il libretto scritto da Salvatore Cammarano dal titolo “La battaglia di Legnano”.La prima si terrà a Roma al Teatro Argentina, 27 gennaio 1849. L’opera è stata suggeritaa Verdi dallo steso Cammarano, vedendo che il Maestro era in ansia per le ventate di liber-tà e indipendenza che si agitavano nel paese, e Verdi voleva dimostrare tutto il suo patriot-tismo. Il debutto è accolto con grandissimo favore dal pubblico, lo stesso tema trattato, lavittoria della Lega Lombarda sull’imperatore svevo Federico Barbarossa è il perno delsuccesso. Successivamente interverrà la censura austriaca a vietarne d’ora in avanti l’ese-cuzione. Nel 1849, per la precisione il giorno 8 dicembre, al Teatro San Xarlo di Napoli è inscena la prima di “Luisa Miller”; il librettista è ancora Salvatore Cammarano; il melo-dramma è tratto ancora da un lavoro di Schiller “ “Kabale und Liebe”. L’opera riscuoteun discreto successo; e in essa si può rilevare l’evolversi continuo della musica di Verdi.Dopo quasi un anno, Verdi propone un dramma tratto da “Le pasteur, ou L’Evangyle et leFoyer” di Eugène Bourgeois ed Émile Souvestre. Il titolo sarà “Stiffelio” e il librettistanuovamente Francesco Maria Piave. La prima fu data a Trieste al Teatro Grande il 16novembre 1850. Il lavoro incontra le ire della censura austriaca che obbliga il Maestro adoperare tagli e risistemazioni dell’opera che perdendo il suo smalto originale si trasformain uno svilente lavoro che non viene accettato dal pubblico. Lo “Stiffelio” anche ai giorninostri trova ben poca accoglienza.Siamo ora alla prima opera di quelle che sarannodefinite come “trilogia popolare”. Si tratta di“Rigoletto” su libretto di Francesco Maria Piave,esso è originato dal un lavoro di Victor Hugo “Le Rois’amuse” la prima avviene a Venezia al teatro laFenice il giorno 11 marzo 1851. Non è agevole pro-porre un lavoro in cui la più disperata umile figura,che pur complottando l’assassinio del suo padrone,autentico tiranno, è dotata di una certa onestà mora-le rispetto a tutti i protagonisti, questo strano personaggio è il buffone di corte. Un pagliac-cio che deve fa divertire una corte corrotta e moralmente depravata. Nonostante le diffi-coltà frapposte dalla censura austriaca l’opera mantiene il impianto originale e il pubblicopotrà assistere alla tragica storia di Rigoletto, il giullare che prima di essere tale sente cheè suo dovere essere padre di una figlia clandestina, che purtroppo per la sua voglia di ven-

detta sul tiranno comporterà la morte della fanciulla.E’ un Verdi innovativo, ricco di esperienza, la sua venamusicale sgorga in maniera prodigiosa nelle splendidemelodie dell’opera e nel 1853 il maestro proporrà unulteriore capolavoro “Il Trovatore” e nel medesimoanno “La Traviata”.Il librettista Salvatore Cammarano propone un lavorotratto da un dramma di Antonio García Gutíerrez. Il

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titolo è il medesimo “Il Trovatore”. La prima sarà al teatro Apollo di Roma, il 19 gennaio1853. L’opera verdiana è da considerarsi fra le più alte in assoluto; musiche e parole crea-no una suggestione romantica e drammatica che si sovrappongono in vari stadi affascina-no ed avvinghiano lo spettatore, il successo è imme-diato: un autentico trionfo. Una vittoria che si ripeteràdi li a pochi mesi, quando Verdi presenterà alla Fenicedi Venezia il 6 marzo 1853, “La Traviata” su librettodi Francesco Maria Piave che trae la vicenda dallacelebre opera letteraria di Alexandre Dumas “La Dameaux Camélias” (La Signora delle camelie). La trama èconosciutissima, così come le melodie, che udite unasola volta, si possono tranquillamente ripetere anchefischiettandole, questa è la dimostrazione del genio unico, imperativo, giunto al massimolivello umano di Giuseppe Verdi, la sua musica è entrata nel cuore non solo degli esperti,ma, cosa assai più importante è discesa nell’animo della gente di qualsiasi ceto e condi-zione, sono brani che svolgono un sottile lavorio psicologico penetrando nelle coscienzea cui un giorno si dovrà rispondere. La trilogia popolare furoreggia in Italia e all’estero; Verdi ora è celebre, il suo talento, lasua capacità gli è ampiamente riconosciuta. Eugène Scribe, librettista dell’Opéra di Parigi,

