La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

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www.gazzetta.it / GazzettaTv canale 59 mercoledì 8 aprile 2015 anno 119 - numero 82 euro 1,40 9 771120 506000 50 4 0 8> Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano CLAMOROSO! MORATTI RIVUOLE L’INTER ELEFANTE, IARIA, TAIDELLI PAGINE 10-11 L’ex presidente molto tentato di tornare al comando con amici importanti (Tronchetti e Pellegrini), fondi stranieri e un azionariato popolare SEMIFINALE DI COPPA ITALIA CHE RIBALTONE, FIRENZE SBANCATA (3-0) JUVE PIGLIATUTTO Tevez si ferma, i bianconeri no: viola travolti, è finale In rete Matri, Pereyra e Bonucci. Espulso Morata. Allarme Carlitos: s’è bloccato per un guaio muscolare BIANCHIN, D’ANGELO, DELLA VALLE, GRAZIANO, LAUDISA, LICARI, VERNAZZA PAGINE 2-3-4-5-6 21 L'ARTICOLO A PAGINA 21 IL COMMENTO di Luca Calamai CAPOLAVORO ALLEGRI SOGNO TRIPLETE L’uomo-partita stavolta è in panchina. Quando nel luglio scorso Max Allegri si ritrovò catapultato alla guida della Juve tutti pensarono che quella del tecnico livornese sarebbe stata una Mission Impossible. Antonio Conte era stato il simbolo dei tre scudetti bianconeri. DA NON PERDERE 1 Serie A, Udinese a Parma aggrappata a Wague Donadoni chiama i tifosi VELLUZZI A PAGINA 17 Vita, morte, misteri La storia dell’uomo che rapì Di Stefano RICCI A PAGINA 19 Boxe: le tv, il paradenti Il forziere senza fondo di Money Mayweather CRIVELLI A PAGINA 27 2 3 CURVA SQUALIFICATA PER GLI STRISCIONI SULLA MADRE DI CIRO Roma, furia Pallotta sugli ultrà Sud chiusa un turno. Il presidente: «Colpa di pochi fottuti idioti» Uno degli striscioni contro la mamma di Ciro in Roma-Napoli PUGLIESE A PAGINA 12 CORTINOVIS A PAGINA 25 MOTOGP Valentino fa 50 con la Yamaha E va all’attacco di Austin 25 OGGI LO SPECIALE EMILIA ROMAGNA SPORT ED ECCELLENZE: ALL’INTERNO 24 PAGINE Una terra di campioni, idee e creatività: ve la raccontiamo L’esultanza dei giocatori della Juve: i bianconeri hanno conquistato la quindicesima finale di Coppa Italia della lora storia (9 i trionfi) BERARDINO, BIANCHI, CIERI, MALFITANO, G. MONTI PAG. 8-9 Manolo Gabbiadini e Felipe Anderson: Napoli-Lazio parte da 1-1 8 IL NAPOLI UN TABU’: LAZIO ALL’ASSALTO CON ANDERSON MotoGP. Marquez raggiunge i 300 orari. Vale: «Quando mi segue Equitalia supero i 400» IL ROMPIPALLONE di Gene Gnocchi w SAN PAOLO, ORE 20.45

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Page 1: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

www.gazzetta.it / GazzettaTv canale 59 mercoledì 8 aprile 2015 anno 119 - numero 82 euro 1,40

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CLAMOROSO!MORATTIRIVUOLEL’INTER ELEFANTE, IARIA,

TAIDELLI PAGINE 10-11

L’ex presidentemolto tentato

di tornareal comando con

amici importanti (Tronchetti

e Pellegrini),fondi stranieri

e un azionariatopopolare

SEMIFINALE DI COPPA ITALIA CHE RIBALTONE, FIRENZE SBANCATA (3-0)

JUVE PIGLIATUTTOTevez si ferma, i bianconeri no: viola travolti, è finaleIn rete Matri, Pereyra e Bonucci. Espulso Morata. Allarme Carlitos: s’è bloccato per un guaio muscolare

BIANCHIN, D’ANGELO, DELLA VALLE, GRAZIANO, LAUDISA, LICARI, VERNAZZA PAGINE 2-3-4-5-6

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L'ARTICOLO A PAGINA 21

IL COMMENTOdi Luca Calamai

CAPOLAVORO ALLEGRISOGNO TRIPLETE

L’uomo-partita stavolta è in panchina. Quando nel luglio scorso Max Allegri si ritrovò catapultato alla guida della Juve tutti pensarono che quella del tecnico livornese sarebbe stata una Mission Impossible. Antonio Conte era stato il simbolo dei tre scudetti bianconeri.

DA NONPERDERE

1 Serie A, Udinese a Parmaaggrappata a WagueDonadoni chiama i tifosiVELLUZZI A PAGINA 17

Vita, morte, misteriLa storia dell’uomo che rapì Di StefanoRICCI A PAGINA 19

Boxe: le tv, il paradentiIl forziere senza fondodi Money MayweatherCRIVELLI A PAGINA 27

2

3

CURVA SQUALIFICATA PER GLI STRISCIONI SULLA MADRE DI CIRO

Roma, furia Pallotta sugli ultràSud chiusa un turno. Il presidente: «Colpa di pochi fottuti idioti»

Uno degli striscioni contro la mamma di Ciro in Roma-Napoli

PUGLIESE A PAGINA 12CORTINOVISA PAGINA 25

MOTOGPValentino fa 50 con la YamahaE va all’attacco

di Austin

25 OGGI LO SPECIALE EMILIA ROMAGNASPORT ED ECCELLENZE: ALL’INTERNO 24 PAGINE

Una terra dicampioni, idee e creatività: vela raccontiamo

L’esultanza dei giocatori della Juve: i bianconeri hanno conquistato la quindicesima finale di Coppa Italia della lora storia (9 i trionfi)

BERARDINO, BIANCHI, CIERI, MALFITANO, G. MONTI PAG. 8-9

Manolo Gabbiadini e Felipe Anderson: Napoli-Lazio parte da 1-1

8

IL NAPOLI UN TABU’:LAZIO ALL’ASSALTOCON ANDERSON

MotoGP. Marquez raggiunge i 300 orari. Vale: «Quando mi segue Equitalia supero i 400»

IL ROMPIPALLONE di Gene Gnocchiw

SAN PAOLO, ORE 20.45

Page 2: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

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In finale una Juve stellareFiorentina troppo timida1Anche senza Tevez, i bianconeri travolgono i viola, sempre in affanno, e cancellano la sconfitta dell’andata allo Stadium. Gol di Matri, Pereyra e Bonucci

Sebastiano VernazzaINVIATO A FIRENZE

N on tutti i Matri vengono per nuocere. Anzi.Juve più forte dell’infortunio di Tevez nelpre-partita: il suo sostituto, Alessandro Ma-

tri, ha infilato la prima rete. Juve più forte di ogniavversità e turnover: mezza squadra titolare dislo-cata tra panchina e tribuna, eppure quel che sem-brava impossibile è diventato reale. Juve più fortee basta: epocalerovesciamento difrittata, mai erasuccesso che ibianconeri inCoppa Italia siqualificassero do-po una sconfittain casa all’andata.Sette precedenti,tutti negativi. Al-l’ottavo tentativo,il ribaltone. Cla-moroso al Fran-chi, in finale va laJuve. La Fiorentina aveva in banca un capitale, lavittoria per 1-2 allo Stadium nel primo atto, e l’hadilapidato in un’ora scarsa. Due a zero per i bianco-neri all’intervallo, terzo gol a un passo dal sessan-tesimo. Un blitz che brucerà per anni sulla pelle deifiorentini, da queste parti nessuno aiuterebbe maila Signora ad attraversare la strada.

CONCESSIONI Eppure ieri sera la Fiorentina è sta-ta molto galante con nostra Signora degli scudetti.La prima e più grave concessione ha riguardato lamentalità. La Juve aveva un’applicazione e una vo-glia di molto superiore, i suoi giocatori arrivavanosul pallone sempre un attimo o due prima. C’è sta-ta una scena emblematica, sullo 0-2: quando Pe-reyra ha messo in rete sulla ribattuta di Neto, ilportiere ha avuto un gesto di stizza verso i compa-gni, tipico dei portieri in quelle situazioni, una co-sa tipo, «io posso parare il primo colpo, ma sullamia respinta ci deve essere uno di voi». Il bello — oil brutto se si guarda la cosa dalla parte della Fio-rentina — sta nel fatto che Allegri ha schierato unaspecie di Juve B. Per infortuni, precauzioni varie eturnover, fuori i titolari Buffon, Lichtsteiner, Pirlo,Pogba e Tevez. Se alla lista si aggiunge Barzagli,rientrato nel giro da poco, si arriva a sei assenti,oltre metà della formazione titolare. Montella po-

teva giocarsi soltanto due figurine mancanti, Pi-zarro e Badelj: attenuanti molto generiche, mamolto molto.

INTUIZIONI La differente applicazione mentalenon spiega tutto. C’è stato qualcosa di importanteanche per strategia. Allegri ha piazzato Pereyra eMorata dietro Matri, per un attacco 2-1. Pereyratagliava dal centro verso destra e a questo movi-mento la Fiorentina non ha trovato rimedio. Mora-ta a sinistra ha imperversato. Quando Montella ha

rimescolato il centrocampo, accentrando Borja espostando Aquilani sulla destra e Fernandez sullasinistra, la sua squadra era già sotto di uno, e co-munque non è che il colpo di mestolo in medianaabbia cambiato chissà che cosa. Anzi. Pereyra ver-tice alto e abbagliante, Marchisio play basso a det-tare tempi e modi. Più passano gli anni e più il Prin-cipino migliora per visione del gioco e lettura dellesituazioni. Non è e non sarà mai Pirlo, ma si puòpensare a lui per il dopo-Pirlo.

DELUSIONI Due i problemi di cui ha sofferto la Fio-rentina. In fase di non possesso la linea di mezzo èstata presa alle spalle da Morata e Pereyra. Matriera bravo a tenere impegnati due centrali difensivisu tre, così i trequartisti e gli incursori alle sue spal-le si scaraventavano nei vuoti d’aria che si creavanodietro Aquilani, Borja Valero e Matri. In possessodel pallone — altro guaio — la squadra si è adagia-ta su Salah. È scattato il retro-pensiero fatale chebastasse giocare la palla lunga per il Messi delle Pi-ramidi. Il giochino, riuscitissimo a Torino, qui nonha funzionato perché la Juve si mossa è con atten-zione e determinazione differente sull’egiziano. Illancio per Salah è stato il motivo dominante degliattacchi viola nella prima mezz’ora, incoraggiatodal pubblico di casa che in avvio ha idolatrato il suonuovo cannoniere: bastava che Mohamed toccassela palla per suscitare applausi. Quando il tema èstato variato, il latte era già stato versato. La Salah-dipendenza della prima parte ha acuito l’inconsi-stenza del tedesco Gomez, vittima di una di quellegiornate-no in cui viene da pensare che il fondo-schiena pesante ce l’abbia lui e non la Merkel.

CONCLUSIONI Se mezza Juve basta per buttarfuori una Fiorentina intera, bisogna riconoscereche in Italia non c’è storia. La grande domanda èun’altra: come andrà in Europa? Risposta: a pre-scindere dall’esito della sfida col Monaco negli ot-tavi di Champions, si può e si deve dire che Allegriha cambiato il look alla Juve, che l’ha ingentilita eresa più bella. Il furore tipico della juventinità èrimasto, ma non è più cieco, è diventato funzionalea un gioco che gratifica l’occhio e non soltanto lospirito.

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IL TABELLONE

In rosso sono indicate le squadre che disputano in casa,le gare in turno unico (i numeri definiscono la griglia)

SEMIFINALI SEMIFINALIFINALE

9 Lazio -

4 Napoli -

1

1

Oggi, ore 20.45

Fiorentina 60

Juventus 73

2

1

ROMA, 7 giugno

A R R A

Juventus

GDS

Primo pianoRRitorno semifinali Coppa Italia

LA MOVIOLAdi FABIO LICARI

ROSSO ESAGERATOMORATA NIENTE FINALEPADOIN NON È RIGORE

Episodi da tre partite ma tutti concentrati in Fiorentina-Juve. Non sempre Massa è lucido. E non sempre la moviola tv chiarisce tutto.GOL ANNULLATI In gol Salah al 4’: spinge da dietro Sturaro, non forte ma la spinta c’è. Segna Rodriguez di testa (37’ p.t.) ma Di Liberatore lo coglie in fuorigioco sulla punizione di Fernandez. Visto bene in offside al 20’ anche Morata, ma il tiro è parato.MORATA ESPULSO Siamo nel finale, la gara si è incattivita ma Massa qui esagera: Morata atterra Diamanti arrivando al lato, intervento da «giallo». Niente finale per lo spagnolo. MARCHISIO NO FINALE Anche Marchisio salta la finale (era diffidato): «giallo» per lui e Rodriguez in una mischia a inizio ripresa. Rodriguez salta con Morata e non gli risparmia una testata sulla spalla, Marchisio va a rimproverarlo, assembramento e qualche spinta, soluzione ovvia: ammoniti entrambi. ALTRI «GIALLI» Giusti. 1) Sturaro fa ostruzione su Salah che riparte. 2) Chiellini protesta in maniera esagerata: ha ragione a chiedere un angolo non visto, ma comportamenti del genere non possono essere ammessi. 3) Fernandez in ritardo, non cattivo, su Vidal. 4) Vidal colpisce Diamanti. Da «giallo» tendente all’arancione Valero che, a palla lontana, dà un pestone volontario a Vidal (regolamento di conti?). Anche Bonucci, graziato all’inizio per ostruzione a Salah, dà un pestone da dietro a Gomez.3-0 DISCUSSO Sul 3-0 di Bonucci, blocco reciproco tra Chiellini e due viola (Rodriguez e Savic): non c’è fallo. Piuttosto l’azione potrebbe essere nata da un fuorigioco, ma non c’è replay.RIGORI? NO Scontro in area viola Basanta-Padoin: il fiorentino tocca prima la palla. Non è rigore per la Fiorentina: non è mano di Chiellini.

� Si complica il calendario di fine stagione. Domenica 7 giugno la Juve giocherà la finale di Coppa Italia contro Lazio o Napoli: lo stage chiesto da Conte dall’1 al 3 giugno sarà, eventualmente, senza nessuno dei protagonisti. Senza dimenticare che il 6 giugno c’è la finale di Champions: difficilissimo arrivarci, ma la Juve è in corsa e, nel caso migliore, la data della finale di Coppa Italia andrebbe cambiata.

DATE COMPLICATE

Stage azzurro, Championse Coppa Italia: che ingorgo

2I gol di fila di Pereyra: l’argentino ha segnato anche sabato scorso all’Empoli; 4 le sue reti con la maglia della Juve Roberto Pereyra, 24, segna il 2-0 juventino RAMELLA

IL NUMERO

Leonardo Bonucci urla dopo il 3-0, il gol dell’apoteosi bianconera: dietro di lui, Alvaro Morata LAPRESSE

L’APOTEOSI

Page 3: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

3MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

5’ Gol annullato alla Fiorentina Fallo di Salah su Bonucci in area.L’egiziano aveva messo la palla in rete da due passi, però Massaaveva fermato il gioco.

21’ La sblocca Matri Cross di Marchisio dalla destra, Matri in areacerca l’assist per Pereyra, ma un rimpallo fa tornare il pallone proprio sui suoi piedi: l’attaccante mette in rete di esterno destro.

23’ Raddoppio vicino La Fiorentina accusa il colpo e la Juve è dinuovo pericolosa. Sturaro da pochi passi non riesce a dare forza alsuo tiro: facile la parata di Neto.

41’ Morata gran girata La Juve sfiora ancora il gol: splendido tiro agirare di Morata dal limite fuori di un soffio.

44’ Raddoppia Pereyra Una grande Juve raddoppia alla fine delprimo tempo: tiro di Morata respinto da Neto, sul pallone però piomba Pereyra che piazza in rete di destro.

14’ La Juve dilaga Bianconeri in palla anche all’inizio della ripresa einfatti arriva il terzo gol: azione da calcio d’angolo (provocato dallarespinta di Neto dopo un tiro di Pereyra), Bonucci infila Neto.

20’ Lampo Viola La Fiorentina non brilla ma non è neanche fortunata: bel tiro al volo di Aquilani da fuori area, palla che esce dipochissimo.

25’ La Juve non è appagata I bianconeri non si fermano neanchesul 3-0: grande girata di Matri, bella la risposta di Neto in angolo.

43’ Espulso Morata Il rosso per Morata appare eccessivo. L’entratadello spagnolo a centrocampo su Diamanti è dura, però meriterebbesoltanto il giallo.

47’ Ultimi tentativi Viola La Fiorentina cerca di salvare almeno lafaccia: ci prova Mati Fernandez da fuori, ma Storari anche in questocaso non si fa sorprendere.

JUVENTUSFIORENTINA

0 3

PRIMO TEMPO

SECONDO TEMPO

PRIMO TEMPO 0-2MARCATORI Matri al 21’, Pereyra al 44’ p.t.; Bonucci al 14’ s.t.

ARBITRO Massa di ImperiaNOTE paganti 30.346, incasso di 1.023.272 euro. Tiri in porta 3-7. Tiri fuori 4-2. In fuorigioco 1-1. Angoli 7-4 Recuperi: p.t. 0’, s.t. 4’

(3-5-1-1) Neto; Savic, G. Rodriguez (dal 38’ s.t. Tomovic), Basanta; Joaquin (dal 21’ s.t. Diamanti), Mati Fernandez, Aquilani, B. Valero, Alonso; Salah; Gomez (dal 27’ s.t. Babacar). PANCHINA Rosati, Vargas, Pasqual, Richards, Kurtic, Ilicic, Rosi, Gilardino, Lazzari. ALLENATORE Montella.ESPULSI nessuno.AMMONITI G Rodriguez e Mati Fernadez per gioco scorretto.BARICENTRO ALTO 56,3 METRICAMBI DI SISTEMA dal 21’s.t.4-3-2-1

(4-3-2-1) Storari; Padoin, Bonucci, Chiellini, Evra;Vidal, Marchisio, Sturaro; Pereyra (dal 38’ s.t. Ogbonna), Morata; Matri (dal 30’ s.t. Coman; dal 44’ s.t. Llorente). PANCHINA Buffon, Rubinho, Barzagli, Lichtsteiner, Pepe, Marrone, De Ceglie. ALLENATORE Allegri.ESPULSI Morata al 42’ del s.t. per gioco scorretto.AMMONITI Sturaro e Vidal per gioco scorretto, Chiellini e Marchisio per proteste.BARICENTRO MOLTO BASSO 40,1 M. CAMBI DI SISTEMA dal 39’ s.t. 3-5-2

fL’ATTACCANTE CON LA VALIGIA

PROTAGONISTA

Matri, notte da ApacheIl pupillo di Allegri fa festa 1L’attaccante e l’allenatore sono cresciuti insieme a Cagliari. Pereyra sempre più decisivo

LA SUA GARA AI RAGGI X

1Alessandro Matri, 30 anni, ha iniziato la stagione al Genoa e nel mercato invernale è tornato alla Juventus, dove aveva già giocato dal gennaio 2011 all’estate 2013 quando passò al Milan per 11 milioni di euro

TOCCHI PER ZONA OCCASIONI CREATEIl colore è più intenso nelle zone in cuici sono stati più tocchi di palla

SPONDE

3

1

FALLI SUBITI

1

PALLE PERSE

12

PASSAGGI POSITIVI

15PALLE RECUPERATE

3

LANCI POSITIVI

2

ATTACCO

2

1 1

1

1

1

1

1

1

3

1

3

2

3

1

4

2

2

2

1GOL

1Gol da quando è tornatoAlessandro Matri ieri sera ha segnato la prima rete da quandoè tornato alla Juve

3Gol di Matri alla FiorentinaQuello di ieri è il suo terzo gol alla Fiorentina, dopo i due in campionato nel 2011-12 e 2012-13, semprein maglia bianconera

I PUNTI DA CUI HA CALCIATO IN PORTAParatoGol

21’ PT

GDS

Mirko GrazianoINVIATO A FIRENZE

V abbè, questi sono canni-bali. La Juventus senzaTevez, Pirlo, Pogba e Li-

chtsteiner stronca la Fiorenti-na e per la prima volta nellasua storia porta a casa la quali-ficazione dopo una sconfittacasalinga nella gara d’andata.Bianconeri in corsa ovunque.Impressionante prova di forzadi una rosa che si dimostra coifatti profondissima.

DEDICA A MAX Tevez si fermadurante la rifinitura di ierimattina, e all’ora di pranzo Al-legri chiama Matri: «Preparati,giochi tu». Esordio da titolare,dopo i dodici minuti di Dort-mund e i diciotto contro il Ge-noa. Ne bastano altri ventunoper trovare anche la prima retedella nuova vita bianconera.Un rimpallo, la palla che restalì, il guizzo vincente e poi lacorsa piena di gioia e gratitudi-ne verso la panchina, verso iltecnico amico, da abbracciaree in un certo senso anche da ri-pagare. Sì, perché l’ultimo in-crocio fra Matri e Allegri risali-va all’anno scorso, al Milan, ecoincise con una sciaguratastagione dell’attaccante (cedu-to a gennaio), che in parte co-stò poi anche la panchina al li-vornese. Ma Max ha sempreapprezzato il belloccio di San-t’Angelo Lodigiano. Ai tempidel Cagliari, i due si erano difatto «aiutati» a crescere primae a fare il salto di qualità pro-fessionale poi. Così, lo scorsogennaio, sfumate piste più pre-stigiose, Allegri avallò subito lacarta Matri come rimedio allapartenza di Giovinco. E ieri ilpianeta Juve è stato ripagatocon il gol che ha aperto la stra-da verso la finale di Coppa Ita-lia, un trofeo che i torinesi nonportano a casa da 20 anni, uneventuale successo che regale-rebbe ai bianconeri anche la

stelletta d’argento, simboloche spetta a chi vince per diecivolte la coppa nazionale: mainessuno, finora, ci è riuscito.Alessandro Matri è intanto ilquindicesimo juventino ad an-dare a segno in questa stagio-ne, e riprende un discorso in-terrotto l’8 maggio 2013, quan-do a Bergamo, contro l’Atalan-ta, realizzò il gol partita perl’allora banda Conte. «È il miotrentesimo gol alla Juve, belloperché è abbinato alla qualifi-cazione. Grande partita, ho ri-trovato la solita Juve, vincentee che non molla mai. Cercheròsempre di mettere in difficoltàil mister nelle scelte, facendo-mi trovare pronto quando midarà l’opportunità. L’esultanzada ex viola? Esulto sempre, ilgol è gol, soltanto noi attaccan-ti sappiamo cosa significa. Epoi non credo che sia una man-canza di rispetto».

L’ALTRO PROTAGONISTA «Sia-

mo forti», urla intanto l’altroprotagonista della serata, Ro-berto Pereyra. Già, questo24enne argentino cresce garadopo gara, in prestazioni e per-sonalità. «Deve segnare dipiù», diceva Allegri nei mesiscorsi. E lui ha cambiato mar-cia nel 2015: quattro reti, le ul-time due in tre giorni. «Presta-zione super, su un campo diffi-cilissimo — racconta Pereyra—. L’abbiamo preparata benedurante la settimana, e in par-tita siamo riusciti a fare tuttociò che ci aveva chiesto il mi-ster. È vero, la vittoria di Dort-mund ci ha dato grande sicu-rezza, ma la compattezza diquesta Juve non è mai venutameno durante l’intera stagio-ne». Pereyra dribbla sul fronteTriplete («Calma, facciamo unpasso alla volta»), ma si lasciaandare quando si parla di Alle-gri: «Stiamo facendo un gran-de lavoro con lui».

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Page 4: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

4 MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

La primavera dirà se è un perdente elegante, da «gioca bene ma non stringe».Oltre la difesa a quattro o a tre, contano le facce: Viola distrutta fisicamente.

4,5

IL TECNICOMONTELLA

FIORENTINA

4,5JOAQUINPerde Sturaro nell’azione del possibile 0-2 e laggiù in fascia non salta mai l’uomo. Altra cosa rispetto a Torino.

5

� CROSS 2� RECUPERI 5� PASSAGGI 23

ALONSOUn tiro alto dopo 9 minuti, uno in porta, 6 cross. Forse il migliore tra chi giocava col viola.

5,5

� CROSS 6� RECUPERI 3� PASSAGGI 41

SAVICMorata ha preso in prestito la finta-Milito – da sinistra a rientrare – e lui abbocca sempre, anche nell’azione dello 0-2.

4,5

� CROSS 3� RECUPERI 7� PASSAGGI 34

M. FERNANDEZAttacco: va via a Sturaro in area ma perché non tira? Difesa: Pereyra e Vidal vanno a motore, lui a pedali. Travolto.

4,5

� TIRI 2� CONTRASTI 4� PASSAGGI 30

SALAHDribbla? Firenze applaude. Sbaglia? Applaude ancora, perché questo è amore. Però scorre lento come il Nilo e no, non accelera.

5

� TIRI 2� DRIBBLING 2� SPONDE 4

RODRIGUEZIl leader della difesa ha colpa doppia, quando si balla. Poi, a partita in ghiaccio, rischia il rosso di cattiveria.

4,5

� LANCI 2� RECUPERI 8� PASSAGGI 32

AQUILANIUnico italiano tra viola di 7 nazioni: sembrava al congresso dell’Onu. Al centro o a destra, sempre lento. Un tiro (fuori) sullo 0-3.

4,5

� TIRI 1� RECUPERI 4� PASSAGGI 31

BASANTAPereyra gli fa fare la figura della pietra di Stonehenge: fermo. Di più, salva col tacco su Morata ma rischia un rigore su Padoin.

4,5

� LANCI 10� RECUPERI 7� PASSAGGI 41

BORJA VALERORegala il pallone del primo gol a Marchisio e si sfoga con un pestoncino su Vidal a partita finita. Non è nel suo stile: male.

4

� CROSS 2� RECUPERI 6� PASSAGGI 64

DIAMANTIEntra e passa una mano di brillantina: due cross, un tiro in porta.

6,5

� DRIBBLING 4� CROSS 2� PASSAGGI 17

SOLTANTO NETOLIMITA I DANNIMOLTO MALE GOMEZE BORJA VALERO

MASSA Partita complicatina… Sbaglia colore su Morata – era da giallo – ma annulla due gol correttamente e decide bene sullo 0-3. Che bravo Di Liberatore quando vede Gonzalo in fuorigioco.

� TIRI 1 � PASSAGGI 9� SPONDE 4

«Noi si gioca in dieci», dicono in tribuna. Più o meno… Non vive nel paradiso del 9 però la partita passa (anche) dal suo errore in area nel primo tempo.

4

IL PEGGIOREGOMEZ

� PARATE 4� RINVII 6� PRESE ALTE 5

La parata più bella non è omologata perché Massa… non la vede. Poi ne aggiunge tre su Morata, Pereyra e Matri. Firenze triste: il migliore Viola è già della Juve…

6,5

IL MIGLIORENETO

LE PAGELLE di LUCA BIANCHIN

Outcoaching, dicono in America quando un allenatore stravince il duello. Ecco. Partita perfetta con Sturaro e Matri titolari: bene il tattico, meglio il motivatore.

STORARIUn tuffo su un missile «a sua insaputa» di Alonso: voleva crossare. Poi due parate e un’uscita nel finale per unirsi alla seratona.

8

6,5

IL TECNICOALLEGRI

JUVENTUS

7,5

� PARATE 4� RINVII 9� PRESE ALTE 1

PEREYRAUn’onda energetica. Trequartista, poi più largo, fa gol e domina il centrocampo della Viola.

7,5

� TIRI 2� DRIBBLING 3� PASSAGGI 30

PADOINSvizzero più dello svizzero: spinge alla Lichtsteiner e quasi guadagna un rigore. L’incubo Salah è rimasto a Torino, la città dei fantasmi.

6,5

� RECUPERI 5� CROSS 1� PASSAGGI 38

VIDALUn doppio espresso: entra forte, rincorre, rimonta e perde un solo vero contrasto. Per contrappasso, è con una taglia S: Salah.

7

� TIRI 1� CONTRASTI 6� PASSAGGI 31

MATRISu le mani di chi voleva Llorente: premio all’onestà. Fa il gol più importante e non spreca la seratona di Morata e Pereyra.

7

� TIRI 2� SPONDE 1� PASSAGGI 15

BONUCCIPrende la gomma e cancella Gomez, anticipato per cielo e per terra. Aggiunge il gol che chiude la partita: k.o. tecnico al 59’.

7.5

� TIRI 1� LANCI 8� PASSAGGI 52

MORATAIl migliore per una fetta di partita: si muove, fa giocare, salta Savic. Rosso eccessivo però, sullo 0-3, deve risparmiare l’entrata.

6,5

� TIRI 4� SPONDE 3� DRIBBLING 4

CHIELLININon di più perché urla in faccia a Massa, roba da rosso per maleducazione. Il resto è… Chiellini: nella zona del 3 non si passa.

6,5

� LANCI 6� RECUPERI 7� PASSAGGI 54

STURAROTamponato da Salah sul gol annullato: vale solo a football, la sua passione. Perde Mati solo una volta e va anche vicino al gol.

6,5

� TIRI 1� RECUPERI 4� PASSAGGI 19

COMANEntra, fa un giro di giostra e Allegri lo toglie per ragioni tattiche. Esce con la faccia strana.

s.v.

� TIRI 0� RECUPERI 0� PASSAGGI 0

SUPER MARCHISIOVIDAL OVUNQUEPEREYRA, NOTTEDA DOMINATORE

� CROSS 0 � RECUPERI 2� PASSAGGI 28

Il peggiore? Ma no, forse l’unico che non ha giocato una partita a cinque stelle. Il duello con Joaquin però è stravinto.

6,5

IL PEGGIOREEVRA

� LANCI 7 � RECUPERI 12� PASSAGGI 52

Gli hanno aggiunto una goccia di Pirlo: fa andare tutti a tempo giusto, scherma Salah e recupera il pallone dell’1-0. Salterà la finale: la Juve piange, la finale pure.

7,5

IL MIGLIOREMARCHISIO

DI LIBERATORE 6,5CARIOLATO 6

6

POSSESSO PALLA

52,1% 47,9%

JUVENTUSFIORENTINA

59 65

134 132

PALLERECUPERATE

PALLEPERSE

6252

LANCI

73TIRI NELLO SPECCHIO

PASSAGGI RIUSCITI

OCCASIONI CREATE PASSAGGI EFFETTUATIALTO 56,3 metriBARICENTRO MOLTO BASSO 40,1 metriBARICENTRO

84,7% 81,8%

1

19

22010

2814

3374

15 17

3019

3

3327

9

3237 23

8

209 10 452 429

fLA PARTITA AI RAGGI X

L’alberello di Allegrisi allarga con Padoine stritola Basanta1Senza Tevez, il 4-3-2-1 con Pereyra e Morata e le sovrapposizioni a destra ha regalato ai bianconeri la superiorità in contropiede

La Juve domina la sfida in mezzo al campo con l'aggressività dei tre centrali. Ma la chiave offensiva sta nel tridente che disegna Allegri, con Pereyra che spesso si allarga sulla fascia destra dove, sfruttando le sovrapposizioni di Padoin e le incursioni da dietro di Vidal,la Juve si apre un'autostrada. E il povero Basanta si trova preso in mezzo da tre frecce bianconere...

PEREYRA: cross 4MORATA: sponde 3

VIDAL: contrasti vinti 6

LA MOSSA TATTICA

PASSAGGIO

MOVIMENTO

Matri

Morata

Pereyra

Sturaro

Vidal 1

Marchisio

Vidal 2

Padoin

Vincenzo D’Angelo

I l mondo Juve è rimasto alungo in silenzio quando ie-ri nel primo pomeriggio ha

scoperto che il suo miglior mar-catore e leader dell’attacco Car-litos Tevez avrebbe saltato lasfida di Firenze per un affatica-mento muscolare. Molti avran-no pensato: «E ora come si fa asegnare almeno due gol in casadella Fiorentina?». Massimilia-no Allegri ha trovato un’inatte-sa contromisura, rinunciandoanche a Llorente per rispolvera-re Matri, il suo pupillo. All’in-gresso in campo Allegri eramolto sicuro di sé. E i suoi gio-catori hanno subito fatto capireperché. La Juve è partita cari-chissima, aggredendo la Fio-rentina nella sua metà campo eimpedendo agli uomini di Mon-tella il solito palleggio, che haportato un incredibile «zero»alla voce «passaggi filtranti po-sitivi». La Fiorentina ha giocato689 palloni in totale, contro i644 dei bianconeri e il centro-campo della Viola ha lavoratopiù sulle linee di passaggio (23intercettazioni contro le 17 del-la Juve). Ma non è bastato.

SORPRESA Ma la vera sorpresadella Juventus è stato il sistemadi gioco. Pereyra molto presto siè allargato a destra, con Morataa sinistra, è il modulo si è tra-sformato in un 4-3-2-1 (spesso4-3-3 puro). E a destra la Juveha sfondato sempre, con la for-

za fisica e la corsa di Pereyra eVidal (4 cross per il primo, 6 contrasti vinti per il secondo), esoprattutto grazie alle puntualisovrapposizioni di Padoin. Ilpovero Basanta è andato subitoin apnea lì a sinistra, sovrastatodalla velocità e dalle continueimbucate dei giocatori bianco-neri. Tanto per farvi capire: laJuventus ha recuperato 65 pal-loni, 12 con Marchisio, 9 conPereyra, 8 con Morata (prezio-sissimo anche nel lavoro di nonpossesso palla). Numeri cheesaltano la prestazione. Al con-trario del viola Borja Valero:per lui 6 recuperi (la metà delmiglior bianconero nella spe-cialità), maggior numero dipassaggi positivi (64 e 6 lanci negli 84 palloni giocati), senzariuscire ad essere minimamen-te decisivo per creare un’occa-sione da gol per i suoi.

DIFESA SICURA A proposito diaggressività. La Juve ha conces-so nulla a Mario Gomez, limita-to a 4 sponde, un tiro fuori dallospecchio, 9 passaggi postivi e10 palle perse in 72’. I centralibianconeri Bonucci e Chiellinihanno recuperato rispettiva-mente 6 e 7 palloni, hanno ag-giunto alla loro ottima prova 2 e4 intercettazioni e lanciato ver-so le proprie punte 8 e 6 volte.Solo Salah è sgusciato via unpaio di volte (due tiri in porta e4 sponde). Ma una volta presele misure, per la Juve è statotutto fin troppo facile.

© RIPRODUZIONE RISERVATAGDS

GDS

Primo pianoRRitorno semifinali Coppa Italia

1� la vittoria di ieri per la Juventus è stata la primanella sua storia in casa della Fiorentina in Coppa Italia (4 sconfitte e 3 pari nei precedenti)

0� le volte in cui la Juventus era riuscita a centrare una qualificazione — in Coppa Italiae nelle Coppe europee — ribaltando una sconfitta in casa

Simone Padoin, 31 anni FORTE

BABACARVedere nel riquadro Diamanti. Due tiri fuori, meglio degli attaccanti titolari ma non era difficile…

6

� TIRI 2� SPONDE 2� PASSAGGI 2

TOMOVICAltro che sette minuti finali. Con questa difesa, poteva fare il titolare…

s.v.

� CROSS 3� LANCI 1� PASSAGGI 10

OGBONNAArriva alla festa quando il deejay sta smontando. Sette minuti finali, poi chiudono.

s.v.

� LANCI 1� CONTRASTI 2� PASSAGGI 2

LLORENTEUn minutino per il cambio tattico… meno tattico della storia.

s.v.

� TIRI 0� RECUPERI 0� PASSAGGI 1

Page 5: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

5MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORTPrimo pianoRRitorno semifinali Coppa Italia

I Della Valle ripartono già: «Questa stagione rimane grandiosa. Dobbiamo reagire subito, restare coesi: arriveremo lontano»

Giovanni SardelliFIRENZE

L a sofferenza era ampia-mente prevista, l’elimina-zione decisamente no. La

vittoria dello Stadium avevascatenato la gioia del popoloviola, convinto di avercela qua-

si fatta. Montella invece aveva ipiedi incatenati al terreno.Consapevole del valore dei piùforti d’Italia. Un primo tempocosì però, forse non se lo aspet-tava nemmeno lui. «Sapevamodi affrontare una squadra fortefisicamente e tecnicamente –spiega il tecnico viola –. Non èandata come volevamo e lorohanno meritato pur essendoanche fortunati negli episodidella prima frazione. A cosa miriferisco? A qualche rimpallo equalche gol annullato, comequello di Salah. Per me la spin-ta sul giocatore bianconeronon giustifica quella caduta.Comunque gli errori vanno

sempre tollerati. Faccio piùfatica a capire perché gli ar-bitri accettano 5-6 giocatoriche protestano platealmen-te. Ci è stato detto che non sipuò, ma le altre squadre lofanno e non accade niente.Comunque, ripeto, lorohanno meritato».

NESSUN DRAMMA A inizioripresa un paio di lampi diGomez e Salah avevano fat-to sperare in un match piùequilibrato. Ma presto Bo-nucci ha preso i sogni viola eli ha sepolti dentro la portadi Neto. Troppa Juve per laFiorentina. Anche DiegoDella Valle, che guarda lapartita in tribuna accanto alsindaco Dario Nardella, pa-re incredulo. A fine gara pe-rò, il primo tifoso viola simostra sereno. «Avremmovinto volentieri – sorride lostesso Diego Della Valle –adesso pensiamo al campio-nato e all’Europa League.Dobbiamo rimanere forti ecoesi, abbiamo un ottimoallenatore ed una bella so-cietà. Se continueranno afare quello che sanno fare,arriveremo lontano».

REAGIRE I tifosi Viola si so-no macchiati dei cori suHeysel, Scirea e Pessotto.Ma tornando al campo, perspiegare quanto accaduto,tocca al patron Andrea Del-la Valle. «Purtroppo abbia-mo incontrato una grandeJuve, non rimprovero nullaalla squadra. C’è delusione,ci credevamo. E abbiamoiniziato bene la gara. Le as-senze a centrocampo hannoinciso sul risultato, ora dob-biamo reagire subito. Avreivoluto tornare a Roma dopola finale dello scorso anno,peccato. Ma la stagione ri-mane grandiosa».

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MONTELLA GIÙ«LA JUVENTUS

È STATA SUPERIOREE PURE FORTUNATA»

fAREA TECNICAL’ALLENATORE DELLA FIORENTINA

Il 7 giugno la finale di Coppa Italia, ma il 6 si assegna la Champions: arrivare a Berlino porterebbe all’anticipo della finale italiana

Fabiana Della ValleINVIATA A FIRENZE

I l sorrisetto è sempre lo stes-so, la filosofia pure. Massi-miliano Allegri ama ripete-

re che il calcio è uno sport sem-plice e non ha niente a che vede-re con l’astrofisica nucleare.

Quando c’è un pallone che roto-la tutto può succedere. Lui ci hasempre creduto, anche quandogli facevano notare che ribalta-re il risultato a Firenze, trasfer-ta tradizionalmente indigestaper i bianconeri, non sarebbestato semplicissimo. Max face-va spallucce e sorrideva, comequando qualcuno gli ricordavache avrebbe dovuto fare a menodi Pirlo e Pogba, o quando ha vi-sto Tevez alzare bandiera bian-ca (cosa che capita raramente),per un problema muscolare.«Se uno si infortuna ne gioche-rà un altro, tutti qui sono da Ju-ve». Chapeau, perché nessunoavrebbe potuto immaginare che

Matri non avrebbe fatto rim-piangere Tevez, che Pereyra,uno degli ultimi arrivati, avreb-be tirato fuori un carattere da leader, che Sturaro si sarebbebattuto come un leone. La Juvedi Conte iniziava e finiva a milleall’ora, quella di Allegri ha lostesso istinto assassino ma agi-sce in maniera diversa: sa quan-do è il momento di azzannare lapreda, ha un tempismo perfet-to. Senza 5 titolari non ha persoun briciolo della sua spregiudi-catezza. Max ha aggiunto un al-tro mattone al muro di credibi-lità che si è costruito in questinove mesi bianconeri. Non eramai arrivato in finale, il primoanno con il Milan si era fermatoin semifinale. Ci teneva a rag-giungerla, così come ci terrebbea diventare il tecnico della deci-ma Coppa. Per questo dopo lapartita con l’Empoli ha detto aisuoi: «A Firenze si gioca soloper la finale, nessuno deve ti-rarsi indietro». Allegri ha rega-lato loro una consapevolezzadiversa.

SENZA LIMITI «Abbiamo fattoun’impresa - dice il tecnico -.Durante l’anno abbiamo avutotante assenze ma questo grup-po ha valori importanti e sacompensarle». In finale la Juvedovrà fare a meno di Marchisio(era diffidato) e Morata (espul-so): «Morata non doveva rin-correre l’avversario, è un istinti-vo e queste malizie le deve an-cora imparare. Il rosso è ecces-sivo. Comunque recupereremoPogba e abbiamo tanti giocato-ri». La finale di Coppa Italia è inprogramma il 7 giugno, quelladi Champions il 6: «Beh, sareb-be bello farla spostare...». Per-ché no? Questa Juve non si po-ne più limiti. A dicembre la Juvea Firenze aveva fatto 0-0, un pa-reggio prezioso per lo scudetto.Ieri è diventata la città dellamission impossible. Ora il Fran-chi non è più così ostile.

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L’ALLEGRI DI COPPAÈ GIÀ IN CHAMPIONS

«SAREBBE BELLOSPOSTARE LA FINALE»

fAREA TECNICAL’ALLENATORE DELLA JUVENTUS

MERCATO

Dybala, incontro tra agenticon i bianconeri sullo sfondo1Meeting tra Triulzi e Mascardi per pianificare il futuro: l’Arsenal c’è, a Paulo però piace la Juve

Carlo Laudisa@carlolaudisa

Importante summit milane-se per pianificare il futuro diPaulo Dybala. Ieri l’agente

del cannoniere del Palermo Pier-paolo Triulzi ha incontrato in unalbergo del centro il managerGustavo Mascardi insieme ad al-tri loro collaboratori. Il faccia afaccia si è reso necessario in vistadegli imminenti incontri con ipretendenti italiani. Sullo sfon-do, si sa, c’è il forte interessa-mento dell’Arsenal. Ma è altret-tanto deciso il corteggiamentodella Juventus. E, guarda caso,la Joya ha già espresso in via di-screta la sua simpatia per i coloribianconeri, con la prospettiva digiocare in futuro al fianco di Car-litos Tevez. Non a caso venerdì

scorso Gustavo Mascardi è statomolto netto nella sua dichiara-zione a CalcioMarket su Gazzet-ta Tv: «Dybala ha importantiproposte dalla Premier League,ma io credo che il ragazzo e il Pa-lermo preferiscano che continuia giocare nel campionato italia-no». Non fa il nome della Juve,ma non dà chance particolari al-l’Inter.

IL DUELLO Eppure RobertoMancini non intende lasciare campo libero agli storici rivali. Iltecnico nerazzurro spera di po-ter convincere il Palermo ad ac-

cettare delle contropartite tec-niche. Ma, guarda caso, è lostesso percorso individuato daMarotta e Paratici. E su questopunto il dialogo è partito ormaida tempo. Perciò i nerazzurridevono scalare una montagna,considerando peraltro che la Jo-ya è impaziente di conoscere leemozioni della Champions Lea-gue. Opportunità, invece chel’Inter non può prospettare al-l’argentino in tempi brevi. Ieri idirigenti bianconeri erano presidall’impegno fiorentino di Cop-pa Italia, ma è da mettere in con-to a breve un incontro con i rap-presentanti del centravanti ar-gentino che ha il contratto inscadenza nel 2016. La recenteintesa raggiunta da Zamparinicon l’entourage del giocatore facredere che la trattativa possadecollare anche in poche setti-mane.

PRECEDENTE ITURBE La Juven-tus ha il pallino in mano sul fron-te italiano, anche perché né laRoma né il Napoli hanno sinorafatto passi significativi. Ma incorso Galileo Ferraris sanno al-trettanto bene com’è andata a fi-nire un anno fa per Iturbe. Anchein quell’occasione la Juve era innetto vantaggio, salvo poi cedereil passo ai giallorossi. Anche inquesto caso il Palermo sta facen-do di tutto per alimentareun’asta sul suo gioiello, mentre ibianconeri provano in tutti i mo-di a raffreddare la temperaturasenza però mollare la presa. È ilclassico gioco delle parti, insom-ma. Ma la fase di studio non puòdurare troppo a lungo. È vero chela Juve ha nel mirino altri obietti-vi, ma Dybala ha mille argomentiper farsi preferire. La storia entranel vivo, a prescindere.

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Paulo Dybala, 21 anni, attaccante del Palermo ANSA

Page 6: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

6 MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

PIRLO24 FEBBRAIO, JUVE-DORTMUND� Il regista bianconero il 24 febbraio è costretto a uscire durante l’andata degli ottavi di finale di Champions allo Stadium contro il Dortmund. La diagnosi per lui è di stiramento di 1° grado al polpaccio destro, da oggi torna ad allenarsi in gruppo

POGBA18 MARZO, DORTMUND-JUVENTUS� Nel giorno della grande impresa a Dortmund (0-3), l’unica nota stonata è proprio l’infortunio del ventiduenne francese, che si ferma nel corso del primo tempo: stiramento di secondo grado alla coscia destra e uno stop che durerà ancora un mese e mezzo

MARCHISIO27 MARZO, IN NAZIONALE� È il giorno della grande paura per il centrocampista, che si ferma durante l’allenamento a Coverciano. La prima diagnosi è di lesione del crociato e stop di 6-8 mesi, poi la situazione si ridimensiona: non c’è lesione. Marchisio ha giocato ieri a Firenze

TEVEZ E LICHTSTEINERIERI, VIGILIA DI COPPA � L’attaccante argentino e l’esterno svizzero si fermano prima della sfida di ritorno con la Fiorentina. Per l’Apache affaticamento muscolare ai flessori della coscia destra, stesso problema accusato da Lichtsteiner durante il riscaldamento della sfida con i viola

I 5 INFORTUNIDEI BIGBIANCONERI

� PARIGI (a.g.) Non è certo il Monaco visto ieri contro il Montpellier che può impensierire la Juve. La squadra del Principato rimedia solo uno scialbo 0-0, graziata da un rigore fallito da Barrios (7’ s.t.), mancando così l’aggancio del Marsiglia sul podio. Pochi gli spunti offensivi, proposti essenzialmente da Carrasco dialogando con Kurzawa. Sterile Moutinho, censurato come mediano basso, confusionario Martial in un attacco rassettato sul contropiede con l’ingresso di Berbatov nella ripresa. Arma tipica rimasta però inefficace. Jardim ha tenuto in panca Raggi, a riposo dopoi 90’ di venerdì, al rientro da due mesi di stop.MONACO-MONTPELLIER 0-0MONACO (4-2-3-1) Subasic 6;Fabinho 5,5, Wallace 7, Abdennour 5,5, Kurzawa 6; Moutinho 5, Toulalan 6; Dirar 5 (dal 16’ s.t., Berbatov 6), Silva 5 (dal 43’ s.t., Germain s.v.), Carrasco 6,5 (dal 33’ s.t., Matheus 5); Martial 5,5. (Stekelenburg, Raggi, Kondogbia, A. Traoré). All. Jardim.MONTPELLIER (4-2-3-1) Jourdren 6,5; Dabo 6,5, Hilton 7, El Kaoutari 7, Congré 6; Marveaux 6, Deplagne 6; Lasne 6 (dal 27’ s.t., Berigaud 5), Sanson 6,5 (dal 31’ s.t., Martin 6), Mounier 5; Barrios5 (dal 37’ s.t., Camara 6). (Ligali, Tiené, Saihi, Bakar). All. Courbis.ARBITRO Ennjimi 5,5.

L’EURORIVALE

Monaco opacoIl Montpellier però lo grazia

Tevez si ferma, Juve in allarmeMa il Monaco resta nel mirino1Un guaio muscolare alla coscia destra blocca l’argentino: si parla di uno stop di un paio di giorni. Problemi anche per Lichtsteiner, Pirlo va verso la panchina

Mirko GrazianoINVIATO A FIRENZE

V ia vai mica da riderenell’infermeria di casaJuve. Coinvolti pezzi

pregiati, e la cosa è poco rassi-curante a meno di una setti-mana dai primi 90 minuti con-tro il Monaco. Gli ultimi stopriguardano Tevez e Lichtstei-ner. L’argentino, in particola-

re, si è fermato nella rifini-tura di ieri mattina per unrisentimento muscolare.La Juventus ufficialmenteparla di forfait «a scopoprecauzionale, a causadel persistere di un affa-ticamento muscolare al

flessore della coscia de-stra». Problemini segnalatidallo staff medico già nellatarda serata di lunedì, mache non avevano bloccato la

convocazione dell’Apache.Ulteriori accertamenti verran-no comunque effettuati oggi.C’è ottimismo, si parla di unostop al massimo di un paio di

giorni, in ogni modo solo gliesami strumentali potrannochiarire del tutto una situazio-ne che inevitabilmente creanon poca apprensione appun-to in vista dell’andata deiquarti di Champions League inprogramma martedì prossi-mo. Lichtsteiner? Anche perlui problemi a una coscia, ac-cusati durante il riscaldamen-to.

E OCCHIO A PIRLO... Ai box c’ègià Paul Pogba, che molto pro-babilmente non potrà rientra-re prima di una quarantina digiorni. Insomma, il gigantefrancese deve sperare in unaJuventus in finale per tornare,in questa stagione, a giocarenell’Europa che conta. E anco-ra deve rivedere il campo An-drea Pirlo, fuori ormai da circaun mese e mezzo per lo stira-mento al polpaccio destro cheil 24 febbraio scorso lo misefuori causa nel primo tempo diJuve-Borussia Dortmund.«Siamo un po’ indietro con An-drea», ha detto Massimiliano

Allegri alla vigilia della tra-sferta di Firenze, spiegandoperò che «un uomo di tale clas-se può fare la differenza anchenon al cento per cento». Oggi ilgenio bresciano rientra ingruppo, domani forzerà ulte-riormente per capire se sia ilcaso di azzardare un rodaggiogià sabato sera a Parma. L’im-pressione, però, è che la situa-zione vada gestita con la mas-sima attenzione, con la più to-tale prudenza. E allora non èda escludere che Pirlo si rendasì disponibile per il Monaco,ma molto probabilmente par-tendo dalla panchina. Un per-corso un po’ più lungo per ave-re il ragazzo al massimo dellacondizione in occasione delladecisiva gara di ritorno, in pro-gramma a Montecarlo il 22aprile.

