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distribuzione gratuita

Associazione Donatori di Sangue - A.Do.S. - presso Ospedale Civile “Renzetti” Lanciano - n. 3 - Dicembre 2007 / Anno XXXV - Spedizione in abbonamento postale 50% - Registrato con decreto del Tribunale di Lanciano, n. 61 dell’1.10.1975 Comitato di Redazione: Carmine Marino, Angelo De Cristofaro, Vincenzo Mammarella - Responsabile Servizi Culturali: Luigi Barone - Direttore Responsabile: BERNARDO RAZZOTTI - Fotocomposizione e stampa: Litografia Mancini snc - Lanciano - Tel. 0872 712849

LO STUPORE DEL NATALE

Ancora una volta ritorna il Natale, ma cos’è questo momento?

Una corsa sfrenata tra i negozi e i Centri Commerciali alla ricerca del regalo non più bello, ma meno co-stoso? Un affollamento nei negozi di alimentari perché nel nostro ce-none della Vigilia non manchi nul-la della tradizione gastronomica di questa festa?

Eppure, il Natale dovrebbe essere altro, dovrebbe essere un momento capace di stupirci.

Ma stupirci di che cosa?Innanzitutto di questa “operazio-

ne” fatta da Dio: Lui che ha creato

il tempo, ora vi entra di persona ve-nendo ad esistere tra noi, Lui che ha plasmato l’uomo dalla polvere ora si fa polvere per noi.

Ma perché questo Dio viene “tra noi”, fa tutto questo “per noi”? La risposta più “cristiana” è: per sal-varci, una risposta che, anche per chi non crede, può essere accettata se significa “per rimettere un po’ le cose a posto” e cioè il cessare del-le guerre, della litigiosità diffusa, dell’instabilità politica, della vio-lenza sui deboli e sui piccoli, della corruzione, il diminuire delle cop-pie che si separano con tanta faci-

L’augurio che desidero quest’anno rivolgere dalle colonne di questo giornale muove da Nazaret, dal racconto delle pietre oggi riemerse alla luce, più preziose di molti tesori, in un momento storico assai

triste per tutti i luoghi della Palestina. Così le parole del Vangelo di Gio-vanni «Ora l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea che ha nome Nazaret a una vergine fidanzata ad un uomo di nome Giu-seppe e il nome della vergine era Maria» potranno aiutarci nell’impegno ad aprirci di più alla celebrazione del Natale.

Andiamo per ordine. Intanto suona ironica la frase di Natanaele nel contesto del vangelo giovanneo «Da Nazaret può venire qualcosa di buo-no ?» È vero che di questo oscuro villaggio della Galilea non sappiamo proprio nulla fino al giorno in cui «un angelo fu mandato da Dio», ma è anche vero che ancora una volta Dio aveva scelto «ciò che per il mondo non esiste e aveva fatto grandi cose». Il messia promesso, l’atteso, sarà per sempre conosciuto non con il patronimico comune fra i semiti Je-shua ben Joseph (figlio di Giuseppe), ma come Jeshua Hanotzri (Gesù di Nazaret), e come tale è amato e odiato, benedetto, bestemmiato e messo a morte.

di CARMINE MARINO

(continua a pag. 3)

Messaggio dell’Arcivescovo ai donatori di sangueNatale 2007

Ai carissimi donatori e donatrici di sangue della sezione frentana rivolgo assai volentieri il mio deferente saluto e il mio più cordiale augurio.

L’occasione mi è offerta dal santo Natale ormai vicino, una festa sempre molto gradita alla nostra pietà cristiana. Il mistero che ce-lebriamo è tra i più cari a noi, che nella nascita di Gesù vediamo il desiderio di Dio venire ad abitare tra di noi.

Carissimi, mi auguro che sappiate vivere anche questo anno il san-to Natale con il fervore di sempre e con rinnovato slancio d’amore verso Dio e di carità fraterna verso il prossimo.

Vi chiedo di pregare tanto per questa nostra santa Chiesa frenta-na, che attende dal Signore alcune grazie speciali. Voi lo sapete e io, come vostro vescovo, faccio molto affidamente sul vostro aiuto spirituale.

Su tutti voi personalmente, sulle vostre care famiglie e sull’intera vostra associazione invoco una speciale benedizione dal Signore, as-sicurandovi un continuo ricordo nella preghiera.

Credetemi vostro aff.mo† Carlo Ghidelli, arcivescovo

La lezione di Nazaret

Natale significaincontrarsi con il Mistero

di BERNARDO RAZZOTTI

(continua a pag. 4)

Saluto del Sindaco di Lanciano

Cari Donatori desidero rivolgere a Voi e alle vostre famiglie un augurio ed un ringraziamento per la disponibilità e sen-sibilità squisita che dimostrate nei confronti di quelli che

soffrono donando il vostro sangue.Vi esorto a continuare e auguro a tutti di riflettere tenendo presenti

Voi, modelli di testimonianza e di civiltà, perché il sangue necessario per le trasfusioni possa essere sufficiente in rapporto alle esigenze presenti.

Migliaia di lavoratori ogni giorno, per incidenti sul lavoro, han-no necessità di trasfusioni di sangue. Uno straordinario numero di persone ha necessità di sottoporsi ad interventi chirurgici per i quali sono necessarie risorse di sangue.

Perciò Vi invito a continuare e ad esercitare un’azione di convinci-mento soprattutto nei confronti dei giovani.

Con commozione ed orgoglio Vi saluto perché vedo in Voi il senso concreto della solidarietà civile che è presente nella nostra Città e nella regione frentana.

Buon Natale buon anno a tutti.Avv. Filippo Paolini

Dieci anni dopo

Parole sempre attuali

Riproponiamo il messaggio alla Città di S. E. Mons. Enzio d’Antonio, allora

Arcivescovo di Lanciano-Ortona, il 23 dicembre 1997, per la cele-brazione de La Squilla:

AvventoSulla strada di Betlemme la storia

si trascina dietro un’era ansimante, carica di secoli, di guerre, di odi e contraddizioni, insieme a semi del-la Parola, segni di speranza, lampi di luce, che invocano pienezza di verità, giustizia immortale e pace perfetta.