insiste con il Maestro perché componga un’opera darappresentare alla Ville Lumière in occasionedell’Esposizione Universale del 1855; il testo scritto infrancese è dello stesso Scribe e di Charles Duveyrier.Alla fine Verdi accetta la proposta del francese: esserepresenti durante quella importante e spettacolare mani-festazione, sarà sempre una nota di merito in più perl’italiano e patriota Giuseppe Verdi. Il titolo sarà “ Lesvêpres siciliennes”. L’impianto musicale è di notevole

levatura, l’ouverture è semplicemente fantastica, le coreografie spettacolari, eppure Verdinon la “sente” sua, infatti, la rivedrà facendone una versione che avrà un grande successoquando verrà rappresentata a Parma con il titolo “I Vespri siciliani”. La fama, la notorietà internazionale, il fascino delle sue musiche, la ricchezza di cui oradispone non cambiano l’intimo della sua persona, Verdi è sempre quello stesso nato incampagna da una famiglia umile, egli sa cosa vuole dire “tirare la cinghia” fare i saltimortali per riuscire a dare un poco di benessere in casa, perciò non sarà mai quello che sicreerà false illusione. Verdi sente prepotente il richiamo della sua terra, dei campi lavora-ti, prende allora una decisione, in frazione di Villanova sull’Arda acquista una villa chia-mata Sant’Agata (Piacenza) andrà ad abitarla con colei che nel 1859 sarà la sua nuovamoglie, la notissima e brava soprano Giuseppina Strepponi. Il Maestro, pur continuandonella sua attività musicale, è preso sempre più dagli impegni che derivano dalla sua tenu-ta, fra l’altro, egli non è uno sprovveduto, allevamento di cavalli, l’enologia, la piantuma-zione, l’agricoltura in generale li conosce bene, perciò quando interviene, sa quello chedice. Il mondo lirico però è alquanto in subbuglio, si è vero, Verdi continua nella sua operamusicale, ma con calma, senza fretta, visto che ora se lo può permettere, ma è l’ambiente

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musicale che tende a nuove scoperte a stili diversi. Il “Simon Boccanegra” su libretto diFrancesco Maria Piave è tratto da un dramma di Garcia Gutiérrez, rappresentato per laprima volta alla Fenice di Venezia il 12 marzo 1857; la composizione non riscuote il suc-cesso sperato; lo stesso Verdi critica freddamente il suo lavoro, anzi lo detesta, solamentecirca venti anni dopo si deciderà a rivedere l’opera con la collaborazione di Arrigo Boito;la nuova versione, farà pienamente centro su critica e pubblico e il “Simon Boccanegra”andrà ad occupare la sua alta collocazione che gli spetta per diritto nel campo della musi-ca lirica.A Rimini, il 16 agosto viene rappresentato un nuovo lavoro verdiano, che però si base suuna precedente opera scritta nel 1850. Il librettista è il medesimo di allora, FrancescoMaria Piave e la nuova composizione ha per titolo “Aroldo”. Lo schema operistico è lostesso, solamente epoca e luogo, anche se la partitura è pressoché identica, il finale di“Aroldo” è totalmente diverso da quello di “Stiffelio”. E’ comunque un peccato che i duelavori siano spesso ignorati. Nel 1859 Verdi propone un nuovo successo. L’esordio de “Un ballo in maschera” non ècerto dei più facili; prima sorge l’ostacolo della censura napoletana, che ne vieterà la rap-presentazione, quindi, di quella romana, alla fine al Teatro Apollo di Roma il 17 febbraiovi è la prima rappresentazione. L’opera, basata sullibretto di Somma che a sua volta lo trasse da quello diScribe il quale si basava sul lavoro di Aube “GustaveIII, ou le Bal Masqué”. Verdi scrisse l’opera nel 1858 ecome si è visto avrebbe dovuto debuttare a Napoli,solamente che in quei di giorni di prove che precedonola prima, l’agitatore italiano Felice Orsini, attentò allavita, senza comunque riuscirvi, di Napoleone III. Illavoro del Maestro era proprio concentrato sull’assassi-nio di un re, ecco la ragione per cui ne fu vietata la rap-presentazione a Napoli. L’opera scorre perfettamente su due paralleli inequivocabili: il tra-gico e il romantico. Verdi con “Un ballo in maschera” ha creato un lavoro d’incredibileraffinatezza, scovando quella preoccupazione umana derivante da svariate cause fra cuiquell’ambiguità che si avverte in quest’opera.Passeranno altri tre anni, prima che Verdi proponga un’altra opera. Il 10 novembre 1862debutta a San Pietroburgo, con “La forza del destino”. Il componimento è basato sul