L’ALTRA TEGOLA... Insomma,con o senza Pirlo, la Juventusdovrebbe proporsi con il 3-5-2in Europa, a prescindere fral’altro dalle condizioni di Car-litos Tevez. Occhio però, comesegnalato in precedenza, an-che alla situazione fisica diStephan Lichtsteiner. Oggi leverifiche del caso e tanta pau-ra di perdere uno degli uominichiave in fascia, sia con la dife-sa a tre sia con il 3-5-2. Leeventuali alternative? Padoino Pereyra, quest’ultimo natu-ralmente solo in caso di cen-trocampo a cinque, mentre Pa-doin ha più volte dimostrato disaper fare il terzino puro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Carlos Tevez, 31 anni, 37 partite e 25 gol stagionali:17 in A, 6 in Champions e 2 in Supercoppa LAPRESSE

Andrea Pirlo, 35 anni: per lui in stagione 22 garee 4 gol FORTE

Primo pianoRRitorno semifinali Coppa Italia

Page 7: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

7MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

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Page 8: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

8

COSÌ AL SAN PAOLO, ORE 20.45 (ANDATA 1-1)

NAPOLI4-2-3-1

LAZIO4-2-3-1

TV Rai 1INTERNET www.gazzetta.it

ARBITRO Orsato di Schio

GUARDALINEE Tonolini-Passeri

QUARTO UOMO Rocchi

ALLENATORE: BENITEZ ALLENATORE: PIOLI

1. BERISHA

8. BASTA

3. DE VRIJ

33. MAURICIO

20. BIGLIA

16. PAROLO

6. S. MAURI

11. KLOSE

87. CANDREVA

7. F. ANDERSON

5. BRAAFHEID

11. MAGGIO

33. ALBIOL

88. INLER

14. MERTENS

17. HAMSIK

23. GABBIADINI

9. HIGUAIN

77. GARGANO

26. KOULIBALY

3. STRINIC

45. ANDUJAR

PANCHINA: 22 Marchetti

77 Strakosha, 85 Novaretti, 27 Cana

2 Ciani, 39 Cavanda, 17 Pereirinha

24 Ledesma, 32 Cataldi, 19 Lulic, 10 Ederson

34 Perea

SQUALIFICATI: B. Keita

DIFFIDATI: Basta, Cavanda, Klose, Pereirinha

INDISPONIBILI: Djordjevic, Gentiletti, Konko, Onazi, Radu

PANCHINA: 1 Rafael, 15 Colombo,

4 Henrique, 5 Britos, 31 Ghoulam, 19 Lopez,

8 Jorginho, 18 Zuniga, 7 Callejon,

16 De Guzman 24 Insigne, 91 Zapata

SQUALIFICATI: Mesto

DIFFIDATI: Gargano, Strinic, Jorginho, Albiol, Britos,

Inler, Gabbiadini

INDISPONIBILI: Michu

CENTIMETRI

LE CIFRE DEL NAPOLIDA DOVE TIRANO IN PORTA

CLASSIFICA TIRATORI

12

21

16

2

48

50

37

55

35

38

1

11

18

10

13%

TIRI NELLO SPECCHIO171

TIRI FUORI183

TIRI BLOCCATI102

GOL47

TOCCHI PALLA715.69

TOTALE PASSAGGI513.48

Higuaín

37Hamsik

26Callejón

23Zapata

15Mertens

12

% DI REALIZZAZIONE

CENTIMETRI

LE CIFRE DELLA LAZIO

TOCCHI PALLA

TOTALE PASSAGGI

DA DOVE TIRANO IN PORTA

CLASSIFICA TIRATORI

1 10

16

17

1 1

60

37

30

55

29

35

6

12

25

16%

GOL54

TIRI BLOCCATI94

TIRI FUORI166

TIRI NELLO SPECCHIO169

Candreva

38Felipe Anderson

25Parolo

23Mauri

18Klose

15

% DI REALIZZAZIONE

676.79

462.97

CENTIMETRI

Napoli è un tabù Lazio all’assalto

con le magiedi Anderson

1La squadra di Pioli sta benissimoma Benitez è stato l’unico a fermarla

La sfida si gioca in velocità e sulle fasceHiguain-Gabbia: caccia ai contropiede

Fabio Bianchitwitter @fabiowhites

V edi Lazio e poi risorgi. Si aspetta il terzoindizio per la prova che il Napoli sia la be-stia nera stagionale della Lazio. I numeri

questo dicono. C’è stata la vittoria in campionatoall’andata all’Olimpico con lafirma di Higuain. Il Napoli sta-va bene, il Pipita meglio e la La-zio sfogliava ancora la marghe-rita: grande squadra sì, grandesquadra no. Tutto nella norma-lità, niente da capire. Ma l’1-1ottenuto con pieno merito sem-pre a Roma dal ciuccio nella se-mifinale d’andata di Coppa Ita-lia fa piuttosto credere che Piolisoffra il gioco del collega Rafa.Perché il Napoli sta vivendo ilmomento peggiore della suastagione: nelle ultime sette ga-re di campionato ha raccolto lamiseria di 5 punti. Una vittoriacol Sassuolo, due pareggi conInter e Atalanta. Sempre in ca-sa. In trasferta un disastro. Ed èfinito distante otto punti dalterzo posto, guarda caso occu-pato dalla Lazio. Che invece stavolando: sono sette partite di fi-la che vince, incluso un sonoro4-0 alla Fiorentina concorrentediretta per l’Europa. In mezzo,c’è stato giusto l’intoppo Napo-li. E adesso c’è da tentare la ri-monta in trasferta. Meglio che non sia all’Olim-pico, visti i precedenti.

VAI DI CONTROPIEDE Cosa c’è nel gioco del Na-poli che la Lazio non digerisce? Benitez rispettoall’anno scorso ha puntato di più sulle riparten-ze, specialmente in trasferta. Ma non ha certo

tralasciato il possesso palla e le trame ricercate.Il motto potrebbe essere: ripartenze sì, ma congiudizio. La prova sono i quasi 514 passaggi dimedia partita. Sono parecchi. Più della Fiorenti-na, per dire, che fa della manovra continua il suofiore all’occhiello. E più della Lazio, che dà l’im-pressione di giocare più la palla: invece la suamedia di passaggi è 463. Forse la chiave della

sofferenza Lazio sta nel fattoche col Napoli non può sfrutta-re appieno alcune caratteristi-che perché sono più o meno lestesse e si annullano. Le fasce,per dire. Entrambe le sfruttano(oltre il 60% di media delleazioni vengono da lì), entram-be sono larghe: 48 metri il Na-poli, 47,5 la Lazio. Ed entrambecercano di non scoprirsi troppomantenendo il baricentro me-dio (52 metri il Napoli, 50 la La-zio).

FATTORE F E’ chiaro che la bat-taglia si svilupperà molto sullefasce. Benitez sembra orientatoa mettere Gabbiadini con Ham-sik e Mertens nel tridente die-tro Higuain. Non sarebbe unamossa offensiva: in questo mo-mento Gabbia ha molta piùgamba di Callejon. Pioli invecesi affida per le ali ai soliti Can-dreva e Felipe Anderson, siache opti per il 4-2-3-1 (conMauri tra loro) o il 4-3-3 (Lulicaffiancato a Biglia e Parolo e lo-

ro avanti con Klose). Da quando Felipe è sboccia-to diventando il magico Anderson, la Lazio vola.Ha trovato con un uomo solo più imprevedibilitàe più concretezza in zona gol. Dato l’1-1- dell’an-data, sarà ancora più decisivo segnare il primogol e Felipe con le sue geniali incursioni può tro-vare il pertugio in una difesa che, soprattutto al-

l’inizio, se ne starà ben chiusa. Pertugio da sfrut-tare in prima persona o da aprire per Klose.

CHIAVE PIPITA Nel Dna di Pioli tecnico c’è ungioco d’offesa, arioso e spettacolare. La Lazio èuna delle squadre che gioca meglio in serie A.Aveva il difetto di contemplare poco la fase di-fensiva. Sotto questo aspetto è molto miglioratae non tanto perché abbia modificato l’atteggia-mento. Biglia è salito in cattedra ed è diventatouna maestro della doppia fase: tampona e impo-sta come pochi altri. E l’aggiunta di Mauricio nelcorpo centrale della difesa è stata super azzecca-ta. Non a caso nelle 7 vittorie la Lazio ha subitosolito 2 gol. In mezzo a questo score fenomena-le, Higuain è riuscito a inserirsi ancora: suo iltiro per l’1-1- dell’andata per la deviazione vin-cente di Gabbiadini. Pipita sa dove andare a col-pire la corazzata di Pioli. Che fatalmente dovràscoprirsi più del normale per andare in cercadella rimonta. Anche per questo Benitez ha ri-af-fiancato Gabbiadini a Higuain. Con la squadraun po’ sotto tono, per usare un eufemismo, habisogno di benzina super per alimentare le ri-partenze e la concretezza sotto rete. E inseguirela terza finale in quattro anni, da campione incarica. Se la forma latita, la storia e la cabala sontutte per il Napoli.

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� Chi vince stasera tra Napoli e Lazio giocherà la finale dell’Olimpico il prossimo 7 giugno. In virtù dell’1-1 maturato al termine della gara di andata, il Napoli si qualifica anche pareggiando 0-0 (oltre che, come già detto, vincendo con qualsiasi risultato). Ma il pari senza reti è l’unico risultato di parità che permetterebbe alla squadra di Benitez di bissare la finale dello scorso anno. Con l’1-1 al 90’, infatti, sarebbe parità assoluta e la partita andrebbe ai supplementari (più eventuali rigori); con qualsiasi altro pareggio con gol (2-2, 3-3, 4-4, eccetera), in finale andrebbe la Lazio.

SI QUALIFICANO SE...

Il pari con 2 golpremia Pioli

Un contrasto nella sfida di andata tra i due leader di Napoli e Lazio. Gonzalo Higuain, 27 anni,in scivolata, contrasta Felipe Anderson, 21 ANSA

19Napoli e Lazio si sono sfidate 19 volte in Coppa Italia: i biancocelesti hanno vinto 8 volte, 7 i successi degli azzurri

Rafa Benitez e Stefano Pioli ANSA

IL NUMERO

Coppa ItaliaRRitorno semifinaliCoppa ItaliaR

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9MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

fL’ATTACCANTE DEL NAPOLI

Entusiasmo e fiduciaÈ la notte del Gabbia L’uomo più in forma vuole la prima finale1Manolo è stato spesso ignorato da Benitez, ma l’attacco è in crisi e adesso lo spagnolo punta su di lui. E con il Pipita è stato decisivo all’andata

IL CONFRONTO

GABBIADINI* KLOSE

Dati relativi al campionato

PALLE PERSE

6.45 6.69

PASSAGGI POSITIVI

11.09 9.73

PERCENTUALE REALIZZATIVA

18

38

TIRI DA FUORI

0.121.18

PALLE RECUPERATE

1.352

CROSS

0.421.55

OCCASIONI CREATE

0.620.82

DRIBBLING

0.420.36

TIRI NELLO SPECCHIO

0.581

RETI (media a partita)

0.350.27

* a Napoli da gennaio

CENTIMETRI

fL’ATTACCANTE DELLA LAZIO

Lui sa come si fa Klose non è stanco,va ancora fortee pensa alla 14a volta 1Il tedesco ha giocato 13 finali, comprese quelle di Mondiali, Europei e Champions. I biancocelesti si affidano ai gol del 36enne: 8 negli ultimi 3 mesi

Mimmo Malfitano INVIATO A CASTELVOLTURNO (CE)

P er lui sarebbe la primavolta, un inedito. Tutto di-penderà da quello che ac-

cadrà stasera, al San Paolo. Se ilNapoli dovesse battere la Lazio,accederà alla finale di CoppaItalia, un evento del tutto nuo-vo per Manolo Gabbiadini chein questi pochi anni di carriera(Atalanta, Cittadella, Bologna eSampdoria) non ha mai vissutoprima. Il momento, comunque,è particolare, la sconfitta rime-diata sabato santo, a Roma, hacreato tanta diffidenza intornoalla squadra. Le chiacchiere chearrivano da Castelvolturno nonfanno più presa sulla gente, de-lusa e sconfortata dai risultati edall’atteggiamento di tecnico egiocatori. Difficile accontentar-si della semplice prestazionesufficiente quando poi il risul-tato finale è negativo: un con-

cetto sul quale batteva mol-to Walter Mazzarri per

provare a risollevarel’ambiente dopoqualche sconfitta eche per questo mo-tivo veniva spessobacchettato dalla

critica. Il tempo hadimostrato che a di-

stanza di due anninulla è cambia-to, che anche Be-

nitez si aggrappaalle prestazioni per giusti-

ficare il probabile fallimen-to in campionato.

ADESSO GABBIADINI Di si-curo, l’allenatore spagnolonon potrà chiudere nuova-

mente gli occhi davanti allacrisi dell’attacco e continuare aignorare Manolo Gabbiadini.Stasera, infatti, toccherà pro-prio all’ex sampdoriano il ruolodi seconda punta, al fianco diGonzalo Higuain. E non avreb-be potuto scegliere diversa-mente, perché Gabbiadini è il

giocatore più in forma che iltecnico si ritrova a disposizio-ne. Per troppe settimane ha vo-luto insistere su uno dei suoi, suJosé Maria Callejon, quasi co-me si sentisse obbligato a farlogiocare. Aveva avuto un atteg-giamento simile con MarekHamsik, salvo poi relegarlo inpanchina nelle ultime tre parti-te. Oltre a Gabbiadini, contro laLazio anche il centrocampistaslovacco ritornerà in campo dalprimo minuto.

DECISIVO ANDATA Bisogneràritrovarsi, dunque, negli ultimi20 metri, in quella parte di cam-po dove il Napoli ha sempreprevalso e che nelle ultime set-timane continua a penare per lamancanza di concretezza sotto-rete. Con Gabbiadini e Higuainla squadra avrà a disposizione ilmassimo del potenziale offensi-vo e l’entusiasmo del primo po-trebbe contagiare anche il Pipi-ta, sempre più nervoso e con-trariato per i risultati e le pre-stazioni dei compagni. Nellagara d’andata, furono proprioloro due a costruire l’azione cheportò al pareggio dopo il gol diKlose: il tiro-cross dell’argenti-no trovò la deviazione vincentedell’ex sampdoriano che è ser-vita per dare un senso a questagara di ritorno che potrebbeaprire alla terza finale in quat-tro anni. Ma si tratterebbe sol-tanto di un contentino dopo iproclami della scorsa estate,quando De Laurentiis parlò discudetto e Champions League,senza la quale Higuain andràvia: i media londinesi lo dannoall’Arsenal dal prossimo luglioper un investimento di 45 mi-lioni di euro. Le due settimaneche verranno daranno un’indi-cazione attendibile di quelloche sarà la stagione del Napoli.E da quel momento potrebberopartire le grandi manovre dimercato. Benitez, Higuain, Cal-lejon, Mertens, Hamsik: il lorofuturo è tutto un enigma.

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Stefano Cieri ROMA

L a Lazio insegue l’ottava fi-nale di Coppa Italia e si af-fida all’uomo che più di

tutti ha dimestichezza conquesto genere di partite: Miro«Mito» Klose. Che di finali, incarriera, ne ha giocato addirit-tura tredici, vincendone sette eperdendone sei. E non finaliqualsiasi, perché nell’elenco fi-gurano due finali dei Mondiali,una degli Europei e una diChampions League, roba in-somma che qualsiasi calciatoresogna di poter giocare anchesolo per un minuto. Se non èun esperto lui di questo generedi partite chi lo è?

COLLEZIONE INFINITA Finalidi Mondiali, di Europei e diChampions, ma anche di coppenazionali, che è poi l’argomen-to in questione. Una finale diCoppa Italia il tedesco l’ha giàdisputata (e vinta) due anni fa,nel derby con la Roma decisoda Lulic. Nella sua Germaniane ha giocate tre: una (perden-dola) con il Kaiserslautern, lealtre due con il Bayern (vincen-dole entrambe). E poi ci sonole Supercoppe: una di Germa-nia con il Bayern (vinta) e unaitaliana con la Lazio (persa). Cisono anche le coppe di Lega te-desche (che fino a qualche an-no fa sostituivano la Supercop-pa): Klose ne ha giocate tre,vincendone due (una col Wer-der e una col Bayern) e perden-done una (col Werder). Lequattro finali nobili hanno in-vece sorriso al tedesco in unasola occasione, quella dellascorsa estate in Brasile, quan-do la sua Germania trionfò alMaracanà sull’Argentina. Inprecedenza erano state solodelusioni: al Mondiale 2002(finale persa col Brasile), a Eu-ro 2008 (finale persa con laSpagna) e nella Champions2010, quando al Bernabeu l’In-

ter di Mourinho trionfò sul suoBayern. Tredici finali sono, inogni caso, una cifra da record.E, volendo, ce ne sarebbero al-tre che potrebbero essere con-teggiate. Una Supercoppa diGermania del 2008 che la Legatedesca però non riconobbeperché era in atto una riformadella competizione (Klose laperse col Bayern) e poi le duefinali per il terzo posto giocatedalla Germania al Mondiale2006 e a quello del 2010 (il la-ziale giocò e vinse soltanto laprima).

A CACCIA DELLA 14 Stasera alSan Paolo il Totem biancocele-ste insegue quindi la quattordi-cesima finale. Nella gara di an-data di un mese fa aveva prova-to a ipotecarla con il gol chesbloccò la gara poco dopo lamezzora del primo tempo. Ilsuccessivo pareggio di Gabbia-dini ha messo le cose in salitaper la Lazio. Ma se Klose fa ilKlose l’impresa è possibile perla squadra di Pioli. Da quandoè tornato stabilmente titola-re (anche grazie all’infor-tunio di Djordjevic) ilcampione del mondoha ricominciato a se-gnare con teutonicapuntualità. Negli ultimitre mesi sono stati infattiotto i suoi gol (sei in cam-pionato e due in Coppa Ita-lia). Curiosamente, il suonuovo corso stagionale (fi-no a metà gennaio avevarealizzato soltanto quattrogol, uno in Coppa Italia etre in campionato) è inizia-to proprio in Coppa Italia,con la rete segnata al To-rino agli ottavi di finale.Una media realizzativadegna di un ragazzino enon di un quasi trentasettenne.Che, tuttavia, non ha ancorasmesso di inseguire quelle par-tite dal sapore unico e dal fasci-no inconfondibile. Le finali,appunto.

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MANOLO GABBIADINI 24 anni, acquistatodal Napolia gennaio LAPRESSE

MIROSLAV KLOSE 36 anni, alla Lazio dal 2011. Arrivò dal BayernD’ANNIBALE

Gianluca Monti NAPOLI

G rande attesa in città e at-mosfera calda stasera alSan Paolo per Napoli-La-

zio. Non accadeva dalle notti diChampions, l’obiettivo che Ra-

fa Benitez rischia di farsi sfug-gire a meno che la sua squadranon riesca a vincere l’EuropaLeague o a centrare il terzo po-sto in campionato. Otto puntipiù avanti del Napoli c’è la La-zio, ma stavolta si riparte dal-l’uno ad uno dell’andata: «Noiaffrontiamo ogni partita conl’idea di vincere — ha detto Be-nitez —, anche se può darsi chealla fine il pari dell’Olimpico ri-sulti importante. Dobbiamomostrare carattere, personalitàe maturità». Doti che nell’ulti-mo periodo non si sono viste:«Non sono contento, ma lasquadra crea e gioca bene — si

è difeso Rafa —. Certo, dobbia-mo fare di più. Alcuni episodinon mi hanno convinto (con ri-ferimento alle decisioni arbi-trali, ndr) e poi ci mancano for-tuna e fiducia». Benitez haspiegato che chiuderebbe glistadi dinanzi a striscioni comequelli visti a Roma e nicchiatosulla formazione: «Insigne stabene, come del resto Zuniga.Hamsik è a disposizione, mac’è anche Gabbiadini da pren-dere in considerazione». In-somma, più dubbi che certez-ze. Ballottaggio a sinistra traStrinic e Ghoulam mentre tor-nano titolari Inler e Koulibaly.Da segnalare che il Napoli si ècostituito parte civile nel pro-cesso che vede imputata l’exassessore allo sport Pina Tom-masielli per peculato e sostitu-zione di persona in relazione aibiglietti che l’assessorato allosport riceveva dal club azzurroper assistere alle partite.

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Rafa con più dubbiKoulibaly e Inler tornano tra i titolari1Rebus sulla trequarti e sulla fascia sinistraLo spagnolo: «Non sonocontento, ci mancano fiducia e fortuna»

Nicola BerardinoINVIATO A FORMELLO (ROMA)

U n pieno di entusiasmobiancoceleste ieri po-meriggio alla stazione

Termini. Sono arrivati in tre-mila per salutare la squadra

di Pioli in partenza per Napoli.Un bagno di folla che descrivebene l’atmosfera che avvolge laLazio, salita in campionato al terzo posto (a un punto dallaRoma) e giunta alla settima vit-toria consecutiva.

FORMAZIONE MIGLIORE CosìPioli si sta orientando verso laconferma della formazione chesabato ha vinto a Cagliari. Conuna sola deroga: tra i pali, comein tutte le altre gare di Coppa, cisarà Berisha al posto di Mar-chetti. Ma qualche dubbio re-sta. Così, per sostituire l’infor-tunato Radu, la conferma di

Braafheid potrebbe svanire avantaggio di Cavanda. Inoltre,le quotazioni di Mauri, schiera-to sabato nel mezzo del tridentedi trequartisti alle spalle di Klo-se, devono fronteggiare le can-didature di Lulic e Cataldi. Per ilbosniaco, diventato un’iconaper i biancocelesti dopo il golche diede la Coppa Italia nellafinale del 2013 contro la Roma,si tratterebbe del ritorno da ti-tolare dopo 3 mesi causa infor-tunio. Mentre con l’azzurrino diDi Biagio, schierato al Sant’Elianelle ripresa, si ripristinerebbela mediana ben rodata negli ul-timi mesi. Con l’uno o con l’al-tro il modulo passerebbe dal 4-2-3-1 al 4-3-3. Un’ipotesi cheperò potrebbe realizzarsi anchea gara in corso, proprio come èaccaduto sabato a Cagliari. AlSan Paolo serve assolutamentesegnare: la Lazio è riuscita afarlo nelle ultime 8 gare, tracampionato e Coppa.

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In 3 mila a salutarePioli & co. a TerminiIn porta c’è Berisha 1Entusiasmo tra i tifosi biancocelestiCavanda, Lulic e Cataldi in ballo sino alla fine

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Con Mancini e Zanetti telefono sempre caldoE Javier passa sempre più spesso alla Pinetina

Moratti, che

Il piano per tornare... al Massimo1Pellegrini, Tronchetti Provera, fondi e investitori anglo-americani, azionariato popolare: questa l’idea di Moratti per soccorrere l’Inter. In accordo con Thohir che potrebbe sfilarsi

Il vicepresidente Javier Zanetti, 41 anni, alla Pinetina con Roberto Mancini, 50 GETTY IMAGES

fI SUOI UOMINI

Andrea Elefante

P er non esagerare con le suggestioni: la pre-senza più costante di Javier Zanetti alla Pi-netina negli ultimi tempi non è da collega-

re direttamente, e tantomeno esclusivamente, alpossibile riavvicinamento, anche sostanziale, diMassimo Moratti all’Inter. Altrettanto ovvio: ilfatto che in panchina ora sieda Roberto Mancininon si può considerare un motivo di per sé vinco-lante per convincere l’ex presidente onorario atornare in prima persona al capezzale dell’Inter.Semmai un incentivo in più, ma non determinan-te. Idem per Mancini: il fatto di riavere Moratticome punto di riferimento più vicino non gli ba-sterebbe a prescindere per sentirsi maggiormen-te tutelato. Però magari lo aiuterebbe a ripartirecon ancora maggior entusiasmo e coinvolgimen-to. Tanto più se il «ritorno» del petroliere coinci-

desse in tempi brevi con una maggiore soliditàeconomica del club: il tecnico non ha mai fattomistero della necessità di ulteriori, importanti,investimenti per cambiare faccia alla squadra.

RICONOSCIMENTO La centralità di Zanetti è tor-nata a manifestarsi gradualmente, in particolareda quando è arrivato Mancini: conseguenza diun riconoscimento più tangibile del suo ruolo divicepresidente, oltre che della difficoltà attraver-sata da squadra e club. Nessuno come l’ex capita-no ha maturato altrettanta esperienza, a propo-sito di momenti delicati del pianeta nerazzurro:per Thohir è stato naturale chiedergli di garanti-re una presenza più costante; per lui è stato auto-matico sentirsi in dovere di vivere il più possibileda vicino questa realtà complicata; per Mancini èstato quasi ovvio, a volte, chiedere il parere a chiper 4 anni è stato un suo giocatore: l’unico «pez-zo» rimasto di quella sua Inter, a parte ovviamen-

te il più (per ora) defilato Moratti.

CONFRONTI Sta di fatto che i contatti Moratti-Zanetti, come quelli Moratti-Mancini, nel temposono rimasti un’abitudine. Più o meno frequente,ma comunque intatta. E la delicatezza del mo-mento fa pensare che ora i loro confronti sianomeno occasionali e più mirati. Per quanto Morat-ti a lungo si sia quasi imposto un sano distaccodalle cose nerazzurre, il suo animo di tifoso pre-occupato lo porta a cercare, o comunque ad ave-re, un aggiornamento attendibile sulla situazio-ne «da dentro». E data la saltuarietà dei rapportidiretti con Thohir, e quelli praticamente azzeraticon Fassone e Ausilio, i referenti più «naturali»possono essere stati proprio Zanetti e Mancini.Che, quando dovesse succedere, saranno anchefra i primi a sapere di un Moratti di nuovo più«padrone» dell’Inter. Se non lo sanno già.

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Luca Taidelli@LucaTaidelli

A un anno e mezzo dall’in-sediamento di ErickThohir come nuovo pre-

sidente e azionista di maggio-ranza, Massimo Moratti stapensando di rimettere le maninell’Inter e ha dato mandato auno studio legale di verificarela possibilità di coinvolgere an-che i tifosi con una forma diazionariato popolare. Per ora èsoltanto un’idea, uno studio difattibilità sotto la pressione diamici più o meno importanti

che sentono la mancanza diuna presenza costante accantoall’Inter. Però l’idea c’è, e il ru-more della possibile rivoluzio-ne sarebbe già arrivato anchenello spogliatoio.

PELLEGRINI E PIRELLI L’opera-zione per tanti motivi non èsemplice, anche perché nonprevederebbe un investimentoin prima persona da parte delpetroliere, ma il tentativo dicoinvolgere qualche interistastorico. In primis Ernesto Pelle-grini, dal quale aveva compratol’Inter nel 1995, che giusto inun’intervista alla Gazzetta dello

Sport si era detto pronto ad aiu-tare la società se ce ne fosse sta-to bisogno. Ma non è da esclu-dere anche l’intervento di unamico e sponsor come MarcoTronchetti Provera, visto che ilrecente passaggio di Pirelli inmani cinesi ha fatto tornare altol’appeal per il marchio neraz-zurro. Lo step decisivo sarebbecomunque quello legato a fondie investitori tra l’Inghilterra egli Stati Uniti: Moratti ha datomandato ai suoi uomini di fidu-cia di capire se in quei mercatisarebbero reperibili risorse suf-ficienti per pensare poi di ri-prendere in prima persona le

redini del club. E sarebbeun’operazione di architetturafinanziaria simile a quelle di cuisi è avvalso lo stesso Thohir.

E THOHIR? Il tutto dovrebbepassare da un accordo con ET,che per statuto non è tenuto avendere ma che potrebbe ancheavere interesse a uscire «inden-ne» da una situazione che si starivelando molto più complicatadi quanto pensasse all’inizio,quando rilevò un marchio fa-moso in tutto il mondo che rite-neva non sfruttato a dovere. Ipaletti dell’operazione finan-ziaria messa in piedi dal tycoon

- mega prestito di 230 milioni,la scorsa estate, senza trascura-re i 60 che sta per mettere ora -erano già stretti con la qualifi-cazione in Europa. Così, conuna squadra che langue al nonoposto in classifica, si restringe-rebbero ancora di più.

UN ABITO NON SUO Ma cosaspingerebbe Moratti a questamossa? Quello che è stato per18 anni il patron del club si ri-trova da qualche tempo di fron-te a un bivio. Fino a non moltotempo fa prevaleva la tentazio-ne di cedere anche il 29,5% del-le quote rimaste in mano alla

Decisiva la pressione di amici e innamorati: così l’Inter pare «sola», le serve più passione

Un coinvolgimento dei tifosi è fattibile? Il mandato a uno studio legale per verificarlo

LA CHIAVE

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Serie AR

TRA PAPA’ E RONIEINTER DI CAMPIONI� 1 Massimo Moratti, 69, col padre Angelo. 2 Con Ernesto Pellegrini. 3 In trionfo con la Champions, il 22 maggio 2010. 4 Il giorno del primo scudetto vinto sul campo, nel 2007. 5 Con Ronaldo, il suo acquisto più scintillante REUTERS/AFP/DFP

I SUOI TROFEIScudetti

05-06 06-07 07-08 08-09 09-10

Coppa Italia

04-05

Supercoppa Italiana

Coppa Uefa

Champions League

Mondiale per club

97-98

09-10

2010

05-06 09-10 10-11

2005 2006 2008 2010

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GDS

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11MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

voglia di Inter!

famiglia dopo il grande passodel 15 novembre 2013. La partedi quello che partecipa, ma nondecide, non gli si addice. Si èsforzato in tutti i modi di vestireun abito non suo, augurandosiche il nuovo corso più aperto al-la globalizzazione rialzasse lesorti di un club cui lui ha datoanima e denaro, anche se in al-cuni settori strategici - il com-merciale su tutti - non aveva sa-puto (per sua stessa ammissio-ne) sviluppare una strutturaadeguata al mondo che cambia.

VICINO ALLA SQUADRA Mo-ratti si è sempre augurato che lanuova proprietà, oltre che svi-luppare marketing e merchan-dising, trovasse anche il mododi fare una grande squadra e te-nesse sempre presente il suomantra: l’Inter è dei tifosi. Siaugurava anche una maggiorevicinanza e proprio questo - an-che su pressione di una parte dimondo nerazzurro - è quelloche lo ha fatto riflettere. So-prattutto negli ultimi giorni. Perché di fatto al capezzale diun malato grave come si è rive-

lata sabato la squadra non c’era(quasi) nessuno, con Thohirche non potrà essere a Milanoprima del 19 aprile (giorno delderby) e il management stra-niero che per diversi motivi nonha la passione che avevano Mo-ratti e alcuni suoi uomini. E suquesti tasti hanno battuto nelleultime settimane le personesempre fedeli al motto «l’Interagli interisti».

IL MANAGEMENT Tra le tantetessere che dovrebbero andarea posto, per concretizzare quel-la che resta una tentazione, c’èanche la compatibilità tra un ri-torno di Moratti e una nuovastruttura societaria voluta e im-plementata da Thohir. Ma an-che questo potrebbe essere unnon problema: tra i motivi chespinsero Moratti al grande pas-so c’era anche l’esigenza di dareal club una struttura più snella,efficace e internazionale. Orache è successo, per MM sarebbeancora più facile tornare in sel-la, cambiando relativamentepoco dei nuovi quadri societari.

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POSSIBILIPARTNER

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Marco Iaria@marcoiaria1

L’ Inter che ha in menteMassimo Moratti - ilcosiddetto azionariato

diffuso - sarebbe un unicumnel panorama italiano. Da noivige ancora un sistema pa-triarcale, legato a un certo ro-manticismo e un po’ fuori daltempo: l’uomo solo al coman-do, una gestione quasi famili-stica, i cda a immagine e so-miglianza del padrone. Suventi club di Serie A ben 16hanno un azionista unico, al100% o quasi. Poi c’è la stessaInter che Moratti cedette anovembre 2013, per il 70%,alla cordata indonesiana diThohir attraverso un aumen-to di capitale riservato da 75milioni, conservando il29,5% (il restante 0,5% è inmano a Pirelli e altri). E fannostoria a sé le tre quotate inBorsa - Juve, Roma e Lazio -che sono nelle mani salde del-la famiglia Agnelli (Exor al63,8%), di Pallotta (Neep Ro-ma al 79%), e di Lotito (LazioEvents al 67%), con il restodelle azioni che fanno partedel flottante a Piazza Affari.

RIVOLUZIONE Adesso Mo-ratti, che in passato ha incar-nato così intensamente la fi-gura del mecenate, vorrebbeallargare la base azionariadell’Inter e trasformarla inuna proprietà mista: impren-ditori, fondi d’investimento,tifosi. E’ un modello, questo,che in Italia non ha mai attec-chito perché presupponecambiamenti radicali nellavita delle società, sotto molti

punti di vista: trasparenza ge-stionale, diritti delle minoranze,ricerca della profittabilità oquantomeno dell’equilibrio con-tabile. Moratti è il primo a sape-re quanto costa tenere in vita unclub come l’Inter: nel suo lungoregno di 18 anni e anche succes-sivamente, in qualità di socio diminoranza, è arrivato a versarenelle casse nerazzurre la bellez-za di quasi 1,3 miliardi di euro.Un’Inter ancora fuori dallaChampions, e dai suoi lucrosiproventi, grava sui soci 60, 80,anche 100 milioni all’anno, spe-cie se non si vuole venire menoagli investimenti necessari per

tornare competitivi. Si tratta diun impegno non indifferente perchiunque sia attratto dall’idea disalire sulla nave nerazzurra. Nesa qualcosa Thohir che, dopoaver messo in pegno gli assetpregiati del club per rifinanziareil debito da 230 milioni senzafarlo gravare su di sé, non si èpotuto sottrarre all’erogazionedi un secondo prestito a distan-za di nemmeno dodici mesi: do-po i 22 milioni (con interessi al-l’8%) del 2014, ecco i 60 di que-sti giorni.

CONVENIENZE I fondi, che sonoper loro natura interessati solo alritorno dall’investimento, po-trebbero presentarsi al capezza-le di un’Inter che versa in similicondizioni? Sarà dura. Ma Mo-ratti ci proverà. E chissà che nongli riesca anche di mettere inpratica una qualche forma diazionariato popolare che la Ro-ma, all’epoca dei Sensi, caldeg-giò giusto un decennio fa. Lapassione dei tifosi non manca.Bisogna trovare la formula perraccattare denaro.

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ERNESTO PELLEGRINI� Presidente dal 1984 al ‘95L’imprenditore milanese ha fondato il suo impero sulla ristorazione collettiva. Comprò l’Inter da Ivanoe Fraizzoli nell’84 per venderla a Moratti nel 1995. Alla Gazzetta aveva detto di voler aiutare il club FOTOGRAMMA

fLA SITUAZIONE

Tutti i dubbi di ThohirGià spesi 82 milionie l’Europa è lontana 1I ripensamenti dell’ indonesiano potrebbero favorire il ritorno di un nuovo Moratti: da mecenate a catalizzatore di capitali

70la percentuale delle azioni interiste dal novembre 2013 in mano a Erick Thohir e al suo socio Handy Soetedjo

IL NUMERO

Il presidente Erick Thohir, 44 anni, con Massimo Moratti, 69 ANSA

MARCO TRONCHETTI � L’amico e sponsorIl presidente di Pirelli, amico fraterno di Moratti, potrebbe dare il suo contributo attraverso la nuova proprietà cinese del gruppo Bicocca. In Asia infatti il calcio è in continua espansione e Pirelli èmain sponsor nerazzurro ANSA

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12 MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Insulti alla madre di Ciro Chiusa la Curva Sud Pallotta: «Ultrà idioti»1Un turno di stop per gli striscioni, la Roma è indecisa sul ricorso. Il presidente: «Puniti per pochi fottuti tifosi»

Andrea PuglieseROMA

«F ucking idiots and as-sholes». Li definiscecosì, «fottuti idioti e

stronzi». Senza giri di parole. Èla reazione di James Pallotta,presidente della Roma, verso gliautori degli striscioni di sabatocontro Antonella Leardi, lamamma di Ciro Esposito, du-rante Roma-Napoli. Striscioniche (insieme ai cori discrimina-tori) ieri hanno portato allachiusura per una gara dellaCurva Sud, da scontare in Ro-

ma-Atalanta del 19 aprile.

QUI BOSTON Dopo aver telefo-nato personalmente alla Leardi,Pallotta ieri ha parlato a RomaRadio, prendendo una posizio-ne netta: «Siamo frustrati e de-lusi per questa decisione. Comeclub non possiamo fermare tut-to questo: gli steward nello sta-dio non hanno l’autorità per in-tervenire in simili situazioni. Al-l’esterno abbiamo bloccato ognistriscione, ma dentro non ab-biamo nessun controllo sulla si-curezza che è l’unica a doverscegliere di intervenire. Non ègiusto che i nostri tifosi siano

puniti per colpa di pochi fottutiidioti e stronzi della Curva Sud.E sono sicuro che la maggiorparte dei tifosi della Roma si siastufata di loro. Ora sta non soloa Roma ma a tutta Italia provarea farli smettere. Stiamo facendotante e grandi cose contro bulli-smo, violenza e razzismo conRoma Cares, a cui donerò unmilione di euro per continuarecontro queste idiozie». Quel mi-lione sarà personale, di Pallotta,con Roma Cares che fa tante co-se, tra cui portare i giocatorinelle scuole e riempire lo stadiodi bambini il 3 maggio, con tut-ta una serie di striscioni contro

bullismo, razzismo e diversità.

QUI NAPOLI Sul provvedimentosi è espressa anche Antonella Le-ardi: «Le parole di Pallotta? Sicu-ramente meglio del silenzio. Midispiace che i veri tifosi ne paghi-no le conseguenze. Inviterei gliautori degli striscioni a farsi ungiro negli ospedali per vedere lasofferenza, ad interessarsi allavita sociale, magari può donargliun po’ di gioia». Molto più duro esingolare il parere di Angelo Pi-sani, l’avvocato della famiglia:«Provvedimento vergognoso,quelli della Figc dovrebbero di-mettersi. Devono solo far rispet-tare leggi e regole, la Roma dove-va essere penalizzata».

TESI DIFENSIVA Ora la Romaha sette giorni per decidere sepresentare ricorso o meno controla squalifica del settore. A Trigo-ria da una parte c’è la voglia dinon fare passi ufficiali per que-stioni etiche, dall’altra la necessi-tà di tutelare tutti quei tifosi checon quegli striscioni non c’entra-no nulla e che saranno penalizza-ti (la Curva Sud ha circa 14milaabbonati). Nel caso si decida diprocedere, la tesi difensiva verte-rà soprattutto su tre capisaldi: leeventuali responsabilità di chidoveva controllare l’ingresso de-gli striscioni tra le istituzioni, lasproporzione tra la responsabili-tà oggettiva (della Roma) e quel-la eventuale diretta degli autori(che per il tipo di striscione po-tranno essere sanzionati solo conuna multa e non con il Daspo) e iprecedenti striscioni, sempre so-lo multati. Quelli juventini sullatragedia di Superga («Quandovolo penso al Toro», «Noi di Tori-no orgoglio e vanto, voi solo unoschianto»), quelli napoletani del-l’andata («Ogni parola è vana. Seoccasione ci sarà, non avremopietà») e quelli contro Raciti inCatania-Chievo. Sempre che laRoma al ricorso ci arrivi.

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Uno degli striscioni esposti dalla Curva Sud contro la mamma di Ciro Esposito in occasione di Roma-Napoli ANSA

LE INDAGINI

Niente Daspo,ma «squalifica»dei responsabili?

Valerio Piccioni

N essuna notizia ufficiale, anzi massi-mo riserbo. Ma la Digos sarebbe vici-na all’identificazione delle persone

che reggevano in curva Sud il vergognosostriscione contro la mamma di Ciro Esposi-to.

NIENTE DASPO, MA... Viene esclusa l’applica-zione del daspo di gruppo. Naturalmentechi ha introdotto lo striscione e lo ha espo-sto incorrerà invece in una violazione am-ministrativa (segnalazione o multa) per lostriscione non autorizzato. Ma, è il senso diun approfondimento compiuto in Federcal-cio che va oltre il caso singolo di sabato, cisono anche altri strumenti: la Roma, in pre-senza ovviamente dell’identificazione deiresponsabili, potrebbe far scattare, di frontealla violazione del «regolamento d’uso dellostadio», la «squalifica» di chi ha esposto lostriscione. Per esempio annullando il suoabbonamento o la richiesta di un biglietto:una specie di daspo di fatto, seppure soloper questo finale di stagione.

LA LEGGE Più complicato il discorso penale.La legge del 2007 recita così: «Sono vietate,l’introduzione o l’esposizione di striscioni ecartelli che, comunque, incitino alla violen-za o che contengano ingiurie o minacce.Salvo che costituisca più grave reato, la vio-lazione del suddetto divieto è punita conl’arresto da tre mesi ad un anno». Lo stri-scione potrebbe rientrare fra le «ingiurie».Una strada giuridicamente difficile, a menoche non emergano altri elementi dalla visio-ne delle immagini. Finora la Legge, nell’arti-colo sugli striscioni, è stata utilizzata unasola volta: in occasione della denuncia di treultras juventini per l’esposizione dei ferocistriscioni sulla tragedia di Superga.

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Serie ARIl caso

Page 13: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

13MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORTSerie ARIl personaggio

Roma come RiverIturbe centravantiviene da lontano1Garcia schiera l’argentino da attaccante puro: nel 2013 ripartì così e anche adesso è in crescita

GIUDICE SPORTIVO

Tre giornate a PinillaSarri fermo un turnoTre giornate di squalifica per Mauricio Pinilla. Il cileno dell’Atalanta paga per il calcione dato a Basha del Torino al 47’ del secondo tempo: i nerazzurri faranno ricorso. Stop di un turno per lo stesso Basha (Torino), Diakitè (Cagliari), Peluso (Sassuolo), Basta, Mauricio (Lazio), Pinzi, Piris (Udinese), Regini (Sampdoria), Torosidis (Roma). Tra gli allenatori, un turno a Sarri (Empoli) «per avere, al 49’ del secondo tempo, contestatoplatealmente una decisione arbitrale uscendo dall’area tecnica e proferendo un’espressione blasfema».

PRIMAVERA

L’Udinese passain casa del Milan Nell’anticipo della 9a di ritorno, l’Udinese vince 1-0 in casa del Milan (gol di Bochniewicz):i friulani confermano il terzo posto, a -8 dal Milan.

DONNE UNDER 17

Qualificazioni EuroItalia contro le ceche(m.cal.) Presentato a Siena il girone della Fase Elite di qualificazione all’Europeo femminile Under 17 che si giocherà in Toscana. L’Italia affronterà Repubblica Ceca (domani a Montepulciano), Bielorussia e le campionesse in carica della Germania. Il tecnico Enrico Sbardella ha anche ufficializzato la lista delle 18 convocate.

TACCUINO

Davide StoppiniROMA

N uova Roma, nuovo Itur-be. Strana idea, come tischiero centravanti uno

che in 28 partite aveva fatto so-lo un gol. Pareva un azzardo,ma Rudi Garcia ha stupito così,ha sorpreso il Napoli sceglien-do di illuminare la trequarticon una torcia orientabile piut-tosto che con un palo della lucefacilmente identificabile. Det-to, fatto: il gol vittoria è nato dauna giocata di Iturbe e da unmovimento sul primo palo dacentravanti vero. «L’avevamoprovato, vuol dire che i gioca-tori mi ascoltano», ha scherza-to Garcia. Vuol dire pure cheun’occhiata ai libri di storia ilfrancese l’ha data. Perché Itur-be centravanti non è nato saba-to scorso. Non è nato neppurenelle due settimane di lavoro che hanno preceduto la sfidacon il Napoli. Questa è roba didue anni fa, almeno.

RUDI COME DIAZ È storia del«Messi del Guaranì», o giù di lì.«Sì, è un ruolo che mi piace,

l’ho già ricoperto in Argenti-na», dice lui. Che al River Platetornò a riveder la luce, dopoaver assaggiato l’inferno con ilPorto. Merito di Ramon Diaz,l’allenatore di quel River, che aIturbe diede la licenza del cam-pione. Un ruolo alla Messi ap-punto, tanto per dar retta aquel paragone pesante da por-tarsi dietro. Diaz schierò a lun-go l’argentino da attaccantepuro, per la verità non solo rife-rimento centrale, ma con liber-tà massima di espressione. E

Iturbe tornò Iturbe: tre gol e unmare di assist, abbastanza pergarantirsi un futuro in Italia.

REAZIONE Era una specie di ul-tima chance, quella lì. Ce n’è asufficienza per leggere moltesimilitudini con l’Iturbe attua-le, quello che a Cesena — me-no di 20 giorni fa — era finitoin panchina, fuori da qualsiasirotazione, incalzato pure da unrientrante Ibarbo. E invece èavvenuto il ripescaggio: Iturbein mezzo, un segnale di fidu-cia. Garcia ha avuto la rispostache cercava. Troppo poco perl’uomo che avrebbe dovutospaccare il campionato. Unabase di partenza, questo sì, percostruire un’altra Roma. DaTrigoria raccontano che unodegli uomini più colpiti dallacontestazione post Fiorentinafosse proprio l’argentino, scon-volto dagli insulti ricevuti. La reazione c’è stata, l’impegno inallenamento ha convinto Gar-cia a lanciarlo titolare, a co-struirgli addosso una situazio-ne di gioco che fin qui, con laRoma, si era vista solamente atratti: qualche minuto nellatrasferta di Udine, un altro

scampolo di partita control’Empoli, poi nulla più.

FUTURO Se il Napoli avrà dav-vero rappresentato una svoltaper Iturbe, lo dirà il tempo. Disicuro c’è che Garcia pareorientato a voler ripeterel’esperimento tattico anche nelprossimo futuro. Iturbe ancoraattaccante puro: dipenderà daltipo di partita, ma non sarannosolo l’assenza di Totti o la scar-sa condizione fisica di Doum-bia a far pendere da qui inavanti la bilancia verso l’argen-tino. Che adesso ha 9 partite ditempo per costruirsi un futuro

tutto giallorosso. Perché in giroper l’Europa gli amatori nonmancano, dall’Inghilterra c’èchi giura di un Liverpool pron-to a convincere la Roma allacessione. Ma a Trigoria hannoin testa altre idee: Ljajic e La-mela sono esplosi solo alla se-conda stagione, ecco l’esempioda seguire. Il resto l’ha fatto uncolloquio con il d.s. Sabatini,che ha tranquillizzato l’attac-cante: «Hai la fiducia di tuttinoi, libera la testa e tira fuoriquello che hai dentro», il mes-saggio spedito all’argentino.Che ha aperto, letto e risposto.

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Juan Manuel Iturbe, 21 anni, è alla prima stagione nella Roma LAPRESSE

RDopo il fallimento al Porto, Ramon Diaz lo spostò al centro: «Sì, è unruolo che mi piace»

RDopo la Fiorentina era molto scosso:un colloquio con Sabatini l’ha tranquillizzato

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14 MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

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15MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

I SUOI NUMERITOCCHI PER ZONAIl colore è più intenso nelle zonein cui ci sono stati più tocchi di palla

ATTACCO

PRESENZE da titolare12

nello specchioTIRI 11

OCCASIONI CREATE

11

SPONDE

14

CROSS

18

FALLI SUBITI

20

MINUTI GIOCATI 485’

14 22POSITIVI NEGATIVI

DRIBBLING

36

7

1

1

5

7

8

2

4

8

15

30

3

3

11

23

48

3

2

2

9

16

47

1

1

4

6

17

1

4

6

25

1

8

9

1

3

3

1

1

8 APRILE 1990 Il massaggiatore del Napoli, Salvatore Carmando, soccorre Alemao, colpito da una monetina a Bergamo: lo 0-2 a tavolino darà il «la» alla fuga-scudetto degli azzurri sul Milan

DUBBIO MONTOLIVO

Honda salta pure la SampRami-Zapatasono okay

MILANO

C ome aveva già antici-pato Inzaghi venerdìscorso, lo stop di Kei-

suke Honda non sarà brevis-simo. Il giapponese, che erarientrato senza problemi daldoppio impegno in naziona-le, ha poi riportato in allena-mento un trauma distorsivoabbastanza forte a una cavi-glia. Keisuke ha saltato latrasferta di Palermo, ma nonè tutto: sarà costretto a di-sertare anche la sfida di do-menica sera a San Siro con-tro la Sampdoria e inoltreresta a rischio anche in vistadel derby di domenica 19. Ilgiapponese è una pedina ri-tenuta fondamentale da In-zaghi, che però sulla destradel tridente d’attacco ha ri-trovato Cerci, e può contaresu un outsider come Suso.

ABBONDANZA Per il resto,dall’infermeria arrivanobuone notizie: Rami e Zapa-ta ieri hanno svolto tutto l’al-lenamento in gruppo e sonodisponibili per domenica.Sulla strada del rientro Zac-cardo, che ha fatto una partedi lavoro con i compagni perpoi completare la giornatacon un programma persona-lizzato. A questo punto in di-fesa c’è davvero l’imbarazzodella scelta, soprattutto per idue centrali. Ancora da va-lutare, invece, la situazionedi Montolivo: il suo rientroballa tra Samp e Inter.

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Cerci, finalmenteL’uomo più attesodà la spinta al Milan1L’esterno: «Abbiamo i numeri per prendercil’Europa. Io so chi sono, devo solo farlo vedere»

G.B. OliveroINVIATO A MILANELLO (VA)

E’ l’ultimo ingrediente,quello che dovrebbe da-re sapore a tutto il piat-

to. Si mangia anche senzaquell’ingrediente, ma se c’ètutto è più buono e gustoso.L’ultimo ingrediente di PippoInzaghi si chiama Alessio Cercie da gennaio a oggi di piatti neha insaporiti ben pochi. Unosolo, per la verità. Ma nel mo-mento più importante, quello in cui non si può sbagliare. APalermo l’esterno rossonero hafinalmente giocato in modo di-screto, ha saltato l’uomo, hacercato qualche giocata diffici-le. Il gol, assolutamente fortui-

to, non cambia il giudizio, po-sitivo per tutto quello che Cerciha mostrato nel corso dellapartita. Sia chiaro, Inzaghi siaspetta molto di più. Ma Ales-sio ha finalmente dato un se-gnale di crescita e ha sfruttatol’occasione avuta. Giocandocon maggiore continuità,l’esterno pensa di raggiungerein fretta la condizione e allun-gare il minutaggio gli fa sicura-mente bene. A Inzaghi piace molto anche il Cerci che entradalla panchina e prova a cam-biare faccia alla partita con unpaio di volate e di dribbling.Ma Alessio preferisce ovvia-mente essere titolare e dovreb-be esserlo anche domenica se-ra contro la Sampdoria, inquello che è un vero e proprio

spareggio per l’Europa League.

IL CAMBIO A Palermo Cercistava per essere sostituito in-torno al 20’ del secondo tem-po. Poli si era già tolto la petto-rina e il cambio era pronto: In-zaghi aveva visto Alessio un po’stanco e pensava di sostituirloavanzando Bonaventura neltridente e piazzando Poli acentrocampo. Ma nel giro di unpaio di minuti Cerci ha dimo-strato di avere ancora un po’ diautonomia guadagnando unapunizione dal limite e facendoun’altra azione pericolosa.Cambio rinviato, quindi: Cerciè stato sostituito al 31’ da Suso,pochi minuti dopo il pareggiosegnato da Dybala su calcio dirigore.

IL SOGNO EUROPEO Inzaghiaveva voluto Cerci in estate, l’ha avuto a gennaio, l’ha attesoa lungo. Adesso vorrebbe go-dersene gli effetti sul gioco delMilan ben sapendo che le ca-ratteristiche di Alessio sonoperfettamente in linea conquelle della squadra: disconti-nuità assoluta, ma anche pic-chi di rendimento che possonorendere possibile la rincorsaall’Europa. E’ questa la verascommessa di Cerci: trascinareil Milan al quinto posto, conqualche gol ma sopratutto conle sue iniziative sulla fascia de-stra. «Questa squadra ha tuttele carte in regola per lottareper i primi posti. Mancano no-ve partite e dobbiamo cercaredi fare il possibile: abbiamo lepotenzialità per andare in Eu-ropa League, è il nostro sogno -ha detto Alessio a Milan Chan-nel -. Io so dove posso arrivaree quanto posso dare. La gambaè tonica, ha iniziato a girare be-ne ed è importante per un gio-catore che vive di scatti e drib-bling come me. Io sono qui perdimostrare tutto il mio valore,so benissimo chi sono ma vor-rei farlo vedere ai tifosi del Mi-lan e a tutto l’ambiente rosso-nero. Devo giocare in manieradifferente rispetto a come face-vo a Torino, dove attaccavo dipiù la profondità: qui devo gio-care di più tra le linee e sto cer-cando di migliorarmi». Adessobisogna correre quasi in ap-nea: la volata è lanciata.

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Alessio Cerci, 27 anni, esulta dopo il gol che ha portato in vantaggio il Milan a Palermo. È stata la sua prima rete in rossonero LIVERANI

fLA RICORRENZA Lo scudetto perso, Sacchi e i rimpianti La monetina di Alemao compie 25 anni

Gianluca MontiNAPOLI

V enticinque anni fa c’erano le lire, il Milandi Sacchi e il Napoli di Maradona. Un’altraItalia, un calcio decisamente più romanti-

co: pochi stranieri ma tanti campioni. Sfide epi-che e stadi pieni nei quali, a dire il vero, alloracome oggi succedeva di tutto. Di striscioni igno-bili erano già piene le curve e in campo spessopiovevano bottigliette, petardi e monetine.

VITTORIA A TAVOLINO Quello dell’8 aprile 1990era un pomeriggio piovoso tra Milano e Berga-mo. Milan e Napoli lottavano testa a testa per loscudetto: rossoneri in casa con il Bologna e az-zurri ospiti dell’Atalanta. A San Siro finisce zero azero, lo stesso risultato che sta maturando al Bru-mana (oggi Atleti Azzurri d’Italia) quando al 77’il brasiliano Alemao viene colpito da una moneti-na da 100 lire lanciata dalle tribune e si accasciaal suolo. La ferita sanguina ma Alemao sembravolersi rialzare, il massaggiatore azzurro Salva-tore Carmando lo invita a rimanere a terra. Al-

bertino Bigon, tecnico del Napoli ed ex bandierarossonera, dopo un paio di minuti sostituisce Ale-mao con Zola. La partita finisce 0-0, ma il Napolifa reclamo e ottiene lo 0-2 a tavolino.

DECIDE LA CAF All’epoca Ferlaino poteva contaresu un direttore generale potente quale LucianoMoggi, mentre Berlusconi era un imprenditorerampante ancora lontano dalla politica. Si fecerosentire entrambi con il presidente federale Ma-tarrese. Così, il processo fu rapidissimo. La deci-sione del giudice sportivo fu confermata dalla Di-sciplinare e dalla Caf del presidente Paladin che il21 aprile mise la parola fine alla vicenda. Per ilMilan è una beffa, Berlusconi per la prima volta siscaglia contro una sentenza che ritiene ingiusta.Gli azzurri vanno in fuga, il Milan accusa psicolo-gicamente il colpo e non riesce a rialzarsi. Anzi, aVerona poi succederà di tutto: sconfitta, espulsio-ni e un Sacchi furioso. Lo scudetto prende la stra-da di Napoli.