Sullo stesso sentiero che da Na-(continua a pag. 3)

Dal 1.03.07 l’Unità opera-tiva Complessa di Orto-pedia e Traumatologia

dell’Ospedale di Lanciano è diret-ta dal Dr. Lorenzo Ponziani.

(continua a pag. 4)

Saluto delDirettore GeneraleAsl Lanciano-Vasto

Natale 2007

“Ecco il mio segreto - disse la volpe - è molto semplice: non si vede bene che col cuore.

L’essenziale è visibile agli oc-chi.

è il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante.

Gli uomini hanno dimenticato questa verità, ma tu non la devi di-menticare”.

(A. De Saint-Exupéry)

Auguro a ciascuno di trovare la propria rosa.

Una rosa da coltivare, da mettere al riparo dal vento e dalle aggressioni, da innaffiare, da cu-stodire.

Il normale diventa speciale, l’or-dinario muta in straordinario, il generale si affina nel particolare se su cento, mille cose, uguali come rose, si poggia leggero il volere degli uomini e delle donne che

nell’aiuola della propria esistenza scelgono un’idea, un sentimento, un progetto e spendono il loro tem-po a farli crescere.

Che il Natale, allora, porti in dono a ognuno la sua rosa.

E tante rose insieme faranno più ricca la nostra vita.

Michele CaporossiConversazione con il Dr. Lorenzo Ponziani,nuovo primario del Reparto di Ortopedia e Traumatologia

di BERNARDO RAZZOTTI

Nato a Pescara il 24.06.1959, il Dr. Ponziani si è laureato presso l’Università di Bologna. Nella stes-sa università si è specializzato in Ortopedia e Traumatologia presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli, rima-nendovi poi ininterrottamente fino al Febbraio di quest’anno, prima come assistente medico, poi come responsabile di struttura sempli-ce. Nel corso dei 22 anni trascorsi all’Istituto Rizzoli, il Dr. Ponziani ha maturato un vasta esperienza nella chirurgia protesica dell’an-ca e del ginocchio, nella trauma-tologia degli arti e del bacino. E’ inoltre autore di numerose pubbli-cazioni edite su riviste nazionali ed internazionali. E’ membro effettivo e socio fondatore della European

La scomparsa di Tilde Lametti

Una vita di fedeltà

Il donatore, in questo numero speciale dedicato al Natale e particolarmente alla celebra-

zione de “La Squilla”, non porta il consueto e atteso articolo di Tilde Lametti: Ella, nei giorni scorsi ci ha lasciati facendo ritorno alla “casa del Padre”. Vogliamo perciò ricordarla attraverso alcune essen-ziali riflessioni che si riferiscono alla sua persona e alla sua vita.

Nella storia della Prof. Tilde La-metti - storia più che rara perché dedicata alla pronuncia quotidiana della discrezione - ci sono due mo-menti capitali: la fede cristiana e la fede letteraria. A ben vedere, tali momenti potrebbero essere saldati in un’unica voce, la fedeltà, e tutto quanto Tilde ha fatto non sarebbe, dunque, che una serie di variazio-ni sulle immagini essenziali di una lunga esistenza: Cristo e l’uomo. Se teniamo presenti questi due dati, siamo in grado di compren-dere meglio e subito il carattere del suo esercizio tra lo spirituale e l’intellettuale;ed è allora che ci torna alla memoria la primissima

(continua a pag. 3)

Allestendo il presepe nell’attesadel Natale del silenzio e della gioia

di URBANO FANCI

Quando quel santo laico di Francesco d’Assisi “in-ventava” il presepe di

Greccio, certamente aveva davan-ti agli occhi le esigenze di quella che potremmo chiamare la nuova evangelizzazione. Il fatto poi che il presepe si sia subito diffuso sta a dimostrare l’efficacia che l’evan-gelizzazione ha quando diventa creativa, quando coinvolge la per-sona. È una sfida, è una occasione che riguarda anche noi, sicché, in questo senso, anche noi ci accin-giamo a preparare il presepe 2007 nella consueta antica tradizione per

poter vivere meglio l’atmosfera della più felice festa cristiana.

E così, mentre i negozi sono as-saliti dalle masse dei “compratori della vigilia”, noi scartiamo dagli scatoloni e disponiamo le amabili statuette nel paesaggio ogni anno nuovo, allestito con fervida fanta-sia.

Ecco la figurina della Vergine dal manto a fiori azzurri un po’ sbiadito che ci esorta ad essere famiglie ve-ramente unite nel bene e nel male ed un amore verso il prossimo che

(continua a pag. 2)

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il donatore – 2 dicembre 2007

ALLESTENDO IL...

si estrinsechi in autentica umanità.Ecco emergere l’immagine di

S. Giuseppe, con la barba ed il vincastro un po’ smozzicato, cara visione che evoca l’affascinante fi-gurazione della fede in Dio, della pazienza paterna, della sua virtù di sapere ascoltare e comprendere, senza troppo parlare, silenziosa-mente, i bisogni esistenziali.

Ed ancora dallo scatolone estraia-mo i pastori che si avviano verso la capanna recando i loro doni. Sono presenti, nelle statuine che li raffi-gurano, tutte le età della vita. Il più giovane sorride e si inginocchia, con la pecora sulle spalle; quello di media età gonfia le guance rubizze per trarre dolci note dal suo zufo-lo; il più anziano, appoggiandosi ad un bastone nodoso, illumina, con una vecchia lanterna, la via dei suoi compagni.

Da ultimo ci accingiamo ad ap-prontare il Bambinello, da porre a mezzanotte nella culla quando la famiglia è tutta riunita. Lo trovia-mo un po’ sinistrato poiché i vec-chi restauri sull’antica porcellana o sulla vetusta terracotta si fanno troppo evidenti, ma l’espressione sembra quasi essersi fatta più dol-ce e disarmante sul visino infantile. Nell’osservarlo pensiamo a quanti bambini avrebbero potuto sorride-re in questo Natale ed invece non si sono ma affacciati alla vita, a causa soprattutto dell’aborto legalizzato, a quanti bambini muoiono di fame nell’immenso mondo africano e altrove, a quante giovani esistenze

sono state e continuano ad essere sacrificate in martoriate regioni ed in tante contrade del mondo.