dramma spagnolo del Duca di Rivas, “Don Alvaro”,da cui Francesco Maria Piave trae il libretto.Nell’opera verdiana si nota sin dall’inizio quel nerbomusicale a cuicon lo scorreredelle azioni leespressioni reali-stiche avranno illoro peso, vi sono

anche dei punti fragili, anche incoerenti e quel “desti-no” epicentro della storia in realtà talvolta è sostitui-to in modo assai dubbioso, dal caso. Lo stesso Verdi,

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nonostante il buon successo della prima, non è soddisfatto e la riprenderà alcuni anni dopoper apportarne significative modifiche, purtroppo nel frattempo il Piave, suo librettista hasubito colpo apoplettico che ne interromperà la collaborazione, Piave morirà a Milano il5 marzo 1876.Correva l’anno 1867, quando Verdi propose al pubbli-co parigino il “Don Carlos”. Il libretto in lingua fran-cese è scritto da J. Méry e C. Du Locle, basandosi suun lavoro di Schiller. Il Teatro è il prestigioso Opéra, ladata della prima, 11 marzo 1867. L’edizione italianadel “Don Carlos”, dopo un’ampia revisione per viadella traduzione, sarà presentata alla Scala di Milanonel 1884. L’opera è considerata fra i maggiori capola-vori del Maestro. Alcune scene rendono l’opera affascinante anche da punto di vista esclu-sivamente coreografico, per taluni la durata sarebbe però eccessiva, è comunque un lavo-ro grandioso, dove debbono spiccare particolari doti canore, come la voce di basso e quel-la di mezzosoprano. Verdi è riuscito a darci uno splendido esempio di come entrare neltessuto interiore dei protagonisti che interpretano uno spaccato di storia spagnola ove ildramma umano e politico deve confrontarsi con quella legge forse la più spietata per l’uo-mo: “la ragion di stato”.A Verdi giunge la richiesta del kedivè (principe, vice-ré, signore) d’Egitto di realizzare un’opera per ilTeatro Italiano del Cairo, e non, come erroneamentetramandato successivamente per l’apertura delCanale di Suez che fu aperto anni prima. Il libretto èdi Antonio Ghislanzoni, su un soggetto di AugusteMariette Bey. La prima di “Aida” fu messa in scena,al Cairo, il 24 dicembre 1871. Con questo lavoroVerdi raggiunge delle vette di bravura ineguagliabile;spettacolare per la scenografia, musiche di una bellezza incredibile che mai hanno un cedi-mento, una “Marcia Trionfale” che travolge e coinvolge. Una sola parola e non bastereb-be: “Trionfo, vittoria, esaltazione, apoteosi..” gli aggettivi potrebbero continuare all’infi-nito, infatti, anche oggigiorno quando viene rappresentata non manca di essere un succes-so: è una gloria nazionale. Dopo “Aida” Verdi valuta la decisone di ritirarsi a vita privata.

