La nuova voce del CIFR

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Filatelia resistenza partigiani Anpi

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  • 108Giugno 2015

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  • Lettera del Presidente pag. 1

    Albo dOro della Filatelia Italiana;:Egidio Errani

    pag. 2

    Leccidio della missione Tellini 1923 Alberto Caminiti pag. 4Nuovo spazio ai francobolli C.L.N. Luigi Pirani pag. 8Addio a Roosevelt Nino Barberis pag. 10La Repubblica Partigiana delle Langhe ed ilservizio postale comunale di Dogliani

    Luigi Pirani pag. 12

    Le donne italiane e la Grande Guerra Massimo Santonastaso pag. 14

    Quando la semplicit diventa eroismo Giovanni Stefanoni Cuomo pag. 20I partigiani e i francobolli della ValleBormida

    Massimo Santonastasopag. 23

    A la guerre comme a la guerre Nino Barberis pag. 31

    Papba Sultan Gian Franco Mazzucco pag. 33Anche gli angeli possono essere condannatia morte

    Giovanni Stefanoni Cuomopag. 34

    1945 - 2015: Il Ricordo Rosario DAgata pag. 36Il Battaglione Lombardo Volontari CiclistiAutomobilisti

    Giovanni Stefanoni Cuomopag. 38

    Iris e Silvio Massimo Santonastaso pag. 41Primo caduto italiano nella Grande Guerra pag. 46

    Il CIFR in azione pag. 47

    Appello di Collaborazione e di Amicizia- pag. 48

    LA VOCE DEL CIFR

    NUMERO 108 GIUGNO 2015

    Direttore responsabile: Valerio Benelli [email protected]: Tribunale di Milano n.202 del 1 aprile 1996Editore: presso il Presidente Onorario Egidio Errani - via Grattacoppa, 29348020 SAVARNA RAStampa: Coop. Tipograf s.r.l. corso Viglienzoni 78r - 17100 Savona SV .

    In questo numero:

    LA VOCE DEL CIFR il notiziario, non in commercio, riservato ai soci del CentroItaliano Filatelia Resistenza e Storia Contemporanea (C.I.F.R.).Gli articoli vanno inviati, in copia, al Presidente Ignazio Lavagna. Non si assumono responsabilit per gli scritti pubblicati che impegnano esclusivamente iloro autori. Il Comitato di Redazione si riserva la facolt di modificare o pubblicare par-zialmente gli scritti inviati che, comunque, non verranno restituiti. ammessa la riproduzione degli articoli citando questa rivista.

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 1

    Lettera del Presidente

    Cari Amici e Consoci,

    sono oltremodo felice di segnalare il prestigioso riconoscimento che stato tributato alNostro Presidgiente Onorario, Egidio Errani, che lo scorso 2 maggio, nel corso della mani-festazione filatelica di Cesena, ha ricevuto lattestato riguardante lAlbo dOro dellaFilatelia Italiana, del quale fa ora parte a tutti gli effetti. E questo un riconoscimento meri-tato, che fa onore ad Egidio Errani ma anche a tutto il CIFR.

    Altra notizia importante quella riguardante il Catalogo Specializzato dei Francobolli delC.L.N.,che giunto alla stesura definitiva. A questo volume hanno collaborato alcuninostri soci,il volume edito dalla Editrice Filatelia Due Torri ed stato curato da MassimoOrlandini.Stiamo cercando di stipulare un accordo che permetta ai soci di acquistare il suddetto cata-logo, ad un prezzo conveniente.

    Per quanto riguarda lattivit di mostre e manifestazioni, siamo nel pieno dellattivitespositiva,infatti abbiamo realizzato, con gli amici di Morbegno, una mostra sulCentenario della Prima Guerra Mondiale, a cui far seguito due mostre, una a Lavello(Lecco) e laltra Zibido San Giacomo (MI).Con lUnione Filatelica Ligure, continua la collaborazione per la mostra itinerante dedi-cata al Centenario della Prima Guerra Mondiale, che si cercher di portare in diverse partidella citt sia nella provincia di Genova. Sempre nellambito di questa collaborazione,alcuni soci hanno partecipato, il 24 maggio, a Spotorno, alla mostra dedicata ai CadutiSpotornesi della Prima Guerra Mondiale.

    Mentre per quanto riguarda il 70 anniversario della Liberazione, lamico e consocioRoberto Saccagi, ha realizzato a Rivalta sul Mincio (Mn), una mostra storico-filatelica,che comprendeva documenti storici, documenti postali e filatelici, oggetti e fotografie, unarealizzazione ottima che ha riscosso notevoli apprezzamenti, un esempio da seguire edimitare.

    Tra tante notizie positive, un piccolo neo e cio il calo dei soci e la non florida situa-zione finanziaria, per questo mi permetto di fare un appello ai soci che non hanno ancorarinnovato la quota annuale, vorrei che ricordassero che il CIFR, non pu contare suSponsor di alcun genere ma che la sua forza st nellapporto fattivo e concreto di tutti isoci.

    Il Presidente

    Ignazio Lavagna

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 2

    Albo dOro della Filatelia Italiana

    Egidio Errani

    Durante il palmares, nellambito della cena organizzata per Milanofil dallaFederazione fra le societ filateliche italiane, stato iscritto, nellAlbo dOro dellaFilatelia Italiana, il nostro Presidente Onorario Egidio Errani con le seguenti moti-vazioni

    Collezionista dagli anni Settanta, contagiato dalla passione che voleva instillarenella figlia, si dedicato soprattutto ai francobolli e alle vicende dei Comitati diLiberazione Nazionale, grazie anche alla sua attivit, ventenne, di combattentepartigiano per la Patria. Co-fondatore nel 1976 e presidente per un trentennio delCentro Italiano Filatelia della Resistenza di cui ora Presidente onorario stato un attivissimo organizzatore filatelico, nonch espositore. Con le sue variecollezioni ha partecipato sinora a 322 mostre, 98 delle quali organizzate da luidirettamente, in ogni dove dItalia. Attivissimo anche come scrittore, ha pubblica-to assieme a Maurizio Raybaudi il catalogo di riferimento per i francobolli CLN,nonch numerosi articoli sulla guerra civile spagnola e sulla guerra di liberazio-ne. stato insignito del Gran premio Lucio Manzini a San Daniele del Friuli.Ancora oggi che let non permette pi una partecipazione attiva come un tempo,linteresse e la passione per la filatelia costante, partecipe e viva.

    La formalizzazione stata fatta il 2 maggio a Cesena.

    Il Presidente dellaFederazione SocietFilateliche Italiane, Piero Macrelli, consegna aEgidioErrani la medaglia eil diploma di iscrizioneallAlbo dOro dellaFilatelia Italiana.

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 3

    MassimoOrlandini

    Egidio Errani

    Luigi Pirani

    EdmondoMagnani

    Piero Macrelli

    Egidio Errani

    Il CIFR non pu che essere felice di questo riconoscimento e ci complimentiamocon lamico Egidio, siamo anche convinti che tutto ci sia, seppur indirettamente,un riconoscimento al CIFR ed alla sua attivit.Ad Multos Annos caro Egidio.

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 4

    Antefatto.Il 27 agosto 1923 una nostra Missione militare composta dal Gen. Enrico Tellini, da treufficiali superiori italiani e dallautista-interprete albanese, venne barbaramente trucidatada (presunti) briganti albanesi lungo la strada che da Giannina andava a Kakavia, in terri-torio greco, nella localit di Zepi. Tellini era stato prescelto in quanto aveva comandato aValona il contingente militare alleato ed aveva precedenti diplomatici quale Addetto mili-tare dAmbasciata (Castelnuovo Garfagnana 1871 Giannina 1923). La missione agivain quella zona su incarico ricevuto dalla Conferenza degli Ambasciatori di Parigi (organi-smo del Consiglio Supremo Alleato), presieduta dall ex Presidente della Repubblica fran-cese Raymond Poincar, col compito di determinare i confini tra Grecia ed Albania.Ricordiamo che lAlbania si era da poco resa indipendente dall Impero ottomano. Alloraera a capo del governo italiano (dal 31.10.22) Benito Mussolini che reggeva anche (fino

    al 1929) linterim del Ministerodegli Esteri. Egli prese immediatiprovvedimenti dordine diploma-tico e militare. Invi minacciosiultimatum al regno di Grecia tra-mite il nostro Ambasciatore adAtene, nonch un rapporto allaSociet delle Nazioni per riferiresulleccidio e sulle conseguentiresponsabilit elleniche. Inoltrediede ordine allAmmiraglioEmilio Solari ed alla sua

    Divisione Navale di cannoneggiare perrappresaglia la cittadina di Corf (vi furo-no 10-15 civili uccisi) e di procedere allasuccessiva occupazione dellisola greca,che dur dal 29-8 al 27-9- 1923 (cosid-detto Incidente di Corf). I governigreco ed albanese si palleggiarono leresponsabilit del massacro, imputandoload un semplice episodio di comune bri-

    Missioni militari italiane allestero

    Leccidio della missione Tellini - 1923

    Alberto Caminiti

    Achille Beltrame illustr su La Domenica delCorriere Sett. 1923 leccidio e lo sbarco delnostro contingente doccupazione a Corf

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 5

    gantaggio, senza alcun riferimento politico. Tutto il mondo politico e diplomatico europeoera per consapevole che tale ipotesi era menzognera, in quanto n dai cadaveri n dal-lautomobile che li trasportava erano stati rubati borse, documenti o beni personali.

    Conseguenze.Il massacro sarebbe potuto passare sotto minore rilevanza internazionale, ma concorseroallepoca talune motivazioni politiche che ne ingigantirono la portata. Chiariamo:Mussolini al suo primo incarico di Primo Ministro voleva dare prova di polso energico edi piglio sicuro. In pratica Corf rappresent il debutto della politica estera fascista che inmomenti successivi porter alloccupazione dellAlbania stessa, alle campagne colonialied alla famigerata alleanza con Hitler. Complessi e contrapposti interessi internazionali, in un contesto di forti tensioni diploma-tiche, premevano sui Balcani. La Gran Bretagna e la Francia soffiavano sul fuoco onderidurre linfluenza italiana in quellarea. LInghilterra in particolare era da sempre latutrice del regno di Grecia e voleva una Grande Grecia ampliata con nuovi territoritolti al vinto Impero ottomano ed alla Bulgaria. La repubblica dAlbania, vaso di coccio fra tanti pesanti di metallo, non gradiva lopera-to italiano nel regolamento dei propri confini, considerandolo a priori una diminutio diprestigio ( avrebbe voluto trattare direttamente con la Grecia ).Tutte queste componenti, sotterranee o apertamente dichiarate, portarono per qualchegiorno ad una crisi militare di pi ampia portata, ossia al rischio di una guerra tra Italia eGrecia. Subentrarono poi fortunatamente gli energici interventi di organismi internazionali(Poincar su tutti) che gettarono acqua sul fuoco e fecero pressione sulla recalcitranteAtene ed infine si giunse ad un accomodamento che salvava le contrapposte onorabilit.La Grecia vers la rilevante ( per quei tempi ) somma di 50 milioni di lire-oro su unaBanca svizzera a favore del Governo italiano quale risarcimento per leccidio subito ed il12 settembre dello stesso anno la Conferenzadegli Ambasciatori stabiliva le modalit per unasolenne cerimonia funebre in onore delle vittimedelleccidio che si sarebbe svolta a spese dellaGrecia al Falero alla presenza di autorit daltorango alleate, italiane ed elleniche. Ricordiamoche il Falero uno dei due porti di Atene, ad 8km. dalla capitale (il Pireo laltro porto). Cos difatto avvenne. La Regia Marina, imbarcati i dis-taccamenti doccupazione (5.000 uomini) evaculisola di Corf il 27.9.1923.La Villa dell Achilleion a Corf era il palazzoestivo imperiale degli Asburgo e lImperatriceSissi vi passava regolarmente le sue vacanze. La popolarit di Sissi era talmente vasta inEuropa che tutti i turisti in visita a Corf facevano la coda per visitare gli splendidi giar-dini di tale palazzo.