Tutte queste riflessioni facciamo dinanzi al presepe che, sentiamo come una immagine d’amore e di speranza che illuminerà, rifletten-do antichi, eterni valori familiari ed esistenziali, il nostro cammino verso il futuro, mentre un placido silenzio nella notte Santa avvolge-rà ogni cosa e la Parola discenderà dal Cielo.

Erano cessati i venti, nessuna foglia d’albero si muoveva, non si udiva più rumore di acque, non scorrevano i fiumi, non fluttuava il mare, tutte le fonti tacevano. Non risuonava più voce d’uomo. In tut-ta la terra era un silenzio profondo, un grande stupore. Non era soltan-to il silenzio delle cose. Era anche il silenzio delle armi, il silenzio dei conflitti. Quell’evento avve-niva in un tempo di pace: “Toto orbe in pace composito”, ricorda la liturgia cristiana. Era il nascere di “qualcosa” che avrebbe poi per-corso la storia. “Era Nascita, quel-la, lo sapevamo senza incertezze”, ha scritto T.E.Eliot.

Nella lettera pastorale Il lembo del mantello, dedicata ai mass-me-dia, il Cardinale Martini propose una giornata di silenzio, una sorta di black-out volontario: spegnere per un giorno il televisore, non per un gesto di protesta, di condanna, di anatema, bensì di gioia. La gioia di avere il silenzio!

Ebbene, in un mondo abbando-nato dalle certezze, ci metteremo a contemplare il Natale, quel lonta-

no vero Natale del silenzio in una atmosfera di autentica letizia, con-sapevoli che in questo senso tutti i nostri giorni e, in ogni giorno, tutti i nostri minuti possono verificarsi nel tono misterioso, umile, fedele e gioioso del Natale, possono es-sere tutti fieno portato dalle nostre povere braccia alla capanna di Bet-lemme, che è la prima, vera capan-na; e, insieme, la prima, vera casa del mondo; la sua prima famiglia; il suo primo centro; il suo primo grembo.

La poesia del presepio, della pa-glia, del bue e dell’asinello, delle zampogne dei pastori, sarà anche la gioia di farsi prossimi agli altri, com’è entrata nell’esistenza dei poveri e dei derelitti quella piccola albanese, avvolta nel suo sarj in-diano, che supera in grandezza tutti i potenti della terra.

La rivediamo Madre Teresa, ora verso la Santificazione, seduta ac-canto a un moribondo su un mar-ciapiede di Calcutta, che gli strin-ge con affetto la mano, finché egli non esala l’ultimo respiro, dopo aver detto: “con lei accanto muoio felice”.

Ecco, il Natale del silenzio e del-la gioia, della speranza e della sal-vezza è questo!

E sarebbe una pacifica rivoluzio-ne nella storia se questo principio si facesse strada nel cuore e nei sentimenti nostri e di tutti.

Buon Natale.Urbano Fanci

DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA

Buone notizie dall’ASL Lanciano-VastoRadiologia,sorprese sotto l’albero...

Dopo un iniziale periodo di apparente immobilità sul fronte radiologico, finalmen-

te ci siamo: è il momento dell’am-pliamento del parco macchine e del-la costruzione della rete informatica della Diagnostica per immagini.

La scelta delle apparecchiature da acquisire, degli interventi sulla rete informatica e la determinazione dei tempi di intervento è condizionata da più fattori, quali la necessità di fare viaggiare le immagini sulle vie in-formatiche, supportare con moderne ed adeguate tecniche diagnostiche le specialistiche ospedaliere e favorire il decentramento dell’attività dia-gnostica rispetto agli ospedali.

È ormai in fase di realizzazione il cablaggio della rete aziendale, con-temporaneamente è in corso di pub-blicazione la Gara per la fornitura di materiale radiografico (pellicole e CD) e sistemi digitali: due impor-tanti tasselli nella costruzione della rete informatica, passaggio interme-dio verso il RIS-PACS. L’azienda intende eliminare in tutte le Radio-logie i sistemi di sviluppo con i chi-mici, con l’ovvio immediato vantag-gio di riduzione di rifiuti inquinanti e consistente riduzione del rischio di esposizione a inalazioni tossiche per i lavoratori. Il passaggio alla stam-pa a secco con CR per le immagi-ni acquisite in analogico, tipologia del maggior numero di attrezzature radiologiche di questa ASL, deter-mina una riduzione dei tempi di svi-luppo e stampa delle immagini, una gestione sicura dei dati del paziente, l’ottimizzazione della programma-zione del lavoro, la possibilità di conservazione e rielaborazione dei dati acquisiti: insomma, si tratta di un consistente passo avanti sia nella modalità del lavoro, ma soprattutto nelle potenzialità diagnostiche.

È già possibile il trasferimento delle immagini tra le Tac di Caso-li, Gissi e Vasto: seppure in un’area limitata, i vantaggi sono molteplici, dal trasferimento rapido di controlli in follow-up di pazienti oncologici a teleconsulto, alla didattica.

Tra le attrezzature per la digitaliz-zazione ci sono 3 workstation (Ates-sa, Lanciano e Vasto) con annesso robot per il trasferimento degli esa-mi TAC e RNM su CD, consentendo oltre che un consistente risparmio sul consumo delle pellicole la pos-sibilità di rielaborare e rivedere le immagini acquisite su un comune computer, dando ai MMG la gestio-ne dinamica delle informazioni ico-nografiche.

Ecco nello specifico di cosa si tratta.Risonanza magnetica

Entro febbraio 2008 al Distretto di San Salvo sarà attivato l’E-SCAN,

che trova applicazione nello studio dell’apparato osteoarticolare, con eccezione del bacino, nella patologia cronica articolare e nella traumato-logia sportiva. Arriva come coeren-te potenziamento della diagnostica non invasiva a supporto dell’attività ortopedica e dell’ambulatorio di te-rapia antalgica, recentemente attiva-to presso la Rianimazione di Vasto.

L’afflusso di pazienti verso il DSB di San Salvo alleggerirà le liste di attesa della Risonanza di Vasto di un numero previsto di 1200 pazienti/anno, con recupero di sedute da de-dicare al settore neuro-radiologico.

