Il Fatto quotidiano - 30 Maggio 2010

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9,90 DVD + 1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Domenica 30 maggio 2010 – Anno 2 – n° 152 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it Fatti e non ipotesi di Antonio Padellaro dc Q ualcuno osserva: che senso ha conti- nuare a sostenere che dietro le stragi del ‘92, che all’origine della morte di Falcone e Borsellino ci furono molto probabilmente pezzi dello Stato che appal- tarono a Cosa Nostra il lavoro sporco, quan- do dopo anni di indagini quel sospetto ri- mane tale? Qualcuno aggiunge: a cosa serve rievocare gli attentati del ‘93, metterli in re- lazione alla nascita della famosa “entità esterna” (un modo per dire Forza Italia sen- za dirlo) se poi la prova provata del diabo- lico intreccio ancora non c’è? E poi, perché riesumare vicende così complesse, nebulo- se e lontane quando ormai sono trascorsi quasi vent’an- ni dagli accadimenti? Sono interrogativi da non sottova- lutare nel momento in cui il dovere della memoria e della ricerca incessante della veri- tà si scontra con la stanchez- za di un Paese sfibrato, che da tempo im- memorabile ascolta una storia che ritorna sempre al punto di partenza. Chi ha messo le bombe a Piazza Fontana? Interessa a qual- cuno che a Brescia l’ennesimo processo cerchi i colpevoli dell’attentato di Piazza della Loggia, un secolo fa? Chi manovrò gli assassini di Moro? Chi erano i burattinai del- la Banda della Magliana? Chi ha rapito Ema- nuela Orlandi? Chi ha ucciso il banchiere Calvi? La P2? Il Vaticano? La mafia? Chi ha abbattuto il DC-9 dell’Itavia? I francesi? La Libia? Chi ha fatto saltare in aria la Stazione di Bologna? I fascisti? I palestinesi? Provate a sciogliere i fili di questo gomitolo impazzito con un ragazzo di vent’anni. Non capirà nul- la se non che, dietro il fondale di una de- mocrazia troppo spesso solo apparente, è successo di tutto. E che di questo tutto non sappiamo quasi niente. Perché a parte de- cine di processi inutili, anche noi giornalisti ci abbiamo messo del nostro. Spesso affa- stellando falsi scoop con presunte rivelazio- ni. Operazione notte e nebbia: così la chia- mano gli specialisti addetti a confondere l’informazione. Naturalmente, se si vuole estirpare la metastasi, la ricerca va continua- ta. Basandosi sui fatti e non sulle ipotesi. Sul- le notizie e non sui sospetti. Esattamente il lavoro che hanno fatto Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza nel libro: “L’Agenda nera del- la Seconda Repubblica”. Mettendo insieme i pezzi del mosaico che erano sotto gli occhi di tutti. E che qualcuno scopre solo ora. NOVEMBRE 1993 I GIORNI DEL TENTATO GOLPE La democrazia sotto attacco. Le bombe di Cosa Nostra per imporre il ribaltone politico Taglio del 10 per cento agli stipendi dei ministri non parlamentari. L’unico a rimetterci è il povero Galan MANOVRA x Ha tentato di coinvolgere il presidente Napolitano L’ultimo strappo di Berlusconi Non voleva metterci la faccia Via Palestro, a Milano, dopo l’attentato del 27 luglio 1993 (FOTO ANSA) Sulla stessa banda di Marco Travaglio L a marea marron che sommerge l’Italia da 16 anni non accenna a fermarsi: falliti anche gli ultimi tentativi di bloccare la falla a Palazzo Chigi da cui fuoriesce il liquame maleodorante pompato dalla compagnia Pdl, negli ultimi giorni si sono registrate altre due puzzolentissime leggi ad personam, la trentanovesima e la quarantesima dell’Era Berlusconiana. Che però, confuse nell’immensa chiazza scura, sono passate praticamente inosservate agli occhi di tutti, eccezion fatta per alcuni specialisti che le hanno notate, peraltro inascoltati. La prima (anzi, la trentanovesima), segnalata ieri da Giovanni Valentini su Repubblica, è la mancetta di 20 milioni elargita dal governo delle tre I (Impresa, Istruzione e Internet) ai giovani internettiani per lo sviluppo (si fa per dire) della banda larga o larghissima. Il governo Prodi ne aveva stanziati 900 di milioni ed era stato irriso dal centrodestra perché erano troppo pochi: per lo sviluppo della banda larga o larghissima occorrono almeno 3 miliardi. Soldi buttati in un momento di crisi? No, un investimento strategico per uscire dalla crisi: secondo il presidente Agcom Corrado Calabrò, lo sviluppo della banda larga “può accrescere il Pil dell’1,5-2 per cento”, facendo da volàno – spiega Valentini – “alla produzione, all’occupazione, al commercio, ai consumi, a tutta l’economia e in particolare a quella meridionale”. Spendi 1 incassi 100. Perché allora il governo risparmia sulla banda larga? Lo sviluppo della tv via Internet minaccia il monopolio di quella via etere, di cui Mediaset rappresenta quasi il 50 per cento in termini di ascolti e oltre il 60 in termini di pubblicità. “Nel contempo – nota Valentini – lo Stato italiano rinuncia a incassare oltre 3 miliardi di euro, escludendo l’asta competitiva tra gli operatori di Tlc sulle nuove frequenze del digitale terrestre, come ha fatto per esempio la Germania, per regalarle alle emittenti televisive nazionali e locali, tra cui quelle del premier”, che “pagano un canone d’uso irrisorio pari all’1% del fatturato”. E meno male che B. ripete, a proposito dei sacrifici da 25 miliardi imposti dalla manovra, che “siamo tutti sulla stessa barca” (il nuovo yacht di Pier Silvio). La seconda legge ad personam dell’ultima settimana (la quarantesima in 16 anni fatta da B. per B.) è la salva-Mondadori. Ci aveva già provato a fine anno con la Finanziaria e poi col decreto Milleproroghe, ma era mancato il tempo. Ora l’ha fatta infilare nel decreto Incentivi 40/2010 (comicamente intitolato “Disposizioni urgenti tributarie e finanziarie in materia di contrasto alle frodi fiscali”), primo firmatario Alessandro Pagano del Pdl, che nel suo sito l’ha definito “mini-condono”. Mini un corno. Prevede che, in caso di due giudizi favorevoli consecutivi, “le controversie tributarie pendenti innanzi alla Cassazione possono essere estinte con il pagamento di un importo pari al 5% del valore della controversia... e contestuale alla rinuncia a ogni eventuale pretesa di equa riparazione”. Che c’è dietro? Semplice. La Mondadori, scippata nel 1990 da B. a De Benedetti grazie a una sentenza comprata, s’è vista contestare dall’Agenzia delle Entrate un’evasione Irpef e Ilor da 200 milioni di euro sul 1991. Dopo i primi due gradi di giudizio, vinti da Mondadori, la causa giace da dieci anni in Cassazione (il famoso processo breve) e a fine 2009, quando il presidente della sezione tributaria Enrico Altieri, temutissimo dagli evasori per il suo rigore, stava per decidere, se l’è vista scippare e trasferire alle sezioni unite. Così, in attesa della sentenza, è arrivata la leggina: se fosse condannata, la Mondadori pagherebbe 10 milioni anziché 200 (sempreché la Corte di Lussemburgo non accolga il ricorso per violazione della libera concorrenza annunciato in altre cause dal giudice Altieri). Il tutto per decreto firmato dal presidente della Repubblica e da quello del Consiglio, proprietario (peraltro abusivo) della Mondadori. Dal produttore al consumatore. Anzi, all’utilizzatore finale. Mentre si gettano le basi di Forza Italia un intreccio di interessi eversivi assedia governo e Quirinale di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza “N on ci sto!”. Dopo le bom- be, nel 1993, il presidente Scalfaro sente il bisogno di man- dare un messaggio alla nazione, denunciando la “lenta distruzio- ne dello Stato” in atto. pag. 3 z U di Paolo Flores d’Arcais FINI SCELGA: BORSELLINO O MANGANO C osa faranno i “finiani” da grandi, cioè nei prossimi giorni, quando si tratterà di ap- provare o bocciare la leg- ge-golpe anti-intercettazioni contro le libertà e la sicurezza degli italiani? pag. 2 z U di Furio Colombo I M M I G R AT I , IL GIORNO DEL GIUDIZIO È stato verificato che se d’un tratto si fermassero tutti gli immigrati, l’Italia – comprese Lombardia e Veneto – entrereb- be in crisi?”, chiede il lettore Francesco Dallai nella sua lettera a Il Fatto. pag. 14 z CATTIVERIE Berlusconi cita una frase di Mussolini. Poi dirà che Mussolini non l’ha mai detta (www.spinoza.it) pag. 4 e 5 z y(7HC0D7*KSTKKQ( +z!"!,!@!"

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Il Fatto quotidiano - 30 Maggio 2010

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€ 9,90 DVD + € 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Domenica 30 maggio 2010 – Anno 2 – n° 152Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Fatti e non ipotesidi Antonio Padellaro

dc

Qualcuno osserva: che senso ha conti-nuare a sostenere che dietro le stragidel ‘92, che all’origine della morte diFalcone e Borsellino ci furono molto

probabilmente pezzi dello Stato che appal-tarono a Cosa Nostra il lavoro sporco, quan-do dopo anni di indagini quel sospetto ri-mane tale? Qualcuno aggiunge: a cosa serverievocare gli attentati del ‘93, metterli in re-lazione alla nascita della famosa “entitàester na” (un modo per dire Forza Italia sen-za dirlo) se poi la prova provata del diabo-lico intreccio ancora non c’è? E poi, perchériesumare vicende così complesse, nebulo-se e lontane quando ormaisono trascorsi quasi vent’an-ni dagli accadimenti? Sonointerrogativi da non sottova-lutare nel momento in cui ildovere della memoria e dellaricerca incessante della veri-tà si scontra con la stanchez-za di un Paese sfibrato, che da tempo im-memorabile ascolta una storia che ritornasempre al punto di partenza. Chi ha messole bombe a Piazza Fontana? Interessa a qual-cuno che a Brescia l’ennesimo processocerchi i colpevoli dell’attentato di Piazzadella Loggia, un secolo fa? Chi manovrò gliassassini di Moro? Chi erano i burattinai del-la Banda della Magliana? Chi ha rapito Ema-nuela Orlandi? Chi ha ucciso il banchiereCalvi? La P2? Il Vaticano? La mafia? Chi haabbattuto il DC-9 dell’Itavia? I francesi? LaLibia? Chi ha fatto saltare in aria la Stazionedi Bologna? I fascisti? I palestinesi? Provate asciogliere i fili di questo gomitolo impazzitocon un ragazzo di vent’anni. Non capirà nul-la se non che, dietro il fondale di una de-mocrazia troppo spesso solo apparente, èsuccesso di tutto. E che di questo tutto nonsappiamo quasi niente. Perché a parte de-cine di processi inutili, anche noi giornalistici abbiamo messo del nostro. Spesso affa-stellando falsi scoop con presunte rivelazio-ni. Operazione notte e nebbia: così la chia-mano gli specialisti addetti a confonderel’informazione. Naturalmente, se si vuoleestirpare la metastasi, la ricerca va continua-ta. Basandosi sui fatti e non sulle ipotesi. Sul-le notizie e non sui sospetti. Esattamente illavoro che hanno fatto Giuseppe Lo Biancoe Sandra Rizza nel libro: “L’Agenda nera del-la Seconda Repubblica”. Mettendo insiemei pezzi del mosaico che erano sotto gli occhidi tutti. E che qualcuno scopre solo ora.

NOVEMBRE 1993I GIORNI DEL TENTATO GOLPELa democrazia sotto attacco. Le bombe di

Cosa Nostra per imporre il ribaltone politico

Taglio del 10 per cento agli stipendi dei ministri nonparlamentari. L’unico a rimetterci è il p o v e ro Galan

MANOVRA xHa tentato di coinvolgere il presidente Napolitano

L’ultimo strappo di BerlusconiNon voleva metterci la faccia

Via Palestro, a Milano, dopo l’attentato del 27 luglio 1993 (FOTO ANSA)

Sulla stessa banda

di Marco Travaglio

La marea marron che sommerge l’Italia da 16anni non accenna a fermarsi: falliti anche gliultimi tentativi di bloccare la falla a PalazzoChigi da cui fuoriesce il liquame maleodorante

pompato dalla compagnia Pdl, negli ultimi giorni sisono registrate altre due puzzolentissime leggi adpersonam, la trentanovesima e la quarantesimadell’Era Berlusconiana. Che però, confusenell’immensa chiazza scura, sono passatepraticamente inosservate agli occhi di tutti, eccezionfatta per alcuni specialisti che le hanno notate,peraltro inascoltati. La prima (anzi, latrentanovesima), segnalata ieri da Giovanni Valentinisu Repubblica, è la mancetta di 20 milioni elargita dalgoverno delle tre I (Impresa, Istruzione e Internet) aigiovani internettiani per lo sviluppo (si fa per dire)della banda larga o larghissima. Il governo Prodi neaveva stanziati 900 di milioni ed era stato irriso dalcentrodestra perché erano troppo pochi: per losviluppo della banda larga o larghissima occorronoalmeno 3 miliardi. Soldi buttati in un momento dicrisi? No, un investimento strategico per uscire dallacrisi: secondo il presidente Agcom Corrado Calabrò,lo sviluppo della banda larga “può accrescere il Pildell’1,5-2 per cento”, facendo da volàno – spiegaValentini – “alla produzione, all’occupazione, alcommercio, ai consumi, a tutta l’economia e inparticolare a quella meridionale”. Spendi 1 incassi100. Perché allora il governo risparmia sulla bandalarga? Lo sviluppo della tv via Internet minaccia ilmonopolio di quella via etere, di cui Mediasetrappresenta quasi il 50 per cento in termini di ascoltie oltre il 60 in termini di pubblicità. “Nel contempo– nota Valentini – lo Stato italiano rinuncia aincassare oltre 3 miliardi di euro, escludendo l’astacompetitiva tra gli operatori di Tlc sulle nuovefrequenze del digitale terrestre, come ha fatto peresempio la Germania, per regalarle alle emittentitelevisive nazionali e locali, tra cui quelle delp re m i e r ”, che “pagano un canone d’uso irrisoriopari all’1% del fatturato”. E meno male che B. ripete,a proposito dei sacrifici da 25 miliardi imposti dallamanovra, che “siamo tutti sulla stessa barca” (ilnuovo yacht di Pier Silvio).La seconda legge ad personam dell’ultima settimana(la quarantesima in 16 anni fatta da B. per B.) è lasalva-Mondadori. Ci aveva già provato a fine annocon la Finanziaria e poi col decreto Milleproroghe,ma era mancato il tempo. Ora l’ha fatta infilare neldecreto Incentivi 40/2010 (comicamente intitolato“Disposizioni urgenti tributarie e finanziarie inmateria di contrasto alle frodi fiscali”), primofirmatario Alessandro Pagano del Pdl, che nel suosito l’ha definito “mini-condono”. Mini un corno.Prevede che, in caso di due giudizi favorevoliconsecutivi, “le controversie tributarie pendentiinnanzi alla Cassazione possono essere estinte con ilpagamento di un importo pari al 5% del valore dellacontroversia... e contestuale alla rinuncia a ognieventuale pretesa di equa riparazione”. Che c’èdietro? Semplice. La Mondadori, scippata nel 1990da B. a De Benedetti grazie a una sentenzacomprata, s’è vista contestare dall’Agenzia delleEntrate un’evasione Irpef e Ilor da 200 milioni dieuro sul 1991. Dopo i primi due gradi di giudizio,vinti da Mondadori, la causa giace da dieci anni inCassazione (il famoso processo breve) e a fine 2009,quando il presidente della sezione tributaria EnricoAltieri, temutissimo dagli evasori per il suo rigore,stava per decidere, se l’è vista scippare e trasferirealle sezioni unite. Così, in attesa della sentenza, èarrivata la leggina: se fosse condannata, laMondadori pagherebbe 10 milioni anziché 200(sempreché la Corte di Lussemburgo non accolga ilricorso per violazione della libera concorrenzaannunciato in altre cause dal giudice Altieri). Il tuttoper decreto firmato dal presidente della Repubblicae da quello del Consiglio, proprietario (peraltroabusivo) della Mondadori. Dal produttore alconsumatore. Anzi, all’utilizzatore finale.

Mentre si gettanole basi di ForzaItalia un intrecciodi interessieversivi assediagove r n oe Quirinale

di Giuseppe Lo Biancoe Sandra Rizza

“N on ci sto!”. Dopo le bom-be, nel 1993, il presidente

Scalfaro sente il bisogno di man-dare un messaggio alla nazione,denunciando la “lenta distruzio-ne dello Stato” in atto. pag. 3 z

Udi Paolo Flores d’A rc a i s

FINI SCELGA:BORSE LLINOO MANGANO

C osa faranno i “fi n i a n i ” dagrandi, cioè nei prossimi

giorni, quando si tratterà di ap-provare o bocciare la leg-ge-golpe anti-intercettazionicontro le libertà e la sicurezzadegli italiani? pag. 2 z

Udi Furio Colombo

I M M I G R AT I ,IL GIORNODEL GIUDIZIO

È stato verificato che se d’untratto si fermassero tutti gli

immigrati, l’Italia – c o m p re s eLombardia e Veneto – entrereb -be in crisi?”, chiede il lettoreFrancesco Dallai nella sua letteraa Il Fatto. pag. 14 z

C AT T I V E R I EBerlusconi cita una frase diMussolini. Poi dirà che Mussolininon l’ha mai detta (w w w. s p i n o z a . i t )

pag. 4 e 5 z

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pagina 2 Domenica 30 maggio 2010

Saviano: “La mafia

ringrazia”. Scrittori

domani al Quirino

di Paolo Flores d’A rc a i s

C osa faranno i “fi n i a n i ” da gran-di, cioè nei prossimi giorni,

quando si tratterà di approvare obocciare la legge-golpe contro lelibertà e la sicurezza degli italiani?L’onorevole Italo Bocchino, il ven-triloquo più accreditato del pre-sidente della Camera, e l’o n o re -vole Augello, in odore di “più mal-leabile”, hanno manifestato sod-disfazione dopo l’incontro con ipasdaran del Caimano, Alfano eGhedini. L’accordo infatti sarebbestato raggiunto (nel mondo di Ar-core il condizionale è obbligatorio)sulle seguenti modifiche: per igiornalisti che pubblicano inter-cettazioni (legali) solo (sic!) unmese di carcere, e anzi il diritto apubblicarne riassunti (“quanto èbuono Lei…”), e per gli editoriridotta la multa minima da 64 mi-la euro a 25 mila e quella mas-sima da 465 mila a 300 mila.Nulla di nuovo per i magistrati,invece, che alle intercettazioni ef-ficaci per le indagini in sostanzadovranno rinunciare, come dichia-

ra perfino un magistrato misura-tissimo quale il segretariodell’Anm Giuseppe Cascini. Conl’aggravante, anzi, dell’e f fi c a c i aretroattiva, attraverso l’a z ze c c a -garbuglio di una norma transitoriache secondo un altro magistratomisuratissimo, il presidentedell’Anm Luca Palamara, provo-cherà “un vero sterminio tra leinchieste in corso”.La tattica di Berlusconi èfin tropposmaccata: dividere i giornalisti daimagistrati, qualche contentino ai

di Antonella Mascali

Quando una legge è da but-tare non c’è toppa chetenga. Anzi peggiora lecose. E’ così per il ddl an-

ti-intercettazioni. Pregiudica-va le indagini e la libertà di in-formazione quando è stato ap-provato alla Camera, l’annoscorso, le mette all’angolo an-che adesso. Con le modifichedella commissione Giustizia econ quelle introdotte dagli 11emendamenti Pdl-Lega, in vi-sta del voto in Aula. Sì, per glieditori c’è uno sconticino sullemaxi-multe. Sì, per i giornalistic’è la mancia della pubblica-zione per “r iassunto” ( formulainsidiosa) degli atti depositati.Ma resta il divieto di pubblica-re le intercettazioni, compresequelle già note. Anche per an-ni, fino alla conclusionedell’udienza preliminare, per-ché la legge è retroattiva. Spa-riscono così dai giornali le in-tercettazioni sulla cricca, sullepressioni di Berlusconi all’Ag-com contro A n n o ze ro , su Cal-ciopoli, per fare solo alcuniesempi clamorosi.Intatte le norme che rendonoardue le intercettazioni telefo-niche e ambientali. Inoltre,con l’ampliamento della nor-ma transitoria la maggioranzaha reso i pm dei birilli, che unindagato può abbattere quan-do vuole: basterà una denun-cia per supposta fuga di notiziecontro un magistrato perchégli venga sottratta un’inda gi-ne.Il segretario nazionaledell’Anm, Giuseppe Cascini

analizza gli effetti di questa leg-ge, a partire dal tetto massimodi durata delle intercettazioniche non può oltrepassare i 75giorni. Anche per le indagini incorso. Un periodo ampiamen-te superato da inchieste comequella sugli appalti del G8 (dueanni), sui furbetti del quartie-rino, sulla clinica Santa Rita(undici mesi), per citare le piùrecenti. “Consentire le inter-cettazioni telefoniche e am-bientali per 60 giorni e in viadel tutto eccezionale per 75, si-gnifica rendere inutilizzabilequesto strumento nei casi incui, la maggior parte, sarebbeassolutamente indispensabileproseguire gli ascolti per indi-viduare i colpevoli di gravi rea-ti. Nessuna vicenda criminaleminimamente complessa - pro-segue Cascini - può ragionevol-mente esaurirsi in un tempocosì breve”.Un esempio?Pensiamo a un’indagine percorruzione. È ovvio che il tem-

po necessario per acquisireelementi di prova coinvolge lafase di accordo tra il pubblicoufficiale e il corruttore, quellache conduce al favore del cor-rotto al corruttore: cioè il con-ferimento di un appalto, l’attr i-buzione di una consulenza oquant’altro e quella in cui av-viene il pagamento della tan-gente. Non è pensabile che tut-te queste fasi si concludano indue mesi. Altra ipotesi: c’èun’inchiesta per sequestro dipersona a scopo di violenzasessuale, si individua l’utenzadel rapitore ma non si riesce ascoprire il nascondiglio. É ra-gionevole dire che scaduti i 60giorni devo smettere di cerca-re l’osta ggio?Ha però altri 15 giorni.E scaduti quelli cosa diciamo aifamiliari dell’ostaggio, chedobbiamo risparmiare soldisulle intercettazioni? O che laprivacy è più importante? Al-tro esempio: stiamo facendointercettazioni per traffico di

LEGGE BAVAGLIO

Bisognas c e g l i e retra due modellidi eroi: da unaparte Borsellinoe dall’altraMangano

droga e al 74esimo giorno,sempre che ci siamo riusciti adarrivare, con le clausole cape-stro della legge, il trafficante di-ce all’altro: la consegna è frauna settimana, ti richiamo perfarti sapere il posto e l’ora. Éevidente che se le intercetta-zioni continuano, sequestria-mo gli stupefacenti, eseguia-mo gli arresti. Invece con lanuova legge dobbiamo cessarele intercettazioni. E questo ra-gionamento vale anche per leindagini sul traffico di armi,sull’usura e racket, sul riciclag-gio, indagini da cui spesso par-tono le inchieste di mafia.Quindi sarà più difficile perse-guire i mafiosi. Ma è logica unalegge del genere?Un altro punto del ddl chevoi magistrati contestate,riguarda le condizioni pereffettuare le ambientali. Cipotranno essere solo se sidimostra che in un determi-nato luogo si stia commet-tendo un crimine. Quali leconseguenze sulle indagini?Torno all’esempio del seque-stro per stupro. Abbiamo arre-stato uno dei due complici evogliamo sapere dove si troval’ostaggio. Uno dei modi perscoprirlo è piazzare una cimi-ce nella sala colloqui del carce-re , sperando che l’arrestato di-ca a un familiare dove si trova lavittima. Con la nuova leggenon si può fare l’ambientaleperché il reato c’è, ma si staconsumando altrove. Secondoil legislatore la privacy è più im-portante e non possiamo im-pedire un reato del genere.Non possiamo mettere i regi-stratori neppure nelle macchi-

COSÌ VINCE IL CRIMINEIl segretario dell’Anm: “Non bastano 75 giorniper i reati gravi”. Sul G8 sono serviti due anni

ne o nei bar. Luoghi dove spes-so avvengono accordi corrutti-vi. Nessuno oggi parla di maz-zette al telefono.La maggioranza dice chequesto limite serve per evi-tare il “grande fratello”.Non si può mettere sullo stessopiano il divieto, che c’è ancheadesso, di mettere una cimicein una casa privata, con il divie-to che si vuole introdurre per iluoghi pubblici.Poi c’è la possibilità per unindagato di ottenerel’astensione del pm con unad e nu n c i a ?È uno dei più gravi ostacoli allapossibilità di svolgere indagi-ni, si riduce la loro efficacia.Inoltre, è una delle norme piùirrazionali perché l’iscr izionenel registro degli indagati nonsignifica nulla in termini di re-sponsabilità: può essere un at-to dovuto.Altra nota dolente: non saràpiù il gip ma il Tribunale di-strettuale a dover autoriz-

L’ANALISI La mossa del presidente della Camera

Fini e i “suoi” si giocano il futuro in sette giorniprimi e giro di vite senza pietà suisecondi. Come se la posta in giocofossero i diritti (per B. disgustosiprivilegi) di magistrati e giorna-listi, anziché le libertà e la sicu-rezza dei cittadini. Libertà di es-sere informati, di non essere ri-dotti al black out sistematico suifatti, come i sudditi del fascio odella nomenklatura brezneviana,e sicurezza che crollerebbe, concriminali di ogni risma cui la li-bertà dalle intercettazioni sareb-be vera manna di impunità e in-centivo al delitto.Per l’accoppiata Bocchino-Augelloquesto secondo aspetto della leg-ge-golpe non sembra un proble-ma, la parte su intercettazioni emagistrati va bene così. Ma così,cricche e stupratori, mafiosi egrassatori, sorridono e ringrazia-no. E infatti l’onorevole Granata,diversamente finiano, prometteun altolà, magari alla Camera,proprio su questa seconda parte,sul “tana libera tutti” che suone-rebbe per i delinquenti l’i nv e re -conda quantità di lacci e lacciuoliposti alla possibilità di efficaci “pe-

zare le intercettazioni.Immagini 100 faldoni avanti eindietro ogni 2 giorni da Ivrea aTorino o da Termini Imerese aPalermo. Gli uffici, già in diffi-coltà, saranno nel caos. Si crea-no così le condizioni per nonarrivare a processo e per met-tere in ginocchio la già disastra-ta macchina della giustizia.I sostenitori della legge di-cono che abusate delle in-t e rc e t t a z i o n i .Falso. I numeri ufficiali del mi-nistero della giustizia parlanodi 130 mila decreti di intercet-tazioni all’anno, in riferimentoalle utenze sotto controllo. Mase parliamo di persone fisiche,le stime ci dicono che non su-perano le 50 mila all’anno, su70 milioni di abitanti. Inoltrel’80% delle intercettazioni ri-guarda reati di mafia. Quindimi sembra evidente che parla-re di eccesso è una grande bu-g ia.Cosa farà l’Anm, dato che ècontraria al ddl?Continueremo a informarel’opinione pubblica sugli effet-ti negativi che comporta.Secondo lei perché la mag-gioranza vuole questa leg-ge ?La ragione ufficiale è quella digarantire la privacy dei cittadi-ni. L’effetto oggettivo è quellodi ridurre la sicurezza dei cit-tadini e la libertà di informazio-ne.