    Aprile 1907: il panfilo reale con V.E.III ela Regina Elena entra nel porto delFalero in visita ufficiale al Re di Grecia

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 6

    Vi fu un ulteriore addentellatodiplomatico, sconosciuto ai pi:la Societ delle Nazioni volle chedallepisodio si traesse unanorma giuridica dordine interna-zionale ed insedi nel 1924 unComitato di giuristi di varienazionalit col compito di deci-dere su quando uno Stato siagiuridicamente responsabile diun evento tragico e dannoso sub-to da cittadini stranieri sul pro-prio territorio. Gli esperti fissa-rono un principio legale ancoroggi valido ed inglobato nellaCarta dellONU. E il seguente:

    uno Stato giuridicamente responsabile per danni a beni o persone straniere verificatisi

    Postcard greca depoca con vistadel Giardino dellAchilleion diCorf (vedi sotto)

    Il colonnato dell Achilleion a Corf (cartolina illustrata 1914 viaggiata).

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 7

    sul proprio territorio, solo se NON hapreso tutte le pi appropriate disposi-zioni in vista della prevenzione diquel crimine.Una cosa purtroppo dispiacque allo-pinione pubblica italiana del tempo(fascista o no): i veri responsabili (lamatrice poteva essere indifferente-mente greca od albanese) non furonomai trovati n catturati. A Tellini edagli altri suoi compagni di missioneitaliani caduti sul campo, purtroppo,non venne mai resa giustizia!

    Bibliografia: Andrea Giannasi:Leccidio Tellini (Ed. Prospettive-Civitavecchia 1988)Sitografia: w w w. i t . w i k i p e d i a . o r g / w i k i /www.encarta.msn.com/encyclopediawww.storiacontemporanea.ilcannoc-chiale.it/ www.europaorientale.net/www.prassi.cnr.it/

    Fig.6 - Monumento ai Caduti per la Libert , a Corf (Cartolina illustrata nuova 1920).

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 8

    Nuovo spazio ai francobolli C.L.N.

    Luigi Pirani

    Ad oltre trentanni dalla pubblicazione di un catalogo prioritariamente dedicato ai franco-bolli dei C.L.N., in occasione del 70 della Liberazione dellItalia dal giogo Nazi-fascista,a Veronafil di fine maggio uscir liniziativa editoriale di Massimo Orlandini dal titoloCatalogo Specializzato sui Francobolli dei C.L.N.. Lopera, di ben oltre 300 pagine, stata realizzata con il Patrocinio del C.I.F.R. ed in collaborazione con la Redazione dellaVoce del C.I.F.R. ed ha interessato e coinvolto sia collezionisti specializzati in quellatematica, sia commercianti e sia periti del settore. Gi a Milanofil nellaprile di questan-no il progetto editoriale era stato presentato in una sua forma embrionale attraverso la con-sultazione di una primissima bozza del catalogo, e con sorpresa, ha riscosso linteresse dimolti e la disponibilit di tanti a fornire notizie, documenti ed informazioni. In particola-re, a riguardo, stata segnalata dallautore la particolare collaborazione fornita dal peritodella provincia di Brescia Giorgio Bifani e lopinione storico filatelica di FabioVaccarezza, che apre il volume, con la sua personale e, nel contempo, entusiasmantemodalit di vivere il mondo della filatelia e di fare collezionismo. Entrando nel merito enellimpostazione del catalogo, nonch nella rappresentazione delle diverse emissioni sinota la presenza di una prima suddivisione tra emissioni documentate e/o decretate edemissioni non documentate, con abbondante spazio dedicato anche a queste ultime. Poi inrelazione a quelle documentate si osserva che stata operata una successiva suddivisionetra emissioni precedenti, concomitanti e successive alla liberazione al fine di ordinarle eraggrupparle non solo per lettera dellalfabeto, ma bens per periodo storico. Infine a dif-ferenza dei lavori specializzati che lhanno preceduto, il catalogo riporta allinizio di ogniemissioni decretata i documenti che le riguardano e ci per calare lemissione sin da subi-to nel proprio contesto anche storico. Il catalogo si presenta quindi ricco di iniziative e diinformazioni nuove o conosciute da pochi, a dimostrazione che lopera ha altres finalitdi tipo divulgativo sullargomento, oltre a non essere, tra laltro, parco di immagini eriproduzioni.Novit costituiscono, inoltre, linserimento dellemissione di Ravenna tra i francobolli deiC.L.N. decretati, e la giusta collocazione dellemissione di Mantova tra le emissioni loca-li post liberazione approvate dalle autorit alleate che operavano localmente, a confermadi eventuali permessi rilasciati dai prefetti, e disconosciute successivamente dal Ministerodelle Poste. Il catalogo quindi dedica un interessante capitoletto allemissione PSIMantova, allemissione IV Centenario del Concilio di Trento, allemissione del Congressofilatelico di Venezia, tutte dellautunno 1945, oltre alla mancata emissione dei francobol-li in occasione della Mostra di Milano del 1946, organizzata con il patrocinio del CLN diquella citt, sulla Resistenza.Sono riportate altres, in uno spazio specifico, informazioni ed illustrazioni di novit con-nesse al recente ritrovamento di un importante archivio storico-filatelico sullemissionedella Valle Bormida. Lautore nella prefazione cita testualmente: Sono consapevole chenon sar un lavoro esaustivo, e che si dovr mettere nuovamente mano per migliorarlo edimplementarlo, spero di poterlo fare in futuro con il contributo di tanti altri e non solo di

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 9

    quelli che ad oggi lo hanno gi fatto, a dimostrazione del fatto che lopera realizzataavr ancora bisogno di essere perfezionata e con limpegno morale dellautore di miglio-rare nel tempo il suo lavoro, con il contributo di quanti lo vorranno aiutare, atteso che gliargomenti trattati, non essendo mai stati approfonditi negli anni, riservano ancora oggiliete ed interessanti sorprese, oltre a continue nuove ed emozionanti scoperte.In linea con lobiettivo quindi di ricercare ulteriore collaborazione ed informazioni daicollezionisti e da tutti coloro che avranno modo di consultare e vedere il catalogo, sonostati inseriti anche documenti non postali di posta partigiana interna consegnati a manio con staffette e notizie e riproduzioni di missive sottratte dai partigiani e recuperate dallaX Mas operante allepoca, in particolare alla fine del 1944, nel Triveneto. Infine il catalogo si dedica alle emissioni locali e di recapito non approfondendo pi ditanto i relativi ambiti, rinviando ad una futura edizione eventuali arricchimenti anche didocumenti postali.Da ultimo, ma non meno importante, si segnala: - che lopera stata dedicata a ricordo delcompianto Gianfranco Pastormerlo, gi presidente del C.I.F.R., prematuramente scompar-so alcuni anni fa, collezionista del settore e profondo sostenitore circa la necessit di divul-gare e far conoscere queste emissioni, - che stato riservato degno spazio alla notizia del-liscrizione di Egidio Errani, presidente onorario del sodalizio sulla resistenza, nellAlbodoro della filatelia, lo stesso ricono-scimento che alcuni anni fa, allorchne era ancora presidente in pienefunzioni, venne attribuito anche alC.I.F.R. e - che stato celebrato lim-portante contributo che FlavioPistarino ha fornito alla filatelia edalle emissioni patriottiche in questiultimi anni con il suo ricordo e la suaesperienza di vita vissuta in queldella Valle Bormida allepoca delle-missione dei francobolli dei C.L.N.di quelle localit dellalessandrino. Non resta quindi che invitare tutticoloro che fossero interessati o incu-riositi a sfogliarlo per assaporare,pagina dopo pagina, documentodopo documento, informazione dopoinformazione, quanto la filatelia puancora riservare per chi amante e/o alla costante ricerca di novit o ditemi ancora in parte inesplorati, uni-tamente ad un po di storia del nostropaese, non sempre a fondo conosciu-ta, che perch no, anche in filatelia,per chi colleziona francobolli, nondovrebbe guastare mai

    Copertina del catalogo sui francobolli dei C.L.N.di Massimo Orlandini

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 10

    Addio a Roosevelt

    Nino Barberis

    La prossima primavera saremo seppelliti da emissioni celebrative del termine del 2 con-flitto mondiale. Lopportunit troppo ghiotta per lasciarsela scappare: nelle consulte ditutto il mondo, cio dove si spremono le meningi per trovare una motivazione dignitosa-mente accettabile per propinarci qualche francobollo o unintera serie con relativo fogliet-to, sotto sotto stanno pensando che un occasione cos . chiss quando si presenterancora.Settantanni fa, quando il massacro stava per aver termine, moriva improvvisamente unodei protagonisti, quello che aveva dichiarato guerra al Giappone, e naturalmente ai suoi

    alleati, come giustificata ritorsione alproditorio attacco a Pearl Harbour, cheavrebbe dovuto mettere fuori giocomezza Marina degli Stati Uniti, sgom-brando ogni ostacolo dal Pacifico.Francis Delano Roosevelt, Presidentedegli Stati Uniti, sofferente da tempo,moriva improvvisamente il 12 aprile1945, a Warm Springs, Georgia, dovesi trovava per una breve vacanza,senza avere la soddisfazione di cele-brare la vittoria. Il Vice-PresidenteHarry S. Truman prendeva immediata-mente il suo posto, secondo laCostituzione degli Stati Uniti.Sicuramente la filatelia si ricorderanche di Roosevelt, ma io vorrei riesu-mare un documento filatelico unico edirripetibile - ancorch artificioso - rea-lizzato, come diremmo oggi, in temporeale, creando un documento che,come pochi altri similari, meritano diessere ricordati per la loro originalit.Proprio in quei giorni, il commentante

    filatelico inglese N. G. Baldwin aveva avuto una pensata straordinaria. Naturalmente,come tutti, sperava che tutta la manfrina della guerra stesse per finire e ide una soluzio-ne filatelica unica ed irripetibile per la fase conclusiva. Fece ricorso nientemeno che ad uncorrispondente neo-zelandese e gli chiese di spedirgli ogni giorno un Airgraph, sul cui ori-ginale era stato applicato un ritaglio di giornale nel quale si fornivano le informazioniessenziali sullandamento delle ostilit. Si doveva trattare di un giornale di provincia (di