CALCIO TOTALE Quella monetina, però, fa ancoradiscutere: «Fu un vero scandalo – ha scritto Sac-chi nel suo libro Calcio totale, presentato pochi

giorni fa –. Anni dopo incontrai Alemao, che face-va il procuratore. Lo additai ai dirigenti del Real edissi che per colpa sua avevo perso un campiona-to. “Ho avuto una bella carriera”, mi rispose luiaffranto, “ho giocato anche nella Seleçao, ma tut-te queste cose sono state cancellate dall’episodiodella monetina, quando mi dissero di buttarmi aterra”». La versione di Carmando è diversa, l’hascritta anche lui in un libro di prossima uscita:«Non vorrei nemmeno parlare di quell’episodio,ma vi garantisco che non c’è stata alcuna furbiziada parte mia – dice con voce accorata nonostantei suoi 71 anni –. Innanzitutto eravamo in due asoccorrere Alemao: con me c’era il medico socia-le Lino Russo e abbiamo fatto solo il nostro dove-re. Non voglio che il mio nome venga infangato esi dicano stupidaggini su quella giornata. Quan-do siamo arrivati in campo, è venuto Agnolin adirci che aveva visto tutto e di portare il calciatorefuori per le cure. Io non ho dato nessun consiglioad Alemao, semplicemente gli ho suturato la feri-ta. Poi, siamo andati in ospedale per accertamen-ti». La monetina festeggia oggi le «nozze d’argen-to», ma solo a Napoli brinderanno.

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Serie AR

� Il sindaco di Forte dei Marmi, Buratti, è tornato sugli ululati ai bimbi durante la Universal Cup: «Siamo amareggiati, il Forte non ha rigurgiti razzisti. Dall’anno prossimo studieremo qualche iniziativa contro ogni forma di discriminazione. È poi parso chiaro che la contestazione sia stata fatta più per la prestanza fisica dei giocatori, superiore alla media della loro età, che per veri intenti razzisti».

IL CASO PARLA IL SINDACO «Niente razzismoa Forte dei Marmi»

Page 16: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

16 MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

V. Kovalenkocentrocampista, 96Fantasista con le giovanili, fisico e visione di gioco, con Lucescu studia da mediano

Matviyenkodifensore, 96Centrale non gigantesco ma abile tatticamente, veloce e grintoso: in orbita prima squadra

Kudrykportiere, 96Alto e magro, bravo con i piedi, ottimi riflessi sui rigori: può avere un gran futuro

Vachiberadzecentrocampista, 96Piccolo ma sempre in movimento, una dinamo davanti alla difesa con l’arma delle punizioni

Shtanderattaccante est., 96Tiro, corsa, fisico: esterno d’attacco completo, in Youth League ha segnato quattro gol

I GIOIELLIDEGLI UCRAINI

Tra disagi e talentoil baby Shakhtar brilla 1Con i rigori e l’estro di Kovalenko, gli ucraini sono la sorpresadelle Final 4 di Youth League: la Roma può affrontarli in finale

LA CLASSIFICADEGLI UNDER 21 DI A

PER MEDIA VOTO

GENOAIZZO

1992difensore6,22

10

SASSUOLOBERARDI

1994attaccante6,25

9

8

6,27CAGLIARIDONSAH

1996centrocampista

JUVENTUSCOMAN

1996attaccante

6,32

7JUVENTUSMORATA

1992attaccante

ATALANTASPORTIELLO

1992portiere

5

6,38

GENOAPERIN

1992portiere

4

6,48

6,52

2PALERMODYBALA

1993attaccante

JUVENTUSPOGBA

1993centrocampista6,5

3

6,57LAZIO

FELIPE ANDERSON

1993attaccante

1

6,38

� Lo Shakhtar U19 alle Final Four di Youth League testimonia un buon lavoro nel tempo. Com’è organizzato?«Il reclutamento non avviene solo nel Donbass ma in tutto il paese, come un grande club deve fare: abbiamo sviluppato un certo appeal ovunque. E poi c’è l’obiettivo, che ci sta dando ottimi risultati, di portare i concetti di calcio della prima squadra anche nelle giovanili».

� La situazione politica nel paese non aiuta, come nel caso della prima squadra...«Sì, ci crea tante difficoltà. Innanzitutto le squadre non sono unite, un problema per il lavoro e per la pianificazione del futuro. E poi ostacola il reclutamento, magari i ragazzi non hanno idea di come lavoriamo in questa situazione. Nel giro di un anno, però, contiamo di tornare a funzionare come prima, concen-trando l’attività su una sola sede. Cerchiamo poi di tenere politica e altri affari fuori dal campo, ma è normale che un ragazzo che viene da una zona calda possa vivere il presente con un certo nervosismo. E noi siamo pronti a offrire tutto l’aiuto possibile anche a livello psicologico».

� Se la vostra U19 dovesse battere l’Anderlecht potrebbe affrontare la Roma. La conosce?«L’ho vista solo di sfuggita. Ma gli italiani sul campo sono pragmatici, con una gran cultura calcistica fin da giovani e ottimi mezzi fisici e tecnici. Come la immagino? Fortissima, e ben messa in campo».

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MIGUELCARDOSORESP. ACADEMY SHAKHTAR

«Stiamo portandoil calcio di Lucescuanche nelle squadre giovanili»

3 DOMANDE A...

Giulio Di Feo@fantedipicche

U na volta era diverso: il cen-tro di Kirsha grande comeun paese, le giovanili con

campi dedicati, tremila metriquadrati di foresteria e personalein abbondanza. Poi la guerra si èabbattuta come un maglio su Do-netsk e sul suo calcio, l’ha incrina-to ma non l’ha rotto: venerdì l’Un-der 19 dello Shakhtar si giocheràa Nyon contro l’Anderlecht la pri-ma semifinale di Youth League(l’altra è Roma-Chelsea). Un cam-mino fuori pronostico e impervio,come 4 ore di macchina sulle stra-de ghiacciate dall’inverno: colDonbass ostaggio di mortai e fuci-li, se lo Shakhtar di Lucescu haspostato sede a Kiev e il campo aLeopoli anche il resto dell’attivitàè frazionato. Quindi se uno del-l’U19, per esempio, viene chiama-to a giocare con la squadra B devesobbarcarsi le 4 ore di cui sopra

che separano la capitale, dove dibase i ragazzi si allenano, da Pol-tava, sede degli altri.

ORGANIZZAZIONE Succedespesso, perché nell’organizzazio-ne dell’Academy dello Shakhtar imigliori 96 e 97 sono destinati afare esperienza nella squadra B,nel campionato riserve (un tor-neo U21 con un massimo di 4 se-nior, struttura molto interessanteper gestire la fase del passaggio alprofessionismo) o direttamentein prima squadra. Si tratta dellacrema di un’attività di recluta-mento che coinvolge tutto il paesee non solo la regione del Donbasse che costituisce anche la spinadorsale dell’Ucraina U19, chespesso li chiama in blocco «to-gliendoli» a Lucescu che durantele pause organizza tante amiche-voli per provare e sperimentare.Da due anni a capo della strutturac’è Miguel Cardoso, portoghese diBraga, già assistente di Sporting eDeportivo, che si è posto come

prima missione l’applicazione deidettami tecnico-tattici del guru romeno alle giovanili. E i risultatisi vedono, non solo sul campo.

STELLINE Arrivati alle Final Fourcon due sfide vinte ai rigori controOlympiacos e Benfica («Mica è fa-cile, serve tanta forza mentale», faCardoso), un po’ di fortuna (ilBenfica ai quarti ha sbagliato unrigore a cucchiaio che si è pratica-mente spento sulla linea) e tantaorganizzazione, lo Shakhtar deiragazzi ha già dato una bella pedi-na ai pro. Cioé Viktor Kovalenko,classe ‘96, 7 gare e un gol da tre-quartista con i ragazzi, medianoin prima squadra un po’ perchéLucescu è leggendario nel ruotarei talenti in tutti i ruoli per erudirlisul sistema un po’ perché dallacintola in su ci sono i brasiliani.Che Viktor l’hanno già preso a benvolere, specie Teixeira. Alto, due-piedi-due, Kovalenko non è velo-cissimo ma tecnicamente comple-to e molto rapido di pensiero, «enon è solo un fatto di mezzi - ag-giunge Carlo Nicolini, preparatoreatletico del club -, ma anche di se-rietà e voglia di migliorare. Ha unfuturo sicuro da professionista».Stesso destino per il centraleMikola Matviyenko, non un arma-dio ma rapido e aggressivo, e per ilportiere Oleh Kudryk, eroe delleserie-rigori, alto e magro come ungiunco e cresciuto col mito di Buf-fon. La dinamo in mediana inveceè Beka Vachiberadze, piccolettomai domo, primo per falli fatti esubiti e bravissimo sui calci da fer-mo. Li allena Valeriy Kryventsov,che ha fatto la loro stessa espe-rienza (vivaio Shakhtar e poi diecianni di mediana a Donetsk) e checambia spesso capitano per svi-luppare la leadership dei suoi. Orahanno l’Anderlecht, poi magari laRoma, poi magari un gran futuro.Il presente intanto dice che Do-netsk c’è, e a dispetto di tutto hauna gran voglia di giocare a pallo-ne.

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Su Gazzetta.ituna sezione giovaniE ogni martedì in tv

� «Le nuove forze del calcio»è il titolo di un approfondimentoche la Gazzetta dedica ai giovani. Il quotidiano pubblica pagine come questa ogni due settimane, mentre su Gazzetta.it è attivo un canale dedicato:gazzetta.it/calcio/nuove-forzecalcio. E ora l’appuntamento raddoppia, con la trasmissione su GazzettaTv, canale 59 del digitale terrestre: ogni martedì, alle ore 14.15.

CENTIMETRI

Lo Shakhtar Under 19 festeggia la qualificazione alle Final Four di Youth League in casa del Benfica GETTY

D E L C A L C I O

LE NUOVE

F RZE

Calcio giovanileRL’inchiesta

Page 17: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

17MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

CLASSIFICASQUADRE PT PARTITE RETI

G V N P F S

JUVENTUS 70 29 21 7 1 57 14

ROMA 56 29 15 11 3 40 21

LAZIO 55 29 17 4 8 54 28

FIORENTINA 49 29 13 10 6 43 31

SAMPDORIA 48 29 12 12 5 37 30

NAPOLI 47 29 13 8 8 47 37

TORINO 42 29 11 9 9 34 31

MILAN 41 29 10 11 8 43 36

GENOA 38 28 9 11 8 38 34

INTER 38 29 9 11 9 43 37

PALERMO 35 29 8 11 10 39 43

SASSUOLO 35 29 8 11 10 35 43

UDINESE 34 28 8 10 10 32 37

EMPOLI 33 29 6 15 8 30 32

VERONA 33 29 8 9 12 36 51

CHIEVO 32 29 8 8 13 21 31

ATALANTA 26 29 5 11 13 24 40

CESENA 22 29 4 10 15 28 52

CAGLIARI 21 29 4 9 16 35 56

PARMA (-3) 10 27 3 4 20 22 54

CHAMPIONS PRELIMINARI DI CHAMPIONS

EUROPA LEAGUE RETROCESSIONI

SABATO 11 APRILEGENOA-CAGLIARI (ore 18) (1-1)

PARMA-JUVENTUS (ore 18) (0-7)

VERONA-INTER (ore 20.45) (2-2)

DOMENICA 12 APRILE, ore 15CESENA-CHIEVO (ore 12.30) (1-2)

ATALANTA-SASSUOLO (0-0)

LAZIO-EMPOLI (1-2)

NAPOLI-FIORENTINA (1-0)

TORINO-ROMA (0-3)

UDINESE-PALERMO (1-1)

MILAN-SAMPDORIA (ore 20.45) (2-2)

PROSSIMO TURNO

MARCATORI17 RETI Tevez (2, Juventus).

16 RETI Menez (8, Milan).

15 RETI Icardi (3, Inter); Toni (3, Verona).

13 RETI Higuain (2, Napoli); Dybala (3, Palermo).

11 RETI Quagliarella (2, Torino).

10 RETI Gabbiadini (Napoli; 7 nella Sampdoria); Di Natale (Udinese).

9 RETI Felipe Anderson e Klose (Lazio); Callejon (Napoli); Eder (1, Sampdoria); Berardi (5, Sassuolo); Thereau (Udinese).

8 RETI Mauri (Lazio); Ljajic (1, Roma); Zaza (1, Sassuolo).

7 RETI Paloschi (Chievo); Maccarone (1, Empoli); Babacar (Fiorentina); Matri (7 nel Genoa), Morata e Pogba (Juventus); Djordjevic e Parolo (Lazio); Destro (Milan; 5 nella Roma); Vazquez (Palermo); Glik (Torino).

6 RETI Pinilla (Atalanta; 3 nel Genoa); Brienza (2) e Defrel (Cesena); Iago Falque’ (1, Genoa); Guarin (Inter); Vidal (2, Juventus); Candreva (2, Lazio); Honda (Milan); Zapata (Napoli).

5 RETI Moralez (Atalanta); Sau (Cagliari); Rodriguez (Fiorentina); Kovacic, Osvaldo (ora è nel Boca J.) e Palacio (Inter); Llorente (Juventus); Hamsik (Napoli); Belotti (1) e Rigoni (Palermo); Cassano (1, Parma); Totti (2, Roma); Sansone (Sassuolo); Nico Lopez (Verona).

4 RETI Denis (1, Atalanta); Avelar (3), Ekdal, Farias e Joao Pedro (Cagliari); Rodriguez (1, Cesena); Tonelli (Empoli); Cuadrado (ora è nel Chelsea), Gomez e Salah (Fiorentina); Antonelli (3 nel Genoa) e Bonaventura (Milan); Pjanic (Roma); Okaka (Sampdoria).

3 RETI Boakye e Zappacosta (Atalanta); Meggiorini e Pellissier (Chievo); Pucciarelli, Rugani e Saponara (1, Empoli); Niang e Perotti (1, Genoa); De Ceglie (3 nel Parma), Lichtsteiner e Pirlo (Juventus); Biglia e Lulic (Lazio); De Guzman (Napoli); Nainggolan (Roma); Muriel e Obiang (Sampdoria); Acerbi e Missiroli (Sassuolo); Maxi Lopez (Torino; 1 nel Chievo); Gomez e Tachtsidis (Verona).

PARMA (3-5-1-1)

UDINESE (3-5-2)

ORE 18.30 ARBITRO Cervellera (and. 2-4)

MIRANTE83

COSTA15

MENDES4

FEDDAL28

JORQUERA80

GHEZZAL5

CODA88

CASSANI2

GOBBI18

NOCERINO23

MAURI8

KARNEZIS31

DANILO5

BUBNJIC18

WAGUE2

GUILHERME19

GABRIELSILVA

34BADU

7ALLAN

6

DI NATALE10

THEREAU77

WIDMER27

PANCHINA 22 Iacobucci, 91 Bajza, 37 Broh, 27 Santacroce, 58 Esposito, 13 Prestia, 21 Lodi, 26 Varela, 38 Haraslin, 20 Taider, 17 Palladino; 10 Belfodil. All. Donadoni.BALLOTTAGGI Coda-Belfodil (55-45%), Coda-Palladino (55-45%), Mendes-Santacroce (55-45%). SQUALIFICATI Lucarelli (2).DIFFIDATI Lodi, Mendes, Feddal, Costa

PANCHINA 22 Scuffet, 97 Meret, 50 Coppolaro, 26 Pasquale, 21 Hallberg, 8 Bruno Fernandes, 94 Aguirre, 82 Geijo, 9 Perica All. StramaccioniBALLOTTAGGI Gabriel Silva-Pasquale 55%-45%, Di Natale-Perica 51%-49%SQUALIFICATI Piris, PinziDIFFIDATI Bruno Fernandes, Kone, Thereau, Heurtaux, GuilhermeINDISPONIBILI Domizzi (3 giorni), Kone, Heurtaux (da valutare), Evangelista.

Serie ARIl recupero della 24a giornata

L'IDENTIKIT

MOLLAWAGUENATO IL 21-2-1991A VERNON (FRANCIA)ALTEZZA 1,91 PESO 87 KGRUOLO DIFENSORE

E’ cresciuto nel Caen, proprio come il compagno dell’Udinese Thomas Heurtaux. Wague, naturalizzato maliano, è sempre stato al Caen, con quella maglia ha giocato in Ligue 1: cinque partite, segnando pure un gol nella stagione 2011-2012. In totale, tra Caen 2 e Caen, ha segnato 7 reti. Nell’estate del 2014 è passato all’Udinese. Ha debuttato in A il 21 dicembre del 2014 a Genova con la Sampdoria e ha segnato due gol in A: entrambi in casa, il primo con il Torino, il secondo con la Fiorentina. Dopo aver debuttato nella Nazionale Under 19 francese, ha scelto di giocare col Mali col quale ha partecipato alla coppa d’Africa, ottenendo un bronzo nella finale del 2013.

C’è Wague l’indispensabile in un’Udinese senza difesa1Senza Domizzi, Heurtaux e Piris: Stramaccioni punta ancora sul maliano e rilancia Bubnjic per sfidare «un Parma che fa bene»

Francesco Velluzzi

S alta come una «Molla». Esegna pure. Da impresen-tabile a indispensabile.

Molla Wague, 24 anni, difenso-re francese naturalizzato malia-no, è l’ancora di salvezza di An-drea Stramaccioni che oggi aParma è in piena emergenza di-fensiva. Si è fermato pure Tho-mas Heurtaux e la sensazione èche il bel francese, oggetto deldesiderio dell’imminente mer-cato, difficilmente lo rivedremoin campo prima di metà mag-gio. L’ultimo infortunio, musco-lare, quello di sabato a Genova,è grave.

GOLEADOR Ma Wague, segna-lato a Carnevale e Pozzo, pro-prio da Heurtaux e dall’altro exBenatia, sta scalando parecchieposizioni e dal 15 febbraio incui è tornato in campo in casacontro la Lazio, non è più usci-to: sempre titolare. Sei partite

di fila che si uniscono all’altragiocata da titolare, e bene, con-tro la Samp a Marassi prima diNatale. Da quel momento il di-fensore, gran fisico e grandestazza (è alto 1,91), è cresciutoanche nel rendimento. Meritodi Stramaccioni e del suo staff.Perché proprio Strama in estateera convinto che Wague nonfosse un difensore adatto a unasquadra di serie A. Invece, rien-trato dalla coppa d’Africa, gio-cata col Mali, la Nazionale cheha scelto per sempre, Molla èsembrato un giocatore fatto.Nelle sei gare del nuovo corsoha anche colpito due volte di te-sta: contro il Torino, la rete del3-1, e contro la Fiorentina perquella dell’1-0. Una battuta avuoto proprio sabato a Marassicontro il Genoa, ma sino a Pa-squa, partita dopo partita, il suorendimento è cresciuto: dopo lasfida con la Lazio è sempre statosufficiente, andando anche ol-tre. E oggi a Parma dovrà ri-prendere il passo.

EMERGENZA Stramaccioni habisogno del miglior Wague per-ché la sua difesa è a pezzi. Mau-rizio Domizzi che è sulla via delrecupero, non è stato, comun-que convocato. Pensate che il trio titolare, composto daHeurtaux, Danilo e Domizzi,ha giocato dall’inizio solo laprima contro l’Empoli e quellain casa col Verona alla quindi-cesima, il 14 dicembre. Le ap-parizioni da titolare del centra-le romano sono sei. Per fortunac’è Danilo, il brasiliano che spe-ra nella considerazione di An-tonio Conte per la causa azzur-ra, che sposerebbe volentieri:lui ha saltato solo la gara, saba-to col Genoa, per squalifica, masino a quella aveva giocato 26partite di fila. E’ lui il faro delladifesa. E’ lui il punto di riferi-mento per i sudamericani chesbarcano a Udine. Danilo è uncapitano aggiunto. E la sua affi-dabilità non si discute proprio.A tre o a quattro, Danilo è sem-pre una garanzia per la squa-

dra. E, come Wague, ha segna-to pure due gol in questo tor-neo: il primo, decisivo, in casacol Napoli nella vittoriosa sfidadel 21 settembre e a Genovacon la Samp nel pareggio per2-2. Oggi lui ci sarà, come Wa-gue. Ma a Strama mancherà ilparaguaiano Ivan Piris, squali-ficato, come Pinzi. Piris è statofinora fondamentale in tutti gliarrangiamenti proposti. Utilenella difesa a quattro (propostain partenza per 10 partite nelgirone d’andata), adattabile inquella a tre che resta , comun-que, il cavallo di battaglia del-l’Udinese, anche con Strama. Eallora è quasi obbligato il rilan-cio di Igor Bubnjic, ventiduen-ne croato, in bianconero dallascorsa stagione che in questocampionato ha trovato spazioda titolare solo a Torino con laJuve alla seconda giornata.

PAURA Strama ha bisogno deitre punti perché all’Udinesenon può bastare la salvezza risi-cata. E questa è un’occasioneper partire di slancio, dopoquattro risultati utili (ma contre pareggi). Ma il Parma che hacostretto al pari l’Inter a San Si-ro, anche se in condizioni disa-strose, è tutt’altro che arrende-vole: «Con l’Inter meritava divincere - ha ammonito ieri il tecnico dell’Udinese -. Ha unasua identità di gioco. Sta facen-do bene con il 3-5-2. Credo siala partita del girone di ritornopiù difficile da preparare». Unpo’ esagerato, ma guai a fidarsi.

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� PARMA (s.p.) Non c’è Lila, mancano anche Galloppa, Mariga e Lucarelli nel Parma che alle 18.30 recupera la gara interna con l’Udinese, quella della 24esima giornata. Ma il tecnico Roberto Donadoni, pur pensando «a un turnover nonostante le poche possibilità di scelta», riproporrà il 3-5-1-1. Provando a non pensare a sabato, sempre al Tardini, contro la Juventus. I ballottaggi riguardano soprattutto la difesa e l’attacco. L’allenatore ha lanciato anche un appello ai tifosi: «Devono dare una rispostaimportante, per la loro dignità di tifosi, di rappresentanti di questa città». La squadra sta facendo il suo e sabato a San Siro con l’Inter lo ha dimostrato.

Donadoni, appelloai tifosi del Parma«Devono esserci»

L’EVENTO

Emilia Romagna, terra di sport ed eccellenze1Il presidente della Regione Bonaccini, Tacopina, Sacchi e Cassani lanciano lo speciale Gazzetta di oggi con 24 pagine

Andrea TosiBOLOGNA

L o Stabat Mater di una bi-blioteca storica, quelladell’Archiginnasio di Bolo-

gna, è l’aula giusta per celebra-re le eccellenze di una regione,quelle Made in Emilia-Roma-gna, un’iniziativa editoriale di24 pagine oggi in edicola insie-me alla Gazzetta dello Sport.L’evento, organizzato dal no-stro giornale e moderato dal Di-

rettore Andrea Monti, ha chia-mato campioni e personagginati e cresciuti nella terra diVerdi, Guareschi, Fellini ma an-che, guardando ai fuoriclassedello sport, di Ferrari, Tomba,Pantani, Ancelotti, Belinelli etanti altri.

LEGGE SULLO SPORT In una se-de così ha giocato in casa il Go-vernatore Stefano Bonaccini,ex calciatore dilettante, che haavviato il suo mandato avocan-do la delega dello sport. «Molti

considerano questa delega unafunzione di serie B o C - ha spie-gato - ma io intendo lavorare suuna legge regionale che disci-plini la materia. Inoltre punto,come regione Emilia-Romagna,a offrire un contributo alla can-didatura dei Giochi di Roma2024, una sfida che deve soste-nere tutto il Paese con energiaed entusiasmo». Sul palco,Monti ha chiamato i ct roma-gnoli: Arrigo Sacchi e DavideCassani, poi lo stilista Carlo Ri-vetti, in rappresentanza dellacreatività e dell’imprenditoriadella regione. Sacchi ha rievo-cato l’epopea del grande Milan:«Devo ringraziare Berlusconi,un dirigente illuminato che ve-de 20 anni avanti. Grazie a lui è

sbocciato il rinascimento delcalcio italiano. Mi ha sempre di-feso dalla diffidenza della piaz-za milanese e della stampa».

TACOPINA PRESENTE In plateail Bologna calcio, con in testa ilpresidente Joe Tacopina, appe-na sbarcato da New York, af-fiancato dall’ad Claudio Fenuc-ci e dal club manager Marco DiVaio, il Sassuolo con l’ad Gio-vanni Carnevali, il Cesena col segretario Gabriele Valentini.Tre derby che tutti i tifosi diqueste parti vorrebbero semprevedere in A. Poi il basket conVirtus e Fortitudo bologna, tan-ti ex cestisti, la Fortitudo base-ball, campione d’Italia, e, ulti-mo arrivato Stefano Baldini,olimpionico della maratona, at-tardato dalle code in autostra-da ma in tempo per lo scatto fi-nale.

© RIPRODUZIONE RISERVATAJoe Tacopina, presidente del Bologna con Arrigo Sacchi SCHICCHI

LE SUE SQUADRE

CAEN 2 2008-2011

CAEN 2011-2014

UDINESE 2014-2015

Page 18: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

18 MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

TURCHIA

Spari sul FenerbahcePrimi due arresti� La polizia turca ha arrestato due uomini di 27 e 38 anni nell’ambito delle indagini sull’attacco armato al pullman del Fenerbahce, avvenuto nella tarda serata di sabato scorso, in cui è rimasto ferito il conducente del mezzo. I due sospetti sono stati arrestati a Trebisonda, la città sul Mar Nero dove sabato si era giocata la partita vinta per 5-1 dal Fenerbahce contro il Rizespor. Uno dei due fermati è sospettato di avere premuto il grilletto mentre l’altro uomo, suo presunto complice, lo avrebbe informato dell’arrivo del pullman tramite il telefonino: entrambi avrebbero negato il loro coinvolgimento. Ieri la Federcalcio turca aveva annunciato la sospensione di tutte le partite del campionato per una settimana.

FRANCIA

Blanc su Verratti:«Non è come Pirlo»� (a.g.) In attesa della finale di coppa di Lega, in programma sabato, il Psg si gioca l’accesso a quella di Francia, stasera in gara unica contro il Saint Etienne. Infortunati Luiz (per lui stop di un mese), Motta, Lucas e Cavani. C’è però Verratti che il tecnico Blanc non considera l’alter ego di Pirlo, davanti alla difesa: «Non è il suo posto ideale. È un giocatore che si valorizza a fianco di un vero 6». Nell’altra semifinale, disputata ieri, Auxerre-Guingamp 1-0.

GERMANIA

Wolfsburg ok in coppaDortmund a fatica� Il Wolfsburg, prossimo avversario del Napoli nei quarti di finale di Europa League, conferma di attraversare un buon periodo raggiungendo le semifinali di Coppa di Germania. La squadra di Hecking ha battuto in gara unica il Friburgo per 1-0 con gol di Rodriguez su rigore. Nell’altro match della serata, il Dortmund ha superato ai supplementari per 3-2 l’Hoffenheim. Stasera gli altri due quarti Arminia-Borussia Moench. e Leverkusen-Bayern.

MESSICO

Morde un avversarioStop di 2 giornate� Due giornate di squalifica. È la sanzione che il giudice sportivo messicano ha inflitto a Juan Arango, centrocampista del Tijuana che sabato scorso, in occasione della sconfitta in campionato contro il Monterrey (3-4), ha morso alla spalla sinistra Jesus Zavala. Il 34enne difensore venezuelano, ex Maiorca e Borussia Monchengladbach, si era scusato pubblicamente per il suo gesto, da lui stesso attribuito a «frustrazione e rabbia».

INGHILTERRA

Liverpool in FA Cup Balotelli è disponibile � Dopo il giallo dell’assenza di sabato contro l’Arsenal, causata da una botta presa in allenamento e da una sua rinuncia a prendere parte alla trasferta di Londra, Mario Balotelli torna a disposizione del tecnico Rodgers per la sfida di questa sera che vedrà i Reds affrontare il Blackburn nel replay dei quarti di FA Cup. Per lui, comunque, sarà tribuna o panchina.

TACCUINOUNA VOLATA LUNGA 9 GIORNATE DA OGGI AL 24 MAGGIO30ª 31ª 32ª 33ª 34ª 35ª 36ª 37ª 38ª

Almeria SIVIGLIA Valencia ESPANYOL Getafe CORDOBA R. Sociedad ATL. MADRID Deportivo

RAYO Eibar Malaga CELTA Almeria SIVIGLIA Valencia ESPANYOL Getafe

BARCELLONA PT. 71

REAL MADRID PT. 67

In MAIUSCOLO le gare in trasfertadifficile molto difficilemediaDIFFICOLTÀ: facileSTATO DI FORMA: scarso buono ottimo

CENTIMETRI

Coltello della Ligain mano al Barça?Ancelotti dice sì1Blaugrana a +4 ma con un calendario peggiore:il Real Madrid coccola Ronaldo e aspetta passi falsi

Filippo Maria RicciCORRISPONDENTE A MADRID

@filippomricci

«N on so se vincere tut-te le partite ci daràla Liga, so che dob-

biamo cercare di ottenere 9 vit-torie e che il manico del coltel-lo è in mano al Barça». La si-tuazione è chiara, come le pa-role di Ancelotti: il Madriddeve provare a fare il pieno dipunti da qui alla fine della Ligae sperare in un paio di pareggi(o cadute) del Barcellona. Cheha un calendario peggiore: Si-viglia e Valencia inframmezza-te dalle sfide col Paris SaintGermain, la visita al Calderona due giornate dalla fine e unapartita in più fuori casa.

GIOCO VOLGARE? E che vieneaccusato di «volgarizzazione»o «involuzione» del gioco. Per-ché il Barça delle goleade nelle

ultime tre partite tra Liga eChampions ha fatto solo 4 gol,o 6 nelle ultime quattro. Nellequali però ha incassato solouna rete. Solidità ed effettivitàche ai puristi orfani di Guar-diola non va giù, non piace, pa-re inaccettabile. Per spiegare ildato, due cose. Una, pratica:nelle ultime tre uscite dellasquadra di Luis Enrique LeoMessi non ha segnato, dopoaver fatto 20 gol nelle prece-denti sedici. Un’altra, tecnica:il Barça ha imparato a proteg-gersi e a sfruttare al meglio icalci piazzati, basti dire che ilcentrale Mathieu ha fatto duegol decisivi nelle ultime duepartite, reti che in pratica han-no portato in dote 4 punti.

NEYMAR A SECCO Chi criticaattitudine e mentalità delBarça di Luis Enrique giustificacosì anche il momento partico-lare di Neymar, a secco dal 15febbraio. Perché il gioco è mol-

to/troppo diretto, e perchépende più a destra, dove operaMessi. Non ci sembrano duepeccati gravi. Stasera comun-que per il Barça arriva al CampNou l’avversario giusto per ag-giustare conti e statistiche:l’Almeria, terzultimo, ha fatto3 punti nelle ultime sette e hadeciso di licenziare Martinez,detto «JIM», e sostituirlo conSergi Barjuan, che esordirànello stadio che lo ha consa-crato come giocatore. Unicaconsolazione: all’andata i ca-talani hanno vinto solo 2-1.

LA SCELTA DI CARLO Più com-plessa la partita del Madrid,che dopo l’inebriante 9-1 al Granada e la prima «manita»in carriera di Ronaldo attra-versa la città per andare a Val-lecas. Rayo-Real è la partita trale squadre della Liga con menopareggi: 2 a 1. «Non ho grandiricordi in quello stadio – hadetto ieri Carlo –, li è dove misono arrabbiato per la primavolta con la squadra, l’annoscorso. Vincemmo ma la se-conda parte soffrimmo tanto».Intorno alla Casa Blanca si par-la quasi solo della scelta di An-celotti: ora che stanno tutti be-ne chi resta fuori tra Modric,James Rodriguez e Isco? Asorpresa forse Gareth Bale,che ha preso un colpo al piedeche potrebbe ritardare laGrande Decisione di Carlo. In-tanto, sliding doors tra i pali:stasera gioca Casillas, sabatoal Bernabeu Keylor Navas.Scelte per la lunga volata dellaLiga: il Madrid ci crede, ilBarça pure.

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A sinistra Carlo Ancelotti, 55 anni, accanto c’è Luis Enrique, 44 AP

L’ANTICIPO

Super Atleticocon GriezmannOggi il Valencia1Real Sociedad al tappeto in 10’Simeone, 4 gare di fila senza subire gol, può allungare al terzo posto

MADRID

D ieci minuti. Tanto è durata la sfida delCalderon. Nei primi 600 secondi dellagara l’Atletico ha colpito la traversa

con Arda Turan, è andato in vantaggio conun autogol di Mikel Gonzalez (testata im-peccabile nella porta sbagliata su angolo diKoke) e ha chiuso prematuramente la garacon la sedicesima rete in Liga di Griezmann,rapido ad approfittare della corta respintadi Rulli su un tiro da fuori di Koke (sempredecisivo) e poi rispettoso nei confronti delsuo recente passato nella mancata celebra-zione della rete. I restanti 80 minuti sonotrascorsi senza passione, sfumando senzaemozioni di rilievo. Per Simeone partita ad-dormentata e quarta vittoria consecutivaconsiderando anche la Champions, tuttesenza incassare reti. E 4 punti di vantaggiosul Valencia, atteso domani dalla difficiletrasferta a San Mames, nella delicata sfidaper il terzo posto che vale l’accesso diretto inChampions.

f.m.r.

ATLETICO MADRID-REAL SOCIEDAD 2-0

MARCATORI aut. Mikel Gonzalez (R) al 3’, Griezmann (A) al 10’ p.t.ATLETICO MADRID (4-4-2) Oblak; Jesus Gamez, Gimenez, Miranda, Siqueira; Arda Turan (dal 41’ s.t. Saul Ñiguez), Tiago, Mario Suarez, Koke; Torres (dal 16’

s.t. Jimenez), Griezmann (dal 45’ s.t. Gabi). All. Sime-one.REAL SOCIEDAD (4-2-3-1) Rulli; Zaldua, Elustondo,Mikel Gonzalez, Berchiche; Markel Bergara, Pardo(dal 29’ s.t. Agirretxe); Xabi Prieto, Zurutuza (dal29’ s.t. Finnbogasson), Canales; Chori Castro (dal36’ s.t. Granero). All. Moyes.ARBITRO Undiano MallencoNOTE spettatori 40.000 circa, ammonito Arda

Turan (A).

Liga 30a giornata Ieri Atletico Madrid-Real Socie-dad 2-0, Levante-Siviglia 1-2, Eibar-Malaga 1-0. Oggi:

Deportivo-Cordoba, Rayo Vallecano-Real Madrid, Barcellona-Almeria, Granada-Celta. Domani: Athletic Bilbao-Valencia, Elche-Getafe, Villarreal-Espanyol. Classifica Barcellona 71, Real Madrid 67, Atletico Ma-drid* 65, Valencia, Siviglia* 61, Villarreal 50, Malaga* 45, Athletic Bilbao 39, Rayo Vallecano 38, Real Socie-dad* 37, Celta, Espanyol 35, Getafe 32, Eibar* 31, Levan-te* 28, Deportivo 26, Almeria 25, Granada 23, Cordoba 18. *Una partita in più.

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Diego Simeone, 44 anni, tecnico dell’Atletico da dicembre2011 AP

INGHILTERRA

Il City tra crisi e rivoluzioneVia Pellegrini, ma anche i bigStefano BoldriniCORRISPONDENTE DA LONDRA

P ellegrini allo sbando. Unasquadra, il ManchesterCity, che ha perso la stra-

da maestra. Si è spenta la lucedi Aguero – solo un gol su azio-ne nelle ultime 12 gare – e icampioni d’Inghilterra sonosprofondati nel buio. Un crolloche chiama in causa la classifi-ca, basta scorrere le festività: intesta a Capodanno, quarti a Pa-squetta. Il k.o. in casa del Pala-ce, terza sconfitta di fila in tra-sferta, non è solo un segnale di

probabile resa in campionato:segna forse la fine del mandatodel cileno Manuel Pellegrini.

PROCESSO Il giorno dopo i me-dia inglesi sguazzano nella crisidel City. Se il capitano Kom-pany in un sussulto d’orgogliodice «il derby con il ManchesterUnited è l’occasione ideale perreagire a questo momento diffi-cile», i processi sui giornali van-no giù pesanti. Pellegrini è defi-nito «molle, incapace di dareuna scossa a una squadra distelle cadenti e dove sono statibuttati al vento decine di milio-ni di sterline per acquistare gio-

catori normali». Niente di nuo-vo sotto al sole, anzi sotto le pe-renni nuvole di Manchester: ilCity affonda e le spese dello sce-icco Mansour, nonostante i li-miti imposti dal fair play finan-ziario, sono il primo argomentoin discussione.

ANCELOTTI? A cascata, tutto ilresto. A cominciare dall’allena-tore. Nei piani dei dirigenti spa-gnoli, Soriano e Begiristain, eratutto pronto per lo sbarco di Guardiola nel 2016. Il contrattodi Pellegrini scade infatti tra unanno e anche quello di Guardio-la al Bayern si esaurirà fra 14

mesi. Questo crollo imprevistoaffretterà i tempi dell’addio diPellegrini, ma si scontra con ipiani di Pep che, un mese fa, haaffermato che resterà in Germa-nia fino al 2016. Alternative? Lanumero uno, perso per stradaanche Simeone, si chiama An-celotti. L’outsider è Klopp.

ESODO Ma c’è anche il mercatodei giocatori. Yaya Touré vuolecambiare aria, ma avviso ai po-tenziali acquirenti, su tutti l’In-ter: l’ivoriano sta perdendo col-pi. Anche Dzeko potrebbe anda-re via, mentre la situazione-Jo-vetic è legata a Pellegrini:l’addio del cileno potrebbe con-vincere il montenegrino a resta-re. Milner, Kolarov, forse ancheSagna sono in partenza. Rifon-dazione in vista con un’incogni-ta: e se Mansour si fosse stufatodel giocattolo?

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Manuel Pellegrini, 61 anni, allenail Manchester City dal 2013 AFP

MondoRSpagna

Page 19: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

19MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

gnolo ucciso dal regime franchista qualche me-se prima. Il presidente onorario del Madrid,morto meno di un anno fa, lo ha raccontato nel-la sua biografia, Gracias Vieja. Del Rio in varieinterviste. I rivoluzionari delle Faln, Fuerzas Ar-madas de Liberacion Nacional, travestiti da poli-ziotti prelevarono la stella del Real Madrid tra laprima e la seconda partita del torneo, la nottedel 24 agosto, nell’hotel Potomac.

DALLA PAURA AL CAMPO Del Rio, entrato inclandestinità nelle file del Mir (Movimiento deIzquierda Revolucionaria) già a 17 anni, allorasi faceva chiamare Maximo Canales, il cognomedi sua madre Dora, gestì le 70 ore del sequestro.Di Stefano si spaventò, «Ero sicuro che mi spa-rassero» ha scritto, ma dopo alcune partite didama e scacchi con i sequestratori, e un tratta-mento sempre definito cordiale («Mi fecero per-sino scommettere sui cavalli senza farmi paga-re»), fu rilasciato sano e salvo e senza il paga-mento di alcun riscatto. Fu organizzata un’im-provvisata conferenza stampa, e Bernabeu lovolle in campo nella seguente partita: «Non homai capito perché, non ero in condizione, vole-vo solo tornare a casa dalla mia famiglia». I mo-tivi del sequestro erano chiari: «Loro volevanopubblicità e l’hanno ottenuta. Mi regalarono ungagliardetto delle Faln, un domino e un cappel-lino» ha ricordato Di Stefano nell’autobiografia.

DALLE ARMI AI PENNELLI Canales fu arrestatodieci anni dopo, per altri motivi, dal regime diBetancourt che gli aveva anche tolto la naziona-lità venezuelana, ma non fu mai condannato peril sequestro: il reato era stato prescritto. In com-penso, chiusa la fase più attiva della sua vita po-litica (che ebbe il suo apogeo con il sequestro

dell’addetto militare america-no a Caracas, per far liberareun leader dei vietcong, e un ri-torno di fiamma nel 1979 percombattere a fianco della cau-sa sandinista anti-Somoza inNicaragua) sviluppò le doti ar-tistiche, diventando il pittoredella sinistra rivoluzionaria ve-nezuelana. Tra il 1974 e il 1993le sue opere sono state espostein mezzo mondo: Spagna,Messico, Finlandia, Giappone,Germania, Austria, Romania,Colombia, Canada... «Avevocominciato con le caricaturecontro il regime, poi sono pas-sato agli acquarelli, quindi allapittura su tela e alla scultura»,ha raccontato.

IL CINEMA E L’INCONTRO PerDel Rio nel 2005 c’è stato undoppio riconoscimento cine-matografico, grazie allo spa-gnolo Borja Manso: un cameoin «Real, la pelicula», la storia

del Madrid, e un documentario sul sequestro DiStefano intitolato «El secreto de Paul», entrambidiretti da Manso. Per il lancio del film sul Real idirigenti del club invitarono Del Rio al palco delBernabeu insieme ai protagonisti della storiadella Casa Blanca: volevano, tra le altre cose,che si facesse una foto con Di Stefano ma donAlfredo si oppose. Secondo la ricostruzione diAs incontrò il sequestratore, ci parlò ma rifiutòdi stringergli la mano: «Lei ha causato troppodanno alla mia famiglia». Evidentemente gli an-ni non avevano curato la ferita aperta a Caracasda Maximo Canales, rivoluzionario e artista.

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LA STORIA di FILIPPO MARIA RICCICORRISPONDENTE DA MADRID

twitter @filippomricci

N el mondo rivoluzionario sudamericanoPaul Del Rio, alias Maximo Canales, si erafatto un nome prima grazie a una lunga e

movimentata militanza e poi per le sue doti arti-stiche. Nel resto del mondo è passato alla storiacome il sequestratore di Alfredo Di Stefano. Na-to a Cuba nel ‘43 da genitori spagnoli in fuga dalregime franchista, Paul era arrivato a Caracasnel ‘45 ed è diventato venezuelano d’adozione.Nella stessa Caracas nel 1963, appena 19enne,era il numero 2 dell’operazione Julian Grimau,il sequestro lampo di Di Stefa-no, atterrato in città per gioca-re la Pequena Copa del Mundo,un’Intercontinentale o Mun-dialito ante litteram che vede-va impegnato il Real Madrid diSantiago Bernabeu contro ilSan Paolo brasiliano e il Porto.

MORTE TRAGICA Paul Del Rioè morto lunedì a Caracas in cir-costanze misteriose. Tutte leversioni concordano nell’usodella parola tragicamente: i fa-migliari invitano i giornali alladiscrezione, fonti governativesospirano a mezza bocca la pa-rola omicidio, il Pais ha parlatodi suicidio dicendo che Del Rioche si sarebbe sparato al cuore.Del Rio se n’è andato a “casasua”, nel Cuartel San Carlos, excarcere nel quale lui stesso ave-va passato 3 anni tra il 1971 e il1974 e che poi aveva espropria-to nel 2008 al governo dell’examico e mentore Hugo Chavez(sepolto nello stesso Cuartel) e trasformato nonsolo nella sua casa ma anche nella sede dellaFondazione Capitan Manuel Ponte, impegnata ariscattare, secondo la definizione cara allo stes-so Del Rio, la memoria di attivisti, contadini,operai, studenti e popolani torturati, uccisi o de-saparecidos durante la IV repubblica, ovvero illungo regime di Romulo Betancourt.

IL SEQUESTRO Proprio per protestare contro labrutalità e l’oppressione del dittatore venezue-lano fu organizzato il sequestro di Alfredo DiStefano, l’operazione Grimau intitolata alla me-moria di un dirigente del Partito Comunista spa-

TRA CALCIO E POLITICA CONTENUTOPREMIUM

Io che rapii la SaetaMISTERO FINALENELLA VITA DI PAUL DEL RIO: LA SUA MORTESE N’E’ ANDATO A CARACAS L’UOMO CHE SEQUESTRO’DI STEFANO NEL 1963. UNA VICENDA MAI CHIUSA, UN ULTIMO STRANO CAPITOLO: E C’E’ CHI PARLA DI OMICIDIO

IL PITTORE, LA STARE GLI SCACCHI

� 1 Paul del Rio, eclettico artista, pittore, rivoluzionario e rapitore di Di Stefano a Caracas, come gesto di protesta contro il regime � 2 Di Stefano e Del Rio in una foto dell’epoca: durante i giorni del rapimento giocavano anche a scacchi � 3 Un ritaglio di uno dei giornali che dettero grande risalto alla vicenda

32

1

308I gol segnati da Di Stefano con la maglia del Real Madrid. Nel palmares, anche 5 coppe dei Campioni

Alfredo Di Stefano, 1926-2014 EPA

LA CIFRA

MondoR

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20 MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

MATTINA7 Gazzetta News7.30 Gazzetta News8 Gazzetta News8.30 Gazzetta News9.05 Campioni a confronto9.30 Explorers: avventure pericolose10.05 Extreme Fishing 11.05 Condo’ Confidential

11.30 Campioni a confronto12.05 The Speedgang - La banda dei motori13 Gazzetta News13.30 Gazzetta News

POMERIGGIO14 Gazzetta News - Ospiti i Dear Jack14.15 Magazine Sci Freestyle14.45 Autogol News

15.05 Sfide senza limiti - Prima Tv15.30 Campioni a confronto - Prima Tv16.05 Extreme Fishing - Prima Tv17.05 The Speedgang - La banda dei motori18.05 Sfide senza limiti18.30 Le nuove forze del calcio18.45 Tuttogol19 Calciomarket19.30 Gazzetta News

19.45 Gazzetta News - Ospiti i Dear Jack

SERA 20 Gazzetta News20.30 Gazzetta News20.45 Autogol News21.05 Condo’ Confidential 21.35 The Speedgang22.30 Campioni a confronto23 Calciomarket

GazzettaTv con Dear Jack e mercato1La boy band è ospite in studio alle 14, poi serata di calcio con gol e commenti dopo Napoli-Lazio

Gabriella Mancini

E’ la boy band italiana del momento. Sinto-nizzatevi sul canale 59: i Dear Jack oggisono ospiti di GazzettaTv alle 14 e in re-

plica alle 19.45. Un successo dietro l’altro. Dopoil Premio della critica giornalistica ricevuto adAmici nel 2013, il brano del Festival di SanremoIl mondo esplode tranne noi è andato forte. Unbalzo ulteriore nel cammino del gruppo pop-rock, che in questi giorni è in rotazione radiofo-nica con il brano Eterna, scritto da Kekko Silve-stre dei Modà, il secondo singolo estratto da Do-mani è un altro film (seconda parte) già diven-tato Disco d’oro. I cinque ragazzi, ovvero ilfrontman Alessio Bernabei, Francesco Pierozzi,Lorenzo Cantarini, Alessandro Presti e Riccar-do Ruiu, racconteranno il loro approccio conquesta nuova vita, il rapporto con i fans, e so-prattutto con le fans, sempre in coda per un sel-fie o per un poster firmato, e parleranno anchedi sport. Nei palazzetti italiani hanno fatto ilbotto con il tour e per questa estate sono previ-ste tre date: il 3 luglio a Roma, il 25 agosto aTaormina e il 31 agosto a Verona.

SOSIA DI CAIRO Alle 14.45 da non perdere l’ap-puntamento con Gli Autogol, all’interno di Gaz-zetta News delle 14.45 e in replica alle 20.45: itre ragazzi questa volta si scatenano sull’attua-lità calcistica con il sosia del presidente del Tori-no Urbano Cairo. Più tardi Sfide senza limiti se-guirà le imprese di Gerhard Gulewicz che af-fronterà una sfida proibitiva: la Race AcrossAmerica, una maratona in bicicletta di circa

5.000 chilometri. La rubrica Campioni a con-fronto continua il paragone tra i grandi nomidello sport, poi largo a Extreme fishing.

MERCATO Serata all’insegna del pallone. Alle19 e alle 23 la linea va a Calciomarket in diretta,tutti gli aggiornamenti del calciomercato con Federica Migliavacca e il massimo esperto Car-lo Laudisa, giornalista della Gazzetta delloSport. L’appuntamento con il mercato, vistol’interesse, è raddoppiato, va in onda quattro

volte alla settimana. Non mancano i gol e i com-menti della partita di Coppa Italia Napoli-La-zio, semifinale di ritorno dopo il pareggio del-l’andata per 1-1. Una sfida intrigante, con i par-tenopei alla ricerca dei gol perduti (ne hannosegnato soltanto uno nelle ultime quattro parti-te) e i biancocelesti lanciatissimi, con Klose allacaccia di nuovi record . Un’altra giornata avvin-cente per gli appassionati di sport e anche dimusica.

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I Dear Jack ospiti di GazzettaTv, parleranno anche di sport: il loro ultimo brano, «Eterna», impazza alla radio

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Siamo in onda!R

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21MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

OPINIONI

Caro Arturi, siamo alle solite: lo striscione durante Roma-Napoli. Non si tratta di censura, ma se i giornali e le tv non ne parlassero, lo vedrebbero solo allo stadio e sarebbe finita lì, invece, voi giornalisti di tv e stampa scritta ci sguazzate per giorni. Basta ipocrisia. Il diritto di cronaca? Va bene, dite che sono stati esposti determinati striscioni ma senza mostrarli, per non dare soddisfazione ai teppisti.

Tommaso Pennella (Saanen)

È un dibattito aperto da decenni: i sostenitori della sua tesi non mancano. Noi stessi ne prendiamo la parte migliore: da tempo non pubblichiamo striscioni offensivi o demenziali di ordinaria volgarità. Mi spingo ancora più vicino al suo argomentare: è sicuro che la pubblicazione di certe scritte (o comunicati delle Br in altra epoca e più grave contesto, ma l’essenza del dibattito era la stessa) porti dei danni, sia nella possibile emulazione da parte di menti deboli, sia nella gratificazione mediatica data ai responsabili.

Ma quando si passa una certa soglia di gravità (vedi la chiusura della curva), non scatta soltanto il diritto di cronaca, al quale lei accenna, bensì il dovere. Il danno collaterale è superato di gran lunga dal beneficio pubblico per tutto ciò che di positivo si innesta: condanne, riflessioni, stimolo alle attività repressive, indagini e inchieste sulle debolezze di un sistema che presenta questi paurosi buchi nelle maglie della sicurezza. E soltanto una corretta informazione può sottolineare quello che ancora una volta è dimostrato: la subcultura ultrà è padrona delle curve dove impone le sue logiche distorte, stili di vita sballati, rituali inaccettabili costruiti su un onore di cartapesta. Tutto questo va scritto mille volte: serve alla collettività.

Stavo per scriverle, da appassionato di atletica, sull’accordo Schwazer-Donati, sul quale non mi sono formato un’ideaprecisa, quando ho letto della scomparsa di Renato Tammaro, storico animatore della gloriosa Riccardi, di cui anch’io da ragazzo ho fatto parte. Lo ricordo come un papà sorridente, di quelli che non ti fanno mai capire la fatica improba che sopportano per tirare avanti pur di vestire tutti con quella maglia verde. Un grande dolore: quell’atletica pura forse scompare con lui.

Jacopo Cattani

Ha scritto parole bellissime per Tammaro: soltanto uno delle sue migliaia di ragazzi ci sarebbe riuscito compiutamente. M’inchino alla sua memoria. Era un dirigente appassionato e una persona onesta. Come tale non si era mai immischiato con la compromissione disgustosa cui il suo sport s’era piegato dalla fine degli anni 70 in poi, fra truffe e doping pianificato dalla federazione.

Quanto al percorso del marciatore dopato e squalificato, ho la stessa opinione espressa sulla Gazzetta prima da don Ciotti e poi da Valerio Piccioni. Un’operazione di grande valore culturale, che si regge sul volontariato a titolo gratuito (lo si è ricordato poco) sia di Donati sia del tecnico e degli scienziati a cui si appoggia. Un rapporto clamoroso che avrà scopi anche investigativi: sarà facile, con controlli mirati e continui, capire se il marciatore ha mentito sul passato o lasciato zone buie. I rischi sono tutti di Schwazer perché Donati, a 68 anni, dopo una vita dedicata alla lotta al doping, non ha nulla da dimostrare. Chi lo critica «da sinistra» in questa vicenda fa proprio sobbalzare. Da una parte si sparano bambinate da bar, tipo squalifica a vita alla prima infrazione doping (insostenibile in qualsiasi contesto giuridico), dall’altra si sopporta da 30 anni che l’atletica sia infangata e intossicata. Ci sarebbe da sganasciarsi dalle risate se attorno al doping non si siano consumati e si consumino autentici drammi.

