Il Fatto quotidiano - 22 Maggio 2010

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1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Sabato 22 maggio 2010 – Anno 2 – n° 145 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it 130 27 miliardi da tagliare ma i ministri negano interventi su tasse e pensioni. Quale sorpresa ci stanno preparando? RAI x La giornalista: non ci metto più la mia faccia LA BUSI CONTRO MINZOLINI “IL TG1 CANCELLA L’ITALIA VERA” Michele Santoro (FOTO EMBLEMA) U di Massimo Fini UNA VITA PUÒ BASTARE I l mio slogan è: morire prima, mo- rire tutti. La seconda parte è in- controvertibile, la prima, ovviamen- te, discutibile. Già dal 1919 Max We- ber scriveva: “Il presupposto gene- rale della medicina moderna è che sia considerato positivo, unicamen- te come tale, il compito della conser- vazione della vita... pag. 18 z Sotto accusa la linea editoriale che rischia “di provocare una definitiva perdita di credibilità” del telegiornale CATTIVERIE Angelino Alfano ha un alloggio in un carcere romano. Preferisce stare vicino ai suoi consulenti (www.spinoza.it) Guarnotta, presidente del Tribunale di Palermo: “Napolitano rimandi indietro la legge”. La Corte di Strasburgo pronta all’esame dei ricorsi Angelino Alfano, Fabrizio Cicchitto, Silvio Berlusconi e Maurizio Gasparri (LAPRESSE, EMBLEMA, DLM) n assemblea nazionale Per il Pd resa dei conti sul programma Marra e Perniconi pag. 5z di Giampiero Gramaglia N on vorremmo mai che accadesse qualcosa che impedisse ai magistrati italiani di con- tinuare a fare l’ottimo lavoro finora svolto: le intercettazioni sono uno strumento essenziale per le indagini”, specie nella lotta alla mafia. Lo dice Lenny A. Brauer, sottosegretario alla Giu- stizia dell’Amministrazione Obama. pag. 2 z di Maria Luisa Busi T i chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell’edi- zione delle 20 del Tg1. pag. 8 z Il visitatore inatteso di Furio Colombo dc L’ evento si presta ad es- sere illustrato come i quadri votivi “per gra- zia ricevuta” di tante chiese. Stanno calando la pietra tom- bale sulla giustizia italiana quando compare un messo che ferma l’atto finale sul punto di compiersi e dice queste parole: “Non voglia- mo che succeda qualcosa che impedisca ai magistrati italia- ni di continuare l’ottimo lavo- ro svolto finora”. Il messo è apparso all’improvviso agli astanti nei giardini dell’Am- basciata degli Stati Uniti a Ro- ma. Ha un nome poco noto agli italiani, Lenny Brauer, una eccellente carriera giuri- dica americana, un titolo pe- sante (Assistant Attorney Ge- neral, ovvero sottosegretario alla Giustizia degli Stati Uniti) e una missione che esprime con queste parole: “La legisla- zione penale italiana così co- me è finora, è stata molto ef- ficace nella lotta alla crimina- lità organizzata”. Se il messag- gio dell'inaspettato difensore della giustizia italiana, a no- me della più grande democra- zia del mondo si fosse ferma- to qui, potete giurare che già oggi la solenne dichiarazione sarebbe stata venduta dalla li- bera stampa di Berlusconi ed editori associati, sottomessi o intimiditi, come un grande elogio della sepoltura in cor- so di giustizia, di giudici, di ci- viltà giuridica. Dite che è im- possibile? Lo dite perché non sapete che in varie sedi istitu- zionali nazionali e interna- zionali c’è chi afferma uffi- cialmente, a nome del gover- no italiano, che i respingi- menti in mare dei migranti, l’impedimento a chiedere il diritto d’asilo, il reato di clan- destinità, sono in linea con i codici del mondo libero, ap- provati e invidiati, dagli altri Paesi democratici, proprio mentre tutte le organizzazio- ni internazionali ammoni- scono, condannano e isola- no il governo del “pacchetto sicurezza”. Conoscendo be- ne il caso Italia, l’avvocato Brauer, viceministro della Giustizia statunitense, ha preferito agire fuori dai cauti percorsi diplomatici. Con- scio dell’emergenza ha usato la sorpresa, la tempestività. Mentre la destra impone tempi stretti alle legge che vieta le intercettazioni, men- tre il Pd – vedi il Foglio del 21 maggio – appare diviso, lui arriva proprio adesso). Parla con inequivocabile chiarez- za: “In un mondo dove il cri- mine non conosce limiti, una efficace collaborazione è es- senziale. Finora il rapporto con l'Italia nella lotta al crimi- ne organizzato è stato otti- mo. Le intercettazioni sono strumenti essenziali alle in- dagini”. Il partito degli avvo- cati di Berlusconi e dei sim- patizzanti dispersi a sinistra adesso devono fare una scel- ta di civiltà: Barack Obama o Vladimir Putin. Vietato criticare la Gelmini continua a pag. 7 z Nuovo editto per le scuole in Emilia La Cgil: “Attacco alla libertà” pag. 4 z di Marco Travaglio “S cusa, Marco, ma tu pensi davvero che, se la Rai mi offriva di dirigere una rete o un tg, o se soltanto mi chiedeva di continuare Annozero senza più guerre, io me ne sarei andato a fare un salto nel buio?”. Michele, è un’ipotetica del terzo tipo: alla Rai comanda Berlusconi. Certo, ma il Pd ha tre consiglieri, tra cui il presiden- te. A me sarebbe bastato che un pezzo del Cda fa- cesse una battaglia per noi. Invece, appena ricevuta la proposta di Masi sulla transazione per farmi uscire dall’azienda, anche i consiglieri del Pd si sono af- frettati a votarla. La prova che non considerano An- nozero una risorsa strategica per la Rai. Secondo te perché? Prima del 2002, a ogni tornata di nomine Rai, si faceva il mio nome per dirigere tg e reti. Nel ’94 la presidente Letizia Moratti (Forza Italia) mi voleva direttore del Tg3. Dall’editto bulgaro in poi, il mio nome è scom- parso anche dalle rose di nomi, anche del centrosi- nistra. La verità è che l’editto bulgaro vige tutt’oggi, per giunta condiviso dal centrosinistra. La pregiudi- ziale contro di noi è unanime, anche molto in alto... Quanto in alto? Lasciamo perdere, per carità di patria. La gente ti chiede perché non sei rimasto a di- fendere la trincea di Annozero : pensavi che co- munque, a settembre, il programma non sa- rebbe ripartito? Naufragata – grazie alle intercettazioni di Trani – la maxi-multa dell’authority che doveva fornire il pre- testo per chiuderci, a settembre saremmo entrati in una diversa sfera di scontro: nuove trappole e altri ostacoli per impedirci di ripetere questa stagione straordinaria. Avremmo passato il tempo a schivare le pallottole, anziché studiare nuovi linguaggi per raccontare al meglio la realtà italiana. Innovare è im- possibile in un’azienda che ti fa la guerra. Io per esempio non ne posso più di questo contraddittorio spacciato per pluralismo: il pluralismo è una regola democratica che dà voce a tutte le opinioni, il con- traddittorio è un format spettacolare. Non sta scritto da nessuna parte che tutte le opinioni debbano esprimersi nello stesso posto contemporaneamen- te, magari l’una sull’altra, magari per coprire o per calunniare te mentre stai raccontando un fatto. Ma come si fa? Nella gabbia di questa Rai non avremmo potuto cambiare una virgola: ogni novità diventa un pretesto per bloccarci. L’AMERICA LI ACCUSA L’AMERICA LI ACCUSA Viceministro di Obama: intercettazioni indispensabili contro il crimine. Alfano balbetta (FOTO ANSA) (FOTO ANSA) MICHELE SANTORO “Vi racconto t ut t o ” y(7HC0D7*KSTKKQ( +"!"!\!$!?

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Il Fatto quotidiano - 22 Maggio 2010

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Sabato 22 maggio 2010 – Anno 2 – n° 145Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

130

27 miliardi da t a g l i a re ma i ministri negano interventi sutasse e pensioni. Quale s o r p re s a ci stanno preparando?

RAIx La giornalista: non ci metto più la mia faccia

LA BUSI CONTRO MINZOLINI“IL TG1 CANCELLA L’ITALIA VERA”

Michele Santoro (FOTO EMBLEMA)

Udi Massimo Fini

UNA VITAPUÒ BASTARE

I l mio slogan è: morire prima, mo-rire tutti. La seconda parte è in-

controvertibile, la prima, ovviamen-te, discutibile. Già dal 1919 Max We-ber scriveva: “Il presupposto gene-rale della medicina moderna è chesia considerato positivo, unicamen-te come tale, il compito della conser-vazione della vita... pag. 18 z

Sotto accusa la linea editorialeche rischia “di provocare unadefinitiva perdita dic re d i b i l i t à ” del telegiornale

C AT T I V E R I EAngelino Alfano ha un alloggioin un carcere romano. Preferiscestare vicino ai suoi consulenti

( w w w. s p i n o z a . i t )

Guarnotta, presidentedel Tribunale diPalermo: “N ap o l i t a n orimandi indietro lal eg g e ”. La Corte diStrasburgo prontaall’esame dei ricorsi

Angelino Alfano, Fabrizio Cicchitto,Silvio Berlusconi e MaurizioGasparri (LAPRESSE, EMBLEMA, DLM)

nassemblea nazionale

Per il Pdresa dei contisul programmaMarra e Perniconi pag. 5z

di Giampiero Gramaglia

N on vorremmo mai che accadesse qualcosache impedisse ai magistrati italiani di con-

tinuare a fare l’ottimo lavoro finora svolto: leintercettazioni sono uno strumento essenzialeper le indagini”, specie nella lotta alla mafia. Lodice Lenny A. Brauer, sottosegretario alla Giu-stizia dell’Amministrazione Obama. pag. 2 z

di Maria Luisa Busi

T i chiedo di essere sollevata dallamansione di conduttrice dell’edi -

zione delle 20 del Tg1. pag. 8 z

Il visitatoreinatteso

di Furio Colombodc

L’evento si presta ad es-sere illustrato come iquadri votivi “per gra-zia ricevuta” di tante

ch i e s e .Stanno calando la pietra tom-bale sulla giustizia italianaquando compare un messoche ferma l’atto finale sulpunto di compiersi e dicequeste parole: “Non voglia-mo che succeda qualcosa cheimpedisca ai magistrati italia-ni di continuare l’ottimo lavo-ro svolto finora”. Il messo èapparso all’improvviso agliastanti nei giardini dell’Am-basciata degli Stati Uniti a Ro-ma. Ha un nome poco notoagli italiani, Lenny Brauer,una eccellente carriera giuri-dica americana, un titolo pe-sante (Assistant Attorney Ge-neral, ovvero sottosegretarioalla Giustizia degli Stati Uniti)e una missione che esprimecon queste parole: “La legisla-zione penale italiana così co-me è finora, è stata molto ef-ficace nella lotta alla crimina-lità organizzata”. Se il messag-gio dell'inaspettato difensoredella giustizia italiana, a no-me della più grande democra-zia del mondo si fosse ferma-to qui, potete giurare che giàoggi la solenne dichiarazionesarebbe stata venduta dalla li-bera stampa di Berlusconi ededitori associati, sottomessio intimiditi, come un grandeelogio della sepoltura in cor-so di giustizia, di giudici, di ci-viltà giuridica. Dite che è im-possibile? Lo dite perché nonsapete che in varie sedi istitu-

zionali nazionali e interna-zionali c’è chi afferma uffi-cialmente, a nome del gover-no italiano, che i respingi-menti in mare dei migranti,l’impedimento a chiedere ildiritto d’asilo, il reato di clan-destinità, sono in linea con icodici del mondo libero, ap-provati e invidiati, dagli altriPaesi democratici, propriomentre tutte le organizzazio-ni internazionali ammoni-scono, condannano e isola-no il governo del “p a c ch e t t os i c u re z z a ”. Conoscendo be-ne il caso Italia, l’av vo c a t oBrauer, viceministro dellaGiustizia statunitense, hapreferito agire fuori dai cautipercorsi diplomatici. Con-scio dell’emergenza ha usato

la sorpresa, la tempestività.Mentre la destra imponetempi stretti alle legge chevieta le intercettazioni, men-tre il Pd – vedi il Foglio del 21maggio – appare diviso, luiarriva proprio adesso). Parlacon inequivocabile chiarez-za: “In un mondo dove il cri-mine non conosce limiti, unaefficace collaborazione è es-senziale. Finora il rapportocon l'Italia nella lotta al crimi-ne organizzato è stato otti-mo. Le intercettazioni sonostrumenti essenziali alle in-da gini”. Il partito degli avvo-cati di Berlusconi e dei sim-patizzanti dispersi a sinistraadesso devono fare una scel-ta di civiltà: Barack Obama oVladimir Putin.

Vietato criticarela Gelmini

continua a pag. 7 z

Nuovo editto perle scuole in EmiliaLa Cgil: “Attaccoalla libertà” pag. 4z

di Marco Travaglio

“S cusa, Marco, ma tu pensi davvero che, se la Rai mioffriva di dirigere una rete o un tg, o se soltanto mi

chiedeva di continuare A n n o ze ro senza più guerre, iome ne sarei andato a fare un salto nel buio?”.Michele, è un’ipotetica del terzo tipo: alla Raicomanda Berlusconi.Certo, ma il Pd ha tre consiglieri, tra cui il presiden-te. A me sarebbe bastato che un pezzo del Cda fa-cesse una battaglia per noi. Invece, appena ricevutala proposta di Masi sulla transazione per farmi usciredall’azienda, anche i consiglieri del Pd si sono af-frettati a votarla. La prova che non considerano An -n o ze ro una risorsa strategica per la Rai.Secondo te perché?Prima del 2002, a ogni tornata di nomine Rai, si facevail mio nome per dirigere tg e reti. Nel ’94 la presidenteLetizia Moratti (Forza Italia) mi voleva direttore delTg3. Dall’editto bulgaro in poi, il mio nome è scom-parso anche dalle rose di nomi, anche del centrosi-nistra. La verità è che l’editto bulgaro vige tutt’ogg i,per giunta condiviso dal centrosinistra. La pregiudi-ziale contro di noi è unanime, anche molto in alto...Quanto in alto?Lasciamo perdere, per carità di patria.La gente ti chiede perché non sei rimasto a di-fendere la trincea di A n n o ze ro : pensavi che co-munque, a settembre, il programma non sa-rebbe ripartito?Naufragata – grazie alle intercettazioni di Trani – lamaxi-multa dell’authority che doveva fornire il pre-testo per chiuderci, a settembre saremmo entrati inuna diversa sfera di scontro: nuove trappole e altriostacoli per impedirci di ripetere questa stagionestraordinaria. Avremmo passato il tempo a schivarele pallottole, anziché studiare nuovi linguaggi perraccontare al meglio la realtà italiana. Innovare è im-possibile in un’azienda che ti fa la guerra. Io peresempio non ne posso più di questo contraddittoriospacciato per pluralismo: il pluralismo è una regolademocratica che dà voce a tutte le opinioni, il con-traddittorio è un format spettacolare. Non sta scrittoda nessuna parte che tutte le opinioni debbanoesprimersi nello stesso posto contemporaneamen-te, magari l’una sull’altra, magari per coprire o percalunniare te mentre stai raccontando un fatto. Macome si fa? Nella gabbia di questa Rai non avremmopotuto cambiare una virgola: ogni novità diventa unpretesto per bloccarci.

L’AMERICA LI ACCUSAL’AMERICA LI ACCUSAViceministro di Obama: intercettazioni

indispensabili contro il crimine. Alfano balbetta

(FOTO ANSA)

(FOTO ANSA)

MICHELE SANTORO

“Vi raccontot ut t o ”

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fie, intercettazioni incluse,non sarà né toccato né ridot-to”.La questione non è emersa,ieri, nell’incontro che il pre-sidente della Repubblica,Giorgio Napolitano, ha avutoal Quirinale, con il presidentedella Commissione europeaJosé Manuel Durao Barroso,presente il ministro delle Po-litiche comunitarie StefanoRonca. Ma potrebbe, invece,avere un’eco nella missioneche Napolitano sta per intra-prendere a Washington, do-

ve, martedì, accompagnatoproprio dal ministro Frattini,sarà ricevuto alla Casa Biancadal presidente statunitense.Barack Obama pare avere unaconsiderazione particolareper quel vecchio comunistaitaliano che, l’estate scorsa, aRoma per il Vertice del G8,salutò come “un leader mon-diale”, ringraziandolo “per lasua leadership”. Primo diri-gente del Pci a sbarcare negliUsa 32 anni or sono, Napo-

Lunedì il ddl torna in aula

B. vuole l’approvazione

entro giugno

L unedì nuova seduta notturna dellacommissione Giustizia del Senato. Lamaggioranza deve approvare il ddl

intercettazioni il più in fretta possibile.Berlusconi vuole che la legge anti-indagini eanti-informazione sia approvata entro giugno. Ilpresidente Berselli punta al voto finale entromartedì, lo stesso giorno in cui ci sarà la

riunione dei capigruppo per decidere ilcalendario dell’aula. Dopo il voto dell’assemblea,il ddl tornerà alla Camera per la letturadefinitiva. Il relatore al Senato Centaro neigiorni scorsi ha detto che se necessario verràposta la fiducia. Il testo approvato lo scorsoanno a Montecitorio nel passaggio a PalazzoMadama è addirittura peggiorato. Ai pm sono

stati piazzati mille ostacoli che rendono arduoutilizzare le intercettazioni. Anche per leinchieste di mafia e terrorismo. Ai giornalisti eagli editori è vietata la pubblicazione di attiprocessuali, anche se non coperti dal segretoistruttorio, fino alla conclusione dell’udienzapreliminare, quindi anche per anni. Previstemulte e carcere.

LEZIONI AMERICANEIl sottosegretario al Dipartimento di Giustizia Usa difende

le intercettazioni. Goffa replica di Alfano: non cambierà nulladi Giampiero Gramaglia

“Non vorremmo maiche accadesse qual-cosa che impedisseai magistrati italiani

di continuare a fare l’ottimolavoro finora svolto: le inter-cettazioni sono uno strumen-to essenziale per le indagini”,specie nella lotta alla mafia.Forse, Lenny A. Brauer, sotto-segretario alla Giustiziadell’Amministrazione Oba-ma, con delega alla Crimina-lità organizzata internaziona-le, non si rende neppure con-to d’intervenire a gamba tesa,con queste dichiarazioni, nel-le polemiche italiane e ormaiinternazionali sulla ‘legge ba-va glio’. E, infatti, Brauer, inItalia per colloqui sulla lotta alcrimine, insiste: “La legisla-zione italiana finora è statamolto efficace”.Il sottosegretario Usa sottoli-nea “l’eccellente cooperazio-ne” tra autorità e inquirentidei due Paesi nella lotta al cri-mine: “L’Italia ha fatto grandiprogressi nel condurre le in-

dagini e nel perseguire i grup-pi mafiosi operanti entro isuoi confini”, anche se, insie-me, “possiamo e dobbiamo fa-re di più”. Brauer non sollevail problema della libertà distampa. E, quando s’accor gedi essersi spinto lontano, pre-cisa: “Non spetta a me entrarenel merito di decisioni che ri-guardano l’Italia. E non cono-sco i provvedimenti in discus-sione”. Una parziale marciaindietro che dà lo spunto alministro Alfano per una goffareplica: “Non è stata previstaalcuna restrizione per i reatidi mafia e terrorismo. L’espo-nente Usa non ha inteso in al-cun modo entrare in valuta-zioni di merito sulla legislazio-ne italiana in materia di inter-cettazioni”. Ma polemiche ecritiche su questo aspetto delprovvedimento sulle intercet-tazioni hanno ormai una di-mensione mondiale. La stam-pa se ne occupa con toni duri.In Francia, Nouvel Obs scr iveche “media e magistrati italia-ni sono contrari alle limitazio-ni sulle intercettazioni”; in

Spagna, El Paìs e Abc fanno mu-ro contro il disegno di legge;in Gran Bretagna, il FinancialTimes dà rilievo alla sfida diSky Italia, la tv italianadell’editore australiano Ru-pert Murdoch, contro “la leg-ge Berlusconi”.Il passo di Sky presso la Corteeuropea dei diritti dell’uomo,che ha sede a Strasburgo, de-ve ancora concretizzarsi: civorrà tempo perché esso pos-sa essere avviato, bisogneràprima attendere l’esaur imen-to delle possibilità di ricorsonazionali. Da Bruxelles, laCommissione europea ricor-da che non ha l’abitudine dicommentare “disegni di leggein corso di elaborazione” e di-ce che “non farà un’eccezio-ne in questo caso”. Il porta-voce Olivier Bailly afferma:“Non abbiamo ricevuto nes-suna protesta e non facciamonessun commento”. Del re-sto, sulle violazioni dei dirittidell’uomo, la competenza èdella Corte di Strasburgo enon degli organi dell’Ue.A rispondere alle sollecitazio-

ni dei giornalisti è la FreedomHouse, l’associazione no pro-fit Usa che ogni anno pubbli-ca una classifica mondiale del-la libertà di stampa: nell’ulti-ma, l’Italia figura al 72esimoposto, in barba alle dichiara-zioni di Mr B. che qui da noic’è troppa libertà di stampa.Una posizione destinata apeggiorare, se la ‘norma ba-va glio’ dovesse passare. KarinKarkekar, di Freedom House,dà un’intervista alla Bloom-berg: il disegno di legge italia-no “penalizza la stampa ed ècontrario agli standard inter-nazionali, perché “p o t re bb epunire i giornalisti per avereriportato un’infor mazionepubblicamente disponibile onotizie che sono di pubblicoi n t e re s s e ”. Per la Karlekar, “lemisure con sanzioni così dureper i giornalisti sono fuori li-nea con le norme predomi-nanti, che tendono a depena-lizzare le pratiche illegali del-la stampa”.Le dichiarazioni di Brauer ri-schiano di tradursi in unoscrezio tra Italia e Stati Uniti,anche perché il ministro degliEsteri, Franco Frattini, sischiera, invece, in prima lineanella difesa del disegno ‘an-t i - i n t e rc e t t a z i o n i ’: “Tanti ita-liani – afferma – hanno sof-ferto la barbarie di vedere no-tizie private apparire sulla pri-ma pagina dei giornali senzanessun filtro, una barbarieche deve finire”. Dopo di che,Frattini (esattamente comeAlfano) tira fuori una fraseche dovrebbe rassicurare gliStati Uniti: “Tutto quello cheservirà per combattere le ma-

Guarnotta: “Napolitano a

LEGGE BAVAGLIO

Sit-in davanti alla Camera“Siamo alla frutta”

di Sandra Amurri

I ricordi sono come scolpiti.Il tempo non li ha sciupati. E

ogni volta che li riprende inmano la commozione torna arendere incerta la voce. Leo-nardo Guarnotta, 60 anni, alto,distinto con il vizio di chiama-re le cose con il loro nome, daqualche giorno nominato amaggioranza dal plenum delCsm presidente del Tribunaledi Palermo, è stato giudiceistruttore del pool di GiovanniFalcone e Paolo Borsellino gui-dato da Antonino Caponnet-to.Racconta e si racconta senzasottrarsi dal pronunciare paro-le chiare e forti contro il ddlsulle intercettazioni. “È comese la ferita per la perdita di Gio-vanni e di Paolo, due colleghiamici fraterni, non si fosse mairimarginata e tornasse a san-guinare ogni volta che ne par-lo, che li penso, e accade spes-so. Un ricordo tra mille checonserva? “Infiniti, tutti im-

pregnati della loro sicilianità,della loro palermitanità. L’i ro -nia e la sensibilità che li acco-munava. Di Paolo non dimen-ticherò mai un sabato mattina.Era a Marsala. Venne a piedisenza scorta a trovarmi nelmio ufficio con suo figlio Man-fredi. Osservò le tante coppein fila sulla libreria vinte al cal-cio, allora ero titolare di unasquadra composta da colleghi.Il lunedì mattina tornò. Bussòcosì forte che per un istantepensai che la porta venisse giù.Mi guardò e disse: son venutoper spararti, mio figlio mi hadetto: ‘Papà tu non hai nem-meno una coppa, allora nonconti niente!’ Sa, con loro hocondiviso una primavera giu-diziaria unica e irripetibile.Erano i primi anni ‘80, e ci tro-vammo di fronte ad un lavoroche credevamo non si sarebbemai potuto fare, mentre rap-presentanti delle istituzioni di-cevano che la mafia non esiste-va, che era un’invenzione deigiornalisti. Non a caso, il pri-

mo pentito, Leonardo Vitale,che ci parlò di Don Vito Cian-cimino come uomo dei Cor-leonesi, venne rinchiuso in unospedale psichiatrico”.Il passato che ritorna. Ogg ichi è alla guida del Paese diceche scrivere di mafia equivalead offrire un’immagine negati-va dell’Italia. “Vorrei che nonsi fosse detto allora. Vorrei chenon si dicesse ora. Bisognacontinuare ad indagare, a scri-vere sentenze, a parlarne suigiornali, in televisione, perchédopo 18 anni stanno emergen-do elementi preziosi che pos-sono finalmente mettere fineall’inganno che è passato so-pra le nostre teste e ha tenutoprigioniero il Paese. Concordocon la carissima Agnese (Bor-sellino, ndr) quando dice chefinché non ci sarà verità con-tinueremo ad essere vittime diricattati e ricattatori. Preten-dere verità, adoperandosiognuno nel proprio ambitoper ottenerla, è il solo modoper commemorare questi no-

Lenny Brauer:non si impediscaai magistratidi lavorareIl Guardasiglli:piena sintoniacon gli Stati Uniti

di Beatrice Borromeo

I l sit-in davanti a Montecitorio, per protestarecontro la legge bavaglio, si riassume in un

siparietto tra una signora e uno studente. “Cisono più giornalisti che cittadini”, dice Gabrie-le. “Siamo pur sempre italiani”, risponde Ma-falda, cartello in mano con la scritta “Sonoesaur ita”. “Il nostro è un popolo morto”, re-plica. Su una cosa sono d’accordo: “Ma noncapisce, la gente, qual è la posta in gioco?”. Poiperò entrambi tornano a sventolare i loro stri-scioni. C’erano un centinaio di irriducibili, ieria Roma davanti alla Camera dei deputati, a sa-lire a turno su una cassetta della frutta (perché“siamo alla frutta”) per prendere la parola, mo-dello speaker corner dell’Hyde Park londinese.Erano pochi ma, considerando che la manife-stazione è stata pensata 24 ore prima, poteva-no essere molti meno. Confortati, inoltre, dallaconsapevolezza che su Internet la protesta stagià coinvolgendo centinaia di migliaia di per-sone, molte delle quali collegate in direttastreaming. Davanti ai poliziotti all’ingresso diMontecitorio c’era una catena di uomini e don-ne con le bocche tappate da sciarpe e cravatte.Si tolgono il bavaglio solo quando prendono inmano il microfono e, un intervento dopo l’al -tro, sviscerano il ddl, accusa-no la maggioranza (e l’oppo -sizione), ed elencano tuttigli scandali che non cono-sceremmo se la legge bava-glio fosse già in vigore: laCricca degli sciacalli deL’Aquila e degli appalti delG8, i furbetti del quartieri-no, gli stupri della Caffarella,l’orrore della clinica SantaRita.Il Popolo Viola torna, conuna rappresentanza, e si fanotare: portano il palco im-provvisato e un altoparlante.Il viola c’è anche nei vestitidella gente, nei cartelloni,

persino nelle scarpe da ginnastica di alcuni ra-gazzi, colorate apposta per sottolineare la loroappartenenza al movimento. E ancora associa-zioni per la libertà di stampa (Articolo 21, Va-ligia Blu) e partiti (Italia dei Valori, Verdi, Fe-derazione della Sinistra). E se i deputati Idv pro-mettono che leggeranno le intercettazioniproibite in aula, così da permetterne poi lapubblicazione, il più applaudito resta uno deiragazzi delle agende rosse, Giuliano: “Dome -nica i ministri della Giustizia e dell’Inter no,che hanno inventato la legge bavaglio, andran-no in Sicilia a commemorare la strage di Ca-paci. Ma Giovanni Falcone oggi sarebbe dallanostra parte, perché noi siamo l’Italia dalle ma-ni pulite. Senza intercettazioni non si sconfig-ge la mafia e oggi nessuno più ha il coraggio diurlare che la mafia è una montagna di merda”.In quella piazza che non sapeva più che paroleusare per lanciare il suo allarme (regime, ba-vaglio, fascismo straccione, nuovo ventennio,peggio che Tangentopoli sembravano già lo-gore), il vero concetto che tutti padroneggia-vano riguardava la privacy. “Giorgio non firma-re, io non ho paura di essere intercettato”,c’era scritto su un cartellone. “Potenti e delin-quenti temono le intercettazioni, noi no”, suun altro. E poi i numeri: 48 mila iscritti al grup-

po Facebook contro la “leg -ge anti-D’Addar io”, 100 milaadesioni su “No bavaglio.it”,più di 450 mila sostegniall’appello lanciato dal giuri-sta Stefano Rodotà su Repub -blica. E proprio Rodotà, av-volto dagli applausi, spiegaal Fa t t o : “Siamo di fronte auna svolta eversiva. Il ddl èun’accelerazione impressio-nante verso la mortificazio-ne della libertà. È una censu-ra di mercato perché farà sìche, come diceva GiorgioBocca, entri ‘il padrone in re-dazione’. Quello che serveora, è disobbedienza civile”.

litano continua a interessaregli americani e a goderne lafiducia. La visita a Washingtonera prevista dopo l’estate, maè stata anticipata su richiestadi Obama, e in tempi stretti: ilpresidente Usa vuole capireche cosa accade nell’E u ro p adei leader pavidi nella difesadella propria moneta. E, ma-gari, vuole anche capire checosa succede in Italia, trascandali, corruzioni e ‘legg ibava glio’.