    Fig. 1

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 11

    Carterton), che riservava quotidianamente un piccolo spazio per quelli che in Europa sistavano coscienziosamente scannando.Ogni messaggio veniva numerato e la raccolta completa arriva ad oltre 100: quello cheriguarda la morte di Roosevelt - che viene mostrato in fig.1 - uno dei primi (reca il n.3).Come riferimento, quelli del 22 aprile, che si riferiscono alla conquista di Bologna, hannoi numeri 45, 46 e 47.Dopo la guerra la collezione completa venne offerta sul mercato, ma dato il prezzo verti-ginoso che veniva richiesto, non trov acquirenti. Proposta successivamente a pezzi sin-goli, tutto and letteralmente a ruba da parte di collezionisti interessati a specifici argo-menti o a specifici settori operativi.E estremamente curioso anche il fatto che al Presidente Roosevelt si riferisce un analogodocumento, realizzato in tuttaltra localit e su iniziativa di filatelisti dilettanti. E unAirgraph probabilmente viaggiato nel 1943, scritto da un soldato polacco in Inghilterra edindirizzato in USA a Charles Cwiakala, che fu per lungo tempo mio corrispondente, padredi un noto perito filatelico dei nostri giorni. Sfrutta sostanzialmente la medesima idea,mostrando un foglietto ricordo della Citt del Vaticano, dove riprodotta leffige diRoosevelt (fig.2). Questo non certamente un pezzo unico, ma ignoro quanti ne possonoessere stati realizzati.Mi fa piacere poter mostrare questi due pezzi sicuramente inconsueti, come contraltarealla massa di materiale realizzato in grande serie, con motivazioni spesso risibili, fatteapposta per succhiare soldi dalle tasche dei collezionisti.

    Fig. 2

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 12

    La Repubblica Partigiana delle Langhe

    ed il servizio postale comunale di Dogliani.

    Luigi Pirani

    La Repubblica Partigiana (zona liberata) delle Langhe si venne a formare fin dai primi giorni delsettembre 1944 ed ebbe vita sino alla met di novembre del medesimo anno. Interessava una vastazona nella parte est della provincia di Cuneo ai confini con lastigiano, lalessandrino ed il savo-nese. Da met di ottobre e per qualche giorno nel mese di novembre 1944 annover nel suo terri-torio anche la citta di Alba. In essa, per iniziativa delle forze partigiane ove predominante era lafazione riconducibile al patriota Mauri, fu molto sentita e forte la necessit di porre in essere unautogoverno civile che funzionasse capillarmente a livello locale: nei maggiori centri presero cosvita e forma le G.P.C. ossia le Giunte Popolari Comunali, col compito di organizzare la vita quo-tidiana in quei territori, ove a comporle erano chiamati rappresentanti delle diverse categorie eco-nomiche e sociali. Non solo, al fine di garantire lordine pubblico, venne altres assicurato dalle diverse fazioni parti-giane un servizio di polizia ed addirittura verso la fine del mese di ottobre in Alba si costitu unUfficio unico di P.S. per coordinarne le azioni fra autonomi e garibaldini.Assicurare invece il servizio postale in quelle zone risult da sempre difficile, in ogni caso comenella quasi totalit delle repubbliche partigiane, ci si avvaleva per il recapito della corrispondenzadegli uffici postali gi in essere e del personale ivi impiegato. Tuttavia un Comune che si distinsedagli altri in tema di consegna delle missive, fu quello di Dogliani. E noto, da tempo, che aDogliani, tra lautunno 1944 e linverno 1944/45, fu attivato un servizio di recapito curato dalComune con applicazione di una speciale marca avente la dicitura Comune di Dogliani Segnatasse Postale, oltre allindicazione del valore (L.0,50 o L.1 a seconda che ad essere conse-

    Fig.1

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 13

    gnata fosse rispettivamente una cartolina o una lettera). Si ritiene che la marca fosse applicataallatto della consegna al destinatario da parte del messo comunale che, dopo aver ritirato pres-so lufficio postale la corrispondenza da consegnare, recapitava la posta ed annullava manualmen-te il segnatasse postale ad avvenuta riscossione del dovuto (e ci anche attraverso lindicazione del-limporto dellesazione ricevuta). Pochissimi sono i documenti postali che presentano questa carat-teristica, tutti affrancati con marche riportanti scritte stampate di colore nero di cui il pi datato,costituito da una cartolina proveniente da Piobesi dAlba, stato annullato in partenza il 22 set-tembre 1944, mentre il pi recente, proveniente da Cuneo, risulta annullato allarrivo a Dogliani il27 gennaio 1945. Gli altri documenti postali noti presentano anchessi la caratteristica di esseremissive con destinazione Dogliani e provenienti da Cuneo o da Mondov, fatta eccezione per labusta riprodotta in fig.1.Infatti, questultima, trattasi di una busta con solo annulli in partenza da Dogliani (del 6 novembre1944) e nessun timbro di arrivo al verso ove la marca apposta risulta stampata in colore blu/azzur-ro, anzich nero, ed essere stata applicata prima della consegna (visto che parte di uno dei timbrimessi dallufficio postale ne tocca un piccolo lembo), seppur successivamente annullata anche condue righe oblique. I francobolli che compongono laffrancatura, non corrispondono ad alcuna tarif-fa postale, poich assommano a Lire 2,80, ma presentano una soprastampa da definirsi privatacomposta su tre righe dal tenore 44 / G.P.C. / Dogliani ed apposta, pare, manualmente, oltre adavere la caratteristica di essere stati applicati a testa in gi (a mo di sfregio nei riguardi di chi liaveva emessi e di ci che rappresentavano). La lettera indirizzata a P:S: 48^ Garibaldina - ZannaGiusto con destinazione Langhe (sua sede). Uno studio accurato della busta ed un approfondimento storico del documento ha consentito diapprendere le seguenti ulteriori informazioni:

    1. la sigla G.P.C. apposta nella soprastampa altro significato non ha che quello di Giunta PopolareComunale: a Dogliani come in altri paesi del territorio facente parte della repubblica partigianane fu istituita una sin dal settembre 1944;

    2. Zanna Giusto, il destinatario della missiva, seppur negli archivi dellIstituto Storico di Cuneo unsimile nominativo non risulta, si pu identificare, con buona certezza, nel patriota Giusto chefaceva parte della 48^ Brigata Garibaldi ed era stato nominato Commissario di Polizia facentecapo a detta fazione partigiana. Il suo nome si trova riportato nel verbale del 20 ottobre 1944 cheriporta la costituzione in Alba del comitato unificato di P.S., quale commissario garibaldinocomandante del servizio di polizia della rispettiva formazione;

    3. il 6 novembre 1944 la zona era ancora di fatto controllata dalle forze partigiane, che solo alcunigiorni dopo, a seguito di offensive nazi-fasciste, dopo la rioccupazione di Alba, sferrate a partiredal 12 novembre 1944, venne rioccupata, ritornando sotto il controllo della R.S.I..

    Riguardo al servizio postale comunale di Dogliani a tuttoggi non risultano essere state trovate ofornite ulteriori precisazioni circa leffettivo periodo in cui funzion, come esattamente era orga-nizzato, chi ne decise lattivazione e quale ne fu lesatto intento, ovvero quale furono le precisemotivazioni che indussero a porlo in essere. Tuttavia tenuto conto della prima data duso conosciutache era, come gi riportato, la fine del settembre 1944 e che allepoca la zona era gi stata liberatadalla forze partigiane, a meno di smentite documentali future, si pu convenientemente supporre esignificare che il servizio fu inizialmente attivato allorch era operante la Giunta PopolareComunale e quindi che si pu anche trattare di una iniziativa riconducibile e/o riferibile ad unperiodo di autogoverno della popolazione locale fuori egida e controllo della R.S.I., e ci indipen-dentemente dal fatto che sia o meno stata decisa o autorizzata dalle autorit partigiane dellepoca,le quali quantomeno, se non lhanno favorita, non lhanno nemmeno osteggiata. Di fatto poi, il ser-vizio trov continuit anche dopo la parentesi della zona liberata dai patrioti facendo supporre chelo stesso possa essere proseguito anche sino a ridosso del termine del conflitto mondiale.

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 14

    Le donne italiane e la Grande Guerra

    Massimo Santonastaso

    Sul fronte occidentale, subito dopo lentrata in guerra dellItalia avvenuta il 24 maggio1915 e larresto dellavanzata tedesca sulla Marna (prima battaglia della Marna, dal 5 al10 settembre 1915), il fronte si sta-bilizz con gli eserciti nemici bloc-cati allinterno di trincee. (fig. 1).Raramente nelle azioni di guerrafurono coinvolti i civili dei varipaesi in guerra, come invece avven-ne durante il 2 conflitto mondiale. Si verific quindi una netta distin-zione fra il fronte vero e proprio,dove avvenivano i combattimenti edove i soldati erano coinvolti in unacontinua carneficina, e il fronteinterno, dove invece la vita prose-guiva quasi normalmente, come prima dello scoppio della guerra. Lo scrittore franceseHenri Barbusse nel suo romanzo del 1915-1916 Le feu (Il fuoco) scrisse: Ho due paesi.Siamo separati in due paesi stranieri luno allaltro: il fronte, laggi dove ci sono troppiinfelici e la zona lontano dai combattimenti, qui, dove ci sono troppe persone contente. I soldati, legati fra loro dallincubo della morte incombente, si sentivano separati da tuttigli altri che erano rimasti a casa e che venivano considerati quasi come degli imboscati.In Italia il fronte interno, tenendo conto che circa sei milioni di uomini erano stati richia-mati e che quindi le donne erano diventate la netta maggioranza dei civili, era prevalente-mente un fronte femminile. Centinaia di migliaia di donne, in qualit di madri, sorelle,

    figlie e mogli, si trovarono adover sopportare il dolore e illutto per i loro uomini feriti ouccisi in battaglia e dovettero par-tecipare rassegnate al processo disantificazione della guerra, che,in quanto conflitto della Nazionee del Popolo contro lodiatonemico invasore, esigeva un tra-gico sacrificio collettivo. (fig. 2 e3).Le donne dovettero per anchefarsi carico di tutto il lavoro chenon poteva pi essere fatto dagliuomini, chiamati a difendere iconfini dItalia.

