Il Fatto Quotidiano (20 Ott 2009)

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1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Martedì 20 ottobre 2009 – Anno 1 – n° 24 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it Il Papello di Berlusconi di Furio Colombo dc D obbiamo prendere atto dei fatti. Silvio Berlusconi, primo ministro italiano, ha deciso di aprire una trattativa con lo Stato italiano. Al le Sue ragioni. Lo Stato lo ha privato della sua immunità, pretende di processarlo e lo ha condannato ad un pagamento (giu- dicato troppo alto) quale risarcimento ai legittimi proprietari per appropriazione indebita del gruppo Mondadori. Ha pre- sentato “il suo papello” che avvia la trat- tativa. Sul vigore con cui intende avviare la trattativa precisa: “il toro va preso per le corna” (Sofia, 16 ottobre). Le corna del toro sono la Costituzione e l’ indipenden- za della Magistratura. Sulla Costituzione il contropotere anti-stato di Berlusconi ci aveva già fatto saper che “ è di stampo marxista”. Sulla magistratura, visto che le toghe insistono, manda una troupe di gente sua a pedinare e a filmare un giu- dice con l’ intento di creare una gogna mediatica. Che si tratti di vendette- sia pu- re come semplice anticipo, nel caso che la trattativa non vada in porto- lo dicono chiaro e tondo gli affiliati del primo mi- nistro. Dicono: “ma come, spiare nei ba- gni del premier si può, ma lui non può spiare un giudice?”. Inutile soffermarsi sull’evidente squilibrio della frase. La fra- se è un pugno sul tavolo. La trattativa è fra il capo del governo di uno Stato e lo Stato che quel primo ministro governa. Offriamo alcune il- lustrazioni utili a capire. La prima. Il giorno 17 otto- bre il capo del governo ha “previsto” che il 50% de- gli italiani non pagherà più il canone che sostiene il servizio pubblico Rai-TV. La seconda. Al convegno di Monza degli imprenditori italiani, il capo del go- verno italiano lancia l’appello: “ribellate- vi”. Ribellarsi, per gli imprenditori vuol dire per il momento, non pagare le tasse. La terza. Il primo ministro spiega che “la campagna contro di me getta discredito sul Made in Italy” e dunque sui prodotti italiani. Gli im- prenditori provvedano a negare pubblicità ai giorna- li e Tv anti-italiani.A quanto pare lo Stato resiste. Biso- gna risolutamente passare ai fatti. I fatti sono- e saran- no- attentati mediatici. Col- piranno tutti. Dalla A alla Z. Per primo tocca ad Augias. Misteriosi dossier, che sem- brano venire da Praga ma più probabilmente sono parte di una spedizione da Mosca, lo accusano di spio- naggio “all’elegante caffè Rosati” di Roma. Sia chiaro, Augias è il primo in ordine Lodo Alfano, le motivazioni della Consulta LA CORTE SBUGIARDA B. NON BASTA UNA LEGGE ORDINARIA PROF. PANEBIANCO, IN ARTE ESTINTORE di Marco Travaglio C omintern, il Pompiere della Sera è impegnatissimo a dimostrare che non è vero, che i cattivi sono altri. Domenica ha reclutato il cardinal Angelo Bagnasco, dedicando alle sue fondamentali illuminazioni il titolo di prima pagina: “Lo scontro danneggia l’Italia”. Di quale scontro parli il Cardinal Estintore, non è dato sapere, visto che l’opposizione è in tutt’altre faccende affaccendata e Al Tappone fa tutto da solo con la sua ex-signora, le sue escort, i suoi coimputati, i suoi avvocati, i suoi telekiller. Ma non importa: anche l’altroieri il quotidiano di via Pompierino ha assolto al suo compito di spegnere gl’incendi che non ci sono. Ieri poi è entrato in scena a sirene spiegate, col caschetto sul capino, la tuta ignifuga, le slip in amianto e la pompetta ad acqua, il prof. Angelo Panebianco,che teme sempre di ustionarsi la barba. Vede “guerra civile strisciante” dappertutto, tant’è che ha appena ordinato un Canadair della protezione civile per dare più efficacia ai suoi editoriali scritti con l’idrante, terrorizzato dai piromani nostrani ai quali si aggiungono pure “rispettabili pensatori di altri paesi aizzati da demagoghi nostrani”. Tipo quel putribondo figuro di Josè Saramago che, non contento di avergli soffiato il Nobel per la letteratura, s’è messo pure a dire che l’Italia non è una democrazia. Possibile mai che uno straniero capisca l’Italia meglio di un professore con barba che vive a Bologna nel Mulino, anzi nel Mulino Bianco? No, impossibile: dev’esserci qualcuno che lo “aizza” di nascosto. E nessuno dice niente, nessuno fa niente: tocca far tutto al professor Panebianco che, sconsolato, distilla per gli eventuali lettori la sua summa theologica: “Conviene tornare ai fondamentali”, intima. Ecco, torniamoci. Primo punto: “Nelle democrazie, la maggioranza dei cittadini ha interesse nullo o sporadico per la politica”. Purtroppo invece in Italia c’è gente che se ne interessa (ovviamente “aizzata” dai figuri di cui sopra): bisogna dissuaderla e lui è lì apposta. Eccolo dunque descrivere i “tre tipi umani che più frequentemente si incontrano in tale minoranza” che si interessa di politica: “l’estremista, il fazioso, il pluralista”. L’estremista è “pericoloso”, “frustrato”, “odia il nemico politico”, considera la politica “una grande discarica” e “alimenta un clima” brutto e violento. “Poi c’è il fazioso” che, “a differenza dell’estremista, non è un caso psichiatrico”, ma ha “orrore per le opinioni diverse dalla sua”. Entrambe le categorie parrebbero descrivere alla perfezione il presidente del Consiglio e i suoi fans (tipo Giuliano Ferrara, che ieri paragonava il pedinamento del giudice Mesiano alle proteste popolari contro Craxi, Poggiolini e Previti, dimenticando di precisare che Mesiano è un galantuomo e gli altri tre sono pregiudicati): invece Panebianco le appiccica ai due o tre “antiberlusconiani” rimasti in Italia. Infine c’è “il pluralista”, e il prof. Panebianco modestamente lo nacque, barba compresa: “quanto più prevale il tipo pluralista, tanto più la democrazia è salda e sicura”. A questo punto il lettore, casomai fosse sopravvissuto, viene investito dal colpo di grazia finale: “C’è poi la questione dell’uovo e della gallina”, di cui facciamo venia ai nostri lettori perché vorremmo conservarne qualcuno. Ma in cui possiamo assicurare che il vicepompiere Galli della Loggia non c’entra. Perché mai il ministro super falco Tremonti ha fatto l’elogio del posto fisso ? Per scavalcare a sinistra il Pd ? di Maurizio Chierici I l giorno si sveglia tardi, quasi buio: sei e dieci. In fila davan- ti al Panino per il Viaggiatore, cartellone rosso del bar. Caffè, cappuccini, masticano qualco- sa. Ragazzi e ragazze, zaino in spalla. I call center alzano la sa- racinesca alle otto e mezza e non possono giocare con l’ot- timismo della puntualità di tre- ni mai puntuali. Sono le avan- guardie dei 500 mila pendolari che ogni giorno sbarcano a Mi- lano. pag. 10 e 11 z Per cambiare il principio di uguaglianza occorre una norma costituzionale Il premier può essere processato concordando le udienze D’Onghia pag. 5 z INCHIESTA x Sui treni che non arrivano mai SPORCIZIA E ABBANDONO IL CALVARIO DEI PENDOLARI alfabetico. Ma ci sono altre ventisei let- tere dell’ alfabeto, alcune corrispondenti a ben altro potere politico, a ben altro li- vello istituzionale. Però conosciamo la via d’ uscita. Con la pazienza e lo scrupolo del docente, ce la illustra di nuovo l’ edi- torialista del Corriere della Sera, prof. An- gelo Panebianco. Dunque, badate a voi stessi, voi sinistra, voi ingombro, voi op- posizione. Pluralista è chi vede davanti a se non un nemico ma un avversario. Se Berlusconi è un avversario, (aggiungo io), sul suo “papello” si può trattare. Ed evi- tiamo tutte le altre lettere dell’alfabeto, con foto gigante e Titolone sulla prima pagina de “Il Giornale”. Pensate quante reputazioni potremo salvare se scegliamo subito, adesso, di fare le riforme “insieme con l’ avversario”? Che dite, ci sediamo al tavolo e chiacchieriamo con “l’ avversa- rio”? Dicono che, quando è buono, se gli dai sempre ragione, non c’è da pentirsi. Fedele Confalonieri (ELABORAZIONE FOTOGRAFICA) Brachino si “scusa” con Mesiano e lo invita in studio: ho tre domande da farle... Con o senza manganello? CATTIVERIE U di Massimo Fini PERCHÉ DIFENDO BRACHINO D ifendo Claudio Brachino. Il direttore di Videonews che ha mandato in onda il con- testatissimo servizio su Rai- mondo Mesiano, il giudice che ha condannato Finive- st-Mediaset a pagare 750 milio- ni di euro alla Cir di Carlo De Benedetti. pag. 18 z U di Angelo d’Orsi MACERIE (AMERICANE) DOPO L’89 D oveva esser pace: è stata guerra, un proliferare di guerre atroci e pretestuose. Doveva sorgere la giustizia: si è accresciuto il potere politi- co ed economico di un’oligar- chia globale. Le macerie sotto il muro di Berlino. pag. 14 z CASO MESIANO x La rivolta dei giornalisti Mediaset Furini e Mascali pag. 4z y(7HC0D7*KSTKKQ( +;!=!z!$!"

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Il Fatto Quotidiano (20 Ott 2009)

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Mar tedì 20 ottobre 2009 – Anno 1 – n° 24Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

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Il Papello di Berlusconidi Furio Colombo

dc

Dobbiamo prendere atto dei fatti.Silvio Berlusconi, primo ministroitaliano, ha deciso di aprire unatrattativa con lo Stato italiano. Al le

Sue ragioni. Lo Stato lo ha privato dellasua immunità, pretende di processarlo elo ha condannato ad un pagamento (giu-dicato troppo alto) quale risarcimento ailegittimi proprietari per appropriazioneindebita del gruppo Mondadori. Ha pre-sentato “il suo papello” che avvia la trat-tativa. Sul vigore con cui intende avviarela trattativa precisa: “il toro va preso per lecor na” (Sofia, 16 ottobre). Le corna deltoro sono la Costituzione e l’ indipenden-za della Magistratura. Sulla Costituzione ilcontropotere anti-stato di Berlusconi ciaveva già fatto saper che “ è di stampomarxista”. Sulla magistratura, visto che letoghe insistono, manda una troupe digente sua a pedinare e a filmare un giu-dice con l’ intento di creare una gognamediatica. Che si tratti di vendette- sia pu-re come semplice anticipo, nel caso chela trattativa non vada in porto- lo diconochiaro e tondo gli affiliati del primo mi-nistro. Dicono: “ma come, spiare nei ba-gni del premier si può, ma lui non puòspiare un giudice?”. Inutile soffermarsisull’evidente squilibrio della frase. La fra-se è un pugno sul tavolo. La trattativa è frail capo del governo di uno Stato e loStato che quel primo ministrogoverna. Offriamo alcune il-lustrazioni utili a capire. Laprima. Il giorno 17 otto-bre il capo del governo ha“pre visto” che il 50% de-gli italiani non pagherà piùil canone che sostiene il servizio pubblicoRai-TV. La seconda. Al convegno di Monzadegli imprenditori italiani, il capo del go-verno italiano lancia l’appello: “r ibellate-vi”. Ribellarsi, per gli imprenditori vuoldire per il momento, non pagare le tasse.La terza. Il primo ministro spiega che “lacampagna contro di me getta discreditosul Made in Italy” e dunquesui prodotti italiani. Gli im-prenditori provvedano anegare pubblicità ai giorna-li e Tv anti-italiani.A quantopare lo Stato resiste. Biso-gna risolutamente passareai fatti. I fatti sono- e saran-no- attentati mediatici. Col-piranno tutti. Dalla A alla Z.Per primo tocca ad Augias.Misteriosi dossier, che sem-brano venire da Praga mapiù probabilmente sonoparte di una spedizione daMosca, lo accusano di spio-naggio “all’elegante caffèRosati” di Roma. Sia chiaro,Augias è il primo in ordine

Lodo Alfano, le motivazioni della Consulta

LA CORTE SBUGIARDA B.NON BASTA UNA LEGGE ORDINARIA

PROF. PANEBIANCO,IN ARTE ESTINTORE

di Marco Travaglio

Comintern, il Pompiere della Sera èimpegnatissimo a dimostrare che non èvero, che i cattivi sono altri. Domenica hareclutato il cardinal Angelo Bagnasco,

dedicando alle sue fondamentali illuminazioni iltitolo di prima pagina: “Lo scontro danneggial’Italia”. Di quale scontro parli il CardinalEstintore, non è dato sapere, visto chel’opposizione è in tutt’altre faccendeaffaccendata e Al Tappone fa tutto da solo con lasua ex-signora, le sue escort, i suoi coimputati, isuoi avvocati, i suoi telekiller. Ma non importa:anche l’altroieri il quotidiano di via Pompierinoha assolto al suo compito di spegnere gl’incendiche non ci sono. Ieri poi è entrato in scena asirene spiegate, col caschetto sul capino, la tutaignifuga, le slip in amianto e la pompetta adacqua, il prof. Angelo Panebianco,che temesempre di ustionarsi la barba. Vede “guer racivile strisciante” dappertutto, tant’è che haappena ordinato un Canadair della protezionecivile per dare più efficacia ai suoi editorialiscritti con l’idrante, terrorizzato dai piromaninostrani ai quali si aggiungono pure “r ispettabilipensatori di altri paesi aizzati da demagoghin o s t ra n i ”. Tipo quel putribondo figuro di JosèSaramago che, non contento di avergli soffiato ilNobel per la letteratura, s’è messo pure a direche l’Italia non è una democrazia. Possibile maiche uno straniero capisca l’Italia meglio di unprofessore con barba che vive a Bologna nelMulino, anzi nel Mulino Bianco? No,impossibile: dev’esserci qualcuno che lo “aizza”di nascosto. E nessuno dice niente, nessuno faniente: tocca far tutto al professor Panebiancoche, sconsolato, distilla per gli eventuali lettorila sua summa theologica: “Conviene tornare aifo n d a m e n t a l i ”, intima. Ecco, torniamoci. Primopunto: “Nelle democrazie, la maggioranza deicittadini ha interesse nullo o sporadico per lapolitica”. Purtroppo invece in Italia c’è genteche se ne interessa (ovviamente “aizzata” daifiguri di cui sopra): bisogna dissuaderla e lui è lìapposta. Eccolo dunque descrivere i “tre tipiumani che più frequentemente si incontrano intale minoranza” che si interessa di politica:“l’estremista, il fazioso, il pluralista”. L’e s t re m i s t aè “per icoloso”, “fr ustrato”, “odia il nemicopolitico”, considera la politica “una grandediscar ica” e “alimenta un clima” brutto eviolento. “Poi c’è il fazioso” che, “a differenzadell’estremista, non è un caso psichiatrico”, maha “orrore per le opinioni diverse dalla sua”.Entrambe le categorie parrebbero descriverealla perfezione il presidente del Consiglio e isuoi fans (tipo Giuliano Ferrara, che ieriparagonava il pedinamento del giudice Mesianoalle proteste popolari contro Craxi, Poggiolini ePreviti, dimenticando di precisare che Mesiano èun galantuomo e gli altri tre sono pregiudicati):invece Panebianco le appiccica ai due o tre“antiberlusconiani” rimasti in Italia. Infine c’è “ilp l u ra l i s t a ”, e il prof. Panebianco modestamentelo nacque, barba compresa: “quanto più prevaleil tipo pluralista, tanto più la democrazia è saldae sicura”. A questo punto il lettore, casomaifosse sopravvissuto, viene investito dal colpo digrazia finale: “C’è poi la questione dell’uovo edella gallina”, di cui facciamo venia ai nostrilettori perché vorremmo conservarne qualcuno.Ma in cui possiamo assicurare che ilvicepompiere Galli della Loggia non c’e n t ra .

Perché mai il ministro super falco Tremonti ha fattol’elogio del posto fisso? Per scavalcare a sinistra il Pd?

di Maurizio Chierici

I l giorno si sveglia tardi, quasibuio: sei e dieci. In fila davan-

ti al Panino per il Viaggiatore,cartellone rosso del bar. Caffè,cappuccini, masticano qualco-sa. Ragazzi e ragazze, zaino inspalla. I call center alzano la sa-racinesca alle otto e mezza enon possono giocare con l’ot -timismo della puntualità di tre-ni mai puntuali. Sono le avan-guardie dei 500 mila pendolariche ogni giorno sbarcano a Mi-lano. pag. 10 e 11 z

Per cambiare il principio diuguaglianza occorre unanorma costituzionaleIl premier può essereprocessato concordandole udienzeD’Onghia pag. 5z

I N C H I E S TA x Sui treniche non arrivano mai

SPORCIZIA E ABBANDONOIL CALVARIO DEI PENDOLARI

alfabetico. Ma ci sono altre ventisei let-tere dell’ alfabeto, alcune corrispondentia ben altro potere politico, a ben altro li-vello istituzionale. Però conosciamo lavia d’uscita. Con la pazienza e lo scrupolodel docente, ce la illustra di nuovo l’ edi-torialista del Corriere della Sera, prof. An-gelo Panebianco. Dunque, badate a voistessi, voi sinistra, voi ingombro, voi op-posizione. Pluralista è chi vede davanti ase non un nemico ma un avversario. SeBerlusconi è un avversario, (aggiungo io),sul suo “papello” si può trattare. Ed evi-tiamo tutte le altre lettere dell’alfa beto,con foto gigante e Titolone sulla primapagina de “Il Giornale”. Pensate quantereputazioni potremo salvare se scegliamosubito, adesso, di fare le riforme “insiemecon l’ avver sario”? Che dite, ci sediamo altavolo e chiacchieriamo con “l’ avver sa-r io”? Dicono che, quando è buono, se glidai sempre ragione, non c’è da pentirsi.

Fe d e l eC o n fa l o n i e r i

(ELABORAZIONE FOTOGRAFICA)

Brachino si “scusa”con Mesianoe lo invita in studio:ho tre domandeda farle... Con o senzamanganello?

C AT T I V E R I E

Udi Massimo Fini

PERC HÉDIFE NDOBRAC HINO

D ifendo Claudio Brachino. Ildirettore di Videonews

che ha mandato in onda il con-testatissimo servizio su Rai-mondo Mesiano, il giudiceche ha condannato Finive-st-Mediaset a pagare 750 milio-ni di euro alla Cir di Carlo DeBenedetti. pag. 18 z

Udi Angelo d’Orsi

MAC ERIE(AME RICANE)DOPO L’89

D oveva esser pace: è stataguerra, un proliferare di

guerre atroci e pretestuose.Doveva sorgere la giustizia: siè accresciuto il potere politi-co ed economico di un’oligar-chia globale. Le macerie sottoil muro di Berlino. pag. 14 z

CASO MESIANOx

La rivoltadei giornalisti

MediasetFurini

e Mascali pag. 4z

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pagina 2 Martedì 20 ottobre 2009

colpo senza piegarsi. I pro-prietari del locale non vannobiasimati, si possono capire –hanno voglia di mantenerel'attività. Con i capi moscovi-ti, istupuditi dalle esaltazionidi Stalin, non c'è da parlare.Ma avrei voglia di rivolgermiai veterani che hanno scrittola denuncia. Vi sembra diaver privatizzato il patriotti-smo, l'amore per la Russia e lapreoccupazione per il suo fu-turo. Vi sembra che il vostroriposo sia meritato e onore-vole. Vi sembra di godere delrispetto generale. Ve l'hannoinculcato molto tempo fa, mail vostro tempo è finito. La vo-stra patria non è la Russia. Lavostra patria è l'Unione So-vietica. Voi siete veterani so-vietici e il vostro paese, gra-

zie a Dio, sono già 18 anni chenon c'è più. (...) Vi siete tantoirritati per il nome “a n t i s ov i e -tico” perché voi, veterani so-vietici, avete difeso il poteresovietico e poi siete stati coc-colati da questo e adesso ave-te paura della verità. (...)La nostra sonnolenta societàancora non è ancora in gradodi valutare il significato dellaresistenza anticomunista, nédi onorare la memoria dei ca-duti nella lotta contro il po-tere sovietico. La nostra so-

cietà guarda con indiffe-renza al proprio passato,non capendo il suo signi-ficato per il proprio futu-ro .Come si fa a far conviverequeste cose: che ci sia lademocrazia e che i vetera-ni non si offendano, per-ché bisogna rispettarli?.Eppure merita rispettarechi ha lottato contro il na-zismo. Bisogna rispettarela memoria di chi si è op-posto al comunismo inUrss. Questi hanno difesola libertà in un paese nonlibero. La loro memoriaconta qualcosa in unaRussia che si proclama de-mocratica? E' l'ora di farcessare le lamentele suisentimenti dei veteraniche sono offesi dagli attac-chi al potere sovietico.