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Sabato 22 maggio 2010

a rimandi il testo alle Camere” MARSALA

GIORNALISTI E ATTORIPER LA DISOBBEDIENZA

I l direttore del Fatto, Antonio Padellaro, annuncia lapropria ‘ ’disobbedienza civile’’ contro la legge sulle

intercettazioni, un ricorso alla Corte costituzionale e allaCorte europea di Strasburgo e invita il presidenteNapolitano a non firmare il provvedimento in gestazione.Gli fa eco Lorenzo Fazio, editore di Chiarelettere: “Chil’avrebbe mai detto che i libri fanno paura? Il mandato èdi colpire la libertà di stampa. E questo è da non crederein un paese che si dice democratico”. Il secondo Festivaldel giornalismo d’inchiesta si apre a Marsala all’insegnadella battaglia civile contro il disegno di legge del governosulle intercettazioni, una legge “i n fa m e ”, come ha dettoPadellaro. Giornalisti, editori, scrittori, ma anche attori ecantanti si sono dati appuntamento nell’antico scenariodel complesso San Pietro per tre giorni, per raccontare labiografia del nostro paese nel 150esimo anniversariodell’Unità d’Italia, dal rapporto tra Stato e mafia,all’immigrazione, all’informazione, alla censura. I lavorisono stati aperti ieri mattina dal dibattito “Un paese dai nve n t a re ”, moderato dal giornalista Umberto Lucentini,cui, oltre a Padellaro, hanno partecipato Luca Telese delFatto e Carlo Lucarelli, l’inventore di Blu Notte. E dipomeriggio si è parlato di mafia e dei suoi rapporti con gliapparati dello Stato. g.l.b.

La Corte europea dei Di-ritti dell’uomo di Stra-sburgo è pronta a vaglia-re i ricorsi che arriveran-

no dall’Italia contro il disegnodi legge sulle intercettazioni.Ma una delle condizioni di ri-cevibilità è che, prima, tutte levie di ricorso interno sianostate espletate ed esaurite. Inlinea di massima, dunque, efatte salve circostanze straor-dinarie, perché un ricorso diSky contro la ‘legge bavaglio’sia giudicato ricevibile biso-gnerà attendere che il gruppotelevisivo di Rupert Murdochabbia prima portato il caso difronte a un tribunale italiano,salendo tutti i gradi del giudi-zio. Una volta esaurito senzasuccesso l’iter nazionale, cisono sei mesi di tempo peradire la Corte di Strasburgo.Solo negli ultimi quattro anni,la Corte s’è pronunciata su al-meno 80 casi riguardanti la li-bertà d’informazione e, inparticolare, la protezione del-le fonti giornalistiche, uno so-lo dei quali riguardava l’Italia,che ne uscì condannata. Neicasi che superano l’ammissi-bilità, la Corte tende a pro-nunciarsi a favore dei ricor-renti, e quindi a sanzionare

una violazione dell’ar ticolo10. Neppure venti casi, cioèmeno di uno su quattro, dallametà del 2006 a oggi, hannovisto assolto lo Stato sotto ac-cusa. Recentemente, la Cortes’è pronunciata a favore del Fi-nancial Times e contro il gover-no britannico, in un caso cheha destato scalpore e che fagiurispr udenza.Giovedì, Sky Italia aveva an-nunciato l’intenzione di chie-dere l’intervento di tutte le au-torità internazionali compe-tenti, ivi compresa la Corte diStrasburgo, contro il disegnodi legge sulle intercettazioni,le cui norme rappresentano - agiudizio della televisione diMurdoch - “un grave attaccoalla libertà di stampa e die s p re s s i o n e ” e, soprattutto,costituirebbero “un’anomaliaa livello europeo”.La giurisprudenza della Cortedi Strasburgo, che non èun’istituzione dell’Ue, sulla li-bertà di stampa e sulla prote-zione delle fonti giornalisti-che è robusta, con sentenzediverse a seconda dei casi. Ri-chiesti di un parere per analo-gia fra il provvedimento italia-no e casi già discussi, i funzio-nari della Corte si trincerano

L’attesa di StrasburgoCORTE PRONTA A VAGLIARE RICORSI

dietro il fatto di non avere an-cora letto il disegno di legge.La Corte, presieduta dal fran-cese Jean-Paul Costa, ha avutodi recente grande notorietà inItalia per un parere, in fase diriesame, sul Crocifisso neiluoghi pubblici e ha spessocondannato l’Italia, specieper l’anomala lunghezza deiprocedimenti giudiziari, inbase all’asserto che una giusti-zia (troppo) lenta è una giusti-zia negata.La Convenzione europea perla salvaguardia dei dirittidell’uomo fu firmata a Roma il4 novembre 1950: se ne staper celebrare in pompa ma-gna il 60esimo anniversario

con un convegno in program-ma a Palazzo Barberini, dovesi prevede la presenza del mi-nistro della Giustizia AngelinoA l fa n o .L’articolo 10, che protegge lalibertà di espressione e quindidi stampa in tutti i Paesi cheaderiscono alla Convenzione,afferma che ognuno ha dirittoalla libertà di espressione eche tale diritto include la li-bertà di esprimere opinioni edi ricevere e diffondere infor-mazioni e idee senza che le au-torità possano interferire esenza che le frontiere possa-no costituire una barriera.L’esercizio di tali libertà puòperò essere soggetto a regole,condizioni, restrizioni e san-zioni in base alla legge e nellamisura in cui esse sono neces-sarie in una società democra-tica, nell’interesse della sicu-rezza nazionale, dell’integr itàterritoriale e della salute pub-blica, per prevenire disordinio crimini, per proteggere lasalute o la morale, per tutelarela reputazione o i diritti altrui,perché non siano diffuse in-formazioni ottenute in segre-to o per mantenere l’autor itàe l’imparzialità del potere giu-diziario. (G. G.)

LEGGE BAVAGLIO

stri colleghi, che non eranoeroi ma persone che credeva-no nella giustizia, che voleva-no liberare soprattutto i giova-ni da questa gramigna per farlidiventare non più sudditi chechiedono per favore ciò che èun loro diritto avere: lavoro, di-gnità, legalità e giustizia. Hopiena fiducia nei colleghi delleProcure di Palermo e di Calta-nissetta, dirette da Messineo eLari. Penso a Ingroia, a Di Mat-teo, a Gozzo, che è stato pmdel processo Dell’Utri, che co-nosco personalmente e soquanto siano seri e determina-ti, sapranno valutare le dichia-razioni a prescindere da chi lere n d e ”.Un riferimento chiaro alle po-lemiche sul ruolo di MassimoCiancimino: “Lui è sicuramen-te un testimone vivente diquell’intreccio perverso ma-fia-politica, pezzi delle istitu-zioni e servizi segreti, in partegià descritto nella sentenzaAndreotti. Anche qui non biso-gna mai stancarsi di ripetere

che la Corte di Cassazione hadetto che il reato fino all’80 èstato prescritto e si prescrivesolo ciò che è reato”. Lei è statopresidente del tribunale che inprimo grado ha condannatoMarcello Dell’Utri... “Anche inquella sentenza viene descrit-to l’intreccio mafia-politica.Nel capitolo ‘stagione politi-ca’ viene ricostruita la nascitae la discesa di Forza Italia”.Indagini che se il ddl sulle in-tercettazioni diventasse leggeresterebbero un ricordo. “In-nanzitutto lederebbe il dirittodi cronaca, che se non sbaglioè costituzionalmente garanti-to. Per quanto riguarda le inda-gini, si dice ad eccezione diquelle di mafia, ma così non è.L’esperienza mi fa dire che sipuò arrivare a scoprire un la-titante anche da un pascoloabusivo, lo stesso vale per laconcussione e la corruzione,dunque, si tratta di affermazio-ni di facciata. Leggo che nelleintenzioni il ddl nasce per sa-nare un problema di uso im-

proprio delle intercettazioni atutela della privacy. Bene. Vo-glio crederci. Ma mi chiedo:perché si restringono i campidi intercettazione impedendodi fatto l’utilizzo di uno stru-mento prezioso che ha dato ot-timi risultati e si preclude aigiornalisti di informare quan-do esiste già il codice che re-golamenta la materia? Sonocerto che il presidente dellaRepubblica che rappresental’unità nazionale con la sua au-

torevolezza saprà fissare deipaletti rimandando, come ènei suoi poteri, la legge al Par-lamento”. Come immaginache si comporterebbero Fal-cone e Borsellino? “Di certonon si lascerebbero ingannaredalle parole di facciata e difen-derebbero, forse con maggiorvigore di quanto facciamo noi,lo strumento delle intercetta-zioni, la tutela del segretoistruttorio e il diritto di crona-ca”.

Gian CarloCaselli

“Colpi di piccone alla sicurezzadei cittadini”: lo ha detto ilprocuratore capo di Torino.“Meno intercettazioni, più

barocche, meno incisive. Poi c’è ilproblema dell’informazione: se

non si può raccontare quello chesuccede, ecco che l’opinione

pubblica viene bendata, le sueorecchie vengono tappate e

questo in democrazia non esiste”.

CdrMediaset

I Cdr di Tg5, News Mediaset,Sport Mediaset, Studio

Aperto, Videonews aderisconoalle proposte della Fnsi. “A

tutti va riconosciuto il dirittoinnegabile alla privacy, ma iprovvedimenti all’esame del

Parlamento pongono ostacolialla libertà di stampa e

pertanto la nostra iniziativa èa tutela di tutti i cittadini”.

CarloMalinconico

Apprezzamento per leiniziative di moderazione sul

fronte delle sanzioni allastampa, ma per il presidente

della Fieg i punti critici ancorarestano. “Le sanzioni agli

editori, a prescindere dal loroammontare, sono in contrasto

col divieto di intromissionedell’editore nella confezione

degli articoli di giornale”.

Sky Italia, primadell’interventointernazionale,dovrà peròportare il casodavanti ai nostriTr i b u n a l i

La manifestazione di ieridavanti a Montecitorio

contro il ddl intercettazioni (FOTO

EMBLEMA)

In basso, giornalisti ed esponentipolitici e lo speaker corner (FOTO DLM)

Manganelli chiede

una stretta

sugli ascolti “a strascico”

U n discorso apparentementeprudente, quello pronunciato dalcapo della Polizia, Antonio

Manganelli sulle intercettazioni, in risposta aglistudenti di un liceo di Avellino che glichiedevano la sua opinione sull’a r go m e n t o.“Sono uno degli strumenti a disposizione degliinvestigatori – ha affermato – e se si intende

ridurli o regolarli diversamente deve esserci lapossibilità di fare affidamento su altri strumenti,che in Italia in questo momento mancano”. Ilcapo della Polizia è sembrato dunquecondividere le preoccupazioni di chi teme chela legge in discussione al Senato possa eliminareuno strumento di legalità e trasparenza. Poi,però, Manganelli ha continuato con

un’affermazione di tutt’altro tenore: “Miauguro che ci sia una stretta sull’attivazionedelle cosiddette ‘intercettazioni a strascico’,che non hanno una mirata consapevolezza.Determinano degli abusi ed espongonoall’attenzione, tramite la divulgazionemediatica, fatti e persone che non hanno nullaa che vedere con le indagini”.

Il presidente delTribunale diPalermo: “Laverità sulle stragiè il solo modo peronorare Falconee Borsellino”

(FOTO DLM) (FOTO EMBLEMA) (FOTO DLM)

Page 4: Il Fatto quotidiano - 22 Maggio 2010

pagina 4 Sabato 22 maggio 2010

“DARE LE NOTIZIE È UN DIRITTO”Emilio Carelli, direttore di SkyTg24: “Non rinuncio

a informare. Siamo pronti a ricorrere a Strasburgo”di Silvia Truzzi

Hanno reagito ai tempidella par condicio,quando si è voluto equi-parare informazione e

comunicazione politica duran-te l’ultima campagna elettora-le. Quelli di S ky T g 2 4 hanno in-tenzione di farlo anche adesso:il ddl bavaglio tocca non pocoun’emittente che di notizie vi-ve. Il direttore Emilio Carelli haannunciato che, se sarà neces-sario, ricorrerà alla Corte euro-pea dei diritti dell’uomo.Carelli, pensa che bisogneràappellarsi a Strasburgo?Abbiamo annunciato ricorsoalle autorità competenti. Si do-vrà innanzitutto vedere se que-ste nuove norme saranno giu-dicate costituzionali o no.Quello che vogliamo è moltosemplice: continuare a lavora-re. Cioè a informare i nostri te-lespettatori. Si chiede una cosanormale: non siamo né sovver-sivi, né pasdaran. Però dobbia-mo poterlo fare senza nascon-dere le notizie. Senza far passa-re sotto silenzio reati gravi co-me quelli di mafia, terrorismo ecorruzione. Magari per anni. Sesarà necessario ricorreremo al-la Corte europea dei dirittidell’uomo: sarà l’estrema istan-za.Il C o r r i e re ha pubblicato unapagina sulle regole che vigo-no negli altri Paesi europei enegli Stati Uniti. Ne esce lafotografia di democraziemolto attente all’i n t e re s s epubblico delle notizie.Penso che il fatto di essere in-seriti in un contesto europeo,sia come nazione sia come me-dia – noi siamo parte di un’im -presa editoriale mondiale – cipossa essere di grande aiuto.Perché ci permette di capirecome funziona altrove e ci ga-rantisce una tutela. Il sondag-

gio che abbiamo chiuso oggi(ieri per chi legge, ndr) sul ddlintercettazioni ci dice che l’81per cento dei nostri telespetta-tori è convinto che con questalegge calerà il silenzio su reatiimportanti. Quindi c’è preoc-cupazione per questo.Parliamo di privacy. Sonostati commessi errori di cuiora si fa scudo la maggioran-za di governo?Di fatto già c’è un codice eticodei giornalisti. Basta metterloin pratica, senza cedere allatentazione – per vendere qual-che copia in più o guadagnareascolti – di mandare in onda opubblicare intercettazioni chenon attengono ai reati, ma rive-lano aspetti della vita privata diun personaggio pubblico. Pur-troppo è successo: ci sono statidegli abusi. Tante volte le no-stre fonti ci hanno rivelatoaspetti “appetitosi” o piccantidi alcune intercettazioni: maS ky T g 2 4 non le ha trasmesse.Quindi io sono d’accordo conl’idea dell’autoregolamenta -zione dei giornalisti. E dico an-che: più rigore perché questiabusi del passato ora sono usaticome giustificazione.C’è un appello all’unità, dapiù parti. Però i giornalistisono una categoria molto li-tigiosa, certamente divisa.Tutti coloro che lavorano nelmondo dell’informazione per-cepiscono il rischio di una nor-ma così severa. Il senso di re-sponsabilità è proprio del no-stro mestiere: spero si riesca aportare avanti un’azione co-mune perché la legge non ven-ga approvata così com’è. Tral’altro mi auguro che il conte-nuto del ddl – nei vari passaggiparlamentari – venga modifica-to in meglio. Il mondo politicomi pare stia capendo che qual-cosa non va: anche la stessamaggioranza. Quindi modifi-

Bocchino meno di lotta e più di governo“Impegnati (solo) a migliorare il ddl”

che sostanziali sono possibili.Non è passato il raddoppio del-la pena per i giornalisti.Però non basta.Certo che no, ma un segnale èarrivato e qualcosa è successo.Se la mobilitazione fosse davve-ro totale, il Parlamento, primadi licenziare una legge così,credo farebbe una riflessioneser ia.L’editore di Sky, RupertMurdoch, è abituato a rego-le decisamente più liberta-rie negli altri Paesi dove la-vora. Cos’ha detto quandoha saputo del disegno di leg-ge italiano?C’è stata sintonia perfetta tra laredazione e l’editore, che havoluto sapere tutto della legge:prescrizioni e conseguenze.Ho avuto un confronto conTom Mockridge, l’amministra -tore delegato di Sky Italia: l’im -pegno con lui è stato di portareavanti la linea del nostro tele-giornale. Informare: sempre,

in modo completo e indipen-dente dalla politica. La preoc-cupazione che ha espressol’editore è la stessa della reda-zione.Maria Luisa Busi si è dimes-sa dalla conduzione del Tg1con una lettera molto dura

B AVA G L I O

nei confronti del suo diretto-re. Crede che i colleghi delservizio pubblico partecipe-ranno alla mobilitazione? Fi-nora si è visto ben poco.Me lo auguro. Spero che da par-te loro ci sia un’adesione com-pleta al movimento contro lalegge. Credo che in Italia la li-bertà di stampa ci sia, perchéc’è il pluralismo. Quello che te-mo è l’omologazione.Se la legge passa, quasi cer-tamente verrà sollevata l’ec -cezione di legittimità costi-tuzionale. Ma passerannomesi: possiamo trascorrerlial buio? O bisognerà com-mettere reati?Non abbiamo ancora preso unadecisione. Commettere deireati è comunque una cosa gra-ve. Ma io difenderò sempre ilmio diritto a dare le notizie.

“Mi auguroche simobilitino tuttii giornalisti,anche i colleghidel serviziopubblico”

Emilio Carelli (FOTO ANSA)

BAVAG L I N I

UN EDITTO PER L’EMILIA:“NELLE SCUOLE NON

SI CRITICA IL GOVERNO”di Tommaso Rodano

N on solo il bavaglio sulle intercettazioni. In Italia lelimitazioni alla libertà di cronaca e alla manifestazione

del pensiero sembrano godere di un numero crescente diestimatori e praticanti.In Emilia Romagna circola una sconcertante nota dell’U f-ficio scolastico regionale, firmata dal direttore MarcelloLimina, che rivoge a tutti i dipendenti delle scuole pub-bliche indicazioni per un corretto rapporto con i mezzidi informazione. La missiva inizia così: “Si leggono fre-quentemente sulla stampa dichiarazioni rese da personaledella scuola, con le quali si esprimono critiche, con tonitalvolta esasperati e denigratori dell’immagine dell’A m-ministrazione della quale lo stesso personale fa parte”. Inun sistema democratico talvolta può capitare che un grup-po di cittadini decida di protestare contro una politicapubblica, un apparato politico o amministrativo. Ma ildirettore non sembra essere d’accordo. Infatti la nota pro-segue: “Esistono disposizioni normative e contrattualiche impongono ai dipendenti pubblici in generale, ed alpersonale del comparto scuola in particolare, di a s t e-nersi da dichiarazioni che in qualche modo possanoledere l’immagine dell’Amministrazione pubblica”. Agliinsegnanti e a tutti i dipendenti delle scuole statali, insostanza, l’Ufficio scolastico emiliano chiede di accettarei tagli e i licenziamenti: il progressivo smantellamentodelle strutture in cui lavorano. E, soprattutto, che lo fac-ciano senza proferire parola.La nota di Marcello Limina, in verità, non si accontenta di“i n d i c a re ” ai dipendenti delle scuole emiliane come aste-nersi dall’esprimere “posizioni critiche” a mezzo stampa.Addirittura, si legge, sarebbe opportuno che rinuncias-sero a qualsiasi tipo di iniziativa: “per i dipendenti è im-proprio indirizzare ad altre autorità politiche o ammi-nistrative diverse dal loro diretto riferimento gerarchicodocumenti, appelli, o richieste”.Niente meno. Criticare il governo e i suoi provvedimentinon è consentito in Emilia ai dipendenti della scuola pub-blica. Nemmeno in un periodo in cui è mortificata daitagli e dalle riduzioni di organico, con la prospettiva deinuovi dolorosi sacrifici delle prossime “ra s o i a t e ” di Tre-

monti.Per Marcello Limina, nel pomeriggiodi ieri, è poi arrivata la richiesta didimissioni da parte del segretario ge-nerale della Cgil Flc (Federazione la-voratori della conoscenza) MimmoPantaleo. “Questa comunicazione èinaccettabile e illegittima” afferma inun comunicato stampa. “Una gravis-sima lesione della libertà di manife-stazione. Attendiamo il ritiro della no-ta - chiede la Cgil - e le dimissioni deldirettore dell’Ufficio scolastico regio-nale”.

di Paola Zanca

L a cosa certa è unasola. Italo Bocchino

si è dato una calmata. Èpassato meno di unmese dalle sue dimis-sioni da vicecapogrup-po dei deputati Pdl, ep-pure sembrano lonta-nissimi i giorni delle in-terviste quotidiane,quelli della sera sem-

pre in tv. Denunciava di essere vittima di“un’e p u ra z i o n e ”, accusava il collega Mauri-zio Lupi: “voi di Comunione e liberazionesiete i maestri nella divisione dei posti”, mi-nacciava di far sudare ogni voto. Ora che iriflettori si sono spenti, tra i finiani sembra-no rimasti solo i cari e vecchi “distinguo”.Ieri, sul nostro giornale, Paolo Flores d’Ar -cais si chiedeva se “Fini è già finito”, vistoche “la faccia feroce”, quella delle sfuriate indiretta tv, non si è tradotta finora in nessunfatto concreto. E nemmeno quella delle in-tercettazioni sembra la volta buona. Ovvioche a Bocchino non piaccia vedersi dipintocome “il ventriloquo” dei bluff. “Ha sbaglia-to giorno, ieri avevo detto tutt’a l t ro ”, dice,rivendicando le sue perplessità sul disegnodi legge. “Ma l’obiettivo di Flores è che qual-cuno faccia cadere il governo Berlusconi, unobiettivo diametralmente opposto al no-stro, che invece il governo Berlusconi lo vo-gliamo migliorare”. Voterete contro? “Il no-stro obiettivo non è usare i numeri per sa-

botare, ma usare i contenuti per convince-re ”. Voterete contro? “Noi nasciamo per sti-molare il dibattito, per porre problemi. Ma lesoluzioni vanno trovate prima di arrivareagli scontri”. Voterete contro? “Se il gruppoparlamentare deciderà di andare avanti, va-luteremo come comportarci, saremo vigili”.La domanda gliel’abbiamo posta più di unavolta. La risposta è in tre giri di parole. Disolito, presagio che alla fine l’accordo ci sa-rà. Questo non significa che lo scontro all’in -terno della maggioranza sia finito. La crisi trai co-fondatori è ancora aperta: lo dicono ititoli de Il Secolo d’Italia, l’ex quotidiano di Al-leanza nazionale, lo conferma “l’arcipela go”di associazioni fiorite nell’area finiana, lo te-stimonia la battaglia aperta con la Lega sul fe-deralismo (“Se deve dividere in due l’Italia –ha detto ieri lo stesso Bocchino – noi non sia-mo d’accordo e diciamo no”). Nessuno neganeppure che il ddl anti-intercettazioni sia l’en -nesima legge a favore di quelle “sacche di pri-vileg io” che Gianfranco Fini aveva criticatodurante la direzione nazionale del Pdl, un me-se fa. “Se avessi dovuto decidere io – ammetteBocchino – avrei fatto prima il ddl anticorru-zione e la manovra economica, non la leggesulle intercettazioni”. Ma tant’è, la prossimasettimana all’esame della Camera c’è quella.Ricominciamo con i distinguo, dunque. “Noi– spiega il deputato finiano – riteniamo che lalegge si debba fare e che la prima parte, quellarelativa alle indagini, sia fatta bene. Il proble-ma è la seconda parte, che rischia di mettere arepentaglio tutto”. Bocchino spiega che sonodue le questioni che proveranno a modifica-

re. La prima sono le sanzioni agli editori:“L’obiettivo è comprensibile – riflette –. Spa-ventare chi ha più da rimettere. Ma questa di-sposizione è in evidente contrasto con la leg-ge che regola la professione giornalistica eche dà al direttore responsabile l’esclusivo di-ritto di decidere cosa va in pagina e cosa no. Sel’editore scrive una mail: ‘Caro direttore, ti co-munico che l’articolo che vuoi pubblicare do-mani viola la legge’ e il direttore lo pubblica lostesso, come fa poi un giudice a condannarel’editore? Si può anche cambiare la legge: nontroverei strano che sia l’editore a decidere co-sa va in pagina. Ma finché esiste l’ordinamen -to attuale, la multa non può funzionare”. Se-condo distinguo: “Non si capisce perché nonsi possa raccontare cosa si dice nell’i n ch i e s t a ,nemmeno per riassunto. Con questa leggepuoi sbattere il mostro in prima pagina dicen-do che è accusato, ma quando si depositanogli atti non puoi riportare né gli elementi chelo scagionano, né le prove inconfutabili chelo condannano”. Ai finiani basterebbero que-ste due modifiche, per il resto, spiega Bocchi-no, “la legge deve avere due obiettivi, tutti edue già raggiunti: evitare che il pm pigro pos-sa fare ’pesca a strascico’ con le intercettazio-ni e vietare la pubblicazione di testi allucinan-ti, senza alcuna rilevanza penale”. “Non ca-pisco perché aggiungere altri obiettivi che ri-schiano di inficiare tutto”, aggiunge. Chissàche non faccia la fine di quel vecchio tormen-tone: “Non capisco, ma mi adeguo”.