    Fig. 1: Foglietto Australiano con la descrizione delreclutamento dei giovani, il loro addestramento e la

    partenza per i teatri di guerra

    Fig. 2: La didascalia dice: La Vittoria di Roma/Ritrovalardua strada/ Squassa la rossa chioma/Serra in pugnola spada. F. Salvatori. LItalia che una bella donna a

    cavallo, con i capelli rossi (?) e la spada e guida la cari-ca dei soldati: bersaglieri, fanti, alpini.

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 15

    I movimenti femministi considerarono la mobilitazionefemminile in tempo di guerra come un passo decisivoverso lemancipazione. In effetti la partecipazione alleattivit produttive conferiva alle donne una nuovacoscienza del loro ruolo che era in contrasto, e, col tempolo sarebbe stato sempre di pi, con la negazione di moltidiritti civili e politici.Era necessit della guerra moderna coinvolgere tutta lapopolazione: tutti dovevano sentirsi al fronte, sia quelli intrincea che quelli a casa. Chi era scettico o addirittura dissentiva apertamenteandava perseguito da una legislazione che si rifaceva aquella militare. In particolare nelle retrovie e nelle zone limitrofe, nellezone industriali (fino a Milano e a Torino) e, dopoCaporetto, in pratica in tutta lItalia settentrionale sidetermin una vera e propria dittatura militare. Vennerocondannati pi di 60.000 civili dai tribunali militari. Siscaten una vera caccia alle streghe: ad esempio furonoinquisiti i genitori di una bambina che aveva invocatoGes affinch facesse finire la guerra.Le donne dunque dovettero affrontare anche questa durarepressione, ma andarono incontro a una vera e propriarivoluzione del loro ruolo sociale sia sul piano reale chesimbolico, nella famiglia, nel lavoro, nella considerazio-ne e nellautostima di loro stesse. Naturalmente vi furono diversit a carattere regionale e sociale. Infatti le donne delle clas-si popolari, soprattutto le contadine (la grande maggioranza dei soldati erano contadini),si trovarono in pi gravi difficolt, in quanto erano costrette ad affrontare una enormemole di lavoro a causa dellassenza delluomo di casa, continuando ad allevare i figli ocustodire i vecchi genitori e accollandosi le incombenze burocratiche e fiscali, di solitoappannaggio del sesso maschile. A questo proposito va notato che, su una popolazione di4,6 milioni di uomini che lavoravano nellagricoltura, 2,6 milioni vennero richiamati allearmi; ne restavano quindi 2,2 milioni di et superiore ai 18 anni, ai quali aggiungere 1,2milioni di adolescenti tra i 10 e i 18 anni. A fronte di questi vi erano 6,2 milioni di donnedi et superiore ai 10 anni. Fu quindi inevitabile che loccupazione femminile contadinaandasse a riempire i vuoti lasciati da quella maschile. Le donne che abitavano in citt furono soprattutto impegnate come operaie nelle fabbri-che, pi spesso nella lavorazione di cannoni, bombe, proiettili, motori di auto e di aerei.Molte vennero chiamate ad affiancare e anche sostituire gli uomini in moltissimi settoridelle attivit economiche, in alcune delle quali mai si era vista la loro presenza. Divenneroimpiegate nelle banche e nelle assicurazioni, autiste di camion o altri automezzi o con-duttrici e bigliettaie di tram; entrarono come impiegate negli uffici delle amministrazionipubbliche e private, nelle professioni. Ci furono anche esempi di musiciste e direttricidorchestra, ma anche di boscaiole (fig. 4, 5 e 6).

    Fig. 3: La didascalia afferma:Tanto pi care alla madre

    ITALIA quanto pi lungo fu ilvostro soffrire sotto lodiato

    straniero. E la madre Italia chesi rivolge alle sue figlie, Trento e

    Trieste e le abbracciapromettendo a loro che si

    ricongiungeranno.

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 16

    Dovettero quindi affrontare anche lavori pesanti e pericolosi, ma guadagnarono spazi dilibert dalla tutela familiare. (fig. 7)..Le donne appartenenti alla classe media riuscirono ad evadere dal chiuso del nucleo fami-

    liare, dove erano solo madri e spose, impegnandosi nelsociale con un riconoscimento pubblico del loro opera-re. Naturalmente questo ingresso femminile nei lavori enegli ambienti che erano assoluto appannaggio delsesso maschile provoc diffidenze, commenti, proteste.Le donne venivano spesso accusate in molte aziende diessere delle sgualdrine che vivevano nel lusso e cheerano oggetto di favoritismi da parte dei loro superiori. Lattivit che in quegli anni ottenne la maggiore propa-ganda e i maggiori favori da parte della mentalit dif-fusa e dominante fu quello di tipo genericamente assi-stenziale. Erano attivit del tutto volontarie e non retri-buite. In esse trovavano la loro manifestazione la tradi-zione caritativa cattolica e la solidariet laica. Questo impegno delle donne rispondeva anche allaimmagine di madre e sorella, che la cultura imperan-te voleva che fosse la caratteristica storicamente con-solidata della donna nella nostra societ.

    Fig. 4: Donne che saldano la calotta delle bombe.

    Fig. 6: Donne cheimpacchettano le cartuccie.

    Fig. 5: Donna dentista.

    Fig. 7: Corpo di ausiliarie,formato da donne dai 15 ai 60anni, addette al trasporto di

    rifornimenti al fronte

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 17

    Ma anche le istanze del femminismo, che era un movimento direcente istituzione, punt al pieno riconoscimento di questa attivit,nella consapevolezza della grande importanza che nella vicenda bel-lica avrebbe avuto questo ruolo femminile. In questo settore, il ruolo femminile che rispondeva allimmaginepi tradizionale della donna fu quello di infermiera. Allo scoppiodella guerra la Croce Rossa, che gi nel 1908 aveva fondato la primascuola italiana per infermiere, si mosse per organizzare un corpo

    infermieristico che doveva prestare la sua opera nelle retrovie e negli ospedali militari. Nel1917 erano in servizio volontario quasi 10.000 infermiere della Croce Rossa; un ugualenumero vennero reclutate da altre associazioni di soccorso. Anche il ruolo dellinfermierarispondeva allo stereotipo dellancella caritatevole, che con la dolcezza tipicamente fem-minile si prendeva cura del corpo e dellanimo del soldato ferito(fig. 8, 9 e 10).

    La trasfigurazione angelica dellinfermiera era congeniale anche alla rimozione delle pos-sibili implicazioni di ordine sessuale cui il suo contatto con i corpi maschili, previsto dalmansionario, poteva facilmente far pensare. Ma era anche vero che il ceto sociale medio-alto-borghese delle infermiere era un potente freno al coinvolgimento sessuale con sol-dati che, nella stragrande maggioranza, appartenevano a ceti popolari-proletari, che maiavrebbero potuto concepire e tanto meno manifestare per quelle donne unattrazione ero-tica. Alle infermiere era proibito invece accudire gli ufficiali feriti (salvo le emergenze) inquanto questi erano del loro stesso ceto e, quindi, non vi sarebbe stata nessuna remora dicasta a rapporti sessuali. Anche le attivit infermieristiche diedero la possibilit alledonne di uscire dal chiuso della famiglia tradizionale e del ruolo femminile consolidato da

    Fig. 8: Florence Nightingale, la fondatricedellassistenza infermieristica moderna.

    Fig. 9: Linfermiera iltramite fra Dioe il soldato, langelo della carit cristiana

    Fig. 10: Linfermieranella sua missione diassistenza agli eroi

    eroica anchella

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 18

    secoli di sudditanza nei confronti del maschio. Spesso le infermiere andavano nelle retro-vie, lontane dalla loro casa centinaia di chilometri e per molti mesi; inoltre intrecciavanorelazioni con persone di diversa educazione e spesso di pi elevato portato culturale.Vi fu anche unattivit di volontariato di tipo sociale e caritativo che vide protagoniste ledonne di estrazione borghese e aristocratica, le cosiddette dame visitatrici, ad organiz-zare gli Uffici Assistenza e gli Uffici Dono che avevano il compito di aiutare e conforta-re le famiglie dei militari o questi stessi nelle retrovie e negli ospedali. Il loro operatoviene descritto anche dalla scrittrice Paola Baronchelli Grosson, nota come Donna Paolanel suo La donna nella nuova Italia: Hanno borsette e reticelle sempre colme di centopiccole inezie: . E le dame e le donne sono l, torno torno: hanno anchesse lacrimenegli occhi, ma sorridono e quegli uomini fanciulli sorridono anchessi, tendono lemani ghiotte, .. si lisciano i capelli col pettinino ma a quei semplici fanciulloni ricor-dano la beata et laggi dove sperano di poter tornare. Questa funzione materna siesplic anche nei laboratori di cucito e nelle confezioni di indumenti militari, anche di lanadella quale organizzavano la raccolta e negli Uffici Notizie, che mettevano in contatto isoldati con le loro famiglie. (fig. 11).In conclusione, allinizio della guerra nellimmaginario generale prevalse il valore dellamascolinit, rappresentato dallo stereotipo del soldato maschio forte e coraggioso cheaffrontava il nemico in continui duelli. (fig. 12).

    Ma con il passare del tempo,quando si comprese che la guer-ra era una carneficina fatta disangue, terrore, sporcizia in cuicera una forma di eroismo nonrispondente allarchetipo classi-co e popolare, prevalse la consi-derazione del ruolo femminilenella molteplicit dei suoi aspet-ti. Per, contro il pericolo dellaemancipazione femminileincombente, la propaganda delpotere (lo Stato, le classidominanti, la Chiesa) continua imporre limmagine tradizio-nale della donna: madre o fidan-zata o sposa delluomo al fronte.

    A lui doveva dedicare la propria vita, difendendo il focolare domestico come devota efedele custode dellintegrit della famiglia tradizionale, con i ruoli maschile e femminileresi intoccabili. Il clero, la borghesia tradizionalista al potere e il proletariato maschileanche di fronte al constatato aumento delle nascite illegittime, che si verific durante laguerra, che poteva essere la manifestazione dellinizio di una libert sessuale da parte delladonna, rinforzarono lo stereotipo femminile che storicamente era stato imposto alla socie-t. Se alle donne venne negata ogni libert sessuale, nelle immediate retrovie furono dis-locate case di piacere, per dare libero sfogo ai naturali desideri dei giovani uomini com-battenti.

    Fig. 11: Due donne, di cui lanziana chiaramente unapopolana, con la scritta in alto in latino: Custod la casa

    e fil la lana indica la donna dal comportamentoirreprensibile e, nel nostro caso, patriottico.