Aleksandr Podrabinek

A nuoto o tra i boschi

cortesie

tra i due amici

D alle cene ‘a tu per tu’, alle nuotate, finoalle serate tra fuochi di artificio, danzedel ventre e canzoni. I vecchi amici Putin

e Berlusconi hanno sempre alternato negli anni gliincontri istituzionali a quelli privati scambiandosicortesie e attenzioni. Già nel 2003, a villa Certosa, idue si fecero una lunga nuotata al largo del Golfo diMarinella. Un incontro di lavoro che divenne poi

informale, anche quello di Zavidovo, vicino Mosca,sempre nel 2003: la visita si concluse con unBerlusconi infagottato in una tuta termica e colbaccoche passeggiava nei boschi a meno 24 gradi. Qualcheanno dopo, nel 2007, a San Pietroburgo, Putin loaccolse invitandolo ad assistere, assieme all’a t t o reJean-Claude Van Damme, al simbolico torneo di artimarziali Usa contro Russia. Nel 2008, ancora, Putin

sorprese Berlusconi a Mosca con uno spettacolo didanza del ventre; pochi mesi dopo, il premier italianolo accolse a Villa Certosa con fuochi d’artificio e leimitazioni di Sarkozy fatte da un comico. Nel maggioscorso a Soci, dopo aver firmato gli accordi sulGasdotto South Stream, Vladimir, rompendo ilprotocollo, ha fatto salire in auto accanto a sé l’amicoSilvio e lo ha portato a cena in riva al mare.

LA DACIA DEGLI AFFARIIncontro privato tra Putin, Berlusconi e Schroeder:

si parlerà certo di gas (ma non solo)di Stefano Citati

Saranno tre amici nella da-cia in riva al lago. Putin,Berlusconi e Schroederparleranno di ricordi, di af-

fari e forse di favori reciproci.Sono tre amici di lunga data, or-mai, legati da rapporti econo-mici, da qualche segreto e de-siderosi di affrontare a sei occhiargomenti sensibili e assai utilial loro prossimo futuro politi-co.Ci sarà tanto da discutere e nonmolto tempo per farlo - venerdìmattina Berlusconi è atteso daun consiglio dei ministri - in unavisita dal carattere rigorosa-mente privato, e “a bbastanzamister ioso” come ha notato lavicepresidente del Senato Em-ma Bonino.Berlusconi arriverà in volo daRoma, dopo aver incontrato ilre di Giordania, nel tardo po-

meriggio di mercoledì e si uniràal suo ospite e all’altro invitato(l’ex cancelliere socialdemo-cratico tedesco è il molto beneremunerato consulente del co-losso russo del gas Gazprom) inuna residenza in riva al lago Val-dai, non lontano da San Pietro-burgo, la città di Putin che l’exagente del Kgb ha riportato aifasti zaristi e che rimane il quar-tier generale del suo potere.Nella pace idillica dei boschirussi si discuterà di energia, del-le rotte preferen-ziali dei gasdottiprossimi venturiche dall’Asia do-vrebbero riforni-re l’Europa, pas-sando - o meno -attraverso la Rus-sia (argomentoche infastidisceda tempo la diplo-mazia americana

CASA RUSSIA

LA POLITKOVSKAJA E I SUOI FRATELLI

FESTIVAL D’INCONTRI

CONSIGLI DA NOBELLa dichiarazione di Walesa arriva dalFestival di Roma, dove l’ex Presidentepolacco è arrivato per presentare il filmPopieluszko di Rafat Wieczynski, cheracconta la storia del sacerdote amico diSolidarnosc ucciso 25 anni fa, il 19ottobre del 1984.Walesa - da Nobel a Nobel - “f o t og ra fa ”anche un altro potente del mondo,Barack Obama: “È stato un po’ un giocod’azzardo. Obama è stato eletto per fareriforme. Il problema è se riuscirà a farle.Per quanto riguarda noi polacchi,cerchiamo di sostenere al meglio la suaazione”.

Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. In basso, La giornalista russa Anna Poli t kov s k ay (FOTO ANSA)

V ladimir Putin ha “una doppiaanima”: parola dell’ex presidente

della Polonia, Lech Walesa. Un parere“informato”, visto che Walesa era acapo di Solidarnosc negli anni in cuiPutin, viceversa, lavorava per il Kgb.Stiamo parlando, dunque, di antichinemici e di conoscenze evidentementeravvicinate. “Vladimir Putin ha, secondome, una doppia anima. Quella che vuolfare le riforme e porre la Russia nelleregole di mercato, ma poi c'è un secondoPutin, quello ex Kgb che pensa molto adavere potere e maggiori zoned’influenza”.

INTRIGHI

che non nasconde il suo disap-punto per il rapporto privile-giato tra i due premier).Poi magari durante una passeg-giata in riva al lago, o accanto alcaminetto di certo acceso, po-trebbe darsi che Berlusconi ePutin parlino proprio di quellodi cui in tanti hanno accennatoin questi giorni e di cui il pre-mier, ex presidente ed ex agen-te del Kgb è certo ferrato: dos-sier e agenti segreti.Smentita di persona e con forza

la voce (del Corriere della Sera)secondo la quale avrebbe chie-sto aiuto agli 007 russi per ca-pire se ci fosse un piano di di-scredito internazionale neisuoi confronti, Berlusconi po-trebbe aver iniziato l’offensiva -è questa l’ipotesi per ora sologiornalistica - chiedendo unamano su passati peccati e cadu-te in fallo di vari personaggi po-litici e intellettuali italiani. Co-me fa pensare la vicenda porta-ta alla luce dal Giornale su Cor-rado Augias e come ipotizzatoda Repubblica, che tra gli obiet-tivi sensibili mette in cima allalista, anche se non in ordine al-fabetico, l’attuale presidentedella Repubblica Giorgio Napo-litano, ex ministro degli Internie ancor prima leader dell’a re amigliorista del Pci, frequenta-tore, non solo degli Stati Uniti,ma soprattutto dei paesi d’o l t reCor tina.

Visita rigorosamenteprivata ma che arrivanel momento dellerivelazioni di nuovidossier dall’Est Europa

La lettera

LA DEMOCRAZIAE L’URSS

DEI VETERANIE’ un peccato che i proprie-

tari del locale Kebab “an-t i s ov i e t i c a ” abbiano cedutoalla pressione del capo delconsiglio municipale delquartiere (Vladimir) Štukatu-rov e del prefetto (Oleg) Mit-vol' e abbiano smontato l'in-segna. Dispiace perché le ri-chieste dei funzionari eranoillegali. Perché tutto questo èun attentato alla libertà d'im-presa. E perché il nome “An-t i s ov i e t i c a ” deve reggere il

di Lisa Billing eMassimo Picchianti

I l terzo anniversario del-l'assassinio di Anna Po-

litkovskaja nell'ascensoredella sua casa a Mosca èpassato sotto silenzio. Manegli ultimi sette anni piùdi 72 giornalisti sono statiuccisi in Russia e sempredi più si sente dire da te-stimoni che viaggianonell'ex Unione Sovieticache è avviato un processodi restaurazione che vedeannullati i progetti per lacostruzione di monumen-ti in memoria delle vitti-me di Stalin e compagnia,mentre si stanno riparan-do i cocci o creando nuo-vi monumenti per il vec-chio dittatore.In Russia pare essere in at-to la riscrittura orwellianadella storia. L'Unione eu-ropea, interessata e biso-gnosa della collaborazio-ne russa - per le fornituredel gas, per fare fronteunita contro il pericolo diun Iran nucleare e controil terrorismo di matriceislamica in generale - nonsempre sembra essere ingrado di accorgersene.L'ultimo caso ignorato inItalia e non solo è quellodi Aleksandr Podrabinek.Radio France Internationaleha lanciato un appello incui si chiede solidarietà esi esprime preoccupazio-ne per le gravi minacce ri-cevute a Mosca dal suocorrispondente dalla Rus-sia. Da diversi giorni il cin-quantacinquenne giorna-

lista, attivista del movi-mento per i diritti umani,e già dissidente vittima direpressione durante il re-gime sovietico, è oggettodi intimidazioni ripetutee la sua famiglia viene ter-rorizzata dalle squadrac-ce dei nascisti, membri diun’organizzazione giova-nile che sostiene il gover-no.Il movimento dei Nashi(nato nel 2005 ai tempidella presidenza Putin eche si proclama ufficial-mente antifascista, contaattualmente oltre 120milamembri e il cui vessillo èuna bandiera rossa attra-versata da una croce, ndr )accusa Podrabinek di an-tipatriottismo, perché inun suo scritto ha protesta-to contro la decisione del-le autorità moscovite diproibire ai gestori di unlocale l’affissione di un’i n-segna dal doppio sensosatir ico-politico.Situato di fronte all’a l b e r-go “S ov j e t s k a j a ” il locale èstato battezzato, con in-tento chiaramente pole-mico: “A n t i s ov j e t s k a j a ”. Po-drabinek rivendica il dirit-to di proclamarsi antiso-vietico in un paese chenon è più l’Unione sovie-tica, definisce criminale ilpassato regimeTra gli organizzatori dellagazzarra anti-Podrabinekci sono alti funzionaridell’amministrazione diVladimir Putin. Comun-que, prudentemente, ri-spondendo a domande suquesti fatti, il premier ha

definito eccessive le azio-ni dei giovani squadristi.Tra gli altri, uno slogan in-tima la cacciata all’e s t e rodel giornalista, come si fa-ceva una volta con gli op-positori al regime.Anche diversi ex-dissi-denti hanno firmato unappello per Podrabinek,che è costretto a nascon-dersi per sfuggire alla fu-ria di chi volentieri lo ve-drebbe linciato sulla pub-blica piazza.

Di seguito, riproduciamostralci della lettera aperta di

Aleksandr Podrabinek cheviaggia via internet ed è stataripresa da agenzie di stampa.

Martedì 20 ottobre 2009 pagina 3

Da Brandt a Palme:

i colpiti dalle spie

venute dall’Est

D i solito si fa risalire alla guerrafredda la pratica del dossieraggio.Valgano per tutte le storie del

cancelliere tedesco Willy Brandt, con l’ufficioinfestato da spie dell’Est, e del premier svedeseOlof Palme, accusato di simpatie filosovietiche emisteriosamente ucciso il 1° marzo 1986. Ma inItalia il primo caso di un dossier nasceva dalla

guerra tra correnti dc. Era il 1953, scoppiò il“caso Montesi”. Un fascicolo fu commissionatodal ministro dell’Interno, Amintore Fanfani, aicarabinieri per coinvolgere in un delitto ilmusicista Piero Piccioni, figlio di Attilio, ministrodegli Esteri, designato alla successione di DeGasperi alla testa della Dc. Sesso droga e morteerano gli ingredienti della vicenda di Wilma

Montesi, trovata senza vita sulla spiaggia di TorVajanica forse al termine di un “fe s t i n o ”. Piccionisi dimise, ma il figlio fu assolto. L’ex ministrodell’Interno Mario Scelba, amico di UgoMontagna nella cui proprietà si sarebbe svoltal’orgia, di lì a poco concluse la sua carriera perun altro dossier: il Sifar scoprì che avevaun’amante .

I dossier di Feltrie i “segnali” al ColleIl “Gior nale” sfodera rapporti del Kgbsu Corrado Augias. Sotto a chi tocca

di Sandra Amurri

Dopo aver letto su Il Gior-nale di domenica, la pri-ma puntata dell’ar ticolodi Antonio Selvatici, au-

tore di un libro sugli archivi se-greti dell’Europa comunista,in cui Corrado Augias venivadescritto come una spia ceco-slovacca, una domanda vienespontanea: chi sarà il prossimoobiettivo? Secondo alcunigiornali Berlusconi avrebbechiesto all’amico Putin di rifor-nirlo di qualche dossier da usa-re contro i suoi avversari. E Re-pubblica ha ipotizzato che ilprimo della lista potrebbe es-sere il Capo dello Stato. Del re-sto per arrivare dalla lettera A,alla N di Napolitano, non civuole poi molto come si intui-sce anche dalle parole pronun-ciate dal premier all’indomanidella bocciatura della Consultadel Lodo Alfano: Napolitano ècomunista. In attesa che la pol-petta si faccia ancora più avve-lenata proviamo a capire cosasono questi archivi dai qualiSelvatici dice di aver attinto lenotizie scritte. “Tutti i servizisegreti avevano i loro archivima le regole le dettava il Kgbed è scontato che tutti gli altriservizi del patto di Varsavia se-guissero le stesse regole” spie-ga Giulietto Chiesa, perve n t ’anni corrispondente daMosca per l’Unità e la Stampa.Per i sovietici i rapporti tra ilPcus e il Pci erano molto im-

portanti, esisteva una clausola,una sorta di gentlemen’s agre-ment che impediva di racco-gliere informazioni ufficiali,intendo verificate, serie, sui di-rigenti italiani. Questa era unaregola che ho appreso sia dafonte italiana che sovietica, co-sì come non arruolavano uo-mini del Pci. È ovvio che chiun-que abbia avuto per ragioni dilavoro contatti con i Paesi so-vietici sia stato oggetto di at-tenzione di chi stilava relazionimillantando spesso informa-zioni per dimostrare la propriabravura e fare carriera. Ma nonè la verità.

Il valore lo dà l’uso che se nefa. Ricordo che quando fui no-minato corrispondente a Mo-sca, Rubbi, responsabile dei

rapporti del Pci con l’Urss midisse: ricordati di fare atten-zione, soprattutto quandoincontri rappresentanticommerciali di non riferireloro informazioni diverseda quelle che pubbli-cherai perché po-trebbero usarlecontro di te co-me confiden-ze”. Questo av-veniva negli an-ni in cui il

Mitrokhin, Scaramella e l’arte della polpettaI rapporti su Prodi “manipolato dagli 007 russi” e quelli sui capitali di D’Alema: tutti falsi

INTRIGHI

Kgb agiva sulla spinta ideolo-gica e aveva bisogno di produr-re informazioni su chi si recavaa Mosca. Oggi la finalità è cam-biata. Anche i servizi segretidella Russia di Putin, sonoquelli di un Paese capitalista,producono informazioni suileader per stabilire chi può es-sere comperato e a quale prez-zo. Ma la strada intrapresa dalpremier di “d e m o l i re ” l’av ve r -sario a colpi di pugnalate allespalle non è nuova visto cheprima di lui aveva provato apercorrerla Bettino Craxi, nel1993, subito dopo essere statospazzato via da Tangentopoli,come rivela una sua lettera,scritta a Boris Eltsin - eletto nel’91 con la prima elezione a suf-fragio universale presidentedella nuova Russia - sequestra-ta dalla Procura della Repubbli-ca di Milano. Missiva in cui Cra-xi affermava tutto il suo sde-gno di fronte al fatto che, allaluce del crollo del Muro di Ber-lino, all’insediamento del pri-mo governo non comunista inPolonia, alla conquista dellademocrazia della Cecoslovac-chia ecc… il solo a resisterefosse il Pci. Concludeva con larichiesta-preghiera a Eltsin di

indagare per scoprire se esi-stevano documenti com-

provanti lo stretto lega-me politico-economicotra quest’ultimo e il Pcus“In un momento cosìdifficile per la vita della

Repubblica entra-no nuovamentein gioco i dossier,

le liste di proscri-zione, vorrei che fos-se chiaro che ci può

essere una risposta atutto questo: difenderecon rigore la Costituzione”

dice Massimo Brutti, dirigentedel Pd, già presidente del co-mitato sui servizi segreti. Cer-tamente Napolitano è stato ilprimo dirigente comunista arecarsi negli Stati Uniti neglianni 80, dunque le sue foto, isuoi incontri occuperanno unposto di rilievo nell’album delcontrospionaggio. Ma potreb-bero sempre andare a ripren-dere negli archivi della P ra v d ainterventi, discorsi ufficiali diNapolitano, utilizzarli stru-mentalmente per dire: ecco laprova che era filosovietico. Idossier sono sempre esistiti, lanovità è che ora la stampa delpremier se ne serve per demo-

lire gli avversari politici del suopadrone seguendo il vecchiodetto dell’”infanga, infanga,calunnia, calunnia, qualcosare s t e r à ”. Come hanno fattocon Augias che liquida l’accu-sa con un laconico “r idicolaquesti sono i tempi che vivia-mo”. Tra le carte di Pio Pompane venne trovata una in cui eraannotato che il 20 agosto pro-prio Massimo Brutti si era re-cato a Milano per concordarecon i magistrati la strategia giu-diziaria contro Berlusconi. Inomi dei magistrati presenti inufficio quel giorno erano esattipeccato che Brutti fosse nellasua casa al mare con una gam-ba fratturata.

Tutta farina del sacco Sismi.Sismi che non va dimentica-to,dalla metà degli anni 70 finoai primi anni 80 registrava unaforte presenza piduista. Emi-nenza grigia di Santovito, a ca-po degli 007, era Francesco Pa-zienza, tornato in libertà da po-co.Dunque dalla ripulitura diquei magazzini può uscire ditutto. Poi è arrivata la riformadel governo Prodi, passataall’unanimità, che ha smem-brato il controspionaggio dele-gato al Sismi che durante gli an-ni della guerra fredda aveva di-latato le sue funzioni, basti ri-cordare che l’ultimo capo fuquel Mancini sottoposto alprocesso per il rapimento diAbu Omar. Legge che ha sosti-tuito il Sismi con l’Aise e il Si-sde con l’Aisi e ha istituito ilVis, dipartimento informazio-ne per la sicurezza con funzio-ni di coordinamento. Tutti gli007 oggi sono nelle mani diBerlusconi e controllati daGianni Letta. Cioè nelle stessemani che detengono poterepolitico, mediatico ed econo-mico.

Il premier avevadetto:Napolitanoè comunistaE nel ‘93 Craxichiese “carte”a Eltsin perscreditare il Pci

di Vincenzo Vasile

I dossier farlocchi e taroccati sul pas-sato “fi l o s ov i e t i c o ” dei comunisti

hanno, di solito, un difetto (dal puntodi vista del committente). Il fatto è chemolte delle spie sovietiche superstitiadesso fanno parte dell’esta blishmentdella nuova Russia, dominata, come sisa, da un ex capo del Kgb, VladimirPutin, quello che ha regalato a Ber-lusconi l’ormai famoso lettone di pa-lazzo Grazioli. Particolare che sfuggìall’ex presidente forzista della defuntacommissione Mitrokhin, Paolo Guz-zanti, che proprio per questo non èpiù nelle grazie di Berlusconi. Eppurecon sulfureo zelo aveva raccolto dalsuo consulente di fiducia, Mario Sca-ramella, uno schedone su RomanoProdi che iniziava così: "Dopo control-li incrociati, molto approfonditi deldossier su Romano Prodi, può essereaffermato (e ulteriormente corredatodi dettagli) quanto segue. 1) È moltoimprobabile che RP abbia mai consa-pevolmente o deliberatamente colla-borato con i servizi di intelligence del-l'Urss/Russi e vi sono molte indicazio-

ni attendibili al riguardo. 2) Ugual-mente ben fondata è la forte impres-sione che RP fosse o ancora sia benmanipolato dal Kgb e da coloro che glisono succeduti in Russia attraverso isuoi stretti contatti personali o di ami-cizia, o di affari, o politici - a comin-ciare almeno dai tempi del sequestrodi Aldo Moro – (…) RP aveva tutti gliargomenti per capire di essere statomanipolato ripetutamente da partedell'Urss-Russia, ma non ha fatto nullaper fare in modo di mettere fine a ciòed evitare che la cosa continuasse. 3)Le seguenti personalità appartenential più stretto entourage di RP dovreb-bero essere sospettate di saldi legaminon solo con il Kgb, ma anche adessocon l'Svr (controspionaggio militare)e diversi gruppi "siloviki" (patrioti) inRussia, che collaborano con il Svr…”.Seguivano i nomi dei funzionari che“dovrebbero essere sospettati”.Scaramella fu arrestato il 24 dicembre2006 per traffico d'armi e calunnia,patteggiò la pena a quattro anni e fuscarcerato per l'indulto. Avendo scon-tato un anno e 4 mesi di carcere hachiuso i conti. Assieme a Guzzanti de-nunciò alcuni tentativi di avvelena-mento commissionati da Putin.Non bastassero questi foschi pasticci,ci sono almeno due episodi della “Mi-t ro k h i n ” che dovrebbero consigliare aBerlusconi e sodali di andarci pianocon il dossieraggio.Come è noto, Vasilij Mitrokhin nonera un agente segreto. Ma un archi-vista del primo direttorato del Kgb diMosca, che occupava il tempo nel ri-copiare, sino al 1984, anno del pen-

sionamento, notizie contenute nei fal-doni del servizio segreto, poi passateagli inglesi. E il contenuto dei suoi ap-punti originali è riversato in 261 re-port in lingua inglese a loro volta tra-smessi in Italia con il contagocce dalservizio inglese, l’MI6 ; ma solo uno –uno! - di questi report, il 237, fu ri-tenuto pericoloso per la sicurezza eriguardava la localizzazione delle rice-trasmittenti distribuite in Italia e in Eu-ropa dai sovietici. Nel Report - ahi, ahi,ahi, il povero Mike avrebbe detto - c’èscritto che Il tempo, il quotidiano ro-mano da sempre su posizioni di cen-trodestra, nel 1974 era “usato dalKgb”. Ma a quei tempi Il tempo nonera diretto da Gianni Letta? Che rispo-se: “Non c’è limite alla fantasia”Ma nel capitolo sui finanziamenti so-vietici al Pci, i commissari della destrafurono travolti da un vero boomerang.Interrogato sull’attività dell’ex teso-riere comunista Renato Pollini, fattooggetto di un dossieraggio su un pre-sunto “vorticoso movimento di capi-tali” l’allora premier Massimo D’Ale-ma lasciò agli atti della commissioneGuzzanti un illuminante siparietto:“… la magistratura appurò che tutta ladocumentazione relativa a questo pre-teso vorticoso movimento di capitaliera stata falsificata. Pollini e gli altrifurono prosciolti. Aggiungo un parti-colare divertente. Risultò che l’unicasocietà off-shore che avesse trasferitodenaro da questa banca di Malta, laMid Med Overseas Bank, verso ban-che italiane era una società denomi-nata Arcobaleno, controllata dalla Fi-n i nve s t ”.

