La Voce Del Cifr 97

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97 SETTEMBRE 2012 Centro Italiano Filatelia Resistenza e Storia Contemporanea nuova voce_copertina_1_2.qxp 10/09/2012 20.44 Pagina 1

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Storia della resistenza attraverso la filatelia

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97SETTEMBRE 2012

Centro

Italiano

Filatelia

Resistenza

e Storia

Contemporanea

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Lettera del Presidente pag. 1La Posta da Campo per le quattro divisioni dellaR.S.I - capitolo 1

Giuseppe Marchese pag. 2

Donne prigioniere: dov’è la loro posta? Maria Marchetti pag. 9

La Regia Nave Puglia Stefano Domenighini pag. 13

La Resistenza Tedesca pag. 15I nuovi assetti territoriali dopo la Prima GuerraMondiale: la Repubblica dell’Austria tedesca

Angelo Di Stefano pag. 16

1944: tempo di sbarchi Giovanni Cuomo pag. 20

I falsi della Resistenza Francese (1942/1944). pag. 23

Il fumo fa …… veramente male Massimo Santonastaso pag. 24

Un secolo di storia italiana - 1912 – 2012 Giovanni Cuomo pag. 28

La Resistenza in Francia pag. 34

1936-1940 Gli anni dei Patti, degli impatti e deimisfatti

Gianni pag. 35

Il CIFR in azione pag. 43

Riceviamo e pubblichiamo pag. 4585° Reggimento Addestramento Volontari“Chieti”

Gianni Cuomo pag. 47

Chi siamo pag. 48

Convocazione Assemblea Straordinaria pag. 48

LA VOCE DEL CIFR

NUMERO 97 SETTEMBRE 2012

Direttore responsabile: Valerio Benelli [email protected]: Tribunale di Milano n.202 del 1° aprile 1996Editore: presso il Presidente Onorario Egidio Errani-Via Grattacoppa,29348020 SAVARNA RAStampa: Tipografia Viganò di Viganò Stefania & C.

Via Don Minzoni,14 - 20865 USMATE VELATE MB

In questo numero:

“LA VOCE DEL CIFR” è il notiziario, non in commercio, riservato ai soci del CentroItaliano Filatelia Resistenza e Storia Contemporanea (C.I.F.R.).Gli articoli vanno inviati, in copia, al Presidente Ignazio Lavagna. Non si assumono responsabilità per gli scritti pubblicati che impegnano esclusivamente iloro autori. Il Comitato di Redazione si riserva la facoltà di modificare o pubblicare par-zialmente gli scritti inviati che, comunque, non verranno restituiti.È ammessa la riproduzione degli articoli citando questa rivista.

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Lettera del Presidente

Cari Amici e Consoci

sono trascorsi più di 8 mesi da quando assunsi la presidenza del CIFR e debbo dire che,nonostante le difficoltà, la nostra associazione ha continuato a svolgere la propria attivitàin modo soddisfacente.

Dopo l’intensa attività svolta nel 2011, e la scomparsa del Presidente Pastormerlo, ci sipoteva aspettare una fase di stallo ma non è stato così. L’anno 2012 è iniziato abbastanzabene, abbiamo preso parte ed organizzato alcune manifestazioni importanti, tra le quali mipiace ricordare quella di Bagnolo in Piano (Reggio Emilia), la mostra tenutasi nel carceredi Bollate, le mostre di Genova, per il 25 Aprile, la nostra partecipazione alla manifesta-zione di Spotorno per l’anniversario della Repubblica, la recente mostra di Motegridolfoin collaborazione con il museo della Linea dei Goti e col Comune ed infine la partecipa-zione alla semifinale del Campionato Cadetti di Filatelia, che si svolgerà a Codroipo, conla collezione del socio Luigi Pirani.

La rivista La Voce del CIFR, dopo qualche difficoltà ha iniziato un percorso che ha susci-tato consensi, sia all’interno della nostra associazione sia dai collezionisti di altri sodalizied anche all’estero. Di tutto ciò va dato merito ai numerosi collaboratori ed in particolareal socio Gianfranco Mazzucco, che col Suo impegno ci assicura un “prodotto grafico “ diindubbio valore.

Ci avviamo alla realizzazione della Assemblea Straordinaria, che per rispettare i principidi democrazia, ai quali il nostro sodalizio si ispira dovrà aver sede in una località che con-senta al maggior numero di soci di prendervi parte.

A fronte di tre opzioni proposte, alla fine si è scelto quella più centrale e con minor costo,quindi la scelta è caduta su Bologna. L’assemblea si terrà, a Bologna, presso il CinemaOdeon, il 20 ottobre prossimo. I dettagli sono specificati nella pagina della Segreteria.Stiamo procedendo con la definizione del “Memorial Pastormerlo” e si spera di conclu-dere durante l’assemblea.

Come vedete gli impegni ed il lavoro non mancano, sono certo che andremo avanti,grazieanche all’impegno di tutti.

Ignazio Lavagna

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LA POSTA DA CAMPO PER LE QUATTRO

DIVISIONI DELLA R.S.I.Giuseppe Marchese

CAPITOLO I

LA NASCITA DELLE DIVISIONI (Dicembre 1943 - Aprile 1944)

L’8.9.1943 è la data fatidica dell’armistizio e conseguentemente del crollo della strut-tura militare del centro nord dell’Italia e nelle altre zone di occupazione.

Il 15 settembre seguente nasce la Repubblica Sociale Italiana e infine il 27 Ottobre ven-gono sciolte le “Regie Forze Armate” e vengono nuovamente organizzate le forze armatedel nuovo Stato.Ma già il 29 settembre 1943 in Germania c’è chi pensa di utilizzare una parte dei militariitaliani per la formazione di quattro divisioni cacciatori.“1) Il Führer ha ordinato l’allestimento di 4 divisioni italiane cacciatori. Queste divisio-ni saranno composte come le analoghe divisioni tedesche.2) Per il loro allestimento si considerano in primo luogo unità italiane di buon livello chegià all’inizio si sono dichiarate disposte a combattere dalla nostra parte. Queste unità non

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vanno addestrate come unità di sicurezza ma devono essere messe a disposizione delComando Supremo dell’Esercito per l’allestimento delle 4 divisioni cacciatori.”3) Prima che possano essere emesse le procedure per l’allestimento delle 4 divisioni ènecessario avere un’idea delle truppe e del personale italiano che si possono avere a dis-posizione. Pertanto il Comando Supremo Ovest. il Comando Supremo Est, il ComandoSupremo Sud-Est, il Gruppo di Eserciti B, il Comandante Militare della Francia e ilComandante Militare Sud-Est dovranno comunicare al più presto il numero dei soldatifedeli all’Asse che possono essere utilizzati per la formazione delle 4 divisioni cacciato-ri.” 1

Ma questo progetto di costituire le nuove unità con elementi “fedeli all’Asse” evidente-mente non è un percorso facile perché presuppone l’uso di forze armate di un futuroGoverno amico.Scartata questa ipotesi il 15 Ottobre viene emanata una nuova direttiva da parte delComando Supremo dell’Esercito tedesco. Il nuovo progetto indirizza il reclutamento versoi militari italiani internati con le seguenti modalità:“Il Führer ha ordinato la costituzione di formazioni italiane costituita da internati milita-ri.I) “......Bisogna pertanto iniziare l’opportuna propaganda tra gli internati militari. Sidevono inserire organizzazioni locali fasciste che secondo le esperienze tratte sinora, pos-sono garantire una buona efficacia. Nei campi bisogna selezionare fascisti ed apparte-nenti alla milizia che siano atti ad effettuare una buona propaganda.......” .II Nella scelta degli internati militari che si offrono si deve procedere con criteri moltorigorosi. Internati militari che lascino sospettare atteggiamenti non combattivi vannoscartati. Bisogna scegliere di preferenza:a) internati che abbiano ricevuto decorazioni tedesche appartenenti alla milizia o appar-tenenti al Corpo di Spedizione italiano in Russiac) appartenenti alle classi giovani................................. “ 2

Ma anche la soluzione di trovare il personale delle costituende divisioni presso gli inter-nati non viene attuata probabilmente perché costoro non vengono ritenuti affidabili e, cosaancor più grave per i tedeschi, scarsamente motivati.Alla fine gli incontri tra le Delegazioni italiana e tedesca portano a elaborare un progettosecondo il quale si trarranno dai campi di concentramento tedeschi un primo nucleo diufficiali e sottufficiali per formare i quadri delle Divisioni (circa 12.000) uomini. Il rima-nente personale verrà fornito dalla chiamata alle armi di classi giovani“In base a nuove discussioni avute con il maresciallo Graziani si è stabilito che per la for-mazione del nuovo esercito italiano si possono impiegare anche militari internati italiani.I) Verrà formata una Commissione per la selezione degli ufficiali internati. LaCommissione sarà composta da personale italiano e tedesco.........................................IV) Tutti i volontari italiani che troveranno impiego nei reparti italiani avranno vitto,alloggio e paga come i pari grado tedeschi.” 3

Tale direttiva interna all’Esercito tedesco viene formalizzata il 16 ottobre con un proto-collo di intesa, del seguente tenore:“1) l’O.K.W. si impegnava di equipaggiare, armare e addestrare quattro divisioni italiane

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(una alpina e tre di fanteria) in tutto 52.000 uomini con le seguenti modalità: si costitui-rà a Berlino una commissione mista italo tedesca; si recluteranno alcune migliaia di sot-tufficiali, graduati e soldati anziani volontari, atti al servizio di istruttori. Con tali elemen-ti si costituiranno i nuclei di istruttori in quattro campi di addestramento divisionale messia disposizione dall’O.K.W. I nuclei saranno addestrati da altrettanti nuclei di istruttoritedeschi. Dopo di ciò si faranno affluire dall’Italia le reclute per completare l’organicodivisionale.2) Il Governo italiano si impegnava di chiamare alle armi le classi 1924, 1925, 1926 e1927.3).....................4) Il Governo italiano si impegnava inoltre di organizzare circa 30.000 uomini tra arti-glieria di montagna, genio e artiglieria contraerei, da porre a disposizione come unità ita-liane ausiliarie delle forze armate tedesche in Italia, principalmente per la difesa aerea ecostiera.5) Il trattamento delle truppe italiane sarebbe stato in ogni caso identico a quello delletruppe tedesche, ma era inteso che tutto il trattamento era a carico del Governo repubbli-cano.”Tuttavia tale decisione concordata finì per avere risvolti politici negativi per la RepubblicaSociale Italiana accusata di avere lasciato nei lager della Germania migliaia di italiani.Come contro mossa venne teorizzato la proposta al comando tedesco di trarre dai campidi concentramento gli elementi volontari necessari per la riorganizzazione di un certonumero di divisioni. Le forze armate tedesche - proseguono gli storici del regime - siopposero a questo progetto e alla fine dovette essere accettata la proposta germanica, cheportò al reclutamento degli elementi per come detto sopra. 4 Sembra di capire da un ristret-to numero di documenti d’archivio che le autorità tedesche proseguirono in forma auto-noma i loro piani di armamento dei soldati italiani e poi informarono le autorità dellaR.S.I. Il 6.11.43 le forme armate germaniche emanano le seguenti direttive:“1) Come nucleo base del nuovo esercito italiano verranno addestrati in Germania 4 divi-sioni e 10 sezioni di artiglieria (possibilmente da montagna).La formazione avverrà come segue:a) Internati militari italiani (possibilmente di classi giovani) che si presentino volontaria-menteb) Soldati e reparti fedeli all’Assec) Reclute delle classi 1924-262)……………………..3).........................4) Verranno formate 3 divisioni sul tipo di una Divisione cacciatori tedesca e una divi-sione alpina.5)..........................6) Per l’addestramento sono previste le seguenti località:

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7) ………………………8) Previsioni per l’addestramento.

f) Si addestrano innanzi tutto le 3 divisioni di fanteria tra le quali si sceglierà il persona-le adatto per la 4^ Divisione alpina che verrà quindi assegnato a quest’ultima Divisione.5Tuttavia dovettero sorgere delle difficoltà nel reperimento dei quadri e delle reclute pres-so i campi di concentramento se il 18.1.1944 il Comando Supremo dell’Esercito comuni-cava:“1) L’approntamento delle 4 divisioni italiane viene effettuato a scaglioni. Con il coman-dante della Wehrmacht in Italia fu stabilito quanto segue per l’invio delle reclute e dei qua-dri dall’Italia:

Malgrado la chiamata alle armi delle classi dal 1923 al 1927 il gettito dei coscritti non fusufficiente a coprire il fabbisogno militare. Restavano ancora da formare tre divisioni e pertrovare gli altri 51.000 uomini si dovette ricorrere alla chiamata alle armi delle classi 1921e 1922.

Biglietto Feldpost spedito l’8.12.43 daFeldpost 47017 assegnato al gruppoartiglieria “Colloridi”. Senza bollo dipartenza, porta” il briefstempel” con lascritta “Austellungsstab V” del campodi Heuberg dove sarà addestrata poi laDivisione Italia. Il mittente indica diessere un “artigliere alpino”. Se nededuce che in questo periodo nel camposi effettuava un addestramento preparatorio per “istruttori”. Il biglietto è stato censurato con la censura chimica (tracce nel testo) e conla censura militare (fascetta). La data è la più precoce finora nota.