Sopra Italo Bocchino, a destrail ministro Maria Stella Gelmini (FOTO ANSA)

Page 5: Il Fatto quotidiano - 22 Maggio 2010

Sabato 22 maggio 2010 pagina 5

BERSANI: “ZERO BAVAGLIO MUORE LA DEMOCRAZIA”Il segretario del Pd apre l’Assemblea nazionale

e attacca la Rai, paragonando Santoro a Balotellidi Wanda Marrae Caterina Perniconi

Comincia in sordina, con unacolonna sonora inedita l’As -semblea nazionale del Pd,chiamata a elaborare delle

proposte programmatiche con-crete su cui lavorare. Con la saladella Fiera di Roma piena solo ametà mentre risuonano le note di“Wind of change” degli Scor-pions e dell’Inno d’Italia, suonatodagli ottoni del Teatro dell’O p e rain protesta contro il decreto sulleFondazioni (all’inizio sul palcoc’è un momento di imbarazzo,poi tutti seguono l’esempio di Ro-sy Bindi che canta a voce spiega-ta), l’atmosfera è un po’ estra -niante. E in effetti, sebbene lo slo-gan sia accattivante (“Open Pd.Prepariamo giorni migliori perl’Italia”) prima dei lavori più chedi proposte e contenuti si parlasoprattutto di una questione dimetodo. Oggi i sei gruppi di lavo-ro (dedicati a Università e Ricer-ca, Lavoro e Welfare, Green Eco-nomy, Giustizia, Europa) dovran-no presentare dei documenti: lamaggioranza vorrebbe votarli co-me base di partenza per un lavorofuturo, la minoranza no, e ha del-le riserve soprattutto sulle coper-ture finanziarie dei progetti pre-

sentati. È comunque ecumenico,l’intervento della presidente Bin-di: “Nel Pd si deve smettere di mi-nacciare di andare via, ma sem-mai occorre minacciare di restareper costringere tutti a costruire ilpartito che tutti vogliamo”. Men-tre l’attualità irrompe in quellodel segretario Bersani. È netto sul-le intercettazioni. “La giusta esi-genza di eliminare l'abuso delleintercettazioni e la loro conse-guente diffusione, si sta ribaltan-do in norme che danneggianogravemente le indagini e metto-no un bavaglio all'informazionesconosciuto ad ogni Paese demo-c ra t i c o ”. Duro sulla corruzione:“Le misure anti-corruzione pre-sentate dal governo sono acquaf re s c a ”. E soprattutto: “Non è so-lo questione di mele marce, co-me dice Berlusconi: la questioneè il cesto e cioé il sistema. Un si-stema di progressivo allestimen-to di procedure e strumenti capa-ci di svuotare, con mille eccezio-ni e deroghe, le regole di traspa-renza e di imparzialità nella ge-stione del denaro pubblico”.Strappa l’applauso più fortequando chiede rispetto e dice noai personalismi: “Il Pd non è fra-zionabile in feudi personali”.Mentre sulla questione Santoro(che in diretta durante A n n o ze ro

ha definito “c i a l t ro n e ” il Pd e hasfidato il partito a pronunciarsisulla sua trasmissione, provocan-do le ire dei consiglieri democra-tici) sceglie di non rispondere alconduttore, ma spara a zero sullaRai senza esitazioni: “É un’azien -da pubblica davvero strabiliante:è disposta a spendere perché ungrande conduttore se ne vada. Sa-rebbe come se l’Inter pagasse permandare via Balotelli”.Parole chiare, dunque, dal segre-tario sulle intercettazioni. E in ge-nerale il partito è fermo sul dire nosenza se e senza ma alla legge indiscussione. Anche se con qual-che distinguo. Il responsabile Giu-stizia del Pd, Andrea Orlando, sot-tolinea come “si sia messo l’accen -to sulle limitazioni della libertà distampa, ma la verità è che con iltesto in questione si rende moltodifficile il lavoro di chi indaga”.Mentre ricorda che “è il Pd che stacostringendo la maggioranza a di-scutere di notte con l’ostr uzioni-smo”. In realtà è questione di ac-centi, tra chi preferisce insisteresulla necessità delle intercettazio-ni e chi ricorda che si deve punirechi le fa trapelare. La proposta dilegge del Pd in materia propone,tra le altre cose, che ci sia una fi-gura deputata a far sì che le inter-cettazioni non vengano diffuse e

OPPOSIZIONI

quelle inutili siano distrutte im-mediatamente. Come spiega il co-stituzionalista Ceccanti, “bisognadifendere il lavoro dei magistratima anche prevedere misure perchi fa trapelare le notizie”. Barri-cadero, invece, Ignazio Marino:“Dobbiamo opporci con l’ostr u-zionismo e la mobilitazione dipiazza”. Altro argomento che tie-ne banco, Michele Santoro. Nonsenza qualche imbarazzo. Si va dal“no comment” di Franceschini al-le dichiarazioni critiche di Fioro-ni: “Ho rispetto per lui, ma in cam-bio vorrei altrettanto rispetto” aquelle più esplicite di Gentiloni:“L’ho detto più volte a Santoro,che il Pd pensa che il suo program-ma sia importante. Più di così...”.

D O P O - I E RVO L I N O

VENDOLAI N VO C A

DE MAGISTRISdi Vincenzo Iurillo

Napoli

C hiamatelo Cantiere per la Sinistra, Cantiere Futuro, La-boratorio Sud o come vi pare. E’ il tandem Nichi Ven-

dola-Luigi De Magistris, e questo conta. Si è messo in viag-gio ieri sera da un convegno alla Città della Scienza di Ba-gnoli e punta dritto al Comune di Napoli, che tornerà alleurne la prossima primavera. L’accoppiata tra il governatoredella Puglia e l’eurodeputato Idv è la vetrina di un costi-tuendo patto tra Sinistra e Libertà, Idv, movimenti e asso-ciazioni, pezzi di Rifondazione e ambienti del Pd campanoscontenti dell’eterno scontro tra bassoliniani e deluchianie del filotto di sconfitte racimolate in Campania dal 2009(perse la Regione e quattro province su cinque). L’accop-piata ha un obiettivo dichiarato e uno nascosto. Il primo èquello di imporre le primarie di coalizione per il candidatosindaco di Napoli, possibilmente con ampio anticipo sulvoto. Il secondo è quello di sfruttare le indecisioni del Pd efarlo trovare spiazzato su un nome esterno alle logichespartitorie democrat, manovra in qualche modo già riu-scita in Puglia con Vendola e nel Lazio con Emma Bonino.Va da sé che il nome ideale sarebbe quello di De Magistris.Solo che l’ex pm di Why Not non ha sciolto la riserva, e chisi aspettava ieri qualche parola risolutiva sulla questione èrimasto deluso. Non è arrivato un sì, ma nemmeno un no.“La questione non si pone –afferma De Magistris - sono unodei tanti candidati possibili che potrà mettersi in gioco. ANapoli si rischia di avere Mara Carfagna sindaco, per cui c’èbisogno di una candidatura forte, espressione di un’a re apolitica molto vasta”. Vendola prima di arrivare alla Cittàdella Scienza è stato a Bitetto, ai funerali di uno dei militariuccisi in Afghanistan. “De Magistris sindaco? Tutto ciò chespariglia i giochi tradizionali nel Palazzo del centrosinistrami va bene”, dice il governatore. E qui sono in tanti adaugurarsi anche la discesa in campo di Michele Santoro.

Oggi spazioalle conclusionidei sei gruppidi discussioneche sarannola basep ro g r a m m a t i c a

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pagina 6 Sabato 22 maggio 2010

“GLI ABBIAMO DETTO: RESTA”Il consigliere Van Straten: “La minoranza

ha sempre combattuto per la messa in onda di Annozero”

I messaggi su antefatto.it

Lo “s fog o ” in direttapiace e non piace

TELEVISIONE

di Carlo Tecce

Due giorni di silenziriempiti da un'intro-duzione lunga diciot-to minuti. Michele

Santoro ha usato le tecnichedi una controffensiva chepossono prefigurare un ri-pensamento: difesa, attaccoe una domanda retorica. Di-fesa sulla liquidazione. At-tacchi ai direttori di R e p u b-blica, Corr iere Stampa, ai con-siglieri di amministrazionedel Pd, al presidente della Vi-gilanza, Sergio Zavoli e all'I-talia dei Valori. Già, la do-manda: “Volete ancora An-n o z e ro ? ”. La risposta è affer-mativa. Quasi per tutti. Per-ché Zavoli, evitate replichea caldo, preferisce girare ilquesito del conduttore all'a-zienda: “Non ho titolo perdare consigli a Santoro sullasua permanenza o no allaRai. Il mio ruolo istituziona-le reclama da me opinioni ecomportamenti strettamen-te riferibili alla natura intrin-seca della Commissione chepresiedo. La morale, per unacontroversia che assume an-che aspetti di carattere per-sonale, la riservo semmai

agli spazi della mia libertàpr ivata”. La morale che di-vide. Santoro: “Usare la pa-rola morale con me... devestare un po' attento perchéio francamente non lo possoaccettare. Perché è statomolto più immorale la deci-sione presa dalla Commis-sione di Vigilanza che haportato alla chiusura deiprogrammi in campagnaelettorale, perché era un de-cisione contro la legge”. Za-voli non retrocede, anzi:“L'accusa di moralismo ri-voltami da Santoro mi hasbalordito per la sua infon-datezza. In realtà, non c'èchi possa attribuirmi un giu-dizio di quel genere. É sem-plice: non l'ho mai pronun-ciato. Ho detto che la vicen-da avrà una ricaduta su altricolleghi i quali si sentirannoesclusi, lo penso in linea diprincipio, da prospettive ri-conducibili alle modalitàconvenute con l'azienda dal-l ' a u t o re ”. Ovvero: c'è il ri-schio che il trattamento perSantoro sia chimera per altrie dunque propone un’a u d i-zione del direttore generaleMasi. E alcuni componentidella Vigilanza – come Lu-

ciano Sardelli (Noi Sud) –chiedono di ascoltare Santo-ro. Vincenzo Vita (Pd) pro-muove Zavoli e boccia Sar-delli: “Sì alla convocazionedi Masi per capire perchél’azienda rinuncia a un gior-nalista di primissimo piano,no all’audizione di Santoroperché non siamo un tribu-nale d’inquisizione”. A tardasera, da viale Mazzini fannosapere che la trattativa pro-segue: “Abbiamo lavoratoanche oggi, le due parti stan-no ultimando i particolari. Iltesto finale da firmare è qua-si pronto. Il Cda di merco-ledì potrebbe votare il nuo-vo contratto da esterno diS a n t o ro ”.Il consigliere Giorgio VanStraten inizia da lontano:“C'è una parte ufficiale cheposso dire: io e Rizzo Nervoabbiamo parlato con Santo-ro due mesi fa, credo all'o-rigine della trattativa, e ab-biamo più volte ripetuto ilnostro parere: ‘Resta, il tuoprogramma è una risorsa’.Sono ancora convinto cheA n n o ze ro sia un patrimoniodell'azienda, eliminandosemmai i primi venti minutidi giovedì”. E sul contratto?

La sede Rai in viale Mazzini (FOTO EMBLEMA)

èMICHELE SANTORO ancorauna volta ha dimostrato coerenza eschiettezza. Rispetto per se stesso eper i telespettatori. É l'ultimo dei verigiornalisti che, insieme alla Sig.raGabanelli ed al grande Iacona, hannolo spessore per dare le vere notizie.Purtroppo la Rai sta dimostrando, coni partiti al suo interno, di aver bisognodi maggiordomi come Bruno Bespa, diveline e cantanti. La Rai vuolerispecchiare il Paese di pizza em a n d o l i n o.

Giorgio

èSCOMMETTO che la Rai non farànessun passo per far rimanereSantoro al suo posto. Ormai è la finedi tutte le libertà, quelladell'informazione libera, quella deldissenso, quella dell' indagine suipotenti: è avvilente a dir poco, ma aquesto punto è chiaro anche ai ciechiche stiamo in una dittatura. Qualcunoci aiuti!

Gabriella Pascale

èA ME È SEMBRATO un uso diun mezzo pubblico per affari privati.Mi chiedo se anche la Busi farà così altelegiornale. La mia impressione è cheBerlusconi e Santoro sono due faccedella stessa medaglia, ognuno con il“p ro p r i o ” popolo. Quello che misarebbe piaciuto sapere è se latrattativa è iniziata prima o dopo “Raiper una notte”.

Ner iana

èSANTORO FA due ore ditrasmissione una volta alla settimana enemmeno tutto l'anno. Per il restoabbiamo Vespa ogni momento,Minzolini, le ospitate dei boss dellapolitica dalla Prova del Cuoco e a

trasmissioni sportive: cioè una fiondacontro una portaerei. E questi quisono talmente incapaci che hannopaura della fionda. Che genteminuscola che abbiamo, forse bravi afar soldi e fregare la legge maveramente dei miserabili in tutto ilre s t o.

Che Buffoni

èSAREBBE BELLO se ci fosse unnuovo canale tv fatto da giornalistiveri, seri e competenti come Santoro,Ruotolo, Travaglio, Iacona. Sogno ungiorno in cui tutti questi bravigiornalisti lasceranno la Rai, (tranneVespa) e lavoreranno insieme inquesta nuova tv libera... ma nelfrattempo non voglio rimanere orfanadell'unica trasmissione che adoroguardare! Santoro non ci lasciare!

Francesca 78

èPIACEREBBE ANCHE A MEutilizzare la tv pubblica per dire che,ancora oggi, i disabili vedono violati ipropri diritti. Che ancora oggi, vivonocon una pensione di 238,00 euro. Cheancora oggi devono chiedere aiuto persalire le scale di un edificio pubblico.Che ancora oggi devono combatterecon Vigili che non conoscono, dopo

vent'anni, la normativa cheregolamenta i diritti dei possessori deiContrassegni Speciali. E inveceassistiamo allo “s fo go ” di Santoro.Vergognati. Hai abusato della direttatelevisiva per parlare di fatti tuoi.

Aldo Pastore

èCOME DICEVA il procuratoredella Repubblica Borrelli: “Resistere ,resistere, resistere”. Rivolgoun'appello a Marco Travaglio, MicheleSantoro, Peter Gomez, AntonioPadellaro e tutti i giornalisti del Fattoquotidiano, affinchè continuino adessere i paladini della libertàd’espressione. Perchè il momento èmolto grave, perchè una voltaapprovata la legge sulle intercettazionila libertà subirà un colpo mortale.

Aldo

èSE ALMENO una piccola partedei giornalisti avesse la schiettezza e ilcoraggio di Santoro avremmocertamente un'italia più informata eresponsabile. Grazie. E resisteresempre per non farci soffocare daquesta classe dirigente (tutta o quasi)di pavidi e opportunisti.

Maria Pia

èDELIRIO di onnipotenza. Ventiminuti di monologo. NemmenoBerlusconi.

Danilo

èSONO UN SOSTENITORE diMichele Santoro, lo seguo da sempre econtinuerò a farlo in qualunque mododecida di manifestarsi. Ho apprezzatomoltissimo l’esperimento di “Rai peruna notte” e penso che quella sia unastrada percorribile, così come quellascelta da Gabanelli, Iacona e Formigli,altri esempi apprezzabili di liberainformazione (potrebbero fare i“Fantastici quattro”dell'informazione). Purtroppo la Rai siè appiattita sulla mediocrità e il suoorizzonte è l'ignoranza e ladisinformazione, oltre che una buonadose di omologazione al pensierodominante .

Davide

èVEDIAMO se ho capito bene...L'hanno messo in mobbing, e lui haottenuto risultati entusiasmanti. E ora,per punizione, gli danno 10 milioni dieuro. No, non posso aver capito bene,altrimenti mi verrebbe voglia dichiedere al capo di mettermi inmobbing e di punirmi. E ciò ha moltopoco senso. No, no... ho propriocapito male.

Daniele Ramos

èPOVERINO! Ma soprattutto

poveri noi che continuiamo a pagare ilcanone. E c'è gente che deve andareavanti con 1000 euro al mese. Ma vedoche i benpensanti di sinistraaddirittura scrivono che ha fattoanche bene!

Gundam

èCARO SANTORO, abbiamobisogno di te, se te ne vai tu, devonochiudere la Rai, non servirebbe più aniente (a parte la Gabanelli,chiaramente)! Continuate entrambi alavorare seriamente, a farciconoscere, a farci capire, a darci laforza di resistere contro chi ci vuoletutti lobotomizzati. Forza e coraggio.Voglio pensare che essere italiano haancora un senso, perchè al momentoho seri dubbi. Legalità e giustizia:chiedo troppo?

Wa l t e r

èCUSTER??? Mi risulta che ilGenerale Custer sia mortocombattendo insieme ai suoi uomini.Mi pare invece che Santoro abbiamollato i suoi e si sia allontanato colcarro dei viveri. (E forse con la pagadel reggimento )

Sant’O ro

èSE LA RAI NON TI VUOLE,sarò ben lieta di ospitarti da me! Glispettatori, noi spettatori, ti vogliamoqualunque cosa tu faccia: si chiami “Raiper una notte” o in qualsiasi altromodo noi vogliamo continuare asentire e vedere tutta la verità dei fatti!Ci hai abituato così e noi amiamoqueste abitudini. Quindi, lascia star leinutili parole degli sicocchi e fai il tuodovere come l'hai sempre fatto!Grazie Michè!

Va l e n t i n a

“Sull’accordo quadro abbia-mo votato a favore perché cisembrava il desiderio di San-toro. Poi vedremo... Finchénon c'è la firma può tornareindietro. Sia chiaro: noi ab-biamo combattuto con lui,

in questi anni difficili, per lapermanenza in video di A n-n o ze ro ”. Dall’ufficio di Ga-rimberti fanno intuire che ilgiornalista ha scelto la viad’uscita, nonostante il pre-sidente avesse provato a

trattenerlo: “Michele, nondevi mollare”. Chiamato incausa per un verbale di Con-siglio dell'anno scorso, NinoRizzo Nervo sembra un po'stanco: “Basta, non parlopiù di Santoro. La puntatami è piaciuta, bella l'inchie-sta sui preti e la pedofilia.Per il resto...”. Nel resto c'èla stoccata all'Idv dei “valor iimmobiliar i”. Antonio DiPietro incassa e schiera ilpartito al fianco del condut-tore: “Noi siamo con Santo-ro. Ci auguriamo che possacontinuare a svolgere il suolavoro in Rai e non ci inte-ressa se da dipendente o dacollaboratore esterno. L’i m-portante è che un giornali-sta dalla schiena dritta possacontinuare a operare senzacensure. A n n o ze ro ha tenutoalta la bandiera dell‘infor ma-zione – aggiunge il presiden-te dell'Idv – anche in questitempi bui per la nostra de-mocrazia, va un plauso per ilservizio reso ai cittadini. Seè capitato che qualche voltaSantoro ci abbia criticato,come è successo giovedì,ben vengano queste critichepoiché sono un monito perm i g l i o ra re ”.

L’anteprima record:

18 minuti di monologo con

il 13,5 per cento di share

A ltra puntata record di A n n o ze ro,seguita da 4 milioni e 600 milaspettatori con uno share del 19,56

per cento. Ma il giovedì che seguival’annuncio dell’accordo tra l’azienda e MicheleSantoro, per la sua uscita da dipendentedell’azienda, interessava soprattutto perl’anteprima del conduttore. Per la prima

volta, Santoro ha allungato i tempi: non piùsei o sette minuti di introduzione, ma bendiciotto, in cui spiegava i motivi dellatrattativa con la Rai (“Non mi sono arreso anessuno”) e attaccava chi, nei due giorni disilenzio, aveva “fatto lezioni moraliinaccettabili”. Quel pezzo iniziale di A n n o ze roha registrato il 13,50 per cento che vuol dire

3,56 milioni di telespettatori. In media,l’introduzione di Santoro oscilla normalmentetra il 9 e il 10 per cento. Il record è detenutodalla puntata del 22 aprile scorso, tema“separati in casa” ovvero Berlusconi e Fini:12,85 per cento di share e 3,6 milioni dispettatori. Quasi 50 mila in più rispettoall’altra sera.

Mercoledì la Rai potrebbe votarel’accordo con Santoro. Zavolipropone la convocazione di Masi

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Sabato 22 maggio 2010 pagina 7

tendevo proposte dagli amministrato-ri e le avrei considerate. Nessuna sug-gestione nemmeno da loro.Ma non avevi chiesto l’unanimitàdel Cda sulla tua transazione?Avevo chiesto che la Rai prendesseuna decisione condivisa. Sono i con-siglieri che dovevano analizzare l’ac -cordo: se non li convinceva, nonl’avrei firmato neanch’io. Se pensava-no che dovessi andare avanti, ancherifacendo A n n o ze ro e basta, ne avrei te-nuto conto. Invece hanno firmato tut-ti e ora dicono che l’hanno fatto perme: è la bugia del secolo. Hanno pre-ferito accreditare la tesi che ero stan-co e volevo arrendermi.Ci sono spazi per rivedere tutto?Gli amministratori sono loro, io sonoun conduttore televisivo. Se hannodetto sì, vuol dire che erano tutti d’ac -cordo con la linea di Masi per la miauscita dall’azienda concordata conme. Ora si assumano la loro parte diresponsabilità. Dicano che questa èl’unica soluzione possibile, per la de-stra e per la sinistra, oppure dicanoche hanno cambiato idea. Se il Cda ap-prova la delibera, io ne deduco che so-no tutti d’accordo che io me ne vada.Se non lo fossero stati, io non me nesarei andato. Ci hanno ripensato? Han-no deciso, finalmente, di costruire unprogetto editoriale intorno a me e allamia squadra? Se me lo dice qualcuno,io resto, anche per rifare A n n o ze ro . Mase pensano che è meglio liberarsi dinoi, allora voglio far rivivere lo spiritodi A n n o ze ro fuori dal sistema dei par-titi. È tutto molto chiaro, tutte le cartesono in tavola, troppo facile scaricareogni cosa su di me. Del resto, Marco,ragioniamo: ma da quando in qua gliamministratori di questa Rai fannoquel che gli dice Michele Santoro?

di Marco Travaglio

Equindi?O garantiscono di smetterla, op-pure è ora di raccogliere il mes-saggio di Raipernuanotte: ce ne

andiamo fuori dalla Rai a sperimen-tare forme narrative nuove e più ef-ficaci. A farla fuori dal vaso, liberan-doci dal cappio dei partiti, ora che alPaladozza abbiamo sperimentatocon successo nuovi canali di trasmis-sione. Perché il conflitto di interessinon è solo di Berlusconi, ma di tutti ipartiti che occupano la Rai, le Autho-rity e tutto il resto.Davvero non c’erano speranze perA n n o ze ro quinta edizione?Chi non vive in redazione non sa quan-te armi sfoderano per bloccarti: nien-te cachet per questo o quell’ospite,niente docufiction, no a questa o quel-la troupe, e poi le diffide dell’uf ficiolegale, i contratti dei collaboratori, leconvocazioni dei ministri, la commis-sione di Vigilanza, le multe, i divieti diparlare di processi e inchieste, oltre-ché naturalmente di Berlusconi... De-vi chiedere autorizzazioni su tutto eper tutto, anche per usare al meglio iltuo budget. Non a caso i prodotti piùforti della Rai sono ormai fatti in out-sourcing, vedi Che tempo che fa: moltomeglio che sia la Endemol a invitarequesto o quell’ospite… Poi c’è la stra-tegia giudiziaria: cause civili abnormicome quella da 40 milioni di euro de-gli Angelucci e, alle spalle,un’azienda che invece di sostener-ti ti fa causa a sua volta. Stare lì aparare i colpi significherebbe da-re gioco facile ai censori e allacensura. Non potevamo conti-nuare a pagare noi il biglietto perandare in onda.Ma A n n o ze ro sotto assedio nonè comunque meglio che nienteA n n o ze ro ?Non è detto. Oggi l’intero sistema po-litico è in crisi, ma A n n o ze ro da solonon può ribaltare il sottostante siste-ma dell’informazione. Rischierebbedi diventare un rito consolatorio, conuna gigantesca platea che si ritrova ilgiovedì a celebrare il giorno del ma-rinaio: stasera si parla male di tizio o dicaio. Io speravo, tornando nel 2006,di contribuire a cambiare il sistemaverso la libertà: lo dissi subito, invo-cando il ritorno di Biagi, di Luttazzi edella Guzzanti. Invece A n n o ze ro non siè propagato nel resto del sistema, cheanzi espelle altre voci meno “ever si-ve ” della tua, di quelle di Sabina, di Da-

niele: ora tocca a Morgan, a Busi... Chefaccio, li chiamo tutti io nell’accampa -mento recintato? Arroccarsi sulla di-fensiva è sbagliato. A volte siamo riu-sciti a intaccare l’Agenda Unica, masolo quando qualche grande giornaleci veniva dietro e trattava i nostri temi,o viceversa. Per il resto siamo rimastisoli nella gabbia.Te la sei presa con Curzio Malteseche ha parlato di resa, ma non haragione lui quando osserva che og-gettivamente Berlusconi e Masihanno coronato il sogno di chiude-re A n n o ze ro ?Diversamente da Aldo Grasso, che èprevenuto e prevedibile, al parere diCurzio tengo molto. Gli chiedo diaspettare qualche mese prima di giu-dicarmi: io non alzo bandiera bianca enon vado in pensione, non oserei piùguardarmi allo specchio. L’av ve n t u rache voglio intraprendere è rischiosa,ma appassionante. Spero che possaessere valutata già tra qualche mese.So bene che il pubblico, quando vieneprivato di un programma libero, unodei pochi, reagisce male. È una reazio-ne che non puoi cancellare, a meno distare lì a lottare fino all’ultimo sangue,in attesa che ti neutralizzino. Ma, ora

che posso, voglio fare quello che ave-te fatto voi con il Fatto Quotidiano: è ilmomento di liberarsi dei grandi grup-pi editoriali e di fare da soli, cercandosoluzioni più agili per far arrivare lenotizie alla gente tramite altri canali.Se poi non ci riesco, vorrà dire cheavrà vinto Berlusconi. Anzi i partiti.Ma non posso restare a queste condi-zioni in una Rai che – lo dice il suo pre-sidente – potrebbe morire. Sarei com-plice dell’omicidio e l’alibi per l’assas -sino. Che cosa vuoi fare da grande,oltre alle docufiction per la Rai?È il capitolo più importante della mianuova ricerca. Raiperunanotte insegnache, se il contenuto è forte, i conte-

nitori si trovano, e con ascolti da

grande tv generalista. Senza che nes-suno ti possa bloccare o condiziona-re. La sfida è trasferire l’esperienza diquella serata unica nelle forme più ef-ficaci, per fare di Raiperunanotte qual -cosa di non episodico, di stabile.Sogni ancora di fare un telegiorna-le?Odio questa parola. L’obiettivo piùscomodo per il potere, da raggiungereanche per gradi, è comunque qualco-sa di nuovo che incida sul flusso quo-tidiano delle notizie. Ora che torno li-bero, mi guarderò intorno...Parliamo di soldi. Da uomo di co-municazione, riconoscerai checerte cifre impressionano molto.L’importante è che siano esatte e noninventate. Io non sono san Francesconé voglio apparire tale: sono un pro-fessionista che si occupa di questionisociali e non vuole rinunciarvi per ilricattuccio volgare dei compensi. Sevolevo far soldi, sarei rimasto a Me-diaset, dove prendevo il doppio chealla Rai. Se volevo vendermi a Berlu-sconi, mi ero già venduto, come in-sinuava qualcuno. Ma è possibileche, per i cantori del libero mercatodi casa Berlusconi o del Corriere dellaS e ra , le regole della concorrenza val-gano per tutti tranne che per me o perGrillo? Prima o poi farò un museoopen air della mia vita, farò entrare lagente in casa mia, appenderò i mieistipendi e le mie dichiarazioni deiredditi, così si vedrà che non sono unnababbo: vivo bene, sono un privile-giato rispetto a milioni di persone indifficoltà, ma non rispetto ai miei col-leghi. Sono disposti i miei colleghi afare altrettanto?Insisto sui soldi: che sono quei 10,quei 17 milioni di cui leggiamo?Io guadagno 700 mila euro lordi, 370mila netti, all’anno: stesso stipendiodel 1999. L’azienda incentiva i dipen-denti a uscire, me compreso, con unoscivolo di tre annualità. E siamo a duemilioni, fine. Così me ne vado daun’azienda che dovrebbe pagarmi,anche se non facessi più A n n o ze ro , fi-no al 2016.Vespa lamenta di essersene anda-to con soli 150 mila euro di liqui-dazione nel 2001.Sì, ma poi gli hanno fatto un contrattodi collaborazione di circa due milioniall’anno per molti anni in esclusiva. Ionon avrò nulla del genere.E i milioni per le docufiction?Creerò una società per realizzare e for-nire alla Rai “chiavi in mano” quattor -dici serate in due anni con prodottiprevalentemente cinematografici.Ovviamente è previsto un largo uso diattori. Costo medio: meno di quelloche spende RaiDue per le sue primeserate. Quei soldi non sono mica perme, ma per tutta la squadra e soprat-tutto per il prodotto. Se poi prendo isoldi e scappo, mi arresteranno. Ca-pirei se qualcuno dicesse: facciamoledentro l’azienda, queste serate. Ma èquel che dico da quattro anni e nontrovo nessuno con cui parlarne.Hai evocato Bersani e lui ti ha pa-ragonato a Balotelli.Ringrazio per la battuta, ma io atten-do di sapere se il Pd vuole A n n o ze rooppure no.È vero che hai incontrato Bersaniprima di decidere?No, e perché mai? Io ai partiti non homai chiesto niente per il mio lavoro.Ma ho buone ragioni per sapere cheBersani era bene informato di quelche succedeva.Van Straten e Rizzo Nervo diconodi aver approvato la transazioneper farti un favore.Nemmeno a loro ho chiesto niente, senon che dicessero la verità su cosa vo-gliono che la Rai faccia di me. Li hoinformati della situazione due mesi fa,avevano tutto il tempo per farsiun’idea. Così come il presidente Ga-rimberti: è impensabile che non co-noscesse i termini della mia transazio-ne con Masi. Se non erano d’a c c o rd o ,potevano fare qualche obiezione.Ricapitoliamo: tu prima hai parla-

L’ accordo quadro tra la Rai eSantoro, illustrato dal direttoregenerale Masi e approvato con

larga maggioranza dal Cda, ha fattodiscutere tanto per le cifre. L’accordo –ancora da firmare – prevede l’uscitadall’azienda di Santoro, cioè l’anticipo dellapensione di sei anni, prevista dunque nel

2016. A Santoro spetta una liquidazione di36 mensilità, tre anni a fronte di unostipendio annuo da direttore di circa 700mila euro lorde, come specificato in direttadallo stesso giornalista. Questa è la primaparte dell’accordo. La seconda prevede lacollaborazione esterna di Santoro conl’azienda tramite una società. Per la

trattativa, sul piano artistico, il conduttore siè affidato all’agente Lucio Presta che segueanche Paolo Bonolis e Antonella Clerici.Santoro dovrebbe consegnare all’azienda unprodotto “chiavi in mano”: due fiction dadue puntate l’anno, dal costo di un milioneciascuna, più altre cinque serate l’anno tradocufiction e programmi.