L e“truppe cammellate”non mancano a SilvioBerlusconi. A ognuno il suo ruolo: Bonaiuti,

Gasparri Letta scattano a ogni “bah” politico; Signo-rini e Rossella si applicano sul lato “r osa”; a Gallianiil fronte sportivo calcistico; Feltri, Belpietro, Brachi-no & c. quello mediatico. Infine esistono i punterosstorici, quelli che spaziano dove ve n’è bisogno. Diquesti, il principe, è Fedele Confalonieri: “Silvio Ber-lusconi? Un ottimo padre; forse non un buon ma-rito", racconta in un’intervista alla Cnn. “Si è dimo-

strato sempre generoso con i suoi figli, non solodal punto di vista economico. Lo ricordo anchequando erano bambini: nel poco tempo liberoche aveva giocava con loro, si prendeva cura del-la loro educazione”. E lo conferma lo stesso PierSilvio: "La mia era una famiglia normale, almenofino a quando mio padre è entrato in politica:una famiglia sana”. Poi il baratro nazionale.

CAMOMILLA di Alessandro Ferrucci

Meno maleche Fedele c’è

Commissioni usatecome grimaldelli,report cucinatiper infangare:storie d’Italia

il quartier generale comunica"Ieri “Il Giornale” di Feltri ha dato

spazio alla difesa-accusa diBrachino rispetto al servizio di

killeraggio mediatico riservato da“Mattino 5” al giudice Mesiano

pagina 4 Martedì 20 ottobre 2009

ne offrirà altre così...L: Io credo pure perché, so-prattutto Caselli, perché èentrato in un isolamento for-te nella vicenda Berlusconi(…).L: Quando meno se l’aspet -tavano e quando stavanoaspettando alla controffen-siva di un Berlusconi (…),hanno pestato questa buc-cia di banana (…).G: Son d’accordo con te…

io quella buccia di banana, fra l’altro gliela ten-go in piedi tre, quattro giorni…L: (…) Allora… la centelliniamo (…). Io pen-so che di Forza Italia, l’unico che apre e nonchiude all’interno del dibattito rispetto con lesue dichiarazioni, sia Pera che tiene buoni rap-porti con tutti, quindi sarebbe il caso di farparlare solo Pera e allargare molto nei tele-giornali le dichiarazioni ai Boato, ai Pintus(...).G: Io fra l’altro ho dato giù un’Ansa, dove hodetto che nei prossimi giorni li denuncio peristigazione al suicidio o omicidio volontario.L: Sì, sì, son d’accordo con t0e, infatti io ti homesso un inviato lì (…) che ti seguirà tutti que-sti giorni. [inc.] E poi seguo la vicenda romanadove [inc.] appunto con i Boato e con [inc.].G: Ecco, quello che tu devi fare, è contattare...io… non so, anche attraverso Previti o attra-verso i tuoi canali, tutti quelli [inc.] di ForzaItalia e dire state zitti per tre giorni.L: E be’, ma mo’ glielo faccio dire direttamen-te da… glielo faccio dire direttamente da Ce-sare (…).G: Compreso Berlusconi, stiano zitti, per tregiorni, me la vedo io.G: (…) Comunque, dì la verità che sono bra-vo !L: Sì, sì, ma anche fortunato perché questa co-sa qua (…) è stata un colpo inaspettato, moltod u ro …L’indomani si scatena l’ennesima montaturapolitico-mediatica, sulle tv Mediaset, su alcu-ni tg Rai e su vari giornali (compresa l’Unitàallora diretta da Paolo Gambescia), che attri-buisce il suicidio di Lombardini all’«accani -mento» dei pm, definiti da alcuni addirittura«assassini». Solo dopo mesi di linciaggio ilCsm, ascoltata la registrazione dell’inter roga-torio, libererà i pm palermitani da ogni so-spetto: nessun «nesso causale» tra «le modalitàdi svolgimento degli atti processuali, e l’e ven-to tragico della morte» del giudice. «Gli atti neiconfronti del dr. Lombardini», accerterà il mi-nistro Flick, «risultano compiuti in modo cor-retto, formalmente e sostanzialmente rispet-tosi delle regole processuali». m . t ra v.

A N T E FAT T O

NOI E QUEI CALZINICOLOR TURCHESE

I l calzino turchese“invade” il mondo del

web. Spopola. Sono oltre400, tra messaggi e foto(alcune a pagine 17), icontributi dei lettori suantefatto.it per manifestaretutta l’indignazione neiconfronti del serviziodi Mediaset, trasmesso su“Mattino 5”, dedicato algiudice Mesiano.Indignazione epreoccupazione di unacomunità che sa ancoraindignarsi.

Il “messaggio”

del premier: ne

sentirete delle belle

N ulla lasciato al caso. 7 ottobre, iltribunale di Milano sentenzia:Mediaset condannata a pagare 750

milioni per la vicenda del Lodo Mondadori.Poche ore e da Matrix - in casa, cioè -Berlusconi tuona: sul giudice Mesiano “nesentiremo delle belle”. “Il Fatto” - unico giornalea farlo il giorno seguente - riporta le frasi del

premier: “Sappiamo che è un giudice di estremasinistra molto attivo, abbiamo molte notizie sudi lui”. Più che un messaggio. Che i cronisti delpremier prendono al volo. Quelli del Giornale,in primis.Che si scatenano - ancora “Il Fatto” dello scorso13 ottobre a documentarlo - a caccia diparticolari per denigrare il giudice. Poi si muove

anche “Mattino 5” con il pedinamento delgiudice fino dal barbiere. Roba - secondoPetralia, membro del Csm - da mafia o servizisegreti. Idem il quotidiano di Feltri, che tira fuorialcune cene “c o l p evo l i ” di Mesiano.Ma i segnali continuano, con insinuazioni semprepiù pesanti, fatte direttamente da Berlusconi. Inattesa delle prossime puntate.

IL BOOMERANGGiudice pedinato, i giornalisti del Biscione in rivolta:

non portiamo elmetti. Le bugie di Berlusconi sul videodi Gigi Furinie Antonella Mascali

UA Mediaset cova il germedella rivolta. Con 16 votia favore, 7 contrari e 3astenuti ieri l'assemblea

dei giornalisti di Videonews haapprovato un documento concui si rivendica “i diritto diesercitare la professione al difuori della logica di scontro po-litico” e si ricorda che “e s s e regiornalisti a Mediaset non si-gnifica essere giornalisti mili-tanti”anche perché, scrive l'as-semblea, i colleghi “non porta-no nessun elmetto” e vogliopoter fare il loro mestiere “nelrispetto delle loro coscienze edel dovere d'informare corret-tamente il pubblico”. Il caso diRaimondo Mesiano, il magi-strato pedinato e spiato dallemicrocamere delle reti di Sil-vio Berlusconi, all'improvvisosembra rivoltarsi contro chi loha ideato. Negli studi di Colo-gno Monzese, dove pure siesprime solidarietà alla giorna-lista autrice del sevizio (preca-ria e quindi “r icattabile” dai su-periori) il clima è infuocato. Al-tri due membri del comitato diredazione di Videonews si so-no dimessi, come era già acca-duto a Pietro Suber che avevagettato la spugna quando si erareso conto che la reazione allamessa in onda di un filmato in-timidatorio nei confronti delgiudice non era stata adeguata.Dopo il gesto di Suber decinedi firme, anche di autori delleIene, sono finiti in fondo a unaprima lettera di proteste in cuisi denunciava “la difficile sta-gione con scontri all'ultimosangue tra testate e gruppi edi-tor iali”. Un documento quasisoft a confronto di quello ap-provato dall'assemblea di Vi-

NEI PALAZZI DEL PREMIER

VARGAS LLOSA E LE “LISTE” DI EINAUDIV argas Llosa dopo Saramago? Il

premio Nobel portoghese nei mesiscorsi è stato “espulso” da Einaudi - diproprietà di Berlusconi - per alcunepagine giudicate troppo dure neiconfronti del premier, pagine a cui hadato asilo Bollati Boringhieri. Domenicascorsa invece a dedicarsi al nostropremier è stato un altro collega, loscrittore peruviano, anche lui dellascuderia dello struzzo: “Il primo ministroitaliano è in materia sessuale ortodossoe patriota. Quando si tratta di lettovuole belle donne, di destra ecompatriote. Tendenza che lo

apparenta ai 12 Cesari della decadenza,stravaganze descritte da Svetonio:riempie con professioni ste del sesso lasontuosa residenza in Sardegna, maanche il palazzo di Roma, residenzaufficiale dei capi di governo - scriveLlosa - . (...) Si può fare la morale inquesto caso? Se sei l’uomo più riccod’Italia, padrone di un impero mediaticoe un politico che ha vinto 3 elezioni conmaggioranze inequivocabili, hai dirittoal lusso di fare ciò che le tue venerabilighiandole sessuali pretendono”. Glivarranno un nuovo editto sempre dellacasa editrice del capo?

Un’immagine del video di “Mattino 5” (

PERSECUZIONI

Il caso Mediaset-Mesiano ha vari prece-denti. Uno fu immortalato in un’intercet -tazione telefonica che dà un’idea precisasulla Centrale Linciaggio Magistrati attiva

da anni in casa Mediaset. L’11 agosto 1998 ilprocuratore presso la Pretura di Cagliari, LuigiLombardini, si toglie la vita dopo un interro-gatorio e una perquisizione da parte del pro-curatore di Palermo Gian Carlo Caselli e diquattro pm. Lombardini era implicato nel se-questro di Silvia Melis e la Procura di Palermoera stata investita del caso, per competenza,dai colleghi di Cagliari. Di qui l’inter rogato-rio, lungo ma di rara pacatezza, come dimo-stra la registrazione (alla fine il difensore delgiudice, avvocato Luigi Concas, ringrazia i pmper la loro correttezza). Ventitrè ore dopo ilsuicidio l’editore Nicky Grauso, anche luiall’epoca indagato per il sequestro, parla al te-lefono Paolo Liguori, direttore di Studio Aper-to. Sono le 19,29 del 12 agosto 1998.Liguori: Ho seguito le cose di oggi…anche seio sono in barca, però ho seguito bene perchénoi ci siamo mossi molto, credo, abbiamo fat-to sei pezzi oggi al telegiornale (…), tu checosa mi dicevi? (…) Di lasciare aprire molto ilventaglio delle polem…, delle critiche e nonchiuderle soltanto nell’ambito di Forza Italia,no?Grauso: Esatto, anzi… siccome stavano arri-vando polemiche anche dalla sinistra (…)L: E come no, noi per esempio abbiamo in-tervistato Boato…poi…G: Qui [...] si tratta di decidere se si vuole es-sere efficaci o vanitosi.

L: No, io credo che in questo mo-mento… è molto meglio punta-re sull’isolamento di Caselli.G: Esatto (…). E allora la cosa mi-gliore da fare è non far parlarequelli del Polo.L: Sì, far parlare il Boato, far par-lare Pintus…G: Guarda che ce n’è tanto ab-bastanza, per cui questa è un’oc -casione irripetibile per fotterli,cioè io non penso che la storia ce

I PRECEDENTI

QUANDO I LINCIATORIDI MEDIASET

MASSACRAVANO CASELLI

deonews, la divisione che met-te in onda Mattino 5. Adesso in-fatti giornalisti criticano aspra-mente il servizio su Mesiano esoprattutto ricordano ai colle-ghi che è diritto di ciascuno ri-fiutarsi di mettere la propria fir-ma sotto pezzi del genere. Male continue riunioni tra croni-sti, inviati e uomini di desk han-no riservato anche altre sor-prese. Prima fra tutte una seriedi ricostruzioni che smentisco-no platealmente quelle fornitesull’accaduto i dal premier.Berlusconi, come riportatodomenica da “Il Giornale” ave -va sostenuto durante un incon-tro con i dirigenti campani delPdl che le “immagini erano sta-te riprese in maniera amatoria-le con un telefonino”. Una bu-gia bella e buona visto che tuttiquelli che hanno lavorato sulfilmato confermano che si trat-

ta di riprese professionalicon telecamera nascostagiunte da un service ester-

no. A Cologno, dunque, inmolti si chiedono perché l'edi-tore abbia mentito. Una dellerisposte possibili arriva da altresue dichiarazioni. Il Cavaliere,scrive sempre il Giornale, haparlato di giudici che “parlanoda soli” sulle panchine. E poi,questa volta secondo Libero,ha detto che il magistrato “sof -fre di depressione”. Tutto, in-somma, lascia ritenere che ilcapo del governo abbia sullasua scrivania una sorta di dos-sier su Mesiano con informa-zione in parte raccolte da suoigiornalisti e in parte forse pro-venienti da altri canali. Proprio“Il Fatto” aveva scritto comeun cronista di “Chi” fosse statoinviato Calabria dove facevadomande sullo stato di salutedel magistrato. Mesiano comu-que la prende con filosofia.“Non ho niente da dire”, affer-ma, “mi pare che ci sia stata unapresa di posizione corretta daparte dei giornalisti”. Il riferi-mento è tutto per le scuse cheClaudio Brachino, il condutto-

re di Mattino 5, ha alla fine uf-ficialmente presentato. Primadi chiudersi nel suo ufficio e didecidere di non partecipareall’a s s e m bl e a .In ogni caso i guai per il giu-dice ce ha osato condannare laFininvest paiono non essere fi-niti. Secondo alcune indiscre-zioni girate nei giorni scorsi ilGuardasigilli Angiolino Alfanoavrebbe ha chiesto ai suoi uf-fici di mettersi a lavoraresull’attività del magistrato.Nessuna conferma ufficiale,però. Contro il giudice del Lo-do comunque tira una bruttaaria. Perché la vendetta questavolta potrebbe passare attra-verso gli ispettori ministeriali.

A meno che non si rivoltino an-che loro.Pure le toghe infatti paionoaver rotto gli indugi. Il Csm haaperto una pratica a tutela,mentre tra i colleghi di Mesia-no circola un documento cheha già raccolto più di mille fir-me. A promuoverlo sono statitre magistrati di Reggio Cala-bria che scrivono: “In demo-crazia tutti, le parti coinvoltenel processo come ogni citta-dino, hanno diritto di criticare,anche nel modo più aspro edacceso, i provvedimenti deimagistrati, con il solo limitedella delegittimazione dellafunzione. Ma a nessuno posso-no essere consentiti l'attacco el'invasione della sfera privatadella persona-magistrato, soloperché abbia emesso una deci-sione a taluno sgradita”

L’assembleadi Videonews: noa logiche di scontroOggi il Csm discutela tutela del giudice

Martedì 20 ottobre 2009 pagina 5

Dalla legge Schifani alla

bocciatura della Corte: la

lunga fuga del Cavaliere

I l primo provvedimento che mirava asospendere i processi per Berlusconi e le altecariche dello Stato è stato il Lodo

Schifani-Maccanico. Si chiamava impropriamente lodo,per la sua presunta natura di accordo e non di legge ellamaggioranza. Effettivamente il senatore delcentrosinistra, Antonio Maccanico presentò una primaversione della legge cara a Berlusconi. Ma, dopo

l’introduzione di un emendamento da parte delsenatore Schifani che estendeva l’impunità, ilcentrosinistra ritirò l’appoggio. Il “Lodo Schifani” fuapprovato nel giugno 2003 con una blanda opposizionee con il via libera dell’allora presidente Ciampi.Bocciato nel gennaio 2004 dalla Corte Costituzionaleper violazione degli articoli 3 e 24 della Carta,raggiunse comunque i suoi effetti rallentando il

processo a Berlusconi e ponendolo su un binariodiverso rispetto ai suoi coimputati. Dopo le vittoria del2008 Berlusconi, con alle calcagna i pm deiprocedimenti Saccà, Mills e diritti tv, ha rimesso in pistail Lodo. Il ministro Alfano, dopo aver cancellato i punticolpiti da esplicite censure dalla Corte, lo haripresentato. A luglio è diventato legge ma il 7 ottobreè stato dichiarato incostituzionale dalla Corte.

Lui non èpiù uguale degli altriLodo Alfano, le motivazioni della Corte:“Serviva una legge costituzionale”di Silvia D’Onghia

La decisione era arrivatalo scorso 7 ottobre, altermine di due giorni diCamera di Consiglio: 9

giudici contro, 6 a favore. LaCorte Costituzionale boccia-va il Lodo Alfano. Ieri, a di-stanza di undici giorni, sonostate depositate le motivazio-ni della sentenza. Anche que-ste, senz’altro, destinate a fardiscutere. La Consulta affer-ma, innanzi tutto, che sareb-be stata necessaria una leggecostituzionale, poichè si trat-ta di una deroga al principiodi uguaglianza sancito nell’ar-ticolo 3 della nostra Costitu-zione. Da qui il richiamo al138: “Le leggi di revisionedella Costituzione e le altreleggi costituzionali sonoadottate da ciascuna Cameracon due successive delibera-zioni ad intervallo non mino-re di tre mesi, e sono appro-vate a maggioranza assolutadei componenti di ciascunaCamera nella seconda vota-zione”. I giudici spiegano poidi essersi mossi nella stessadirezione del 2004, quandovenne bocciato il Lodo Schi-fa n i .Una risposta alle critiche diBerlusconi, dei suoi avvocatie di molti esponenti del Po-polo della Libertà, che aveva-no sostenuto che, nella sen-tenza del 2004, la Corte nonavrebbe eccepito nullasull’uso di una legge ordina-ria anzichè costituzionale. Inquella sentenza, invece, si fa-ceva più volte riferimentoall’articolo 138: i giudici ri-cordavano che il Tribunale diMilano aveva chiesto alla Cor-

te di bocciare il Lodo perchèattribuiva “alle persone chericoprono una delle menzio-nate alte cariche dello Statouna prerogativa non previstadalle citate disposizioni dellaCostituzione, che verrebberoquindi ad essere illegittima-mente modificate con leggeordinar ia”. La Consulta osser-vava, poi, che, per creare un“regime differenziato rispet-to al principio di uguaglianzadi tutti i cittadini, occorreprevedere limiti ben preci-si”.Nella sentenza del 7 ottobresi affronta anche il tema del“legittimo impedimento”,che può valere, dicono i giu-dici, solo nel caso di impegniistituzionali. Una questione,del resto, già regolamentata,con una sentenza del 2005,quando la Corte fu chiamatain causa per un conflitto diattribuzione tra i poteri delloStato. Era il caso dell’o n o re -vole Cesare Previti, in corsodi giudizio da parte del Tri-bunale di Milano. Previti ave-va fatto sapere più volte dinon poter essere presente in

aula a causa dei suoi molte-plici impegni parlamentari. Igiudici di Milano ritenneroche l’impedimento non fossesempre “assoluto”, e perciòandarono avanti con le udien-ze. Camera e Senato feceroricorso contro questa deci-

sione. La Consulta, pur espri-mendosi a favore di questi ul-timi, stabilì però che il giu-dice “non può limitarsi ad ap-plicare le regole generali delprocesso in caso di legittimoimpedimento dell'imputato,ma ha l'onere di programma-

Angelino Alfano

re il calendario delle udienzein modo da evitare coinci-denze con i giorni di riunionedegli organi parlamentari”.Un argomento che invece erastato al centro dell’arringa di-fensiva degli avvocati del pre-mier, Niccolò Ghedini, PieroLongo e Gaetano Pecorella,secondo cui non sarebbe sta-to possibile rivestire la dupli-ce veste di alta carica delloStato e di imputato, “per eser-citare il proprio diritto di di-fesa e senza il sacrificio di unadelle due”. I legali avevano

Chi tocca “Why not” paga le conseguenzeIl Csm ha punito i due magistrati salernitani che avevano indagato sul caso De Magistris

GIUSTIZIA

poi tentato di convincere igiudici del fatto che Berlusco-ni, in base alla legge eletto-rale del 1999, non è più “pr i-mus inter pares”, ma “pr imussuper pares”, essendo tra l’al-tro l’unico ad “avere investi-tura popolare”. Questoavrebbe dovuto giustificare iltrattamento diverso rispettoagli altri parlamentari. Nes-sun “primus super pares”,dunque, secondo la Corte,senza una modifica della Co-stituzione. Che, per fortuna,re s i s t e .