L’ uomo-partita stavolta è inpanchina. Quando nel luglioscorso Max Allegri si ritrovò

catapultato alla guida della Juve tutti pensarono che quella del tecnico livornese sarebbe stata una Mission Impossible. Antonio Conte era stato il simbolo dei tre scudetti bianconeri. Un allenatore-condottiero, amato dai tifosi, capace di entrare nel cuore e nella testa dei suoi allievi e di conquistare l’ultimo titolo a più di cento punti. Il confronto con un simile totem poteva schiacciare chiunque. Allegri è entrato in punta di piedi nel suo nuovo mondo. Nessuna rivoluzione, ma tanto buonsenso. Giorno dopo giorno ha cominciato a smontare e a ricostruire la micidiale macchina da vittorie bianconera. Non sbagliando un colpo: ha già in pugno un altro scudetto e ha centrato i quarti di

Champions con una partita da incorniciare a Dortmund. Da tempo nessuno in casa Juve guarda con nostalgia al passato. E Allegri continua a stupire. La grande impresa di ieri a Firenze è figlia al 100 per 100 delle scelte del tecnico bianconero. Travolgere una delle squadre più in forma del campionato senza Pirlo, Pogba, Buffon e Tevez è tanta roba. Il buon Max ha indovinato tutto: ha puntato su Matri come sostituto dell’infortunato Tevez; ha dato fiducia a Pereyra tre-quartista; ha pungolato l’orgoglio del suo gruppo esattamente come sapeva fare Conte. Questa finale di Coppa Italia renderà ancora più fortela Juve perché alzerà l’autostima di quelli che lavorano quasi sempre nell’ombra. La Juve di Allegri è in pista su tutti i fronti. Centrare il triplete è un’impresa quasi impossibile, però i campioni d’Italia stanno prendendo sempre più coscienza della propria forza.

Brusco stop, invece, per la Fiorentina. Senza le magie di Salah la formazione viola si è ritrovata di

colpo senza idee. Tanto banale possesso palla e poco altro. Montella non ha risposto ai colpi di Allegri. Ritardando i primi cambi e non correggendo al volo una squadra apparsa subito in difficoltà. Uno dei pochi a salvarsi è stato Neto che tra 2 mesi sarà della Juve. La Fiorentina è in corsa per la zona Champions ed è nei quarti di Europa League. C’è tempo e modo per andar oltre la dolorosa sconfitta.

Stasera conosceremo il nome dell’altra finalista. Il Napoli parte con un piccolo vantaggio (l’1-1 dell’Olimpico) ma la Lazio è più in forma. Benitez rispolvera Hamsik e propone la coppia Higuain-Gabbiadini mentre Pioli presenta il tridente delle meraviglie con Candreva-Klose e Felipe Anderson. Come dire, la Coppa Italia non è più vista come una coppetta. Si fa tremendamente sul serio. Chi rischia di più è il Napoli. Dopo il mezzo fallimento in campionato uscire da questo torneo avvicinerebbe la fine di un ciclo.

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Lettere alla Gazzetta

SCRITTE E CENSURA,TAMMARO E ALEX

GIORGIO CHIELLINIDifensore Juve� Andiamoooooo in finale!!!!!!!! Che partita!!!!!!! Avanti cosi!!!!!@Chiellini

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ELISA DI FRANCISCAAzzurra di scherma� Che spettacolo: una signora di 100 anni che riesce a nuotareper 1500 metri! Una lezione di grinta e determinazione!@ElisaLovesJesi

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Juve in finale di Coppa Italia

CAPOLAVORO ALLEGRI, SOGNO TRIPLETE

L eBron James o Michael Jordan? Bill Russell o ShaquilleO’Neal? Kobe Bryant o Oscar

Robertson? Red Auerbach o Phil Jackson? Sono le domande che piacciono tanto ai tifosi, ma che non hanno una risposta. Perché è impossibile paragonare stelle o allenatori di epoche diverse in uno sport in continua evoluzione. Stesso discorso per il più attuale dei confronti, quello tra Mike Krzyzewski e John Wooden. Il tecnico di Duke ha conquistato il quinto titolo di basket collegiale lunedì notte, staccandosi da solo dietro al Mago di Westwood, che ne ha vinti 10 con Ucla. Qui però c’è un distinguo importante da fare, perché cambia e non di poco il metro di giudizio. Wooden dominò un’era (dal ‘64 al ‘75) in cui al

torneo c’erano solamente tra 22 e 25 squadre (si passò a 32 nel ‘75 perarrivare 10 anni dopo alle attuali 64, senza contare i due turni preliminari che coinvolgono 8 squadre). Molto meno complicata quindi la strada per arrivare al successo finale. Ma, cosa forse ancor più importante, il tecnico scomparso nel 2010 non aveva a chefare con meteore che passavano un anno dal Pauley Pavillon, casa losangelina dei Bruins, per poi spiccare il volo verso la Nba.

Cosa che invece oggi accade con preoccupante regolarità, al punto d’aver minato forse irrimediabilmente la qualità del gioco se non vi si porrà presto rimedio. Impossibile costruire un progetto a lunga scadenza. I tre giocatori più forti di questa Duke campione, Jahlil Okafor, Justise Winslow e Tyus Jones, tra un mese verranno scelti tra i primi 20 al draft dei pro’. Trattasi di tre freshmen, ovvero matricole. Pensateche cosa potrebbe essere dei Blue

Devils se avessero a disposizione quel trio per quattro anni, come accadde a Ucla che ai tempi di Wooden potè permettersi il lusso di schierare un certo Bill Walton dal ‘71 al ‘74... Anthony Davis, oggi stella dei New Orleans Pelicans, in teoria avrebbe dovuto disputare il suo ultimo anno di università con Kentucky. Impensabile tornare indietro di 40 anni, giusto però tener ben presente cosa significhi vincere oggi rispetto a quell’epoca.

Ecco allora che il paragone diventa possibile, o quantomeno non così soggettivo come nei casi citati in precedenza, dove la valutazione non si basa su dati concreti. Sbilanciarsi non è un azzardo, definire Krzyzewski il numero uno di tutti i tempi a livello collegiale non è un’eresia. Non sarà mai un assoluto, resterà un relativo, ma che non farà certo rivoltare Wooden nella tomba. Anzi, sarebbe lui il primo ad alzarsi e applaudire Coach K per il quinto sigillo.

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Basket Usa

ORA COACH K È DAVVERO IL NUMERO UNO

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FILIPPO MAGNININuotatore azzurroSupererò anche questa! @FiloMagnini

Page 22: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

22 MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Page 23: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

23MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Corvia con una triplettacancella mesi da incubo1L’attaccante del Brescia s’è scatenato dopo errori e infortuni«Dicono che dovrei giocare in A? Ora penso solo a restare in B»

PRO VERCELLI

«Tutti per uno»In curva a un euro� VERCELLI Per portare quanti più i tifosi allo stadio in un momento tanto delicato nella lotta alla salvezza, la Pro Vercelli ha deciso di lanciare l’iniziativa «Tutti per uno, uno per tutti». In occasione della partita di sabato alle 15 contro il Livorno, i biglietti di Gradinata Nord e Sud saranno venduti al prezzo simbolico di un euro. La promozione è valida fino a venerdì presentandosi alla biglietteria di via Massaua (sabato saranno venduti biglietti ai prezzi originali).

LA SITUAZIONE

Venerdì l’anticipoVicenza-Avellino� Così la 35a giornata di B. Venerdì (ore 20.30): Vicenza-Avellino (andata 1-0). Sabato (ore 15): Bari-Crotone (0-3); Brescia-Bologna (2-1); Catania-Trapani (2-2); Cittadella-Carpi (2-5); Frosinone-Pescara (0-3); Lanciano-Latina (0-1); Modena-Entella (1-1); Pro Vercelli-Livorno (1-3); Spezia-Ternana (0-0). Lunedì (ore 20.30): Perugia-Varese (1-1). La classifica: Carpi p. 68; Bologna (-1) 56; Vicenza 53; Avellino 52; Frosinone* 51; Livorno, Spezia e Perugia 50; Pescara 48; Lanciano 46; Bari 44; Trapani 42; Latina*, Ternana ed Entella 40; Modena, Cittadella, Crotone e Pro Vercelli 39; Catania 38; Brescia (-6) 31; Varese (-4) 28. (* una partita in meno). Martedì 14 alle 18 si recupera invece il derby Frosinone-Latina (1-4), che era stato rinviato per motivi di ordine pubblico.

TACCUINO

Gian Paolo LaffranchiBRESCIA

D estro, sinistro, testa.Uno contro uno, finte,sponde. E quell’esultan-

za alla Spillo Altobelli sobria,contenuta, senza sprecareenergie, ché lo spettacolo biso-gna darlo prima, con il pallonetra i piedi. Daniele Corvia ha affossato così il Pescara, calan-do un tris d’assi sotto porta, ecosì spera di contribuire allasalvezza del Brescia. Ma cosa cifa uno così in Serie B? «Quantevolte me lo sono sentito ripete-re... E qualche volta me lo sonochiesto anch’io per davvero –sorride l’attaccante classe1984, cresciuto nella Roma:esordì in A proprio a Brescia,città nel suo destino – purtrop-po, fra infortuni lunghi e sbaglicommessi, nella massima serieho giocato e non giocato. Evi-dentemente non ero prontodel tutto». Centodue presenzee 10 gol. Contro i 62 realizzatiin B, in 192 partite.

COME L’EVEREST «Adesso an-che restare in Serie B sarebbeun sogno – sospira Corvia –mancano otto giornate alla fi-ne del campionato e la classifi-ca è una montagna da scalare.Dobbiamo fare un’impresasenza precedenti, ma non èmai troppo tardi. Passeremoalla storia, in un modo o nel-

che tutto dipende da noi. Ora esempre. Io in A ho giocato me-no di quel che avrei voluto, manon mi arrendo: ho trent’anni,posso ancora farcela, il mioobiettivo è arrivare a disputareancora almeno una stagionead alti livelli».

SFERA DI CRISTALLO Tutto èpossibile, se si pensa che Cor-via aveva previsto la triplettadi Pescara, la prima della suacarriera: «Ne avevo parlato insettimana con i compagni, poiavevo detto a mio figlio Chri-

stian che gli avrei portato a ca-sa il pallone e così è andata. Imiei tre gol li ho dedicati tuttialla famiglia, a mia moglie e aimiei figli, perché quando le co-se non funzionano, e questa èun’annata difficile, il lavoro al-la fine te lo porti a casa. Questarinascita ci voleva. Sono statoanche fortunato. Ma non misento il salvatore della patria.Da soli non si fa nulla, serve lasquadra per vincere le partite».

LA COPPIA NON VA Altrimentisquadre come Brescia e Cata-nia non si ritroverebbero infondo alla classifica con i beinomi che si ritrovano in orga-nico. E se il calcio fosse aritme-tica, Corvia più Caracciolo si-gnificherebbe valore aggiunto.Invece i numeri sono impieto-si: con Corvia punta unica ilBrescia ha conquistato 12 pun-ti in 7 turni, media 1,71; conCaracciolo 12 in 10, media 1,2;con entrambi 10 in 13, media0,77. La fotografia è chiara:con i due centravanti insiemein campo il Brescia fatica. «Io eAndrea non diamo tanto pesoa questi dati – assicura Corvia,9 reti all’attivo in questo cam-pionato – i numeri sono signifi-cativi, ma il problema non ètanto la coppia. Se non siamoal top, o la squadra non sta be-ne, fatichiamo a giocare comesappiamo, qualcuno deve sna-turarsi e i risultati non arriva-no. Ma quando siamo in formaentrambi e la squadra è in salu-te, come due anni fa, riuscia-mo a duettare, la squadra gio-ca e vince. E la salvezza passaanche da qui». E Corvia allargail discorso, giocando di spon-da: «Finora abbiamo avuto in-fortuni, problemi, penalizza-zioni in classifica. Se il ventogira e cambiamo atteggiamen-to, mostrandoci aggressivi edeterminati come a Pescara,possiamo riuscire anche a sca-lare una montagna come que-sta».

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A sinistra Daniele Corvia, 30 anni , festeggiato da Sodinha LAPRESSE

Lega ProRL’allenatore emergente

Bassano salta con l’AstaMa c’è il Toro nel destino

LE GARE DI OGGI

� Si giocano oggi tre partite di Lega Pro: l’andata della finale di Coppa Italia e due recuperi del girone B..

COPPA ITALIA� Como e Cosenza giocano il primo round della finale: ritorno il 22 in Calabria. Una maglia celebrativa speciale indossata dalla squadra per la gara, coreografia già pronta sugli spalti, e una raccolta benefica organizzata dai tifosi a sostegno della cura per la leucemia infantile, con la vendita di magliette che celebrano l’evento: il Como si prepara così alla terza finale di Coppa Italia della sua storia (una persa con il Palermo, una vinta con la Nocerina). Nel Cosenza mancano gli squalificati Corsi e Fornito e l’infortunato Cori, ma il momento è ottimo: in campionato non perde da 8 partite, nelle quali ha subìto un solo gol con Ravaglia imbattuto da 399’.Così in campo questa sera (inizio alle ore 18.30):COMO (4-3-1-2) Crispino; Ambrosini, Lebran, Cassetti, Fautario; Fietta, Berardocco, Cristiani: Le Noci; Ganz, Maritato. (Falcone, Marconi, Marchi, Ardito, Rolando, Scapuzzi, Defendi). All. Sabatini.COSENZA (4-4-2) Ravaglia; Blondett, Tedeschi, Carrieri, Ciancio; Criaco, Arrigoni, Caccetta, Statella; De Angelis, Cesca. (Saracco, Zanini, Magli, Novello, Tortolano, Chidichimo, Calderini). All. Roselli.ARBITRO Piccinini di Forlì (Chiocchi-Muto).

RECUPERI GIRONE BCosì in campo oggi pomeriggio (inizio alle ore 15):PISTOIESE (4-3-3) M. Ricci I; Golubovic, L. Ricci, Di Bari, Frascatore; Calvano, M. Ricci II, Vassallo; Falzerano, Anastasi, Piscitella. (Olczak, Celiento, Piana, Pacciardi, Mungo, Martignago, Coulibaly). All. Sottili.ANCONA (4-4-2) Lori; Parodi, Paoli, Mallus, D’Orazio; Lisai, Camillucci, Di Ceglie, Morbidelli; Tavares, Cognigni. (Polizzi, Cangi, Bacchetti, Sampietro, Bambozzi, Bondi, Gelonese). All. Cornacchini.ARBITRO Pillitteri di Palermo (Defina-Bianchini).Così in campo questa sera (inizio alle ore 20.45):REGGIANA (4-3-3) Feola; Andreoni, Spanò, Sabotic, Mignanelli; Maltese, Vacca, Angiulli; Alessi, Ruopolo, Siega. (Messina, De Biasi, De Giosa, Messetti, Petkovic, Giannone, Tremolada). All. Colombo.PISA (4-4-2) Pelagotti; Pellegrini, Paci, Sini, Costa; Finocchio, Iori, Misuraca, Floriano; Arma, Beretta. (Adornato, Samba, Ricciardi, Mandorlini, Napoli, Frediani, Arrighini). All. Amoroso.ARBITRO Marini di Roma (Sbrescia-Grossi).

Coppa: andata finaletra Como e CosenzaGirone B: i recuperi

LA SITUAZIONE

� Questo il programma della 34a giornata in Lega Pro:

VENERDÌ Ore 19.30 Pro Piacenza-Santarcangelo (girone B, 0-2). Ore 20.45 Foggia-Casertana (C, 2-1, diretta su Raisport).

SABATO Ore 14.30 Giana-AlbinoLeffe (A, 3-0); Tuttocuoio-Savona (B, 2-2); Savoia-Juve Stabia (C, 1-2). Ore 15 Mantova-Novara (A, 0-1); Grosseto-Ascoli (1-1) e Teramo-Lucchese (B, 0-0). Ore 16 Arezzo-Cremonese (A, 1-3); Aversa Normanna-Barletta (0-0) e Salernitana-Lupa Roma (C, 4-0).Ore 17 Alessandria-Monza (3-2) e Pro Patria-Feralpi Salò (A, 0-0); Benevento-Reggina (C, 2-0). Ore 19.30 Pordenone-Südtirol (A, 0-2); Martina-Matera (C, 1-3).

DOMENICA Ore 11 Pistoiese-L’Aquila (B, 0-2).Ore 12.30 Lumezzane-Como (A, 0-2); Ancona-Prato (B, 3-2). Ore 14.30 Torres-Real Vicenza (A, 3-3); Reggiana-Carrarese (B, 3-1); Ischia-Cosenza (1-3) e Melfi-Lecce (C, 1-4). Ore 16 Pavia-Renate (A, 1-0); Catanzaro-Messina (1-1) e Vigor Lamezia-Paganese (C, 0-1). Ore 18 Bassano-Venezia (A, 2-1); Forlì-Pontedera (1-2) e San Marino-Gubbio (B, 0-2).

LUNEDÌ Ore 20.45 Pisa-Spal (1-0).

LE CLASSIFICHE GIRONE A Novara e Bassano p. 64; Alessandria 62; Pavia (-1) 60; Como 54; Feralpi Salò 49; Real Vicenza 47; Arezzo 45; Südtirol e Venezia 44; Cremonese 42; Mantova (-3) e Renate 40; Giana e Torres 39; Monza (-2) 36; Lumezzane 31; AlbinoLeffe 29; Pordenone 27; Pro Patria (-1) 25.GIRONE B Teramo p. 65; Ascoli 60; Reggiana* 55; L’Aquila 54; Pisa* 51; Spal 49; Ancona* 48; Lucchese 47; Pontedera 45; Tuttocuoio 44; Carrarese 41; Gubbio 39; Grosseto (-1) 38; Santarcangelo* 37; Prato 36; Savona 35; Pistoiese** 34; Forlì 33; Pro Piacenza (-8) 29; San Marino 26. (** due partite in meno, * una partita in meno).GIRONE C Salernitana p. 73; Benevento 68; Juve Stabia 60; Lecce e Matera 57; Casertana* 56; Foggia (-1) 54; Catanzaro 48; Barletta 43; Cosenza e Vigor Lamezia 41; Melfi (-2) 38; Martina* e Lupa Roma 36; Paganese 34; Ischia 29; Messina e Savoia 28; Aversa Normanna 26; Reggina (-4) 22. (* una partita in meno).

Salernitana, sabatogrande occasioneper avvicinare la B

Roberto Pelucchi

«N on c’è bandiera sen-za asta, non c’è Torosenza Tonino Asta»:

questo è lo striscione che i tifosigranata confezionarono su unlenzuolo che era una carezza alcapitano liquidato malamentedalla coppia Cimminelli-Rome-ro, nel 2002, dopo cinque sta-gioni e due promozioni in A.Nell’immaginario collettivo,Antonino Asta resta cuore Toro,anche se la sua carriera ha pre-so strade non banali (Napoli,Palermo). E nell’immaginariodei tifosi del Toro, Asta sta stu-diando per il grande ritorno.Sta facendo apprendistato inprovincia per planare, prima opoi, sulla panchina granata. Estavolta non perché considera-to inadeguato per giocare in Se-rie A (accadde anche questo...).

GAVETTA Asta adesso allena ilBassano, impegnato nella corsaalla Serie B. A lui guardano coninteresse squadre di categoriasuperiore: la sua è organizzata,un misto di qualità e tempera-

mento. Asta è sempre arrivatotardi a prendersi quello che simeritava. Da calciatore è parti-to dal basso che più basso non sipuò. A 8 anni ha lasciato Alca-mo Marina, con la famiglia, persalire a Milano. Il pallone chegli faceva compagnia era quelloinfangato dei campetti di quar-tiere. Di giorno serviva i caffènel bar dei genitori, di sera an-dava a giocare per 250 mila lireal mese in Promozione, nel Cor-betta presieduto da Ezio Greg-gio, il comico. Era il 1989-90.Maradona sognava il Mondialeitaliano con l’Argentina, Asta laprima di una lunga serie di pro-mozioni. Poi Abbiategrasso,Saronno, Monza. Quindi il To-rino su segnalazione di Gigi Ra-dice: «E’ il nuovo Claudio Sala».

POETA Asta è arrivato in Serie Aa 29 anni, in Nazionale con ilTrap a 31. «Dall’Interregionalealla A, ho fatto la gavetta, e ognivolta che mi affacciavo nellamassima serie venivo ricacciatoindietro: ha fiato e gambe, manon ha piedi, si diceva. Quandoa 22 anni ho lasciato il bar per ilcalcio mi sono prefissato un so-lo obiettivo: giocare un matchin A», disse in una intervista. InA ci è arrivato con le sue gambe«e con i miei piedi un po’ storti,ma raddrizzati nel tempo». Ciha messo anche i polmoni, dav-vero enormi per far volare lamaglia numero 7 sulla fascia, etanto cuore. «La speranza... dipoter fare quello in cui credi, di

non arrendersi di fronte agliostacoli, di non vivere di rim-pianti, di un futuro comunquemigliore... la mia speranza èche ognuno di noi possa averesempre qualcosa in cui spera-re», è la poesia che scrisse pri-ma di un derby contro la Juve.La carriera calcistica di Asta èstata troncata da un infortunioquando era a Palermo e da lì èsbocciata quella di allenatore.Prima con le giovanili del Tori-no, poi con il Monza (una finaledei playoff di Seconda persa) eora il Bassano. Novara, Pavia eAlessandria tremano. Perchéquell’ex numero 7 arriva sem-pre. Tardi, ma arriva.

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Antonino Asta, 44 anni LAPRESSE

I TRIPLETTISTIGIORN. GIOCATORE SQUADRA7a RICCARDO MANIERO PESCARA

7a GAETANO VASTOLA LANCIANO

12a ETTORE MARCHI PRO VERCELLI

13a DAVIS CURIALE FROSINONE

15a ANDREA CARACCIOLO BRESCIA

20a GIOVANNI ABATE TRAPANI

20a ALESSANDRO SGRIGNA CITTADELLA

25a ANDREA COCCO VICENZA

28a MARCO SANSOVINI PESCARA

31a FERDINANDO SFORZINI ENTELLA

34a DANIELE CORVIA BRESCIA

l’altro: spero nel modo giusto.Vorrei essere ricordato comeuno dei giocatori che ha rag-giunto una salvezza incredibi-le con il Brescia». Non comeuno dei giocatori che con ilBrescia sono scesi in terza se-rie, trent’anni dopo l’ultimavolta.

FUTURO Corvia non pensa tan-to al futuro: ha un contrattoche scade nel 2016, «ma comefaccio a guardare oltre il Bolo-gna? Dobbiamo vincere sabatoe basta, nella consapevolezza

Serie BRIl personaggio

DANIELE CORVIAATTACCANTE DEL BRESCIA

SERVE UN’IMPRESA PER SALVARCI:

COMINCIAMOCON IL BOLOGNA

AVEVO PROMESSO LA TRIPLETTA A

MIO FIGLIO: GLI HO DATO IL PALLONE

1L’ex granata sta raccogliendo elogianche da tecnico: veneti protagonisti nella corsa alla B

Page 24: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

24 MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Kimi Raikkonen, 35 anni, è tornato alla Ferrari la scorsa stagione. La prima esperienza durò dal 2007 al 2009 e fruttò un Mondiale AP

Carica Raikkonen: «Occhio Mercedes, cresceremo ancora»1Il d.t. Allison: «Non sarà una Ferrari conservativa, ogni volta che avremo un progresso lo metteremo sulla SF15-T»

QUI SAUBER

Pensierino Nasr:«Io a Maranello?Con l’aiuto di Kimi» 1Il brasiliano: «Ho il suo manager e lui ha investito su di me: salario, auto e una casa»

NOTIZIE TASCABILI

� (p.g.) La Sbk tornerà sui circuiti che hanno fatto la storia: Monza già il prossimo anno. Dorna, società organizzatrice del Mondiale, ha già dato via libera. E’ un cambio di strategia a 180° per il promoter che nel 2013 aveva bocciato il tracciato senza appello ritenendolo troppo pericoloso. Ma Dorna non ha cambiato idea per motivi romantici, piuttosto per interesse: Monza tornerà ad essere

l’appuntamento più glamour della stagione, l’occasione perfetta per costruttori, fornitori e sponsor. Tantissime realtà SBK hanno base a due passi: Pirelli, Aprilia, MV Agusta, Magneti Marelli... Ora serve l’omologazione Fim, ma sarà questione di qualche mese: sparirà la Prima Variante mentre la Roggia verrà ridisegnata diventando più scorrevole.

� La prima tappa europea della Superbike sulla pista di Motorland (Aragon) in Spagna, segna anche l’inizio della Coppa Superstock 1000, il cui schieramento verrà arricchito quest’anno anche dalle Aprilia RSV4 RF del Team Nuova M2, condotte in pista da Lorenzo Savadori e Kevin Calia. Aprilia Racing estende così il suo impegno nelle categorie per moto derivate dalla serie, attività di grande interesse per i riflessi che ha sulla produzione di moto supersportive..

AD ARAGON

Superstock 1000Savadori-Caliala coppia Aprilia

� «Senza un accordo sulla ripartizione delle risorse la F.1 rischia il collasso». A lanciare l’allarme è l’ex presidente della Fia Max Mosley, secondo il quale «tutti i team devono sedersi intorno a un tavolo e ammettere che a livello generale c’è un problema enorme, che alcune squadre hanno abbastanza soldi, ma la maggior parte no e che continuando così la F.1 avrà un crollo». Secondo Mosley, le entrate «dovrebbero essere divise in parti uguali fra le squadre».

PARLA MOSLEY

«Team al collassoLe entrate vannodivise tra tutti»

� Il team Bmw Motorrad Italia Sbk ha comunicato che a partire dal prossimo appuntamento Superbike, dal 10 al 12 Aprile ad Aragon, sarà Ayrton Badovini in pista sulla S1000RR. E’ divorzio quindi con Sylvain Barrier. Quello di Badovini è un ritorno: nel 2010 dominò la Superstock 1000 e si aggiudicò il titolo sulla S1000RR.

SUPERBIKE / 2

Bmw, via Barrier Tocca a Badovini

Il paddock di Monza invaso dai tifosi della Sbk

FUORI DAL MONDIALE DAL 2013

La Superbikea Monza nel 2016:via libera Dorna

Paolo Ianieri

È la grande curiosità cheagita le menti degli ap-passionati di F.1: la caval-

cata imperiosa di SebastianVettel e della Ferrari due do-menica fa a Sepang potrà ripe-tersi anche tra qualche giornoin Cina? O, bruciata dalla scon-fitta in Malesia, la Mercedesreagirà duramente per toglieresubito a tutti il dubbio su chisia la squadra da battere?

RISCOSSA «Abbiamo lasciatola Malesia con tante cose a cuipensare — è l’analisi di Toto Wolff, responsabile della Mer-cedes —. Perché quello che po-trebbe essere stato un buon ri-sultato per lo sport, per noi èstata una sveglia. Non è qual-cosa che ci si può permettere diconcedere spesso e, anche seabbiamo portato due auto sulpodio, abbiamo analizzatoogni area per vedere comeavremmo potuto agire meglio.I nostri rivali hanno alzato il li-vello e ora tocca a noi reagire.La Cina è il posto dove farlo:

Lewis lì ha un gran record esempre lì Nico ha conquistatola sua prima vittoria. Abbiamoun’arma a nostra disposizionee dobbiamo fare tutto il possi-bile per sfruttarla».

MANNA ROSSA Di sicuro, mes-sa nell’angolo da una crisi diconti economici esorbitanti,regole eccessivamente compli-cate, team in agonia e tifosisempre più lontani, la Formula1 ha vissuto come manna dalcielo la vittoria della Ferrari, visto che, all’improvviso, tuttoquello di cui si è parlato sonostate la scommessa vinta daVettel, la fine della crisi del Ca-vallino, l’improvvisa rivitaliz-zazione di una stagione che siannunciava come l’ennesimomonologo Mercedes. E anchese quello cinese si presenta co-me un appuntamento favore-vole alle Frecce d’argento, laFerrari arriva a Shanghai perprovare a ripetere l’impresa.

PASSI AVANTI «Per me è chia-ro che abbiamo una monopo-sto competitiva — ha detto Ki-mi Raikkonen alla rivista tede-

sca Speedweek —, anche nel ca-so in cui non faccia caldo comea Sepang. Stiamo lavorandoper migliorare in qualifica. Ab-biamo fatto enormi progressi rispetto al 2014, tutti i cambia-menti sono stati corretti, lo svi-luppo è in esecuzione come do-vrebbe. A poco a poco ci avvici-niamo alle Mercedes».

EVOLUZIONI Ci crede ancheJames Allison, d.t. della rossa,uno degli uomini chiave dellariscossa. «Non saremo conser-vativi. Butteremo progressi inmacchina ogni volta che ne tro-veremo. Al momento, abbiamoin fabbrica parecchi progettiallo studio che troverannosbocco in macchina il primapossibile. E altri ne arriveran-no. Il programma aerodinami-co sta avendo prestazioni soli-de e siccome le regole sono an-cora parecchio nuove, credoche potremo aspettarci parec-chio».

PROGRAMMAZIONE È unanuova filosofia, quella che staindirizzando il lavoro dellaFerrari. «Il mio compito è quel-

lo di togliere la pressione di do-ver ottenere risultati la setti-mana prossima — spiega Alli-son —, lavorando invece conuna scala temporale più lunga,cosa che ti permette di esserepiù libero nel lavoro. È difficilefare qualcosa in un arco di due-tre mesi, serve un programmadi mesi e anni, piuttosto chesettimane. E sapere che lavo-riamo per il futuro, ci rende piùforti ogni mese».

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Andrea Cremonesi

L a sorpresa di questo av-vio di campionato è unospirito libero: Felipe Na-

sr porta il cappellino giallo dello sponsor e non ha diffi-coltà ad affermare che il ta-lento in F.1 non basta. Quan-do era un ragazzino ha dettono ai progetti di HelmutMarko e l’anno scorso, pur dicorrere, ha salutato la Wil-liams per abbracciare unaSauber che aveva raccolto ri-sultati persino peggiori dellaMarussia.

Ma il coraggio l’ha premiata: 5°al debutto in Australia.«Diciamo subito che alla Wil-liams io sono stato benissimo.Anche se ero il terzo pilota erosempre coinvolto nelle deci-sioni. Ma c’è stata l’opportuni-tà di correre e l’ho presa al vo-lo. Melbourne è stato qualco-sa di unico, considerato percome si era messo il fine setti-mana della scuderia tra tribu-nali e l’impossibilità di girarenelle prime libere. Ma sapevosin dai test che avevo tra lemani una buona macchina, alivello di motore c’è stato unbel passo avanti durante l’in-verno. Però…».

Però?«Quel quinto posto è stato unasorpresa, mi sarebbe andatobene anche prendere un paiodi punti».

E invece si è tenuto dietro pureRicciardo.«Non me l’aspettavo. In que-ste prime gare dobbiamo ap-profittare di chi ha ancora deiproblemi».

Perché disse noalla Red Bull?«Troppo r i -schioso e non

c’era alcuna garanzia che sareiarrivato in F.1. Avevo 16 anni,avevo fatto bene in F. Bmw ec’erano tante proposte. Accettaiquella di Steve Robertson».

Che è il manager di Raikkonen.«Anche lui ha partecipato all’in-vestimento. Mi è stato vicino,scambiavamo delle impressioni.Una ottima scelta: mi hanno datoun salario, una macchina e unappartamento».

In Malesia ha rovinato la gara delsuo… manager.«Sì, ho toccato Kimi e so che avreidovuto evitare il contatto. Capi-ta. Quello di Sepang è stato unfine settimana difficile, speriamodi voltare pagina a Shanghai».

Che già conosce.«Non ci ho mai corso ma ho di-sputato il primo turno di liberel’anno passato con la Williams.Quei lunghi rettifili dovrebberodarci una mano, spero di tornarea raccogliere punti».

Sauber vuol dire anche Ferrari.Un pensierino per il futuro? In fondo a Maranello ci sono già pas-sati Barrichello e Massa.«Perché no? Con i motoristi Fer-rari lavoro bene. Vediamo».

Brasiliano, ma di origini libanesi.Che cosa ha ereditato dalle sueorigini?«Il senso della famiglia. La tradi-zione del pranzo del sabato dallanonna. Mio padre e i suoi fratelliche lavorano insieme nel team difamiglia: è lì che ho imparato ilmestiere di pilota».

E anche a fare il meccanico: ognitanto dà una mano al box?«Sì, ma…poco!»

Quando ha imparato la nostra lin-gua? «Quando correvo da voi, ho abi-tato 10 mesi in Italia, a Novaracon Antonio Ferrari. Ricordi bel-lissimi. Milano, il lago di Como,Capri. E poi il cibo: salame, moz-

zarella, risotto... vado mat-to».

Tra i suoi hobby c’è la pe-sca eppure non man-

gia pesce.«Strano vero? La pe-

sca è una passionenata nell’infanzia con

mio padre e mio nonno.Mi rilassa e mi ricarica le

batterie».© RIPRODUZIONE RISERVATA

JAMES ALLISONDIRETTORE TECNICO FERRARI

TOLGO LA PRESSIONE DI DOVER OTTENERE

RISULTATI OGNI SETTIMANA. COSÌ

LAVORIAMO PIÙ LIBERI

Formula 1RGP Cina

Felipe Nasr

Page 25: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

25MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

TOP 15 DELLE ACCOPPIATE

La coppia non scoppia: Vale fa 50 con Yamaha e punta Doohan-Honda1In Qatar Rossi è diventato il pilota più vincente nella classe regina con la Casa dei diapason. In testa Ago e la MV: 62 GP

IL TECNICO

«Il Dottore è uno esageratoE ad Austin ci riproveremo»1Galbusera: «A Losail mi ha sorpreso per l’aggressività. Quello che decide, gli riesce»

Paolo Ianieri

V alentino Rossi? Una sorpresa continua.Parola di Silvano Galbusera. Diventatoda un anno e mezzo il suo uomo-ombra

nel box, il 57enne tecnico brianzolo sta sem-pre più imparando a conoscere questo Valen-tino delle meraviglie, che a 36 anni ancoranon sa dire basta e sfidando il tempo e gli av-versari continua a raccogliere gloria. «Non melo aspettavo così in Qatar» rivela Galbuseranel ritornare con la mente al trionfo in nottur-na di Losail. Trionfo che ha rappresentato la109a tacca del bottino di guerra iridato del pe-sarese, ma che ci ha anche riproposto dopo 5anni il suo nome in vetta alla classifica delMondiale. «Non me lo aspettavo così aggressi-vo. Sapevo che poteva lottare per la vittoria,ma che mettesse in campo una supremazia ta-le, questo decisamente no. Per me è stata unadelle sue più belle di sempre» chiarisce il suopensiero Galbusera.

SFRUTTARE L’OCCASIONE In un’intervista diqualche anno fa, Valentino raccontava allaGazzetta quello che è da sempre uno dei suoipunti di forza: «Io sono bravo a raccogliere leoccasioni, ad approfittare delle difficoltà al-trui» spiegava l’oggi nove volte iridato. Lo hadimostrato proprio in Qatar, così come avevafatto, per esempio, due anni fa in Olanda,quando con Lorenzo a mezzo servizio dopo lafrattura alla clavicola, aveva interrotto un di-giuno che durava da oltre due anni per far ve-dere che era torna-to. «In Qatar, Va-lentino voleva in-nanzitutto non farvincere Marquez equando ha vistol’errore di Marc al-la prima curva gli siè accesa quella lu-cina... — raccontaGalbusera — Quel-lo che a me piace dilui, è che quelloche decide di farespesso gli riesce. Ein Qatar è statoesagerato. Anchein quell’ultimo gi-ro: la Ducati di Do-vizioso era perico-losa, ma siccome lui non è stupido, si era te-nuto in saccoccia qualcosa per dare lo strappodecisivo ed evitare il disastro».

AMERICA A NOI Ma il Qatar fa già parte delpassato, alle porte incombe Austin o, cometutti ormai la chiamano, «casa Marquez». Mase si punta al Mondiale, nessuna pista deve farpaura. «Dipende tutto da noi — chiarisce Gal-busera —. Sulla carta ci sono un paio di pistedove facciamo più fatica e Austin è una diquelle, ma anche lo scorso anno stavamo fa-cendo bella figura, prima che la gomma ci tra-disse. La Yamaha, poi, va bene, per cui sonoconvinto che potremo dire la nostra». Mar-quez è avvisato.

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Valentino Rossi, 36 anni, nel box davanti alla sua Yamaha M1. Il pesarese arriva a Austin in testa alla classifica piloti grazie alla vittoria in Qatar MILAGRO

Giovanni Cortinovis

Q uando nel 2010 Valentino Rossi chiuse lasua esperienza in Yamaha con 46 vittoriesembrava che il destino ci avesse messo lozampino. Quarantasei successi insieme, a

suggellare il numero magico del pesarese. Inve-ce, messi alle spalle i patimenti in Ducati, il so-dalizio è rinato nel 2013 e dopo un periodo dirodaggio è tornato vincente. In Qatar, 10 giornifa, Valentino ha trionfato per la cinquantesimavolta con la Yamaha, ma il tra-guardo è passato inosservato,anche tra gli stessi protagoni-sti. Eppure sono rare le accop-piate così vincenti. Rossi è il pi-lota più vincente della storiadella Casa dei diapason, sia re-lativamente alla 500-MotoGPche sommando tutte le altreclassi. Oltre tutto, è il solo pilo-ta Yamaha ad aver vinto alme-no un gran premio in 10 stagioni differenti. Va-lentino ha però bisogno di continuare a vincereper tenere lontana la minaccia di Jorge Lorenzoche negli ultimi 7 campionati con la scuderia diIwata ha colto 33 successi. Aiutati dai 17-19 GPstagionali degli anni Duemila, contro gli 11-15degli anni Ottanta e Novanta, i due portacoloridella Yamaha si sono messi alle spalle dei miticome Eddie Lawson (3 titoli e 26 GP vinti), Way-ne Rainey (3 allori iridati e 24 vittorie) e KennyRoberts (3 Mondiali e 22 successi).

IL VICE Per la classe regina il binomio Rossi-

Yamaha è il terzo più vincente di sempre. Ormaia tiro ha Mick Doohan che con la Honda, dal1990 al 1998, vinse 54 gare della 500. Peraltro,con 33 trionfi (in soli 4 campionati) Valentinoresta il secondo pilota Honda più vincente in500-MotoGP. Uno status che non strappa sorrisialla Hrc, ancora scottata dal divorzio del 2003che ha aiutato la rivale storica a risollevarsi: daallora Yamaha ha vinto 6 Mondiali, Honda 4.Nel giro di qualche anno però Rossi potrebbe es-sere scalzato da Dani Pedrosa (26 vittorie, alme-no una all’anno) o Marc Marquez (19 in soli 2

campionati). Quest’ultimo hadavanti anche Freddie Spencerche dal 1982 al 1985 vinse 20GP della 500.

GLI ALTRI Davanti a tutti restaperò l’accoppiata composta daGiacomo Agostini e l’MV Agu-sta: dal 1965 al 1973, con l’ag-giunta del 1976, il bergamascoha vinto con la casa varesina 62

GP della 500. Per la Suzuki il mito resta KevinSchwantz, vincitore di 25 GP dal 1988 al 1994:Barry Sheene pur bi-iridato vinse “solo” 18 GP.Casey Stoner resiste come primatista in Ducati:23 GP vinti. Singolare impresa per Geoff Dukeche è allo stesso tempo il più vincente in 500 siacon la Gilera (14 GP) che con la Norton (8). L’al-tro britannico Leslie Graham ha regalato allaAJS 3 vittorie agli albori del Mondiale. Indimen-ticabili, infine i 2 successi di John Kocinski conla Cagiva negli anni Novanta e il bis di FergusAnderson con la Moto Guzzi nei Cinquanta.

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RIl pesarese è l’unico ad aver trionfato almeno una volta in 10 stagioni differenti

Maggior numero di vittorie per marca in 500-MotoGP

(per ogni marca sono considerati più piloti)

Giacomo Agostini-Mv Agusta 62 1965-1976

Mick Doohan-Honda 54 1990-1998

Valentino Rossi-Yamaha 50 2004-2015

Valentino Rossi-Honda 33 2000-2003

Jorge Lorenzo-Yamaha 33 2008-2014

Mike Hailwood-Mv Agusta 29 1961-1965

Dani Pedrosa-Honda 26 2006-2014

Eddie Lawson-Yamaha 26 1984-1988

Kevin Schwantz-Suzuki 25 1988-1994

Wayne Rainey-Yamaha 24 1988-1993

Casey Stoner-Ducati 23 2007-2010

Kenny Roberts-Yamaha 22 1978-1983

John Surtees-Mv Agusta 22 1956-1960

Freddie Spencer-Honda 20 1982-1985

Marc Marquez-Honda 19 2013-2014

NB: in neretto le serie dei piloti in attività

SILVANO GALBUSERASUL PROSSIMO GP

ARRIVIAMO A CASA MARQUEZ?

DIPENDE SOLO DA NOI. LA MOTO VA

BENE, PER CUI...

MotomondialeRGP Usa

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26 MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

OGGI GP SCHELDEPRIJS

Tra Fiandre e Roubaix: Kristoff ci riprova subitoPaolo Marabini

E se vincesse anche questa?Niente di più facile. A tregiorni dal trionfo al 99° Gi-

ro delle Fiandre, Alexander Kri-stoff torna in gara oggi, nella103a edizione del Gp Schelde-prijs, la corsa fiamminga più an-tica del calendario. Da Anversaa Schoten, 200 km su misuraper i velocisti che si collocanoalla perfezione nella settimanache congiunge la Ronde allaRoubaix di domenica. Stan-chezza dopo i 19 Muri di tregiorni fa, prudenza per noncompromettere qualcosa inchiave classica delle pietre? Vi-sto come è andata anche allaTre Giorni di La Panne — tre vit-torie su tre in volata e la crono atutta, nonostante la vicinanzacon l’obiettivo più importante— non ci sarebbe da stupirsi se

il formidabile norvegese si get-tasse a prendersi anche la moltoprobabile volata odierna. Non ètipo da lasciarsi indietro qual-cosa il 27enne di Stavanger, an-che se di minor conto. E l’in-gresso in un albo d’oro firmatoin passato dai migliori sprinterdella loro epoca — qualche no-me: Van Looy, Maertens, Cipol-lini, Zabel, McEwen, Caven-dish, Petacchi, Kittel, senza poidimenticare gente come Mer-ckx, Ockers, De Vlaeminck,Vandenbroucke, Boonen — èun pungolo sufficiente per nonconsiderare lo Scheldeprijs co-me un semplice atto di presen-za. Soprattutto in virtù di unacondizione di forma favolosa edel consueto appoggio di superPaolini. Ad aumentare gli sti-moli ci pensa poi anche lo stuo-lo di avversari. Orfano sì di Mar-cel Kittel, vincitore delle ultimetre edizioni, ancora alle prese

con un virus che lo tiene fuorigioco da due mesi. Ma forte ditanti altri nomi da volate, comeSagan, Viviani, Bos, Goss, Ren-shaw, lo stesso Petacchi, Guar-dini, col contorno di alcuni de-gli uomini da pavé che rivedre-mo poi alla Roubaix: Wiggins,Thomas, Stybar, Boom, Trentin,Van Summeren, Vanmarcke.

ALTRO CHE SERIE B Comunquesia, la prima uscita dopo il nu-mero da maestro sui Muri fiam-minghi sarà anche l’occasioneper tributare i meritati applausiall’uomo Katusha, capace negliultimi 13 mesi di timbrare dueMonumenti e, dal giorno deltrionfo nel primo, a Sanremo, di infilare 23 corse, ivi compre-se due tappe al Tour. Alla facciadi chi, dopo il colpo da k.o. aCancellara nella Classicissima 2014, arrivò a considerarlo qua-si un vincitore di serie B, manco

fosse un Maechler o un Gomezdei giorni nostri.

PROTESTA Oggi gli occhi saran-no puntati anche sulle auto delcambio ruota, dopo i pasticciche al Fiandre sono costati unaclavicola a Jesse Sergent e man-dato gambe all’aria SebastianChavanel. Due episodi che han-no avuto un seguito l’indomanial Giro dei Paesi Baschi, dovedue paletti di ferro mal segnala-ti hanno fatto danni anche piùseri: trauma cranico, problemia un polmone e frattura a unpolso per Sergio Pardilla; tibia,rotula e quattro costole k.o. perPeter Stetina; clavicola rotta perNicolas Edet; un dito rotto perAdam Yates. Inevitabile la pro-testa dei corridori, che ieri han-no ritardato di 5 minuti il viadella 2a tappa. I nervi sono sco-perti, questo è poco ma sicuro.

© RIPRODUZIONE RISERVATAAlexander Kristoff, norvegese, 27 anni, in trionfo al Fiandre (BETTINI)

Felline, che Vitoria«Sì, questa volta sono stato scaltro»1Primo colpo World Tour: il talento della Trek batte Matthews in volata. Guercilena: «Mi ricorda Bettini»

Claudio Ghisalberti

S egnali, piccoli ma importanti. Una cronovinta a sorpresa, un bel successo al terminedi uno sprint spettacolare... Bagliori di ta-

lento di un predestinato. Che Fabio Felline sia unCorridore, sì con la C maiuscola, lo si dice da tan-to tempo, dal 2010 per l’esattezza, quando a 20anni passò professionista con la Footon-Servettodi Mauro Gianetti. Luca Guercilena, che lo ha vo-luto in Trek, di lui dice che «è un corridore poten-te e completo, con i dovuti termini mi ricordaBettini». Però bisognava crederci perché fino apochi giorni fa i risultati non è che fossero esal-tanti. Poi, sabato 28 marzo, lo squillo nella cronodel Criterium International. Ieri, a Vitoria, se-conda tappa del Giro dei Paesi Baschi, la superla-tiva volata con la quale ha battuto Michael Mat-thews (che resta leader della generale), TonyGallopin, l’iridato Michal Kwiatkowski e PhilippeGilbert, per un ordine d’arrivo nobilissimo.

Felline, la volata è sembrata un piccolo capolavorodi astuzia tattica prima ancora che di potenza.«Sì, sono stato scaltro. È da un po’ di volte che mitrovo là, ma poi sbagliavo tutto. Ora sembra siastato tutto facile. Però in corsa mi ero imposto distare attento, di non sbagliare. Mi sono trovato inbuona posizione e quando ho visto che Matthewsnon partiva ho pensato fosse stanco. È stato unlampo e mi sono lanciato. L’ho anticipato, perònon è stata una giornata facile».

Perché?«Perché come sempre siamo andati a un ritmomalefico in una tappa senza un metro di pianura.Ti guardi in giro e tutti dicono di essere “a tutta”,poi non si stacca nessuno. Poi a 40 km dal tra-guardo ho pure forato e ho fatto fatica a rientra-re. Adriano Baffi, il mio d.s., mi aveva avvertitoche su quel rettilineo con vento contrario non erafacile rimontare. Insomma, sono arrivato allosprint molto caricato. Bene così».

Decima vittoria in carriera, la prima in una corsadi calendario World Tour. Che significato ha?«Un giorno che sognavo da tempo, un sogno chesi realizza. Sapevo che stavo bene, ma mi manca-va alzare le braccia. La dedico in primis a me stes-so e poi a chi ha sempre creduto in me. Non sonomoltissimi. E anche alla Trek, la mia squadra, chemi ha sempre supportato rispettando i miei pro-grammi e le mie scelte. Anche lo scorso anno,

quando le cose non venivano come speravo, misono stati vicini».

Cosa è successo nel 2014?«Mi sentivo sempre stanco. Ho iniziato la stagio-ne che forse non ero ancora uscito del tutto dallamononucleosi presa nell’autunno 2013».

Vista da dentro, che squadra è la Trek?«Un gruppo in cui la grande professionalità è benmiscelata all’umanità. Baffi è il mio direttoresportivo di riferimento, Guercilena il team ma-nager sempre disponibile, Alafaci l’amico fin dajunior, Cancellara il capitano che ti sa parlare,Popovych l’uomo squadra. Io vado avanti con uninglese masticato per sopravvivere alle corse. AMollema non riesco a raccontare barzellette».

Un passo indietro. La vittoria nella crono del Crite-rium International per molti è stata una sorpresa.«Quando ero nelle categorie giovanili le vincevoanche le crono. Penso di potere essere competiti-vo nei prologhi e nelle crono corte. Questa è unaspecialità in cui conta avere vicino la squadra: cideve essere una cultura della crono e mezzi adat-ti. Poi sono convinto che la crono rispecchi moltola condizione fisica».

A qualcuno la sua posizione in volata, col bustomolto schiacciato, ricorda quella di Cavendish. Concorda?«Sempre avuta così, ma finora mi s’è visto poco».

Dopo i Baschi obiettivo sulle Ardenne. Con quali ambizioni?«Forse l’Amstel è quella che si adatta di più a me.Anche la Liegi mi piace parecchio. Vivo giornoper giorno, vedremo. Un sogno nel cassetto cel’ho, ma non mi va di fare proclami. Non sono iltipo. Sono una persona umile».

A prima vista sembra snob«Ecco, me lo dicono in tanti quando non mi cono-scono. Non è così».

Reazione di difesa alla timidezza?«Neanche. Semplicemente mi faccio i fatti miei.Non sono un giullare, non faccio casino. Sto sullemie, rispettoso dei ruoli».

Il Felline oltre la bici?«Vivo a Torino, con la mia fidanzata Giulia, a cuidedico molto del poco tempo libero. E poi gliamici, pochissimi e fidatissimi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fabio Felline, 25 anni, con la txapela, il tradizionale cappello con cui vengono premiati i vincitori nei Paesi Baschi. A destra la volata vincente del torinese della Trek sul traguardo di Vitoria: è la decima affermazione in carriera BETTINI

L'IDENTIKIT

FABIO FELLINENATO A TORINO. IL 29 MARZO 1990.VIVE A TORINO. PRO’ DAL 2010. CORRE NELLA TREK DAL 2014.PESO 66 KG. ALTEZZA 1.75

Dopo una sola stagione da under 23 con l’Uc Bergamasca, è passa-to pro’ con la Footon-Servetto. I primi successi risalgono al 2010 del debutto: due tappe e classificaal Circuito della Lorena. Nel 2011, con la Geox, una tappa al Brixia Tour, poi il biennio nell’Androni: Appennino e Memorial Pantani nel 2012, una tappa alla Coppi e Bartali e una allo Slovenia nel 2013. Quest’anno due vittorie. Diplomato in economia aziendale, è fidanzato con Giulia. Il suo account twitter è @FabioFelline

CiclismoRGiro dei Paesi Baschi

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27MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

AMERICA AMERICA CONTENUTOPREMIUM

I RECORD

420� I milioni di euro del giro d’affari del match tra Mayweather e Pacquiao, derivanti da diritti tv, sponsorizzazioni e biglietti

90� Il costo, in euro, per acquistare il match del 2 maggioin pay per view: fin qui, il prezzo più alto era stato 55 euro per Mayweather-Maidana del 2013

1100� Il numero di biglietti più cari, dal costo di 9.200 euro: non sono in vendita al pubblico, ma sono riservati al circuito degli sponsor e dei vip Floyd Mayweather Jr, 38 anni, sul letto della villa di Las Vegas circondato dalle mazzette di banconote

MayweatherLO CHIAMANO MONEY?

MILIONI DALLA TVE PURE DAL PARADENTI...

E’ LO SPORTIVO PIU’ RICCO,MA NON HA SPONSOR:

ALMENO FINO A IERI. PERCHE’

UN SEMPLICE OGGETTO PUÒ

CAMBIARELA STORIA

LA STORIA di RICCARDO CRIVELLI

I l denaro non è tutto nella vita. Ma è l’unicacosa che conta. Paperon de’ Paperoni mentrenuota tra le monete d’oro del suo Deposito

numero uno? No, Floyd Mayweather Jr. in unadelle perle di saggezza distribuite al mondo attra-verso i social network, di cui è avidissimo utente.L’ultima prodezza? Un’istantanea dal letto dellamagione da 6 milioni di euro nei sobborghi piùchic di Las Vegas, circondato da decine di mazzet-te con sonanti bigliettoni verdi (tutti da 100 dol-lari) e perfino rosa, il colore della banconota da500 euro. In questi casi, bisognerebbe dire chenon c’è neppure la notizia, perché non mancagiorno in cui il più forte pugile pound for pounddi oggi, guarda caso soprannominato Money, nonsbatta in faccia alla povera umanità tutta la suasmaccata ricchezza, dal parco auto degno di unosceicco al doppio jet privato, fino alla collezione

di orologi o al guardaroba esclusivamente grandifirme. Perfino chi non mastica la nobile arte haormai messo a fuoco il volto dello sportivo piùricco del pianeta, più di 250 milioni di euro gua-dagnati in carriera destinati a gonfiarsi a dismi-sura dopo il «match del secolo» del 2 maggio con-tro Pacquiao, che muoverà qualcosa come 420milioni di euro, trasformandolo nell’atleta capa-ce di guadagnare la maggior somma di denaro inuna singola annata, 138 milioni di euro, superan-do Tiger Woods. E le stime sono addirittura perdifetto, perché mancano ovviamente i dati degliintroiti che potrà generare la pay per view.