MICHELE SANTORO“È il momentodi fare da soli”

I nemici, gli amici, i conti in tascae la tv: il conduttore a tutto campo

TELEVISIONE

Segue dalla prima

to con Masi?Certo, è il direttore generale. Gli hochiesto che cosa voleva la Rai da me:mi date un canale satellitare, avete unaproposta da farmi per il futuro? Rispo-sta: proponga lei. Ho fatto una serie diproposte per il mio futuro da dipen-dente della Rai. Risultato: mi hannotrascinato in Cassazione per far annul-lare la sentenza d’appello che mi rein-tegrava in onda in base al mio contrat-to con la Rai. Ho chiesto a Masi: comesi esce da una vertenza che potrebbedurare altri tre anni? Mi ha rispostoche la soluzione era che uscissidall’azienda con una transazione. Unacondizione senza alternative. Allorane ho parlato col presidente Garim-berti e gli ho esposto il “p a ra d o s s oS a n t o ro ”: la Rai tratta come un clan-destino, come un criminale, l’a u t o redi un programma di punta che portaascolti, pubblicità e guadagniall’azienda. Possibile che io sia un in-gombro sopportato, anzi imposto daigiudici? Lui mi ha assicurato di non sa-pere nulla del ricorso della Rai in Cas-sazione. A te pare possibile? Gli hodetto ciò che avevo appena detto aglialtri due consiglieri Pd: che intendevoriprendere il mio percorso creativoper la televisione che ho in mente, at-

Contesto e linguaggio

“Passavamo iltempo a schivarepallottole;innovare èimpossibile inun’azienda che tifa la guerra

Una nuova ricerca

“Il Paladozzainsegna chese il contenutoè fortei contenitori sitrovano. Congrandi ascolti

Prodotto “chiavi in

mano”: due fiction

e dieci documentari

Michele Santorovisto daE m anu e l eF u c e c ch i

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pagina 8 Sabato 22 maggio 2010

di Maria Luisa Busi

Ti chiedo di essere sollevatadalla mansione di conduttri-ce dell’edizione delle 20 delTg1, essendosi determinata

una situazione che non mi con-sente di svolgere questo compitosenza pregiudizio per le mie con-vinzioni professionali. Questa èper me una scelta difficile, ma ob-bligata. Considero la linea edito-riale che hai voluto imprimere algiornale una sorta di dirottamen-to, a causa del quale il Tg1 rischiadi schiantarsi contro una defini-tiva perdita di credibilità nei con-fronti dei telespettatori. Come hadetto il presidente della Commis-sione di Vigilanza Rai Sergio Za-voli: “La più grande testata italia-na, rinunciando alla sua tradizio-nale struttura ha visto trasforma-re insieme con la sua identità, par-te dell’ascolto tradizionale”.

UNA VOCE SOLA. Amo que-sto giornale, dove lavoro da 21 an-ni. Perché è un grande giornale. Èstato il giornale di Vespa, Frajese,Longhi, Morrione, Fava, Giuntella.Il giornale delle culture diverse,delle idee diverse. Le contenevatutte, era questa la sua ricchezza.Era il loro giornale, il nostro gior-nale. Anche dei colleghi che hai ri-mosso dai loro incarichi e di moltialtri qui dentro che sono statiemarginati. Questo è il giornaleche ha sempre parlato a tutto il Pae-se. Il giornale degli italiani. Il gior-nale che ha dato voce a tutte le vo-ci. Non è mai stato il giornale di unavoce sola. Oggi l’informazione delTg1 è un’informazione parziale edi parte. Dov’è il paese reale? Dovesono le donne della vita reale?Quelle che devono aspettare mesiper una mammografia, se non pos-sono pagarla? Quelle coi salari peg-giori d’Europa, quelle che fanno fa-tica ogni giorno ad andare avantiperché negli asili nido non c’è po-sto per tutti i nostri figli? Devonofarsi levare il sangue e morire peravere l’onore di un nostro titolo. Edove sono le donne e gli uominiche hanno perso il lavoro? Un mi-lione di persone, dietro alle quali cisono le loro famiglie. Dove sono igiovani, per la prima volta con unfuturo peggiore dei padri? E i qua-rantenni ancora precari, a 800 eu-ro al mese, che non possono com-prare neanche un divano, figuria-moci mettere al mondo un figlio? Edove sono i cassintegrati dell’Alita -lia? Che fine hanno fatto? E le cen-tinaia di aziende che chiudono e gliimprenditori del nord-est che sitolgono la vita perché falliti? Dov’èquesta Italia che abbiamo il dovere

di raccontare? Quell’Italia esiste.Ma il Tg1 l’ha eliminata. Anche iocompro la carta igienica per mia fi-glia che frequenta la prima elemen-tare in una scuola pubblica. Ma lasera, nel Tg1 delle 20, diamo spa-zio solo ai ministri Gelmini e Bru-netta che presentano il nuovogrande progetto per la digitalizza-zione della scuola, compreso di la-vagna interattiva multimediale.

D OV ’É L’I TA L I A ? L’Italia chevive una drammatica crisi socialeè finita nel binario morto della no-stra indifferenza. Schiacciata traun’informazione di parte – un edi-toriale sulla giustizia, uno contro ipentiti di mafia, un altro sull’in -chiesta di Trani nel quale hai affer-mato di non essere indagato,smentito dai fatti il giorno dopo el’infotainment quotidiano: daquante volte occorre lavarsi le ma-ni ogni giorno, alla caccia al coc-codrillo nel lago, alle mutande an-tiscippo. Una scelta editoriale conla quale stiamo arricchendo le sce-neggiature dei programmi di sati-ra e impoverendo la nostra repu-tazione di primo giornale del ser-vizio pubblico della più importan-te azienda culturale del Paese. Ol-tre che i cittadini, ne fanno le spe-se tanti bravi colleghi che potreb-bero dedicarsi con maggiore sod-disfazione a ben altre inchieste dipiù alto profilo e interesse gene-rale. Un giornalista ha un unicostrumento per difendere le pro-prie convinzioni professionali: le-vare al pezzo la propria firma. Unconduttore può soltanto levare lapropria faccia, a questo punto.Nell’affidamento dei telespettato-ri è al conduttore che viene ricol-legata la notizia. È lui che ricopreprimariamente il ruolo di garantedel rapporto di fiducia che sussi-ste con i telespettatori.

“SCODINZOLINI”. I fatti deL’Aquila ne sono stata la prova.Quando centinaia di persone han-no inveito contro la troupe cheguidavo al grido di vergogna “sco -dinzolini”, ho capito che quel rap-porto di fiducia che ci ha semprelegato al nostro pubblico era dav-vero compromesso. È quello cheaccade quando si privilegia la co-municazione all’informazione, lapropaganda alla verifica. Un’ulti -ma annotazione più personale.Ho fatto dell’onestà e della lealtàlo stile della mia vita e della miaprofessione. Dissentire non è tra-dire. Non rammento chi lo ha det-to recentemente. Pertanto: 1) Re-spingo l’accusa di avere avuto uncomportamento scorretto. Le cri-tiche che ho espresso pubblica-

mente – ricordo che si tratta di unmio diritto oltre che di un dovereessendo una consigliera della Fnsi– le avevo già mosse anche nelleriunioni di sommario e a te, per-sonalmente. Con spirito di lealecollaborazione, pensando che inun lavoro come il nostro la circo-lazione delle idee e la pluralità del-le opinioni costituisca un arricchi-mento. Per questo ho continuatoa condurre in questi mesi. Ma è pa-lese che non c’è più alcuno spazioper la dialettica democratica alTg1. Sono i tempi del pensierounico. Chi non ci sta è fuori, primao dopo. 2) Respingo l’accusa chemi è stata mossa di sputare nelpiatto in cui mangio. Ricordo chela pietanza è quella di un sempliceinviato, che chiede sempli-cemente che quel piattocontenga gli ingre-dienti giusti. Tutti eonesti. E tengo a

precisare di avere sempre rifiuta-to compensi fuori dalla Rai, lauta-mente offerti dalle grandi aziendeper i volti chiamati a presentare leloro convention, ritenendo cheun giornalista del servizio pubbli-co non debba trarre profitto dalproprio ruolo. 3) Respingo comeoffensive le affermazioni conte-nute nella tua lettera dopo l’inter -vista rilasciata a Repubblica, letteranella quale hai sollecitatoall’azienda un provvedimento di-sciplinare nei miei confronti: mihai accusato di “danneggiare ilgiornale per cui lavoro”, con lemie dichiarazioni sui dati d’ascol -to. I dati resi pubblici hanno con-fermato quelle dichiarazioni.

R I S P E T TO. Trovo inoltre pa-radossale la tua considerazio-ne seguente: “Il Tg1 daràconto delle posizioni delleminoranze ma non stravol-gerà i fatti in ossequio acampagne ideologiche”.Posso dirti che l’unicacampagna a cui mi dedi-co è quella dove trascor-ro i weekend con la fa-miglia. Spero tu possadire altrettanto. Vice-versa ho notato comenon si sia levata una tuaparola contro la violen-

ta campagna diffamatoria che iquotidiani Il Giornale, Libero e il set-timanale Pa n o ra m a – anche utiliz-zando impropriamente corri-spondenza aziendale a me diretta– hanno scatenato nei miei con-fronti in seguito alle mie critichealla tua linea editoriale. Un attaccoa orologeria: screditare subito chidissente per indebolire la valenzadelle sue affermazioni. Sono statadefinita “tosa ciacolante – ra gazzachiacchierona – cronista senzacronaca, editorialista senza edito-r iali” e via di questo passo. Non èciò che mi disse il presidenteCiampi consegnandomi il PremioSaint Vincent di giornalismo. Aqueste vigliaccate risponderà ilmio legale. Ma sappi che non ècerto per questo che lascio la con-duzione delle 20. Thomas Ber-nhard in “Antichi Maestri” scr ivedecine di volte una parola cheamo molto: rispetto. Non di am-mirazione viviamo, dice, ma è dirispetto che abbiamo bisogno. Ca-ro direttore, credo che occorramaggiore rispetto. Per le notizie,per il pubblico, per la verità. Quel-lo che nutro per la storia del Tg1,per la mia azienda, mi porta a que-sta decisione. Il rispetto per i te-lespettatori, nostri unici referenti.Dovremmo ricordarlo sempre.Anche tu ne avresti il dovere.

REGIME TV

NSCUOLA

Tempo pienoin più a Roma

D opo l’ennesimamanifestazione di

insegnanti e genitori alprovveditorato, sono staterecuperate le 72 classi ditempo pieno consolidatoche erano state tagliate. Nemancano ancora più di2000 rispetto allerichieste. I Cobas:“Speriamo che anche lealtre regioni seguano ilnostro esempio”.

ROSARNO

Gruppo scoutsciolto per mafia

I l gruppo scout vienesciolto per

‘ndragnheta e lemamme protestano. E’accaduto a Rosarno, inCalabria, dove unaventina di capi comunitàhanno rassegnato ledimissioni, impostedall’alto, dopo l’arr estodi un capo scoutcoinvolto inun’operazione antimafia della Dda diReggio Calabria. Lareazione delle mammedegli scout di Rosarno:“Hanno tolto lasperanza ai nostri figli,che ora rischiano didiventare manovalanzadella ‘ndrangheta”.

ESTREMISMO

Blitz dei Roscontro Militia

A pologia delfascismo,

diffusione di ideefondate sull'odiorazziale ed etnico eviolazione della LeggeMancino: sono le accusecontenute negli avvisi digaranzia consegnatioggi, dopo leperquisizioni, a quattroesponentidell'organizzazione diestrema destra “Militia”di Roma. Secondo gliinquirenti, i quattrosarebbero gli autoridegli attacchi degliultimi tempi contro lacomunità ebraica diRoma e contro il sindacocapitolino GianniAlemanno.

MI URLAVANO “SCODINZOLINI”NON CONDURRÒ PIÙ QUESTO TG1

La lettera con cui Maria Luisa Busi rinuncia ad andare in video

M aria Luisa Busi ci togliela faccia. La sua rinun-

cia alla conduzione del Tg1è arrivata in un momentodelicato per il primo tele-giornale nazionale: in tremesi, oltre un milione dispettatori in meno. Il primoa commentare la decisionedella giornalista è stato il di-rettore del Tg1 AugustoMinzolini, destinatario del-la lettera pubblicata in que-sta pagina: “Se non si rico-nosce nella linea editorialeha fatto bene. Ma sono mo-tivazioni che non condivi-do. Il mio telegiornale nonè mai stato di parte e gliascolti mi hanno dato ragio-ne”. Opposto il parere delpresidente Rai, Paolo Ga-rimberti, per cui il gestodella Busi è “un ulteriore epreoccupante segnale diuna situazione che richiede

massima attenzione da par-te dei vertici dell’azienda”.Anche la Federazione na-zionale della stampa, il sin-dacato dei giornalisti, si èschierata al fianco della exconduttrice. “Il disagio el’amarezza che esprime laBusi nella sua lettera – han-no detto Franco Siddi e Ro-berto Natale, segretario epresidente della Fnsi –sonosegnali di un malessere piùdiffuso che riguarda ampisettori della redazione”.Sulla stessa linea Carlo Ver-na, segretario del sindacatointerno alla Rai, l’U s i gra i :“Minzolini ha spaccato laredazione e quello della Bu-si è uno dei tanti esempi”.Nella maggioranza di cen-trodestra, tra le altre reazio-ni, c’è quella di MaurizioLupi, Pdl, membro dellacommissione di Vigilanza

Rai: “Dopo Santoro anchela Busi veste i panni dellavittima e coglie la palla albalzo per godersi i suoi die-ci minuti di notorietà. Min-zolini ha fatto delle scelteeditoriali, è suo diritto e do-vere. Chi non le condividepuò legittimamente sce-gliere di andarsene”. RosyBindi, Pd, auspica un inter-vento del presidente di Vi-gilanza Sergio Zavoli. Pan-cho Pardi dell'Idv rincara:“Il caso di Maria Luisa Busi èl’ennesima pugnalata alla li-bera informazione e facomprendere la gravità del-la situazione che c'è in Rai,azienda pubblica pagatacon il canone dei cittadini,ridotta a megafono di Palaz-zo Grazioli”. In serata, allapresentazione del libro delsuo collega Giulio Borrelli,un’ovazione ha accolto laBusi, che ha detto: “Dob-biamo ricordarci sempreche le redazioni restano e idirettori passano”.

(Pierluigi Giordano Cardone)

MINZOLINI: “Ha fattobene se non si riconosce”

Marialuisa Busi(FOTO LAPRESSE)

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Sabato 22 maggio 2010 pagina 9

di Greco era tornata in cima alleliste delle indiscrezioni, suscitan-do non pochi timori su un’inver -sione di rotta di un’authority che,tranne rare eccezioni, si è carat-terizzata per una gestione moltoattenta a non creare eccessivisquilibri. Tanto che qualcuno si èspinto fino a definirne l’azionecome spesso tardiva e propria dichi chiude il recinto quando ibuoi sono già scappati.

SUPERPOTERI. Eppure, pro-prio durante la gestione Cardia,tra il 2004 e il 2005, i poteri dellaConsob sono stati notevolmenteimplementati sul frontedella vigilanza e dell’inda -gine. Alla Commissione,infatti, è consentito neiconfronti di chiunque dirichiedere le registrazionitelefoniche esistenti; procederea ispezioni o a perquisizioni; ri-chiedere la comunicazione di da-ti personali anche in deroga ai di-vieti previsti dal Codice della Pri-vacy (attività consentita alla solaautorità giudiziaria nell’ambitodi indagini penali); procedere alsequestro dei beni che possonoformare oggetto di confisca; av-valersi della collaborazione dellaguardia di Finanza che agisce coni poteri di indagine attribuiti ai fi-ni dell’accertamento dell’impo -sta sul valore aggiunto e delle im-poste sui redditi (i dati così acqui-siti dalla GdF sono coperti dal se-greto d’ufficio e sono comunicatiesclusivamente alla Consob) eaccedere alle principali banchedati (tra cui l’anagrafe dei conti edepositi, archivio antiriciclag-gio, nonché ai dati relativi al traf-fico telefonico). Facoltà che in al-cuni casi devono sempre essere

esercitate previa autorizzazionedel Procuratore della Repubblica(sequestro, perquisizioni e ac-cesso ai dati relativi al traffico te-lefonico), in altri solo quando sia-no esercitate nei confronti di sog-getti non sottoposti a controllo ovigilanza della Commissione(ispezioni, richiesta delle regi-strazioni telefoniche esistenti, ri-chiesta di comunicazione di datipersonali). E mentre c’è chi sichiede se il delicato tema del traf-fico telefonico stia per subire mo-difiche nell’ambito del decretointercettazioni in queste ore nel-le mani del Parlamento e, in talcaso, quale sia la posizione di Car-dia in merito, c’è anche chi ripas-sa mentalmente gli scandali fi-nanziari degli ultimi anni per cer-care di ricordare se questi poterispeciali siano stati mai utilizzati.

LA PUBBLICITÀ. Quello

SANITÀ: BUCHISENZA SOLUZIONE

Renata Polverini si è ormai rassegnataa tagli drastici nel Lazio

ed i due miliardi di euro, nonci sono neppure stime condi-vise.Quali rischi corrono le regio-ni che non saranno in grado dipresentare un piano di rientroper il 2010 e il 2011? Dal pros-simo primo giugno scatteran-no gli aumenti delle tasse re-gionali: più 0.15 per centosull’Irpef e più 0.30 sull’I ra p .La prima grava sulle taschedelle persone fisiche la secon-

da sulle imprese.

LAZIO. Ma vediamo nel det-taglio quali sono i numeri. Par-tiamo dal Lazio. Il deficit è diun miliardo e 420 milioni di eu-ro e dovrà essere riassorbitoentro il 2011. Come? Attraver-so un credibile e certificatopiano di riassetto dei posti let-to, che devono scendere sottoi quattro ogni mille residenti, epoi un taglio dei bilanci delleAsl, ma soprattutto con un dra-stico risparmio sui contratticon le cliniche private conven-zionate. E qui sta il cuore delproblema. Nel Lazio, infatti,l’88 per cento dei posti di ria-bilitazione sono gestiti dai pri-vati che incassano ogni annodecine di milioni di euro dallaregione. Cosa ha in mente laneogovernatrice Renata Pol-verini? Fino ad ora ha dimo-strato di avere le idee un po’confuse. E’ partita lancia in re-sta dicendo “non metterò lemani nelle tasche dei cittadini,le percentuali di Irpef ed Irapsono quasi al massimo”. Ma al-lora che fare? “Stiamo lavoran-do senza sosta per trovare unasoluzione attraverso percorsiconcordati anche con i privatiche lavorano per la sanità la-ziale”. Come parlare di corda acasa dell’impiccato. Ma dopoche i tecnici della regione La-zio sono stati respinti con per-dite da quelli del Tesoro, sem-bra essere tornata sui suoi pas-

di Silvio Pennica

Mentre la scure dellamanovra rischia di ab-battersi anche sul fon-do sanitario naziona-

le, per quattro regioni si av-vicina il giorno della verità.Più di tre miliardi e mezzo dieuro da tagliare entro il 31maggio del 2010. I piani dirientro dal deficit dovrannoessere presentati ed approvati

dal ministero dell’Economia,che pochi giorni fa ha respin-to quelli del Lazio, in rosso dioltre un miliardo e 400 milio-ni, e del Molise, che deve rien-trare di 113 milioni. C’è anco-ra qualche spiraglio per laCampania che ha un miliardodi euro di buco e ha ottenutoil via libera alla razionalizza-zione della rete ospedaliera.Buio pesto per la Calabria: ilsuo deficit vaga tra il miliardo

ECONOMIA

La nuovap ro ro g ap o t re b b ee s s e reinseritanel decretodella manovra

C o n t rabb an d o

SEQUESTRATO LO YACHTDI FLAVIO BRIATORE

Contrabbando ed evasione delle imposte sulcarburante: con queste accuse, la Guardia di Finanzaha sequestrato a largo di La Spezia, in Liguria, ilmega yacht in uso esclusivo di Flavio Briatore.

Quanto si può risparmiare secondo lavoce.info Come si legge nella tabella, negli ultimi anni le quattro regioni nel mirino delgoverno sono state meno efficienti che nella media degli ultimi 13 anni. Visto che le prestazioni sanitarie non sono aumentate, si trattadi una crescita degli sprechi. I risparmi potenziali, cioè i soldi che si possono salvare raggiungendo l’efficienza delle altre regioni, sono

quindi elevati e sono indicati nell’ultima colonna. I calcoli sono degli economisti Massimiliano Piacenza e Gilberto Turati.

di Giovanna LantiniMilano

C ardia sì, Cardia no. Il dibattitocresciuto sottotraccia nell’ul -

timo anno è uscito allo scopertonelle scorse settimane e sembradestinato a tenerci compagnia fi-no al prossimo 30 giugno. Quan-do, cioè, il mandato del presiden-te della Commissione di vigilan-za dei mercati finanziari, già pro-rogato in extemis nel 2008, giun-gerà a scadenza definitiva. Saltatala proroga attraverso un emenda-mento al decreto cosiddetto sal-va-Grecia, il governo potrebbefare un ultimo tentativo di man-tenerlo al suo posto inserendo lariconferma nel decreto leggedella manovra finanziaria che sa-rà approvato martedì in consi-glio dei ministri. Altrimenti dopo13 lunghi anni, contro i sette pre-visti in teoria senza possibilità dirinnovo, Lamberto Cardia dovràlasciare la Consob.

PER EVITARE GRECO.All’inizio, a nominarlo commis-sario nell’anno in cui per la primavolta era stata ipotizzata la candi-datura del magistrato italiano piùesperto di reati finanziari, Fran-cesco Greco, fu il governo Prodinel 1997. Poi la conferma della fi-ducia, sempre come commissa-rio Consob, venne nel 2002 dalcentrodestra con il sostegno diGianni Letta e il beneplacito dibuona parte del mondo finanzia-rio milanese. L’anno successivoarrivò l’incoronazione a presi-dente per un mandato di cinqueanni che è stato allungato di altridue per omologarlo a quello del-le altre authority nel 2008. Pro-prio quando, cioè, la candidatura

che tutti ricordano molto chiara-mente, invece, è stata la battagliadell’alto funzionario 76enne peril ripristino della pubblicità obbli-gatoria degli avvisi finanziari sul-la stampa. Era l’estate del 2009, ilcrollo degli investimenti pubbli-citari aveva ridotto a un lumicinole entrate delle case editrici e, inparticolare, di quelle specializza-te nell’editoria finanziaria e Car-dia, in aperto dissidio con il col-legio dei commissari Consobsull’abolizione dell’obbligo perle società quotate in Borsa di pub-blicare sui quotidiani gli avvisi diavvenuto deposito di bilancio, ar-rivò clamorosamente a presenta-re le dimissioni. Che furono im-mediatamente respinte al mitten-te dal governo, mentre la pubbli-cità finanziaria venne ripristina-ta, con buona pace degli editori edei giornali (dal Sole 24 Ore a MfMilano Finanza), che poterono tor-

nare a contare su quasi 40 milionidi euro di entrate fisse. E che for-se oggi potrebbero restituire il fa-vore non disdegnando troppoun’eventuale proroga, benchéfuori legge. Tranne Carlo De Be-nedetti, l’editore di Repubblica edE s p re s s o , che proprio nell’estatedel 2009 è stato tra i protagonistidi un quantomeno curioso giocoal rilancio finito in un nulla di fat-to sull’acquisto del suo fondo sal-va imprese Management & Capi-tali, che provocò non pochi sbal-zi sul titolo quotato in Borsa, sen-za che i piccoli azionisti siano riu-sciti a venirne a capo. Tema sulquale la Consob è al lavoro daquasi un anno.

CONTRO LE SCALATE.Un’altra battaglia di Cardia pas-sata alla storia, è stata quella perla cosiddetta normativa antisca-lata, che nel pieno della crisi

hanno tutelato gli azionisti dimaggioranza delle società quo-tate in Italia aumentandone il pe-so. A partire, secondo i più ma-liziosi, da quelle della famigliaBerlusconi. Gli stessi maliziosi,poi, collegano il mancato inter-vento preventivo della Consobsullo scandalo Fiorani e furbettidel quartierino della calda estatedel 2005, che vide coinvolte, ol-tre alla Banca Popolare di Lodi,l’editrice del Corriere Rcs, laBanca Nazionale del Lavoro,Banca Antonveneta e il gruppoUnipol, ai rapporti di consulen-za all’epoca intercorrenti tra il fi-glio Marco e l’allora numero unodella Popolare di Lodi, Gianpie-ro Fiorani. Consulenze che l’av -vocato Cardia, come ha recente-mente ricordato l’Espresso, hasvolto anche per i Ligresti, pro-prio in questi mesi in serio affan-no e per i Burani, appena travoltidal fallimento e, soprattutto, daun’indagine per bancarotta frau-dolenta, nonché per svariati rea-ti finanziari. Malizie a parte,quello che è certo è che sulla so-stituzione alla guida della Con-sob del 76enne professore (onli-ne) di Regolazione di Mercato al-la Luiss di Roma è una bella gattada pelare che sta creando nonpoche spaccature a livello poli-tico – soprattutto tra Gianni Let-ta, suo sponsor, e Giulio Tremon-ti – e imprenditoriale. Tanto chemolti preferirebbero il manteni-mento dello status quo.

si. “Non taglieremo i posti let-to – ha dichiarato ieri la Pol-verini – ma li riconvertiremoattraverso un manovra razio-nale e in base alle reali esigen-ze dei cittadini”. Ancora con-cetti vaghi ma che aprono lastrada alla ‘unica soluzionepossibile. Vale a dire il pianogià preparato dal commissarioElio Guzzanti e scomparso neicassetti della regione Lazio do-po l’insediamento della nuovagiunta. Il piano parla chiaro: ta-gli del 2 per cento dei posti peri malati acuti, del 5 per centoper quelli della riabilitazione edel dieci per cento nel settorepsichiatrico. Una bella stanga-ta per gli imprenditori della sa-nità privata convenzionata.Ma se questo non dovesse ac-cadere? Oltre all’aumento del-le tasse è previsto il blocco deiFondi per le aree sottoutilizza-te, “i Fondi non sono come unbancomat per coprire il deficitdella gestione sanitaria”, hacommentato il ministro dellaSalute Ferruccio Fazio. E nonbasta. La regione Lazio vantaun credito di cassa di tre mi-liardi nei confronti del Tesoro,ma anche questo rimarrebbechiuso nella cassaforte di via

XX Settembre se il piano dirientro non venisse approva-to. Soldi, che in gran parte laregione deve girare agli enti lo-cali, comuni e province. Nelfrattempo questi ultimi si ar-rabbattano rinviando i paga-menti o chiedendo anticipi dicassa alle banche. Ma il tempostringe. Entro dieci giorni lapartita deve essere chiusa.