di Antonio Massari

T rasferimento d’ufficio e perditadell’anzianità: ieri il Csm ha punito i

due magistrati di Salerno – Gabr iellaNuzzi e Dionigio Verasani - che aveva-no indagato sul “caso de Magistris”.“Un teatrino”, commenta Gabriella

Nuzzi, “il pro-cesso s’è svoltosenza i nostritesti e le proverichieste: ricor-reremo in Cas-sazione. C’e raincompatibili-tà e obbligo diastensione per-ché, alcuni deiconsiglier i,avevano un in-teresse in que-sto procedi-mento. Mi rife-risco agli stessiconsiglieri cheemisero la sen-tenza discipli-nare nei con-fronti di de Ma-gistr is”.La sentenzaemessa ieri dalCsm s’i n c a rd i -na su un eventopreciso: a gen-naio, indagan-do sui magistra-ti di Catanzaroche avevano

ereditato le inchieste “Po s e i d o n e ” e“Why Not”, precedentemente avocatea de Magistris, i pm di Salerno avevanosequestrato alcuni atti della procura diCatanzaro. E ieri, proprio per quelprovvedimento, sono stati puniti. I pmindagavano anche sull’avocazione e larevoca delle inchieste a de Magistris.La condanna del Csm è giunta dopouna rapida camera di consiglio, tantorapida da lasciar intendere una deci-sione unanime. Una decisione che pe-rò è destinata a far discutere. E parec-chio. Il provvedimento di sequestro –circa 1400 pagine – già a gennaio, in-fatti, sotto il profilo disciplinare, fu ac-cusato di “abnor mità”. Il punto, però,è che si tratta di un provvedimento cheha retto in tutte le sedi penali.Innanzitutto, sul sequestro, nulla ebbeda ridire il tribunale del Riesame di Sa-lerno, che ne sancì la piena legittimità.E soltanto poche settimane fa, la pro-cura di Perugia, dove i pm erano statidenunciati (insieme con Luigi de Ma-gistris) ha stabilito che “i magistrati sa-lernitani hanno agito non per arrecareintenzionalmente un danno ingiusto,ma per realizzare un fine di giustizia,correlato all’andamento del procedi-mento in corso”. Denuncia archiviataquindi. Queste sentenze non hannoperò scalfito la sezione disciplinare delCsm, che ha punito i due pm di Salernoanche con la perdita, rispettivamenteper Verasani e Nuzzi, di quattro e seimesi di anzianità. Secondo le indiscre-zioni, il Csm avrebbe comunque intra-visto, nel provvedimento, un “usostr umentale”, non per fini personali,

ma per fini di giustizia che, a questo,punto sarebbero stati comunque malper seguiti.“Un teatrino”, commenta GabriellaNuzzi, “nel quale ognuno recitava lapropria parte in un copione dal finalegià scritto. Non ci è stato neanche con-sentito di portare i testi che avevamor ichiesto”. Tra i testi richiesti dalla di-fesa, il pm di Crotone Pierpaolo Bruni,e il consulente finanziario delle inchie-ste Why Not e Poseidone, Piero Sago-na. Per i pm di Catanzaro indagati daNuzzi e Verasani, che risposero al se-questro con un “c o n t ro - s e q u e s t ro ”, ilCsm si pronuncerà lunedì prossimo. Idue procedimenti sono rimasti sepa-rati, così come le misure cautelari che,per gran parte dei magistrati di Catan-zaro - non hanno previsto alcun trasfe-rimento. A differenza di Nuzzi e Vera-sani che, invece, erano stati trasferitirispettivamente a Latina e a Cassinosin da gennaio. Sempre ieri, il Csm, hadichiarato il non luogo a procedereper il terzo dei magistrati salernitanicolpito dai provvedimenti disciplina-ri: l’ex procuratore capo Luigi Apicel-la, sospeso sia dalle funzioni, sia dallostipendio, ha infatti lasciato la magi-stratura per sopraggiunti limiti d’età.“Una decisione che non desta alcunam e rav i g l i a ”, commenta l’e u ro p a r l a -mentare dell’Idv Luigi de Magistris, “lasentenza dimostra come giudici liberie incolpevoli corrano rischi dall’inter-no della magistratura. Il Csm deve es-sere liberato dalle logiche correntiziee dagli intrecci pericolosi con la po-litica”.

“N on avevo notizie di questa intercet-tazione, ora dovremo capirne di

più”. Reagisce così il Procuratore di CataniaVincenzo D’Agata alla notizia rivelata da Re-port domenica scorsa, che mostrava la trascri-zione di un’intercettazione della Finanza negliatti del buco del bilancio del comune. Nel do-cumento durante un colloquio telefonico delsettembre 2008, l’allora ragioniere del comuneFrancesco Bruno chiama il sindaco Raffaele

Stancanelli e comunica di aver ricevutouna telefonata da Berlusconi in cui il pre-mier richiede il valore del patrimonio delcomune da poter vendere. Il premier, diceStancanelli nell’intercettazione “vuole unascusa” per poter destinare i soldi dei fondidel Fas, il Fondo aree sottoutilizzate, but-tando giù una lista di opere che andrebberofinanziate. 140 milioni: un bel “bottino”.

140 MILIONI di Simone Mercuri

Catania e i “rega l i ”del premier

NIN T I M I DA Z I O N I

Minacce dalle Br aun delegato Fiom

U na brutta scritta sulmuro, quella che

hanno trovato ieri ilavoratori della Flexiderdi Torino. Firmata BrigateRosse, la scritta contenevaminacce a un delegatodella Fiom. La Flexider,occupa un centinaio dipersone e ha avviato unaristrutturazione che hagià comportato il taglio diuna parte di produzione.

PO V E RT À

Bimbo di sei annimorto a Napoli

M orire a sei anni,intossicato dal

fumo di un braciere.Succede a Napoli, al rioneSanità. L’Enel avevatagliato la correnteelettrica due settimane fa,perchè i genitori di Elvis(che usavano una stufettaper scaldarsi) nonriuscivano a pagare labolletta. Il bambino,originario di Capoverde,è morto sabato scorso maè stato ritrovato soltantoieri assieme alla madreagonizzante.

VOTO AGLI I M M I G R AT I

Progetto di legge‘bipartisan’

U n progetto di legge‘bipartisan’ è stato

consegnato ieri allaCamera. L’oggetto dellaproposta, che ha trovatoun’unità di intenti, è ildiritto di voto agliextracomunitariresidenti in Italia daalmeno cinque anni, perquanto riguarda leelezioni amministrative.I primi firmatari sonoWalter Veltroni (Pd),Flavia Perina (PdL),Roberto Rao (Udc),Leoluca Orlando (IdV) eSalvatore Vassallo (Pd).

TERRORISMO

6 anni all’ex imamdi Perugia

È stato condannato asei anni di reclusione

Mostapha El Korchi, eximam della moschea diPonte Felcino, frazionealle porte di Perugia.Condannati a quattro etre anni e sei mesi altridue marocchini. Per igiudici sono responsabilidi attività diaddestramento alterrorismo di matriceislamica. Gli imputati,che hanno assistito inaula alla lettura dellasentenza, si sono sempreproclamati innocenti.

Nel caso delLodo Schifanila Consulta sirichiamava giàall’art. 138dellaCostituzione

pagina 6 Martedì 20 ottobre 2009

L’ILVA DANNAZIONEE SALVEZZA

ANATOMIA DI TARANTOdi Malcom Pagani

Le atmosfere della Lisbonanascosta, le disperazioni diDetroit, l’ombra lungadell’oblìo che scende a sud

del sud, nel Bronx di Taranto, at-traversando contromano unmare di dolori taciuti e contrad-dizioni alla luce del sole. PaoloVI è un quartiere periferico. Ca-se bianche appoggiate al pre-sente come cubi di cementosenza speranza. Prefabbricatidivenuti edifici stanziali. Abusi-vismo trasformato in necessità,promesse evaporate al primocambio di amministrazione, au-tobus che non passano, veleni,spazzatura. Uomini e topi,nell’Italia del 2009. Sulle fine-stre affacciate sulla tangenziale,le lenzuola appese al vento, sicolorano di rosso. Microparti-celle che fluttuano nell’aria e siattaccano come un debito ine-stinto alle esistenze dei cittadi-ni. Odore forte di ruggine, mo-torini scarburati, malaffare e so-lidarietà. Un vincolo strettissi-mo tra gli abitanti, una solidarie-tà reale e una voglia di riscattoche traspira da volti, sogni e vi-sioni strette all’angolo dall’or iz-zonte ricattatorio dell’Ilva, sal-vezza illusoria e condanna quo-tidiana di un avamposto dimen-ticato. Il giornalista Carlo Vul-pio, autore de “La città delle nu-vo l e ”, descrive leucemie chenel golfo colpiscono senza tre-gua bambini e adolescenti. Acerte velenose concentrazioniperò, l’età anagrafica non è il so-lo parametro. “Taranto non è unpaese per vecchi” sintetizzaAlessandro Di Robilant, registadi “Marpiccolo”, evento specia-le del Festival del Cinema di Ro-ma nella sezione “Alice nella cit-

tà”. Come nel film di Wendersdel 1974, anche i protagonisti di“Marpiccolo” cercano qualco-sa. Uno spavento di felicità cheli affranchi dalla brutalità delquotidiano e “dalle malattie checolpiscono con regolarità ognisingola famiglia sia costretta arespirare le esalazioni venefi-che dello stabilimento” sottoli -nea Di Robilant. Un film girato aTaranto e per i tarantini, trattoda un bel romanzo di AndreaCotti (Stupido, Rizzoli). La se-conda vita di Di Robilant hastrette correlazioni con la pri-ma. Era solo quarantenne, que-sto svizzero di ascendenze pie-montesi, quando nel 1994, im-ponendosi a Berlino, fece cono-scere all’Italia la storia del giu-dice ragazzino ucciso dalla Ma-fia, Rosario Livatino. Oggi, quasisessantenne, Di Robilant sem-bra tornare alle origini, raccon-tando la storia breve di Tiziano,per cui la scuola è un passaggiodi tempo tra un furto e un rego-lamento di conti. Ha talento, in-telligenza, spirito d’adattamen -to ma anche senza divisa, rima-ne un soldato ingabbiato in unastruttura più potente di lui. So-gna di evadere Tiziano, ma larealtà è uno scafandro che spin-ge a fondo ogni proiezione di sè.L’adolescente, costretto a sce-gliere tra l’affiliazione alla crimi-nalità e la fabbrica, opta per laprima soluzione. Arranca, cade,soffre, cade nella rete. Poi pagail debito con la giustizia e al ter-mine della notte, scopre nel tes-suto vitale di un apparente nonluogo, la corda cui aggrapparsiper riemergere e ricominciareda zero. Oltre le sbarre di un car-cere minorile, più in là di un de-stino già scritto in partenza. ATaranto, nell’acqua che scorre

I due protagonisti di “Marpiccolo”il film di Alessandro Di Robilant

su Taranto e gli abitanti delquartiere Paolo VI (FOTO PUNTO E VIRGOLA))

Il film “Marpiccolo” di AlessandroDi Robilant racconta la cittàe il suo rapporto controversocon l’industria

Piemonte: il “Lodo Casini” potrebbe fermare la LegaCota è il candidato più gettonato per il Pdl. L’Udc verso l’accordo con il Pd, ma potrebbe fare da ago della bilancia

STORIE ITALIANE

vicino all’Ilva, passano pezzi diplastica, paracarri, carcasse dimucca. “Non lo sai che que-st’acqua è marcia e noi ce la be-viamo?”, chiede retoricamenteil protagonista. E poi senza at-tendere risposta. “Basta man-giare una cozza e il gioco è fat-

to”. I morti per tumore fannodella città pugliese un limboscomodo dove la voglia di eva-dere assorda il circostante.Di Robilant è rimasto colpito.“L’Ilva uccide silenziosamente,ma al tempo stesso rimane unadelle poche possibilità di lavo-rare in un universo degradato.Una dualità diabolica che co-stringe chi rimane a direzioniobbligate. Da una parte i rischiecologici, dall’altra la criminali-tà”. Ma Taranto non è solo que-sto. C’è di più. “Alle spalle delmostro, esiste una popolazioneche non ha smesso di combat-tere. Una comunità afona checontinua a gridare. La riconver-sione dell’industria salverebbeil territorio ma quando si accen-na l’ipotesi, sul ragionamento siinnestano eccezioni di caratte-re burocratico, economico,clientelare. “Marpiccolo” rap -presenta un contributo per nondimenticare la condizione deitarantini, la loro non arresa vi-talità”. Di Robilant ci crede. An-che in questo tempo che bruciao spegne, le illusioni. “Vi v i a m oper continuare a coltivarle”. Nelsolco di Rosi e Petri. Cinema ci-vile. C’è ancora cielo, spazio pernon imbarbarirsi.

di Stefano Caselli

N el feudo novarese c’è chilo chiama “l’avvocato gen-

tile”, per quanto nel suo pe-digree da pasdaran padanonon manchino certo tutti gliattributi necessari. RobertoCota, segretario della LegaNord Piemonte, potrebbe es-sere l’uomo scelto dal Pdl persoffiare a Mercedes Bresso lapoltrona di Presidente dellaRegione del marzo 2010.Questo, almeno, è quanto tra-pela dalle indiscrezioni se-condo cui Berlusconi avreb-be garantito a Bossi, oltre alVeneto, anche il Piemonte.

Ad ovest del Ticino, la Leganon ha quasi mai sfondato,ma le forti percentuali del2008 (fatta eccezione per To-rino) hanno cambiato i rap-porti di forza all’interno delcentrodestra. Il coordina-mento nazionale del Pdl si af-fretta a smentire che esistanodecisioni definitive, ma il no-me di Cota circola da tempocome quasi sicuro sfidantedella “zar ina” Bresso, che nel2005 – a sorpresa – s c o n fi s s eal primo turno il presidenteuscente Enzo Ghigo, oggicoordinatore regionale delPdl. Sondaggi alla mano, il piùaccreditato a ribaltare il risul-tato sarebbe proprio RobertoCota, a quanto pare più gra-dito agli elettori di centrode-stra dello stesso Ghigo, delsottosegretario alla DifesaGuido Crosetto e dell’onore -vole Osvaldo Napoli.Se a destra sembra regnarel’incertezza, a sinistra pareblindata la ricandidatura diMercedes Bresso, incoronataufficialmente pochi giorni fadalla Convezione regionaledel Pd, con il sostegno di tuttie tre i rappresentanti dellemozioni congressuali. Eppu-re la calma potrebbe essere

soltanto apparente. Il nomedel prossimo presidente è,con ogni probabilità, nellemani dell’Udc, cinque anni fafedele alleato del centrode-stra e oggi – parola di MicheleVietti – in attesa di valutare iprogetti matrimoniali di tutti icorteggiatori. L’accordo conil Pd sembra l’ipotesi più

plausibile, ma bisogna fare iconti con quello che a Torinohanno già battezzato “LodoCasini”: né con un leghista,né con Bresso (notoriamenteinvisa alle gerarchie ecclesia-s t i ch e ) .Anche i sondaggi democrati-ci indicano il presidenteuscente come il candidato

vincente, più di Chiampari-no, gradito all’Udc. Ma sapràil Pd, data la persistente eva-nescenza della galassia di sini-stra, essere autosufficiente?Improbabile. Di certo c’è cheun leghista in piazza Castellorafforzerebbe il patto d’ac -ciaio Berlusconi-Bossi ben ol-tre i confini del Piemonte.

IL FATTO POLITICOdc

Nel nomedell’immunità

di Stefano Feltri

L a cronaca della giornatadi ieri registra due

notizie in apparenza noncollegate tra loro: alSenato, dove già è statoannunciato da giorni undisegno di legge di LucioMalan del Pdl perripristinare l’i m mu n i t àparlamentare, ne spuntaun altro, di GiuseppeValentino, altro senatoredel Pdl. Valentino è unfiniano e la sua mossa servea certificare il placet diGianfranco Fini al ritornodell’immunità (che già eraarrivato alla Camera con gliinterventi del deputatoFabio Granata). L’altro fattodi ieri è il susseguirsi diprese di posizione epolemiche sullacandidatura alla guida delVeneto: Renato Brunetta,in un’intervista, dice chenon si candiderà a Veneziama che vorrebbe lariconferma di GiancarloGalan alla Regione. La Legaconsidera già sua lapresidenza veneta, maGalan dice che vuolericandidarsi comunqueanche se il suo partito, ilPdl, ha già deciso disostenere il candidatoleghista, forse Luca Zaia. Ilcoordinamento del Pdlveneto esprime “la fermavolontà di mantenere laguida della Regione Venetoin capo a Giancarlo Galan”.E tutto questo nellasostanziale indifferenza diRoma. Come puòsuccedere che la periferiasfidi così apertamentel’autorità del centro senzaconseguenze?

L a risposta si può vedereproprio nelle reazioni

alla bocciaturacostituzionale del lodoAlfano. Per Berlusconi lapriorità è trovare una via diuscita: che si tratti diintrodurre una nuovaimmunità parlamentare, diaccelerare la riformaAlfano della giustizia o diun provvedimento di tipodiverso, il Cavaliere habisogno del massimosupporto disponibile. Nonpuò prescindere dalla Legasia per avere i votinecessari ma anche perchése, come alcuni indizilasciano intuire, lo scontrocon il Quirinale dovessediventare più aspro,Berlusconi vuole lacertezza che UmbertoBossi non appoggi alcunaltro governo (nel caso siarrivasse alle dimissioni). El’unico modo perassicurarsi contro ilribaltone è mantenere ilpotere contrattuale chederiva dalle regionali del2010. Il presidente delConsiglio non puòneanche correre il rischio,però, di una spaccaturadentro il Pdl su un nuovoasse (di difficiledefinizione, comunquepro-Galan e regionalista),soprattutto ora che Finisembra averridimensionato le suerecenti velleità diautonomia culturale.Quindi mantiene unmargine di ambiguità,promettendo esmentendo, rassicurando eoffrendo garanzie. A tutti.Almeno finché saràpossibile.

ELEZIONI POPOLARI di Wanda Marra

IL PD E LA PAURA DELLE PRIMARIEC’ è il partito dell’accordo, il partito

delle schede bianche e pure ilpartito della scissione. A meno di unasettimana dalle Primarie, il Pd cominciagià a immaginare lo scacchiere del dopo.Mentre Repubblica, Eugenio Scalfari inprimis, invita ad andare a votare, financoscheda bianca, i due principalicontendenti, Bersani e Franceschini,ragionano in maniera sempre più decisa suun eventuale accordo. Ovvero, nel casonessuno dei due raggiungesse il 51% e siandasse al voto dell’Assemblea costituente,come si potrebbe evitare di far passare lapropria vittoria attraverso il consenso dei

delegati di Ignazio Marino? Alleanzestrategiche che - forse - potrebbero evitareun rischio scissione, che nessuno denuncia,ma che è pur sempre nell’aria. IeriFrancesco Rutelli dichiarava: “Se vinceBersani, tutto va visto, va visto il risultato,c'è il modo di pronunciarsi deiprotagonisti... Per me dobbiamo dare vitaa una forza pluralista che rompe tutti glischemi". E intanto Fioroni sente l’esigenzadi smentire l'indiscrezione, che vorrebbel'ala ex popolare e cattolica in fortedisagio in caso di vittoria della mozioneBer sani.

