Il fatto quotidiano - 21 Maggio 2010

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1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Venerdì 21 maggio 2010 – Anno 2 – n° 144 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it Abbiamo annunciato : se la legge infame passa faremo disobbedienza civile. Grande adesione, i lettori sono con noi STRAPPIAMO IL BAVAGLIO Magistrati, giornalisti, editori: è rivolta Veltroni: con questa legge aiutano la mafia Santoro: “Se mi chiedono di fare Annozero resto” Comprati e venduti di Marco Travaglio C aro Michele, scopro con raccapriccio che, oltre a smarcarti da un’azienda che non ti vuole, vieni addirittura retribuito per il tuo lavoro e, se te ne andrai, percepirai financo la liquidazione. Ma non ti vergogni? Come ti è stato autorevolmente fatto notare dal Pompiere della Sera (“Michele dalla trincea all'incasso”), dove il direttore e le grandi firme campano d’aria, tu sei “militante” e “barricadero”, dunque dovresti lavorare gratis. E mica solo tu: come si permette questo Saviano di scrivere libri contro la camorra e poi intascare i diritti d’autore? Allora è vero che usa la camorra per arricchirsi e fare la vittima: trucchetto già praticato da Anna Frank e Primo Levi, che usarono i lager nazisti per fare i martiri, vendere libri e diventare famosi. Chi combatte la camorra dovrebbe scrivere libri perché nessuno li legga e li compri, poi lasciare le royalties a Berlusconi che ne ha tanto bisogno. Tu, se davvero volevi informare i cittadini sulle magagne del sistema, dovevi devolvere il tuo stipendio al dottor Masi e ora dovresti lasciargli la liquidazione, affinché la usi per stipendiare Belpietro, Paragone, la Setta e integrare un po’ il misero compenso di Vespa, che l’altro giorno, dall’alto dei suoi ascolti da albumina, stigmatizzava la tua paga con l’immortale frase “Essere perseguitati è un affare”. Dev’essere per questo che lui, da pensionato, guadagna il triplo di te: per non fare troppi affari. Ti prego poi di considerare l’illuminato parere dell’on. Franco Monaco del Pd: “Tutto e tutti si comperano”. Ecco, nemmeno i migliori del Pd riescono a distinguere il verbo pagare dal verbo comprare. Pensano che stipendiare un professionista in base al suo valore e ai suoi risultati, come in ogni mercato libero, significhi comprarlo, impossessarsi della sua testa e della sua anima. E se questi sono i migliori del Pd, figurarsi i peggiori. Infine, se ti resta tempo, ti pregherei di versare un piccolo obolo a Polito El Drito, il noto trascinatore di folle che sul Riformatorio irride ai 5 milioni e più di spettatori di Annozero : “Tornate al mondo reale, o voi in cerca di un taumaturgo che vi liberi dal Male. Michael Moore fa i soldi, la Guzzanti fa i soldi, Travaglio fa i soldi, Santoro fa i soldi... Non conducono una lotta tra il Bene e Berlusconi, conducono le loro aziende. Se proprio volete liberarvi del Caimano, dovete procedere altrimenti. L’unico modo è mandare in Parlamento il numero di deputati sufficienti a disarcionarlo”. Tipo Polito, che quand’era senatore Dl chiese con Dell’Utri una commissione d’inchiesta contro le intercettazioni. Per disarcionare meglio Berlusconi, collaborava a realizzare il suo programma (suo del Caimano, s’intende). E, quand’è tornato al Riformatorio, ha seguitato a dare ragione a Berlusconi, per combatterlo meglio si capisce. “Santoro – prosegue El Drito – ha fatto un affare e non c’è bisogno di spiegare perché”. Ecco: ti sei guadagnato onestamente lo stipendio con un programma libero a dispetto della destra e della sinistra, dando notizie vere e censurate dagli altri, portando prestigio e palate di milioni all’azienda che ti ha combattuto per quattro anni. Per i cantori del libero mercato all’italiana, un peccato imperdonabile: anziché chieder conto a un’azienda pubblica che si priva all’unanimità del suo prodotto di maggior successo, chiedono conto a te del tuo “affare”. Del resto, se il mercato fosse libero, del Riformatorio non esisterebbe nemmeno il ricordo, visto che è tenuto artificialmente in vita dai fondi pubblici. Cioè: lo paga soprattutto chi non lo compra. Naturalmente El Drito si schiera pro legge bavaglio e plaude alle multe per gli editori, anche perché non sa di che parla: le multe non riguardano, come scrive lui, “la violazione del segreto investigativo” con “la pubblicazione di atti coperti da segreto”, bensì la pubblicazione di atti non coperti da segreto. Cioè pubblici. Ma che gl’importa: avendo la fortuna di non avere lettori, ha pure quella di non dover dare notizie. Tanto lo stipendio glielo paghiamo noi. L’INCHIESTA x I pm di Perugia accendono un faro sui due ministri Dopo Scajola, Bondi e Matteoli Giulio Anselmi definisce il provvedimento “liberticida”, Natale (Fnsi) parla di “situazione drammatica” e Sky annuncia ricorsi alla Corte europea S i stringono i tempi. Si vota di notte in Commissione al Se- nato. Avanti così verso la “leg- ge-bavaglio”. Ieri il Fatto è stato invitato a La Sapienza di Roma per spiegare cosa sta accadendo. C’è preoccupazione. La stessa manifestata sulle nostre pagine dal presidente dell’Ansa Ansel- mi, dal presidente del sindacato giornalisti Natale e da Veltroni. Mascali, Nicoli, Perniconi, Telese, Tecce, Truzzi e Zanca pag. 2-3-4-6-7 z Fini è già finito? di Paolo Flores d’Arcais dc “F areFuturo” nel senso di fare po- litica, o semplicemente nell’acce- zione di “fare ammuina”? Tra le due cose corre un abisso, l’on. Fi- ni ne è certamente al corrente. Il presidente della Camera sembrava deciso a un futuro di politica da statista, quando nell’assemblea dei dirigenti del Partito di Berlusconi si ri- fiutò di fare il predellino del padrone, e re- plicò a brutto muso all’aspirante Putin, pro- nunciando addirittura, come sintesi di una politica da destra europea, la parola magica che sul tirannuccio di Arcore ha lo stesso effetto dell’aglio per i vampiri: legalità. La faccia feroce dell’onorevole Fini, però, non era evidentemente una scelta di vita, ma più probabilmente una “scena” per le tele- visioni, visto che due giorni fa il suo ventri- loquo più accreditato, l’on. Bocchino, ha preannunciato la piena lealtà di un voto fa- vorevole alla legge sulle intercettazioni, che il Sultano all’italiana esige approvata dai suoi eunuchi a tappe forzate, entro giugno. In realtà, come sa il lettore di questo giornale ma non sa il 90% degli italiani minzoliana- mente disinformato, non si tratta di una legge per difen- dere la nostra privacy. Il con- trollo illegale, il caimano lo ha sempre incoraggiato e premiato. La legge dovrebbe chiamarsi perciò “criminali liberi” visto che molti di loro senza l’irrinunciabile strumen- to delle intercettazioni non saranno mai sco- perti. E ancor più “giornalisti in galera”, vi- sto che questo accadrà per chi vorrà ancora raccontare ai suoi lettori qualche frammen- to di verità scomoda. Una legge del genere non è una “stretta” (co- munque di regime!), come pudicamente vanno omertando testate cerchiobottiste della sera coi loro editorialisti alla don Ab- bondio. Si tratta invece di un primo tassello di vero e proprio FASCISMO, perché solo il fascismo, nell’arco dell’intera storia unitaria italiana, ha considerato e punito come cri- mine penale un resoconto di cronaca. L’onorevole Fini riesce a immaginare una destra europea capace di compiere un’infa- mia del genere contro la democrazia libera- le? Una signora Merkel che anziché basto- nare i banchieri speculatori forgia manette per la Frankfurter Allgemeine e la Süddeutsche Zeitung? Enormità impensabili, e infatti ieri gli ambienti vicini a Fini lasciavano trapelare “subbuglio”. Conteranno solo i fatti, però: questa legge liberticida e criminale un libe- rale anche tiepido la boccia. Punto. Altri- menti ha già rinunciato a fare politica e si è rassegnato a fare il predellino. n vergogne di Stato La scuola Diaz: il coraggio della verità Lillo pag. 18z CATTIVERIE G8 di Genova: condannati in appello i poliziotti accusati per le violenze alla Diaz. Mantovano: “Resteranno in polizia”. E per le stesse ragioni. (www.spinoza.it) Dall’interrogatorio di Zampolini emergerebbero riscontri. Al setaccio un conto di Diego Anemone in Francia Massari pag. 5 z n Modena e Maranello Quei problemi della Maserati che danneggiano Ferrari Feltri pag. 11z Sandro Bondi e Altero Matteoli (FOTO EMBLEMA) y(7HC0D7*KSTKKQ( +"!"!,!?!=

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Il fatto quotidiano - 21 Maggio 2010

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Ve n e rd ì 21 maggio 2010 – Anno 2 – n° 144Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Abbiamo annunciato: se la legge infame passa faremodisobbedienza civile. Grande adesione, i lettori sono con noi

STRAPPIAMO IL BAVAGLIOMagistrati, giornalisti, editori: è rivolta

Veltroni: con questa legge aiutano la mafiaS an t o r o : “Se mi chiedono di fare Annozero resto”

Comprati e venduti

di Marco Travaglio

Caro Michele, scopro con raccapriccio che, oltre asmarcarti da un’azienda che non ti vuole, vieniaddirittura retribuito per il tuo lavoro e, se te neandrai, percepirai financo la liquidazione. Ma

non ti vergogni? Come ti è stato autorevolmente fattonotare dal Pompiere della Sera (“Michele dalla trinceaall'incasso”), dove il direttore e le grandi firme campanod’aria, tu sei “militante” e “bar ricadero”, dunquedovresti lavorare gratis. E mica solo tu: come sipermette questo Saviano di scrivere libri contro lacamorra e poi intascare i diritti d’autore? Allora è veroche usa la camorra per arricchirsi e fare la vittima:trucchetto già praticato da Anna Frank e Primo Levi,che usarono i lager nazisti per fare i martiri, venderelibri e diventare famosi. Chi combatte la camorradovrebbe scrivere libri perché nessuno li legga e licompri, poi lasciare le royalties a Berlusconi che ne hatanto bisogno. Tu, se davvero volevi informare icittadini sulle magagne del sistema, dovevi devolvere iltuo stipendio al dottor Masi e ora dovresti lasciargli laliquidazione, affinché la usi per stipendiare Belpietro,Paragone, la Setta e integrare un po’ il miserocompenso di Vespa, che l’altro giorno, dall’alto dei suoiascolti da albumina, stigmatizzava la tua paga conl’immortale frase “Essere perseguitati è un affare”.De v’essere per questo che lui, da pensionato, guadagnail triplo di te: per non fare troppi affari. Ti prego poi diconsiderare l’illuminato parere dell’on. Franco Monacodel Pd: “Tutto e tutti si comperano”. Ecco, nemmeno imigliori del Pd riescono a distinguere il verbo pagaredal verbo comprare. Pensano che stipendiare unprofessionista in base al suo valore e ai suoi risultati,come in ogni mercato libero, significhi comprarlo,impossessarsi della sua testa e della sua anima. E sequesti sono i migliori del Pd, figurarsi i peggiori. Infine,se ti resta tempo, ti pregherei di versare un piccoloobolo a Polito El Drito, il noto trascinatore di folle chesul Riformatorio irride ai 5 milioni e più di spettatori diA n n o ze ro : “Tornate al mondo reale, o voi in cerca di untaumaturgo che vi liberi dal Male. Michael Moore fa isoldi, la Guzzanti fa i soldi, Travaglio fa i soldi, Santorofa i soldi... Non conducono una lotta tra il Bene eBerlusconi, conducono le loro aziende. Se propriovolete liberarvi del Caimano, dovete procederealtrimenti. L’unico modo è mandare in Parlamento ilnumero di deputati sufficienti a disarcionarlo”. TipoPolito, che quand’era senatore Dl chiese con Dell’Utr iuna commissione d’inchiesta contro le intercettazioni.Per disarcionare meglio Berlusconi, collaborava arealizzare il suo programma (suo del Caimano,s’intende). E, quand’è tornato al Riformatorio, haseguitato a dare ragione a Berlusconi, per combatterlomeglio si capisce. “Santoro – prosegue El Drito – hafatto un affare e non c’è bisogno di spiegare perché”.Ecco: ti sei guadagnato onestamente lo stipendio conun programma libero a dispetto della destra e dellasinistra, dando notizie vere e censurate dagli altri,portando prestigio e palate di milioni all’azienda che tiha combattuto per quattro anni. Per i cantori del liberomercato all’italiana, un peccato imperdonabile: anzichéchieder conto a un’azienda pubblica che si privaall’unanimità del suo prodotto di maggior successo,chiedono conto a te del tuo “af fare”. Del resto, se ilmercato fosse libero, del Riformatorio non esisterebbenemmeno il ricordo, visto che è tenuto artificialmentein vita dai fondi pubblici. Cioè: lo paga soprattutto chinon lo compra. Naturalmente El Drito si schiera prolegge bavaglio e plaude alle multe per gli editori, ancheperché non sa di che parla: le multe non riguardano,come scrive lui, “la violazione del segreto investigativo”con “la pubblicazione di atti coperti da segreto”, bensìla pubblicazione di atti non coperti da segreto. Cioèpubblici. Ma che gl’importa: avendo la fortuna di nonavere lettori, ha pure quella di non dover dare notizie.Tanto lo stipendio glielo paghiamo noi.

L’I N C H I E S TA x I pm di Perugia accendono un faro sui due ministri

Dopo Scajola, Bondi e Matteoli

Giulio Anselmidefinisce ilp rov ve d i m e n t o“liber ticida”,Natale (Fnsi) parladi “situazionedrammatica” e Skyannuncia ricorsialla Corte europea

S i stringono i tempi. Si vota dinotte in Commissione al Se-

nato. Avanti così verso la “leg-ge-bava glio”. Ieri il Fatto è statoinvitato a La Sapienza di Romaper spiegare cosa sta accadendo.C’è preoccupazione. La stessamanifestata sulle nostre paginedal presidente dell’Ansa Ansel-mi, dal presidente del sindacatogiornalisti Natale e da Veltroni.Mascali, Nicoli, Perniconi,Telese, Tecce, Truzzi e

Zanca pag. 2-3-4-6-7 z

Fini è già finito?di Paolo Flores d’A rc a i s

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“Fa re F u t u ro ” nel senso di fare po-

litica, o semplicemente nell’acce -zione di “fare ammuina”? Tra ledue cose corre un abisso, l’on. Fi-

ni ne è certamente al corrente. Il presidentedella Camera sembrava deciso a un futuro dipolitica da statista, quando nell’a s s e m bl e adei dirigenti del Partito di Berlusconi si ri-fiutò di fare il predellino del padrone, e re-plicò a brutto muso all’aspirante Putin, pro-nunciando addirittura, come sintesi di unapolitica da destra europea, la parola magicache sul tirannuccio di Arcore ha lo stessoeffetto dell’aglio per i vampiri: legalità.La faccia feroce dell’onorevole Fini, però,non era evidentemente una scelta di vita, mapiù probabilmente una “scena” per le tele-visioni, visto che due giorni fa il suo ventri-loquo più accreditato, l’on. Bocchino, hapreannunciato la piena lealtà di un voto fa-vorevole alla legge sulle intercettazioni, cheil Sultano all’italiana esige approvata dai suoieunuchi a tappe forzate, entro giugno.In realtà, come sa il lettore diquesto giornale ma non sa il90% degli italiani minzoliana-mente disinformato, non sitratta di una legge per difen-dere la nostra privacy. Il con-trollo illegale, il caimano loha sempre incoraggiato epremiato. La legge dovrebbechiamarsi perciò “criminali liberi” visto chemolti di loro senza l’irrinunciabile strumen-to delle intercettazioni non saranno mai sco-perti. E ancor più “giornalisti in galera”, vi-sto che questo accadrà per chi vorrà ancoraraccontare ai suoi lettori qualche frammen-to di verità scomoda.Una legge del genere non è una “s t re t t a ” (co -munque di regime!), come pudicamentevanno omertando testate cerchiobottistedella sera coi loro editorialisti alla don Ab-bondio. Si tratta invece di un primo tassellodi vero e proprio FASCISMO, perché solo ilfascismo, nell’arco dell’intera storia unitariaitaliana, ha considerato e punito come cri-mine penale un resoconto di cronaca.L’onorevole Fini riesce a immaginare unadestra europea capace di compiere un’infa -mia del genere contro la democrazia libera-le? Una signora Merkel che anziché basto-nare i banchieri speculatori forgia manetteper la Frankfurter Allgemeine e la Süddeutsc heZeitung? Enormità impensabili, e infatti ierigli ambienti vicini a Fini lasciavano trapelare“s u bb u g l i o ”. Conteranno solo i fatti, però:questa legge liberticida e criminale un libe-rale anche tiepido la boccia. Punto. Altri-menti ha già rinunciato a fare politica e si èrassegnato a fare il predellino.

nvergogne di Stato

La scuola Diaz:il coraggiodella verità

Lillo pag. 18z

C AT T I V E R I EG8 di Genova: condannati in appello i poliziotti accusatiper le violenze alla Diaz. Mantovano: “Resteranno inpolizia”. E per le stesse ragioni. ( w w w. s p i n o z a . i t )

Dall’interrogatorio diZampolini emergerebberoriscontri. Al setaccio unconto di Diego Anemonein Francia Massari pag. 5z

nModena e Maranello

Quei problemidella Maserati chedanneggiano Ferrari

Feltri pag. 11z

Sandro Bondi e Altero Matteoli (FOTO EMBLEMA)

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Per gli editori una multa fino a 464 mila euroAnche gli editori saranno puniti per la pubblicazione di atti vietatidal ddl con una multa che va da un minimo di 64 mila a un massimodi 464 mila euro. Dal Salone del libro di Torino è stato lanciato unappello degli editori, con l’eccezione di Mondadori ed Enaudi,contro la normativa: la legge rischia “di compromettereun diritto dei cittadini, tutelato dalla nostra Costituzione:quello di informazione e di critica”.

Ai giornalisti l’arresto fino a 30 giorniI giornalisti non potranno scrivere praticamente più nulla.Nonostante sia stato ritirato l’emendamento del relatoreCentaro che inaspriva ulteriormente le pene non solo pecuniarie,resta in vigore quanto già approvato dalla Camera, ovverol’arresto fino a 30 giorni qualora si pubblichi “anche per riassuntoo a guisa d’i n fo r m a z i o n e ” una notizia che riguardaun procedimento penale.

LEGGE BAVAGLIO

GIULIO ANSELMIINSORGIAMOÈ UNA LEGGEL I B E RT I C I D A

chica. E sono ben felici di un col-po assestato a quelle “cana glie”dell’informazione, anche se certedichiarazioni vengono fatte conmeno virulenza rispetto a Berlu-sconi e i suoi uomini. Ma non di-mentichiamo quello che più diuna volta D’Alema ha gridato con-tro i giornalisti.Anche il presidente della Re-

pubblica saràdi fronte a

di Silvia TruzziRoma

Informare e trasgredire o ub-bidire e nascondere? Siamoancora in tempo per scongiu-rare questa scelta. Per fermare

la legge sulle intercettazioni biso-gna che i giornali si diano unamossa. In fretta, senza balbettare,dimenticando gli equilibrismi. Al-trimenti metteranno la museruolaa tutti: cani da guardia, cani cheabbaiano senza mordere, cani dacompagnia. Giulio Anselmi – p re-sidente dell’Ansa, alle spalle unalunga carriera nelle direzioni deigiornali più importanti – spiegaperché è una questione di soprav-v i ve n z a .Il direttore di Repubblica, EzioMauro, ha detto ‘se ci mettia-mo tutti insieme, questa bat-taglia la vinciamo’. Lei ci cre-de?Sì, assolutamente. Ci vuole unareazione comune, perché la leggeche il Paese rischia di subire non èun freno ad abusi giornalistici. Maun’autentica e pesantissima limi-tazione alla libertà di stampa. Nonsi occupa solo di intercettazioni,vieta ai giornali di pubblicare an-che in sintesi tutte le notizie suinchieste in corso fino alla chiu-sura delle indagini preliminari. Ilche significa non dare notizie per4-6 anni.È un lasso di tempo enorme.Non tanto per l’utilizzabilitàdella notizia, quanto per la suautilità.Utilità e memoria, direi. Tra l’a l t roin tempi in cui la memoria è breveanche per la gran quantità di no-tizie che tutti i giorni si riversanosui cittadini. Un giornalista, co-munque la pensi politicamente,non può che insorgere. E infattista accadendo, anche se per ora inmaniera un po’ sparpagliata. Nonè un discorso corporativo, infattilo capiscono bene anche gli edi-tori. Se la legge passa sarà una fe-rita vera per la democrazia.Gli editori hanno preso unaposizione chiara. La legge limette nelle condizioni di avereinteressi opposti a quelli deigiornali. E quindi di dovere in-terferire sui contenuti.È un vulnus tale che la preoccu-pazione scende dal Quirinale e at-traversa gran parte del mondo po-litico e dell’editoria. Un’industr iagià in difficoltà che si trova di fron-te a sanzioni economiche pesan-tissime. E si trova, soprattutto, adover scegliere tra conto econo-mico e libertà di stampa, renden-do conflittuale il rapporto con idirettori: una brutta situazione.Alcuni tra giuristi e giornalistiinvocano la disobbedienza civi-le: di fronte a tanto, se la leggedovesse passare, non si può fa-re spallucce.In tempi, e questi lo sono, di emer-genza è giusto fare fronte comu-ne. Per fronte comune – che peradesso è solo accennato – intendoi giornalisti, i direttori, le rappre-sentanze sindacali e gli editori. Iospero che questo fronte sia suf-ficiente per una riflessione. Per-ché la disobbedienza civile è unasoluzione estrema: io preferireiche si potesse evitare. Anche ses’intravede qualche segnale diapertura da parte del governo, èun’ipotesi su cui conviene comin-ciare a ragionare. Se i giornalistivogliono combattere e vincerequesta battaglia, devono fare inmodo che l’opinione pubblica sisensibilizzi sul serio. Finora ci so-

no state raccolte di firme, è vero.Ma l’attenzione è ancora relativa.Un po’ perché l’opinione pubbli-ca ci vede contigui al potere. Erisvegliati solo ora davanti a que-sta legge che – non c’è dubbio – èuna legge liberticida. Però ci sonoalcuni comportamenti che noinon avremmo dovuto tenere e ri-spetto ai quali solo ora si mani-festano timide ammissioni. Ades-so si cominciano a sentire giorna-listi che dicono: abbiamo pubbli-cato intercettazioni inutili, coin-volgendo persone estranee alle in-dagini, per storie pruriginose. Mipiacerebbe che noi fossimo capa-ci di autoregolamentazione, sa-rebbe la via preferibile. Però nonho molta fiducia né nella nostracapacità di darci codici cui atte-nerci, né nell’Ordine dei giorna-listi. Con rammarico – lo dico per-ché vorrei che ce la cavassimo dasoli – credo si debbano accettareforme di tutela legale della priva-

cy, per esempio sulle personee s t ra n e e .Però se le norme entrassero invigore, i direttori saranno difronte a un dilemma di non po-co conto: dare le notizie o vio-lare la legge. Che fare?Noi abbiamo il dovere di informa-re. In molte altre democrazie nonsarebbe nemmeno immaginabileuna cosa del genere. In Americaapparirebbe un attentato allaCarta costituzionale, davveroimpensabile. Questa vicendarientra chiaramente nel qua-dro dei tentativi di Berlusco-ni di blindare il suo poterecontro ogni forma di vinco-lo, si tratti di magistratura odi stampa. Dobbiamo peròanche dire che in gran partedel mondo occidentale que-sta dialettica tra mondo po-litico e informazione c’è. Pur-troppo da noi molti politicihanno una visione oligar-

un bivio.Tutti attendono la decisione cheprenderà Napolitano, ma mi pareche in passato abbia avuto un’a t-tenzione significativa verso alcuniaspetti macroscopici lesivi dellaCostituzione.Sono certo che ci rifletterà molto.Anche perché questo non è un at-tacco ai giornalisti: è un attacco aicittadini.La Federazione nazionale dellaStampa si dice pronta a unosciopero. Ci saranno i soliti di-stinguo?Io credo sia interesse della nostrademocrazia chiarire che questastoria va molto al di là della con-giuntura che l’ha scatenata. Peruna volta non siamo divisi tra ber-lusconiani e anti-berlusconiani.Infatti vedo con piacere che alcu-ni giornalisti capaci schierati a de-stra hanno le stesse posizioni dicolleghi capaci schierati a sinistra.Bisogna che gli organismi sinda-cali non colorino troppo una ma-nifestazione che deve essere ditutti. Anche perché è un periododi scarsa trasparenza e di dilagan-te corruzione. Tutti hanno citatol’episodio del ministro Scajolache, con queste norme in vigore,sarebbe rimasto sconosciuto. I cit-tadini che provano tanta irritazio-ne per questi fenomeni, devonoavere ben chiaro che per reagirebisogna sapere. Il giornalismo ita-liano non è mai stato uno straor-dinario cane da guardia della de-mocrazia. Ma ora bisogna averecoscienza che saperlo essere èuna questione di sopravvivenza.Non di una categoria. Della demo-c ra z i a .

Il presidentedell’Ansar isponde

all’appellolanciato

dal nostrogior nalec o n t ro

il ddl sulleintercett azioni

La foglia di fico di CentaroIL SENATORE PDL: NON INASPRIREMO LE PENE. MA NON CAMBIA LA SOSTANZA

di Antonella Mascalie Sara Nicoli

T ornano indietro su un dettaglio, ma la-sciano intatta la sostanza. Con un an-

nuncio spot, il relatore del ddl sulle inter-cettazioni in Senato, Roberto Centaro, haannunciato il ritiro di un emendamento cheinaspriva ulteriormente le pene per chi pub-blica atti di un procedimento penale. “Si ri-torna al testo della Camera”, ha dichiaratogiubilante. “Non cambia nulla - ha subitoreplicato il senatore Pd, Felice Casson - per-ché rimane comunque l’arresto per i gior-nalisti”. Insomma, la maggioranza tenta inogni modo di svelenire il clima che si stacreando intorno al prossimo varo del ddl ,che lunedì sarà nuovamente discusso incommissione, ma tutto resta come prima.Centaro ha sottolineato di essere “ovvia -mente d’accordo con il presidente Berlusco-ni”, dopo una riunione a Palazzo Graziolicon Alfano e Ghedini” (ma il Parlamentonon dovrebbe essere sovrano?), e ha spac-

ciato per grossa concessione ai cronisti unavera banalità che non intacca la natura li-berticida della normativa: per i giornalistiresta il bavaglio, anche per anni, fino allaconclusione dell’udienza preliminare. L’uni -ca cosa che cambia (forse) è l’entità dellepene e delle multe. Chi pubblica atti di in-dagine prima della fine dell’udienza preli-minare, anche se non più coperti dal se-greto istruttorio, è punito con l’arresto fino a30 giorni o con l’ammenda da mille a 5 milaeuro. Se vengono pubblicate intercettazio-ni, carcere fino a 30 giorni e ammenda da 2a 10 mila euro. Se le intercettazioni sonodestinate alla distruzione carcere da 1 a 3anni. Per la pubblicazione delle intercetta-zioni arresto fino a due mesi, l’ammenda da4 mila a 20mila euro e la sospensione tem-poranea della professione. Ma la vera man-naia sul diritto di cronaca è rappresentatadalla multa per gli editori: minimo 64.500 ,massimo 464.700 euro. Cifre che gli edi-tori, soprattutto medi e piccoli – in genere ipiù indipendenti- non saranno disposti a pa-

gare o non potranno pagare per non rischia-re la chiusura. Comunque, entro fine mese,giura Maurizio Gasparri “la legge sulle in-tercettazioni sarà approvata”. I finiani, pe-rò, tentennano. Lo stesso Italo Bocchino,che fino a qualche giorno fa si era dichiaratoassolutamente favorevole alla legge, ieri harettificato: “Vietare di parlare del tutto diun’inchiesta fino alla chiusura dell’indaginepreliminare è una forzatura”. Più netta laposizione di un’altro deputato finiano, FabioGranata: “Noi, grazie alla presidente dicommissione Giulia Bongiorno, avevamoreintrodotto alla Camera la possibilità dipubblicare quanto meno il riassunto delleintercettazioni (degli atti non coperti da se-greto, ndr), in modo che il diritto di cronacafosse garantito senza tuttavia permetterela creazione di vere e proprie ‘gogne me-diatic he’. Ecco, questa possibilità ora è statacassata”. La posizione di Granata fa chia-ramente capire che i finiani, alla Camera,assumeranno una posizione del tutto diver-sa da quella del Senato dove i numeri (sono

solo 14) impediscono di fare alcunché.Quando la legge arriverà a Montecitorio, èprobabile che gli uomini del presidente dellaCamera facciano sentire la loro voce (sa-rebbero comunque un numero non “per i-coloso” per i berluscones, ma potrebberodare problemi in caso di assenze di questiultimi) tant’è che il governo sarebbe già en-trato nell’ottica di porre la questione di fi-ducia per non avere problemi. La protesta,comunque, monta. Oggi l’Idv scenderà inpiazza contro il disegno di legge. “S a re m oaccanto al popolo viola contro la vergogno-sa e criminale legge bavaglio sulle intercet-tazioni - ha detto Leoluca Orlando - faremole barricate dentro e fuori il Parlamento”.