LE ALTRE.Tempi difficili an-che per il governatore del Mo-lise, Michele Iorio, che ha di-chiarato la sua volontà di farericorso contro l’aumento delleimposte locali che, una voltaapplicate, non servirebberoneanche a coprire il deficit. Vameglio per la regione Campa-nia, che deve rientrare neiprossimi due anni di quasi unmiliardo. Il primo via libera delTesoro, infatti, lascia qualchesperanza alla giunta campanache, in caso di un ok definiti-vo, potrà anche utilizzare iFondi per le aree sottoutilizza-te. Nessuna speranza inveceper la Calabria. Anche il deficitfosse solo di un miliardo e 31milioni di euro, la regione nonè in grado di preparare nessunpiano di rientro.

Lamberto Cardia, 76anni, presidente della

Consob da otto anni(FOTO ANSA)

Forsela Campaniariuscirà a evitarel’aumentodelle tasse,la Calabria èsenza speranza

Chi tifa per la riconferma di CardiaIN 13 ANNI ALLA CONSOB IL PRESIDENTE USCENTE SI È FATTO MOLTI AMICI POTENTI

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pagina 10 Sabato 22 maggio 2010

di Chiara Paolin

S ono tanti o pochi 1,8 milioni dieuro? Se fossero il prezzo per

sbarazzarsi della cricca forse var-rebbe la pena di spenderli. Cosìsembra pensarla il super mini-stro dell'Economia Giulio Tre-monti. Assurto ormai a control-lore tout court dei conti tricolo-ri, ha deciso di sborsare quei duemilioni scarsi per istituire uncommissario incaricato di vaglia-re gli appalti del Consip, ovverol'ente preposto alle gare di forni-tura per beni e servizi delle pub-blica amministrazione. Dalle ca-micie dei finanzieri alle automo-bili, dalla fornitura di postazionilavoro al Comune di Milano aopere di manutenzione immobi-liare, dal noleggio di ambulanzeai sistemi informatici per Con-sob e Polizia.

Tanti soldi che Tremonti vuolesottrarre all'ingordigia di even-tuali cricche istituendo un nuo-vo organismo snello, di facile ge-stione. E, conoscendo i suoi pol-li, il ministro ha stabilito un dop-pio controllo: oltre a stipendiareil vincitore del bando di selezio-ne, darà spazio anche al secondoincaricandolo di fare le pulci - edeventualmente le scarpe - al pri-mo.Un dubbio però sorge sponta-neo: perché un nuovo soggettoquando ce ne sono già tanti benorganizzati - e pagati - allo scopo?Il solo ministero del Tesoro con-tiene l’Uval (Unione di valutazio-ne degli investimenti pubblici) el’Uver (che si occupa invece dellaverifica). Per non parlare dell’Au -torità di vigilanza sui contrattipubblici (Avcp), guidata da LuigiGiampaolino. Ma l’Autorità fa sa-

pere di non poter ancora espri-mersi sulla bontà dell’i n i z i a t i va :“Stiamo studiano le carte, la ma-teria è molto complessa”. Certoun duro colpo considerata la mis-sion ufficiale dell’ente: “L’Autor i-tà per la vigilanza sui contrattipubblici di lavori, servizi e forni-ture è un organo collegiale che vi-gila sul rispetto delle regole chedisciplinano la materia dei con-tratti pubblici ed è dotata di indi-pendenza funzionale, di giudi-zio, di valutazione e di autonomiaorganizzativa. I sette membri delConsiglio sono nominati dai Pre-

sidenti della Camera e del Senato,scelti tra personalità che operanoin settori tecnici, economici egiuridici con riconosciuta pro-fe s s i o n a l i t à ”. Chissà se avrà in-fluito sulla decisione di Tremontiquell’intercettazione del proces-so di Firenze in cui il costruttoreFabio De Santis, parlando dell’ap -palto per la Scuola dei Marescial-li, diceva di voler chiamare l’in -gegner Carlo Cresta, dirigenteAvcp: “Devo risentire quel mioamico dell’Autorità..., anzi mo’ lochiamo subito così mi faccio direche cosa hanno fatto”.

di Sara Nicoli

Gli piace la velocità, il brivi-do, al “federale della Ma-re m m a ”, Altero Matteoli.Gli piace sgommare con la

macchina e correre, correre. E senon lo fa lui, lo chiede all’autista.Tanto che nessuno si stupì nel sen-tirlo dire, annunciando di voler au-mentare i limiti di velocità, che infondo “è vero che se si va forte siconsuma di più, ma si sta anchemeno in strada, quindi ne benefi-cia pure l’inquinamento”. Sanopragmatismo toscano. Ecco, è co-sì il ministro Matteoli, logico efranco. E, soprattutto, risoluto.Tanto per dirne una, nel feb-braio scorso, ha usato quella fran-chezza un po’ ruvida per chiedere(e, ovviamente, ottenere) chel’Eurostar Genova–Roma tornassea fermarsi nella natia Cecina in bar-ba a Campiglia e Follonica che ave-vano chiesto un identico privile-gio. Un vero ministro di destra facosì: ordina. Come ai bei tempidella prima Repubblica, quandoFanfani, faceva fare sosta ad Arez-

SPRECHI

NASCE UNA NUOVA AUTORITÀ DI GARANZIA (INUTILE)

PROTEZIONE E CORRUZIONE

zo al treno per Roma o quando Sca-jola volle lo scalo direttamente sulpianerottolo di casa, ad Albenga. Edire che Almirante lo guardavastorto a Matteoli perché era mas-sone e lui gli rispondeva che unoche si chiama “A l t e ro ” non puòche esserlo davvero. Bei tempi,quelli, per Matteoli. Era prima chela sua carriera fosse tempestata ditanti ordini sbagliati e di soprattut-to di altrettante scelte non propriofelici in fatto di collaboratori stret-ti e fidati. L’ultimo scivolone, cer-to il più grosso, riguarda Ercole In-calza, uomo chiave del ministerodelle Infrastrutture tornato, suomalgrado, agli onori delle crona-che per un alloggetto acquistato (asua insaputa?) per la figlia via Die-go Anemone. Ma Incalza è solol’ultimo.Nel 2003 sul proscenio ce n’era -no altri. Fu in quell’anno che Tre-monti, sempre in caccia di denaro,decretò la cartolarizzazione di al-cuni beni dello Stato. Uno di que-sti era l’isola di Pianosa, inseritanel parco Nazionale dell’arcipela -go Toscano. E giusto per far piace-

re ai suoi elettori, Matteoli – a l l o raministro dell’Ambiente – affer mòche l’isola non sarebbe mai statamessa in vendita. Ci credetterotutti. Poi, però, successe un’a l t racosa. Che il parco venne commis-sariato e Matteoli nominò com-missario Ruggero Barbetti (An)sindaco di Capoliveri. Pianosa, pe-rò, faceva tanta gola ai palazzinari.E ad agosto un consulente del Par-co Nazionale dell'Arcipelago To-scano, Giuseppe Foresi, ex re-sponsabile di An per l'Elba, ebbe labella idea di accettare in regalo dadue imprenditori toscani un sor-volo in elicottero a Pianosa. Adaspettarli sull'isola c’era anche ilProfessor Brogi della segreteria diMatteoli che li portò a visitare lestrutture del carcere e gli fece farepure il bagno a Cala Giovanna. Alritorno, l’elicottero venne seque-strato dai Carabinieri perché nonaveva le necessarie autorizzazionial sorvolo di Pianosa. Scoppiò unoscandalo e Barbetti si mise nei guaicon una battuta infelice, ma rive-latrice: “Pianosa diventerà la Di-sneyland dell'Elba”. Una frittata.

Tale da costringere Matteoli ad av-vicendare il commissario per ilParco. E chi nomina? Emilio Brogi,quello che ha fatto da guida alla vi-sita “on air” degli imprenditori. Il“bandito che diventa sceriffo”?Chissà. Di fatto, di lì a breve lo stes-so Brogi finirà in un’inchiesta dellaprocura di Catanzaro per aver datonotizie parziali alla comunità Eu-ropea, ma nel frattempo Matteolisi era già messo nei guai per contosuo per aver rivelato (sempre ago-sto 2003) al prefetto livornese Vin-cenzo Gallitto l’esistenza di un’in -dagine nei suoi confronti; l’inchie -sta venne battezzata Elbopoli e ri-guardava appartamenti concessi aprezzo di favore a personaggi dispicco dell’isola e non solo. Un ci-clone. Il tribunale di Genova in pri-mo grado ha condannato Gallitto,il vice Giuseppe Pesce e l’ex capodei gip Germano Lamberti. PerMatteoli, la Camera, il 28 ottobre2009, ha negato l’autorizzazione aprocedere. E nulla si è mosso.Ma la storia di Matteoli, in fatto

di scelte sbagliate, è lunga. Comequando l’Ateneo di Perugia decisedi conferigli la laurea ad honoremin Ingegneria. E chi gli mette in te-sta l’alloro? Franco Cotana, per pu-ra coincidenza allora direttore (sia-mo nel 2006) del Centro RicercaBiomasse, voluto dal ministero del-l' Ambiente, e consulente del me-desimo dicastero. Lo si scopre, mafinisce lì. Stavolta con Incalza, pe-rò, è diverso, anche se non è faciledare il ben servito a chi, pert re n t ’anni, ha avuto ruoli chiavenell’ideazione e approvazione del-le opere chiave del Bel Paese, cheguarda caso arrivano a costare finoa nove volte la media europea. Am-ministratore delegato della Tav spacon Necci alle Ferrovie, con Lunar-

di nel 2006 consigliere del mini-stro con delega ai rapporti interna-zionali, Incalza finì nei guai perconcorso in corruzione. Compa-gni di sventura Necci, Pacini Bat-taglia, Maraini. Con loro avrebbecorrotto l’ex capo dei gip di RomaSquillante e il pm Giorgio Castel-lucci, che dovevano indagare sullaTav. Eppure, la sua carriera non haavuto danni rilevanti. Passa persi-no incolume sotto Prodi e Di Pie-tro. Ma appena torna al ministero“il federale della Maremma”, Incal-za fa incetta degli incarichi più ri-levanti del ministero; ha persino lascelta delle opere da inserire nella“legge Obiettivo” e di tutto quantoc’è di più delicato proprio in ma-teria di appalti.

1,8 milioni da Tremonti per istituireun commissario incaricato divagliare le forniture di beni e servizi

Per il “Federale della maremma”,anche un richiesta diautorizzazione a procedere (negata)

QUANTI “FURBETTI”ATTORNO AL MINISTROIncalza e gli altri: nella vita (politica) dell’ex di An

più di una scelta azzardata. E varie inchiesteAltero Matteoli in Parlamento ( FOTO EMBLEMA)

P uò un modulo abitativo a destinazionedurevole (ovvero un prefabbricato di le-

gno) di 65 metri quadri avere un prezzo pari a 231mila euro? Farsi questa domanda è costata a CarloCostantini, capogruppo dell’Idv alla regioneAbruzzo, una denuncia da parte della Protezionecivile di 2 milioni di euro per diffamazione. Ladenuncia è stata avanzata da Gian Michele Calvi,ideatore del Progetto CASE in seguito ad un ar-ticolo sul blog di Costantini, dove si chiedeva “co -me mai la Protezione civile ha deciso di gestire

internamente la realizzazione del progetto,persino gli incarichi tecnici e di direzione deilavori, rinunciando a procedure aperte? La ri-sposta che mi sono dato –ha scritto –è stata laseguente: per evitare che qualcuno dall’ester -no potesse saperne troppo o addirittura tut-to”. L’Idv ha annunciato un’interr ogazioneparlamentare alla Camera e un esposto allaCorte dei Conti sul progetto CASE. c .p.

LA PROTEZIONE QUERELA

Una domandada 2 mln di euro

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Sabato 22 maggio 2010 pagina 11

IL COMPUTER DI ZAMPOLINISCRIGNO SEGRETO PER I MAGISTRATI

Restano in piedi gli accertamenti su Matteoli, Bondi e Lunardi

di Antonio Massari

La mattinata, nella pro-cura perugina, trascor-re con un incontro tra ivertici romani della

Guardia di Finanza e i pmSergio Sottani e Alessia Ta-varnesi. Molti i temi sul ta-volo, a cominciare dalle mo-dalità di coordinamento perle indagini, ma uno prevalesu tutti: il contenuto deicomputer dell’a rch i t e t t oAngelo Zampolini.L’uomo chiave dell’i n ch i e-sta – nonostante non stiacollaborando, ma sempli-cemente offrendo riscon-tri rispetto a fatti evidenti –resta sempre lui.La Guardia di Finanza ha ini-ziato gli accertamenti suglihard disk dell’a rch i t e t t oche, secondo gli investiga-tori, potrebbero contenereulteriori, importanti ele-menti utili all’indagine sulla“cr icca” che gestiva gli ap-palti per il “G8” per contodella Protezione civile.

Sopra Pietro Lunardi; in alto a sinistra il ministro Sandro Bondi (FOTO EMBLEMA)

L’apporto di Zampolini re-sta fondamentale. Da un la-to per ciò che ha ammessosu cinque delle 15 operazio-ni sospette alle quali è le-gato il suo nome: parliamodei giri d’assegni connessiagli acquisti di una casa perScajola, due appartamentiper la famiglia del generaledella Gdf Francesco Pittor-ru, l’immobile della famigliadi Angelo Balducci e quellodi Alberto Donati, genero diEttore Incalza, consulentedel ministero retto da Alte-ro Matteoli. Dall’altro, la fi-gura di Zampolini, resta im-portante anche per ciò che– pur non ammettendo –non ha negato.Nei due interrogatori, infat-ti, la procura ha sventaglia-to una serie di circostanze –legate all’enorme mole didocumenti sequestrati aDiego Anemone e ad altrevarie risultanze d’inda gine– che portano l’i n ch i e s t averso il ministro Altero Mat-teoli e gli ex ministri Clau-

dio Scajola e Pietro Lunardi.Zampolini non ha offerto ri-scontri, ma non ha negatonulla, e quindi la procuraproseguirà nei propri accer-tamenti. Ulteriori accerta-menti – non riconducibili aall’interrogatorio di Zampo-lini - riguardano anche il mi-nistro Sandro Bondi. Nessu-no dei quattro – come ha giàprecisato ieri il Fatto Quoti-diano – risulta indagato. Mala giornata di ieri è stata co-munque scandita dai comu-nicati dei ministri Bondi eMatteoli, che negano qual-siasi coinvolgimento nelleinda gini.“Sapevo di vivere in un pae-se barbaro e incivile, alme-no per le persone oneste,ma non fino a questo pun-to” ha commentato il mini-stro dei Beni culturali an-nunciando querele. Quere-la annunciata anche da Mat-teoli che ha dichiarato:“Non ho, né mai ho avuto,conti aperti né disponibilitàin banche estere, tantome-

no in filiali di banche italia-ne operanti in Lussembur-go – ha detto il titolare delleInfrastrutture – Non posso-no dunque esistere opera-zioni bancarie direttamenteo indirettamente a me ri-conducibili, ovvero a perso-ne a me collegate”.Il Fatto Quotidiano non hamai riferito di operazionibancarie, in filiali estere, ri-conducibili al ministroMatteoli. La cronaca regi-stra due fatti.Il primo. L’esistenza diquindici operazioni sospet-

te legate ad Angelo Zampo-lini, l’uomo che portò gli80 assegni da 900 mila europer l’acquisto di casa Sca-jola, delle quali, soltantocinque, sono state confer-mate come operazioni im-mobiliari. Ne restano diecitutte da verificare sulle qua-li, la procura di Perugia, stainda gando.Il secondo. I pm perugini,in collaborazione con laProcura di Perugia, ha avvia-to una rogatoria in Lussem-burgo per controllare alcu-ni conti legati ad Anemonee alla “cr icca”. Nessun rife-rimento quindi a Matteoliné, tanto meno, a dichiara-zioni su Bondi effettuate daZampolini. L’avvocato di-fensore di Angelo Zampoli-ni, Grazia Volo, ha tuttaviainviato una nota alle agen-zie di stampa: “A nome diZampolini intendo precisa-re che le notizie uscite su IlFatto Quotidiano, Libero e ilSecolo XIX non corrispon-dono a realtà. Angelo Zam-polini non è stato neancheinterrogato su questioni re-

lative ai ministri Matteoli eBondi. Quindi non potevafornire risposte a domandeche non gli sono state fat-te”. L'avvocato Volo ha pre-cisato che a Zampolini è sta-to chiesto se “avesse fatto laDia”, per i lavori di ristrut-turazione di un immobiledell’ex ministro Pietro Lu-nardi e lui ha risposto di“averla sottoscritta, ma dinon aver seguito i lavori”.Per quanto risulta al FattoQuotidiano, sul ministro Al-tero Matteoli, la procura av-verte l’esigenza di effettua-re degli accertamenti, comenel caso di Bondi, Scajola eLunardi, sulla base di unalunga serie di risultanze do-cumentali, rinvenute nelmateriale d’indagine legatoall’imprenditore DiegoAnemone. Elementi incro-ciati sui quali i pm si stannoconcentrando in queste ore,non solo alla luce di quantoZampolini non ha negato nelcorso dei suoi due interro-gatori, ma anche sulla basedi precedenti interrogatorisvolti con altri testi.

Odor di mafia nel business eolico-sardoL’INCHIESTA SULLE MAZZETTE SI ALLARGA. FORSE COINVOLTA ANCHE LA MAGISTRATURA

di Rita Di Giovacchino

M azzette, favori sessuali, ma anche l'ombralunga della mafia. L'inchiesta sul business

del vento in Sardegna mostra sempre di più trat-ti comuni con il “sistema gelatinoso” messo inatto dalla cricca dei Grandi eventi. E a preoc-cupare gli inquirenti è soprattutto il fatto che inquesto caso lo scambio di cortesie coinvolgereb-bero anche la magistratura e alti funzionari delministero della Giustizia. Spunta a sorpresa l'in-tercettazione di una telefonata tra Carboni el'imprenditore napoletano Arcangelo Martino(lo stesso che presentò Letizia, il papà di Noemi,a Berlusconi) nella quale si parla senza mezzitermini della necessità di ammorbidire le resi-stenze di alcuni magistrati sardi che avrebberopotuto creare problemi con gli appalti eolici. Inche modo? Invitando ragazze disponibili a unconvegno svoltosi a Santa Margherita di Pula,negli scorsi mesi. Un metodo adottato con suc-cesso dal costruttore Anemone.Intanto spuntano nuove tangenti che sembranodestinate a costruttori romani. Agli 800 mila eu-

ro, in assegni circolari di piccolo taglio, rintrac-ciati da procura di Roma presso il Credito coo-perativo fiorentino, se ne aggiungerebbero altri(sempre riferibili a conti nella disponibilità di Fla-vio Carboni) presso una banca di Iglesias. Anchein questo caso gli assegni non superano i ven-timila euro - in modo da sfuggire ai controlli dellaGdf su capitali di provenienza illegale - e ricon-ducono ai due collaboratori di Carboni già pro-tagonisti dell'acquisto di azioni del Giornale To-scano. Tuttavia non si esclude che possa trat-tarsi di denaro, “accantonato” dallo stesso Car-boni nel corso della trattativa sugli appalti eoliciin Sardegna, che l'imprenditore sardo intendevareinvestire in residence o villaggi vacanze.Ma in quest'inchiesta, condotta nella massimariservatezza dal procuratore della dda Giancar-lo Capaldo e dai pm Rodolfo Sabelli e Ilaria Calò,ci sono anche tracce di interessi mafiosi. Il chegiustifica l'interesse del procuratore nazionalePiero Grasso che da qualche giorno coordina levarie inchieste aperte anche in Sicilia, Campa-nia e Calabria sempre sul business dell'eolico.Gli inquirenti romani hanno ipotizzato, oltre a

quello di corruzione, anche i reati di associa-zione per delinquere e riciclaggio. La pista ma-fiosa nasce dal coinvolgimento di Luigi Franzi-nelli, amico di Flavio Carboni, il cui nome ricorresia in inchieste romane che siciliane. Franzinelli,nativo di Trento, risulta condannato a Palermo:due anni per corruzione aggravata dall'aver fa-vorito imprese legate a Cosa Nostra. Un pro-cesso, che ha visto sul banco degli imputati im-prenditori vicini al boss Matteo Messina Denarointeressati alla realizzazione di un parco eolicoa Mazara del Vallo. Il processo ha portato anchealla condanna di Giovan Battista Agate, fratellodi Mariano. Quest'ultimo era il primo nella listadei quattrocento imputati del maxi-processoistruito da Giovanni Falcone. Franzinelli avrebbegià ottenuto in Sardegna il permesso di costruireil parco eolico di Ulassai. Ma la Direzione na-zionale antimafia sta controllando le cointeres-senze in Sardegna di imprese coinvolte in un'in-chiesta della procura di Paola sulla realizzazio-ne del Parco del vento a Isola di Capo Rizzuto,da costruire su terreni del boss Arena. In ballo c'èuna tangente da due milioni e 400 mila euro.

PROTEZIONE E CORRUZIONE

ROMAETERNIT di A L OYS I U S

L’ARCHIZAR, LA “C R I C C A”, IL BELLO DEI RESTAURINell’album della “cricca” spuntaingiustamente sfuocata sui media, anchelei: Federica Galloni. Detta la Zarinadelle licenze (architettoniche) dell’Urbe.Bionda, elegante, tacchi alti. Un andareda manager rampante. Temutissima daricchi, nobili e palazzinari. Da ogni“chicchirichì” della Galloni dipendeva,infatti, il via libera ai lavori diristrutturazione di case e palazzi. E,gratta gratta sotto l’intonaco muffo dellaburocrazia à la carte, anche il valoredell’abitazione sul mercato immobiliare.Già perché qualunque povero cristo chevoleva risistemare la sua casa o ilpalazzo in Centro non poteva nonmisurarsi con i parametri “del gusto”della Soprintendente ai Beniarchitettonici. Appena promossa dalduo Bondi-Alemanno, direttore generaledel Lazio. Tra gli applausi bipartisan diAndrea Carandini e Vittorio Sgarbi.L’ArchiZar, appunto. Con il potere dibloccare anche la sistemazione di una“tappar ella”. Per restare nella metaforacara all’ormai terremotato di

Monteparioli, Guido Bertolaso. Unruolo forse non marginale, il suo.Almeno agli occhi della dittaAnemone&Balducci. Quella chegestiva, nei ritagli di tempo, la “listadei 400” clienti di lusso. Tutticollocati (meglio accasati) nel cuorestorico di Roma. O nelle suevicinanze (vedi Scajola al Colosseo).Ta n t ’è che nel 2005 la “cricca”affidava all’arch. Galloni, all’epocafunzionario della Soprintendenza, ilrestauro dell’appartamento in piazzaNavona (proprietà di PropagandaFide) del suo Gran Capo negli uffici alSan Michele. Cioè Luciano Marchetti.E chi è Marchetti? Da un anno è il subcommissario della Protezione civilein Abruzzo per i Beni culturali.Scelto, ovviamente, dall’Uomo delleemergenze (di tutti i tipi), ilsottosegretario Bertolaso. E il fascinoirresistibile dell’ArchiZar del bello,finì raffigurato a tinte oscure nellatrama stracciona del conflittod’inter essi.

Hard diskp o t re b b e roc o n t e n e reimportantielementiutiliall’indagine

Page 12: Il Fatto quotidiano - 22 Maggio 2010

pagina 12 Sabato 22 maggio 2010

V ito Mancuso, docente di Teologia pres-so l’Università San Raffaele di Milano e

autore della “Disputa su Dio e dintorni”(Mondadori 2009) con Corrado Augias, ri-sponde sulla creazione della vita artificia-le.Professor Mancuso, quali sono le rica-dute etiche della scoperta di CraigVe n t e r ?Aprendo il giornale e apprendendo la no-tizia non ho avuto nessun sentimento ne-gativo di fronte a questa scoperta. Quandovedo che la conoscenza non solo teoricama anche pratica, non solo la scienza maanche le tecnica, aumenta, vedo sempreun passo in avanti.Qual è la reazione dell'uomo della stra-da alla scoperta della “vita artificiale”?Immagino che la gran parte delle reazionidelle persone del mondo di fronte a questanotizia sia duplice. Da un lato c'è la felicitànei confronti dell'aumento delle cono-scenza; dall'altro ogni persona ragionevo-le, edotta sulla storia del genere umano, sirende conto che con la potenza conosci-tiva dell'uomo aumenta anche il pericolo.Opportunità e rischi.Ci si domanda se l'umanità sarà in grado diusare queste conoscenze sempre più im-portanti per aumentare l'armonia, l'ordi-ne, l'organizzazione del si-stema mondo. O se vice-versa le userà per aumen-tare l'ingiustizia, lo sfrutta-mento di pochi su molti.Questo atteggiamentoha sempre accompa-gnato lo sviluppo dellascienza.Possibilità e anche rischi siconfrontano su ogni inno-vazione, fin dalle origini; è

inevitabile che sia così. Ma sarebbe sbaglia-to qualunque argomento che, partendodalla preoccupazione, pretendesse di im-pedire la libera impresa scientifica o di li-mitarla in maniera estrema. Rimane altresìquello che Hans Jonas chiamava il “pr in-cipio di responsabilità”, l'esercizio dell'e-tica che dev'essere presente nella coscien-za di ciascun libero individuo.Ce la faremo ad essere responsabili?Ogni giorno aumenta la massa delle nostreconoscenze ma non altrettanto la capacitàdi quella che è la sapienza etica. La capacitàmorale nell'uso di queste cose di questepossibilità. Anzi, ci troviamo molto spessoincerti su principi fondamentali del bene edel male.Il presidente della Cei cardinale Bagna-sco ha definito “segno di intelligenzaumana” la nuova scoperta. Lei si aspet-tava questa attenzione da parte dellegerarchie cattoliche?Non mi ha stupito. Fino a quando non c'è dimezzo la vita umana la Chiesa ufficiale nonha mai posto critiche, divieti alla ricercascientifica. In questo caso si è intervenutisu un batterio utilizzandone, come base dipartenza, altri due. Tecnicamente non sa-rebbe neanche appropriato il termine“c re a z i o n e ” perchè si è partiti da materiale

biologico precedente.Un credente si trova di frontead un nuovo interrogativo difronte ad una scoperta di que-sto tipo?Non credo. Già Platone diceva 500anni prima di Cristo, che “il mor-tale entra nella dimensione im-mortale mediante la generazione”.Tutte le volte che si partecipa allagenerazione della vita, come puòessere l'esperienza di padre, si at-tinge in qualche maniera all'im-mortalità e si partecipa quindi del-

la dimensione divina. In questo nell'espe-rimento di Venter, se sanamente utilizzata,non vedo nessuna minaccia ad una sanafede. Diverso il paradigma classico di chipensa che Dio sia in alto, l'uomo in basso, etutto ciò che avviene nello spazio è rego-lato dalla volontà divina. Per questi il pa-radigma vacilla. Ma non è questione di og-gi: è tutta la modernità che vacilla.