Martedì 20 ottobre 2009 pagina 7

TRA STATO E MAFIARISPUNTA DELL’UTRI

IL COLONNELLO RICCIO RICORDALE PRIME RIVELAZIONI DI UN PENTITO

CHE FU SUBITO UCCISOdi Giuseppe Lo Biancoe Sandra Rizza

Al colonnello Mario Mori,guardandolo dritto negliocchi, aveva detto: ''Certiattentati li avete voluti

voi''. Una settimana dopo fumassacrato a colpi di pistolanel centro di Catania. Luigi Ilar-do, il ''confidente'' che avevasvelato al colonnello MicheleRiccio il nascondiglio di Ber-nardo Provenzano nelle cam-pagne di Mezzojuso e che stavafacendo i nomi dei nuovi refe-renti politici della mafia, fu as-sassinato il 10 maggio 1996 incircostanze misteriose e conun tempismo davvero sorpren-dente: otto giorni dopo il suoincontro al Ros di Roma con iprocuratori di Palermo e Calta-nissetta Gian Carlo Caselli eGiovanni Tinebra, e appenaquattro giorni prima di forma-lizzare la sua piena collabora-zione con la giustizia. Chi lo uc-cise e perché? Nessuno, all'in-terno di Cosa nostra, sapevache Ilardo fosse un ''informato-re'' e che stesse raccontandoagli investigatori tutti i dettaglidell'ultima fase della trattativa:quella proseguita dopo la na-scita della Seconda Repubbli-ca. Lo racconta Aurelio Quat-troluni, il mafioso che era statoincaricato dell'eliminazionedel ''confidente''. Qualcuno av-vertì Cosa nostra del pericoloche Ilardo, reggente mafiosodelle quattro province orienta-li della Sicilia, costituiva con lesue rivelazioni? Ne sono certi ipm siciliani che ipotizzano l'e-sistenza di una ''soffiata'', par-

tita dall'interno delle istituzio-ni, per tappare la bocca all' ''in-formatore''. Ne era convintoanche il capitano Antonio Da-miano, che comandava il Ros diCaltanissetta, e che al suo col-lega Riccio aveva detto, preoc-cupato: ''Mi sa che la notiziadella collaborazione di Ilardo èuscita dalla procura di Caltanis-setta''.Per questo gli attidell' inchie-sta sull'omicidio Ilardo, con-clusa con un'archiviazione, neigiorni scorsi sono stati acquisi-ti dalle procure di Palermo e

Caltanissetta che indagano sul-la trattativa tra mafia e Stato.Quella trattativa che, secondo ipm di Palermo, sarebbe all'ori-gine anche della mancata cat-tura di Provenzano a Mezzoju-so il 31 ottobre del 1995, daparte dei carabinieri del Ros.Proprio su alcuni passaggi delnegoziato tra Stato e mafia, nelprocesso al generale Mori e alcolonnello Mauro Obinu, ac-cusati di favoreggiamento peraver lasciato fuggire Binu daquel casolare di Mezzojuso,ignorando le ''soffiate'' di Ilar-do, stamane è chiamato a de-porre in aula l'ex presidentedella Commissione antimafiaLuciano Violante. Ma cosa sta-va raccontando di così perico-

loso Ilardo? Negli incontri conMichele Riccio, avvenuti a par-tire dal 1993, il ''confidente''aveva fatto il nome di MarcelloDell'Utri come del ''contattostabilito da Bernardo Proven-zano con un personaggio del-l'entourage di Berlusconi''. Uncontatto che aveva dato ''assi-curazioni che ci sarebbero sta-te iniziative giudiziarie e nor-mative più favorevoli e ancheaiuti a Cosa nostra nell'aggiudi-cazione degli appalti e dei fi-nanziamenti statali''. Un con-tatto che garantiva il nuovo dia-

logo tra la mafia e le istituzioni,attraverso Forza Italia. Ma nonsolo. Ilardo aveva fatto il nomedel socialista Salvo Andò, exministro della Difesa nel perio-do delle stragi. Di lui, il confi-dente aveva detto che ''i colle-gamenti di Riina nascevano daisuoi contatti con il Psi''. Ma nel-l'elenco di Ilardo, indicati co-me personaggi vicini a Cosanostra, sono in tanti: Giulio An-dreotti, Lillo Mannino, Giusep-pe Grippaldi (ex deputato re-gionale di An in Sicilia), Mim-mo Sudano (ex senatore cata-nese dell'Udc), il magistratoDolcino Favi (il procuratore ge-nerale reggente di Catanzaroche un anno fa tolse a De Ma-gistris l'inchiesta Why not). E

Antonio Subranni, generale delRos a quel tempo il diretto su-periore di Mori. Il confidentedisse a Riccio: ''Ho qualcosa daraccontare su di lui...''. Ma se-condo Ilardo, Provenzanoaveva una linea di rapporto conle istituzioni ''diversa e più se-greta'', rispetto a Riina attraver-so gli imprenditori: e a Ricciofece i nomi di Ligresti e Gardi-ni. E ancora: il ''confidente''parlò del senatore Antonino LaRussa, e del figlio Vincenzo, pa-dre e fratello del ministro Igna-zio La Russa, come di alcuni tra

Via dei Georgofili a Firenze dopo l’attentato di mafia

i ''tramiti insospettabili ope-ranti tra gli ambienti di Cosa no-stra e la direzione di Forza Italiaper la Sicilia orientale''. Tuttinomi e rapporti ovviamente daverificare. E per questo moti-vo, Riccio inviò a Mori una se-rie di relazioni con le ''confi-denze'' di Ilardo. Racconta Ric-cio: ''Mori mi chiese di non in-serire i nomi dei politici, ma ioquei nomi li scrissi tutti, trannequello di Dell'Utri''. Perche'?''Dopo quello che mi aveva det-to Mori -spiego' Riccio – sareb -be scoppiato il finimondo''.

Luigi Ilardo parlò dei contatti tral’esponente di Forza Italia e i bossCitati anche Andreotti e i La Russa

GIUSTIZIA

“Pillola abortiva?Tanto rumore per nulla”di Paola Zanca

I eri l’Agenzia italiana del farmaco (Ai-fa) ha dato il via libera alla Ru486, la

pillola abortiva, che tra un mese potràessere somministrata negli ospedali.Nei giorni precedenti non sono man-cate le polemiche politiche (sul farma-co si attende inoltre il ‘ve rd e t t o ’dell’indagine conoscitiva voluta dalParlamento) e sono comparse dureprese di posizioni sui media (oltre aquella de L’a v v e n i re , anche Il giornalenon è andato leggero, parlando di me-todo per “togliere la vita a un piccoloessere umano”) . E ancora ieri mattina,durante la riunione del Cda dell’A i fa ,Eugenia Roccella e Maurizio Gasparrihanno continuato a contestare qual-siasi ipotesi di aborto ‘a domicilio’. Se-condo Vincenzo Spinelli, ginecologo edirettore sanitario dei Consultori Aieddi Roma, la disputa sulla Ru486 è in-vece la classica tempesta in un bic-chier d’acqua. Vediamo perchè.Dottor Spinelli, molto rumore pernu l l a ?Decisamente sì. I casi di aborto con laRu486 riguarderanno un’esigua mino-ranza di donne. Nessuno lo sottolineamai, ma è importante ricordare chel’interruzione di gravidanza farmaco-logica è possibile solo entro sette set-

timane dall’ultima mestruazione (neglialtri paesi invece è possibile entro nove set-timane, ndr). Basta fare due conti: sono49 giorni. Prima di avere il dubbio diessere incinta, di solito passano 30giorni. Poi, di solito, una donna tem-poreggia prima di fare il test: aspetta divedere se è solo un ritardo. E passaun’altra settimana. Poi si fa il test: sepositivo, si va al consultorio. Lì il me-dico rilascia un certificato e, secondola legge, prima dell’intervento devonotrascorrere altri sette giorni, tempoconcesso per eventuali ripensamenti.Siamo già al 45° giorno. Capite beneche si tratterà di casi rari.E se il caso è ritenuto urgente?Bisognerà vedere che dice l’Aifa e i ri-sultati dell’indagine conoscitiva. Inogni caso, potrebbero dire che l’a bor-to farmacologico non contempla casiurgenti visto che comunque dopo i 49giorni c’è ancora la possibilità dell’in -terruzione di gravidanza chirurgica.Chi teme che la Ru486 possa tra-sformarsi in un metodo anticonce-zionale sbaglia?Su questo non ho dubbi. Anche per-ché, e anche su questo bisogna esserechiari, nessuna donna ha voglia diabortire. Se può, demanda il più pos-sibile all’operatore sanitario, comesuccede nell’Ivg tradizionale.

Come funziona l’interruzione digravidanza con la Ru486?Se le direttive dell’Aifa rimarranno lestesse, tutte le prassi dovranno svol-gersi in condizioni di ricovero ospeda-liero. Il primo giorno viene sommini-strato il Mifepristone, una molecolache consente all’endometrio di stac-carsi dalla parete uterina e al collodell’utero di dilatarsi. Poi, dopo qua-rantotto ore, si somministra il Miso-prostolo, un prostaglandine che indu-ce le contrazioni uterine e provoca leperdite ematiche.Da quando sarà possibile ricorrerealla pillola abortiva?In teoria entro un mese. In ospedale ilfarmaco ancora non c’è. Bisognerà or-dinarlo e, conoscendo i tempi della bu-rocrazia in Italia, se tutto va bene avre-mo i primi interventi all’inizio di no-ve m b re .Come risponde alle obiezioni deicattolici?Ricordo che anche nel 1978, quandovenne approvata la legge 194, i ben-pensanti dicevano ‘Vedrete, ora use-ranno l’aborto come contraccettivo’.Non è andata così: il picco massimodelle aborti si è avuto nel 1982, concirca 250.000 casi. Da allora, anno do-po anno, gli aborti sono diminuiti. Og-gi siamo intorno ai 140.000 ma va con-

siderato che molti casi riguardanodonne straniere che vivono condizio-ni culturali ed economiche spesso dif-ferenti. E poi vorrei ricordare una co-sa. Lo sa come nasce la Ru486?Racconti.Il farmaco è stato scoperto nel 1980 inun laboratorio francese della RousselUclaf. Nel 1988 la Francia approvòl’uso della pillola ma due mesi dopo laRoussel Uclaf annunciò la sospensio-ne della produzione. Avevano avutopressioni esterne e c’erano forti reti-cenze etiche da parte del primo azio-nista della società, i tedeschi della Hoe-chst. Che durante la seconda guerramondiale facevano parte della Ig Far-ben, la multinazionale che producevail gas utilizzato nei campi di sterminio.Insomma, credo non ci si possa appel-lare all’etica solo quando fa comodo.

L’Aifa ha dato il vialibera alla Ru486,il ginecologo Spinellispiega perchè saràusata in pochi casi

Quelloche Grassonon sae quelloche sa manon dicedi Marco Travaglio

S baglia Antonio Di Pietroquando chiede al

procuratore nazionaleantimafia Piero Grasso di“fare i nomi di chi gestìquesta indecentemercificazione dello Stato”con la mafia. E sbagliano leverginelle violate dellacommissione Antimafia, ivari Tassone, D’Alia e altri,che scoprono all’i m p rov v i s ol’acqua calda, fingendo dinon sapere che ciò che hadetto Grasso non è fruttodi sue scoperte o intuizionirecenti, ma è tutto scrittonelle sentenze definitive dicondanna degli esecutorimateriali delle stragi: dopoLima e Falcone, Totò Riinaaveva in programma dieliminare una serie dipolitici (Martelli, Mannino,Andreotti, Vizzini e altri);poi però fu dirottato suBorsellino da un inputesterno. Così, invece deipolitici, morirono il poverogiudice e, un anno dopo,altri dieci cittadini inermi.Grasso non può invececonoscere i nomi dei politiciche avviarono o coprironoquell’immonda ecriminogena trattativa conla mafia: li stannocercando i pm di Palermo,Caltanissetta, Firenze eMilano che indagano suimandanti occulti di viad’Amelio e delle stragi del’93 a Milano, Firenze,Roma e sui patteggiamentiretrostanti fra Stato e CosaNostra. Sono altre ledomande da porre aldottor Grasso. Riguardanola gestione quantomeno“minimalista” o “sbadata”del caso Ciancimino daparte della Procura diPalermo da lui diretta fra il2000 e il 2005. Perché lalettera di Provenzano aBerlusconi, sequestrata daicarabinieri nel 2005 acasa di Ciancimino jr., nonfu trasmessa ai magistratidel processo Dell’Utri, nonfu allegata agli atti delprocesso al figlio di donVito, ma fu “dimenticata”in uno scatolone, pergiunta strappata edimezzata? E perchéCiancimino jr. non fu maiinterrogato su quellalettera del capo della mafiaal capo del governo, nésulla trattativa del Ros consuo padre? E perchéGrasso, nel 2000, nonavvertì i colleghi sulleriunioni in carcere fral’allora Pna Vigna e i boss(Aglieri e altri) ansiosi di“dissociar si“ a costozero,riunioni di cui anchelui era informato, salvo poidichiarare: “Se ci fossestato quel patto cisaremmo dimessi tutti”? Eperché il pm AlfonsoSabella, che nel 2001 sioppose ai nuovi maneggiper la “dissociazione” deiboss, fu cacciato su duepiedi dalla direzione dellecarceri dove lavorava? E’troppo sperare in qualcherisposta esauriente, oanche per il dottor Grassoe i suoi sostenitori a mezzostampa fare domande è“delegittimazione”?

pagina 8 Martedì 20 ottobre 2009

to fuori di testa”. In effetti Tremonti, impo-nendo tagli a quasi tutti i ministeri per ragionidi bilancio, è stato indiretto responsabile del-la perdita di alcuni posti di lavoro (si ricor-dano le tensioni con il ministro MariastellaGelmini per i tagli alla scuola, con Tremontiche è sempre riuscito a imporsi). Ma va anchericordato che, fin dall’inizio della crisi, il mi-nistro dell’Economia si è sempre presentatocome il campione dell’economia reale con-tro la finanza, il difensore di una via europeaal capitalismo “non mercatista” che implica-va il rifiuto degli elementi più tipici del mo-dello anglosassone, tra cui i frequenti cambidi lavoro e i licenziamenti facili.Più difficile intuire dietro le parole di Tre-monti un progetto politico concreto, vistoche finora il ministro non si è mai ingerito inmaterie di competenza del ministro del Wel-fare Maurizio Sacconi (di cui è ascoltato con-sulente Michele Tiraboschi, già collaborato-re di Marco Biagi nel progettare un mercatodel lavoro più flessibile). A chi parlava, dun-que, Tremonti quando affermava che “la sta-bilità del posto di lavoro è un obiettivo fon-damentale”? In parte alla sua maggioranza,sparigliando il dibattito e spostando l’atten -zione su un tema diverso da quelli in agenda.Anche se, va ricordato, durante tutta la crisi-la priorità del governo è sempre stata quelladi non rischiare posti di lavoro, almeno quelliad alta sensibilità politica (gli incentivi allaFiat sono stati dati con questa motivazione,idem i Tremonti-bond e la moratoria sui de-biti delle imprese). Ma parlava anche a unpubblico più largo, a cui si ripropone comeun politico trasversale che riassume in sé leistanze di una nuova destra ma anche alcunidei temi classici della sinistra, un ruolo cheaveva conquistato con la pubblicazione delsuo libro “La paura e la speranza” e poi gra-dualmente perso nella prassi di governo.(Ste. Fel.)

La privatizzazione

infinita della

compagnia di bandidera

I l 26 agosto 2008 nasce la Cai,Compagnia aerea italiana, non quotatain Borsa e presieduta da Roberto

Colaninno. Ne fanno parte sedici imprenditoriche si impegnano a conservare le quote perquattro anni. Tre giorni dopo l’Alitalia vieneaffidata al commissario Augusto Fantozzi chegestirà la bad company (cioè la vecchia azienda)

mentre la Cai, che rileva il marchio Alitalia,comprerà quanto è rimasto di buono provandoa rilanciare il vettore aereo. Inizia lo scontro tralavoratori, governo e Cai per decidere quantepersone perderanno il posto e a quali condizionisaranno ri-assunte quelle che lo conserveranno.In un mese, tra il 16 dicembre 2008 e il 12gennaio 2009, si decide tutti: 10.450 dipendenti

della vecchia Alitalia vengono assunti dalla Cai,7000 ricevono una lettera con cui vengonomessi in cassa integrazione a tempoindeterminato, 2.800 precari non vengonorinnovati. Il 13 gennaio avviene il passaggio dilicenze tra le due compagnie, la vecchia e lanuova Alitalia, e alle 6.30 di mattino parte ilprimo volo da Roma a Milano.

COSÌ TORNALA VECCHIAA L I TA L I A

Accorparmenti di volidebiti e bassi ricavi

di Stefano Feltri

Quando sabato, all’a e ro -porto di Verona, i passeg-geri di un volo Alitaliahanno iniziato a sospetta-

re che l’annullamento del lorovolo nascondesse in realtà unaccorpamento, hanno inizia-to a farsi una domanda. Nonsarà che sta tornando la solitavecchia Alitalia, nonostante leprivatizzazioni, i capitani co-raggiosi della Cai e i 300 mi-lioni di prestito ponte fornitiper patriottismo aziendale dalcontribuente italiano?Il caso, denunciato sul “Fa t t oQuotidiano” da OlivieroBeha, nasconda una prassisgradevole per i clienti manormale per l’azienda: “In Ali-talia si è sempre fatto - spiegaun ex pilota - sulle rotte convoli frequenti non si fannoviaggiare gli aerei mezzi vuoti,piuttosto si sopprime il volo esi spostano i passeggeri sullacorsa successiva. Soprattuttose il numero di persone nonbasta a coprire neppure i costidi carburante”. Discorso di-verso per i voli intercontinen-tali che possono viaggiare an-che quasi vuoti su una tratta sec’è la certezza che tornerannoindietro pieni.Il ricorso agli accorpamentinon è il solo indizio che la nuo-va Alitalia sta tornando a esse-re come quella vecchia, alme-no in certe caratteristiche.

IL BUSINESS. Nei giorniscorsi l’amministratore dele-gato di Alitalia, Rocco Sabelli,si è detto soddisfatto del loadfactor dei suoi aerei, cioè dellapercentuale di riempimento:“Il nostro coefficiente di riem-pimento è salito al 76,8 percento”, ha detto in un collo-quio con “La Stampa” il 13 ot-tobre. Circa gli stessi livellidella vecchia Alitalia, anche seancora di qualche punto infe-riori a quelli dei concorrenti.Ma sono altre le continuità piùrilevanti. Il piano Fenice, quel-lo con cui la Cai (Com-pagnia aerea italiana,presieduta da Ro-berto Colaninno ealleanza dei “capi-tani coraggiosi”raccolti da SilvioBerlusconi)ave va

quattro pilastri: avere “costipiù bassi e meno inefficien-ze”, come ha detto Sabelli;sfruttare al meglio il monopo-lio su alcune rotte italiane, inparticolare quella Milano-Ro-ma (che da sola vale il 10 percento del traffico interno),avere un’azienda più piccolacon meno aerei e farli volare dipiù. Quest’ultimo punto è sta-to abbandonato, perché tecni-camente impraticabile, anchese la flotta è stata ridotta di 45veicoli. Un taglio che, secon-do alcuni osservatoridell’azienda, è la vera spiega-zione per la tenuta del load fac-tor (stesso numero di passeg-geri ripartito su meno aereiche quindi sono più pieni).Per quanto riguarda gli altriobiettivi, Ugo Arrigo, profes-sore di Finanza pubblica allaBicocca di Milano, spiega:“Con la crisi economica Alita-

lia non ha potuto alzare i prez-zi sul mercato interno, comeavrebbe voluto fare (combi-nando il rincaro con un tagliodelle tariffe per i voli europei eun’altra lieve maggiorazionesu quelli intercontinentali),perché non c’erano le condi-zioni di domanda. Secondol’Istat il costo dei voli aerei èaddirittura sceso del 18 percento”. I mancati rincari, pe-rò, sono stati compensati dalcrollo del prezzo del petrolioche in un anno è passato da140 dollari al barile a 70: nel2009 la compagnia è riuscita aprocurarselo a circa 57 dollarimentre per il 2010 ha già ac-cordi per averlo a 68/69. Ali-

Perché Giulio Tremonti scopreil fascino del posto fisso

talia sta anche riuscendo a ri-sparmiare sui costi fissi - inclu-so quello dei dipendenti - cheperò non sono mai stati il suovero punto debole, tanto cheil commissario liquidatoredella bad company (quel cheresta della vecchia Alitalia, so-prattutto debiti) non lo inclu-deva nella lista dei fattoristrutturali che hanno determi-nato il fallimento, come si puòleggere nella sua relazione altribunale civile di Roma delnovembre scorso. E lo stessosostengono i dipendenti incassa integrazione di Alitaliache hanno realizzato il docu-mentario “Tutti giù per aria”:il problema non è mai stato il

costo del lavoro.

I CONTI. “Anche la vecchiaAlitalia chiudeva il trimestreestivo in pareggio”, dice il pro-fessor Arrigo per ridimensio-nare l’ottimismo con cui Sa-belli ha annunciato ieri i risul-tati del terzo trimestre 2009 al-le rappresentanze dei sindaca-ti. Colaninno ha smentito checi sia bisogno di un aumentodi capitale, ma i soci della Cainon sono entusiasti dell’i nve -stimento anche se - si è scoper-to da poco - nessuno si è an-cora sganciato, neppure Em-ma Marcegaglia che lo avevaannunciato quasi un anno fa.“Il problema di Alitalia è che èriuscita a ridurre alcuni costi,ma non ha trovato un modoper aumentare i ricavi. Ha ta-gliato alcuni voli interconti-nentali che sono quelli con unmaggior margine di guadagnoper passeggero. Anche perquesto, basandomi sui nume-ri e sui trend attuali, temo chel’azienda chiuderà il 2009 inrosso di 500 milioni di euro”.Nei primi sei mesi ne ha giàpersi 273. Il recente finanzia-mento di 100 milioni di europer quattro anni concessoall’azienda dalle banche Uni-credit e Intesa Sanpaolo (che èpure azionista della Cai, oltreche consulente del governonella fase di privatizzazione) èuna normale operazione di fi-nanza aziendale, ma non tuttihanno visto come un segnalepositivo il fatto che un’azien-da fallita per i troppi debiti oraricominci a indebitarsi per ci-fre così rilevanti.