LA QUESTIONE SPONSOR Se è vero che ricchezzaproduce ricchezza, Mayweather rappresenta pe-rò un brand del tutto particolare nello show busi-ness delle sponsorizzazioni: semplicemente, nes-suna grande azienda si è ancora legata al suo no-me e i suoi guadagni sono quasi tutti sostanzial-mente legati all’attività sul ring e alle vittorie (47

e senza alcuna sconfitta, a due dal record di Mar-ciano). Da una parte, sottovoce ma neppure trop-po, qualcuno fa notare che sarebbe assai perico-loso per una multinazionale affidarsi a un testi-monial che è stato in galera per percosse alla fi-danzata e che non ha mai lesinato commenti razzisti su molti casi di attualità. Dall’altra, ci so-no le profonde convinzioni dello stesso pugile,che in un’intervista dell’anno scorso a Sports Illu-strated affermò che i marchi più prestigiosiavrebbero dovuto sborsare fior di milioni per ac-caparrarselo, senza possibilità di trattative al ri-basso.

CAMBIO DI ROTTA? In fondo, considerato il con-to in banca, può anche permetterselo, ma la sfidacon Pacquiao, talmente ricca e talmente attesa dacambiare la percezione dell’evento sportivo in sée forse perfino le regole più con-solidate del marketing, potreb-be segnare un cambio di rotta.Anche perché Mayweather saràindubbiamente uno spendac-cione senza ritegno, ma ha di-mostrato di saper fare di contoquando le circostanze lo richie-devano. Innanzitutto, è stato luiin persona a condurre le tratta-tive che lo hanno portato a fir-mare con la tv via cavo Showti-me dopo che la prima parte del-la carriera era stata seguita daHbo. Risultato, 220 milioni dieuro garantiti per sei match.Con l’amico 50 Cent, poi, hacreato una società che avrebbedovuto occuparsi di gestire la scuderia dei pugili di Maywea-ther (sì, è anche organizzatore)e quella degli artisti del rapper,prima che i due litigassero pareper una questione di scommes-se. E un paio di altri segnali,seppur minori, si legano nellospecifico proprio al match conPacquiao. Innanzitutto, la bat-taglia tra due marche di birreassai popolari in Messico e intutti i paesi di madrelingua spa-gnola, la Tecate e la Corona, peravere il logo sulla locandina uf-ficiale: l’ha spuntata la prima,che aggiungerà altri 5 milioni dieuro al giro d’affari della sfida.E poi, ben più recente (è notiziadi lunedì), la commercializza-zione del paradenti che Floydutilizzerà la sera del match diLas Vegas. In realtà, la storia è un po’ più comples-sa: il campione del mondo dei welter ha pagato22.000 euro al dottor Lee Gause, dentista di NewYork tra i più famosi per la creazione di questioggetti, per avere un paradenti personalizzato. Ene ha ottenuto in cambio una sorta di opera d’ar-te costosissima, con l’inserimento di scaglied’oro, di diamanti e anche di un bigliettone da100 dollari: «Combatto da 19 anni e il mio sorrisosi è mantenuto perfetto, quindi non vedo cosa cisia di male», ha detto Mayweather con la consue-ta tracotanza. Il particolare, però, è che il dottorGause venderà a 200 euro una copia perfetta delparadenti, immaginiamo senza quei tocchi im-maginifici che hanno impreziosito gli accessoridel pugile più forte del mondo. Siccome però pu-re nelle copie resterà inciso il nome di Money, èdifficile pensare che non riceverà le royalties.Perché il denaro non ha odore. E lo sapevano pu-re i nostri antenati a Roma.

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Per la sfida con Pacquiao, potrebbe guadagnare 138 milioni di euro: è un record

Il paradenti con inserti in oro e diamanti costa 22.000 euro, la copia sarà in vendita a 200

FLOYD E I SOLDI

Sopra, per gentile concessione dello studio Gause, il paradenti personalizzato Sotto, con l’amico rapper ed ex socio in affari 50 Cent

BoxeRIl personaggio

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28 MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Eterno Kaukenas«Contro Venezia?Un tiro ignorante»1Reggio Emilia seconda grazie al 37enne lituano «La svolta dopo il -50 subito a Milano. Inaccettabile»

DOPPIETTA NEL WEEKEND

EA7-Roma su GazzettaTv1Sabato Trento-Pesaro, domenica alle 17 la classica.E Milano guardaal futuro con Cervi

Francesco PioppiREGGIO EMILIA

«Q uando ero bambinodovevo camminaredue ore in mezzo al-la neve per andare

ad allenarmi nel centro di Vil-nius, a quei tempi i militari russiavevano bloccato la città e nonc’erano autobus, le scuole eranochiuse: il basket era l’unico mo-do per sentirsi vivi». Figuratevise Rimantas Kaukenas ha pauradi prendersi un tiro decisivo,proprio come ha fatto contro Venezia a 3” dalla fine, segnan-do la tripla che ha regalato vit-toria e 2° posto a Reggio Emilia.«Gianluca Basile avrebbe dettoche era un tiro ignorante! No

dai, non ho fatto nulla di straor-dinario, avevo spazio e non po-tevo sbagliarlo». Il sangue fred-do di una generazione che conla pallacanestro ha trovato suc-cesso ed identità: «Nel 1992 aBarcellona, con la prima Olim-piade giocata come Lituania in-dipendente, Sabonis, Marciu-lionis e Chomicius hanno fattovedere a tutto il mondo che ilbasket era la nostra lingua, lanostra religione e che noi erava-mo pochi, ma esistevamo e chenon avevamo bisogno di usarele armi… Quando ci penso hoancora la pelle d’oca».

IN ITALIA Quella Lituania vinseil bronzo proprio contro l’Uni-fied Team, di fatto quel che ri-maneva dell’ex Unione Sovieti-

ca. Kaukenas, 38 anni sabato, ècresciuto con quella pallacane-stro nelle vene. La prima voltain Italia nel 2004 con Cantù, poi5 scudetti con Siena, in mezzouna parentesi con il Real Ma-drid e adesso una seconda gio-vinezza a Reggio Emilia: «Nonpenso all’età ma a quello cheposso fare per migliorarmi,dentro ho ancora il fuoco e finoa quando lo sentirò non mollerònemmeno un centimetro». Undiscorso valido anche per ilcompagno di squadra e conna-zionale Darjus Lavrinovic chesta crescendo di colpi partitadopo partita: «Ha passione edenergia — racconta Kaukenas—, lo vedo dalla voglia che ha dilottare per tornare al massimodella forma e per noi è troppo

importante». La coppia lituanasarà fondamentale anche in ot-tica playoff, raggiunti aritmeti-camente per il 3° anno di fila:«Dobbiamo recuperare Cervi earrivare tutti in forma al 18maggio, poi conterà solo unacosa: difesa, difesa, difesa…».Un aspetto che non era semprestato costante nella stagionedella Grissin Bon: «Da tre parti-te teniamo gli avversari a 63punti e sono arrivate 3 vittorie(Bologna, Capo D’Orlando e Ve-nezia, ndr) questa è la stradagiusta. Dopo la sconfitta conMilano (-50, record negativoper il club) è suonata la svegliae abbiamo guardato dentro di noi cosa si potesse fare per cam-biare le prospettive. Avevamosubito 118 punti una cosa inac-cettabile se hai orgoglio».

SOLCO A tracciare il solco dopoquella batosta era stato lo stessoKaukenas, richiamando i com-pagni: «E’ vero, ma non è che hourlato addosso a qualcuno, hosemplicemente chiesto a tutti diessere più aggressivi, più duri edi parlare di più: queste cose uniscono le squadre e ti fannofare il salto di qualità». Che pas-sa anche attraverso le 11 vitto-rie casalinghe consecutive:Reggio in casa non perde dal 18ottobre scorso con Cremona:«Qui il tifo è caldo, i fans ci so-stengono e noi prendiamo ener-gia che poi in campo si trasfor-ma in una difesa fatta meglio oin un recupero in più, è questio-ne di mentalità». Sposato conTanja Kostic, ex giocatrice dibasket di alto livello (stella adOregon State, un’Eurolega vin-ta nel ’98 a Bourges e poi Wnbaa Portland, Cleveland e Utah)Kaukenas ha 3 figlie Emma, Tiae Vanessa , tutte a Reggio assie-me al papà, voluto a tutti i costidall’a.d. Dalla Salda:«E’ una cit-tà vivibilissima, l’ideale dove fa-re crescere i propri figli e doveabitare con la famiglia: qui sia-mo felici». L’infanzia tra i mitrasovietici è un ricordo lontano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ESTERNO GRISSIN BONSUL FUTURO

REGGIO EMILIA È VIVIBILISSIMA, LA

CITTÀ IDEALE DOVE ABITARE CON LA

FAMIGLIA: SONO FELICE

DOBBIAMO ARRIVARE TUTTI IN FORMA AL 18

MAGGIO POI SOLO UNA PAROLA: DIFESA, DIFESA, DIFESA...

Rimantas Kaukenas (37)5 scudetti con Siena LAPRESSE

G azzettaTv raddoppia. Ilweekend del basket èsempre più sintonizzato

sul canale 59. Sabato infatti iltradizionale anticipo delle20.30 con Trento che ospita Pe-saro. Domenica il bis con Mila-no-Roma, sfida metropolitanaintrisa di storia, fascino e conintriganti riflessi sul presente.Ricapitoliamo: si parte venerdìalle 14.15 con la rubrica «Sot-tocanestro» in cui Michele Gaz-zetti e i suoi ospiti analizzeran-no i temi della settimana e

quelli dell’imminente giornatadi campionato. Sabato sera,dalle 20, il pregara e poi la di-retta (20.30), con la telecrona-ca di Massimo Oriani e il com-mento tecnico di Dan Peterson,in cui Trento cerca la matema-tica certezza di uno storicoplayoff da matricola, mentrePesaro ha bisogno di punti pe-santi in chiave salvezza.

FORUM E MERCATO Domenica,alle 17, il bis con la lanciatissi-ma Milano di Banchi che inse-gue la vittoria consecutiva nu-mero 20 per rimarcare una su-periorità, per la verità, già in-contestabile. Occhio a Romaperò: l’Acea viene da quattrovittorie di fila e guida il grup-pone di centro classifica, a cac-cia degli ultimi due posti neiplayoff. Il nostro Davide Chi-nellato e Dan Peterson raccon-

teranno dunque una sfida cheoffre spunti interessanti pureper la classifica. In realtà, in ca-sa milanese, tiene banco ancheil mercato. L’arrivo di RiccardoCervi alla corte di Armani, l’an-no prossimo, è in dirittura d’ar-rivo. Il pivot ha rifiutato l’ulti-ma offerta di Reggio Emilia: untriennale abbastanza sostan-zioso e così per il club reggianoil discorso è chiuso, tant’è chesi sta già orientando altroveper la prossima stagione. Cervivuole avere la certezza di gio-care l’Eurolega e quindi accet-terà la proposta di Milano. Almomento nulla è scritto, ma ilmatrimonio si farà. Infine,Cantù ha ufficializzato Desiocome sede delle prossime duesfide: i derby con Milano e Cre-mona.

v.d.s.© RIPRODUZIONE RISERVATA

BasketRSerie A: il personaggio

� (g.d.) Il presidente di Sassari, Stefano Sardara, in merito alla multa di 3000 euro per mancato funzionamento dell’instant replay contro Trento,protesta: «E’ assurdo essere sanzionati perché l’arbitro non ha trovato l’immagine utile. Così come la squalifica a Lawal, che ha manifestato educatamente per la mancata tutela in campo. Si parla di dialogo e confronto ma assistiamo a grandi sorrisi sul campo che poi si traducono in pesanti sanzioni. E’ nostro dovere morale far ricorso».� NBA - Brooklyn allunga nella corsa playoff a Est battendo 106-96 Portland che fa riposare Aldridge, Batum e Kaman.� PLAYOFF DONNE - Oggi (20-30) gara-2 dei quarti al meglio delle 3: Cagliari-Schio (serie 0-1); Lucca-Ragusa (0-1); Napoli-San Martino (1-0, ore 18); Umbertide-Venezia (0-1).

SASSARI SANZIONATA

Sardara ricorre «Multa assurda»

a cura di RCS MediaGroup Communication Solutions

LA FORMULA RENAULT2.0 ALPS AL VIA CON

UN FORMAT INNOVATIVO

DIECI TEAME LIVELLO TOP

PER LA STAGIONE 2015

Quinto anno di vita per la Formula Renault 2.0 ALPS, cheprende il via da Imola con un format innovativo. Se il calendario2015ha confermato sette appuntamenti, al RedBullRing eMon-za saranno tre e non due le gare in programma nel weekend. Piùchilometri, pertanto, inunacategoria “giovane”che trae linfavitaledalla tradizioneRenault-FastLanePromotionehagià contribuitoa lanciare alcuni talenti (vedi Daniil Kvyat, laureatosi campionenel 2012eoggi pilotaRedBull inF.1).Calendario e schieramentointernazionale per la Formula Renault 2.0 ALPS, che farà tappaquest’anno anche sul circuito cittadino di Pau, sullo storico trac-ciato belga di Spa-Francorchamps, aMisano e Jerez. E per i primidueclassificati, inpremioc’è il test inF.Renault3.5; al vincitoredeltitolo ed almigliore “under 18” andrà inoltre l’iscrizione gratuita2016 rispettivamente alla serie Eurocup e all’ALPS: un camminoverso un futuro da campioni.

La stagione 2015 della Formula Renault 2.0 ALPS si prean-nuncia ancora di elevato livello, con dieci squadre al via ed un“parterre” internazionale. Cominciando dal team Koiranen GP,che proverà a difendere lo scettro conquistato lo scorso anno,schierando due “new entry”: il brasiliano Bruno Baptista ed iltedescoPhilipHamprecht.La formazionediAfaHeikkinenpun-terà anche sui britannici Jack Aitken e Jake Hughes e l’austriacoStefan Riener. Ed è sfida annunciata con le compagini italiane,JD Motorsport e Cram in testa. Con la prima ci sarà ancora ilrussoMatevos Isaakyan (16 anni, foto in alto), chenel 2014 avevaconcluso terzo; al suo fianco avrà il brasilianoThiago Vivacqua.A difendere i colori dellaCram, in passato già una realtà di riferi-mentonelpanoramadellaF.Renault 2.0 Italia,VasilyRomanovedi due rookieMatteo Ferrer eTravor Jordan Fischer. Tre punte perla GSKGrand Prix di Sergio Cane, che ha riconfermatoDanieleCazzaniga (nella foto) e sarà in pista anche con le “new entry”Denis Bulatov ed il promettente Andrea Russo. Occhi puntatiinoltre sulla BVM Racing, la formazione ravennate che ha an-nunciato l’ucraino Danylo Pronenko. Un nuovo arrivo è invecequellodellaTechnorace, conunamonopostoper il campanoAlexPerullo. Suona la “Marsigliese” con Arta Engineering (subito alvia con James Allen e Amaury Richard) e Tech 1 Racing, che sulSanternopotrà contare sull’espertoSimonGachet,mentre i teaminglesiFortecMotorsports edMGRcompletano lo schieramento.

www.renaultsportitalia.it

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29MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

NuotoRTrials mondiali a Sydney

� 1. Coach K festeggia il titolo con la squadra. 2. I 71.149 spettatori del Lucas Oil Stadium di Indianapolis. 3. Jahlil Okafor, centro di Duke. 4. Frank Kaminsky di Wisconsin consola il compagno Josh Gasser AP-AFP

21

Coach K, la metamorfosi di un mito1Quinto titolo per Duke e Krzyzewski, capace di adattarsi al basket dei 18enni «di passaggio»

3 4

Massimo Oriani

A furia di vederlo vincere ormai abbiamoimparato a memoria lo spelling del suo im-possibile cognome: Krzyzewski, senza

neppure andare a controllare su Wikipedia. Coa-ch K per semplicità. La stessa con cui ha cambiatopelle nel corso di una carriera che lo ha visto na-scere alla corte di Bobby Knight ad Indiana primadi debuttare da capo allenatore nella squadradell’Esercito (Army), diventando però immortalea Durham, North Carolina, sede della Duke Uni-versity. Che da lunedì guarda dal basso in altosolo Ucla (11 trionfi), avendo conquistato il 5°titolo collegiale della sua storia. Tutti sotto la gui-da del 68enne tecnico di origini polacche, che orainsegue solamente John Wooden (10 volte cam-pione proprio con Ucla).

LAETTNER Coach K non è lo stesso che nel ‘91 al-l’Hoosier Dome di Indy portò Duke al suo pri-

mo trionfo, indicando la strada a leggendecome Grant Hill e Christian Laettner, que-st’ultimo stereotipo del giocatore dei Dia-

voletti, odiati da chi non li adora, senza vie dimezzo. Perché i Devils sono come gli Yankees,Notre Dame, i Lakers, LeBron James, i Mon-treal Canadiens, i New England Patriots. Nonpuò essere lo stesso perché attorno a lui ècambiato il mondo dei canestri studenteschi.Il successo su Wisconsin è arrivato grazie a

quattro freshmen, giocatori al primo (e ul-timo...) anno di università, i tanto discussi

«one and done», talenti che vivono una sola pri-mavera in quella realtà, spiccando poi il volo peri professionisti. Jahlil Okafor, Justise Winslow,Tyus Jones e Grayson Allen (quest’ultimo rappre-senta l’eccezione, visto che non è certo al livellodegli altri tre e quindi resterà 4 anni a Duke) han-no deciso la finale invertendo quello che per anniera stato il marchio di fabbrica di Krzyzewski, ov-vero team costruiti attorno a giocatori coltivatinegli anni, svezzati e plasmati dall’allenatore ma-estro di vita oltre che di pallacanestro.

SISTEMA Oggi se vuoi vincere non puoi non in-traprendere quella strada. E’ per questo che ilsuccesso di Wisconsin avrebbe rappresentato iltrionfo del bene sul male, drammatizzando.«Non prendiamo giocatori in affitto» ha com-mentato amaramente Bo Ryan, tecnico dei Bad-gers, che tra i 7 giocatori della rotazione hanno 4senior e zero matricole. Non era una frecciata alpolacco ma al sistema. Marcio. Non è un caso se illivello del college basket è il più basso dell’eramoderna. Eppure doveva essere Kentucky ad ap-profittare del trend. Calipari ormai ha trasforma-to in arte il reclutamento di fenomeni di passag-gio. E invece il buon Ryan col suo basket romanti-co basato sui fondamentali, lo ha mandato a casain semifinale. Nulla ha potuto però contro Duke.Coach K non è Calipari. Non fa il giro degli Statesper raccattare i liceali più forti. Lascia ancora spa-zio all’aspetto umano, concentrandosi su pochigiocatori. Che lo hanno portato in vetta un’altravolta. «Non restano qui a lungo – ha spiegato –Vogliamo almeno cercare di conoscerli bene pri-

ma ancora che vestano la nostra maglia». Calipa-ri è il male, Krzyzewski no. «Amo Coach K – hadetto Chucky Okafor, padre di Jahlil, dopo il trionfo – Lo amo. Ha trasformato mio figlio in unuomo. E così tutti gli altri». Debbie Jones, mam-ma di Tyus (così chiamato in onore di Tyus Edney,ex Treviso, campione Ncaa nel ‘95 con Ucla, annoin cui venne concepito il miglior giocatore delleFinal Four), spiegava: «E’ incredibile, non è soloun allenatore, ma un maestro di vita. E’ uno deipochi che ancora insegnano». A Grayson Jones, ilpiccoletto che aveva tentato la bellezza di 7 tirinell’intero mese di gennaio, che nel torneo primadelle finali aveva giocato solo 21’, ma che controWisconsin ha dato il la alla rimonta con le suepenetrazioni, ha insegnato la pazienza. Agli altrila filosofia vincente del gruppo, del lavorare in-sieme, del volersi bene anche fuori dal campo.

TEAM USA Coach K ha cambiato pelle. E’ questo ilsegreto che lo ha tenuto in vetta per tutti questianni. Guida Duke dal 1980, mai allo stesso modoperò, pur fedele ai principi di base. «Penso di es-sermi adattato ai tempi – dice lui – E aver guidatoTeam Usa mi ha aiutato tantissimo». Da Thibode-au (coach dei Bulls) e Boeheim (tecnico di Syra-cuse) ha rubato principi difensivi e della zona,punti di forza degli assistenti che lo affiancano inNazionale. In vetta non è solo, non lo è mai stato.Anche perché la vetta per lui non è un punto d’ar-rivo ma di partenza. Passata la festa, è già ora dipensare all’anno prossimo. Ad altri virgulti dasvezzare. Nel modo giusto.

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I NUMERI

68-63� Il punteggio finale. Wisconsin aveva toccato il +9 sul 48-39a 13’ dalla fine. Duke ha sorpassato con Grayson Allen sul 56-54 a 5’29” dalla sirena

60� I punti segnati dai freshmen (primo anno) di Duke sui 68 totali della squadra. Tyus Jones il migliore con 23, a uno solo dal suo massimo in carriera

4� La media punti in stagione di Grayson Allen, che in finale ne ha segnati 16. Nei 21’ giocati dalla guardia, Duke ha realizzato13 punti in più dei Badgers

Tyus Jones, 18 anni, votato miglior giocatore delle Final Four AFP

(al.f.) A Tokyo, Kosuke Hagino vince i 400 sl in 3’45”19, 3° crono 2015, 39/100 in più dell’argento iridato 2013. Finali. Uomini: 400 sl Hagino 3’45”19, Miyamoto 3’48”58; 50 ra Inada 28”36, Takemura 28”40. Donne: 400 sl Igarashi 4’10”10; 50 ra Watanabe 31”07. Semifinali. Uomini: 100 ra Keseki 1’00”03, Kitajima 1’00”31.� CIELO (m.can.) A Rio, Cesar Cielo nuota la 3a frazione della 4x50 sl in 21”36col Minas. Uomini: 200 sl Nilo 1’47”45, De Lucca 1’48”17; 100 do Guido 54”56. Donne: 200 sl Oliveira 1’58”53, (r. sud), Lyrio 1’58”74; 1500 sl Arevalo 16’33”35, Okimoto 16’39”23; 100 do Medeiros 1’00”61.

IN GIAPPONE

Hagino rapido400 sl: 3’45”19

Magnussen perde ancoraIl nuovo Missile è McEvoy1Il detentore mondiale dei 100 sl solo 2° in 48”18, battuto da Cameron in 48”06

Stefano Arcobelli

I l peggio «è passato, è allespalle, è vero non sono ve-

loce come nel 2014»: dissimulacosì la delusione James Ma-gnussen, il grande battuto nel-la finale dei 100 sl ma anche ilgrande salvato dai trials mon-

diali degli australiani a Sydney(il 3° è Tommaso D’Orsogna, il4° il sedicenne Kyle Chalmers).Quando ha aperto gli occhi perguardare il tabellone, il bicam-pione del mondo non sapeva seconsolarsi per il 48”18 con cuiha timbrato il pass individualenella gara regina, per garantir-si la possibilità di difendere iltitolo e tentare il tris ad agostoa Kazan, oppure preoccuparsiper la minaccia sempre più pe-ricolosa che da 2 anni gli stalanciando il ventenne Came-ron McEvoy, autore di 48”06(22”80). «The Missile», aveva virato in testa (22”61), maMcEvoy ha sparato una secon-da vasca da 25”26 ed ha rego-lato il rivale per la terza volta

su 4. «Sono fiero della mia re-golarità, non guardo James manuoto alla stesso modo da 10anni, penso solo a me stesso»,ha esclamato il vincitore. Unpiccolo complesso che invece sialimenta nell’anima di Ma-gnussen, dibattendosi con idue nuovi allenatori e vecchi amici, Mitch e Lach Falvey, 28e 25 anni cresciuti a Port Mac-quarie nella città del campionee ai quali s’è affidato dopo iproblemi fisici e la rottura conBrent Best. McEvoy dice cheper andare più forte, scenderesotto i 48” c’è tempo, Magnus-sen ammette che forse ha com-messo un «grande errore» nelcambio tecnico visto che un an-no fa a marzo faceva 47” in se-

rie, ma l’importante sarà «d’orain avanti lavorare sui miei ri-torni e finali. Guardo avanti,non indietro adesso, di sicuro èandata meglio che ai Panpaci-fici (48”36 per il bronzo, ndr)».

CHE SORELLE E’ ancora elet-trizzante il duello tra le sorelleCampbell: stavolta è Brontenella semifinale a spuntarla in53”05 davanti di 3 centesimi,ma Cate è imbattuta dal 2012anche se reduce da un’opera-zione. Oggi è super sfida...

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Finali. Uomini, 100 sl 1. McEvoy 48”06 (22”80), 2. Magnussen 48”18 (22”61, 3. D’Orsogna (Aus) 48”54 (23”17), 4. Chalmers (16)48”69; 200 mx 1. Tran-ter 1’58”73, 2. James 1’58”86, 3. Fra-ser-Holmes 1’59”55. Donne, 50 do Seebohm 27”47, Wilson 27”90, Ather-ton 28”32; 200 fa Groves 2’05”41, 2. Throssell 2’07”29, McMaster 2’12”07. Semif., donne. 100 sl B.Campbell 53”05, C.Campbell 53”08, E.McKecon 53”61 200 ra McKeown 2’24”51 (uomi-ni: Schafer 2’13”21, 200 do Larkin 1’56”81).

James Magnussen, 23, bicampione del mondo e argento olimpico AFP

BasketRUsa: la finale universitaria

Page 30: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

30 MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

TRENTO

Non è il miglior Kaziyski che si sia mai visto. Rado Stoytchev lo chiama anche in panchina, ma non si tira indietro mai, e continua a spronare i suoi

7

IL MIGLIOREMATEY

KAZIYSKI

LANZA 6.5 Regge in ricezione e

in attacco. Sorregge la squadra

come può. Ma anche lui alla fine

deve arrendersi.

SOLÈ 6.5 Travolgente a muro (5

va segno), fa il suo lavoro anche

se non in attacco non regge il

ritmo come dovrebbe chiude

solo al 40%

NEMEC 6.5 Buona serata in

attacco (43) e anche in battuta.

Gli manca qualche contrattacco

asegno per completare la

serata. Quelli che mancano a

Trento alla fine

BIRARELLI 7 Grande serata del

capitano con 64% in attacco,

anche se alla fine ci sono solo

due muri punto a referto. Ma fa

il suo sa sempre come farlo e lo

fa.

ZYGADLO 6 A corrente

alternata non regge il ritmo dei

russi e finisce anche in

panchina.

COLACI 6.5 Regge in ricezione

le bordate dei russi e in difesa

fa qualche colpo da

collezionare. Non basta

GIANNELLI 6.5 Ottima

personalità e ottimo

inserimento nella fase più dura

della partita

FEDRIZZI 6.5 Con lui in campo

in seconda linea nel secondo

set Trento rimonta

Allenatore: Stoytchev.

DINAMO MOSCA: Berezhko

6.5, Holt 6, Kruglov 8, Biryukov

7.5, Shcherbinin 6.5, Grankin 7.5;

Obmochaev (L) 8, Filippov 6.5,

Markin 6.5, Pankov sv, Ermakov

sv, All. Marichev.

KAZIYSKI SUONA LA CARICAMA NON SERVE BENE GIANNELLI

LE PAGELLEdi G.L.P.

AtleticaRL’addio

Trento lottama cedeOra serveun’impresaa Mosca1Prima sconfitta interna di tutta la stagione. Il libero Colaci«Sabato dobbiamo provarci»

Matey Kaziyski, 30 anni, tenta un pallonetto contro il muro schierato della Dinamo Mosca TRABALZA

� Dopo le varie anticipazioni, da ultimo anche il presidente di Lega femminile si unisce al coro: il prossimo campionato di A-1 femminile sarà a 13 squadre. Al massimo torneo femminile partecipa anche il Club Italia femminile. La proposta della Fipav è che la squadra sia di base a Milano, ma che possa giocare in diversi campi. In rappresen-tanza di tutto il Paese.QUIROGA (ma.s.) Gonzalo Quiroga sta bene. Lo comunica il Padova: gli accertamenti, dopo l’incidente stradale di lunedì, escludono complicazioni, anche se resta ricoverato.CEV DONNE (a.a.) Andata finale: Dinamo Krasnodar (Rus)-Atom Sopot (all. Micelli) 3-0 (25-18, 25-20, 25-22).

DONNE

La Lega dice sìserie A-1 a 13con Club Italia

Gian Luca Pasini INVIATO A TRENTO

I l passato ritorna e alcunevolte fa male. Nel gennaio2013, ancora con questa

squadra, sempre al PalaTrentoin un quarto di finale di Cham-pions League Trento impose lalegge del suo palasport e vinse3-0, ma incredibilmente nelgolden set venne sconfitta cla-morosamente e dopo tre Coppedei Campioni vinte (e un terzoposto) la squadra di Stoytchevsi arrese, mancando la finale inmaniera abbastanza sorpren-dente. Nella gara di andata diquesta finale di Coppa CevTrento subisce la prima sconfit-ta interna di tutta la stagione.Gioca, lotta, combatte quantopuò, ma alla fine esce con la te-sta abbassata e un grosso puntointerrogativo nel cuore: riusci-rà a ribaltare il risultato traquattro giorni in casa della Di-namo? «Noi siamo Trento e ab-biamo il dovere di provarci»,ruggisce Max Colaci, grandeprova la sua e uno dei migliorinella serata in cui i russi hanno

impressionato per la loro dife-sa. «Quello non dovrebbe esse-re il loro fondamentale e invecequesta volta sono stati davveroeccezionali. Con qualche colposuper. Ma noi abbiamo il dove-re di provarci in casa loro».

DIFFICOLTÀ «Era già difficile

prima e adesso lo è ancora dipiù - aggiunge il capitano LeleBirarelli -. Ci dobbiamo prova-re intanto per noi stessi. Ancheper questa gente: era una cor-nice ideale, in casa non aveva-mo ancora perso in questa sta-gione. Forse non siamo abitua-ti a questo ritmo di gioco: lorosono alti, picchiano forte e an-che a muro si sentono parec-chio. Non ci hanno sorpreso.C’è dire che loro sono unagrande squadre che nei playoffin Russia è uscita solo controun grandissimo Zenit Kazan,ma per il resto se la può giocarecon tutti e questo lo ha fatto ve-dere bene in questa prima sfidadi finale. Quello che non erainvece preventivato era inveceil nostro rendimento. Cosa èmancato? Forse la battuta chenon è stata efficace come in al-tre occasioni. Ma guardando aun lato positivo siccome nonsiamo abituati ad affrontaregiocatori del genere ogni setti-mana forse sabato potrebbeandare meglio. Questa partitapotrebbe essere positiva».

MEZZO PIENO Della serie cer-

chiamo di essere positivi. An-che perché questa di Trento èl’ultima possibilità per l’Italiaper portare a casa una Coppain stagione, dopo lo zero in-cassato nella passata a testi-monianza che il cuore d’Euro-pa si sta spostando altrove(già da qualche anno per la ve-rità) e che uno dei due “stra-nieri”, Ivan Zaytsev non è sta-to mandato in campo da YuriMarichev allenatore anchedella Russia femminile, ancheperché il bomber titolare Pa-vel Kruglov ha firmato un in-credibile 61% in attacco (su38 palloni attaccati) firmandoaddirittura 26 punti totali (piùdi un set). Trento è stata sem-pre a rincorrere (o quasi) per-fino nel set che ha vinto (il se-condo) si è trovata sotto anchedi 4 punti! Nella casella deirimpianti ci sono un paio dipalle rigiocate non chiuse equalche occasione sprecata fin dal primo set. Totale: se laDinamo si mantiene su questilivelli anche sabato sarà nonsolo dura ma durissima. Ma lasperanza...

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TRENTO 1

DINAMO MOSCA 3

(23-25, 25-23, 22-25, 21-25)

ENERGY T.I. DIATEC TRENTINO: Lanza 15, Solè 9, Nemec 15, Kaziyski18, Birarelli 11, Zygadlo; Colaci (L), Giannelli, Fedrizzi. N.e. Nelli, Mazzone. Burgsthaler. All. Stoytchev.

DINAMO MOSCA: Berezhko 9, Holt 8, Kruglov 26, Biryukov 16, Shcherbinin 4, Grankin 4; Obmochaev (L), Filippov, Markin 4, Pankov, Ermakov. N.e Zaytsev. All. Marichev.

ARBITRI: Bozkurt (Tur) e Hakkarainen (Fin).NOTE Spettatori 3256. Durata set: 28’, 28’, 27’, 28’; totale 111’. Energy T.I. Diatec: b.s. 14, v. 8, m. 10, 2a l. 13, e. 27; Dinamo b.s. 11, v. 5, m. 11, 2a l. 15, e.23.

Liu Xiang, il ritiro è definitivo: «Odio il mio piede»1«E’ triste, è doloroso, ma non ho scelta Continuo a non star bene, sono vecchio e non riesco più nè a correre, nè a saltare»

Andrea Buongiovanni

L’ annuncio ufficiale – atte-so, previsto, scontato – èarrivato via social

network. E’ stato lui stesso, tra-mite Sina Weibo, la versione ci-nese di Twitter, a scrivere unlungo messaggio d’addio. LiuXiang si ritira: il 31enne osta-colista è definitivamente un exatleta. E la notizia, per quantonon abbia certo colto di sorpre-sa dopo l’anticipazione di ve-nerdì di coach Sun Haiping edopo oltre 900 giorni di lonta-nanza delle gare, ha creato lostesso un interesse esagerato.

POPOLARITÀ Come da sempre,del resto – almeno dal giornodella conquista dell’oro di Ate-ne 2004 nei 110 hs, il primo ti-tolo olimpico cinese maschilenell’atletica – tutto ciò che ri-guarda il ragazzo di Shanghai.Ieri, per dare l’idea, undici mi-lioni e mezzo di cinesi, nel girodi un’ora, hanno ri-postato lesue frasi... «E’ triste, è doloroso

– ha scritto – ma non ho altrascelta. Continuo a non star be-ne, sono vecchio e non riescopiù nè a correre, nè a saltare.Amerò per sempre la pista e gliostacoli, ma odio il mio piede ese non mi fossi infortunato...La storia, però, non si fa coi“se” e devo accettare la situa-zione in silenzio».

L’INCIDENTE E’ una bandierache si ammaina: pochi sportivi,in Asia, godono della sua popo-larità. Liu Xiang era, è e resteràun’icona. la Cina però, ieri, havissuto uno psicodramma simi-le a quello del 18 agosto 2008.Chi non ricorda? Olimpiade diPechino: Liu Xiang, che dopoaver eguagliato proprio ad Ate-ne il 12”91 di Colin Jackson, almeeting di Losanna del luglio2006 ha portato il record delmondo della specialità a12”88, è il grande favorito.Grazie al titolo conquistato aOsaka l’anno prima, è anchecampione iridato in carica. Haun intero Paese sulle spalle:l’attesa è spasmodica. La matti-na della batteria è bollente. Il

«Nido d’Uccello» straesaurito.Liu Xiang è sui blocchi. C’è unafalsa partenza. Ma lui, come al-tri, accenna lo stesso la messain moto. L’azione è fatale. Il tendine d’Achille, da tempo in-fiammato, salta. Come i sognidi un popolo. Lo shock è im-menso. E’ uno degli episodi dicampo più drammatici dellastoria olimpica. Il telecronistadella tv della Repubblica popo-lare piange in diretta. Entrano i

gioco la politica e i poteri forti:Liu Xiang e il suo staff subisco-no accuse infamanti.

ALTRO K.O. La frustrazione èenorme: si fa operare negli Sta-ti Uniti, si sottopone a rieduca-zioni infinite. E torna ai vertici.Ai Mondiali di Daegu 2011,ostacolato mentre vola verso ilsuccesso, è d’argento. E ai gio-chi di Londra 2012, pur soffe-rente, si presenta col miglior

Olimpionicoad Atene 2004

Liu Xiang, 31 anni, è stato campione olimpico ad Atene 2004, iridato a Osaka 2007 e primatista del mondo prima con 12”87 e poi, a Losanna 2006, con 12”84 EPA/AP

crono dell’anno. Serve a poco.L'identico episodio dell’infor-tunio si ripete. C’è la batteria: iltendine, logoro dopo quindicianni di incessante attività, ce-de subito. Liu Xiang va a sbat-tere contro il primo ostacolo e,soccorso, arriva al traguardo apiedi dopo aver simbolicamen-te baciato l’ultima barriera. Va-na un’altra operazione, resteràquella la sua ultima gara.

IL FUTURO «Voglio cominciareun nuovo viaggio» ha scritto ie-ri nel suo messaggio di com-miato. Presto si sposerà, torne-rà a studiare e, uomo d’appara-to, probabilmente si occuperàdi promozione e di relazioni in-ternazionali. A cominciare daiMondiali dell’agosto prossimo,in programma proprio a Pechi-no. Nel momento più altro del-la carriera ha contato dicias-sette contratti personali disponsorizzazione, per un bilio-ne di yuan di introiti all’anno,circa 150 milioni di euro. Re-sterà una leggenda, sul pianodel cestista Yao Ming, stella an-che in Nba e della tennista LiNa, la prima cinese a vinceretornei del Grande Slam (Fren-ch Open 2011 e AustralianOpen 2014). Molti rimpianti,ma un sacco di gloria.

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RSimbolo del popolocinese, ha vissutoil dramma di Pechino 2008 Tornerà a studiare

PallavoloRAndata finale di Coppa Cev

Page 31: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

31MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

SCIABOLA� FRANCESCO E MICHELE BONSANTOFrancesco, ieri argento nella sciabola u.20, è figlio di Michele, 3 ori ai Mondiali militari, azzurro ai Mondiali 1985 BIZZI

FIORETTO� ERICA E ANDREA CIPRESSAOggi Erica Cipressa gareggerà con il fioretto a squadre: è figlia del c.t. del fioretto, olimpionico a Los Angeles e 3 ori e un argento ai Mondiali BIZZI

FIORETTO� CLAUDIA E ANDREA BORELLAClaudia Borella, in lizza a squadre, è doppia figlia d’arte: Andrea Borella (1 oro olimpico, 5 mondiali) e Francesca Bortolozzi (2 ori olimpici e mondiali) BIZZI

SPADA� VALERIO E SANDRO CUOMOValerio Cuomo ha ottenuto un 5° posto: è figlio di Sandro Cuomo, c.t. azzurro della spada, un oro e un bronzo olimpici, 3 ori , 3 argenti e 4 bronzi mondiali BIZZI

Stefano Arcobelli

E’ un altro tesoro, per oraun po’ nascosto. Il serba-toio futuro della scher-

ma d’Italia: composto dai figlid’arte, eredi con i cromosomigiusti per perpetuare la gloriadei padri e delle madri che han-no reso finora grande l’Italia.Doppio buon sangue non po-trebbe mentire nel caso di Clau-dia Borella (nata dall’unione traAndrea Borella e Francesca Bor-tolozzi), che oggi ai Mondialigiovani di Tashkent, in Uzbeki-stan, insegue la medaglia asquadre nel fioretto giovani a squadre, insieme ad un’altra fi-glia d’arte, Erica Cipressa.

MEDAGLIE ED EMOZIONI Chi èfresco di medaglia è FrancescoBonsanto, figlio di Michele,sciabolatore azzurro foggiano degli anni 80, argento ieri (8-15dall’americano Dershwitz). E a

sfiorare il podio individualenella rassegna che ha fruttatofinora alla piccola Italia 8 podi,è stato Valerio Cuomo, quintonella spada, la stessa arma dipapà, c.t. azzurro dei grandidell’arma non convenzionale,ma solo di punta.

PIU’ ALTA DI MAMMA ClaudiaBorella è destra come papà epiù alta (180 cm) di mammaFrancesca: «La scherma perchémi piaceva, mamma e papà mihanno lasciata libera di sceglie-re. Avere due genitori così perme è un onore, non un peso. E’chiaro che con loro alle spalletutti si attendono da me cosegrandi, ma questo mi carica edanzi mi stimola a fare bene. Dal-la mamma credo la femminilitàin pedana». Vista da un padrecarismatico e vincente comeAndrea Cipressa che ora seguele imprese delle Vezzali, DiFrancisca ed Errigo, e dei Baldi-ni, Cassarà e Aspromonte, co-

m’è gestire una figlia, apparen-temente indifferente? «La veradifficoltà sta nel gestire le emo-zioni. E’ inevitabile che da pa-dre ne provi alcune che sono di-verse da quelle del c.t. E’ già daqualche anno che Erica è in az-zurro, da prima che io diventas-si c.t, quindi oramai mi sono“abituato” anche se ogni voltanon è mai semplice!», fa il miti-co «Cippo». La conferma arrivada Erica: «Avere un padre c.t. avolte è più difficile, perché esi-ge da te qualcosa in più, non so-lo in pedana ma anche fuori.Averlo a fondo pedana però rap-presenta un conforto in più!».

SENZA MASCHERA Anche San-dro Cuomo ammette: «In pale-stra o in pedana Valerio è un at-leta come tutti gli altri. Diventamio figlio quando toglie la ma-schera. Non è facile scindere ilruolo di padre da quello di c.t.,ma fortunatamente Valerio miaiuta molto». E l’azzurrino con-

ferma: «So di avere un cognomepesante, sia per tutto quello chelui ha vinto, ma anche perché èil c.t. Questo però non mi preoc-cupa, anzi: gli ho detto che faròdi tutto per non metterlo mai indifficoltà nelle convocazioni. Lascherma è una mia passione.Papà mi portava in palestra conlui, ma non mi ha mai “obbliga-to”. Poi mi sono appassionato enon vorrei mai scendere dallapedana». Lo sciabolatore DarioCavaliere è stato fermato 15-14dal venezuelano Jose Quintero:figlio di Massimo, bronzo aiGiochi di Seul ‘88, racconta:«Da piccolo sapevo che mio pa-dre aveva fatto scherma, ma ioho iniziato perché ho accompa-gnato il mio migliore amico cheandava in una sala scherma aNapoli dove suo fratello si alle-nava. Tutto una casualità, miopadre non ha influito». E papàBonsanto, s’è emozionato ieripiù di quando gareggiava: «L’ar-gento di Francesco è stata la

gioia mai provata in pedana.L’ho vissuta innanzitutto da pa-dre, poi da ex atleta, ma ancheda ex maestro di mio figlio». Francesco esulta così: «Papà miha messo in mano la sciabola.Anche mio fratello maggiorel’ha praticata ed adesso è arbi-tro nazionale, l’altro mio fratel-lo, il più piccolo, è ai vertici delranking under 14 nazionale disciabola maschile».

PICCOLO ARPINO Nella spedi-zione azzurra c’è pure AlbertoArpino, sciabolatore cadetto, fi-glio di Marco ex fiorettista eadesso dirigente Coni. Per Al-berto è maturato un bronzo nel-la sciabola cadetti insieme aMatteo Neri. E sempre nelle ca-dette, Federica Isola, spadista, èfiglia di Riccardo, scuola vercel-lese, già campionessa europea.Ai Mondiali s’è fermata troppopresto. La ramanzina arriverà.Ma si rifarà. Parola di papà.

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FRANCESCA BORTOLOZZIE LA FIGLIA CLAUDIA BORELLA

«DI MAMMA FRANCESCA HO LA

FEMMINILITÀ IN PEDANA»

Scherma R

Cipressa, Borella e Cuomo tornano baby 1Figli d’arte ai Mondiali juniores: dietro le medaglie storie di famiglie che riaccendono il grande passato azzurro

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Page 32: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

32 MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

1BASEBALL: LIDDI IN DOPPIO (m.c.) Alex Liddi riparte dal doppio A (Arkansas Natural) coi Kansas City Royal, da prima base-bd. Promosso in singolo A avanzato dai Chicago Cubs il ricevitore Alberto Mineo, coi Myrtle Beach Pelicans, così come il lanciatore Thiago Da Silva (Toronto) con i Dunedin Blue Jays.TUTTENOTIZIE

IPPICA

Aintree: sabato Grand NationalFantine in agguato

ATLETICAMONDIALI STAFFETTE, C’È BOLTCi sarà anche Usain Bolt ai secondi Mondiali di staffette in programma il 2-3 maggio a Nassau, Bahamas. «Sto bene – ha detto –, so che la rassegna lo scorso anno è stata molto divertente». Coach Glen Mills conferma: «Usain si sta allenando alla grande e, con tutto il rispetto per gli avversari, Justin Gatlin in testa, la verità è che, se sarà al meglio, non temerà nessuno».� FUNERALI TAMMARO Domani a Milano, alle 14.45 alla chiesa di Santa Croce (via Sidoli, 8) i funerali di Renato Tammaro, presidente dell’Atletica Riccardi per 69 anni, morto domenica a 89 anni. � STRADA (w.b-m.m.) Media Blenio a Dongio (Svi). Uomini (km 10): 1. Chumo (Ken) 28’19”; 2. Edris (Eti) 28’21; 3.Tola (Eti) 28’26”; 4.Lokomwa (Ken) 29’03”; 8. Rachik 29’39”; 9. La Rosa 30’11”. Donne: Wangari (Ken) 35’30”. A Ospedaletto (Tn). Uomini (km 5.5): 1. Kariuki (Ken) 15’45”; 2. Chatbi 16’02”; 4. Cominotto 16’17”; 5. Lanziner 16’23”. Donne (km 3.3): 1. Viola 10’41”; 2. Tschurtschenthaler 10’44”; 4. Dal Ri 10’49”; 5. Zanatta 10’54”. Mezza Prato. Uomini: 1. Ngeno (Ken) 1h04’40”. Donne: 1. Jepkurgat (Ken) 1h12’56”; 4. Proietti 1h20’09”. Maratona Lamone, a Russi (Ra). Uomini: 1. Zain (Mar) 2h22’42”; 4. Caimmi 2h26’05”.

BOXE� DERBY AZZURRO (r.g.) Michel Soro (Fra, 25-1-1) rinuncia al ruolo di cosfidante con Emy Blandamura (23-1) per l’Europeo medi vacante. L’Ebu deve indicare il nuovo titolare, con buona probabilità Domenico Spada (39-6-1), il primo nel ranking. � CAMPIONI (r.g.) A Francoforte (Ger) il 9 maggio sfida tra Felix Sturm (Ger, 39-4-3), 36 anni, ex iridato medi (tra il 2003 e il 2014) e Fedor Chudinov (Rus, 12), 27 anni, campione a interim, per il Mondiale assoluto supermedi Wba.

HOCKEY GHIACCIODOMANI GARA-7 SCUDETTO(m.l.) Fiocco rosa sulla finale scudetto Asiago-Renon (decisiva gara-7 domani alle 20.30): è nata Scarlet Francesca,

primogenita del vicentino Sean Bentivoglio, che dovrebbe farcela. Padroni di casa senza il difensore Enrico Miglioranzi: domani si opera per la frattura scomposta dell’omero del braccio sinistro rimediata lunedì.� ITALDONNE K.O. (m.l.) Ai Mondiali 1A Divisione Gruppo B di Pechino, 2° k.o. di misura per l’Italia: 2-1 (0-0, 1-1, 1-0) con l’Ungheria. Oggi riposo. Domani l’Olanda. Cl.: Ungheria 6; Slovacchia 5; Cina 4; Olanda 2; Italia 1; Sud Corea 0.

IPPICA� IERI 16-13-14-10-15 A San Giovanni Teatino (m 2060): 1 Polluce Caf (2080 D.Di Stefano); 2 Olimpia Pan; 3 Racy Kosmos; 4 Ribes Nero; 5 Lawyer As; Tot.: 4,68; 2,27, 3,40, 2,30 (32,50). Quinté: n.v. Quarté: 979,79. Tris: 112,34.� OGGI QUINTÉ A ROMA A Capannelle (inizio 15.30) scegliamo Super Op (15), Syria del Ronco (12), Sterlyng (13), Sea Point Jbay (11), Shelford Run (5) e Satanasso Fi (14)� ANCHE Trotto: Firenze (14.55) e Aversa (15.05). Galoppo: Milano (14.30).

OLIMPIADIRUSSIA, DIVIETO DI GIOCHI?Il parlamentare nazionalista Anisimov ha presentato in Russia una proposta di legge per impedire agli atleti di competere in più di due edizioni delle Olimpiadi per non togliere il posto ai più giovani, dopo il caso Plushenko a Sochi 2014. Yelena Isinbayeva, due volte olimpionica di salto con l’asta, a rischio se la legge passasse: «Proposta totalmente slegata dalla vita reale».

PALLAMANO� ANTICIPO (an.gal.) Alle 20.30 (dir. Rai Sport 1) Trieste-Bolzano, anticipo del 5°e ultimo turno di poule-playoff.

PALLANUOTO� CHAMPIONS Oggi 8° turno dei preliminari di Champions League. Alle 18.30 Eger (Ung)-Brescia, 19.45 Olympiacos-Pro Recco. Cl.: P.Recco 21; Eger 10; Radnicki 9; Barceloneta 8; Olympiacos 7; Brescia 5.

PARALIMPICI� RAI Il logo della Rai sarà sulle maglie

degli atleti paralimpici verso Rio 2016. L’annuncio ieri del n.1 Cip, Luca Pancalli, il direttore generale Rai, Luigi Gubitosi, e il direttore Rai Sport, Carlo Paris. Anche gli atleti al lancio dell’accordo, biennale: il cestista Matteo Cavagnini, la velocista Oxana Corso, lo schermidore Alessio Sarri, la mezzofondista Annalisa Minetti.

RUGBY � MERCATO ZEBRE (ma.p.) Le Zebre, in attesa di chiarimenti sulla situazione di Muliaina, ufficializzano i rinnovi biennali a Dario Chistolini, George Biagi e Guglielmo Palazzani. Accordo vicino col 23enne terza linea sudafricano Jean Cook (1.90 per 110 kg), dai Cheetahs .� MITREA MONDIALE (i.m.) L’italiano Marius Mitrea sarà uno dei sette assistenti arbitrali in Coppa del Mondo.

TUFFI� BATKI TERZA (al.f.) Noemi Batki (303.90) è 3a dalla piattaforma 10 m al Grand Prix Fina di Leon (Mes) dietro la cinese Siyu Ji (340.85) e la francese Marino (324.85).

Federica Cocchi

M artina dalle sette vite.Martina che nell’etàmatura ha voglia di ri-

mettersi in gioco, di tornaregrande. Finalmente libera dal-le pressioni di quando era unabambina prodigio, ora la Hin-gis torna a vestire la maglia del-la nazionale svizzera. L’occa-sione è lo spareggio di Fed Cupcontro la Polonia a Zielona Go-ra il prossimo 18-19 aprile. Ilcapitano svizzero Heinz Gun-thardt lo aveva ventilato giornifa: «L’esperienza di una gioca-trice come lei sarebbe fonda-mentale per la nostra squadra».Ora, con la convocazione della34enne insieme a Timea Bac-sinszky, Stefanie Voegele e Vik-tojia Golubic, l’ipotesi è realtà.

UNA VITA Martina Hingis, vin-

rossocrociata sono ottime: 30match giocati con 26 vittorie eappena 4 sconfitte tra singola-re e doppio. Numeri da feno-meno, quello che sotto la guidadi mamma Melanie Molitor haraggiunto la vetta del rankingmondiale ad appena 16 anni emezzo. Il prodigio di classe edeleganza in grado vincere trevolte di fila l’Australian Opentra il 1997 e il 1999, piazzando-ci come ciliegina sulla torta an-che Wimbledon e Us Open.

IN COPPIA Da allora a oggi so-no passati anni, il ritiro nel2003 per un problema a una ca-viglia, esperienze di vita dapersona «normale», una squali-fica di due anni per una positi-vità alla cocaina (da lei semprenegata), ritorni e nuovi ritiri.Ma questa volta, in doppio,sembra quella buona. Perchélaggiù, oltre la Fed Cup, c’è un

obiettivo più grande: l’Olim-piade. Giocare Rio 2016 indoppio misto con Roger Fe-derer, il più grande. Una pri-ma idea c’era già stata nel2011 ma i tempi erano trop-po stretti per i Giochi di Lon-dra, anche se un doppio mi-sto Federer-Hingis sulla sa-cra erba di Wimbledon sa-rebbe stato uno spettacoloda consegnare alla storia.Stavolta sembra quella buo-na, e il segnale è che per

qualificarsi ai Giochi, la FedCup è una tappa obbligata eal momento, giocare il dop-pio sembra essere l’unicaopzione prevista. Martinanon gioca un singolare dal2007, quando è stata scon-fitta al secondo turno deltorneo di Pechino dalla ci-nese Shuai Peng. «Voglioconcentrarmi sul doppio –aveva detto — lì ho la chan-ce di vincere qualche titolo enon solo qualche partita». Ilsacro fuoco della vittorianon l’ha mai abbandonata,prova ne sia la nuova vita dadoppista, prima con Lisicki epoi con Flavia Pennetta, pri-ma di incontrare l’altra metàdella mela tennistica: quellaSania Mirza con cui ha ap-pena conquistato la doppiet-ta Indian Wells-Miami. L’ap-petito vien vincendo.

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Martina Hingis, 34 anni, ha appena vinto Indian Wells e Miami in doppio

� I bookmaker britannici offrono solo a 6/1 la possibilità che entro il 2020 una donna fantino vinca il Grand National, la corsa delle corse in programma sabato ad Aintree sui 7200 m e con 30 terribili salti da effettuare. Fino ad ora la miglior fantina è stata Katie Walsh, terza nel 2012 con Seabass. Propio la Walsh ha vinto lunedì il Grand National irlandese ed ora cerca una monta per quello di sabato, nel quale per il momento risulta già partente Nina Carberry (4 partecipazioni, al massimo un 8° posto) in sella a First Lieutenant. � MULTA RECORD I commissari danesi hanno inflitto ben 60mila euro di multa al trainer Franck Leblanc per il doping del suo Caballion, vincitore della Copenaghen Cup 2014. La sostanza illecita è l’acido tilodronico contenuto nel Tildren, prodotto largamente usato in Francia per i problemi articolari, ma vietato in Danimarca. Leblanc, che sostiene di non aver ancora ricevuto l’esito delle controanalisi, farà appello.