Giuseppe CasciniPer il segretario nazionale

dell’Anm, questo ddl riducela sicurezza dei cittadini

dinamenti” tecnologicamente ag-giornati.Qui non si tratta ovviamente didedicarsi a ridicole sottigliezzepolitologiche sulle diverse “ani-me” della già troppo circoscritta“f ro n d a ” finiana. Ma chiunque ca-pisce che la questione è di fondo:se davvero la scelta di Fini è benrappresentata dalla soddisfazio-ne querula e insopportabilmentepimpante con cui l’onorevole Boc-chino ha difeso ad “Anno zero”tutte le nefandezze ammazza-in-dagini della legge-golpe (neancheGhedini avrebbe saputo fare dimeglio – cioè di peggio, s’intende),anziché dalle perplessità e con-seguenti altolà (sperando che nonarrivino precisazioni a “passo delg a m b e ro ”) dell’onorevole Grana-ta, non si tratterà di una qualsiasicontingente preferenza del presi-dente della Camera per uno o l’al-tro dei suoi “bracci destri”.Si tratteràdi un’ipoteca sulla scel-ta esistenziale ed etica, e dunquepiù che mai politica, che su questitemi l’onorevole Fini alla fine do-vrà fare, come tutti gli italiani del

Normaretroattiva

“Il divietodi pubblicazioneriguarda anchequelle già noteche nonpotranno piùessere citate

resto, tra due modelli nei rapportitra eroismo e mafia: quello di Pao-lo Borsellino e quello di VittorioMangano. Su questi temi, infatti,“tertium non datur”, perché la zo-na grigia di una mancata sceltaradicale, quali che siano gli argo-menti addotti e la buonafede dichi li enuncia, ha sempre fatto co-modo a mafie sempre meno solokalasnikov e sempre più sofistica-tamente intrecciate con attività fi-nanziarie, cricche di appalti eponziopilatismi della politica.

Sappiamo quale sia stata la sceltadi Berlusconi. Coerente in ogni suamanifestazione, sia verbale chefattuale. Di Fini conosciamo quel-le verbali, anche reiterate, che inpolitica però – se politica seria –contano zero. A partire da lunedì,quando la legge-golpe pro-criminee contro le indagini sarà discussa evotata in aula al Senato, sapremoanche la sua scelta fattuale, chedarà l’imprinting morale e il mar-chio politico al suo futuro e allasua credibilità.

Il finiano Italo Bocchino e l’avvocato di B. Niccolò Ghedini (FOTO ANSA)

Amartya Sen:“Per la democrazia p e rch é

quello della libertà di stampanon è un tema della sinistra,

ma è un tema classicodel dibattito sulla libertà, untema antico duemila anni”.

Così ieri Amartya Sen, premioNobel per l’Economia nel 1998,

intervenendo al Festivalculturale “Dialoghi sull’uomo”a Pistoia. Le parole di Sen sonostate seguite da un lunghissimo

e intenso applauso delle millepersone in piazza Duomo.

“L a maifa e la criminalitàorganizzata ringraziano per ilddl anti-intercettazioni”,

parola di Roberto Saviano. Intanto da domaniparte l’iniziativa, a cui hanno aderito grandieditori (Chiarelettere, Aliberti, Feltrinelli,Longanesi, Laterza, Rcs Libri e molti altri): saràaperta a Roma, alle 17 al Teatro Quirino, conuna manifestazione a cui parteciperanno, tra gli

altri, Corrado Augias, Carlo Bernardini, AndreaCamilleri, Gianrico Carofiglio, Guido Crainz,Rosetta Loy, Valerio Magrelli, Alessandro Pace,Antonio Pascale, Christian Raimo, StefanoRodotà, Giovanni Sartori, Tiziano Scarpa, MarcoTravaglio, Nadia Urbinati e Chiara Valerio. Iericontro il ddl è ritornato in piazza il Popolo Violacon manifestazioni in diverse città [nella foto adestra il corteo di Bologna].

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NOVEMBRE ’93NUOVI PARTITIA L L’OMBRADI UN GOLPE

contro i tre dirigenti del Sisde (Malpi-ca, Broccoletti e Galati) che avevanotirato in ballo il presidente della Re-pubblica: l’ipotesi di reato è ora quelladi “attentato agli organi costituziona-li”. Intanto, voci false su imminenti di-missioni del capo dello Stato scatena-no la speculazione internazionale sullalira facendone precipitare le quotazio-ni; ma in giornata la moneta recupera.Roma, 9 novembre ‘93Nel dibattito in Parlamento sullo scan-dalo Sisde, il presidente del ConsiglioCiampi illustra le misure restrittivemesse in atto dal governo sull’uso deifondi dei servizi segreti e dice che “lebande di malfattori dentro lo Stato nonmineranno la democrazia”. » (...)Milano, 10 novembre ‘93In viale Isonzo, cominciano i provinitelevisivi per i 650 personaggicandidabili usciti dallo screening di Pu -blitalia. (...)Roma, 12 novembre ’93La Procura di Roma scagiona il mini-stero dell’Interno Mancino: non hapreso nessun fondo nero dal Sisde; gliex ministri Antonio Gava ed Enzo Scot-ti vengono invece rinviati al Tribunale

dei ministri con l’accusa di peculato.Parigi, 12 novembre ’93A Parigi, in una saletta dell’A s s e m bl e anazionale (il Parlamento francese), An-gelo Codignoni riceve dalle mani diGiulia Ceriani, collaboratrice del se-miologo ed esperto di marketingJean-Marie Floch, lo Screening X. Sitratta di un rapporto di quattrocentopagine per verificare lo spazio di unanuova formazione politica di centro-destra. Floch suggerisce anche le duechiavi utili per vincere: il dovere (“De -vo bere l’amaro calice”) e il sapere (“Io

di Giuseppe Lo Biancoe Sandra Rizza

Pubblichiamo un estratto del libro“L’agenda nera della secondare p u b b l i c a ”, che sarà in libreria perChiarelettere dal 10 giugno.

Località segreta, 1 novembre ‘93Il pentito Salvatore Cancemi raccontaai pm di Caltanissetta che a metà dimaggio del ’92, di ritorno da una riu-nione con altri soggetti di Cosa nostra,si era trovato a discutere con il bossdella Noce Raffaele Ganci dell’immi -nente attentato a Falcone. In quell’oc -casione, Ganci gli spiegò che Riinaaveva avuto un incontro “con perso-ne molto importanti, insieme alle qua-li aveva deciso di mettere la bomba aFa l c o n e ”. “Queste persone importan-ti – aveva aggiunto Ganci –hanno pro-messo allo zio Totò che devono rifareil processo nel quale lui è stato con-dannato all’er gastolo”. Secondo Can-cemi, la strage sarebbe avvenuta ot-to-dieci giorni dopo.Roma, 2 novembre ‘93Nel corso del programma Uno controtutti, condotto da Maurizio Costanzo suCanale5, il direttore del Tg5 EnricoMentana nega che Berlusconi stiacreando un partito: “Si tratta di provetecniche di fiancheggiamento eletto-ra l e ” dice. Vittorio Sgarbi interrompeMentana e sostiene che il partito diBerlusconi esiste eccome e che siaMentana sia Costanzo lo sanno benis-simo, avendo partecipato a riunioni ri-servate con il Cavaliere. Specifica poiSgarbi: “Il nuovo partito non sarà rap-presentato da Segni, Amato o Costa.Occorrono uomini nuovi”.Milano, 2 novembre ‘93Marcello Dell’Utri, numero uno di Pu -blitalia, incontra almeno due volte (il 2e il 30 novembre) Vittorio Mangano aMilano, come risulta dalle sue agende.Di cosa parlano? Il senatore, impegna-to in quei mesi nella costruzione delnuovo partito Forza Italia, non lo spie-ga. Dice solo che “di tanto in tanto”Mangano lo andava a trovare “per mo-tivi personali”. È il periodo in cui sonoin corso le manovre per l’or ganizzazio-ne di Forza Italia e Cosa nostra preparail cambio di rotta verso la nascente for-za politica. È in questo momento che,come rivela il pentito Antonino Giuf-frè, Provenzano fa sapere agli altri ca-pimafia di aver trovato in Dell’Utri unnuovo referente “af fidabile”.Roma, 3 novembre ‘93“Non ci sto!”. Dopo le bombe e lo scan-dalo dei fondi neri del Sisde, il presi-dente della Repubblica Scalfaro senteil bisogno di indirizzare un messaggioalla nazione e va in onda per sette mi-nuti in diretta televisiva sulle reti pub-bliche e private. Il presidente, visibil-mente indignato, parla a braccio, con-sultando ogni tanto alcuni fogli di ap-punti. Scalfaro denuncia agli italiani untentativo di “lenta distruzione delloStato” in atto nel paese e sostiene cheoccorre difendere le istituzioni. (...)Ma cosa temeva Scalfaro in quella finedel ’93? «Parlerei di un intreccio di in-teressi sovrapposti... Esprimevo ciòche stavo vivendo in prima persona,dopo aver assistito a veri e propri atti diguerra (le bombe mafiose), e dopoaver colto da certi ambienti (contiguialla politica, ma non solo) diversi se-gnali di intimidazione”. (...) AncheCarlo Azeglio Ciampi, in quel periodoa capo del governo, ricostruisce il cli-ma teso di quei giorni e i timori di unattacco alle istituzioni democratiche.“Ricordo perfettamente quei giornidel ’93. Ero da poco stato eletto pre-sidente del Consiglio in un momentonon facile. C’era un clima molto tesodopo le bombe di Firenze, Milano, Ro-ma. [...] Ricordo l’entusiasmo del ’93per l’accordo sul costo del lavoro. Poila lunga serie di attentati in nottata. Ero

a Santa Severa, rientrai con urgenza aRoma, di notte. Accadevano strane co-se. Io parlavo al telefono con un miocollaboratore a Roma e cadeva la linea.Poi trovarono a Palazzo Chigi il mio ap-parecchio manomesso, mancava unapiastra. Al largo dalla mia casa di SantaSevera, a pochi chilometri da Roma, in-crociavano strane imbarcazioni. Mi fudetto che erano mafiosi allarmati dallalegge che istituiva per loro il carcereduro. Chissà, forse lo volevano morbi-do, il carcere”. Alla domanda sullospettro di un colpo di Stato pronto ascattare in Italia, Ciampi risponde: “Inquelle settimane davvero si temevaun colpo di Stato. I treni non funzio-navano, i telefoni erano spesso scol-legati. Lo ammetto: io temetti il peg-gio dopo tre o quattro ore a PalazzoChigi col telefono isolato. Di quellegiornate, quel che ricordo ancoramolto bene furono i sospetti diffusi dicollegamento con la P2”.Ma c’è stato davvero il rischio di un col-po di Stato piduista durante la stagionedello stragismo dei primi anni Novan-ta? “I piduisti ebbero a che fare con lastrategia della tensione” risponde l’exprocuratore nazionale Piero Luigi Vi-gna. (...) Perché Ciampi pensò proprioa un colpo di Stato? “Quando il 28 lu-glio scoppiò l’autobomba davanti allachiesa di San Giorgio al Velabro, avvi-sai Ciampi, che si trovava nella sua casaal mare. E mentre stava al telefono sen-tì dalla conversazione telefonica il se-condo boato dell’ordigno esploso aSan Giovanni in Laterano. Le comuni-cazioni caddero. Lui si precipitò a Ro-ma, ma le linee del Quirinale rimaseroisolate per alcune ore. Bombe e inter-ruzioni telefoniche lo indussero a pen-sare che qualcosa di grave stesse suc-cedendo, un colpo di Stato. Facemmoperizie e consulenze dalle quali risultò

che non ci fu alcuna manomis-sione esterna. Si trattò di un ac-cumulo di comunicazioni, cheaveva determinato il blackoutt e l e fo n i c o ”. (...)Palermo, 3 novembre ‘93Enzo Scarantino compare per laprima volta in un’aula di giusti-zia per difendersi dall’accusa dispaccio di droga. “Mi rifornivoda Scarantino negli anni ’85-86”ha detto il pentito Salvatore Au-gello. “Compravo da lui cen-to-centocinquanta grammi ognidieci-quindici giorni. Centogrammi li pagavo diciotto milio-ni”. Intervistato dai cronisti,Scarantino ha negato ogni suocoinvolgimento nella strage divia D’Amelio. “Sono tutte falsità– ha detto l’imputato – e non èvero neanche che ho tentato ditogliermi la vita in cella”.Roma, primi di novembre ‘93Giuliano Urbani manda alle stampe unlibretto di trentacinque pagine intito-lato Alla ricerca del buon governo – Appelloper la costruzione di un’Italia vincente. Ilvolume verrà dato in omaggio e in-dicato come riferimento ideologicoa tutti coloro che si iscriveranno aiclub Forza Italia.Roma, 5 novembre ‘93La Procura di Roma, sospettando chele «dichiarazioni» destabilizzanti sianostate concordate, aggrava l’accusa

ho la competenza”).Roma, 16 novembre ‘93L’apposita commissione ministerialeaccerta che i ministri dell’Interno dal1987 al 1992 (quindi anche Gava eScotti) non si sono appropriati di fondisegreti del Sisde.Roma, 21 novembre ‘93Primo turno delle elezioni amministra-tive (...) I dati generali danno vincentitre grandi forze: la sinistra (raccolta inun’Alleanza democratica e progressi-sta guidata dal Pds), la Lega nord e ilMovimento sociale; seccamente scon-fitti, invece, la Dc, il Psi e in generale ipartiti di governo.Palermo, fine ‘93Secondo Nino Giuffrè questo è il mo-mento in cui all’interno di Cosa nostrasi discute dell’imminente discesa incampo di Silvio Berlusconi. “Tutte lepersone che avevano notizie di questomovimento che stava per nascere – di -rà Giuffrè – trasmettevano le informa-zioni all’interno di Cosa nostra. Pro-venzano, in modo particolare, ne va-lutava l’affidabilità. Iniziò un lungo pe-riodo di discussione e di indagine pervedere se era un discorso serio che po-teva interessare a Cosa nostra, per po-ter curare quei mali che avevano pro-vocato danni all’organizzazione. Ab-biamo fatto anche delle riunioni per di-scutere, fino a quando lo stesso Pro-venzano ci disse che potevamo fidarci,che eravamo in buone mani. E nel mo-mento in cui lui ci dà queste informa-zioni, e queste sicurezze, ci mettia-mo in cammino per portare avantiall’interno di Cosa nostra, e poi suc-cessivamente all’esterno, il discorsodi Forza Italia”.Torino, 22 novembre ’93Berlusconi rilascia un’intervista a LaStampa commentando il risultato delprimo turno delle amministrative. “Liavevo previsti da tempo e centrati inpieno con proiezioni sulle elezioni di

g iugno”. E poi: “Sono inmolti a chiedere un mioimpegno: gente comu-ne, colleghi imprendi-tori, politici. Se dicessidi sì dovrei tirarmi daparte come editore: sa-rebbe per me una deci-sione gravosa. Anzi, semi consente l’a ggettivo,una decisione eroica.Mi auguro che quantosuccederà nelle prossi-me settimane possa al-lontanare da me questadecisione, questo ama-ro calice”. (...)Bologna, 23 novem-bre ‘93Al mattino un Berlu-sconi ancora in tuta daginnastica sale sull’ae -reo che lo porta a Casa-lecchio di Reno, vicinoa Bologna, per inaugu-rare un ipermercato.Dopo la cerimonia tie-ne una conferenzastampa al termine dellaquale, su specifica do-manda, dice che se do-vesse votare nel ballot-taggio a Roma sceglie-rebbe “senza esitazioni

Fini, esponente di quell’area mode-rata che si è unita e può garantire unfuturo al paese”. (...)Milano, 27 novembre ‘93Alle 14 su Rete4, al posto della previstapuntata della soap opera Sentieri vienetrasmessa integralmente la conferenzastampa tenuta il giorno prima da Ber-lusconi. Alle 22.40 anche Canale5 can-cella il film Donna d’onore, con SerenaGrandi, per mettere in onda l’i n t e rofaccia a faccia del Cavaliere con i gior-nalisti stranieri. Sono le prime provetecniche della nascente telecrazia.

I timori di Ciampi:

“Ebbi paura di un possibile

colpo di Stato”

D opo diciotto anni, sulle colonne diRepubblica, Carlo Azeglio Ciampiritorna sul tema delle stragi di mafia

del ‘92-‘93, anno in cui ricopriva la carica dipresidente del Consiglio. Ricordando la sera del27 luglio del 1993 afferma: “Oggi non esito a dirlo,ebbi paura che fossimo a un passo dal colpo diStato”. Nella notte delle bombe a Milano e a

Roma, il presidente emerito della Repubblicaricostruisce la concitazione di quelle ore erilancia: il Paese “ha diritto a sapere chi ordinòquelle stragi” per “evitare che quella stagione siripeta” e perché “senza verità non c'èdemocrazia”.Quelle parole non potevano non avere una econel dibattito politico, con il centrodestra che

attacca. Osvaldo Napoli domanda: “Se la vita dellaRepubblica ha versato in così grave pericolo,perché mai esso è stato taciuto per 18 lunghi einterminabili anni?”. E Cicchitto parla di“intenzionalità politica che è molto lontana daun’oggettiva ricerca della verità”. Dal Pd Veltroniripete: “Quelle non sono state solamente stragi dimafia”.

LO STATO DELLE STRAGI

I l procuratore nazionale Pietro Grasso gio-vedì scorso, nel giorno in cui è stato ricon-

fermato alla guida dell’Antimafia, intervenendo aFirenze al convegno per i 18 anni dalla strage divia dei Georgofili, ha detto: “Occorre dimostrarel’esistenza di una intesa criminale con un sogget-to anche politico in via di formazione, intenzio-nato a promuovere e sfruttare una situazione digrave perturbamento dell’ordine pubblico peragevolare le prospettive di affermazione politica,e l’esistenza di contatti riconducibili allo scambio

successivo alle stragi che deve comprendereda un lato l’appoggio elettorale e la richiestadi intervento sulla normativa di contrasto al-la mafia”. Sembra proprio l’identikit della ge-nesi di Forza Italia. Il giorno dopo Walter Vel-troni, in un’intervista a “Repubblica”, ha au-spicato si chiarisca subito “se davvero ci fu unpezzo di Stato dietro la morte di Falcone, Bor-sellino e delle stragi del ‘92 e ‘93”.

L’IDENTIKIT di Giampiero Calapà

Grasso e Veltronive n t ’anni dopo

3 novembre 1993, il presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro

È il mese del“non ci sto”

detto dalP re s i d e n t e

S c a l f a roe del nuovo

par titodel capo

dellaF i n i n ve s t

L’AGENDA NERAdella seconda

RepubblicaGIUSEPPE LO BIANCO

E SANDRA RIZZA

PA G I N E 450

CHIARELETTERE

PREZZO 15 EURO

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pagina 4 Domenica 30 maggio 2010

propria faccia su una manovrache sancisce la fine del suo otti-mismo a ogni costo. Intanto arri-vano critiche anche dai vescoviitaliani: “Il federalismo, senza es-sere ancorato a una crescita soli-dale, manca il suo obiettivo”, hadichiarato il presidente della Cei,cardinal Angelo Bagnasco.Quanto a Formigoni, il rapportocon la Lega è tradizionalmentebuono, ma non inossidabile. Ilpresidente ha fatto giurare i suoiassessori con rito padano (“Giu -ro di essere fedele alla Lombardianel rispetto della Costituzioneitaliana e nell’osservanza lealedello Statuto d’autonomia”). Ep-pure la Lega ci tiene a differen-ziarsi. Sta con il governatore pa-dano fintantoché questi accon-tenta le richieste del Carroccio,in un mutuo sostegno non privodi sospetti reciproci. Dice Salvi-ni: “La nostra alleanza con Formi-goni è solida. Ma siamo disposti arompere con chiunque si oppon-ga alla realizzazione del federali-smo”. Cose che si dicono? Co-munque Formigoni è avvisato.

Santo Versace, la loro abolizionetotale. Il testo della manovra, fi-nalmente disponibile dopo tregiorni di sintesi, annunci e chiac-chiere senza una formulazioneprecisa, ribadisce che sarannoabolite le province sotto i 220 mi-la abitanti.

TREMONTI. La domanda dafare, a questo punto, è: da cheparte sta Tremonti? Dal punto divista politico, certamente dallaparte della Lega. Ma dal punto divista dei conti, è davvero convin-to come i suoi amici e sostenitoridel Carroccio che il federalismosi possa fare a costo zero? O nonha invece innescato la manovra,con i suoi pesanti tagli alle Regio-ni, anche con l’obiettivo di to-gliersi dall’impiccio di doverspiegare a Umberto Bossi che ilfederalismo è cosa complessa, intempi di crisi come quelli chestiamo vivendo? Cattivi pensieri,visto l’asse Tremonti-Lega, fortis-simo anche in questi giorni, in cuiBerlusconi avrebbe fatto volen-tieri a meno di dover mettere la

Le proposte

alternative

di Marco Travaglio

I l primo intervento proposto da Travaglioconsiste in un’ulteriore tassazione del 10 percento dei soldi appena rientrati con lo scudo

fiscale. In secondo luogo, si potrebbe recuperare unavecchio disegno di legge, proposto nel 2007 e maiapprovato, che fissava una cauzione sulle impugnazioni.In questo modo si scoraggerebbero i ricorsi nei tregradi di appello, spesso presentati solo per prendere

tempo o per avvicinare la prescrizione, oppure sirenderebbero più remunerativi per le finanze delloStato. “Si potrebbe imporre un cip di 2 mila euro –scrive Travaglio – che rimane allo Stato se il ricorso sirivela infondato”. La terza proposta è la piùsemplice: “Basta copiare una legge penale tributaria ascelta fra quelle esistenti nel mondo, e gli evasorifinirebbero automaticamente in galera”. L’Italia, dal

2001 e dalla riforma tributaria realizzata dal governoAmato, ha una legislazione contro l’evasione tra le piùmorbide in assoluto. Basterebbe passare dalle “c a re z z eagli evasori” alle “manette agli evasori”, per ottenereun vero deterrente alla frode fiscale. “Negli Usa – peresempio – si celebrano 3 mila processi l’anno per reatifiscali e gli evasori detenuti sono migliaia: le penearrivano a 15 anni”.

LA LEGA VOTA TUTTOSPERANDO NEL FEDERALISMO

Ma nessuno sa quanto costerà e se si può davvero fare

di Gianni Barbacetto

Matteo Salvini, direttore diRadio Padania e leaderemergente della Lega,non ha dubbi: “Il Pdl? È

una strana bestia. Adesso Rober-to Formigoni se la prende con lamanovra economica, dice chetaglia i soldi alle Regioni e dun-que impedisce il federalismo.Non è vero, e lui lo sa. La pole-mica di Formigoni non è controla Lega, ma tutta dentro il Pdl.Non so quali siano i suoi obiet-tivi: per quanto mi sforzi, nonriesco proprio a capirli”. Eppurelui, il “Celeste”, presidente dellaLombardia per la quarta volta, leaveva cantate chiare: “La mano-vra varata dal governo mette il fe-deralismo a rischio. Le Regionidovranno sopportare il 45 percento del carico dei tagli, 10 mi-liardi in due anni su un totale di24”. E ancora: “Occorre ripartirei tagli diversamente”. Come a di-re: cari amici della Lega, caroGiulio Tremonti, caro Silvio Ber-lusconi, pensateci bene. Questavostra manovra ci indebolisce,lascia i “gover natori” – e noi delcentrodestra più degli altri –esposti a ogni critica e al rischiodi una grave perdita di consenso:saremo noi, in queste condizio-ni, a dover tagliare i servizi ai cit-tadini.

GUERRA CIVILE. “È una po-lemica interna al Pdl, quella diFor migoni”, ribadisce Salvini.“Per una ragione semplice: il fe-deralismo non costa una lira inpiù. Sposta solo le risorse da Ro-ma ai territori. Dunque non hasenso urlare che il federalismo è arischio. Il federalismo si farà: an-zi, i momenti di crisi sono quelliin cui si può prendere più forza efare le riforme più coraggiose”. Ilquotidiano della Lega, la Padania,lo ribadisce da giorni e ieri, saba-to, lo ha scritto esplicitamentenel suo titolo d’apertura, in pri-ma pagina: “Il federalismo acce-lera. Anche la gente lo vuole”. Esubito sotto: “Calderoli: a giugnoi decreti su costi standard in sa-nità e autonomia impositiva”. Bi-sogna correre, dicono in coro iministri padani: “Non sono d’ac -cordo con Formigoni. La mano-vra è una sfida, uno stimolo pera c c e l e ra re ”, dichiara il ministrodell’Interno Roberto Maroni. ERoberto Calderoli, ministro dellaSemplificazione, preme l’accele -ratore sui decreti attuativi: “Biso -gna portare a giugno, oltre al de-

creto legislativo sull’autonomiaimpositiva degli enti locali, an-che quello sui costi e i fabbisognis t a n d a rd ”. Lo scontro, evidente-mente, è tra chi ritiene che il fe-deralismo abbia un costo e chedunque sia irrealizzabile ora –

mentre la manovra fa stringere lacinghia proprio e soprattutto alleRegioni – e chi invece è convintoche si trasferisce quel che c’è, ese è meno non importa: si trasfe-rirà alle Regioni quel poco chec’è. Tanto, le Regioni che interes-

sano alla Lega sono comunque lepiù ricche d’Italia: Lombardia,Veneto, Piemonte... A soffriredavvero saranno quelle più pove-re. Intanto i leghisti difendono leProvince, mentre i deputati finia-ni del Pdl propongono, dalle pa-

gine del Secolod’Italia e conpor tabandie-ra il deputato

LACRIME E SANGUE

MISURE ANTI-DEPRESSIONE

Con questi tagli si torna agli anni Trentadi Vladimiro Giacché

N ell’estate del 2009 il recupero degliindici borsistici iniziato a marzo sem-

brava ormai consolidato e l’intera finanzainternazionale poteva tirare un sospiro disollievo per lo scampato pericolo. Autoridi questo miracolo, che aveva impedito almondo di precipitare in una secondaGrande Depressione, erano, a giudizio ditutti, gli Stati e le Banche centrali. Coninterventi di entità senza precedenti, acominciare da massicce nazionalizzazio-ni di banche e assicurazioni. Questoneo-interventismo statale fu in partefrainteso come “ke y n e s i a n o ” ( m e n t renon si trattava di investimenti pubblici perrilanciare la domanda aggregata, ma disemplice socializzazione delle perdite), ediede luogo anche a polemiche sui rischidi un ritorno in grande stile dell’inter ventopubblico nell’economia. Già allora ebbi ascrivere che si trattava di polemiche fuoribersaglio: “Le cose stanno diversamente.La gigantesca trasformazione di debitoprivato in debito pubblico, se non è riu-scita né a ridurre l’entità complessiva deldebito né a rianimare l’economia, puòporre le premesse di un’ulteriore crisi deldebito: quella, appunto, del debito pub-blico, o – come si dice in gergo – s ov ra n o ;con uno Stato costretto a impegnare ri-sorse che non ha e oltretutto privato dallastessa crisi delle entrate fiscali necessarieanche solo a sostenere la normale am-ministrazione. A questo punto il risulta-to… sarebbe una pesantissima crisi fi-scale dello Stato, un’ulteriore drastica ri-duzione del suo ruolo nell’economia e ilcampo libero lasciato alle grandi multi-nazionali private… Se così accadesse,del welfare resterebbe ben poco” ( i n t ro d .a K. Marx, Il capitalismo e la crisi, De-riveApprodi, 2009, pp. 49-50).È quanto sta accadendo sotto i no-stri occhi. Siamo entrati nella secondafase della crisi, che investe il debito pub-blico. E siccome nell’occhio del ciclone c’è

l’Eurozona (anche se le potenzialità dicontagio vanno ben oltre i suoi confini),finalmente i paesi europei si trovano d’a c-cordo su qualcosa: bisogna abbattere ildebito pubblico. Come? Essenzialmentetagliando le spese, riducendo le presta-zioni sociali (assistenziali e pensionisti-che) e gli stipendi del settore pubblico.È opinione diffusa che si tratti di qual-cosa di necessario e inevitabile. FinancialTimes del 10 maggio: “Gran partedell’Unione europea vive al di sopra deisuoi mezzi”, e “se gli europei non ac-cettano misure di austerità adesso, pro-babilmente dovranno affrontare qualco-sa di più scioccante: default del debitosovrano e collassi bancari”. WashingtonPost dello stesso giorno: “Quanto stiamovedendo in Grecia è laspirale della morte delwelfare state... Ogninazione avanzata, in-clusi gli Stati Uniti, de-ve affrontare la stessaprospettiva... I proble-mi sorgono da tutte leprestazioni assisten-ziali (indennità di di-soccupazione, assi-stenza agli anziani, as-sicurazioni sanitarie)oggi garantite dagliStati”. Il Sole 24 Oredel 15 maggio (artico-lo di Alberto Orioli): “Ilwelfare state del Vec-chio continente si scopre vecchio come lasua patria. E insostenibile”. Va messo ingioco “il costoso sistema di protezionesociale pubblica (che ormai aveva inclusoanche la gestione dei posti di lavoro sta-tali) che ha incarnato per quasi due secolil’anima stessa del modello economicocontinentale. Pubblici dipendenti, pensio-nati e pensionandi da antichi referenti diun’Europa politica costruita tra un pe-renne compromesso tra Stato e mercatoe tra individuo e società si sfarinano [?] di

fronte ai colpi della crisi finanziaria cherischia di diventare crisi di moneta e poicrisi di nazioni”.Le stesse opinioni pubbliche, dando pro-va di una pazienza francamente ecces-siva, sembrano pronte a inghiottire questi“sacrifici necessari” senza neppure chie-dersi come mai due anni fa, quando gliStati sborsavano migliaia di miliardi persalvare banche e società finanziarie, nes-sun Panebianco levasse il suo indice ac-cusatore contro il “socialismo della spe-sa”.Dalla teoria alla prassi. Dopo le mi-sure draconiane adottate in Grecia (tagliodel 16 per cento dei salari del settorepubblico), tagli della spesa sociale e deglistipendi pubblici vengono proposti ovun-

que: dalla Francia (con-gelamento per 3 anni)alla Germania (pianodi austerity per 10 mi-liardi), dall’Irlanda alPortogallo, passandoper Spagna (taglio de-gli stipendi del 7 percento) e Italia (mano-vra da 25 miliardi).Senza dimenticare laRomania, che nell’e u rodeve ancora entrarema è già la prima dellaclasse, con un taglio deisalari pubblici del 25per cento.Il fatto stesso c he

queste misure siano adottate da moltiStati assieme dà ad esse una parvenza diinevitabilità e legittimità. Invece questogenere di misure, per dirla con Talleyrand,“è peggio di un delitto: è un errore”. Unerrore che potrebbe costare davvero ca-ro. Perché la sola vera arma letale ingrado di abbattere il debito pubblico di unPaese – lo ha opportunamente ricordatoFrancesco Giavazzi – è la crescita eco-nomica: che comporta aumento delle en-trate fiscali e minori spese per misure di

assistenza (alle imprese e alle famiglie).Se non c’è crescita, se il Prodotto internolordo anziché crescere diminuisce, è ine-vitabile che cresca il rapporto tra deficit epil (perché si tratta, appunto, di un rap-porto) – e quindi anche lo stock del de-bito. E se si adottano misure di restrizionedella finanza pubblica per abbattere ildeficit in una situazione in cui la crescitagià non c’è, il risultato inevitabile sarà unarecessione. Perché, in una situazione didisoccupazione già elevata per i licen-ziamenti nel settore privato, e quindi diminori consumi, si avrà una deflazionesalariale anche sul lato del pubblico im-piego. Immaginiamo ora che queste mi-sure vengano adottate contemporanea-mente da tutti i Paesi di una regione delmondo. In tal caso lo scenario sarà pro-babilmente depressivo: per il semplicemotivo che il calo della domanda internain ciascun Paese si tradurrà anche in uncalo delle esportazioni reciproche traquesti Paesi.In concreto: tagli contemporanei allaspesa pubblica come quelli ipotizzati, so-no tali da infliggere un colpo formidabile auna domanda interna europea che è giàboccheggiante. E quindi da stroncare ipochi sintomi di ripresa economica chequa e là cominciano ad avvertirsi. In que-sto senso, oggi stringere la cinghia signi-fica anche stringere un cappio al collodella ripresa.Non si tratta di una possibilità,ma di una certezza. Si può affermarlo,perché questo in Europa è già avvenuto:negli anni Trenta del secolo scorso. Ancheallora la crisi allora conobbe due fasi. Laprima iniziò con il crollo della Borsa diWall Street dell’ottobre del 1929, cui se-guì una ripresa che condusse nel 1930 imercati azionari a recuperare il 60 percento delle perdite. Poi fu la volta dell’E u-ropa: dove l’avvitarsi delle economie nellaspirale delle difficoltà economiche, confallimenti bancari a catena (a partire daquello dell’austriaco Credit Anstalt) e po-litiche deflazionistiche controproducenti,diede inizio alla seconda e più dramma-tica gamba della crisi, innescando unadepressione mondiale destinata a risol-versi soltanto con la Seconda guerramondiale .