Importante sensibilizzarel’opinione pubblica

“In tempi, e questilo sono, diemergenza è giustofare fronte comunedove siamo costrettia valutare anchemisure estreme

La categorianon può girare le spalle

“Un giornalistacomunque la pensipoliticamente nonpuò checontrastarla, ciò staaccadendo ma inmaniera sparsa

GiulioAnselmivistoda EmanueleF u c e c ch i

Roberto Centaro (FOTO ANSA)

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Venerdì 21 maggio 2010

Ai pm saranno vietate le intercettazioni a “strascico”Il pm può intercettare dai 30 ai 75 giorni. L’autorizzazione laconcede il Tribunale del capoluogo distrettuale. Intercettabili solole utenze dell’indagato o di altre persone, ma legate strettamenteall’oggetto dell’indagine. Vietate le intercettazioni “a strascico”.Per intercettare un soggetto il pm deve raccogliere indizi comeper il processo. Cimici e telecamere possibili solo se “vi è fondatom o t i vo ” che in un luogo si stia commettendo un crimine.

Forze dell’ordine depotenziate verso la criminalità organizzataAnche la possibilità d’indagine viene pesantementepenalizzata da questo ddl. Le forze dell’ordine avrannoun’arma in meno per poter svolgere il loro lavoro,specie per i reati legati alla criminalità organizzata,ma anche le aziende che fanno intercettazionivedranno diminuire in modo pesante le commesse.Mettendo a rischio posti di lavoro.

LA DISOBBEDIENZA DEL “FAT T O ”Appuntamento all’Università Sapienza di Roma

per raccontare la nostra battaglia a difesa dell’infor mazione

LEGGE BAVAGLIO

ROBERTO NATALE, PRESIDENTE FNSI Come la tv di Murdoch, ci rivolgeremo nelle sedi competenti della Ue

“La situazione è drammatica: pronti allo sciopero”

di Paola ZancaRoma

Se in un Paese, per essereonesti, bisogna diventa-re disonesti, è roba da so-ciologia. Roba da studia-

re all’università. Ieri, a La Sa-pienza di Roma, il professorGiovambattista Fatelli ha chia-mato il direttore de Il FattoQuotidiano Antonio Padella-ro e Marco Travaglio a raccon-tare la nostra battaglia di di-sobbedienza civile. Titolo del-la lezione: “Cultura e legali-tà”. Già, perché oggi per di-fendere la legalità chi fa infor-mazione deve commettere unreato. “Abbiamo deciso dipassare dalle parole ai fatti,non perché siamo degli eroi,nemmeno perché abbiamovoglia di finire in galera – spie-ga Padellaro agli studenti –semplicemente perché vo-gliamo che si avvii un proce-dimento alla Corte Costitu-zionale e se necessario arrivifino alla Corte europea dei di-ritti dell’uomo di Strasbur-go ”.Il divieto di pubblicare inter-cettazioni che il Parlamentoitaliano si appresta a vararenon arriva così per caso. Perquesto è roba da sociologia.Perché è il risultato di un pro-cesso cominciato almenot re n t ’anni fa. Per capirci, pri-ma del ministro Alfano, c’èstato Enrico Berlinguer e laquestione morale, ci sono sta-ti gli scritti di Pierpaolo Pa-solini in prima pagina sul Cor-riere della Sera. E poi Mani Pu-lite. Quello che doveva esserelo sfogo di una tensione, l’api-ce di un processo culturale, èdiventata una farsa che ognu-no racconta un po’ come glipare. E se per “diciotto anni –ricorda Marco Travaglio – gliintellettuali hanno potuto

continuare a parlare dello‘scontro tra politica e magi-s t ra t u ra ’”, se “per tutto que-sto tempo abbiamo cercato ilmandante dei magi-strati di Mani Pulite”e “abbiamo discussodel colore delle to-ghe dei giudici e nondelle condanne” èstato grazie ai giorna-li. Ed è a loro cheadesso è arrivato ilmomento di mettereil bavaglio. Di farli di-ventare fuorilegge.Per questo la batta-glia de Il Fatto è finitaall’università. Perchéil nostro giornalequel bavaglio ha de-ciso di non metterlo.Certo, l’auspicio è diavere gli altri insiemea noi. Servirebbe lasolidarietà dei colle-ghi giornalisti, ma lacrisi economica e la minacciadelle sanzioni agli editori nonsembrano giocare a favoredella categoria. Tanti, troppi,“intimiditi” dice Padellaro,dal clima che dilaga nel Paese,come ha denunciato anche ildirettore di Repubblica, EzioMauro, in un editoriale di duegiorni fa: “Basta guardare unarassegna stampa – dice Padel-laro – per vedere quella sfilzadi titoli tutti uguali, non è unabella immagine”. Si vedrà an-che come si comporteranno ideputati: ieri Il Secolo d’Italia,quotidiano vicino a Gianfran-co Fini, in prima pagina sichiedeva “Dove andrà a finireil diritto di cronaca?”. Vedre-mo se anche in Aula una partedel Pdl lavorerà per modifica-re questa legge vergognosa.Infine, ricorda Padellaro, c’è ilQuirinale: “Ci auguriamo cheil presidente della Repubblicarispedisca la legge al mitten-

te. Lo può fare. Quello chemanca, in questo Paese, è unavoce che ogni tanto dica ‘Nonsono d’a c c o rd o ’”.I ragazzi applaudono, an-che loro sono in prima fila.Anche loro continueranno afare il loro mestiere, quello dicittadini che vogliono sapereda chi (e come) sono gover-nati. “Non conosco nessuno –

dice Marco Travaglio agli stu-denti – che porge le sue ta-sche al ladro e gli dice ‘P re go ,porta via’. È quello che fac-ciamo quotidianamente senon ci occupiamo di questecose”. Perché insieme all’ideadi legalità, in questi anni ècambiata pure la voglia di rea-gire. Dice Travaglio che“quello che tirava le moneti-ne era un Paese sano, è malatoil Paese di oggi, che non le tirapiù”. “Possiamo anche conti-nuare a buttare la spazzaturasotto il tappeto – p ro s e g u eTravaglio – così nessuno nelfrattempo può pensare acombattere il virus della cor-ruzione: ma in Italia, se unonon è onesto di suo, perchédovrebbe diventarlo?”. Diffi-cile dargli torto se nel 2010,nell’Italia del governo Berlu-sconi, perfino per raccontarela verità, tocca diventare di-sonesti.

S K Y: r i c o r re re m oalla Corte europea

C hiederemo un intervento a tutte le autoritàinternazionali competenti, anche ricorren-

do presso la Corte europea dei diritti dell’U o-mo”: è la mossa annunciata ieri da Sky Italia,tramite una nota, per protestare contro il di-segno di legge che prevede il carcere per igiornalisti e gli editori che pubblicheranno leintercettazioni telefoniche e/o ambientali, ap-provato due giorni fa dalla commissione Giu-stizia del Senato. Secondo Sky, le norme con-tenute nel famigerato ddl-bavaglio “ra p p re-sentano un grave attacco alla libertà di stampae di espressione”. Non solo. Per il ramo ita-liano del network di Rupert Murdoch, l’i n-sieme di limitazioni conte-nute nel disegno di legge“costituirebbe soprattuttouna grande anomalia a li-vello europeo”. P.g.c .

di Caterina PerniconiRoma

“S iamo pronti ad appog-giare qualsiasi tipo di di-

sobbedenza civile messa inatto dai giornalisti perché lasituazione è davvero dram-matica”. Non ha dubbi Ro-berto Natale, presidente del-la Federazione della stampaitaliana, sull’urgenza di pren-dere iniziative contro la “leg-ge bavaglio”.Presidente, chi vorrà darele notizie potrà continua-re a farlo?“Per quanto ci riguarda, i col-leghi che vorranno fare anco-ra seriamente il loro mestiereavranno la copertura totaleda parte delle rappresentan-ze dei giornalisti. Chiediamouna mobilitazione perma-

nente e diffusa sul territorioperché qui c’è in gioco il di-ritto di cronaca”.Cosa farà l’Fnsi?“Innanzitutto organizzere-mo lo sciopero della catego-ria nei giorni della discussio-ne del provvedimento poi,

come annunciato ieri da Sky,faremo ricorso alle autoritàeuropee appena sarà legge.Nel frattempo abbiamo chie-sto ai giornali di listare la pri-ma pagina a lutto e ai comi-tati di redazione di segnalarcii pezzi pubblicati che non

potrebbero più uscire o an-dare in onda con la nuova leg-ge. Stiamo camminando dipari passi passo con la fede-razione degli editori, che hatutto l’interesse a pubblicarele notizie. E poi scenderemoin piazza al fianco dell’opi-nione pubblica che sta dimo-strando che non ci sta a farsiscippare diritto di sapere”.Cosa non avremmo sapu-to, con la legge in vigore?“Niente del caso Scajola. Si faun gran parlare di privacy edi tutela della vita privata de-gli individui, ma è solo unospecchietto per le allodole equel caso lo dimostra: nonc’era niente del privato delministro. Ma il punto non so-no le intercettazioni, è la se-cretazione della cronaca giu-diziaria. La legge dice chiara-

mente che non si può scrive-re nulla “anche per riassuntoo a guisa di informazione”. E’un linguaggio dell’ottocentoma se lo leggiamo megliovuol dire “anche in forma dinotizia”.Ieri il senatore del Pdl, Ro-berto Centaro, ha ritiratol’emendamento sull’ina-sprimento delle pene ver-so i giornalisti. É un passoav a n t i ?“E’ solo un modo per placaregli animi della stampa che si èrivoltata totalmente controquesta legge. Anche Il Giorna-le e L i b e ro non l’hanno ap-prezzata e questo la dice lun-ga. In realtà non c’e n t ra n oniente i giornalisti, che quan-do sbagliano è giusto che pa-ghino. Ma qui stiamo parlan-do di nascondere dietro alla

parola privacy fatti che crea-no imbarazzi politici, dal G8al terremoto, dalle intercet-tazioni Agcom a Scajola. Tut-te le modifiche stanno peg-giorando il testo anziché mi-gliorarlo, eppure noi aveva-mo delle proposte e non cihanno ascoltato”.Quali?“Sicuramente la più impor-tante è la cosiddetta udien-za-filtro, ovvero quando isoggetti coinvolti hanno ri-cevuto gli atti, un magistratoterzo può decidere, con ac-cusa e difesa, se ci sono partida stralciare perché relative apersone estranee all’inda gi-ne o a fatti di natura privata.Se l’obiettivo è tutelare la pri-vacy e l’articolo 15 della Co-stituzione, questa è la solu-zione”.

“Chiediamo unamobilitazionepermanentee diffusa perchéqui c’è in giocoil dirittodi cronaca”

P a d e l l a ro :“Ci auguriamoche il capo delloStato rispediscala leggeal mittente.Lo può fare”

A destra un momento della conferenzadi ieri alla Sapienza di Roma;

a sinistra la manifestazione dell’o t t o b re2009 per la libertà di stampa

Page 4: Il fatto quotidiano - 21 Maggio 2010

pagina 4 Venerdì 21 maggio 2010

Bice Biagi

su Articolo 21: “Peggio

che la Spagna franchista”

D al sito di Articolo 21, la figlia diEnzo Biagi, Bice, lancia il suoappello contro il ddl: “Con la legge

bavaglio d’ora in avanti saremo privati di quellenotizie che ci hanno fatto scoprire Tangentopoli,Affittopoli, Vallettopoli, Calciopoli, Bancopoli, leinfamie dei mafiosi e dei Casalesi e le ospitate diVilla Certosa. Più ancora che come giornalista,

mi sento offesa e colpita come cittadina. LaCostituzione afferma che in quanto tale ho ildiritto ad essere informata ma anche la Cartanon ferma le leggi ad personam. Nemmeno nellaSpagna franchista si era arrivati a togliere quellofondamentale dell’informazione. Qualcuno cosìprobabilmente si salverà da situazioniimbarazzanti non questo povero Paese”.

IL POPOLO DI INTERNET CON IL FATTO:“SIAMO PRONTI A FARCI ARRESTARE”MIGLIAIA DI ADESIONI CONTRO LA LEGGE BAVAGLIO

PER LA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE

IN 4000 FIRMANO L’APPELLO DI LATERZA“I l disegno di legge 1425 contenente le

norme in materia di intercettazionitelefoniche, telematiche e ambientali,dopo essere stato approvato alla Camerae integrato alla Commissione giustizia delSenato sta per essere discusso in Senato.Così com’è, la legge rischia dicompromettere un diritto dei cittadini,tutelato dalla nostra Costituzione: quellodi informazione e di critica”. Eccol’appello di “Laterza”, una delle maggioricase editrici italiane. Fondata nel 1901, lacasa editrice – cresciuta sotto l’influenzadell’antifascismo di Benedetto Croce –organizza anche il festival dell’economia a

Trento. Tra i firmatari dell’appello diLaterza, ci sono ad oggi un centinaio dieditori (l’ultimo ad aver aderito è statoMartine Van Geertruilde, Editions duseuil), e circa 4000 persone. Tra questespiccano i nomi di Gustavo Zagrebelsky,giudice della Corte costituzionale, dellagiurista Eva Cantarella, degli scrittoriNicola Lagioia e Dacia Maraini e di moltialtri. Ma non mancano i cittadini comuni,come il bagnino Gianluigi Vallarino, ilpescatore Franco Menghini e una signora“molto arrabbiata”, DomenicaD’Ambrosio. Per aderire all’appello bastaaccedere al sito di Laterza.

DISOBBEDIENZA CIVILE

I messaggi su antefatto.it

C O M BAT T E R E M OCON VOI

I commenti su Facebook

IO NON HOPAU R A

èESSERE INFORMATI èparte integrante del nostroessere liberi, altrimenti ci rimanesolo una libertà virtuale, masiamo persone vive e reali,soprattutto siamo cittadini con inostri diritti.

Tiziana

èNON POTEVANO t rov a rescusa peggiore di quella che icittadini vogliono tutelare lapropria privacy. Che pauradovrebbero avere i cittadinionesti da queste intercettazioni?Se serve a tirare fuori tutto losporco che ci circonda, io voglioessere intercettata.

Pina

èCOME SEMPRE, anchequesta viene spacciata come unalegge a tutela dei “cittadini”. Ladomanda è, quanti cittadiniritengono che le chiacchiere conla moglie, l’amico o il collega diturno possano esserepenalmente perseguibili?

Fra n c e s c o

èLA LIBERTÀ di sapere equella di comunicare sono lospirito e il credo di una societàautenticamente democratica.

C i ro

èC’È DA SCENDERE incampo piuttosto che restareattaccati al computer. Quando cisaranno delle manifestazionicontro questa legge bisognapartecipare, partecipare sempree comunque perché i numeric o n t a n o.

Fra n c i s

èCONOSCERE pergiudicare, dicevano un tempo iradicali. Oggi un gruppo dipotere, godendo del controllodell’80 per cento

dell'informazione tenta ditagliare le fonti di conoscenza ecancellare la realtà con unascientifica attività didisinformazione. Non vogliamoattendere anni prima di sapereche qualche nostro governantecommette reati.

Renato

èUN ALTRO MOTIVO pervergognarsi di questo paese.Non c’è mai fine al peggio.

Simone

èNON HO ALCUNAintenzione di rimanere passivo difronte a quest’ennesimalimitazione dei nostri diritti edelle nostre libertà. Dobbiamometterci in movimento controquesta legge. Io farò tutto ilpossibile per difendere il miodiritto di conoscere icomportamenti di chi ci

rappresenta. Il mio diritto disapere in che tipo di nazione vivo

Ernesto

èE’ PAT E T I C O il tentativo difar credere che questa leggi tutelila nostra privacy. Le personeoneste, con chiunque e qualsiasimezzo comunichino, non hannonulla da nascondere.

R i c c a rd o

èQUESTA LEGGE s a re b b euna manna per i delinquenti.Penso per esempio al casoParmalat. Senza intercettazioni,quanti di loro sarebbero ancora afare danni?

Rober to

èDIFENDIAMO con ognimezzo di cui possiamo disporreil nostro sacrosanto dirittoall’informazione e l’i nv i o l a b i l elibertà d’opinione, come sancitodalla nostra Carta costituzionale.

P i e t ro

èAMMUTINIAMOCI tutti.Solo uniti come nuovo gruppopartigiano possiamo sperare dievitare che passi questaimmonda legge bavaglio!

Rossana

èSPERO proprio che voigiornalisti del “FattoQuotidiano” andiate avanti comeavete fatto fino ad ora, senzafarvi intimorire da certe personeche sono al governo, e ancorapeggio dalle persone che votanoqueste persone al governo.Grazie per il vostro contributo afarci conoscere la verità.

Davide

èNON MI PIACE l’idea diGomez, Telese, Padellaro,Travaglio in galera (e ce limetteranno di sicuro) o chepaghino pene pecuniarie salateper la libertà di stampa. Credoche si possa utilizzare il web.Perché é facile arrestarne uno odue. Ma arretsarne migliaia? Unabella idea di disobbedienza civile,Ci inviano per email e noistampiamo e volantiniamo. E sipotrebbe usare il web.

Minnie

èESATTA la definizione cheEzio Mauro fa: legge sulla libertàdi indagini e di stampa. Io voglioessere informata e voglio che lagiustizia usi tutti i mezzi che ilprogresso e la tecnologia offre.Però vedo intorno a me personeche svogliatamente guardano untelegiornale qualsiasi, che ilproblema della libertà la vivecome vivono la politica: sonobeghe tra fazioni diverse, non cii n t e re s s a .

Gina

èADESSO mi spiego comemai Napolitano ha respinto lalegge sul lavoro. Così adesso puòfirmare questo obbrobrio sulleintercettazione dicendo "beh gliavevo appena rimandato indietroquella sul lavoro, per evitare loscontro istituzionale

Daniele

èSONO PRONTO asostenervi economicamente, loconsidero come un dovere. Lofaccio per i miei figli (2 e 6 anni).Quando cresceranno avranno adisposizione un discreto archiviostorico su cui documentarsi. Poisceglieranno loro da che partestare .

A n d re a

è IL VERO DRAMMA è che lamagistratura non potrà fare leintercettazioni se non per“evidenti indizi di colpevolezza”.Non perdiamo tempo eraccogliamo le firme per ilreferendum. Questo è un colpomortale alla lotta contro lacriminalità!

I c a ro

èMA COME MAI io non hopaura di farmi intercettare? Sarà

forse perchè quello che dico altelefono è di una noia mortale?Perchè non apriamo unasottoscrizione in cuiautorizziamo i magistrati adintercettarci? Chi non firma haqualcosa da nascondere.

Enr ico

èSPERARE in Napolitano èun modo per non guardare infacia la realtà: la difesa dellanostra libertà non verrà dall’a l t o,ma solo dalla mobilitazione delvero “popolo della Libertà”, chenon è quello della pubblicità delsig.B.

M o re n o

èORMAI ho imparato, visti iprecedenti, che quando unalegge viene fatta in questo modoe sono in pochissimi a parlarne ea indignarsi ad alta voce(praticamente solo voi del FattoQuotidiano), vuol dire che sitratta di un inciucio grave.

Te o

èAVETE NOTATO che lecose peggiori le fanno sempre dinotte, proprio come i ladri?Questi signori non sismentiscono mai! Faccio solouna semplice riflessione: perchèa me non importerebbe diessere intercettata? Semplice!Perchè sono una persona onestache non ha nulla da nascondere.Viceversa, perchè per loro è cosìimportante non essereintercettati? Semplice! Perchèsono persone disoneste chehanno troppe cose danascondere. Vi giuro che questainterpretazione l’ha data miofiglio che ha 8 anni. Ebbene, se locapisce anche un bambino,perché questo sempliceconcetto non è chiaro a tutti gliitaliani?

Antonella

è IO SARÒ CON VOI inquesta guerra, dalla parte dellavera libertà. Anche da un puntodi vista economico, potetecontare su di me per una, anchese piccola, parte delle speselegali.

MARSALA

AL VIA IL FESTIVAL DEL GIORNALISMO D’I N C H I E S TA

Tre giorni di incontri con oltresessanta ospiti tra giornalisti,scrittori, documentaristi e attori

M arsala capitale del giorna-lismo d’inchiesta, domani

e domenica il Fatto prota goni-sta degli appuntamenti del Fe-s t i va l .E’ cominciato ieri, dopo ilgrande successo della primaedizione e per il secondo an-no consecutivo a Marsala, ilFestival del giornalismo d’in -

chiesta “A chiare lettere”. Tregiorni di incontri con oltresessanta ospiti: giornalisti,scrittori, documentaristi, at-tori e molti altri per ragionareinsieme sullo stato di salutedell’informazione italiana.Domani e domenica 23maggio, anniversario dellastrage di Capaci, il Complesso

San Pietro e l’Auditorium diSanta Cecilia, cuore della cittàantica, sono gli scenari in cuiahanno luogo numerosi di-battiti e incontri sempre aper-ti al pubblico. Il Teatro Impe-ro e il Teatro Comunale “Elio -doro Sollima” ospiteranno treserate speciali con ospiti d’ec -cezione.Domani alle 11,30 (al com-plesso San Pietro) il dibattito,moderato da Luca Telese, “ipadroni dell’infor mazione”,con: Vittorio Malagutti, Mar-co Travaglio e Angelo MariaPerrino. Nel pomeriggio, alle16, “Cittadini reporter: inter-

net, tv e l’informazione dalbasso”, a cui interverrannoAngelo Cimarosti, Peter Go-mez, Tommaso Tessarolo eAndrea Vianello, in video:Gianroberto Casaleggio. Alle18 Giorgio Bongiovanni inter-vista il presidente di Confin-dustria Sicilia, Ivan Lo Bello.Alle 18,45 il tema è “cementoItalia”, con Giuliano Foschini,Antonio Massari, Antonio Pa-scale e Ferruccio Sansa. Mo-dera Rino Giacalone.Domenica alle 16,30 il di-battito “Non è un paese perg iovani”, moderato dall’edi -tore di Chiarelettere Lorenzo

Fazio. Intervengono MarioDesiati, Francesco Piccolo,Benedetta Tobagi, Giorgio Va-sta e Concetto Vecchio. Alle18,30 Michele Cometa, PapKhouma, Pino Petruzzelli,Marco Revelli, Riccardo Sta-glianò e Bianca Stancanelliproveranno a raccontare“una giornata in Italia senzai m m i gra t i ”.Dalle 20,30 l’appuntamentoconclusivo. Al Teatro Impero“Capaci di reagire”, serata inricordo di Giovanni Falcone,Francesca Morvillo e degliagenti della scorta a diciottoanni dall’attentato. Conduco-

no Serena Dandini e NandoDalla Chiesa. Intervengono:Margherita Asta, Giulio Casa-le, Giulio Cavalli, GiovanniChinnici, Lella Costa, Anto-nella Mascali, Francesco Stel-la, Benedetta Tobagi, DarioVergassola, Giorgio Vasta e(in video) Alessandro Bergon-zoni.

Serena Dandini (FOTO LAPRESSE)

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pagina 5 Venerdì 21 maggio 2010

Altero MatteoliLa Scuola Marescialli

L’ appalto per la costruzione dellaScuola dei Marescialli di Firenze,

la nomina di Fabio De Santis aprovveditore delle opere pubblichedella Toscana, i rapporti con EttoreIncalza, al lavoro presso il suoministero, di cui giusto ieri harespinto le dimissioni. Il nome diAltero Matteoli, ministro delleInfrastrutture e dei Trasporti, fapresto la sua comparsa nelle inchiesteche riguardano i “grandi eventi”. Laprima volta all’interno del filonesull’appalto della Scuola deiMarescialli con il supposto tentativodi sfilare l’affare alla Astaldi pergirarlo alla Btp di Riccardo Fusi,vicino al coordinatore del Pdl DenisVerdini. In questo caso non si ravvisa,in prima istanza, nessun reato daparte dell’allora ministro. Anche lanomina di De Santis (finito poinell’inchiesta sulla “cricca”), lasciaperò perplessi. L’uomo non avrebbeavuto un curriculum adeguato perricoprire l’incarico di provveditore inToscana, ma la raccomandazione diVerdini, sospinta da Fusi. InfineIncalza, il capo della Struttura tecnicadi missione del ministero di Matteoli èsospettato di aver beneficiato deifavori di Anemone, che avrebbecontribuito all’acquisto di una casa.

Sandro BondiCoiffeur agli Uffizi

È un’informativa dei Ros acoinvolgere nella partita dei

“grandi eventi” il ministro ai BeniCulturali. Il 22 dicembre scorsoSandro Bondi nomina «direttoredei lavori» per il restauro degliUffizi tal Riccardo Miccichè, pocopiù di trenta anni. L’uomo ha giàavuto un incarico prestigioso come“rappresentante della struttura” alG8 de La Maddalena. Miccichè,giovane ingegnere, partecipa allasocietà Modu’s Atelier “che ha comeoggetto l’attività di parrucchiereper donna, uomo, bambino,manicure, pedicure, massaggio”.Anche a parere degli altri uominilegati agli appalti dei lavoripubblici, la figura di Miccichè nonsembra essere ritenuta all’altezzadel compito richiesto. Inoltre il Rossottolinea parentele cheporterebbero a un link con lamafia. Il ministro controbatte:“«Alcuni quotidiani danno il megliodi sè nell'esercizio di lordare anchela mia onestà”. E ricorda: “Perquanto riguarda il Museo degliUffizi, appena ho avuto conoscenzadelle indagini della magistratura,ho revocato immediatamente ilcommissariamento per agevolare illavoro della magistratura”.

Pietro LunardiL’autista, Medea e gli affari

“H o portato a Lunardi deiprogetti mi pare di ricordare

predisposti dalla società Medea. Hocapito che Lunardi li vistava e lirestituiva. Io ritiravo ladocumentazione in questione, cheportavo a Balducci. Penso cheBalducci affidasse, quale provveditoredei lavori, a Diego (Anemone, ndr). Aproposito della Medea, posso dire chetale società era di fatto degli Anemonee del capo, termine con cui io hoindicato allora Balducci. Hoconosciuto anche la figlia di Lunardi ericordo che in due occasioni hoviaggiato da Roma a Milano perportarle delle buste, che le hoconsegnato direttamente inaeroporto. In una di tali occasioni,Anemome mi disse di fare attenzione,dentro la busta c’era un assegno”. Leparole sono dell’autista tunisino HidriFathi Ben Laid, che è stato a servizio diAngelo Balducci e di Diego Anemone.La testimonianza riguarderebbe ilperiodo in cui Lunardi era ministroper le Infrastrutture. Nello stessoperiodo Anemone ristrutturò una casadi Lunardi a Basilicanova, in provinciadi Parma. Nel 2004, non più ministro,Lunardì acquistò dalla PropagandaFide un palazzetto in via dei Prefetti, alprezzo di 3 milioni di euro.