GINNASTICA

Addio BobrovaSuo il primo podiopost sovietico

� È stata la prima ginnasta a vincere una medaglia per la Russia indipendente, dopo la fine dell’Unione Sovietica. Natalia Bobrova è morta a soli 36 anni per un cancro allo stomaco contro cui lottava già da anni. Ai Mondiali di Birmingham nel 1993 vinse la medaglia di bronzo al corpo libero dietro Shannon Miller, che a sua volta ha combattuto il cancro, con successo, e Gina Gogean. Dopo lunghi mesi di malattia aNovosibirsk, era ricoverata in un ospedale di Tel Aviv. Natalia Kudryavstseva, questo il suo nome da sposata, aveva due figlie. La sua carriera da ginnasta è stata breve, ma al massimo livello di competitività (motivo per cui è rimasta fuori dalla spedizione di Atlanta 1996) nella fortissima squadra russa la cui punta di diamanteera la due volte olimpionica Svetlana Khorkina. Un mese fa un’altra ginnasta russa, Maria Kriouchkova, bronzo a squadre ad Atene 2004, era morta per cancro ancora più giovane, a 26 anni.

NUOTO

Magnini, leggera trombosi alla gamba sinistra

� «Supererò anche questa» ha twittato Filippo Magnini. Un contrattempo a pochi giorni dalle selezioni mondiali (dal 12 a Riccione) per l’ex bicampione mondiale dei 100 sl che accusa, secondo l’ecografia, una trombosi superficiale sotto la parte alta della gamba sinistra. Una vena che costringe il pesarese a fare terapie e non forzare. Ma i campionati non sono a rischio, mentre lo sono per Gabriele Detti che con un antibiotico sta cercando di guarire dall’infezione alle vie urinarie.� PUNITO ED ESCLUSO (r.r.) Hancer Garica, finalista olimpico e mondiale dei 100 sl, è stato sospeso un anno per «reiterata indisciplina» (pare nei confronti dell’allenatrice) ed escluso dalla nazionale cubana in partenza per il collegiale a Portorico.� RUSSO CACCIATO (al.f.) Il coach russo Sergey Burkov è stato esonerato dalla carica di direttore tecnico della nazionale degli Emirati Arabi: la federazione si è lamentata degli scarsi risultati ottenuti ai recenti campionati arabi.

Hingis che ritornoRitrova la Fede sogna i Giochi1Dopo 17 anni la svizzera di nuovo in nazionale con obiettivo Rio: doppio da favola con Federer?

TENNIS

Filippo Magnini, 33 anni, pesarese

Natalia Bobrova aveva 36 anni

Nina Carberry partente sabato

citrice di cinque Slam in sin-golare, aveva esordito inFed Cup nel 1995 contro laLettonia quando non avevaancora 15 anni, diventandocosì la più giovane tennistaa vestire la maglia della na-zionale elvetica. Ora, a 17anni di distanza dall’ultimaapparizione, la finale persacon la Spagna di ArantxaSanchez e Conchita Marti-nez nel settembre del 1998,è il momento di tentare unaltro record: ovvero batterePatty Schnyder come piùanziana svizzera convocatain Fed Cup. Salvo infortunio ripensamenti dell’ultimominuto, il primato sarà suo,visto che Schnyder detene-va il titolo di «vecchietta»con appena 32 anni e mez-zo, contro i 34 suonati diMartina. Di certo le statisti-che della Hingis in maglia

Napoli: riecco Quinzi, colpo contro RolaStarace manca 8 match point e poi cede

� A Napoli (113mila �, terra), nel torneo Challenger probabile Atp nel 2015, vanno al 2° turno 7 italiani su 11. Colpo di Gianluigi Quinzi: il n. 389 del mondo, da wild card, elimina Rola (Slo, 104) 6-3 6-1. Il 33enne Potito Starace (n. 187), 4 volte campione del torneo, manca 8 match point e

poi cede per 3-6 7-6(4) 6-2 al n. 2 del torneo, il 23enne Krajinovic (Ser, 86).ERRANI E GIORGI Oggi nel 2° turno, a Charleston (Usa, 665.000, terra verde), Errani c. vincente Cepelova- Vesnina, a Katowice (Pol, 220mila�, veloce indoor), Giorgi-Linette.

8� Gli anni trascorsi da Martina Navratilova per il ritorno in Fed Cup. Dopo aver giocato e vinto in doppio nel 1995, tornò nel 2003 (lu.mar.)

Renato Tammaropapà, amico, presidente... sarai sempre nel nostrocuore, nella nostra allegria, nei nostri gesti, nellasottile gioia di donare, lottare, vivere.- I tuoi figliSergio e Daniela e i tuoi nipoti Bianca e Matteo.- Milano, 5 aprile 2015.

Partecipano al lutto:� Pino e Jole Zoppini con Marco Alessandro e Ce-

cilia.

I dirigenti, tecnici, atleti e collaboratori della so-cietà Atletica Riccardi sono vicini a Sergio, Daniela,Bianca, Matteo e famiglia e piangono la scomparsadi

Renato Tammarofondatore e per sempre Presidente Atletica RiccardiMilano. - Milano, 5 aprile 2015.

Il Presidente del Comitato Regione Lombardia Fi-dal Grazia Vanni, i Consiglieri Regionali e tuttal�atletica lombarda si uniscono al cordoglio dellafamiglia Tammaro e di Atletica Riccardi per lascomparsa del Presidente

Renato Tammaroche, con il suo esempio, ha fatto scrivere numerosepagine dell�atletica italiana.- Milano, 7 aprile 2015.

Alessandro Castelli, Presidente del CUS Pro Pa-tria Milano, il Consiglio Direttivo, i tecnici ed atleti,partecipano al grande lutto che ha colpito la fami-glia e l�atletica leggera per la scomparsa di

Renato Tammarofondatore e Presidente della società Atletica Riccar-di. - Milano, 7 aprile 2015.

Partecipano al lutto:� Giuseppe Mastropasqua.� Franco Ferrari.� Luciano Patelli.� Corrado Tani.� Valerio Caso.� Giorgio Rondelli.

Page 33: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

33MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Renzi pensa davvero a un anno senza tagli né nuovi balzelli?1Il capo di governo mette a punto il Def: nel 2015 il Pil dovrebbe salire e il debito scendere, così fino al 2018. E le tasse non aumenterebbero. I dubbi sono leciti

di GIORGIO DELL’[email protected]

C’è questo Def e relativa confe-renza stampa del premierMatteo Renzi…

1Come! Nello stesso gior-no in cui Raul Bova attac-ca l’ex suocera noi ci pre-

occupiamo del Def? E che dia-volo è il Def?Documento di Economia e Fi-nanza, a suo tempo detto Do-cumento di Programmazioneeconomica e finanziaria. So-no d’accordo con lei sullasuocera di Raul Bova, ma sidà il caso che il Def fissi i pa-rametri entro cui si dovrannovarare le finanziarie di que-st’anno e dei prossimi. Cioè,quanto tassare, come tassare,dove tassare, quanto spende-re, come spendere, dovespendere e in vista di qualiobiettivi da raggiungere.Rendo in qualche modol’idea? Un pezzetto del Defdetermina anche la sua bustapaga, caro mio.

2 Sì, nel senso che anchequest’anno mi toglierannoqualcosa per ingrassare

la casta, gli amici della casta e gli amici degli amici della casta.Renzi dice che non le toglie-ranno niente. Lo ha detto ieriin conferenza stampa: «Non cisono tagli e non c’è un aumen-to delle tasse. Capisco che nonci siete abituati, ma è così».

3Ma se ho letto l’altro gior-no che la pressione fiscaleè aumentata di un altro

decimo di punto.Questo l’ha ricordato ancheRenato Brunetta, l’economistadi Forza Italia, ieri, per buttareun po’ di acqua fredda addossoal premier-segretario. Ma Ren-zi potrebbe risponderle: di cheaumento della pressione fisca-le stiamo parlando? Di quellodeterminato dalle politiche delpassato! E io, nelle politichedel passato, non c’ero. Invecevi dico – anche se non ci crede-te – che adesso niente tagli eniente tasse. Anzi, «nel 2015abbiamo ridotto tasse per 18miliardi di euro: 10 dagli 80

euro e 8 dai provvedimenti sullavoro. Dobbiamo aggiungercianche i 3 miliardi di clausole disalvaguardia disinnescati: 21miliardi in totale».

4Beh, visto che questo Defprogramma parecchi an-ni, che cosa si vede nei

prossimi anni?Il ministro dell’Economia PierCarlo Padoan, ricordando ilquadro internazionale macro-economico positivo, ha defini-to «prudente» la stima del go-

verno. Ai giornalisti è stata mo-strata una tabella, da cui si ve-de questo. Pil +0,7 quest’anno,+1,4 l’anno prossimo, +1,5nel 2017, +1,4 nel 2018. Tuttestime in aumento rispetto aquelle dell’autunno scorso.Rapporto deficit/Pil, quelloche secondo gli accordi di Maa-stricht dovrebbe stare al 3%:-2,6 quest’anno, -1,8 l’annoprossimo, poi -0,8 e infine 0nel 2018 quando dovrebbe an-che essere mantenuto l’impe-gno del pareggio di bilancio. Èa questa sequenza di cifre cheallude Fassina, uno dei leaderdell’opposizione interna Pd,però, quando dice che il Def èrecessivo («Manovra recessivae iniqua»): per la sinistra questinumeri sono «ossessioni liberi-ste», il pareggio di bilancio èuna iattura, quello che ci vuoleè una politica espansiva fattadi indebitamento, deficit e in-flazione, e non importa se a pa-gare il conto di uno sviluppoconcepito così saranno poi legenerazioni future. Il governooltre tutto prevede anche uncalo del debito, cioè un calo del

IL FATTODEL GIORNOLA MANOVRAPROMESSA

LE PREVISIONI

+0,7%

+132,5%+130,9%

+127,4%+123,4%

-2,6%1,8%

-0,8%0

+1,4%

+1,4%+1,5%

2015

2016

2017

2018

2015

2016

2017

2018

2015

2016

2017

2018

PIL

DEFICIT

DEBITOPUBBLICO

GDS-CENTIMETRI

rapporto debito/pil (che inbase a Maastricht dovrebbestare al 60%): 132,5 adesso,130,9 l’anno prossimo, 127,4nel 2017 e addirittura 123,4nel 2018. Poiché il Pil cresce-rà, ma non troppo (vedi so-pra), significa che sarà taglia-ta in assoluto la cifra dell’in-debitamento e a questo mi ri-sulta difficile crederlo, specieper quanto riguarda il 2018.Quell’anno si voterà e sottoelezioni non si bada a spese.Sotto elezioni anche l’Europaè più indulgente.

5Come si ottengono que-sti risultati «senza tagli esenza tasse»?

Renzi: «Non ci saranno taglialle prestazioni per i cittadi-ni, ma c’è bisogno che la mac-china pubblica dimagrisca unpo’ e se i sacrifici li fanno i po-litici o salta qualche poltronanei consigli di amministra-zione, male non fa». La cabi-na di regia dei tagli, passatadall’ex commissario allaSpending review Carlo Cotta-relli al tandem YoramGugteld-Roberto Perotti, do-vrebbe portare al governo 10miliardi di risparmi quest’an-no. Il problema casomai sonoi trasferimenti agli Enti locali.Non so le Regioni, ma i Co-muni sono sul piede di guerrae Piero Fassino, primo citta-dino di Torino, in un’intervi-sta di ieri, è stato per certiversi addirittura minaccioso.«Dopo sei anni in cui si è chie-sto molto a noi e poco agli al-tri è giunto il momento che sichieda molto agli altri e me-no a noi». Fassino è il presi-dente dell’Anci, l’associazio-ne che riunisce tutti i Comu-ni. Secondo lui «facendo cen-to il debito, solo il 2,5% èimputabile agli enti locali. Fa-cendo cento la spesa, solo il7,5 si può attribuire ai Comu-ni […] Non vogliamo un euroin più, vogliamo che la forbi-ce si fermi». E inoltre «siamostufi di sentirci spiegare co-me bisogna gestire i Comunida certi dirigenti ministerialiche non hanno mai ammini-strato nemmeno un condo-minio». Il presidente del Con-siglio ha promesso di incon-trarli prima di venerdì, gior-no in cui il consiglio deiministri varerà il Def definiti-vo. Quello illustrato ieri erainfatti soltanto una primabozza del documento.

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I soldi dovrebbero arrivare dai risparmi della macchina pubblica: i Comuni già in rivolta

Fassina (sinistra Pd): «Manovra recessiva». Brunetta ricorda: «Salita la pressione fiscale»

LA CHIAVE

LA QUESTIONE IRRISOLTA

Danni di guerraAtene fa i conti:«Berlino ci deve279 miliardi»

I giochi per una volta si sonoribaltati e ieri è stata laGrecia a chiedere conto al-

la Germania. «Ci deve 278,7miliardi di euro per l’occupa-zione nazista durante la Secon-da guerra mondiale, compresi i10,3 miliardi per il cosiddetto prestito forzato». A farsi porta-voce della stima del Parlamen-to è stato il viceministro delleFinanze greco, Dimitris Mar-das. Per il calcolo dei danni lasinistra di Syriza aveva istituitoun’apposita commissione.«Trovo questo dibattito stupi-do», ha tagliato corto ieri il vi-cecancelliere Sigmar Gabrielrespingendo le rinnovate ri-chieste di Atene. E chiudendo,per ora, la questione.

IL DIBATTITO Il nuovo governodi Atene ha fatto dei risarci-menti di guerra tedeschi unaquestione morale che deve es-sere ancora risolta. Il ministrodella Giustizia del governo diAlexis Tsipras, Nikos Paraske-vopoulos, aveva detto solo ilmese scorso di essere pronto adare esecuzione a una sentenzadi 15 anni fa della Corte Supre-ma che autorizzava il sequestrodi asset tedeschi in Grecia perripagare le atrocità di guerra. Ariportare il governo di Atenecon i piedi per terra ci ha pensa-to la Ue, che ha spronato l’ese-cutivo a fare di più e più veloce-mente per ottenere la nuovatranche di aiuti nell’ambito delprogramma di salvataggio. Aparlare è stata una portavoce.«La Grecia deve fare il primopasso, i contatti con le istituzio-ni creditrici sul piano di rifor-me sono in corso, ma bisognafare subito un punto».

Il premier greco Alexis Tsipras

� L’Italia ha deciso di chiedere una proroga, sembra di altri tre mesi, del permesso sanitario concesso a Massimiliano Latorre, visto che domenica scadrà il primo. La richiesta, che sarà accompagnata da documentazione medica, verrà presentata domani alla Corte Suprema indiana.

È IN CURA IN ITALIA

Marò: il permessodi Latorre scade,chiesta la proroga

� Le foto dei piloti dell’aereo caduto (Lubitz compreso) listate a lutto nella sede Germanwings. E, tra loro, quella di Patrick Sodenheimer,il comandante-eroe che ha tentato di abbattere la porta chiusa dall’interno dal co-pilota. Ma è giallo anche su quella foto, la prima dell’uomo, perché la compagnia tedesca ha smentito di aver esposto nei suoi uffici di Colonia le immagini dell’equipaggio come circolato su alcuni media internazionali. Intanto, ieri, mentre è stata fermata la ricerca dei corpi sulle Alpi Francesi, il Wall Street Journal ha rivelato che l’Ue aveva espresso già anni fa preoccupazioni sulla debolezza dei test, pure medici, da parte delle autorità tedesche sui vettori nazionali: a novembre aveva pure chiesto a Berlino di rimediare.

SPUNTA UN’IMMAGINE, LA COMPAGNIA SMENTISCE

A sin. accanto a Lubitz la presunta immagine del pilota Patrick Sodenheimer

Strage Germanwings, è giallosulla prima foto del pilota-eroe

La centrale di Flamanville ANSA

� Beccati. Matteo Salvini e la suaElisa Isoardi erano sempre stati attenti a non farsi immortalare in teneri atteggiamenti, ma stavolta i paparazzi sono stati più bravi di loro. Il settimanale «Chi» piazza infatti in copertina sul numero in edicola oggi il primo bacio tra il segretario della Lega e la conduttrice tv. Uno slancio di troppo mentre uscivano dalla

casa romana di i amici dove erano andati a cena. I due fanno coppia da qualche mese. La Isoardi aveva infatti dichiarato a febbraio: «Ci frequentiamo, è una bella persona, mi piace la sua grinta da leader giovane».

LA COPPIA A ROMA

Salvini e Isoardi, paparazzatoil primo bacio

In copertina sul settimanale «Chi»

� L’autorità per la sicurezza nucleare francese ha annunciato, ieri un’«anomalia» tecnica nel serbatoio del reattore EPR di Flamanville, in Normandia. Il ministro dell’Energia francese, Segolene Royal, ha annunciato che l’azienda responsabile della costruzione avvierà nuovi test sul reattore sotto la supervisione dell’osservatorio francese sull’energia nucleare. L’anomalia nella copertura del reattore Eprdi Flamanville, la cui costruzione è iniziata nel 2007 e dovrebbe terminare nel 2017, è emersa nel corso di una verifica di routine da parte delle due aziende responsabili del cantiere, Edf e Areva. «I controlli — si legge in una nota congiunta — mostrano che uno dei parametri non era rispettato in una zona, che presentava una concentrazione di carbonio più elevata della media».

CONTROLLI NEL REATTORE DI FLAMANVILLE

Francia, allarme nella centrale nucleare«Quantità di carbonio non è a norma»

NOTIZIE TASCABILI

� Il tribunale del Riesame di Firenze ha rigettato l’appello della procura di Grosseto e stabilito che Schettino resterà libero. Non sono dunque bastate le telefonate ricevute da Thailandia, Stati Uniti, India e Grecia con cui si poteva supporre che stesse preparando la fuga, subito prima della condanna a 16 anni e un mese per il disastro della Concordia.

RIGETTATO L’APPELLO

Per il Riesame Schettino deverestare libero

� Un’Italia a due facce. Il Centro-Sud si è risvegliato, ieri, sotto la neve. Gelo e temperaturein picchiata in Puglia, Campania, Molise e Marche. E non sono mancati neppure i disagi legati al traffico. Oggi, però, cambierà tutto e ci sarà un assaggio di primavera grazie all’alta pressione. Le temperature raggiungeranno al Nord i 20°.

TEMPERATURE SU

Neve al Sud, ma da oggi cennidi primavera

Il premier Matteo Renzi alla conferenza stampa dopo il Cdm ANSA

AltriMondiR

Page 34: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

34 MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

L’Europa condannal’assalto alla Diaz«Al G8 fu tortura»1La Corte di Strasburgo contro l’Italia per il blitz della polizia a Genova nel 2001: «Legge inadeguata»

LOTTA AL TERRORISMO

Nuovi orrori dell’Isis Allarme a Yarmuk«È come Srebrenica»1L’Onu denuncia:«Situazione disumana nel campo profughi siriano». E in Iraq trovate fosse comuni

FREDDATO A CASA

Rischiava il postoOperaio uccideil suo caporeparto1A Lucca, premedita l’agguato e confessa Ma l’azienda: «Non avevamo previsto tagli»

OBAMA PUGILEPER LA SFIDADELL’«EGG ROLL»� Com’è cool il presidente Obama! Da sempre usa i social media per mostrare il suo lato più umano e divertente: Pasqua non ha fatto eccezione. Questa foto è stata postata su Twitter dalla moglie Michelle, in vista della tradizionale Easter Egg Roll organizzata alla Casa Bianca: «Knockouts. #GimmeFive #EasterEggRoll», ha scritto sul suo profilo la First Lady.

Daniele Vaira@danvaira

Q uanto compiuto dalleforze dell’ ordine italia-ne nell’irruzione allascuola Diaz di Genova il

21 luglio 2001 «deve esserequalificato come tortura». Loha stabilito la Corte europeadei diritti umani che ha con-dannato l’Italia non solo perquanto fatto ad uno dei mani-festanti durante il G8 di Geno-va, ma anche perché non hauna legislazione adeguata apunire il reato di tortura. Al-l’origine del procedimento c’èun ricorso presentato da Arnal-do Cestaro, manifestante vene-to che all’epoca aveva 62 anni eche rimase vittima del violentopestaggio da parte della poli-zia durante l’irruzione nella se-de del Genova Social Forum.L’uomo era il più anziano deimanifestanti presenti nell’edi-ficio. Gli ruppero un braccio, una gamba e dieci costole du-

rante i pestaggi. Nel ricorso deilegali afferma che quella nottefu brutalmente picchiato dalleforze dell’ordine tanto da do-ver essere operato e da doverrisentire ancora oggi le conse-guenze delle percosse subite.L’Italia dovrà versare a Cestaro

un risarcimento di 45 mila eu-ro. La Corte ha sottolineato«l’assenza di ogni nesso di cau-salità» fra la condotta dell’uo-mo e l’utilizzo della forza daparte della polizia nel corsodell’irruzione nella scuola. E imaltrattamenti «sono stati in-

flitti in maniera totalmentegratuita». «Io adesso ho 76 an-ni ma ho visto ragazzini chechiamavano mamma in ingle-se, tedesco e altre lingue. Nonauguro a nessuno di vedere ipropri figli chiedere aiuto co-sì», le parole di Cestaro.

IL PROCESSO Per le violenzeche si verificarono all’internodella scuola Diaz la Corte diCassazione, il 5 luglio del 2012confermò 25 condanne su 28imputati, tutti appartenenti al-le forze dell’ordine, per un to-tale di 98 anni. Anche se, comehanno sottolineato i giudici eu-ropei «gli autori materiali dellatortura non sono mai stati indi-viduati». Le sentenze dellaCorte europea dei diritti umanisull’operato della polizia nonsono ancora finite. Davanti aigiudici di Strasburgo pendono,infatti, altri due ricorsi presen-tati da 31 persone che afferma-no di essere state torturate nel-la caserma di Genova Bolzane-to. «Per le istituzioni italiane eper la credibilità residua dellanostra politica è una debacle»,ha commentato il regista Da-niele Vicari, che ai fatti di Ge-nova ha dedicato un film di for-te impegno civile, Diaz - Don’tclean up this blood.

L’ITER La proposta di legge cheintroduce nel codice penale ilreato di tortura è, intanto, al-l’esame del Parlamento da qua-si due anni. Domani il provve-dimento sarà votato dalla Ca-mera. Il via libero definitivopotrebbe arrivare entro l’esta-te. Si tratta, infatti, della se-conda lettura ma il testo delSenato è stato modificato e,dunque, dovrà tornare a Palaz-zo Madama.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Una giovane viene portata in ambulanza durante il G8 a Genova del 2001

Uno dei corpi emersi dalle fosse comune trovate a Tikrit REUTERS

I n uno dei pochi giorni incui l’Isis non si mostra intutto il suo orrore, a

Tikrit, in Iraq, viene letteral-mente alla luce una macabrae drammatica scoperta. So-no state trovate infatti dodi-ci fosse comuni in grado dicontenere fino a 1700 corpi.Gli scavi vanno avanti da lu-nedì, quando un team di me-dici legali aveva aperto unadelle fosse trovando trovatouna ventina di cadaveri: «Lascena che ci siamo trovatidavanti era straziante. Chipuò uccidere 1700 persone asangue freddo?». All’internosi troverebbero i corpi deisoldati iracheni che lo StatoIslamico ha annunciato diaver sterminato a giugno.Ma il bilancio sembra desti-nato a salire. Secondo unrapporto dell’Onu delloscorso mese, circa «1500-1700 membri dell’esercitoiracheno da Camp Speichersono stati sommariamenteuccisi il 12 giugno dall’Isis».Le famiglie di soldati scom-parsi hanno già chiesto ri-sposte al governo iracheno

su cosa sia successo e su cosa fa-rà per rispondere a questo mas-sacro, ma per il primo ministroiracheno, Haider al Abadi, lavendetta non è la strada giusta.

IN SIRIA Ma scene raccapric-cianti sono sotto gli occhi di tut-ti anche a Yarmuk, in Siria, nelcampo profughi palestinese oc-cupato sabato dagli jihadisti.Un sedicenne scampato al mas-sacro ha raccontato: «Ho vistodue miliziani dell’Isis che gioca-vano a calcio con una testa de-capitata». L’Unicef parla di «unanuova Srebrenica», alludendoallo sterminio di 8.000 bosniacimusulmani nel 1995, e l’Un-rwa, agenzia Onu per i rifugiatipalestinesi, avverte che la situa-zione è «al di là dei disumano».Il regime siriano, escludendoun intervento militare diretto,ha intanto offerto armi ai pale-stinesi per combattere l’Isis. In-tanto continuano a far discute-re le dichiarazioni del ministrodegli Esteri Gentiloni. In un’in-tervista al Corriere ha dichiara-to: «Per contrastare il terrori-smo è inevitabile il risvolto mi-litare». A Radio Anch’io ha ag-giunto: «Si deve intervenirecontro la persecuzione dei cri-stiani e a sostegno delle mino-ranze religiose in tutti modi esenza escludere l’opzione mili-tare». Gentiloni nei prossimigiorni sarà in Kenya «per porta-re il sostegno del nostro Paese».

al.mo.© RIPRODUZIONE RISERVATA

H a rubato la pistola al pa-dre e l’ha provata in uncampo. Poi ha percorso 8

chilometri a piedi per arrivare aLucca. Qui ha atteso davanti acasa il suo caporeparto e gli hascaricato addosso 13 colpi, uc-cidendolo. A sparare, ieri mat-tina è stato un operaio, Massi-mo Donatini, 43 anni. La vitti-ma è Franco Sodini, 52 anni, re-sponsabile in un cartiera diPorcari (Lu), che conta centi-naia di dipendenti. L’aggresso-re, sposato, con un figlio picco-lo e senza precedenti penali, haucciso Sodini per la paura di re-stare disoccupato. «Temevo diessere licenziato», ha racconta-

to l’aggressore agli investigato-ri. Donatini, dopo l’agguato si èallontanato a piedi dalla scenadell’omicidio, recandosi al co-mando provinciale dei carabi-nieri di Lucca, dove si è costitui-to consegnando la pistola uti-lizzata per l’esecuzione.

LE REAZIONI I colleghi di lavo-ro sono «sconvolti ed incredu-li». «Nessuno poteva immagi-narsi una tale esplosione di vio-lenza da un operaio modello,nostro collaboratore da 25 anni— ha spiegato Massimo Pasqui-ni, a.d. dell’azienda toscana —.Nessuna ipotesi di riduzionedel personale lo aveva coinvol-to né lo avrebbe coinvolto in fu-turo». E anche i sindacati nonriescono a trovare una spiega-zione al gesto. «Non è una pic-cola azienda, ci sono relazionisindacali e non ci sono timori diessere licenziati», ha detto Fe-derico Fontanini, segretario Ci-sl di Lucca. «A Porcari ci sonograndi aziende ma il clima è ditipo familiare e il settore carta-rio è quello che ha tenuto me-glio di molti altri di fronte allacrisi», ha aggiunto il sindacodella cittadina, Alberto Baccini.

dan. va.© RIPRODUZIONE RISERVATAL’operaio Massimo Donatini, 43 anni

LITE TRA FRATELLI A TODI

Pilota Alitalia spara in casala sera di Pasqua1Sospeso dal servizio: comandava l’aereoche a febbraio portò Mattarella a Palermo

E ra stato anche ai co-mandi dell’Airbus cheil 14 febbraio ha con-

dotto il presidente della Re-pubblica Sergio Mattarellaa Palermo. Non un pilota

qualsiasi, dunque. Ma la seradi Pasqua, Maurizio Foglietti,pilota dell’Alitalia, non si saperché e non si sa come, ha im-pugnato una pistola e ha spara-to tre colpi in casa dell’anziana

madre, a Todi (in Umbria),probabilmente nel corso di unalite con il fratello maggiore.Avvertiti dai vicini, sono arri-vati i carabinieri che hanno de-nunciato Foglietti per minacceaggravate e danneggiamentoaggravato. Da lì la procura diSpoleto, competente per terri-torio, ha trasmesso la praticaall’Alitalia.

IL 14 FEBBRAIO Di questi tem-pi, il pilota di un aereo di lineache spara tra le quattro mura dicasa non può passare inosser-vato e l’Alitalia ha subito presoprovvedimenti sospendendoFoglietti dal servizio, ma preci-sando anche che non è al mo-mento impegnato in servizi dicomando e di volo. Adesso c’èchi chiede di ripristinare conurgenza l’obbligo per i piloti di«sottoporsi a visita annualepsichiatrica e psicologica» (An-zaldi, deputato Pd). Foglietti,di certo, quel 14 febbraio avevaavuto il suo momento di noto-rietà: era stato fotografato in compagnia del presidente Mat-tarella e l’immagine era statapostata sul profilo Twitter uffi-ciale della stessa Alitalia.

m.a.© RIPRODUZIONE RISERVATA

A destra Maurizio Foglietti fotografato col presidente Mattarella

AltriMondiR

Page 35: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

35MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

OROSCOPO LE PAGELLE di ANTONIO CAPITANI

«16 ANNIE INCINTA»

ECCO LA VITADELLE MAMMEADOLESCENTI

Si chiama «16 anni e incinta»,è il docu-reality made in Usache ha fatto tanto parlare loscorso anno: ora torna con la2a stagione della versione ita-liana su Mtv ogni mercoledìalle 21.10. Si esplora il mondodelle adolescenti alle presecon la maternità. Oggi, per la partenza, alle 20.15 in ondala puntata speciale «16 annie incinta un anno dopo», dove si vede come stanno ecosa fanno le protagonistedella scorsa edizione.STASERA SU MTVALLE 21.15

È sponsorizzante, la Luna. Tanto che ricevete attestatidi stima e quagliate nel lavoro.La fornicazione richiede fantasia. Ma non ridete, espletando.

21/3 - 20/4ARIETE

7,5

Tutto s’incastranel modo giusto, nel lavoro,in viaggio,nei colloqui. Voie il sudombelico avete pure tanta faccia di glutei, utilee muy risolutiva.

23/9 - 22/10BILANCIA

7+

Usando cautela, il comparto finanziario oggi nondeluderà. Anzi. Nel lavoro, poi, siete abili strateghi,nel privato suini, in amor muy blanditi e fortunati.

21/4 - 20/5TORO

7

Le finanze vi procurano sollievi, anche se nei rapportic’è tensione, non stemperabilissima . L’amor is a ciofec, la fornicazionedi più.

23/10 - 22/11SCORPIONE

7-

La Luna sembra sollevare incertezzee tensioni.Pure amorose. Passeggereperò. Ergo: non azzannate l’ulna di nessuno. Giunge un calo fornicatorio.

21/5 - 21/6GEMELLI

6-

Ingranaggi utilisi mettono in moto e coronano sogni, aspettative, desideri, con meno stress del temuto. Il sudombelico emerge,vi rassicura, vi bea.

23/11 - 21/12SAGITTARIO

8

Il lavoro appaga. Ma la vostra pedanteria è come un cucchiaio (calcistico) contro gli zebedei: urge moderarvi. Siete suini a livelli supremi, però.

22/6 - 22/7CANCRO

7-

C’è un’inspiegabile latitanza del buonumore, oggi.E voi vi sentite soli: non fate gli sgifatissimi, siate solerti e tempisti, fornicatesenza fretta.

22/12 - 20/1CAPRICORNO

6-

La Luna v’ispira, aspira il malumore e accrescela creatività.Anche nel lavoro, faticoso, ma premiante. L’amor è umbratilino, l’ormon versatilino.

23/7 - 23/8LEONE

7,5

Motivazione e gioco di squadra vi fanno approdare a risultatoni. Gli amici consiglianoe agiscono bene, ma l’ormone non è animato dal vigore consueto.

21/1 - 19/2ACQUARIO

7+

Gli zebedei caracollano. Forse per via dello stress.O di demotivazione. Serve impegno,in tutto. Espletamenti suini (anche in nuce) però esaltano.

24/8 - 22/9VERGINE

6-

La gente stressa. Così voi meditatedi azionareil lanciafiamme.I soliti esagerati Controllatevi.E negoziate con faccia di glutei. Slancio suino super!

20/2 - 20/3PESCI

6-

LO SPORT IN TVCONSIGLI

AltriMondiR

Bova contrattacca«Questa guerrafa soltanto male»1L’attore risponde con un’intervista otto mesi dopo la lettera dell’ex suocera che lo accusava di infedeltà

� Ha passato la vita a caccia dell’eterna giovinezza, cancellando le rughe delle più importanti dive del mondo, tra cui Madonna, ma soprattutto le proprie. Era ricchissimo e tiratissimo, proprio come voleva lui. Eppure il dottor FredricBrandt, dermatologo di fama internazionale, non era contento. Di più, negli ultimi tempi soffriva di depressione. Tanto da decidere di togliersi la vita nella sua villa di Miami, a 65 anni. Il «Barone del Botox», soprannome che aveva conquistato dopo anni di onorata carriera e volti modificati (non sempre in meglio), secondo chi lo conosceva bene era rimasto devastato dalla parodia che aveva fatto di lui la comica Tina Fey nella sua ultima serie televisiva «Unbreakable Kimmy Schmidt», dove l’attore Martin Short interpreta il dottor Grant (pronunciato però Franff), un chirurgo estetico con la stessa pelle liscia e i capelli biondo platino di Brandt, ma con grosse difficoltà di parola per essersi tirato troppe volte le rughe del viso. «Quell’imitazione lo aveva sconvolto — raccontano — chi vorrebbe essere protagonista di una cosa del genere? Si sono presi gioco di lui per il suo aspetto e questo non è molto diverso dal bullismo. Non è stato per niente bello. Fredric comunque era depresso e quello show non era l’unica cosa che lo preoccupava, né il motivo del suo suicidio. Ma di certo non ha aiutato».

SOFFRIVA DI DEPRESSIONE

Il re del Botoxsi è ammazzatoper una parodia

6 DOMANDE A...

VITO RIBAUDOAUTORE DI «UNA GRANDE OPPORTUNITÀ»

Andrea Gamma, prima ti dà la mano, poi ti licenzia. Spietatodirettore del personale in una multinazionale, sa «far colare il sangue»: ha accarezzato la vertigine che dà solo il potere, prima di precipitare. Il suo licenziamento è la nemesi da cui risorgere. L’asse di «Una grande opportunità», libro di esordio, quasi viaggio esistenziale di Vito Ribaudo, 44enne che fa lo stesso lavoro di Gamma. Proprio direttore del personale del gruppo Rcs: quindi, è bene dirlo, pure dell’intervistatore.

� Quanto c’è della sua vita tra lepagine del romanzo?«Ho saccheggiato bio, storie, persone incrociate, racconti ascoltati in quasi venti anni. Non c’è un diretto riferimento, qualcosa di riconoscibile, ma delle suggestioni. Un retaggio collettivo che si è stratificato».

� Il lavoro le dà un punto di vista unico sull’animo umano:dura riversarlo nel libro?«Il mio, specie in questi tempi, è un mestiere complicato, ruvido, spigoloso. Ma c’è un vissuto anche in un direttore del personale: provo a scandagliare l’animo del professionista chiamato a scelte dolorose. C’è molto altro rispetto ai luoghi comuni, alle vertenze, al tagliatore di teste che “vince”...».

� In realtà, non vince: questa società spietata stritola tutti?«Comanda il business, ma come scrivo “per le persone si trova

una soluzione”. Ci sono leggi, ammortizzatori, ma soprattutto buon senso: è questo che si fa alle risorse, umane. Sì, con la virgola in mezzo, per riappropriarsi della propria umanità».

� Il libro è comunque duro nei confronti della professione: c’è autocritica? Quasi espiazione?«In parte sì, ho separato lo scrittore dal manager, l’ho visto con occhi diversi. Insomma, nel romanzo di formazione Andrea si stacca da Gamma, nella scrittura Vito si stacca da Ribaudo».

� Non è che, come tutti in questa bufera, teme anche lei per la sua testa?«Certo, mi consegno al futuro, più o meno breve, ma custodisco ogni timore con la giusta serenità».

� Perché sa che, da questi anni che definisce «secchi», uscirà una vera «grande opportunità»?«Credo di sì, credo nelle curve: è stata lunga, ma ora risaliremo».

Filippo Conticello© RIPRODUZIONE RISERVATA

«Il mio viaggio esistenzialetra umanità e licenziamenti»

� Con un Tweet annunciato «Squallor», il nuovo cd. Poi, sui social, pubblica il video del primo singolo. Ecco il ritorno di Fabri Fibra con polemiche. Perché oltre al lancio del nuovo disco (per ora solo in digitale) in uscita il 14 aprile, il rapper marchigiano ha fatto parlare di sé per gli attacchi al rivale Fedez nel nuovo pezzo, «Il rap nel mio paese». Questa la rima “incriminata”: «Non ci si crede, chi mi ascolta si rivede / odia i rapper banali, chi li produce e chi li segue / dieci in comunicazione, non uso mai l’inglese / ora faccio un’eccezione: fuck Fedez». Chissà se arriverà la replica di Fedez.

IL RAPPER ANNUNCIA IL NUOVO CD CON UN TWEETTorna Fabri Fibra e le canta al rivale Fedez

Fredric Brandt aveva 65 anni

Elisabetta Esposito

H a aspettato e aspettatoancora. Perché — sipensa — se si ha la co-

scienza a posto, gridare per di-fendersi non serve. Raoul Bovaè rimasto in silenzio per ottomesi dopo l’attacco rumorosoche la sua ex suocera, l’avvoca-to Annamaria Bernardini DePace (uno dei migliori divorzi-sti d’Italia), gli ha lanciato inuna lettera dura e lunghissimasulle pagine de Il Giornale. Unalettera in cui l’attore non vienemai nominato, ma soltanto de-finito «degenero» più che «ge-nero». L’accusa, sembra, maiconfermata: aver tradito l’exmoglie Chiara Giordano, 13anni di matrimonio e due figli,con la bella spagnola RocíoMuñoz Morales, valletta del-l’ultimo Sanremo che Bovaaveva conosciuto sul set di Im-maturi - Il viaggio. Era il 2011,due anni dopo l’attore e laGiordano firmavano le carteper la separazione.

LA GOGNA Otto mesi dunque.Un tempo lungo in cui l’attoreha prima dovuto smaltire larabbia per quel pubblico mes-saggio in cui la signora mette-va dentro tutto (dal «la tua for-za, anche sessuale, dura per iltempo di uno spot» a «tua figliaadolescente, che ha sei annimeno della tua complice neltradimento familiare, non puòstimare un padre così»), poicercare di mantenere il silen-zio, quindi decide di dire lasua. «Sono il bersaglio di unacampagna — ha detto in un’in-tervista a Vanity Fair in edicolaoggi — . Il traditore che meritala gogna. Finora non avevo maireagito per non peggiorare le

cose, ma alla fine ho capito chein realtà le peggioro stando zit-to. Perché chi è mosso dal ran-core non si ferma, più incassi epiù attacca». È dunque tempodi parlare, di spiegare. Soprat-tutto perché questa bufera diparole si è abbattuta anche sudue ragazzini che di certo nonhanno colpe. «Io devo proteg-gere i miei figli da questa guer-ra. Per questo parlo. Per dire: viprego, basta con questa guerrache fa solo del male».

UN PADRE Quindi Bova, che in

questo momento è di nuovo neicinema con l’ultimo film dram-matico di Michele Placido, LaScelta, si rivolge alla suocera,ricordando quelle parole finitesulla bocca di tutti lo scorsoagosto, tirando di nuovo in bal-lo, giustamente, il dolore chepossono procurare ai suoi ra-gazzi e contraddicendo infinela tesi della Bernardini De Pa-ce: «La lettera aperta al “gene-ro degenerato” mi ha profon-damente ferito, ma pazienzaper me. Il problema è che tuttaquesta situazione fa star male imiei figli, i suoi nipoti. Comedeve sentirsi un ragazzino nelleggere che il suo papà è un tra-ditore superficiale, che non si èfatto nessuno scrupolo a scari-care la mamma per una ven-tenne? Le cose non sono anda-te per niente così, ma lui comefa a capirlo?».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Raoul Bova, 43 anni, con la compagna Rocío Muñoz Morales, 26 LAPRESSE

R«Certe accuse per i miei figli sonodolorose. Non sonostato un traditoresuperficiale»

UNA GRANDE OPPORTUNITÀdi Vito Ribaudo, Rizzoli, 284 pagine, 18 euro

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36 MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Page 37: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

MADE INEMILIAROMAGNA

1 pag.2-3 Piero Ferrari: «Mio padre, la Rossa e benvenuto Vettel» 1 pag.4 Stefano Bonaccini I primi 100 giorni da

Governatore 1pag.6 Il derby dei c.t. Cassani e Baldini, in bici e di corsa 1pag. 7 Zanardi e la sua Bologna 1pag. 9

I Fabbri, Ancelotti, Zac: popolo di allenatori 1 pag.10 La favola del Carpi a un passo dalla A 1pag.12 Pupi Avati,

il cinema e la cultura 1 pag.15 Vittorio Sgarbi promossi e bocciati di arte e dintorni 1pag.16-17 Cibi e vini con

Tokuyoshi e Gardini 1 pag.18-19 Aziende alla conquista del mondo 1pag.22-23 Gianni Morandi le radici della musica

Qui si sa vivere La terra della Ferrari,di Sacchi e Pantani, ma anche di pasta, Lambrusco, Parmigiano...

C orrono veloci i sogni trala via Emilia e il West. Dasempre. Dalla piana al-

l’Appennino, dall’Appenino almare, Emilia e Romagna, dueregioni divise da una congiun-zione. Molte anime, cento cul-ture, mille campanili e una ven-tina di dialetti, parole infiniteper abbracciare quasi cinquemilioni di individui intesi nelsenso più autentico dell’etimo:gente singolarmente animatada convinzioni piuttosto irridu-cibili. A tenere insieme questogomitolo di storie è il doppio fi-lo rosso di una profonda appar-tenenza civile e di un’altrettan-to radicata passione per la velo-cità. Date un occhio ai due podimondiali dell’ultima domenica

in Formula Uno e Moto GP: Fer-rari e Ducati, dalla Malesia alQatar, il lampo è vermiglio e ilrombo viene da queste terre do-ve un misto di genialità e folliaaccende il motore delle emozio-ni sportive come in nessun’altroluogo del pianeta.

La storia d’amore tra lo sport el’Emilia-Romagna è enorme edepica, variegata e complessaquasi quanto la sua vicenda po-litica, culturale ed economica.Dal calcio al basket, dall’atleti-ca allo sci, dal volley al ciclismola sala dei trofei e delle discipli-ne è affollatissima. Passato e

presente si incrociano e si ri-chiamano in uno sterminatomedagliere. Dorando Pietri eStefano Baldini, Colò e Tomba,Sacchi e Ancelotti, Bulgarelli eInzaghi, Adorni e Cassani… Citrovi miti come Pantani o Erco-le Baldini e guru alla Collina oalla Zanardi insieme a donneformidabili come Ondina Vallae Jessica Rossi, la prima e l’ulti-ma fra le italiane a vincere unoro olimpico. Ammonisce

l’amico Giuliano Razzoli da Vil-la Minozzo (684 metri sul livel-lo del mare), olimpionico di sla-lom a Vancouver: «Attenzione,siamo malati di sport, anchequelli che non ci toccherebbe-ro: a nominare tutti i nostricampioni fai comunque torto aqualcuno»....

Tra la Via Emilia

e il Westnel segno del Drake

L’editorialeAndrea Monti

UNA REGIONEE LE SUE

ECCELLENZE

SEGUE A PAGINA 2

e vincere

Page 38: La Gazzetta dello Sport (04-08-2015)

II

MADE INEMILIAROMAGNA

MADE INEMILIAROMAGNA

ti sì, ma fino a un certo pun-to. Perché qui lo sport si ac-compagna alle eccellenzeproduttive, gastronomiche,musicali e paesaggistiche delsistema che abbiamo cercatodi raccontare in questo spe-ciale di 24 pagine: troppo po-che per farci stare tutto, ab-bastanza per una testimo-nianza d’affetto e ammira-zione. Perché qui un milionedi persone pratica regolar-mente attività fisica, moltopiù della media italiana. Per-ché qui ci sono cinquemilasocietà sportive affiliate alConi e 350 mila atleti tes-serati. Perché qui, per unParma abbattuto dal ma-laffare ci sono un Sassuolo eun Carpi che crescono e di-ventano esempio. Perché quinessuno smette mai di muo-versi, di progettare, di so-gnare. Perché qui è nato En-zo Ferrari, uno che diceva«la macchina migliore èquella che deve ancora esse-re costruita». E per questonon ha mai smesso di vince-re.

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Sport è passione DINASTIA FERRARI«MIO PADRE ENZOPORTAVA IL MONDOA MARANELLO»Piero, figlio del grande costruttore: «Da buon emiliano faceva affari davanti a un piatto di tortellini. Le nostre ferie iniziavano alle 11 del mattino e alle 4 del pomeriggio voleva già tornare in ufficio». Ecco l’eredità di un impero che ora sbarca a Wall Street

Intervista di Umberto Zapelloni

Piero Ferrari è il figlio del mito. L’uomo cheporta sulle spalle uno dei cognomi più cono-sciuti e amati d’Italia. Dal padre ha ereditatola passione per i motori oltre che il 10% del-l’azienda che quest’anno sbarcherà a Wall Street e che lui frequenta ormai da 50 anni.Da Maranello, dove è vice presidente del Ca-vallino e Modena, dove presiede la su Hpe, ungioiellino di ingegneristica di alta qualità (la-vora per Ferrari, ma anche per Harley David-son, Ducati, Maserati, Oto Melara, Ford...) èun testimone d’eccellenza della passione emi-liano-romagnola. Passione per i motori, per ilcibo, ma anche per lo sport (quanti campionida Pantani a Tomba per citare i più noti, finoal Belinelli che ha conquistato gli Usa) e lavita sana (non dimentichiamo che a Cesena ènata anche Technogym).

Ingegnere, in Emilia-Romagna ci sono la Fer-rari, la Maserati, la Dallara, la Ducati, la

Morini, la Minarelli e adesso anche la mi-lanesissima Alfa Romeo. Perché tantapassione per i motori in una sola regione?«È una cosa molto particolare. Oltre che

per i motori dalle nostre parti abbiamouna passione particolare per la meccanica.

Anche il nostro nome, Ferrari, deriva dalferro, dalle famiglie che lo lavoravano. C’è

qualcosa che parte molto da lontano. C’è untessuto molto fertile per sviluppare le attivitàmotoristiche».

Così l’Emilia-Romagna ha visto nascere lasua Motor Valley con gli autodromi di

Imola, Varano e Modena, con i musei co-me il Mef (Museo Enzo Ferrari) di Mode-na o il Ferrari di Maranello che restauno dei più visitati della regione.

«La passione non manca. Ma per fare dellebuone automobili ci vogliono dei buoni in-

gegneri e fu mio padre ad adoperarsi per ave-re la facoltà di ingegneria a Modena dove fino

ad allora c’era solo il primo biennio di studi.Adesso gli studi di ingegneria possono esserecompletati a Modena dove tra l’altro esisteanche un master di ingegneria del veicolo. Edevo dire che molti ingegneri laureati a Mo-dena poi vengono a lavorare da noi, o in Fer-rari o in Hpe».

L’attaccamento di suo padre al territorio è con-fermato dal fatto che in origine voleva chiama-re la sua scuderia Mutina, come il vecchio no-me latino di Modena...«Ci aveva pensato anche perché a quei tempisi usavano molto i nomi latini. Mi raccontòperò che una sera parlandone con mia mam-ma cambiò idea perché lei disse “ma perchéinventare un nome nuovo, fai come Bugattiche ha chiamato con il suo cognome le sueauto...” e mio padre che stimava molto EttoreBugatti, accettò il consiglio...».

Per fortuna... Un’altra cosa incredibile di suopadre era che ha conquistato il mondo senza muoversi da Maranello...«Lui a Maranello era il re, si sentiva il re delnuovo. Viaggiare non gli piaceva. Odiava gli

ascensori e gli aerei e ha costruito questo suomito, questo suo modo di essere in cui chi vo-leva vederlo doveva andare a trovarlo. Ma alui piaceva conoscere le persone e anche invi-tarle perché era molto curioso».

A parte Modena e Maranello c’era qualche zo-na della vostra regione che amava particolar-mente?«La Romagna gli piaceva molto. Gli piacevaandare a Rimini o a Cesenatico sulla rivieraromagnola a mangiare il pesce. A volte diceva“domani faccio un giorno di ferie e andiamoal mare”. Però poi lavorava fino alle 11, si par-tiva si andava a pranzo e alle 4 del pomeriggiodiceva: “Abbiamo fatto una bella giornata diferie, dai che facciamo in tempo a tornare inufficio”».

E lei che cosa ama di questa regione?

Fu mia mammaa consigliarlo: chiama le

auto con il tuo nome, comefa Bugatti. E mio padre

che stimava Ettore, ascoltò

Michael Schumacher, 46 anni, è il pilota di Formula 1 più vincente di sempre, con 7 Mondiali di cui 5 con la Ferrari COLOMBO

L’editorialeAndrea Monti

...Non commetteremo questoerrore. In fondo basta mante-nersi sulle generali: l’Emilia-Romagna, tra Giochi estivi einvernali, ha vinto 76 meda-glie. Se fosse una nazione, sa-rebbe al quarantesimo postonella classifica di tutti i tempidavanti a Argentina, Messi-co, Giamaica, India, Repub-blica Ceca. E lassù, sulle no-stre alpi orgogliose, ancoranon si spiegano un bizzarroscherzo del destino: l’Italia,nella sua storia olimpica, haconquistato otto ori nello scialpino maschile. Cinque diquesti sono stati vinti da atle-ti emiliani e solo tre da altoa-tesini.

Misteri di Emilia e di Roma-gna, terra benedetta (quan-do non trema abbattendo uo-mini e case) che passiamotroppo tempo a invidiare etroppo poco a imitare. Segre-

Tra la Via Emiliae il West

nel segno del Drake

Una celebre fotografia di Enzo Ferrari all'autodromo di Monza COLOMBO

SEGUE DALLA PRIMA

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IIIMERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

a tutta velocità

«Il carattere delle persone, la loro voglia dilavorare, la loro voglia di fare le cose. Ci sonotantissime piccole aziende che sono nell’in-dotto di Ferrari e Maserati che sono piccoleaziende artigianali, ma che fanno della quali-tà. Passione, concretezza e qualità spieganobene tanti piccoli imprenditori della nostrazona».

Lei è in una posizione privilegiata da cui puòrendersi conto dello stato di salute della regio-ne. Come sta l’Emilia-Romagna?«Come il resto dell’Italia e dell’Europa ha at-traversato un periodo abbastanza difficile,però credo che il carattere dell’emiliano e delromagnolo, il suo saper sempre rimboccarsile maniche e tirare avanti lo abbiano aiutato.Come in un’azienda esiste una regola: non cisi può mai accontentare. Bisogna sempre pen-sare a come sviluppare la propria azienda.Perché le aziende o le sviluppi o le chiudi».

Un altro grande genio di queste zone, MassimoBottura, lo chef della Francescana di Modena,il miglior ristorante italiano con 3 stelle Miche-lin, dice che questa regione è fatta da fast car eslow food. Macchine veloci e cibo lento... Qual èil suo rapporto con il cibo?«La qualità e tradizione del cibo sono molto,molto importanti. Io amo mangiare bene eamo i ristoranti che cucinano piatti tradizio-nali. Devo dire che a tavola si fanno anche gliaffari. Mio papà amava molto invitare gli ospiti a pranzo perché davanti a un piatto ditortellini, puoi dire molte cose in più che da-vanti a una scrivania».

Qual è il suo menù ideale?«Gnocco fritto, affettati, tortellini e un bellambrusco che va benissimo e puoi berne an-che un bicchiere in più. Ecco, la pasta in casa:tortellini, ma anche tortelloni o tagliatelle...».

L’Emilia-Romagna terra di motori vincenti e dicibi prelibati è anche terra ricca di tradizionisportive. Calcio, basket, ciclismo con Pantani,baseball ma anche sci con Tomba e Razzoli. C’èqualche sport a parte quelli dei motori che la affascinano?«Il ciclismo. Mi è sempre piaciuto. Amavo an-dare in bicicletta e ancora oggi ogni tanto pe-dalo. Giro anche in città. Mi piace e fa bene.Fin da ragazzo ho imparato ad andare in bici-cletta sui tornanti, sulle strade che salgono gliAppennini, verso l’Abetone...».

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in Breve

� La Scuderia Ferrari nasce nell'autunno del 1929, mentre risale a circa 10 anni più tardi, a Modena, la creazione della casa costruttrice. Dal suo debutto in Formula 1 (a Monaco nel 1950), la Ferrari si è aggiudicata una moltitudine di titoli, tra cui ben 16 Campionati del Mondo Costruttori.