Contemporaneamente altri due progetti si stanno concretizzando: è stata pubblicata la gara per l’ac-quisto di una risonanza magnetica nucleare 1.5 T per la Radiologia di Lanciano, cui seguirà l’aggiorna-mento dell’apparecchio di Vasto.Tac

Entro i primi sei mesi del 2008 sia Lanciano che Vasto avranno ap-parecchi a 16 strati, che garantiran-no un aumento della potenzia-lità diagnostica soprattutto nel campo delle pa-tologie vascola-ri, inclusa quel-la coronarica, almeno come primo approc-cio diagnostico non invasivo. La Tac a 16 strati, inoltre, trova applicazione an-che nello studio della patologia intestinale con il clisma TC per lo studio del colon e del tenue. Rap-presenta, inoltre, l’indispensabile fase diagnostica per la precocità del rilievo di patologia oncologica, un aspetto che nel caso di Vasto assume particolare rilevanza in virtù del po-tenziamento del settore urologico, dove l’équipe del prof. Luigi Schips affronta la patologia oncologica re-nale con tecnica chirurgica laparo-scopica e trattamento conservativo del rene.Mammografi

Si è finalmente conclusa la gara regionale per i nuovi mammografi previsti dal progetto SENOSANO, che ha assegnato a Vasto un appa-recchio digitale, già installato, men-tre Lanciano e Atessa ne avranno due analogici.

Nell’ambito del programma di screening, a gennaio l’invito a sot-toporsi a esame mammografico sarà esteso alle donne del comune di San Salvo, e nel contempo presso la Radiologia di Vasto sarà riattivato l’ambulatorio di mammografia cli-nica.Radiologia convenzionale

Sono state acquistate due appa-

recchiature digitali: una toracica multifunzione digitale diretta per Lanciano, che permette, oltre allo studio del torace, esami di pazienti traumatizzati; l’altra, robotizzata, per Vasto, a disposizione del Pronto Soccorso per lo studio del paziente traumatizzato, visto l’elevato nume-ro di prestazioni effettuate dall’uni-tà operativa del “San Pio”, seconda solo a Pescara.Orto-pantomografo

A supportare la chirurgia Otorino e maxillo-facciale, oltre la Tac mul-tistrato con programma di ricostru-zione tridimensionale è in program-ma per il 2008, per le radiologie di Lanciano e di Vasto, l’acquisto di un OPG digitale.

Si tratta, com’è evidente, di un piano di acquisti corposo, caratteriz-zato da una progettualità contestua-lizzata, che in questo campo non può prescindere dalle competenze professionali specifiche e dalle tec-nologie.

“Il cristiano ha sempre due patrie,esclude di dare a Cesarequel che è dovuto a Dio,esclude che lo Statosia padrone delle coscienze,esclude che ci sia altro assolutoche Dio.Mario Pomilio, Il quinto evangelo”

Carissima Maria...Carissima Maria,

in questi giorni hai finalmente raggiunto un’altra tappa impor-tante della tua vita: la pensione!

Ho provato a pensare come ti senti in questo momento, forse ti sei fermata un attimo per voltarti indietro e ripercorrere con la men-te e il cuore questi primi 60 anni della tua vita, con le sue emozioni, le sue gioie e dolori, le sue soddi-sfazioni e delusioni; e poi la fami-glia, gli amici…

Tra i protagonisti di questo viag-gio immaginario c’è sicuramente l’A.Do.S., la nostra cara Associa-zione che per tanti anni hai servito, amato e coccolato.

Quanto cammino avete fatto in-sieme, quanti donatori incontrati, quanti momenti di festa, quante iniziative messe in cantiere, quante emergenze soddisfatte! Il tutto con-dito da tanta pazienza, impegno, e buona volontà.

Certamente non sono mancati i momenti difficili, quelli bui, le giornate nere, ma penso che questi momenti siano poi stati dimenticati o meglio sostituiti da tanti altri ric-chi e positivi.

Credo anche che, se tu hai do-nato tanto all’A.Do.S., anch’essa ti ha ricompensato e non intendo assolutamente a livello economico. La più importante “buonuscita” che hai ricevuto è senza dubbio quella formata non solo dai ricor-

di, ma anche dall’amore maturato verso il prossimo, verso chi soffre ed è in difficoltà, dalla consapevo-lezza dell’importanza del donare in ogni sua forma, dalla parteci-pazione alla solidarietà ed al vo-lontariato, dal contatto umano, dal rispetto per la vita.

Con questa lettera non voglio as-solutamente “licenziarti”, perché credo, tanto per restare in tema, che chi come te l’ha vissuta con entusiasmo, l’A.Do.S. ce l’ha nel sangue e che, ne sono sicuro, con-tinuerà a viverla e seguirla, anche se in forma e maniera diversa!

Voglio solo dirti grazie, a nome di tutto il Consiglio Direttivo, quello attuale e quelli passati, di tutti i donatori, per il tuo servizio reso in Associazione ed augurar-ti, di vero cuore, una vita ancora lunga e ricca di soddisfazioni, cir-condata dall’affetto della tua bella famiglia.

Un abbraccio affettuoso da parte di tutti noi.

Carmine Marino

DONARE è un gestodi umana solidarietàche non ti costa nulla.

DONARE è un modoper fermarsi un attimoe capire le necessità altrui.

DONA.Non restare nell’ombra.

IO DONO…e TU?

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il donatore – 3dicembre 2007

DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA

A fine anno... diamo i numeri!

PAROLE SEMPRE...

zareth porta a Betlemme, nei gior-ni del decreto di Cesare Augusto che ordinava il censimento di tutta la terra (Lc 2, 1), camminano due giovani, Giuseppe della casa di Davide e Maria, sua promessa spo-sa, che era incinta. Al grembo pu-rissimo della figlia di Sion tutti gli occhi sono rivolti in attesa (cfr. Sal 145, 15). Come la colonna di nube nel deserto, la Vergine procede sot-to l’ombra dell’Altissimo.