Piemonte, al Patrimonio

nominato l’indagato

per corruzione

L a nuova religione del “fuori i corrotti dalpar tito”, per adesso, rimane sulla carta.Nella pratica quotidiana del Pdl avere guai

con la giustizia sembra ancora un titolo valido perincarichi di responsabilità. È il caso di Angelo Burzi,eletto ieri presidente della prima commissione delConsiglio regionale del Piemonte. Burzi, già assessoreal Bilancio della giunta Ghigo, si occuperà di Bilancio,

patrimonio, personale, enti, partecipazioni efederalismo. Poco importa se il 23 ottobre 2009 è statorinviato a giudizio per corruzione e istigazione allacorruzione. Burzi avrebbe ricevuto da un piccoloimprenditore sanitario, vincitore di alcune gared’appalto per lavori negli ospedali torinesi, 100 milionidi lire nei primi anni 2000 per garantire attenzionebenevola da parte dei direttori delle Asl. Alla prima

udienza, celebrata il 19 febbraio, i legali dell’exassessore avevano chiesto il rinvio “per motivielettorali”, richiesta respinta ma processo comunquerinviato al 10 maggio; giusto in tempo perché laRegione evitasse di costituirsi parte civile contro il neoeletto presidente di commissione. Il prossimo round,mentre galoppa la prescrizione, è fissato per il 28maggio. Stefano Caselli

di Antonio Massariinviato a Perugia

L’inchiesta di Perugia fa tre-mare il governo. Nel mirinodegli investigatori – sebbe -ne non risultino indagati –

ora ci sono altri due ministri: Al-tero Matteoli e Sandro Bondi, ol-tre Claudio Scajola, che s’è dimes-so il 24 maggio, e l’ex ministroPietro Lunardi. Il nome di Matteo-li è emerso durante l’inter rogato-rio di Angelo Zampolini, l’archi -tetto che per conto di Diego Ane-mone smistò gli assegni per casaScajola. È lui ad aver fornito agliinquirenti i riscontri più significa-tivi. Riscontri. Niente di più. E in-fatti non possiamo parlare di col-laborazione. Ma il suo interroga-torio ha confermato gli indizi - ri-tenuti importanti dagli investiga-tori - che portano sulla pista diMatteoli, Scajola e Lunardi. SuBondi invece sono in corso accer-tamenti per una vicenda romanalegata agli affari della “cr icca”. So-no nomi eccellenti sui quali laProcura di Perugia vuole farechiarezza il prima possibile. No-vità anche sulla “lista” r itrovatanei computer di Anemone den-tro cui compaiono centinaia dipersone che hanno usufruito deilavori di ristrutturazione dallesue imprese. In alcuni casi, però, ilavori agli “amici degli amici” ve -nivano fatturati al Sisde, per ilquale Anemone stava lavorando,ristrutturando la sede di PiazzaZama. In questo modo, lavori ef-fettuati per i privati, in realtà ve-nivano pagati con i soldi pubblicidei Servizi. Ma, come vedremo,non parliamo solo di case.Al di là della lista, però, è il pre-sunto coinvolgimento dei mini-stri nell’inchiesta condotta daipm Sergio Sottani e Alessia Taver-nesi ad allarmare l’esecutivo. Tregiorni fa il premier e Scajola si so-no confrontati per ben sei ore. Ildettaglio è determinante: dopo lacena con Berlusconi, Scajola s’èaffidato al parlamentare avvocatoNiccolò Ghedini. Ieri il presiden-te del Consiglio, è finito anche inun imbarazzante incidente conBruno Vespa, che, anticipando ilcontenuto del proprio prossimolibro avrebbe fatto parlare il pre-mier di corruzione: “Si tratta dicasi personali e isolati. - avrebbedetto quello - Non hanno nulla ache vedere né con l’attività di go-verno né con quella del partito.Una cosa è certa: il Pdl non ha mairicevuto finanziamenti illeciti da

nessuno. Escludo una nuova Tan-gentopoli, ma non posso esclude-re che esistano delle mele marceda isolare e punire”. Frase subitocollegata ai casi di Verdini e Sca-jola, che però Berlusconi (e poiVespa) ha voluto smentire.Il fatto è che Berlusconi temeun’ondata di pessime notizie,proprio a partire dalle procure diPerugia e Firenze, e non a caso lavicenda è oramai passata nellemani di Ghedini. Un passaggioche potrebbe spingere Scajola acambiare strategia: non è piùescluso, infatti, che accetti di par-lare con i pm perugini, come per-sona informata sui fatti, per chia-rire la propria posizione sull’ap -partamento con vista Colosseoacquistato dalle sorelle Beatrice eBarbara Papa. Zampolini ha con-fermato di aver portato, in occa-sione della compravendita, di-nanzi al notaio Gianluca Napo-leone, e al funzionario della Deut -sche Bank, Luca Trentini, gli 80 as-segni, per un valore di 900milaeuro, destinati all’acquisto. Sca-jola - ha confermato Zampolini -

era presente quando consegnògli assegni. Ma dalla sua deposi-zione sono emersi altri elementi,nuovi nomi e altre piste.La pista investigativa. I nomi diMatteoli e Lunardi, come abbia-mo detto, sono emersi chiara-mente proprio durante l’inter ro-gatorio a Zampolini. Il contenutodel verbale resta segreto. Ma ilpunto chiave sta nelle precedentidichiarazioni di Hidri Fathi BenLaid, l’autista di Angelo Balducci,il direttore del Consiglio superio-re dei lavori pubblici indagatoper corruzione. Fathi aveva di-chiarato di aver versato soldi con-tanti a Zampolini in una quindi-cina di occasioni. Zampolini haconfermato soltanto cinque ope-razioni sospette: quelle legateall’appartamento acquistato daScajola, ai due acquistati dal ge-nerale della Gdf Francesco Pittor-ru (che non risulta indagato), dal-la figlia di Ettore Incalza, funzio-nario di Matteoli, e dalla stessa fa-miglia Balducci. Cinque opera-zioni su quindici: la procura vuolcapire a chi siano finiti i soldi por-

tati da Fathi in tutte le altre occa-sioni. E sta scavando, in collabo-razione con la Guardia di Finanzadi Roma e il Ros dei Carabinieri,nei conti bancari di Anemone. Lealtre dieci operazioni potrebberoriguardare soltanto passaggi didenaro. Non appartamenti. Il so-spetto è che si tratti di vere e pro-prie tangenti. È questa la doman-da fondamentale che gli inquiren-ti hanno posto a Zampolini: a chierano destinati gli altri soldi?Zampolini non ha risposto. Manon ha potuto negare alcuni ele-menti, già a disposizione dellaprocura, che portano sulla pistadi Matteoli e Lunardi. Fondamen-tale, per gli investigatori, un con-to estero di Anemone affidato allaUnicredit in Francia. È da questoconto che potrebbero esseretransitati, infatti, i soldi delle pre-sunte tangenti destinate a unaeventuale corruzione. Tra i nomieccellenti finiti nel mirino dellaprocura, infine, c’è anche quellodel ministro Sandro Bondi. E que-sta volta per una vicenda romana.Il nome di Bondi era già emerso

PROTEZIONE E CORRUZIONE

nel filone fiorentino sul restauroper gli Uffizi: fu Bondi a dare l’okalla promozione di Riccardo Mic-ciché, come direttore dei lavoridi restauro, nonostante nel suocurriculum brillassero compe-tenze in attività da parrucchiere equote in società che vendevanoerbe medicinali. A Micciché, conil plauso di Bondi, fu affidato unappalto da 29,5 milioni di euro. Iltutto è confluito in un’infor mati-va dei Ros. Ora il nome di Bondisembra legato a un altro affaredella “cr icca”. E sul ministro - chenon è indagato - sono in corso ac-certamenti. Nei prossimi giorni,in via informale, proprio i verticidella Guardia di Finanza incontre-ranno i magistrati di Perugia, in-cluso il procuratore aggiunto Fe-derico Centrone, per fare il pun-to sulle indagini. E non solo. Lasensazione, in questi ultimi gior-ni, è che la procura perugina vo-glia fare chiarezza sulla conduzio-ne dell’inchiesta e sgombrare ilcampo dal sospetto che qualcu-no possa danneggiare l’inda ginecon delle fughe di notizie. Sonosempre di più, infatti, i nomi ec-cellenti che ruotano intornoall’inchiesta. Un’inchiesta che,giorno dopo giorno, si dimostrasempre più delicata e che gli in-quirenti intendono proteggereda ogni possibile passo falso.

Non solo case,i pm cercanole tangenti.Berlusconi parladi “mele marceda isolaree punire”

Al setaccioun contodi Anemonein Francia.I lavori della sua“lista”in partefatturati al Sisde

LA CONTA DEI MINISTRINell’interrogatorio di Zampolini tornano i nomidi Lunardi e Matteoli. Accertamenti su Bondi

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Venerdì 21 maggio 2010 pagina 6

di Carlo Tecce

Con il solito completo blu, traluci e ombre di studio, Miche-le Santoro fa un appello allasua azienda. Un gesto per re-

cuperare un rapporto compromes-so, non ancora consegnato all’ar -chivio: “Mi sono sentito libero conRaiperunanotte. I partiti non conta-vano nulla, Luttazzi poteva espri-mersi. Questa è la Rai che voglio.Vogliono che io rimanga? Me lo di-cano. Non devono considerarci unmateriale proibito del servizio pub-blico. Basta una parola e io confer-mo”. La palla passa all’azienda: sedovesse spedirla in tribuna, grazie earrivederci. “Se la vostra tv non pre-vede Annozero, lasciatemi libero diriprendere il discorso di Raiperuna -notte. Se mi considerate un estra-neo, arrivederci e grazie, il mio pub-blico capirà”. La lunga introduzio-ne di Annozero inizia come se fosseun faccia a faccia con i telespetta-tori: “Solo voi mi potete giudicare.Non tollero lezioni morali. In par-ticolare da Vespa che viene pagatoda Oscar per un programma in crisi.Rispetto il presidente Zavoli, manon posso accettare la morale: lasua Commissione ha chiuso l’infor -mazione per un mese”. Immanca-bile la politica, il Pd, i suoi consiglie-ri Rai, il segretario Bersani e l’Italiadei Valori: “I partiti di destra e sini-stra controllano la Rai e la stannoportando alla crisi. Non hanno maipreso atto della sentenza e mi con-siderano messo in video da un giu-dice. E i direttori di Repubblica, Cor -r iere e Stampa mi hanno mai difeso?Senza le intercettazioni di Trani, co-me avrebbero scritto l’e ventualemulta di 90 milioni dell’Autor ità?”.

LA GIORNATA. Ecco l’Annoze -ro , un corridoio curvilineo e po-che stanze nella sede Rai. BorgoPio, San Pietro, Roma. La trasmis-sione che travolge l’indice share,raduna milioni di telespettatori, ir-retisce la politica di lotta e di go-verno e pure di opposizione. Nel-la redazione c’è una brutta sensa-zione: la fuga collettiva – tra il di-rettore generale Masi e la truppadi consiglieri – verso le uscite disicurezza. Che nella metafora diBeppe Grillo diventa il classico“Santoro è morto, viva Santoro”:“Beppe ha colto il segno”, dice.Perché il conduttore ha una do-manda che cerca una risposta dadue giorni: “Qualcuno voleva an-cora Annozero? Guardate il voto alsettimo piano”. Quel voto com-patto del consiglio di amministra-zione – sette sì e due astenuti – ne -cessario e prezioso per innescareil comunicato dell’azienda. Tra-dotto: la vittoria del Dg, l’ex segre-tario di governo Mauro Masi – ch e

aveva definito da Zimbabwe lepressioni di Berlusconi – era riu-scito a stanare il programma piùfastidioso al regime. E pure, altraparolina magica, in forma “con -sensuale”. La nota ufficiale dellaRai ha scatenato il dibattito e in-tasato le agenzie, le repliche pic-cate dei colleghi, i comprensibilititoli sui giornali e, il tratto che piùferisce Santoro, il totoscommessesulle cifre della liquidazione:“Niente di più e niente di meno diquanto spetterebbe a chiunque, esottolineo chiunque, decidesse diandare in pensione con sei anni dianticipo”. L’azienda ha espostoSantoro con un contratto – da exdipendente pubblico, futuro col-laboratore esterno – ancora da va-lutare e da firmare: “Vediamo chesuccederà la prossima settimana”.E così pensa a una conferenzastampa, riprende il testo dell'in-troduzione alla puntata, guarda igiornali: “Michele, siamo alla ven-tesima prima pagina sui giornali?Quelli di destra, ovviamente, su-perano la concorrenza”, ironizzaun collaboratore. Santoro è dispia-ciuto poiché da viale Mazzini ai ti-nelli di casa, lì dove siede il pub-blico di Annozero, è passato ilmessaggio di un armistizio rico-perto da milioni di euro: “Io nonmi sono arreso”. Non è innegabileche un patto sia stretto da due par-ti, una che offre, l’altra che accet-ta, neppure è superfluo ripetereche l’azienda, notificando il ricor-so in Cassazione al reintegro diSantoro, abbia costretto il giorna-lista a pensare oltre il servizio pub-blico, oltre l’appuntamento suRaidue: “Tutti sanno – e la redazio-ne riempie l’atrio di Borgo Pio – le

difficoltà affrontate nell’ultimastagione. La nostra libertà andavarestringendosi, cosa dovevamoaspettarci per l’anno prossimo?”.E qui la rilettura di un verbale delCda – datato 2 aprile 2009 – po -trebbe rendere il quadro più om-broso e dunque preoccupante.Controllare il tavolo e scoprireche la gamba del Pd, senz’altro uti-le alla causa di Santoro, sia all’im -provviso sparita. E così possiamodecifrare la lettera poi cestinata –come scritto da Curzio Maltese –di Santoro al segretario del Pd,Pier Luigi Bersani. Masi informaval’assemblea sulla sentenza d’Ap -

pello in favore di Santoro. NinoRizzo Nervo interveniva propo-nendo una “t ra n s a z i o n e ”, una ne-goziazione tra l’azienda e il gior-nalista per “evitare un precedentedi fronte a una sentenza abnor-me”. Il consigliere di minoranzareplica con prontezza: “Io sto conSantoro e con Annozero. Non na-scondo che una sentenza di un Tri-bunale del lavoro sia abnorme –come avevo detto l’anno scorso –perché rischia di intaccare persempre l’autonomia dell’editor ia,costringendolo a compilare i pa-linsesti secondo dettatura di ung iudice”. Poi c’è chi è perplessoper il voto con la maggioranza dimartedì: “Siamo stati animati dasentimenti diversi, ma io ho soste-nuto l’iniziativa di Masi perchéc’era l’assenso di Santoro. Non èdetto che avrò il medesimo com-portamento quando mi mostre-ranno il contratto”.

L’ERRORE. Nelle concitate oredi martedì, la ricostruzione dei fat-ti era viziata da un errore di par-tenza: il Consiglio ha appreso del-la “t ra t t a t i va ” sull’ordine del gior-no? “Forse no, alcuni sapevano”,precisano fonti qualificate di vialeMazzini. Anche se Rizzo Nervo e ilcollega Van Straten hanno chiari-to: “Annozero era stato già inseri-to nei palinsesti autunnali, se nonandrà in onda, la decisione sarà so-lo di Santoro”. Sorvolando sulleposizioni in campo, la famosa“t ra n s a z i o n e ” non è un’idea origi-nale di Masi né un fastidio per ilConsiglio. E via con il ritornello diGrillo: “Santoro è morto, viva San-t o ro ”. Un funerale celebrato a de-stra e sinistra. Un biglietto da visitaper Masi da spendere (all’incasso)con Silvio Berlusconi, tanti puntisulla carta per conquistare il desi-derato posto da presidente delleFerrovie. Masi gestisce il gioco eavanza con la palla tra i piedi, ma lapartita non è chiusa: “Ve d i a m o ,ve d i a m o ”, ripete l’inventore di Sa -marcanda e Sciuscià. Il secondo oforse già terzo comunicato dellaRai, allineato sulle posizione di

Santoro, può sembrare almenocurioso: “Lo schema di accordoproposto è conforme alla norma-tiva vigente in materia giuslavori-stica. Si tratta di una normale ap-plicazione della normativa gene-rale sull’esodo incentivante per idirigenti d’azienda, affiancata daun accordo commerciale del tuttovantaggioso per Rai che acquistada un professionista prestigiosoprogrammi e prodotti televisivi diqualità a prezzi inferiori a quellimedi di mercato e per almeno dueanni”. Sottratto il concetto al bu-rocratese: la Rai difende Santorodalle critiche sui costi. Altra raritànegli ultimi otto anno, dall’edittobulgaro in poi. Santoro ha capitodi aver sbagliato a farsi travolgeredalle notizie: “Sembra che mi ab-biano ricoperto d’oro e convintoa farmi cambiare lavoro. Ma iocontinuerò a fare informazionecome piace e come vuole il miop u bbl i c o ”. E il fidato Sandro Ruo-tolo rilancia: “Davvero pensateche sia la resa di Michele? Nessunoandrà in pensione”. Il promessobiennio con la Rai sarà vissuto tradocumentari e serie televisive,chissà, ma per onore di cronaca –sino a ieri – Santoro deve firmare ilcontratto da collaboratore conl’azienda. Cambierà idea? “Chipuò escluderlo?”, dice un suo ami-co e storico dirigente Rai. E adessoAnnozero può (ri)cominciare?

Da Samarcanda

ad Annozero, tutti

i successi di Michele chi

È il 1987 quando, su Raitre, Michele Santorodà vita a S a m a rc a n d a . Il format èinnovativo: una piazza televisiva in cui

discutere di gente, soprusi, oppressi e oppressori. Ilsuccesso è repentino. Dopo sei anni, nel 1993, parte Ilrosso e il nero; dal 1994, invece, va in onda Te m p oreale, sempre su Rai Tre. Nel 1996, per forti dissaporicon il cda Rai, Santoro lascia viale Mazzini e si

trasferisce a Mediaset, dove conduce Moby Dick suItalia Uno. Vi resterà fino al ‘99, quando rientra in Raicon C i rc u s . Nel 2000 è la volta de Il raggio verde:iniziano i problemi con B., che nella puntata del 16marzo 2001 telefona in diretta e accusa il conduttoredi faziosità. Al centro delle polemiche, la figura dellostalliere di Arcore, Vittorio Mangano, e i rapporti traMarcello dell’Utri e Cosa Nostra. A novembre parte

Sciuscià. Il 2002 è l’anno dell’editto bulgaro: da Sofia,B. accusa Santoro, Biagi e Luttazzi di uso criminosodella tv di Stato. I tre saranno allontanati poco dopo.Santoro fa causa alla Rai e, nel 2005, si dimette daparlamentare europeo e ritorna in tv nella primapuntata di Rockpolitik di Adriano Celentano. Nelfrattempo il conduttore vince la sua battaglia legale enel 2006 ritorna in Rai con A n n o ze ro .

SANTORO: “SE LA RAI MI VUOLE DAVVERO,RESTO E CONTINUO ANNOZERO”

Il conduttore: “Se mi considerate un estraneo me ne vado, il pubblico mi seguirà”

CONTRO TUTTI

LA REDAZIONE A REGGIO EMILIA

IL FATTO AL FUORI ORARIO

I l Circolo Arci “Fuori Orario” diTaneto di Gattico (Reggio Emilia)

compie 18 anni e festeggia lamaggiore età con la serata dichiusura della stagione, realizzatacon la collaborazionedell’associazione antimafia Libera,dell’istituto Cervi e del “Fa t t oQuotidiano”. Domani alle 18:30l’incontro “Un anno di fattiquotidiani” a cui parteciperanno ildirettore Antonio Padellaro, FurioColombo, Marco Travaglio, EnricoFierro, Luca Telese e Loris Mazzetti.Modererà il comico DarioVergassola [in foto], con lapartecipazione straordinaria delvignettista Vauro Senesi. “FuoriO ra r i o ” nasce, quindi, 18 anni fa“da un gruppo di compagni delPci-Pds - racconta uno deifondatori, Franco Bassi - che nontrovando all’interno del partito lagiusta dimensione cercarono altristrumenti”. E il circolo Arci “fu lasoluzione migliore, perché cipermise di rendere concrete lenostre idee di azione politica,

unendo anche una possibilità dicreare intrattenimento edivertimento, tutto questo nelpartito era chiaramenteimpossibile”, spiega Bassi, checontinua: “Siamo un circoloschierato politicamente, che nonrinuncia a dire la sua e che ha comeprima missione la solidarietà.Spesso ci occupiamo di sostegno ainiziative legate all’infanzia, temaverso il quale il Circolo è moltosensibile. Da alcuni annidedichiamo la festa di chiusura aLibera, per l’impegno contro lemafie che appoggiamo e di cui cifacciamo interpreti nella nostrarealtà, che al contrario di quanto sipensa ne ha bisogno: la nostraResistenza contro le mafie èimportante perché le infiltrazioni inquesto tessuto economico-socialesono preoccupanti. Lacollaborazione con Libera nascedopo un incontro tra Maria Cervi eRita Borsellino”. Gran finale, quindi,con “il Fatto”: “Per noi - affermaBassi - questo giornale è diventato

una sorta di fratello cheaccompagna le nostre giornate:quando qui lo scorso anno Padellaroe Travaglio annunciarono cheavrebbero realizzato questogiornale non pensavamo ancora chepotesse diventare per noi un talepunto di riferimento, finalmente ungiornale senza padrone e che ha lasua forza nel non prendere soldipubblici, il che crea un vero senso diappartenenza con il rettore”. Èmolto soddisfatto, Bassi, dellaserata in programma domani:“Perché la festa mette insiemequelle che il nostro Circoloconsidera le realtà migliori delPaese: Libera, il Fatto, l’istitutoCervi e l’Arci”.

(Gia. Cal.)

Michele Santoro nello studio di Annozero (FOTO ANSA) Sotto, Dario Vergassola (FOTO LAPRESSE)

Il giornalistasulla buonuscita

“È quantospetterebbe achiunqueandasse inpensionecon sei annidi anticipo

Gli insultie i dubbi

“Tre n t ’annidi battaglienon possonoe s s e recancellatida uncontratto

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Venerdì 21 maggio 2010 pagina 7

stero deve essere responsabile della cu-stodia degli atti e impedire l’uso stru-mentale delle intercettazioni. Con que-ste motivazioni ci opponiamo con granforza al governo.Mi dica la cosa che le sta più a cuore,oggi, politicamente parlando.La precarietà nella quale vivono i ragazziitaliani. L’assenza di ogni sicurezza e fi-ducia nel futuro. Un partito riformatoreriparte dai problemi veri.Qual è in punto debole del governo?L’estetica dell’immoblismo. Berlusconi-promette miracoli dal 1994. Ma questopaese è sempre fermo, sempre lì.Fermo a cosa?Bloccato. Con l’eccezione dei diritti ci-vili, l’Italia è rimasta inchiodata al 1969,quando le bombe di piazza Fontana co-minciarono purtroppo a dimostrarequanto in questo Paese sia difficile ognicambiamento politico.Forse il Pd dovrà risolvere definitiva-mente la guerra fra dalemiani e vel-troniani che avete sempre negato?Primo. Abbiamo visioni politiche diver-se, e io non l’ho mai negato. Secondo: ènato il Pd e questo obiettivamente è statala realizzazione del disegno politico cheProdi ed io sostenemmo nel ‘96.Ma se anche un pezzo di Pd finiscesotto inchiesta è possibile che nessunleader faccia una riflessione?La legalità non è un problema di parte.’Ndrangheta, camorra, mafia e corruzio-ne, sono l’attacco alle fondamenta civili.Sono Il ProblemaLa corruzione è un problema anchenel Pd?A giudicare da quanto emerge sembra es-sere più forte in chi oggi ha il potere maquesto non può far venir meno la con-sapevolezza che la questione morale è laquestione di oggi. Deve essere una discri-minante. Per tutti.

“Quello che stiamo vedendo inquesti giorni è il trionfodell’Italia dell’odio. Politiciche urlano nei talk-show, pro-

grammi in cui domina l’estetica dell’in -sulto, vene gonfie sul collo. Sembra unfilm di Fellini, pare Ginger & Fred. È unclima in cui Berlusconi pensa di potervincere perché questa è la sua Italia. Ber-lusconi è nato con una campagna diodio, è stato il protagonista di una cam-pagna di odio, continua a governareusando l’odio”. Guardi Walter Veltronimentre dice queste cose e per un attimoresti interdetto. È sereno, rilassato, cal-mo: parla come se stesse scandagliandoun fenomeno sociologico. E resti stupitoanche perché in una stagione non lon-tana, l’ex leader del Pd è stato fautore diun tentativo di dialogo con l’avver sario.Ma lui ti ferma subito, e ti spiega che lesue posizioni sono in continuità conquelle che ha da sempre. Poi parla delcaso Santoro, delle intercettazioni e dellacorruzione con toni molto netti e chiari:“È un’emergenza nazionale. Per tutta lapolitica”. Se non è un cambio di linea èsicuramente un cambio di marcia, unamessa a punto che farà discutere.Mi scusi, onorevole Veltroni, sonostupito della forza con cui attacca ilCavaliere. Al confronto noi de Il Fat-to sembriamo dei moderati....Sono io stupito del suo stupore. Sono an-ni che cerco di contribuire a smontare lecondizioni nelle quali si sono edificatetutte le vittorie di Berlusconi: le campa-gne di odio, l’immobilismo politico.Cosa penserà Berlusconi leggendo lesue parole?Non lo so e non mi interessa. Sul pianopolitico mi ha sempre considerato il suopiù feroce nemico, fin dai tempi in cuiero responsabile emittenza del Pci.Non resterà stupito?Guardi che la bellezza della lotta politicarisiede nell’assoluta nettezza dell’alter -natività delle posizioni e nel condurrequesto conflitto con lealtà e senza colpibassi. Parole che sembrano marziane.Ma nel 2008 non era lei che quandocitava Berlusconi ricorreva alla peri-frasi "il leader dello schieramento ame avverso" per non nominarlo?Cercavo il modo di far uscire l’Italia dallostremato confronto quindicennale traberlusconismo e antiberlusconismo.Credo che tutti gli italiani non ne possa-no più di un Paese che sembra sempresull’orlo di una crisi di nervi e al contem-po non cambia mai e rimane immobile,ancorato al passatoAllora gli italiani quell’occasione nonl’hanno colta.

Lei dice? Il Pd ha preso il 34%. Non di-mentichi mai che nessun partito riformi-sta in Europa ha questa forza.Lei continua a far arrabbiare Parisi,che la invitava a non sommare i deci-mali del 33,1%.Parlo dei dati sul Senato, ma la polemicanon ha senso. Tutti i risultati successividel Pd sono di gran lunga inferiori, nelleultime regionali la percentuale è del 25 erotti. Credo sia innegabile riconoscereche quel dato delle politiche era impor-tante.Lei nel discorso delle dimissioni alTempio di Adriano disse: presto rim-piangerete quella percentuale. Eppu-re era un dato di sconfitta.Certo. Ma non c’era più una coalizione, enon per colpa nostra. Io lo consideravo,e lo considero tuttora, un ottimo puntodi partenza per costruire il nuovo partitoe la sfida per quella maggioranza riformi-sta che questo Paese non ha purtroppoancora conosciuto.Torniamo all’Italia dell’odio. Il discor-so di Berlusconi del 1994 era: ‘Que -sto è il paese che amo’. Quello di que-st´anno ‘l’amore vince sempresull´odio’.Guardi, io sto ai fatti. Credo che non esi-sta al mondo un leader politico che abbiapubblicamente dato dei ‘coglioni’ a glielettori avversari. Lui lo ha fatto. Ma è ve-ro, l’odio per l’avversario, in questo pae-se, è un sentimento che pre-esiste a Ber-lusconi. Lui lo interpreta.E cos’è questo sentimento per lei?È qualcosa che va oltre lo spirito di com-petizione con l’avversario. Persino oltrel’inimicizia. È la maledizione dei guelfi edei ghibellini, un sentimento che attra-versa la storia. Che oggi oscura addi-rittura l’estetica della vittoria pro-pria, in favore del piacere della scon-fitta altrui. La mortificazione dell’al -tro, il suo annichilimento in quantonemico.Lei pensa di poter essere ancorail candidato premier che puòtraghettare la politica italianafuori da questa storia?Visto? Uno parla di un problemastrutturale, e subito ecco che in-vece scatta inevitabile il toto

nomi.Siamo così. Anche perché scegliereun leader è un modo per fare questod i b a t t i t o.Lei pensa? Ma ci rendiamo conto di quel-lo che sta accadendo? Viviamo la piùgrande crisi industriale dal dopoguerra. Inegozi chiudono, le fabbriche licenzia-no, si discute addirittura se l’euro, la piùgrande conquista europea dal 1945 a og-gi sopravviverà o meno a questa crisi. Enoi discutiamo di cognomi.Le lotte intestine a sinistra tuttora incorso sono il motivo per cui ancoraoggi non si può discutere dei proble-mi.Io ho l’impressione che il rapporto nonsia di causa effetto ma che convivono ledue debolezze. Quando parlai al Lingot-

to cercai di defini-

re la piattaforma innovativa per il rifor-mismo italiano. Per quanto riguarda lelotte intestine, le assicuro che le mie di-missioni, molto sofferte, cercavano pro-prio di salvare il Pd da questo antico vizioche ha portato a consumare 5 o 6 leader-ship nello stesso periodo in cui a destrasono rimaste le stesse.Si è dimesso per la guerriglia dei suoioppositori? Perché questo all’epocanon lo aveva detto.Avrei dovuto restare in una situazione diconflitto permanente. Non volevo farlo,e credo che questo lo abbiano capito tut-ti. Ho privilegiato il Pd rispetto a me stes-so.Quel giorno disse che forse era piùportato per i ruoli di leadership dicoalizione che per quelli di partito.Non mi ha ancora detto se è vero chepensa ad un ticket con Vendola, oqualcosa di simile.(Sorriso) Questa è un’altra straordinarialeggenda metropolitana.Non è vero che sostiene Vendola?Pensi, non ci siamo mai parlati da quandosono sceso in Puglia per sostenerlo nellacampagna elettorale.Tutto inventato, dunque?Di sana pianta. Se chiama Nichi glieloconfermerà lui stesso.Vendola ha vinto perché ha messo incampo la speranza. Cosa manca allasinistra di oggi per poterla evocare?Anche io avevo parlato di speranze, nellamia campagna elettorale...Non sia competitivo.Si figuri, non è un fatto personale. La po-litica moderna ha bisogno di leadershipcalde che esprimano condivisione deiproblemi della gente, capacità di decide-re, visione. È quello con cui Obama haconquistato l’Amer ica.Abbiamo descritto l’Italia dell’o d i o.Ma come si costruisce l’altra?Ho l’impressione che nella società italia-na ci sia molto diffusa una domanda disenso. Allo smarrimento e all’i n s i c u re z z asi può reagire con l’arroccamento e lapaura oppure con una razionale speran-za. C’è la domanda, insomma, ma mancal’of ferta.Lei, che è il grande filologo della tv suposizioni popperiane, del tipo ‘Catti -va maestra’?Al contrario. Proprio perché ho amato lastraordinaria televisione nazional popo-lare degli anni Sessanta e Settanta, possocriticare quella di oggi. Quella Rai fu ungrandissimo esperimento gramsciano,se mi passa il termine, che insegnò agliitaliani a scrivere, a parlare, a conoscereil dubbio e la ragione.Mi faccia un esempio.La tv che chiama Beniamino Placido e In-dro Montanelli. Andrea Barbato, EnzoBiagi, Sergio Zavoli. O trasmissioni comeChi l’ha visto o quelle di Iacona.Un esempio della tv che non va oggi..."La Rai l’Isola dei famosinon dovrebbe pro-durla. C’è già il privato, per quello.E cosa dovrebbe fare?Tornare a programmi che fanno leva sufantasia e spirito critico e che sostituisco-no alla volgarità la profondità. Intendia-moci, non voglio la tv dell’accesso. An-che L’Altra domenica, per me è un grandeesempio di intrattenimento intelligente.Non possiamo non parlare di Santo-ro a questo punto.Adesso che tutti lo attaccano e gli saltanoaddosso io, che in passato ho avuto ideemolto diverse dalle sue, vorrei difender-lo.In che modo?Intanto perché la fine di A n n o ze ro è primadi tutto un danno per la Rai.E poi?Perché quel programma, con i suoi alti ebassi ha scritto pagine molto belle. Pen-so alle puntate sulla mafia.Ma la scelta di trattare con Masi? È labicamerale di Santoro?