I LAVORATORI. Tra i risul-tati vantati da Berlusconi - “lasfida è quasi vinta”, ha dettonei giorni scorsi - c’è la difesadei posti di lavoro. Ma quei di-pendenti che sono riusciti aconservarlo (sugli aerei e a ter-ra gli organici sono ridotti alminimo, si racconta anche diimpiegati distaccati allo scari-co bagagli durante l’esodoestivo), stanno scoprendo aquale prezzo. Il movimentodelle “mamme inCAIvolate”protesta da mesi contro le let-tere di assunzione firmando lequali - con l’avallo dei sinda-cati - hanno rinunciato a unaserie di limitazioni di orarioche spettano per legge a chiha figli piccoli (sotto i tre annio sotto i dodici se si è unici af-fidatari) o disabili in famiglia.Oltre a condurre una battaglialegale contro la compagnia, sisono mossi per cercare spon-de politiche. E visto che le pro-messe sui dipendenti sono sta-te una vicenda molto politica,argomento forte della campa-gna elettorale berlusconiana,bisogna registrare le posizioniin campo: Maurizio Sacconi,ministro del Welfare, rappre-senta la linea dura, che cercadi difendere l’Alitalia per evi-tare che il malcontento dei la-voratori danneggi l’imma ginedell’impresa e dei “sedici co-raggiosissimi imprenditori”,come li ha definiti Berlusconi.Le mamme e gli altri dipen-denti in rivolta stanno invecetrovando una sponda in MaraCarfagna, ministro delle pariopportunità, e in una partedella destra, da Gianfranco Fi-ni ad Alessandra Mussolini. Ilruolo di mediazione, comesempre, spetta al sottosegre-tario Gianni Letta che ha ilcompito di non far rimpiange-re troppo - almeno ai dipen-denti - l’Alitalia di una volta.

Assistenti di volo e piloti Alitalia si imbarcano su un aereo (FOTO ANSA)

C osa ha spinto Giulio Tremonti a fare ieriun’apologia del posto fisso? Queste le pa-

role del ministro dell’Economia: “Non credoche la mobilità di per sé sia un valore, pensoche in strutture sociali come la nostra il postofisso è la base su cui organizzare il tuo pro-getto di vita e la famiglia”, e ancora “la varia-bilità del posto di lavoro, l’incertezza, la mu-tabilità per alcuni sono un valore in sé, perme onestamente no”. Il discorso va inseritonel contesto in cui è stato pronunciato: unconvegno alla Banca popolare di Milano, unistituto di credito senza eguali nel mondo incui sono i dipendenti a scegliere la dirigenzacon un sistema di voto capitario (per teste enon per quote di capitale detenuto), dove iposti di lavoro si tramandano di generazionein generazione. E quindi era il contesto piùconsono per celebrare la stabilità. Anche per-ché la Bpm è l’unica banca davvero amica diTremonti, che ha fortemente sponsorizzatola candidatura (vincente) di Massimo Ponzel-lini alla presidenza contro l’uscente RobertoMazzotta, esponente di una finanza cattolicalontana dalla sfera culturale tremontiana.Tremonti ha parlato anche di altro, della

“compartecipazione che è meglio dellac o ge s t i o n e ”, delle banche che control-lano gruppi industriali “nonostante laCostituzione”. Ma sono soprattutto lesue parole sul posto fisso ad aver susci-

tato commenti dall’opposizio -ne, da quelli entusiastici delsindacalista della Fiom Gior-gio Cremaschi alle critiche diPierluigi Bersani. Dice l’exministro e candidato alla se-greteria del Pd che “Tre -

monti dice tutto e il con-trario di tutto, se un pre-cario avesse ascoltatoquello che ha detto ilministro sarebbe anda-

NCONCORRENZA

L’Antitrust controle Poste italiane

L Antitrust ha decisodi avviare

un'istruttoria perverificare se Posteitaliane abbia abusatodella sua posizionedominanteostacolando iconcorr enti(soprattutto Tnt)nell'ambito dei serviziliberalizzati del settorepostale.

BORSA DI CRISI

Migliori e peggioria Piazza Affari

S econdo il rapportoR&S Mediobanca, i

peggori titoli nella crisi(durante l’ultimo anno emezzo) in Borsa sonostati Seat Pagine Gialle(-89%) e Risanamento(-87%), seguiti da Zucchied Eutelia (entrambe-84%), Pirelli Real Estate(-82%) e Aicon (-81%).Questi i migliori: Bastogi(+123%), Ansaldo Sts(+58%), Tiscali (+42%) eLandi Renzo (+36%).Tutte in positivo lesocietà di calcio: l'AsRoma è cresciuta nelperiodo in questione del33%, la Lazio del 31% e laJuventus dell’1 per cento.

PETROLIO

La marcia versogli ottanta dollari

I l prezzo del petroliocontinua a salire e

tocca un nuovo massimonelle quotazioni a NewYork: 79,54 dollari.Continuano leoscillazioni, ma ormai èchiaro che si staassestando intorno agli80 dollari al barile.

AIUTI EUROPEI

L’Europa per ilParmigiano

T ra gli aiuti in arrivoal settore del latte in

crisi ci sono anche quellichiesti dall'Italia per ilParmigiano Reggiano. Aprecisa domanda, ilcommissario MariannFischer Boel confermache “è possibileutilizzare l'intervento di280 milioni anche perl'ammasso privato delfor maggio”. Le protestedegli allevatori, alcunianche italiani, questamattina a Lussemburgohanno avuto successo:chiedevano aiuto per ilcrollo dei prezzi nelsettore caseario che licostringe a lavorare inper dita.

CAPITALISMO ALL’I TA L I A N A

Martedì 20 ottobre 2009 pagina 9

Il Governo dimentica

il piano casa

le Regioni si scatenano

I l piano casa del governo che dovevarisollevare i costruttori dalla crisi ecementificare i sogni degli italiani, a

sette mesi dall’intesa quadro Stato-Regioni, sista rivelando un attentato all’ambiente. I lavorisono partiti in 13 regioni e con regole diverse.La provincia autonoma di Bolzano consenteaumenti di oltre il 60% per case di almeno 300

metri cubi. La Toscana è stata la prima adapprovare la legge, ma le richieste presentatesono state meno di 70: sono disponibiliampliamenti di 70 metri cubi per edificiuni-bifamiliari o fino a 350mc, ma i possibilivantaggi interessano a pochi. In Veneto offronopiù 40% in caso di demolizione o ricostruzionee addirittura il 50 per la delocalizzazione. Il

Lazio ha esagerato (più 60% per lariconversione turistica) e il governo l’habloccato, stessa sorte per la Basilicata. Invececon la Puglia - che aveva istituito l’obbligo diparcheggi “p ro p o r z i o n a t i ” - il governo haaddirittura aperto il conflitto alla Consulta. LaSerdegna di Ugo Cappellacci, invece, nonrisparmierà nemmeno le coste.

CEMENTO SUL DESERTOLa Liguria ha il record italiano di case vuote ma la Regione

concederà ampliamenti oltre il 50%di Pino Gigliolie Carlo Tecce

Adesso gli amici del cemen-to hanno due patroni dacelebrare: San Ugo Cap-pellacci, il 16 ottobre, e

San Claudio Burlando, il 28 ot-tobre. La prima data, ricorde-ranno i libri di storia urbanisti-ca, celebra l’approvazione delpiano casa sardo che in un col-po cancella l’èra Soru e spinge illimite di edificabilità pratica-mente sul bagnasciuga. La se-conda, invece, ricorderà il gior-no in cui una giunta di centro-sinistra varerà un piano casache farebbe impallidire perfinoil Cavaliere. Qui dove ci sonomigliaia di case vuote.IL PIANO. “Il destino del pae-saggio ligure si gioca il 28 otto-b re ”, avverte Carlo Vasconi. Ilconsigliere regionale dei Verdi,in veste di presidente della VICommissione ha in mano lebozze del piano casa che sta peressere approvato e indica alcu-ni emendamenti: “Ampliamentidi immobili residenziali fino al75%, tanto per cominciare. Poipossibilità di ampliare del 20%anche gli insediamenti agricoli,artigianali e industriali”. Vasco-ni fa parte della maggioranza,ma soffre, e si vede: “Sono com-presi negli aumenti perfino gliimmobili condonati, un segnaletremendo per chi ancora crede

nella legalità. La giunta di cen-trosinistra è andata molto oltreil centrodestra, molto più in làdi Berlusconi. Questo è un pia-no casa che sembra scritto ap-posta per le lobby del cemen-to”. Attaccano gli ambientalisti,ma anche esponenti politicidello stesso centrosinistra: “É ilpeggior piano casa d’Italia”, so-stiene Roberto Della Seta, capo-gruppo Pd nella commissioneAmbiente del Senato. É già toc-cato alla Sardegna amministratada Cappellacci, pochi, però, siaspettavano che ad ampliare ul-teriormente i limiti suggeriti daBerlusconi fossero regioni dicentrosinistra. Una in particola-re, la Liguria, come ha annun-ciato Bruno Lugaro sul “SecoloXIX”.S P R E M U TA . La stessa Liguriache negli ultimi anni ha già spre-muto ogni centimetro quadratoancora libero dal cemento e, co-me la Sardegna, campa con il tu-rismo. Negli ultimi anni, infatti,giunte di centrodestra (SandroBiasotti) e centrosinistra (Clau-dio Burlando) hanno dato via li-bera a progetti per oltre tre mi-lioni di metri cubi di nuove co-struzioni, mica pochi, soprat-tutto se concentrati sulla costa,una striscia di terra profondapoche centinaia di metri. Case emoli: nel giro di dieci anni Bia-sotti e Burlando hanno appro-vato la costruzione di decine di

nuovi porticcioli turistici, rad-doppiando di fatto i posti barcada 14 mila a quasi 30 mila. La Li-guria detiene ormai il record diun ormeggio ogni 47 abitanti. Il28 arriverà il voto decisivo. Lenovità più contestate dovreb-bero passare senza problemiall’esame dell’aula. Vasconiriassume il piano: “Saranno am-messi aumenti fino al 60% (chearriveranno al 75% per chi rea-

lizza migliorie architettoniche,energetiche e antisismiche) pergli immobili residenziali sotto i150 metri cubi, del 40% sotto i200. Sarà possibile costruirestanze e nuovi piani, con quelleaggiunte posticce che hanno ef-fetti orrendi sul paesaggio”. Mai parchi dell’Entroterra? “Gliampliamenti saranno possibili,ma ci vorrà il permesso del Par-co”. I centri storici? “Occor rerà

M AT T O N AT E

il via libera del Comune”. Nes-suna clemenza, nemmeno unpanorama fermerà le ruspe:“Nelle aree definite zone-ani-ma, cioè quelle di grande pre-gio paesistico, ma con vincolimeno stringenti, si potrannoampliare i volumi fino al 60%,purché le costruzioni si trovinoad almeno 300 metri dal mare.Un disastro, perché la bellezzadella nostra regione, quella chenoi liguri amiamo e che richia-ma i turisti, dipende propriodall’integrità delle zone-ani-ma”. E’ previsto anche un au-mento del 20% dei volumi peredifici artigianali, agricoli e in-dustriali (con una soglia, però,ancora da definire). Ci sono del-le esclusioni: condomini, fab-bricati abusivi, aree inondabilio a rischio frana. A Sanremo ri-cordano un episodio denuncia-to dalla Stampa un anno fa: nel2008 il Comune votò compatto– con il sì della maggioranza dicentrosinistra e il solo voto con-trario della Lega – la trasforma-zione in zona edificabile diun’area che appena 20 anni pri-ma era stata definita “frana atti-va ”.A nulla valgono le proteste dichi fa notare che la Liguria de-tiene il record italiano di casevuote (65.000) in rapporto agliabitanti e soprattutto di spopo-lamento (secondo i dati dellastessa Regione la popolazionenei prossimi 20 anni scenderà apoco più di 1,4 milioni, quasi200 mila in meno di oggi).L’ASSESSORE. Colate di ce-mento? Nessuna, solo illusioneottica, per l'assessore all’urba -nistica, Carlo Ruggeri: “Il pianoera necessario. Il testo approva-to in giunta non prevede alcunoscempio. Chi vuole ampliare si-no ai 200 metri cubi può usu-fruire del 30%, poi abbiamo pre-visto delle fasce. Noi vogliamoaiutare chi possiede poco, nonchi ha tanto: non daremo oltre il10% per i 1.000 metri cubi”. Echi prevede misure antisismi-che, pannelli solari? “Potrà usu-

fruire di una premialità, ovverodei bonus, un altro 10%, per chiha meno di 200 metri cubi si po-trà arrivare al massimo, proprioal massimo al 40%. Il 75? Nonesiste”. Eppure all'articolo 4 deldisegno di legge, oltre il 10%per gli ambientalisti, si preve-dono due “ulter ior i”5%: ovvero20 in totale e, per chi vuole am-pliare 200 metri cubi, è a dispo-sizione un bel 50% e non 40. Eper le case condonate? “Noi ab-biamo escluso i condoni gravi emeno gravi, certo dobbiamo ap-purare la legittimità del comma.Se lei compra da me una casacondonata sei anni fa, qual è ilproblema? Lei non ha un pro-blema. Ci sono una trentina diemendamenti, vedremo”. Rug-geri è infastidito: “Non mettia-mo in giro false notizie. Chi dicequeste cose? Della Seta?”.PROTESTA. Inizia una setti-mana decisiva, il testo già di persé violento con l'ambiente po-trebbe inasprirsi, e quindi il pre-sidente Claudio Burlando vuolesilenzio intorno. Comincia conil non rispondere al telefono.L’opposizione sollecita un’ap -provazione rapida, qui dove latrasversalità politica spunta sul-le beghe: “Abbiamo perso an-che troppo tempo”, spiega Bia-sotti.Se destra e sinistra sembranocompatti, il Pd e la maggioranzasi sfaldano all'interno. I consi-glieri delusi di centrosinistra siconfidano: “Erano state presen-tate due versioni del piano.Una, più restrittiva, della mag-gioranza, un’altra del Pdl conprimo firmatario Nicola Abbun-do, imprenditore, guarda casodel settore immobiliare. Strana-mente gli emendamenti pre-sentati da Luigi Cola, consiglie-re del Pd e già sindaco di Cogo-leto attivissimo nel concederepermessi edilizi, hanno recepi-to le principali richieste delcentrodestra. Sono tutti d’ac -c o rd o ”. Se la politica sembraaver già deciso, il popolo deiblog si mobilita. Il sito della Ca-sa della Legalità ha lanciato unappello: “Sommergiamo di mailla Regione. Per fare un favore aicostruttori, qui si distruggel’ambiente” Il destino del pae-saggio ligure sembra già segna-to: i candidati alle prossime ele-zioni regionali del 2010 saran-no Claudio Burlando e SandroBiasotti (gli stessi del 2005, allafaccia del rinnovamento).Chiunque sia eletto, vincerà ilmattone.

C he banca èMediobanca! Che

solidità patrimoniale. Cheefficienza. Che capacità diresistere all’urto della crisifinanziaria. Certo, per garantire glieccellenti risultati che emergono dalbilancio 2008-2009 occorre una guidasicura e di qualità. Forse più di untimoniere. Quanti? Parecchi a giudicaredai compensi agli amministratori: aMediobanca ci sono sei supermanagerche prendono più di 1,5 milioni di euroall’anno, stock option escluse. Comedire che ci sono sei amministratoridelegati o almeno sei maghi del businesspagati come tali. I nomi spuntano tutti igiorni nelle cronache finanziarie.Cesare Geronzi è il presidente, ben notoper i suoi saldi addentellati politici, adestra e a sinistra: nell’ultimo eserciziodi Mediobanca ha guadagnato 3,282milioni, più 24.000 euro (il redditomedio di una famiglia italiana) diemolumenti non monetari. Geronzi haun ruolo importante, con delle delegheoperative, ma pochi presidenti in Italiaguadagnano come lui. Giovanni Bazoli,a Intesa Sanpaolo, viaggia sulla metà.Ma nessuno, piaccia o non piaccia, inItalia ha le “e n t ra t u re ” di Geronzi.Mediobanca vuole il meglio e pagaquanto occorre.Anche i suoi manager fanno scintille.Alberto Nagel, l’a m m i n i s t ra t o redelegato di tutt’altra pasta, allevato a

pane e memoria di Enrico Cuccia, stasui 2,410 milioni di euro, più 150.000come consigliere di amministrazione e4.000 di compensi non monetari.Identico il trattamento riservato aldirettore generale Renato Pagliaro, unaltro dei Mediobanca boys, in sanacompetizione con Nagel. Ma ilcompenso da supermanager è riservatoad altri tre dirigenti della banca d’a f fa r idi piazzetta Cuccia: Maurizio Cereda(1,577 milioni), Massimo Di Carlo eFrancesco Saverio Vinci (1,654 milioni atesta), cui si aggiungono 150.000 europer il consiglio di amministrazione.I magnifici cinque, escluso dunqueGeronzi, devono però essere coinvoltianche nel destino della società chedirigono. E quindi per loro è statostudiato un piano di stock option contutti i crismi della modernità. Lo scorsoanno lo sfavorevole andamento deimercati ha impedito loro di incassarne ifrutti. Ma se il futuro mantiene lepromesse, ciascuno di loro potràarrotondare la non misera paga,disponendo di 575.000 opzioni percomprare azioni Mediobanca al prezzodi 13,244 euro. Dovranno peròaspettare almeno cinque anni dalmomento dell’assegnazione .

Chi decide questi“stipendi”? All’interno delconsiglio diamministrazione opera un“comitato

re mu n e ra z i o n i ”, secondo le miglioripratiche della governanceinternazionale. Ne fanno parteGeronzi stesso, il finanziere franceseVincent Bolloré, l’i m p re n d i t o refranco-tunisino Tarak Ben Ammar, gliimprenditori Carlo Pesenti, JonellaLigresti e Carlo Bertazzoni, ilprofessionista Angelo Casò. Un gruppomolto omogeneo e ben affiatato. Delresto di che cosa possono lamentarsi gliazionisti? La banca è solida (con uncoefficiente patrimoniale sopra il 10%non la batte nessuno in Italia), èredditizia (anche se la crisi finanziariaha fatto precipitare gli utili 2008-2009a 3 milioni dai 1.013 dell’annoprecedente), paga un dividendo(quest’anno sarà però di “car ta”, unazione ogni venti possedute), prova aespandersi all’estero (con moltacautela). Ed è nella stanza dei bottonidelle Generali, di Telecom Italia, di Rcs(“Corriere della Sera”). Solo percitarne alcune.Ma per giocare a questi livellioccorrono i migliori. Come diceFlorentino Perez per il suo Real Madridstellare di Cristiano Ronaldo, Kakà,Xavi Alonso e Benzema. E i miglioricostano cari.

Non lo dire in giro

MEDIOBANCA COME IL REAL MADRIDdi Joan Robinson

Una veduta panoramica del porto di Genova (FOTO ANSA)

Carlo Vasconi( Ve rd i ) :“Il destinodel nostropaesaggiosi gioca il 28o t t o b re ”

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QUEI MARTIRI ITALIANIC H I A M AT IPENDOLARI

arremba i predellini, salire può essere complica-to. Porte che non si aprono e come pesci nell’ac -quario chi è dentro fa segno di no. Altri vagonichiusi con luci spente. Non si capisce perché liportino in giro. Stamattina mancano ferrovieri eil convoglio si accorcia. “Si accorcia ogni mat-tina. Mancano sempre…”. Non solo malattie eriposi, forse organico snellito. Chissà. Quantocosta l’abbonamento prima classe? “1248 euro,più i 300 euro di tram e metrò. I contratti pen-dolari sono a macchia di leopardo, cambiano diregione in regione e il confine regionale diventauna frontiera. In Lombardia non valgono gli ac-cordi dell’Emilia Romagna che unifica il prezzosommando treno e tram. A Milano paghiamo tut-to”.Chiacchieriamo seduti, qualche ragazzo di se-conda in piedi nel corridoio. Provo ad attraver-sare le seconde classi. Impossibile. Un muro. Se iltreno all’improvviso frena, non cade nessuno.Non vedo mani da operai: lisce, mai screpolate. Egli operai dove sono ? Non conosco i signori at-torno ma i signori ascoltano e sorridono dietro algiornale. Appartengo all’universo stanziale, in-somma, fuori dal mondo vagante di quasi metàdegli italiani. Gli operai sprofondano in un pas-sato in bianco e nero. I loro treni si sono fermatinegli anni settanta quando la cintura milanesecominciava a trasformare le fabbriche in centricontabili, supermercati, laboratori, teatri. E i

pendolari mettono la cravatta del manager consegretaria, e le segretarie pendolari parlano in-glese e tedesco, e i ragazzi del call center (mas-simo 900 al mese, contratti a termine, panini nel-lo zaino preparati a casa) se non sono dottori,almeno un diploma. Eppure la vita é la stessa deipadri. Il conforto dei treni ricorda il dopoguer-ra .