DA MODENA A MONACO, POI IL MONDO: 87 ANNI DI VITTORIE COLOR ROSSO

� Ma Ferrari non è solo Formula 1 (di cui detiene, tra l'altro, tutti i record più significativi): il Cavallino Rampante ha dominato anche il Campionato del Mondo Sport Prototipi (12 titoli), la 24 Ore di Le Mans (9 vittorie assolute), alcune corse motociclistiche tra il 1932 e il '34 e altro ancora.

NON È SOLO FORMULA 1:UN PASSATO «RAMPANTE»TRA PROTOTIPI E... MOTO

La storia di Gian Luca Pasini

TOMBA, IL PIRATAE BELINELLIQUANTI GIGANTIDa Dorando Pietri a Trebisonda Valla, da Maenza a Damiani, da Ercole Baldini a Pantani: tutte le discipline hanno espresso campioni assoluti

La sua immagine è quella

della fatica olimpica. Non harecord da vantare e nono-stante una doppia partecipa-

zione, nel 1906 e nel 1908 nonha mai terminato una gara.Eppure è diventata un’iconaolimpica e rappresentante diuna lunga serie di atleti chehanno portato l’Emilia-Roma-gna ai massimi livelli dellosport, tanto che una ricostru-zione seppure sommaria comequesta non può prevedere di-menticanze. Dorando Pietriera nato Mandrio di Correggioe cresciuto a Carpi dove facen-do il garzone in una pasticce-ria diventa famoso per i Giochidi Londra 1908. Entra nellostadio al comando della mara-tona, ma crolla 5 volte in pistaper lo sforzo e forse (la stricni-na) prima di tagliare il tra-guardo sorretto da un giudicedi gara... Gli americani pre-sentano reclamo e viene squa-lificato. Andò decisamentemeglio alla bolognese Trebi-sonda Valla: è lei la prima don-na italiana a vincere una me-daglia olimpica negli 80 metri

ostacoli all’Olimpiade di Berli-no (nel 1936, quelle di Owense Hitler). E’ una finale mozza-fiato in cui 4 atlete si gettanonello stesso momento sul tra-guardo. Ondina è prima da-vanti a Steuer (tedesca) allacanadese Taylor e a un’altrabolognese, Claudia Testoni.Nella sua carriera sportiva laValla ha difeso 18 volte i coloridell’Italia nel mondo, ha vesti-to in 13 occasioni la maglia dicampione d’Italia nell’alto, nellungo, nelle gare di velocità,negli ostacoli...

ERCOLE Dalla pista alla strada.Viene da Villanova Ercole Bal-dini che nel 1956 sbanca i Gio-chi di Melbourne vincendo laprova su strada, in un annomemorabile per il romagnoloquando conquistò anche ilMondiale dell’inseguimento eil record dell’ora ottenuto alVigorelli di Milano con 46,393km. La storia rotola ancora conle medaglie olimpiche: il faen-tino Vincenzo «Pollicino» Ma-enza a dispetto del sopranno-me è un gigante della lottagregoromana. La lista è infini-ta. Alberto Tomba da Castelde’ Britti (vicino a Bologna) haconquistato le montagne. Ilpiù grande sciatore italiano disempre (e uno dei più grandi

del mondo). Poi Marco Panta-ni da Cesenatico, eroe «greco»delle due ruote, travolto dallatragedia finale.

TUTTI Ogni sport ha le sue leg-gende. Il calcio ricorda FulvioBernardini, prima calciatorepoi tecnico (il primo in Italia avincere lo scudetto con duesquadre), Angiolino Schiavioe Giacomo Bulgarelli colonnadel Bologna, capace di passaredall’onta della Nord Corea al-l’oro nell’Europeo 1968. I cam-pioni del mondo (o europei) dinuoto come Fabio Scozzoli,Ilaria Bianchi, Gregorio Paltri-nieri, fino alla regina assolutadelle grandi distanze, MartinaGrimaldi, bolognese. Nella bo-xe, insieme a Cavicchi (con po-chi allori, ma grande protago-nista di una boxe di qualità) ifratelli Stecca, Dante Canè,Minchillo, Damiani (che dopole glorie sul ring è ora c.t. az-zurro), fino al modenese Um-berto Branchini il più grandemanager di sempre. Poi la pal-lavolo, sport in cui l’Emilia-Romagna è imperatrice con 72scudetti conquistati (su 138assegnati!) fra uomini e don-ne. Basterebbe citare a propo-sito di regnanti l’epopea dellaTeodora Ravenna che festeg-gia i 50 anni e che con unasquadra di romagnole (da Be-nelli, Prati a Bernardi) ha vin-to 11 tricolori di fila. Per chiu-dere il basket con Pietro Gene-rali (3 scudetti con la VirtusBologna e argento olimpico aMosca), Piero Montecchi diReggio Emilia (che con Milanoha vinto uno scudetto, unaCoppa Campioni fino) e Mar-co Belinelli, da San Giovanniin Persiceto (Bo), tricolore conla Fortitudo, prima di emigra-re in Nba: l’anno scorso ha vin-to il titolo Nba con San Anto-nio e la gara del tiro da tre al-l’All star Game.

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Il quattro volte campione di Formula 1 Sebastian Vettel, 27 anni, è approdato alla Ferrari quest'annoGETTY IMAGES

� A sinistra, Piero Ferrari, 69 anni, al GP di Monza nel 2011 LAPRESSE � 1. Marco Belinelli, 29 anni, giocatore Nba REUTERS � 2. Il ciclista Marco Pantani,scomparso nel 2004 AP � 3. Lo sciatore Alberto Tomba,48 anni REUTERS � 4. Il maratoneta Dorando Pietri OMEGA � 5. Il nuotatore Gregorio Paltrinieri, 20 anni LAPRESSE

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Parla Piero Ferrari� Figlio di Enzo e vicepresidente del Cavallino «Le aziende le sviluppi o le chiudi»

Piero Ferrari, vicepresidente del Cavallino

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Una Regione da vertice«QUI IL SOGNODIVENTA REALTÀANCHE SE PARTIDA UN GARAGE»Bonaccini sorride al traguardo dei 100 giorni da presidente dell’ER: «I tagli alla spesa pubblica senza toccare la sanità, la Green Economy, un Pil in crescita del doppio rispetto al Paese, il 1° stadio all’inglese e l’unica provincia con 3 club nel calcio che conta»

L’intervista di Andrea Tosi

Dal suo ufficio al 17° piano in Fiera a Bologna, il Go-vernatore Stefano Bonaccini, modenese, classe 1967, renziano doc, può dominare una veduta cheva oltre i confini della sua regione. Oltre al Santua-rio di San Luca, si vedono le Alpi Apuane e le ultimenevi delle Dolomiti. Ma l’Emilia-Romagna, che lo hanominato Governatore nel novembre scorso, sta alcentro di tutto.

Governatore Bonaccini, qual è il suo bilancio dopoi primi 100 giorni alla guida dell’ER?«Sono soddisfatto perché le condizioni che hannoportato al voto, ovvero lo scioglimento anticipatodel Consiglio Regionale e l’alta astensione, per noiamministratori uno schiaffo enorme, non erano fa-vorevoli per una buona partenza. Invece, dopo soli43 giorni di mandato, il mio Consiglio ha approvato,prima Regione in Italia, un taglio di 15 milioni allaPubblica Amministrazione, azzerando i fondi aigruppi consiliari e abbassando l’indennità dei consi-glieri regionali al livello di un Sindaco di capoluogo.Inoltre abbiamo tagliato il nostro Tfr per i prossimi 5anni. Questa manovra si riflette sul bilancio che sia-mo approvando, il quale, nonostante i tagli del Go-verno, continua a cofinanziare i fondi europei e anon tagliare i servizi sociali e la sanità. Inoltre, ab-biamo aumentato i fondi per la cultura e lo sport,che noi vediamo come veicoli per la creazione di nuovi posti di lavoro».

Le eccellenze della Regione sono conosciute: eno-gastronomia, turismo, arte, cultura universita-ria, meccanica sopra tutte. Ci sono nuove attivitàche stanno emergendo?«L’ER è una terra di start-up ad alto contenuto indu-striale ed ecologico. E siamo una Regione che sostie-ne convintamente la Green Economy. Investiamosull’agricoltura e l’agroalimentare 1,5 mld di euro difondi europei da qui fino al 2020. Inoltre stiamo la-vorando a una legge che prevede il consumo del suo-lo a saldo zero. Inoltre, sull’onda dell’Expo milane-se, abbiamo presentato il brand “Emilia-Romagna”che coniuga la storia della più antica via consolareromana alle primizie del nostro territorio tra cui

spiccano i 41 prodotti marchiati IGP/DOP. Infine,sottolineo il boom dell’export che nel 2014 ha segna-to un +4,2% rispetto al 2013. La previsione del no-stro Pil per il 2015 è doppia rispetto a quella dell’in-tero Paese».

Lei ha tenuto la delega allo sport. Ci può racconta-re il suo rapporto con l’attività sportiva?«Ho voluto la delega allo sport che di solito vieneconsiderata una consegna di serie B o C, perché laritengo funzionale per la coesione sociale e la pre-venzione sanitaria. Dai 10 ai 38 anni ho giocato acalcio tra i dilettanti del modenese, a Campogallia-no (il mio paese) in Prima e Seconda categoria. Eroattaccante, bravo a procurarmi i rigori. Ho vinto uncampionato di Terza col Ganaceto. Quando ero as-sessore ai lavori pubblici a Modena, ho seguito laristrutturazione del Braglia che ha anticipato l’im-pianto della Juve come modello di stadio all’inglese.Tant’è che ha ottenuto la licenza Uefa, così la Nazio-nale è venuta 4 volte a giocare da noi».

La Ferrari è tornata alla vittoria in un Gp dopo due anni. Da amministratore come ha visto ilcambio al vertice di Maranello?«La Rossa è un marchio mondiale legato indissolu-bilmente al nostro territorio. Non voglio entrare nelmerito delle dinamiche aziendali, ho sempre ringra-ziato Montezemolo per quello che ha fatto in tuttiquesti anni. La nuova gestione ha iniziato col piedegiusto. La mia speranza è che il successo di Vettelpossa avviare un nuovo ciclo vincente com’è nel Dnadella Ferrari».

In ER a è ancora molto forte il legame sport e impresa: è un modello ancora sostenibile?«La crisi ha spinto le aziende ad abbassare l’impegno

economico nello sport di vertice ma l’ER mantiene ilsuo primato come territorio dedicato alla Food Val-ley, alla Motor Valley e da ultimo alla Wellness Val-ley lanciata dalla Technogym di Nerio Alessandri che è partito da un garage per conquistare le Olimpi-adi. Alessandri è lo Steve Jobs emiliano-romagnolo,una figura adattata allo spirito della nostra regionedove il sogno diventa realtà».

Da modenese come vive la prospettiva di un der-by in Serie A tra Sassuolo e Carpi l’anno prossi-mo, mentre il Modena sarà ancora in B?«L’esempio del dottor Squinzi a Sassuolo e del mioquasi omonimo Stefano Bonacini (con una c sola) aCarpi insegna che l’organizzazione e la programma-zione sono più importanti dei soldi. Sassuolo e Carpisono due favole che stanno facendo la storia perché,insieme al Modena, formano l’unica provincia italia-na con tre club di tre luoghi diversi nell’elite del cal-cio italiano».

Dopo Tomba e Pantani, adesso chi è il campioneche rappresenta meglio l’ER?«C’è l’imbarazzo della scelta. Potrei indicare MarcoBelinelli, il cestista che si è fatto onore in Nba, latennista Sara Errani, vincitrice di molti tornei delloSlam in doppio, i nuotatori Greg Paltrinieri e MarcoOrsi, ma voglio puntare su due storie diverse e ugua-li: quella di Alex Zanardi e del 13enne Stefano Ce-drini, uno spadista di Ravenna che ho premiato peril suo bel gesto di fair play: in una gara recente harifiutato una stoccata che gli aveva assegnato il com-puter perché non era valida. Per quel punto la suasquadra ha perso, ma quella sconfitta vale più di unamedaglia».

Medaglie: come intende contribuire l’ER alla can-didatura di Roma per i Giochi 2024?«Ne ho parlato con Malagò di cui apprezzo il lavoroe la determinazione. Ritengo che potremmo ospita-re alcune discipline, come volley, beach-volley e basket: siamo al vertice anche come infrastrutturesportive. Da noi non esistono cattedrali nel deserto».

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in Breve

� L'Emilia-Romagna è considerata una delle regioni più ricche d'Europa, merito di un tasso d'occupazione che supera il 70% (con punte dell'80 a Modena e Reggio Emilia). Dati recenti hanno stimato Bologna e Modena come la terza e quarta città più ricche d'Italia, dietro solo a Milano e Biella.

OCCUPAZIONE RECORD,FIORE ALL'OCCHIELLODI UNA REGIONE «EUROPEA»

� I dati Istat del 2014 parlano chiaro: la crescita dell'export italiano (+2%) è diffusa a tutto il territorio nazionale (fatta eccezione per le isole), con l'Emilia-Romagna tra le regioni più attive (+4,3%) specie verso gli Stati Uniti. Il settore più produttivo? Neanche a dirlo, quello degli autoveicoli.

EXPORT IN CRESCITA, È QUI LA LOCOMOTIVA: SI GUARDA AGLI USA

� Sono ben 13 i distretti industriali che hanno centro sul territorio emiliano e romagnolo: in queste macro-aree lavorano bel 449.716 persone. Insieme agli altri 128, questi distretti costituiscono circa un quarto del sistema produttivo del Paese, sia per addetti che per unità locali produttive.

DISTRETTI INDUSTRIALI, L'ITALIA CHE PRODUCE:BEN 13 IN REGIONE

� Il fenomeno migratorio in Emilia-Romagna è un quadro della stabilità: aumentano le acquisizioni di cittadinanza italiana (+62,3%), i soggiornanti di lungo periodo e gli studenti. Si stimano circa 582mila cittadini stranieri regolarmente soggiornanti, pari al 13% della popolazione complessiva.

STRANIERI E STABILITÀ, ECCO COME CRESCERE E DARE L'ESEMPIO

9� Le province: Modena, Reggio Emilia, Parma, Forlì-Cesena, Ferrara, Ravenna, Rimini, Piacenza e Bologna (in foto, la sede: Palazzo Malvezzi)

Stefano Bonaccini, nato a Modenanel '67, dallo scorso novembre è presidente dell'Emilia-Romagna IMAGO

ECONOMICA

«Abbiamo il nostro SteveJobs: Alessandri. E tanticampioni. Il fair play di

Cedrini vale una medaglia»

Stefano Bonaccini Sulle eccellenze

Parla Stefano Bonaccini� Presidente della Regione Emilia-Romagna

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Storie di campioni«LA MIA VITADI PAESEBAR E MARAFON»Davide Cassani è un romagnolo atipico. Non ama mangiare e non beve vino. Gira il mondo in bicicletta, ma appena può torna a Solarolo. «Il mio è il paese dei ciclisti, senza rotonde, senza semafori. La mia disco è una partita a carte con gli amici»

Intervista di Claudio Ghisalberti

Magion, Marafon, Solarolo e Casadei. Il legametra la Romagna, la sua terra, e Davide Cassani sisnoda lungo strade insolite, lontane dal «diver-timentificio» della riviera conosciuto in tutto ilmondo. «La mia Romagna è quella che ho po-stato pochi giorni fa su twitter. È il monumentoin una rotonda di San Mauro Pascoli: “Roma-gna mia lontan da te non si può star”, firmatoSecondo Casadei», spiega il «Cassa», 15 anni dapro’ con 27 vittorie e 10 maglie azzurre (9 datitolare, 1 da riserva), poi per 18 anni voce tec-nica del ciclismo in Rai, prima di diventare, il28 gennaio 2014, commissario tecnico dell’Ita-lia a pedali.

Davide, perché lontani dalla Romagna non si puòstare?«Perché qui c’è tutto: mare, montagne e pianu-ra; voglia di lavorare e di divertimento. Poi que-sta è la mia terra e la mia base perché giro ilmondo, ma poi torno sempre qui dove si parla ilmio dialetto. Dove la sera posso andare al barper fare una partita di “Marafon”. In fondo sonoun uomo di campagna».

Marafon? Che roba è?«Ma dai, il maraffone! Un gioco di carte, unaspecie di tresette con le briscole. È nato qui maormai ha superato i nostri confini».

Dicono che ti dedichi anche a un altro gioco da tavolo un po’ fuori dagli schemi, il Mah Jong cheMao addirittura proibì «Certo, il “Magiò”. Gioco che arriva dalla Cina enon so perché qui è diventato quasi una mania.Boh. Sono i miei passatempi al bar con gli amicid’infanzia. Sono forte? Più o meno come in bici,cioè mica tanto (ride, ndr). Però sono fortuna-to, così vinco spesso».

Tu sei un romagnolo atipico. La Romagna per mol-tissimi è la terra del divertimento notturno, di ta-vole riccamente imbandite.«A me il divertimento notturno non interessa.Non frequentavo quando ero corridore e non frequento ora. Questione di indole. Poi è vero,non mi piace mangiare e neppure il vino. Sì, so-no atipico. Ma la Romagna è anche terra di con-traddizioni. Pensate per esempio alla politica».

Prova a descrivere Solarolo, il tuo paese.«Quattromila abitanti, supermoderno perché c’ètutto, ma dove si vive con in ritmi di un tempo.Qui non c’è neanche un semaforo e neppure unarotonda. Solarolo è il paese del ciclismo. Oltre ame qui sono nati “Pipazza” Minardi, Fabiano Fontanelli, Alberto Contoli e Filippo Savini. PoiRaffaele Babini, che è il vicedirettore di corsa alGiro, e Marco Magnani, compagno di pedalate eper anni medico di molte squadre di pro’. Di So-larolo è Simone Resta, il progettista della Ferraridi Vettel. Però la vera gloria locale è Laura (Pau-sini, ndr). Per essere un paesino, mica poco».

Davide, il posto da non perdere?«Difficile dirlo, la Romagna è tutta bella. Brisi-ghella, però, forse ha un fascino particolare». Già la Rocca, il santuario di Monticino, la torredell’Orologio... che meraviglia.

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La Romagna è tutta bella.Brisighella, però,

con la sua Torre, forseha un fascino particolare

Davide Cassani Il posto del cuore

Parlano Cassani e Baldini� Il ct della Naizonale di ciclismo e il dio italiano della Maratona

Davide Cassani, 54 anni, ct della Nazionale di ciclismo

«IL MIO KENYAL'ARIA BUONAE I CAPPELLETTI»Stefano Baldini, il più grande maratoneta italiano, va indietro nel tempo quando «le nebbie in Padania erano toste e correndo quasi ti perdevi». «Noi emiliani siamo gente allegra, che lavora.E mangia bene: mia mamma cucinava come per un albergo»

Testo di Pierangelo Molinaro

Stefano Baldini, il più grande maratoneta italianodi sempre, oro olimpico nel 2004 sul leggendariopercorso di Atene, parla con fierezza della suaEmilia. Quart’ultimo di 11 fratelli a CastelnuovoSotto, nella parte settentrionale della provinciadi Reggio Emilia, ha conosciuto tutto il buonodella terra. Papà Tonino allevava mucche da latteper il Parmigiano Reggiano, il panorama era diinfiniti prati d’erba per il foraggio e cereali. «Mol-ti si sono chiesti perché, nonostante tutto il corre-re che facessi, non soffrivo mai di anemia, né diallergie, recuperavo bene ed avevo sempre unbuon tono muscolare – racconta Stefano, ora c.t.della nazionale giovanile di atletica –. Il segretoera l’aria buona e quello che mangiavo. Il latteproveniente dalla stalla, la carne di bestie che sa-pevi come le avevi allevate, la verdura e la fruttadell’orto. Sì, lo confesso, sono abituato ai cibi mi-gliori. Colpa anche di mia madre, della sua pastafatta in casa con le uova delle nostre galline, deisuoi cappelletti, degli arrosti. Anche se, quandoeravamo a tavola tutti e tredici per lei era comecucinare per un albergo. Se mettevi sulla tavola ilsalame per cominciare, ne servivano almeno tre».

FIN SUL PO L’oro della terra, ma anche le nebbiedella pianura Padana. «Adesso non ci sono più,ma quando correvo da ragazzo erano toste, quasiti perdevi. Ma quello era il mio Kenya. Costeggia-vo i canali e dopo dieci, dodici chilometri arriva-vo al Po, la riva destra, quella meridionale. Unaterra splendida, un’aria incredibilmente pulita.Me ne sono reso conto sino in fondo solo dopo, ciero nato dentro e non me ne accorgevo. Pensoalla cascina dove vivevamo: ancora si arriva solocon una strada bianca».

IL TRASLOCO Però quando la corsa per Baldini èdiventata una cosa seria, è stato costretto ad emi-

grare. «A Rubiera, sempre provincia di Reggio,ma a due passi da Modena. Correvo per la Corra-dini, azienda locale di cementi per cui ho lavoratodal 1992 al ‘99. A Rubiera mi sono trasferito defi-nitivamente nel 1999, quando mi sono sposatocon Virna. È diversa da Castelnuovo, più città, con incroci di autostrade, ma basta fare un chilo-metro e sei di nuovo in campagna. Quando il mioallenatore, Luciano Gigliotti, mi portava a fare i“lunghi” e correvo per 40 chilometri, riuscivo arimanere anche 20 minuti senza vedere un’auto.Anche qui l’aria è pulitissima, il paesaggio bello,ma in questa terra durante la carriera difficil-mente sono rimasto più di sei mesi all’anno, con iraduni e le gare. In inverno andavamo a cercaretemperature più miti in Toscana, in riva al mare,in primavera in Namibia; in estate, per i grandiappuntamenti, a St. Moritz. Ma era sempre bellotornare a casa, vedere la mia gente».

LABORIOSI «Sì, sono fiero di questa terra, deimiei conterranei. Guardate il terremoto del 2012.Devastante. Ma la gente si è rimboccata le mani-che e, praticamente senza aiuti, ha già ricostruitotutto. Ecco, non siamo solo quello che producia-mo, Parmigiano, Lambrusco e motori: gli emilia-ni sono allegri, ma badano al sodo, credono nellavoro, si rimboccano le maniche e ci mettonol’anima».

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Vivevo in cascina con 10fratelli, se mettevi sulla

tavola il salame,ne servivano almeno tre

Stefano Baldini Ricordi di ragazzo

Stefano Baldini, 43 anni, oro olimpico ad Atene AP

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Cara Bologna ti scrivo

«CHE GIOVENTÙSU UNA CORRIERACON MINGARDI,PIZZA E BILIARDO»Alex Zanardi è partito da lì: «La fermata dell’11 che portava in centro, le partite al bar e i panini imbottiti». Di sottofondo, le note di «Sfighè», colonna sonora di una città che diventata metropoli e scalda il cuore come nessun’altra

Testo raccolto da Gianluca Gasparini

«Da una decina d’anni vivo a Padova, la città di miamoglie. Nella regione in cui sono nato e cresciuto,l’Emilia-Romagna, sto molto meno che in passatoma resta il posto del cuore, per me. E un luogomeraviglioso per diversi motivi.

Sono nato a Bologna e sono diventato grande aCastel Maggiore, a una decina di km dal capoluo-go. Per andarci usavamo le corriere, ai tempi sichiamavano così, la 11 o la 12 che toccavano Cor-ticella prima di finire in centro. Già quando fre-quentavo le scuole medie la stazione delle corrie-re per noi era il centro del mondo. In un attimo sifiniva in via Indipendenza e una tappa classicaera da Altero. Faceva la pizza al taglio, rara in que-gli anni. Che portava con sé, per noi, riti e astuzie:se arrivavi e da piazzare c’era ancora una tegliacon 3 o 4 pezzi avanzati facevi passare davanti

altri clienti e aspettavi ne uscisse una nuova caldi-ssima. Che poi quasi ti ustionavi, non era una granmossa. Ma spesso avevi così fame da rinunciare auna lattina di Coca, bevendo l’acqua da una fonta-nella lì vicino, per investire i soldi in un altro pez-zo di pizza.

A me poi piaceva molto il biliardo. Quand’ero ra-gazzo era considerato un gioco per vecchi. In real-tà magari quelli che vedevo al tavolo verde aveva-no l’età che ho io adesso… In una «gita» avevoscoperto un centro di biliardo all’angolo tra viaMarconi e via Ugo Bassi. Una buona alternativaall’insegnamento scolastico, visto il numero distudenti presenti certe mattine… Per il resto nonsono mai stato uno da locali. Gli amici ogni tantosi facevano una birretta, ma da giovane non nebevevo, non mi andava. Ha iniziato a piacermi daquando mi hanno fatto tutte quelle trasfusionicon sangue tedesco all’ospedale di Berlino dopol’incidente del Lausitzring...

Invece mangiare mi è sempre piaciuto. Poco tem-po fa sono stato al Bersagliere a Casalecchio e itortellini erano buoni. Ma il mio posto preferito èBiacchese, un ristorante a San Lazzaro di Savena.Era un bar che serviva i clienti che praticavanopesca sportiva nel laghetto lì vicino, facevano deigran panini. Restavano i «culi» del prosciutto cru-do e la nonna della famiglia che gestisce il postosuggerì che invece di buttarli si potevano usare

per fare del ragù. E, di conseguenza, tagliatelleper accompagnarlo. Ai pescatori iniziò a piaceremolto, non chiedevano più i panini, così aprironoanche di sera ed è diventato un ristorante di quelliche preferisco: semplice e informale. Ma ci vuoleuna settimana di anticipo per prenotare e trovareposto. Se arrivo da un periodo in cui mi sono alle-nato molto e posso concedermi qualcosa, iniziocon i tortellini in brodo, poi passo alle tagliatelleal ragù e infine mi butto su quelle col sugo di ci-polla, molto bolognesi. E per chiudere possono arrivare dalla cucina anche due crescentine (co-me sono conosciute le tigelle da noi) e un po’ diaffettato.

Ma Bologna, e la sua provincia, è anche musica. Inparticolare Andrea Mingardi, di cui sarei prontoanche adesso a enunciare a memoria tutte le can-zoni che mi faceva ascoltare mio padre quando eropiccolo. In Emilia lo conosciamo bene ma il restod’Italia non sa che è anche un ottimo autore. Hascritto pezzi per Mina, per dire. Pensare alla musi-ca a Bologna porta subito a Gianni Morandi e Lu-cio Dalla, ma c’è tanto di più: Luca Carboni, CesareCremonini, Samuele Bersani. E, restando allospettacolo, una grande da non dimenticare è Raf-faella Carrà! Comunque già da piccolo, mentre an-davo in giro per i fatti miei, mi piaceva canticchia-re le canzoni di Mingardi. Mentre iniziavo a corre-re con i kart era molto gettonato il suo “Sfighè”.Tanto che il primo team che mettemmo insiemetra amici, non essendo dei vincenti con mezzi stra-tosferici, l’avevamo chiamato Team Sfighè.

Per me Bologna è un po’ anche San Luca, sulla col-lina. Il «faro» che ti annuncia che stai arrivando incittà, da ovunque tu venga. Magari non è più così,sono passati anni e il mondo è cambiato, ma que-sta è la città più calda del nostro Paese dal punto divista umano. I bolognesi sono socievoli, semprepronti allo scherzo o a un sorriso, accoglienti. Se tisi fermava l’auto per strada stai sicuro che, magariil primo no, ma il secondo si bloccava per darti unamano. Adesso quando torno nella mia regione mifermo a Castel Maggiore, dove vive mia mamma, epoi ovviamente a Budrio dove mi hanno costruitole protesi, ho svolto la mia rieducazione e dove cu-rano i piccoli che aiutiamo attraverso l’associazio-ne Bimbingamba. L’ultima volta che sono stato aBologna mancava qualche giorno a Natale, vederePiazza Maggiore e il Nettuno addobbati a festa miha fatto venire un misto tra commozione e nostal-gia, un po’ doloroso se vogliamo. Sono contento distare dove vivo adesso ma Bologna è davvero uni-ca. Come mi è capitato di dire altre volte, è unacittà in cui c’è sempre stato tutto e non c’è mai sta-to troppo. E a me piace così».

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In Breve

� L'Università di Bologna, fondata nel 1088, è considerata la più antica del mondo occidentale. Città e università sono intimamente connesse fin dal Medioevo, a tal punto da farle meritare l'appellativo di «Bologna la dotta». Nell'anno accademico 2012/13 ha ospitato circa 90.000 studenti.

BOLOGNA LA DOTTA: UNIVERSITÀ E CITTÀ, RAPPORTO SENZA TEMPO

� I portici di Bologna, nati nel Medioevo e patrimonio dell'umanità dell'Unesco, sono un simbolo della città felsinea tanto quanto le sue torri. Non esiste al mondo un'altra città che ne abbia tanti: tutti insieme, i porticati misurano in lunghezza più di 38 chilometri solo nel centro storico.

UNA VITA AL RIPARODEI PORTICI: 38 KM DI PATRIMONIO UNESCO

� Orgoglio felsineo è anche la Fortitudo Baseball Bologna. Fondata nel 1953, la squadra ora allenata da Marco Nanni ha conquistato 5 Coppe dei Campioni, 8 Coppe Italia e 9 scudetti, di cui l'ultimo la scorsa stagione sconfiggendo i Pirati di Rimini. L'obiettivo di quest'anno? La stella.

BASEBALL «STELLARE»:FORTITUDO, IL DECIMOTITOLO È POSSIBILE

7+2� Sette scudetti (tra il 1924 e il 1964) e due Coppe Italia sono i titoli nazionali vinti dal Bologna. Di copertina, Giacomo Bulgarelli, ora nella «hall of fame» rossoblù.

Quando torno provocommozione e nostalgia.

A Bologna c’è sempre statotutto e mai stato troppo

Alex Zanardi E le origini

� 1. Il mitico sorpasso su Bryan Herta al Cavatappi di Laguna Seca quando Zanardi correva in Cart nel 1996 � 2. L’ex pilota è nato a Bologna il 23 ottobre 1966 BOZZANI � 3. Nonostante il terribile incidente, Alex corre ancora, sulle braccia: così ha vinto 2 medaglie d’oro ai Giochi Paraolimpici di Londra 2012

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Parla Alex Zanardi� Icona dello sport automobilistico e non solo

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I maghi della panca

DA MONDINOA CARLETTOVINCE IL CALCIOPANE E SALAMEI due Fabbri, Sacchi, Zaccheroni, Ancelotti: storiedi allenatori che hanno lasciato un segno importante.Sono tutti figli della stessa terra e tutti hanno la stessa idea: divertire il pubblico attraverso il bel gioco

Testo di Andrea Schianchi

Terra strana, di nebbie malinconiche e improvvi-se illuminazioni, l’Emilia che si stende lungo lapianura e accompagna dolcemente il corso dellavita verso il mare. Terra di contraddizioni e digenialità. Per descrivere il carattere dei suoi abi-tanti il cantautore Francesco Guccini ha sceltoqueste parole: «Lungo la strada fra una piazza eun duomo / hai messo al mondo questa specied’uomo: / vero, aperto, finto, strano, / chiuso,anarchico, verdiano... Brutta razza l’emiliano».C’è tutto, dal ponte del Po di Piacenza fino al-l’Adriatico, e c’è anche il suo contrario. Qui sta ilbello (e il brutto) di un popolo che, per restarenel teatro del calcio, ha generato campioni, dribblomani, registi, attaccanti e, soprattutto,una lunga stirpe di allenatori.

MONDINO Esiste una via estetica, lungo l’Emi-

lia. Il calcio è divertimento, esaltazione della fantasia, raggiungimento della perfetta armo-nia senza esasperazioni: pane, salame e gol.Uno dei primi allenatori emiliani a salire sul pal-coscenico è Edmondo «Mondino» Fabbri. Siamoa cavallo tra gli anni Cinquanta e i Sessanta. Allaguida del Mantova «Mondino» incanta. Cerca diconciliare l’idea di spettacolo con l’obbligo diportare a casa la pagnotta. Nel 1962 gli vengonoconsegnate le chiavi della Nazionale. Da c.t. viveun’epoca di polemiche, l’Inter contro il Milan, ilMilan contro il Bologna, il Bologna contro l’In-ter, tutti contro tutti. E lui, che ha il compito diallestire una squadra, finisce nel tritacarne eviene ricordato per la clamorosa sconfitta degliazzurri contro la Corea del Nord al Mondiale del1966. Una Waterloo, d’accordo, ma andate a ri-leggere i nomi dei centrocampisti che «Mondi-no» manda in campo: Fogli, Bulgarelli, Rivera.Cerca di proporre il bel calcio, insomma, restaprigioniero dell’idea e fallisce.

GIBI’ Un altro Fabbri, che di nome fa GiovanBattista, per tutti GiBì, incanta a metà anni Set-tanta quando guida il Vicenza. È lui a trasforma-re Paolo Rossi da ala destra in centravanti, è luia portare quella squadra di provincia al secondoposto in campionato: e come gioca bene quel Vi-cenza! Aggressività, fantasia, meccanismi per-fetti: a tratti sembra di vedere la Grande Olanda.«Gianni Brera venne in spogliatoio a congratu-

larsi e disse: “Veramente, non avrei mai credutoche una squadra di provincia giocasse al calciocome ha giocato il Lanerossi Vicenza”. Per me fuun onore!».

ARRIGO Entriamo nel calcio moderno e... sbar-chiamo sulla luna. Dall’Emilia ci trasferiamo inRomagna, precisamente a Fusignano. In questopaesino c’è un uomo che si è messo in testa dicambiare il calcio. Si chiama Arrigo Sacchi. Gui-da il Parma in C e in B, e stupisce Silvio Berlusco-ni che lo chiama al Milan. Predica un gioco al-l’avanguardia, difesa a zona, pressing in ogniparte del campo, fuorigioco, stile olandese ap-plicato alla mentalità italiana. Ne nasce una ri-voluzione. Sacchi diventa in breve tempo il Vatedi Fusignano, l’Italia tutta si divide in sacchianie antisacchiani, il calcio si trasforma in una que-stione di filosofia quando Arrigo va a sedersi sulla panchina azzurra dopo aver vinto coppe sucoppe con il Milan. Le sue regole tattiche e i suoimetodi sono discussi ancora oggi. Con Sacchi lasquadra diventa un’orchestra.

ZAC A Meldola nasce Alberto Zaccheroni, roma-gnolo purosangue e anche lui con lo spirito del-l’inventore. Non si accontenta mai, cerca vie nuove, prova soluzioni strane e, alla fine, ci rie-sce. Propone un calcio vivace, schiera la squadracon un modulo non proprio consono alla tradi-zione italiana, il 3-4-3, e si guadagna applausi ecomplimenti. Piacciono i movimenti dei gioca-tori, piacciono il pressing e la grinta, stupisconoe fanno girare la testa agli avversari gli inter-scambi degli attaccanti che creano azioni su azioni. Con l’Udinese diverte, con il Milan vincelo scudetto anche se Berlusconi non lo apprezzafino in fondo. Poi continua a girare l’Italia, sem-pre grandi squadre, la Lazio, l’Inter, la Juve econclude il suo viaggio a Tokio. Dal 2010 al 2014è il commissario tecnico del Giappone. L’EmiliaRomagna è anche terra d’esportazione.

CARLETTO Nella placida e afosa pianura, a pochipassi dal Po, cresce quello che oggi è l’allenatorecampione d’Europa e campione del mondo: Car-lo Ancelotti. A Reggiolo va sul trattore e imparaa fare il contadino dal papà Giuseppe. A Parmadiventa calciatore. A Reggio Emilia, seguendogli insegnamenti di Sacchi, si trasforma in alle-natore. E ora siede sulla panchina più importan-te del pianeta, quella del Real Madrid. Carrieradi successo. Ma mai Carletto è venuto meno aquei principi che, fin da piccolo, gli sono statiinculcati: rispetto, serietà, onestà. A questi uni-sce una naturale simpatia emiliana, e il mix di-venta vincente.

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in Breve

� Edmondo «Mondino» Fabbri è considerato un allenatore incompreso. Dopo il disastro contro la Corea del Nord nel 1966, gli è rimasta appiccicata addosso l’etichetta del «fallito». Eppure, negli anni successivi, vinse due volte la Coppa Italia: nel 1967-68 con il Torino e nel 1969-70 con il Bologna.

DOPO IL DISASTRO DEL ‘66MONDINO PORTA A CASADUE COPPE ITALIA

� Giovan Battista Fabbri, fra campo e panchina, ha vissuto 48 anni di calcio. Nel 1978 ha vinto il Seminatore d’Oro,il premio come miglior allenatoreitaliano dell’anno. È stato maestro di molti tecnici che sono ancora in circolazione. Tra questi: Capello, Reja, Mazzarri, Delneri, Ranieri, Delio Rossi.

GIBI’, UNA VITA DA MAESTRODI CAPELLO, MAZZARRIDELNERI, REJA, RANIERI...

� Si chiama «Calcio Totale» ed è il primo libro di Arrigo Sacchi. Un'autobiografia (raccontata a Guido Conti) in cui il «profeta di Fusignano» racconta se stesso, il Milan e come ha cambiato per sempre il modo di intendere il mondo del pallone. Edito da Mondadori, Strade Blu Saggi. 300 pagine, 18 euro.

«CALCIO TOTALE», LA VITA E IL MITONEL LIBRO DI SACCHI

3°� A Cesena deve i natali Azeglio Vicini, dove poi è tornato dopo l'esperienza in Nazionale. Con gli Azzurri, il ct ha ottenuto un terzoposto a Italia 90

Noi emiliani siamo genteforte. Lavoriamo sodoe di fronte ai problemi

sappiamo reagire

Carlo Ancelotti e la sua terra

� 1. Giovan Battista Fabbri, 89 anni e di San Pietro in Casale, con Paolo Rossi al Vicenza (1976-1979) RCS

� 2. Arrigo Sacchi, 69 annie originario di Fusignano, all'epoca della foto alla guida del Parma PEGASO

� 3. Alberto Zaccheroni, nato a Meldola 62 anni fa, è il primo tecnico ad aver vinto un titolo con una nazionale estera (Coppa d'Asia con il Giappone) LAPRESSE

� 4. Carlo Ancelotti, 55 anni, nato a Reggiolo, ha conquistato 3 volte la Champions League AP

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Terra di Mister� I Fabbri, Sacchi, Zaccheroni e Ancelotti

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Cenerentola a chi?MA CHE FAVOLA QUESTO CARPI: CONTI A POSTOE TANTA FAME DI ANella terra di Dorando Pietri e Gregorio Paltrinieri, oggi c’è solo un bomber, Mbakogu: 100 mila euro netti all’anno e stella della Serie B. Storia di una piccola che la prossima stagione potrebbe debuttare tra i grandi. Ma senza cambiare la sua filosofia...

Testo di Nicola Binda

Cercate una città dell’Emilia-Romagna felice per ilcalcio? Prendete a Modena l’autostrada del Bren-nero e alla seconda uscita fatevi un giro a Carpi.Sta succedendo qualcosa di straordinario, in unpiccolo stadio che si chiama Cabassi e che una vol-ta era un velodromo. Lì oggi c’è una squadra cheha iniziato il nuovo millennio in Eccellenza e dopo15 anni potrebbe fare uno storico debutto in SerieA. Traslocando a Parma, o a Modena, magari pertornare presto a casa, in uno stadio nuovo. Quisanno come si fa.

Il calcio a Carpi? La città ha altre priorità. Intantoè una delle capitali della maglieria, con diversimarchi fashion che qui hanno sede e produzione.Qualcuno è anche legato alla squadra di calcio. Sututti Gaudì, visto che il titolare Stefano Bonacini èil primo azionista del club. E poi Blumarine, spon-sor di maglia. Rapporti iniziati per gioco, quasiper obbligo morale verso la città, sicuramente perpassione. E che adesso fanno anche comodo: vuoimettere la Serie A?

Le chicche sportive cittadine sono di epoche benlontane tra di loro. Uno è il mitico Dorando Pietri,simbolo della maratona dopo quella drammaticaa Londra 1908, quando vinse ma venne squalifica-to perché i giudici lo aiutarono a rialzarsi più vol-te, stremato dalla fatica, prima del traguardo. L’al-tro, nei giorni nostri, è il nuotatore Gregorio Pal-trinieri, campione mondiale in vasca corta sui1.500 e detentore del record europeo, esploso aDubai. Oggi tra i tifosi del Carpi esistono solo altricampioni. Da Jerry Mbakogu, la stella della squa-dra, a Lorenzo Pasciuti, l’unico superstite degli anni nei dilettanti. I loro nomi sono nella storiasportiva della città. Così come Fabrizio Castori,che una volta in Serie A potrà dire di essere statol’unico allenatore ad aver vinto tutti i campionatidalla Prima categoria alla B. Per lo scudetto c’ètempo...

L’anima del club è Cristiano Giuntoli, che definiredirettore sportivo è riduttivo. Tutto passa da lui.La squadra, la parte medica, l’ufficio stampa, gliaccrediti e anche la manutenzione del campo. Inpiù Giuntoli prende l’auto e gira tutta l’Italia a ve-dere partite su partite, da quella Serie A che lo

aspetta fino ai campi di Serie D. Perché è lì che ilCarpi ha costruito l’ossatura.

Non si pensi a un altro Sassuolo. Bonacini, il presi-dente Claudio Caliumi e gli sponsor hanno di sicu-ro i piedi ben caldi, ma non sono Giorgio Squinzi.E anche se fosse, non hanno vinto facendo investi-menti superiori alla media. Questa stagione costa4,6 milioni, dei quali 3,1 di stipendi, con Mbakoguche guarda tutti dall’altro con i suoi 100mila euronetti: più o meno quello che Daniele De Rossi, ilgiocatore più pagato della Serie A, guadagna inuna settimana. Una scelta precisa, voluta dalla proprietà e sposata da Giuntoli e dal suo foltostaff. E non da oggi.

Dopo aver perso i playoff per la B nel 1997, erainiziato il declino del club, fino al fallimento. Nel2000 in Eccellenza ed è iniziata la scalata, divenu-ta esplosiva con l’arrivo di Bonacini (nel 2008) edei suoi amici: nel 2002 è arrivata la Serie D, nel2010 la Lega Pro, nel 2013 la prima Serie B dellastoria e nel 2015 sarà A. Sempre con la stessa li-nea. Il budget è quello, se non si incassa si ripiana.E gli acquisti devono essere investimenti, sceltinelle categorie inferiori, giocatori «affamati» co-me ama ripetere Giuntoli.

In tutti questi anni la squadra sembra essere rima-sta sempre la stessa, in realtà si è evoluta e model-lata attorno a un’ossatura che è andata via via mu-tando e migliorando. Un vero progetto. L’unica co-sa che è sempre cambiata, spesso a stagione incorso, è stata l’allenatore. Una specie di punto do-lente. Stessa società, stessi manager, stessi gioca-tori, ma allenatori in continuo ricambio. Fino aquando non è arrivato Castori. Che aveva un ap-puntamento con la storia.

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La nostra forza è quella dinon perdere mai la nostra

dimensione. Sappiamoda dove veniamo

Stefano Bonacini Proprietario Carpi

Il calcio di Provincia� Piacenza, Rimini, Bologna, Parma, Cesena, Spal, Sassuolo...

Da Piacenza a Rimini, attraverso Bologna e Parma, con la mitica Spal, il modello Sas-suolo e le altre. Il calcio dell’Emilia Romagna è fatto di tante tappe ricche di storia, congli scudetti del capoluogo a scrivere le pagine più gloriose. Una storia fatta di alti e bassi,di picchi esaltanti e di dolorose cadute, che continuano ad alternarsi. Una storia che inquesto 2015 regala un capitolo importante alla squadra dell’anno, quel Carpi che per laprima volta si sta per affacciare alla Serie A. Non è un caso. È un progetto molto raziona-le, che spicca in un mondo del calcio sempre più povero e schiavo del business. A Carpinon è così. Lì si gioca a pallone. E si vince.

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La cultura del positivo«HO TRADITOLA MIA CITTÀ...LA CELEBRO PERRICONOSCENZA»Bologna è nell'ultimo libro come nel primo film. Pupi Avati torna in via San Vitale, dov’è nato: il jazz, l’università, il primo lavoro alla Findus. «Non rinnego nulla, tutto mi è servito. Dalla diceva che sono rimasti solo i tortellini, ma esagerava»

Intervista di Marco Pastonesi

Bologna, ancora. La Bologna di Dedo, un ragazzinosveglio, che sta dietro alla più bella della classe e chevanta una banda di amici, e di Giulio, un ragazzinogoffo, vestito da grande e con l’aria del secchione. Ela Bologna dei loro padri, assenti, mancanti, tornan-ti. Il nuovo Pupi Avati è un libro, “Il ragazzo in soffit-ta” (Guanda), “noir” come il suo primo film, “La casadelle finestre che ridono”, di 39 anni fa, ambientatoa Minerbio, alle porte di Bologna. Come se Avati nonsi fosse mai allontanato da casa.

Il suo primo indirizzo?«Bologna, via San Vitale. Lì sono nato, nel 1938. Treanni dopo, per gli eventi bellici, la mia famiglia èsfollata in campagna, a Sasso Marconi. Tornati a Bo-logna, ho trascorso la giovinezza in via Saragozza,sulla strada che porta a San Luca. Lì risalgono i ricor-di fondamentali: le prime amicizie, le prime passio-ni e i primi innamoramenti, lo scout e il jazz, le festeda ballo, il matrimonio. Proprio davanti a me ho lapianta di quella casa, tratta da un archivio, regalo diun amico architetto. Me la ricordavo abbastanza be-ne: Anni 40, spaziosa, arredata in modo moderno,inondata dalla luce, alle pareti la collezione dei qua-dri dell’Ottocento di mio padre, tutti venduti in annidiventati difficili e di cui andavamo orgogliosi».

Bologna era l’università, la musica…«Era tutto. Scienze politiche, la Dr Dixie Jazz Bandche, dopo alcune acrobazie legate al nome, da qual-che decennio si è stabilizzata con quello vecchio,perfino il lavoro da impiegato alla Findus. Non rin-nego nulla, perché tutto mi è servito, mi ha aiutato,è stato utile o addirittura prezioso. Anche il lavorooriginale e ben retribuito alla Findus mi ha risoltomolti problemi. Venivo dal fallimento nella musica,e mi ha permesso di sposarmi, prendere casa, tiraresu una famiglia. Ma occuparmi di bastoncini di pe-sce non era il sogno della mia vita».

Bologna e l’Emilia sono diventate il palcoscenico dellesue opere.«E continuano a esserlo. La parte più riflessiva del“noir” “Il ragazzo in soffitta”, l’io narrante, è am-

bientata a Bologna. Per quanti tentativi abbia osatofare - vivo a Roma da 45 anni - non sono mai statocapace di prescindere dalla mia terra. Penso alla Bo-logna degli “Impiegati”, all’Appennino della “Storiadi ragazzi e ragazze” e della “Gita scolastica”. Comeun debito di riconoscenza, come un senso di gratitu-dine».

“Emilia allungata, sdraiata, sognante, di facce”.«Francesco Guccini, ma anche Lucio Dalla, hannoun modo più affettuoso di rivolgersi all’Emilia, per-ché loro sono rimasti. Io l’ho tradita, ma forse hocercato di farmi perdonare – chissà – continuando aricordarla e riproporla. Anche Federico Fellini avevascelto di andare a Roma e a Roma era rimasto. Malui, a Rimini, non era tornato neanche con i film:non esiste un metro di pellicola girato a Rimini, tan-t’è che la sua Rimini cinematografica è Fregene, e“Amarcord” è stato creato a Cinecittà e a Viterbo. “Ivitelloni” si conclude con Monaldo, cioè Franco In-terlenghi che lascia Rimini per Roma, e quell’abban-dono è l’autobiografia di Federico. Per me, che guar-do Bologna da 352 chilometri di distanza, è più faci-le immaginare la città e le colline, la gente e le facce,con la libertà dell’immaginazione».

E la cantina bolognese di via Battisti?«Quando ci sono tornato, nel 1973, invitato con UgoTognazzi, mi sono ritrovato, anzi, riprecipitato inquel clima di passioni e in quell’ambiente di amici.Gli stessi. Rivederli e riascoltarli mi ha commosso.Tant’è che, preda di quella commozione, per la tv hogirato la storia “Jazz Band”. Ancora adesso questogruppo di straordinari amici continua imperterrito asuonare: loro sostengono di essere la band più lon-geva, e Leonardo Giardina, ottantenne con il cuoredi un ragazzino, suona, canta e coinvolge con unaforza davvero unica».

Bologna era anche lo sport?«La mia famiglia, cioè i miei genitori, cioè mio pa-dre, avrebbe voluto che, come tutti i rampolli dellefamiglie per bene degli Anni 50, mi dedicassi allascherma, al pianoforte e al francese. Lo avrei deluso.L’unica disciplina sportiva in cui avrei potuto eccel-lere, e in cui per alcuni anni sono stato quasi imbatti-bile, era la corsa campestre, specialmente quella sul-le lunghe distanze. Ero magrissimo, avevo un fiato

inesauribile e avevo appreso il trucco del filo d’erba:tenerlo in bocca mi aiutava a gestire respirazione esalivazione. Forse sarei stato forte anche in bici, maho avvicinato il ciclismo solo un paio d’anni fa, alGiro d’Italia, girando un cortometraggio sulla salitadi San Luca, al doppio curvone delle orfanelle. Peròè stata un’esperienza traumatizzante: su quella sali-ta noi eravamo costretti a mettere i piedi a terra, in-vece i corridori di adesso, autentiche macchine daguerra, sfrecciavano come se andassero in discesa».

E il calcio?«Il Bologna che faceva tremare il mondo era semprefra noi: il mitico Biavati, inventore del passo doppio,e poi Schiavio che aveva aperto un negozio di abbi-gliamento sportivo in centro, Monzeglio che era di-ventato impiegato di banca proprio in via Saragoz-za, Cappello che gestiva una tabaccheria in via Ca-stiglione. Ma anche il Bologna che nel 1964 conqui-stò lo scudetto nello spareggio contro l’Inter vivevadell’amore di tutta la città. Quando i giocatori pas-seggiavano per il centro, si fermava il traffico. Unasera Ezio Pascutti venne ad ascoltarci suonare: eracome se fosse il nostro Pelé o, adesso, Messi. Il calciol’ho poi rivissuto al cinema, in “Ultimo minuto” conTognazzi, e lo patisco oggi, da tifoso milanista».

E un mito dello sport?«Ondina Valla. Era un’amica, compagna di scuola dimia madre, che si vantava di avere partecipato aiLittoriali. Ondina, che poi si chiamava Trebisonda,era una celebrità».

Pupi, il bello degli emiliani?«Saper cogliere gli aspetti positivi della vita e valo-rizzarli. Mangiare, bere e altro: quasi un’aureola cheha sempre fatto accogliere gli emiliani con il sorriso.Vivendo in una terra di mezzo fra il pragmatismosettentrionale e il fatalismo meridionale, gli emilia-ni sono sempre stati mediatori e pacificatori, e han-no cercato di tenere insieme anche quello che non sipuò. E questo si è rivelato anche il loro limite. Ades-so la situazione è un po’ cambiata: Lucio Dalla dice-va che a Bologna sono rimasti soltanto i tortellini.Esagerava. Ma l’identità del mangiare, bere e altronon è più così forte».

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in Breve

� Ma il cinema in Emilia-Romagna significa Federico Fellini. Nato a Rimini il 20/2/1920,Fellini ha vinto 4 Oscar, più uno alla carriera nel 1993, anno della sua morte. È considerato uno dei maggiori registi di tutta la storia del cinema. A lui si devono titoli intramontabili quali La dolce vita, La strada e Amarcord.

FELLINI, ORGOGLIO ROMAGNOLO: DA RIMINI ALLA NOTTE DEGLI OSCAR

� Il cinema Lumière di Bologna propone la rassegna «In nome della legge». Fino al 24 aprile verranno proiettati alcuni film al cui centro vi è il tema della giustizia. Obiettivo del ciclo, analizzare appunto il ruolo della legalità prima nel cinema e poi nella vita di tutti i giorni, grazie al contributo di alcuni esperti.

LEGALITÀ DA CINEPRESA:AL LUMIÈRE DI BOLOGNALA GIUSTIZIA NEL CINEMA

� Alla diciottesima edizione è invece arrivata la rassegna «Il Cinema Ritrovato», in scena sempre a Bologna dal 28 giugno al 5 luglio. Tra le varie ed interessanti sezioni (tra cui l'omaggio a Peter von Bagh), segnaliamo quella dedicata al grande Ingrid Bergman, nato cent'anni fa.