Michele è un signor giornalista. Lui sirapporta con la sua azienda. Trattauna liquidazione, non fa una trat-tativa politica. Non solo...Quandosi giudica un personaggio così simette sul piatto una carriera, nonun singolo gesto.Ma Santoro è solo un giorna-lista? Non è anche un simbo-

La carriera del fondatore

del Pd, dai successi

alle dimissioni da leader

I l giovane Veltroni si forma nel Pci “senzaessere comunista”. Più che all’Urss Walterguarda agli Stati Uniti e al “sogno spezzato” di

Bob Kennedy. Dopo l’esperienza nel primo Ulivo (vicedi Prodi e ministro dei Beni Culturali), la prima grandeaffermazione arriva nel 2001 nelle elezioni per ilCampidoglio. Da sindaco di Roma Veltroni raccoglieampi consensi, trampolino per un secondo mandato e

poi, nel 2007, per la candidatura a leader del Partitodemocratico, che ha appena contribuito a far nascere.Anche se i suoi detrattori lo ricorderanno come ilsindaco radical-chic delle Notti Bianche che si èscordato delle periferie, dove vincerà Alemanno. Lasua leadership nel Pd inizia sotto i migliori auspici, con ilconvincente discorso del Lingotto. Veltroni preme perun Pd “a vocazione maggioritaria”, che alle elezioni

vada da solo (di fatto esclude la sinistra radicale, ma siallea con Di Pietro). Alle politiche del 2008 trionfa ilcentrodestra. Il Pd prende il 33 %. La settimana dopoAlemanno conquista Roma. Veltroni aspetta lasconfitta di Soru per dimettersi. ll 2010 vede un Walterche cerca di tornare protagonista. Fonda“Democratica” e per alcuni torna in corsa per il 2013.

(Tommaso Rodano)

WALTER VELTRONI“Questo è il governo

dell’odio”L’Italia è un paese immobile,sull’orlo di una crisi di nervi

L’I N T E RV I S TA

di Luca Telese

lo?Tutti i grandi giornalisti, sono anche de-gli opinion leader, mandano un messag-gio che va oltre l’informazione. Lui con-tinuerà a farlo.Perché non fate una mozione di sfi-ducia al governo Berlusconi?Perché avrebbe un esito parlamentarescontato. È utile?Intanto passa la legge-bavaglio sullei n t e rc e t t a z i o n i .È un tentativo gravissimo. Che mette indiscussione anche aspetti delicatissimidi libertà di informazione. Si rischia di li-mitare gravemente l’azione della magi-stratura. Contro la criminalità e la sem-pre più diffusa illegalità. Come dicono imagistrati, è un regalo alle mafie.Il Pd si sta opponendo con sufficienteforza, per lei?La nostra linea è chiara. Assoluta libertàper magistratura e forze dell’ordine di in-dagare, prevenire e reprimere i reati, an-che con le intercettazioni.E la stampa?L’abbiamo detto nel programma eletto-rale del 2008 sottoscritto anche da An-tonio Di Pietro. Ovviamente bisogna ga-rantire diritti fondamentali come l’infor -mazione, la riservatezza, la tutela dellepersone. La magistratura deve poter in-dagare senza limiti ma il pubblico mini-

La leggesulle intercettazioni

“È un attogravissimoc o n t rola libertàdi stampa.E un regaloalle mafie

Scenaridel centrosinistra

“La nascita delPd è stata la miavittoria politicasu D’Alema.Nessuno haraggiunto le miep e rc e n t u a l i

Walter Veltronivisto da

E m anu e l eF u c e c ch i

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pagina 8 Venerdì 21 maggio 2010

Flash mob a Firenze: uno squillo di sirena e 100 sindaci con la fascia tricoloresono andati “al tappeto”, in mezzo a una folla di turisti stupiti (FOTO ANSA)

SINDACI E DISABILIIN RIVOLTA CONTRO

LA MANOVRABlocco ai prepensionamenti

dei dipendenti di Camera e Senato

di Stefano Feltri

Siamo ancora all’“aper itivo”,come l’ha chiamato il mini-stro dell’Economia Giulio Tre-monti. Il governo, in questa fa-

se, continua ad annunciare misurepensate per ottenere consenso epreparare il terreno per quelle piùdolorose. Dopo il taglio dello sti-pendio del cinque per cento ai par-lamentari, del 10 per cento ai ma-nager pubblici che guadagnano ol-tre 80 mila euro (va ricordato chesoltanto l’uno per cento degli ita-liani dichiara più di 100 mila euro),e la stretta sulle false pensioni di in-validità, ecco i presidenti di Came-ra e Senato che annunciano la so-spensione dei “pensionamenti an-ticipati di anzianità previsti per i di-pendenti dei due rami del Parla-mento” a partire già dal 31 luglio2010. Sono tutte promesse, chenon incideranno sul bilancio senon per pochi milioni di euro, mache servono a creare un clima fa-vorevole intorno alla manovra da(almeno) 27 miliardi di euro che ilgoverno si prepara ad annunciare.Per decreto, quindi, senza che ilParlamento possa incidere (e così

dentro vi finiranno anche alcuniextra, come l’ennesima prorogadel presidente Consob LambertoCardia). Il governo sta cercando diavere una Finanziaria autunnalesempre più leggera mentre gli in-terventi rilevanti avvengono nelcorso dell’anno per decreto.

I TAGLI. Le vittime dei tagli verisono poco interessate all’“aper iti-vo ” di Tremonti e stanno prote-stando prima ancora che il decre-to venga presentato.Ieri, a Firenze, in piazza della Si-gnoria, cento sindaci del centroItalia si sono sdraiati a terra con loslogan “stanno mettendo il tuo co-mune al tappeto”. E’chiaro, infattiche, oltre ai vincoli imposti dalPatto di stabilità, gli enti locali do-vranno affrontare un taglio diquattro miliardi di euro in due an-ni a cui potranno reagire soltantoin due modi: alzando le imposte,quando possibile, oppure ridu-cendo i servizi.Il nodo di spesa più delicato restaquello della sanità, che è di com-petenza delle Regioni. Il presiden-te dell’Emilia Romagna, Vasco Er-rani, a nome della Conferenza del-le Regioni ha chiesto ieri “con ur-genza un incontro per conoscere idettagli della manovra”.

LE REGIONI. Le Regioni (Cam-pania, Calabria, Lazio e Molise) conla sanità commissariata e che si so-

no viste negare l’accesso ai fondiFas perché i loro piani di risana-mento erano insufficienti, hannoancora dieci giorni per convincereil governo che sono sulla strada giu-sta. Oppure dovranno aumentarele componenti regionali di Irpef(persone fisiche) e Irap (imprese).Sono molto preoccupate anche leassociazioni dei disabili, come la Fi-sh (Federazione italiana per il supe-ramento dell’handicap), che da unpaio di giorni diffondono comuni-cati per chiarire che gran partedell’aumento delle pensioni di in-validità è dovuto all’invecchiamen -to della popolazione e quindi sa-rebbe sbagliato “un taglio orizzon-tale a tutti gli aventi diritto, legandol’accesso all’indennità di accompa-gnamento al reddito. Il che colpi-sce la popolazione con grave disa-bilità senza alcun discrimine”.Invece sembra proprio questa l’in -tenzione del governo per ridurreuna voce di spesa che vale 16 mi-liardi di euro all’anno e cresce al-meno del cinque per cento ognidodici mesi. Basta vedere la dichia-razione di ieri di Antonio Mastrapa-squa, presidente dell’Inps: “Il pri-mo giugno partiranno altre 100 mi-la verifiche. Controlli che potreb-

bero far salire la percentuale dellerevoche al 20 per cento”. Che, tra-dotto, significa che l’o b i e t t i vodell’Inps è ridurre di un quinto ilnumero di pensioni di invaliditàconcesse.Sarà tutto più chiaro martedì, quan-do il Cdm dovrebbe approvare lamanovra che ieri sera Silvio Berlu-sconi e il sottosegretario GianniLetta sono andati a illustrare al Ca-po dello Stato Giorgio Napolitano.I mercati finanziari, anche ieri in-quieti per le proteste della Grecia ele difficoltà dell’euro, sono pronti agiudicare se la correzione sarà cre-dibile e sufficiente.

“Così la soubrette si è fatta ministro”PARLA LUIGI CRESPI, IL PIGMALIONE DELLA CARFAGNA: “SARÀ UN MODELLO”

di Wanda Marra

“N on sono in grado di fare mi-ra c o l i ”. La prima reazione

di Luigi Crespi, alla richiesta diMara Carfagna di aiutarla nel suo“posizionamento” come mini-stro, era stata questa. E dire chel’ex sondaggista di Berlusconi,quello che lo accompagnò nellascalata alla politica e si inventò ilContratto con gli italiani, non è cer-to uomo che si tira indietro ri-spetto alle sfide o si fa fermaredagli scrupoli. Ma era il settem-bre 2008 e in effetti, come rac-conta lo stesso Crespi, la situa-zione sembrava “d i s p e ra t a ”: laCarfagna navigava in acque dif-ficili, tra le accuse sulla pubblicapiazza della Guzzanti, che si eraesplicitamente riferita a sessoorale praticato al Cavaliere co-me passaporto per il Ministero,le voci insistenti secondo le qua-li esistevano intercettazioni inmateria, le vecchie immagini investe di soubrette e le foto delcalendario fatto per Max che im-pazzavano su Internet. Meno didue anni dopo Luigi e suo fratel-lo, Ambrogio, quando parlanodi “M a ra ” entrano in una sorta diestatica adorazione. “Mi sonobastati dieci minuti con lei percapire che mi trovavo davantiuna donna attenta, con una ca-pacità di lavoro impressionante,obiettivi precisi e idee moltoch i a re ”, racconta Luigi. Qualchetelefonata a fonti giornalistichecerte per escludere la possibilità

che saltassero fuori delle inter-cettazioni (“non esistono”, dice,netto, Crespi). E il lavoro può co-minciare. “Per 3 mesi abbiamopraticamente vissuto insieme,noi e il suo staff. Abbiamo aiu-tato Mara a riflettere su se stessa.Quello che noi facciamo è un in-tervento tecnico di strategia co-municativa e contemporanea-mente un intervento evolutivo.Lei, che è una spugna, non ci hamai chiesto, come altri ‘cosa de-vo dire’. Le abbiamo fatto rive-dere molte volte le sue appari-zioni televisive, dove era visibil-mente emozionata e tesa. Oggilei è una che lavora molto e parlapoco, che dirada le sue appari-zioni televisive”. “È stata la no-stra migliore allieva di sempre”,si lascia andare Ambrogio. In ef-fetti a leggere le cronache degliultimi giorni, c’è da rimanerestupefatti. Lei, il Ministro cheaveva definito le unioni omoses-suali “costitutivamente sterili”fa pubblica ammenda e ringraziaPaola Concia per averle fatto su-perare i suoi pregiudizi sui gay,davanti al Presidente della Re-pubblica. Michele Serra che suRepubblica le dedica un articolocon toni da pacificazione nazio-nale. Sullo sfondo, la legge sullostalking, pluri-lodata. Il tutto, ac-compagnato da un cambio dilook in tono con l’ef ficientismoda Ministro modello: capelli cor-ti, tailleurini, camicette inami-date. “La Carfagna ha una piace-volezza di aspetto e di modi che

per Berlusconi sono fondamen-tali”, dice Crespi. Requisiti es-senziali, dunque, per governareil paese? “Scegliendo una belladonna, se l’è trovata pure bra-va ”. Insomma, avere nel propriocurriculum una vasta esperien-za da soubrette e poco altro, ba-sta prima per diventare parla-mentare e poi Ministro? “Nel Pdll’esperienza politica non è sem-pre un valore - dice Crespi - que-sto vale per tutti. I parametri so-no altri”. D’altra parte, “solo unadonna bella e intelligente, fuoridalle pastoie della politica, pote-va riuscire a fare qualcosa al mi-nistero delle Pari opportunità.Anche se provocatoriamente,vorrei far notare che chi si occu-

pa delle minoranze esiste finchéesistono le minoranze”. E dun-que, ecco la chiave: “Berlusconivoleva una persona in grado difare leggi visibili: per lui questo èfo n d a m e n t a l e ”. Perfettamentein linea, il provvedimento sullostalking. Tanto importante dafar sparire l’immagine da calen-dario?: “Ma poi, che ha fatto Ma-ra? Un calendario? In questo mo-mento, il passato per un politiconon conta. Esistono il presente eil futuro”. Ecco, dunque, la con-sacrazione. E, come insegna lapolitica della visibilità, non im-porta se di fatto la legge varatadal suo Ministero sia una sola.“La Carfagna è un ministro con icontrocoglioni. La Prestigiaco-

mo per cosa viene ricordata? Perle quote rosa: e non le ha fatte. LaPollastrini? Per i Dico: e non li hafatti. Invece, lo stalking è unalegge importante”. Ai due Cre-spi quasi vengono le lacrime:“Siamo sensibili a questi temi.Da bambini, ricordiamo nostramadre che subì una vicenda divera e propria persecuzione. Eci ha lasciato di certo un pezzo divita”. Sarà per questo che Luigiancora segue (ma “amiche vol-mente”, ci tiene a dire) “SantaM a ra ” nelle occasioni importan-ti?. Quel che è certo, è che è giàamarcord: “Lei me l’aveva detto:‘Non voglio fare il Ministero del-le minoranze e degli sfigati. Maun ministero che allarghi i dirit-

ti’. Visionaria. Dopo le scuse aigay, mi ha chiamato Grillini: ‘Hafatto più lei con le sue dichiara-zioni, che tanti compagni’”. Maalle dichiarazioni, seguiranno ifatti? “Non credo. È sempre unadonna di destra”. E poi, è credi-bile una che solo 2 anni fa avevanegato il patrocinio al Gaypride?“Me l’aveva spiegato: ‘Trovo ilGaypride provocatorio e nonutile’. E quando le ricordavo chel’appoggio agli omosessuali faaccrescere il consenso, rispon-deva: ‘Me ne fotto, perché non cic re d o ’. Evidentemente adessoha cambiato idea”. E va oltre: “LaCarfagna rischia di diventare unmodello del Terzo millennio: lemodalità con le quali un politicofa strada passano per la capacitàdi legare l’ apparenza alle pro-prie convinzioni”.

GOVERNO

Il decretoarriverà martedìin consiglio deiministri: il nododi spesa piùdelicato è quellodella sanità

DICHIARAZIONI DI SPATUZZA

DIETRO LE STRAGI, GLI 007P ortano a uomini dei servizi segreti le

ultime indagini della dda di Caltanissettasulla strage di via D’Amelio in cui fu ucciso ilgiudice Paolo Borsellino: secondo quantopubblicato dall’Espresso in edicola da oggi, ilpentito di mafia Gaspare Spatuzza avrebbericonosciuto su una fotografia un uomo deiServizi segreti in servizio in Sicilia all’epocadelle stragi del '92 e che avrebbe affiancatoi killer di Cosa nostra nel confezionamentodell’autobomba che ucciso il giudice PaoloBorsellino e i cinque agenti di scorta.Un’indicazione importante che dà corpoalla tesi di un coinvolgimento nell’eccidiodi entità esterne a cosa nostra, finorasolo ipotizzata, confermata, in qualchemodo, da Massimo Ciancimino, il figliodell’ex sindaco mafioso di Palermo che staraccontando i misteri della trattativa traStato e mafia. Ciancimino jr ha rivelato aipm di conoscere il misterioso 007 che avevarapporti col padre.

A sinistra, Mara Carfagna nel2004 (FOTO OLY C O M )

a destra, come ministro (FOTO DLM)

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Venerdì 21 maggio 2010 pagina 9

di Erminia della FrattinaPa d ov a

U na storia che si ripete tri-stemente, quella dei

bambini rifiutati dalla scuo-la perché i loro genitori nonpagano la retta. Seguel’usuale palleggio delle re-sponsabilità e l’allontana-mento della piccola dallascuola, solo che qui i dueprotagonisti sono il parroco(che ha sbarrato la portadell’asilo alla bimba moro-sa) e il sindaco contrario allascelta.Il tutto è accaduto nellascuola dell’infanzia di Terra-glione, una frazione di Vigo-darzere in provincia di Pa-dova, dove il parroco e il co-mitato di gestione dell’isti-tuto hanno deciso di non

ammettere più in classe unabambina di quattro anni,perché non risultavano pa-gate le rette relative agli ul-timi tre mesi.La bambina, figlia di immi-grati residenti a Padova, do-po aver frequentato regolar-mente la scuola dell’i n fa n -zia da settembre a dicem-bre a gennaio si è vista chiu-dere la porta dell’asilo infa c c i a .Il parroco della piccola co-munità padovana e respon-sabile dell’asilo, don Ber-nardo Pegoraro, difendecon ostinazione la scelta diescludere la bambina dallascuola. “Dopo tre mesi dirette non pagate – dice – edopo avere sollecitato piùvolte l’aiuto del comunesenza ricevere nessuna ri-

sposta, ci siamo visti co-stretti a chiudere la porta:cos’altro potevamo fare?”.E, se non bastasse la spie-gazione del perché un reli-gioso decida di escludere dascuola una bimba di quattroanni, ecco il resto dei fatti.

“La famiglia non pagavaniente, anche la scuola ma-terna è in difficoltà”. E poiancora: “Ci siamo rivolti alcomune per chiedere cosafare, ma la risposta ci è ar-rivata solo quando ormaiavevamo già preso la deci-sione. A quel punto eratroppo tardi”.In effetti, il comune delpaesino nel padovano sem-bra che qualcosa volesse fa-re per aiutare la famiglia indifficoltà. Il primo cittadi-no di Terraglione, FrancoFrazzarin, che ora contestain modo netto la scelta delparroco, dice di avergliscritto per manifestare lasua amarezza. E nella stessalettera spiega: “La giuntacomunale – scrive il sinda-co – ha autorizzato l’esone-

ro al pagamento della rettadi frequenza per la famigliadella bambina”. E precisa:“Un esonero che riguardal’intero anno scolastico, dasettembre 2009 fino a giu-gno 2010, assumendosi acarico l’onere complessivodella retta, pari a 1.270 eu-ro. Spiace constatare cheper decisione del comitatodi gestione sia stata presa ladecisione di non ammetterela bambina dal mese di gen-naio. Di questa intenzionedoveva essere messa al cor-rente l’a m m i n i s t ra z i o n eche avrebbe provveduto adare copertura della retta”.Accuse alle quali il parrocorisponde: “È inutile cheadesso si scandalizzino, liavevamo informati per tem-po”.

LE FIRME PER L’ACQUA PUBBLICA“INONDANO” IL PALAZZO

Il Pd si è sfilato, ma il comitato è già a 500 mila aderenti

di Salvatore CannavòRoma

Sono più di 500 mila. Perl’esattezza, 516.615 firmeraccolte in 25 giorni dibanchetti e iniziative in

tutta Italia. È questo il bilanciodella campagna referendariaper l’acqua pubblica, comin-ciata meno di un mese fa e so-spinta da un cartello di associa-zioni “anonime” ma molto ra-dicate e combattive che, primacon il Forum dei movimentiper l’acqua pubblica e poi tra-mite il Comitato promotoredel Referendum sta realizzan-do un fatto politico e sociale diindubbia rilevanza.“Il risultato è incredibile ancheper noi”, spiegano al comitatopromotore, anche perchéè sta-to raggiunto “in poco più di tresettimane grazie all’impegno eall’entusiasmo di migliaia dicittadini”.Già due anni fa era stata avviatala campagna per una Legge diiniziativa popolare in calce allaquale erano state raccolte oltre400 mila firme. Un successoche sorprese molti dei promo-tori, ma che lasciò del tutto in-differente il Parlamento chenon solo non ha discusso maiquella legge – e molte altre –ma addirittura ha legiferato insenso opposto con il provvedi-mento che porta la firma delministro per l’Europa, Ronchi.Multinazionali come Veolia ostrutture finanziarie comequelle che fanno capo al roma-no Caltagirone, si sono subitomesse in fila per rilevare lequote azionarie delle munici-palizzate che la Legge Ronchiimpone agli Enti locali di cede-re .

E la legge èstata capita anche alivello popolare, se osservia-mo il risultato finora ottenuto:file ovunque ai banchetti perfirmare la proposta di Referen-dum. L’altro giorno, alla marciaPerugia-Assisi, era impossibileaccettare tutte le richieste.Stessa situazione a Bologna ilprimo maggio, con un tavolo“ser vito” da dieci persone e2.500 cittadini in fila. E così neipaesini, nei quartieri dellegrandi città, nelle aziende. ARoma, l’intero sesto munici-pio, a guida “d e m o c ra t i c a ”, staappoggiando il referendummentre non si contano le par-rocchie che chiedono i moduliche poi riportano puntual-mente compilati ai comitaticittadini di riferimento.Il Pd, inoltre, invece di coglierela portata popolare e democra-tica della richiesta di non cede-re l’acqua al profitto di pochi,ha deciso di non appoggiare ilreferendum e di cercare le fir-me su una propria iniziativa dilegge che non modifica in nes-sun modo la situazione attuale(introduce forme più precisedi Authority). Solo che mentreha scelto questa modalità, si ètrovato con il capogruppo allaCamera, e leader della mino-ranza interna, Franceschini,che ha deciso di firmare i refe-rendum a sua volta spaccandola sua stessa area.L’Idv, dal canto suo, ha scelto difar partire una autonoma cam-pagna elettorale su un quesitocontro la legge Ronchi ma an-che contro il nucleare e il legit-timo impedimento. “Le 500mila firma le abbiamo superateanche noi”, dice il responsabi-le organizzativo nazionale IvanRota che annuncia per il pros-simo 2 giugno un “D Day” conuno sforzo per raggiungere al-meno un milione di firme.L’ipotesi del milione di firmegira anche a mezza voce nelComitato dei movimenti che,comunque, deve raggiungerela soglia di sicurezza delle 700mila firme e quindi “r ilancia”.Per questo fine settimana è in-fatti previsto un Giro d’Italiadelle firme per l’acqua, perconferire una maglia rosa allalocalità, comune o comitatocittadino che avrà raccolto piùfir me.

Sulla copertina dell’Economist la rivisitazione della “Creazione di Adamo” di Michelangelo (FOTO ANSA)

CRONACHE

Il prete: “La bimba non paga, via dall’asilo”IL SINDACO PROTESTA, MA IL PARROCO RIBATTE: “LO ABBIAMO AVVISATO IN TEMPO, NON HA FATTO NULLA”

La vita in laboratorio, ora si puòDagli Usa la prima cellula sinteticadi Silvio Bonomo

S i chiama Mycoplasma mycoides JC-VI-syn1.0 ed è la prima cellula sintetica

realizzata in laboratorio da un gruppo discienziati statunitensi. Una scoperta chepotrebbe aprire nuove strade per la crea-zione di organismi biologici in grado disvolgere una funzione precisa, come as-sorbire il diossido di carbonio, uno deiprincipali responsabili dell’effetto serra,realizzare idrocarburi per l’energia pulita,velocizzare la creazione di vaccini, ma an-che inventare nuovi ingredienti per la cu-cina. L’annuncio della nuova scoperta èstato affidato al magazine Science dal J.Craig Venter Institute, il laboratorio diRockville negli Stati Uniti guidato da CraigVenter, l’uomo che già nel 2000 era statofra gli scopritori della prima sequenza delgenoma umano. “Si tratta della prima cel-lula sintetica mai realizzata”, ha detto Ven-ter. “La chiamiamo sintetica perché la cel-lula deriva da un cromosoma sintetico, ot-tenuto attraverso sostanze chimiche inse-rite in un sintetizzatore gestito da un com-puter”. Se la finalità “è quella di andareverso la salute dell’ambiente la costruzio-ne in laboratorio della prima cellula arti-ficiale è un fatto molto importante da unpunto di vista scientifico”, un passo inavanti “p o s i t i vo ” per il vicepresidente delComitato Nazionale di Bioetica LorenzoD'Avack a proposito del risultato ottenutodal laboratorio di Craig Venter. “Non si puòdire prima che un avanzamento della

scienza sia negativo” e “la ricerca non vavietata a priori” ma “è chiaro - aggiungeD'Avack - che se invece la finalità fossequella di arrivare all’uomo artificiale sareb-be invece un fatto condannabile che apri-rebbe problemi bioetici di altra portata”.Creare in laboratorio batteri artificiali,conclude, “può significare magari anchearrivare non solo a un ambiente migliorema anche alla cura di tante malattie” l a-sciando perdere “la sperimentazione adesempio sulle cellule staminali embriona-li”.Se il faro “è il bene umano - spiega Fran-cesco D’Agostino, presidente onorario delcomitato di Bioetica - possiamo stare re-lativamente tranquilli, perché il bene uma-no è sempre quello ed è uguale per tutti gliuomini”. Se invece “si abolisce il paradig-ma del bene umano in nome di presup-posti relativistici allora la questione puòdiventare preoccupante”. D’Agostino rile-va che “a preoccupare non è tanto la bio-logia sintetica” in sé, perché “il problemanon è quello che la scienza può fare, macome si orientano le tecnologie scienti-fi ch e ”. Dal punto di vista etico, prosegue,“il cuore del problema non è creare cellulear tificiali” che potrebbero avere “ef ficaciat e ra p e u t i c a ”, ma nelle finalità con cui ven-gono create, che non possono corrispon-dere “a logiche di potere o di lucro”. Laquestione, comunque, “va affrontata sen-za paure e pregiudiziali”, ma “stando at-tenti ad eventuali risvolti negativi incom-benti”.