Férmati, Giuseppe! aiuta Maria a salire sull’altura, perché diriga il suo sguardo sulla moltitudine ster-minata di popoli, riuniti da occi-dente a oriente. Sembrava un fiume gonfio di acque che scorreva dietro la Vergine, lambiva i suoi piedi, non avanzava né arretrava per pau-ra di perdere l’àlveo sicuro.

Ecco gli sfiduciati che per anni hanno chiesto amore, lavoro, ri-spetto; si sono aggrappati con i denti a tutte le promesse; hanno salito scale e scaloni per chiedere aiuto. Cercavano calore e sono sta-ti ripagati col gelo, la loro dignità è stata derisa.

Più in là affrettano il passo, sem-pre sfuggenti per salvare la vita, i perseguitati dal potere e dal fla-gello della lingua. Sulla loro bocca non c’è inganno, ma quanti hanno in abominio chi parla secondo la verità (cfr. Am 5, 10), li schiantano come un albero nel suo rigòglio.

Segue laggiù, una folla senza numero di poveri. Sono milioni di larve umane, schiacciate dal loro paese; giacciono nude e affamate su stracci e fango. Sono uomini, donne e bambini costretti ad emi-grare per mare e per terra, nasco-sti dalla notte, in mano a mafiosi voraci. Rigettàti da una sponda all’altra, da un valico sognato alla miseria congenita.

In coda al pellegrinaggio della speranza si affaticano gli sfiniti di forze e gli affranti di cuore. Tanti sono tormentati da malattie e di-spiaceri, intristiti dalla solitudine e dall’indifferenza.

Molti si dimenano per soprav-vivere ai balzelli e agli strozzini. Altri sono cascati nelle grinfie dei lenoni e degli spacciatori.

Maria, fa’ presto! Ecco, colui che è il desiderio di tutte le genti, bussa alla porta. Apri il grembo al Salva-tore!

Alle porte di Betlemme la fiu-mana di gente si arrestò perché per essa non c’era posto (cfr. Lc 2, 7). Si fece notte, e si fece silenzio lun-go, profondo, sacro.

Al vagito di un bimbo attaccò il canto degli angeli: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e sulla terra pace tra gli uomini che egli ama» (Lc 2, 14). E la folla lo ripeteva senza fine, riprendendo il cammino verso oriente e occidente, sicura sotto la gloria di Dio (cfr. Bar 5, 7).

* * *Tra gli angeli in coro si distin-

gueva una vocetta cherùbica, quel-la dell’Angelo dell’entusiasmo. Il Principe della Pace se n’accorse, lo chiamò a sé, gli sussurrò qual-cosa e lo inviò a Lanciano con il compito di farsi sentire tutte le mattine, e la sera del 23 dicembre. Quest’angelo della città si chiama: la Squilla.

Lanciano, 23 dicembre 1997.

† Enzio d’Antonio, arcivescovo

Tilde Lametti, quella che ha inse-gnato nelle scuole di ogni ordine e grado. Il suo magistero nasce così sulle polverosi strade del territorio frenano, e poi vivrà nel silenzio

UNA VITA DI FEDELTà

della sua Lanciano anche dopo il ritiro definitivo dall’insegnamen-to, impegnata nelle opere di cari-tà e soprattutto nell’esercizio del ministero della Comunione agli infermi e agli anziani. Tilde, come la chiamavamo discepoli e amici, è stata una sottile testimone di verità essenziali, rientrando di diritto tra coloro che mai hanno dimenticato di riportare nel fuoco della fede cristiana la testimonianza della bellezza nel servizio. Nell’ordine della sua esistenza c’era una cate-goria di valori vissuti, riassorbiti e consegnati a quella verità verso la quale non si conoscono né incer-tezze né tradimenti. E che ci fosse in Tilde questa profonda coscienza della verità cristiana lo sappiamo prima di tutto dalla sua discrezio-ne, dal fatto che si è sempre tenuta lontano da ogni clamore.

Tutto Ella ha fatto perché nulla della Redenzione andasse perduto. La sua vita ha avuto, appunto, que-sto disegno; nulla doveva andare perduto, nulla più della luce che rifulge negli ultimi poteva aiutarla in questa lunga, appassionata e ge-losa cognizione.

Come testimonianza di quanto è stato detto, riportiamo di segui-to una lettera che la Prof. Lamet-ti ci ha lasciato e che è stata letta durante la celebrazione esequiale presieduta da S. E. Mons. Enzio d’Antonio, Arcivescovo Emerito di Lanciano-Ortona. (B.R.).

A Voi, carissimi, che mi avete vo-luto bene e siete venuti all’ultimo incontro con me in questa chiesa che ci ha tenuti uniti attorno a Gesù eucarestia ogni giorno, voglio dire quello che lo Spirito mi suggerisce in questo momento: Dio ci ama e noi ci apriamo all’Infinito, fiducio-si nel Suo amore.

Sentitevi sempre in Lui come

uccello nell’aria, come legna nel fuoco, come bimbo nel seno della madre.

Vivete in Lui, respirate e gioite della Sua presenza rigeneratrice.

E’ tanto difficile credere radical-mente all’azione di Dio nelle cose del mondo, è la tentazione più fre-quente a cui siamo sottoposti su questa povera terra.

Tutta la Bibbia è la testimonian-za di questo dramma.

Dio solo è reggitore del Cosmo.Ci sono i suoi piani e questi con-

tano, i piani umani non contano o almeno contano in rapporto al loro sincronizzarsi con i primi.

Imparate nella fede l’attesa di Dio senza preparare piani, ma vi-vendo l’attimo presente amando come ha fatto Gesù che è morto sulla croce per salvarci, come ha fatto la Madonna nostra celeste, come hanno fatto i Santi e tutti col-ore che hanno creduto.

Vogliatevi bene, non lasciate la Santa Eucarestia che è la sola a tenervi uniti. Che vale tutto il fare se non è presentato al Padre da Lui? Che vale il nostro dire senza l’unione con la Sua voce? La nos-tra preghiera senza quella Preghi-era Vivente?

Chiedete tanta fede nell’Eucarestia e lo Spirito Santo vi inonderà della Sua luce.

Arrivederci in Paradiso e un gra-zie particolare per la pazienza che avete avuto nll’ascoltare le mie po-vere parole. In unità di preghiera, sempre! Amen!