( F. M e l . )

IL PICCOLO BATTERIOCHE SPAVENTA

E AFFASCINA IL MONDOL’organismo artificiale inventato da

Venter tra usi commerciali e nuova eticadi Federico Mello

“La vita è principalmen-te il risultato di un sof-tware, di un processoinfor matico”. Mosso

da questa certezza, Craig Ven-ter, biologo statunitense, im-prenditore, personaggio di fa-ma mondiale e primo scienzia-to a mappare il genoma uma-no, ha dedicato quindici annidi vita (e 40 milioni di euro) allascoperta che da giovedì è argo-mento di discussione in tutto ilmondo. “Più vicini alla vita ar-t i fi c i a l e ”; “L’uomo ha creato lavita”; “Creata la vita artificiale”recitavano ieri le prime paginedei nostri giornali.Ogni cellula ha il suo “softwa -re ”: il Dna. Da anni esiste la tec-nologia per creare geni sinteti-ci, ovvero porzioni di Dna rea-lizzate in laboratorio. Ma Ven-ter ha compiuto un ulteriorepasso avanti: ha realizzato il

Dna di un organismo (piccolis-simo e molto semplice; è statochiamato Mycoplasma Mycoi-des) e lo ha impiantato in unaltro batterio dal quale era sta-to asportato il suo nucleo. È na-to così un batterio del tuttonuovo (programmato in labo-ratorio come un software ap-punto); ma nel quale è riscon-trabile la caratteristica fonda-mentale della vita: la capacitàdi riprodursi. “La cosa interes-sante è che nel riprodursi il bat-terio si ottimizza, diventa unorganismo diverso - dice al Fat -to Quotidiano Sergio Pimpinelli,Direttore del DipartimentoGenetica e Biologia molecola-re dell’Università La Sapienzadi Roma. Questo, aggiunge “èil primo passo verso l’idea diuna biologia sintetica, ovverola possibilità di creare degli or-ganismi in laboratorio”. La sco-perta corrobora altre attivitàdella ricerca di base: “Il se-

quenziamento del genoma vie-ne fatto attraverso software erisorse informatiche - aggiun-ge Pimpinelli - ma il computernon produce una sequenzaesatta: per esempio il genomaumano è stato sequenziato, main un certo senso per grandi li-nee: adesso la comunità scien-tifica lo sta correggendo manmano. Il fatto che questo orga-

nismo appena creato da Venterinvece funzioni, ovvero si ri-produca, è una controprovafondamentale per la scienza: ilsequenziamento, seppur perun ‘micoplasma’ molto picco-lo, è corretto”.Oltre le gioie della scienza unascoperta come questa apreprospettive esaltanti e alimen-ta preoccupazioni angoscian-ti. Dove ci porterà la vita arti-ficiale? Gli scienziati hannoaperto un vaso di Pandora dalquale non sappiamo cosa usci-rà? Questi sono gli interrogati-vi che affiancano alle speranzemondiali: la creazione in labo-ratorio di batteri in grado di “di -ger ire” il petrolio o la plastica;l’utilizzo di risorse battericheprogrammabili per venire in-contro all’umanità. “Il proble-ma è quello della complessità -chiarisce il professor Pimpinel-li - dobbiamo tenere presenteche adesso è stato creato un or-ganismo semplicissimo. Tuttaaltra cosa è il sequenziamento,la produzione in laboratorio diun Dna in grado di generaretessuti, organi, se non addirit-tura una forma di intelligenza”.Questa possibilità, almeno inlinea teorica, appare possibile.Ma l’obiettivo a medio termineè un altro. Il batterio di Venterper ora esiste, ma non ‘fa nien-te’. Quando ci vorrà adesso percreare organismi programmatiper svolgere funzioni utiliall’uomo? Fare previsioni è dif-ficile - continua il direttore -con le tecnologie di oggi si po-trebbe pensare di dover aspet-tare almeno dieci-quindici an-ni per arrivare ad un organi-smo ‘utile’. Ma è vero ancheche le cose evolvono molto ve-locemente. Tra poco il genomadi un moscerino (un organi-smo complesso quindi) si po-

Secondo VitoMancuso la creazionedella cellula artificialepone di fronte alla“sapienza etica”

DAL MONDO

Il teologo: “Nessunaminaccia alla fede”

Craig Venter (FOTO ANSA)

trà sequenziare in un giorno. Equesta tecnologia è venuta fuo-ri negli ultimi due o tre anni.Una volta che la scienza capi-sce come superare un proble-ma, poi il tempo perché si ot-tenga l’obiettivo è sempre ri-dotto.Rimane la questione dei rischi.Venter garantisce che il nuovoorganismo creato è adesso al si-curo, e le tecnologie che l’han -no portato in vita sono talmen-te complesse da non poter es-sere trafugabili, magari per ma-no di un gruppo terroristico.Però il problema si pone: cosa

succederebbe se la tecnologiadella vita finisse in mani malin-tenzionate? Pimpinelli ha unarisposta anche per questo:“Teoricamente potremmo tro-varci davanti a scenari di ri-schio, una virulenza finora sco-nosciuta. Ma ripeto che l’or ga-nismo che abbiamo ottenutoadesso è ancora molto rozzo. Equesto rischio non può frenarela ricerca. La scienza è inarre-stabile: la curiosità umana è ilprincipio di tutto. Il problemanon è la ricerca di base, ma leapplicazioni che fa l’uomo del-la conoscenza.

“La scienza èi n a r re s t a b i l e ,ma va usata perscopi chiari ecerti, sempre”,dice il professorPimpinelli

IL VATICANO “S eg n odell’intelligenza umana”L e prime notizie che arrivano dal Vaticano parlano di

una reazione timida, ma positiva all’annuncio ame-ricano della creazione della vita artificiale. Il cardinaleAngelo Bagnasco (nella foto), presidente dei vescovi ita-liani, prima di entrare a vedere la Sindone, commenta: “Èun ulteriore segno della grande intelligenza dell'uomo”.Ma la Chiesa cattolica deve ribadire comunque alcunipunti fermi. Ci pensa l’Osservatore Romano, che ieri ti-tolava: “Un ottimo motore, ma non è la vita”. “Al di là deiproclami e dei titoli di giornale – scriveva in prima pa-gina il quotidiano della Santa Sede – è stato ottenuto unrisultato interessante che può trovare applicazioni e chedeve avere delle regole, come tutte le cose che toccanoil cuore della vita”. “Non si è creata la vita – a ggiungel’Osser vatore – se ne è sostituito uno dei motori”. Cautelaarriva anche dal responsabile della Sala stampa vaticana,padre Federico Lombardi: “È necessario aspettare di sa-

perne di più”. E monsignor Elio Sgrec-cia, presidente emerito della PontificiaAccademia per la Vita, sottolinea comenon si tratti in realtà della creazione del-la prima cellula artificiale quanto piut-tosto alla “manipolazione del genoma.Bisogna vedere cosa si vuole creare”.

Il cardinale Angelo Bagnasco (FOTO ANSA)

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Sabato 22 maggio 2010 pagina 13

GRANDI SPESE MA ANCHE BUSINESSL’ALTRA FACCIA DELL’A F G H A N I S TA N

Il governo cerca i fondi per la missione,intanto la vendita di armi ha raggiunto livelli record

La storia Pomfret villaggio della vergogna

Gli ultimi mercenari neri

paio di soluzioni. Una è sta-ta approvata in via definiti-va con la conversione delcosiddetto decreto “I n c e n-tivi”. All’articolo 2, è statainserita una norma che pre-vede che le maggiori entra-te derivanti dalle concessio-ni di giochi e concorsi a pre-mi saranno destinate al fon-do per il rifinanziamentodelle missioni militariall’estero. Le nuove entrateovviamente non sono cer-te. Infatti, l’ulteriore solu-zione allo studio è quella divarare un rifinanziamentosu base trimestrale o qua-drimestrale, un escamotageche rende bene l’idea di co-

di Marco Maroni

Bisogna rifinanziare lamissione in Afghani-stan e La Russa vuolealtri mille soldati. Ma i

soldi non ci sono. Come sifa? Tremonti trova una so-luzione che ha del grotte-sco: far scommettere di piùgli italiani.La missione Isaf ha costienormi e per trovare i soldisi ricorre a escamotage. Mala guerra in Afghanistan èanche un grande business.Il finanziamento del primosemestre è stato approvatoin febbraio con soldi pesca-ti dallo scudo fiscale: 308milioni di euro passati daiparadisi fiscali svizzeriall’inferno di Herat e Kabulper pagare 3300 soldati con750 mezzi terrestri, 30 ve-livoli, armi, munizioni equant’altro serve per fare laguerra e addestrare la po-lizia locale. E si tratta solodei costi diretti della missio-ne, conti che trascuranospese come il miliardo dieuro che il ministero delloSviluppo economico dà allaDifesa per l’acquisto dimezzi avanzati, per esem-pio gli aerei senza pilotaPredator o i nuovi blindatiVbn Freccia (prodotti IvecoFiat – Oto Melara), che do-vrebbero proteggere i sol-dati in Afghanistan un po’

meglio dei Lince in cui han-no perso la vita due alpinilunedì.Entro il 30 giugno il gover-no deve finanziare l’i m p e-gno del secondo semestre ei soldi da stanziare sarannodi più, visto che il program-ma è di aumentare il con-tingente di mille uomini en-tro dicembre. In ambientiparlamentari si parla di unacifra attorno ai 400 milioni,

anche contando che partedei nuovi soldati sarannotrasferiti dal Kosovo e dalLibano. Al ministro Tre-monti, che ha in ballo unamanovra correttiva da circa27 miliardi per il biennio2011-2012, e dal cui ufficioormai passa tutta l’attivitàparlamentare, è toccato in-dividuare d’urgenza un

NPA K I S TA N

Giustiziatiin stile kamikaze

E secuzione pubblicadei Taliban in

Pakistan: i guerriglieriislamici hanno fattoesplodere con la dinamitedue uomini sospettati diessere delle spie alservizio degli americani. Idue sono statiammanettati, con i volticoperti e gli sono stateallacciate le cintureimbottite di esplosivocome quelle che utilizzanogli attentatori suicidi;prima di farli esploderesono stati esposti a unasorta di gogna facendolisfilare lungo le strade, difronte a decine dipersone, di Datta Kheil,villaggio della regionetribale del NordWaziristan pachistano, alconfine con l’Afghanistan.

STAT I UNITI

Licenziato direttoreintelligence

I l presidente BarackObama ha

licenziato il numerouno dell’intelligenceUsa, il Director ofNational Intelligence(Dni) Dennis Blair,non solo per i suoiripetuti sbagli, maanche per le tensionicreate con le altreagenzie dispionaggio, inparticolare la Cia, ocon personaggichiave alla CasaBianca, come il capodi gabinetto RahmEmanuel.Ufficialmente Blair -che coordinava levarie agenzie dellasicurezza Usa - si èdimesso e lasceràl’incarico la prossimasettimana, ma che sitratti di unlicenziamento vero eproprio i dubbi sonopochi, secondo lastampa Usa.

CUBA

Le condizionidi Farinas

I l dissidente cubanoGuillermo Farinas

interromperà losciopero della fameche ha cominciato il24 febbraio se ilgoverno libereràsubito i 12 detenutipolitici in gravicondizioni conl’accordo di liberareanche tutti gli altriche hanno problemidi salute. “Se c’è ungesto di buonavolontà e il governolibererà i 10 o 12 piùmalati e prendel’impegno di liberarepiano piano gli altrinon ci sono piùmotivi per continuarelo sciopero dellafame”, ha dettoFarinas dall’ospedaledi Santa Clara(centro) dove èricoverato.

DAL MONDO

Per coprirei costi delcontingentesi sperain maggiorientrate dallelotterie

L’aereo da trasporto Spartan (FOTO ANSA)

Soldati angolani (FOTO ANSA)

J o h a n n e s b u rgcerca dicancellare lacomunità disoldati angolanirifugiati inSudafrica

di Emanuele Piano

L e immagini sono state gi-rate da un telefonino. Po-

liziotti in tenuta anti-som-mossa scortano gli abitantiche hanno deciso di traslo-care. Armate di tutto punto econ i giubbotti anti-proietti-le, le forze dell'ordine assi-stono mentre alcuni operaidistruggono con mazze dabaseball porte, infissi, sani-tari e qualsiasi altra cosa siarimasta nelle case abbando-nate. I ragazzini radunatisistanno a guardare con faccestupefatte. Siamo a Pomfret,Sudafrica, e le riprese risal-gono al 2007. “Il governo su-dafricano spende milioni dirand per costruire case,mentre qui le distrugge”,commenta ironico Jean, im-ponente prete bianco chequi gestisce un orfanotrofio.È un ex militare come del re-sto lo sono tutti gli abitanti diquesto remoto villaggio aiconfini del deserto del Ka-

lahar i.La loro storia comincia nel1975 in Angola. La rivoluzio-ne dei garofani ha deposto ilregime militare in Portogalloe l'ex colonia diventa indi-pendente. Scoppia unaguerra civile fra le diverse fa-zioni indipendentiste – l'U-nita di Jonas Savimbi e ilMpla di Agostinho Neto – so-stenute rispettivamente daUsa e Urss. In uno dei ca-pitoli più cruenti e menoraccontati della Guerra fred-da finiscono in mezzo alcu-ne decine di migliaia di ri-fugiati angolani. Sono fuggitidal conflitto e sono riparatiin Namibia, allora ancoraparte del Sudafrica dell'apar-theid. “Eravamo rifugiati inun Paese straniero. Non ave-vamo più niente per sfamarele nostre famiglie. I sudafri-cani ci hanno offerto di en-trare nel loro esercito. Tu co-sa avresti fatto?”, raccontaFrancisco, un veterano, dallasua veranda con tenda mi-metica.È così che nasce il 32° bat-taglione, il “Buffalo Battalion”.Unità di anti-guerriglia mistadi bianchi e neri – una raritàper il Sudafrica razzista diquei tempi – si guadagneràsul campo l'appellativo di OsTerr iveis, i terribili. È il 32°battaglione a effettuare leoperazioni più pericolosedietro le linee nemiche nellaventennale guerra che i su-dafricani combatterono afianco dell'Unita contro cu-bani e russi schierati con l'M-pla. Le centinaia di tombedei Buffalo Soldiers sono oggi

ricoperte dalla giungla nelCaprivi, in Namibia, in quel-lo che è oggi un parco na-turale popolato da elefanti,leopardi e bufali. Nemmenonella morte c'è onore perquei caduti.Nel 1989 gli accordi pace inAngola mettono fine alleoperazioni del 32° battaglio-ne. I soldati vengono portatiin Sudafrica, a Pomfret, unvecchio villaggio di minatoridi amianto. “Ci fu costruitauna base. I comandanti bian-chi ci dissero che con i soldidei nostri stipendi ci sareb-bero state costruite delle ca-se dove avremmo potuto ri-p o s a rc i ”, ricorda Mariamche durante la guerra eraun'insegnante in divisa. Nel1993 l'apar theid finisce e ilBuffalo Battalion viene sciolto.Il Sudafrica elegge NelsonMandela alla presidenza e lastoria potrebbe concludersicon un lieto fine, ma non ècosì. Senza lavoro, gli ango-lani avevano un unico me-stiere fra le mani: la guerra.“Chi ha trovato lavoro nellasecurity, chi nei trasporti ochi nelle società militari pri-vate. Io sono stato in Angola,Burundi, Congo, Sierra Leo-ne ed oggi lavoro fra Iraq eAfghanistan. Questo è l'uni-co modo che abbiamo pergarantire un futuro ai nostrifi g l i ”, dice Pablo.A qualcuno nell'African Natio-nal Congress, il partito di go-verno, però non piaccionoquei neri angolani (ma or-mai tutti con passaporto su-dafricano) che hanno lottatoa fianco dei bianchi e che og-

gi vanno in giro per il mondoa combattere per procura. Ilnome della sudafricana E xe -cutive Outcomes – la prima so-cietà di mercenariato “mo-der na” - ha fatto il giro delmondo durante la metà deglianni '90. Il fallito tentativo dicolpo di Stato nel 2004 inGuinea Equatoriale, dove èfinito in mezzo anche il figliodi Marghareth Thatcher, hafatto il resto. La comunità diPomfret, ribattezzata “la cit-tà dei mercenari”, è diven-tata una “minaccia alla sicu-rezza nazionale”. I suoi abi-tanti vanno rimossi e dislo-cati altrove.“Vogliono dividerci perchésiamo una piccola enclaveangolana e perché il gover-no è razzista. Hanno comin-ciato con chiudere la stazio-ne di polizia, poi ci hannotagliato l'acqua e la luce. Poila polizia è venuta per di-

struggere le case”, spiegal'anziano Fernando, anchelui un reduce della guerri-glia. Nel 2008 il Tribunale habloccato le evizioni forzate,che qui chiamano “t ra s l o ch ivolontar i”, anche se non hariconosciuto agli angolani laproprietà delle abitazioni.Nessuno ha un pezzo di car-ta che dimostri l'assegnazio-ne. “Gli ufficiali bianchi da-vano gli ordini. Ci dicevanoandate qui e andate là. Cihanno portato a Pomfret e cihanno abbandonato”. È ama-ro Caiumbo, che è stato ingalera due anni in Zimbab-we per il fallito coup d'etat inGuinea Equatoriale.Nessuno ha più voglia dicombattere, ma le guerrenon sembrano mai finire percoloro che hanno nella loroinsegna una testa di buffalo euna scritta: Proelio Procusi, for-giati in battaglia.

me stanno le cose.Ma se i costi economici del-la missione Isaf sono alti equelli umani inaccettabili(24 soldati italiani uccisi,1500 degli altri contingenti,50mila vittime afgane di cuisi stima due terzi civili) sideve notare che per l’Italiale faccende militari hannoanche risvolti economici ditutto rispetto. Nel 2009 l’i n-dustria bellica nazionale haesportato armamenti per4,9 miliardi di euro, con unincremento record del 61%rispetto all’anno prima. Edè lo stesso Afghanistan amettere in moto un bel po’di business. Solo per fare un

esempio: nell’aprile scorsoAlenia Aeronautica (Fin-meccanica) ha consegnatoa Bucarest i primi due di set-te aerei da trasporto tatticoC-27J Spartan, che andran-no a trasportare truppe emezzi rumeni in Afghani-stan, dove entro settembreil contingente di 900 uomi-ni sarà raddoppiato. LoSpartan, che costa circa 40milioni di euro e l’Italia ven-de a mezzo mondo (tra cuiGrecia, Bulgaria, Slovac-chia, Marocco, Stati Uniti,Lituania) è un velivolo cheva per la maggiore in Afgha-nistan, perché grazie alla ca-pacità di atterrare su pistesterrate e impervie può ser-vire i reparti di prima linea.Diciotto esemplari del mo-dello precedente, il G-222dismessi dall’A e ro n a u t i c aitaliana sono invece stati ag-giornati e venduti agli StatiUniti, che li stanno a lorovolta girando alla nuova ae-ronautica afgana; i primi 3velivoli sono già stati impie-gati (con equipaggi statuni-tensi addestrati in Italia) pertrasportare truppe da Ka-bul alla provincia di Hel-mand, quella dove è statochiuso l’ospedale di Emer-gency, a Lashkar Gah, e cheè diventata il teatro dellapiù grande offensiva antita-lebana dall’inizio del con-f litto.

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pagina 14 Sabato 22 maggio 2010

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

ArgentoDariosuper starnel finale di“Tutti pazziper amore”

MossLadri in casadi Katea Londra:rubate opered’ar te

Bono VoxCaded u ra n t ele prove:o p e ra t oalla schiena

To t t iAlla Cortef e d e ra l e :chiedoun turnodi sconto

di Malcom Paganie Federico Pontiggia

Cannes

Camionette della “Gendar merie”,agenti antisommossa bardati co-me a dicembre, durissimi profilidi ex combattenti incanutiti dalpasso marziale e dal basco rosso,indossato come se l'anagrafe fos-se un'opinione. E poi voci, cori,palme insanguinate, bandierefrancesi con pied noir caricatu-rali. Sono migliaia e improvvisa-no nella sostanziale indifferenzaun corteo cupo, lugubre, risen-

tito. A destra della destra, nel cu-neo in cui lo sciovinismo diventarimpianto coloniale. Cannes sitrasforma nel palcoscenico dellarivendicazione politica. In man-canza di meglio, lo strappo al ce-rimoniale può mascherarsi daevento. Traffico impazzito, co-de, delirio. La gente scatta foto-grafie, le guardie sbadigliano. Ireduci urlano allo scandalo: “Unfilm di propaganda algerina fi-nanziato con i soldi francesi”, imaghrebini presenti, alla distor-sione di genesi, ruolo e finalitàdel Fronte di liberazione nazio-nale. Il padre del caos, è un ibri-do che non convince. L'ennesi-ma delusione di un Festival in cuiai selezionatori, qualcosa è sfug-gito di mano. Rachid Boucha-re b , il regista dello scandalo, ha57 anni. La sfrontata sicurezza dichi rielabora la Storia, senza mai

farle fare davvero un passo avan-ti. A quattro anni da Days of Glory,confeziona Fuor ilegge ennesimocapitolo contiguo a una vicendache in Francia ha il valore di undogma che più che dividere, di-lania. Fascisti e comunisti, l'Oase il Trattato di Evian, il ritorno diun milione di reietti nel 1962, lagiravolta di De Gaulle e il difficilereinserimento in patria, con leatrocità alle spalle, il futuro simi-le a un'incognita e il disprezzo,tatuato, di un pezzo di paese.L'Algeria è il Vietnam francese.Ma Bouchareb non somiglia aPontecorvo, Kubrick o Haneke,l'ideologia lo confonde, senzafargli trovare grazia per un rac-conto alla Techinè (che nel ma-gnifico L'età acerba, fece dell'Al-geria la sintesi allegorica, così vi-cina e così lontana, dei senti-menti in ballo nel cuore del Pae-se). Nei tre fratelli protagonisti,Bouchareb altro non vede cheuna violenza mai velata dall'iro-nia. Richiama Audiard e Scorse-se, senza trovare le coordinate ointuire l'istante utile per nonprendersi troppo sul serio. Nonevade dal clichè. Costruisce unacronistoria del Fln didascalica eingenua. Che parte dalle paroledella madre dei protagonisti (maè la nazione occupata che chia-ma): “Sii un uomo. Combatti” esi conclude in un'orgia di spari.Come altri film impropriamentecollocati da Frémaux in concor-so, l'impegno non va al di là diuna fiction senza profondità.Nonostante il caos e l'eccitato ci-nismo dei cameraman, il fermen-to del '68 è una parodia. Cannesparla molte lingue senza pro-nunciarne nessuna. Allora, Go-dard e Truffaut si appesero ai si-pari per impedire le proiezioni eil Festival venne chiuso in anti-cipo. Oggi, percorri la Croisette,scruti per consolarti la coperti-na di “M e t ro ” dedicata a ElioGermano: “En plein coeur” epascolando tra i prati e le poltro-ne del Grand Hotel, il più anticodi questo angolo di Costa Azzur-ra che accredita giornalisti comesolo alle Olimpiadi e triplica isuoi abitanti al ritmo delle proie-zioni, incontri un signore che lasua rivisitazione non l'ha fallita.Politica e storia possono averefascino quieto e pantaloni sdru-citi. Olivier Assayas, che tutti(o quasi) avrebbero voluto vede-re in concorso con il suo fluvialeCarlos. Quasi sei ore sul terroristaglobale degli anni ’70 e ’80 IlichRamírez Sánchez. Perché l'esiliodunque? “Non lo so, possonocompetere film edificati con i

soldi della mafia, ma non quellifinanziati dalla televisione. As-s u rd o ”, accusa Assayas senzascomporsi. Perrier in mano,idee chiare: “Mi rimproverano diaver disegnato Carlos come unarockstar, ma lui si considerava ta-le senza poterlo essere. Narcisi-smo ed esibizionismo ne spiega-no il successo, ma anche la ca-duta”. Anche perché non tutte leicone sono uguali: “Era convintodi essere il Che ma fu un merce-nario cui la stampa incollò la ma-schera di Zorro”. Pochi passi, indirezione sud e al 67 della Croi-sette, su una terrazza che scrutail golfo, brilla la scintillante seni-lità di Ken Loach. Qui al Festivalè un abusivo. È arrivato fuoritempo massimo per compensa-re il no di Malick. È giunto perabbattere un'altra maschera,quella della guerra privatizzata

to ancora, ma non posso nonchiedermi che senso abbia oggiun festival come questo. Quil’amore per il cinema è un eser-cizio dialettico”. Allora, il criticolavora di paradosso: “Mi trovomeglio al Festival del Cinema Ri-trovato di Bologna o a quello delMuto di Pordenone”. Cannes 63è una pessima annata: “Con rareeccezioni, un’edizione moltomodesta. Senza una propostao m o ge n e a ”. Poco da salvare.Molto da nascondere. “Mi ha en-tusiasmato Mike Leigh, piaciutoBeauvois più del bizzarro Amal-ric, la magia visiva del thailande-se, il romeno A u ro ra fuori con-cor so”. Poco: “Ma anche Gioveriposa ogni tanto”. Bouchareb, ilcaso di giornata, è solo “Reali -smo social-televisivo” , il sadi-smo di Kitano, una tortura per lospettatore: “La sofferenza mag-giore, quasi demenziale”. Così,la finestra sul cortile restituiscepiù ombre che bagliori: “Le in-terpretazioni di Bardem nell'irri-solto, ricattatorio film di Iñárritue di Germano, che restituisceun’immagine iperreale di un cer-to mondo italiano”. Poi, i grandivecchi. “I migliori”. De Oliveira,Godard e Wiseman: “Idee, visio-ne, talento. Hanno 300 anni intre e come suggerisce L i b é ra t i o n ,come lampi, irradiano una delleprospettive più giovani del Festi-val. Mi irrito quando sento direche calcano sempre gli stessipassi. Di Caravaggio mi limito avedere dieci quadri, soltantoperché tra loro hanno una lucesimile?”. Ora lo sguardo del cri-tico si rivolge verso altri lidi: “Se -condo i giochini dei giornalisti, ilmale di Cannes è il bene di Ve-nezia. Vedremo. Ci saranno Mar-tone, Malick, Sofia Coppola. Ma iregisti non sono macchine. Unnome in sé, offre speranze, noncer tezze”. Allora, per dimentica-re un'edizione da incubo, si pen-sa a settembre. Medesima malin-conia di fondo, programma (sul-la carta) straordinario. “Che do-vrebbe fare Venezia? Forse supe-rare i confini nazionali”. Perchél’aria che tira è brutta, ma non sivede, come Bondi sulla Croiset-te: “Non abbiamo perso niente,solo l’occasione di dimostrareche il ministero si occupa di ci-nema e non di beghe un po' pe-nose. Qui a Cannes si fanno ac-cordi internazionali e si progettail futuro: noi dove siamo?”.