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Le fonti “di parte” (Pisanò) parlano di “fervore patriottico” alla chiamata alle armi, ma sidubita che ci sia stato entusiasmo da parte dei coscritti di partire per la Germania. Taleatteggiamento negativo nel rispondere alla chiamata alle armi trova riscontro nel docu-mento che segue:

Tra l’altro la decisione di ritenere “disertori di fronte al nemico” chi non rispondeva allearmi è una esagerazione giuridica tipica di un periodo in cui più che la legge valeva laforza.Con l’affluenza delle classi giovani (1926 e 1927) e anziane (1921 e 1922) si riuscì a com-pletare l’organico.La data di approntamento finale delle divisioni fu così fissata:

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La composizione delle divisioni italiane, come si è detto, ricalcava il modello tedesco diuna Divisione cacciatori e di una Divisione alpina per la Monte Rosa. Si riporta la com-posizione delle 4 unità italiane.6

Composizione divisioni di fanteria italiane

Composizione della 4^ divisione alpina

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Nell’aprile 1944 la situazione non è pienamente soddisfacente e il programma di adde-stramento slitta per deficienza di organico. Infatti la Divisione Monte Rosa ha 16.000uomini di organico in luogo degli oltre 18.000 previsti. La Divisione San Marco ha inforza 12.000 uomini in luogo dei 15.400 previsti. Le Divisioni Littorio e Italia hanno inorganico solamente i quadri, 3.000 e 3.500 uomini rispettivamente, mentre le reclute chedovevano arrivare all’inizio e a fine di marzo non sono ancora stati assegnati.

situazione delle forze nell’Aprile 1994

La progammazione subì in seguito qualche ritardo per cui il periodo di istruzione finale fuil seguente:

1 Comando Generale dell’Esercito. Telegramma del 26.9.43 Bundesarchiv-Militärchiv Fondo R W 5 volume 425/2

2 Bundesarchiv-Militärchiv Fondo R W 4 volume 508a3 Bundesarchiv-Militärchiv Fondo R W 4 volume 508 a4 Giorgio Pisanò - Storia delle forze armate della Repubblica Sociale - edizioni Visto Milano 1982.5 Rapporto del 6.11.43 Bundesarchiv-Militärchiv Fondo R H 31 volume 66 Comando Supremo dell’Esercito Berlino 18.1.44 - Bundesarchiv-Militärchiv Fondo R W

5 volume 425.

(continua)

Si ringraziano l’autore, Giuseppe Marchese, e Ronerto Monticini, direttore de “IlPostalista” rivista filatelica on line, per aver concesso l’autorizzazione alla pubblicazio-ne di questo articolo.

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Donne prigioniere: dov’è la loro posta?

Maria Marchetti

Dopo una dozzina di anni che colleziono la posta dei prigionieri di guerra, per me èdiventato difficile trovare nuovi spazi di ricerca, esplorare strade non ancora battute.

Eppure, è bastato cambiare per un attimo il modo di guardare la collezione, spostare losguardo dal servizio postale alle persone che se ne servirono, per trovare lo spazio per unapiccola ma intrigante indagine: che fine ha fatto la posta delle donne internate nei campidurante la II guerra mondiale? Perchè è così rara?Restringendo il campo al contesto italiano, le situazioni in cui si verificò l’internamentodi donne nei campi di prigionia furono poche, ma abbastanza significative. Attraverso l’e-same di alcuni documenti postali cercherò di passarle in rassegna e di capire perchè è cosìimprobabile imbattersi in una lettera scritta da una donna, mentre non lo è altrettando tro-varne una diretta ad una donna internata .La prima situazione in cui si presume di trovare posta di donne internate è quella relativaalla Gran Bretagna, dove, con la dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940, trentamilaitaliani emigrati per lavoro divennero “stranieri nemici”. Furono internati nei campi nel-l’isola di Man, dove, tra gli altri, vi era anche il “Women’s Internment Camp”. Non è perònota posta di donne italiane da esso proveniente, probabilmente ne furono internate assaipoche e la loro posta, diretta a congiunti anch’essi internati in Gran Bretagna e coinvoltiin un successivo trasferimento per mare verso il Canada e l’Australia, non ebbe che scar-sissime possibilità di essere conservata.Analoga situazione si verificò in Egitto, dove ugualmente esiste un “campo delle donne,”dal quale non si conosce corrispondenza, mentre è discretamente abbondante quella pro-veniente da campi per civili dove furono internati gli italiani maschi residenti in Egitto.In Etiopia la caduta dell’Africa Orientale Italiana nel corso del 1941 e la restituzione delPaese al Negus provocò l’internamento nei campi amministrati dagli inglesi delle donne edei bambini delle famiglie che vi si erano trasferite, attratte dalla speranza di una vitamigliore di quella che conducevano in Italia. Mentre i maschi furono rapidamente trasfe-riti nei campi dislocati nelle colonie inglesi, l’internamento delle donne non fu immedia-to, tanto che nel mese di dicembre del 1941 molte di loro risultavano ancora nelle loro casein Addis Abeba, come evidente dalla posta ad esse indirizzata. Per le donne ed i bambini,la prigionia ebbe una durata limitata, dettata dalla necessità di allontanarle da AddisAbeba, restituita alla sovranità etiopica nel febbraio del 1942, e di raggrupparle nell’atte-sa del rimpatrio, che avvenne nel giugno del 1942 con le missioni delle “navi bianche”,patrocinate dalla Croce Rossa. (nota 1)I campi destinati a raccogliere le donne erano a Dire Daua e ad Harar, città dell’Etiopiasulle quali gli inglesi mantennero l’amministrazione militare più a lungo rispetto al restodel territorio. Il numero delle internate e i mesi di internamento sono tali da generare unadiscreta quantità di posta, infatti non mancano lettere dirette a donne internate nei: “campoconcentramento donne - “campo case francesi” - “campo concentramento aereoporto”,“campo evacuati avio”, tutti a Dire Daua. E’ nota pure una lettera diretta ad una donna nelcampo di Amaresa, nella zona di Harar. Si tratta sempre di posta diretta alle donne, spedi-

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fig. 1Biglietto postale utilizzato

dai prigionieri di guerra inIndia scritto il 17/05/1942

nel campo n. 28 di YOL,diretto al “Campo

Concentramento donneAereoporto – Dire Daua

(A.O.I.). Non essendo statopossibile recapitare il

biglietto alla destinatarianel campo di Dire Daua,perchè nel frattempo era

stata rimpatriata, fuspedito alla Croce Rossa

di Roma (timbro circolare rosso), che lo reindirizzò al suo nuovo recapito in Italia.

ta dai loro mariti, fidanzati, padri o fratelli che si trovavano in stato di prigionia nei campidel Kenia, del Somaliland, dell’India. (fig. 1)Il contenuto delle lettere inviate dagli uomini può essere ben riassunto dalla seguente tra-scrizione di una parte di quella illustrata nella figura 1: “...Tu come stai? La bambina?Cerco sempre nei giornali un accenno ad una vostra eventuale partenza ma non c’è mainulla e nemmeno si preoccupano di farci sapere nulla, né la Croce Rossa né altri.... Sperosempre di ricevere un telegramma che mi comunichi il vostro imbarco. Sarebbe un bel sol-lievo sapervi in salvo....”Ma la posta spedita dalle donne, dov’è? In qualità di internate di guerra fruivano dellegaranzie della Convenzione di Ginevra del 1929 per i prigionieri di guerra, non vi è moti-vo per pensare che a loro non fosse concesso di scrivere. Eppure, a fronte di una discretaquantità di posta ad esse diretta, conosco una sola lettera spedita da una donna, internatanel “campo evacuati” di Harar. E’ un po’ difficile da spiegare, l’unica ipotesi è che, trat-tandosi in maggioranza di posta diretta a congiunti internati anch’essi, ebbe poche possi-bilità di essere conservata, considerate le condizioni di vita nei campi e i frequenti trasfe-rimenti a cui i maschi furono sottoposti. Un’altra ipotesi, che si affianca alla prima senza escluderla, è che i maschi abbiano avutomeno cura nel conservare la corrispondenza, essendo la conservazione delle cose legatiagli affetti un tratto più femminile che maschile.Il contesto italiano vide anche la prigionia di donne straniere in Italia, cittadine di Stati concui il nostro paese era entrato in guerra, donne inglesi in particolare.La busta che presento è scritta da una di esse, internata nel campo di Venarotta in prov. diAscoli Piceno. E’ affrancata per 2 lire e 50 centesimi, nonostante godesse dell’esenzionesia della tariffa ordinaria, in quanto posta di internato civile di guerra, sia della tassa aerea,in virtù di uno speciale accordo con la Gran Bretagna, riguardante la posta aerea speditadal’Italia, tanto dai prigionieri britannici, militari o civili, che dai familiari dei prigionieriitaliani detenuti in Gran Bretagna. Anche ignorando le esenzioni, sarebbero comunquebastati 2 lire e 25 centesimi, la tariffa è in eccesso di 25 centesimi. Da notare la presenza del timbro in cartella “posta per internati civili di guerra via Roma Lisbona”, un timbro

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specifico della postaaerea dei P.O.W. diretta in Gran Bretagna. (fig. 2)Nei campi allestiti in Italia furono internate anche donne ebree, profughe dai paesi occu-pati dai tedeschi, le quali, fino all’Armistizio dell’8 settembre ‘43, trovarono in essi unrifugio ad una persecuzione più feroce. Anche donne provenienti dalle zone della Jugoslavia occupate dal Regio Esercito furonorinchiuse nei campi italiani, deportate, sia pure in misura assai inferiore ai maschi, nel ten-

Fig. 2Lettera spedita il13/04/1943 daVenarotta, diretta amiss. M.B. Jack, inGran Bretagna. Al centro il timbro incartella blu “PostaAerea per internaticivili di guerra ViaRoma Lisbona”, sullato sx il nastro dellacensura civile inglese esul retro quellodell’Ufficio CensuraPosta Estera I di Roma.Un ritaglio del retrodella busta con l’indirizzo della mittente, sig.raConstance Jack

Fig. 3Lettera spedita ad una

donna internata nelcampo di Servigliano

(AP). Esente daaffrancatura, porta iltimbro circolare nerodell’Ufficio Censura

Posta Estera I di Romae quello viola con lostemma sabaudo delcomando del campo.

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tativo di stroncare la resistenza della popolazione. La busta presentata fu sicuramente diretta ad un’ internata che rientra in uno dei due casisopradescritti, è difficile comprendere se nel primo o nel secondo. Non è nemmeno daescludere che si trattasse di una donna che aveva entrambe le caratteristiche. (fig.3).Un altro scenario che vide delle donne italiane finire internate a causa della guerra è quel-lo delle ausiliarie della R.S.I. che, in numero limitato, risulta 367, furono rinchiuse dagliAlleati alla fine della guerra. I campi inizialmente loro destinati furono il PWE 339 di SanRossore e il PWE 334 di Scandicci, ma la presenza di internate della RSI è rilevabileanche in altri campi, per es. nel “R. Civilian Internee Camp” di Collescipoli (Terni) e nel370 POW camp di Riccione. Si tratta di posta rara, poichè piccoli furono i numeri, senzadistinzione di quantità tra posta spedita dalle donne o posta ricevuta. (fig. 4)Gli scenari fin qui descritti hanno in comune il fatto che le prigioniere fruivano dellegaranzie della Convenzione di Ginevra.Esistono altri scenari che videro donne imprigionate a causa della guerra o dell’occupa-zione del territorio, scenari ancor più tragici di quelli fin qui descritti, basti pensare alledonne ebree rastrellate per essere inviate nei campi di sterminio, alle donne partigiane cat-turate, oppure alle donne delle zone dell’Istria o della Dalmazia imprigionate sia dopol’8 settembre ‘43, che dopo la fine della guerra. Si tratta di scenari in cui le prigioniere nongodevano di alcuna garanzia e solo per le prigioniere ebree è stata rintracciata qualchecorrispondenza, alle altre è piuttosto improbabile che sia stato concesso di scrivere allafamiglia e di spedire attraverso un servizio postale regolare. Pur circoscrivendo l’ambito della ricerca al periodo delle seconda guerra mondiale e limi-tandolo all’Italia, gli scenari descritti non esauriscono le possibilità di rinvenire docu-menti postali. Credo che, con pazienza, si possa costruire un piccola collezione, per con-tribuire a gettare un po’ di luce su un aspetto, sicuramente secondario, ma non certo insi-gnificante.

Nota 1: dal mese di aprile 1942 al mese di agosto 1943, 4 navi con le insegne della Croce Rossaeffettuarono 3 viaggi dall’Italia ai porti dell’Africa Orientale e ritorno per rimpatriare 30.000donne, bambini e invalidi.

Fig. 4Lettera diretta allaprigioniera matricola.102 Barbara P. nel370 P.O.W. Camp diRiccione, spedita il06/08/1946, affrancata 4 lire per ilprimo porto e 10 lireper il servizio espresso.

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La Regia Nave Puglia

a cura di Stefano Domenighini

Impostato nel 1893 nel cantiere dell’arsenale navale di Taranto (su progetto del Gen.Masdea), l’Ariete Torpediniere “Puglia” fu varato nel 1898 e completato nel 1901: il 3

giugno iniziò la sua attività con una crociera in Australia e in Estremo Oriente.Fino alla fine del 1912 compì numerose missioni nelle Americhe ed in Estremo Oriente.Rimase in disponibilità fino allo scoppio della Grande Guerra, venendo attrezzato comeposamine.Partecipò al conflitto mondiale e dall’Armistizio fino al 1° giugno 1921 fu destinato aSpalato. Fu radiato nel 1923.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Dislocamento normale: 2.358 tonn pieno carico 3.096 tonn.Dimensioni lunghezza: 88,2 (ft.) – 83,2 (pp.) mt.

larghezza: 12,4 mt. immersione: 5,4 mt.Apparato motore 4 caldaie, 2 motrici alternative, 2 eliche

potenza: 7.000 Hp.Velocità 17 nodi.Combustibile 500 tonn. Di carbone.Autonomia 4.000 miglia a 10 nodi.Protezione orizzontale 50 mm.