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 19

    La logica conseguenza fu la trasmissione dellemalattie veneree alle legittime spose e fidanzate, inoccasione delle licenze. I mutamenti della vita sociale femminile che si veri-ficarono durante la Grande Guerra perdurarono neidecenni successivi, resistendo in parte anche allavolont restauratrice del fascismo nel ventenniosuccessivo.Alla fine della guerra il movimento femminista ita-liano, che allo scoppio del conflitto aveva trasferitoil suo impegno nella mobilitazione dei comitati disostegno allo sforzo bellico, si rimise in moto perpresentare le sue rivendicazioni, fra cui soprattuttoil diritto al voto. La Camera nel 1919 approv la legge che ricono-sceva il diritto al voto amministrativo e politico alleitaliane. Ma poi i maschi italiani scelsero il fascismo e ledonne tornarono ad essere considerate gli angeli delfocolare, votate alla riproduzione della razza. Dovettero attendere la Liberazione dal nazi-fasci-smo nel 1945, alla quale contribuirono spesso con ilsacrificio della vita, per iniziare a veder riconosciuti iloro diritti civili.

    Bibliografia:Gibelli Antonio: La Grande Guerra degli Italiani. 1915-1918. BUR Rizzoli Storia. 1998.Isnenghi Mario, Rochat Giorgio: La Grande Guerra. 1914-1918. La Nuova Italia. 2000.Gentile Emilio: Due colpi di pistola, dieci milioni di morti, la fine di un mondo. Storia illu-strata della Grande Guerra. Editori Laterza. 2014.Sturani Enrico: La donna del soldato. Limmagine della donna nella cartolina italiana.Museo Storico italiano della Guerra. Rovereto.2006.

    Fig. 12: Il giovane italiano giovane,atletico e bello, segue la tradizioneeroica risorgimentale che collega

    il 1848 al 1915. Rappresenta lidealizzazione del

    soldato italiano agli inizi della guerra.

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  • La Grande GuerraQuando la semplicit diventa eroismo

    Giovanni Stefanoni Cuomo

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    In ogni conflitto, bellico o non bellico, vi sono sempre della pagine che se pur coraggio-se, eroiche, di grande sprezzo del pericolo, di generoso altruismo, restano misteriosamen-te sconosciute o limitate alla conoscenza di pochissimi, il tempo poi non fa altro che rico-prire in un dolce oblio questi avvenimenti. E il caso delle Portatrici carniche, di questedonne friulane della Carnia, ma anche non propriamente friulane, che furono autrici diimprese di valore, di fratellanza, di solidariet umana, attaccamento alla Patria. Gi ilvivere o forse sarebbe meglio dire il sopravvivere in quelle terre a quellepoca era unau-tentica battaglia quotidiana; il terreno non offriva grandi risorse, gli uomini migravano inaltri posti per riuscire ad ottenere un lavoro, che se pur pesante e oscuro, permetteva lorodinviare qualche soldo a casa, alla propria famiglia. Il 24 maggio 1915, quando lItalia

    entra in guerra contro le Potenze Centrali (lImperoasburgico di Francesco Giuseppe, lImpero germani-co del Kaiser Guglielmo II), si delineano i vari fron-ti di guerra. Nella Carnia, dal Comando SupremoItaliano denominata Zona Carniae in Val fella sonodislocati vari Corpi e Specialit dellEsercitoItaliano. Vi sono localit che diverranno celebri perle battaglia che si succederanno: il Monte Peralba,lAlto Tagliamento, il Degano (il torrente Dean, infriulano). Strategicamente, se gli Austriaci fosseroriusciti a dare una decisa spallata a questa zona, essisi sarebbero trovati una porta spalancata attraverso laquale avrebbero potuto dilagare verso il territorioitaliano come unonda che non incontra ostacoli oscogli. Per capire limportanza di questa ZonaCarnia, basti pensare che dopo poche settimane dicombattimento, la Bandiera dell8 ReggimentoAlpini fu decorata di Medaglia dArgento al ValorMilitare, per leroico comportamento degli Alpinidei Battaglioni Tolmezzo e Val Tagliamento. I luo-ghi, come Pal Piccolo, il Pal Grande e il Freikofel,

    videro le gesta di questi Battaglioni e sono entrati di diritto nella leggenda delle PenneNere. Latente cera comunque un pericolo, che le ardimentose azioni dei soldati italianirestassero fini a se stesse, addirittura, inutili a causa di una serie di disfunzioni logisticheche non avrebbero permesso un regolare approvvigionamento di qualsiasi materiale, dallevivande alle munizioni; in base a questi semplici ragionamenti il Comando italiano deci-se che per sopperire a queste carenze, sarebbe stato utile appoggiarsi ai civili, abitanti di

    O l o rompiMotto dell8 Reggimento Alpini,

    nel 1915.

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 21

    quelle localit; fu cos che per le operazioni di rifor-nimento alle prime linee, portando tutto ci che occor-reva, se ne fecero carico, divenendo protagoniste inquelle eroiche e pericolose attivit quelle donne friu-lane che passeranno alla storia come le Portatrici car-niche. Esse si recavano presso i magazzini militariposti nelle immediate retrovie e secondo le necessitstabilite dai comandi, riempivano le loro gerle e sin-camminavano su per quei sentieri alquanto rischiosi,sia per il pericolo di scivolamento su quei percorsiestremamente stretti dove non esisteva alcun appiglio,dove pi che camminare quello era scarpinare, pererano sentieri che in certi tratti erano ben riparati dalfuoco nemico e queste Donne, dobbligo utilizzarela D maiuscola, dalle giovanissime attorno ai quindi-ci anni, alle pi anziane sessantenni, iniziarono la lorostoria e leggenda. Con un sorriso dolcissimo, un

    aspetto deciso e sicuro di ci che facevano, una disciplina da fare invidia a reparti milita-ri, con una voglia di portare aiuto a chi stava combattendo per una parola che loro stesseavevano magari sentito poche volte: la Patria, ma che sentivano vibrare nei loro cuori, peruna Bandiera con tre bellissimi colori, nel cui mezzo, sul bianco immacolato cera unostemma con una corona, di cui avevano sentito magari qualche volta parlare, ebbene, essenon sapevano di politica, ad esse non interessava, si sentivano soldati se pur senza mostri-ne; portavano un bracciale ove era stampigliata lunit militare di appartenenza. Alle prime ore del mattino caricavano le gerle, che a pieno carico pesavano fra i 30/40chili, se le posano sulle spalle come gli zaini e sincamminavano verso i reparti combat-tenti, se necessario avrebbero agito in ogni momento del giorno, a qualsiasi ora e con qual-siasi tempo. Spesso, al ritorno, trasportavano le barelle sui cui giacevano soldati con graviferite, oppure le salme dei caduti che avrebbero portato nei cimiteri di guerra a fondo valle.I soldati divennero in breve il loro figli, i fratelli, i nipoti, a cui diedero amore, confiden-za, simpatia, affetto; alcune di queste Donne, furono ferite e lammirazione dei varicomandanti italiani cresceva di giorno in giorno. La Patria si ricorder di loro solamentenel 50 anniversario della fine della Grande Guerra, quando alle sopravvissute sar rico-nosciuto i medesimi benefici previsti per i combattenti a cui sarebbe spettata lonorificen-za dellOrdine di Vittorio Veneto (Cavaliere di Vittorio Veneto). Concludiamo questo sin-tetico racconto, raccomandando a chi potrebbe capitare di soggiornare in Carnia, sia perlavoro, sia per diletto, sia di passaggio, di recarsi a Timau, e visitare il locale TempioOssario, dove tumulata la salma di Maria Plozner Mentil, portatrice carnica, colpita amorte il 15 febbraio 1916, da un cecchino austriaco appostato a Casera Malpasso; la donnaera madre di quattro figli, mentre il marito era al fronte. A Paluzza sorge la Caserma degli Alpini che porta il suo nome; ; lunica caserma in Italiaintitolata a una donna. Nel 1991 con lo scioglimento del Battaglione Val Tagliamentio lacaserma rimase vuota. Dopo circa dieci anni di abbandono, la propriet, da statale passal Comune di Paluzza che ne concesse una parte al locale Gruppo A.N.A. Pal Piccolo chese ne prese cura.

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 22

    A Timau, nel 1992 fu eretto un monumento aricordo di Maria Plozner Mentil e a tutte lePortatrici carniche. Questo un pezzo di storiaitaliana, semplice e disadorna di tanti fronzoli eorpelli; la semplicit dellAltissimo che vivevanellanima di quelle donne cento anni orsono

    Nel 1997 il Presidente della Repubblica, Oscar LuigiScalfaro, ha conferito Motu Proprio, a Maria PloznerMentil, la Medaglia dOro al Valor Militare, come rappre-sentante di tutte le Portatrici, con la seguente motivazione:.Madre di quattro figli in tenera et e sposa di combatten-te sul fronte carsico, non esitava ad aderire, con encomia-bile spirito patriottico, alla drammatica richiesta rivoltaalla popolazione civile per assicurare i rifornimenti ai com-battenti in prima linea. Conscia degli immanenti e gravipericoli del fuoco nemico, Maria PLOZNER MENTILsvolgeva il suo servizio con ferma determinazione e grande spirito di sacrificio ponendo-si subito quale sicuro punto di riferimento ed esempio per tutte le portatrici carniche,incoraggiate e sostenute dal suo eroico comportamento. Curva sotto il peso della gerla,veniva colpita mortalmente da un cecchino austriaco il 15 febbraio 1916, a quota 1619 diCasera Malpasso, nel settore ALTO BUT ed immolava la sua vita per la Patria. Ideale rap-

    presentante delle portatrici carniche, tutte esempio diabnegazione, di forza morale, di eroismo, testimoni umili esilenziose di amore di Patria. Il popolo italiano Le ricordacon profonda ammirata riconoscenza. 29 aprile 1997D.P.R. La Batteria comando e supporto logistico del 3Reggimento Artiglieria Terrestre (montagna) intitolata aMaria Plozner Mentil.