È sempre piùdiffusa la stranaidea chela soluzionealla crisi siac a n c e l l a relo Stato sociale

Salvini: “Il Pdl?Strana bestia.Formigoni se laprende con lamanovra maquel che dicenon è vero”

Matteo Salvini della Lega nord (FOTO ANSA)

L’accerchiamento visto da Marilena Nardi

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di Mario Seminerio

I n questi giorni il tema cheappassiona maggiormente

analisti ed editorialisti politiciè l’immagine di un Berlusconiormai commissariato dal suoministro dell’Economia, perqualità e quantità della mano-vra correttiva che Tremontiha svelato (forse) al mondo.

L’or iginalee la copia

Il premier, che ha passato gli ul-timi anni a promettere che conlui l’Italia cesserà di essere uno“Stato di polizia tributaria”, de-ve gestire l’ormai palese incli-nazione tremontiana a fregar-sene altamente del primato delcittadino, sovraordinandoglila Pubblica amministrazione,in quella che potrebbe essereribattezzata l’operazione “as -servire il popolo”. Dopo il so-stanziale congelamento dellariforma della Pubblica ammini-

strazione, che rischiava nien-temeno di far sorgere diritti incapo ai sudditi, la prima formu-lazione della manovra parla diinversione dell’onere dellaprova nei rapporti tra contri-buenti e fisco, con i primi co-stretti a dimostrare al secondodi aver pagato le tasse, e nonviceversa. Già questo baste-rebbe per invocare il ritorno diVincenzo Visco, perché è co-munque meglio l’or iginaledell’imitazione; ma è l’ipotesidi reintrodurre misure di trac-ciabilità dei pagamenti, secon-do l’idea dell’ex ministro delleFinanze, che metterebbe unabella pietra tombale sul sedi-cente liberalismo fiscale diBerlusconi. L’obbligo di trac-ciabilità per transazioni in con-tanti superiori a 3 mila euro, ri-spetto alla soglia draconiana di100 euro prevista dall’ultimogoverno Prodi, se confermato,sarebbe un limite pressochésimbolico e del tutto inefficaceper contrastare l’evasione, so-prattutto se non affiancato da

obblighi quali la gestione tele-matica dell’elenco di clienti efornitori. Inefficacia a fini delgettito, ma massimo danno alsimbolismo da Tea Party fuor itempo massimo del premier.Vi ricordate le campagne di Li -b e ro e del Giornale, tre anni ad-dietro, a difesa delle vecchiet-te costrette a pagare il panecon un bancomat di cui nonricordano il codice? È interes-sante questa nemesi storica equesto percorso di risveglioalla realtà di una coalizioneche è partita dal poujadismo esta arrivando al redditometrod u e - p u n t o - z e ro .

Reg ionie dispersioni

Altra ipotesi prodiana è poi lamega-fusione tra enti previ-denziali, che sta rapidamentediventando un ev e r g re e n dellanostra classe politica, un po’come gli asili nido e la soppres-sione dei mitologici enti inuti-

li, che alla fine non risulteran-no tali. Il blocco dei rinnovicontrattuali del pubblico im-piego metterà una pietra tom-bale sul principio di incentiva-zione di produttività e merito-crazia, e una spruzzata di de-magogia populistica verrà conil taglio delle retribuzioni deidirigenti pubblici più “r icchi”.Al momento manca ogni ipo-tesi di razionalizzazione deicentri di spesa e procurementdella Pubblica amministrazio-ne, che restano frantumati eframmentati, e dietro ai quali sinasconde l’“i d ra ” della spesapubblica, al netto delle variecricche. Bisognerebbe chie-dersi perché sono lustri che sifavoleggia di creare centralid’acquisto regionali per la Sa-nità, la cui spesa evidenzia in-dici di dispersione territorialedel tutto patologici (rectius:delinquenziali), eppure nulla èmai stato fatto al riguardo,mentre bisognerebbe chequalcuno spiegasse a Bossi eCalderoli che tutto quello che

è stato fatto finora dal governova in direzione diametralmen-te opposta alla creazione di unfederalismo fiscale.

Le riformestr utturali

Indipendentemente dal detta-glio della manovra – che mutadi ora in ora e continuerà acambiare nonostante la firmadi Berlusconi – e tra documen-

ti rimossi dal portale del mini-stero dell’Economia e proce-dure inusuali, quello che appa-re evidente è che anche a que-sto giro il Paese non potrà con-tare su riforme di struttura, ca-paci di stimolare la crescita.Nella migliore delle ipotesiavremo un remake sbilencodelle misure di Prodi e Visco,con abituale diluvio retoricocapezzoniano sulla “s i n i s t rache rema contro”. Chissàquando a Palazzo Chigi-Grazio-li ci si renderà conto che è cam-biato il mondo, nel senso che lacrisi ha lasciato come cicatriceprofonda una riduzione per-manente del potenziale di cre-scita. Non è un caso che i mer-cati stiano prezzando l’enne -simo gradino nel differenzia-le tra Btp e Bund, giunto or-mai a 1,4 punti percentualisulla scadenza decennale. Ag-giungiamo l’inevitabile dilui-zione dei provvedimenti e ilrisultato sarà qualcosa più diun’alzata di sopracciglio daparte dei mercati.

L’Anm: “Il dl ha un valore

punitivo per i magistrati

ed è anticostituzionale”

I l presidente dell’Associazione nazionalemagistrati, Alfonso Amatucci, haannunciato ieri la sua decisione di andare in

pensione dopo le misure contenute nella manovra.“Oggi ho presentato la mia domanda dicollocamento a riposo – ha spiegato durante lariunione del comitato direttivo centrale – lamagistratura è trattata peggio del resto del pubblico

impiego. Questa manovra ha un valore punitivo per imagistrati, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso.Non sarò il solo a presentare una domanda delgenere, il timore di un esodo di massa è molto serio.Tutto questo sa di frode, e non è bello subirla daparte di uno Stato per cui si è dato il sangue e alcunihanno dato anche la vita. Deve arrivare questomessaggio: avete esagerato”. Gli esponenti di

Magistratura Indipendente, invece, non hanno votatoil documento messo a punto nella riunione di ieri,perché avrebbero preferito una presa di posizioneancor più dura contro la manovra economica, che,secondo loro, “realizzerà una grandissima ingerenzanel trattamento economico dei magistrati e metteràin pericolo immediato l’indipendenza stessa dellamagistratura. È una chiara scelta politica”.

di Sara Nicoli

Non ci voleva mettere lafaccia. È racchiuso tuttoqui il “g iallo” della firmadella manovra da parte

del presidente del Consiglio:tentare in tutti i modi di far ri-cadere su qualcun altro – ovve -ro Tremonti, che ieri se l’è presacon i retroscenisti di Palazzo,augurandogli un “buon weekend del 2 giugno” – la respon-sabilità di misure di correzionedei conti che lo stesso GianniLetta ha descritto come “pienedi sacrifici” e “lacrime e san-gue”. E ci ha provato fino all’ul -timo a tentare di sfuggire allesue responsabilità. Si è persinopresentato al Quirinale senza lecarte, l’altra sera, proprio peravvalorare il fatto che lui nonc’entrava nulla, che si era “oc -cupato di tutto Tremonti”e che,dunque, lui non conosceva nep-pure bene alcuni dettagli del te-sto. Una bugia. “D’altra parte –avrebbe detto Berlusconi a Na-politano – io sono il presidentedel Consiglio, ho delegato il mi-nistro competente”.Ecco, Napolitano è ormai av-vezzo a sopportare queste pic-cinerie di Berlusconi, ma pareche l’altra sera la sua espressio-ne si sia fatta particolarmentesevera quando ha chiesto di ve-dere il testo della manovra e Ber-

lusconi gli ha risposto “non cel’ho”. C’è voluto un po’ pr imache Napolitano capisse qualierano le vere intenzioni del pre-mier, ovvero non firmare la ma-novra correttiva per non esserecostretto a smentire, con i fatti, isuoi migliori slogan tipo “nonmetteremo le mani in tasca agliitaliani”mentre la manovra ce lemetterà eccome. Un esempiotra i più eclatanti: il taglio del 10per cento agli enti locali conpossibile reintroduzione dinuovi ticket sanitari a discrezio-ne delle Regioni: se non è que-sto il “mettere le mani in tasca”,allora cosa? Ecco perché volevascaricare tutto sulle spalle delministro dell’Economia, evitan-do l’oscillazione verso il bassodei suoi sondaggi sul consensoche controlla in modo compul-

sivo negli ultimi tempi, ma Na-politano non gli ha dato tregua:non si è mai visto, avrebbe sot-tolineato con forza il capo delloStato, che una manovra di bilan-cio non venga firmata dal pre-mier. E comunque, ha poi mi-nacciato, fino a quando il docu-mento è senza firma, io non loguardo, perché per me non esi-ste. Ieri mattina, dunque, la sigladi gran fretta di Berlusconi sullamanovra e l’immediato invio alQuirinale. Che già aveva fattotrapelare preoccupazione ri-spetto alle voci su un nuovocondono edilizio (che Napolita-no non avrebbe voluto) nonchéai nuovi tagli alla magistraturache hanno convinto l’Amn ascendere sul piede di guerra mi-nacciando lo sciopero. Ora, co-munque, è attesa la valutazionedel Colle sull’articolato, anchese Napolitano ha ben pochimargini di intervento, trattan-dosi di una manovra fatta di tagli(dove, dunque, la coperturaeconomica non è un elementodirimente) e dove sarà difficileravvisare elementi di incostitu-zionalità. Ma la preoccupazioneresta. Perché, per dirla con DiPietro, i tagli previsti sono tali etanti da non far presagire nulladi buono sul fronte sociale: “Te -mo che le tensioni possano sfo-ciare in un’autentica rivolta so-ciale”, ha infatti commentato il

LACRIME E SANGUE

Li chiamavano “D ra c u l a ”, ora li copianoDALLA TRACCIABILITÀ ALLA PREVIDENZA, SI VA VERSO IL REMAKE DI PRODI-VISCO

ECCO PERCHÉB. NON VOLEVA

METTERCI LA FACCIAColpiti Sanità, Enti locali e giudici

Bersani: “Ai limiti della Costituzione”

Gli stipendi deiministri nonparlamentaridecurtati del 10%Peccato che soloGalan sia fuoridal Parlamento

Il presidente Napolitano insieme con Silvio Berlusconi (FOTO ANSA)

leader Idv.Anche Bersani è stato durissi-mo: “Questa manovra è il fruttoingiusto di due anni di bugie, edi una politica economica dis-sennata, che ci ha ridotto gli in-vestimenti e quindi abbassato lacrescita; il Consiglio dei ministrinon si sa bene che cosa abbia ap-provato, dopodiché queste car-te finiscono in mano a non si sachi, vengono rimaneggiate pri-ma di essere portate alla presi-denza della Repubblica; mi pare– accusa – che siamo ai limitiestremi del quadro costituzio-nale”. Insomma, un caos. Chespiega i timori di Berlusconi e ilsuo tentativo di sfuggire alle re-sponsabilità di un correttivo deiconti che, per altro, è davvero“lacrime e sangue”.Facendo conto dell’ultimabozza del testo, è previsto ilblocco del rinnovo e degli au-menti contrattuali per i dipen-denti pubblici con possibileblocco anche del turn over, lacancellazione per due anni didue finestre (oggi sono quattro)per il pensionamento di vec-chiaia, tagli alla sanità e agli entilocali del 10 per cento, tagli del10 per cento agli stipendi deimanager pubblici e a quello deiministri “non parlamentari”:una misura che colpisce solo illeghista Galan, perché tutti glialtri ministri sono parlamentari.

Il premier:“L’Italia cesseràdi essere unoStato di poliziatributaria”Ora deverimangiarselo

LA FORZATURA“irrituale” col QuirinaleI l tentativo di Berlusconi di firmare la Finanziaria dopo il

parere del presidente Napolitano, “è un’irritualità che di-mostra l’indecisione in merito a un decreto sul quale è estre-mamente esposto e che non ha potuto verificare totalmen-te”. Secondo Fulco Lanchester, professore di Diritto costi-tuzionale ed ex preside della facoltà di Scienze politiche deLa Sapienza di Roma, “Berlusconi ha tirato per la giacchettaNapolitano, cercando di coinvolgerlo in una decisione chenon gli compete”. Che informalmente il premier possa chie-dere un parere al Colle sul decreto non è un problema, maLanchester è stupito dalla pubblicizzazione dell’indecisione:“E’ evidente la ricerca di maggiore consenso, che Berlusconinon ha trovato politicamente, e che ha quindi cercato in unorgano costituzionale di controllo interno. E’ stata una mos-sa tattica per allargare le responsabilità. Ma la presidenza del-la Repubblica deve restare garanzia dell’unità nazionale enon si sarebbe quindi potuta esporre su un provvedimentocome questo che contiene elementi economici che andran-no ad incidere pesantemente sulla coesione sociale”.

(Cat. Per.)

E poi, ancora, il “disboscamen -to”degli enti inutili con un “r ior-dino” di quelli previdenziali”.Tra le misure anche la riduzionedei costi della politica, con unasforbiciata del 10-15 per centoalle indennità dei parlamentari,ma non certo al loro stipendiobase, una blanda lotta all’e vasio-ne fiscale e un’altrettanto legge-ra caccia ai falsi invalidi. Tuttecose che Bersani ha bollato co-me “spettacolo inverecondo” eche, invece, secondo il portavo-ce del governo, Paolo Bonaiuti,altro non sono che tagli alle spe-

se che favoriscono lo sviluppo:“Altro che giochetti – ha chiosa-to – come dice il segretario delPd”. Ne vedremo ancora dellebelle, soprattutto all’inter nodella maggioranza, perché mol-ti dei tagli previsti potrebberorallentare drammaticamentel’avvio del federalismo fiscale equesto rende Bossi molto ner-voso. E’ probabile che Napolita-no renda noto il proprio parereagli inizi della prossima settima-na, ma ormai la frittata è fatta. Esi capisce perché Berlusconinon voleva metterci la faccia.

Page 6: Il Fatto quotidiano - 30 Maggio 2010

pagina 6 Domenica 30 maggio 2010

di Ferruccio Sansa

“S tiano lontano dalla miagente, soprattutto dagli

anziani e dai bambini. Fino aquando non imparerannoquel valore che non conosceconfini di nazionalità, religio-ne e tempo: il rispetto per laper sona”. Parole che diso-rientano, soprattutto se a scri-verle è un sacerdote. Di più: ilparroco di Cornigliano, unodei quartieri storici della Ge-

nova operaia. Don Valentino Porcile è un sacerdote gio-vane, un tipo “aper to”, secondo i parrocchiani. Destinataridella sua lettera i carabinieri, il questore e il sindaco MartaVincenzi. Un messaggio che non racconta solo di un quar-tiere, ma anche delle difficoltà di integrazione di tantecittà. Del terreno dove il seme della Lega si sostituisce allasinistra. E di una chiesa che tenta di mettere insieme mes-saggi diversi, come quelle parole “f ra t e l l i ” e “zingar i”. Scri-ve Don Valentino: “Questi fratelli zingari – che fino a pocotempo fa hanno sempre trovato la porta aperta e un aiuto– andrò io a trovarli dove vivono per portar loro l’aiuto dicui hanno bisogno. Personalmente non mi stancherò digettare ponti tra loro e chi, a torto o a ragione, li sente cosìdiver si”. Però… però, aggiunge il parroco, nelle ultimesettimane si sono verificati “ripetuti fatti di violenza dialcuni zingari maggiorenni e minorenni, rapine, aggres-sività nei confronti di anziani, atteggiamenti di sfida chehanno sfiorato l’aggressione fisica al sottoscritto”. Abba-stanza per chiedere ai nomadi, in una lettera pubblica, distare lontani da una chiesa? “Ho sempre aiutato tutti econtinuerò a farlo, senza distinzione di nazionalità, reli-gione e condizione sociale. Finché sono entrati per chie-dere aiuto hanno trovato la porta e il cuore aperti. Seentrano per servirsi da soli, però cerchiamo di d i fe n d e r c icome possibile. Ora sono anche aggressivi, e questo èinaccetta bile”.I genovesi si dividono tra chi mette l’accento sull’acco-glienza e chi invece sul bisogno di affrontare la questionedelle sicurezza. Ma la maggioranza si è schierata con ilparroco di Cornigliano. Basta visitare il sito del quotidianoIl Secolo XIX per rendersene conto: l’86% degli intervenuticoncordano con il sacerdote. I toni di chi lascia messaggisono i più diversi. Alcuni pacati. Altri duri. Qualcuno raz-zista. “Sicuramente – sostiene una lettrice – il parroco saràattaccato da tutti i sinistroidi benpensanti e soprattuttoperbenisti, che difendono gli zingari in quanto popolonomade dedito alla lavorazione del rame. Ma finiamola diraccontare storielle del genere! Sono ladri”.Pino Petruzzelli, regista genovese autore del libro Non chia-marmi zingaro, da anni vive a contatto con i nomadi. Leparole di don Valentino proprio non lo convincono: “Bi-sogna vedere se le persone di cui parla il parroco sonodavvero rom… perché in questa Italia super-garantista irom sono sempre colpevoli sulla parola. Soprattutto, però,se un bambino piange bisogna capire perché piange. Chivive abbandonato sotto un ponte è impossibile che nonabbia problemi. Ma la gente sa che cosa è davvero uncampo rom dove trecento persone sono costrette a viverecon un solo bagno? Dobbiamo assumerci le nostre respon-sabilità: possiamo accettare o cacciare i nomadi, ma nonlasciarli vivere così e poi accusarli di reati”. E la lettera didon Valentino? “Una persona che dice di avere radici cri-stiane forse farebbe bene a dosare meglio le parole”.

Sprechi pubblici da 1,5

miliardi per “errata”

distribuzione di farmaci

S e le Asl e e gli ospedali avessero distribuitodirettamente – e non tramite le farmacie – ipreparati destinati ai malati cronici, tra il

2004 e il 2008 si sarebbero risparmiati oltre 1,5 miliardidi euro. Una cifra enorme. E un enorme spreco didenaro pubblico, quello stanato del Nucleo SpecialeSpesa pubblica della Guardia di Finanza (comeriportato ieri dal quotidiano Il Sole 24 Ore) cheha

monitorato le spese di 165 Asl e ospedali in 19 regionisui farmaci per la continuità terapeutica. Il verdetto èchiaro: è stato individuato un maggiore esborso acarico del Sistema Sanitario Nazionale per la mancataattuazione delle misure di contenimento della spesafarmaceutica. E il verdetto è stato “girato” dallaGuardia di Finanza alla Corte dei Conti: segnalate perdanno erariale ben 225 amministrazioni locali. La

distribuzione dei farmaci “senza intermediari”, quindipiù economica, non è stata messa in opera in molteregioni, ma come sempre c’è chi si distingue. Il mancatorisparmio più alto è avvenuto in Lombardia con 376milioni, seguito dal Lazio con 308 milioni, Sicilia (208) ePiemonte (141). L’Umbria ha sprecato solo 3 milioni enessun suo amministratore di nessuna Asl è statosegnalato alla magistratura contabile.

UN INCIAMPO OGNIDUECENTO METRI

Su 19 chilometri della Salerno-Reggio Calabriasono previste ancora 85 revisioni del progetto originario

di Daniele Martini

Sui 19 chilometri e 600metri del VI macrolottodella Salerno-Reggio Ca-labria fino all’uscita di

Scilla sono in corso la bellez-za di 85 “Revisioni nuovip re z z i ”. In pratica è spuntatoun inciampo ogni 200 metriin media, qualcosa di nonprevisto dalla progettazioneoriginaria curata dal diretto-re Anas Massimo Averardi,già amministratore di Bonifi-ca poi passato in forze allasocietà pubblica delle strade.E ogni inciampo comportauna correzione del progettoe del contratto, un cambiodel piano dei lavori e dei tem-pi di realizzazione, l’aper turadi un confronto tra l’Anas e icostruttori (Impregilo piùCondotte), e alla fine una re-visione prezzi, appunto.È da 7 anni che va avanti co-sì; nel frattempo è statocompletato appena il 2 percento dell’o p e ra .Su questa autostrada che ri-schia di essere finita nell’a n-no del mai, il ministrodell’Economia, Giulio Tre-monti, vorrebbe imporre unpedaggio. A riprova che nonsempre repetita iuvant, cioènon è detto che battere e bat-

tere su un chiodo sia una fac-cenda ragionevole. Già nelpassato governo di Silvio Ber-lusconi – quello dal 2001 al2006 – Tremonti provò, in-fatti, a far pagare automobi-listi e camionisti, salvo poi fa-re rapidamente dietro frontdopo essersi accorto che lafaccenda era non solo inop-portuna per mille motivi, maanche di difficile se non im-possibile realizzazione da unpunto di vista tecnico e dellapolitica dei trasporti. Ora ciriprovano, ma non è azzarda-to prevedere che finiscanoper fare un secondo buconell’acqua. Introdurre di bot-to un sistema di pedaggi suun’autostrada già costruita èpiù semplice da dire che dafare, soprattutto se quell’a u-tostrada è la Salerno-Reggio,uno dei tratti più complicatie difficili d’E u ro p a .Per riscuotere il pedaggio civogliono i caselli e realizzarei caselli di per sé non sarebbedifficile, anzi, ma sarebbe ne-cessario rivedere il progettoper l’ennesima volta, modi-ficare ancora il piano dei la-vori, ridiscutere i prezzi e rin-viare i tempi di ultimazione.Cioè bisognerebbe se nonproprio ricominciare dacca-po, quasi. Già in occasione

del precedente tentativo tre-montiano di introdurre il pe-daggio, l’Anas commissionòriservatamente uno studioper capire che cosa sarebbesuccesso, arrivando alla con-clusione che non ne valeva lapena. Sulla base dei dati dipercorrenza, si resero contoche l’operazione sarebbe ri-sultata remunerativa solo nelbreve tratto tra Salerno e Bat-tipaglia, non oltre, perché iltraffico sia leggero (auto) siapesante (camion) è scarso,soprattutto d’inverno. In al-cuni tratti, inoltre, soprattut-to nella zona della deviazionemontana intorno a Cosenzavoluta a suo tempo caparbia-mente dal ministro socialistaGiacomo Mancini, la distan-za tra un’uscita e l’altra è mi-nima. Per introdurre i casellicon qualche principio di ra-zionalità molte uscite an-drebbero quindi soppresse ei comuni si oppongono, an-che con buone ragioni dal lo-ro punto di vista.Inoltre, sempre nello stessotratto non esiste una viabilitàalternativa all’autostrada equindi per spostarsi da unpaese all’altro la gente do-vrebbe pagare per forza unpedaggio, condizione esclu-sa sia dal buon senso sia dalleleggi vigenti. Per lo stessomotivo, cioè l’assenza di unaviabilità alternativa, anni fa fubocciata la proposta di intro-durre pedaggi sul raccordocon Potenza. E sempre per lostesso motivo tutte le volteche l’Anas e il ministero delleInfrastrutture hanno propo-sto la nuova autostrada tra Ci-

vitavecchia e Rosignano(idea poi infilata nel cassetto)hanno sempre dovuto ragio-nare assicurando un traccia-to alternativo, spesso indivi-duato nella statale Aurelia.Con questi presupposti, ivantaggi ipotizzati dall’i n t ro-duzione dei pedaggi si po-trebbero alla fine rivelare pa-recchio inferiori ai costi e al-le spese per lo Stato e l’Anas.Con i pedaggi il governo dicedi voler risparmiare sui tra-sferimenti all’ente delle stra-de, mentre l’Anas vorrebbefare cassa tentando di ren-dersi finanziariamente piùautonoma. Ma alla fine delgioco ci guadagnerebbero,forse, solo i general contrac-tor, mentre i tempi di realiz-zazione si allungherebberoancora e quindi non ci gua-dagnerebbero né i cittadininé le casse pubbliche.Proprio la riduzione dei tem-pi di realizzazione della Saler-no-Reggio, invece, dovrebbestare in cima ai pensieri delgoverno. Quell’autostrada èdiventata un cantiere infini-to. I primi lavori di riammo-dernamento risalgono addi-rittura alla fine degli anni Ot-tanta, mille miliardi di lireper mettere in sicurezza al-cune gallerie, consolidarescarpate contro la caduta deimassi, revisionare la tenutadei viadotti. Alcuni anni do-po dissero che quegli inter-venti non erano sufficienti epensarono di rifare di sanapianta l’opera insistendo, pe-rò, sullo stesso tracciato. Nel1997 i lavori furono affidati aditte medio-grandi, come To-

dini e Toto, mapoi, dopo l’a p p ro-vazione della leg-ge Obiettivo, nel2003 subentraro-no i general con-t ra c t o r.Dissero che così sisarebbero accele-rati i tempi. Sonopassati 7 anni esiamo ancora lì.