Armamento 4 pezzi da 152/32 mm., 6 da 120/40 mm., 8 da 57 mm.,8 da 37 mm., 2 mitragliere e 3 tubi lanciasiluri.

Equipaggio 257 uomini.

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Attualmente è possibile ammirare al Vittoriale degli Italiani (Gardone Riviera - BS) partedella nave; D’Annunzio volle salvarne il ricordo anche perché ad essa è legato un fattod’arme accaduto alla fine della Grande Guerra e che grande eco ebbe allora: l’uccisionedel Capitano Tommaso Gulli e del Motorista A. Rossi avvenuta a Spalato nel 1920.

Tommaso Gulli (Capitano di Corvetta)

Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria

Comandante della Regia Nave Puglia a Spalato, avendo avutonotizia che i suoi ufficiali erano assaliti da una folla di dimo-stranti, si recava prontamente a terra con motoscafo,consciamen-te esponendosi a sicuro rischio di vita, col solo nobile scopo diproteggere e ritirare i suoi ufficiali. Fatto segno a lancio di bombee scarica di fucileria, benché ferito a morte, nascondeva congrande serenità di spirito la gravità del suo stato e, con contegnoeroico e sangue freddo ammirabile, manteneva l’ordine e la disci-

plina fra i suoi subordinati, evitando che nell’eccitazione degli animi il MAS con canno-ne e poi la PUGLIA colle artiglierie usassero rappresaglia. A bordo sottoposto ad urgen-te operazione chirurgica, moriva poco dopo, fulgido esempio di alte virtù militari.Spalato, 11 luglio 1920.

Come ben noto le R. Navi erano dotate di ufficio postale di bordo. La Puglia ebbe in dota-zione due bolli per la timbratura della corrispondenza del tipo a doppio cerchio con lunet-

te rigate: essi sono abbastanza simili tra loro edifferiscono sostanzialmente per la dimensio-ne dei caratteri (più piccoli nel primo tipo) eper il tipo di fregio presente nella parte infe-riore della corona (losanga allungata nel 1° estelletta nel 2°). Il primo tipo venne usato dal1901, il secondo si conosce usato dal 1908fino alla seconda metà del 1921.

Vennero usati anche tre timbri di censura: uno lineare su due righe e due in cartella.

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Cartolina illustrata spedita da Spalato il 5 agosto 1919 per Roma.Impostata a bordo della nave Puglia, venne verificata dal censore e quindi lavorata

dall’ufficio postale di bordo.

Fonti consultate: www.marina.difesa.it; “Il servizio postale a bordo delle R. Navi” a cura del Ten. Col. O. Pieroni; “Il servizio postale della Marina Militare” di G.Marchese.

La Resistenza tedescaCharlotte Eisenblätter (Berlino-Charlottenburg, 7 agosto 1903 – Berlino, 25 agosto 1944)è stata una antifascista tedesca. Proveniente da una famiglia della classe operaia, divenneun'ottima atleta specializzata nel salto in alto. In seguito aderisce al KPD e, grazie alla pos-sibilità di muoversi dalla Germania per lo sport praticato, nel1941 porta clandestinamente a Berlino il programmadell'Internazionale Comunista. Precedentemente CharlotteEisenblätter era divenuta la compagna di Werner Seelenbinder.Per le organizzazioni clandestine che lottavano contro i nazio-nalsocialisti nei Paesi Bassi era entrato con funzione di coordi-natore Alfred Kowalke del KAPD la Eisenblätter gli aveva pro-curato alloggio segreto ed inoltre, aveva creato le condizioni perun incontro segreto tra Alfred Kowalke e Werner Seelenbinderin modo tale che Kowalke entrasse in contatto con RobertUhrig. Venne catturata da agenti Gestapo nel 1942 e trucidatanel carcere di Berlino nell'agosto 1944. (da Wikipedia)

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I nuovi assetti territoriali dopo la Prima Guerra

Mondiale: la Repubblica dell’Austria tedescaAngelo Di Stefano

Con la sconfitta dell’Austria - Ungheria nella prima guerra mondiale si svilupparono inAustria forti spinte centrifughe: il Vorarlberg aspirava all’annessione alla Svizzera, il

Salisburghese chiese di passare alla Germania (che rifiutò la proposta), in Tirolo meridio-nale (fig. 1 e 2) e gli irredentisti premevano per l’unione all’Italia, la Carinzia era riven-dicata dal Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (fig. 3). L’imperatore Carlo I (fig. 4) andò in

esilio con la famiglia sull’isola portoghese di Madera, dove morirà nel 1922 a soli 35 annie in Austria venne proclamata la repubblica, che prese il nome di Repubblica dell’AustriaTedesca (fig. 5) (Republik Deutschösterreich) (fig. 6 e 7).

Fig. 1. Francobollo d’Austria del1916 soprastampato Regnod’Italia/Trentino/ 3 nov. 1918

Fig 2.Francobollo d’Italia del

1906 soprastampatoVenezia Tridentina e

nuovo valore in monetaaustriaca

Fig. 3. Regno dei Serbi, Croati e Sloveni1920, emissione regionale per laSlovenia: uomo che spezza lecatene e allegoria della libertà.

Fig. 4. L’imperatoreCarlo I su un francobollo di posta

militare di Bosnia Erzegovina del 1917

Fig. 5. Mappa dell’Austria Tedesca

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Essa si formò sui territori di lingua tedesca dell’impero, e includeva i territori dell’attualeAustria (escluso il territorio già ungherese che fu poi chiamato Burgenland), comprende-va formalmente anche il Tirolo meridionale (Welschtirol, corrispondente all’attualeTrentino – Alto Adige oltre ai comuni di Cortina d’Ampezzo,Livinallongo e Colle Santa Lucia che passarono nel 1923 alVeneto, Tarvisio, la Stiria meridionale con la città diMarburgo, i Sudeti e la città morava di Jihlava (Iglau), ovverotutti i territori di lingua tedesca in Cisleithania, sui quali peròl’Austria Tedesca non poté di fatto mai esercitare la propriaamministrazione in quanto vennero occupati e poi annessi adaltri stati successori dell’impero (fig. 8, 9 e 10). Il 5 novembre 1918 le truppe del Regno dei Serbi, Croati eSloveni invasero la Carinzia. La controffensiva austriaca portò

Fig. 6. 1918, francobolli del 1916-18 soprastampati Deutschösterreich

Fig. 7. 1919: banconota da 20 corone del 1913 soprastampataDeutschösterreich.

Fig. 9.1919: il palazzo del

Parlamento

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all’armistizio di Graz il 5 gen-naio del 1919 e il successivotrattato di Saint Germain stabilìche le sorti della Carinzia sareb-bero state decise con un referen-dum (fig. 11). Questo si tenne il10 ottobre del 1920 nella cosid-detta zona A, rivendicata dalRegno dei Serbi, Croati e slove-ni. Nonostante il 68% dellapopolazione fosse costituito daSloveni, il 59% dei votanti optò per la permanenza in Austria. Il 40% quindi degli Slovenicarinziani scelse la continuità storica e territoriale invece che un cambiamento dettato daragioni etniche e linguistiche. Intanto la conferenza di pace precedente il trattato di SaintGermain del 10 settembre 1919 aveva imposto alla nuova repubblica il semplice nome di

Austria, in modo da inibire anche nella forma qualsiasi proposito di anschluss con laGermania, esplicitamente vietato nel trattato stesso. Il nome di AustriaTedesca venne tuttavia mantenuto, anche se il successivo 21 ottobre ilgoverno austriaco ratificò il trattato di Saint Germain. Si realizzò così ilpassaggio dei Sudeti, della città di Iglau e dell’estrema parte settentriona-le dell’Alta Austria alla Cecoslovacchia, del Tirolo meridionale e di

Fig. 8.1919, emissione per

l’Austria Tedesca:allegorie della

nuova repubblica

Fig. 10. 1921: cartolina illustrata da Villach per Trieste

Fig. 12. Francobollo del Reich del 1941 soprastampato Österreich

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Tarvisio al Regno d’Italia e della Stiria meridionale al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni.L’Austria mantenne istituzioni democratiche fino al 1933, quando il Cancelliere federaleEngelbert Dollfuss, seguendo l’esempio fascista, sciolse il parlamento. Dollfuss venneassassinato nel 1934 in un attentato nazista, in quanto contrario all’annessione dell’Austriaalla Germania. Il paese venne comunque annesso al Reich nel 1938 e fino alla fine delsecondo conflitto mondiale (fig. 12). Seguì un periodo di occupazione alleata fino al 1955,quando lo stato divenne nuovamente indipendente.

Fig. 11. 1920: valori precedenti soprastampati Kärnten – Abstimmung (Carinzia- votazioni)

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1944: tempo di sbarchi

Giovanni Cuomo

Gli sforzi per sconfiggere in Europa, la Germania hitleriana e l’Impero giapponese nelPacifico, si stavano facendo sempre più insistenti e consistenti, prova ne è il gran

numero di operazioni anfibie che si svolsero in questo 1944. La più grande per importan-za militare, sociale e politica, fu certamente quella poi definita come “il giorno piùlungo”: lo sbarco in Normandia, codificato come Operazione “Overlord” (Sovrano oSignore feudale, Anziano Signore). In Italia, invece, gli Alleati, lanciarono l’Operazione“Shingle” (Targa), sbarcando sulle spiagge di Anzio, il 22 gennaio. Questo sbarco dove-va supportare le truppe angloamericane che stavano risalendo lo stivale per giungere inbreve tempo alla liberazione di Roma e il conseguente arretramentosempre più a nord delle forze tedesche. Non fu così; per parecchimesi gli Alleati furono impastoiati in una lunga e logorante guerraper poter conquistare la posizione strategica di Cassino, difesa abil-mente e con grande eroismo dai “diavoli verdi” tedeschi: i paracadu-tisti. Churchill, era un grande sostenitore di “Shingle” e dellaCampagna d’Italia, mentre i vertici militari alleati, cominciavano aconsiderare quello italiano un fronte secondario. Era comunquenecessario l’apertura di un secondo fronte; come ardentemente

richiesto dal dittatore comunistaStalin e tutto quindi riconducevaalla Normandia. In più lo sbarcodi Anzio lasciò i capi militari alleati col fiato sospeso,tanto da temere un reimbarco, visto la tremenda reazio-ne della Wermacht. “Winnie” Churchill bollò“Shingle” con una delle sue celebri frasi:“Avevo sperato di lanciare sulla spiaggiaun gatto selvatico, invece è solo una

balena arenata!” Ora lasciamo la fronte italiana e passiamo dall’altra partedel globo: nel Pacifico. Anche qui il Comando alleato sta studiando e lan-ciando innumerevoli operazioni di sbarco. Il teatro operativo è immenso, inquesta incredibile distesa d’acqua vi sono migliaia e migliaia di isole, iso-lotti, atolli tutti a formare arcipelaghi più o meno strategicamente importanti ed occupatidalle truppe giapponesi. Parecchi di questi lembi di terra saranno conosciuti anche dalgrande pubblico, nel dopoguerra saranno immortalati in una vasta letteratura bellica ecinematografica; la gente verrà a conoscenza anche di un Corpo del tutto speciale, quellodei “Marines” la fanteria di marina degli Stati Uniti d’America: chi non ha mai fischiet-tato almeno una volta l’inno dei “Marines”, lanci la prima pietra! Il primo arcipelago adessere interessato ad un’operazione anfibia fu quello delle Isole Marshall. Dopo una minuziosa quanto intensa ricognizione aerofotografica, l’Ammiraglio Nimitz eil suo Stato Maggiore, erano pronti a varare e porre in esecuzione i piani operativi per glisbarchi delle forze americane per occupare le Marshall e sloggiare i nipponici. Questi ulti-

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mi subirono terrificantibombardamenti aerei enavali che indebolirono ene scardinarono le difese. Le operazioni, iniziateverso la fine di gennaio1944 si conclusero con ilpieno successo america-no verso la fine di feb-braio, perfettamente inlinea con quanto pro-g r a m m a t o

dall’Ammiraglio Nimitz. Su questi territori, di grande valenza strategica per il prosieguo della guerra nel Pacifico,ora sventola la bandiera a stelle e strisce. Inoltre l’importante e strategica base navale giap-ponese di Truk, una vera spina nel fianco degli Alleati, è stata finalmente devastata edistrutta rendendola totalmente fuori servizio per sempre. Come Nimitz era impegnatonelle Marshall, MacArthur iniziava la sua offensiva nella Nuova Guinea nel mese diAprile; bisogna però ricordare che precedentemente, a gennaio, gli americani erano sbar-cati nelle Isole dell’Ammiragliato. La lotta per la conquista dei territori della NuovaGuinea, fu spietata e dura, l’orografia di quelle zone permetteva ai difensori giapponesiazioni di guerriglia assai temibili, comunque anche questa campagna si concluse positiva-mente per gli Americani. Alla fine di luglio, il generale MacArthur poteva dire d’aver rag-giunto il suo obiettivo: la conquista del litorale nord della Nuova Guinea. A metà giugno,una poderosa flotta anfibia americana era in avvicinamento a Saipan; era iniziata l’opera-zione per la conquista delle Isole Marianne e di Palau. L’impresa non fu facile, il nemicosi difendeva con tenacia econ bravura, l’avanzata dei“marines” fu alquantolenta. In cielo in terra e inmare si combatteva dispe-ratamente, tuttavia la vitto-ria finale si avvicinava. Il21 giugno, la battaglia perle Marianne si poteva direvinta e conclusa; inoltrel’aviazione imbarcatagiapponese era da conside-rarsi annientata. A luglioanche l’atollo di Guam e di Tinian cadevano in mano americane. A settembre, i “marines”sbarcavano e conquistavano Peleliu. In questo stesso mese, MacArthur li faceva sbarcarea Morotai (Isole Molucche): questa azione era il naturale proseguimento dell’offensiva inNuova Guinea. Il mirino era adesso puntato sulle Filippine. “I Shell return!!” (io ritornerò!) così disse e promise ai Filippini, MacArthur prima diabbandonare, per ordini superiori, l’isola. La promessa si stava avverando. Il 20 ottobre le