Solo inoccasioned e l l amorte delpiù grandedella lette-r a t u r a

nazionale, Alessandro Manzoni (Milano 22 maggio 1873) comporrà in omaggio allo scrit-tore una poderosa Messa da Requiem. Verdi dopo la morte di Manzoni disse di lui: “…èun bisogno del cuore che mi spinge a onorare, nella misura delle mie possibilità, questo

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Grande che ho stimato tanto come scrittore e che hovenerato tanto come uomo modello, di virtù e dipatriottismo”.Solo nel 1887, dopo un assiduo quanto astuto lavoro,oggi diremmo ai fianchi, dell’editore Giulio Ricordi,farà si che Giuseppe Verdi ritorni a comporre conquell’Arrigo Boito, che giovane scapigliato, anniaddietro offese il maestro ritenendolo superato e troppo tradizionalista. Lo stesso Boito

comprese l’assurdità delle sue insinuazione e cercò, poiriuscendovi di riallacciare il rapporto con il Maestro.Per Verdi sarà anche il ritorno alla Scala di Milano,dopo che anni addietro, non volle più che nessunaprima delle sue opere debuttasse nel massimo tempiodella lirica mondiale, questa rottura che sembrava insa-nabile, invece si compose e sarà “Otello” che sancirà

questo ritorno di Verdi a Milano. Su libretto di Arrigo Boito, tratto dal lavoro diShakespeare, il 5 febbraio 1887, sul palcoscenico della Scala va in scena la prima di“Otello”. L’entusiasmo del pubblico è alle stelle. Verdi è tornato e Milano e la Scala sono ai suoipiedi. Anche negli anni e nei secoli a venire, sarà difficilissimo che “Otello” non registriil tutto esaurito.Il XIX secolo haimboccato il viale deltramonto, anche Verdisente il declino, nondel suo genio musicale,ma fisico e spirituale;vive fra Sant’Agata eMilano, i suoi cono-scenti, le care amiciziesu cui contava purtroppo sono ormai scomparsi o stanno scomparendo. Nel 1897 la suacara moglie, Giuseppina Strepponi, rende l’anima a Dio. Quattro anni prima aveva com-posto l’opera “Falstaff” su libretto di Arrigo Boito, ormai indivisibile da Verdi. Il libret-tista aveva capito che solo il Maestro aveva quelle insuperabili capacità di restare musi-calmente al passo con i tempi, perché egli possedeva quello spessore culturale, duttilenella versificazione e a sua volta musicista, ovvero capace di pensare la poesia in funzio-ne della musica. Il “Falstaff”, Boito ne aveva tratto illibretto da una tragedia di Shakespeare “The MerryWives of Windsor”. La prima assoluta il 9 febbraio1893 al Teatro alla Scala di Milano; sarà la sua ultimaopera. Un lavoro di superba raffinatezza, un multico-lore vibrare dalle parole, alle scene, alle melodie eVerdi compose “Falstaff” quando aveva ottanta anni,questo solo dato ci fa capire la grandezza, la genialità,il talento creativo insuperabile di Giuseppe Verdi. In

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realtà egli compose dopo “Falstaff” quattro pezzi dimusica sacra pubblicati nel 1898: “Ave Maria, StabatMater, Laudi alla Vergine e Te Deum.”La filantropia, la generosità di Verdi erano famose,nelle sue terre aveva già provveduto a finanziare unospedale oltre a partecipare a diverse opere umanita-rie; quindi, decise di erigere a Milano una Casa di

Riposo per Musicisti, riservata a quegli artisti, cantanti e musicisti che non avevano avutofortuna nella loro carriera vuoi per la malasorte o per altre ragioni e perciò in condizionipovere e disagiate. L’edificio fu progettato dall’architetto Camillo Boito, fratello diArrigo, già librettista del Maestro. Nella Casa di Riposo per Musicisti è tumulato lo stes-so Giuseppe Verdi con accanto la moglie Giuseppina Strepponi. Alla morte del Maestro,avvenuta il 27 gennaio 1901, era presente anche un’altra celebre cantante lirica TeresaStolz. La Stolz fu tra le più eccezionali interpreti delle opere verdiane; dopo poco più diun anno dalla morte di Giuseppe Verdi, anche Teresa Stoltz moriva, era il 23 agosto 1902.Giuseppe Verdi morì a Milano al “Grand Hotel et De Milan” di Via Manzoni ove era soli-to alloggiare quando era nella città lombarda, all’incirca verso le tre del mattino del 27gennaio 1901. Sei giorni prima era stato colto da un malore improvviso, seppure in ago-nia egli lasciò precise istruzioni per il suo funerale, semplici, senza ostentazione e senzamusiche. Egli era sempre stato una persona semplice e quindi dovevano esserle anche lesue esequie. Nei giorni che precedettero la scomparsa, la cittadinanza saputo che ilMaestro era in fin di vita, per non recargli disturbo la via Manzoni e le vie collaterali furo-no cosparse di paglia per far sì che lo scalpiccio dei cavalli non disturbasse l’ultimo sonnodi Verdi. I funerali, come detto furono semplici, ma alle esequie presenziarono non menodi centomila persone. Verdi non ignorò e non negò la sua partecipazione alla vita pubblica del suo tempo. Egli,convinto italiano, dimostrò i suoi convincimenti patriottici sostenendo le azioni risorgi-mentali. Fu anche eletto deputato per il Collegio di Borgo San Donnino (Fidenza), quan-do si insediò il primo parlamento del Regno d’Italia (1861-1865), successivamente, funominato dal 1874, senatore del Regno. Senza ombra di dubbio, Verdi con le sue operecontribuì concretamente all’unificazione nazionale contro la sudditanza straniera.