    Paluzza - Monumento a Maria Plozner Mentil

    Timau- Monumento a Maria Plozner Mentil

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 23

    I partigiani e i francobolli della Valle Bormida

    Massimo Santonastaso

    La Valle Bormida viene attraversata dal fiume che le d il nome e che si chiama cos perun antico toponimo che lo indicava come il fiume dalle acque calde. Dopo l8 settembre 1943 i nazisti, gi presenti con numerose divisioni ai nostri confininazionali, dilagarono dovunque in alta Italia. Anche nella Valle Bormida arrivarono eoccuparono le postazioni strategiche. Misero in atto unazione repressiva di inaudita fero-cia: sostituirono il confino e il carcere di mussoliniana memoria con la deportazione neilager nazisti, con le fucilazioni e le impiccagioni, precedute da crudeli torture, dei ribellie degli inermi civili. Gi poco dopo l8 settembre del 1943, nella Valle ebbe inizio una sanguinosa lotta fra letruppe nazifasciste, che la presidiavano in quanto era attraversata da importanti vie dicomunicazione stradali e ferroviarie, e i partigiani, che lottavano per la liberazione dellaloro terra, la sua indipendenza e lavvento della democrazia. I primi combattenti iniziaro-no ad organizzarsi contro i nazifascisti nei mesi di settembre/ottobre 1943 in bande,costituite da pochi uomini, chiamati Ribelli o Patrioti. Con il passare del tempo, le bande divennero brigate e poi divisioni e i Ribelli si chia-marono Partigiani (derivato dal russo partizan, che significava difensore di una parte odi un partito politici). I Partigiani per numero, organizzazione, armamento e capacit tat-tica divennero militarmente pericolosi, soprattutto a partire dalla primavera del 1944.Nel frattempo alla fine del settembre del 1943 si era costituito a Torino il Comitato diLiberazione Nazionale del Piemonte, che assunse lincarico di coordinamento delle molteformazioni partigiane che si stavano organizzando in tutta la regione. Il C.L.N., che si arti-

    colava in varie Commissioni (per la stampa, la propaganda, ecc.),prevedeva anche un Comitato Militare che assicurava consulenzetecnico-tattiche ai combattenti. Questo Comitato poteva contaresulladesione dei rappresentanti dei partiti politici presenti nel CLNe di ufficiali del Regio Esercito che, dopo larmistizio, avevanoscelto di entrare nelle formazioni partigiane. Queste ultime erano leDivisioni Garibaldi, Giustizia e Libert, Matteotti eAutonome. I loro componenti avevano idee politiche moltodiverse, ma combattevano uniti contro lo stesso nemico e per lastessa causa: labbattimento della dittatura, la cacciata dei nazistiinvasori, la libert e la democrazia. Il Comitato Militare, che assunse il nome di Comando Militare,divise il Piemonte in otto zone militari, nominando per ognuna uncomandante. Questa ulteriore riorganizzazione si era resa necessa-ria anche per il fatto che vi era un continuo aumento degli aspiran-ti partigiani, in quanto vi erano molti disertori dallesercito repub-blichino e molto numerosi erano i renitenti alla leva bandita dalfamigerato Graziani, ministro della difesa di Sal.

    Fig. 1:Tenente Piero Boldi

    della Divisione Giustizia e

    Libert Paolo Braccini. Ucciso

    nellottobre del 44 a Montaldo

    Bormida

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    Uno dei tanti impegni che il CLNAI (il Comitato di Liberazione Nazionale dellAltaItalia) affront gi il 2 giugno del 1944, fu quello contenuto in un disposto inviato ai CLNregionali e provinciali, di assumere la direzione della cosa pubblica lordine pub-blico, la produzione, gli approvvigionamenti, i servizi pubblici e amministrativi..[Legnani M: Politica e amministrazione nelle repubbliche partigiane. INSML, 1968].Questa decisione derivava dalla constatazione che i nazifascisti, in quei momenti, si sta-vano progressivamente ritirando dai centri abitati che occupavano, portandosi al seguitogli amministratori locali, sia per lavanzata degli Alleati lungo la penisola e il conseguen-te spostamento di truppe naziste per far loro fronte, e sia per la guerriglia partigiana cheprocurava continue perdite in uomini e mezzi.Per tali motivi i partigiani liberarono alcuni territori, che avevano necessit estrema in queifrangenti di essere guidati da organi politico-amministrativi. Questa funzione venne quasisempre sostenuta e organizzata dai Commissari politici delle unit patriottiche, che pote-rono avvalersi per le incombenze istituzionali dei tanti quadri intellettuali e professionaliche parteciparono alla Resistenza nel Piemonte. Durante i mesi estivi e autunnali del 1944, nel Piemonte (favorito dalla prossimit con laSvizzera e la Francia e, soprattutto, dalla sua conformazione orografica) furono costituitenumerose zone libere dagli invasori. Fra queste zone libere gli storici hanno individua-to alcune Repubbliche Partigiane sulla base di alcuni criteri che sono: a) la durata del-lattivit politico-amministrativa non inferiore al mese; b) il territorio superiore ai 1000chilometri quadrati; c) la popolazione superiore a 10.000 abitanti; d) iniziative di governoeffettivamente realizzate.Nellestate del 1944 i partigiani riuscirono a scacciare i nazifascisti da due zone dellaValle, una sul suo versante destro e laltra sul versante sinistro. In questultima si costituuna Repubblica Partigiana, la Zona liberata delle Langhe e del Monferrato, che si con-figur come piccolo stato nel corpo della Repubblica Sociale di Mussolini, stato fantocciodominato e guidato dai nazisti.Il versante sinistro della Valle Bormida venne compreso nella zona libera delle Langhe cheaveva un territorio di circa 200 chilometri e che venne occupato da settembre a metdicembre 1944 dalle unit partigiane. Queste erano rappre-sentate dalle Divisioni Garibaldi VI e XVI, con il supportodelle VIII e XIV; dalle Divisioni Autonome I e II, con il con-tributo di altre due Divisioni; da alcune Divisioni Giustizia eLibert con il supporto di alcune Divisioni Matteotti. La popolazione presente nel territorio era superiore ai 40.000abitanti, di cui circa 20.000 nella sola Valle Bormida; lamaggioranza era costituita da contadini.Il primo compito che i partigiani dovettero assolvere nellazona libera fu la riorganizzazione della vita politica, civile edeconomica. Si provvide subito alla regolamentazione del-lapprovvigionamento . A questo fine vennero creati degliUffici di Intendenza che, per ogni formazione partigiana,provvedevano alla raccolta e allo smistamento dei materiali,che andavano stivati presso depositi di riserva dislocati neireparti periferici.

    Fig. 2:Giovanni Daziano (Ivan)

    Caduto nella difesa di Albail 2.11.44.

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    Come spesso successe in altre zone del Piemonte e dellItalia del nord, nonostante le dis-posizioni del CLNAI sopra accennate, i comportamenti fra le Divisioni Autonome e quel-le Garibaldine furono difformi. Gli Autonomi, che non avevano i Commissari politici, presenza caratteristica delleDivisioni Garibaldine, operarono quasi solo militarmente, affidando il governo ammini-strativo alla burocrazia comunale rimasta in servizio. Solo verso la fine della loro occu-pazione indissero lelezione di nuovi Consigli comunali.I Garibaldini, attenendosi alle indicazioni del PCI e del CLNAI, promossero la formazio-ne di Giunte popolari comunali e sovra-comunali per il governo delle comunit cittadine.Gi nel mese di settembre del 44 erano state elette le Giunte popolari comunali che costi-tuirono le legali e uniche autorit con il risultato di risvegliare le masse dalla loro ven-tennale apatia e a farle partecipare attivamente alla vita pubblica [APC FondoDirezione Nord - Fondazione Istituto Gramsci-Roma in Le Repubbliche Partigiane, acura di Carlo Vallauri- Laterza Editore-2013].

    La Repubblica Partigiana and rapidamente strutturandosi con unarti-colazione tipica di un vero e proprio stato, Infatti vi erano: le Intendenzeche provvedevano al vettovagliamento; la Delegazione civile, organi-smo sovra-comunale, che interveniva nei rapporti con e tra i comuni esi interessava della fiscalit; i Carabinieri che avevano aderito allaResistenza garantivano lordine pubblico; avvocati e giudici che ammi-nistravano la giustizia; due ospedali e i medici condotti che garantivanoun efficiente servizio sanitario. Erano inoltre attive le scuole, che dipen-devano dal coordinamento didattico di un Consiglio scolastico.Questo piccolo stato per mancava di una capitale che, individuata inAlba, risultava ancora occupata dai nazifascisti che sloggiarono solo il10 ottobre. Lingresso dei partigiani in citt dest un enorme entusia-smo. Il 26 ottobre venne fondato il CLN delle Langhe, che assunse ilruolo di giunta di governo della citt.Il 2 novembre 44 i nazi-fascisti tornarono ad occupare Alba, sconfig-gendo i Garibaldini che la difendevano. I nazi-fascisti da pi di ventigiorni stavano operando dei rastrellamenti nel tratto inferiore della ValleBormida, riuscendo a sconfiggere duramente una delle Divisioni diGiustizia e Libert, con successive impiccagioni e fucilazioni dei moltipartigiani catturati.

    Il 2 dicembre venne rioccupata Nizza Monferrato difesa dai Garibaldini. I partigiani, inferiori in numero ed armamenti, furono costretti a ritirarsi da tutti i centriabitati che avevano occupato e a rifugiarsi sui monti e le colline. Le esperienze delle Repubbliche Partigiane ebbero alcuni aspetti negativi, come la preca-riet degli organismi amministrativi e, in qualche caso, il prevalere delle differenze ideo-logiche sul bisogno assoluto di unit di intenti e di pratiche di governo. Ma molto supe-riori furono gli aspetti positivi: un approccio, per molti il primo, allautogoverno e allademocrazia, la possibilit di intravvedere lemancipazione sociale, lo stringersi di rappor-ti di aiuto e solidariet fra partigiani e civili, che trovarono la loro piena realizzazione nellarivolta di popolo sul finire della guerra.Altri aspetti positivi si realizzarono in alcuni comuni, in cui si era verificata lelezione

    Fig. 3:Paolo Farinetti

    comandantedella

    21 BrigataMatteottiFratelli

    Ambrogio.Nel dopoguerra:vicesindaco di

    Alba e imprenditore(1922-2009).