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forze anfibie americane sbarcavano sulle spiagge dell’Isola di Leyte.Gli scontri aeronavali e quelli terrestri furono terribili e sanguinosi.Le flotte dei due schieramenti si combattevano con determinazione,furono battaglie aeronavali che entrarono nella leggenda della mari-neria e dell’aviazione. La lotta per la conquista totale delle Filippinesi protrarrà sino all’estate del 1945.Torniamo indietro all’inizio di questo ’44. Anche in Europa si stannoprospettando degli sbarchi alleati. Il più celebre, per importanza,organizzazione, strategia, imponenza dell’apparato bellico, numerodi navi e tutto ciò che ne consegue, fu senza dubbio “Overlord”,ovvero lo sbarco in Normandia. I tedeschi pur sapendo che questo sbarco avverrà, furono tratti in

inganno da tutta una serie di finte informazionilasciate opportunamente filtrare dagli Alleati equindi intercettare dai centri di ascolto germani-ci, i veri obiettivi dello sbarco furono perciòstornati e il nemico si concentrò su false locali-tà. Capo supremo fu nominato il generale america-no Dwight “Ike” Eisenhower. Oltre 4300 saran-no i mezzi da sbarco che partendo dai portiinglesi dovranno attraversare la Manica.Settecento le navi da guerra. Impressionante lacopertura aerea. Ecco, succintamente il quadrodi battaglia degli Alleati: XXI Gruppod’Armate (maresciallo B. L. Montgomery) conla 1^ armata americana (generale OmarBradley) e la 2^ armata inglese (generale Miles

Dempsey). In comando alle forze navali l’Ammiraglio sir Bertrand Ramsey,mentre le forze aeree sono sotto il comando del maresciallo dell’Aria sirTrafford L. Leigh- Mallory, mentre quelle strategiche sono comandate dalgenerale americano Caarl Spaatz. Avversari i tedeschi del Gruppo d’ArmateB del maresciallo Erwin Rommel, mentre il comando supremo spetta al

maresciallo Gerd von Rundstedt. Gli avvenimenti sono fin troppo noti, sembra quindisuperfluo ripetere la sequela di eventi iniziati daquando gli Alleati misero piede sulle spiaggedella Normandia, i nomi convenzionali di questilembi di terra diverranno presto famosi: Sword,Gold, Juno, Omaha e Utah.Il via fu dato il 6 giugno 1944: era scattato il D-Day. Ci vorrà ancora un anno per penetrare nelcuore della Germania nazista, altre tragedie, altrilutti, altre sofferenze, migliaia e migliaia di sol-dati che la morte renderà fratelli, eroi, codardi,atei, credenti, giovani nel fiore della vita e anche

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anziani, tutti saranno coinvolti nell’enorme pentolone satani-co per ballare questo sabba di distruzione. Il 15 agosto viene attuato il piano d’invasione della Franciameridionale, gli Alleati sbarcheranno in Provenza (operazio-ne “Anvil” e poi “Dragoon”). Le forze che sbarcherannoappartengono alla 7^ armata franco-americana. La difesatedesca non è rigida, parecchi reparti hanno iniziato il ripie-

gamento verso nord, facilitando così la penetrazione degli Alleati. Diverrà presto famosocon il suo 2° corpo francese il maresciallo Jean de Lattre de Tassigny: liberatore di Tolonee Marsiglia e di Strasburgo, quando con abile manovra sventerà la minaccia di vonRundstedt.

I falsi della Resistenza Francese (1942/1944).

Laser Invest srl opera nel mercato filatelico antiquariale dal 1983. E' fra le piu' quotatecase d'asta filateliche italiane con piu' di 150 cataloghi all'attivo. Nella sua ultima asta, la152 con scadenza 12 aprile 2012, compariva il lotto numero 490 così descritto:

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Il lotto è stato aggiudicato a 750 €.

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Il fumo fa …… veramente male

Massimo Santonastaso

Quando Cristoforo Colombo e i suoi compagni di avventure, sbarcati in America, vide-ro stupefatti che i nativi aspiravano fumo da un cartoccio di foglie di mais (cicàr),

contenente delle foglie secche (tabacà), ardente ad una estremità, non si resero conto chestavano assistendo alla nascita di una epidemia che avrebbe portato prematuramente allatomba centinaia di milioni di esseri umani nei secoli successivi. Sarebbe stata questa lavendetta postuma dei nativi delle Americhe del Sud e del Nord che ripagavano, con gliinteressi, gli Europei per il crudele genocidio loro inferto. Sembra che il primo vero fuma-tore europeo fosse un certo Rodrigo de Jerez, imprigionato dall’Inquisizione spagnoladopo che i suoi familiari lo denunciarono spaventati per aver visto del fumo diabolica-mente uscirgli dalle narici e dalla bocca. Nel 1604 re Giacomo I d’Inghilterra scrisse e fecepubblicare la sua “invettiva contro il tabacco” in cui, forse antenato degli epidemiologi,descriveva per la prima volta e con cura i danni che il tabacco poteva arrecare alla salute.All’inizio dell’800 il sigaro divenne popolare in Inghilterra, ma fu più tardi soppiantatodalla più economica sigaretta, così come avvenne nel resto d’Europa. La regina Vittoriadetestava il tabacco, ma appena dopo la sua morte il figlio e successore Edoardo VII, cheevidentemente la pensava in maniera ben diversa, fece accomodare i suoi amici in un salo-ne di Buckingham Palace con un sigaro e annunciò loro: “Signori, potete fumare!”.Durante gli anni ‘30 il regime nazista, ritenendo che le spese da sostenere per le cure dapatologie da fumo fossero inutili e gravose per il governo, rivolse la sua attenzione altabacco, concludendo che rappresentasse la causa più importante di cancro ai polmoni: ilcancro fu dichiarato «il primo nemico dello stato» e il III Reich sviluppò un’aggressivacampagna contro il fumo. Inoltre l’abitudine era considerata negativa per il cittadino idea-le della Germania hitleriana: il tabacco fu definito «reliquia di uno stile di vita liberale» e«masturbazione polmonare».Vennero istituiti severi controlli, assieme a restrizioni sullapubblicità e divieti a fumare in molti luoghi di lavoro, negli uffici governativi, negli ospe-dali e in seguito anche su tutti i treni ed autobus nelle città. I nazisti, come si vede, furo-no tenaci avversari del fumo di sigaretta; peccato che non lo furono altrettanto nei con-fronti dei gas.Negli Stati Uniti il biologo Raymond Pearl dimostrò gli effetti negativi del tabacco già nel1938. Dagli anni cinquanta in poi le comunità mediche e i governi condussero campagneper sensibilizzare l’opinione pubblica, evidenziando gli effetti negativi di questa abitudi-ne. Negli anni ‘60 furono introdotte sul mercato sigarette dotate di filtro e con un minorcontenuto di nicotina, ma questa iniziativa non incontrava il favore dei consumatori e sten-tò parecchio a riscuotere successo. Nel 1964, a seguito di studi del Surgeon General, checonfermavano la possibile dannosità del consumo di sigarette, vennero introdotte leggiche richiedevano la presenza di etichette di avviso sulla loro pericolosità sui prodotti abase di tabacco e ponevano limitazioni alla possibilità di pubblicizzarli. Ma la lotta con-tro le Ditte (spesso multinazionali) produttrici di sigarette è sempre stata molto difficile,arrivando, come nel nostro Paese, all’assurdo che addirittura il maggiore o unico impren-ditore nazionale del tabacco era (ed è) lo Stato. Lo stesso Stato che si accollava e si accol-

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la (con le tasse dei suoi cit-tadini, fumatori o nonfumatori) tutte le spesesanitarie per cercare di ripa-rare i danni provenienti dalfumo del tabacco. D’altraparte il giro d’affari legatoai prodotti da fumo ammon-ta, in Italia, a circa 16miliardi di euro all’anno:una montagna di denaroripartita tra i produttori cui

va circa il 20% del prezzo al dettaglio, lo Stato (al quale fra accise e IVA va oltre il 70%)e l’esercente che ne percepisce il 10%. Socialmente il fumo ha rappresentato in passato il simbolo di una vita di lussi e fasti. Imedia hanno spesso ritratto belle donne ed attori carismatici mentre fumavano, aumen-tandone così il fascino. Fenomeno che si è scoperto poi essere non del tutto casuale, mapiuttosto una pubblicità indiretta, con divi del cinema pagati dalle aziende del tabacco.Fino agli anni ’50-’60 del secolo scorso nel nostro Paese (ma non solo) il fumo era riser-vato esclusivamente al sesso maschile: le donne fumatrici erano identificate come perver-tite, di “facili costumi” e/o arroganti femministe o ricche borghesi assurdamente tese alpieno egualitarismo con l’altro sesso. Impugnare la sigaretta e fumarsela era un atto pro-priamente maschile, anche per la sua simbologia fallica: incominciare a fumare segnava ilpassaggio all’età adulta, come andare alla visita di leva militare, come incominciare a berealcool o andare al bordello. Questi riti iniziatici venivano consumati in compagnia, allaricerca della complicità dei molti e della conseguente pubblicità al proprio varcare lasoglia del passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Quanto prima detto non è patrimoniosolo del passato, ma in discreta parte è ancora presente oggi.

Anche Italo Balbo, celebrato artefice dei voli dimassa transatlantici immortalati nei Trittici, ifrancobolli tra i più belli della storia filatelicamondiale (fig.1), era un accanito fumatore disigarette, come si può vedere in molte fotografieo filmati che lo ritraggono. In una sua foto (fig. 2)lo si vede con l’immancabile cicca in bocca; dilui si scopre che usava le sigarette anche conintenti scaramantici. Accendeva una sigarettaprima della partenza con il suo aeromobile (disolito il suo amatissimo idrovolante S.M 55), poila spegneva e la riponeva nella tasca della giub-ba. Quando raggiungeva la meta, sceso dall’ae-reo, finiva di fumare il mozzicone, che, qual suonume tutelare, l’aveva accompagnato lungo ilperiglioso viaggio. Ma per altri due eroi dellanostra Aeronautica prebellica il fumo risultò

Fig. 1 - Trittico

Fig. 2 - Italo Balbo

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essere dannoso. Umberto Maddalena (fig. 3), parteci-pante alle Crociere Transatlantiche balbiane e scopri-tore nell’Artide della Tenda rossa, dove i superstiti delDirigibile Italia del Generale Umberto Nobile, ormaidisperati e stremati attendevano soccorsi. Il suo aereoil 19 marzo 1931 esplose in volo nei cieli di Tirrenia,perché Maddalena, essendo un irriducibile fumatore,accese una sigaretta nel velivolo in cui, nella parteinferiore della cabina di guida, era presente un accu-mulo di vapori infiammabili provocati dalle esalazio-ni del combustibile. Accanito fumatore, Maddalenanon riusciva ad astenersi dal consumare le sue sigaret-te neppure durante il volo e, con l’accensione di unfiammifero, provocò una detonazione per ignizione.Un altro grande nostro aviatore, il Generale FrancescoDe Pinedo (fig. 4), nel 1927, nel corso della suaCrociera nelle Americhe, mentre era alla fonda con il

suo Idrovolante (l’SM 55 “SantaMaria”) nel porto del lago di Roosevelt in Arizona il 6 aprile 1927, lo videdistrutto da un incendio scatenato da un inserviente che gettò il fiammife-ro acceso per fumare una sigaretta, nel mare in cui si era riversata la benzi-na dai serbatoi dell’aeromobile. Il fuoco e il fumo videro questi tre aviatori accomunati: Balbo morì il 28giugno 1940 nell’incendio del suo aereo abbattuto ufficialmente da fuocoamico sull’aeroporto di Tobruk. Maddalena, come prima detto, morì nelsuo aereo nel 1931 e De Pinedo morì il 3 settembre 1933 precipitando con

il suo aereo sovraccarico di benzina, che stava decollando dall’aeroporto di New Yorkdiretto a Baghdad e che nell’urto prese fuoco.Anche la Filatelia, e da molti anni, sta prendendo parte alla “lotta contro il fumo”. Sonoormai più di 70 le Nazioni (su 192 che siedono all’ONU) che hanno emesso francobollicontro l’abitudine del fumo. Stranamente (ma, a pensarci, forse non stranamente) fino al2011 gli Stati Uniti e la Gran Bretagna non hanno partecipato a questa campagna. L’Italia,

Fig. 3 - Umberto Maddalena

Fig. 4

Fig. 5

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dopo l’emissione della serie velatamente pro tabacco (1950:Conferenza Europea del Tabacco) e quindi pro fumo (fig. 5),nel 1982 si è schierata tra i Paesi contrari all’uso continuati-vo del fumo di tabacco (fig. 6, 7 e 8). In questi ultimi diecianni, nel nostro Paese sono stati fatti molti passi in avantinella “lotta al fumo”: vedasi i decreti del 2005 di divieto difumare nei locali e nei mezzi pubblici, con un conseguentecalo delle vendite di derivati daltabacco del 3,5%. In totale dal

2001 la vendita complessiva ha subito una riduzione di quasi il10%. Questo dato ha determinato un miglioramento dello statodi salute del nostro popolo. E’ certo, comunque, che lo sforzomaggiore deve essere compiuto con serie e continue campagnedi educazione al non uso dei derivati del tabacco, nei confron-ti dei nostri giovani (sia nel senso di non iniziare il vizio o nelsenso di interromperlo).