Questo era Giuseppe Verdi, di lui si potrebbero scrivere fiumi e fiumi di commenti, limi-tiamoci a quanto descritto, ricordandoci che il nostro Bel Paese si può definire un’auten-tica luce di civiltà per tutto il pianeta, provate a elencare i Grandi italiani che lavorarononei vari campi, dalle arti ai mestieri, non esiste nazioneal mondo che possa competere con l’Italia, il fatto chequi si trovi il 75% del patrimonio artistico mondialevorrà dire qualche cosa e allora chi guida questo Paesesa cosa significa tutto questo?

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La Svizzera ricorda Gottlieb DuttweilerIgnazio Lavagna

Le poste elvetiche, il 7 Marzo scorso hanno emesso un francobollo per ricordare Gottlieb“Dutti” Duttweiler, un genio del commercio ma anche una personalità con idee coraggio-se e con un forte senso di responsabilità sociale.Duttweiler ebbe l’idea innovativa di offrire alle massaie zurighesi prima e svizzere poi, deiprodotti di qualità a prezzi convenienti, per far questo attrezzò cinque camions Ford T, inmodo che potessero trasportare, zucchero, farina,caffe’, sapone ed altri generi di primanecessità, tutti a prezzi accessibili.Mentre gran parte dell’opinione pubblica e le istituzioni restavano scettiche, furono lemassaie svizzere a decretare il successo dell’idea di Duttweiler, era nata la Migros, unadelle più grandi ed efficaci società commerciali elvetiche.Nel 1936, unitamente ad un gruppo che aveva idee ed interessi affini, fondò il partito“Anello degli indipendenti” del quale divenne presto il presidente.Sempre attento alle esigenze sociali Duttweiler, e la moglie, nel 1940,decisero di trasfor-mare la Migros in cooperativa, tutti i cittadini potevano acquistare le azioni Migros, conla cifra di 30 franchi e diventare comproprietari.Nel contempo Duttweiler partecipa alla vita politica svizzera come Consigliere Nazionalee di Stato. Nel 1940 rassegna le proprie dimissioni, in contrasto con le tendenze“Frontiste” ossia le teorie di quei gruppi che avrebbero voluto un “avvicinamento” allaGermania nazista, come il consigliere Marcel Pilet Golaz od altri che volevano addirittu-ra schierarsi accanto ai nazisti.Nel 1943 venne rieletto Consigliere Nazionale, in precedenza aveva fondato la ScuoleClub Migros che consentivano ad una larga fascia di popolazione di accedere ad una seriedi proposte didattiche e ricreative.Duttweiler si dedicò, in seguito ad attività editoriali e nel commercio librario, così comefu attivo nel ramo bancario ed assicurativo.Fu un precursore in svariate attività commerciali, non trascurando mai il progresso

Sociale.

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In biblioteca

Il nostro consocio Domenico Matera ha collaborato alla stesura di un ponderoso volumesulle Missioni Militari all’estero nel secondo dopoguerra di cui pubblichiamo la presen-tazione per gentile concessione del presidente del C.I.F.O. Dott. Claudio Ernesto Manzati.