SPORCIZIAE ABBANDONO

Non solo sedili macchiati, sfondati, sbilenchi. Ildegrado raccoglie l’accumulo di una disattenzioneche risale dal passato. Vagoni senza età, restauraticon parsimonia, aggiustamenti indecomposizione. Si viaggia nella rassegnazione diun’Italia dimenticata diversa dalle abitudini dipasseggeri che devono avere nervi di lana perassorbire la differenza con la loro quotidianità. Sisvegliano in case pulite, insomma normali, perattraversare nei vagoni delle immondizie lo spazioche li divide dal lavoro. “Le carrozze sono sporche,soprattutto fatiscenti. Braccioli o poggiatestasfondati, macchiati, e poi l’odore. Il restyling nonha retto neppure due anni. Un disastro. Delleritirate (chiamiamole così), meglio non parlare.Nessuna donna li utilizza se non in casi emergenza.E poi sempre fuori servizio. Chiusi a chiave pervergogna. Anni fa credo di avere inaugurato unatendenza che ha preso piede: portarsi da casa ungrande foulard da stendere sul poggiatesta perrilassarsi senza timore di qualche parassita. Ognisera il foulard va nella roba da lavare”. ClaudiaRotondi, docente universitaria, parte da Genova

Brignole alle 6 e 35,treno che arriva daSestri e raccoglie ipendolari delponente ligure suMilano. Mi accorgo discrivere come loroparlano.Contaminazione deidiscorsi di viaggio,lessico del pendolaresintetico, puntuale,sbrigativo. La signoraè sposata, due figlie. L’organizzazione familiareprevede l’intreccio di tre baby sitter. La primaarriva alle 7 e 15 mentre Claudia è in viaggio e ilmarito sta per uscire. Vita familiare che insegue altelefono: racconti delle ragazze, novità di chichiama. Tredici ore fuori casa. Ansie che tornanonelle viaggiatrici di ogni treno.Cecilia Pasini, ricercatrice Cnr a Milano, monta sulpendolare di Piacenza dopo aver distribuito ibambini a nonni, asilo, scuola: dipende dallestagioni. Anche il marito viaggia. Forse si sonoconosciuti così.. Come ogni treno, i treni velocidella Genova-Milano corrono in ritardo. Dieci,quindici minuti anche se è migliorato il rapportotra gli orari del cartellone e il tempo reale di arrivie partenze. Ma è solo un artificio dell’italicoingegno. L’ufficializzazione dei ritardi illude sulla

precisione dei viaggi.Treni il cui arrivo eraprevisto alle 8 delmattino, arrivavanoverso le 8 e 10. Ilvecchio ritardo hadilatato l’orar ioufficiale (8,10,appunto), ma il tempodi percorrenza noncambia.

Doverosamente si aggiungono i nuovi ritardi.Caldo e freddo diventano problemi che ècomplicato superare. Con l’illusione di adeguarsiagli standard europei, nel bagno di ogni carrozza siè insediato un condizionatore. Resta un rimedioprecario, trapianto difficile, non sempre funziona.Racconta Claudia Rotondi: “D’estate vanno in tilt,si viaggia senza aria condizionata. Se il capotreno èintelligente sblocca i finestrini”. Ma non sempre loè: pesci al forno. O il gelo di un’aria mal regolata: “Ilpendolare si dota di un abbigliamentosupplementare, maglie e scialli di lana. A volte, inpieno inverno, le Tshirt dell’estate. Nella miaborsa non manca il nastro adesivo. Chiudo labocca dei condizionatori quando il gelo diventainsopportabile o fermo la guarnizione che ieri mipenzolava sulla testa”.

LA VITADI CHI VIAGGIA

Il “mio” treno arriva a Lodi. Cento metri dimarciapiede coperti da una folla che intimidisce,quasi la domenica a San Siro. Piacenza restal’ultima frontiera della prima classe. Da Lodi in poiil privilegio sparisce. Tutti in piedi, proprio tutti. Ilcorridoio della prima soffocato da viaggiatori dinon si sa quale biglietto. Controllori muratinell’angolo di un vagone lontano. Man mano cheMilano si avvicina, libri e giornali si abbassano perguardare l’orologio. Mentre sfilano le stazioni lamemoria dei tempi di marcia diventa amara.“Sedici minuti di ritardo…”. Aprono i telefoni: “Oggi come ieri. Arrivo alle nove, speriamo….”.Libri e giornali. I pendolari conservano il piacere di

ESEMPI

GERMANIA: TRENI A 5 STELLEHannover - Anche Gerhard è un pendolare. Tedesco. Ogni giorno feriale parte di primomattino e viaggia tra Uelzen, una cittadina di 35 mila abitanti nell’idillica landa diLuneburgo - grandi estensioni di erica, torbiere, pecore al pascolo - e Hannover, dovelavora. L’idea di trasferirsi in città non lo ha mai sfiorato, perché, mi spiega, le sue radicisociali sono nella città in cui è nato e sono troppo importanti per lui. Nei primi annipercorreva in auto, insieme a un collega, il centinaio di chilometri che lo separano dalposto di lavoro, ma allo stress della guida si aggiungeva a quello lavorativo. Così nel 2006 –dopo un brutto, ma in un certo senso provvidenziale incidente – ha deciso di utilizzare itreni, società a capitale interamente privato che gestisce il servizio per i pendolari, laMetronom Eisenbahngesellschaft GmbH che è oggi la più rilevante del settore inGermania. I treni blu e gialli, a due piani della Metronom percorrono attualmente oltre 8milioni di km all’anno e trasportano 29 milioni di passeggeri (metà pendolari) dai piccolicentri periferici alle grandi città di Amburgo, Brema e Hannover. Tatjana Festerling,addetta stampa della Metronom, sottolinea che il successo raggiunto nei pochi anni diattività dell’azienda dipende largamente dall’orientamento alle esigenze dei clienti.Gerhard non si sente di contraddirla: la puntualità dei treni pendolari è effe t t i v a m e n t emolto elevata (tra il 96 e il 98% in relazione alle linee, precisa Festerling), le carrozze sonomoderne, comode e climatizzate; servizio accurato che prevede una ricca gamma diofferte, dai distributori automatici di bevande calde e spuntini alla possibilità di portare labicicletta in determinato orari. La rete Metronom è ovviamente integrata in quella delleferrovie tedesche e in quelle locali. Hannover (600 mila abitanti) è del tuttorappresentativa della realtà tedesca: 15 linee tra metropolitane veloci di superficie e trenicome il Metronom, 12 linee metropolitane, 150 linee di autobus assicurano spostamentirapidi e sicuri. Chi come Gerhard ha un abbonamento annuale ha la possibilità diprenotare un posto a sedere che gli verrà riservato per tutto l’anno sui treni scelti, e ilsabato può fare shopping ad Hannover con l’intera famiglia. Senza alcun costo aggiuntivo.A proposito di costi: Gerhard spende 2136 euro all’anno per il suo abbonamento, chepaga in rate mensili. Non è poco, ma viaggiare in auto comporterebbe costi quasi trevolte superiori, senza considerare lo stress, e le norme fiscali tedesche tengono inconsiderazione queste spese.Non tutto però è perfetto, nemmeno in Germania: sulla bacheca online della Me t ro n o msono molti i viaggiatori che si lamentano. Non per i disservizi dell’azienda, ma perl’inciviltà di certi tifosi del fine settimana che già mentre raggiungono gli stadi eccedonocon l’alcol. Danni alle carrozze sono frequenti, ma Gerhard non sembra preoccuparsenetroppo: il lunedì mattina il suo Metronom è nuovamente pulito e accogliente come piacea lui.

di Maurizio Chierici

IL GIORNO SI SVEGLIA TARDI,quasi buio: sei e dieci. In fila davanti alPanino per il Viaggiatore, cartellone ros-so del bar. Caffè, cappuccini, masticanoqualcosa. Ragazzi e ragazze, zaino inspalla. I call center alzano la saracinesca

alle otto e mezza e non possono giocare con l’ot -timismo della puntualità di treni mai puntuali.Sono le avanguardie dei 500 mila pendolari cheogni giorno sbarcano a Milano. Nella sala d’at -tesa, afflosciate come stracci, sei nigeriane con-trollano l’orologio: il Torino delle sei e trentottodovrebbe essere già arrivato. Hanno finito il tur-no della notte a luci rosse. A casa, per poi tornarea fine pomeriggio. Malgrado ronde e polizie illavoro non manca. “Piacenza, stazione di Piacen-za”, voce marron dell’altoparlante che ha ancorasonno. Il convoglio pendolari ferma in ogni sta-zione: 71 chilometri, un’ora e cinquanta, ma di-ventano sempre due, due e dieci. Arrivano i viag-giatori della seconda ondata. Mancano quattrotreni con passeggeri in piedi all’ultimo pendo-lare delle 7,59. Viaggiatori in bici, moto, qualchemacchina. Abitano in città e nella campagna at-torno; in viaggio da mezzora. Parcheggi attrez-zati accanto alle stanze dell’Associazione Pendo-lari. Non è un dopolavoro con bigliardo, ma ta-voli nudi che a fine settimana diventano tavoli di

rabbia. Assemblee per organizzare vecchie enuove proteste. Ma é difficile col muro di gommadi Trenitalia. Parole, parole e quasi niente. I pas-seggeri delle 6 e 12 sembrano meno trafelati,qualche cravatta, signore dalle grandi borse.Sempre abiti scuri o calzoni neri che le ragazzesdrammatizzano nei blue jeans. La spiegazionenon cambia a Piacenza o sul Genova-Milano onelle viaggiatrici che attraversano la Liguria. Co-me deve vestire una donna costretta dodici orefuori casa? Macchie da confondere, tessuti lava-bili. Femminilità provvisoriamente sfumata e chilavora fra la gente prova ad ingentilirla in treno.Specchi del trucco che si aprono quando la corsarallenta davanti alle stazioni, ma appena il trenoriparte il dondolio dei vagoni che dondolano suvecchi binari complica le cose.Ecco il nostro treno, prima classe: dovrebbe es-sere lo 7,01, arriva alle 7 e 12. La lavagna lumi-nosa imbroglia: ferma il ritardo a cinque minuti.Comincia l’accumulo dei minuti perduti. Primaclasse, almeno ci si siede: spiegazione di EttoreFittavolini, quadro direttivo Unicredit Milano,presidente dei Pendolari di Piacenza. Lo seguoper capire. La prima costa il 35 per cento in piùdella seconda classe anche se è impossibile pre-notare il posto. E se il pendolare si siede nel postoprenotato da un viaggiatore qualsiasi, deve alzar-si. Il 7,01 é un treno svelto, ferma solo a Lodi. Aparte gli undici minuti di ritardo e la folla che

La lavagna luminosa imbroglia:ferma il ritardo a cinque minuti.Comincia l’accumulo dei minutiperduti. In prima almeno ci si siede

x L’INCHIESTA x

Il raccontodi un popolo

che ogni giornoc o m b a tt e

con sporcizia,abbandono

e fermate soppresse

Martedì 20 ottobre 2009

sognavano la mensa. Ritardi allora come oggi. Ilcapo stazione spiega a Bocca. Tempo di fermata,un minuto per stazione ma i marciapiedi sonolunghi un chilometro e gli operai fanno fatica astarci. I minuti diventano sette o dieci. Eppure inquell’Italia che respirava male non era maisuccesso che i treni pendolari saltassero lestazioni.I viaggiatori del duemila accendono i Pc per saperecosa succede sugli altri treni. La rete dei pendolariè più larga della rete delle ferrovie (15 milachilometri in Italia, 55 mila in Francia). Internetunisce le pene, qualche volta fa ridere. Una voceracconta l’allarme lanciato da un pendolareBergamo-Milano. Cancellato il treno delle 7,32, iltreno delle 7,20 viene ritardato di quindici minutiper raccogliere gli orfani del locomotore in panne.“In via eccezionale”, annuncia l’altoparlante, iltreno avrebbe fermato a Treviglio e Pioltello.Passeggeri di due convogli schiacciatissimi in uno.Ma il treno salta Pioltello: urla, proteste. Arrivano aLambrate coi pugni in tasca, di corsa verso ilpendolare che torna a Pioltello. “Si era accumulatotroppo ritardo”, avrebbe risposto il capotreno.“Una vergogna”, il commento che arriva al Pc daMestre. Piacentini, lombardi, liguri e veneti sirivolgono al Giudice di pace contro Trenitalia. Unpo’con i sindacati, gli altri si affidano alla difesa deiConsumatori. Piacenza strappa la sentenza madredi tutte le sentenze, testo base per millerivendicazioni pronte a partire. Il Giudice di paceLuigi Cutaia ha riconosciuto all’avvocato UmbertoFantigrossi, professore all’università Cattaneo diCastellana, provincia di Varese, mille euro perrisarcire il danno esistenziale del pendolarismo:provoca “grave stato di disagio fisico epsicolog ico”. Viaggio che esaspera lo stress.

VAL LA PENA

FARE IL PENDOLARE?

Pendolari per necessità ma anche per vocazione. Dipadre in figlio, dall’università al lavoro. Dopo unacerta età non è il caso di cambiare vita? GianpaoloNuvolati va e viene tra Piacenza e Milano doveinsegna sociologia dell’ambiente e del territorioall’università Bicocca. Il pendolarismo èl’esperienza che trascrive ed analizza nei suoi libri“Mobilità quotidiana e complessità urbana”, “Losguardo vagabondo”, pubblicato dal Mulino. “Se imezzi di trasporto fossero decenti, è la situazioneideale per crescere senza dimenticare”. Laricchezza che deriva dal vivere nel contestofamiliare e lavorare nel contesto di chi guarda avantied è in continua evoluzione, arricchisce l’esistenzae cambia il significato della parola provincia. Nellatradizione ha l’aria di uno spazio appena sfiorato daidee e movimenti che agitano la cultura universale.Andare e tornare rinvigorisce non solo i viaggiatori,anche la città che all’alba diventa matrigna. Ilragazzo e la ragazza call center si tengono per mano.Milano apre porte che a Voghera se le sognano.Tanti posti da cercare e da cambiare, perfino adessocon la crisi. Ma una casa decente costa cara. Affittipossibili solo in periferie che non sono né Milano,né un’altra città. Un terzo luogo dove sopravviverema non vivere. Allora meglio il treno. Per ilmomento non ci arrendiamo. Altre voci: figli dacrescere dove l’affetto di parenti ed amici li rendesicuri. Così diversi dai bambini pionieri degliamericani che cambiano casa e città almeno diecivolte nella vita. Ogni trasloco, una frontiera. Anchei ricordi sono un rifugio nel quale respirare durantei giorni di non lavoro. E poi le conoscenze. Milanesi,compagni di lavoro, di studio, di università. Loroadorano il nostro mare e le nostre campagne e a noifa piacere avere riferimenti nella città un po’sconosciuta dove si aprono le nostre scrivanie.Certo, anche i fine settimana di corsa: lavatrici,spese, l’aperitivo, figli da coccolare e i quattro passicon i compagni di viaggio e i compagni che nonsono mai partiti. Due vite anziché la solita vita.

ULTIMA META:

L’UFFICIO

Fittavolini e altri mille scendono alla stazione diRogoredo. Metrò sotto le rotaie ogni cinque minuti.L’ufficio è dall’altra parte della città, quasi alla Bovisanon lontano dalla moschea di viale Jenner. Corronocon l’occhio all’orologio. Sedici fermate, altri ventiminuti. Finalmente le scale di viale Zara. Di corsa alfilobus 92. Ancora dieci minuti, ecco la piazza dovesbocca via Bodio, duecento metri camminando esiamo nel cortile del vecchio stabilimento Alcatel.Piccole torri trasparenti, la fontana che fa tristezza,tenda di un caffè. L’ufficio Unicredit è al quartopiano bene illuminato dalla giornata trasparente.Fittavolini e gli altri vedono il sole dietro i vetri, soledi Milano. Alle sei e mezza comincia il ritorno. Buioquand’è partito, buio quando entra in casa.

una lettura ormai soffocata dall’inerzia delrilassamento televisivo. Sfogliano con unadedizione perduta. Chi scuote la testa sui titoli diprima pagina e chi affonda nei romanzi. Ma cosaleggere in treno? Federica Albini, pendolare delle7,59, ha lasciato l’insegnamento nel 1994: èredattrice di uno studio editoriale. Arriva inbicicletta al treno di partenza, scende a Lambrate,altra bici per pedalare verso il lavoro. Nella paginache ogni quindici giorni La Libertà di Piacenzadedica ai forzati del mattino, consiglia i libri daleggere in treno. Consigli allargati al settimanale online Domani: dieci, dodicimila letture. “Un libro inborsetta è un’effigie deterrente del viaggio di unpendolare. Fa parte del bagaglio e deve risponderead alcune esigenze. Deve essere leggero perché ilpiacere di un paio d’ore di lettura non sia offuscatoda un peso supplementare eccessivo. Deve essereleggibile anche in condizioni non ottimali: in piedio scarsa illuminazione. Niente pagine fitte escrittura minuta. Per quanto riguarda il genere,deve consentire di non perdere il filo alla fine diogni viaggio. Meglio evitare storie con troppipersonaggi dai nomi esotici. E Guerra e Pace? EDostoevskij? Si consiglia di attendere le ferie”. Ilpopolo in viaggio è un popolo di uomini e donne,ragazzi e ragazze. Da sposare o con famiglia. Neidondolii del treno nascono tante cose, quel parlareche le fatiche della sera e la Tv spengono fra le muradi casa. Ecco i racconti di amori che diventano

matrimoni, o bisbigli di intrecci segreti chequando si spengono separano treni e binari. Luiparte alle 7,01, lei si trasferisce nel pendolaredopo. Ma la regola è un’amicizia che non considerai partiti. La trincea a ruote stempera tante cose.

UN TEMPOERANO STAZIONI

Milano si avvicina e il treno rallenta. Immobilenella campagna dei gabbiani che ondeggiano sulladiscarica gigante. Semaforo rosso. “Il grovigliodella Stazione Centrale è peggiorato con l’ar rivodei super treni”, Fittavolini spiega perché gli ultimichilometri sono un tormento. “La Centrale ha 22binari, come Zurigo. La Centrale fatica adaccogliere 700 treni al giorno. Zurigo ne fa girare1400. Risentiamo di un passato che perseguita iltrasporto su rotaia, quegli anni ’60 quando sipensava all’Italia delle autostrade con ferrovieormai inutili, rami secchi da tagliare, linee portantidestinate a sopravvivere senza sviluppo”. IlFittavolini pendolare è figlio di GiuseppeFittavolini, funzionario di banca a Milano,t re n t ’anni su e giù ogni mattina da Piacenza,insomma vocazione respirata in famiglia.Tornano i ricordi, a volte ricordi di ricordi. “LaFreccia Rossa è il simbolo della nuove ferrovie.Un’ora e sette minuti da Bologna a Milano. Nel1936 il fascismo inaugura in pompa magna ilprimo ‘rapido elettrico’ Bologna-Milano conl’orgoglio dell’incredibile velocità: un’ora equindici minuti. In settant’anni abbiamoguada gnato

otto minuti con ponti e viadotti, binarilegati da traversine di cemento mentre i

nostri treni camminano più o meno comea l l o ra ”.Ogni mattina Sonia Zarino parte dalla stazionedi Lavagna. Ricostruita non molto tempo fa,ormai stazione declassata. Risentedell’abbandono del personale: spariti perfino gliorologi. Le macchine per obliterare (traduzione:timbrare il biglietto) sono cinque, più o menoquattro sempre rotte. Le macchine che

vendono i biglietti informano di non averemoneta da restituire. Ecco il dubbio: sfidarele multe o perdere il resto per non perdereil treno? L’orario delle due biglietterie si

riduce a poche ore e quando l’aper turanon coincide con la fretta delviaggiatore comincia l’av ve n t u ra .L’unico funzionario è chiuso dentro

Pendolari mentre salgonosu un treno

In basso, l’.a.d. delle FerrovieMauro Moretti (FOTO ANSA)

Delle ritirate meglio non parlare.Nessuna donna li utilizza.E poi sempre fuori servizio.Chiusi a chiave per vergogna.

l’ufficio: impossibile vidimare o comprare. SoniaZarino è un architetto pendolare, laureatadiscutendo il progetto ‘Una stazionemetropolitana nel centro storico di Genova’;consigliere provinciale Pd e presidente dellacommissione Ambiente, tutela territorio e salute.“Ogni giorno in Liguria viaggiano centomilapendolari. Scendono dalle valli e dalle colline: iltreno è il nastro ideale per risparmiare tempo enon appesantire un traffico difficile. Trenitalia è unente privato di proprietà del ministero del Tesoro,quindi la responsabilità è del governo. Possoricordare ritardi, la sporcizia, strutture inabbandono, ma il discorso è più profondo. Il 95per cento degli investimenti per migliorare la reteviene speso per potenziare i supertreni chetrasportano il 5 per cento dei passeggeri. Il 95 percento dei viaggiatori siamo noi. E il 5 per centoinvestito per migliorare la nostra vita diventaun’indecenza con un doppio peccato. Sipreferisce privilegiare i gruppi industriali i qualiricorrono alla rete dei subappalti concedendo unquarto del guadagno. Li ingrassiamo trascurandole piccole imprese. Ma l’errore che ci riguarda è ilpuntare sui supertreni lasciando atrofizzare lelinee indispensabili alla vita della gente. La ferroviaè una rete sanguigna. Non basta preoccuparsidelle arterie trascurando vene e capillari cheirrorano il tessuto. I vasi sanguigni devonointeragire fra loro. Le Frecce Rosse noninteragiscono con le linee considerate minorianche se più frequentate. Alla fine si dirà che sonotratte morte: da chiudere o privatizzare”. Parla deiventi e degli inverni e delle estati impossibili neivagoni che bruciano. “Non dico confort, almenorispetto per chi va al lavoro utilizzando un mezzocollettivo, il più razionale in Liguria. Altrimenti,l’automobile. Quasi 6 mila morti l’anno negliincidenti stradali, migliaia e migliaia di feriti edinvalidi. Tolgono ai bilancio dello stato il 2 percento del Pil”. Insomma, il ministero del Tesoropotrebbe rifare i conti.Cinquant’anni fa Giorgio Bocca ha affrontato glistessi viaggi che impegnano questa ricerca. “Sullafacciata giallina della stazione c’è scritto Palazzolosull’Olio. Siamo a 72 chilometri da Milano. Svegliaalle quattro del mattino, acqua fredda. Primaondata dei 250 mila che ogni giorno arrivano aMilano. I primi a muoversi sono stati quelli dellabergamasca. Partenza 4,38 da Piazza, ValB re m b a n a ”. Sedili di legno verniciato e gli operaiche montano con borse di plastica nera e dentro la‘s ch i s c è t a ’, pentolino della minestra da scaldarecol fornellino nella pausa pranzo di fabbriche che

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sotto il controllo di persone legate ai Guar-diani della rivoluzione.Sul fronte interno, ovvero nei confronti delmovimento riformista, la campagna di re-pressione continua su vari livelli: da una parteuna campagna di intimidazione con le annun-ciate condanne a morte di diversi esponentidell’opposizione e di esecuzioni di criminalicomuni; i processi - per ora mediatici - chehanno iniziato a colpire i leader del movimen-to riformista: il primo a essere finito sotto icolpi della stampa in mano ai conservatori èKharroubi, uno dei candidati delle elezioni digiugno, considerato nemico della repubblicaislamica per aver denunciato torture e sevizienelle carceri sui membri del movimento ver-de arrestati: accuse tutte infondate e inven-tate secondo i conservatori; infine, a un nu-mero sempre crescente di esponenti dell’éli -te intellettuale e artistica iraniana viene ne-gato il visto e im-pedito dunque dilasciare il paese.Ultimi casi quellidella giovane re-gista NargesKahlor, 25 anni,figlia di MehdiKahor, consiglie-re del presidenteAhmadinejad eaccusa dal padred’esse “ingannatadai nemicidell’I ra n ” e “str u-mento di propa-ganda” per le sueidee politiche.Stessa sorte perJafar Panahi, vin-citore del Leoned’Oro a Venezianel 2000 edell’Orso d’Ar -gento a Berlinonel 2006.