Fig. 6

Fig. 7Fig. 8

Nel mese di luglio è scomparso il nostro Consocio e amico Ermes Bertani, da oltre tren-t’anni membro attivo del nostro Sodalizio. Con i Soci del C.I.F.R. di Reggio Emilia fuinstancabile organizzatore di mostre e manifestazioni filateliche volte alla divulgazionedegli ideali di libertà e solidarietà a cui si ispira la nostra Associazione, collaborandoanche alla stesura della nostra rivista fin da quando era intitolata “Cronaca Viva”.Il C.D. ed i soci del C.I.F.R. porgono alla Sig.ra Bertani ed ai familiari le più sentite con-doglianze.

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Un secolo di storia italiana - 1912 - 2012

Giovanni Cuomo

Questa è una piccola è veloce cronistoria di quello che successe un secolo orsono inquesto nostro stivale italiano non ancora totalmente unito, mancano, infatti, regioni

come il Trentino, il Sud Tirolo che sarà poi chiamato Alto Adige in omaggio all’italianità,Trieste, l’Istria e la Dalmazia.L’Italia vuole porre radici in quel territorio nordafricano, ove già la Roma imperiale domi-nò con le sue legioni, questa regione, la Libia, sarà anche chiamata “Quarta sponda” esull’onda emotiva di una canzone che diverrà presto celebre “Tripoli, bel suol d’amore…”cantata dalla bellissima Gea della Garisenda che appariva in scena vestita del solo trico-lore, ecco che i nostri soldati iniziano la guerra contro l’Impero ottomano padrone datempo del territorio libico. Nel frattempo, a Torino, i lavoratori del settore automobilistico sono in sciopero, un’agi-tazione che finirà in un fallimento.E’ il 23 febbraio, quando il Parlamento dichiara ufficialmente che: «La Camera, con

animo riconoscente ed orgoglioso, manda un saluto ed unplauso all’Esercito e alla Marina che, segnalandosi nelmondo, mantengono alto l’onore d’Italia!». Con una larghis-sima maggioranza, la Camera approva la legge sulla sovrani-tà italiana in Libia. I socialisti con Filippo Turati sono invece assai critici, anchese 13 di essi, approfittando dello scrutinio segreto hannovotato a favore della legge, mandando su tutte le furie Turati

e altri dirigenti del partito (a distanza di cento anni mi sembra che le cose negli ambientipolitici non siano poi tanto diverse, la politica talvolta è proprio un compromesso: do utdes, io ti do tu mi dai.d.r.) Scontro navale nelle acque di Beirut, due navi turche sono affondate dalla Regia Marinaad opera di nave “Garibaldi” e nave “Ferruccio”, il comando era affidato al contrammi-raglio Thaon De Revel. La Gran Bretagna, teme che il conflitto fra Italia e Turchia diven-ti un evento incontrollabile e che possa incendiare tutto il Mediterraneo. Gli Inglesi,temendo per i loro interessi, si stanno adoperando con le due nazioni in guerra per evita-re l’allargamento del conflitto. Nel mese di marzo, gli Italiani effettuano bombardamenti sulle posizioni turche utilizzan-

do i dirigibili. Sbarcano anche due battaglioni di ascari eri-trei, le nostre truppe di colore in più di un’occasione hannodimostrato lealtà e attaccamento all’Italia. Nell’Oasi delleDue Palme, nelle vicinanze di Bengasi, infuria una cruentabattaglia. Sono in campo per l’Italia fanteria e squadroni dicavalleggeri, alla fine le truppe italiane riescono a sconfig-gere quelle turche.

I sovrani d’Italia presenziano al Pantheon all’annuale celebrazione funebre a suffragio diRe Umberto I, mentre si recano al mesto servizio, un giovane anarchico, tale Antonio

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D’Alba, attenta alla vita dei sovrani sparando contro la carrozza reale.Fortunatamente non vi sarà alcun ferito, l’attentatore è già noto alleforze dell’ordine per precedenti per furto. A Roma viene approvata la legge sul monopolio statale dell’assicura-zione sulla vita. L’attività sarà gestita dall’Ina.

Nel mese di aprile viene inaugurato il ricostruitocampanile di San Marco a Venezia, il precedenteera crollato al suolo dieci anni prima.Continuano le operazioni militari in Libia.Vengono sbarcati altri quattro reggimentidi fanteria e uno di bersaglieri. Lutto nel-l’arte: il poeta Giovanni Pascoli muore aBologna a soli 56 anni, le cause vengonoattribuite al bere eccessivo che gli avrebbeprocurato un cancro al fegato.

Dilaga il movimento futurista, il pittore Umberto Boccioni, pubblicail Manifesto della scultura futurista. Anche se non accaduta in Italia, la tragedia del trans-atlantico inglese Titanic, che affonda urtando nella notte contro un iceberg al largo diTerranova durante il suo viaggio inaugurale sulla rotta Southampton-New York, lasciaesterrefatti il pubblico di tutto il mondo. Sono circa 1600 i morti, su oltre 2300 persone frapasseggeri ed equipaggio; muoiono anche trenta italiani che svolgevano a bordo dellanave le mansioni di camerieri.

“Scomposizione di donne a tavola” di Umberto Boccioni;

“Linee-forza del pugnodi Boccioni”

di Giacomo Balla.

Sempre nell’ambito del conflitto Italo-turco, truppe italianecomandate dal generale Ameglio sbarcano a Rodi, la bellissima e affascinante isola dellerose nonché la più estesa di tutte le isole che compongono l’Arcipelago del Dodecanneso.Sull’isola è presente un presidio di circa duemila soldati turchi; dopo una certa resistenza,più che altro formale, i soldati turchi si arrendono. A Roma i politici intanto discutonosulla riforma elettorale, tra i vari temi c’è anche il com-penso che va pagato ai politici (che novità! Anche centoanni dopo la solfa non cambia. n.d.r., “I voti si devonopesare e non contare” F.Schiller) Lo Statuto Albertino,infatti, decretava all’articolo 50 che: “Le funzioni diSenatore e di Deputato non danno luogo ad alcunaretribuzione od indennità.”

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Filippo Tommaso Marinetti pubblica il “Manifesto tecnico dellaletteratura futurista”. La Pro Vercelli vince il campionato di cal-cio. (a destra l’emblema del sodalizio calcistico). A giugno, la Camera approva la legge sul “suf-fragio universale”, riservato ai soli elettorimaschi (le donne sono ancora escluse) chedovranno avere minimo, 21 anni, saper leggere escrivere ed essere in regola con il servizio milita-re; l’analfabeta potrà votare solo dopo aver com-piuto i trenta anni di età presentandosi al seggio

elettorale con la scheda elettorale già pronta ed infilarla in una busta appropriata inventa-ta dal deputato Bertolini. Verrà pure decretato che il compenso devoluto ai parlamentarisarà di lire seimila annue. In Libia affluiscono nuovi rinforzi per le truppe italiane: sono contingenti cammellati(meharisti) che dovranno compiere missioni ricognitive nel deserto. A ovest di Tripoli, nell’Oasi di Zanzur gli Ottomani hanno radunato una forza avvicinabi-

le ad una divisione; i soldati italiani attaccano i reparti turchi e dopopesanti scontri riescono a sconfiggere il nemico; le truppe italiane pote-vano vantare sul determinante supporto dell’artiglieria.

Soldato ascaro di fanteria.

meharista

Giacomo Balla dipinge“Compenetrazione iridescente”.

Felice Casoratiespone alla Biennale

di Venezia la sua opera“Le signorine” .

Umberto Saba pubblica “Triestee una donna”.

.

Gino Severini dipinge “Geroglifico dinamico

del Bal Tabarin”

FrancescoSeveri pubblica

“Il principiodella

conservazionedel numero”.

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Giovanni Gentile pubblica “Sommario di pedagogia come scienza filosofica”.

Viene proiettato il film “Quo Vadis?”di Enrico Guazzoni, probabilmente

è il primo “kolossal”della cinematografia nazionale.

Grandi avvenimenti politici in questo luglio 1912: il Parlamento approva l’istituzione diun nuovo Ministero, quelle delle Colonie. A Reggio Emilia, l’astro nascente della politicaitaliana, tale Benito Mussolini, chiede all’assemblea del Partito socialista italiano riunitoa Reggio Emilia, l’espulsione dal partito della corrente riformista di destra, l’assembleaapprova la richiesta del futuro duce. Gli espulsi costituiscono il Partito riformista italiano,i più illustri aderenti sono: Ivanoe Bonomi, Leonida Bissolati e Angiolo Cabrini.

Gli Italiani conquistano paesi e territori, i Turchisono braccati e talvolta si ritirano quasi senza spara-re. La Regia Marina con una squadra di cinque tor-pediniere sotto l’insegna del capitano di vascelloEnrico Millo, forzano lo stretto dei Dardanelli allacaccia di naviglio nemico. Nel mar Rosso l’incro-ciatore nave “Piemonte” con la scorta dei cacciator-pedinieri, nave “Artigliere” e nave “Garibaldino”distruggono affondandole sette cannoniere turche.Accaniti combattimenti per il possesso di Misurata,città della Tripolitana. Alla fine i Turchi sonocostretti ad arrendersi. L’Impero ottomano non hasolo problemi bellici con l’Italia, ma anche con altre

nazioni balcaniche come la Bulgaria, il Montenegro e l’Albania. Il Re Ferdinando di Bulgaria e il Re Pietro di Serbia ordinano la mobilitazione dei rispet-tivi eserciti per contrastare le truppe turche.

Le Olimpiadi di Stoccolma vedonogli atleti italiani vincitori di 3 meda-glie d’oro (2 nella ginnastica e unanella scherma) una medaglia d’argen-to e due di bronzo.

Dopo la caduta di Zuara, l’ultima roccaforte turca in Libia, Italia e Turchia finalmente sie-dono al tavolo delle trattative di pace. Sede dell’incontro è Caux, in Francia. Mentre le trattative italo-turche proseguono serrate anche in settembre, nella penisola sti-

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valiana impazza la moda per un nuovo tipo di gonna, molto più aperta sul davanti, attilla-ta e corta. Qualche personalità religiosa insorge contro questa moda, dichiarando chedovrebbe essere vietato l’accesso nelle chiese alle donne che indossano un tale capo diabbigliamento. Il Papa Pio X (Giuseppe Melchiorre Sarto 1835-1914 promulga un’impor-tante enciclica la “Singulari Quadam”, relativa ai sindacati operai in Germania. A Losanna, in ottobre, plenipotenziari italiani sanciscono il definitivo trattato di pace conla Turchia. La sovranità italiana sarà operante su Tripolitania e Cirenaica, tale poteresovrano è riconosciuta da tutte le potenze europee. Se con l’Italia la Sublime Porta ha sti-pulato un trattato di pace, la stessa ha gravi difficoltà nei Balcani, dove il Montenegro leha dichiarato guerra; la Bulgaria marcia su Adrianopoli; Grecia e Serbia premono per l’au-tonomia della Macedonia. Nel mese di novembre, a Valona viene proclamata l’indipen-denza dell’Albania; Salonicco è strappata dai greci all’impero ottomano. La Turchia, datala situazione disperata del suo ormai fatiscente impero riesce ad ottenere un armistizio diquindici giorni nei Balcani. A dicembre, Benito Mussolini vienenominato direttore del giornale “L’Avanti!” organo di stampa delPartito socialista italiano. A Londra le trattative di pace fra stati bal-canici e la Turchia iniziano sotto cattivi auspici; i delegati ottoma-ni dichiarano di non avere in quel momento precise istruzioni daparte del loro governo per intavolare trattative di pace con i greci:in realtà sembra un banale tentativo per guadagnare del tempo,comunque è notorio l’atavico odio esistente fra greci e turchi. ATorino, la Fiat rende operativa la prima linea di montaggio nel suostabilimento.