Il catalogo di Storia Postale delle Missioni Militari contemporanee

Ci sono voluti oltre due anni ai cinque autori del catalogo ragionato, nell’ordine: RubenBerta, Nadir Castagneri, Roberto Cruciani, Francesco Gagliardi e Domenico Matera, coor-dinati da Claudio Ernesto Manzati presi-dente del CIFO (Associazione deiCollezionisti Italiani di FrancobolliOrdinari), per realizzare questa secondaedizione 2013. La prima, approntata nel2000, era stata presentata a VoltaMantovana nel 2001 durante l’AssembleaAICPM dal compianto Giovanni Riggi diNumana. In quella occasione era stata pro-posta in forma artigianale: fotocopie inbianco e nero rilegate con spirale. Questaseconda edizione di 282 pagine, stampatacon tecnica digitale, è interamente a colo-ri ed e rilegata con copertina semirigida,sono descritte tutte le missioni militaridal 1950 a tutto il 2010, per un totale di 71missioni (44 nella precedente edizione).Cronologicamente si va dalla missioneAFIS in Somalia del 1950 sino alla mis-sione di aiuto MINUSTHAH ad Haiti, aseguito del devastante terremoto.Quest’ultima missione venne avviata il 13gennaio 2010 e si concluse il 14 apriledello stesso anno; di questa si conosce unsolo documento viaggiato dimostrando che anche la posta dei giorni nostri può esseremolto rara. Il volume sarà messo in vendita allo stand del CIFO a Milanofil al prezzo dicopertina di 50 €. Al fine di contenerne il costo sarà realizzato anche un CD al prezzo di30 € che conterrà, oltre al file pdf del catalogo ulteriori 300 pagine ca. con tutti gli annul-li postali ed amministrativi delle missioni, avendo limitato nel testo stampato solo quellipiù significativi. La catalogazione completa di tutti gli annulli sarà comunque liberamen-te scaricabile dal sito del CIFO www.cifo.eu. La revisione dei testi è stata realizzata daPier Giorgio Romerio e l’editing è di Nicola Luciano Cipriani; la stampa in proprio conCopyright CIFO.

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Il CIFR in azione

Il Cifr rende omaggio all’Amico e Consocio Mario Colombo, oggetto di un articolo de “IlGiorno” del 6 aprile 2013 a lui dedicato, e ci complimentiamo per il premio concessoglinegli Stati Uniti d’America e della concessione della tessera che lo nomina membrodell’Office of Strategic Service, il Servizio d’intelligence americano a cui tanto devono leformazioni partigiane durante la Guerra di Liberazione in Italia; gli uomini del Servizio,in gran parte ufficiali italo-americani per poter colloquiare senza problemi con il persona-le partigiano, coordinandone aiuti e rifornimenti di ogni genere. Mario Colombo, ha sem-pre collaborato efficacemente con le sue preziose e originali collezioni di notevole valorestorico a diverse mostre del nostro Sodalizio; anche nell’ultima realizzata ad Ossona (MI)egli era presente con una sua opera. A Te, Carissimo Mario un doveroso e affettuoso rin-graziamento con le più sincere congratulazioni per il meritato riconoscimento.

Ossana (MI) - La mostra a cui Il Cifr è stato invitato, in occasione del 17 marzo, giornocelebrativo dell’Unità nazionale, organizzata dal Centro Documentale di Milano (exDistretto Militare) “L’Esercito Italiano nel periodo bellico 1915-1918”, ha ottenuto unostraordinario successo di pubblico e di critica. Erano presenti Autorità civili dellaProvincia di Milano, della RegioneLombardia e autorità militari. La mani-festazione si è tenuta presso la presti-giosa Villa Litta Modignani, sede delComune di Ossona (MI). Il Sindacodella città ha illustrato il significato diquesto evento. Il Cifr con il coordina-tore agli eventi, Vincenzo Ferrari, nellagiornata del 20 marzo ha illustrato lecollezioni di storia postale esposte agliallievi delle Scuole Medie.