CRONACHE

Tremonti torna aparlare di pedaggi, mal’Anas ha dimostratoche l’operazionenon è remunerativa

Il parroco genoveseche non vuole vedere

i rom in chiesa

Cantieri sulla Salerno-Reggio Calabria (FOTO EMBLEMA)

Una donna chiede la carità (FOTO EMBLEMA)

Page 7: Il Fatto quotidiano - 30 Maggio 2010

Domenica 30 maggio 2010 pagina 7

Finmeccanica,

interrogato

Nicola Di Girolamo

S otto torchio l’ex senatore NicolaDi Girolamo che, secondol’accusa, sarebbe uno degli

ideatori dell’alleanza fra il gruppo diGennaro Mockbel e Finmeccanica.Interrogato ieri mattina dal procuratoreaggiunto Giancarlo De Cataldo, sarànuovamente ascoltato alla fine della

settimana prossima per chiarire i contornidell’operazione “Digint”, la societàfantasma con sede in Lussemburgo su cuisarebbero confluiti 8 milioni di euro. DiGirolamo dovrà spiegare perchéconsiderava questa holding, che prevedevauna “delega” da parte di Finmeccanica perla cessione del restante 51%, “un fiore

all’occhiello che consentirà a tutti di fare unsalto di qualità”. Parole pronunciatedurante un incontro nello studio di Mobkelai Parioli, oggetto di un’i n t e rc e t t a z i o n eambientale stralciata dall’inchiesta Fastwebe confluita in quella su presunti fondi neri diFinmeccanica, costituiti a Singapore e HongKong. R.d.G .

F&M IN LIQUIDAZIONEIl giornale acquistato da Danilo Coppola

quattro anni fa rischia ora la chiusura

di Umberto Benso

Non c’è solo Bim a unire Da-nilo Coppola a Franca Se-gre e Carlo De Benedetti.Dopo l’indagine della ma-

gistratura sul finanziamento da150 milioni concesso dalla ban-ca dei Segre all’immobiliar istadi Borgata Finocchio, entra ingioco anche il quotidiano Finan -za&Mercati, per il quale la signo-ra Silvia Necci, moglie di Cop-pola, ha appena deliberato la li-quidazione. Dopo quattro annidi crisi e nomi illustri al coman-do, il giornale, comprato nel2006 dal fondatore Osvaldo DePaolini, proprio grazie alla me-diazione dei commercialisti diDe Benedetti e nello stesso me-se del finanziamento finito nelmirino dei pm, potrebbe orachiudere i battenti. Inaspettata-

mente, visto che ormai le grosseperdite trovate all’inizio da Cop-pola e da Massimo Segre, suben-trato come presidente della so-cietà editoriale all’ex direttoredel Sole 24 Ore, Gianni Locatelli,si erano ridotte al lumicino e lastruttura decisamente alleggeri-ta. Certo all’epoca i guai giudi-ziari di Coppola, che Franca Se-gre considera “come un figlio”,non erano ancora venuti a galla.L’immobiliarista era appenauscito dalla calda estate del2005 e godeva ancora del so-prannome di “er cash”. Tra le sueproprietà più interessanti, oltrea una quota di Mediobanca,c’era il gruppo Ipi, acquistatodal collega Luigi Zunino, che asua volta l’aveva rilevato dallaFiat. Il gruppo, per intenderci,aveva in pancia il complesso im-mobiliare simbolo di Torino: il

Lingotto. Oltre alprogetto milanesedi Porta Vittoria,molto appetibile invista dell’Expo2015. Il quotidiano,quindi, avrebbe do-vuto rappresentareil fiore all’o c ch i e l l odi quella che sem-brava ancora unabrillante carriera. Epare che Coppola

abbia sborsato addirittura 20milioni per il 20%. Certo,all’epoca la testata, nonostantele difficoltà finanziarie, era af-fermata e ambita - indiscrezioniparlavano di un interesse diFrancesco Gaetano Caltagironee dello stesso De Benedetti - e siera creata una solida nicchiaall’interno di un mercato domi-nato dal Sole 24 Ore e Milano Fi-nanza, grazie a grandi firme. Co-me il fondatore De Paolini, ap-punto, che dopo l’ingresso diCoppola uscì di scena in seguitoa un clamoroso strappo con ilnuovo editore e, pur restandonel capitale con una consistentequota per i successivi due anni,passó alla direzione del direttoconcorrente M F. O come l’edito -rialista torinese Oscar Gianni-no, che di F&M è stato vicediret-tore e consigliere di amministra-zione fino al passaggio a L i b e ro .O ancora, l’attuale portavocedel ministro Tremonti, GuidoRivolta, che dopo aver contri-buito a fondare la testata e averceduto la propria quota a Cop-pola, è stato a lungo direttoredel giornale. E per finire l’ex ca-po della redazione economicadi Repubblica, Eraldo Gaffino,che, tra il 1996 e il 2001, era con-sulente del presidente CesareGeronzi alla Banca di Roma.Idem dicasi, sul fronte degliazionisti, di Silvano Boroli, l’exsenatore di Forza Italia, che ave-va appoggiato l’ingresso di Cop-

pola cui è rimasto a fianco fino al2008, quando in silenzio si de-filò. Salvo poi, a distanza di anni,rivendicare vecchi crediti chestarebbero pesando oggi sullacasa editrice. Tutto questo sen-za che l’immobiliarista abbia po-tuto neanche iniziare la sua sca-lata all’editoria finanziaria. A po-chi mesi dall’acquisto della te-stata, infatti, venne arrestato. Leredini del gruppo editoriale pas-sarono a Franco Tatò che, dopopoco, divenne anche presiden-te e ad dell’Ipi nel cui cda entròanche Boroli. Gli anni si susse-guono tra duri bracci di ferrocon l’azionista in carcere, cheriesce ad avere la meglio solonell’estate del 2009 grazie all’in -tervento dei Segre, che rilevanol’Ipi, “re s t i t u i s c o n o ” il Lingottoai torinesi, e lasciano Porta Vit-toria a Coppola. Nel frattempola gestione della casa editricepassa al piemontese Italo Pra-rio, che è stato amministratoredi diverse società editoriali in

difficoltà, due delle quali passa-te non in modo indolore sottol’ala di Caltagirone: Il Messaggeroe Il Gazzettino di Venezia. Lui, cheha fama di abile “sostituto” dieditori assenti e che lo scorsoanno, secondo le indiscrezioni,aveva cercato invano di compra-re parte del gruppo editoriale diCoppola. Tentativo fallito, co-me altre offerte di acquisto cheCoppola risped?ì al mittente. Eora, il colpo di scena della liqui-dazione. Con tanti interrogati-vi. Perché non cedere prima?Perché il noto tagliatore di te-ste Franco Tatò non tagliò poinulla? E soprattutto perchéCoppola si premurò di metterein sicurezza la casa editrice pas-sandola sotto alla moglie nellafase più acuta dei guai giudizia-ri? Solo per liquidarla di perso-na o c’è un legame con quei150 milioni che la settimanascorsa hanno portato all’iscr i-zione nel registro degli indaga-ti anche di De Benedetti?

Nella foto,Danilo Coppola. In altola testata del giornaleeconomico

(FOTO ANSA)

CRONACHE

NMAFIA

Profanata tombapadre di Giuffrè

L a tomba del padredel pentito di

mafia AntoninoGiuffrè, Salvatore, èstata violata ieri aCaccamo. A fare ladenuncia è stato ilpersonale in serviziodi vigilanza presso ilcimitero comunaledella piccolacittadina.

CITTÀ DEL VAT I C A N O

Inferno più duroper i preti pedofili

“L e pene dell’infer noaspettano tutti

coloro che si sonomacchiati del peccato dipedofilia, ma sarannoancora più dolorose per ireligiosi che abusano deibambini”. Il monito èarrivato ieri da monsignorCharles Scicluna (in foto)in san Pietro dove si sonoradunati un centinaio direligiosi per un attopenitenziale.

AP P U N TA M E N T O

L’occasione fal’uomo laico

U na manifestazionespettacolo per

sostenere le battaglie sullalaicità. È quella chedomani sera, a Roma, alteatro Vittoria, vedràassieme tra gli altriStefano Disegni, LucaBarbarossa, AlessandroHaber, EnnioFantastichini, Giuliana DeSio, Roy Paci, Neffa, SergioRubini e Vito. L’ingresso èdi 15 euro.

CASO MILIA A r r ivan ole scuse, accettate

I eri il presidente della Provincia di Cagliari, GrazianoMilia, mi ha scritto una mail per dirmi che, pur con-

testando i miei articoli sulla sua vicenda giudiziaria, siscusa per la replica apparsa a suo nome sui due ac-count di Facebook, in cui venivo descritto come unfascista, un falangista, un antisemita e altre piacevo-lezze.“Ho fornito – mi scrive Milia – le chiavi d’accesso aglistessi account ad alcune persone e una di loro, anziché‘far girare’ informazioni sulla mia attività, si è arrogatail diritto di fare anche dei commenti a mia insaputa.Naturalmente sono intervenuto molto pesantemente,ma mi sembra doveroso assumermi nei Suoi confronti,in prima persona, la responsabilità dell'accaduto.Le rinnovo le mie scuse”. Scuse accettate.

Marco Travaglio

Page 8: Il Fatto quotidiano - 30 Maggio 2010

pagina 8 Domenica 30 maggio 2010

La grappa diMarsala e la virtùdello spirito

Dalla Liguria al sudper produrre buon gusto

di Nando Dalla Chiesa

“Eallora andarono a

produrre grappa aMar sala...”. Potreb-be essere la fine (o

l’inizio) di una favola surrea-le. O di uno sketch satirico,tipo andare a vendere ghiac-cio artificiale agli esquimesi.Invece la famiglia Bianchipartì davvero un giorno deglianni cinquanta dalla Liguriaverso Marsala. E la grappa allafine l’avrebbe prodotta sul se-rio. Si chiamava Leone il pio-niere di questa famiglia con

un debole per le cose capo-volte. Perché, prima che glieredi facessero la grappa diMarsala, lui faceva il marsaladi Liguria (“la marsala” si di-ceva), vendendolo alla Mari-na militare. Poi una legge sta-bilì che un vino con quel no-me si potesse produrre solonelle terre di Sicilia. Rapidoconsulto di famiglia: cambia-re mestiere o regione? Passòla seconda ipotesi. La Siciliadi quegli anni non era esat-tamente una culla di impren-ditorialità. Sembrava più unEldorado per chi volesse

mungere soldi pubblici. Unapacchia leggendaria per falsiimprenditori e imprenditoridi rapina. Leone Bianchi ciandò invece con lo spirito deltoscano di San Miniato chevoleva lavorare e avere suc-cesso, rifacendo la rotta deiMille, direzione opposta aquella scelta allora da tantispiriti avventurosi in cerca difortuna. É passato più di mez-zo secolo. E Bianchi, cogno-me nordico per eccellenza, èdiventato un simbolo di que-sto lembo di Sicilia, con gliospiti che inciampano sem-

pre nella stessa domanda:che ci fa un Bianchi a Mar-sala?A quel punto Giuseppe, figliodi Leone, e Claudio, figlio diGiuseppe, iniziano a spiega-re. Senza cenni di fastidio perl’altrui monotonia. Giuseppeè un anziano signore, elegan-te e dai modi squisiti. Claudioè un giovane entusiasta e gen-tile. Tutti e due straripanopassione per quello che è sta-to fatto. Per quel colpo di ge-nio di fare la grappa qui, neltempio del marsala e del vinodolce, per la sfida impossibile

vinta. Così ti accompagnanocon orgogliosa discrezioneper luoghi e macchine e am-bienti della loro impresa, laDistilleria Bianchi. Racconta-no, mostrano, chiamano unoperaio per aprire questo equello. Descrivono il proce-dimento che porta al distilla-to, cercano con pazienza diacculturare il visitatore digiu-no di conoscenze vinicole, ilquale alla fine capisce concertezza una cosa sola: chequesto è l’unico posto nelcentro e sud d’Italia a prati-

AGGRESSIONE OMOFOBA

UN ALTRO GIOVANE GAY PESTATO A SANGUE A ROMA

STORIE ITALIANE

care una tecnologia che con-serva perfettamente i profu-mi d’origine dei vitigni.Claudio si è laureato in eco-nomia e commercio a Pavia;nel maggio del ’92 era tra glistudenti che vi ascoltaronol’ultima conferenza di Gio-vanni Falcone. Ed è ordinatocome una slide aziendale. “Ve -de, noi abbiamo tre linee –spiega – una è quella chechiamiamo la Bianchi Arte, elì ci stanno la grappa di Mar-sala, la grappa di moscatopassito di Pantelleria, e lagrappa Cerasuolo di Vittoria.Poi c’è la linea Distilli, e lì cistanno i tre prodotti da mo-novitigno: nero d’Avola, shi-raz e zibibbo. Infine c’è quel-la che chiamiamo la linea gio-vane, la grappa di Sicilia. Maattenzione, non siamo solograppa, facciamo anche ibrandy, lo scorso aprile abbia-mo vinto pure il massimo pre-mio al concorso internazio-nale Acquaviti d’oro, in pro-vincia di Bolzano. Certo, lagrappa è la nostra scoperta.La nostra intuizione è stataquella di farne un prodottomeno duro, più leggero e pro-fumato, per raggiungere an-che un pubblico fra i trenta ei quaranta e il pubblico fem-minile. Come è venuta l’ideaoriginaria? Semplice. Ci sia-mo detti: con quest’uva si faun ottimo vino, perché non sidovrebbe ricavare un’ottimagrappa dalle vinacce? È anda-ta bene. Già al primo annoabbiamo fatto ottantamilabottiglie. Abbiamo ottenutoil riconoscimento ufficialedalla Commissione europeasenza un’amicizia o una rac-comandazione, lo stesso gior-no del mirto di Sardegna, delnocino di Modena, del limon-cello di Amalfi. Ed è stata inassoluto la mia più grandesoddisfazione. Il frutto dellalezione di mio padre: mora-lità, professionalità, umiltà e

rispetto, perché queste coseme le ha insegnate lui” dicecon la voce che gli si incrinad’i m p rov v i s o .Ma i Bianchi a Marsala nonsono solo quelli della grappa.Perché se al nord l’i m p re n d i -tore mecenate e innamoratodella cultura sta diventandouna specie di panda, loro rap-presentano in Sicilia proprioquel prototipo in via di estin-zione. Gli intellettuali localiriconoscono loro il merito diuna grande opera di archeo-logia industriale e artigiana.Avere cioè restaurato con gu-sto l’antico stabilimento deiFlorio, la Woodhouse, dove ladinastia tiene anche le sueabitazioni. E di avervi realiz-zato uno show-room animatotutto l’anno da iniziative cul-turali. Lì, dietro un biancomuro basso di fronte al mare,si apre una corte arabeggian-te. “Ecco, questo è los h ow - ro o m ”, è sempre Clau-dio a fare da cicerone, muo-vendosi tra nicchie, blocchidi tufo a vista e un elegantepopolo di bottiglie. “Qui pre-sentiamo libri di autori im-portanti ma anche di giovaniscrittori, facciamo eventi dimusica e poesia. Gaetano Ba-sile, Lilly Gruber, GioacchinoAldo Ruggieri. A certi appun-tamenti vengono centinaia dipersone. Vede, qua a Marsalauna volta si organizzavano so-lo sagre. Ora la città sta cam-biando. Arrivano personaggidi notorietà nazionale, c’è ilfestival del giornalismo di in-chiesta, la settimana scorsagli abbiamo offerto noi il con-certo di Paolo Fresu e BojanZufikarpasic. E abbiamo unsindaco che si è schieratocontro la mafia… Ecco, ci pia-cerebbe essere tra gli esempidi una Sicilia ingegnosa, lavo-ratrice e senza mafia. A pro-posito, ma gliel’ho detto cheabbiamo preso pure il mar-chio dell’amaro Segesta?”

C i sarà un motivo se anche Amnesty hainserito l’omofobia tra le emergenze

più gravi, nel nostro paese, contro i dirittidelle persone. La ragione si è palesata an-che ieri, quando l’Arcigay ha denunciatol’ennesima aggressione avvenuta nellanotte tra il 25 e il 26 maggio nei pressi divia Cavour, a Roma. La notizia è trapelatadopo tre giorni, il tempo che il 22ennepreso a calci e pugni in faccia e all’addomeha trascorso all’ospedale Umberto I. Tregiorni per verificare se ci fossero conse-guenze gravi all’occhio, il punto in cui ilragazzo ha riportato le lesioni più pesanti.“Potevano accecarlo – dice Fabrizio Mar-razzo, presidente dell’Arcigay romano –era questione di un millimetro”. Il giova-ne, uscito dal locale “Coming Out”, si sta-va dirigendo verso la stazione Terminiquando quattro ragazzi (tra i 25 e i 30, pa-re) hanno iniziato a insultarlo. Agli insultisono seguite le botte. La vittima è statasoccorsa da un amico, a cui è riuscito atelefonare prima di cadere a terra. E che,

giunto in suo aiuto, si sarebbe rivolto a unbar. Per chiedere fazzoletti. Per tampona-re il sangue sul viso dell’aggredito. Glielihanno negati. Poi la corsa in ospedale. Poila denuncia ai legali di Gay Help Line (ilnumero verde dell’A rc y ) .L’avvocato Daniele Stoppello, responsa-bile del caso, chiede che venga fatta pienaluce sulla vicenda. Fabrizio Marrazzo lan-cia un appello alle forze dell’Ordine. Sesono state otto le gravi aggressioni controi gay in nove mesi nella sola città di Roma(ma sono quasi ottomila le telefonate cheil numero verde ha ricevuto nel 2010) so-no tante le vicende da tempo “senza col-pe vole”. C’è un’indolenza, nell’inda garesu questi reati? “Mi limito ai fatti – diceMarrazzo – e prendo un esempio tra i tan-ti. In una sera dello scorso luglio, in pienocentro a Trastevere, due ragazzi america-ni che passeggiavano mano nella manosono stati picchiati da un gruppo di ado-lescenti tra i 15 e i 18 anni. Uno ha battutola testa iniziando a sanguinare e ha perso i

sensi: i ragazzini sono scappati pensandofosse morto. Trastevere è una zona pienadi turisti, testimoni, telecamere. Maquell’aggressione resta senza colpevoli”.Unanime è la condanna dell’episodio (daRenata Polverini a Gianni Alemanno, daNicola Zingaretti a Mara Carfagna) accom-pagnata dall’inevitabile richiesta di unalegge contro l’omofobia (lo chiedonoPaola Concia, firmataria di quella affossa-ta l’autunno scorso, e Livia Turco) e a cri-tiche sulla gestione della sicurezza a Roma(Ignazio Marino chiede più polizia nellezone più a rischio, come la gay street). Cer-to, a sentire il presidente dell’Arcigay, c’èbisogno di agire molto sul terrenodell’educazione. “Nelle scuole aumenta-no le scritte contro i gay e gli episodi didiscriminazione. Abbiamo chiesto a tuttele superiori di Roma di parlare di omoses-sualità e discriminazioni. La maggioranzanon ci ha neppure risposto. Alcune si so-no degnate di dirci no. Solo una decinahanno accettato”. (El. Ba.)

Giuseppe e Claudio Bianchi

UNO PER TUTTI: alle falde dell’Etna,stesso candidato per Pd e Pdl

S ulle falde dell’Etna, in provincia di Catania,il Partito democratico è alleato con il cen-

trodestra alle amministrative. A Pedara l’ex mi-nistro di centrosinistra Enzo Bianco organizzacomizi con Nello Musumeci, co-fondatore deLa Destra di Storace, a sostegno di un candi-dato dell’Mpa di Raffaele Lombardo. A SanGiovanni La Punta, grosso comune dell’a re ametropolitana catanese, Udc, Mpa, Pdl e Pdcorrono nella stessa cordata che sostiene ilsindaco uscente Andrea Messina detto “Il sin-daco di tutti”. “Li unisce solo l’occupazione dip o t e re ”, tuona l’on. Orazio Licandro del Pdci,designato assessore alla trasparenza da Car-melo Urzì, 25 anni, candidato contro Messinae sostenuto da Pdci, Idv, Rifondazione e SeL.“Il segreto di quest’ammucchiata – a ggiungeGiovanni Bottino, candidato sindaco con unalista civica – è dietro le assunzioni di politici eparenti alla Multiservizi e nel business del ce-mento alimentato da 60 programmi costrut-tivi per un totale di 2800 villette di lusso darealizzare con le cooperative”.

Antonio Condorelli

La famigliaBianchi: eccogli imprenditori“mecenati”che nella loroazienda parlanodi libri e cultura

Page 9: Il Fatto quotidiano - 30 Maggio 2010

a cura di Roberto Corradi

Rendiamoci contodi Flavio Briatore

dc

Questo è un paese in cui non puoi fa-re niente. Mille cose, mille impedi-menti. Tu non puoi desertificareuna zona che ci vuoi fare lì il porto

che subito ti arrivano le lettere. Io quando ècosì, lascio stare. Dico: “Ah, vo-lete così? E va bene”. Perché nonpuoi fare niente. Ma ti chiediperché non investono in Italia?Perché appena sei qui e non

puoi nemmeno dare una fe-sta che ti chiedono le cose.Allora, lo sai cosa face-va Soru? Era lì che fa-ceva favori alla Corsi-ca. Tu non puoi nem-

meno prendere, per dire, un’isola in cuivuoi ricevere gli amici, che ti fanno storie.Ti dicono “Eh, ma non è un’isola qualun-que. E’ la Sardegna, c’è anche gente dentro!”.E così ammazzi l’economia. Uno yacht che tiormeggia nelle coste, no?, ti fa fare una certafigura. Che poi tutti a dire ‘sta cosa di NathanFalco che noi siamo noi, capisci?, che diciamocose senza senso. Ma perché? Ma ibambini sono adatti al mare. Se vai aRiccione, quanti ne trovi che hanno ilcanotto Anche non rapaci. E Falcoperché no? E allora ecco che si stupi-scono che poi servon le tasse. Per for-za. Non fai girare l’economia, non favo-risci l’iniziativa privata, tu Stato mi im-pedisci di muovermi, allora il paese va giù.E lo paghiamo noi. Che poi, attenzione, ionon sono stato sospeso dalla F1, eh. At-tenzione. Mi hanno solo contestatouna truffa, che è un’altra cosa. Qui c’èun’opinione pubblica addormentatache quando arrivano quelli della Finan-za con i loro raid sceriffeschi non dico-no nulla. Pare che se uno sta dalla partedella legge può tartassare chiunque, an-che l’evasore della strada.In questo paese se solo sei un po’miliar -dario, se solo sei inquisito dalla giustizia spor-tiva, se hai il torto di aver costruito un locale disuccesso in uno dei posti più belli d’Italia, sesolo ti prendi per moglie una che dava i baciniproprio lì alla Farnesina, diventi vittimadell’invidia sociale e di una persecuzione po-litica. E io non ci sto.

(testo raccolto da LuTel e RobCor)

Una manovra della madonna

Spinoza.it: Manovra, Berlusconi nega i tagli. Poi nega la manovra.Poi smentisce di aver negato. E ora, dov'è l’asso di cuori?

di Stefano Ferrante

Mai una manovra aveva suscitato tantoentusiasmo. E non ci riferiamo tanto agli attestati

arrivati dalla Federescort o dal Circolopensionati del molo di Portofino per lapossibilità di continuare a pagare incontanti fino a cinquemila euro: lariconoscenza di professioniste che hanno

nelle mani le istituzioni del paese echiedono privacy, o quella di anziani chevogliono continuare a mettere i soldini nelportafoglio per acquistare mocassini dipitone albino, o cappotti di vigogna è, sevogliamo, normale. Senza precedenti è lagioia con la quale sono state accolte misurefinalmente eque: prevedere il pedaggio nonsolo per chi va in auto, ma anche - grazie a unmicrochip nella suola delle scarpe - per i tantipensionati che vanno alle poste e fanno su egiù ai giardinetti consumando ettolitri dicatrame, o introdurre, come avviene per lalicenza edilizia, un contributo al metro cubo

per l’aria respirabile significa sanare anticheingiustizie. Ma ciò che piace di più sono le grandiriforme come quelle della scuola, con lasettimana dal martedì al giovedì. “Abbiamolasciato quattro giorni liberi per rispetto dellere l i g i o n i ” ha spiegato la Gelmini “il venerdì per imusulmani, il sabato per gli ebrei, la domenicaper i cristiani, il lunedì per non discriminare ibarbieri”. Riforme che portano efficienza erisanamento: i docenti saranno pagati a ore. “Masaranno contenti di avere un aumento” diceBrunetta “e non in euro, che è in crisi, ma in lire.Con la Bolaffi stamperemo copie deiminiassegni degli anni ‘70. Tra un paio d’anniquando ci butteranno fuori da Bruxellestorneranno utili”. Solo una voce di protestaisolata si leva: quella del parroco dellaMadonnina di Civitavecchia: “Dire nélacrime né sangue significa escluderci”. Ma ilgoverno è deciso ad appaltare alla statuetta

una serie di indispensabili miracoli.

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pagina II Domenica 30 maggio 2010

“TA G L I

P R E L I B AT I ”

di

Bertolotti

& De Pirro

di Marco Vicari

Questo Governo sta lavorando. Matroppo. Mai si era vista nella storiadella Repubblica italiana una leggeche facesse incazzare contempora-

neamente parte della maggioranza, l'oppo-sizione, la magistratura, gli editori, i gior-nalisti, la polizia e gli Stati Uniti. Persino igiornali del premier stanno protestando.Questa settimana campagna choc del set-timanale "Chi". Accanto a ogni servizio uncartellino con la scritta "Con la legge ba-vaglio leggerai quest'articolo". A questaprotesta si aggiunge quella di Libero: "Pub-blicheremo tutte le intercettazioni senzasconti" ha detto Belpietro "Andremo fino infondo a questo scandalo Petacci".Le perplessità si estendono a livello inter-nazionale. Oggi anche l'amico Putin si èespresso a favore delle intercettazioni de-finendole: "Essenziali nella lotta ai giorna-listi". Poi si è detto contrario al carcere."Meglio farli lavorare" ha detto Putin inau-gurando un campoper free lance in Si-ber ia.Sempre sul fronteInternazionale rap-porti tesi anche traUsa e Italia. Giornifa Napolitano è an-dato alla Casa Bian-ca. All'arrivo negliStates lo hanno su-bito perquisito.Han controllato chenon avesse penne.(Sia chiaro: gli StatiUniti non pensanoche stiamo diven-tando un paese me-no democratico.Ma la Cia ha vendu-to quel pied à terrein Egitto e ora per irapimenti degliImam userà Bolza-neto. Amnesty in-terverrà non tantoper i rapimentiquanto per il mezzodi trasporto usato:un regionale Treni-

talia).Il Governo non è comunque intenzionato afare marcia indietro sul decreto."La neces-sità è quella di difendere la privacy" ci dicel'autore della legge che vuole restare ano-nimo per ragioni di privacy. "Nel nostropaese non vengono tutelati dati sensibilicome la religione, i gusti sessuali o lo shop-ping immobiliare. Questo è il paese doveun evasore, per il solo fatto di avere i fondineri in Svizzera e non allo Ior, puo' essereadditato come ateo. O dove una velina, peril solo fatto di frequentare politici, puo'essere additata come Ministro. O dove unpolitico, per il solo fatto di non sapere chigli ha comprato una casa, puo' essere ad-ditato come Scajola".Intanto continuano le forme di disobbe-dienza. Specie sulla norma che rende piu'difficile intercettare i sacerdoti. Anche laMadonna pare farà disobbedienza. Ci saràun quarto segreto di Fatima sulla pedofilia.Ma stavolta andrà a dirlo direttamente aig iudici.