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    delle Giunte popolari per alzata di mano, senza distinzioni di censo e di genere (le donne,non abituate a votare, si rivelarono attive partecipanti alle elezioni).Anche i preti intervennero attivamente allesperimento democratico: molte chiese venne-ro aperte per le assemblee popolari, per le riunioni o per le lezioni scolastiche.In quelle zone furono attuate anche delle misure assistenziali a favore dei poveri con lafornitura a basso prezzo di generi di prima necessit, oppure a favore degli sfollati con lamessa a disposizione di alloggi o, infine, con lerogazione di compensi aggiuntivi a impie-gati e operai che, essendo aumentato il costo della vita, non ce la facevano a sfamare leloro famiglie.Vi sono da segnalare altri aspetti positivi. Fra i partigiani vi erano molti stranieri, come icomponenti della missione dello Special Forces britannico (emanazione del Comandointer-forze per le operazioni speciali alla dipendenza del Ministero della Difesa britanni-co) fra i quali un ufficiale, il maggiore Temple, che mor nella difesa di Alba. La presen-za del maggiore Temple rappresentava un riconoscimento ufficiale dei partigiani e dellaloro effettiva cobelligeranza.I Garibaldini, su iniziativa del PCI, subito dopo il ritiro dalle zone libere, provvidero a unapi capillare organizzazione dei resistenti in squadre, per esempio attraverso lorganizza-zione delle S.A.P. (Squadre di Azione Patriottica). In ogni paese venne costituito un CLN,con i compiti di organizzazione militare dei resistenti, di informazione sulle mosse delnemico e di aiuto ai civili.. Per tutto linverno i nazifascisti si scatenarono alla ricerca dei resistenti, che anche a causadellaumento dei delatori vennero uccisi in gran quantit sia in combattimento sia dopo laloro cattura (fig. 1, 2 e 3).In questi pericolosi frangenti, prima sommariamente descritti, vissuti fra agguati, scara-mucce, assalti ai nemici di nero vestiti, fughe, compianti per i compagni morti, feriti o fattiprigionieri, i CLN della Valle Bormida, facendo seguito a quanto indicato dal CLNAI il 2giugno del 1944 e ribadito in una circolare del CLN Piemonte dell8 novembre, si riuni-rono segretamente a Castelnuovo Bormida. In questa riunione si discusse il che fare dalpunto di vista istituzionale e amministrativo dopo la liberazione della Valle dalle truppedellinvasore e cio come affrontare i problemi importantissimi e di vitale importanzariguardanti lagricoltura, i trasporti, gli approvvigionamenti e anche la comunicazione, frai cui presupposti vi erano la posta e i francobolli. Dopo una quindicina di giorni, nellam-bito di unaltra riunione segreta e pi ristretta, si affront in particolare il problema dellacomunicazione postale e quindi quali francobolli utilizzare per bollare la corrispondenza.Venne riferito che il fabbisogno di affrancature raggiungeva il totale di circa 90.000 lire,cifra considerevole per i tempi e per gli uomini che dovevano accollarsela. Venne proget-tato che prima di tutto si doveva procedere alla sovrastampa di francobolli della RSI, quel-li dei Monumenti distrutti, perch erano prontamente disponibili presso gli Uffici Postalie le rivendite autorizzate e perch la loro sovrastampa, per cancellare i fasci littori e lascritta Repubblica Sociale Italiana, sarebbe stata relativamente facile e praticabile anchein clandestinit. Si pensava inoltre di stampare nuove affrancature che celebrassero la lottapartigiana, per le quali ci voleva pi tempo per la loro composizione, pi soldi (per lac-quisto della carta, della gomma arabica e tutti gli strumenti necessari) e pi tempo per lastampa, che, bene ripetere, era clandestina ed estremamente pericolosa per la stessa vitadi chi la effettuava.

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    Ci vollero quattro mesi per vedere i nuovi francobolli della Valle Bormida, che venne-ro stampati in una tipografia clandestina di Castelnuovo Bormida, propriet di un mecca-nico elettricista, Eugenio Machetta, che la mise a disposizione gratis. Nella tipografia glistrumenti per la produzione delle affrancature erano datati, se non rudimentali, e tutti fun-zionanti a mano: una macchina per stampa del 1906, un torchio della fine ottocento e unperforatore ad una sola fila. Vennero comperati i fogli di francobolli della RSI a Torino in rivendite diverse e non pidi sei alla volta per non ingenerare sospetti. La sovrastampa era rossa per i 30 e i 50 cen-tesimi e nera per gli altri valori. La dicitura sovrastampata era: Patrioti/ValleBormida/1943-45, in diversa combinazione e allineamento. (fig. 4, 5 e 6).

    Fig. 4: Monumenti distrutti della RSI sovrastampati in nero.

    Fig. 5: idem,non emesso

    Fig. 6:Monumenti

    distrutti della RSIsovrastampati

    in vermiglio

    Per i francobolli nuovi si affid la produzione dei clich ad una ditta di foto-zincatura diAlessandria, che doveva assemblarli riproducendo due figure di guerriero e la statua delTeseo del Canova. I clich non dovevano riportare scritte per non insospettire eventualiispettori o potenziali delatori. La riproduzione dei guerrieri non piacque; quella del Teseopresentava una zampa del Minotauro sotto il suo piede sinistro, errore che risult inelimi-nabile ma che non ne blocc la stampa. Infatti Teseo piaceva in quanto nella mitologiagreca era limmagine del giustiziere, delluccisore di mostri e del politico avveduto e giu-sto: era quindi il simbolo pi appropriato per la lotta di Resistenza che si voleva celebra-re. I problemi si moltiplicarono, in quanto mancavano la carta gommata e i colori. La primavenne prodotta dopo che delle lunghe ricerche scovarono la necessaria gomma arabica. Isecondi vennero trovati ad Alessandria e a Torino, dopo lunghe e difficili ricerche. La

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    stampa dovette essere fatta con iltorchio perch la stampatrice nonfunzionava. Alla fine, dopo mesi diattesa, i francobolli furono pronti:erano spesso mal centrati, con evi-denti difformit di colorazione, conla vignetta spesso incompleta e conmolteplici sbavature. Insomma ifrancobolli erano piuttosto brutti erozzi: ma nelle condizioni in cuividero la luce non ci si potevaaspettare di pi e poi non si dovevaconsiderare la bellezza delle imma-gini ma il loro significato. (fig. 7).Il clich con i guerrieri era statoscartato e venne sostituito da unaltro preparato a Torino recante limmagine della Vittoria Alata, che venne portato in bici-cletta alla tipografia di Castelnuovo. Qui venne usata la macchina stampatrice, ma la gom-matura risult solo in una parte degli esemplari perch la gomma arabica nel frattempo eraterminata ed era impossibile trovarne dellaltra. (fig. 8 e 9).

    Fig. 7: Statua di Teseo.

    Fig. 8: Statue del Perseo e della Vittoria Alata (emessi con gomma e senza gomma)

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    A Torino venne anche ordinato un altro clich che riproduceva lastatua del Perseo di Cellini che mostrava la testa della Medusa dalui decapitata. Si voleva rappresentare limminente catastroficasconfitta del nemico invasore. La qualit delle affrancature stam-pate fu pi accurata, anche se con due soli colori; gli ornati e lediciture erano quelle della serie della Vittoria Alata. Il 22 aprile, quando la serie del Perseo era stata ormai stampata,il nemico nel corso di un rastrellamento arriv molto vicino allatipografia (che distava circa 2 chilometri dalla caserma dellaGNR). I suoi occupanti, temendo una perquisizione, gettarono inun pozzo nero i clich, quasi tutti i fogli dei sovrastampati da 10centesimi, pi della met delle tirature e quasi tutte le prove. (fig.5).

    Nei giorni successivi si svilupp la rivolta generale nella Valle, che venne liberata con lin-gresso dei Partigiani a Castellazzo Bormida il 25 aprile e ad Alessandria il 26. In questostesso giorno il CLN di Castelnuovo Bormida eman il decreto in cui si dichiaravanofuori corso i francobolli della RSI e si riconosceva lufficialit delle emissioni deiPatrioti della Valle Bormida. Questo decreto venne assunto dai CLN di tutta la Valle e il 6maggio anche da quello di Alessandria. (fig. 10, 11).

    Fig. 9:Variet non dentellata.

    Fig. 10: Lettera spedita il 3 maggio 45 da Castellazzo Bormida a Strevi.

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 30

    Fig. 11: Lettera spedita il 3 maggio 45 da Castellazzo Bormida a Strevi

    Queste affrancature patriottiche ebbero validit solo per circa un mese, in quasi tutta laValle. Il 20 maggio 1945 il Governo Alleato (lA.M.G. Allied Military Government ofoccupied territories), che era subentrato ai C.L.N. nellamministrazione dei territori libe-rati, dichiar la sospensione della legittimit dei francobolli dei Patrioti della ValleBormida, ordinando che le affrancature postali dovevano essere fatte con i francobolli delricostituito Regno. Circa la met dei valori dei Patrioti della Valle Bormida venne persa,come scritto sopra, il 22 aprile; una parte delle rimanenze venne distrutta perch ritenutadifettosa o venne dispersa come regalo/ricordo. Tutti i francobolli che restarono finirononegli album dei collezionisti e dei commercianti.Naturalmente, essendo cos precari i mezzi di progettazione e di stampa di questi franco-bolli, ne esistono numerose variet, difficilmente reperibili e con quotazioni di catalogospesso elevate. Come sempre sta alla passione e al portafoglio del collezionista affron-tare le difficolt citate. Il libro di riferimento, sia storico che soprattutto filatelico, Ifrancobolli dei partigiani della Valle Bormida di Roberto Garavelli, Editori la Provinciadi Alessandria e lIstituto per la storia della resistenza e della societ contemporanea dellaprovincia di Alessandria. Larticolo pi importante in merito allargomento qui trattato quello del pi autorevole studioso di filatelia italiano, Franco Filanci su Storie di Posta delmaggio-giugno 2002 dellEditoriale Olimpia, dal titolo LItalia filatelica e i francobollidei CLN. Un capitolo troppo trascurato della storia postale italiana. Filanci d come tito-lo del paragrafo riguardante le emissioni in oggetto Valle Bormida, cose fatte per benee il suo incipit cos si presenta E la pi seria e storicamente valida fra tutte queste emis-sioni, come appare da vari documenti dellepoca e soprattutto dalle corrispondenze effet-tivamente viaggiate in tariffa . Un altro esperto di Valle Bormida il nostro consocio Luigi Pirani i cui scritti sono com-parsi sulla Voce del CIFR (ad esempio nel numero 99 del marzo 2013) e su altre Rivistefilateliche.

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 31

    Il titolo una tipica espressione francese che significa che una cosa, quando la si deve fare,la si deve fare sul serio. In questo caso vorrei riferirmi ad informazioni di prima mano,prive di deformazioni politiche o di parte, sulla situazione degli stranieri negli Stati Uniti,durante la seconda guerra mondiale. Tutto quanto riferito ha solo connotazioni filateli-che; non viene da una fonte che ha interesse a valorizzare una tesi o a demonizzarne unal-tra. La fonte la rivista American Philatelist, che pi volte abbiamo .... saccheggiatodato lestremo interesse di gran parte dei suoi contenuti.Sul numero di dicembre 2008 leggo un articolo di Richard Sheaff, dal titolo Detention ofEnemy Aliens (Detenzione di stranieri nemici), dal quale traggo - traduco libera-mente - alcuni passaggi.Negli Stati Uniti dAmerica, negli anni 40, in forza dell Aliens Enemy Act del 1798,cap.50, sez.21-24 del Codice degli Stati UNiti (tuttora in vigore), i cittadini di Paesi nemi-ci potevano essere removed (verbo che ha un vasto spettro di significati, da rimuove-re a spostare, allontanare, eliminare) in caso di guerra dichiarata, invasione ominaccia di invasione degli Stati Uniti. A tutti i tedeschi, giapponesi e italiani fu richiestodi registrarsi e migliaia furono arrestati e inviati in campi di detenzione. Furono pureimprigionati cittadini americani di discendenza tedesca, giapponese o italiana.Molti sanno del vergognoso trattamento che fu inflitto ai nippo-americani durante la 2a

    G.M., particolarmente nel West. Meno noto il trattamento altrettanto ingiusto a cui furo-no sottoposti circa 3.300 italo-americani e 11.000 persone di discendenza tedesca.Ho cominciato a conoscere qualcosa sullargomento quando ho iniziato delle ricerchesulla lettera del 1947 qui mostrata. Stavo portando avanti uno studio sulla corrispondenzamilitare con lindicazione Free e notai la dicitura Free Civil Internees Mail.