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Trezzano Rosa (MI) dal 25 aprile al 28 aprile; qui di seguito riportiamo l’articolo dellaGazzetta dell’Adda riguardante l’avvenimento.(ssr) Grande successo per la mostra sulla Resistenza italiana. L'esposizione, che è stataallestita in Villa Ida da giovedì a sabato scorso con la collaborazione del Centro italianoFilatelia Resistenza, ha ricevuto la visita di numerosi trezzanesi.La mostra è stata infatti una delle ini-ziative che hanno caratterizzato le celebrazioni perla festa della Liberazione, la cui tradizionale cerimonia di commemo-razione a tutti iCaduti si è svolta nel pomeriggio di giovedì. Doppio appuntamento quindi per i trezzane-si, che hanno partecipato numerosi anche al corteo dal Municipio al monumento «AlPartigiano», nei pressi della scuola di via Colombo. Il corteo si è concluso al Centro«Padre Marengoni», dove è stato possibile assistere a un concerto.

Visitatori dellaMostra intrattenutidal CoordinatoreMostre/Eventi delCifr, Sig. VincenzoFerrari (a sinistra)

Il Sindacodi Trezzano Rosa,

sig. Adelio Limontacon gli organizzatore

della Mostra(sig. Ferrari alla sin.

del sindaco)

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Marcofiliaa cura di Gian Franco Mazzucco

Il numero si riferisce ai comunicati marcofili di Poste Italiane

21/2012 - Un giorno per non dimenticare. E’ il senso del «Giorno della Memoria», che èstato istituito dal Parlamento Italiano nel 2000.«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, datadell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno dellaMemoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popoloebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadiniebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia,la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramentidiversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischiodella propria vita hanno salvato altre vite e protetto i persegui-tati.

78/2012 - El Alamein, simbolo della resistenza del regioesercito italiano in Africa, ebbe un ruolo di storica impor-tanza nel corso della seconda guerra mondiale. Infatti essacostituiva il terminale nord di un corridoio est-ovest di circa60 km di larghezza delimitato a sud dalla depressione diQattara, che rappresentava un ostacolo impenetrabile aimezzi militari; furono gli inglesi con delle truppe beduine apassare la depressione di Qattara e distruggere un avampo-sto italiano, uccidendo tutti senza condizioni di resa.Questo corridoio era diventato un elemento essenziale della linea difensiva britannica inNordafrica e segnò il punto di massima penetrazione ad est delle forze italo-tedesche inEgitto.

119/2012 - Winston Churchill commentò: "Ora, questa nonè la fine, non è nemmeno l'inizio della fine. Ma è forse lafine dell'inizio". Sempre Churchill rese omaggio al valoredimostrato dai soldati italiani dichiarando ai Comuni:«Dobbiamo inchinarci davanti ai resti di quelli che furono ileoni della Folgore»

36/2012

51/2012

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II Comando Forze Operative Terrestri (ComFO Ter)Gianni Cuomo

Nel 1997, come previsto dalla legge sullariforma dei vertici militari, al Capo di StatoMaggiore della Difesa è stata attribuita. laautorità suprema gerarchica. In virtù di que-sto l’Esercito ha iniziato una propria revisio-ne strutturale per rendersi all’altezza nell’af-frontare i nuovi importanti impegni naziona-li ed internazionali. Il Comando delle ForzeOperative Terrestri (COMFOTER), ha cosìdeterminato un’unica gestione per tutte le unità “Combat”, “Combat

Support”, “Combat Service Support” e quelle specialistiche in “Communication andInformation System”. Tale comando si è costituito a Verona il 1° ottobre 1997. In primaistanza esso era accoppiato al Comando delle Forze Terrestri Alleate del Sud Europa, inseguito è divenuto autonomo svincolandosi dal Comando NATO. Inizialmente ilComFOTer aveva sotto la sua egida i seguenti comandi: 1° e 2° Comando Forze di Difesa,Comando Forze di Proiezione, Comando Truppe Alpine ed un Comando dei Supporti.Negli anni successivi la struttura del ComFOTer è andata sempre più affinandosi per arri-vare così alla composizione attuale: rispondono in sottordine 1° e 2° Comando Forze diDifesa, Comando Truppe Alpine, Comando del Corpo d’Armata NATO di RapidoSpiegamento, Comando AVES, Comando Trasmissioni ed Informazioni dell’Esercito, edil Comando dei Supporti. La sede principale è a Verona, presso Palazzo Carli ed è sup-portato da un Reparto Comando dislocato nella Caserma Passalacqua e da uno StatoMaggiore ed un Centro Operativo nella Caserma Rossani.