Un’i m m agi n edella famosa Croisette,

la passeggiata di Cannes

Ieri è passato “Fuor ilegge” di RachidBouchareb: l’ennesima delusione

di questa edizione. Ai selezionatori qualcosa è sfuggito di mano

dei contractors e delle corpora-tion che li assoldano, dall’I ra qall’Afghanistan. Alle armi, Loachpreferisce le immagini: ha por-tato tra le luci vacue del circoprovenzale, uno scenario tra ipiù pericolosi del pianeta, laRoute Irish, che collega la GreenZone all’areoporto di Baghdad.La stessa di Nicola Calipari e Giu-liana Sgrena. Una terra di mezzodantesca, dove lasciare speranzeed esistenza, nel dominio asso-luto di arbitrio e terrore. Dopoaver fatto piovere pietre sulle co-scienze per un trentennio, Kensi ripete con il film più violento epessimista della propria carrie-ra. Loach, vestito come la wor-king class nel dì di festa, non sirimangia un solo fotogramma:“Dalla salute all’acqua, stannoprivatizzando tutto: perché,dunque, non anche la guerra?”.Sistema gli occhiali, si disseta:“Dal loro punto di vista, lo capi-sco: a differenza di un soldato,un mercenario morto per lo Sta-to non è un problema, né un co-sto”. Loach sembra contento diesserci, Irish Routeha diviso. Plau-si e dubbi, che Ken annacqua neldisincanto. Trascinati dal flussodella delusione, dalla stringentesensazione di già visto, dallestanche rievocazioni de “La dol-ce vita” e dalle defezioni trasver-sali (Godard, Scott, Sean Penn),si finisce nel funereo Gray d'Al-bion, solido albergone di riferi-

mento italiano. Oasi morettianaall'epoca di Caro Diario, casa diPaolo Mereghetti, qui a Can-nes. Mereghetti colloquia, rifiu-tandosi di sdraiare le proprie ri-flessioni su una barocca poltro-na rossa: “Meglio di no”. Viene aCannes dal 1972: “Dove ora c'èla Fnac, esisteva un cinemino de-lizioso. Vidi Corvo rosso non avrai ilmio scalpodi Pollack”. Allora, altritempi, l'Italia vinse il primo pre-mio con due film. Un ex aequo t rail Petri de La classe operaia va inPa ra d i s o e il Rosi de Il caso Mattei,con Volonté, protagonista di en-trambi, abbracciato da ovazionie menzione speciale. Oggi sispera in Luchetti e Frammartino,in odore di successo alla Quin-zaine, con un'opera difficile,estrema. Mereghetti, giacca di li-no, maglietta azzurra, alternasorriso e riflessioni: “Io mi diver-

CR OISETTE

Sbadigli a Cannestra film noiosie crisi economica

in & out

Come altri filmimpropriamentein concorso,l’impegno nonva al di là di unafiction senzaprofondità

Ken Loachsi ripetecon la pellicolapiù violentae pessimistadella propriacarriera

Mereghettispietato:“Mi trovo meglioal Festivaldel Cinemamutodi Pordenone”

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Sabato 22 maggio 2010 pagina 15

NON SOLO CINEMA

OSSESSIONE FELLINIA Bologna una mostra dedicata al regista: le donne

le caricature e l’immaginario oniricodi Claudia Colasanti

Ad alzare il sipario sulviaggio infinito e centri-fugo nell’immaginar iofelliniano è il manifesto

dei manifesti: la locandina di-segnata da Rinaldo Gèleng nel1973 per il film “A m a rc o rd ”.Appesa accanto, la letterascritta e battuta a macchinadal regista, ricca di indicazio-ni su come realizzarlo. Tutt’al-tro che un appunto rozzo e ap-prossimativo, come lo defini-sce lo stesso Fellini, la missivarivela a prima vista due aspet-ti, tra i tanti che affiorano dellasua sfaccettata e strabordantepersonalità: l’approccio ironi-co e canzonatorio riservatoagli amici e collaboratori disempre _ “Chissà perché iopenso a te invece di rivolger-mi a un altro pittore! (A pro-posito, non avresti qualchenome da propormi?)” - e poi,nelle indicazioni fornite pertradurre il film in manifesto, lalucida descrizione simbolicae pittorica delle sue creature“personaggi come sorpresi inuna immobilità sbigottita,amabile, riluttante e sfronta-ta, una specie di vecchia im-magine indelebile e favolosariflessa in un uno specchio fe-stoso, domenicale… un naif

rivisitato criticamente chedissimuli ma non troppo unacitazione ironica e bonaria”.L’impatto, subito dopo l’in-gresso alla mostra “Fe l l i n i .Dall’Italia alla Luna” (al MAM-bo di Bologna fino al 25 lu-glio), è così dirompente chemi vedo costretta ad abbando-nare i miei doveri di cronistadistaccata per collegarmi almio amarcord personale, me-morabile come l’immagine diquel geniale manifesto. Il gior-no in cui Federico Fellini eGiulietta Masina entrarono invia Cicerone nel negozio di ar-redamenti di proprietà deimiei zii, nel 1970, la vita dellamia famiglia cambiò per sem-pre, e fu trascinata in un uni-verso mitico di narrazioni co-stantemente imperniatesull’imprevedibile mondo fel-liniano. Mio zio, FerruccioBrembilla, fu dapprima il loroarchitetto, e ristrutturò perdue volte la casa di via Margut-ta, e in seguito Fellini lo scel-se, come spesso gli capitavacon le apparizioni della sua vi-ta, per una parte in A m a r c o rd dicruciale importanza. La lineaslanciata, i suoi tratti bergama-schi e severi, a lungo osservatidal regista mentre col metroin mano gli metteva a soqqua-dro la casa, furono utilizzati al

meglio: da meticoloso distrut-tore dei muri casalinghi diven-ne il temibile capo-gerarcache spara al cielo nella piazzadel paese romagnolo e che colfrustino in mano costringe ilpovero Aurelio (contestatodal gruppo di federali per averdetto: ”Se Mussolini va avanticosì, io non lo so…”) a berel’olio di ricino. Fu un rapportodi lavoro e di complicità che

SECONDO TEMPO

non si esaurì mai, poiché fu ri-chiamato per una parte in “Ca-s a n ova ” e poi nell’ultimo film,“La voce della luna”. La moda-lità con cui Fellini sceglieva isuoi attori rappresenta infattiuna chiave per inoltrarsi nelmisterioso destino di ogni suofilm. Prima delle riprese pub-blicava un attesissimo annun-cio sui giornali: “Federico Fel-lini è pronto a incontrare tutti

di Pierluigi Pardo (*)Madr id

I l portoghese più famoso daitempi di Vasco De Gama, co-

me da brillante definizione del“Suddeutsche Zeitung”, non haancora cercato casa a Madrid.Ha cose più importanti da fare,dicono. La notte folle del “San -tiago Bernabeu” è di quelle chevalgono una vita intera e lui lo sabene. “La finale di Champions ètroppo bella per poter pensaread altro – dice Mourinho -. Sen-tirò la pressione. Il cuore correpiù veloce, si alza la temperatu-ra. Poi arrivo allo stadio, escodal pullman e finisce tutto. Ini-zia quello che mi piace”. Quelloche gli piace è vincere, cosa dicui a Madrid di questi tempisentono maledettamente lamancanza. Per questo il Real loaspetta, indipendentementedal risultato della finale. Lui nonha ancora deciso, ma alcuni in-dizi sembrano una sentenza ealcune coincidenze inquietanoil popolo nerazzurro nella ma-dre di tutte le vigilie. Da merco-ledì sera ad esempio, dormenella stanza al nono pianodell’hotel Mirasierra, ritiro sto-rico del Real Madrid, reso famo-so dalla gesta erotiche di Anto-nio Cassano e dei suoi compia-centi amici camerieri. Sembraun segno del destino. Così co-me la scelta dell’ultimo allena-mento nella Ciudad Deportivadi Valdedebas, quella che po-trebbe diventare la sua nuovacasa. La stampa spagnola nonha dubbi. “M a rc a ”, il quotidia-no sportivo di riferimento dellaCasa Blanca da giorni propone“T. O. S .”, acronimo di “The Spe-

cial One”, un’intervista a pun-tate in cui Josè si racconta. E’stata fatta nel giorno aperto atutta la stampa, nel pranzo conil direttore del quotidiano ma-dridista. “Questa storia del futu-ro non è un problema per me”ripete. “Essere qui è troppo bel-lo. Un sogno, non un’ ossessio -ne. Quando ho giocato la finaledella Champions 2004 con ilPorto sapevo che me ne sareiandato, oggi non è così. Ma traquattro o cinque giorni le cosepotrebbero cambiare” S e m b raun’ammissione. Al punto cheanche il capitano Javier Zanetti,che al Bernabeu giocherà la par-tita numero 700 con la magliadell’Inter, senza dubbio la piùimportante, ha dovuto ammet-tere: “Non so cosa stia accaden-do con Mourinho. Lo sa soltan-to lui. Spero solo che rimanga”.Zanetti è la memoria storicadella squadra “Se penso doveeravamo quindici anni fa e dovesiamo adesso mi vengono i bri-vidi”. Vengono anche al Presi-dente Moratti che, quarantacin-que anni dopo il padre, cariche-rà i giocatori negli spogliatoi.

Attenzione, però. Perchédall’altra parte c’è un bel tipo.Louis Van Gaal è riuscito alme-no a pareggiare il duello dialet-tico del giorno prima con loSpeciale. L’allievo e il maestrodei tre anni vissuti a Barcellonasi sono sfidati a parole, prima diabbracciarsi per qualche istan-te, tra la fine dell’allenamentodel Bayern e l’inizio della con-ferenza stampa di Mou. “Le no-stre case erano a cinquanta me-tri l’una dall’altra. Un rapportospeciale. Lavoravo come un ani-male, ma con tantissimo piace-re. Ho imparato da lui la culturadel lavoro. Prima della finale gliavevo mandato un sms – ha det-to Mourinho – chiedendogli unabbraccio prima e uno dopo lapar tita”. Il primo è stato inten-so, lontano dalle telecamere.Un saluto davanti a pochi privi-legiati, pieno di affetto. VanGaal stima Mou, ne apprezza laprofessionalità, la cura mania-cale del dettaglio ma è convintodi essere diverso: “Io ho sceltola strada più difficile per vince-re, quella che passa per il calciospettacolare, per il gioco offen-

sivo, senza troppi calcoli. Luipensa solo al risultato”. “Si vedeche ha visto solo la partita di ri-torno col Barcellona e ha di-menticato l’andata e le altrenotti magiche” risponde subitoMou. 1 a 1. Ora la parola spettaal campo. L’Inter è favorita. IlBayern è senza Ribery ma ha inRobben l’uomo della provvi-denza e un vago senso di im-mortalità dopo le rimonte conFiorentina e Manchester Uni-ted. Mourinho deve sceglieretra Balotelli e Pandev. Van Gaalmetterà Altintop a sinistra e la-scerà Muller alle spalle di Olic.L’unico italiano in campo dalprimo minuto potrebbe essereil ventenne Diego Contento, fi-glio di napoletani, che peròprobabilmente andrà in pan-china. L’80% dei tedeschi, dico-no, tiferà Bayern, ascoltandol’appello di Van Gaal. “In Italiainvece, tranne i nostri, sarannotutti bavaresi” sussurra Mouri-nho. Lui intanto ha chiesto l’ap -poggio dei tifosi del Madrid. Peril bene dell’Inter e nient’a l t ro ,statene certi.

(*) Sky sport

Van Gaal:io ho sceltoil calciospettacolo,José pensasoloal risultato

Mou: gli italiani tiferanno BayernLO SFOGO DELL’ALLENATORE DELL’INTER ALLA VIGILIA DELLA FINALISSIMA DI CHAMPIONS

quelli che vogliono vederlo”.Si presentavano un migliaio dipersone, alcune veramentestrampalate, di cui non ne ve-nivano scritturate che una odue, ma Fellini le ascoltava efotografava tutte perché“ognuno di Noi è una tesseradel mosaico che stai compo-nendo. Cercando visi, corpi,gesti tra gli sconosciuti, il filmcomincia a esistere come mai

prima di allora, a lampi a fran-tumi”. Un’altra considerazio-ne emerge dal tono lievemen-te umoristico con cui condu-ce l’interpretazione dellozio-gerarca: Fellini non appa-re capace, come scrive TullioKezich, di odiare veramente ifascisti: si limita a classificarlialla stregua di clowns appenapiù sinistri degli altri. Ma il cli-ma che riaffiora nel ricordo(“Amarcord è più un esamedel presente che una nostal-g ia”), non attenua l’implaca-bilità della denuncia, poichégli anni del consenso ne esco-no ridimemsionati in tutta laloro povertà morale e cultura-le.L'esposizione dedicata a Felli-ni, arrivata dal Jeu de Paume di

Parigi e rinnovata a Bolognanell’allestimento e con l’a g-giunta della nuova sezione“Magie del fuori sink”, si svi-luppa senza cronologia, attra-verso nuclei tematici legati al-le ossessioni del regista: la cro-naca popolare che lo ha ispi-rato, il suo immaginario oni-rico, l'ambivalenza del senti-mento religioso, le caricature,le donne, le scene, la relazio-ne con i media, le location e ibackstage dei film. Come ciracconta il Direttore del MAM-bo, Gianfranco Maraniello:“Non è una mostra che rac-conta solo il cinema di Fellinima che usa Fellini per parlaredi noi, della nostra cultura po-polare e della sua trasfigura-zione artistica”. Mettendo inrelazione estratti di film, do-cumenti fotografici, resocontigiornalistici, immagini televi-sive, documenti e materiali le-gati al lavoro del regista emer-ge la struttura visionaria, lentama infallibile, di quella narra-zione per immagini che più diogni altra sintetizza il caratte-re della nostra attualità. Si trat-ta di un panorama infinito chene apre altre migliaia, sfioran-do immagini ormai nel reper-torio della mitologia cinema-tografica: le dichiarazioni diPasolini alla televisione fran-cese sulla collaborazione allasceneggiatura de “Le notti diCabir ia”, il bacio solo sfioratodella Ekberg e di Mastroiannialla Fontana di Trevi, il rappor-to con la luce e con la pittura,i primi piani della Masina,compagna di tutta la vita, neipanni di Gelsomina (“un filmper Giulietta”), le incompresepubblicità (Campari ’84, Ba-rilla ’86 e Banca di Roma ’92) esoprattutto brani e disegni au-tografi tratti da “Il Libro dei So-gni”, diario in cui Fellini regi-strò, dagli anni Sessanta fino aiNovanta, i propri sogni e in-cubi notturni, su consigliodello psicoanalista Ernst Ber-nhard. Sogni che si trasforme-ranno il più delle volte in im-magini, quell’ineffabile puntodi incontro tra scienza e ma-gia, tra razionalità e fantasia.

Particolare della locandina firmata da Rinaldo Gèleng nel 1973 per “A m a rc o rd ”

José Mourinho (FOTO ANSA)

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TELE+COMANDOIL PEGGIO DELLA DIRETTA

Fe n o m e n ida Radioelettra

di Nanni Delbecchi

C i sono programmi che fan-no (e magari disfano) il

conduttore, ma anche con-duttori che fanno il program-ma. Indubbiamente, Te oM a m mu c a r i appartiene allaseconda categoria; infatti tut-ti gli show da lui presentati –anche quando vengono de-finiti esperimenti senza paricome “Fe n o m e n a l ”, ora inonda su Italia 1– si somiglia-no come gocce d’a c q u a ra-gia, e questo perché il ragaz-zo gli dà il suo inconfondibiletocco solvente. “Fe n o m e-nal” si presenta come lascienza portata in salotto espiegata, se non proprio amio figlio, almeno ai nostrivip di riferimento, si spaziada Sergio Muniz a Rita Ru-sic fino a Giampiero Mughi-ni. Ma c’è anche l’inedita fi-gura dell’ospite fisso, chenon deve nemmeno fare lafatica di cambiare canale;nella fattispecie, il Mago For-rest, cui si devono i pochi,veri attimi di divertimento, ela brasiliana Juliana Moreira,marmorizzata nella caratteri-stica meraviglia di chi non sicapacita di essere finita unpaese dove si diventa famosisenza dover fare assoluta-mente niente. Con l’a s s i s t e n-za di alcuni pietosi scienziati,

c’è in studio un gran dispie-go di attrazioni da scuola Ra-dioelettra; frittate volanti, ar-pe a raggi laser, occhiali checapovolgono la vista; che pe-rò, nelle mani del condutto-re, non appaiono così diversida quei bicchieri sempre pie-ni, dalla polverina per star-nutire e dagli scarafaggi digomma che sotto carnevaleandavano a ruba nei veglionidei licei.Sì, perché Mammucari tra-sforma in sfottò tutto quelche tocca fin dai tempi di“L i b e ro ”, lo show in cui rag-giunse la popolarità a suon discherzi telefonici. Erano itempi del grande ritorno del-la faccia di tolla, in televisio-ne ma non solo; e non c’èdubbio che da questo puntodi vista Teo Mammucari ha lecarte in regola. Un bel fac-cione da arcidiavolo, un no-me che pare uscito da unasceneggiatura di A ge & S c a r-pelli, gli ultimi fuochi dellesupercazzole di “Amici miei”ma anche qualche grano ditalentaccio in proprio; e se itempi consentissero ereditàvere, oltre a quelle dispensa-te ogni sera da Carlo Conti,Mammucari potrebbe spera-

re in un piccolo legato per-fino di Raimondo Vianello.Ma questo poteva valere aitempi dell’esordio, una deci-na d’anni fa. Da allora, inve-ce, non ha fatto che ripeter-si, è diventato un solo un po’più simpatico di un Frizzi (re-stando più grossier), comedire che hai cinque minuti diautonomia in più prima dellosbadiglio. Dice: non ci sonopiù le facce di tolla di unavolta. Magari. Invece il guaioè che ce ne sono troppe, etipi come Mammucari pati-scono la concorrenza che ar-riva da sfere più alte. Ci sonopiù facce di tolla in una pun-tata di “Porta a Porta” che intutte le annate di “Scherzi apar te”; e la tolla, andando aruba, si è sempre più evolutae specializzata; c’è la tolla adpersonam, la tolla col predel-lino, la tolla con lo sputac-chio e perfino la tolla al pro-fumo di mughetto (la famosatolla a sua insaputa). Sono icosiddetti fetori forti; unaconcorrenza troppo agguer-rita anche per un anticipato-re come Mammucari, cheora, nel suo angolino di Ita-lia1, deve spiegare i principidella fisica a Juliana Morei-ra per restare a galla; beitempi quelli in cui bastava fa-re un numero di telefono perdiventare fenomeni.

TG PAPI

A s p et t a n d oun Aventino

Teo Mammucariconduce “Fe n o m e n a l ”

su Italia1

SECONDO TEMPO

di Paolo Ojetti

T g1Se c’è una notizia vera,

palpabile come la creazionedella prima cellula “ar tificia-le” e non le solite menate suBerlusconi e il governo “delfa re ”, subito anche quel ma-rasma che è il Tg1 viene ad as-sumere un aspetto più uma-no. La cellula computerizzata(semi-artificiale perché si av-vale di un batterio preesisten-te, ma può essere “comanda-ta”) apre scenari vasti comepraterie: vaccini, organismispecializzati, costruzione diorgani e chi ha più fantasia cela metta. Intervistato dal Tg1,monsignor Fisichella a p realla scoperta, il cardinal Ba-gnasco la benedice. Per oranon ci sono perplessità: chiancora teme futuri eserciti disuperuomini programmati,stia pure tranquillo. Chi temeche l’evoluzione della specievenga deviata, accantoni le

paure. Qualche decennio fasi disse: l’auto porterà a gene-razioni con le gambe corte.La specie umana, al contra-rio, è cresciuta come non mai(tranne qualche “p re m i e r ” inattività). Della manovra eco-nomica si sa poco: per nonsbagliare, il Tg1 sparge vase-lina per lubrificare i tempi du-ri che verranno.

T g2Si avverte una sottintesa

contrarietà del Tg2 alla cosid-detta “rifor ma” delle inter-cettazioni. Gli Stati Uniti cheintervengono a difesa del“buon lavoro della magistra-tura italiana” sono di apertu-ra. Chissà se Fr a t t i n i , fra unoslalom e l’altro respingeràquesta “intrusione nei nostriaffari interni”. Nel frattempocontinua lo stillicidio degliscoop di Vespa. Ida Coluccisi tuffa a pesce sulla seguentedichiarazione libresca di Ber-lusconi: “I dissensi nel Pdl

non porteranno alle elezionianticipate” e sai che novità.Ora, mettiamo che Berlusco-ni abbia peccato di eccessivoottimismo, un domani gli in-dagano mezzo governo (e pu-re fratel Cicchitto) e dodiciminorenni lo accusano dimolestie: cade il governo, ono? Che si fa allora con il librodi Vespa: lo si usa per stabi-lizzare un tavolo sbilenco?

T g3Una lunga carrellata sulla

Conferenza del Pd dove sista tentando – almeno cosìsembra – di rifondare il par-tito e mettergli qualche addi-tivo nel motore. Ma il Tg3 pri-vilegia il brontolio profondoche si avverte contro la leggeliberticida delle intercetta-zioni. Il popolo viola ( vo l e n -teroso, ma scarso) è in piazzae protesta, il sindacato deigiornalisti minaccia scioperi,Montezemolo vede guai pergli editori, gli americani – nelricordo di Falcone – inter ven-gono. Eppure manca qualco-sa, manca – per esempio –una spallata delle opposizio-ni politico-parlamentari. Po-trebbero abbandonare il Pa-lazzo, una specie di modernoAventino. Potrebbero chia-mare a raccolta gli italiani chenon ci stanno. Insomma, ser-virebbe un segnale, uno solo.Ma non arriva.

Page 17: Il Fatto quotidiano - 22 Maggio 2010

Sabato 22 maggio 2010 pagina 17

èBLOCCATO L’APERITIVO FBLA NUOVA MODA IN FRANCIAIn Francia sono ormai una moda:mega aperitivi di piazza organizzati suFacebook. Migliaia di persone siiscrivono online per poi riversarsi inpiazza. Si parte con un gruppo in retecon un annuncio come questo: “Ritroviamoci tutti il 14 luglio2010 nei giardini dell’Eliseo per il tradizionale garden partyorganizzato dal presidente. Ventimila inviti a sorpresa: cipossiamo riuscire” (invito lanciato realmente davanti allaresidenza di Sarkozy). Vista la fitta partecipazione, questimega aperitivi stanno anche ponendo dei problemi di ordinepubblico; lo scorso 13 maggio un ragazzo di 21 anni è mortoin un ritrovo a Nantes: aveva bevuto troppo ed è caduto daun ponte. Per domenica prossima la polizia di Parigi ha vietatoil consumo e la vendita di alcolici nella zona antistante laTour Eiffel dove era stato lanciato l’ennesimo appuntamento.

f e e d b ac k$Commenti allo statussulla pagina Facebookdi Antefatto: “Abbiamoannunciato: se la leggeinfame passa faremodisobbedienza civile.Grande adesione, ilettori sono con noi”

è ANCHE gli americanihanno detto che la leggeanti-intercettazioni faschifo... sono diventaticomunisti anche loro...

Luigi

èMA CON GENTE chedovrebbe essere in galera giàda alcuni anni e tanti,tantissimi altri avanzi dagalera di questo governo,che cosa di peggio ci si puòaspettare ancora?

Carlo

è C’È POCO da dire chenon sia già stato detto. Laprivacy non esiste... quandoti chiamano gli operatoritelefonici, i venditori dienergia elettrica, isondaggisti, i venditori divino, quando ti arrivanomessaggi promozionali anchesul telefonino… e p p u requalcuno che deve dire cosenon ortodosse pretende disfoderare ancoral’argomento “privacy”.

Ner iana

è SKY FARÀ ricorso aStrasburgo, non potrebberofarlo anche i giornalisti, ocome Federazione, o se sipuò ottenere un impattomaggiore, singolarmente?Abbiamo bisogno di un aiutodall'esterno (estero), perchéqui, qualunque cosa succeda,si dica, si scopra, “l o ro ” nonsi smuovono e vanno avanti.

Terr y

è LA DISOBBEDIENZAcivile và bene, ma non basta,servono segnali forti didisapprovazione come ilboicottaggio delle attività deip o l i t i c i / i m p re n d i t o r i / b a n c h i e r i .È inutile girarci intorno,queste leggi bavaglio servonoa garantire la prosperitàdelle aziende e delle banchedei politici e degliimprenditori a loro legati edei loro affaracci.

S a n zo

è ADERISCO pure iocontro il regime

Sergio

è VE LO volete mettere intesta che bisogna scenderein piazza?

Giosuè

è SONO sicuramente perla disobbedienza con voi. Inbocca al lupo e buon lavoro!

Gabr iella

è CERTO che siamo convoi!!!! Disobbedienza civile aoltranza!

Rossella

è SONO d’accordo convoi: quando è troppo, èt ro p p o.

Alessio

è COSA pensano di farepaura con carta e penna!?Hanno sbagliato persone

M a u ro

è DISOBBEDIENZAcivile, non violenzaghandiana.

G i a n f ra n c o

è I N T E R C E T TAT E C Itutti, le persone oneste nonhanno nulla da nascondere

P i e t ro

è RESISTERE,Letizia

MONDO WEBA FIRENZE I BIG BROTHER AWARDS

Fa c e b o o kGrande Fratello?“C

ome Facebook sta ridi-segnando la nostra pri-va c y ”. Questo il titolodi copertina di Time

Amer ica in edicola il 31 maggio.“Con quasi mezzo miliardo diutenti – aggiunge il settimanale– Facebook ci connette l’un l’al -tro in un modo nuovo (e perico-loso)”. Ormai contro Facebookè partito un tiro incrociato. Gliutenti (in fin dei conti la privacyè sempre in capo a loro) nonsembrano molto curarsi dellaquestione, ma blog, associazio-ni, opinionisti, sono scatenati:l’accusa è quella di scarsa tuteladelle informazioni condivise da-gli iscritti. Anche in Italia, Face-book è sotto attacco: sabato 29maggio sarà protagonista dellepremiazioni dei “Big BrotherAwards Italia” (bba.winstonsmi -th.info) che si terranno a Firenzenell'ambito del convegno e-pri-vacy 2010. Il BBA è un premiointernazionale “in negativo”ch eda anni viene assegnato in tuttoil mondo a chi “ha più danneg-giato la privacy”. I premi in lizzaper i nemici della riservatezza

di Federico Mello

GRILLO DOCETLA 'NDRANGHETANON ESISTE

1) Lo scorso sabato 15maggio, si è tenuta a Reggio Emiliala manifestazione contro la'ndrangheta. Gli attivisti delMoVimento 5 Stelle erano presentiper protestare contro le infiltrazioni mafiosenell'economia reggiana, anche alla luce dei recentiattentati intimidatori avvenuti in città. La Presidentedella Provincia di Reggio Sonia Masini non ha graditoun piccolo cartello che recitava ironicamente: “AReggio la mafia non c'è vero Sonia?” alludendo a comenel febbraio 2009 durante un convegno con ilprocuratore antimafia Nicola Gratteri e ilcriminologo Antonio Nicaso sul tema infiltrazioni

nell’economia emiliano romagnola la Masinidisse “Reggio è sana” e accusò di parlare di“denunce generiche” elogiando la diversità delPdmenoelle. Loro non si arrenderanno mai(ma gli conviene?). Noi neppure.2) “Io, da persona 26enne, rispettoso fin dabambino dell'ambiente e del Mondo, accusoesplicitamente le generazioni di idioti che sonovenute prima della mia. Avete annientato il pianetasenza nemmeno rendervene conto, anzi ve nerendevate conto quando le persone attorno a voiiniziavano a morire di cancro, quando la mattina alle8.00 l'aria delle città vi faceva venire bruciore allagola. Ma nonavete fattonulla. Ora

lasciate alla nostragenerazione e a inostri figli un futurodi immondizia esofferenza. Bastardive c c h i ”. future isUnwritten

èA ROMA IL MUSEO DEL VIDEOGIOCOUNA “SALA GIOCHI” NELLA QUALE IMPARARENascerà a Roma e si chiamerà “V i g a mu s ” (sorta diacronimo di Video Game Museum) un “mu s e ointerattivo del videogioco” che racconterà i 30 anni distoria del mezzo videoludico. L’annuncio è arrivato dalministro della Gioventù Giorgia Meloni, che haconfessato di essere una grande appassionata divideogame (in particolare di “sparatutto”). Il nuovo

museo sorgerà nel 2011 nel quartiereromano di Prati: la struttura è già disponibilee dovrà essere restaurata, ma nel frattempogli organizzatori stanno già acquisendo operee oggetti. “Vigamus sarà una straordinaria salagiochi, dove divertendosi si impareràqualcosa” la promessa dei curatori.

èARRIVA GOOGLE TVTECNOLOGIA SONY, SOFTWARE ANDROIDGiovedì a San Francisco è statoannunciata GoogleTv un progetto chevede il motore di ricerca assieme aSony e Intel. Da Mountain Viewpromettono una piattaforma che“cambierà il futuro della televisione”portando Internet in salotto emischiandolo con “il meglio della tv”. LeGoogleTv, che dovrebbero essere sulmercato a fine anno, saranno prodotteda Sony mentre il software saràsviluppato sul sistema operativo opensource Android, prodotto da Google.La tecnologia (si partirà con un box daabbinare al televisore da inserire in unsecondo momento dentrol’apparecchio) permetterà agli utenti dinavigare il web e di sfogliare tutti i canalitelevisivi. “Aspettavamo da moltotempo il giorno di questo annuncio” hadetto il Ceo di Mountain View EricSchmidt. I telefonini con installato ilAndroid, potranno essere usati anchecome telecomando.

SECONDO TEMPO

La prima pagina di Time;una schermata dal sito Big Brother Awards;

Pac-Man su Google;l’annuncio sul blog Google

èPAC-MAN DIVENTA UN DOODLEPER IL TRENTENNALE DEL VIDEOGIOCOIl 22 maggio del 1980 la casa giapponeseNamco distribuì per la prima volta Pac-Man,quello che diventerà uno dei videogiochipiù conosciuti e diffusi almondo. Per festeggiarne iltrentennale, ieri il “doodle”di Google, il logo inhomepage, si è trasformatoin un riquadro nel quale farela propria partita a Pac-Man.Google aveva già festeggiatoil compleanno di Tetris, maquesta è la prima volta chesi può giocare direttamentein homepage.

sono cinque: peggior ente pub-blico (tra i candidati il garantedella privacy e Brunetta); peg-giore azienda privata (candidatiFacebook, Google e Telecom);minaccia da una vita (in nomina-tion, Maroni); tecnologia più in-vasiva; “neolingua e Bispensie-ro ” (che si contenderanno Frat-tini, Maroni e Berlusconi). Sequeste sono le nomination c’ègià uno sconfitto: è proprio Fa-cebook al quale è stato assegna-to il premio “Lamento del Popo-lo” destinato a chi riceve più no-mination negative. Marco Cala-mari è uno degli organizzatoridell’iniziativa di Firenze. “Face -book lo scorso anno ha già vintotre dei nostri premi – ci dice – ilsuo comportamento non è cor-retto: ha cambiato varie volte lepolicy sulla privacy senza infor-mare gli iscritti. Ciò espone gliutenti: i loro profili sono un be-ne prezioso e cedibili a terzi”. Lasoluzione? Per Calamari è drasti-ca: “Cancellarsi da Facebook onon iscriversi proprio”. Una po-sizione talebana? gli chiediamo.“No, specialistica” p re c i s a .