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Domenica 30 maggio 2010 pagina III

di Roberto Corradi

Lo spettacolo italiano nonha mezzi termini: o allevaamici o respinge nemici. Ein alcuni casi fa le due cose

contemporaneamente. Parlia-mone. Il cinema patrio si dividein tre categorie madri: Trashi -smo, Nostalgia comunista, Va-rie ed eventuali. Nella catego-ria che chiameremo prima soloper amore del paradosso trovia-mo i collaudati ingredienti dellescorreggione, dei rutti, dellepulsioni ormonali di gente chesfoglia solo il testo sterone. Evabbè. Il discrimine tra un gira-to e l’altro è la gradazione di eba-no della tinta di De Sica figlio magrosso modo tra un film e l’a l t rosiamo lì. Ghini, poi, faceva tantobene gli sceneggiati o film in cuiera il bello, che gli è venuto intesta di andare a sostituire Boldirimarrà sempre un mistero. Pro-

seguiamo. La seconda catego-ria, quella dei Nostalgici comu-nisti ricorda un programma diGad Lerner. Che, lo sottolineia-mo, a sua volta ricorda una riu-nione di condominio che durada tanto perché la porta s’è in-castrata e non arri-va il portiere colfabbro. La dinami-ca di queste pelli-colone prevede uninizio in cui c’è unmucchio di gioviniche so’ attori tren-tacinquenni par-ruccati come quin-dicenni, perché lastoria lo impone,che sognano unmondo migliore.Poi una seconda fa-se in cui sono effet-tivamente trenta-cinquenni e sicco-me non riescono a

cambia’ niente, cominciano aalimentare dubbi. E infine unaterza fase dove ci sono lui e leimascherati come anziani ma inmodo risibile che a quel puntose fidanzerebbero pure, ma or-mai che te fidanzi più. Fine. Pre-

mi ovunque. La categoria Var ieed eventuali comprende inve-ce anche i film belli, quelli cheriescono a superare le normalidiffidenze che suscita l’idea chequalcosa piaccia a Mollica e so-no godibili. E qui arriva Elio Ger-

mano di cui noinon tessiamo lelodi come attorema come inter-prete del ruolo diritiratore di pre-mio. Premio co-me miglior ritira-tore di premio,diremo quindi.Non era facile,infatti, resistereal fascino del rin-graziamento allamama o al babo,del ricordo dellavia irta di ostaco-li, anche per losfoggio, nel con-

sesso internazionale, dell’a g-gettivo “ir ta”. Non era facilescantonare dalla commozionecelebrata dalle scuse irrinuncia-bili di chi si avvicina al micro-fono e invece di ammettere “hol’eloquio di un tonno, per que-sto recito” dice “scusate, sonoemozionato e se ne va commos-so ostendendo il trofeo. No.Elio Germano arriva felice e sor-ridente, vagamente somiglian-te al Nanni Moretti dei tempigiovini. Approfitta per dire chel’Italia è un posto migliore diquella schifezza che ovunque,con tutta probabilità, deve esse-re creduto un territorio popo-lato di corrotti, che non solo so-no tali ma lo sono pure a loroinsaputa, quindi imbecilli, e poise ne va. Dando modo al Tg1 diriuscire a peggiorare la sua cre-dibilità (che adesso se la battecon le renne di Babbo Natale-Blixen, Drixen, quella robba lì-

che da sondaggi effettuati traamici e parenti risultano più at-tendibili della spasa di notizio-ne minzoliniane), confezionan-do il servizio sul ritiro del pre-mio tutto edulcorato nelle in-tenzioni Germaniane. E mentreun’arte visiva premia un Germa-no, quella tersicorea punisceun Alemanno per mano, o me-glio, tramite l’indice di CarlaFracci che dopo anni passati astare sulle sue, di punte, ha co-minciato ad avere sulle stesseanche il sindaco della Capitaleche, colpevole di averla ignora-ta per due anni nel suo ruolo didirettrice del Teatro dell’O p e radi Roma, s’è sentito inveire con-tro come neanche Storace ave-va finora fatto.Maggio 2010: Germano premia-to, Alemanno aggredito. Dopo60 anni i tedeschi si emendanoportando l’equilibrio in Italia.Era ora.

Se è vero che l’ignoranza è il nostropiù grande nemico, è altrettanto ve-ro che la Smith & Wesson per com-batterlo c’è: è la cultura, un’ar ma

ecologica a doppio tiglio. Quando parlodi “cultura” non intendo solo, in sensogenerale, la “conoscenza”, il “s a p e re ”, l’”infor mazione”, ma anche – e soprattut-to – la frequentazione del “libero pen-s i e ro ”, lontano dalle devianze tipichedei dogmatismi religiosi e delle ideolo-gie. La cultura non è nozionismo, ma èmetodo, formazione intellettuale chedeve avere come obiettivo la costituzio-ne di un sano senso critico e l’e s e rc i z i osistematico del dubbio, perché, comeho osservato nel mio libro “Non è statofacile cadere così in basso”, la veritàdivide, il dubbio unisce.In questa rubrica abbiamo esaminato,nel corso di questi mesi, il mondo dellacultura e il Barbapapà che attualmente lagoverna. Adesso, però, lasciamoci allespalle il nano di peluche “Bondolo” (mateniamolo d’occhio vista la posizione incui si verrà a trovare) perché è arrivato ilmomento di occuparci dell’altro settorechiamato in causa in questa guerraall’ignoranza: la scuola e l’istruzio-ne.Dalla cultura alla scuola e all’istruzione ilpasso non è solo breve, ma anche ob-bligato. I due ambiti sono strettamenteinterconnessi. L’istruzione è l’altra fac-cia della medaglia, anche se di questitempi sarebbe più corretto dire l’a l t ra“fe c c i a ” della medaglia. Cultura e Istru-zione vanno di pari passo, come GingerRogers e Fred Astaire, ma di questi tempisarebbe meglio dire come Berlusconi e isoldi. Ovvero: i gemelli siamesi. Berlu-sconi non fa niente se non ci sono di

mezzo i soldi. Io l’ho sempre detto: sevedi Berlusconi che si butta dal quintopiano, non perdere tempo a festeggia-re... fai la stessa cosa e avrai il 30% diguada gno.Non è mai troppo tardi, diceva Al-berto Manzi, non è mai troppo tarda,diceva il depravato nella balera di pe-riferia mentre guardava ballare la bellazitellona, non è mai troppo tordo vie-ne da dire osservando chi hanno messo lia governare cultura e istruzione. Ma iltutto non è casuale, fa parte di un pianop re o rd i n a t o .Come ebbe a dire il Premier (parafra-sando Massimo D’Azeglio) mentre guar-dava i picchi di audience delle sue tv:“Abbiamo disfatto gli italiani, possiamodisfare l’Italia”Pertanto da oggi in poi ci occuperemodella scuola e dello strano soggetto chela governa: Maria Stella Gelmini., unasorta di Madre Teresa di Combutta, unaspecie di Giovanna D’Arcore, pratica-mente una via di mezzo tra Clark Kent ela signorina Rottermaier di Heidiana me-mor ia.Questa suora laica è dedita a uno scopopreciso: ostacolare la cultura del liberopensiero all’origine, agire sui giovaniper costruire le future mummie che in-grosseranno le file dell’esercito dei Cloni(Cittadini Limitati Ovvero Non Intelli-ge n t i )

Macché Fàbregas, Puyol, Iniesta. Lacantera del Barcellona è meno frut-tifera del vivaio berluschese, che dapiù d’un quindicennio sforna fuori-

classe dell’info-dadaismo. Non è sicuramen-te più promessa ma titolare fisso da mandarein campo il comasco Alessandro Sallusti, pa-lafreniere-condirettore di Feltri al Giornale ein precedenza a Libero, le testate Bibì e Bibòdel giornalismo nazionale. Al pari di tutti icampioni Sallusti non si limita al colpo sen-sazionale e gli si farebbe torto consegnan-dolo alla storia solo per il tackle scivolato suD’Alema ai margini dell’*affaire* Scajola,quando stabilì l’equivalenza tra l’affitto verycheap pagato dall’accorto velista a un entepubblico e i novecentomila euro sfornatidalla Cricca Anemone per l’acquisto dellafamosa casa vista Colosseo di via Fagutale. Lìappena appena continuò la tradizione degliSchifani e Ferrara prima maniera, svolse ilcompitino battibeccando a dovere e nientepiù, oltretutto l’equivalenza non c’e ra :D’Alema non era stato favorito a sua insa-puta.Sallusti per la Libertà ha dato e da-rà di più, lasciandosi guidaredall’ispirazione. Piace così an-noverare nel suo *best of* l’in-tervento alla presentazione diun manuale di conversazionepolitica edito da Libero nel2006, dal titolo invero affabile“Le mani rosse sull’Italia. Spie,spioni, venduti, comprati, cor-rotti, pavidi, ignavi, sciocchi,idealisti e collaborazionisti delbel paese al soldo dell’UnioneSovietica dal dopoguerra a og-g i”. Insomma, vai dall’amicoche vota Pd col tuo bel manualeche lo tratta da bastardo servodelatore di Stalin e lo seduci im-mediatamente. La solita giusti-zia a orologeria nello stessomomento stava incastrandoRenato Farina, nome in codiceBetulla, altra amorevole penna

feltriana e non occasionalmente spia in quo-ta Sismi, che verrà condannato per la pub-blicazione di notizie false a pagamento, ov-vero un grazioso killeraggio ai danni di Ro-mano Prodi. Tempista il Sallusti. Che semprea Libero, il 21 maggio 2009, ricordandosi diquando fanciullo giocava con le figurine e isoldatini (“facciamo che io ero Geronimo etu Buffalo Bill”), svolge la tesi sintetizzata neltitolo “Obama come Giuda”. Sommario: “Ilpresidente Usa ci sorride ma convoca Gor-baciov: aiutami a fermare l’Italia berlusco-niana. Obiettivo: spezzare l’asse Silvio-Putine avere mano libera sull’E u ro p a ”. Uno sguar-do innocente sul mondo replicato nel no-vembre dello stesso anno in un dibattito suLa7. Occhi chiari in cui sembra di indovinareun millimetro di sorriso, espressione a mez-zo tra Klaus Kinski e Buster Keaton, enuncia:“Cosa c’entra Dell’Utri con Berlusconi?”. Sì,ora che si è autospruzzato di guano, è prontoa salire in cattedra nella futura Università delPensiero Liberale 3D, in via di montaggio aVilla Gernetto.

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pagina IV

con le portiere aperte il lampeg-giante blu che girava a gridare"SONO IO!....".Cominciava a far buio e i più sene sono andati, chi a far da man-

giare, chi a finire un lavoro chiborbottando "Sempre a noi ce lomandano su... Perché quelli diSgomegno, più a valle, non sonobuoni a tenerselo?". Io e altri del

Consiglio Comunale lo abbiamoportato in municipio, al Camoscio Spel-lato, perché è il municipio. E lo abbia-mo fatto sedere su una cadrega. E le oresono passate così, in allegria: chi gliasciugava il bavino dal labbro, chi con-trollava il pannolone, chi provava.... "Al-lora: federalismo fiscale?...." ma nien-te.

di Bebo Storti

(continua dalla puntata prece-dente)

...E nzino, lui, il fi-glio di UMBI (che

sempre ed ovunque ciguida): "SONO IO!", hagridato. "VI RICORDATE!?"ha insistito "ERO GIA' STATO QUI!" eancora "SONO IO! VI RICORDATE!? SO-NO GIA' STATO QUI!". Qualcuno deipresenti non ha fatto a tempo a buttarelì un timido "Sì, ci ricordia...." che su-bito: "SONO IO! VI RICORDATE!? SO-NO GIA' STATO QUI!". Dopo venti mi-nuti era ancora lì, fermo nella piazza

Solo qualche gemito, due vigliacche la-sciate andare così per fare convivio, eogni tanto un tentativo, occhi chiusifaccia paonazza e sforzo da bisognogrosso e poi un "Allora il federalismo..."noi fiato sospeso e silenzio da moscasenz'ali e...."il federalismo...". Ma nien-te, sguardo perso, bavetta, lacrimino daprodotto da cesso importante ma nien-te.Anche per quest'anno il federalismo fi-scale resterà ai più nelle nostre bellemontagne un oggetto sconosciuto...qualcuno, è vero, ha buttato lì un "pro-viamo quest'anno al posto delle tasse adargli le federe... magari ci prendia-mo!", ma alla terza stretta di coglioni hagridato anche lui " E' BLU! VA BENE, E'BLU!". Vai a sapere perché.

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Domenica 30 maggio 2010

Alessio Boni visto da EmanueleF u c e c ch i

di Silvia D’Onghia

Da una settimana l'ornitologo Adriano Ventoni, unodei protagonisti di “Tutti pazzi per amore 2”, è di-ventato papà (ha riconosciuto il figlio di suo fratellomorto, Michele, e di sua cognata, Monica, sua at-

tuale compagna). Durante una spedizione al Polo nord,per vedere il passaggio dell'oca delle nevi, una papera gliha comunicato che Monica è entrata in sala parto. Da lì unrocambolesco ritorno verso Roma, appena in tempo perassistere alla nascita. Per intervistarlo chiamiamo AlessioBoni. Pare che i due siano amici.Pronto, Alessio Boni?Buongiorno, sono io. Mi dica.Vorrei parlare con Adriano, grazie.Ah, non con me? Vabbè, glielo passo. Adriano, vieni un at-timo, c’è una giornalista per te.[Si sente in sottofondo: “Per... per me? Arrivo”].P ro n t o ?Ciao Adriano. Come stai?Sto bene, grazie: questo è il periodo delle cinciallegre. Stolavorando ad una tesi di laurea per l'università di Padova.Ma c’è qualche problema con Alessio? Pensava che vo-lessimo parlare con lui.Ma no, sai, Alessio è un po’ invidioso. Ormai tutte le donnemi amano, ricevo fino a 300 mail alla settimana di donne chemi dicono: “Tu sei l’unico vero uomo, sei coerente, leale,etico”. E ti risparmio quelle più imbarazzanti. Alessio pen-sava di far parte della schiera dei bei tenebrosi. Poi sonoarrivato io: 14 anni sulle montagne del Triveneto, parlavosolo con guardacaccia e boscaioli, chiuso in me stesso, unpo’ gobbo. All’inizio, dopo le prime due puntate, c’è stato unsilenzio imbarazzante. Alessio ha pensato: ma cosa cavolo hofatto? Persino sua madre era un po’ perplessa. Poi, invece, lagente si è affezionata a me, ha imparato ad amarmi. Ah, scu-sa,scusa ma devo segnalarvi una cosa importantissima: ab-biamo scoperto che un tipo ha rubato l'identità su facebookad Alessio e chiede soldi alla gente per falsa beneficenza...Che brutta cosa, tanto più che lui non si è mai iscritto afa c e b o o k . . .Ora che rapporto avete voi due?Quando ad Alessio hanno chiesto di girare “Tutti pazzi peramore 2”, ha storto il naso (non ama le serie con troppepuntate), ma gli è bastato leggere il mio personaggio peradorarlo. Oggi deve fare i conti col mio successo.Ma cos’hai in più rispetto ad Alessio?Lui non lo so, ma io sono un uomo comprensivo, non hoocchi che per la mia donna, Monica, le do sicurezza, neaccetto le fragilità, la amo per com’è. Alessio è convinto cheun attore debba sapere cosa serve alla massaia di Enna nel2010. Io ho la risposta: le serve un uomo come me.Un uomo che non esiste più... Ma passiamo a voi: comesta Michelino? E Monica, si è ripresa?Sì, sì, il bambino mangia e dorme, è una meraviglia. E ancheMonica si è tranquillizzata. E' stupenda da mamma. Io laaiuto, mi alzo appena sento un vagito. Sono lì apposta.Il parto ti ha costretto a interrompere la tua spedizio-ne al Polo nord. Ci tornerai?Ma, sai, era un momento che aspettavo dai tempi dell'u-niversità, l'oca delle nevi passa ogni 14 anni. L'avevo vistasolo sulle enciclopedie. Io però non ci volevo andare, conMonica in quelle condizioni, è stata lei a obbligarmi. Poi mi ècapitata quella cosa lì, incredibile... La papera mi ha par-lato... E' la prima volta che parlo con gli animali...Come San Francesco...No, no, figurati. San Francesco era un santo, io sono unoscienziato. Dopo tanti anni avrò sviluppato delle affinità conle onde sonore dei piccoli volatili. Comunque al Polo tor-

nerò, quando Michelino sarà grande. Tanto il tempo ère l a t i vo . . .

Già, il tempo: ti spaventa l'età?Sai, sono quasi arrivato agli Anta. Ma in mon-

tagna, ai 3-4 mila metri, il tempo è sospeso. Iopassavo anche 12 ore in appostamento,

guardavo la covata, i pulcini, mi passavatutto... Te l'ho detto, il tempo è una cosa

re l a t i va .Parliamo di donne. Quanteesperienze avevi avuto prima diMonica?Pochissime, anzi, una sola: la pri-ma fidanzatina l'ho avuta all'uni-versità, una ragazza che è diven-tata ornitologa come me. Ma poi siè messa col suo professore. Erano14 anni che non avevo una sto-r ia...Però, prima di Monica, haiavuto una storia-lampo conBea, una parrucchiera...Sai, in quel periodo Monica mitrattava male, sentivo la sua re-pulsione. E' arrivata Bea comeun uragano, mi ha portato den-tro il suo vortice. Poi mi faceva imassaggi alla testa.... era bellis-simo... Con lei ho scoperto i pia-ceri... come si dice... della car-ne. Con Monica è tutto diverso.Quando tuo fratello stava persposarla, tu gli chiedesti 'per-

chè proprio lei':l'hai capito?Mio fratello avevasempre avutodonne molto pro-sperose, con mini-gonne e tacchi aspillo, che tu ti gi-ravi a guardarleanche se non vole-vi. Monica era di-versa, sembravamolto dura. Poiparlava male degliuccelli, li volevamangiare, spara-re... Invece era so-lo una scorza...Sei proprio innamorato...Sì, sì... Con lei il cuore mi batte forte. Sento le formiche dallatesta fino alla punta dei piedi...Eppure lei ti ha cambiato completamente, a comincia-re dall'aspetto fisico...Monica dice che io adesso sono fighissimo, ma io ero moltopiù comodo con gli scarponi e con gli abiti belli larghi. Ora ijeans sono stretti, il giaccone è stretto, le scarpe mi fannomale. Ma quello che mi dà più fastidio sono le lentine: primaavevo un paio di occhialini tanto comodi, trovati sui banchidi Porta Portese. Io non avrei fatto nulla, pensavo di star benecosì. Gli sceneggiatori hanno tentato di domare il mio ce-spuglione di capelli, mi hanno fatto la riga in mezzo o di lato(ma sembravo un serial killer), mi hanno messo un paio diocchialoni anni ‘70 (ma sembravo un sessantottino).Prima quanto tempo passavi davanti allo specchio perpettinar ti?Perchè, ci si deve pettinare?Sai, le persone normali...Perchè, non sono normale io?Sì, certo! Ma, pensa per esempio a quanto tempo pas-sano le donne davanti allo specchio...Si sa che le donne sono un po' troppo vanitose. Io, quandovivevo in baita, non avevo neanche il phon, lavavo i capelliuna volta alla settimana, spesso solo col sapone. C'è un bar-biere a 44 chilometri dalla baita, io ogni 4 mesi scendevo giùper fare delle cose e allora mi tagliavo anche i capelli, ma soloperchè mi davano fastidio.Tu sei un uomo buono, sei vegetariano, non faresti ma-le a nessuno. Eppure, quando ce n'è stato bisogno, haimollato una “pizza” a Monica.Non mi era mai capitato di perdere le staffe, non volevo farlofino a quando il regista e gli sceneggiatori mi hanno ob-bligato, dicendomi che lei aveva bisogno di uno choc. Han-no fatto venir fuori l'orso polare che è in me. Ho perso latrebisonda, mi sono odiato. Alla fine, però, se era questo chele serviva, sono contento anch'io... Bah, si vede che le donnesono fatte così!A quale tipo di uccello paragoneresti le donne?Sono uccelli molto delicati, col piumaggio chiaro. Non sonocerto rapaci, ma colombe, cigni, fenicotteri. Hanno un'e-leganza innata anche quando si arrabbiano.E il tuo rapporto con gli uomini?E' sempre complicato. La gente dimentica l'essenziale e si faparanoie per cose che invece sono semplici. Gli uccelli sonolineari, se segui la loro logica vai dritto. Gli uomini invecesembra che continuino a sprecare energie e si perdono in unpalmo di naso. Ma ancora più complicato dell'uomo è lasocietà: io sarei tornato subito sui miei monti, ma poi miofratello è morto e son dovuto restare accanto a Monica. Voinon lo vedete, ma io spesso mi chiudo in bagno e mi prendol'Optalidon per il mal di testa.E quindi gli uomini che uccelli sarebbero?Aquile reali, poiane, avvoltoi. Ma anche gufi e barbagianni,saccenti e arroganti.Ti abbiamo visto fare il bagno con le paperelle. Accadespesso?Ah, sempre, sempre... Ho provato a mettere nell'acqua gran-chi e pescecani, che mi aveva regalato un amico. Ma non mici sono trovato bene, perchè non avevano le piume. Ormai ilpiumaggio mi è entrato dentro.Ti abbiamo visto anche ballare in stile Bollywood...Mi sono divertito molto. Sai, i miei genitori andavano a bal-lare il valzer e la mazurka in balera, al Simpaty il giovedì sera,al Numer One il sabato. Si vede che me l'hanno trasmesso.Ma anche Alessio si è divertito molto: con Emilio [Solfrizzi],Carlotta [Monica] e Neri [Marcorè] hanno riso fino a nonpoter arrivare alla fine di alcune scene. Oppure hanno im-provvisato. Io l’ho detto ad Alessio: la commedia ti lascia piùlibertà, altro che quei tuoi personaggi teatrali che non pos-sono permettersi di inciampare. Io invece inciampo spesso,mi impappino, e ho notato che questa cosa fa molto ridere.(Mentre chiacchieriamo ad Adriano squilla il telefono e lui si assentaun attimo).Scusa, scusa, era la direttrice della Lipu...Ci lasci con un augurio alla società?Che le persone cerchino di diventare persone di valore e nonpensino solo al successo.Grazie per questa lunga intervista.Grazie a voi. Vi ripasso Alessio. Ciao.[Alessio torna al telefono]Boni, scusi se l’abbiamo utilizzata così.Ma no, figuriamoci. Ormai ci sto facendo l’a bitudine.

Alessio Boni visto da theHand

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pagina VI Domenica 30 maggio 2010

Cose buone dal mondo

Nuovi treni italiani:vagoni rotti a tutto

L’Artefatto: Evoluzioni

di Lia Celi

Debutterà fra un anno il Nuovo TrasportoViaggiatori, la linea ferroviaria targataMontezemolo. «Saremo la Ferrari dei bina-ri», ha annunciando l´ex presidente di Con-findustria, presentando la flotta di Ntv, 51treni monoposto e con altissimi consumi dicarburante. Ecco cosa succede a fidarsi diuno che probabilmente non ha mai presoun treno in vita sua. Per fortuna ci sarannoaltri operatori privati pronti a sfidare Tre-nitalia in nome dell´efficienza. Eccone al-cuni.

Comunione e LocomozioneLe carrette di Moretti? Buoni per le suorinemorte di fame e i preti di campagna. Il presuledi successo e l´imprenditore teocon viaggia-no con Comunione e Locomozione, il servizioferroviario creato da Cl perché fare soldi solocon le cliniche private cominciava a diventarenoioso. I treni, tuttiad altissima veloci-tà (la stessa con cuisi sono arricchiti gliamministrator ipubblici di Cl inLombardia) sonodotati di cattedralegotica con messa inlatino, sportellobancario, carroz-za-confessionale eristorante cattolico(il venerdì si osser-va il digiuno: unodei camerieri digiu-na e i passeggeri loosservano sorseg-giando champa-gne). Unico proble-ma, anche i macchinisti, come tutto il perso-nale e l´amministrazione, sono ciellini doc e sirifiutano di far entrare i treni nelle gallerie seprima non le hanno sposate in chiesa.

Ry a n R a i lL´irlandese fondatore della più celebre com-pagnia aerea low cost, debutta anche nel tra-sporto su rotaia. La ricetta Ryan per abbatterei costi è semplice: vagoni veramente spartani(alcuni riportano ancora graffiti in greco an-

tico, tipo «che treno di merda, la prossima vol-ta alle Termopili ci vado in auto, firmato Leo-nida»), carrozze prive di fronzoli inutili comeil riscaldamento, la toilette o i finestrini, nien-te cibo né acqua nemmeno per il personaleviaggiante, che si aggira allupato per gli scom-partimento adocchiando i passeggeri più te-neri e paffuti. A ravvivare l´atmosfera, la fa-mosa lotteria Ryanrail, un simpatico grat-ta-e-vinci con cui puoi vincere subito fino adiecimila euro, il problema è andarli a ritirare(sono legati sul pantografo). E´ per scendereche devi pagare fior di quattrini. Ma lo fai vo-lentier i.

NdranghetrainPoteva l´azienda più fiorente d´Italia non rac-cogliere la sfida lanciata da Montezemolo? Letradotte della Ndranghetrain, che in Italiaoperano già su diverse tratte, da quella dellebianche a quella dei braccianti, sono pronte acompetere con gli avveniristici treni della Ntvad armi pari, e cioè duecento kalashnikov. So-

no armi, e il numero è pari» spiega l´ad diNdranghetrain, don Cicciuzzo Mancuso «scu-sate, e sennò come li convinciamo i passeg-geri a scendere dai treni di lusso di Monteze-molo e a salire sui nostri?» Molto severe le re-gole per i viaggiatori: vietato portare a bordopiù di cinque chili di cocaina, proibite le faidenel vagone ristorante, accomodarsi nell´ap-posita carrozza regolamenti di conti. Indovi-natissimo lo slogan: «Ndranghetrain: dove so-lo i testimoni sono scomodi».

Gioventù coraggiosadi Marina Vetroni (Italia/Francia/Russia, 2015)con Clelio Fagiano, Riccardo Stamarcio, Filip-po Timo, Jasmine Triglia

Trama: Prima della guerra, nella Bergamodegli anni '30, erano amici. Ma nel 1943,due ragazzi di cui il film non rivela mai ilnome, sono su fronti avversi. Uno (Cle-

lio Fagiano) è un partigiano. L'altro (RiccardoStamarcio) è passato con i fascisti, nonostan-te non lo fosse mai stato. Tra loro, una donnacontesa. È Anna (Jasmine Triglia), staffettapartigiana. Che in fondo ama entrambi. An-che se sta con il suo compagno d'armi, maforse desidererebbe di più stare con l'altro.Con cui la lega un amore viscerale, fisico, mada cui è divisa per le scelte politiche. La ma-cro-storia non è però solo “cor nice” di unaquestione privata. E in Gioventù coraggiosa siraccontano, in maniera quasi documentari-stica, la vita quotidiana a Bergamo con la pre-senza dei tedeschi, i cambiamenti della città,le ipocrisie di molti e l'onestà di tanti. Per ar-rivare al combattimento della Corna Lungacon la rappresaglia fascista che ne seguì. Lì siritroveranno, per l'ultima volta, i protagonistidel film.Coraggiosa come i suoi giovani, la figlia di San-to Vetroni nella sua terza opera affronta unacoproduzione internazionale a cui partecipafinanziariamente anche la Fondazione Gorba-ciov per gli studi Economici e Politici. L'ul-timo presidente dell'Urss si concede ancheuna parte – quella di un generale americano –piccola ma estremamente importante. Per-

ché è a lui che è affidato il messaggio del film.Ma soprattutto Martina Vetroni è coraggiosaperché, a rischio di essere impopolare, cercadi capire le scelte di un giovane che, in fondocinico e apolitico, simpatizza per i fascisti e irepubblichini. E lo fa da donna di sinistra, consguardo certamente non neutrale ma soffer-mandosi sulla comprensione – anche antropo-logica – di un personaggio molto sfaccettato,quello interpretato da Stamarcio (bravissimocome sempre e molto sexy nelle scene d'amo-re). Un “fa s c i s t a ” dell'ultima ora, non crudelecome la sua maschera estrema, interpretata daFilippo Timo che invece fascista è sin dall'ini-zio (e ricorda in qualche modo il terribile Do-nald Sutherland di Novecento). Ma Gioventùcoraggiosa racconta le persone prima delleideologie. Le situazioni “m i nu t e ”della vita, piùche la guerra. Per dirci che le persone possonoessere divise dalla storia ma unite più di quantoimmaginiamo. È bello e non scontato il fattoche lo spettatore veda il partigiano uccidere, emai chi sta dalla parte “del male”. E, anche que-sto, senza alcun istinto revisionista. Bello, an-che, che attraverso l'amore si raccontino le dif-ferenze tra i due protagonisti. Vetroni cerca amodo suo una chiave per aiutare a riconciliareun paese che ancora deve fare i conti con ilproprio passato. E con il proprio presente. Perquesto il finale, che in qualche modo ci riportaall'oggi attraversando settanta anni di storia, èmolto bello e molto visionario. Coppa Volpiper Jasmine Triglia a Venezia. E cameo, ancorauna volta, per Wim Wermens, che appare nellascena in cui Gorbaciov fa il suo monologo

Ginetta Tuttibuoni

di RobCor & SteFer

ROMA - “Questo è troppo!” sbot -ta Claudio Scajola. “Prima mi pa-gano il mezzanino approfittandodi un momento di distrazione epoi mi riempiono pure il fonda-ch e t t o ” dice l’ex ministro “sco -priremo chi è stato e gli avvocatifaranno quanto possibile per ri-mandare tutto indietro”. Scajolamostra le foto della sua cantina,12 mila metri quadri ricavati inuna sala della Domus Aurea.All’interno 400 botti da 350 litri di

Brunello di Montalcino e Calva-dos Gran Riserva, su tutte la stam-pigliatura G8-AQ. Scajola spiega:“L’altra sera mia moglie mi hamandato giù a prendere un mar-tello, ma quando ho aperto la por-ta non volevo credere ai miei oc-chi. Ho deciso di denunciare ilcomplotto alla stampa, questavolta non tollererò gogne media-t i ch e ”.“E comunque“ interviene sibilli-na la moglie dell’ex ministro “nonsiamo le uniche vittime, so checantine con queste botti le hannoanche altri…”

di RobCor

Rembrandt - Delusioni imprevedibili. Nella sua carriera l’artista olandese ha eseguito quasiquindicimila autoritratti, tutti differenti tra loro, tra l’altro. In uno ricorda anche Drupi. Ma neimomenti di illuminata comunicativa, decise di anticipare eventi di quattro secoli più tardiritraendo un B e rl u s c o n i convinto come sempre di camminare sulle acque, purtroppo nelmomento in cui prende atto che so’ cambiati i tempi e ora sprofonda a ogni passo, vantando laleggiadria di un’incudine. Destino palombaro per colui che credeva di galleggiare sempre ecomunque e che all’improvviso si scopre affondabile. Molto, molto affondabile.