L’Italia politica nel 1912

Il Re d’Italia è Vittorio Emanuele III - Il presidente del Senato è Giuseppe ManfrediIl presidente della Camera è Giuseppe Marcora - Il presiden-te del Consiglio e ministrodegli Interni è Giovanni Giolitti

Il ministro degli Esteri è Antonio Patern -Il ministro di Grazia e giustizia è CamilloFinocchiaro Aprile - Il ministro della Marina è Amm. Pasquale Leonardi Cattolica - Il ministro della Guerra è Gen. Paolo Spingardi

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Il ministro del Tesoro è Antonio Salandra - Il ministro delle Finanze è Luigi Facta - Ilministro dell’Agricoltura è Francesco Saverio Nitti - Il ministro della Pubblica istruzioneè Luigi Credaro

Il ministro dei Lavori pubblici è Ettore Sacchi - Il ministro delle Poste e telecomunica-zioni è Teobaldo Calissano - Il presidente di Confindustria è Luigi Bonnefon

L’amministratore delegato della Fiat è Giovanni AgnelliIl direttore del Corriere della Sera è Luigi Albertini

Il mondo politico nel 1912

Il presidente degli Stati Uniti è William Howard Taft - Lo zar di Russia è Nicola II - Il papa è Pio X - Il segretario di stato Vaticano è Rafael Merry del Val y Zulueta

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Il presidente della Repubblica popolare cinese è Sun Yat-sen - Il Re d’Inghilterra è GiorgioV - Il primo ministro inglese è Herbert Henry Asquith - L’imperatore austroungarico èFrancesco Giuseppe

Il primo ministro austroungarico è Karlvon Stürgkh -L’imperatore della Germania èGuglielmo II - Il cancelliere tedesco è Theobald von Bethmann Hollweg - Il presidentedella Repubblica francese è Armand Fallières .

foto nondisponibile

La Resistenza in Francia

Jean Moulin (Béziers, 20 giugno 1899 – Metz, 8 luglio 1943) è stato un militare, parti-giano e antifascista francese, eroe della Resistenza francese. Nominato prefetto d'Eure-et-Loir a Chartres, viene arrestato nel giugno del 1940 dai tedeschi, perché si rifiuta di arre-stare dei soldati africani della guardia di finanza francese. Tenta il suicidio, tagliandosi lagola con dei frammenti di vetro, conservando un cicatrice che nasconde sotto una sciarpa.Politicamente schierato a sinistra, è revocato dal Regime di Vichy il 2 novembre 1940 emesso in disponibilità. Si installa nella sua casa familiare di Saint-Andiol (Bouches-du-Rhône) ed entra nella Resistenza francese. Raggiunge Londra nel settembre 1941 sotto ilnome di Joseph Jean Mercier e vi incontra Charles de Gaulle, che lo incarica di unificarei movimenti della resistenza. Viene paracadutato nelle Alpi nella notte del 1º gennaio1942. Usa gli pseudonimi di Rex e di Max. Nel febbraio 1943 ritorna a Londra in compa-gnia del generale Delestraint, capo dell'Armée Secrète. Riparte il 21 marzo 1943, incari-cato di creare il Consiglio Nazionale della Resistenza (CNR), l'equivalente italiano delComitato di Liberazione Nazionale. La prima riunione si terrà a Parigi il 27 maggio 1943.Viene arrestato il 21 giugno 1943 a Caluire-et-Cuire (Rodano), nell'abitazione del dottorDugoujon, dove stava tenendo una riunione con i principalicapi della Resistenza francese. Rinchiuso all'Hôtel Terminusdi Lione, interrogato e torturato da Klaus Barbie, capo dellaGestapo, muore nei pressi di Metz, sul treno Parigi-Berlinoche lo stava conducendo verso la deportazione in campo diconcentramento. (da Wikipedia).

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1936-1940

Gli anni dei Patti, degli impatti e dei misfatti

Gianni

Otto von Bismarck, che fu primo ministro della Prussia dal 1862 al 1890, divenendo poinel 1867 capo del governo della Confederazione Tedesca del Nord e successivamente nel1871, con la nascita dell'Impero Tedesco, nominato primo Cancelliere diventando così ilprincipale e autorevole artefice dell'unificazione della Germania, quindi, personaggio tut-t’altro che sprovveduto nonché profondo conoscitore dell’intimo umano, soleva dire:“L’osservanza dei patti tra le grandi nazioni trova il suo limite quando la si sottopone allaprova della lotta per l’esistenza. Nessuna grande nazione potrà essere indotta a sacrifi-care la propria esistenza sull’altare della fede nei patti”.E’ strano come talvolta i concetti dei grandi uomini vengano spesso ignorati. Se l’Italia operlomeno i suoi “geniali” politici di allora si fossero ricordati della massima bismarckia-na avrebbero firmato il famoso Patto d’Acciaio con la Germania? A loro volta se aGermania, Unione Sovietica e l’Impero giapponese sovveniva il medesimo ricordo, avreb-bero sottoscritto i rispettivi patti?Vediamo il primo di questi accordi: esso è quello che normalmente è definito come “PattoAnti-Comintern”. Esso fu firmato dal Terzo Reich di Hitler e l’Impero giapponese. Questaalleanza politica fu firmata il 25 novembre 1936, un anno dopo vi avrebbe aderito anchel’Italia fascista, nasceva così il “Ro.Ber.To.” ovvero l’Asse Roma-Berlino-Tokyo. Lo scopo di questo accordo trilaterale era una cooperazione intesa a difendersi contro ilcomunismo, quindi scambio d’informazioni e pressioni sul-l’opinione pubblica contro “l’internazionale Comunista».L’accordo prevedeva azioni antisovietiche nel caso che unodei paesi membri fosse stato aggredito dall’URSS.L’adesione dell’Italia, avvenuta il 6 novembre 1937, sarebbestata la prima fase del cosiddetto Tripartito formalizzato il 26settembre 1940.Al “Patto Anti-Comintern” avrebbero aderito anche altri Paesi della sfera nazi-fascistacome l’Ungheria, che avrebbe siglato l’accordo il 25 febbraio 1939, quindi fu la volta delManchukuo (uno stato fantoccio creato dopo il conflitto cino-giapponese del 1932dall’Impero nipponico.) vi aderirà anche la Spagna di Franco dopo la conclusione dellaguerra civile spagnola. Però in mezzo a questo trattato vi era anche quello di non aggres-sione firmato il 23 agosto 1939 dai ministri degli esteri di Germania e URSS, rispettiva-mente Joachim von Ribbentrop e Vjaeslav Molotov. Questo patto rese alquanto inopero-so l’Anticomintern, addirittura si crearono momenti di crisi fra Germania e Italia, in quan-to quest’ultima voleva inviare armi ed equipaggiamenti alla Finlandia che era in stato diguerra contro l’URSS mentre la Germania era contraria a questi aiuti e perciò creava dif-ficoltà agli italiani. Soltanto con l’apertura delle ostilità fra Germania e URSS, il patto“Anticomintern” avrebbe ripreso vigore. Il 25 novembre 1941, quinto anniversario della

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firma, il patto sarebbe stato solennemente celebrato con l’adesione di Bulgaria, Croazia,Danimarca (occupata dai tedeschi) Romania e Slovacchia. Il patto avrebbe visto la sua fineal termine della seconda guerra mondiale, quando Germania e Giappone si dichiararonosconfitte dagli Alleati firmando la capitolazione finale.

Il 22 maggio 1939 fu siglatoquel trattato passato alla storiacome il “Patto d’Acciaio”.

Questa alleanza fra l’Italiafascista e la Germania nazistariporta la firma rispettivamen-

te del Ministro degli Affari Esteri Conte Galeazzo Ciano diCortellazzo e quella del Cancelliere del Reich Tedesco;Joachim von Ribbentrop. Interessante e curioso quello chesi legge nel Preambolo di questo documento: si parla dipace e di mantenimento della pace, quando di lì a pochimesi la Germania invaderà la Polonia con la complicità dell’Unione Sovietica che parte-ciperà con vorace allegria alla spartizione della nazione polacca. Altro punto interessanteè quell’articolo 5 in cui si dice espressamente che alle parti contraenti è assolutamente vie-tata una pace separata ”Le Parti contraenti si obbligano fin da ora, nel caso di una guer-ra condotta insieme, a non concludere armistizi e paci se non di pieno accordo fra loro.”Fu questo a scatenare l’odio dei gerarchi nazisti contro l’Italia dopo che quest’ultimaaveva firmato l’armistizio con gli Alleati quell’8 settembre 1943. Per la verità anche la Germania non rispetterà taluniarticoli del trattato: ad esempio l’articolo 1 testual-mente recita: “Le Parti contraenti si manterrannopermanentemente in contatto allo scopo di intender-si su tutte le questioni relative ai loro interessi comu-ni o alla situazione generale europea.” Sappiamotutti che Hitler informava Mussolini solamente acose fatte, quindi disattendendo gli accordi a talpunto che il Duce esclamò: “Hitler mi informa sem-pre a cose già fatte, ora lo ripago della stessa mone-ta!” La moneta fu il tragico conflitto italo - greco.Non entriamo nei dettagli degli altri articoli, sette in tutto, diciamo solo che il Pattod’Acciaio aveva una validità decennale e fu firmato a Berlino il 22 maggio 1939, AnnoXVII dell’Era Fascista. L’accordo era a carattere sia difensivo che offensivo e perciòambedue i contraenti dovevano fornirsi reciprocamente quegli aiuti politici ed economici,se nel panorama internazionale fossero sorte complicazioni che potessero recare danno enocumento agli interessi vitali delle due nazioni. Naturalmente erano compresi anchesostanziosi aiuti militari in caso di guerra, aiuti militari che la Germania, assai avanzatasul piano degli armamenti, non fu di certo prodiga nei confronti dell’alleato; pur nondimenticando che a risolvere il conflitto con la Grecia fu il decisivo intervento delle armitedesche, così come l’intervento di Rommel e dell’Afrika Korps durante la campagnanell’Africa settentrionale.Interessante nel preambolo la citazione e il riconoscimento dell’inviolabilità della frontie-

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ra al Brennero (i sacri termini che la natura pose a confine: come si diceva durante laGrande Guerra) all’Italia veniva anche riconosciuto quello spazio vitale che la Germanias’impegnava a rispettare e ad non infrangere. Ovviamente come tutti gli accordi interna-zionali vi era anche un protocollo segreto in cui veniva rimarcata l’alleanza politica, eco-nomica, militare e culturale con iniziative complementari.La storia ci ha tramandato che Galeazzo Ciano aveva intravisto dei trabocchetti in questaalleanza ma comunque dovette apporre ugualmente la sua firma; è anche noto che attra-verso una lettera inviata a Hitler, conosciuta come il “memoriale Cavallero” ovvero ilgenerale di Stato Maggiore che avrebbe consegnato il messaggio, Mussolini faceva pre-senta al capo nazista l’impreparazione militare dell’Italia in quel momento, per arrivare adun punto bellico soddisfacente, sosteneva Mussolini, sarebbero occorsi ancora due o treanni. La conferma che patti, alleanze, trattati sono solamente carta da stracciare l’abbiamo ilgiorno successivo alla firma del Patto d’Acciaio quando Hitler tenne

un consiglio di guerra per la pianificazione definitivadell’attacco alla Polonia del 3 settembre prossimo. Nonsolo di questo attacco alla Polonia, l’Italia non erainformata, ma neppure dell’altro patto, quello strettosempre da Ribbentrop con il russo Molotov, il famosopatto di non aggressione, conosciuto anche come accor-

do Hitler-Stalin. L’Italia avrebbe avuto tutte le ragioni di denunciarel’accordo, non essendo stata consultata come prevedevano gli accordie quindi evitare d’imbarcarsi in un terribile conflitto, purtroppoMussolini non era di questo avviso e dopo nove mesi di angustiata esofferente “non belligeranza” il 10 giugno 1940, il Duce dal balconedi Piazza Venezia a Roma, annunciò l’entrata in guerra dell’Italia fascista a fianco dellaGermania nazista, contro le demoplutocrazie europee, Francia e Inghilterra. Abbiamo parlato del Patto Molotov-Ribbentrop, esso era un trattato di non aggressione frala nazione tedesca e l’Unione Sovietica. L’accordo fu firmato a Mosca, il 23 agosto 1939,dal Ministro degli Esteri sovietico Vjaèeslav Molotov e dal Ministro degli Esteri tedescoJoachim von Ribbentrop; in esso venivano definite le rispettive aree di influenza ignoran-do le libertà e i diritti d’indipendenza delle altre nazioni; esempio eclatante la vergognosae ignobile spartizione della Polonia oltre a quelle occupazioni territoriali già eseguite dallaGermania nei confronti della Cecoslovacchia con l’accordo di Monaco del 1938 e l’an-nessione austriaca.Non bisogna dimenticare che tutti questi accordi furono stipulati in virtù di quel trattato dipace scaturito a Versailles dopo la conclusione della Grande Guerra 1915-’18; un trattatoche non diede i risultati sperati, sia per i vincitori ed anche per i vinti e per l’affermazio-ne del comunismo in Russia che dovette accettare la perdita di immensi territori, come laFinlandia, l’Estonia, la Lituania e la Lettonia che prima della Rivoluzione bolscevicaappartenevano all’Impero zarista e che ora si erano costituiti in nuovi stati. Questa nuova situazione geografica nacque per l’appunto dalla Conferenza di Monaco del29 settembre 1938, svoltasi fra Hitler, Mussolini, Chamberlain per l’Inghilterra e Daladierper la Francia, questi ultimi due erano convinti che, accettandone le sue richieste, Hitlerpoteva essere contento e la minaccia di un conflitto sarebbe stata allontanata definitiva-

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mente, infatti, dopo un anno la Germania aggredì la Polonia,confermando che la massima di Bismarck era sempre attuale,e secondo le convenienze, applicata.Per la verità bisogna dire che ifrancesi e gli inglesi cercarono diaddivenire a degli accordi con isovietici per contrapporsi allasorgente egemonia nazista ma

Stalin stava contemporaneamente negoziando anche con inazisti e in verità nutriva forti sospetti circa le reali intenzioni di Francia e Inghilterra; per-ciò le trattative si risolsero in un fallimento. Il dado ormai era tratto, la guerra era dietrol’angolo che occhieggiava sbavando famelica pensando già a quanta bella carne fresca digiovani soldati l’avrebbero nutrita.