Tilde Lametti

lità, dei figli che vivono una liber-tà vuota di valori, dei giovani che aspettano un posto di lavoro per sposarsi, degli anziani che soffrono per una vita vuota e priva di signifi-cato e chi più ne ha più ne metta!

Altro momento di stupore che il Natale ci offre è quello di vivere questa festa non come una cerimo-nia, una tappa, una data rossa sul calendario, ma come un incontro con una persona vera, il Dio fatto Bambino.

Lo stupore di questo incontro sta nel fatto che Dio, con questo suo gesto d’amore, ha accorciato la di-stanza tra Lui e l’uomo e ciò non può passare inosservato, ma deve essere un incontro che ci cambia la vita, che ci porta a prendere deci-sioni importanti. Questo Dio, oltre a stupirci, ci sconcerta: scombina la nostra vita, mette un sano disordine dentro di noi, ci provoca, mette in discussione il nostro pensare, il no-stro modo di vivere e di decidere.

Solo così faremo Natale: non aspettiamo un Dio dell’abitudi-ne, della noia, che non è capace di sorprenderci, ma accogliamo nella Notte Santa un Dio esigente, pieno di pretese nei nostri confronti, che ci propone strade e percorsi non scontati, forse per noi impensabili, ma colmi di “grandi cose”.

Questo auguro di vero cuore a tutti i nostri donatori ed alle loro famiglie: che sia per tutti un Nata-le ricco di stupore!

Carmine MarinoPresidente A.Do.S. Lanciano

LO STUPORE DEL NATALE

L’omaggio dell’A.Do.S. a Mario BoscoDa molti anni l’A.Do.S. augura il

Buon Natale attraverso un messag-gio postale a tutti i lancianesi e a chiunque abbia occasione di rice-verlo: ciò avviene grazie a partico-lari tipi di timbri postali, più preci-samente chiamati “annulli specia-li”, che vengono attivati a Lanciano con la collaborazione dell’Unione Culturale Filatelica e Numismatica “Anxanum”.

Questi, al contrario dei normali timbri postali, che recano solo al-cuni dati (località, giorno di inol-tro), possono contenere immagini, scritte, simboli proposti alle Poste e da queste riportate su impronte che hanno tutta la validità di un normale timbro, ma… con qualco-sa di più, spesso molto di più, come è avvenuto lo scorso anno e come avviene quest’anno, in occasione de “La Squilla”.

I due annulli infatti ricorda-no il compianto poeta dialettale lancianese Mario Bosco, scompar-so nell’aprile 2006.

Tra le tante bellissime sue compo-sizioni ve n’è una breve ma struggen-te per l’intimo calore dei suoi pochi versi, a cui già molti anni fa l’A.Do.S. aveva attinto per realizzare una stam-pa molto bella, allegata ad un nume-ro natalizio de “Il Donatore”.

Gli elementi di quella stampa (la

sommità del nostro campanile e quei versi) sono entrambi riportati nella cartolina ricordo edita quest’anno dall’A.Do.S. per “La Squilla”, men-tre nella mattinata del 23 dicembre presso l’Auditorium Diocleziano un Ufficio Postale distaccato è a dispo-sizione di quanti vogliono ottenere l’annullo speciale su qualunque cartolina e, in particolare, su quel-

la edita dall’A.Do.S., qui riprodotta assieme al bozzetto dell’annullo.

Questo contiene la parte finale della delicata composizione di Ma-rio Bosco, mentre l’annullo e la car-tolina dello scorso anno ne presen-tavano il busto e i primi versi della stessa poesia, che quindi è leggibile per intero non solo su entrambe le cartoline, ma ponendo vicini i due annulli speciali.

Franco Fanci

Siamo al termine di un altro anno ed è anche il momento di fare un bilancio sulla vita

associativa.Ecco pertanto alcuni “numeri”.Alla fine del 2007, la nostra As-

sociazione conta ben 1.717 dona-tori attivi e precisamente n. 1.257 maschi e n. 460 femmine. La mag-gior parte dei donati sono quelli

che hanno un’età compresa tra i 30 e i 40 anni e la maggior parte di loro (n. 942) sono residenti a Lan-ciano.

Riportiamo qui di seguito alcuni grafici che illustrano l’andamento della nostra Associazione, con la speranza che, grazie all’impegno personale di tutti, negli anni suc-cessivi tali “numeri” aumentino!

Page 4: La lezione di Nazaret LO STUPORE DEL NATALE Dieci anni ...adoslanciano.it/DONATORE/IL DONATORE N 3-07.pdf · di alimentari perché nel nostro ce- ... della vio-lenza sui deboli e

il donatore – 4 dicembre 2007

DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA

NATALE SIGNIFICA...

Nazaret è una cittadina della Ga-lilea con le sue case tra il verde che fanno corona, costruite come sono sui fianchi della collina che degrada verso la valle, alla basilica dell’Annunciazione. Quasi al cen-tro di questo anfiteatro naturale, ai tempi di Gesù sorgeva il piccolo villaggio sconosciuto. Ed è verso questo umile gruppo di case senza storia che generazioni di uomini si sono messe in viaggio da ogni parte del mondo per «disporsi all’umile e sublime scuola di Nazaret». Na-zaret ha qualcosa da insegnare.

Nel 1964, Paolo VI in occasio-ne della sua visita, ebbe a dire che «qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato profondo e così mi-sterioso di questa tanto semplice, umile e bella manifestazione del Figlio di Dio […]. Qui si impara il metodo per comprendere chi è Cristo […]. Qui tutto parla, tutto ha un senso. Prima di tutto si in-contra Lei, la Madonna, la Padrona di casa, insieme con il mite e forte suo sposo Giuseppe» e Lui, Gesù il fanciullo che « cresceva in sapien-za, statura e grazia presso Dio e gli uomini», per nulla dissimile ai suoi coetanei.

All’esterno non appare nulla del mistero. L’esistenza di questa fa-miglia predestinata trascorre nelle umili necessità di ogni giorno.