L’obiettivodelle 700.000non è lontanoe nel finesettimana parteil Giro d’Italiadei referendari

Succedea Terraglione,nel Padovano.La piccolaè figliadi una coppiadi immigrati

SentenzaDiaz,Agnolettoaccusa:“Silenziindecenti”di Giampiero Calapà

L a sentenza di appello per leviolenze della scuola Diaz,

Genova 2001, che ha condan-nato anche quelli che erano ivertici della polizia è “un primobarlume di giustizia dopo noveanni di attesa”, per VittorioAgnoletto, uno dei protagoni-sti di quel Movimento che ani-mò le manifestazioni anti-G8:“E’ estremamente importanteperché finalmente la verità giu-diziaria coincide con quellastorica e difendere quei dirittisignifica porsi a difesa della Co-stituzione”.Eppure si legge molta pru-denza sui giornali nei con-fronti di quei vertici dellapolizia?Già, leggo che però alcuni di lo-ro si sono distinti nella lotta allamafia. Ma che cosa significa?Non è che se io salvo una per-sona poi ne posso ammazzareun’altra. Non riesco a capire.Che cosa cambiò per il Mo-vimento dopo la Diaz?Quella repressione ha cambia-to la storia del Movimento, cisiamo ritrovati obbligati a pen-sare al processo: il Movimentonon morì perché poi ci fu an-che il Forum Europeo di Firen-ze, ma il percorso fu profonda-mente deviato.Anche la politica, una voltadi più, non sembra uscirnebene? Il governo ha subitogarantito che lascerà al loroposto tutti i dirigenti dellapolizia coinvolti.Non mi meraviglio per niente,sono loro i mandanti politici diquei fatti: le stesse identichepersone, come il sottosegreta-rio agli Interni Mantovano. Enon dimentichiamo il ruolo diFini, la sua presenza nella salaoperativa dei carabinieri. Oraha cambiato strategia politica:faccia una parola di autocriticasu quei giorni, invece si è de-filato come tutti.Ci sono troppi silenzi chefanno male?Esatto, il silenzio più pesante èquello del Pd, ma non ho pro-blemi a dire che quei vertici del-la polizia sono stati per anni ri-ferimenti legati a Violante. For-se uno dei motivi d’imbarazzo èproprio questo.Cosa rimane da chiarire?Non è possibile, ad esempio,che non fosse coinvolto il capodella polizia De Gennaro, sel’operazione è stata preparatacome poteva non saperne nul-la? Ora dovrebbe dimettersi an-che lui, invece rimarrà al suoposto di coordinatore unicodei servizi segreti italiani. Cosìcome gli altri, ora condannati,anche la sua carriera dopo Ge-nova non ha fatto altro che pro-gre s s i .Poi si parla tanto di sicu-re z z a . . .Infatti, i cittadini italiani do-vrebbero sentirsi davvero insi-curi sapendo da chi è gestita lapubblica sicurezza, da personeresponsabili di fatti gravissimi,che nonostante la loro divisanon hanno esitato a dare indi-cazioni per compiere una car-neficina colpendo ragazze e ra-gazzi indifesi mentre dormiva-no. Quello che viene dopo è unsenso di impunità che ci portaanche ai troppi casi come quel-lo di Stefano Cucchi. Fuori e aldi sopra della legge, così si sen-tono in troppi con la divisa do-po Genova.

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di Giovanna LantiniMilano

Ha partecipato a un solo cdae su richiesta dell'allorapresidente Franca BrunaSegre, ma ora Carlo De

Bendetti rischia lo scivolone suDanilo Coppola. O, per la preci-sione, su Luigi Zunino. L'editoredi Repubblica, infatti, è nella listadei 41 indagati nell'ambito del-l'inchiesta della Procura di Romasul crac da circa 300 milioni di eu-ro che negli scorsi anni hanno vi-sto coinvolte le società dell'im-mobiliarista di borgata Finocchionoto alle cronache come uno deifurbetti del quartierino in questesettimane sotto processo per l'in-chiesta Bnl.Dall’atto che ha disposto lachiusura delle indagini, firmatodai pm di Roma, Giuseppe Ca-scini e Rodolfo Sabelli, De Be-nedetti, risulta indagato insie-me all’intero consiglio di ammi-nistrazione della Banca Inter-mobiliare (Bim) di Torino in ca-rica fra il 2005 e il 2006. Com-presa, quindi, la famiglia Segre,fondatrice dell'istituto da pocopassato sotto l'ala di VenetoBanca e da sempre vicina all'in-gegnere, che rappresenta in di-versi consigli di amministrazio-ne delle società del gruppoCir-Cofide e del quale è storica

I RAPPORTI CON FIORANI

CARDIA NON VA AL PROCESSO PER LE SCALATE

ECONOMIA

commercialista nelle vesti del-lo Studio Segre. La vicinanzadella famiglia torinese a De Be-nedetti non è mai stata un mi-stero, anzi, come riportano lecronache finanziarie degli ulti-mi anni, lo stesso ingegnere hapiù volte pubblicamenteespresso gratitudine per i suoicommercialisti. Idem tra i Segree Coppola, dati i forti legami fi-nanziari e affettivi, come emer-se dalle dichiarazioni della stes-sa signora Segre che in occasio-ne dell'arresto di Coppola, nel2007, parlò di lui come di un fi-glio. Quanto all'inchiesta, par-tita cinque anni fa ne chiusa ie-ri, coinvolge sia Franca BrunaSegre, ex presidente dell’istitu -to torinese, sia il figlio Massimononchè l’amministratore dele-gato, Pietro d'Aguì, l'ex vice Ma-rio Scanferlin, Gianclaudio Gio-vannone, Flavio Dezzani, Fran-co Bono, Aldo Scarrone, Giam-paolo Abbondio. Al cda dellabanca torinese, i magistraticontestano di aver ostacolato,in concorso con Luigi Zunino esua moglie, Stefania MarinaCossetti, amministratrice dellaimmobiliare, “consape volmen-te le funzioni dell'autorità di vi-gilanza con l'erogazione da par-te di Bim in favore di società ri-feribili di fatto a Zunino di finan-ziamenti in misura superiore ai

limiti massimi consentiti dallanormativa di vigilanza”.Nel dettaglio, Bim avrebbe fi-nanziato Zunino per 200 milionidi euro, oltre il limite massimoconsentito per il rischio legatoad un singolo cliente. Un’opera -zione possibile grazie al fattoche Bim, il 30 settembre 2005,aveva deliberato a favore dellamoglie di Zunino e della sua im-mobiliare un finanziamento finoall’importo massimo di 100 mi-lioni. Denaro che, secondo gli at-ti dei pm, veniva in realtà utiliz-zato dall’immobiliarista di NizzaMonferrato. Al cda di Bim vienecontestato il medesimo reato inconcorso con la moglie di Dani-lo Coppola, Silvia Necci, inquanto socia della Partecipazio-ni Immobiliare, e a Coppola inqualità di “gestore di fatto e do-m i nu s ” della società, per l'eroga-zione, decisa dal cda di Bim il 27ottobre 2006, di un finanzia-mento di 150 milioni, occultan-do così all'autorità di vigilanza lareale esposizione del gruppoCoppola verso la banca, “pari ad

oltre 350 milioni”. De Benedettiha subito precisato di non avermai partecipato attivamente allagestione della banca e aver pre-so parte a una sola riunione delcda.Tra gli altri indagati figurano an-che l'immobiliarista Luigi Zuni-no, la madre di Coppola, France-sca Garofalo, il direttore genera-le di Unicredit Banca d'impresa,Mario Aramini e Nicola Orazzini,responsabile direzionale regio-nale centro-sud della banca. Glialtri indagati sono gli stessi giàcoinvolti nel processo per il fal-limento della Micop, società diCoppola, che per questo è statocondannato in primo grado, il 9febbraio 2009, a 6 anni di reclu-sione, insieme a Daniela Cande-loro, la commercialista del grup-po (4 anni). Oltre a Candeloro,sono indagati Luca Necci colla-boratori di Coppola e FrancescoVellocchi, già direttore finanzia-rio ed ex cognato di Stefano Ri-cucci. Per tutti gli indagati si pro-fila la richiesta a rinvio a giudi-zio.

Il presidente della Consob vicinoall’ennesima riconferma scompareall’ultimo dall’elenco dei testimoni

La replica dell’Ingegnere: maipartecipato all’attività della Bim ealle decisioni sui suoi finanziamenti

DE BENEDETTII N D AG AT O

Con la famiglia Segre avrebbe ostacolatol’autorità di vigilanza nel crac di Coppola

L’imprenditore ed editore di “R ep u bbl i c a ” Carlo De Bendetti ( FOTO ANSA)

di Gianni BarbacettoMilano

È un testimone fantasma, il pre-sidente della Consob Lamber-

to Cardia. Convocato in tribunale,poi depennato dalla lista, ripesca-to, infine di nuovo bloccato. Lui,in attesa di essere riconfermato alvertice della commissione che vi-gila sull’attività di Borsa, probabil-mente non muore proprio dallavoglia di venire a parlare di coseimbarazzanti davanti ai magistratidi Milano e, soprattutto, davanti algiornalisti. Il processo da cui en-tra ed esce come fosse un vaude-ville è quello sulla scalata Anton-veneta dei furbetti del quartieri-no, con principale imputato l’examministratore delegato dellaBanca popolare di Lodi, Gianpie-

ro Fiorani. Cardia era nella lista te-sti presentata dal pubblico mini-stero, Eugenio Fusco. Poi il rap-presentante dell’accusa ha decisodi rinunciare a un consistente nu-mero di testimoni non essenziali,per snellire il processo. Così il no-me di Cardia è stato depennato.Ma è stato poi recuperato, cometeste a difesa, da un imputato, l’expresidente di Unipol GiovanniConsorte, nel 2005 alleato di Fio-rani e suo complice (secondo l’ac -cusa) nelle scalate dei furbetti.

Fissato il calendario delle udien-ze, arriva la convocazione ancheper il presidente della Consob.Qualche slittamento di date è nor-male, capita. Finalmente arriva laconvocazione definitiva: Cardiasarà ascoltato in tribunale sabato22 maggio. I legali di Consorte sipreparano a interrogare il testeper dimostrare l’innocenza del lo-ro assistito. Anche il pubblico mi-nistero, Fusco, si appresta a farequalche domanda all’uomo chevigila sulla Borsa italiana. E i cro-

nisti si attrezzano a prendere di-ligentemente nota. Ma poi tutto siblocca: contrordine, la difesa diConsorte ha rinunciato al teste.Sabato prossimo Cardia non do-vrà salire al terzo piano del palaz-zo di Giustizia, a rispondere cometestimone (dunque con l’o bbl i godi dire la verità) ai rappresentantidelle difese e dell’accusa.Chissà, qualche domanda avrebbepotuto essere imbarazzante, peruno che punta a restare alla pre-sidenza della Consob. “A quei tem-pi”, ha raccontato Fiorani rispon-dendo in aula alle domande delpm, “lavorava come mio consu-lente il figlio di Cardia, con un con-tratto da 250 mila euro all’anno.Cardia volle incontrarmi a Milano,io ero in vacanza sulla neve con imiei, e ricordo che mi voleva par-

lare in merito ad alcuni espostigiunti alla Consob da parte diAbn-Amro che riguardavano il ra-strellamento delle azioni Antonve-neta da parte di nostri soci. Erava-mo seduti su due divani e ricordoche quel giorno entrai in Consobdalla porta di servizio. Feci vederea Cardia tutti gli affidamenti diconto corrente. E il presidenteCardia mi rispose ‘non ci vedo nul-la di male, ma prima o poi qualchecosa dovrò fare’, alludendo all’in -

vio di una prossima ispezione. Iogli risposi che per l’ispezioneavrebbe potuto almeno aspettareil 18 aprile, data nella quale sareb-be scaduto il patto che legava i socidella scalata all’Antonveneta. Ven-ni poi a sapere che Consob avevadeliberato l’ispezione il 18 marzo,ma che gli ispettori furono inviatialla Popolare di Lodi proprio il 18apr ile”. Qual è la versione di Car-dia su questo punto? Non lo sapre-mo. Il teste è stato depennato.

LA LEZIONE deicassintegrati sull’Isola

L a protesta degli operai della Vinyls è diventata un caso me-diatico: l'Isola dei cassintegrati, cioè l'Asinara, occupata da 84

giorni. Michele Azzu e Marco Nurra, figli degli operai in protestae cervelli in fuga in Inghilterra, hanno raccontato così, in un'aulauniversitaria, come hanno costruito il successo di comunicazionedella protesta: “Ci siamo resi conto che la fase iniziale della nostraprotesta, i metodi che usavamo, non ci procuravano la solidarietàdell'opinione pubblica, anzi ne causavano l'ostilità. Interrompe-vamo la loro quotidianità con l'occupazione dell'aeroporto, del-l'azienda comunale dei trasporti, della strada. Allora ci siamointerrogati su come avremmo potuto far conoscere la nostra ver-tenza senza causare danni. Così abbiamo deciso di autoreclu-derci e poi siamo entrati in Facebook.” E' la novità vera, la ri-proposizione di una lotta antica tra capitale e lavoro declinata inchiave terzo millennio. E' il linguaggio di Pietro Marongiu, de-legato con Gianmario Sanna e Andrea Spanu dagli occupanti perla lezione all'Università di Sassari, facoltà di scienze politiche. Siparla di “Attori, Spazi e Forme della partecipazione politica”.Una giornata di studio e riflessione . Quando parlano gli operail'aula magna, affollata, resta in un silenzio innaturale, che sa dirispetto verso chi non è abituato ad adoperare le parole, a tenereun microfono acceso davanti alla bocca.La professoressa Maria Grazia Giannichedda, moderatrice del-l'incontro, e il dottorando Daniele Pulino ricordano che all'iniziodel secolo scorso, nel 1904, la protesta dei minatori di Buggerrunel Sulcis-Iglesiante, culminata in un eccidio, aprì in tutto il paesela stagione degli scioperi e della conseguente repressione vio-lenta. Una protesta dagli esiti sanguinosi, nata in Sardegna, ac-cese la miccia della lotta operaia in tutto il paese. Oggi una pro-testa che si appropria del trash dei reality e lo sfotte, battendolonegli ascolti, parte da un'isola nell'isola e diventa il magnete dellelotte dei call center, delle altre fabbriche in crisi, dei precari. Sannaspiega l'obiettivo: “Non vogliamo minacciare le istituzioni mamettere a nudo l'inconsistenza di chi a volte le occupa. Vogliamoche l'opinione pubblica sappia e metta in mora politici e alti di-r igenti.”Parla anche Stefania, la moglie di Andrea uno degli operaioccupanti, e non trasmette disperazione, anzi: “Le proteste comequella dei nostri compagni di solito rompono l'indifferenza soloper generare fastidio e producono tensioni anche nelle famiglie. Anoi invece tutti quelli che vengono sull'isola chiedono come fac-ciamo ad essere comunque sereni, uniti e perfino ospitali. Con lanostra positività rafforziamo la loro lotta ed incoraggiamo le altrefamiglie a battersi, facendo loro capire che anche nella difficoltà,proprio nella difficoltà una famiglia è famiglia.” Fuori anche dallostereotipo della disperazione ostentata. Una lezione in più.

Elias Vacca

Page 11: Il fatto quotidiano - 21 Maggio 2010

Venerdì 21 maggio 2010 pagina 11

di Stefano FeltriModena

L ungo la via Nonantolana, che con-giunge Modena a Nonantola in di-

rezione di Bologna, capita di incro-ciarle spesso: Maserati con la targaprovvisoria, appesa dietro con un filo,e il cofano ancora incartato di cello-phane. Sono loro il problema.

Il collassodell’economia modenese

La crisi (di immagine, non di conti) dellaFerrari comincia l’11 maggio. La Gazzet -ta di Modena titola: “Ferrari, allarme 270esuber i”. È la sconfitta di quella che i223 aderenti al gruppo Facebook “S a l vail cassintegrato Ferrari” d e fi n i s c o n o“una campagna di propagandaaziendalista che ci rende invisibi-li agli occhi dell'opinione pub-bl i c a ”. Perché in Ferrari i cassin-tegrati ci sono da ottobre 2009,ma si notano poco. Anche per-ché intorno a loro, negli anonimistabilimenti di ceramiche, mate-rie plastiche e componentistica checircondano la cittadella imprenditoria-le della Ferrari a Maranello, è arrivatal’apocalisse. Il Pil modenese nel 2009 ècrollato del cinque per cento, non c’èdistretto industriale che tenga. La Ca-mera di commercio della città riassumecosì la situazione: “A livello settoriale ilcollasso dei livelli produttivi registratinel corso del 2009 ha interessato un po’tutti gli ambiti di attività dell’industr iamodenese”. Nell’ultimo trimestredell’anno il fatturato della ceramicacrolla del 10 per cento rispetto all’annoprecedente. Il metalmeccanico quasidel 20 (18,51), il biomedicale del 13,82.La Ferrari resiste, come da tradizione:6.193 vetture consegnate alla rete deidistributori, 1,7 miliardi di ricavi netti,245 milioni di utile operativo. Nessunproblema, in apparenza. Purtroppo c’èanche la Maserati: entrambe fanno par-te del gruppo Fiat, entrambe convivo-no, un po’ a fatica, nella “Motor Valley”modenese. La Maserati sta sprofondan-do: nel 2008 aveva 825 milioni di euro diricavi netti, nel 2009 448, il numero diauto consegnate è passato da 8.759 a4.489.Per mesi davanti alla fabbrica-conces-sionario, con torre ed enorme tridente

illuminato in cima ai margini del centrodi Modena, hanno manifestato i precariscaricati dall’azienda nel 2009: bandie-re, striscioni, comunicati. Però il pro-blema vero non era lì, ma a Maranello. AModena c’è solo l’assemblaggio, men-tre a Maranello si fanno i motori e lescocche delle Maserati. Quando la do-manda crolla, chi lavora nelle officineFerrari ma su veicoli Maserati, non hapiù molto da fare. L’azienda –cioè la Fer-rari – ha quindi ora la necessità di “con -centrare le risorse sulle attività core”.Che, tradotto, significa avere meno uo-mini e macchine impegnate sulle Mase-rati che non si vendono per concentrar-si sulle Rosse che nel 2010 dovrebberovendersi bene come nel 2009. E si arrivacosì ai 270 esuberi, il dieci per centodelle 2700 persone che lavorano a Ma-ranello. Il ragionamento della Ferrari è

questo: visto che a noi interessa lo spi-rito e il dettaglio del prodotto, ci sonoalcune parti della “catena del valore”che possono essere fatte all’esterno, co-sì che si guadagna in flessibilità senzaperdere nulla dello “stile Ferrari”. Ri-durre all’osso i costi fissi e aumentarequelli variabili, cercando di salvare i po-sti di lavoro che verrebbero esternaliz-zati a imprese locali. Perché la Ferrarideve diventare più rapida e più duttile:i mercati in espansione sono quelli asia-tici, dove i clienti non sono abituati allalista d’attesa di 18 mesi tipica di Mara-nello (perché le Rosse devono farsi de-siderare) e quindi l’azienda vuole scen-dere almeno a 12 mesi.

La cura Marchionnearriva a Maranello

Ma il grande pasticcio mediatico non èpartito tanto dagli esuberi, quanto daun premio di produzione (o bonus, co-me lo chiama l’azienda) da poco più di1.000 euro.“La settimana scorsa Ferrari è venutaall’incontro con i sindacati dicendociche il premio non era più un nostro di-

ritto ma una contropartita se accetta-vamo i 270 esuberi. Una prova diforza inutile visto che noi siamopronti ad affrontare il problemadell’eccesso di capacità produtti-va ”, racconta Giordano Fiorani, se-gretario provinciale della Fiom Cgilmodenese. C’è anche chi ha vistodietro la strana mossa Ferrari – un

polverone per poche migliaia di euro(fondamentali però per gran parte dei

nuovi operai Ferrari, quasi tutti immi-grati da Calabria, Sicilia e Campania) -–un assaggio della “cura Marchionne”,arrivata anche in quello che, dopo le di-missioni da presidente Fiat, dovrebbeessere dominio esclusivo di Luca Cor-dero di Montezemolo: riduzione dellacapacità produttiva, aumento della pro-duzione e tagli al costo del lavoro. I sin-dacati riassumono così: non potevanochiedere sacrifici a Pomigliano e dare anoi i premi produzione. Il primo rounddella trattativa si è chiuso mercoledì, do-po 16 ore di trattativa, alle 5:30 del mat-tino: i lavoratori strappano un bonus di1.200 euro, l’assunzione di 100 precarie in cambio accettano i 270 eusuberi incambio della garanzia che venganoesternalizzati a imprese del territorio.Il danno di immagine, però, ormai è fat-to: ancora lunedì mattina all’alba, da-vanti ai cancelli di Maranello, c’erano glioperai in cassa integrazione a protesta-re per quella che dovrebbe essere l’ul -tima delle settimane di “cassa”pre viste.Ferrari finisce sui giornali, anche suquelli modenesi non certo ostili, per le

sue relazioni industriali, invece che peri trionfi sportivi o i record di vendita. Equesto può diventare un problema mol-to concreto. Perché c’è un pezzo con-sistente dell’economia modenese chesi regge sul mito della Ferrari, e non sitratta soltanto del Ferrari Store di Mara-nello.

Una città che vivesul mito delle Rosse

“Modena terra di motori”è un’e t i ch e t t ache riunisce una fetta importantedell’economia modenese, coordinatadalla Camera di commercio e dal comu-ne, e che trasforma il marchio Ferrari inuna fonte infinita di eventi e manifesta-zioni, una celebrazione permanentedel mito automobilistico modenese (sifesteggia anche questo weekend, per ilcentenario del costruttore di auto dacorsa Stanguellini). Paolo Rossi Baratti-ni ha un'azienda agricola con un'ace-taia, dove si produce il balsamico tradi-zionale dop di Modena: “Alcuni turistiarrivano direttamente con il passaparo-la, ma per quasi tutti la visita all'acetaia èparte di un pacchetto turistico che ruo-ta intorno alla Ferrari e al tour guidatodegli stabilimenti di Maranello. Sono so-prattutto americani e tedeschi che, perfortuna, probabilmente non sanno nep-pure dei problemi di questi giorni”. Èpoi quasi pronta la casa-museo dedicataa Enzo Ferrari (la fondazione è guidatadal modenese Mauro Tedeschini diret-tore di Q u a t t ro r u o t e ), futura cattederaledella cultura motoristica di Maranello.Scalfire il mito, quindi può essere peri-coloso, anche se viene colpito nel suoanello più debole, la Maserati. Ancheperché in Formula 1 le Rosse di Fernan-do Alonso e Felipe Massa sono in affan-no, non riescono a tenere i ritmi dellaRed Bull e il Mondiale costruttori sem-bra un'impresa quasi impossibile.Lunedì Sergio Marchionne, ammini-stratore delegato di Fiat, era a Maranelloper il cda Ferrari e oggi dovrebbe tor-nare a Modena. L’agenda non è nota, main molti pensano che stia preparandol’inevitabile: il passaggio di una partedella lavorazione di Maserati alla Berto-ne, la carrozzeria di lusso salvata dal fal-limento pochi mesi fa come omaggio al-la torinesità di Fiat. In quel caso il mitoperderà un altro pezzetto e l’economiamodenese pure.

DECLINO MANTOVANODopo un’ascesa fulminea il re dei pannolini

Fabrizio Lori rischia il crac, come la sua squadra

ECONOMIA

ta e rimaneggiata proprio nellafabbriche della Nuova Pansacdalla quale partiva per conqui-stare il mercato internazionale.Lori dispone di una costellazio-ne di sedi aperte tra Marghera eMira, Portogruaro, Zingonia(Bergamo), Ravenna oltre allesedi commerciali di Milano,quella legale di Mantova (18 di-pendenti amministrativi) e unufficio di rappresentanza nelcuore di Parigi. Un gruppo di

869 dipendenti al quale si ag-giunge l’azienda Mantova Cal-cio: nell' estate 2004 la dirigen-za biancorossa, neopromossain C1 cerca uno sponsor impor-tante. Ma Lori decide di com-prare l’intero pacchetto.

IL TRIONFO DELLA B. Ilgiorno della presentazione –una vera convention – il neo pa-tron promette "la B in due anni".Detto fatto: una campagna ac-

quisti alla grande con ingaggi im-portanti di prime punte comePaolo Poggi e il “bisonte” Dar ioHubner. In panchina resta Mim-mo Di Carlo. Il 19 giugno, per lapartita Mantova-Pavia, arrivanooltre 12.000 spettatori in delirioed è serie B dopo 32 anni. Nellastagione 2005-2006 il Mantovasfiora la serie A nella finale deiplay-off con il Torino mentre nel2006-2007 riesce pure a inflig-gere la prima sconfitta alla Ju-

ventus, allora in serie B dopoCalciopoli. È un carillon di nomidi giocatori importanti, vecchieglorie e allenatori di prestigio.Lori sembra davvero Re Midacon il suo look da rockstar concapelli alle spalle, abbronzatocon jeans stracciati, giubbotti inpelle, miliardario vissutonell’anonimato fino a 33 anni.Oggi però tira un’altra aria. Il cli-ma è di mobilitazione generalenelle sedi della Nuova Pansac

Giocatori e dipendentidel Mantova Calcio sonosenza stipendio da dicembre

di Elisabetta ReguittiM a n t ov a

Solo sei anni fa era tra gli im-prenditori più brillanti, di-venuto famoso per l’acqui -sto del Mantova Calcio che

con la sua gestione torna in se-rie B (dopo oltre 30 anni) e rie-sce a sfiorare la serie A. Oggi ilsuo gruppo di aziende sparse intutto il nord d’Italia rischia dav-vero grosso. Fabrizio Lori, man-

tovano, classe 1968: nel calcio apartire dalla stagione 2004 ave-va rappresentato il nuovo cheavanza. In soli quattro anni tri-plica i dipendenti, costruiscenuove fabbriche, raddoppia ilfatturato, aumenta gli investi-menti con un picco pari al 15per cento dei ricavi. Tutto me-rito dei pannolini. O meglio del-la pellicola trasparente e traspi-rante unica nel suo genere (bre-vettata in oriente) ma acquista-

Del Piero tra due giocatori del Mantova nel 2007 (FOTO ANSA)

I motori modenesi (FOTO ANSA)

con gli stabilimenti bloccati dagiorni, gli uffici della sede man-tovana in via Mazzini che per laprima volta restano chiusi a cau-sa dello sciopero degli impiegatiche assieme agli operai sonoscesi a Roma per sostenere unaprotesta davanti al ministerodello Sviluppo economico: il ri-sultato è stato il ritiro della pro-cedura di mobilità (inizialmenteper 502 persone) e un dietrofront sulla chiusura annunciatadegli stabilimenti di Portogrua-ro e Ravenna per i quali sarannoavviate le pratiche per l’av v i odegli ammortizzatori sociali.

USCITA DI SCENA. A feb-braio l’assemblea straordinariadella Nuova Pansac ha varato ilriassetto dei vertici societari: Fa-brizio Lori, azionista unico e pre-sidente del gruppo in profondacrisi, ha lasciato tutte le delegheoperative e i relativi poteri a unnuovo consiglio di amministra-zione e pur restando alla presi-denza di fatto non ha più la ge-stione della società passata aquattro super consulenti indica-ti dagli advisor legali e finanziari.Rischia grosso anche il MantovaCalcio che nel 2011 festeggerà icento anni dalla fondazione.Nella vicenda Lori i destini di chi

sta in fabbrica e di chi gioca alpallone sono indissolubilmenteintrecciati. La Nuova Pansac in-fatti paga eccessivi livelli di in-vestimento e uno scarso conte-nimento dei costi, le energie fi-nanziarie del gruppo sembranodrenate dal bilancio della squa-dra di calcio e il suo buco di cassaè ormai 13 milioni di euro. Lebanche debitrici nel frattempohanno imposto un piano di rior-ganizzazione mettendo alcunipaletti per il rientro del debitodell’azienda che si aggira intor-no ai 200 milioni di euro. “Ve n d ola Nuova Pansac. Ma non aglisciacalli, sia chiaro: questa è unarealtà industriale con grandiprospettive. Per ora il Mantovanon si tocca”, avrebbe detto Fa-brizio Lori nei giorni scorsi. Ilsuo cellulare suona a vuoto el’assistente Elena liquida tutti di-cendo che il presidente non ri-lascia interviste. Domenica arri-va il Torino. I giocatori non pren-dono lo stipendio da dicembre,in quattro hanno avviato le pro-cedure di messa in mora così co-me i magazzinieri, lo staff e i di-pendenti della società che ri-schia l’iscrizione al campionatodi serie B anche in caso di salvez-za. Il rischio è il fallimento e laretrocessione d’uf ficio.