Page 18: Il Fatto quotidiano - 22 Maggio 2010

pagina 18 Sabato 22 maggio 2010

b at t i b e cco Édi Massimo Fini

UNA VITA BASTA(E AVANZA)I l mio slogan è: morire prima, morire tutti. La seconda parte è

incontrovertibile, la prima, ovviamente, discutibile. Già dal1919, quando gli orrori della medicina tecnologica non avevanoancora raggiunto i livelli attuali, Max Weber scriveva: “Ilpresupposto generale della medicina moderna è che siaconsiderato positivo, unicamente come tale, il compito dellaconservazione della vita... Tutte le scienze danno una risposta aquesta domanda: che cosa dobbiamo fare se vogliamo dominare‘tecnicamente’ la vita? Ma se vogliamo e dobbiamo dominarlatecnicamente, e se ciò, in definitiva, abbia veramente unsignificato, esse lo lasciano del tutto in sospeso oppure lopresuppongono per i loro fini”. Nella società contemporanea,dimentichi non solo di Weber ma di una sapienza millenaria,l'allungamento della vita non è solo un must ma la bandiera chesventola orgogliosamente sul più alto pennone della nave dellaModernità. Bisogna sgombrare subito il campo da un voluto e noninnocente equivoco diffuso dagli scienziati, dai medici e daglistorici: che in era preindustriale la vita fosse cortissima, 32 anni opoco più. Un falso ideologico. Gli uomini e le donne del Medioevosi sposavano, in media, rispettivamente a 29 e 24 anni, nonavrebbero avuto neppure il tempo di tirar su i primi figli e,tantomeno, di farne a dozzine come invece accadeva. Il fatto èche si confonde la vita media, che scontava l'alta mortalità natalee perinatale (che peraltro selezionava naturalmente i più robusti)con la vita effettiva di quegli uomini. Senza addentrarci incomplesse comparazioni statistiche ricordiamo che padre Dantecolloca “il mezzo del cammin di nostra vita” a 35 anni e che,duemila anni prima di lui, il biblista afferma “Settanta sono glianni della vita dell'uomo”. Il confronto non va fatto quindi con lavita media (che è una statistica alla Trilussa) ma con l'aspettativadi vita dell'adulto. Su questo piano abbiamo effettivamenteguadagnato qualcosa, perché oggi gli uomini hannoun'aspettativa di vita di 78 anni e le donne di 83. Una decina dianni in più, che non son pochi. Ma bisogna vedere come li si vive.In prima fila ci sono gli orrori dell’“accanimento terapeutico”, percui alla naturale paura della morte si è aggiunto un abbiettoterrore che ti “salvino”, condannandoti, per anni, a un'esistenzadimidiata, umiliata, indegna di un essere umano. In fondo lamorte, se rispetta i tempi naturali, è una cosa pulita, noi siamoriusciti a renderla una vicenda sporca, disumana. Poi c'è laterrificante solitudine dei vecchi e la loro perdita di ogni ruolo. In

Europa solo il 3,5% degli anziani vive con i propri figli. E ilvecchio, a differenza di un tempo, non è più il detentoredel sapere ma, superato dalle continue innovazionitecnologiche, ha perso questo ruolo. Come scrive lostorico Carlo Maria Cipolla “nella società agricola ilvecchio è il saggio, in quella industriale un relitto”. A ciòsi aggiunge quell'astrazione crudele che solo la smaniacodificatoria della borghesia e della Modernità potevainventarsi: la pensione. Da un giorno all'altro tu perdi ilposto, sia pur modesto, che avevi nella società e vienisbattuto nel magazzino dei ferrivecchi. E adesso vai acurare le gardenie, povero, vecchio e inutile stronzo.Come antipasto ci sono la prevenzione e il terrorismodiagnostico. Qualsiasi età si abbia bisogna controllarsi,palpeggiarsi, auscultarsi, fare una mezza dozzina diesami clinici l'anno. Non si può più fumare, non si puòbere, bisogna stare a dieta. Dobbiamo vivere ibernati,vecchi fin da giovani. Il greco Menandro (III secolo a.C.)vedeva lontano, molto lontano, la nostra società, quandocanta: “Caro agli Dei è chi muore giovane”.

www.ilribelle .com

PIAZZA GRANDELe parole che fanno paura

di Lorenzo Fazio (*)

Non era mai successo. Ilddl sulle intercettazioniche sta per essere appro-vato oltre a colpire i gior-

nalisti e gli editori di giornali,punisce gli editori di libri nelcaso essi pubblichino prima diun processo inchieste giorna-listiche con all’interno parti diatti giudiziari o testi di inter-cettazioni telefoniche (anchese non più coperti da segretoistruttorio). L’editore ha ilcompito di vigilare che ciònon avvenga, se non lo fa, leconseguenze sono pesanti, in-nanzitutto per lui: la multa puòarrivare oltre 460 mila euro.La legge così formulata sembraavere un obiettivo preciso: li-mitare l’azione a chi in questianni ha provato a raccontareverità scomode riportandoall’attenzione dei lettori episo-di trattati nelle cronache deigiornali e poi dimenticati. Inuna parola: limitare la pubbli-cazione di libri scomodi perchi ha o chi è al potere.È strano che i libri improvvisa-mente facciano così paura. So-no sempre stati considerati unoggetto elitario, ogni anno lestatistiche ci ricordano che lametà degli italiani non legge(ma non è così vero, bastascorporare i dati del nord daquelli del sud), possibile cheora vadano censurati? Perchédi questo si tratta: di censurapre ventiva.I legislatori, facendo levasull’enormità della multa cheminaccia l’esistenza stessa diuna casa editrice, hanno trova-to un modo per evitare di tor-nare alla censura tout court,sarebbe stato troppo rischiosoe antistorico. Una volta la ma-no del censore si abbatteva sutv, giornali e libri (meno). Ri-cordate Fo allontanato dallatv? I film vietati e tagliati o ad-dirittura bruciati come nel ca-so di Ultimo Tango a Parigi? An-che i libri erano talvolta ogget-to di censura: quello di Miche-le Pantaleone, Mafia e politica(gli stessi temi di oggi!) fu por-tato in tribunale dal ministroGioia accusato di collusionemafiose ma l’autore fu assolto.C’è una bellissima fotografiache ritrae nell’aula del tribuna-le Giulio Einaudi che testimo-nia con Pantaleone e tutti i re-dattori e autori storici dell’Ei-naudi degli anni Settanta, daStajano a Vivanti, Orengo, Fer-rero, Fossati…Anche allora c’era dunque unasaggistica di battaglia che an-dava allo scontro con il potere.Bè, da qualche anno a questaparte (La Casta di Stella e Rizzoha segnato una svolta ), dopoanni di torpore, quel filonesembra ritornare. Le occasioninon mancano. Ci siamo fatticora ggio… Qui parlo in quali-tà di testimone, avendo fonda-to con altri soci una casa edi-trice, Chiarelettere, che ha in-centrato la sua attività propriosu un tipo di saggistica “cr iti-ca” e d’inchiesta. Non siamogli unici per fortuna, ma cer-tamente noi rischiamo di piùperché gli altri editori hannodiverse linee editoriali, noi no.Il mio quindi è un grido di pro-testa ben interessato. Se i legi-slatori hanno pensato di colpi-re il nostro lavoro vuol dire chefacciamo paura. Che i librid’inchiesta hanno molti letto-ri. Forse troppi. Complimentidunque agli autori, alla loro se-

rietà, al loro coraggio.E adesso ? I libri che abbiamoin catalogo potremmo pubbli-carli se oggi fosse applicata lanuova legge? Mi vengono inmente subito i volumi di Tra-vaglio (con Gomez) che spes-so si avvalgono degli atti giu-diziari e ripropongono testi diintercettazioni. Esilarante laconversazione tra Cuffaro eBerlusconi di qualche anno fae come dimenticare le racco-mandazioni di Berlusconi alsempre disponibile Saccà nellibro Bavaglio (anticipatore ahi-mè). Tutto materiale non pub-blicabile, ora. Così come le re-gistrazioni della D’Addario o letestimonianze di altre ragazzeche hanno partecipato alle fe-ste di Berlusconi, pubblicatenel libro Pa p i , uno scandalo po-litico.Mi guardo indietro e mi vengo-no in mente altri libri, altri au-tori (e mi spiace non citarli tut-ti). Profondo nero recupera i ma-teriali dell’inchiesta condottadal pm Vincenzo Calia pur-troppo archiviata. Ma i mate-riali se inutilizzabili per stilareuna verità giuridica, sonoestremamente interessantiper noi cittadini, per chi vuolesapere che cosa è successo aBascapé la notte del 27 ottobre1962 quando precipitò l’a e re odi Enrico Mattei. Un episodiodecisivo della nostra fragile de-mocrazia. Questo libro non lo

Il direttoreeditorialedi Chiareletterespiega perché si vuolmettere il bavaglioai libri d’inchiesta:da “Pap i ” a “Fuoriorario”, per cuile Ferrovie hannochiesto 26 milionidi danni

Presidenzialismo, l’unica stradadi Mario Segni

Perché la sinistra italiana non è presidenzialista?Non è una provocazione, è una questione po-litica. Per vent’anni ho condotto una battagliaistituzioni di governo forti scelte direttamente

dai cittadini. I risultati di queste campagne, condottesoprattutto con i referendum elettorali, sono statil’elezione diretta del sindaco, del presidente della

Provincia e del gover-natore, e il Bipolari-smo. Queste battagliesono state calorosa-mente sostenute dalarga parte della sini-stra. Per concluderequesto cammino bi-sognerebbe arrivareal “ sindaco d’Italia”,cioè una forma di ele-zione diretta del go-verno da partedell’elettore. Perchéla sinistra si schieraoggi contro l’ultimopassaggio? Pe rch é ,tranne Arturo Parisie pochi altri, è fero-cemente contraria evi vede addirittura,

come dice Eugenio Scalfari, un disegno autorita-rio? Ho raccontato tutto in un libro che è da poco inlibreria (“Niente di personale - solo cambiare l’Ita -lia”, ed. Rubbettino) ma gli avvenimenti di questigiorni aggiungono altri argomenti alle ragioni cheho esposto.La crisi finanziaria che si abbatte sull’euro sta deter-minando, secondo molti, la crisi dello Stato sociale.C’è del vero: le risorse non bastano più a sostenerequel complesso di misure sociali che sono una carat-teristica e un orgoglio dell’Europa di oggi. Ma c’è unaltro dato. La crisi dimostra il fallimento dell’idea chelo sviluppo economico non abbia bisogno di regole edi controlli, e che le regole del mercato siano suffi-cienti a garantire una crescita economica e un ordi-nato sviluppo sociale. Non è così. È stato l’allenta -mento dei controlli del governo Bush a facilitare laspaventosa bolla che sta sconvolgendo il mondo. Èl’assenza di ogni regola sulle transazioni internazio-nali che dà alla speculazione il potere di mettere inginocchio Stati e monete. Non è quindi più attualequel pensiero che in un momento di ottimismo avevaspinto a dire che è finita la storia, e quindi la politica, eche il sistema capitalistico garantisce di per sé svi-luppo economico ed equilibrio sociale. No, il mondoha più che mai bisogno della politica, cioè di istitu-zioni che guidino, che controllino i movimenti dellasocietà. Senza queste crolla non solo l’equilibrio so-ciale, ma la stessa crescita economica. Perciò è in no-me della fase storica che attraversiamo, e di un’esi -

genza cara alla sinistra, quella di riequilibrare gliscompensi di una globalizzazione selvaggia, che van-no rafforzate le istituzioni politiche. Primi tra questisono i governi nazionali. Non si è avverato purtroppoil sogno dello Stato europeo, ed è quindi prima di tut-to il governo nazionale l’organo che regola la vita eco-nomica. Le istituzioni italiane sono all’altezza delleprove che ci attendono? Il bipolarismo, con la inve-stitura popolare del governo, ha certo rafforzato lacapacità decisionale. Le misure varate in poche oreper la Grecia avrebbero probabilmente richiesto, nel-la prima repubblica, giornate di consultazione tra varisegretari di partito. Ma le prove che ci attendono sonomolto più dure, porteranno a trasformazioni socialiimponenti. Il governo parlamentare di coalizione,perché questa è oggi la nostra formula costituzionale,è in grado di affrontare la sfida? Io penso di no, ed è perquesto che propongo il presidenzialismo. Conosco leobiezioni: l’assenza di contrappesi, lo strapotere diBerlusconi, il problema dell’informazione. Tutto ve-ro, e la battaglia va fatta per un presidenzialismo equi-librato, con i necessari contropoteri, primo fra tuttiun Parlamento che sia tale, e non più un’accolita dinominati come oggi. Ma ci rendiamo conto che inquesto contesto le istituzioni deboli sono il maggiorpericolo? Ci sono proposte diverse dal presidenzia-lismo? Se vi sono ben vengano. L’unica cosa che nonpuò fare la sinistra è stare immobile mentre la storiacammina e chiede a gran voce una politica diversa.

[email protected]

SECONDO TEMPO

La battaglia va fattaper un sistemae q u i l i b r a t o,con i necessaricontropoteri. Maci rendiamo contoche in questocontestole istituzioni debolisono il maggiorpericolo?

avremmo potuto fare e nem-meno potremmo fare quello inpreparazione sul depistaggioin via D’Amelio (L’agenda ne-ra ).Altri esempi, altri snodi: la ri-costruzione in Capitalismo di ra-pinadella vicenda Fazio e i “fur-betti del quartierino” nonl’avremmo potuta raccontare,e il golpe “b i a n c o - p o r p o ra ” t rail 1994 e il 1998, cioè il tenta-tivo di costruire il Grande Cen-tro coi soldi riciclati? L’i n ch i e -sta del procuratore Capaldonon ha avuto un seguito ma letestimonianze, i documenti, lefonti confidenziali della finan-za sono agli atti. Tutto da but-tare, metà Vaticano Spa da bru-ciare. Siamo ai nostri giorni: ar-riviamo alla trattativa tra Statoe mafia di cui si parla nel pro-cesso a Palermo. Nel Pa t t o , ol-tre alla storia incredibiledell’infiltrato Luigi Ilardo, so-no proposte le testimonianzesconvolgenti dei due agentidella Criminalpol inseritenell’inchiesta sulla morte diBorsellino. Impossibili oggi dau t i l i z z a re .Adesso ci sono nuovi libri dalavorare per l’autunno, inchie-ste su temi delicati. Dobbiamoconfrontarci con gli avvocati.Per noi finora è stato decisivopoterci appoggiare agli attidella magistratura per dare pe-

so alla ricostruzione. Così nonci rimane che affidarci all’ini-ziativa dei singoli autori. Mauna cosa è la testimonianza re-sa davanti a un pm, un’altra latestimonianza resa in privato,soprattutto quando essa coin-volge altri. Il rischio delle que-rele da parte di chi si sente dif-famato è alto. E qui si apre unaltro capitolo, altrettanto diffi-cile. Ormai sempre più spessole querele per diffamazionecontengono richieste di risar-cimento danni talmente alteda sembrare intimidatorie ebasta. A fronte di nessuna veraragione e contro una docu-mentazione inoppugnabile.Le Ferrovie dello Stato ci han-no chiesto per il libro Fuori ora-rio 26 milioni di euro di danni!Alla fine, comunque, una cosal’abbiamo capita: la parolacontinua a fare paura, la me-moria dei fatti è “sovver siva”,sollecita attenzioni nuove e in-sinua dubbi mettendo in di-scussione biografie altrimentiintoccabili. E questo è troppo.Buon segno se l’appello diMauri e Laterza contro il ddl(in www.laterza.it) è stato fir-mato da moltissimi editori (ipiù diversi) e quello di Rodotàsu Repubblica da migliaia di cit-tadini.

(*) direttore editorialeC h i a re l e t t e re

Il ministro Angelino Alfano (FOTO LAPRESSE)

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Sabato 22 maggio 2010 pagina 19

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7

MAIL B OXUna verifica continuadel lavoro dei politiciProbabilmente dovremo fare iconti con la legge bavaglio. Ungiornale come il vostro come fa-rà? Sarà a corto di argomenti? Houn suggerimento per riempire lepagine: dateci conto di tuttoquello che (non) fanno i nostri di-pendenti in parlamento. Voglionoeliminare le intercettazioni? Be-ne, che i politici si preparino a es-sere controllati e verificati, nellosvolgimento delle loro mansioni,tutto il giorno e tutti i giorni. Vo-glio sapere tutto: gli spostamenti,le persone che incontrano, i ver-bali di ogni riunione di partito ecommissione parlamentare. Vo-glio essere messo nella condizio-ne di giudicarli per la loro funzio-ne, legislativa o esecutiva, per cuisono stati eletti e nominati. Misbaglio se dico che invece l’80 percento del tempo lo dedicano allapromozione di se stessi o del pro-prio partito? Sono pagati bene,sono pagati da noi, hanno respon-sabilità importanti: che si abitui-no ad essere verificati nella loroefficienza, trasparenza e corret-tezza. Scommettiamo che trove-remo argomenti interessanti?Luigi

Gli ultimi spazi di libertàcancellati dalla RaiIn attesa di conoscere le motiva-zioni di Santoro, comprendendo-ne la stanchezza e sottolineando-ne il valore, mi chiedo se l’attualedirezione generale della Rai siaautorizzata alla distruzionedell’azienda ed alla conseguente

stanno i fatti. Ora che Santoro si èarreso, siete rimasti davvero l’ul -timo baluardo.Mario Buonocore

Cambiare metodoper combattere la drogaUn recente editoriale della Asso-ciated Press comunica i risultatidi 40 anni di guerra alla droga e deimiliardi di dollari spesi per ridur-ne la diffusione: un fallimento nelraggiungere qualsiasi obiettivofissato. Vengono snocciolati nu-meri importanti: 20 miliardi percombattere i cartelli della droganelle loro nazioni d’origine, 33miliardi nelle politiche “dico noalla droga”, 49 miliardi per l' ap-plicazione della legge sui confini,121 miliardi per arrestare 37 mi-lioni di inquisiti non violenti perdroga, 450 per imprigionare cri-minali nelle “galere federali”. Siparla anche delle organizzazionidi poliziotti, giudici e guardie giu-diziarie che auspicano in un futu-ro prossimo almeno la regola-mentazione della vendita dellacannabis. Io mi chiedo, come èpossibile che in Italia non ci sia undibattito sulla legalizzazione dellacannabis quando a Novembre inCalifornia si terrà un referendumper tassarne e regolamentare lavendita come per alcolici e tabac-chi? In Italia sono legali due so-stanze letali (gli alcolici e i tabac-chi), mentre una sostanza chepuò essere utilizzata in terapiamedica viene penalmente perse-guita.Giorgio Parma

La biglietteriadella stazione di FabrianoVorrei segnalare un fatto che tro-vo vergognoso. Alla stazione diFabriano (An) non c’è più la bi-glietteria delle Ferrovie dello Sta-to; i biglietti si possono fare allabiglietteria (interna alla stazione)gestita da un’agenzia di viaggi, cheapplica al prezzo del biglietto unamaggiorazione percentualmentee direttamente proporzionata alprezzo del biglietto stesso, oppu-re in alternativa ad una bigliette-ria automatica non semplicissimada usare, soprattutto per gli an-

ziani, e soprattutto che eroga ilbiglietto solo se pagato con ban-comat o carta di credito, non concontanti, così solo chi possiededenaro “telematico” può servir-senektema52

I nostri erroriNel giornale di ieri, giovedì 21maggio, per errore è stata inse-rita la fotografia di Donata Cutulial posto di Maria Grazia Cutuli,giornalista italiana uccisa a Sarobi,Afghanistan, nel 2001 in un atten-tato. Ce ne scusiamo con i nostrilettori e con la sorella Donata.

Diritto di ReplicaGentile Direttore, in relazioneall’articolo di Ferruccio Sansa,pubblicato sul Suo giornale in da-ta 20/05/2010 (pag. 9), precisia-mo che Invitalia, l’Agenzia nazio-nale per l’attrazione degli investi-menti e lo sviluppo d’i m p re s a ,non eroga alcuna borsa di studionell’ambito dei corsi impartitidalle strutture dell’Università de-gli Studi di Genova.L’Ufficio Stampa di Invitalia

Siamo convinti che Invitalia nonmenta. Forse, come è successo alpovero ministro Scajola, qualcunoha offerto borse di studio a nome diInvitalia senza dirglielo (due da2.500 euro). Come risulta dal sitowww.perform.unige .it(dell’Università di Genova)accessibile a tutti, anche all’u f fi c i ostampa di Invitalia. Siamocomunque disposti a fornire copiadel bando di concorso (articolo 2).( Fe r. S a n . )

T remonti ha parlato: “I soli chesi devono preoccupare sono i

falsi invalidi e i veri evasori”. Parolesante, ma non suonanostranamente a vuoto? I falsi invalidisarebbero un obiettivo facile, in unmondo con le carte in regola. Manel caos italiano non diventeràun’azione di polizia su tutti gliinvalidi, sui veri disabili? Quanto aiveri evasori, per lo Stato è unabattaglia senza fine. Come puòdare frutti in breve tempo, sotto lapressione di condizioni critiche, diemergenza, in questa Italia in cuil’evasione al fisco è un crimine(ben) organizzato?

SENZA DUBBIO la frase diTremonti è sospetta di essere falsa (nelsenso di non realistica) o priva di sensoperché impossibile. Vediamo la questione dichi sfugge alle tasse. Prima di tutto non sirecuperano più tutti gli evasori, medi, grandie grandissimi, perché in successive occasioni,hanno approfittato dei condoni. Poi c’è lapromessa di indagare sullo standard di vitaper capire chi evade. Si può fare nel paesedei gentiluomini vaticani che offronoappartamenti convenientemente situati conviste memorabili, a euro 700 mensili,consentendo agli affittuari di apparireeleganti ma poveri (non possiedono) e anzisostenuti dalla beneficenza vaticana? Si puòfare con case variamente intestate, auto

della ditta e barche ancorate appena un po’più in là del patrio confine? Si può avviareuna inchiesta alla Scajola ogni volta? Esoprattutto: una simile sequenza di spietatiinseguimenti del fisco può realizzarsi neitempi stretti di una crisi gravissima, dovecerti omissioni possono portare rapidamenteil paese sull’orlo della bancarotta? Veniamoagli invalidi. Continuiamo pure a scambiarcile storie esilaranti del cieco che guida laFerrari e del sordo profondo che dirigel’orchestra. Carine. Ma la grande quantità divere storie da esaminare, con medici, tecnici,esperti, ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato(o ai normali Tribunali della Repubblica) èzona grigia, invalidi un po’ sì un po’ no,graduatorie forzate, a volte in modoindecente, a volte per un punto in più, perfar scattare una categoria più conveniente.Ma poiché queste normali e dovute verifichenon sono mai state fatte in passato, siintaseranno, in tempo d’emergenza, leprocedure di controllo. Intanto chi pensa aidisabili, i veri disabili, inchiodati da malattieche vietano il movimento, tenuti a terra daautobus e treni senza piattaforme, scuole euffici circondati di barriere architettoniche,strade piene di buche, niente insegnante disostegno, niente soldi per gliaccompagnatori e un assegno per vivere di250 euro al mese?

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

FALSI O VERII N VA L I D I

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

LA VIGNETTA

SECONDO TEMPO

L’abb o n at odel giorno

SILVIO CODECASA

“Stimatissimi, abbiamo ildiritto di saperec h i - d ove - c o m e - q u a n d o -perché sono spese letasse che paghiamo. Sequalcuno dei gestori deisoldi pubblici ritiene diavere ‘problemi diprivacy’, si ritiri a vitaprivata! Ho unaproposta: perché nonlanciate un appello perfirmare ogni inchiestagiornalistica con i nomi didecinedilettori?D ov r a n n oa rre s t a rc itutti!”

Raccontatie mandauna foto a:a bb o n a t o d e l g i o r n o @

i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL FATTO di ieri22 Maggio 1927Un’icona della vita newyorchese. O, per dirla con lo scrittoreKurt Andersen, “...una grande miscela di newyorchesitàletterar ia… non nuova di zecca, idiosincratica...”. In unaparola, la Strand Bookstore, al secolo “18 miles of book”, 18miglia di libri, slogan della “libreria che si misura a metri”.La strana storia di uno luoghi più intriganti del mondo iniziail 22 maggio ‘27, quando il collezionista Ben Bass decide diaprire sulla Quarta Avenue, un curioso mercato del librousato, partendo dalla vendita della sua biblioteca privata.Una vera e propria Book City nel cuore di Manhattan,zeppa di testi rari, preziosi, fuori catalogo, tutti a prezzodi saldo. Impilati, allineati per colore, altezza, genere,i libri della Strand diventano centinaia di migliaia, una cifrache suggerisce agli eredi di Bass un geniale colpo dimarketing. Vendere, con funzione decorativa, i libri a metroquadro, cedere stock di scaffali destinati all’arredo dibiblioteche private. Un segno dei tempi per Strandche oggi, coi suoi due milioni e mezzo di libri, pardon, conisuoi 29 chilometri di libri, è ancora luogo di culto perbibliofili, ma anche indirizzo snob per vip e star, a cacciadella perfetta libreria su misura.

Giovanna Gabrielli

ti Cai ma della agenzia interinaleMetis, di cui il maggior azionista èUnicredit, la quale a sua volta ri-ceverà azioni di Cai da parte diImmsi. Sapete chi è il presidentedi quest’ultima? Robertino Cola-ninno! Una mano lava l’altra...Giorgio Santucci

Impariamo il significatodella parola democraziaSono un Ufficiale dell’Esercito esono stato in missione a Kabul nel2002. Non voglio fare facile de-magogia in un momento così tra-gico per le famiglie dei caduti equindi tengo per me i giudizi suquella missione e sulle altre. Mauna cosa penso di poterla dire.Prima di portare la democrazia inun altro paese, impariamo il signi-ficato della parola e facciamo ditutto per non trovarci nella con-dizione di dover aspettare l’inter -vento di una coalizione che vengaa riportarla a noi.Dark Angel

Ci portano via le libertànel disinteresse generaleVedo in giro un disinteresse perquello che sta accadendo che mimette i brividi. Questi signori cistanno scippando la democraziaun po’ alla volta, a piccole dosi, inmaniera scientifica. Dopo le milleschifezze che hanno combinato,ora il bavaglio ai giornalisti e la li-mitazione delle intercettazioni: lemafie, i corruttori e i furbetti sen-titamente ringraziano. Vi prego,continuate a raccontare come

dissipazione di soldi pubblici, sen-za alcuna ripercussione contabilee civile. A Santoro un ringrazia-mento per averci offerto gli ultimisprazzi di libertà e riflessione ci-vile. Auspico di rivedere le suetrasmissioni con i suoi valenti col-laboratori.Peppe

Cai, Unicredite le nuove assunzioniMi chiamo Giorgio Santucci e so-no un ex dipendente Alitalia, dal2009 in cassaintegrazione. Mi vo-

levo lamentare e far sapereall’opinione pubblica dell’ennesi -ma scorrettezza degli amici dellacordata Cai promossa da Berlu-sconi. In questi giorni stannouscendo riviste di concorsi cheriportano la seguente dicitura:“Alitalia, 650 assunzioni ai bagaglie al check-in per l'aeroporto Leo-nardo da Vinci, basta la licenzamedia. L’azienda: ‘fatevi avanti su-bito’ ”. E’ a dir poco vergognosoche i sindacati si facciano beffarein questo modo, in barba a tutti gliaccordi di Palazzo Chigi. Inoltre,gli assunti non saranno dipenden-

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