C’è una celebre vignetta britannica che raffigura Hitler e Stalin scambiarsi un inchinosopra il cadavere della Polonia, dalla bocca di Hitler esce la frase “La feccia della Terra,suppongo?” e Stalin replica dicendo: “Il sanguinario assassino dei lavoratori, presumo?”. Il 28 settembre 1939, la Polonia era ormai distrutta e smembrata;per conservare una sopravvivenza alla popolazione ed una fac-ciata di indipendenza, Estonia, Lettonia e Lituania, dovetterosiglare con l’Urss un “Patto di assistenza e mutua difesa” taletrattato permetteva all’Armata Rossa Unione d’insediare proprietruppe nei tre stati baltici; quindi un accordo russo-tedesco, rico-nosceva che la gran parte della Lituania sarebbe stata sottopostaalla sfera d’influenza germanica. La Finlandia, che avrebbedovuto anch’essa sottoscrivere il patto, lo rifiutò, pertanto il 30novembre fu attaccata dall’Unione Sovietica. Fu un conflitto traDavide (l’Esercito finnico) e Golia (l’Armata Rossa) ma questonon spaventò i finlandesi, perfettamente addestrati e attrezzatiper un confronto che avrebbe avuto il suo apice durante l’inver-no infliggendo pesanti perdite alle truppe sovietiche, fu così chel’Urss sospese il confronto, rinunciando all’occupazione dei ter-ritori finlandesi in cambio della regione della Carelia. Giungiamo così nel giugno 1941, quando la Germania ruppe iltrattato con i sovietici dando il via all’”Operazione Barbarossa”. Germania e Unionesovietica erano in guerra. Quasi istantaneamente anche la Finlandia entrò in guerra controi sovietici, in pratica continuando il confronto di due anni prima.

MarescialloMannerheim

comandate in capodell’esercito finnico.

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Vediamo ora quello che fu chiamato “Patto Tripartito”. Esso fu firmato a Berlino il 27 set-tembre 1940 dai governi di Germania, Italia e Impero del Giappone, venivano così stabi-lite le rispettive aree d’influenza in Europa (Germania e Italia) e Asia (Giappone). A talescopo gli articoli 1 e 2 dell’accordo recitano: Art. 1. Il Giappone riconosce e rispetta il compito direttivo dell’Italia e della Germaniaper lo stabilimento di un nuovo ordine in Europa.Art. 2. L’Italia e la Germania riconoscono e rispettano il compito direttivo del Giapponenello stabilimento di un nuovo ordine nella più grande Asia orientale.

I restanti quattro articoli prevedono scambi d’informa-zioni, aiuti di ogni genere, sostegno aduna delle nazioni firmatarie nel casosubisse un’aggressione militare, istitu-zione di commissioni tecniche con-giunte, ecc. La durata del Patto sarà didieni anni dalla data della sottoscrizio-ne. Il Trattato termina con la seguenteformula: “Fatto in triplice copia a Berlino, il 27º giornodi Settembre 1940, 19º anno dell’era fascista, corri-spondente al 27º gior-no del 9º mese del 15ºanno dello Showa (ilregno dell’ImperatoreHirohito.)Avendo iniziato que-sto articolo con la cita-zione del conte Otto

von Bismarck concludiamo con celebri frasi di altrettanti uomini famosi e non solo poli-tici, sono tutte espressioni che ben si adattano al clima politico di quegli anni, però a pen-sarci bene si adattano e si adatteranno a qualsiasi periodo storico, presente e futuro. La differenza tra i repubblicani e i democratici americani? I primi corrono dietro ai soldi.I secondi dietro a tua sorella. Anonimo

Vignetta satirica inglese che ironizza su quella “strana”alleanza fra Hitler e Stalin, entrambi calzano lo stesso

stivale, però vogliono andare in direzioni opposte:Hitler indica l’oriente, mentre Stalin vuole dirigersi

verso l’occidente.

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“Non si dicono mai tante bugie quan-te se ne dicono prima delle elezioni,durante una guerra e dopo la caccia.”“Quando si dice che si è d’accordo suuna cosa in linea di principio signifi-ca che non si ha la minima intenzio-ne di metterla in pratica.” “Meno lepersone sanno di come vengono fattele salsicce e le leggi e meglio dormo-no la notte.” Otto von Bismarck

“In politica la stupidità non è un difetto”. “L’abilità non serve a moltosenza l’opportunità.” “In politica, un’assurdità non è uno svantag-gio”. “Ogni soldato francese porta nella sua giberna il bastone dimaresciallo di Francia”.attribuito a Napoleone Bonaparte I“Una Costituzione dovrebbe essere breve e oscura.” NapoleoneBonaparte I

“Quando chi sta in alto maledice la guerra, le cartoline precettosono già state compilate” “La legge è fatta esclusivamente per losfruttamento di coloro che non la capiscono, o ai quali la brutalenecessità non permette di rispettarla”.B. Brecht

Lenin era un erudito come del resto Stalin e Hitler. Mao Tse-tung ha persino compostoversi. Cos’altro hanno in comune questi uomini, oltre al fatto di aver compilato liste diprescrizione, più lunghe di tutte le letture da loro fatte? Joseph Brodsky

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“L’abilità politica è l’abilità di prevedere quello che accadrà domani,la prossima settimana, il prossimo mese e l’anno prossimo. E di esse-re così abili, più tardi, da spiegare perché non è accaduto.” “Vorreidire alla camera quello che ho detto a coloro che sono entrati a farparte di questo governo: non ho nulla da offrire se non il sangue, lafatica, il sudore e le lacrime. Voi mi chiedete qual è il nostro scopo?Vi risponderò con una sola parola: vittoria, vittoria ad ogni costo, vit-toria nonostante il terrore, vittoria, per quanto la strada sia lunga efaticosa; perché senza la vittoria non potremmo sopravvivere.”Winston Churchill

Poiché un politico non crede mai in quello che dice, quan-do viene preso alla lettera rimane sempre molto sorpreso.Charles De Gaulle

Le masse sono abbagliate più facilmente da una grandebugia che da una piccola. Adolf Hitler

Un cretino è un cretino. Due cretini sono due creti-ni. Diecimila cretini sono un partito politico. Franz Kafka

Una volta deciso che la cosa può e deve essere fatta, bisogna solo tro-vare il modo. Abraham Lincoln

Chi rompe non pagae si siede al governo.

Leo Longanesi

Governare è far credere.Niccolò Machiavelli

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I nostri uomini politici non fanno che chiederci a ogni scadenza dilegislatura un atto di fiducia. Ma qui la fiducia non basta: ci vuolel’atto di fede. Indro Montanelli

“Anche per i più grandi uomini distato fare politica vuol dire improvvisare e sperare nellafortuna”. “Bisogna aver buona memoria per poter mante-nere le promesse”. “Un politico divide l’umanità in dueclassi: strumenti e nemici” “Il ché significa che ne cono-sce una sola, la seconda”. Friedrich Nietzsche

A proposito di politica... ci sarebbe qualcosa da mangiare?Totò (Principe Antonio de Curtis)

Come possiamo terminare questo “articoletto” dalle ben modeste pretese? se è vero che diogni cosa, fatto o misfatto si deve trarre un insegnamento e una morale, ebbene questapotrebbe essere la seguente;“Ecco, io vengo presto e ho con me il mio salario per rendere a ciascuno secondo le sueopere. Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine”.(Apocalisse – Epilogo 22, 12-13)

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Il CIFR in azione

Si è conclusa con un notevole successo la mostra storico-filatelica “Da Garibaldi allaSeconda Guerra Mondiale “allestita nelle sale Espositive Palace, per ricordare la festadella Repubblica, dal Circolo Filatelico Spotornese, dall’Unione Filatelica Ligure con lacollaborazione del Comune di Spotorno.La manifestazione si è svolta dal 2 giugno al 10 giugno ed è stata inaugurata dal ViceSindaco ed Assessore al turismo, Signor Francesco Riccobene, il quale ha sottolineato ilproficuo lavoro svolto dal locale circolo filatelico che ha contribuito e contribuisce al pre-stigio della cittadina, facendosi divulgatore di cultura, non solo collezionistica.Alla mostra hanno partecipato i seguenti collezionisti: Sandro Bocchino, con una selezio-ne della propria collezione di oggettistica militare e di uniformi, il prof. GiancarloMichelucci con la collezione “In memoria di Garibaldi”, un’ampia rassegna di docu-menti, oggettistica varia, cartoline d’epoca e postali che raccontavano la vita e le impresedell’ Eroe dei Due Mondi, Claudia Massucco con una collezione sulla Croce Rossa, sulleattività in pace ed in guerra e soprattutto sulle infermiere volontarie, il prof. PieroGiribone, con la collezione “La Resistenza a Savona”, un interessante insieme di docu-menti e materiale filatelico in parte inedito, con un particolare riguardo alle emissioni dei“Patrioti della Valle Bormida”. Il Cifr era presente con le collezioni di Franco Foroni “Ladonna nella resistenza” e “Preti ribelli per amore di Libertà” che sono state apprezzatedai visitatori. Infine Francesco Maggi con la collezione dei “Giornali di Trincea” unapanoramica sulle pubblicazioni dedicate ai militari italiani e stranieri, nella Prima Guerramondiale, collezione che ulteriormente incrementato con alcune cartoline in franchigia edaltri giornali”inediti..

A Schio, dal 22 Giugno al 1 Luglio, si è svolta la 32a Mostra Filatelica e delCollezionismo in concomitanza con la Fiera Franca del Collezionismo.Alla mostra filatelica hanno partecipato soci del CIFR ed amici del nostro sodalizio.Tra i soci: Circolo Filatelico di Falconara, con la collezione Israele; Roberto Gottardi, conChiese e santuari del Veneto; Eredi Gilberto Binaghi, con Indiani d’America; LuigiMobiglia, con Sovrano Militare ordine di Malta.

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Non ... solo ... francobolli. Questo il titolo scelto per la mostra organizzatadall’Associazione Culturale Collezionistica “Ivanhoe Aldrighi “, nostra associata, in occa-sione delle festività patronali di San Pietro,svoltesi dal 3 al 5 Luglio scorso. La scelta deltitolo della manifestazione si è rivelata indovinata, visti i collezionisti partecipanti ed imateriali esposti. La mostra ha evidenziato e dimostrato che hobbies e collezionismosignificano molte cose,tutte diverse ma al tempo stesso ugualmente interessanti.L’esposizione si apriva con la pittura, con due opere del pittore Matteo Anselmo, per la“cartofilia” era presente Dino Ravera, con le cartoline d’epoca, che illustravano l’evolu-zione del paesaggio dai primi del Novecento sino ai giorni nostri. Roberto Frosi presenta-va una serie di automodelli ed una selezione di oggetti dell’artigianato russo. Per i giochidi abilità, alcuni di derivazione africana, esponeva A. Bruzzese,mentre per il Gioco degliScacchi erano esposte alcune originali scacchiere di Irene Tesini. Non poteva mancare ilmodellismo navale, con alcuni modelli di imbarcazioni a vela ed a remi, realizzati daimodellisti Muzioli e Malerba. Per il settore delle etichette ed “erinnofili”, erano espostealcune antiche etichette di vini tipici, di Tiziana Allara, mentre per il ferromodellismo, ilcollezionista E. Fabiano presentava una serie di modelli e di impianti ferroviari. Nonpoteva mancare la parte dedicata alla filatelia, alla quale ha dato il proprio contributo, il“nostro” Domenico Bignone, che ha presentato una selezione di materiale dedicato allaricostruzione “post bellica” dell’ Italia. La selezione comprendeva le Cartoline del presti-to della Ricostruzione, francobolli ed annulli relativi al Piano ERP, agli aiuti dell’UNRRA,sino alla costituzione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, per giungerepoi alle emissioni per l’unificazione europea. Nel complesso è stata una bella iniziativa,che ha avuto un buon successo ed una larga affluenza di visitatori, il che fa ben sperareper il futuro. I.L.

Alla semifinale del Campionato Cadetti di Filatelia, che si svolgerà a Codroipo, dal 25 al28 Ottobre, nella categoria “Minicollezioni”, parteciperà Luigi Pirani, con la collezione“La Repubblica dell’Ossola“, di 12 fogli. La collezione è stata iscritta come CIFR.

Montegridolfo è un caposaldo della Linea dei Goti, poi divenuta nota come Linea Gotica;qui, il 31 agosto, gli Alleati attaccano e vincono la forte resistenza tedesca. A ricordo si èsvolta, il 25 e 26 agosto, una mostra filatelica sul periodo 1943-1945. Alla mostra hannopartecipato i soci Cifr: Egidio Errani con Corpo Polacco in Italia, Corpo Italiano di libe-razione e La deportazione; Gastone Benini con Internati Militari Italiani 1943-1945;Franco Napoli con La transizione. Servizio Postale Civile nei territori Italiani dal Regnoalla Repubblica (1943-1946); Luigi Pirani con I francobolli del CNL.