Tra Modena e Maranello

Il tracollo dellaMaserati che ha

colpito la Ferrari

Page 12: Il fatto quotidiano - 21 Maggio 2010

pagina 12 Venerdì 21 maggio 2010

Daniel PearlAmericano, rapito e ucciso a Karachi,

in Pakistan, da estremisti islamici il primofebbraio del 2002 (FOTO ANSA)

I RISCHI DEL MESTIERELa vita di un inviato nelle zone di guerra:

serve freddezza, prudenza e soprattutto fortunadi Gianni Perrelli

L’auto era là, davanti alla halldell’albergo, con la portieraspalancata. Al volante, unbaffuto poliziotto in bor-

ghese, la giacca rigonfia all’altezzadel cuore. Al suo fianco un altroagente dallo sguardo vigile epreoccupato che scruta i movi-menti dei passanti. Un colpo diclacson. Segno di riconoscimen-to, e un invito frettoloso a salire.Ci sono dei momenti delicatissi-mi, nella vita di un inviato nelle zo-ne calde, in cui sei costretto a de-cidere in un secondo. Ci avevopensato quasi tutta la notte se nonfosse una follia andarmi a caccia-re, per puro amore di mestiere, inuna situazione così rischiosa. Eroa Erbil, capitale del Kurdistan ira-cheno, una regione relativamentetranquilla perché dopo l’inter ven-to americano in Iraq nel 2003 ve-niva controllata da un triplice cor-done di sicurezza dei leggendaripeshmerga (i guerriglieri curdi).Ma a solo un’ora di macchina daKirkuk (dove ero atteso), un giro-ne dell’inferno in preda all’anar -chia, secondo solo a Baghdadnell’indice di pericolosità. Negliultimi mesi, fra l’Iraq e l’Afghani -stan, erano stati rapiti alcuni gior-nalisti. Gli stessi giornali, che finoa qualche anno prima avevano sol-lecitato i racconti di prima manodai fronti più pericolosi, erano di-ventati estremamente prudenti.

Nessuno mi obbligava a mettere arepentaglio la vita, o a espormi alrischio di essere catturato. Nessu-no si aspettava da me scoop o re-portage drammatici. Ma come faun giornalista a resistere alla ten-tazione di vedere coi propri occhile atmosfere proibite di un paesedevastato? Attraverso un giro dicurdi residenti in Italia ero entratoin contatto con il fratello del go-vernatore di Kirkuk. Una zona offlimits per gli occidentali, ma conun livello di terrore letale ancheper le popolazioni locali. Quoti-dianamente si registrava uno stil-licidio di attentati provocati da or-digni nascosti sui cigli delle stradee di rapimenti organizzati dallecellule di al Qaeda. Il governatoremi aveva proibito di raggiungerecon i miei mezzi Kirkuk. Mi avreb-be mandato un’automobile. Lamacchina era là, con la portieraspalancata… Non avevo detto anessuno che mi accingevo a la-sciare la zona sicura. Se fossi in-cappato in una situazione difficilesarebbe stata dura trovare perfinole mie coordinate. Chi mi garan-tiva che i due bodyguard fosseroveramente gli uomini del governa-tore? Ma prevalse il richiamo dellaforesta. Mi infilai in macchina, in-crociando soltanto le dita. Il breveviaggio fu denso di insidie. Ma ar-rivai indenne nell’ufficio del go-vernatore. A un giornalista, comeho scritto nel libro Il mestiere dell’in -viato (Gremese editore), non vie-

ne mai richiesta una condotta te-meraria. Ma se fai la professione inmodo onesto non puoi raccontaresolo le tue impressioni. Se devi de-scrivere la guerra, non puoi farloda un albergo: tradiresti lo spiritodel tuo lavoro. Certo, è sottilissi-mo il confine fra coraggio e azzar-do. Non ci sono segreti per scam-parla in situazioni difficili. Ti aiu-tano la freddezza, un minimo diprudenza, ma soprattutto la fortu-na. Se il destino ti volta le spalle,c’è poco da fare. Ci sono però al-cuni criteri elementari di precau-zione che vanno osservati. Se seiin zone infide e non hai in mano

Lupin torna a Parigi: rubati cinquecapolavori da Picasso a Modigliani

DAL MONDO

NROMA

Funerali peri soldati caduti

S i sono svolti ierimattina alla presenza

di centinaia di persone edelle più alte cariche delloStato i funerali delsergente MassimilianoRamadù e del caporalmaggiore Luigi Pascazio,uccisi lunedì scorso inAfghanistan. Le esequie sisono svolte nella Basilicadi Santa Maria degli Angelia Roma.

COREA DEL NORD

La minaccia dellaguerra totale

S eul vuole giustizia ePyongyang minaccia

la “guerra totale”. Tornaalta la tensione tra le dueCoree, dopo cheun'inchiesta condottadal Sud ha accertato chela corvetta Cheonan fuaffondata da un siluronordcoreano. Alleaccuse al regimecomunista, Seul ha fattoseguire la minaccia diadottare misure decise.La risposta non si è fattaattendere: il Nord èpronto al conflitto sesaranno adottate nuovesanzioni. Pyongyangaccusa infatti Seul diusare l'incidente perscopi politici.

THAILANDIA

I rivoltosi sarannogiustiziati

P roclamato il cessateil fuoco, la tensione

resta alta a Bangkok,dove la caccia all'uomonon è mai terminata. Leautorità hanno avvertitoche “miliziani armati”sono ancora asserragliatiin grattacieli e templiintorno a quello che finoa mercoledì era ilpresidio delle camicierosse, ovvero il quartierecommerciale nel cuoredella città. Ma altri dueleader della protesta sisono arresi e si sonoconsegnati alle autoritàall'indomani della resadi altri cinque elementidi spicco del movimento.Il governo ha fattosapere che presto irivoltosi arrestatidurante le protesteverranno giustiziati. Ilcoprifuoco è stato esteso,inoltre ad altri tre giorni.

ETA

Capo militarecatturato in Francia

A Bayonne nel suddella Francia è stato

catturato ieri mattina ilcapo militare del grupposeparatista basco Eta. Sitratta del 36enne MikelKabikoitz Sarobe, notoanche come “Ata”, è statofermato con altri duesospetti, una donna edun uomo, in unappartamento nei pressidella frontiera con laSpagna.

Raffaele CirielloItaliano, ucciso a Ramallah, in Palestina,

da sei colpi partiti da un Tank israelianoil 13 marzo del 2002 FOTO ANSA

Kenji NagaiGiapponese, ucciso a Rangoon, in Birmania,

da un colpo d’arma da fuoco esploso da unmilitare il 27 settembre del 2007 (FOTO ANSA)

Maria Grazia CutuliItaliana, uccisa a Sarobi, in Afghanistan, il

19 novembre del 2001 in un attentatoorganizzato dai talebani (FOTO ANSA)

433REPORTER UCCISISUI FRONTI “CALDI”

DAL 1999

CIRIELLO cronistae vittima del terrorismoQ uando un militare muore in una zona di conflitto è un

eroe della Patria. Quando un giornalista rischia la vitalavorando in condizioni estreme è solo un italiano che do-veva stare più attento.Ma adesso c’è la storia di Raffaele Ciriello. Chirurgo di pro-fessione, reporter per scelta, è il primo giornalista cui siastato riconosciuto lo status di vittima del terrorismo in-ternazionale. Il 13 marzo del 2002 era nelle strade di Ra-mallah, in Cisgiordania. Svoltato un angolo, s'è trovato da-vanti un carro armato israeliano. I colpi sono partiti cen-trandolo in pieno. Lui ha filmato tutto, il video è suwww.raffaeleciriello.com. Al rientro della salma ci fuenorme commozione. Parole del presidente della Repub-blica, l'avvio di una commissione parlamentare d'indagine(mai divenuta operativa), i titoloni del Corriere della Serapercui Ciriello stava lavorando laggiù. Poi, il nulla. Quando fuavviato il processo penale le autorità israeliane dissero cheera impossibile stabilire chi sparò da dentro il tank: inda-gini archiviate. La famiglia chiese allora giustizia al tribu-nale civile, e anche lì si partiva in salita. Il ministro del-l'Interno Maroni si oppose: a suo parere non era dimo-strabile la natura terroristica dell’azione militare. Ma loscorso marzo è arrivato il verdetto: Raffaele non fu vittimadi un incidente, l'attacco indiscriminato dei militari è fon-te di responsabilità.Daniele Biacchessi ha scritto un libro sui reporter vittimedi guerra (Passione Reporter, Chiarelettere): “È radicato nelsentire comune un pensiero osceno – dice Biacchessi alFa t t o –quel giornalista è morto perché se l'è cercata. Capitaperfino tra noi colleghi. Ma così si tradisce l'unica possi-bilità di esercitare la nostra funzione: verificare la realtà”.

Chiara Paolin

H a spaccato il vetro di unafinestra, divelto con me-

stiere un’inferriata, è entratonel museo e si è messo a stac-care le preziose tele. Un furtoche ha dell’incredibile è avve-nuto all’alba di ieri al Museod’Arte moderna della Città diParigi, in pienissimo centro,dove un ladro ha agevolmentefatto un colpaccio da centi-naia di milioni di euro. Inizial-mente il valore delle cinqueopere trafugate, dipinte da Pi-casso, Matisse, Braque, Modi-gliani e Léger era stato stimatoa 500 milioni di euro. Ma il viceassessore alla cultura della ca-pitale francese, ChristopheGirard, ha rivisto al ribasso leprime valutazioni: non più di100 milioni di euro per il full ditele. In ogni caso, è la dinami-ca a stupire. Visto che le video-camere hanno registrato tut-to. Peccato che non ci fossenessuno a guardare le immagi-ni e a dare l’allarme. Il sistemad’allerta, secondo il quotidia-no Le Parisien – che cita fonti

interne al museo – era uso dadue mesi e il Comune ne erainformato. In ogni caso, le “r i-p re s e ” non erano collegateneppure a nessun istituto disorveglianza. La sequenza pa-re quella di un film: un uomocon passamontagna, vestito dinero, si aggira nei corridoi traopere d’arte per dirigersi ver-so le tele desiderate e portar-sele via usando il più classicodei taglierini.Ma cosa se ne fa, un ladro, diopere d’arte così note? Riven-derle è difficile e la cosa piùprobabile è pensare di ricatta-re le assicurazioni. Il mercato“n e ro ” dà molto profitto, ingenere, quando l’opera d’ar terubata è meno celebre e meno“fir mata”. Basta pensare ai fur-ti di oggetti e reperti archeo-logici diffusissimi anche in Ita-lia: dalle monete ai vasi, dallapiccola statuaria ai sarcofaghi.Un mercato di vastissime di-mensioni, in cui funziona be-ne il rapporto “domanda-of -fer ta”: i mercanti rivendono

ad antiquari e collezionisti pri-vati molte volte ignari (a volteno) della provenienza. La Cal-las, per esempio, aveva in casatre pannelli di un un sarcofagodi Paestum. Una tomba sanni-ta finita poi oltre frontiera, inmani di trafficanti francesi pri-ma e svizzeri poi e ritrovatodalle Fiamme Gialle nel 2003.Certo, il tesoro del faccendie-

re Mokbel insegna che c’èsempre un acquirente dispo-sto a comprare anche un DeChirico o uno Schifano. Infat-ti, secondo il criminologo Car-melo Lavorino, dietro a un fur-to di questo genere si può na-scondere un committenteamante dell’arte con altissimepossibilità economico-finan-ziarie. E che il novello Lupinsia un professionista che haagisto su commissione lo pen-sa anche Achille Bonito Oliva.Certo, il furto di quadri troppoquotati come quello del 2004che privò la Galleria Naziona-

le di Oslo de L’urlo di Munch(poi ritrovato nel 2006) inse-gna che è non solo è difficile“p i a z z a re ”opere di valore cosìgrande ma che recuperarle di-venta una questione d’imma -gine non irrilevante.E se una certezza c’è, infatti, èproprio questa: che Parigi ul-timamente, con i musei, haqualche problema. Meno diun anno fa un album di disegnidi Picasso (il pittore più pro-lifico e più rubato del mondo),è stato rubato dal Museo a luiintitolato mentre le sale eranoin piena ristrutturazione.

Il mestieredi inviato

DI GIANNI PERRELLI; PA G I N E 126

EDIZIONI GREMESE

14 EURO

La fonte del dato sopraè PeaceReporter

un’esclusiva, è bene muoversi incompagnia. E in ogni situazione dirischio è opportuno prepararsiuna via di fuga. Mai entrare in zoneparticolarmente affollate, come imercati o i piazzali davanti allemoschee: teatri ricorrenti di stra-gi. Se scoppia una bomba, resiste-re alla tentazione di avvicinarsi alluogo dell’attentato: nei paraggine può esplodere subito una se-conda. Mai stare troppo vicini aiconvogli militari, bersagli privile-giati dei terroristi. Usare quantopiù possibile il giubbotto anti-p ro i e t t i l e .A piedi devi muoverti con circo-

spezione ma senza incertezze, cer-cando di capire se qualcuno ti se-gue ed evitando di indugiare al te-lefono. Agli appuntamenti è sag-gio soffermarsi con l’interlocuto -re il minimo indispensabile pernon essere subito individuati. Alchiuso è prudente mettersi con lespalle al muro, vicino a un’uscita.In albergo meglio scegliere stanzeche si affacciano su cortili interni,fuori dalla portata dei missili. Pos-sono sembrare accorgimenti piùda 007 che da giornalista, maquando si scrive di guerra è in bal-lo la vita. E anche per un cronista ledifese non diventano mai troppe.

“ Le pigeon aux petits pois”, il quadro diPicasso rubato a Parigi (FOTO ANSA)

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Venerdì 21 maggio 2010 pagina 13

TANTI AFRO-AMERICANIMA PER I REPUBBLICANI

E nelle primarie in Kentucky, Arkansas e Pennsylvaniavincono gli outsider e la destra del Tea Party

di Angela VitalianoNew York

Quasi un’intera vita a Wa-shington spazzata via inun martedì di un maggioche sembra già novem-

bre: Arlen Specter, il senatoredemocratico della Pennsylva-nia è stato, infatti, sconfitto daJoe Sestak, uno dei tanti “out -sider” che, in entrambi glischieramenti, stanno facendorisuonare le trombe dell’insod -disfazione nelle stanze dellaCasa Bianca. Arlen Specter, se-natore per cinque mandaticonsecutivi, fu eletto la primavolta in quota democratica perpoi passare fra le fila repubbli-cane, fino allo scorso annoquando, annunciando il suo ri-torno “all’ov i l e ”, si giustificòsottolineando un divario di ve-dute troppo profondo con ilsuo partito. La realtà è che i son-daggi avevano anticipato aSpecter una dura sconfitta con-tro il repubblicano Pat Toomeye la scelta di correre con i rossiera stata piuttosto dettata dallavoglia di evitare quel prepen-sionamento (nonostante gli 80anni suonati) al quale, però, oradovrà comunque adeguarsi.La sconfitta di Specter, tuttavia,

gretario di Stato), peraltro,sembrava molto più adatto alruolo di senatore. Sconfitta ametà, in Arkansas, anche per lademocratica Blanche Lincolnche deve affrontare un secon-do turno contro il rivale BillHalter. Considerato che sia Lin-coln che Specter avevano l’ap -poggio di Obama, i segnali peril presidente non sembrano

molto incoraggianti. C’è da di-re, fra l’altro, che in questa tor-nata elettorale, il presidentepotrebbe essere “vittima” pro -prio delle nuove chances che lasua elezione a presidente haaperto per molti afro america-ni. Per la prima volta, infatti, al-meno 32 candidati in corsa peril congresso avranno lo stessocolore di pelle del presidentema, sfortunatamente, non lesue stesse convinzioni politi-che. E se si considera che la Ca-mera non ha un deputato di co-lore repubblicano dal 2003, an-no in cui J.C. Wattsdell’Oklahoma, lasciò il suoseggio, si capisce che si tratta dinumeri importanti. Sicura-mente, i candidati afro ameri-cani hanno trovato nell’elezio -ne di Obama una spinta decisaa mettersi in gioco e, addirittu-ra, a farlo stando dall’altra par-te, cioè fra coloro che quellostesso presidente criticano evorrebbero mandare a casa.Insomma, se è vero che la vit-toria di questi candidati confer-merebbe, ancora una volta, lavalidità di quel “yes, we can”che ha risvegliato l’Amer ica,dall’altro assesterebbe un durocolpo proprio all’ambiziosaagenda del presidente.

DAL MONDO

è solo uno degli esempi delleprimarie dello scorso martedìche conferma il disagio di unelettorato che vuole usare leelezioni del prossimo novem-bre, per il rinnovo di moltimembri del Congresso e di go-vernatori, per far sentire il pro-prio malcontento verso l’ope -rato di Washington. A cavalca-re la tigre, ovviamente, ci han-no pensato quelli del “Tea par-ty” il movimento più populistae accanito contro la politica diBarack Obama che continua atrovare nell’onnipresente Sa-rah Palin (e nei suoi errori digrammatica) un’instanca bilepaladina. La signora Palin, infat-ti, particolarmente attiva inquesto periodo al grido di “sia -mo tutti cittadini dell’Ar izo-na”, in difesa di una legge con-tro l’immigrazione che sta, in-vece, facendo vergognare sem-pre più americani che ne chie-dono l’abolizione, non disde-gna di aizzare i seguaci del Teaparty che chiedono la testa delpresidente (qualcuno nemme-no tanto metaforicamente).Non stupisce, quindi, la vitto-ria di Rand Paul alle primarie re-pubblicane del Kentucky. Me-dico prestato alla politica (co-me ama precisare nel suo sito

web), Paul, rappresentante diuna politica di estrema destrapiuttosto che liberale, ha avutola meglio su Trey Grayson, con-servatore moderato sostenutodall’establishment del partito.Ovviamente, Paul, proprio gra-zie al suo estremismo (che mol-ti democratici non esitano a de-finire razzista per certe “ester -nazioni”) ha potuto contare

sull’appoggio del movimentodel “Tea party” che ha ritrovatocosi energia e vigore contro chilo voleva già sul viale del tra-monto. Addirittura, la signoraPalin, intervenuta personal-mente al fianco di Paul è statacapace di avere la meglio suDick Cheney che aveva dato ilsuo endorsment a Grayson, ilcui curriculum politico (è Se-

L’ultimo deputato di colore repubblicano, J. C. Watts tra l’ex presidente Bush e Cheney (FOTO ANSA)

SPIGOLI di Giampiero Gramaglia

Il gioco italiano degli appaltiL’ Italia i Giochi se li è già “giocati” con i

suoi “giochini” di corruzione sugli ap-palti pubblici. É l’opinione del Financial Ti-mes, quando il Coni punta sulla candidaturadi Roma per le Olimpiadi 2020 e affonda lesperanze di Venezia, per cui la Lega chiede

“almeno i Giochi acquatici” (ma che so-no?). “L’inchiesta sugli appalti oscura iltentativo dell’Italia di ottenere le Olim-piadi”, titola il quotidiano economico,mentre la stampa americana, Ap, USA-Today, Wp, Tribune, dà la notizia senzacommenti. Per Ft, l’indagine sugli appal-ti desta interrogativi su come i prepara-tivi dei Giochi sarebbero gestiti, soprat-

tutto dopo gli strascichi dei Mondiali dinuoto 2009 (anche lì, col binomio Ita-lia/Roma). Certo, quando i Giochi sa-ranno assegnati, l’inchiesta sarà forsestata dimenticata; ma un’altra si sarà magariaperta. Del resto, El Pais e El Mundo notanoche “la popolarità di Berlusconi naufraga”negli scandali, mentre The Independent col-loca Mr B. al 5° posto fra i leader super-ricchidi tutto il Mondo: primo è il re di Thailandia,che non se la passa tanto bene ora, davanti alsultano del Brunei, al presidente degli Emi-rati e al re d’Arabia. Caspita, che bella com-pagnia di paperoni autocrati. E la democra-zia? Evidentemente, è più povera.

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pagina 14 Venerdì 21 maggio 2010

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

Guai in violaL’U e faindaga sullagara traD e b re c e ne Fiorentina

CiclismoLandis: “Lamia carrieraè statacostruitasul doping”

MilanoRonconiconfermatodirettore delPiccolo finoal 2013

CambiDella Valleconferma, ilCt dell’ItaliasaràP ra n d e l l i

di Federico Pontiggia

“Elio il fascista non lo voleva davve-ro fare. Alle prime scene proprionon andava, e si giustificava: ‘Malo devo far capire che è uno stron-zo!’. Sono i retroscena di Mio fra-tello è figlio unico, svelati sulla Croi-sette da Daniele Luchetti, cheporta in concorso La nostra vita, daoggi in sala con 280 copie distri-buite da 01. Il fascista suo malgra-do è Elio Germano, che Luchet-ti dirige per la seconda volta e peruna seconda impresa: dare anima(poca) e corpo a Claudio, 30ennemanovale romano che perde lamoglie e si scopre “furbetto delcantier ino”.Elio, com’è il suo Claudio?Ha davvero poco a che fare conme, sia per la professione sia perle idee che rivela. L’ho accostatoprima da lontano, e poi preparatocon grande pragmatismo: di me-stiere faccio il muratore? Bene, eallora ho passato quattro settima-ne nel cantiere di un amico d’in -fanzia ad Acilia: per imparare ilmestiere, almeno per quel tanto

che avrebbero potuto chiedermidi fare.Come è uscito dal cantiere?Con i capelli tagliati alla DanieleDe Rossi da un barbiere impro-ponibile, i vestiti presi al centrocommerciale, ma anche granderispetto per un mondo che esistedavvero: l’aspetto drammaticopiù difficile da affrontare non èstato da attore, ma da essere uma-no.E si è ritrovato padre…Non sono partito dall’idea di es-sere papà, piuttosto, poco razio-nalmente, mi sono fatto aiutaremolto dai bambini. E poi ho gio-cato a demandare tutto a IsabellaRagonese, mia moglie, come sea n ch ’io fossi suo figlio…Lei è alla seconda collabora-zione con Luchetti: come visiete ritrovati?Insieme ci siamo preoccupati diindividuare un personaggio chefosse anche una persona: non ap-piattito su una definizione pre-concetta, ma vero. Ho cercato di

Elio Germano e Isabella Ragonese a Cannes; Accanto, Sean Penn (FOTO ANSA)

L’attore in gara a Cannes 63 con“La nostra vita” racconta l’iniziale

difficoltà nell’interpretare un “personaggio che non mi somiglia affatto”

ELIO GERMANO

IL MIO OPERAION E O R E A L I S TAPER LUCHETTI

in & out

N on pensate a The Bourne Ultimatum, ma al sottotitoloitaliano Il ritorno dello sciacallo. E non pensate al cinema,

ma alla televisione, anzi no. Ilich Ramírez Sánchez sbarcasulla Croisette con Carlos, mini-serie tvtargata Canal +di-retta dal registaculto francese Olivier Assayas. Cinqueore e passa per entrare nella vita del terrorista globale chemise a fuoco e fiamme l’Europaanni ’70 e ’80.Nome d'ar-te, quella di un seduttore rivoluzionario, e di battaglia,quella efferata alservizio dell'attivismo pro-palestinese enon solo, è Carlos, a cui i media aggiunsero "lo sciacallo"per la scia di sangue e morte che si lasciava dietro. Ed ècurioso che a impersonarlo su piccolo e grande schermo– esiste già una versione di due ore e mezzo ad hoc– siaEdgar Ramirez,venezuelano e poliglottafiglio di diploma-tico, scoperto sul set del Che di Soderbergh e già nel castproprio dell’Ultimatum di Greengrass. Girato in (soli) 92giorni, 11 Paesi e cinque lingue dal febbraio al luglio2009, Carlos ha la quantità della tv e la qualità del cinema,entrambe all’ennesima potenza: co-sceneggiatore e sup-portato dalle indagini storiche del produttore Daniel Le-conte, Assayas non cade mai nell'agiografia del terro-rista-star, non ne mette in fuoricampo il fascino fatale, malo lavora ai fianchi per rivelarne la follia omicida, il terrorecoatto, l’egocentrismo travestito della rivoluzione nel no-me del popolo. E il paragone con il nostro Romanzocriminale, se non peregrino, è comunque poco lusin-ghiero: Assayas non viene meno allo stile pensante epoco esibizionista, alla poetica incollata sull’umano senzacondiscendenze che gli hanno garantitogiusta fama albuio in sala. Dopo aver fattosaltare a letto donnesu donnee in aria i suoitanti obiettivi prezzolati, Carlos finirà perperdere il già esilissimo contatto con la realtà, rendereancora più contraddittorie le sue idee rivoluzionarie, fessii suoi pronunciamenti a suon di pallottole, velleitaria l’a u-toassoluzione nel nome della causa. E finirà braccato dalleforze di quell’ordine che voleva abbattere, con un soloPaese, il Sudan, ancora disposto a dargli impunito asilo.Ma solo per poco:verrà venduto alla polizia francese.Mentre A s s aya s ci regala gli ultimi minuti di un'ottimasintesi di cinema etv: fuori formato e, purtroppo, fuoricompetizione. Dove, viceversa, non esalta Fair Gamedell’americano Doug Liman, ovvero la doppia vita diValerie Plame (Naomi Watts): sposa dell'ex ambascia-tore Joe Wilson (Sean Penn) e madre di due bambini;operativo Cia contro la proliferazione degli armamenti.Tutto bene, o quasi, finché non viene messa a capo dellatask force dell'Agenzia sulle famigerate armi di distru-zione di massa in Iraq... Tratto da una storia vera, passataattraverso gli autobiografici The Politics of Truth di Jo s e p hWilson e Fair Game di Valerie Plame Wilson, un politicalthriller troppo legato ai protagonisti, tanto da sfocare ilsordido background dell’a m m i n i s t ra z i o n e Bush, pronta atutto per legittimare una guerra comunque decisa.Peccato, ma l'intimismo non basta, ci voleva il clangoredelle armi, la ferraglia del Sistema. Fair Game (si)gioca altrove. (Fed. Pont.)