Nella scuola annessa alla Sinago-ga (Bet hakeneset, ben hamidrash) Gesù aveva imparato a leggere e a pregare con il formulario più ricco e suggestivo della liturgia del suo popolo. Dieci, venti, trenta anni di questa vita per Maria, Giuseppe e Gesù nello sconosciuto villaggio di Galilea. Ed è per questo che ogni cristiano, come ebbe a dire Paolo VI, deve mettersi alla scuola di Nazaret e ne riceverà «una lezio-ne di silenzio […], ammirabile e indispensabile atmosfera dello spi-rito; una lezione di vita di famiglia come comunione di amore, con la sua austera e semplice bellezza, con il suo carattere sacro ed invio-labile; una lezione di lavoro […] per comprendere la legge severa e redentrice della fatica umana».

I Francescani, custodi del san-tuario di Palestina, prima del XVII secolo ebbero soltanto una presen-za saltuaria a Nazaret. Sappiamo che ne furono espulsi nel 1363, che vi ritornarono nel 1468 e vi furono massacrati nel 1542. Solo il 19 di-cembre del 1620 poterono entrare in possesso definitivo del santua-rio ed un secolo dopo ottennero il permesso, limitato a soli sei mesi, il tempo cioè occorrente per il ge-neroso funzionario musulmano di andare e tornare dalla Mecca, di costruire una chiesa. In sei mesi, con i mezzi a disposizione, non si poteva fare molto. La chiesetta molto modesta, era certo confacen-te ai ricordi che custodiva. Così i frati pensarono di distruggerla nel 1955 e ricostruire, con l’aiuto di tutti i cristiani del mondo, qualcosa di più degno. Questo lo scopo ulti-mo, quello immediato fu un altro. Si volle sondare le fondamenta con tutti i criteri della scienza moder-na, per controllare in che misura i dati tramandati dalla tradizione

io spero di aver accesso questa mic-cia nell’animo di tutti quelli che mi sono stati a contatto.

Vuole rappresentarci un pro-blema che può essere considerato particolarmente significativo?

I punti “caldi” sono a mio avviso indissolubilmente legati alla vetu-stà dell’edilizia ospedaliera nella quale operiamo, sia a livello di de-genza che di sale operatorie. A tal proposito va sottolineato come sia di recente partita la ristrutturazione di queste ultime, tra 8 mesi quin-di avremo a disposizione il nuovo blocco operatorio che risolverà buona parte dei problemi gestionali attuali, sia come disponibilità degli spazi chirurgici sia come sicurezza e modernità delle attrezzature che , vi assicuro, saranno assolutamente all’avanguardia, forse tra le più mo-derne d’Europa. Nel corso del pros-simo anno dovrebbe inoltre essere effettuata anche la ristrutturazione del reparto di degenza. Diciamo che dal 2009 dovremmo cominciare a respirare un po’, per ora… olio di gomito!

Cosa dobbiamo quindi aspet-tarci dall’Ortopedia del Renzet-ti?

CONVERSAZIONE CON...

Hip Society.La prima domanda deve neces-

sariamente riferirsi ad una visio-ne organica del Reparto di cui è Primario.

Allo stato attuale l’U. O. di Or-topedia e Traumatologia da me di-retta è strutturata in 28 posti letto complessivi con 6 medici e circa 20 infermieri effettivi. Abbiamo iniziato in Marzo un po’ in sordi-na con sole 3 sale operatorie setti-manali, che sono via via diventa-te, con il passare dei mesi, ben 6. L’attività chirurgica, grazie anche agli aumentati spazi operatori, ma soprattutto grazie alla fattiva col-laborazione del personale medico ed infermieristico, è cresciuta ver-tiginosamente rispetto agli standard pregressi degli anni precedenti. E’ cresciuta soprattutto la qualità de-gli interventi effettuati, con alcuni casi che hanno addirittura meritato l’interesse della stampa locale e na-zionale. L’obiettivo dichiarato della nostra unità operativa è quello di af-fermarsi come punto di riferimento ortopedico e traumatologico per il centro Italia e, ambiziosamente, di diventare il fiore all’occhiello della nostra ASL.

Nella sua visione così puntuale di impostazione generale innova-tiva ed organizzativa del reparto pensa possa incontrare qualche problema?

I problemi indubbiamente ci sono e continuano ad esserci, ma

pian piano con la fattiva e costante collaborazione sia della Dirigenza dell’Azienda sia del personale ospe-daliero puntiamo ad appianare le asperità che ci si presentano giorno per giorno. Dal 1 Marzo infatti tante cose sono cambiate nella gestione della nostra Unità operativa. I primi mesi sono stati uno studio recipro-co tra il sottoscritto ed il personale medico infermieristico ed ammini-strativo che mi ha circondato e mi sostiene tuttora. Devo dire che tutti si sono dati un gran daffare per sod-disfare le mie nuove richieste ed as-secondare la mia maniera di vivere l’Ospedale, il Reparto e la Sala Op. C’è stata qualche incomprensione, peraltro subito chiarita, ma la cosa che ho notato in tutti, nonostante la difficoltà di interpretare spesso in maniera diametralmente opposta alcuni problematiche sia sanitarie che gestionali, è stata quella di una grande voglia di riscatto, di far bene, di dimostrare che qui a Lanciano si può lavorare alla grande. Secondo me infatti la cosa più importante è l’entusiasmo che ciascuno di noi profonde in quello che fa; credere in quello che si fa è fondamentale,