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CHI SIAMO

Il Centro Italiano Filatelia Resistenza e Storia Contemporanea è stato fondato nel1976.Vi aderiscono i collezionisti di francobolli, interi postali, affrancature meccaniche,annulli postali, cartoline maximum e memorabilia riguardanti la storia dal XXsecolo ad oggi, in tutte le sue specialità: dalle guerre mondiali alle missioni di pacecontemporanee ed agli interventi umanitari.Per l’anno in corso l’adesione costa 39 euro (socio ordinario), 45 euro (socio soste-nitore) oppure con un versamento minimo di 50 euro si diventa socio benemerito.Si ha diritto a ricevere il trimestrale “LA VOCE DEL CIFR” di 48 pagine con arti-coli dei soci, oppure tratti da pubblicazioni straniere, ed a partecipare alle Mostresociali.Per maggiori informazioni contattate la Segreteria / Relazioni esterne i cui recapi-ti sono indicati nella pagina a fianco, oppure consultate il sito www.cifr.it o scri-vete all’indirizzo di posta elettronica [email protected] .

I versamenti vanno effettuati sul conto corrente postale 17609207 intestato a“CIFR-Via Gerolamo Ratto, 43/17-16157 GENOVA” oppure a mezzo bonificoBanco Posta IBAN IT05H0760101600000017609207 ricordandosi, in questocaso, di segnalare l’operazione di pagamento.

COMUNICATO della SEGRETERIA

Si informano i soci che per la fine del 2013, si dovrà rinnovare ilConsiglio Direttivo, il Collegio dei Revisori ed i Probiviri.Si invitano i soci, in regola con l'iscrizione per l'anno 2013, a propor-re le loro candidature, per i tre organismi statutariamente previsti.

Sono in progettazione eventi a Ossona, per la festa patronale di fineagosto, una mostra sulla civiltà contadina.Altre mostre a Trezzano Rosa in autunno per la festa della castagna eall’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo, prima settimana di settem-bre, sugli eventi del 1943.

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C.I.F.R.

CENTRO ITALIANO FILATELIA RESISTENZA

E STORIA CONTEMPORANEASede: c/o Ignazio Lavagna Via Gerolamo Ratto, 43/17 - 16157 Genova GE

Presidente Onorario

Egidio Errani – Via Grattacoppa, 293 – 48020 Savarna RA

Presidente

Ignazio Lavagna – Via Gerolamo Ratto, 43/17 - 16157 Genova GEtel. 0106982013 - 3493286055 - [email protected]

Vice Presidente

Roberto Marastoni - Via A. Pozzi, 25 - 42042 Fabbrico RE tel. 05221716066 – 3474186600 - [email protected]

Segreteria/Relazioni Esterne/Eventi Manifestazioni

Giovanni Cuomo – Via Brodolini, 3 – 20834 Nova Milanese MB tel. 036242980 - 3472968081 - [email protected]

Vincenzo Ferrari - Via Ungaretti, 4 - 20060 Bussero MItel. 0295039634 – 3388652030 - [email protected]

Consiglieri

Stefano Domenighini – Via Montello, 54/A - 26013 Crema CR tel. 037380388 - [email protected]

Italo Greppi - Via Ponte, 19/G - 25134 Brescia BS tel. 0302304270 - [email protected]

Maria Marchetti – Via Gazzolo, 62 - 25082 Botticino BS tel. 0302692326 - [email protected]

Massimo Santonastaso – Via Celante, 110 - 31029 Vittorio Veneto TVtel/fax. 0438550032 – -3391853829 - [email protected]

Servizio Scambio fra Soci

Mauro Mirolli – Via Garibaldi, 1 – 15044 Quargnento ALtel. 0131219534 – 3803588193 - [email protected]

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Cartolina spedita da Odessa (URSS) il 9 giugno 1929 (viag-gio di andata) a firma di Piero, molto probabilmente ilTenente Pietro Sordi 1° pilota (191ª-2 squadriglia I-SAAR),indirizzata a Roma, recante l’affrancatura sovietica e lavignetta della Crociera raffigurante il Cremlino.

(articolo a pagina 20)

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