Pillole di Festival

Carlosemoziona

Liman delude

calarmi nel suo passato per entra-re nel suo ambiente, nei suoi pen-sieri, evitando, se possibile, cli-ché e luoghi comuni. Non ho in-sistito sull’analisi del lutto diClaudio, ma fatto una sorta dipre-sceneggiatura: per far acca-dere le cose sul set, devi neces-sariamente rifarti a un bagaglio diesperienze pregresse.Che direzione avete preso?Come per Mio fratello è figlio unico,quella della vita. Abbiamo cerca-to di mescolarci con la vita stessa,e non di fare tutto in funzione del-la macchina da presa: abbiamofatto partire il mondo, e poi la ca-mera per seguirlo e spiarlo. Nonc’erano scene rigidamente pre-costituite: dagli attori ai tecnici,

Daniele ci ha richiesto una seriapreparazione, un grande lavorodi squadra per farci trovare prontidall’impre vedibile.Che Italia è quella di Claudio?L’Italia di tutti noi: sfido chiunquea dire di non conoscerla, non sa-rebbe in buona fede. Ogni am-biente di lavoro è farcito di questimeccanismi.Per chi voterebbe lui?Non voterebbe, non si pone ilproblema se è di destra o di sini-stra. Non ce la fa a porsi questedomande, al massimo voterebbeper quel che si dice al bar sotto-casa o in famiglia. Il suo mondo èlontano e allontanato dallo Stato,che gliene frega di andare a vota-re? La sua passione la sfoga nel cal-cio, dove trova quell’a ggregazio-ne che la politica ha perso.Parlando di D ra q u i l a , MarcoBellocchio ha sostenuto chegli attacchi frontali a Berlusco-ni dimostrano di non funzio-nare: qual è la tua opinione?Credo che il cinema più è varie-gato più è bello: viceversa, daquando deve fare rima con il bot-teghino, soffre sempre piùd’omologazione. Ognuno do-vrebbe essere libero di fare il filmche vuole, anche perché serve so-prattutto a se stessi: è un lavoroartistico, non solo di diffusione.D ra q u i l a ? Trovo particolare che inItalia oggi a informare siano so-prattutto, se non solo, i comici:penso sia un grosso buco dell’in -formazione. Dovremmo farci del-le domande. E fare delle doman-de: non alla Guzzanti, agli altri.Con Javier Bardèm la si dà fa-vorito per un premio qui aCannes.Io rivale di uno come Bardèm?Ho già vinto…

Al mioprotagonistal’idea di Statonon interessa,preferisceil calcio a ognialtra cosa

LA MOSTRA di Mannelli,caustico fustigatore del narcisismo

L a forza dell’immagine può essere più potente diqualsiasi parola. Non sempre è necessario riba-

dire frasi a effetto e integrarle in un caustico ritrattoper descrivere l’edonismo regressivo del nostrotempo. Indifferente e ormai distante dalla consue-tudine di una parodia che si autogiustifica come sa-tira, Riccardo Mannelli, classe 1955, nato a Pistoia,autore di stralci quotidiani ad alto tasso corrosivo(apparsi su Il Male, La Repubblica, Lotta Continua, Linus,Il Manifesto) e disegnatore dal tratto impeccabile eimpertinente, propone “Je suis l’Excessive”, mostrapersonale in tre opere imperniata sulla magia delnumero tre. Autore prolifico e decisamente ‘ir re-go l a re ’, Mannelli ha un talento per la manualità le-gata ai concetti implacabili e sottilmente provoca-tori, che ha dispiegato in vari ambiti, dall’illustra -zione alla copertina, dalla vignetta alla pittura. Lasua un’inquietudine, mai prona alle logiche del si-stema dell’arte e del mercato, lo spinge molto spes-

so a mutare pelle e ad attribuire al fumetto e all’il -lustrazione sempre nuove identità. Questa volta,protagonisti della sua mostra, presso lo spazio Tri-comia (via di Panico 35, Roma), tre esemplari digrandi dimensioni (graffiti in bianco e nero), in cuicompare un unico soggetto femminile che, espo-nendo il suo corpo decorato, ci offre l’imma gineprecisa e grottesca del nuovo narcisismo dilagante.Sono anch’essi ritratti di nudo, di quelli che Man-nelli ha proposto nel tempo con la magia di una pen-na che scende profondamente nei più reconditi det-tagli. Ma in questa occasione iltatuaggio, che la protagonista,novella ‘trinità pagana’ porta in-ciso sulla parte bassa e fecondadel ventre, diventa il pretesto in-consapevole per evidenziarel’eccessiva contemplazione dise stessi. (Claudia Colasanti)

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Venerdì 21 maggio 2010 pagina 15

che non ci siano le condizioni perla sospensione cautelare e ribadia-mo la piena fiducia nelle decisionidel magistrato. Ma se questa ipo-tesi si verificasse, aprirebbe unoscenario catastrofico per il calcioitaliano”. I presagi oggi potrebbe-ro diventare realtà. Noto al pubbli-co adulto e più disinibito per le suetrasmissioni pornografiche e allaribalta per recenti interessi nelleaste per i diritti sul pallone, il ca-nale satellitare Conto Tv farebbesaltare un matrimonio miliardarioe, in automatico, scatenerebbeuna serie di dolorosi risarcimenti.Il suo proprietario, Marco Crispi-no, si era espresso esattamente unmese fa, con toni da rivincita: “De -vono rifare i pacchetti, se Sky, Lega

CALCIO E DENARO

IL PALLONE NEL BURRONEOggi la sentenza sulla controversia Lega-Conto Tv

Se darà ragione a Crispino, serie A nel caos

di Oliviero BehaDal libro “Dopo di lui, il diluvio”,di Oliviero Beha (edizioniChiarelettere), capitolo “Ilborghesismo dal volto inumano”

A nche le ultime elezioni di pri-mavera, molto Regionali, un

po’Provinciali ma anche Comu-nali, hanno confermato cheBerlusconi elettoralmente inqualche modo resiste. Nono-stante tutta la «cattiva stampa»che si era meritato per le nefan-dezze commesse alla vigilia delvoto. Perde consensi, sì, ma lasfanga nella palude, Caimanoappena un po’ meno guizzante,pressato e condizionato dal Lu-certolone Verde della Lega, chenon è «di plastica» o rifatta dalchirurgo plastico della politica.E nel bene e nel male questo sivede. E si vota. E l’opposizione,e i corifei spesso sfiatati dellastessa, se ne dolgono e se ne me-ravigliano ancora. Che se nedolgano è normale, ma il loro«dolore» peraltro solitamenteben remunerato, rientra nellacasistica del «chi è causa del suomal...». La meraviglia invece èfuori mercato. Questo Paese ri-comincerà a vivere, nel sensoproprio e nobile di questo ver-bo, quando alle dogane d’entra -ta, ai confini territoriali, nei por-ti e negli aeroporti comparirà lascritta «Paese deberlusconizza-to». Come per le cittadine e ipaesi sparsi per lo Stivale e nelleisole, dove ti attende la scrittad’antan «Comune denucleariz-zato». Ma non si capisce beneche cosa sia e che cosa abbiacombinato il berlusconismo«nucleare» in questi vent’anni,con in testa il prototipo e la stra-grande maggioranza di italiani

in coda (compresi eletti ed elet-tori che gli votano contro), senon si ragiona un momento sul-la borghesia del Paese, diventa-ta «borghesismo». È anche un ul-teriore tentativo di mettere afuoco le macerie e il «diluvio»che lascia dietro di sé il Re So-licello di Arcore, con il concor-so generalizzato di più classi so-ciali, finite tutte in due imbuti:chi ha i soldi e chi non li ha.Già Pasolini nel brano pluricita-to del 1974 evocava una bor-ghesia a pezzi in un panoramache conteneva lo strazio di poi.Ma andiamo avanti nel tempo. Aun intellettuale con gli attributiinequivocabili, il critico e stori-co dell’arte Federico Zeri, alla fi-ne della cosiddetta Prima Re-pubblica venne chiesto qualifossero state le colpe della me-desima. «Le colpe? », rispose.«Una colpa: quella d’aver co-struito un ceto medio che nonha neppure la consapevolezzadi essere borghesia. »Siamo usciti fottuti daquel periodo, gli ita-liani per dirla da oste-ria «avevano fatto isoldi e non lo sapeva-

Il diluvio (senza eredi) del CaimanoIL LIBRO FEROCE DI OLIVIERO BEHA SULL’ITALIA DEL DOPO BERLUSCONI, UNA WEIMAR ALL’A M AT R I C I A N A

no ». Già allora, agli albori di unberlusconismo che ha finito diperderci, il capitalismo italianosubamericano aveva gettato lebasi per un disastro post-paso-liniano ma in qualche modo dalui anticipato «poeticamente»:la classe dirigente del Paese ave-va investito sul nostro analfabe-tismo antropologico e cultura-le, era stata una scelta di merca-to sui generis. In tutto, dalle au-tomobili di Agnelli agli elettro-domestici ai pannolini promos-si dalla tv, in ballo in realtà nonc’era il mercato delle merci ben-sì quello dei comportamentidell’uomo.Il contrario di un liberismo dalvolto umano in presenza dei po-stumi di un socialismo dal voltoumano. Risultato: un «borghesi-smo» dal volto inumano in as-senza di una borghesia consa-pevole, per dirla alla Zeri. Suc-cessivamente la rapiditàdell’evoluzione tecnologica si è

incaricata di indica-re un percorso aquesto «mercatodell’uomo» e nonsolo del prodotto,del suo comporta-

SECONDO TEMPO

mento da consumatore e basta,e non dell’oggetto di consumo.Negli ultimi vent’anni è la capa-cità tecnologica che guida, nonl’antico potere politico-econo-mico a guidarla. Piuttosto ciconvive con difficoltà, incertose guardare al passato o al futurocome l’asino di Buridano. Fini-sce così per governare soltantoil presente, a specchio di un Pae-se di post-italiani senza memo-ria, quindi senza identità, quin-di senza un’idea di futuro. E conuna classe media antropocultu-rale di zo m b i e s .Quello che è accaduto negli ul-timi anni e sta accadendo ma-croscopicamente adesso al mo-nopolio tecnologico della tv èassai significativo: si frantumal’etere, attraverso prima il satel-lite e poi il digitale terrestre incento bande e mille canali. La li-bertà, liberale o liberista che siao che si dice che sia, si riduce auna carrozza trainata dai cavallidel sapere tecnologico e dellasua applicazione pratica, com-merciale, mercantile in assenzaperò di autentici cocchieri e dibriglie visibili.Non sto qui a rifare la storia del-

la sovranità italiana limitata dalsecondo dopoguerra in poi (...)Neppure dettaglio qui l’epo -pea dell’Avvocato cui Cuccia ti-ra o allenta il filo, secondo ilmomento storico, le relazioniextra e multinazionali, la sta-gione industriale e sociale dellaFiat, i rapporti di forze con ilPci, la fiducia nel Dandy oppu-re la necessità di metterlo nellemani di Cesare Romiti quandocapisce che sta dirazzando inaltri settori della vita italiananon di sua stretta competenza,mentre all’orizzonte comparela P2 e Sindona batte gli ultimicolpi. Il concetto di «sovranitàlimitata» va declinato dunquein varie forme. Mi basta ricor-dare che l’ennesimo svarionein un campo delicato comel’energia (siamo già in epoca ul-traberlusconiana), alla ricercadi un’autonomia dalla Medio-banca di Maranghi nel do-po-Cuccia non tollerata dai po-teri più forti di lui, gli costa una«cazziata» dalla finanza ameri-cana, di cui gli eredi Meyer del-la Banque Lazard reggono le fi-la. È una sorta di defenestrazio-ne, di sgusciamento ulteriore

di potere cui il decadente e de-caduto viveur per mezzo seco-lo sovrano d’Italia, quasi un Sa-voia rivitalizzato e deistituzio-nalizzato, risponde seccamen-te con un cinismo ultraterreno:«Ho un cancro, durerò poco,vedetevela come volete con lamia famiglia, ma dopo...».Quello che è accaduto poi pergli eredi e l’eredità contesa e ilpatrimonio oltre confine forserende l’idea. Altro stile da Ber-lusconi, certo. Del cui stile hoparlato in un capitolo di C&p,intitolato «C’era una voltaAgnelli», confrontandolo conquello dell’Avvocato di cui ilCavaliere Inarrestabile soffrivalo charme, l’autorevolezza el’orologio sul polsino.E il credito che la stampa sem-pre assai disponibile gli garan-tiva in ogni momento.A questo proposito, parlandodi parole come ho fatto spessoqui, qualunque cosa dicesseAgnelli, foss’anche «domanipiove», era circonfusa mediati-camente di un’aura mirabolan-te, mentre Berlusconi ha avutoil dono di deprivare le parole diogni valore, senso, significatoanche facendo affermazionii m p e g n a t i ve .Gianni riempiva valorizzandospesso il nulla, Silvio svuota svi-lendo sempre o quasi il tutto. Enessuno se lo fila in profondità.Geometrica potenza della co-municazione... Morto l’Avvo -cato, il complesso di inferioritàdel Caimano ha ceduto alla suavolontà di potere ergonomicoanche sessuale.Il Viagra al comando, dopo tut-ta la leggenda di Agnelli in que-sto campo che di sicuro gli so-pravviverà assai più del suooperato imprenditoriale.

Il cinismodi Agnelli,le maniedel Cavaliere,una Borghesiafatta solodi denaro

Il buco nerodel Paese deipost-italianiriempitoe nascostoda vent’annidi anestesia

La battagliadella piccolatelevisione, hamolti puntidi contatto congli interessidi Mediaset

Un’immagine di Gianni Agnellie Silvio Berlusconi a colloquio

(FOTO ANSA)

di Malcom Paganie Carlo Tecce

L a serie A sta dormendo tra dueguanciali sull'orlo di un preci-

pizio. Una sentenza del Tribunalecivile di Milano (giudice Marango-ni) questa mattina, potrebbe spin-gere nel burrone l'intero calcio ita-liano. Un provvedimento che seaccogliesse il ricorso di Conto Tv,annullerebbe il ricchissimo accor-do biennale tra Lega Calcio e Skyper i diritti televisivi: un fiume didenaro, per la precisione 1.140milioni di euro distribuiti in fettediverse alle venti squadre dellacampionato. La notizia della sen-tenza, messa in sordina per “nonalterare la serenità del calcio italia-no alla vigilia della finale di Cham-pions dell'Inter”, avrebbe l’ef fettodi un cataclisma, con allarmate te-lefonate ai presidenti di serie A pertenere il malumore “s o t t o t ra c c i a ”.Prima di celebrare un funerale disistema, i dirigenti vorrebberoconcedersi l'ultimo brindisi.La decisione del Tribunale, se fa-vorevole a Conto tv aprirebbe unaprospettiva da incubo, attesa e altempo stesso temuta dai dirigenti.Il commento del presidente dellaLega, Mario Beretta, ai titoli di co-da dell'ultima udienza, lasciava in-tuire presagi nefasti: “Pe n s i a m o

Calcio e Infront non hanno capito,glielo spiegheremo in tribunale”.Crispino lamentava un’asta svolta-si in maniera “fi t t i z i a ”, senza chevenissero garantiti “i diritti dellaconcor renza”. Ma Crispino hacontrastato i diritti satellitari e nonquelli relativi al digitale terrestre,circostanza che avrebbe fatto infu-riare i legali di Sky.Le squadre di calcio hanno già ri-cevuto una parte dei 570 milioniannui, (5% del primo anno), con ilprossimo pagamento previsto peril primo luglio. Ma il bilancio com-plessivo va presentato a garanziadell’iscrizione ai campionati entroil 30 giugno. Molte società hannol’acqua alla gola e hanno utilizzatoil denaro di Sky per ripianare i de-biti pregressi.Disponibilità utilizzate per opera-zioni di mercato (finora fermo pertutti) o addirittura per pagare sti-pendi: l'inversione di rotta rendedebitrice l'intera serie A nei con-fronti di Sky (che si rivarrebbe im-mediatamente in caso di banco sal-tato) ma un altro capitale è immu-nizzato. Sono i 34 milioni versatidalla Lega all'advisor Infront che,un anno fa, aveva avuto l’incar icodi mediare l'accordo tra le parti. In-carico in parte disatteso, perché lamediazione si è sfilacciata con ilpassare dei giorni. Alla firma dei

contratti, il presidente per l'Italiadi Infront aveva espresso poche eprevedibili parole: “Siamo soddi-s fa t t i ”. Carte consegnate, soldi alsicuro, per il gruppo svizzero consede a Zurigo, diretto dal figlio delcapo della Fifa, Joseph Blatter, Phi-lippe. Il pacchetto disegnato da In-front per Mediaset – 210 milioniper il primo anno sul digitale ter-restre – è chiuso nel forziere a dop-pia mandata, poiché l'azione lega-le di Conto Tv ha colpito il settoredi competenza, ovvero il satellite,la multinazionale Sky di RupertMurdoch. Quando la Lega ha scel-to Infront per le trattative, senzatroppi complimenti, qualcuno(anche la Juventus) ha criticato lapresenza di Marco Bogarelli, pre-sidente italiano dell'advisor, consi-gliere di amministrazione di MilanChannel. E quindi l'accordo tra ilMilan e Infront, sigillato l'altroierinella villa berlusconiana di Lesmo,non avrà sorpreso gli addetti ai la-vori: ricerca, selezione e gestionedegli sponsor che, oltre i diritti tvsempre detenuti in origine da In-front, sono i due e unici pilastri deibilanci societari. Inoltre non èescluso che in una situazione dicaos a soli tre mesi dall’inizio delnuovo campionato, non sia un de-creto governativo a dirimere la ma-tassa, imponendo d’imperio l’or -

mai sepolta contrattazione indivi-duale (indirizzata dai desideratadei club più forti) e madre di cam-pionati in cui i ricchi erano semprepiù ricchi e i poveri, poveri. Unaformula che B S ky B , la consorellainglese di Sky Italia, ha sempre ri-fiutato .Le dichiarazioni di Riccar-do Garrone, rientrato con la Sampin Champions, assumono un carat-tere profetico: “ La serie A rischie-rebbe grosso”. Se oggi il tribunalesi esprimerà a favore di Conto Tv,

sarà collasso. In molti notano lacoincidenza di interessi tra la Tv diCrispino e Mediaset. Nessuna pro-va, ma cerchi concentrici che sem-brano andare in un’unica direzio-ne. Crispino è assistito da un av-vocato dal nome sveviano, ZenoZenchovic, mente del decreto Ro-mani, vicinissimo a Mediaset. Seoggi il Tribunale ratificasse la nul-lità dell’accordo tra Lega e Sky, chipagherebbe davvero il conto dellatanto agognata rivoluzione?

Marco Crispino in un video tratto da YouTube. Sotto Berlusconi e Agnelli

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pagina 16 Venerdì 21 maggio 2010

TELE+COMANDOTG PAPI

Vespa controVe s pa

di Paolo Ojetti

T g1La reazione dei giornali-

sti del Tg1 contro la legge cheva sotto il nome leggiadro di“legge sulle intercettazioni”,era prevedibile: per l’i n t e ragiornata il Tg1 ha evitato diparlarne, finché – arrivata labuona novella della riduzio-ne della galera – l’ha citatasolo per dire che “le pene so-no diminuite”. Forse c’è stataqualche discussione fra i re-dattori, o forse no. Di certoc’è solo che, con questa leg-ge, in passato Augusto Min-zolini non avrebbe scrittonemmeno una riga e non sa-rebbe dov’è ora. Un editoria-le avrebbe comunque potutosprecarlo, magari per direche è una legge meravigliosae Berlusconi è un genio. Maforse pensa che la legge è“una minchiata” che non loriguarda, tanto il Tg1 notizienon ne dà e domande non nefa. La gente si deve appassio-

nare invece a Cicchitto, allaBernini e agli altri martiri chevogliono “tagliare i costi dellapolitica”. Ammesso che ven-ga ridotto del 10 per cento,non è con lo stipendio (il ta-glio sarebbe di 1400-1500 eu-ro) che si paga il pane (deglionesti), il companatico sta intutte le altre voci, i privilegiinnumerevoli, le tariffe di fa-vore, i servizi gratuiti, le im-posizioni ridotte, i rimborsiper portaborse e le auto co-lor blu potere, che nessuno sisogna di toccare.

T g2Le abbiamo subìte prima

di Natale e siamo costretti asubire di nuovo le incendia-rie “anticipazioni” del perio-dico libro di Bruno Vespa.L’altro ieri, un anticipo di ov-vietà recitato da Sonia Sarno,ieri un fantastico BrunoPrinciotta che ha rivelato diquale stoffa sia fatto Berlu-sconi che a Vespa dichiara:“Scajola e Verdini sono casi

personali, non interessanoné il governo né il partito”.Infatti, Scajola non era mini-stro, era un intruso che ades-so lavora a Zelig. E Verdininon c’entra con il Pdl. In real-tà era un cambiavalute di Fi-renze che Berlusconi ha por-tato a Roma perché rideva al-le sue barzellette. Chissà do-ve sarà quando uscirà il librodi Vespa.

T g3Contrordine compagni

del Pdl: il Capo ha detto a Ve-spa che il caso di Verdini “èun caso personale”, di fattoscaricandolo? Non è vero, Ve-spa non ha capito un acciden-ti, smentisco, smentisco. OraVespa sarà costretto a rivede-re le bozze dell’opera omniao bruciarla. AlessandraCarli (ma dove ha imparato ilmestiere?) firma una nota po-litica perfetta: Berlusconi in“veste giustizialista” scar icaScajola e Verdini perché co-nosce “la pancia degli eletto-r i”, sposa la tesi della “melem a rc e ”, garantisce di “nonaver bisogno di rubare per-ché ricchissimo”. Finalmen-te, le parole hanno un senso.Segue una idea interessante:passano voci intercettate,passano interviste volanti.Grazie alla legge che ammaz-za la stampa, queste cose –dice il Tg3 – non le potretepiù sentire e vedere.

di Luigi Galella

Due i tormentoni dei nostri poveri gior-ni, né matti né disperatissimi, spesi difronte alla tv: uno uditivo e l’altro vi-sivo: sovrapposti. Belén in pantalon-

cini e T-shirt, che sorride, ammicca e calcialontanissimo un pallone, e le note ripetitivedi “Bad romance”, del fenomeno Lady Gaga,che conferiscono allo spot della Tim il valoreaggiunto di una replicazione coattiva, chenon lascia scampo. Immagini e suoni che cimartellano nel profondo, sospingendoci ver-so una vaga ebetudine. Al punto che, rapitidal mantra, a questa icona sorridente nonchiediamo altro che esistere nell’idea televi-siva. E sospendersi nell'eterna ripetizione disé.Ci motiva, lo confessiamo, un’amore volepremura. Perché sappiamo che nel momen-to in cui l’immagine si scolla dalla sua incor-poreità per riappropriarsi delle fattezze ma-teriche, inevitabilmente si sottopone al giu-dizio.Esordisce su RaiDue “Stiamo tutti bene”(mercoledì, 23.45), con Belén Rodriguez,

che ha deciso quindidi fare il salto e dive-nire conduttrice diun programma di co-mici e ballerine tuttosuo. Ventisette comi-ci e undici ballerine.In mezzo lei, la bel-lezza italo-ispanicanata a Buenos Aires,baciata da una smo-data fortuna mediati-ca, regina del gossipe dei rotocalchi.C'è uno che imitaMassimo Giletti

giocando sul suo narcisismo :“Sei bellissima,quasi quanto me”. Un altro, “filosofo del pen-siero semplice”, che non sopporta gli intel-lettuali, ma “stasera non c'è proprio proble-ma”. Ha la moglie che sa l’inglese e il sanscri-to, ma “non era meglio una terza media se-ra l e ? ” E Luca Ronconi, ovviamente, è “di unapallitudine mondiale”. Queste, le battute dispirito. Il Villaggio della “Corazzata Potem-kin è una cagata pazzesca” del “Secondo tra-gico Fantozzi”, più di trent'anni fa, ha avuto ilmerito perlomeno d’esser stato il primo a dis-sacrare i miti degli intellettuali di sinistra.Sui vari frammenti irrelati della comedyshow, così poco comedy – per esser tuttaspezzettata e senza un prima e un dopo – ecosì mediocremente show, poco divertentee originale, spicca la riuscita parodia dell’“aspirante escort” Rosalia Porcaro, che haun consiglio accorato da dare a tutte le don-ne, e lo fa con piglio didattico, quasi profes-sorale: “Se volete fare carriera nella vitapreoccupatevi dello studio e della culturaperché, credetemi: fare le zoccole è diffici-lissimo”. Belén dovrebbe avere la funzione dicollante fra un comico e l'altro. Duettare ofare da snodo. Non è uno straordinario talen-to recitativo, certo, ma forse si potrebbe sug-gerirle almeno di non leggere le battute delcopione. Il programma non è degno della suafama stellare, ma se ne potrebbe giovare.Non si deve frequentare una scuola di teatroper questo. Peraltro, se anche la diva non cifosse e tornasse a eternarsi nel suo doratospot, il tutto non ne trarrebbe né svantaggioné vantaggio.E il pubblico da casa? Poco e distratto: appenail 7% di share. Per una “boiata pazzesca” diEjzenstejn sarebbe abbastanza. Ma che diredi uno spettacolo “p o p o l a re ” senza popolo?

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

L’a s p i r a nt e“escort”

Belén conduce“Stiamo tutti bene”

su RaiDue

SECONDO TEMPO

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Venerdì 21 maggio 2010 pagina 17

èFA C E B O O K - FA R M I V I L L EPACE FATTA SUI CREDITS VIRTUALIRaggiunto l’accordo tra Facebooke Zynga produttrice del giocoFarmVille e salvi dunque raccolti ecampi (virtuali) da coltivare. Le duesocietà erano ai ferri corti dopoche Fb aveva annunciato di voler introdurre unamoneta unica nel social network come mezzo discambio in tutte le applicazioni. Di tutte le transizioni,Facebook aveva proposto di tenere per sé il 30 percento: una percentuale ritenuta troppo gravosa daigestori del gioco. Ora le frizioni sono rientrate:Facebook ha annunciato di aver stipulato un rapportostrategico quinquennale con Zynga, che aumenta il lorocomune impegno sociale di gioco espandendo l’uso deiCredits Facebook nei giochi. I termini dell’a c c o rd operò non sono stati divulgati. (Pasquale Rinaldis)

f e e d b ac k$Commenti al post“Che facciamo inAfghanistan?” diMassimo Fini

è LA NOSTRA ipocrisianon può nascondere ilfatto che siamo là comeeravamo in Iraq solamenteper difendere gli interessidelle multinazionaliamericane del petrolio…

Fa b i o

è SIAMO IN Afghanistannon certo perché siamo ipaladini della democrazia edelle libertà civili,altrimenti dovremmoessere in tanti altri paesi esoprattutto dovremmocominciare a guardare incasa nostra. Siamo inAfghanistan perché gliUSA vogliono dare un’auradi legittimità alla loropolitica di controllo dellefonti petrolifere.

Sonni

è INFATTI dell’ArabiaSaudita, uno, se non ilprimo, dei paesifondamentalisti nessunoparla. Perché è un“n o s t ro ” a l l e a t o.

Il Nuovo

è DA ANNI ormai sidecidono a tavolino i paesicui le potenze mondiali,per i loro interessi,dichiarano loro guerra.Oggi però nella nostrasocietà evoluta vienechiamata “missione dipace”, si parla di impegnonel ridicolo concetto diesportare la democraziaun tanto al chilo.Dall’attacco alle Torrigemelle è nato un nuovonemico con cui giustificaretutto e tutti “al Qaeda”, siva avanti così camuffando,omettendo e molti magaritrovano davvero un sensoa quelle occupazioni, aquelle morti nostre e loro.

Ber ta

è UN ARTICOLO di unasemplicità imbarazzante.Tutti lo sanno ma nessunolo ammette. Come enclaveamericana non cipossiamo tirare indietro.L’abbiamo visto anchequando questa fogna e'iniziata. Siamo dovutiandare anche control’O N U.

S a rd u s p a t e r

è IL FIGLIO di una miaamica è tornato da Kabuldopo 6 mesi, durante iquali c'è stata anche la“campagna elettorale” e leelezioni in Afghanistan.Non vuole raccontare maè cambiato molto eafferma che di ciò che sivede e si vive laggiù noinon sappiamoassolutamente nulla. Laverità è che decidere dauna poltrona, tra uncommento sull’Inter e unosul Siena, di “m a n d a rer i n fo r z i ”, è molto facile.Terr y

è NON HA ragione chivede in queste guerre solomotivi di potere enaturalmente di interesse?Grazie a chi ha il coraggiodi scrivere quello che è`scomodo dire.

Melania

è I MILITARI non hannocolpe, è il loro lavoro e celi mandano. E sono quelli,con le loro famiglie, chepagano in prima persona lescelte politiche sbagliate. Ilproblema è a monte.

Robi

MONDO WEBPRESENTATA LA “DIGITAL AGENDA”

L’Europa puntasulla fibra

Internet è il futuro, a parole nesono tutti convinti. Eppure sifa poca strada senza connes-sioni veloci con le quali dare

linfa vitale a telelavoro, telemedi-cina, Pubblica amministrazionedigitale, formazione a distanza.Mercoledì l’olandese NeelieKroes, commissario europeoall’Agenda digitale, ha presentatole sue proposte: un piano di cin-que anni sulle telecomunicazioniin Europa. Gli obiettivi sono am-biziosi: si punta a una rivoluzionedigitale che offra accesso al Webal 75 per cento dei cittadini euro-pei (ora sono il 60%). Visti dall’Ita -lia, altri dettagli sembrano lunari:per la Commissione l’accesso aInternet veloce (superiore ai 30Mb/s) va garantito a tutti i cittadi-ni connessi, mentre l’accesso a In-ternet super veloce in fibra ottica(100Mb/s e oltre) deve essere ga-rantito alla metà delle famiglie eu-ropee: attualmente solo l’un percento delle famiglie ha la fibra,contro il 12 per cento dei giappo-nesi e il 15 dei sudcoreani. Inter-net veloce è leva di sviluppo: “Lafibra ottica - ha sottolineato il

di Federico Mello

GRILLO DOCETSANTORO E MORTOVIVA SANTORO

Santoro è morto! VivaSantoro. Per l’i n fo r m a z i o n el’uscita di Michele Santoro dallaRAI è una bellissima notizia. Erauno dei pochi che ne tenevano invita il cadavere. Con fini nobili, macon un certo eccesso di accanimento terapeutico. Oranon c’è più nessuna giustificazione per continuare apagare il canone e neppure per tenersi in casa untelevisore. Il canone lo paghino Berlusconi e Bersanicon le loro tasche o con i finanziamenti pubbliciincassati da Pdl e Pdmenoelle. (...) Annozero sitrasferisca in Rete e lasci morire in pace la televisione e isuoi zombi. Credo che Santoro abbia lasciato per

stanchezza, è dura realizzare per anni unatrasmissione contro il proprio editore e uncentinaio di leccaculo del potere al suo servizio.In Rete puoi fare a meno degli editori, Michelepuò diventare l’editore di se stesso. Questo blogè a sua disposizione. La RAI è un’azienda inperdita, in profondo rosso nonostante la pubblicitàe il canone. (...) Chi pagherà per i mancati introiti?Noi. La RAI è un carrozzone in perdita tenuto inpiedi dagli italiani attraverso le tasse. Ogni stipendio,dall’usciere all'amministratore delegato, è pagato danoi, mentre i programmi sono decisi dai partiti.Quando c'è una rivoluzione il primo palazzo ad essereoccupato èquello dellatelevisione. In

Italia non c’è bisognodi assaltare la RAI, èsufficiente ignorarla enon pagare più ilcanone. MilenaGabanelli, quandouscirà, spenga la luce.