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Riceviamo e pubblichiamo

Miei carissimi amici del Cifr,posto che anche noi a Falconara avevamo intenzione d’intitolare la nostra associazione ad unanostra ragazzina, appassionata di filatelia, morta di leucemia a 15 anni e proprio nel giorno in cuiintendeva festeggiare con le amiche questa importante data. Posto che altri soci avevamo intenzio-ne d’intitolare la nostra associazione ad un nostro carissimo amico, l’amico di tutti: Davide Santilli,una pietra miliare del nostro circolo. Posto che molti altri hanno inoltrato nel tempo tante richiesteperché il nostro sodalizio avesse avuto modo di ricordare un qualche importante nome che neltempo ha dato lustro alla nostra attività. Ciò detto, non tutte, ma tante figure potevano ben titolarela nostra associazione, ma quale scegliere? Quali logiche seguire? La scelta di per sé impone diaccreditare qualcuno a scapito di qualchedun’altro. Sarebbe cosa possibile senza turbare le coscien-ze? In questo caso, senza disturbare lo statuto, e senza fare concessioni all’uno anziché all’altro,perché non escogitare il modo di ricordarli tutti? Intitolare premi, incontri, manifestazioni, che siripetono continuamente nel tempo mi sembra una cosa più adeguata, forse anche più giusta e maga-ri meno discriminante. E’ più che vero che oggi piangiamo una FIGURA come il nostro amatoGianfranco Pastormerlo, ma nel tempo non ne potremmo avere una simile? La titolazione dell’as-sociazione ad uno solo dei due creerebbe un distinguo in partenza. Altri “accorgimenti” lì ricorde-rebbero entrambi ed un po’ sempre!Nella nostra associazione abbiamo anche un’altra difficoltà, e non trascurabile: l’ampiezza. Da unlato si configura come un aspetto positivo: l’avere tanti associati ed in ogni dove é senza dubbiol’obiettivo di qualsiasi sodalizio; ma il rovescio della medaglia sta nel fatto del come fare per“interpretarli tutti”? Ci sono le riunioni, ma queste hanno il loro valore laddove possono essere par-tecipate dal maggior numero dei soci, quando costoro sono dispersi in ogni dove, l’assembleadiventa un diritto di pochi, ovvero di coloro che sono in condizione, per vicinanza fisica e per ovvialtri motivi di poterla vivere. A mio parere, la logica costruttiva impone di sentire “tutte le voci”.Ed oggi i mezzi non mancano!Questo mio scritto buttato giù di getto, potrebbe essere meglio articolato e supportato da una piùampia rappresentazione descrittiva, ma in questo specifico momento mi manca il tempo di farlo,tuttavia queste due scarne righe già danno un’idea dei mio (nostro) punto di vista, meglio ancorasarebbe il poterlo esporre a voce in un eventuale dibattito.Per il momento mi limito a questo esposto volante, ma con l’intento di ritornarci sopra in manieraserena, nel frattempo vi abbraccio con l’affetto di sempre.

Luigi Santini

Carissimo Presidente,vengo dal leggere sulla “Voce del Cifr” il verbale dell’Assemblea degli associati tenutasi il 31marzo 2012 dalla quale risulta la “sconcertante” ed “inusuale” proposta di intitolare il sodalizio alcompianto ed eterno amico Gianfranco Pastormerlo. Addirittura, leggo, che sarà tenuta una prossi-ma riunione assembleare per modificare lo statuto in tal senso. Tu sai quanto ero legato a Gianfranco e cosa ho dovuto “passare” per agevolarlo nella sua perso-nale conduzione dell’associazione, accentratore qual’era, e sono primo tra tutti a richiedere che siadegnamente ricordato, ma non commettiamo l’errore di snaturare il senso ed i contenuti degli scopidell’associazione a cui, per ideali, abbiamo deciso di appartenere. Tutti sappiamo chi era e che cosa era Gianfranco per il Cifr e cosa ha fatto per esso, e quale perdi-ta sia stata (persona insostituibile per abnegazione e generosità), ma non confondiamo i sentimen-ti e la stima per l’uomo con uno strumento e “simbolo”, quale è un’associazione, portatrice di ele-vati valori morali. Tra l’altro, conoscendolo, dubito che, se ancora vivente, avrebbe accettato una

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proposta del genere. Chi nel 1976, quando venne fondato il Cifr, decise di costituirlo ebbe la lun-gimiranza di realizzare uno strumento “giuridico” che attraverso la passione collezionistica, neltempo (e sono passati oltre 35 anni) potessero essere ricordati e tramandati, alle future e successi-ve generazioni, valori quali la libertà, la resistenza e la consapevolezza di essere uomini liberi inquanto capaci di vivere liberi in un mondo libero rispettando gli altri. Egidio Errani, unico fonda-tore ancora vivente, te lo può confermare. Così come non si capirebbe perché, ed anch’essi neavrebbero allora pieno diritto, alla morte dei fondatori non si è pensato di intitolare il cifr ad ognu-no di loro. Spero e confido che la passione e l’ardore del momento sia superato dalla razionalità e che si tornisui propri passi, valutando degnamente una proposta alternativa, non escluso la tua. In realtà quel-lo che si dovrebbe fare a mio avviso da subito per ricordare e celebrare costantemente e degna-mente Gianfranco, oltre che garantire continuità alla “Voce del Cifr”, è quello di non disperdere ilsuo importante lavoro collezionistico, patrimonio del Cifr, assicurandosi che le sue collezioni (consforzi anche economici da parte del Cifr o di suoi associati), quantomeno quelle più significativecon tematica cara al nostro sodalizio, non si disperdano. Continuare ad esporre le sue raccolte, così come lui le ha pensate, nelle mostre ed in ogni occasio-ne ciò sia possibile, è sicuramente l’unico modo per portare avanti il suo messaggio in linea conquello dell’associazione filatelica alla quale ha dedicato gran parte del suo tempo, anche, consape-volmente, sottratto al lavoro ed all’affetto dei suoi cari.

Luigi Pirani

Ho preso atto della discussione avvenuta in Assemblea per ricordare il nostro ex PresidenteGianfranco Pastormerlo. Ho conosciuto Gianfranco solo in occasione di eventi assembleari o quan-do entrambi facevamo parte del Consiglio Direttivo e nell’ultimo periodo, dopo la mia assunzionedella responsabilità della rivista e debbo riconoscere in lui molte qualità, soprattutto umane. Nonsono d’accordo con chi sostiene che Pastormerlo è colui che ha fatto di più per il Cifr. La presenza di soci fondatori ancora fra i nostri iscritti non mi sembra cosa di poco conto e credosia cosa su cui riflettere. La proposta di modificare la denominazione del CIFR, obiettivo di unaprossima Assemblea straordinaria, non mi trova favorevole, sia per l’estensione della denomina-zione (e dell’Italia contemporanea) a cui mi opposi anche alcuni anni fa quando venne proposta, siacon l’inserimento del nome di Gianfranco poiché non ritengo sia questo il modo migliore per ricor-darlo. Certamente, entrando nella mentalità dei proponenti, una volta inserito il nome della intesta-zione dell’Associazione, ci si è tolti il pensiero e poi si può anche pensare ad altre mille cose. Altre associazioni consimili, che hanno avuto dirigenti validi che sono scomparsi, non hanno mini-mamente pensato di modificare la propria ragione sociale aggiungendo il nominativo del dirigente– penso al CIFT o all’AICPM o all’AICAM- ma si sono indirizzati verso soluzioni che hanno rica-dute anche nel tessuto associativo. La proposta della Presidenza di un premio filatelico mi trova piùfavorevole. Io però avanzo una proposta: non rivolgiamolo al dirigente, o al giornalista che di premipossono averne anche in altre sedi ma rivolgiamolo ai giovani, magari con una sezione riservata inoccasione della mostra sociale annuale, con collezioni a un quadro. Secondo me sarebbe il modo migliore per ricordare Gianfranco, avvicinando i giovani alla nostraassociazione e alla nostra tematica e forse anche rispettando anche uno dei dettati statutari delnostro sodalizio. Questa è la tesi che sosterrò in Assemblea e che al momento voglio presentare ai soci.

Valerio Benelli

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85° Reggimento Addestramento Volontari “Chieti”Gianni Cuomo

Il 123° Reggimento Fanteria “Chieti” è costituito il 1° marzo1915, alla formazione della Brigata “Chieti”. Partecipa allaGrande Guerra e il II battaglione del Reggimento ha l’onore dientrare in Trento liberata. Smobilitato e sciolto il 1° gennaio1920. Rinasce dopo 65 anni , nel febbraio 1985, assumendo ilnome di 123° Battaglione Fanteria “Chieti” affidandogliBandiera e tradizioni del 123° Reggimento. I suoi compiti sonopuramente addestrativi. Nel 1992 diviene 123° Battaglione“Chieti”. Nel settembre 1997 coopera formando il 123°Reggimento “Chieti”. Dal 2007 inquadra il 57° Battaglione“Abruzzi”. La Bandiera di guerra è decorata di una Croce diCavaliere dell’Ordine Militare d’Italia. Motto araldico: “Conrinnovato ardor”.

Attualmente nel “Chieti” è inquadrato con compiti addestrativianche il 57° Battaglione “Abruzzi”. Le Campagne di Guerra:1866 (Terza Guerra d’Indipendenza); nel 1870 (Roma); 1915-18(Grande Guerra); 1940-43 (Seconda Guerra Mondiale); 1943-45(Guerra di Liberazione). e ricompense: 1 Ordine Militared’Italia; 3 Medaglie d’Argento al V.M. e una croce di Guerrafrancese con palma. Motto araldico: “Nella Bandiera è la miagloria”.

Stemma araldico del57° Battaglione “Abruzzi”

Mostrine 123° Reggimento “Chieti” Mostrine 57° Battaglione “Abruzzi”

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CHI SIAMO

Il Centro Italiano Filatelia Resistenza e Storia Contemporanea è stato fondato nel1976.Vi aderiscono i collezionisti di francobolli, interi postali, affrancature meccaniche,annulli postali, cartoline maximum e memorabilia riguardanti la storia dal XXsecolo ad oggi, in tutte le sue specialità: dalle guerre mondiali alle missioni di pacecontemporanee ed agli interventi umanitari.Per l’anno in corso l’adesione costa 39 euro (socio ordinario), 45 euro (socio soste-nitore) oppure con un versamento minimo di 50 euro si diventa socio benemerito.Si ha diritto a ricevere il trimestrale “LA VOCE DEL CIFR” di 48 pagine con arti-coli dei soci, oppure tratti da pubblicazioni straniere, ed a partecipare alle Mostresociali.Per maggiori informazioni contattate la Segreteria / Relazioni esterne i cui recapi-ti sono indicati nella pagina a fianco, oppure consultate il sito www.cifr.it o scri-vete all’indirizzo di posta elettronica [email protected] .

I versamenti vanno effettuati sul conto corrente postale 17609207 intestato a“CIFR-Via Gerolamo Ratto, 43/17-16157 GENOVA” oppure a mezzo bonificoBanco Posta IBAN IT05H0760101600000017609207 ricordandosi, in questocaso, di segnalare l’operazione di pagamento.

COMUNICAZIONI DELLA SEGRETERIA

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA STRAORDINARIA

L'Assemblea Straordinaria del CIFR è convocata per il giorno

20 Ottobre 2012a Bologna, presso il Cinema Odeon, in via Mascarella 3.

L'assemblea si intende convocata in prima convocazione alle ore 8,00e in seconda convocazione alle ore 10,30.

Ordine del Giorno

Discussione per eventuale modifica dello Statuto del CIFRProposta Istituzione "Memorial Pastormerlo"

Ricerca di un Nuovo "WebMaster "

Si invitano i Soci che si fermeranno per il pranzo a darne comunicazione, per

tempo, al Presidente o al Vice Presidente o al Segretario

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C.I.F.R.

CENTRO ITALIANO FILATELIA RESISTENZA

E STORIA CONTEMPORANEASede: c/o Ignazio Lavagna Via Gerolamo Ratto, 43/17 - 16157 Genova GE

Presidente Onorario

Egidio Errani – Via Grattacoppa, 293 – 48020 Savarna RA

Presidente

Ignazio Lavagna – Via Gerolamo Ratto, 43/17 - 16157 Genova GEtel. 0106982013 - 3493286055 - [email protected]

Vice Presidente

Roberto Marastoni - Via A. Pozzi, 25 - 42042 Fabbrico RE tel. 05221716066 – 3474186600 - [email protected]

Segreteria/Relazioni Esterne/Eventi Manifestazioni/Servizio novità per soli Soci

Giovanni Cuomo – Via Brodolini, 3 – 20834 Nova Milanese MB tel. 036242980 - 3472968081 - [email protected]

Vincenzo Ferrari - Via Ungaretti, 4 - 20060 Bussero MItel. 0295039634 – 3388652030 - [email protected]

Consiglieri

Maria Teresa Battizzati - Via Ariberto, 21 - 20123 Milano MItel. 028361739 - 3402218146 - [email protected]

Stefano Domenighini – Via Montello, 54/A - 26013 Crema CR tel. 037380388 - [email protected]

Roberto Gottardi – Via del Roccolo, 16 - 20862 Arcore MB tel. 039617946 - 3391679521- [email protected]

Italo Greppi - Via Ponte, 19/G - 25134 Brescia BS tel. 0302304270 - [email protected]

Maria Marchetti – Via Gazzolo, 62 - 25082 Botticino BS tel. 0302692326 - [email protected]

Massimo Santonastaso – Via Celante, 110 - 31029 Vittorio Veneto TVtel/fax. 0438550032 – -3391853829 - [email protected]

Servizio Offerte/Scambio fra Soci

Mauro Mirolli – Via Garibaldi, 1 – 15044 Quargnento ALtel. 0131219534 – 3803588193 - [email protected]

Sito internet: www.cifr.it – webmaster [email protected]

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La Posta Da Campo per le quattro divisioni della R.S.I

Giuseppe Marchesearticolo a pagina 2

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