«IL CINEMA RITROVATO», OMAGGIO A BERGMAN NATO CENTO ANNI FA

� Da Cimabue a Giorgio Morandi: a Palazzo Fava circa duecento opere in arrivo da chiese, istituzioni e collezioni private raccontano l'apporto che la città di Bologna ha dato alla storia della pittura europea in sette secoli. In via Farini 15 fino al 17 maggio, tutti i giorni dalle 10 alle 19. Prezzo: 12 euro

DA CIMABUE A MORANDI7 SECOLI DI ARTEIN UNA MOSTRA

52� Gli album pubblicati da David Bowie. Le cui fotografie, firmate Masayoshi Sukita, saranno in mostra al ONO Arte di Bologna fino al 10 maggio.

Il regista, sceneggiatore, produttore e scrittore Giuseppe Avati,in arte «Pupi», 76 anni. È nato a Bologna il 3 novembre del 1938LAPRESSE

Ondina Valla eraun’amica, compagna

di scuola di mia madre:una celebrità

Pupi Avati Un mito dello sport

Parla Pupi Avati� Regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e scrittore

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XIV MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Nei migliori supermercati.

Per trovare il benessere non serve andare lontano.

Orogel è una azienda tutta italiana, che ti offre una vasta gamma di prodottinaturalmente ricchi di proprietà nutritive, coltivati nei terreni più vocati, rispettandoi ritmi della natura. Bontà, gusto e leggerezza: questo è il benessere Orogel.

Orogel, un mondo di benessere e bontà naturale.

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MADE INEMILIAROMAGNA

MADE INEMILIAROMAGNA

L’arte di sorprendere

«QUELLO CHE AMOE QUELLO CHERADEREI AL SUOLOOGGI STESSO»Viaggio con Sgarbi in un’Emilia-Romagna fatta per vincere:«Ferrara, la città della mente e dei cadaveri, Museo Guatelli, Spigaroli, la Sangiovesa, i rilievi di Wiligelmo a Modena egli affreschi del Parmigianino senza i quali non si può vivere»

Testo raccolto da Serena Gentile

«L’Emilia-Romagna è fatta di città che sarebbe diffici-le sintetizzare, direi che la prima cosa da vedere èla città di Ferrara. È un’anomalia sia per l’Emiliache per la Romagna perché è la città della mente,è il luogo dove Ariosto ha inventato l’Orlando Fu-rioso, è una dimensione irreale, infatti non esiste,solo la città della memoria. Quelli che vivono aFerrara sono dei cadaveri, è una Pompei di notte,però ha questa dimensione cantata da D’Annun-

zio, la città del silenzio, le meravigliose strade«piane, grandi come fiumane». È un teatro, De Pi-sis diceva la città delle meraviglie.

Il secondo luogo è Ozzano Taro, ovvero a Collec-chio e si chiama Museo Guatelli. È il paradigma diquello che avrebbe voluto e in parte ha fatto Toni-no Guerra, l’idea di far diventare poesia tutto ciòche è memoria del culto contadino. Il maestroGuatelli ha preso quello che ha trovato nella vita,gli oggetti più strani e li ha messi insieme, non co-me in un museo contadino che sarebbe noioso, main composizioni meravigliose. È un luogo dove uno vede la poesia degli oggetti capaci di andare aldi là di quello che sono per raccontare storie diuomini, sensibilità.

Poco lontano di lì uno deve andare a vedere il piùgrande Labirinto del mondo che è a Fontanellato,Masone, ed è di proprietà di Franco Maria Ricci,che avendo ceduto la casa editrice, si è dedicato alsuo sogno, ha creato il Labirinto che è quello doveci si perde e lì adesso con Expo apriamo una mo-stra di Ligabue, il grande pittore, e di Ghizzardi,poeta primitivo. E per andarci, bisogna passare daPolesine Parmense, da Spigaroli, una locandameravigliosa dove mangiare meravigliosamente,che è una Corte Pallavicina restaurata, con cantinefoderate di culatelli, quelli di Alviero Marchesi, diCipriani: 5 mila culatelli creano un grotta manieri-stica, luogo meraviglioso. Dopodiché si va a San-t’Arcangelo di Romagna dove Maggioli, impren-ditore come Farinetti più in piccolo, prese comesuo architetto e consulente Tonino Guerra: fecerola Sangiovesa che è un vero monumento in cui ilcibo, la poesia, il teatro, la letteratura, l’arte convi-vono in una specie di allucinazione, per cui siediper mangiare ma in realtà sei lì per avere tuttoquello che ti può essere utile per la tua sensibilità,per il tuo divertimento, per la tua lettura. E questoè la Sangiovesa di Tonino Guerra.

A Modena c’è una piccola piazzetta che non hanulla, solo panchine e alberi: Santa Maria di Pom-posa, quando uno è lì è come fosse fuori dal mon-do, in un teatro di vita contadina ma anche cittadi-na, di isolamento ma anche di cuore della città,insomma è un posto di Modena che ha una poesiaintrinseca con una loggia, un pergolato meravi-glioso. Però quando è a Modena, non può non an-dare a vedere il Duomo con i rilievi del primo scul-tore moderno, Wiligelmo (1099-1106), che sonole storie, le genesi con cui comincia l’arte italianamoderna. Poi ovviamente quando uno è lì non puònon passare da Fidenza, e tornare a Fontanellatodove oltre al Labirinto vede gli affreschi della Roc-ca Sanvitale fatti da Parmigianino, con le storie diDiana e Atteone senza le quali non si può vivere. Elì non può non mangiare tortelli alle erbette, ci so-no i migliori tortelli di tutta la provincia, da ac-compagnare con la malvasia. Poi ci sono tanti altriluoghi ovviamente dove fermarsi e innamorarsi,molti anche più noti. Bisognerebbe andare a Bolo-gna, sono molto orgoglioso della mostra «Da Ci-mabue a Morandi», a Palazzo Fava.

E ci sono altrettante cose da radere al suolo, bom-barderei tutto quello che è stato costruito dal ‘59 in

Il calcio è noioso, troppodemocristiano. Mi

piacciono i rigori, sonocattivi, uccidono i deboli

Vittorio Sgarbi E lo sport

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Parla Vittorio Sgarbi� Critico d’arte, storico dell’arte e politico

La vita per Vittorio Sgarbi è un calcio di rigore, dentro o fuori. Il più irriverente e geniale deicritici d’arte non si marca. Lo si lascia libero di scorazzare col pensiero, il sapere e i ricordinella sua Emilia-Romagna, di oggi e di ieri. E lui va diritto in gol, senza tatticismi e senzaaver mai toccato un pallone in vita sua, dribblando banalità e luoghi comuni. Ci rivela unaterra nascosta, preziosa, illuminata. Ma anche una Pompei di notte triste e sola e grattacielida bombardare. Lui ama il bello o piuttosto rade al suolo, con poche devastanti parole. Eccoil suo racconto tra viaggio, cultura e poesia.

avanti: per restare a Bologna, tra le cose più brutteci sono gli edifici di Kenzo Tange, dove ha sede laRegione e che sono stati invece indicati come pro-digi meraviglie dell’architettura contemporanea.Il grattacielo che è dietro la palazzina Ducale diModena, un’altra cosa mostruosa che distrugge laprospettiva di questo luogo. E poi ovviamente i due grattacieli di Ferrara, orrore fine anni 50. Fer-rara è la mia città, ma non ci torno mai, è una Pom-pei di notte, fa schifo. Sono orgogliosamente emi-liano: terra della convivialità, della bonomia, l’op-posto della ragione toscana, sentimenti, passioni,cuore.

Siamo un popolo di vincitori. Non seguo lo sport,facevo sci d’acqua, ma ora il Po è inquinato, nonpotrei più farlo. Non seguo la Ferrari e la Ducati,ma sono emiliane e come tutte le cose fatte in Emi-lia-Romagna, non possono che vincere. Detesto ilcalcio è noioso, me la passi qui me la passi là, trop-po democristiano. Del calcio mi piace Conte per-ché si incazza spesso. La Juve si dovrebbe incazza-re di più, io me li sarei già ripresi gli scudetti. Pre-scritto Moggi, buonanotte no? Quando ero ragaz-zo ho giocato a pallacanestro perché il calcio erafatto sentire dai preti come antagonista al sesso,come se giocare a calcio fosse buono per spegneregli istinti e quindi mi è sempre stato antipatico. Eroin collegio. L’unica cosa che mi piace del calcio è ilrigore, perché è violento, cattivo, il rigore prendeuno debole e lo uccide, quella volta che invece rie-sci a prendere la palla, diventi un eroe. Bello. Vor-rei un mondo fatto solo di rigori. A me piace laboxe dove sei uno contro uno, nudo, solo con laforza dei muscoli e della mente.

Sarebbe vincente l’Italia tutta, con tutti questi Te-sori. Non so di chi sia la colpa. Ma basterebbe guar-dare alla Francia dove non valgono più di noi, mahanno capito che i simboli contano: loro hanno Sa-int Pompidou, noi non abbiamo San Craxì. Comese la possibilità di rappresentarsi in un’immaginepotente, che è quella per cui i greci e gli egizi sonoricordati, noi ce l’abbiamo ma è come se non losapessimo. Svagati. Avevo proposto come presi-dente della Repubblica il maestro Muti perchéguardasse la Merkel con tutta la forza di Beetho-ven, umiliandola. Tu devi umiliare il potere con laforza della cultura. Siamo l’Italia».

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� 1. Ferrara e il suo Castello Estense, patrimonio dell’Unesco � 2. La meravigliosa Corte Pallavicina a Polesine Parmense � 3. Gli affreschi della Rocca Sanvitale a Fontanellato, fatti da Parmigianino

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Il gusto per la tavolaTOKUYOSHI«GNOCCO FRITTOE MORTADELLALA MIA EMILIA»Yoji per dieci anni è stato vice di Bottura. Ama il lambrusco rosa ed ha appena aperto un ristorante a Milano dove fa le tagliatelle al ragù. Una storia cominciata con un biglietto per il Giappone strappato

Intervista di Daniele Miccione

Yoji Tokuyoshi ha aperto a Milano il 4 febbraio, invia San Calocero 3, dopo dieci anni alla Francesca-na di Modena, otto dei quali passati da secondo diMassimo Bottura. Le prime critiche dei giornalistisono state un massacro. Yoji non appare turbato.Appena un filo amareggiato. Crede nel destino -come vedremo nel corso dell’intervista - forse ritie-ne si tratti di una piccola perturbazione al corsodegli eventi. Ora di pranzo, giornata milanese disole e traffico, da Yoji non si mangia però. «Nonapro a pranzo, dovrei per i conti ma non riuscirei apreparare tutto. Sa quanto ci vuole a fare le taglia-telle fresche, con il mattarello?». Stanno pulendoalla grande, c’è rumore, e lo chef giapponese, 37anni, originario di Tottori vicino Osaka, propone ilbar Cucchi, all’angolo di corso di Porta Genova, do-ve a un tavolino tra tram, autobus e mendicantifacciamo una bizzarra conversazione, in un buonitaliano, dal titolo: “La strana vita di un giapponesein Emilia-Romagna”. La prima risposta è lunghissi-ma ma vale la pena per capire come è cominciata lasua storia in Italia.

Tokuyoshi perché dieci anni fa è finito alla France-scana?«Lavoravo da 7 anni in un ristorante di cucina ita-liana a Tokyo. Lo chef giapponese aveva appresotutto all’Enoteca Pinchiorri. E mi parlava del cibo,della bellezza di Firenze, dei grandi ristoranti. Cosìun giorno ho deciso di venire in Italia e vedere coni miei occhi. Al mio arrivo ho comprato la guida delGambero Rosso e ho chiamato i primi 50 ristorantiitaliani chiedendo un lavoro. Mi hanno detto tuttino. Per 20 giorni ho visto l’Italia, ho mangiato ebevuto. Poi ho comprato un biglietto per il Giappo-ne e sono venuto in Stazione Centrale, a Milano,per prendere il bus per Malpensa e tornare a casa.Ho visto in edicola la Guida dell’Espresso. L’hocomprata, ho aperto a caso e c’era la scheda dellaFrancescana. Ho telefonato e mi ha risposto Massi-mo Bottura. Prima mi ha detto no, poi ho insistito ealla fine mi ha detto va bene, vieni domani. Ma nonavevo i soldi per l’albergo. Così ho stracciato il bi-glietto dell’aereo e ho preso il treno. La sera mi so-

no presentato alla Francescana. Massimo mi haaperto: “Ti avevo detto di venire domani!”. Mi haospitato e mi ha fatto provare il suo menù degusta-zione. Alla fine gli ho detto: “Mi piace, voglio lavo-rare qui”. E lui: “Ma cosa sai fare?”. “Tutto, so faretutto”».

Due anni dopo Tokuyoshi è il vice di Bottura. Entra incucina nel 2005 con 5 persone, ne esce due mesi falasciando una brigata di 22.

Yoji cosa c’era dentro quel “tutto”?«Cucinavo, se c’era da pulire i piatti li pulivo, sec’era da mettere a posto il frigo mettevo a posto. Hogiocato per sette anni a basket, conosco il valoredel gioco di squadra, si fa quello che serve al grup-po. A Massimo ho sempre dato tutto. Quando sonodiventato il suo vice facevamo l’orario spezzato,andavamo a casa il pomeriggio e tornavamo allesei. Io ho detto: “Se vogliamo crescere dobbiamolavorare sui nuovi piatti al pomeriggio. Non tornia-mo a casa, restiamo al ristorante”. In tanti non han-no capito e sono andati via».

Perché ha aperto il suo ristorante?«A settembre mi ha chiamato Wicky Priyan. Anda-va in corso Italia e non voleva lasciare il suo vec-chio locale a uno sconosciuto. Me l’ha proposto e ioho detto di sì». Di nuovo il destino.

L’Emilia-Romagna di Tokuyoshi.«Io dell’Emilia e della Romagna ho subito accettatotutto. La gente che discute animatamente, il cibo,le città. All’inizio facevo fatica perché non capivo.Così per quattro anni al pomeriggio ho fatto dueore di italiano. Poi è andata meglio ma il dialettonon lo capisco nemmeno adesso».

Le città.«Mi piace Modena: bella, piccola e a misura d’uo-mo. Con la bici vai dovunque».

Il cibo.«Sono stato fortunato a finire nella regione con laqualità del cibo migliore d’Italia. In Giappone usa-vo l’aceto balsamico poi ho assaggiato quello vero eho capito. E poi il ragù e i tortellini in brodo. Laprima volta sono rimasto stupefatto. E la tigella

con il lardo macinato. La mia colazione ideale ègnocco fritto con mortadella e un bicchiere di ac-qua gassata».

Il tuo prodotto preferito?«Il parmigiano reggiano. E chi l’aveva mai assag-giato quello di 40 mesi! E’ come il dashi in Giappo-ne dà forza e sapore ai piatti».

Il vino.«Il Lambrusco rosa di Sorbara. Elegante».

Il ristorante?«L’Osteria Mirasole di San Giovanni in Persiceto.Scegli la carne, te la tagliano e te la cuociono allagriglia nel camino. Fantastico».

Sul vetro del tuo nuovo ristorante hai scritto cucinacontaminata. Che vuol dire?«I sapori e i prodotti sono italiani al 100% ma con-taminati dalla mia cultura giapponese».

Fai ancora piatti della tua regione di adozione?«Le tagliatelle al ragù, le facciamo fresche al matti-no, come le sfogline. Me le ha insegnate la signoraLidia che lavorava da Bottura. E poi ho un raviolodi crema di parmigiano liquido con il tartufo nero.Il brodo è fatto con cappone, mortadella, prosciut-to e crosta di parmigiano».

Il nuovo ristorante di Yoji ha subito feroci critiche.Ma lui - come dicevamo - crede nel destino. E nel te-nace lavoro.

«Non so, forse si aspettavano un servizio stile Fran-cescana. Ma io ho finito i soldi. Siamo in crescita,tanti clienti sono entusiasti, altri meno. Ma se nelmio menù degustazione faccio gli spaghetti di pa-tate o il risotto con il sedano rapa al posto del risoc’è dietro un’idea: fare piatti saporiti ma che nonappesantiscano. L’altro giorno mi ha telefonato Bottura: “Yoji ci ho messo 18 anni per avere le trestelle, tu hai ancora 17 anni e 10 mesi di lavoro”».

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1°� Massimo Bottura chef de «L’Osteria Francescana» di Modena il n. 1 della cucina italiana e terzo della classifica dei 50 Best Restaurant San Pellegrino

Il parmigiano è comeil dashi in Giappone:

dà sapore ai piatti. Chefortuna finire a Modena

Yoji Tokuyoshi La somiglianza

� 1. Yoji Tokuyoshi, 37 anni, nel nuovo ristorante. Il germoglio che esce dal muro è opera di un artista; 2. I criticatissimi «Spaghetti nella patata» VAROLI

La Gastronomia� Uno chef giapponese innamorato di questa terra

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CONSIGLI:LA «FEFA»,IL «MIRASOLE»E BOTTURA!!!

Testo di Andrea Grignaffini

Piatto classico o prelibatezza inedita? Da Bologna a Rimini, da Modena a Reggio: qualunque sia la vostra esigenza culinaria, ecco dove soddisfarla

L’antica Via Emilia la percorre dritta come unafreccia, da Piacenza a Rimini. L’Emilia-Romagnaè una terra generosa e assai operosa, pronta aripartire da sola, facendo tutto in casa, propriocome per la pasta all’uovo di cui è regina e da cuinascono i tortellini. Tra i migliori, conditi concrema di latte o tuffati in un buon brodo, ci sonoquelli dell’Osteria del Mirasole a San Gio-vanni in Persiceto, in provincia di Bologna, (ViaGiacomo Matteotti 17/A, tel. 051.821273), da gustare con carni alla brace (di cui il cuoco è ma-estro) e le rare cicorie di campo. E la pasta fre-sca, come le vivaci tagliatelle al ragù, e tipicitàrecuperate dall’oblio come la «torta degli ebrei»(una sorta di millefoglie salata con due strati diParmigiano-Reggiano), sono protagonisti al-l’Osteria La Fefa a Finale Emilia (Via Trento eTrieste, 9/ C; tel. 0535.780202). Restando nelModenese, a Campo Galliano, al RistoranteLaghi (Via Albone 27; tel.059.526988) si ritro-vano sapori autentici: dallo gnocco fritto alle ta-gliatelle con la salsiccia gialla (per via dello zaf-ferano) di Modena. Le radici servono anche perguardare al futuro, procedendo dritti come laVia Emilia. E a Modena c’è l’Osteria France-scana (Via Stella 22; tel. 059. 223912), il regnodi Massimo Bottura, lo chef che ha portato ai piùalti livelli l’essenza della tradizione emiliana conpiatti orami cult come le «cinque stagionature diParmigiano-Reggiano», creando al contempouna strada nuova e diretta verso orizzonti piùampi. Ma la Romagna è mare. Nel cuore di Ric-cione, il Ristorante Azzurra (Piazzale Azza-rita 2; tel. 0541 648604), propone grande mate-ria prima ittica declinata con maestria.

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TERRA DI LAMBRUSCO, SANGIOVESE E...«Questa è una Regione straordinaria per quantità e qualità di vitigni autoctoni» dice Luca Gardini, romagnolo e campione del mondo del sommelier. Da Gutturnio piacentino all’Albana Passito, passando per il Pignoletto, ce n’è per tutti i gusti

Testo di Pier Bergonzi

1°� Luca Gardini, romagnolo di Milano Marittima è il numero uno dei nostri sommelier. Ha lavorato da Pinchiorri e Cracco. E’ stato campione del mondo nel 2010.

� La nostra selezione di vini (di qualità) dell’Emilia-Romagna. � 1. Gutturnio piacentino di Santa Giustina � 2. Lambrusco spumante «Trentasei» di Cantine della Volta � 3. Lambrusco L’eclisse di Paltrinieri � 4. Malvasia Passito Vigna della Volta di La Stoppa � 5. Pignoletto dei colli bolognesi,Tenuta di Monteveglio, Chiarli 1860 � 6. Sangiovese Caciara di Enio Ottaviani � 7. Sangiovese Tauleto di Umberto Cesari � 8. Albana Passito dell’azienda Trerè.

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I Vini� Ci guida il più grande conoscitore delle aziende locali

Il derby tra Emilia e Romagna sigioca anche sul campo dei vi-ni. Ed una partita intensa contanti gol... da una parte e dal-l’altra. Ce ne parla Luca Gardi-ni, il campione del mondo deisommelier 2010, che è nato aMilano-Marittima e conosceogni singolo segreto dei vinilocali. «Stiamo parlando diproduzione sterminata, su unterritorio molto vario che vadalle colline del piacentino do-ve si produce il freschissimoGutturnio fino alla Romagnadell’Albana o del Pagadebit, passando per il Pignoletto deicolli bolognesi o la Malvasiadell’Emilia».

La produzione dei vini e laqualità va di pari passo con lagrande cultura gastronomica.

«La mia Regione, da questopunto di vista, è davvero spet-tacolare - dice Gardini -. Pen-sate a certi salumi della zonadi Parma oppure allo gnoccofritto accompagnati dalla viva-cità e dall’allegria del Lambru-sco. E stiamo parlando di unvino eclettico con mille sfuma-ture di rosso, un vino che dopoil Prosecco è il più venduto edesportato d’Italia».

L’Emilia-Romagna è nota dasempre per la grande quantitàdi uva e vini prodotti. Ma negliultimi anni si è fatta strada unaparola chiave: qualità.

«Ci sono aziende piccole comePaltrinieri che fa un Lambru-sco da primi 100 vini del mon-do. Ma penso anche ad azien-de come Chiarli, Cesari, Canti-na della Volta o Ottaviani».

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MADE INEMILIAROMAGNA

MADE INEMILIAROMAGNA

Le Aziende� Pasta, frutta e verdura, salumi, moda, tecnologia e...

Radici e innovazioneBARILLA, OROGEL E TECHNOGYM:È QUI IL SUCCESSOStoria di una famiglia di panettieri che è diventata una multinazionale. Ma anche quella dei surgelati italiani più celebri, dell’orgoglio Parmalat e di come Alessandri ha coniato il wellness e superato la superpotenza Usa

Testo di Filippo Gambarini

Parlare di imprese in Emilia-Ro-magna significa inevitabil-mente (e un po' colpevolmen-te) fare solo riferimento allegrandi case automobilistiche emotociclistiche che hannocontribuito ad esportare (e farconoscere al mondo) l'eccel-lenza del made in Italy. Eppu-re, questa grande e forte regio-ne porta con sé una tradizioneassai radicata anche in ben al-tri settori, primo tra tutti quel-lo dell'agroalimentare. Pionie-ra, punta di diamante e vera epropria locomotiva, neanche a

dirlo, è Barilla. La casa dellapasta per antonomasia nasce aParma nel lontano 1877 daun'idea di Pietro Barilla, figliodi panettieri. In quasi 140 annidi storia, la famiglia Barilla(da sempre alla guida della so-cietà) è stata in grado non solodi imporsi come azienda lea-der in Italia, ma anche di aprir-si prima agli Stati Uniti (attra-verso una partnership com-merciale che ha condottoall'acquisizione, tra le altre, diVoiello e alla creazione del fa-mosissimo brand Mulino Bian-co) e poi al mondo intero.Lampanti, in tal senso, sono itrenta poli produttivi sparsiper il globo e il fatturato di ol-tre 3 miliardi di euro (dato2013). «Dove c'è Barilla, c'è ca-sa», è probabilmente uno deglislogan più riconoscibili maiconcepiti, entrati nelle casedegli italiani tanto quanto (eforse anche di più) la statuni-tense Coca Cola e la piemonte-se Ferrero.

LATTE E SURGELATI Altro set-tore in cui l'Emilia-Romagna sifa largo quale terra d'eccellen-za è quello del latte e i suoi de-rivati. Aziende traino del setto-re sono Parmalat, di Collec-chio, e la bolognese Granarolo.Fondate rispettivamente nel1961 e 1957, i due marchi si di-vidono il mercato nazionale edinternazionale del settore. Ne-gli ultimi anni, il nome Parma-lat è divenuto tristemente notoper l'omonimo crac finanzia-rio. Ma da qui il brand parmen-se è stato in grado di risalire lachina - anche grazie alla sa-piente guida di Enrico Bondi -chiudendo il 2014 con un fattu-rato netto salito del 9,5% eguarda con ottimismo al 2015.Spostandosi poi a Cesena ci siimbatte in Orogel, creazione diBruno Piraccini: dal 1967, ilgruppo agroalimentare cese-nate si suddivide in OrogelSurgelati (core businessdell'azienda), Orogel Confet-ture e Orogel Fresco. Sempre a

Orogel si deve infine il nuovonome dello stadio di Cesena, una volta Manuzzi.

WELLNESS E MODA Ma l'orgo-glio di Cesena passa anche dal-la rinomata Technogym.L'azienda di attrezzi per sport etempo libero, nata nel 1983 aGambettola dall'allora 23enneNerio Alessandri, è stata ingrado di esportare prima unmarchio, finanche un nuovoconcetto di «wellness» in con-trapposizione con quello di«fitness» di matrice americana.Ed infine la moda, con Piqua-dro, Stone Island e Gaudì, re-centi, ma già arrembanti branddi successo di un Emilia-Roma-gna al sapore d'eccellenza.

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CAZZOLA, 25 ANNIDI AMORE SPORTIVO

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1 Federica Pellegrini, 26 anni, insieme a Paolo Barilla, 53.2 Nerio Alessandri, 54 anni oggi, presidente di Technogym

Testo di Andrea Tosi

Dall'idea Motorshow alla Virtus, passando per il Bologna Calcio: ecco chi è l'uomo che più di tutti ha cavalcato lo sport in Emilia-Romagna

Se cercate un imprenditore/dirigente sportivo chepiù di tutti ha segnato gli ultimi 25 anni dellosport in Emilia-Romagna, è Alfredo Cazzola. Unvincente assoluto, autore di un personale tripletenelle discipline più praticate in regione: motori-smo, basket e calcio.

MOTORSHOW Cazzola ha lanciato la grande ras-segna bolognese da lui acquisita nel 1981, richia-mando oltre 15 milioni di visitatori in 26 anni.Tanti sono i grandi personaggi passati dal MS:Enzo Ferrari, i due Rossi (Vasco e Valentino),Schumacher, Senna, la Juventus di Zidane e altri.

VIRTUS Non solo MS: ha guidato anche la Virtuse, per un biennio, la Lega basket. Sotto la sua pre-sidenza, le storiche V nere hanno conquistato 4scudetti, due coppe Italia, una Supercoppa e laprima Coppa Campioni (oggi Eurolega) nella sto-ria del club. Cazzola ha dominato un decenniocoi suoi fuoriclasse: Danilovic, Rigaudeau, Savictra gli stranieri, Morandotti, Moretti, Abbio, Ca-rera, Frosini tra gli italiani.

BOLOGNA FC Cazzola ha completato il suo Slamcol calcio, correndo al capezzale del Bologna re-trocesso in B nel 2005 nella coda di Calciopoli esalvandolo col doppio ruolo di presidente e sociodi maggioranza. Infine, nel 2008, il suo Bolognaè risalito nel massimo campionato passando poialla famiglia Menarini non prima della vittoriadei rossoblù sul campo del Milan: l’ultimo grandecolpo dell’Alfredo della Bolognina.

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PIQUADRO, IL MARCHIODELLA PELLETTERIASINONIMO DI QUALITÀ

Ecco un’altra storia esemplare del-l’imprenditoria italiana.

E’ la storia della Piquadro e allo stesso tempo la storia di Marco Pal-mieri, vulcanico imprenditore chenel 1987 ha fondato l’azienda dipelletteria di lusso che nel suo«piccolo» è un caso internazionale.

All’inizio Palmieri produceva bor-se per conto di altri sviluppandouna tecnologia che l’ha resaun’unica per qualità e innovazio-ne. Nel 1998 viene lanciato il mar-

chio Piquadro che significa P (alquadrato) con la P che sta sia perPalmieri sia per pelletterie (di lus-so).

Da allora l’azienda che ha sede aSilla di Gaggio Montano (Bolo-gna) è sempre cresciuta, come fat-turato, redditività e notorietà. Lasvolta passa anche attraverso i ne-gozi monomarca, come quello divia della Spiega a Milano (apertonel 2000) e quello di via Frattina aRoma.

Ora la sfida è rivolta ai mercati in-ternazionali con l’apertura di altripunti vendita (ora sono oltre 80)di Mosca, Barcellona, Salisburgo,Hong Kong, Pechino, Shanghai,Parigi...

Il tutto sugli stessi sentieri sui cuiPalmieri ha mosso i primi passi,quelli della qualità, della creativitàe dell’innovazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATAMarco Palmieri, ad di Piquadro

IL CASO STONE ISLANDDA RAVARINO ALLACONQUISTA DEL MONDO

Da Ravarino, nel Modenese, allaconquista del mondo. StoneIsland, il marchio che ha l’animae il volto di Carlo Rivetti, 58 an-ni, barba e sguardo profondo.

L’azienda riconoscibile per ilmarchio con la rosa dei venti ènota soprattutto sul pianeta del-la moda maschile.

Stone Island è un punto di riferi-mento dello sportswear alto digamma, sia in Italia che all’este-ro grazie alla solida presenza nei

principali mercati europei e asia-tici. Da sempre, l’azienda mode-nese punta sulla cultura della ri-cerca e della sperimentazione.

Una costante indagine, appro-fondita e senza frontiere, sullatrasformazione e la nobilitazio-ne di fibre e tessuti, porta a sco-prire materiali e tecniche pro-duttive mai utilizzati in prece-denza dall’industria dell’abbi-gliamento.

Nata nel 1982 Stone Island è gui-data con mano sicura da CarloRivetti, presidente e direttorecreativo. Laureato in Economia ecommercio alla Bocconi, Rivettiè in azienda dal 1983 e la guidadal 1993.

Stone Island, anche ai tempi del-la crisi continua a crescere. L’ul-timo bilancio ha ricavi e utili indoppia cifra...

© RIPRODUZIONE RISERVATACarlo Rivetti, 58 anni

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XIXMERCOLEDÌ 8 APRILE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT

MADE INEMILIAROMAGNA

MADE INEMILIAROMAGNA

Non solo FerrariLAMBORGHINI,MASERATI,DUCATI E BIMOTA: IL MUTÒR NEL DNADa Parma a Rimini passando per Modena e Bologna, aziende automobilistiche e motociclistiche piccole o grandi sono nate qui: lusso, design, vittorie o semplicemente passione e tradizione. Tanti grandi successi... con qualche rimpianto

Testo di Alessandro Giudice

Se si potesse fare il test del Dna aun luogo, chissà cosa verrebbefuori da quello dell’Emilia-Ro-magna: un misto di cromosomidi passione, talento, gusto perla vita e le emozioni forti. E lacompetizione, meglio se moto-ristica, che non è solo il piaceredi confrontarsi con il mondo maantagonismo con il vicino di ca-sa, alla ricerca di una suprema-zia che alimenta lo spirito, lechiacchiere da bar, l’orgoglio diaver vinto non contro auto emoto inglesi, tedesche, giappo-nesi ma contro quelle della cittàaccanto. È la legge del mutòr, ilmotore, come da Parma a Ric-cione si definisce tutto quelloche è mosso da pistoni e cilin-dri, una legge che se sei nato daquelle parti ce l’hai, appunto,nel Dna. Poi ci sono eccezioni,come Gian Paolo Dallara, chedalla sua Varano de’ Melegari,ai piedi dell’Appennino par-mense, detta le regole dell’inge-gneria telaistica al mondo inte-ro, compresi gli Usa, per i qualiprogetta e fornisce le auto dellaIndy Car ed è venerato comeforse solo Enzo Ferrari prima dilui.

QUEL COLLOQUIO Ma scenden-do verso Modena, il copioneparla di storie che in fondo si ri-petono, magari con esiti diversima origini comuni. Se la spintaper Ferrari fu Maserati (ancheAlfa Romeo, ma quella è un’al-tra storia...), Ferruccio Lambor-ghini decise di dedicarsi, dopo itrattori, alle auto GT – e che GT!- per l’irritazione che scaturì daun colloquio con il Commenda-tore, innestando a Bologna ilseme delle quattro ruote fino adallora prerogativa modenese. Ementre Maserati si gode i centoanni della sua storia con i suc-

cessi di una gamma di modellimolto chic, vengono in mentestorie motoristiche collaterali.A partire da Francesco Stan-guellini, che proprio da Mode-na nel 1900 inizia a prepararemoto e poi vetturette mosse damotori Fiat, che mieteranno al-lori e record di velocità. Ma an-che le auto da sogno su misuracome Zonda e Huayra progetta-te dall’argentino Horacio Paga-ni, approdato in Italia nel 1983e guru della fibra di carbonio, edel connazionale Alejandro DeTomaso, che iniziò l’avventuraitaliana costruendo fuoriseriecol suo nome, prima di acqui-stare la Maserati, che rilanciòcon la Biturbo.

SU DUE RUOTE Ma non tutti imutòr muovono quattro ruote eda Bologna a Rimini è un fioriredi moto da far accapponare lapelle, Ducati in testa. Simbolodi pura tecnica e di trionfi inter-nazionali, i modelli dell’azien-da di Borgo Panigale sono neltempo diventati anche iconedell’italian design. Sorte similea quella toccata a Bimota eVyrus, entrambi riminesi e conradici comuni, che affondanonell’esclusività di prodotti unicie di grandi prestazioni, con so-luzioni telaistiche geniali espettacolari. All’area bologneseapparteneva anche la Malanca,che ha cessato la produzionenel 1986, mentre dalla storicasede di San Lazzaro di Savena,la Malaguti ha invaso il mondocon oltre due milioni di pezzi,tra scooter e moto. Diversa sor-te per Moto Morini, che dopoaver scritto la storia del made inItaly a due ruote, nel 2014 ha la-sciato Casalecchio di Reno perspostarsi nel Pavese.

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Le Aziende� Bimota, Ducati, Lamborghini, Maserati, Pagani e ancora...

in Breve

� Modena è stata nel tempo la base di avventure come quella della Bugatti, che prima di essere rilevata dal Gruppo Volkswagen e trasferita a Molsheim, costruì la mitica EB110 nello splendido stabilimento di Campogalliano. O della Cizeta, supercar a 16 cilindri che brillò negli anni 80/90.

BORN IN CAMPOGALLIANOLA MITICA BUGATTI EB110FU COSTRUITA QUI

� La tradizione motociclistica emiliano-romagnola conobbe grandi fasti in fuoristrada, l’attuale enduro. Moto come la modenese Villa, la parmense TGM, e la Simonini, trasferita a Maranello da Franco Fornetti, hanno occupato i primi posti dei campionati di specialità in tutto il mondo.

SUCCESSI FUORISTRADAPER LA VILLA, LA TGM E LA SIMONINI

� La base è a Castelmaggiore. Le vetrine Bologna, Cesenatico e soprattutto Milano Marittima dove Tezuk ha il negozio più bello. Sono i costumi più amati dalle italiane, tinta unita o fantasia. I titolari, Andrea e Patrizia non si espongono, ma i numeri sono da capogiro. «Per noi parlano prodotto e cliente».

IL SUCCESSO DI TEZUKI COSTUMI PIU’ AMATIDALLE DONNE ITALIANE

5k� Quasi 5mila. 4967, a voler essere precisi. E' il numero, esorbitante, delle persone che lavorano solo tra Ferrari, Lamborghini e Ducati. � 1. La sede della Lamborghini, a Sant'Agata Bolognese. � 2. L'attuale stabilimento Maserati a Modena,

in viale Ciro Menotti. � 3. Una foto storica della sede Ducati a Borgo Panigale ARCHIVIO GAZZETTA

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MADE INEMILIAROMAGNA

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Spiagge, piada e disco

Terra di Turismo� Milano Marittima, Riccione e Rimini

Testo di Francesco Velluzzi

IL DIVERTIMENTOCAMBIA MUSICAE I NUMERIRESTANO DA HITÈ da sempre estate in Romagna. Solo Riccione e Milano Marittima attirano 6 milioni e mezzo di persone. E anche adesso che le discoteche sembrano in calo, la vacanza continua con sport, cultura e gastronomia

In Romagna si sono fatti furbi.Quando hanno capito che il di-vertimento da sballo in discote-ca era agli sgoccioli, hannopuntato sulla creatività, che a

loro non è mai mancata, sul be-nessere, sullo sport, sulla ga-stronomia (piadina comemust). E così la Romagna, pursenza l’acqua cristallina, è sem-pre un divertimentificio, maampliato e rinnovato. I numeridi Riccione (3 milioni di presen-ze annue) e Milano Marittima(3 milioni e mezzo) sono da ca-pogiro. Sono loro le regine del

turismo in una regione in cuiRimini segna il passo e Marinadi Ravenna è una nicchia che attrae, ma comunque meno.

ASSESSORI ALBERGATORI Nonpensate che il Pineta e il VillaPapeete (che punta tanto anchesull’evento in spiaggia) di Mila-no Marittima e il Cocoricò o ilPeter Pan (giudicato il 16° clubpiù famoso al mondo) di Riccio-ne siano vuoti. Giovani e menogiovani li affollano in estate, mal’offerta è stata diversificata. Sipunta su altro: «Abbiamo 370strutture alberghiere tra Cervia(al bagno Fantini, tempio dellosport, è nato il beach volley)Milano Marittima, Pinarella eTagliata e da anni i nostri pac-chetti sono pensati per le fami-

glie e per i più giovani», spiegaRoberta Penso, eletta assessoreal Turismo in quota Pd 10 mesifa. «Benessere e sport con le no-stre pinete, terme e le secolarisaline, ma soprattutto cultura earcheologia, su questo puntia-mo. Abbiamo realizzato unamostra di mosaici del V e VI se-colo, lavoriamo a incontri conartisti, scrittori, politici ed eco-nomisti e ampliamo l’offertaper riempire in maggio e set-tembre». Stride pensare a Mila-no Marittima e Cervia comedue templi della cultura, ma losforzo che si sta facendo è que-sto, pur senza snaturarsi. A Ric-cione il progetto è uguale. El’assessore Claudio Montanari(centrodestra), albergatore co-me la Penso, ha saputo puntare

non solo sulle luci della notte.Gianni Fabbri, il re, non c’è più.Forse con la cessione del miticoParadiso di Rimini (oggi un ru-dere) la discoteca è calata. «Noipuntiamo sugli eventi sportivi.Abbiamo 400 strutture alber-ghiere e il nostro spirito ci fa en-trare in sintonia con il cliente.Abbiamo offerte per ogni tasca.Spiagge, eventi e il mitico vialeCeccarini che tira sempre».

PRIMO IN ITALIA Tra i vanti diRiccione c’è l’hotel Belvedere,un 4 stelle con 45 camere cheper Trip Advisor (il sito di re-censioni più seguito) è il mi-glior albergo d’Italia. Vince an-che per il servizio. Lo gestisceMarina Pasquini. «Ho fatto l’al-bergo con le cose che avrei vo-

luto in casa. Coccolo i turisti (aRiccione e Milano Marittimaprevalgono tedeschi, svizzeri,austriaci, Rimini abbonda dirussi) e con loro condivido».

GOLF Da qualche anno l’altraattrazione per chi va in Roma-gna è il golf. Da abbinare allavacanza. Il Riviera Golf di SanGiovanni Marignano, il RiminiGolf Club e l’Adriatic Golf ClubCervia registrano numeri im-portanti. Chi l’avrebbe mai det-to che in Romagna ci si rilassatra le buche?

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Un’immagine della spiaggia di Riccione, la folla del leggendario Papeete, e la mitica piadina

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MADE INEMILIAROMAGNA

MADE INEMILIAROMAGNA

Nella culla della m

«DA PAVAROTTIA VASCO ROSSISIAMO NATI INTRATTENITORI»

Testo di Gabriella Mancini

La musica corre lungo la via Emilia, tra filari diviti, nebbie e orizzonti generosi. Come la gentedell’Emilia-Romagna, dove i generi musicali na-scono, si espandono e si contaminano in un flus-so continuo e creativo. Una tradizione solida,una terra fertile in cui anche gli artisti si sonomoltiplicati. Gianni Morandi di Monghidoro, unpunto sull’Appennino che gli ha aperto il mon-do, ci accompagna in questo dolce amarcord.

MELODRAMMA E LISCIO «In molti si chiedonocome mai in Emilia-Romagna i cantanti sianocosì numerosi — esordisce il Gianni naziona-le con la sua bella voce rotonda e corposa —io la penso come Lucio Dalla quando diceva:“Noi siamo in mezzo tra Nord e Sud, tutti pas-sano di qua e li invitiamo a fermarsi, siamopronti ad intrattenere”. La nostra è gente ospitale, aperta, sorride a chi arriva da lonta-no; la musica, la buona cucina, i motori han-no sempre attratto i viaggiatori. E così — sor-ride — ci siamo scatenati: da noi è nato Giu-seppe Verdi e abbiamo attinto alle sue melo-die, è nato il liscio di Secondo Casadei con lafisarmonica, ma anche il rock». Una varietàpazzesca. «Basti pensare al grande Luciano Pavarotti, tra i più apprezzati tenori del mon-do, ma anche a Romagna mia, famosa come‘O sole mio». Indimenticabile il Pavarotti & friends a Modena, in cui il tenore duettava conpopstar del calibro di Bono Vox, James Brown, Grace Jones... la pazza, felicissimaidea di un celebre emiliano.

in Breve

� Grande attesa per il concerto di Vasco che partirà il 7 giugno da Bari. Due date a Firenze il 12 e 13 giugno, a San Siro il 17 e 18, poi Bologna, Torino, Napoli, Messina e chiusura a Padova il 12 e 13 luglio. Ligabue è in pieno Tour: venerdì e sabato sarà ad Acireale, poi Caserta, Roma e Cagliari il 23 e 24 aprile.

IL TOUR DI VASCOSCATTA IL 7 GIUGNOLIGA VENERDI’ IN SICILIA

� Gianni Morandi salirà sul palcoscenico con Claudio Baglioni per dieci date al Foro Italico di Roma a settembre. Il loro show si chiama «Capitani coraggiosi». Sei anni di differenza tra loro, che si sono conosciuti nel 1969, ad intonare le loro canzoni ci sono nonne, madri e figlie. Un evento pop.

POP MORANDI&BAGLIONI«CAPITANI CORAGGIOSI»AL FORO ITALICO

� Laura Pausini è l’artista italiana che ha venduto di più all’estero: oltre 60 milioni di dischi in oltre 47 Paesi. E’ nata a Solarolo ed era vicina di casa delc.t. del ciclismo Davide Cassani. Tra tante artiste Caterina Caselli è diventata produttrice e ha scoperto talenti come Andrea Bocelli, Elisa e Malika Ayane.

PAUSINI DA RECORDOLTRE 60 MILIONIDI DISCHI VENDUTI

249� Tanti sono i musicisti, cantanti e compositori nati o vissuti in Emilia-Romagna. Regina è Bologna, ne conta 96: Cesare Cremonini, Cristina D'Avena, Lucio Dalla, Gianni Morandi, Neffa, i Pooh e Luca Carboni. Pure Modena non scherza, con 38: Francesco Guccini, Vasco Rossi, i Modena City Ramblers, Nek, Luciano Pavarotti... 26 per Forlì-Cesena (Alice). Poi Reggio Emilia, con 25, tra cui Zucchero, Ligabue, Orietta Berti e Iva Zanicchi. Venti a Parma, la provincia dov'è nato Giuseppe Verdi (a Le Roncole, frazione di Busseto). Parmense è poi l’emergente Dente. Seguono Piacenza con 16 (Nina Zilli), Rimini con 13 (Samuele Bersani), Ferrara con 11 e Ravenna con soli 8. Una però è Laura Pausini...

Il musicista e cantautore bolognese Luca Carboni, 52 anni.ANSA

Bologna

Ferrara

ModenaReggioEmilia

ParmaPiacenza

Ravenna

ForlìCesena

Rimini

249 CANTANTI E MUSICISTI NATI NELLA PROVINCIA

923825

2016

11

8

26 13

Gianni Morandi prende in prestito una celebre frase di Lucio Dalla per raccontarci la sua regione di cantastorie, melodici e rock star: «Qui è nato Giuseppe Verdi, abbiamo attinto da lui e poi ci siamo scatenati...».

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e a volte pensava: «Ma quanta gente che c’è!Non è che mi picchiano?». Il calore di un popoloche la musica ce l’ha nel sangue.

BLUES «E vogliamo parlare dello storico OscarCarboni o del blues di Zucchero e Andrea Min-gardi? Qua non basta un libro». Un bell’assorti-mento e tanti campanilismi tra emiliani e roma-gnoli, ma anche un legame forte che si trasfor-ma alla svelta in un concerto in piazza Maggioreper ricordare un amico e per una causa benefica.I simpatici dialetti cambiano e s’intrecciano nelgiro di pochi chilometri e il linguaggio coloritoche troviamo in tanti brani, a partire da quelli diCasadei, fa parte del paesaggio. Curiosità: spi-cinfrin in gergo emiliano significa «ragazzo cari-no e selvaggio», Zucchero ci ha fatto una canzo-ne che profuma di campagna e pane fresco.

SANTI, BRIGANTI E CANTAUTORI E ancora i No-madi di Beppe Carletti, che hanno superato i cin-quant’anni di attività e sono ancora tra le bandpiù amate. Potere delle belle canzoni, che comericorda Mogol non muoiono mai. Paolo Belli, Pa-olo Mengoli, Dodi Battaglia dei Pooh e la Nazio-

musica italiana

CANTASTORIE Morandi snocciola ricordi di bambino. «Ogni giovedì al mercato di Monghi-doro c’era il Cantastorie che improvvisava, can-tava e amplificava i fatti di cronaca locale. Il rac-conto popolare, di solito umoristico, lo chiama-vamo in dialetto zirudela, nel senso che il Canta-storie continuava a girare attorno alcomponimento. Non c’era nient’altro, siamocresciuti così, con quel senso dello sberleffo edella musica sempre presenti. Un altro aspettoche può aver influenzato la nostra tradizionemusicale può essere la parlata un po’ larga e laesse pronunciata senza essere nascosta: eviden-temente si adattano bene a una certa sonorità».

EMANCIPAZIONE Fatto sta che gli artisti sonocresciuti come funghi. Impossibile rammentarlitutti. Parliamo delle donne, quante belle donne.Nilla Pizzi è stata la prima vincitrice del Festivaldi Sanremo. «In Emilia-Romagna c’è stata unaforte emancipazione femminile — continua —.In passato erano le mondine a cantare nelle risa-ie ai tempi delle prime lotte contro i proprietariterrieri. Era già un segnale. Da noi sono nate Nil-la Pizzi, Vittoria Mongardi, Milva, Iva Zanicchi,Orietta Berti, Caterina Caselli fino a Laura Pau-sini, la nostra artista più famosa nel mondo, eNina Zilli. Sempre presenti, sempre in prima fi-la». Raffaella Carrà è più soubrette che cantan-te, ma quando le hanno chiesto dove trovassetutta quella energia che sprigiona, lei ha rispo-sto: «Sono emiliana».

ROCK In questa regione prolifica è scoppiato an-che il rock di Vasco da Zocca e di Ligabue daCorreggio, che duello. Un sound senza tempo,che fa impazzire milioni di giovani. «Sono deinumeri uno, delle bandiere, un orgoglio ancheper noi melodici averli alfieri della nostra terra.Impressionanti le grandi adunate al Campovoloper il Liga. Senza dimenticare gli Skiantos, con illoro rock demenziale». Vasco faceva il disc joc-key a Punto Radio, metà anni Settanta. Sognavacome tanti giovani, cominciò a scrivere canzoniperché era bello parlare con se stesso. Partì dallepiazze, come succedeva spesso da quelle parti,

nale Cantanti, nata a Bologna e fondata da Mo-gol, Morandi e Mingardi. Non bastava cantare esuonare, ci volevano anche le partite, tiratissi-me, in cui vogliono giocare tutti, anche se sonoin venticinque. Ma questo è un altro film. Tornia-mo a noi, a questa terra di santi e briganti (il Pas-satore), di Federico Fellini con le sue atmosfereoniriche e le donne prorompenti, e del poeta To-nino Guerra. Terra di cantautori che accompa-gnano i nostri giorni e ce li rendono più lievi.«Lucio Dalla, Luca Carboni, Francesco Guccini,Claudio Lolli, Gaetano Curreri degli Stadio, Sa-muele Bersani, Cesare Cremonini, Nek, quantecanzoni e quante ne nasceranno ancora». Con Dalla e Guccini Morandi ha interpretato l’ironicaEmilia, che fa così: «Lungo la strada tra una piaz-za e un duomo/hai messo al mondo questa spe-cie d’uomo/vero, aperto, finto, strano/chiuso,anarchico, verdiano/Brutta razza, l’emiliano!».E dopo i giorni tristi, spezzati dal terremoto,Gianni ha cantato BellEmilia, con la voce screpo-lata, emozionato più che mai: «BellEmilia cheuna notte/Ci hai spaccato di paura/Quanta rab-bia e quante botte/poi lo sguardo verso il cielo».Lo sguardo di una terra ferita, ma forte, pronta arisollevarsi e a trovare un sorriso.

SUONO E LUCE Le discoteche più attraenti, le ba-lere, le giovani band, ma anche arrangiatori digrido come Celso Valli, Mauro Malavasi e Fio Zanotti. Biagio Antonacci e Neffa non sono natiqui, ma hanno deciso di viverci. Questa è l’Emi-lia-Romagna. Ogni angolo è un suono, una luce,un’ispirazione. Morandi li capitò da ragazzino.Figlio di un ciabattino, lavorava e cantava, cometutti. Gente allegra il ciel l’aiuta, si dice in questiluoghi. «A 13 anni cominciai a prendere lezionidalla celebre maestra Scaglioni, poi fu RenzoAngiolucci ad insegnarmi le canzoni di Elvis ePaul Anka in inglese, era un po’ maccheronico,ma facevo il giro di tutti i locali. Io ho imparatocosì». Poi il successo precoce, C’era un ragazzo etutto il resto, la via Emilia che sembra diventatala Route 66, e il sottile piacere di ritornare aMonghidoro, quel punto sull’Appennino.

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Ogni giovedì al mercatodi Monghidoro c’era

il Cantastorie cheimprovvisava e cantavai fatti di cronaca locale

Parla Gianni Morandi� Cantante, compositore, attore e conduttore «Siamo tanti, non basta un libro»

in Breve

� Nilla Pizzi, nata a Sant’Agata Bolognese, è stata la prima vincitrice del Festival di Sanremo nel 1951 con «Grazie dei fior». L’artista emiliana ha vinto anche l’edizione successiva con «Vola colomba vola», al secondo e terzo posto altre due sue canzoni: «Papaveri e Papere» e «Una donna prega».

REGINA NILLA PIZZILA PRIMA A VINCEREIL FESTIVAL DI SANREMO

� Calcio e musica sempre a braccetto. La Nazionale Cantanti, fondata nel 1981 da Mogol, Gianni Morandi e Andrea Mingardi, con il manager Gianluca Pecchini, mantiene la sede operativa a Bologna. Per una decina d’anni il punto d’incontro era stato lo stadio Renato Dall’Ara.

NAZIONALE CANTANTIIL CENTRO OPERATIVOHA LA SEDE A BOLOGNA

� Tanti artisti dell’Emilia Romagna hanno scritto inni o brani dedicati a campioni. Paolo Belli l’inno della Juve, Nek quello del Sassuolo, Mirko Casadei quello del Cesena. Dalla cantò Nuvolari e Senna, Curreri Pantani, Facchetti e Scirea, Ligabue cita Lele Oriali nella sua «Vita da mediano».

INNI QUI SONO NATIQUELLO DI JUVENTUSSASSUOLO E CESENA

� Aurelio Casadei, detto Secondo, è il numero uno del liscio romagnolo. Nel 1954 compose «Romagna mia», un successo planetario. L’orchestra Casadei ha continuato ad intrattenere migliaia di persone con Raoul Casadei e oggi con Mirko Casadei, leader della «Mirko Casadei Beach Band»

LA DINASTIA CASADEI E «ROMAGNA MIA»:SUCCESSO PLANETARIO

� Lo Zecchino d’Oro, famosoFestival per bambini, è nato a Milano nel 1959, ma dal ‘61 si è trasferito al teatro Antoniano di Bologna. Nel ‘63 si è formato il Piccolo Coro dell’Antoniano, diretto dalla bolognese Mariele Ventre. Anche Cristina D’Avena, lanciata dallo Zecchino d’Oro («Il valzer del moscerino»), è di Bologna.

LO ZECCHINO D’OROE LO STORICO CORODELL’ANTONIANO

� 1. Gianni Morandi, 70 anni, di Monghidoro (Bologna) duetta durante il concerto per i terremotati dell’Emilia del 2012 con Gaetano Curreri di Bertinoro (Forlì-Cesena) ANSA

� 2. Il modenese Francesco Guccini, 74 AGF

� 3. Laura Pausini, ha 40 anni ed è di Solarolo (Ravenna) EPA � 4. Luciano Pavarotti (Modena), Lucio Dalla (Bologna) e Zucchero (Reggio Emilia) con Vincenzo Mollica al Concerto di Modena del ‘92 ANSA

� 5. Vasco Rossi, 63 anni di Zocca (Modena) ANSA

� 6. Luciano Ligabue, 55 di Correggio

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Gianni Morandi E il cantastorie

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