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Domenica 30 maggio 2010 pagina VII

a Claudia Mori da erigere in piazzadel Duomo (pare che lei ci tenga mol-to), ma il problema non appare irri-solvibile: via Montenapoleone po-trebbe essere una soluzione che stabene a tutti.

BRIATORE & GREGORACIIl loro bambino Nathan Falco (voleva-no chiamarlo gabbiano Jonathan Li-vingstone, ma il nome risultava già de-positato alla S.i.a.e.) smania e piangecontinuamente da quando, a detta deidue genitori, la famigliola è stata sfrat-tata dallo yacht a noleggio sul quale vi-veva. Siamo sinceri: noi da bambini almassimo potevamo permetterci di fa-re un po’ di piagnisteo se il cuginettoci fregava il materassino per andarsi afare il bagno. Briatore e la Gregoracidicono che il piccolo si era abituato alPanfilo, alle sue ampie sale e al suo rol-lio conciliatorio per il sonno e ora nonriesce ad adattarsi a un altro stile di vi-ta. Visti i tempi che corrono e i sacrificirichiesti dal Ministro Tremonti, saràbene che il pargolo si dia una ridimen-sionata: la Grecia è dietro l’angolo e lamoussaka, a quell’età, rimane ancheabbastanza pesante. I soliti maligni,dai quali ci dissociamo con solertesdegno, avallano però una teoria leg-germente diversa da quella sostenutadalla coppia vip. Potrebbe infatti es-serci un altro motivo per cui il piccoloNathan Falco si lamenta per ore e fri-gna disperato: forse si è reso conto dichi sono i genitori.

Letta cel’ha, senza ombra di dubbio: al suoconfronto Calderoli, l’unico Ministromannaro nella storia della Repubbli-ca, sembra simpatico come Calime-ro .

ADRIANO CELENTANOPotrebbe essere lui il prossimo Sin-daco di Milano. Dopo la Moratti vabene chiunque, direte voi, ma sonoriflessioni che non vi fanno onore.Celentano, da sempre così attento aiproblemi ecologici, sarebbe certa-mente capace di fare moltissimo perle tante foche che, nella città mene-ghina, non vengono trattate con leattenzioni di cui hanno bisogno.Inoltre, rispetto alla bella Letizia, l’in -sediamento di Adriano a Palazzo Ma-rino permetterebbe un immediatomiglioramento della qualitàdell’aria, visto che è stato ormai ap-purato che il livello delle polveri sot-tili, a Milano, è tenuto alto dalle quan-tità spaventose di lacca usate quoti-dianamente dalla Moratti per tenerein piedi quella costruzione abusivache spaccia da anni per la sua petti-natura. Celentano Sindaco della ca-pitale morale d’Italia potrebbe peròcausare un preoccupante effetto do-mino nell’intera nazione, che porte-rebbe Lando Fiorini al Campidoglio,Luca Carboni a diventare primo cit-tadino di Bologna e Tony Santagata afare altrettanto nella ridente Foggia. Imilanesi sembrano comunque con-tenti di questa non troppo lontanaeventualità. L’unico problema po-trebbe essere creato dal monumento

rebbe veramente irrecuperabile.

GIANNI LETTAE’ stato chiamato proprio lui, il sotto-segretario alla Presidenza del Consi-glio, a fare le prime anticipazioni sullamanovra da 24 miliardi di Tremonti.Tutto molto logico: trattandosi di unfilm horror, è stato scelto il politicoche più di ogni altro, all’interno dellamaggioranza, ricorda il conte Draculainterpretato da Bela Lugosi. Gli storicicontemporanei raccontano che Lettaha avuto la sua ultima espressioneumana nella primavera del ’72, quan-do il nipotino fece la cresima. Poi, haassunto il sorriso perenne che tuttigli conosciamo e che non ha mai per-duto, in nessuna occasione, neanchequella volta che La Russa mollò unaloffa nella bouvette di Montecitorio.Con toni degni del grande Vincent Pri-ce, Letta ha parlato di “sacrifici moltodur i” (come se ne esistessero di mor-bidi) ed ha aggiunto con un ghigno“speriamo provvisori”. Peccato nonabbia detto anche, rivolgendosi allapopolazione, “cercate di non uscire dicasa nelle notti di luna piena”. Ora lagente nelle case ha paura, gli anzianiguardano terrorizzati la strada da die-tro i vetri e i genitori, se i bambini nonvogliono mangiare la minestra, dico-no con tono severo “mang ia…mang iao chiamo Gianni Letta!”. E’ bello avereuna classe dirigente rassicurante, ca-pace di infondere serenità pure neimomenti difficili. Ma un lato positivo

PIERLUIGI BERSANIMa cosa sta succedendo ai leader delnostro Centrosinistra? D’Alema in tvha detto “vada a farsi fottere” al vice-direttore de IL GIORNALE (dandoglidel lei, per educazione), Bersani ha fat-to intuire che qualcosa si è incrinatotra lui e la Gelmini (i suoi zebedei, perla precisione). Qualcuno afferma chequesta svolta linguistica sia dovuta alritrovamento di un testo inedito diKarl Marx, dal titolo “Lavoro salariatoe andate tutti a cagare”. Cosa accadràora? Fassino darà del “gran cornuto” alMinistro Gasparri (lui, sempre buonoe gentile, al punto che nel Partito sonousi dire “così tenero che si taglia conun Fassino”)? Veltroni si gratterà visto-samente la zona pelvica, mentre il Mi-nistro Tremonti parla della crisi eco-nomica internazionale? Non è certa-mente facile fare previsioni. Questoatteggiamento verbale così diretto po-trebbe rivelare il desiderio di farsi ca-pire dai giovani, di andare incontro ailoro gusti, il che potrebbe però inne-scare una spirale pericolosa: Livia Tur-co vestita come Lady Gaga vorremmorisparmiarcela. Le parolacce sembra-vano un’esclusiva dei politici di destrama, almeno in questo settore e per usa-re un’espressione tipica del linguag-gio elettorale, adesso “la forbice si èmolto ridotta”. Sarebbe auspicabileun intervento distensivo del Presiden-te della Repubblica Napolitano, ma seanche lui, magari durante il discorsodi fine anno alla nazione, dovesse la-sciarsi andare, la situazione divente-

Che il peggio fosse ormai dietro le spalle,come diceva il mentitor premier,fu la più gigantesca delle balleesaltata dal Minzo, il suo lacché,

mentre si avvicinava la burrasca.Che dicano Tremonti e il Cavaliereche non ci metteran le mani in tascaè cosa degna del barzellettiere.

Che siano tutti a fare sacrificicome dice Bagnasco per la Cei,colui che non ha mai pagato l’Ici,non lo credon neppure i più babbei.

Che taglino le spese ai ministeriincominciando dalle auto blul’hanno già detto rossi, bianchi e neried oramai nessun lo crede più.

Che la mini provincie sparirannol’abbiam sentito mille ed una fiataed abbiam già capito che è un inganno.Che l’evasion fiscal sarà azzerata

è una balla più vecchia di Noé.Che taglieranno a chi guadagna troppoè una cosa incredibile perchéper sfortuna c’è sempre qualche intoppo.

Ma allora non abbiamo più salvezza,ci han preso nuovamente per il culo?Certamente, Tremonti e Sua Sconcezzaci carican del basto come il mulo

che, gravato dal peso, non protesta,proprio mentre il figliol del Cavaliereal varo del suo maxi yacht si appresta.Lotta agli sprechi? Sì, senza quartiere...

di Fulvia Abbate

I l truce capitalismo,inutile sottilizzare,

fa davvero schifo. Losanno le amichegreche e perfinoquelle del Porto-gallo. A breve, comunque, lo impa-reremo perfino noi, le italiane. Ave-vano quindi visto bene i ragionieriMarx ed Engels: il capitalismo fa dav-vero schifo, non per nulla producericchezza per pochi, e miseria, alie-nazione, ragadi e smagliature perl´umanità rimanente. Il capitalismofa schifo, dirlo però è quasi inelegan-te: un po´ come accompagnare il sa-shimi parlando di emorroidi. La rego-la contempla tuttavia alcune dovero-se eccezioni. L´orrore del capitali-smo, infatti, bacia tutti ad eccezionedi Carlo Rossella: "Bianco e azzurro,sul mare di Capri, sopra la Grotta Az-zurra. Eleganza aristocratica, delizio-sa cucina di pesce dello Chef Andrea.Il Riccio di Anacapri è tornato agli an-tichi splendori. Quando ci andavanoJackie e Ari", così il nostro modelloscrive su "Il Foglio". Il capitalismo, ca-re amiche, fa schifo, ma contemplacomunque un´eccezione ancora, di-spensa, se non da questo pensiero,comunque dai suoi acidi muriaticianche Fausto Bertinotti, vederlo nel-le foto di Umberto Pizzi alla festacountry della signora Fendi fa lo stes-so effetto di una vittoria. Uno su millece l´ha fatta. Il capitalismo non fa poicosì schifo. Così anche Lella è tornataagli antichi splendori.

w w w. t e l e d u r r u t i . i t

Grazie ai progressi della medici-na una donna è diventata madre aquasi 60 anni. Allora c’è speranzaper tutti…V.M. 1949Quelle vecchie con un bambino inbraccia mi fanno pena. Mi fa pena ilpresepe moderno, un’anziana Ma-donna fecondata dalla scienza e ilpadre canuto chini sul neonato, l’ul-timo articolo di mercato. Mi fa penail consumismo genetico: lo voglio an-ch’io! Oggi si può! Quella sì e io no?Mi fa pena la protervia di estorcerlodal proprio corpo. Ci sono tanti modiper essere madre e padre. Mi fa penail materialismo del loro sogno, quel-la fede cieca nella carne. Una lungavita serve a trascenderla.

Dario Fo (Il Fatto del 26-5), esplo-de in tutta la sua indignazionesulla vicenda dell’infermiera che

ha protestato morendo dissan-guata. Mi ha scosso, perché mi so-no reso conto che mi stavo dimen-ticando di Mariarca Terracciano,la stavo “a rc h i v i a n d o ”. Dopo unasettimana tutto sembra così “vec-chio”…La grandezza del suo ge-sto è anche nell’indifferenza chelo ha accolto. Gerardo“Ma non vi fanno un po’ di dispia-cere, quei corpi in terra senza piùc a l o re ? ” Battiato si rivolgeva alle au-torità, ma la domanda era per tutti-chi direbbe “no”? E chi sentirebbedavvero qualcosa? Così egoisti da fre-

garcene anche della nostra sorte,pronti a dormire per essere invasidai baccelloni astrali di Jack Finney.Sospetto vivamente anche di me, for-se sono già un ultracorpo (il primosintomo è il moralismo apocalitti-co).

Separata, padre latitante, mio fi-glio non ha un vero rapporto conme, io faccio di tutto per conqui-stare la sua confidenza, lui diceche lo assillo. Anna GraziaI figli sono come gliamanti, guai a cor-rergli dietro.

Ma perché tantochiasso perl’uscita futile diBersani sullaGelmini che“rompe i coglio-ni”? P.Per una sciocchez-za che si dice, ne di-ciamo altre 10.000a commentarla, co-

me non sapessimo come passare iltempo che invece fugge. Viziosamen-te ti dico la mia (10.001). Mi è parsauna frase impropria: troppo benevo-la, indulgente, familiare- i coglioni lirompe uno che suona la tromba dinotte, un fastidioso veniale. La Gel-mini non rompe i coglioni, rompe lascuola. E mi è dispiaciuto vederglicopiare la destra in rozzezza. Bersa-ni è un uomo civile, sa articolare unpensiero. Il troglodita lo fa meglioBossi e senza sforzo.

La Gregoraci nega di averedetto che il suo bambinonon poteva più dormiresenza la cameretta nelloyacht, una calunnia chefaceva dubitare del suospirito democratico…CristianaPer dimostrare il quale ha

concluso: “Io quel giornale lofaccio chiudere, lo faccio”.

Spedite le vostre mail a:barbara.alber [email protected]

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pagina VIII Domenica 30 maggio 2010

SPARLARE A VANVERA di Stefano Disegni

Misfatto numero 14, 30 maggio 2010

I complici redazionali: Luca Bertolotti,Stefano Ferrante, Emanuele Fucecchi,Luca Telese

Ci leggiamo la settimana prossima.Per tutte le segnalazioni scriveteci a:re d a z i o n e @ i l m i s fa t t o . i t

di Dario Vergassolae Marco Melloni

Sabato 22 maggio-Intercettazioni. Berlusconi chiede aiministri di “difendere la legge con identi”. Beh, almeno per questa voltanon dovranno usare la lingua.- Le cellule artificiali aumenteranno lenostre potenzialità anche in camposessuale. Ad esempio, sarà possibilefarsi crescere una terza mano.- Nel suo discorso al Congresso, Ber-sani definisce la Gelmini “una rom-p i c og l i o n i ”. E il PdL insorge. “Bastacon l’utilizzo di termini volgari!”, hadichiarato Italo Fellatio.Domenica 23 maggio- Il movimento romano di estremadestra Militia annuncia un dossierscottante sul passato di Alemanno. Si

dice che unavolta abbia in-contrato uno diAutonomiaOperaia e nonl’ha menato.- La CIA volevascreditare Saddam Hussein facendo-lo passare per gay. Pensavo che certeidee venissero solo a Feltri…- San Babila è stata invasa dalle api.Era dagli Anni ’70 che non si vede-vano in piazza tante operaie.Lunedì 24 maggio- I vescovi esortano la politica a oc-cuparsi dei figli. Loro non possonopiù.- Elio Germano, trionfante a Cannes,non ha ricevuto la telefonata di Bondi.È così: ci sono periodi che ti succe-dono solo cose belle.

- Si aggravanole condizioni diSandra Mon-dani. Per Rai-mondo, forse,

neanche duemesi di tranquilli-

tà.Martedì 25

maggio- Il disegno di legge sulle inter-cettazioni è stato approvato inCommissione alle tre di notte. Lodiceva mia mamma che aquell’ora gira brutta gente.- Fazio autorizza le donazioni sa-maritane: da oggi, se uno vuole,

potrà privarsi di un organo per do-narlo a uno sconosciuto. Minzolini hagià detto che donerà il culo.- La Gregoraci dichiara: “Quello cheha sofferto di più per il sequestro del-lo yacht è Nathan Falco”. Per il pic-colo, un altro grosso trauma dopoquello del nome.Mercoledì 26 maggio- Cancellate 470 lauree stravaganti.Tra le più bizzarre: "Scienze del fio-re", "Benessere del cane e del gatto","Giornalismo indipendente".- Ancora una volta il Governo haascoltato le raccomandazioni di Na-politano per una manovra equa.

Equamente inculati operai e pensio-nati.- E’ arrivata la lista dei 7mila evasori:il 63% sarebbero lombardi. La dimo-strazione che la Lega è radicata sulterritorio, però su quello Svizzero.Giovedì 27 maggio- Tanzi condannato in appello a diecianni. Ma non c’è problema: il patrondella Parmalat dura un sacco se te-nuto al fresco.- Napoli. Finto cieco arrestato mentreleggeva il giornale. Ma trattandosi diLibero gli hanno dato la semi-infer-mità mentale.- Berlusconi ammette: “Per anni ab-biamo vissuto al di sopra delle nostrepossibilità”. E finché pagava Taran-tini…Venerdì 28 maggio- Al vertice dell’OCSE Berlusconi cita iDiari di Mussolini. Che al TG1 diven-tano quelli Bridget Jones.- Ancora polemiche sulle province:Bossi dichiara che se toccano Ber-gamo sarà guerra civile. Che già cisiamo andati vicinissimi per l'Atalan-ta in serie B.- Giorgio Gori candida Clemente Ma-stella per la prossima Isola dei Fa-mosi. Mah, ci sarà da fidarsi? Quellodopo una settimana passa al GrandeFra t e l l o .

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Domenica 30 maggio 2010 pagina 9

“Il Jihad porteràalla rivoluzione”

L’ETERNA UTOPIADEL TERRORISTA CARLOS

di Marco Dolcetta

Èun buon telefilm ma discu-tibile, “Carlos” p re s e n t a t oa Cannes e per 5 serate set-timanali su Canal Plus in

Francia. Buono in termini di re-gia, ritmo e attori; discutibile nelsuo svolgimento, nell’appropr ia-zione della storia, quella di unadeviazione della vita di un uomo:Ilich Ramirez Sanchez, detto Car-los - il suo nome di guerra - chenon ha avuto il diritto di visiona-re. È uno degli argomenti di Isa-belle Coutant-Peyre, avvocato diCarlos diventata sua moglie. Ec-co dunque un tuffo appassionatoin vent’anni di terrorismo inter-nazionale dagli anni 1970 agli an-ni 1990 e nella vita del figlio di unricco avvocato comunista vene-zuelano, che studiò all’Univer sitàLumumba di Mosca. Convintodella giustezza della lotta palesti-nese si schierò con il Fronte Po-polare di Liberazione Palestinesee si fece conoscere al mondo in-tero nel dicembre 1975, quale or-ganizzatore ed esecutore dellapresa in ostaggio di 11 ministridell’Opec a Vienna.

Nel 1991, Carlos trova rifugio inSudan. L’anno dopo, per la mortedi due agenti della Direzione dicontrollo del territorio e di un lo-ro informatore, avvenuta il 27 giu-gno 1975, un tribunale franceselo condanna in prima istanzaall’ergastolo in contumacia. Il 14agosto 1994, a Khartoum vienerapito, senza mandato di estradi-zione, da agenti segreti francesisu ordine del ministro dell’Inter -no Charles Pasqua. Condotto inFrancia, è detenuto nella prigionedi Clairvaux, a scontare l’er gasto-lo, ma non per questo meno com-battivo: “I militari della Jihad sonodiventati l’avanguardia armatadella guerra antimperialista. Lestrutture del Jihad si espanderan-no in tutto il mondo, per colpirecon facilità tutti i paesi nemici. Al-tri rivoluzionari non islamici se-guiranno il loro esempio. La libe-razione della Mecca e della Medi-na sono gli obiettivi prioritari”. Leidee del terrorista sono le stessedi quando il Medio Oriente era lasua base ed era membro del Fron-te popolare per la liberazione del-la Palestina di cui sarà poi il nu-mero 2 nella rete europea.

Il 30 dicembre 1973, prova adammazzare a Londra, Joseph Ed-ward Sieff, proprietario di Marks& Spencer, vice presidente dellaFederazione Sionista della GranBretagna. L’inizio di una lunga emorbosa litania. Sfortunatamen-te, conosciamo il seguito.“Sono come una belva nello zoodella mediatizzazione. Mi consi-dero un resistente, un rivoluzio-nario di professione - nel sensoleninista del termine e un qua-dro militare della resistenza pa-lestinese - ma non sono in prigio-ne per terrorismo. Sono statocondannato nel 1997 per l’omi -cidio volontario di 3 persone:fatto che contesto. Dunque so-no un prigioniero comune. Lemie condizioni di carcerato so-no quelle di tutti i prigioniericondannati a una lunga pena.Per dieci anni sono stato tenutoin isolamento totale, e ne sonouscito grazie a una decisione del-la Corte europea di giustizia.Chi ammiro oggi è Hugo Chàvez.Lui è la figura più significativa del-la storia venezuelana dopo SimonBolivar. È l’esempio, quasi unico,di rivoluzionario arrivato al pote-

re per mezzo di elezioni. Le debo-lezze del suo regime si spieganoper l’assenza di una rivoluzionesanguinosa, la struttura del vec-chio Stato è difatti restata parzial-mente al suo posto, con i suoi fun-zionari e i suoi speculatori che ral-lentano o sabotano l'azione dellarivoluzione. Sul piano geopoliti-co ha già fatto molto, la sua idead'unione latino-americana è basa-ta su piani di finanziamento eco-nomici, petroliferi e militari. Harimesso in discussione la sovrani-tà dell'America del Nord su quelladel Sud e ha rafforzato i sosteni-tori di un mondo multipolare. So-no quotidianamente in contattocon il mio paese. Scrivo articoliper la stampa dei movimenti delleGioventù comunista del Vene-zuela, di cui sono membro d’ono -re, e del partito comunista vene-zuelano, sostengo anche, il parti-

Una manifestazione degli oltranzistiislamici di Hamas ( FOTO ANSA) I l i ch

Ramirez Sanchez (FOTO LAPRESSE)

to socialista unificato del Vene-zuela che raccoglie tutti i chavisti.Confido nell’aiuto della mia pa-tria per essere liberato. Ma ci so-no in Venezuela vecchi comunistipassati alla reazione che fanno ditutto perché io non lo sia. Si siste-merà! È un affare di petrolio, ed èla Francia che ha bisogno del Ve-nezuela, non l'opposto. Nel 1999uno dei miei avvocati ha incontra-to Chàvez quando è venuto inFrancia. Chirac gli disse che sareipotuto rientrare in Venezuelaquando gli affari giudiziari che miriguardano sarebbero stati chiusi.Sono passati dieci anni e alcuneindagini sono sempre in corso!”.A proposito di Obama Carlos so-stiene: “È probabile che la suaamministrazione adotterà alcunemisure sociali. I poveri vivrannoun po' meglio, ma fondamental-mente non cambierà nulla. Oba-

DAL MONDO

ma è un po’ come Kennedy ai suotempi: è un uomo politico cheispira simpatia, ma è solo marke-ting, ed è per questo che è statoscelto. Negli Usa si viene elettiperché si ha abbastanza denaroper finanziare la migliore campa-gna elettorale. Ma da dove viene?Dai conti in banca dei capitalisti edei sionisti. Questi hanno decisodi salvare il sistema americanoper ciò gli hanno dato un nuovovolto: Obama, che non modificail sistema. Obama non è statoeletto per fare la rivoluzione maper far uscire gli Usa da una crisi econtinuerà in modo diverso ciòche hanno fatto i suoi predeces-sori. In campo internazionale,sebbene in modo meno brutale,gli scopi resteranno gli stessi econtinuerà la politica di Bush inIraq, Iran, Afghanistan e in Ame-rica latina…”. Dell’attuale exUrss pensa che “Putin sia un per-sonaggio positivo. È un uomo ti-rato su dal Kgb, significa che erastato programmato per apparte-nere all'élite dell'Urss e si trovaoggi alla testa della FederazioneRussa. Auspico che il suo proget-to politico abbia successo, ilmondo ha bisogno di una terzaRoma, una Russia forte, che si sol-leva e svolge nuovamente il ruolostorico su tre pilastri ideologici:ortodossia, comunismo sovieti-co e panslavismo”.Delle affermazioni redatte da Car-los, è difficile dire quanto siano ilfrutto di informazioni di cui, mal-grado la carcerazione, è venuto inpossesso; e quanto, invece, deri-vino dal forte senso d’odio e ven-detta che il terrorista ha sviluppa-to dopo i tanti anni di isolamentototale, fisico e psicologico.

Sconta l’ergastolo in Francia macontinua a considerare la Palestina lachiave per sovvertire l’ordine globale

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Domenica 30 maggio 2010 pagina 11

“SONO LA COSCIENZA PULITADELLA COLOMBIA”

Mockus, il candidato verde, sorpresa nelle elezionidi oggi: “Chi mi vota sa che la legalità non ha prezzo”

di Alberto RivaRio de Janeiro

Oggi la Colombia va al voto echiude una delle campa-gne elettorali più animatee imprevedibili della sua

storia recente, tanto che si pre-vede un calo dell’astensionismodal 50 al 30%. Dopo 8 anni segna-ti dal presidente uscente ÀlvaroUribe, che qualche mese fa ave-va tentato senza successo di ot-tenere dalla Corte costituzionalela possibilità di disputare un ter-zo mandato, il Paese si preparaora a voltare pagina. Il favoritoalla successione, l’ex ministrodella Difesa Juan Manuel San-tos, candidato della forza di go-verno (Partito della U), che finoa un certo punto pareva averela vittoria in tasca, ha visto cre-scere nei sondaggi la presenzadel filosofo e matematico di ori-gini lituane Antanas Mockus.58 anni, ex sindaco della capi-tale Bogotà per due mandati ecandidato del minuscolo Parti-to Verde, Mockus è un profes-sore e umanista che ha puntatotutta la campagna elettorale suuna parola: legalità.Il Fa t t o lo ha intervistato alla vi-gilia dell’ultimo dibattito tv digiovedì, incentrato su una dellemaggiori ossessioni dei colom-biani: la sicurezza. La Colombia ètutt’ora dilaniata dalla presenzasul territorio della guerriglia pa-ramilitare (tra cui le Farc), vantaoltre 3 milioni di rifugiati e ha vi-sto la corruzione toccare i livellipiù alti del governo. I due favoritirisultano testa a testa nei sondag-gi intorno al 32-35% e il voto mol-to probabilmente si deciderà nelballottaggio del 20 giugno.

Antanas Mockus, come spie-ga la sua repentina ascesa nel-la disputa elettorale?La gente ha riscoperto l’impor -tanza di votare secondo la pro-pria coscienza. Per anni le ele-zioni si sono disputate intornoa clientelismo, incarichi, favo-ri, generando povertà e disin-canto. La forza dell’onda Verdesi deve alla confluenza tra le no-stre proposte e il modo in cuiimportanti settori della societàhanno cominciato a interpreta-re la realtà del Paese.A proposito di proposte, co-me pensate di affrontare i treproblemi principali della Co-lombia: violenza, corruzionee povertà?Sono problemi che derivano dauna cultura dell’illegalità diffu-sa in tutte le sfere della società.La corruzione si combatte conil principio che le risorse pub-bliche sono sacre, la violenza ela povertà con il rispetto dellavita e il concetto di legalità de-m o c ra t i c a .Quali sono le principali diffe-renze tra la sua proposta equella di Santos: lo consideraun erede di Uribe?

zuela ed Ecuador e con l’in -tervento degli Usa sul vostrot e rr i t o r i o ?Gli Usa non “inter vengono” inColombia, ma collaborano connoi. America Latina e Usa devo-no integrarsi con meccanismi dicooperazione nei confrontidell’illegalità, rappresentata inprimo luogo dal narcotraffico.Su questo si gioca la politica an-tidroga dei prossimi dieci anni.Con Venezuela e Ecuador nonsolo ci lega un passato fecondoma anche un futuro pieno di op-portunità. La politica estera del-la Colombia non sarà basata suicapricci di una persona.