èMILANO AVRÀ IL SUO “CUBO” APPLEIL SINDACO MORATTI: “IN LARGO AUGUSTO”Il progetto è ambizioso, in perfetto stile Apple: un cubotrasparente della mela nel centro di Milano (come l’AppleStore nel centro di Manhattan, a New York). Steve Jobs inpersona, aveva proposto di realizzarlo addirittura inPiazza Duomo provocando un’alzata di scudidell’amministrazione locale. Ma ieri Letizia Moratti haaperto al progetto: “Milano - ha dichiarato ieri il sindaco -

è nel cuore creativo di Steve Jobs e la cittànon può deluderlo”. Esclusa piazza Duomo laMoratti propone un’altra location: “Stiamovalutando di allestirlo in largo Augusto,potrebbe essere un modo per riqualificare lapiazza”. Il cubo dovrebbe essere la porta diaccesso ad un Apple store sotterraneo.

D AG O S P I AGRAMELLINI E LAKANAKIS1) Che ci faceva ieriattovagliato a pranzo alGirarrosto Toscano divia Sicilia il vaporosoprofessor Augusto

Fantozzi? Con il suo inimitabile spanglishintortava un facoltoso cliente indianosulle “tax avoidances” italiane .Incurante del fatto che a un paio di tavoli di distanza cifosse un ufficiale della Gdf in borghese che mostravadi gradire alquanto la splendida conversesciòn.Fantozziano davvero.2) Ma che ci faceva lo snobissimo vicedirettore dellaStampa di Torino Massimo Gramellini, allapresentazione romana del libro di Anna Kanakis, “Seicosì mia quando dormi”?Dietro Fontana di Trevi, leggiamo sul Messaggero, arendere omaggio all'attrice e scrittrice i volti consuetidella Roma svippata: da Giuseppe Scaraffia, a MicheleCucuzza, da Benedetta Geronzi a PietrangeloB u t t a f u o c o. . .

èBLOG CONTRO MISS AMERICAPER LA PRIMA VOLTA È DI ORIGINI ARABEHanno fatto il giro del mondo le foto diRima Fakih, la bellissima ventiquattrennedi origini arabe che ha il 17 maggio havinto il concorso Miss Usa sbaragliando49 concorrenti. La Fakin viene da unafamiglia che mescola tradizioni arabe ecristiane e, appena eletta, ha dimostratosubito di avere le idee molto chiaredichiarandosi a favore della pillolaabortiva che, ha dichiarato: “D ov re b b eessere a carico dell'assicurazionesanitaria”. Tutto ciò non è bastato perevitare che contro di lei si scatenasseun'offensiva online: il blog conservatore“Politics Daily” scrive: “Molti suoi amicisono terroristi importanti di Hezbollah”.Altro siti spargono in rete la voce che “ilterrorismo islamico ha finanziato lapartecipante al concorso di miss Usa”.Ma ieri anche Hezbollah ha fatto saperedi non amarla: “I criteri con cui valutiamole donne sono diversi da quellidell’Occidente”, la dichiarazione di HasanFadlallah, parlamentare del Partito di Dio.

SECONDO TEMPO

Il commissario Neelie Kroes;il blog di Grillo;

la miss Rima Fakih;il cubo Apple a New York

èPAKISTAN: OSCURATO YOUTUBESOLO DUE GIORNI FA ERA TOCCATO A FBMercoledì il Pakistan ha oscurato Facebookper una concorso di vignette su Maomettoritenuto blasfemo. Ieri, è arrivata la volta diYouTube a causa di alcuni video “consideraticontrari all’islam”. Il nuovo oscuramento hasollevato numerose proteste, compresaquella di Facebook: “Siamo in disaccordo - ilcomunicato del social network - con ladecisione del tribunale pakistano dibloccare Facebook senza un avviso esospettiamo che anche in nostri utenti losiano. Stiamo analizzando la situazione efacendo anche delle considerazioni legali”.

commissario - è un requisito es-senziale per la crescita economi-ca, per la creazione di nuovi postidi lavoro e di prosperità, ma an-che per garantire che i cittadinipossano accedere ai contenuti eai servizi che desiderano”. L’im -pegno europeo è quello di favo-rire l’accesso al credito per gli in-vestimenti e “orientamenti gene-ra l i ” per la diffusione della fibra.Per il commissario c’è anche unproblema di cultura digitale: “Icittadini - ha ribadito - qualsiasi siala loro età e la loro origine socialedevono possedere conoscenze ecompetenze necessarie per en-trare nell’Era digitale”. Vera ban-da larga significa che la fibra otticaarriva fin dentro ogni abitazionesenza perdersi in cavi di rame nelquale il segnale, per interferenzee malfunzionamenti, crolla. In Ita-li siamo in forte ritardo: per rea-lizzare la “fiber to the home” ser -vono investimenti: Wind, Vodafo-ne e Fastweb hanno lanciato unpiano importante in questo sensoma senza un impegno del gover-no e di Telecom la “digital agen-da” si fermerà al di là delle Alpi.

Page 18: Il fatto quotidiano - 21 Maggio 2010

pagina 18 Venerdì 21 maggio 2010

mente, tra fuga di cervelli e corpi che pur-troppo restano, la differenza tra essere av-venenti e saper avvenire, tra vivo e vivente,tra stato e statoconfusionale, tramorte apparentee vita apparente,tra nazione e na-zionale, c’è diffe-renza, tra giusto eaggiustato, traconnivenza pub-blica e ricerca in-teriore, tra unità eimpunità, tra ani-mali e anime.Allora, pensanti:smettiamola dipiangere sul latteversato, cambia-mo mucche!W l’italia, se desta,se assopita e seda-ta un po’ meno…

G i u s ta m e n t e Édi Bruno Tinti

IL TELEFONOPARLAN TES ulla nuova legge in materia di intercettazioni si è detto tutto.

I limiti di tempo: come si fa a sapere quando un telefonocomincerà a “p a r l a re ”? Si sa solo che, presto o tardi, qualcosa diutile dirà. Ma ora, dopo 75 giorni si dovrà smettere. Chi usa queltelefono sta progettando un omicidio; non si sa dove né a dannodi chi né quando. Ma i 75 giorni scadono e si deve staccare laspina. E qualcuno, non si sa chi, non si sa dove, sarà ammazzato.Il divieto di usare il contenuto di un’intercettazione per chiederealtra intercettazione: e se solo questo hanno in mano gliinvestigatori? La persona intercettata parla con qualcuno di unomicidio: non si sa dove né a danno di chi né quando. Si potrebbeintercettare il nuovo telefono: ma non si può, l’unico elemento èla telefonata e la legge non consente di utilizzarla per una nuovaintercettazione E qualcuno, non si sa chi, non si sa dove, saràammazzato. Il divieto di intercettare il telefono della personaoffesa in caso di reato commesso da ignoti; a meno che sia lastessa persona offesa a richiederlo. Così tutte le vittime diestorsioni, che abitualmente hanno paura di far intervenire laGiustizia e preferiscono pagare, continueranno a pagare insilenzio. L’ipocrisia di binari preferenziali per i delitti di mafia eterrorismo, per i quali si può intercettare senza limiti di tempo e,in caso di reato commesso da ignoti, senza consenso dellapersona offesa: vera e propria mistificazione per far credere aicittadini che, nei casi di maggiore gravità, la “s i c u re z z a ” p reva r r àsulla “p r i va c y ”. Ipocrisia vergognosa, perché nessun delitto haun’etichetta che dica “mafia”. Un omicidio, un incendio,possono avere mille moventi; solo con le intercettazioni siscoprirà se, a monte, vi era la mafia oppure passione, interesse.Così, per l’incendio del negozio, della macchina, della casa cisarà sempre bisogno della richiesta della parte offesa perintercettare. E questa sarà sempre meno probabile quanto piùgli autori dell’incendio siano mafiosi. Il divieto di microspie, salvoche non vi siano prove che lì, in quel momento, si stannocommettendo reati. Che è ridicolo solo a dirlo, visto che, a quelpunto, le microspie non si fa più in tempo a piazzarle. E poi:quanti progetti criminosi, quanti discorsi su delitti già commessisi fanno in macchina, in cella, al bar? Ma nessuno ne saprà mainulla. Si è detto tutto; e anche io ho detto tutto, tante volte. Hofatto il magistrato per tutta la vita, so che cosa succederà conquesta legge. Ma oggi voglio dire una cosa diversa; posso dirla

perché non faccio più il magistrato. Il bloccodelle intercettazioni impedirà le indagini,soprattutto quelle nei confronti di una classedirigente che ha toccato il fondo dell’abiezioneetica e criminale. Ma il bloccodell’informazione, che è il secondo (o il primo apari merito) obiettivo della legge, distruggeràl’assetto democratico del nostro Paese. Icittadini non sapranno più nulla, i delinquentiche hanno infiltrato la politica a ogni livello sipresenteranno con le mentite spoglie di brave eoneste persone. La classe dirigente perpetueràse stessa senza controlli e senza resistenze. Laparte sana di essa si ridurrà progressivamente. El’Italia diventerà un paese senza legge e senzaetica, sempre più povera e indifesa. Fino aldisastro finale, fino alla bancarotta istituzionaleed economica. Non possiamo permetterlo. Nonso quali e quante informazioni riuscirò aconoscere; non so in che misura farle conoscereai cittadini potrà rallentare il degrado del nostropaese. Ma io non rispetterò questa legge; e sonocerto che molti altri non la rispetteranno.Vedremo se davvero è arrivato il tempo dellad i t t a t u ra .

PIAZZA GRANDEIl coraggio della verità

di Marco Lillo

Chissà cosa avranno pensatoieri leggendo i giornali ita-liani Mark Covell, Lena Zul-khe e Daniel Albercht. Era-

no arrivati poco più che venten-ni a Genova il 21 luglio del 2001per chiedere ai grandi della Terraun mondo migliore. La Polizia ita-liana entrò nella scuola nella qua-le erano accampati insieme condecine di altri ventenni e spezzò iloro sogni e le loro ossa. A Mark,giornalista inglese freelance, imanganelli fratturarono la mano,le costole, la testa e una mezzadozzina di denti. A Daniel, stu-dente di violoncello a Berlino,provocarono una ferita alla testatanto profonda da generareun’emorragia. La tedesca Zul-khe, fotografata mentre usciva inbarella è rimasta il simbolo dellanotte folle della scuola Diaz. Mar-tedì scorso esultava in aula per-ché finalmente aveva scoperto lagiustizia italiana nei Tribunali.Poi ha letto sui giornali che i con-dannati resteranno al loro posto,ai vertici della Polizia, e probabil-mente le sarà venuto un dubbio.Chi crede ancora che la violenzasia riservata al monopolio dellaPolizia per difendere i cittadini enon per garantire l’impunità delPrincipe, chi punta sulla stampacome ultima sentinella contro lamenzogne del governo, non puòaccontentarsi di quello che ieriha letto sui quotidiani.Gli uomini più potenti della Po-lizia sono stati condannati perreati gravissimi che inquinanol’essenza della loro missione ecioè l’uso corretto della forzapubblica e la difesa della verità.Eppure il governo ha deciso di la-sciarli al loro posto.Il capo della Divisione Anticrimi-ne, Francesco Gratteri, il capodel Servizio Centrale Operativo,Gilberto Caldarozzi, e il capo deldipartimento analisi del Serviziosegreto civile interno, GiovanniLuperi sono stati condannati ri-spettivamente a quattro anni, treanni e otto mesi e quattro anniper falso. La Corte di appello nonha ritenuto infondate nemmenole accuse nei loro confronti percalunnia e arresto illegale. Perquesti reati, esattamente come èaccaduto per Giulio Andreottiper le accuse di concorso con lamafia fino al 1980, è stata dichia-rata solo la prescrizione. Certo,non sono stati ritenuti colpevolidelle lesioni subite da Mark e daisuoi amici, ma della formazionedelle false prove che dovevanorappresentare l’alibi per quellaviolenza: le famose molotov por-tate su ordine non si sa di chi dadue agenti all’interno della scuo-la.In primo grado i dirigenti eranostati assolti perché secondo il tri-bunale l’accusa non aveva prova-to che gli imputati eccellenti fos-sero a capo dell’operazione e lacondanna era stata limitata soloai loro sottoposti. La notizia cheil governo e il capo della PoliziaAntonio Manganelli abbiano de-ciso di lasciare al loro posto il nu-mero due e il numero tre dellapubblica sicurezza, è stata ripor-tata in modo "piatto", senza al-cun commento, dai maggioriquotidiani italiani. Nessuna ri-chiesta di dimissioni, nessunacritica: "I condannati del G8 re-stano al loro posto". I più attentihanno osato ricordare al capodella Polizia Antonio Manganellila lettera scritta nel 2008 a Repub -blica dopo l’assoluzione in primogrado per i suoi dirigenti nellaquale prometteva "spiegazioni

su quel che realmente accadde aGenova" e aggiungeva: "Abbia-mo ai vertici dei reparti investi-gativi e operativi persone pulite.Io sono il loro garante". Nessunoperò ha ricordato che dalla Poli-zia non c’è stata nessuna veritàsulla vergogna della scuola Diaz.Nessuno dei principali collabo-ratori di Manganelli ha accettatodi deporre in tribunale, avvalen-dosi della facoltà di non rispon-dere come un Silvio Berlusconiqualsiasi.Manganelli è stato un garante sì,ma della Polizia e non dei citta-dini. Gratteri e Caldarozzi sono

Chissà cosa avrannopensato i dannatidella scuola Diaz,leggendo le difeseaprioristiche deimaggiori quotidianiitaliani rispetto aipoliziotti coinvoltinella “macelleria”:un atteggiamentopavido e criticabile

L’Italia che non si svegliadi Alessandro Bergonzoni

Concetti come memoria, eroi, sbarchi,conquista, principi, sacro, esempio,diritti e doveri, Patria, istituzione, li-bertà, come fanno ad atterrare in noi

se per alcuni non stanno nè in cielo né inter ra?Come fanno ad atterrare se l’aeroporto dicerte intelligenze e di certe coscienze (enon si sa se certe) è corto o imballato dieroi del calcio che sfregiano la parola cre-dere, di pubblico che applaude soprattuttoai funerali di Stato di un presentatore, di trestarlette che dello sbarcare conoscono so-lo il lunario e le rispettive isole famose, diintrattenitori che fanno miti della mitezza,di politici e imprenditori che confondonoil sacro col propano.Combustibile per fare aumentare soprat-tutto il prodotto interno lordo e il produrrelorde interiorità, trasmissioni che confon-dono prìncipi con principi, autori e alle-natori che usano la parola conquista ab-

SECONDO TEMPO

Un apologo sulnostro Paese nellostile dissacrante diA l e s s a n d roB e r go n zo n i :l’Unità d’Italia, leveline, i calendari,il sonno dellaragione che, comesempre, generamostri

Uno dei feriti nell’assalto alla scuola Diazdi Genova del luglio 2001 (FOTO LAPRESSE)

lLA STECCA di I N D ROHo creduto di metterti inguardia da quello che misembra un grosso azzardo[la discesa in campo]. Aquesta mia franchezza hairisposto venendo inassemblea di redazione aproporre un rilancio delGiornale purché adottasseuna linea politica diversaper sostanza e per forma daquella seguita da me: e conquesto hai sbarrato lastrada ad ogni possibileintesa.Lettera aperta a SilvioBerlusconi, tratta dallibro di Federico Or-lando “Il sabato anda-vamo ad Arcore,edizioni Larus,1995

binata alla parola classifica, paparazzi chefanno agguati al senso e all’intelletto, di-rettori di rotocalchi che pensano che esi-stere significhi esserci e accoltellano la bel-lezza a suon di corpi e di paralizzati dalletempie in su.Pensanti che ci studiate, l’unità d’Italia nonvuole che vi adeguiate, vuole che pensiate,che vi risvegliate, che non deleghiate, lapiù bella commemorazione della nostraunità comincia dalla nostra anima cultu-rale, dal nostro oltre, dobbiamo esserel’esempio non cercarne, dobbiamo essereil ritrovato non sperarlo… la speranza èl’ultima a morire ma quello che mi inte-ressa è chi è il primo a rinascere!Nel calendario oltre due finte nude trove-remo altre date, altre conquiste, altri gior-ni, altri quiz, altre cronache, altre storie,altri appuntamenti con la coscienza e leverità, altri morti.La differenza tra i morti di fama e i morti difame, tra famosi e amati, la differenza tra notie stimati, tra fermi di mente e infermi di

stati promossi senza tenere in al-cun conto il processo pendente.All’indomani della sentenza conquella lettera il Capo si mettevain gioco con tutto il peso dellasua carica e della sua storia per-sonale di grande investigatore eservitore dello Stato.Tutti i giornali ieri ricordavanoche anche Gratteri e Caldarozzisono tra i migliori poliziotti ita-liani. Gratteri ha messo le manet-te a Leoluca Bagarella e GiovanniBrusca, ha partecipato alla cac-cia ai brigatisti che uccisero Biagie D'Antona, mentre Caldarozziera nella squadra che ha preso ilboss di Catania, Nitto Santapaolae, soprattutto, è stato il registadell’arresto del numero uno diCosa Nostra, Bernardo Provenza-no. Tutte queste medaglie perònon possono bastare a coprire lamacchia che oggi c’è sulla lorodivisa.Per i cacciatori devono valere lestesse regole delle prede. Anzi, aloro è legittimo chiedere di più.In un paese normale tutti i diri-genti presenti alla scuola Diaz,mentre la Polizia falsificava leprove e massacrava decine di gio-vani innocenti, non avrebberodovuto far carriera. Invece sonostati promossi. Ora quella sceltaè stata sconfessata da una senten-za. I vertici della Polizia esconoindeboliti da quelle condanne

che aumentano la loro dipenden-za dal potere politico che gli staoffrendo una copertura possen-te, contro tutti. Il fatto che i mi-gliori giornalisti giudiziari italia-ni, gli stessi che hanno scritto de-cine di articoli sui successi inve-stigativi di questi grandi poliziot-ti, non prendano atto di questadebolezza non rassicura affatto.Anzi, inquieta ancor di più.

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Venerdì 21 maggio 2010 pagina 19

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7

MAIL B OXNessuna treguasulle intercettazioniSono un operaio di 40 anni incassa integrazione, padre didue figli e con un altro in ar-rivo. Quello che sta succeden-do in Italia mi rattrista molto.Ora anche la legge sulle inter-cettazioni. Ho letto l’ar ticoloin prima pagina di Antonio Pa-dellaro “non gli daremo tre-gua”, e mi ha confortato mol-to. Andate avanti così con ilvostro giornale. Grazie di tut-to e “non gli daremo tre-gua!”.Ale Barbizzi

Una grande manifestazionecontro la legge bavaglioRiguardo la legge sulle inter-cettazioni, sembra che l’o p p o-sizione stia facendo del suomeglio per ostacolarne il pro-getto liberticida, ma più di tan-to non le può riuscire. E noi?Cosa aspettiamo a mettere incantiere una grande manifesta-zione nazionale contro quelprogetto di legge che, oltreche rendere sempre più arduoil lavoro dei magistrati percombattere la criminalità an-che politica, è degno della peg-giore legislazione autoritaria efascista, e mette il bavaglio allalibertà di stampa? Bisogna sve-gliare almeno quella parte diopinione pubblica che pur es-sendo cosciente dello sfregioai diritti costituzionali, è alleprese con i problemi econo-mici della crisi e sembra ras-segnata a subire ogni angheriadall’autoritarismo in atto.Mario Sacchi

Di Pietro e Santoro:due bocconi amariOggi due bocconi amari: laconferenza-stampa congiuntadi Di Pietro con Calderoli sulladissoluzione dei beni demania-li dello Stato e il loro trasfe-rimento alle Regioni senza al-cun vincolo, e la liquidazione diSantoro dalla Rai. L'inverno delnostro scontento è davverointerminabile .Pietro Ancona

a inutili interventi chirurgicialcuni pazienti”; si sarebbe fattoricorso alla fonte (inattendibile)“Repor t” ( t ra s m i s s i o n etelevisiva) per affermare chequella di Colombo “sarebbe unastoria esemplare per capiremeglio come spesso funzional’assegnazione - spartizione -politica di certi incarichi; ilcurriculum professionale deldott. Colombo sarebbe statoesposto in maniera assairiduttiva; l’episodio relativo allafalsificazione di una cartellaclinica, addebitato al dott.Colombo allorquando svolgevale funzioni di primario presso lacasa di Cura Ancelle dellaCarità di Cremona, sarebbemonco della conclusionegiudiziaria che vide il dott.Colombo assolto con formulapiena dal Tribunale di Cremona;infine, per ciò che concerne le“operazioni non necessarie”,non corrisponderebbe al veroche il primo esposto sia statopresentato “dai medici dellostesso reparto”, ma semmaisolo da alcuni di essi.Ovviamente anche leosservazioni finali dell’ar ticolorelative al fatto che il dott.Colombo è medico“apparentemente intoccabile”,mentre i pazienti sono “moltomeno soddisfatti della suacarr iera”, sarebbero inveritiere elesive della reputazioneprofessionale del Dott.Colombo. Come è costume diquesto giornale, oltre a darevoce a chi non ce l’ha,seguiremo le vicendeconseguenti a situazioni chediano luogo a procedimenti di

fronte all’Autorità Giudiziaria. E,ovviamente, ne informeremo ilettori, unici e veri padronidell’Informazione .( F. Q. )

La Figc sul tesseramentodi Idrissou Kolou ShaibMassimo rispetto per la pro-nuncia del Tribunale di Lodi,ma nessun intento discrimina-

torio nel comportamento del-la Figc in relazione al caso delgiovane calciatore togoleseIdrissou Kolou Shaib sollevatodal Fatto Quotidiano. In unanota, la Figc ricostruisce il casodel giovane togolese, sottoli-neando tra l’altro che solo nel-la corrente stagione sportiva,nel pieno rispetto delle normefederali che garantiscono ilprincipio dell’integrazione edelle relative prescrizioni in-ternazionali, sono stati auto-rizzati dalla Figc i tesseramentidi 8512 calciatori extracomu-nitari. In relazione al caso diIdrissou Kolou Shaib, la Figc fapresente quanto segue: la ri-chiesta di tesseramento per lasocietà Azzurra 1939 è perve-nuta in data 4/9/2009; subitodopo, il 9 settembre, l’Ufficiotesseramento ha richiesto diintegrare la documentazioneperché mancava il certificatodi residenza in Italia e il per-messo di soggiorno scadevatroppo in anticipo(30/12/2009) rispetto allachiusura della stagione spor-tiva. La Società e il calciatorenon hanno mai dato alcun ri-scontro alla lettera della Figc.Sei mesi dopo, in data19/3/2010, il calciatore ha no-tificato un ricorso presentatodavanti al Tribunale di Lodi, as-sumendo un comportamentodiscriminatorio da parte dellaFigc .Federazione Italiana Giuoco Calcio

C aro Colombo, NoamChomsky, il grande linguista

americano, è stato fermato dallapolizia israeliana mentre si recavaa fare una conferenza a Ramallah.Considerato che Chomsky è ungrande intellettuale, non lesembra incomprensibile eimperdonabile il comportamentodi quel governo? Non trovaragionevole, per giusta ritorsione,il boicottaggio (non ricevere piùintellettuali israeliani nelleuniversità italiane finché duraquesto stato di cose) come haproposto Gianni Vattimo?

O s va l d o

L’ULTIM O professore israeliano,docente di Cultura ebraica in Italia, scrittoregiovane di una certa fama e così a sinistrada non trovare in Italia un partito in cuimilitare, Alon Altares, ha lasciatol’Università di Siena l’altro anno perché,come a molti precari italiani, ricercatori edocenti, non gli è stato rinnovato ilcontratto. Ogni altra esclusione oespulsione di qualcuno perché israelianosarebbe stupida e assurda proprio come ilblocco imposto a Chomsky. Sulla propostadi boicottaggio dei docenti israelianisostenuto de Gianni Vattimo

(misteriosamente, perché è un gesto cieco,che non ha niente a che fare con il passatodi Vattimo) ha già risposto Umberto Eco inuna sua “Bustina di Minerva” ( L’E s p re s s o ,18 maggio): sarebbe come boicottareall’estero qualcuno di noi italiani perantipatia, più che legittima, verso il governoBerlusconi. Noi diremmo non solo che nonc’entriamo niente, ma che siamo anchedissenzienti, come quasi tutti gli intellettualiisraeliani sono a casa loro verso il lorogoverno. Ma la vera chiave, qualunque cosasi pensa della politica attuale di Israele, è diricordare che stiamo parlando e discutendodi un paese democratico. Un paesedemocratico non può essere soggetto a ungiudizio in blocco come la Corea del Nord ola Birmania della giunta militare. Ciascunoliberamente conta e pesa e si accredita e siinvita (o non si invita) per il suo lavoro, lasua qualità e le cose che scrive, dice e fa,nel suo paese e fuori del suo paese. Eccodove passa, ben chiara, la linea rossa fradissenso e razzismo (in questo casoantisemitismo). Boicottare gli israelianiperché israeliani è certamentediscriminazione di un popolo e non giudiziopolitico.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

L’ULTIMA FRONTIERADI ISRAELE

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

LA VIGNETTA

SECONDO TEMPO

L’abb o n at odel giorno

FRANCESCO

Il nostro giornale èpresente anche neipalazzetti sportivi. Inostri amici abbonatiFrancesco, Franco,Cinzia e Lisa lo hannoportato in quello diParis-Bercy: “Siamoabbonati al FattoQuotidiano dal primonumero e nella nostrafamiglia lo leggiamosempre e ovunque,anche a Parigi inoccasionedelleFinalFour diE u ro l e g adib a s ke t ! ”

Raccontatie manda una foto a:a bb o n a t o d e l g i o r n o @

i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL FATTO di ieri21 Maggio 1949A proposito dell’amico Klaus Mann, il poeta Gotfried Bennraccontava “… quando qualcuno incontra Klaus,la prima cosa che gli chiede è: come sta tuo padre?”.Aneddoto tagliente che ben fotografa il ruolo schiacciantedel padre Thomas nella vita di questo infelice figlio d’ar te,scrittore elegante e sottovalutato, perseguitatodall’ingombrante confronto con il padre, autoritario eanaffettivo, incapace di accettare la dichiarata omosessualitàdel figlio, dopo averla repressa su se stesso.Fragile e inquieto, costretto a un sofferto esilio negli USAper il suo acceso antinazismo, Klaus scriverà paginedelicate come “La pia danza”, affresco della Berlino gayanni ’20, e romanzi cupi come “Mephisto” e “Il vulcano”,atti d’accusa contro le barbarie del Reich. Fino al libro d’addio“La svolta”, autobiografia di una vita disperata e caotica,attraversata dal dolore, dalla dipendenza dalla morfina e dauna divorante ossessione di morte. Più volte cercata eraggiunta, con un mix di barbiturici, il 21 maggio ’49,in un albergo di Cannes. Un suicidio che il padre, assente alsuo funerale, commenterà così nei suoi diari “… da parte diKlaus, un gesto offensivo, crudele, irriguardoso eir responsabile”.

Giovanna Gabrielli

U n’informazionelibera anche in tvSantoro lascia la Rai. Ora ègiunto il momento di realizza-re un progetto ambizioso mache, con le vostre capacità e ilnostro sostegno, potrebberompere gli equilibri dell’a t-tuale sistema informativo: unnuovo canale sulla tv digitaleterrestre. Ero fra quelli che vo-levano fortemente un quoti-diano “ve ro ” e finalmente è ar-rivato il Fatto (la rete era in-sufficiente per tenere tutti in-formati). Ma non basta ancora.Perchè l’Italiano medio è te-

le-dipendente. Occorre unapiattaforma tv che unisca leforze e le capacità di MicheleSantoro e dello staff di Anno-zero, indispensabile MarcoTravaglio, con il Fatto, Grillo,grillini, Di Pietro, popolo viola,democratici veri, intellettualidella società civile, eccetera.Per realizzare, ad esempio,programmi come Raiperuna-notte. Magari coinvolgendoFrancesco Di Stefano e la sua“Europa 7” che dovrebbe fi-nalmente essere pronta a tra-smettere. Visto che ha dovutosubire anni di ingiustizie credoche possa condividere e divul-gare molti dei nostri stessi ar-gomenti ed interessi.Fulvio Genova

Diritto di Replica

Uno dei compitidell’Informazione è quello didare voce a chi non ce l’ha. Perquesto, pur non essendo affattotenuti a farlo, abbiamo deciso direndere pubblica - nelle sueparti essenziali - una lungalettera dell’avvocato Carlo Sassidi Milano, inviata al Fatto anome e per conto del dott.Fabio Maria Colombo. La letterasmentisce molti fatti raccontatidalla nostra Elisabetta Reguitti,nell’articolo “Le due vite trasospetti e incarichi del primarioCl”. Non ne chiede lapubblicazione e termina conuna promessa di procedere conuna querela per diffamazionenei nostri confronti. Nell’ar ticolonon sarebbe indicato l’a u t o redelle accuse “di aver sottoposto

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