Il goal che ci siamo prefissi per il primo anno è quello di recuperare al Reparto di Ortopedia del Renzetti gran parte di quei pazienti del no-stro territorio, che, per una ragione o per l’altra, finivano per affidarsi a chirurghi che operano fuori ASL o fuori Regione. Vogliamo che i no-stri concittadini tornino ad affidarci la loro salute e che abbiano fiducia nelle nostre capacità. La risposta nei primi 9 mesi devo dire che è stata addirittura entusiasmante, ab-biamo infatti effettuato l’impian-to di più di 200 protesi di anca, di ginocchio, di spalla, senza contare gli interventi di elezione a più basso impatto (sutura della cuffia, alluce valgo, artroscopia di ginocchio, ri-costruzioni legamentose etc). La nostra lista di attesa si è gonfiata a dismisura (attualmente più di 1200 pazienti in attesa di intervento…) comprendendo molti pazienti pro-venienti da fuori ASL o addirittura da fuori regione. Sono molto con-tento di questo stato di cose, anche se un po’ impaurito da tutto questo clamore. Sono un tipo schivo, non amo la platea o i riflettori, chiedo solo di poter lavorare in sicurezza

fossero esatti.I risultati accumulati in più di

dieci anni di scavi sono stati ecce-zionali. La chiesa francescana cel 1730 era costruita nell’area di una grandiosa basilica (metri 73 x 30) dei Crociati (XII secolo). Questa comprendeva una basilica bizan-tina (V secolo) che a sua volta era costruita sopra una sinagoga giudeo-cristiana del III-IV secolo che ancora conservava sugli into-naci graffiti dei cristiani dei primi secoli. Tra gli altri una invocazione in greco XE MAPIA (Ave Maria) che attesta la venerazione a Naza-ret per la Vergine molto prima che il Concilio di Efeso (431) rendesse ufficiale il culto alla Madre di Dio.

Il santuario vero e proprio, sem-pre al centro delle costruzioni succedutesi attraverso i secoli, è composto di due vani. Una grotta scavata nella roccia tenera di Na-zaret e una stanza antistante che ben presto fu cambiata in luogo di culto dagli stessi familiari di Gesù, come ci dicono le testimonianze storiche del II secolo, successiva-mente confermate dagli scavi ar-cheologici. Niente di strano per la grotta. Le case del villaggio di Na-zaret non erano dissimili da quelle trovate nei dintorni e che è ancora oggi possibile vedere, abitate nei villaggi di Palestina. Sono comuni-canti con un secondo vano scavato nella roccia che può servire agli usi più svariati: dispensa, granaio, ri-postiglio per gli attrezzi,ecc.

È tra queste mura, tra queste pietre oggi rimesse alla luce, più preziose di molti tesori che ci si ferma commossi.

Bernardo Razzotti

Buon Natale eFelice Anno Nuovo

non solo le problematiche legate alla chirurgia ricostruttiva dell’an-ca ma anche di effettuare le com-plesse tecniche di osteosintesi nel-le fratture del cotile e del bacino. Bisogna infatti iniziare a pensare al funzionamento della nostra ASL non come tanti ospedali completa-mente indipendenti l’uno dall’altro ma, nella logica di una dipartimen-talizzazione, iniziare a dividere le patologie in relazione alle struttu-re, alle competenze ed ai materiali dei singoli nosocomi, in modo da formare equipe sempre più specia-lizzate al trattamento di determi-nate patologie. Inutile per esempio pensare di trattare un politrauma nel nosocomio di Atessa dove non è presente un servizio di rianimazio-ne oppure risulterebbe utile deviare a livello aziendale la traumatolo-gia di base, non complicata, in tale centro liberando quello di Lancia-no per il trattamento di patologie o traumatizzati più complessi. La lo-gica di una riorganizzazione simile determina ovviamente un migliore sfruttamento delle risorse a dispo-sizione, ma comporta la necessità di una grande collaborazione tra il personale medico e paramedico di tutti e 5 gli ospedali del territorio. Anche il salto di mentalità necessa-rio a tale tipo di organizzazione non è indifferente, soprattutto per chi fino a ieri è stato abituato a dover risolvere tutto da solo dentro casa sua, spesso esponendosi al rischio di dover trattare patologie o traumi in condizioni tecniche non ottimali. Insomma un gran lavoro ci aspetta nei prossimi mesi.

A conclusione di questa no-stra conversazione vuole fornirci qualche ulteriore informazione?

In conclusione mi preme innanzi-tutto ringraziare la vostra associa-zione che attraverso queste pagine mi permette di divulgare quelli che sono e saranno gli orientamenti dia-gnostico-terapeutici del nostro Re-parto. Un plauso inoltre all’attività dell’A.Do.S della quale soprattutto noi ortopedici usufruiamo presso-ché giornalmente. Tra tante iniziati-ve di sostegno alla sanità pubblica, questa è tra quelle da sostenere ed incentivare a tutti i costi per l’im-portanza capitale che riveste nella gestione sanitaria quotidiana.

A questo punto mi preme ricorda-re alcune persone che mi sono state di particolare aiuto in questi primi mesi di vita lancianese. Innanzitut-to voglio ringraziare il Dr. Caporos-si ed il Dr. Cordoni, rispettivamente direttore generale e direttore sani-tario aziendale di questa ASL, che mi hanno fermamente e fortemente voluto qui. Spero di essere in grado di ripagare la fiducia che hanno vo-luto accordarmi.

Una menzione particolare al Dr. Piergiorgio Piermattei che mi è sempre stato vicino nei momenti di sconforto e di difficoltà e che mi ha aiutato in a comprendere situazioni altrimenti indecifrabili per me.

Inoltre il personale delle sale ope-ratorie con Franco Giancristoforo in testa ed il personale del Reparto che mi ha coccolato come un lattante fin dal primo giorno.

Un sincero augurio di un Sereno Natale e di Buon Anno a tutti.

ed in velocità, odio i tempi morti come i miei infermieri di sala ope-ratoria ben sanno.

Per quanto riguarda la trauma-tologia?

Innanzitutto il recente incontro di sabato 15.12 ha già evidenziato come presso l’Ospedale di Lancia-no sia ormai attivo un Trauma Team comprendente figure professionali di spicco dove assieme all’Ortope-dico-traumatologo operano il chi-rurgo maxillo-facciale, l’anestesi-sta, il medico di pronto soccorso, il chirurgo generale e, in un prossimo futuro anche il neuro traumatologo. Si sta formando cioè un’equipe mul-ti specialistica che possa affrontare con prontezza e competenza tutte le problematiche legate non solo alla traumatologia di base ma anche e soprattutto rivolte al trattamento del politraumatizzato.

Nello specifico, posso aggiun-gere che il progetto che alcuni mesi fa avevo definito come sogno nel cassetto, e cioè quello di creare un centro per la chirurgia di eccellen-za del bacino, sta pian piano pren-dendo forma. Speriamo quindi già nei prossimi mesi di far decollare una struttura in grado di affrontare