DAL MONDO

Per 40.000 sterline il primoscandalo del governo Cameron

No, non penso sia un erede diUribe. Juan Manuel parla di pro-sperità democratica, ed è chiaroche c’è una differenza con il pre-sidente uscente. Ma non puoisperare nella prosperità se pri-ma non garantisci legalità, nelmondo delle garanzie del lavoro,della salute e della violenza dif-fusa. La differenza principale tranoi è la coerenza tra il fine e imezzi per arrivarci.Qual è la peggiore eredità delgoverno di Àlvaro Uribe?Uribe ha generato crescita eco-nomica, sicurezza e ha restitui-to allo Stato parti del territorioe molti municipi che erano in

mano alla guerriglia. Tuttavia,ha utilizzato spesso mezzi ille-gali per raggiungere questi ri-sultati. Faccio l’esempio dei Fal -sos Positivos (esecuzioni somma-rie di persone per incolpare iparamiliari, ndr), le intercetta-zioni illegali di politici da partedel Das (servizi segreti civili,ndr) e gli episodi conosciuti co-me “p a ra p o l i t i c a ” (relazioni il-legali tra guerriglia e parlamen-tari, ndr). Noi rifiutiamo la cul-tura del “tutto per tutto” perraggiungere i risultati.Se dovesse essere eletto,cambierà la politica esteracon i suoi vicini come Vene-

di Andrea ValdambriniL o n d ra

F reedom, Fairness and Responsibility (liber tà,giustizia e responsabilità) sono gli ideali

che dovrebbero ispirare il nuovo governobritannico. Eppure sono bastati meno diuna ventina di giorni dall’insediamento,perché un suo esponente fosse coinvoltonel primo scandalo dell’era Cameron. Sitratta di David Laws, segretario generale delTesoro, LibDem politicamente molto vici-no ai Conservatori, accusato di aver carica-to sulla nota spese dei rimborsi parlamen-tari la somma di 950 sterline al mese per ot-to anni – 40.000 sterline complessive - perl’affitto di una stanza in due appartamenti diproprietà dal suo compagno Kames Lun-die. Laws ha fatto sapere di voler ripagareimmediatamente il denaro sottratto ai con-tribuenti, ma la vicenda presenta anche unrisvolto privato, che la rende controversa. Ilministro ha affermato di aver agito in que-sto modo per non rendere nota la relazionesentimentale con Lundie.L’abuso è emerso in seguito all’i n ch i e s t agiornalistica portata avanti dal quotidianoDaily Telegraph tra venerdì e sabato. Con do-vizia di particolari il Tele-graph riferisce come Lawsavrebbe tra il 2004 e il2007, preso in affitto unastanza nell’appar tamentodi Lundie, che di mestierefa il lobbista politico, in zo-na sud di Londra, nel quar-tiere di Kennington. Nel2007 la coppia si sposta inun’altra proprietà semprein zona, e Laws continua aprendere in affitto unastanza dichiarando il com-

pagno Lundie semplicemente “padrone dicasa”, in modo da poter usufruire del bene-fit. Almeno fino al settembre 2009, quandoLaws, stando a quanto riferisce il Telegraph,cambia di nuovo appartamento, mentre ilcompagno rimane a Kennington, conti-nuando però a scaricare le spese con i soldidei contribuenti, questa volte sotto la voce“detrazioni per la seconda casa” (la prima sitrova nel collegio in cui è eletto, a Yeovil nelSomerset, Inghilterra sud occidentale).Il caso Laws è complesso dal punto di vistagiudiziario, eclatante sul versante politico edelicato su quello privato. Dopo una seriedi scandali passati, che hanno gettato am-pio discredito sulla classe dirigente, la so-glia della nota spese per i parlamentari è sta-ta drasticamente abbassata. L’ultima cam-pagna elettorale si è giocata proprio sullapromessa di un rinnovamento al fine di evi-tare irregolarità, che invece si sono puntual-mente ripresentate nel caso Laws. Alcunichiedono ora che il segretario generale delTesoro si faccia da parte: il suo comporta-mento sembra in contrasto con i tagli allaspesa che proprio lui è chiamato a metterein atto in nome dell’auster ità.Pur facendo mea culpa David Laws si difen-

de. Afferma di non aver vio-lato le regole, poiché anchevivendo insieme, lui e il suocompagno non si conside-rano giuridicamente “spo -sati”. E aggiunge: “Non hoagito per il mio profitto, masemplicemente in nomedella privacy e con il desi-derio di non rivelare la miasessualità”. Un caso, il suo,in cui moralità pubblica evita privata appaiono sottil-mente in conflitto.

La flotta di FreeGaza sfida Israele

di Stefania Pavone

Q uando Flottilla, le nove navi delle organizzazioni non go-vernative di “Free Gaza”salpata in questi giorni allo scopo

di rompere l'embargo di Gaza, arriverà stanotte verso le co-ste della Striscia, si capirà se le intimidazioni del governoisraeliano diverranno realtà. Se, come ha già intimato il mi-nistro degli Esteri Avigdor Lieberman, Flottilla sarà fermata.Israele minaccia di oscurare gli strumenti di navigazione e diabbordare le nave dei pacifisti per deviarne la rotta e con-durla nel porto di Ashodod, nel Sud del paese, violando ildiritto internazionale e trattare poi come clandestini gli oltre600 pacifisti (tra cui l'intramontabile Hedy Epstein, ebreasopravvissuta all'Olocausto - che non compirà però l’ultimatratta - e un americano salvatosi dall'incredibile errore com-messo dagli israeliani che affondarono la “Liber ty”nel 1973),provvedendone al rimpatrio. I pacifisti ad Ashodod verran-no identificati e interrogati. E il carico di oltre 10 tonnellatedi merci, tra cui materiali da costruzione, medicine, giocat-toli per gli abitanti di Gaza verrà trasportato sotto lo strettocontrollo del governo israeliano. Ashodod diventerà un veroe proprio centro di detenzione. Intanto, la tensione tra ilgoverno di Israele e le organizzazioni internazionali è allestelle. Lieberman ha definito l'azione di Flotilla come un “at-to di propaganda contro Israele”. Secondo il governo israe-liano a Gaza non vi è nessuna emergenza umanitaria poiché,sempre secondo Lieberman, “si lasciano passare migliaia ditonnellate di cibo verso Gaza malgrado i crimini di guerra e ilanci di razzi di Hamas”. Lady Ashton, responsabile Esteridell'Ue ha chiesto a Israele di non attaccare la flotta e di rom-pere l'embargo di Gaza. La sua voce si unisce alle richiestedell'Onu: Ban Ki-moon chiede un atto di responsabilità daentrambe le parti. Ma le ong organizzatrici della traversata,non mollano. Ieri il governo cipriota, nella cui acque transitala nave della speranza, ha impedito, su pressioni di Israele, aduna delegazione di 70 parlamentari, intellettuali e giornalistidi partire. Monica Benini, della Lista Civica per il Bene Co-mune affermava ai microfoni di Radio Città Aperta: “La si-tuazione è peggiore, stamattina abbiamo avuto dei problemiquando, una volta saliti sulla nostra imbarcazione la polizia ciha impedito di partire”. E il premier di Hamas Haniyeh com-menta: “Se le navi raggiungeranno Gaza sarà una vittoria”.

SPIGOLO di Giampiero Gramaglia

Caro Benedetto, lasciache il mio don mi sposi

C aro Benedetto, lascia che i pretivivano da uomini fra gli uomini

e provino i sentimenti dei loro simi-li, amino e siano amati”. È un passag-gio della lettera che decine di ‘amantisegr ete’ di preti o frati cattolici han-no scritto a Papa Benedetto XVI, chie-dendo l’abolizione della regola delcelibato per i religiosi. Un passo cui

The Guardian ha dedicato moltospazio, ricordando che il temaera stato già sollevato a marzo,quando l’arcivescovo di Vienna,il cardinale Christoph Schoen-born, affermò che l’abolizionedel celibato potrebbe ridurre icasi di abusi sessuali nella Chie-sa. La lettera risale a fine marzo,

cioè proprio all’epoca della sor-tita del cardinale, respinta dallaCuria, ma è stata resa pubblica soloora da un’agenzia internazionaleonline, la globalPost. Le firme in cal-ce sarebbero una quarantina, ma so-lo tre, fra cui quella di un’italiana di42 anni, Stefania Salomone, sono sta-te rese pubbliche. L’attenzione per lalettera conferma la sensibilità dellastampa internazionale per le vicen-de vaticane: in questi giorni, il Nou-velObs e vari siti Usa insistono sugliabusi, citando “almeno 100 casi indieci anni in Italia”, mentre El Mun-do rileva che “il clero italiano affer-ma di non essere obbligato a denun-ciare i casi di pederastia”.

NINDIA

Tre italiani fermatiper armi

R iprendono domanigli accertamenti sui

tre tecnici italiani fermatimercoledì per presuntadetenzione di munizioni erilasciati venerdì dallapolizia di New Delhi. Itorinesi GiovanniCecconello, Donatod’Angelo e Giulio Pomettorimangono a disposizionedella squadra specialeantiterr orismo.

MA L AW I

Graziatiper l’unione gay

I l presidente delMalawi, Bingu wa

Mutharika, ha annunciatodi aver concesso la graziaa una coppia diomosessuali che, dopoessersi simbolicamentesposati, erano statiarrestati e condannati a14 anni di carcere.

FRANCIA

Parlamento:no a tagli stipendi

L’ Assembleanazionale francese

dice “no” a una riduzionedel trattamentoeconomico dei ministriche ricoprono altriincarichi elettivi locali. Ideputati hanno bocciatoun emendamentoinserito nel progetto dilegge sulla riforma dellecollettività locali che siproponeva di impedire aiministri di intascare duebuste paga.

STAT I UNITI

Verso azionepenale contro Bp

I l Dipartimento dellaGiustizia Usao ha

mosso i primi passi versoun’azione penale neiconfronti della Bp per leazioni commesse prima edopo il disastro dellamarea nera del Golfo delMessico. Una squadra diprocuratori einvestigatori staraccogliendo prove inLouisiana e sta cercandodi verificare se Bp abbiaviolato regole di sicurezzafederali e fuorviato leautorità assicurando cheera in grado di contenererapidamente la perdita digr eggio.

RE P. CECA

Confermadel centrodestra

I risultati delle elezioninella Repubblica ceca

indicano che neiprossimi quattro anni ilPaese sarà di nuovogovernato da unamaggioranza dicentrodestra. Isocialdemocratici, finoraall’opposizione, in realtàsono primi ma nonhanno una maggioranzaper governare.

Antanas Mockus, 58 anni (FOTO ANSA)

David Laws (FOTO ANSA)

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pagina 12 Domenica 30 maggio 2010

ZingarettiDirige ilFestival deldocumentariosocialea Pisa

Enrico RavaPer la primavo l t aal Maggiomu s i c a l ef i o re n t i n o

Andrea AgnelliI mortidell’H ey s e lsono semprenei nostricuori

Giro d’ItaliaJohannTschoppconquistala tappadel Tonale

in & out

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

L’iPad e, sopra, Dennis Hopper (FOTO ANSA)

Un articolo composto sullatastiera virtuale dell’iPad: ecco

come è raccontare toccando uno schermo: la Lettera 22 del domani

NUOVI GESTI

SCRIVEREAC C A R E Z Z A N D OLE PAROLE

di Federico Pontiggia

S e n’è andato Dennis Hopper, ovvero Mr. Easy Rider, ilregista e protagonista del film culto del 1969, manifesto

della ribellione giovanile. Minato dal tumore alla prostata,il suo calvario è finito sabato nella casa di Venice: Hopperse n’è andato “circondato dai suoi cari", come ha dettol'amico Alex Hitz, a 74 anni, molti dei quali impressi in-delebilmente su pellicola. Era arrivato a pesare 45 chili:impossibile, dunque, la chemioterapia, impossibile com-parire al Tribunale di Los Angeles per la causa di divorziodalla moglie Victoria Duffy che, a suo dire, gli impediva divedere la figlia Galen di 6 anni. Nato in Kansas il 17 maggio1936, Hopper si trasferisce a San Diego, negli anni ’50partecipa ad alcune serie televisive tra cui Medic e Su-g a r fo o t , ma l’esordio sul grande schermo è con Johnny Guitar(’54) di Nicholas Ray. Nel successivo Gioventù bruciata (‘55),dello stesso Ray, incontra James Dean: sarà amicizia, con unGigante (‘56) e la passione per la fotografia in comune, finoall’incidente fatale di Dean. Dopo aver mollato la Warner,Dennis si trasferisce a New York e inizia a frequentarel'Actor's Studio: i ruoli sono sempre secondari, il generewestern, ma il talento è quello dell’enfant terrible.Non solo in potenza, ma in atto: con il collega Peter Fondae lo scrittore Terry Sourthen, si impegna a buttar giù ilsoggetto e a trovare i finanziamenti per un road movie offHollywood: dopo aver raccolto 400 mila dollari, passadietro la macchina da presa per l’indie low-budget EasyR i d e r, che interpreta con Fonda e un giovanissimo JackNicholson. Non sono subito rose, ma fioriranno: inizial-mente rifiutato dal produttore Roger Corman, diventa ilroad movie della controcultura americana e riscuote unclamoroso successo al botteghino, sposando gli ideali li-bertari alle pulsioni anti-istituzionali. Anche la critica se neaccorge – miglior opera prima a Cannes, due nominationall'Oscar – ma Dennis manda tutto in fumo, e non solo:l’abuso di stupefacenti e la fallimentare opera secondaFuga da Hollywood (1971) lo mandano sul lastrico e lo ri-portano davanti alla camera. Recita in qualche produzioneeuropea, soprattutto partecipa a L'amico americano (‘77) diWim Wenders, che ne esalta il mix di genio e sregolatezza.Dennis risale la china: memorabile la sua prova in Apo-calypse Now (’79) di Francis Ford Coppola, assolutamentenon trascurabile la regia Out of the Blue (1980), il suo talentosi ripulisce al rehab, e gli anni ’80 li trascorre su set im-portanti. Linch lo vuole psicopatico criminale in Velluto Blu(1986), che gli vale una nomination ai Golden Globe,bissata – con aggiunta di candidatura agli Oscar – perColpo vincente lo stesso anno: nel ’94, l’ultima regia, Unabionda sotto scorta, ma fuori dal set ne ha scortate di tutte letinte. Sposato cinque volte (tra cui il matrimonio-lampo di8 giorni con l'attrice Michelle Phillips, nel 1970), ha avutoquattro figli, l'ultima dei quali, Galen Grier, nel 2003.Nel ‘97 aveva detto: “Like all artists I want to cheat deatha little…” (Come tutti gli artisti voglio fregare un po’ lamor te).

È morto Dennis Hopper

Addioa mister

Easy Rider

di Roberto Ferrucci

Sono in fila alla porta d'imbar-co B23, aeroporto Charles deGaulle. Ho appena finito discriverci sopra e, nel giornodell'uscita dell'iPad, posso fi-nalmente tenere sottobrac-cio la tavoletta con disinvol-tura. In una Fnac, quella diMontparnasse, aperta soloper chi ambiva al nuovo og-getto di culto della Apple (unsignore barba bianca, capellibianchi, che voleva solo com-prarsi un libro, ha provato acapire che cosa fosse questoiPad, poi se n'è andato bofon-chiando come solo i francesisanno bofonchiare), allaFnac sono finalmente riusci-to a trovare una custodia, fon-damentale sia per protegger-lo, l'iPad, sia per farlo starenella posizione ideale perscriverci, leggermente incli-nato verso il basso. Come unaLettera 22 del domani. Ma al-lora lei ce l'ha già, mi ha dettol'impiegato in tenuta da ceri-monia per celebrare l'avven-to dell'iPad (non solo lui, tuttii commessi sono in abito scu-ro e cravatta). Da più di unmese, ho detto io. Ah, me loracconta? E io, altrettanto ce-rimonioso, gliel'ho racconta-to. Ha usato il termine giusto,il commesso in abito da ceri-monia. L'esperienza iPad, vara c c o n t a t a .Da due giorni, non c'è giorna-le europeo che non abbia ilsuo articolo sull'iPad. Tutti neparlano, nessuno lo racconta.Tutti si soffermano sugliaspetti più spettacolari (eperciò banali). Tutti si chie-dono se è vera rivoluzione ose si tratti di uno dei tanti gad-get da fighetti. Certo, i fighet-ti non mancheranno di com-prarselo. Sono loro, di solito,quelli a potersi permettere fa-cilmente queste cose. Ma i fi-ghetti non sapranno che far-sene, dell'iPad. Perché se cidevi solo giocare, allora è me-

glio la Playstation. Se ci devisolo guardare i film allora èmeglio un lettore portatile.Se ci devi solo ascoltare mu-sica è meglio l'iPod. Ciò chedavvero cambia sono la lettu-ra e la scrittura, che – è noto –non son cose da fighetti. Siachiaro, per lo scrittore e per illettore appassionato, la pagi-na di carta è e resterà per unbel po', credo, la destinazio-ne ideale. Perciò pur potendoavere tutta la mia bibliotecadentro a questa tavoletta, saràancora il libro inteso comecarta colla e inchiostro ad es-sere il centro del mio sapere edel mio piacere. Vorrei potercontinuare a scrivere libri, enon soltanto eBook. Diversoè per i giornali. Che è – sì –bello sfogliarli, la mattina, l'o-dore della stampa che si spo-sa ormai perfettamente conla fragranza del caffè, di un tè,del croissant. Giornali chespesso vorresti conservare,ma negli anni sono già troppi,

e poi c'è quella domanda,ogni volta: quanti alberi pertutta quella quantità di cartache poi la sera, inesorabil-mente, finisce nella spazzatu-ra? Nel tuo iPad oggi puoi in-filare annate intere di decinee decine di testate. Conserva-re per non dimenticare, persalvaguardare la memoria diun'epoca. E la tua, soprattut-to, di memoria. Questo credosarà rivoluzionario. L'uso chefaremo dei giornali e l'uso chei giornali faranno di noi lettoriattraverso l'iPad. Così come sirivoluziona la scrittura, sopraa questa tavoletta, che sem-bra proprio quella piccola la-vagna di quando eravamobambini. Gessetti e cancelli-no. Ricordate? E la frustrazio-ne per non poterci scriverenessuna storia, là sopra, chenon fosse brevissima. Il can-

cellino aveva sempre la me-glio sui gessetti, alla fine.Scrivi accarezzando le parole,sull'iPad. Come adesso, perquesto articolo, parole chemetto insieme picchiettandole dita sulla videotastiera deldisplay. Meglio, facendole sci-volare, le dita, cosa che alla fi-ne – ecco – ti dà la sensazionedi accarezzarle, le parole, emai nella vita potevo immagi-nare che un giorno, avrei po-tuto coccolarle sul serio, leparole, oggetto assoluto delmio mestiere. E scrivi ovun-que, con l'iPad. Sì, lo so, an-che su un quaderno, con unapenna, ci puoi scrivere in qua-lunque posto ti trovi, ma lo sa-pete anche voi che l'obiezio-ne non regge, che la scritturamanuale implica semprequalcuno che poi ricopi. Hoamici scrittori che scrivono ri-gorosamente a mano e, rigo-rosamente, hanno poi il pro-blema di ricopiare o trovarequalcuno che lo faccia per lo-ro. In questo caso, invece,scrivi sopra a un aggeggio chepesa solo settecento grammi,che non ti manda a fuoco leginocchia, come capita coiportatili che surriscaldano e,soprattutto, non devi preoc-cuparti di cavi e batterie di ri-serva: ha un'autonomia chepuò superare le dodici ore.Un sogno per chi ama scriverein viaggio, per chi, come me

(con una moleskine semprein tasca, comunque), vive lascrittura come movimento,atto praticabile ovunque enon solo in quel determinatoposto che diventa poi deter-minante e vincolante. Scrivisull'iPad e “il visto si stampi” èimmediato, sul tuo blog o algiornale. Non solo. Il pro-gramma su cui sto scrivendo,mi permette di crearmeneuno in pochi minuti, di gior-nale. Con foto, testata e tuttoquel che serve: colonne, oc-chielli. Sì, un giornale, insom-ma. E per uno che da piccolose li costruiva con la forbice,la Coccoina e le pagine cen-trali dei quaderni a quadretti,pensate che gioia. Sia chiaro:se poi non sapete scrivere, senon avete nulla da dire, l'iPadnon può proprio aiutarvi.Gliel'ho raccontato più o me-no così, il mio iPad, al com-messo della Fnac in abito dacerimonia per il lancio dell'i-Pad in Europa. Per ringraziar-mi, ha detto che si leggerà ilmio romanzo. Mentre vado apagare la custodia, mi chiedose non l'ho aiutato a incenti-vare le vendite della tavolettadi Steve Jobs. Poi sento ancorala sua voce, alle mie spalle. Di-ce: "Ah, monsieur, il suo ro-manzo... Per caso esiste già informato eBook?", mi chiedestrizzando l'occhio.

www.rober toferrucci.com

Questa tavolettasembra proprioquella di quandoeravamobambini:gessettie cancellino

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Domenica 30 maggio 2010 pagina 13

TELE+COMANDOTG PAPI

Né lacrimené sangue

di Paolo Ojetti

T g1La “m a n ov ra ” sta diven-

tando ormai una cosa eterea,spirituale. Non riguarda piùné lacrime né sangue, ma cosìcome la continua a presenta-re il Tg1, è diventata un innoalla bontà, all’innocenza, allaconcordia nazionale. Capez-zone, che non manca mai eparla come quelli della pub-blicità dei pannolini, è arriva-to a sostenere che la manovraè un “modello”, ovviamenteinvidiato da tutto il mondo.Ma anche in studio non sischerza e si raccatta una di-chiarazione di Berlusconi(“non firmo la manovra se pri-ma non la esamina Napolita-no”) senza chiedersi: ma sipuò o non si può? Oh, chesciocchezza: quando mai igiornalisti del Tg1 si chiedo-no qualcosa davanti a Berlu-sconi? Mai, si bevono qualsia-si cosa senza fiatare. In lineacon questo modo di fare (an-

zi, di non fare) Simona Sala vasul pastoncino turistico: “Ber-lusconi ha lasciato PalazzoGrazioli, direzione Sardegna”.Non è un uomo, è un traghet-to. Il Tg1 vorrebbe anche con-vincere tutti che la maggio-ranza, emendando la leggesulle intercettazioni, avrebberimediato alle nefandezze e aitentativi di soffocare le libertàdi indagine e di stampa. Balle,la libertà d’informazione nonè materia trattabile.

T g2Il preferito del Tg2 non è

Capezzone. È Rotondi, il mi-nistro pleonastico che – co-me ha documentato il Fatto diieri – potrebbe essere rotta-mato con un altro emenda-mento alla “m a n ov ra ”, ridu-cendo così i costi inutili dellapolitica. Della manovra che lorisparmia Rotondi parla be-nissimo, si fida di Cicchittoche ha stabilito che è “mor-bida”, come i materassi di Ma-diashopping. Ma il Tg2, senza

volerlo, scopre la nefandezzadel Tg1 e lo smentisce subito:Berlusconi ha firmato, ma or-mai la frittata è fatta, lo scon-quasso dell’informazione Raiè totale. Bisognerebbe dareun segnale forte: pagare il ca-none con i soldi del Monòpo-li, false le informazioni, falsi isoldi, uno pari.

T g3E qui siamo su un altro

pianeta, il pianeta delle noti-zie. Il Tg3 riprende un’inter-vista concessa da Ciampi a Re-pubblica. Nel 1993, Ciampipresidente del Consiglio te-mette un colpo di Stato dopole bombe di Firenze, Milano eRoma. E rilancia l’ipotesi chele stragi, come quelle del1969-1970 servissero a spia-nare la strada a un golpe: lamafia si fece strumento dioscure forze politiche e sta-tuali. Insomma, per uscire daisottintesi, la politica dellostragismo favorì la nascita diForza Italia sulle rovine delvecchio potere democristia-no e craxiano, del Caf (Cra-xi-Andreotti-Forlani). Unalunga intervista a Veltroni ri-costruisce il clima dell’epocae, in qualche modo, salda l’in-tervista di Ciampi alle dichia-razioni di Grasso. È un altrodei misteri d’Italia e Ciampi sichiede angosciato: chi stavadietro a tutto questo? Chi erail burattinaio?

di Fulvio Abbate

Fra gli implacabili “mu s t ” televisivi con-temporanei, è ormai d’obbligo annove-rare lo spot realizzato da Mina per lapasta e i sughi Barilla. Un vero diadema

di bigiotteria mediatica, che si conclude in-variabilmente con un distico mistico “Lagioia di stare insieme”. Mina, com’è noto,nello spot in questione è soltanto “vo c e ”,quanto basta alla presenza del suo spirito,del suo carisma visibile e invisibile, della suarivelazione-concessione. La “vo c e ” di Mina,va detto ancora, anche quando non è in ser-vizio, cioè impegnata, modulata, lanciata,avvinghiata nel canto, mostra ugualmenteuna grana invidiabile, rara, unica, un timbroe una tessitura che fanno persino sognarel’intero spettro delle voci del mondo dop-piate appunto dalla sua, in una sorta di apo-teosi sonora. Roba che accadeva già ad ascol-tarla alle prese con i “lanci” dei singoli pezzinel corso del radiofonico “Pomeriggio conMina”. In breve, c’è da chiedersi quanto del-la sua “vo c e ”, perfino in uno stato di quiete,non possa sfondare nella galleria delle suo-

nerie per cellulari,nient’altro che un“Pronto, sì?”. Questoe nient’altro. “Fir ma-to Mina”. Lo spotdall’apparenza sem-plice semplice che siavvale della “vo c e ”di Mina, banale edavvincente perchéimperniato sul senti-mento primario delcalore domestico,anzi del nido-cucinacome capolinea del-la gioia di vivere, ha

per tema specifico gli “amici”. In 38 secondi,intanto che scorre un repertorio di situazio-ni proprie del flusso dell’esistenza d’area pa-dana - anni verdi-adolescenza-terza (età alleprese con lo scopone al bar, o perché no alCircolo Arci) – trentenni cui è caro innan-zitutto lo spritz, Mina “dà voce”, anzi, inco-rona un mondo perfetto, lubrificato perfinonel dettaglio dei peluches che contemplanoil filo dell’orizzonte dalla spiaggia. Un mon-do di sogno, insomma. Fin dalle classi ele-mentari, ecco il mondo che non necessita diconflitti, e dunque neppure di un giorno disciopero, un mondo dove è bello iscriversi alraduno dei vespisti, dove è meraviglioso faremanutenzione alla catena della propria bi-cicletta, un mondo dove è appagante scat-tare una foto con il cellulare, un mondo dovel’atto culminante della giornata porta ad al-lungare la mano verso il ripiano dove dimoraun barattolo di sugo. Barilla. Dove perfino laconstatazione del crudo e del cotto è un attoassoluto, pacificante, assieme alla scopertadelle bavette che trattengono il pesto allagenovese. Barilla. Chissà quanto sarà duratoil casting per scovare la ragazza bruna che fail gesto della forchetta ruotando indice e me-dio, o quell’altra che un istante dopo sgranagli occhi, neppure le avessero toccato il se-dere, dinanzi al furto dell’intingolo, del filodi spaghetto. Nel condominio della rete, do-ve non si fanno sconti di pena neppureall’uccello del paradiso, la voce di Mina acommento del suddetto spot (Barilla) ha su-scitato tuttavia molte perplessità: “S e m b rauna suora tedesca che cerca di parlare maleitaliano. A Lugano non parlano così”, decre-ta OvoPiano. Sembra la voce “di una strega”,decretano molti suoi vicini di link.

w w w. t e l e d u r r u t i . i t

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Il nidodi Mina

Mina presta la voceallo spot della Barilla

(FOTO ANSA)

SECONDO TEMPO

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pagina 14 Domenica 30 maggio 2010