    Il mittente aveva,verosimilmente, uncognome tedesco esi trovava ad EllisIsland (Porta din-gresso per il sognoamericano). EllisIsland era per unodei vari posti dovetedeschi ed italiani -naturalizzati o no -si trovavano inter-nati e privati dei

    diritti dei cittadini americani. Molti erano stati prelevati dalle loro abitazioni senza undichiarato motivo. In certi casi anche le loro famiglie li avevano volontariamente raggiuntinella loro detenzione, non essendo in grado di sostenersi da sole.

    A la guerre comme a la guerre

    Nino Barberis

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 32

    Lindirizzo del mittente era O.R.R./Ellis Island, N.Y.. 0. R. R. significa Offce ofRefugee Resettlement (cio, alla buona, ufficio per la risistemazione dei rifugiati,N.d.T.). Dalle mie ricerche risulta che 1O.R.R. stato costituito con un Act del 1948 equindi non mi spiego purch questa dicitura esisteva gi su una lettera del 1947. Nelnovembre del 1945 molti internati trattenuti negli Stati Uniti furono rilasciati e tutti quel-li non liberati furono sistemati nei campi di Crystal City, Texas e di Ellis Island.Successivamente, nel 1947 il campo di Crystal City fu chiuso e tutti gli internati rimasti -quasi tutti di origine tedesca - furono inviati ad Ellis Island. Lultimo fu rilasciato, o tra-sferito, nel 1948.Una ragione per la quale tutto largomento rimasto relativamente sconosciuto da ricer-carsi nel fatto che il governo degli Stati Uniti chiedeva agli internati, prima di rilasciarli,di sottoscrivere un giuramento segreto, sotto minaccia di deportazione, che li impegnavaa non parlare della loro esperienza.LAutore cita anche due siti dove, volendolo, si possono ottenere informazioni pi detta-gliate.Per me sarebbero anche bastate, ma quasi a girare il coltello nella piaga ho trovato sul suc-cessivo numero di marzo 2009 della stessa rivista, una lettera di un lettore, BrunoColapietro di Binghamton, N.Y., che riproduco integralmente:

    Ho letto con interesse larticolo di Mr. Sheaff sul numero di dicembre 2008. Mio padre emia madre emigrarono negli Stati Uniti nel 1930 ed entrambi, poco dopo divennero citta-dini americani. Io sono nato a Endicott nel 1935.Voglio sottolineare limpatto dellarticolo di Mr. Sheaff. Per prima cosa, anche se i mieigenitori erano cittadini americani, non potevano tenere in casa una radio ad onde cortedurante la guerra perch erano italiani.Secondo. Nellappartamento sovrastante al nostro viveva un italiano che non era cittadinoamericano. Era nel 1943 ed io avevo otto anni. Ricordo distintamente che una volta trepoliziotti in uniforme e tre uomini in borghese arrivarono alle 11 di notte, frugarono nel-lappartamento e trovarono una macchina fotografica Browne. Fu immediatamentearrestato, caricato su un furgone e per due mesi la sua residenza ci fu sconosciuta.Naturalmente sua moglie rimase sconvolta. Finalmente fu rilasciato, non avendo trovatoniente a suo carico; era stato trattenuto in un centro di detenzione nello stato di New York,ma senza possibilit di contatti con lesterno. Questi erano gli Stati Uniti.Anche se sono passati 65 anni ricordo nei dettagli quella notte. Naturalmente il trattamentoche veniva praticato alle famiglie giapponesi era ancora peggiore.

    Ancora una volta si evidenzia come la filatelia possa innescare un processo di ricerca chepu portare anche molto lontano. Dal semplice indirizzo di un internato rilevato su una let-tera si pu arrivare anche a scoperte sconvolgenti, su dettagli che sono reperibili, magarideformati, solo su opere specializzate.Ripeto, non c alcuna arrire pense politica in questa segnalazione: vuole essere solouna ulteriore prova che la filatelia non solo il ficcare le novit in un album a caselle fisse,ma pu diventare il pretesto per ricerche impegnate e loccasione per scoperte sconvol-genti.

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 33

    Papba SultanGian Franco Mazzucco

    Davidovic Papba Sultan (1898 - 1980) Nel 1942 lArmata Rossa era in azione nel Caucasomeridionale con l88 Reggimento di fanteria. Nel settembre, a Nalchik, Papba fu presoprigioniero dai tedeschi e trasferito prima in Polonia, poi in Germania ed infine in Italia.Durante il viaggio in treno verso lItalia, Papba riusc a fuggire e si un alle unit parti-giane Garibaldine, agendo nella zona ligure e nella citt di Levanto. Nel 1946 rientr inpatria, mori a 82 anni e fu sepolto nel villaggio di Esther Sukhum.

    Notizie desunte dal sito del Ministero degli affari Esteri della Repubblica Abkhaziahttp://mfaapsny.org/it/newsit/detail.php?ID=851#sthash.enHKaaA6.dpuf

    LAbcasia un territorio caucasico della Georgiade facto indipendente, proclamato Stato dai fauto-ri della separazione, con alcuni riconoscimentiinternazionali. La capitale Sukhumi o nella lin-gua abcasa Akua (Suchum). Confina a nord con laRussia, a est e sud-est col resto della Georgia e siaffaccia a ovest e sud-ovest al Mar Nero. Le lingueufficiali sono la lingua abcasa e la lingua russa.

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 34

    Edith Louisa Cavell (Swardeston, 4 dicembre 1865Schaerbeek, 12 ottobre 1915). La suamorte fu un autentico assassinio perpetrato dai Tedeschi; la donna svolgeva le mansioni diinfermiera britannica occupandosi dei feriti inglesi, ma non solo, Edith in virt del suomandato con grande senso umanitario cur e soccorse anche quelli nemici durante il con-flitto in terra belga. Laccusa rivoltale fu quella di aver supportato e dato un concreto aiutoper la fuga di circa duecento soldati inglesi e francesi. I Britannici e non solo, approfitta-

    rono a livello propagandistico di tale assassinio, cheeffettivamente sollev ondate dindignazione in tutto ilmondo. Leroica infermiera commemorata inInghilterra il 12 ottobre, giorno della sua morte. Edithebbe uninfanzia e una giovinezza bella e semplice,amava i fiori e gli animali, oltre ad essere una bravapattinatrice su ghiaccio, eccelleva anche nella danza,nel disegno e nella pittura. Di forti sentimenti religiosi,nutriva un animo molto altruista, verso i meno fortuna-ti; a ventitre anni visit un ospedale mentre era invacanza in Baviera, interessandosi vivamente dellaprofessione infermieristica.

    Fu quando aveva raggiunto i trenta anni di et che cap qual era la sua vera vocazione: farelinfermiera. Dopo un ciclo addestrativo, fu inviata con altre sue colleghe a occuparsi diunepidemia tifoide in una localit inglese, i colpiti dalla malattia erano circa 1700, di que-sti, per le assidue e appropriate cure di Edith e delle sue colleghe, riuscirono a salvarsi inquasi 1600. Oramai Edith era lanciata in questa sua professione che interpretava con gran-de cognizione, cercando sempre dimparare studiando, informandosi, e poi oltre alle capa-cit professionali, utilizzare quello che le veniva dal cuore: lamore per il prossimo. Per lasua attivit era anche allestero, infatti, fu in Belgio che in collaborazione con un suoconoscente medico, crearono una scuola per infermie-re. Era lagosto del 1914 quando la Germania invaseil Belgio: era scoppiata la Prima Guerra Mondiale.Edith era a Bruxelles e prefer rimanere nella capitalebelga e prestare la sua opera nella clinica dove svol-geva la sua attivit sanitaria, la clinica fu trasformatain ospedale della Croce Rossa, quindi potevano esse-re ricoverati quei soldati rimasti feriti, sia tedeschi, siabelgi. Lavanzata tedesca era inarrestabile, perciparecchi soldati inglesi e francesi rimasero tagliatifuori; lospedale di Edith, come gi detto accoglievachiunque, non solo quelli feriti, ma anche quelli sban-

    Anche gli angeli possono essere condannatia morte.....

    Giovanni Stefanoni Cuomo

    Cinquantenario della scuola perinfermiere belga

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  • La Voce del Cifr giugno 2015 35

    dati che poi attraverso fortunate vie di scampo riusciva-no a raggiungere il territorio olandese, ancora neutrale.Lorganizzazione, anche con lausilio di notevoli perso-nalit come la principessa Marie de Cro e la contessaJeanne de Belleville, funzionava abbastanza bene, ma iTedeschi avevano intuito lesistenza di una rete che evi-tava la prigionia ai soldati alleati, perci dopo accurateindagini andarono a colpo sicuro, quando arrestaronoEdith e altri componenti di questa struttura. Per la veri-t, quando i Tedeschi perquisirono lospedale di Edithnon trovarono nulla di compromettente, la donna avevaanche evitato di raccontare dellorganizzazione alle suedipendenti infermiere, proprie per evitare un loro coin-volgimento; ma gli inquisitori tedeschi fecero credere che loro ormai sapevano di tutto edi pi, perci se essa confessava probabilmente, anzi sicuramente, altri implicati nella fac-cenda avrebbero evitato il carcere. Edith cadde nella trappola e proprio per questo suo spi-rito umanitario, prefer confessare e accollarsi tutte le colpe. Nei capi di accusa pessoprattutto il fatto che i soldati inglesi aiutati da Edith a fuggire, fossero poi rientrati inpatria, quindi in una nazione nemica della Germania. Edith Cavell fu condannata a morte,lesecuzione da eseguirsi nel pomeriggio dell11 ottobre. A nulla valse lintervento del-lambasciata di Spagna quale nazione neutrale, lo stesso fecero gli Stati Uniti, allepocaancora neutrale. A guerra finita, gli Inglesi riesumarono la salma di Edith dal luogo di sepoltura e rimpa-triata in patria. La famiglia volle che i resti di Edith fossero tumulati a Norvick. Primadella traslazione in Inghilterra, a Bruxelles vi fu una cerimonia funebre a cui parteciparo-no anche il principe Leopoldo e la consorte principessa Astrid del Belgio. Truppe britan-niche scortarono il feretro al porto di Ostenda ove fu imbarcato sulla HMS Rowena che

    salp per Dover dove giunse il 15 maggio; quindi Edith futrasportata alla Cattedrale di Norwick, ove fu sepolta. Alfunerale partecip la famiglia reale britannica.

    A sinistra: FlorenceNightingale

    a destra Edith Cavell

    Memoriale eretto a Londra, in St. Martins Place a ricor-do di Edith Cavell. Sul piedistallo si leggono le ultimeparole pronunciate da Edith poco prima dellesecuzione. Il patriottismo non ab