PIAZZA GRANDEImmigrati, il giorno del giudiziodi Furio Colombo

“Èstato verificato che sed'un tratto si fermasserotutti gli immigrati, l’Ita -lia – comprese la Lom-

bardia e il Veneto – entrerebbe incr isi?”, chiede il lettore FrancescoDallai nella sua lettera a Il Fatto del27 maggio. È stato verificato, è cer-to. Si ferma tutto, e tutti lo sanno.Ma la realtà è un dettaglio che nondistoglie mai la Lega dalle sue os-sessioni. Con i suoi 3 o 4 stipendi atesta per ogni leader (Cota, elettopresidente del Piemonte, non hamai dato le dimissioni dal Parla-mento; quasi tutti i deputati e se-natori della Lega sono anche sin-daci, presidenti di Regione, asses-sori, consiglieri regionali, tutto al-la fine, a carico di Roma ladrona) enon distoglie gli attentissimi “pro -motori della libertà”, che devonosalvaguardare i voti leghisti per te-nere in piedi Berlusconi, anchesenza la Confindustria, anche sen-za l'ormai lontano tripudio dellefolle. Poiché la Lega, con la suapersecuzione degli immigrati edei rom, ha messo l'Italia al centrodi una severa e negativa attenzio-ne internazionale, ecco che si faavanti il ministro Sacconi, con unatrovata abile e del tutto libera dascrupoli e preoccupazioni. Nonsulla vita e la dignità degli immi-grati, non sulla necessità delle im-prese e della protezione lavoro ita-liano. No, l'unica preoccupazionedi Sacconi è di non scontentare laLega. Cito dal testo messo in Reteda Andrea Sarubbi, giornalista egiovane deputato del Pd: ‘Conl’adozione del permesso a punti ilministro Sacconi sta rivoluzionan-do l’approccio all’i m m i gra z i o n econ un semplice decreto attuati-vo. Si tratta di una vera e propriarivoluzione culturale, che pone l'I-talia in linea con le legislazioni piùavanzate al mondo’ ( d e fi n i z i o n edegli autori su se stessi nella tra-dizione berlusconiana di auto-lo-darsi, ndr). È il concetto di immi-grazione circolare che il ministrova ripetendo da mesi. Secondo ladottrina Sacconi, infatti, lo stranie-ro arriva in Italia con l'obiettivo direstarci il meno possibile: il tempodi lavorare e mettere da parte i sol-di necessari per garantirsi un av-venire tranquillo nel suo Paesed’origine (...). Ma su 4 milioni emezzo di regolari – ci fa saperel’Istat – gli abbandoni di residenzasono nell'ordine di zero virgola,mentre cresce di anno in anno ilnumero di bambini stranieri chenascono nei nostri ospedali. Ep-pure, quello degli immigrati rego-lari di impresa che, ci dice l’ultimorapporto Confartigianato di Me-stre, nel 2009 sono schizzati a 600mila, nonostante la crisi. Insom-ma, chi arriva rimane. (...). Ma, am-mettiamo per assurdo che Sacconiabbia ragione. Anche in questo ca-so c'è un cortocircuito. Da un lato,chiediamo agli immigrati tempo-ranei di essere cittadini perfettiper arrivare finalmente ai 30 puntinecessari per il rinnovo. Dall'al-tro, ci aspettiamo che – una voltacompiuto tutto questo percorsodi integrazione – se ne torninotranquillamente “a casa loro”, co-me se niente fosse. (...). I nostripartner europei sanno bene che ilmeccanismo richiede risorse ade-guate. Lo sa la Spagna, i cui fondiper l'inclusione sociale ammonta-no a 300 milioni di euro. Lo sa laGermania che ha stanziato 700 mi-lioni. In Italia, la prima Finanziariadi questo governo ha fatto sparirepersino i fondi per i computer nel-le scuole di italiano delle parroc-chie. Dopo la favola dell'immigra-zione circolare, prepariamoci ad

ascoltare quella dell'integrazionea costo zero”.“Aiutiamoli in casa loro” gridano ileghisti. E la Padania arriva a trave-stirsi da giornale missionario epubblicando in ultima pagina im-magini di villaggi africani “adotta -ti” dall’Italia, purché gli abitantigiovani non si muovano di lì. Stra-no, perché Jamie Drummond, di-rettore esecutivo di One, l’or ganiz-zazione di aiuto all’Africa di Bono eBob Geldolf, dichiara quanto se-gue (Londra, 25 maggio): “Non sipuò consentire ai leader italiani dicontinuare a infettare il G7 ancoraa lungo. Devono essere buttati fuo-ri. La passività del governo italianooscura il lodevole impegno inglesee americano”. Ma questa è solo unadelle nostre truffe di governo, pro-messe fatte, vantate, negate. L’a l t raè il versamento dei contributi pre-videnziali degli immigrati. I cittadi-ni stranieri sono tenuti a versarliper meritare i 30 punti. Ma poi so-no trasformati in immigrati “circo -lar i”: vanno via e lasciano tutto. MaBono e Geldolf non sono i soli adessersi accorti del comportamen-to italiano due volte disumano (maanche segnato da imbarazzanti fal-sità travestite da impegni interna-zionali, dalla sottoscrizione di in-decorosi trattati, da leggi o decretiattuativi che sono un gioco delletre carte come quello di Sacconi:impongono cambiamenti gravissi-mi ma rendono inutile il Parlamen-to). C’è Amnesty International cheaccusa l’Italia per i morti in mare eil rifiuto preventivo di diritto d’asi -lo senza alcuna forma di scrutinioo verifica. Nel suo rapporto appe-na pubblicato, si ricorda la gravis-sima vicenda della nave turca Pinar(aprile 2009): “I migranti sono statilasciati al loro destino per 4 giorni,senza acqua né cibo, accampati sulponte della nave”. Un episodio da1939, che resterà nella storia con-temporanea a illustrare il senso e illivello morale dell'Italia. È l’unicogoverno in Europa ad essere suc-cube di un partito xenofobo, conun ministro dell’Interno “pada -no”. Scrive ancora Amnesty Inter-national: “A partire dal maggio2009, le autorità italiane hanno tra-sferito in Libia migranti e richie-denti asilo, intercettati in mare sul-la base dell’accordo di ‘amicizia,partenariato e cooperazione’, con-cluso nell’agosto 2008 tra Italia eLibia; e sul pattugliamento marit-

timo libico per mezzo di navi mi-litari fornite dall’Italia. La Libia nonè parte della convenzione sui rifu-giati del 1951 e non ha procedurad’asilo. Secondo dati del governoitaliano, 834 persone intercettatein mare sono state portate in Libia.Fra esse vi erano decine di donne,anche in stato di gravidanza, e mol-ti bambini”. Come si ricorderà, sol-tanto i deputati radicali e alcuni de-putati del Pd hanno votato controil Trattato con la Libia che prevedela consegna ai campi di concentra-mento di quel Paese degli immigra-ti intercettati in mare mentre ten-tano di venire in Italia.Amnesty International dice ancoranel suo Rapporto: “A gennaio ilgruppo di lavoro delle Nazioni Uni-te sulla detenzione arbitraria ha se-gnalato in Italia la prassi di detene-re sistematicamente migranti e ri-chiedenti asilo, minori inclusi, sen-za considerare caso per caso se ladetenzione sia necessaria e se ab-bia basi legali”.Il paesaggio dunque è questo: unquadro di nuove leggi incostituzio-nali che negano i trattati interna-zionali che impegnano l’Italia intutti i campi della civiltà democra-tica, che si ispirano ad accordi gra-vi ed estranei al codice di condottadegli altri Paesi europei, l'introdu-zione del “reato di clandestinità”estraneo anche storicamente aifondamenti del diritto. Tutto ciògenera un comportamento buro-cratico autoritario ed extra-giuridi-co, che spinge l’Italia sempre più aimargini della sua storia, civiltà etradizione. Intanto si allarga loscandalo, ma anche lo stupore perla sistematica distruzione dei cam-pi nomadi che viene condotta dinotte, con personale militare, ter-rorizzando donne e bambini, di-struggendo le povere abitazionicon le ruspe e spingendo le cen-tinaia di abitanti non a luoghi pre-parati e prestabiliti, ma in fuga perle strade e i campi delle estremeperiferie urbane! Perché tutte leraccomandazioni all’Italia da variorganismi sovranazionali hannoavuto risultati modesti? Gli espo-nenti di governo nella maggiorparte dei casi le hanno liquidatecon fastidio o hanno tentato discreditare le organizzazioni che leavevano avanzate, questo nono-stante gli innumerevoli episodi dirazzismo che si sono susseguiti inItalia”. È la testimonianza di Laura

Boldrini, portavoce italianadell’Alto Commissariato dell’O nuper i rifugiati, nel suo libro Tutti in-d i e t ro (Rizzoli, 2010). La Boldrini siguarda intorno, nell’Italia leghistache è diventata il suo territorio difunzionario internazionale con ilcompito di salvaguardare diritti evite umane, e ha questo da dire allafine: “Uno dei nostri obiettivi ècontrastare xenofobia e razzismo.Il mio è diventato un lavoro com-plicato, a volte, in alcuni contesti,veramente difficile” La reazione,definita “violenta” dalla stampa in-ternazionale, del ministro degliEsteri Frattini, che era a New Yorkquando i giornalisti lo hanno infor-mato del Rapporto di Amnesty In-ternational, dimostra il livello a cuiè sceso il Paese Italia.

FATTI di VITAÉdi Silvia Truzzi

NON SOLOPER AMORE (2)S ipario su “Tutti pazzi per amore”, part II. Grande

successo di pubblico – picchi di share del 32 per centodurante l’ultimo episodio – e di un pubblico che di solitodiserta RaiUno, molto seguita dagli over 65: i giovani. Il chedimostra un primo fatto: se vanno in onda prodotti diqualità la gente li guarda, perfino quelli che normalmentegironzolano sul satellite in cerca delle ultime novità dagliStati Uniti. La fiction scritta da Ivan Cotroneo non hadeluso i fan della prima serie: per un sequel è già molto.Attori bravi – su tutti Carlotta Natoli e Alessio Boni – beidialoghi, tema universale e quindi trasversale (ma perquesto pericoloso, perché assai frequentato). Soprattuttouna sceneggiatura intelligente che con garbo fa la parodiadei tuttologi televisivi – il dottor Freiss – riuscendo perfino arenderli, se non credibili, molto simpatici. E poi ipersonaggi che hanno due attitudini, entrambeterapeutiche. La prima è quella di affrontare il ridicolo, diesporsi alla derisione sociale con una certa costanza eanche un certo impegno. Come fanno Giulio e Stefania:stremati da pappette e pannolini gemellari per ritrovarel’armonia di coppia e qualche ora di tregua s’infilano icostumi da salsa e merengue. Prima sotto un impermeabilepoi - finalmente scoperti - mostrano al mondo gliimprobabili lustrini e aprono una scuola di ballo. OppureLea, giornalista in carriera e molto chic, che si arrendeall’amore per Er-manno (Pietro Taricone), burino che piùburino non si può convinto che Kant sia Gant: chissenfregadi quel che dicono le amiche. Non tenere in conto eccessivo– come invece avviene – il decoro sociale vuol dire nonvergognarsi. Non avere paura, quindi essere più liberi.Sostanzialmente, più felici. Ne “L’attimo fuggente”, ilprofessor Keating rassicura un allievo timido e impacciato:“Non ridiamo di lei, ridiamo con lei”.Ma affrontare il proprio ridicolo è un esercizioche andrebbe fatto intenzionalmente: per restarein allenamento, non farsi fregare dal timore del biasimo,accettare l’imperfezione .L’altra questione sembra banale, ma riflettendoci non lo ènemmeno tanto: tutti i personaggi incappano in qualchesfiga – a volte anche tremenda – ma non si fermano lì.Monica perde il compagno poco prima delle nozze, siscopre incinta, soffre da morire. Ma ricomincia. E questo èfondamentale, perché l’esistenza “ai tempi del tempore a l e ” ci fa vivere in una sorta di immutabilità. “Adesso” è

“s e m p re ”, una colossalesciocchezza che assecondal’indole depressiva. Sapere chele situazioni – specie quellenegative – possono cambiare èun pensiero sano, di speranza.I disagi non sono solo causatidalle sfighe di cui sopra maanche dalle idee, spessoirrazionali e contorte, cheusiamo per interpretare i fattinegativi che ci succedono.Ultima annotazione: essereconsapevoli non basta. Perimparare, a volte bisognaproprio vedere come si fa.Ultimissima, televisiva:perfino questa tv penosa enoiosa, può sorprendere. Vuoldire che si può.s [email protected]

Libertàper riassunto

di Roberto Natale

Iripensamenti sono semprebene accetti, ma stavolta èimpossibile considerarli ve-re aperture. Gli emenda-

menti al ddl Alfano annunciativenerdì dal Pdl, in vista del di-battito che si aprirà domani po-meriggio nell’aula del Senato,non cambiano la sostanza del ri-schio-bavaglio. Le sanzioni a ca-rico degli editori sono state ri-dotte di un terzo, ma è difficileesultare: l’importo massimo ri-mane pur sempre di 310 milaeuro, comunque sufficienti per“sugger ire” al proprietario delgiornale di diffidare pesante-mente direttore e redazione dalpubblicare qualsiasi notiziatroppo cara. E soprattutto non

si può spacciare come grandeconquista di libertà il fatto chein materia di cronaca giudizia-ria si torni alla formulazioneuscita dalla Camera, ripristinan-do la possibilità di pubblicare“per riassunto” il contenuto de-gli atti giudiziari primadell’udienza preliminare e te-nendo fermo il divieto totale dipubblicazione delle intercetta-zioni fino alla conclusione delleindagini preliminari, anche se itesti non sono più coperti dalsegreto. È questo il punto deci-sivo, che continua a motivare lanostra netta contrarietà: ciò cheè pubblico perché è stato por-tato a conoscenza delle particoinvolte deve anche poter es-sere pubblicabile; anche pernon aprire la strada a un’infor -

mazione allusiva o ricattatoria,in cui chi ha letto gli atti puòmandare torbidi messaggi amezzo stampa alle personecoinvolte nelle inchieste. Sel’esigenza è quella di difenderemeglio la privacy, come diconoi sostenitori del provvedimentoe come anche noi giornalisti vo-gliamo, è a portata di mano unasoluzione perfettamente com-

La Lega, con lapersecuzione diimmigrati e rom,ha messo l’Italiaal centro di unanegativa attenzioneinternazionale .E il ministro Sacconiche fa? S’i nve n t al’immigrazionec i rc o l a re

SECONDO TEMPO

patibile col nostro dovere dicronisti e col diritto dei cittadinidi sapere: al momento in cui lecarte dell’indagine stanno perdiventare pubbliche, il magi-strato di una “u d i e n z a - fi l t ro ”,sentite accusa e difesa, eliminadagli atti le parti (testi delle in-tercettazioni inclusi) che ri-guardano terze persone estra-nee o anche le persone sotto in-chiesta, ma per aspetti privatiche non hanno nesso con l’in -dagine. È su questo versanteche talvolta l’informazione hasbagliato, mettendo in paginaanche questioni intime che nonerano notizie, ma gli errori pos-sono essere evitati senza impe-dirci di raccontare i fatti di in-teresse pubblico. Il ministro Al-fano continua a ripetere in for-ma di slogan che “la riforma ga-rantisce la libertà di informazio-ne”, ma evita di spiegare che colsuo testo sarebbe rimasto igno-to il caso (la casa) Scajola e chedei trapianti infami della clinicaSanta Rita di Milano si sarebbesaputo dopo anni. Argomenticosì forti che quasi tutti i diret-tori dei giornali italiani si sono

trovati uniti nell’a n nu n c i a reche non verranno comunquemeno al dovere di informare,“indipendentemente da multe,arresti e sanzioni”.È la stessa unità che, sul dirit-to-dovere di cronaca, i giorna-listi italiani chiedono alle lororappresentanze. Perché nonsempre è stato così, negli ulti-mi mesi: dalla grande manife-stazione di ottobre in piazzadel Popolo, che aveva mostra-to la ricchezza dell’alleanza coicittadini, il segretario dell’Or -dine nazionale aveva preso ledistanze con una scelta pole-mica che certo non ha raffor-zato la categoria. Come nonl’ha rafforzata qualche timidez-za di troppo, da parte dell’Or -dine, su un tema che invecemeritava e merita una vera epropria campagna pubblica.Ora è urgente recuperare unconvinto impegno comune: lalunga battaglia contro il ddl Al-fano, tra le aule del Parlamentoitaliano e – se sarà necessario –la Corte europea di Strasburgo,può e deve essere vinta.

(*) Presidente Fnsi

Gli emendamential ddl Alfanoannunciati venerdìdal Pdl, in vistadel dibattito chesi aprirà domanipomeriggionell’aula del Senato,non cambianola sostanzadel rischio-bavaglio

Carlotta Natoli (FOTO LAPRESSE)

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Domenica 30 maggio 2010 pagina 15

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7MAIL B OXTagliare i serviziè come alzare le tasseOrmai è chiarissimo come pro-cede il governo in materia finan-ziaria. Dice e ripete continua-mente di non mettere altre tas-se, ma in modo subdolo e na-scosto ne introduce in granquantità. Particolarmente astu-to è il trucco di tagliare le ri-sorse alle regioni, costringendogli enti locali ad aumentare au-tonomamente le tasse. Poi ci so-no i tagli ai servizi, come la sa-nità e la scuola, ed anche qui siprocede con le richieste ai cit-tadini. Molte scuole stanno cer-cando di far diventare obbliga-torio il contributo volontariodei genitori per l’acquisto deibeni necessari. I ticket e altri pa-gamenti riguardano invece la sa-nità che presenta dei costi ag-giuntivi. A questo punto il pre-mier si può sgolare urlando chele tasse non sono aumentate,però i fatti lo smentiscono cla-morosamente, e per fortuna an-che i dati dell’Istat che indical'aumento della pressione fisca-le .Cristiano Martorella

Come il governosvilisce la culturaNel testo dell’art. 7 comma 22del decreto legge-stangata diTremonti si dichiara che lo Statocessa di concorrere al finanzia-mento di tutta una serie di enti,elencati in un allegato. Se scor-riamo la lista ci troviamo comi-tati e comitatini vari insieme aenti e fondazioni di grande im-portanza per lo sviluppo cultu-rale italiano come, ad esempiol’Istituto di Studi Filosofici o laFondazione Istituto Gramsci oancora l’Istituto Storico Italianoper il Medioevo e la SocietàDantesca Italiana. Ecco come èconsiderata la cultura nel no-stro paese. Tutti gli operatori dicultura - insegnanti, ricercatori,cantanti, musicisti, pittori, ecc. -tutti, senza valutazioni di meri-to, sono considerati da chi ci go-verna come sanguisughe, paras-siti, sfruttatori di risorse, un“lusso” che non ci possiamopermettere. Oggi lottiamo giu-stamente contro la “legge ba-vaglio” perché non esiste demo-crazia senza informazione, ma è

altrettanto vero che non puòesistere democrazia anchequando l’unica cultura che ci ri-mane è solo quella televisiva.Enrica Salvatori

Commerciantenon significa evasoreGrazie alle “manette agli evaso-ri” mi sono beccato, a suo tem-po, una multa di 8 milioni di lire.Sono un commerciante. Regi-strai uno scontrino fiscale dopoil terzo giorno utile. A quel tem-po, il calendario snocciolò unaquaterna secca di giorni festivi,per cui ebbi la possibilità di ac-quistare il registro dei corri-spettivi fuori tempo massimo.“Potevi svegliarti prima!” Il sug-gerimento potrebbe venirespontaneo. La Finanza: “...sebuttavi nel cestino gli scontriniemessi non ci saremo accorti dinu l l a .” Premetto ancora che inbase ai calcoli pre-euro mi erastata calcolata una pensione dicirca 1.900.000 lire. Significa cheil commerciante qualcosa di-chiarava. Oggi percepisco 900euro. Una pensione svalutatadel 50%. E’ come se versassi unatassa di 1.000 euro per far gal-leggiare l’Italia sull’Europa eco-nomica-monetaria. In fatto ditasse, da qualche decennio im-pera l’assioma “Pagare tutti perpagare meno”. Anno dopo an-no, ad ogni ‘trimestrale’, le TV

strombazzano i successi dell’ef-ficiente Apparato fiscale che in-cassa sempre più miliardi. Percontro, in maniera proporzio-nata ai guadagni del fisco au-menta la pressione fiscale sullapopolazione. I conti non torna-no. Forse il problema non sta neicommercianti. Ma nelle ‘cric-che’ passate, presenti e futureche depredano le risorse delloS t a t o.Renzo Trevisan

Il vero scopodelle intercettazioniGrazie all’intervento di Pigi Bat-tista nell’ultima puntata di An-nozero ho finalmente capito ilsenso e l’urgenza del decretoanti-intercettazioni: difenderela privacy di Francesca, la po-vera fisioterapista diffamata in-giustamente come una prostitu-ta. Ed io che continuavo a ma-lignare sull’ennesima legge adRe Solem, come se invece ser-visse a coprire le malefatte del

reuccio di Arcore e della suacor te ...Massimo Tore

Diritto di Replica

Nessuna censuraper il film di De MariaDal Fatto del 28 maggio leggonell’intervista a Isabella Ferrariche al marito Renato De Maria“è stato quasi impedito di rac-contare una pagina di storia”avendo ricevuto per il film “Laprima linea” una censura pre-ventiva da destra e da sinistra“che l’ha lasciata sgomenta”. Adogni buon fine trascrivo la va-lutazione della Commissione diRevisione Cinematografica sulfilm in oggetto che non mi sem-bra affatto corrispondere aquanto dichiarato dalla SignoraFe rr a r i :“La Commissione di RevisioneCinematografica, presieduta daMassimo Scicchitano, visionatoil film ‘La prima linea’ all’unani-mità esprime parere favorevoleal rilascio del nulla osta per laproiezione in pubblico, senza li-miti per i minori, in quanto il filmoffre ai minori una conoscenzacognitiva ed emozionale dei dueperiodi turbolenti e criminosiche hanno caratterizzato la se-conda metà del ‘900. Il punto diforza che ha indotto la Com-missione a ritenerlo adatto atutte le età è il valore positivodell’energia giovanile delle con-testazioni che ha portato al mo-vimento studentesco del ’68 e,contestualmente, alla condannadegli ‘anni di piombo’ da partedegli stessi autori e, in partico-lare, non dell’ideale innovativoma della volontà di cambiare lasocietà mettendosi al di fuoridel sistema sociale usando laviolenza. Pertanto la Commis-sione ha ritenuto che la storia ha

un effetto di rifiuto della violen-za quando questa va oltre i limitidell’umanità e del sistema so-ciale. Comunque la Commissio-ne suggerisce, a maggioranza,che i minori degli anni 12 ven-gano accompagnati da un adultoper la visione del film”.Massimo Scicchitano,presidente Commissione di RevisioneC i n e m a t og ra f i c a

Non ho mai avuto bisognodi finanziamenti pubbliciEgregio sig. Direttore, Le scri-vo a proposito dell’articolo daltitolo “Curiosi casi di omoni-mia” nella rubrica “Colti sulfatto”, a firma Turlupin, pub-blicato sul giornale da Lei di-retto il 16 maggio scorso a pag.12. L’autore dell’articolo iro-nizza sulla composizione dellagiuria del Premio Campiello,della quale quest’anno sonopresidente, ritenendola, a suodire, non indipendente, essen-do ognuno dei componenti,tutti esponenti del mondo del-la cultura, asservito al ministroBondi per interessi personali.A mio proposito si scrive:

“Presidente è Giuseppe Tor-natore, che da buon cineasta èalla continua, disperata cacciadi finanziamenti pubblici e nonsi può permettere di sconten-tare il ministro dei Beni e delleAttività culturali, col rischiomagari che quello si metta ditraverso al prossimo festivalcome è capitato alla Guzzan-ti”. Signor Direttore, tranquil-lizzi pure l’anonimo autoredell’articolo. Posso affermarecon certezza e in piena tran-quillità di non aver mai richie-sto finanziamenti ad alcuno eche ho realizzato tutti i mieifilm con importanti case diproduzione italiane e straniereche mai mi hanno chiesto disollecitare finanziamenti pub-blici o privati. Io sono autoredei miei film e null’altro. Quan-to sopra per Vostra buona in-formazione .Giuseppe Tornatore

LA VIGNETTA

S AV I A N OE I SUOI BIOGRAFI

M i riferisco al libro “Eroi diCar ta” di Alessandro Dal

Lago. È una voce colta quello delsociologo autore del libro. Maidentica a quella di Berlusconi, piùrozza ma altrettanto fieramentedeciso a disprezzare il lavoro e ilrischio di Saviano, a toglierecredibilità e sostegno all’autore di“G o m o rr a ”. Non so chi sia ilsociologo Dal Lago, ma l’editore èIl Manifesto. Che cosa succede?

Luciano

NON SO rispondere alla veradomanda del lettore che rivela, io credo,un’ansia comprensibile dopo i tanti delittiitaliani: chi viene isolato e lasciato solonella lotta a mafia e camorra non corre unrischio molto più alto di essere ucciso?Alcune affermazioni di Dal Lago sonostrane, come l’equiparazione fra Berlusconie Saviano come centri di attrazionetelevisiva. Altre sono interessanti per unatavola rotonda sulla letteratura (secondoDal Lago l’io narrante del Saviano di“G o m o r ra ” non è sempre lo stesso io, avolte vede, a volte partecipa, a voltegiudica; e Dal Lago mostra di credere chequesto sia un grave problema nella lottaalla camorra). Oppure sono offensive(Saviano fa il martire professionale) nonsolo per l’autore di “G o m o r ra ” ma per imilioni dei suoi lettori nel mondo. E per chi

resiste a Casal di Principe. Non conosco ilprofessor Dal Lago (che certo ha imparatobene la lezione: se sei di sinistra e attacchia sinistra, con la premiata formula Ricolfi,meriti citazioni a non finire su tutto il restodei giornali e, prima o poi, una rubricafissa e inviti ai migliori talk-show).E forse non l’avrei conosciuto senzal’attacco a fondo contro Saviano. Però lamia attenzione è stata attratta dai suoilaudatores. Biagio De Giovanni saluta illibro di Dal Lago come un nuovo 25 aprile.Non ci avrà liberato dai nazisti, ma “quellodi Dal Lago è un gesto liberatorio. Mi haliberato dall’immagine che Saviano si èdato di angelo vendicatore”.Notare il “si è dato”, che implica un abile einfido manipolatore dei media.Interessante anche Ritanna Armeni, exbraccio destro di Bertinotti e poi di GiulianoFerrara. Dice, dimenticando Falcone,“Non credo che i pericoli che correSaviano siano legati a chi critica (il verbogiusto sarebbe stato “s t ro n c a ” , ndr) i suoilavori. Non facciamo di lui un animaleimbalsamato”. Interessante. Tutta genteche in pieno trionfo berlusconiano cichiedeva di non annoiare colberlusconismo e la storia del conflitto diinteressi. Indiscutibile coerenza.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

SECONDO TEMPO

L’abb o n at odel giorno

LORENZO CHIAVETTA

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IL FATTO di ieri30 maggio 1994“Sono in un tunnel senza uscita… il mondo del calcio non mivuole più… ”. Frammenti disperati scritti su pezzi di cartatrovati nella tasca di una giacca. Prima di dare lui quell’ultimocalcio alla vita, affidandosi alla sua Smith & Wesson. Un colpoal cuore e via, così Agostino Di Bartolomei, il Diba capitanodella Roma dello scudetto ’83, se ne andò sulla terrazza amare della sua casa nel Cilento. Il 30 maggio ‘94, ancora un 30maggio, come quello della maledetta finale persa contro ilLiverpool di dieci anni prima. Un dolore piantato nel profondo,somatizzato dal ragazzo di Tor Marancia, il campione dal tiromicidiale venerato dalla curva giallorossa, sfinito di nostalgiaper la squadra dei suoi trionfi che pur gli aveva voltato lespalle. Una carriera da leader senza spocchia, nella Roma diLiedholm che se l’era portato a Milano, dopo quell’addio, maiingoiato, alla sua città. Roma, la sua borgata, i suoi fan.Ricordi ingombranti da rimuovere provando a cambiar vita eluoghi, ad aprire una scuola calcio per bambini. Per ritrovarel’adrenalina del campo, delle vecchie domeniche di battaglia,con l’amarezza soffocata del capitano in esilio. Solo un sogno,l’ultima sconfitta per “Ago gol”.

Giovanna Gabrielli

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