Al via la conferenza

di Ginevra sul

programma nucleare

È cominciata ieri all’Aiea a Vienna unariunione per tentare di definirel’accordo raggiunto il 1° ottobre a

Ginevra sul contenzioso sul nucleare.Iniziata poco dopo le 15, la riunione - che sisvolge a porte chiuse - è stata aperta daldirettore generale Mohamed ElBaradei epotrebbe durare fino a mercoledì. In

dichiarazioni pubbliche, ElBaradei ha parlato di“buon avvio”, “c o s t r u t t i vo ”, dei lavori. Sonostati esaminati quasi tutti gli aspetti tecnici:insomma, un primo contatto formale ei n t e r l o c u t o r i o.Alla riunione ospitata dall’Agenzia atomicainternazionale, partecipano rappresentanti delledelegazioni diplomatiche presso l'Onu a Vienna

di Iran, Stati Uniti, Francia e Russia. Quellairaniana è guidata dall’ambasciatore Ali AsgharSoltanieh.Poche ore prima dell’inizio Teheran ha fattosapere che non rinuncerà alle attività diarricchimento di uranio e che riprenderà anchel’arricchimento al 20% se i colloqui a Vienna nonsortiranno risultati soddisfacenti.

SCONTRO GLOBALED A L L’IRAN ALL’A F G H A N I S TA N

Dopo l’attacco contro i Pasdaran Teheran entra nel Grandegioco dei guerriglieri. L’ombra di uno scontro interno

di Stefano Citati

ITaliban non bastano più a

giustificare la situazione traAfghanistan, Pakistan eIran. Tre paesi, una sola re-

gione, una miriade di gruppi ar-mati, un fiume di droga, e il pas-saggio di armi. L’attentato con-tro alcuni degli alti papaveri deiPasdaran, le Guardie della rivo-luzione, nel Baluchistan irania-no rivelano come il Grande gio-co asiatico sia ripreso con forzaa cento anni dall’originale chevedeva inglesi e russi combat-tersi per spartirsi l’accesso e lerotte del petrolio.A questo punto non molto pareessere cambiato, se non gli at-tori e in parte le motivazioni, an-che ideologiche e religiose, chedividono e motivano i vari pro-ta gonisti.Da una parte il regime iranianoche nella vasta zona semideser-

tica che divide l’Iran meridiona-le e il Pakistan (sfiorando il con-fine afgano) che non ha maimantenuto il completo control-lo dell’area, attraverso la qualepassano grandi quantitativi didroga (oppio) provenientedall’Afghanistan. In passatoquella è stata la rotta dei razzi an-tiaerei Stinger, con i quali la Ciariforniva i mujahiddin che com-battevano le truppe sovieticheche avevano inva-so l’Afghansitan.Per quel trafficodi armi il logistaera Osama Bin La-den che gli agentiamericani aveva-no contattato perorganizzare depo-siti e trasporti finnelle valli afgane.Il futuro creatoredi Al Qaeda iniziòallora la sua car-riera di guerriglie-ro globale; una volta sconfitti isovietici, si rivoltò contro i com-mittenti occidentali.Rotta inversa prendono da de-cenni i carichi di oppio. E talvol-ta alte lingue di fuoco s'innalza-no da cataste circondate da mi-litari: la droga va in fumo e il re-gime iraniano acquista creditodella comunità internazionale.Le cerimonie nelle quali si bru-ciano i grandi quantitativi didroga (oppio) confiscati si ripe-tono spesso nella regione a ca-vallo tra Pakistane e Afghani-stan. Ma ciò non significa che leautorità di Teheran riescano - ovogliano fino in fondo - ad avereun controllo territoriale ed èper questo che i guerriglieri diJundallah (soldati di dio) hannomodo di attaccare e di essere co-sì attivi. Il gruppo armato - chesarebbe guidato da un 25enne,Abdul Malik Rigi - è nato in Pa-kistan e ha esteso la sua influen-za nel Baluchistan iraniano pervia della presenza di una nume-rosa minoranza di sunniti all’in -terno della teocrazia sciita.Vi sarebbero dunque anche ve-nature religiose e indipendenti-ste negli attacchi sempre più

frequenti e micidiali (colpiti piùvolte anche luoghi di culto) delgruppo guerrigliero formatonel 2003 che possono contaresu diverse centinaia di militanti(pronti al martirio, come è piùfacile che accada nella tradizio-ne sunnita che in quella sciita).Ma, anche per via della prece-dente presenza degli agentiamericani in Baluchistan e perle continue voci di questi giorni

sulla situazione politica a Tehe-ran, il regime islamico ha accu-sato la Cia di essere dietro agliattacchi e ha ripetuto gli appelliall’unità, sostenendo anche chei responsabili verranno identifi-cati, catturati e puniti.Non è da escludere che quellache in molti reputano una delletante emanazioni di Al Qaedanell’area stia in effetti mandan-do segnali a Teheran, dimo-strando che l’influenza delgruppo armato che fa capo a binLaden (o a chi per lui continua adirigere l’internazionale del ter-rore islamico) sia sta allargandooltre i confini delle aree tribalipachistane e lambisca ormai laperiferia del potere degli ayatol-lah. Che tra le teocrazia sciita eiguerriglieri sunniti non vi sianobuoni rapporti è storia; che AlQaeda voglia approfittare di unmomento di debolezza (e sianoin difficoltà nei santuari tradi-zionali del Pakistan per l’opera -zione militare decisa da Islama-bad e scattata nel fine settimananelle aree tribali) del regime diTeheran potrebbe essere la no-vità di un’ulteriore escalation intutta l’a re a .

LETTERA IRANIANA

LA RIVOLUZIONE VERDEBATTERÀ UN COLPO

RADICI CRISTIANE

SIGILLO PAPALE SULL’E U R O PAp e z zo ” il suo “modello di civiltà”. I valori suiquali si fonda l’Ue “sono il frutto di una storialunga e sinuosa nella quale, nessuno lo puònegare, il cristianesimo ha giocato un ruolo diprimo piano”. Valori come l’equità ineconomia, l’ambiente, la vita umana e lafamiglia, non del tutto realizzati - rimproverail papa - perché l’Europa non è “una zona dipace e di stabilità che riunisce 27 Stati con glistessi valori fondamentali”. Ma, spiegaRatzinger, “quando la Chiesa ricorda le radicicristiane dell’Europa, non va in cerca di unostatuto di privilegio per se stessa, ma vuolefare opera di memoria storica ricordandouna verità passata sempre più sotto silenzio”.

Jundallah ha estesola sua influenza nelBaluchistan grazie auna numerosaminoranza sunnitanella teocrazia sciitaUn ferito nell'attentato ai pasdaran (FOTO ANSA)

O rmai è stato accolto da tutti gli Statidell’Ue. Ancora non è conclusa la sua

ratifica nella Repubblica Ceca e certamenteha avuto i suoi problemi in Irlanda (dove erastato respinto al primo referendum, ma poi èpassato un anno dopo al secondo). Ma ilTrattato di Lisbona è il documento diriferimento dell’Europa a 27. Così, con iltempismo dell’ultima ora, il Papa ha volutolanciare il suo allarme e dare il suoimprinting: l'Europa, passando “sempre piùsotto silenzio” le sue radici cristiane, rischiadi finire in balia di “individui e gruppi dipressione desiderosi di far prevalere interessipar ticolari”, e di veder “disfatto, pezzo a

DAL MONDO

NFRANCE TELECOM

Questionarioai dipendenti

G li oltre 100.000dipendenti di France

Telecom hanno ricevutoieri un questionario sullostress al lavoro dopol’ondata di suicidi (finora25) che sta colpendo lasocietà ditelecomunicazionifrancese. Gli impiegatidovranno rispondereanonimamente a 160domande.

VOTO IN A F G H A N I S TA N

Karzaiva al ballottaggio

L’ ipotesi di brogli hapreso corpo. Così

l’ex presidente afganoKarzai, e l'ex ministrodegli Esteri Abdullahandranno al ballottaggio.La Commissione per ireclami ha infattipresentato il rapportofinale sul riconteggio deivoti. Se ne chiedel'annullamento in 210seggi su 350. Perchè “sonostate trovate prove chiaree convincenti” diirregolarità. Karzai nonavrebbe preso il 55,6% deiconsensi, ma il 48,3%. Diqui il ballottaggio, comeprevisto dalla leggeafgana.

SPA G N A

A Madrid solo60mila dimostranti

N elle strade di Madrid,per la marcia

anti-abortista di sabatoscorso, non ci sarebberostate 2 milioni di persone,ma circa 60.000. Loriferisce “El Paìs”basandosi sui nuovi datiofferti dall’agenzia Lynce,che sta mettendo a puntouna tecnica per contare lepresenze in eventi dimassa. Tanto da arrivare aenumerare quasi ognisingolo partecipante.

RAZZISMO

La denunciadella miss bianca

H a 22 anni, èbellissima, ma è

bianca. Nikole Churchill,la nuova Miss HamptonUniversity, si è rivolta alpresidente americanoObama per denunciare diessere stata vittima dirazzismo. Si tratta infattidella prima miss nonafroamericana nella storiadel concorso accademicoe il colore della sua pelleha destato un accesodibattito tra i suoicolleghi. Da qui la letteraal presidente Obama.

di Hamid Ziarati

A Teheran si preparano le manifestazioniper l’anniversario della presa dell’amba -

sciata americana: il 4 novembre sonot re n t ’anni della presa di ostaggi (vicenda du-rata 444 giorni), che rappresenta uno dei mo-menti simbolici della nascita e dell’unità dellarepubblica islamica. Il governo ha autorizza-to le manifestazioni che dovrebbero celebra-re gli eroi di quei giorni, gli studenti che pe-netrarono nel compound consolare e per ol-tre un anno tennero in ostaggio 55 tra uominie donne. Ma l’autorizzazione dovrebbe veni-re usata dal movimento verde che riunisce leorganizzazioni riformiste, come scusa perscendere in piazza, per far tornare nelle stra-de di Teheran la protesta che infiammò L’I ra ndopo le elezioni presidenziali di giugno,quando i candidati sconfitti da Ahmadinejadaccusarono pesanti brogli (che avrebbero ri-guardato diverse milioni di schede) e inizia-rono un braccio di ferro con il regime repres-so nel sangue (28 le vittime secondo le fontiufficiali, circa tre volte tanto per i riformi-sti).L’anniversario cade in un periodo di crescen-te tensione: il governo pare sentirsi semprepiù sotto assedio e al suo interno sono iniziatimanovre e scontri di potere che le illazionisulle condizioni di salute della Guida Spiritua-le Ali Khamenei stanno accelerando. Nell’ul -timo sermone pubblico il leader religioso scii-ta ha accennato alla sua salute, dicendo che leforze lo stavano abbandonando e chiedendoa dio di dargli la forza di continuare a impe-gnarsi per il paese. Attorno a lui si è già for-mato un gruppo di potere (di cui uno degliesponenti di punta è il figlio Mojtada) che starapidamente completando la militarizzazio-ne del paese.Il passaggio dei poteri ai vertici militari deiPasdaran coincide anche con la campagnaeconomica di privatizzazioni con la qualeaziende statali d’ogni tipo - telecomunicazio-ni, miniere, manifatture - stanno passando

pagina 14 Martedì 20 ottobre 2009

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

Va l e r i aBruniTe d e s c h i :bastadomandesu Carla

ElvisUna cioccadi capellive n d u t aper 15miladollari

ViagraIl 66enneJulioIglesias:confesso,io lo uso

BellocchioV i n c e resbanca tuttoin America:q u a t t rop re m i

di Angelo d’Orsi

Perno del mondo odierno, dovel’ingiustizia sembra dominaresovrana, sorretta dalla forza de-gli eserciti, e insieme tenuto sot-to scacco dalle disperate rispo-ste di chi ormai combatte guer-re senza fine e forse con il soloscopo di mostrare che v’è chi re-siste allo strapotere dei forti,con le armi del terrore cieco, so-no gli Stati Uniti d’America. Aquesta superpotenza residua,sopravvissuta al 1989, anzi usci-ta apparentemente vincitrice,tra rumorosi rulli di tamburi esonori squilli di trombe, dopo il9 novembre di Berlino, toccòdunque l’onore (e l’onere) delruolo: l’essere, appunto, l’Iper -potenza. La sola. Ma le dure re-pliche della storia si sono inca-ricate di mostrare, anno dopoanno, dolorosamente, per tutti,quanto quel predominio fossefragile, e l’Impero più potenteal mondo dopo quello di Romaantica ha mostrato i segni di unosgretolamento progressivo.L’11 settembre 2001 – da molti

vista in modo superficiale e af-frettato come data epocale – co -stituisce uno di questi segni, ilpiù macroscopico, ma forsenon il più importante. Al mon-do reso unipolare, a seguito dalcrollo del Muro, inopinatamen-te, nell’arco dei due decennisuccessivi, sembra aver fatto se-guito «il declino dell’I m p e roamericano», per citare un titolodi una pellicola che anticipavadi molto la crisi morale e intel-lettuale degli States.

V ero è che a vent’anni dal1989, lo scenario appare sul-

la via di una nuova trasformazio-ne. Il duopolio diventato mono-polio, sta tendendo verso un oli-gopolio. Mentre la Russia, siapure ammaccata e corrosa dallenuove mafie, sta tornando pro-tagonista sulla scena, altri attorisi sono posizionati sul campo, esebbene dotati di potenza mili-tare ed economica ancora larga-mente inferiore a quella degliStati Uniti, sono attori potenti:la Cina, in primo luogo, che lamaggior parte degli analisti dàcome potenza-leader del futu-ro; la Cina, non solo per le suerisorse, umane e materiali, maper il suo retroterra culturale,che le ha consentito di rimanere«refrattaria agli influssi della ci-viltà americana». Decisioni im-portanti si prendono altroveche alla Casa Bianca o al Penta-gono; e non tutta la ricerca utileallo sviluppo tecnologico – pa -cifico o militare – si svolge nellaSilicon Valley. Ma c’è un datoche rimane costante, inelimina-

bile, e si manifesta come la veracarta d’identità di questo bravenew world, il « mondo nuovo »per richiamare il celebre ro-manzo distopico di Aldous Hu-xley (del 1932!): la guerra glo-bale.

I n definitiva, dopo le ebbrezzeiniziali che contagiarono un

po’ tutti, e mentre resistevanosoltanto i servi sciocchi a can-tare le lodi dell’Occidente,oscurandone, o minimizzando-ne, le tragedie e le colpe, si fe-cero strada i dubbi, via via piùforti, e nacquero nuove paure,in una situazione generalizzatadi ansia. Gli osservatori criticicominciarono a vedere un Oc-cidente, vittorioso sull’Or iente(almeno quello europeo), inve-ce che arroccato nella difesadelle proprie rendite di posizio-ne o addirittura nella loro esten-sione, magari a suon di bombe,piuttosto impegnato in un pro-

siamo addentrati nell’etàdell’odio, nell’epoca del risen-timento che diventa globale co-me lo sfruttamento, senza fron-tiere l’uno e senza barriere l’al -tro; l’età del terrore infinito;l’età della sopraffazione totale.Persino il buon Fukuyama, daqualcuno definito «il più intelli-gente paladino contemporaneodel liberalismo conservatore»,sembra averci ripensato e intempi rapidi; già a metà degli an-ni Novanta, appariva «piùpreoccupato, meno enfaticodel 1989 », riconoscendo che «c’è molto che non funziona nelliberalismo moderno». Insom-ma, le sue certezze si erano ra-pidamente incrinate. «Forse lastoria non è finita, forse ripren-de il cammino con nuove pene,nuovi entusiasmi».

Caduta del muro di Berlino (FOTO ANSA)

Doveva essere pace e le nuove guerresi sono moltiplicate. Come gli spazi

di democrazia, che nel mondo si sono ristretti: il nuovo saggio di Angelo d’Or sigetto illuministico e cosmopo-litico di estensione dei diritti.Ma si tratta di una posizione chesoltanto negli ultimi mesi, dopol’elezione di Barack Obama allapresidenza degli Stati Uniti, haripreso quota, dopo essere statasconfitta nei fatti proprio, in-nanzitutto, dalla sciagurata po-litica estera degli USA, del po-st-Ottantanove prima con Bushsr., poi con Clinton, infine, dulcisin fundo, con la doppia presiden-za (almeno una delle quali estor-ta con l’imbroglio elettorale) diBush jr. Proprio la politica este-ra di Washington, nonché la po-litica finanziaria, industriale,agricola, ambientale, decisa emessa in atto da organismiextraterritoriali multinazionali,di fatto guidati da centrali statu-nitensi, come il G8, il Fmi,l’Omc e altri consimi-li, ha rivelato comefossero non paritariele relazioni che l’Occi -dente imponeva al re-sto del mondo: e dopoil 1989 nessun con-trappeso, nessuna mi-tigazione, nessunacompensazione fu piùpossibile. O almenocosì parve, per i primianni. Quando si è trat-tato di decidere qualeforma dare al proprioprimato, tra le tre for-me classiche di supre-mazia (influenza, ege-monia, dominio) l’Oc -cidente ha scelto diesercitare la più forte.Quella appunto fon-data sull’esercizio del-la forza militare, in-nanzitutto: il domi-nio. E ciò non potevanon provocare reazio-ni: il risentimento hagenerato o rafforzatol’antiamer icanismo,ma più in generalel’odio antioccidenta-le. Il terrorismo nascedirettamente dalle po-litiche decise nella Ca-sa Bianca, come rea-zione a esse; quandonon addirittura, in for-me diverse, non siapraticato dagli StatiUniti, dai suoi esercitie dalle sue «agenzie», acominciare dalla fami-gerata «centrale», os-sia la Central Intelli-gence Agency.Il Golfo, la Jugoslavia,la Palestina, l’A n go l a ,l’Uganda, la Cecenia,

il Ruanda, e l’Iraq, dove la guer-ra non è mai finita negli ultimidieci anni, e poi ancora, e dinuovo, e sempre, la Jugoslavia,la Georgia e vari paesi caucasici,l’Afghanistan, e ancora e sem-pre l’I ra q … La guerra scandiscela nostra quotidianità e le suevoci, le sue immagini, i suoi suo-ni, vorrei dire i suoi acri odori, cigiungono a ogni ora del giornodalla radio, dalla televisione, daigiornali: implacabile e impieto-sa, la guerra è il nostro passato eil nostro presente. Come noncredere che sia anche il nostrofuturo? Siamo rassegnati e or-mai quasi inerti davanti alle no-tizie dai troppi fronti che insan-guinano la Terra. Non suscitascandalo, la guerra, oggi menoche mai, da quando, appuntovarcato il capo dell’1989-91, ci

L’AN TICIPAZIONE

OLTRE IL MUROMacerie americane

dopo l’89

in & out

LA POLEMICA

SAPERE NOSTALGICO?NO, NOSTALGIA DEL SAPERE

“Retorica particolarmentei n fe l i c e ”, banalità dell’analisi,rinuncia a “qualsiasi tentativo dicomprendere e spiegare quantoè accaduto”. Queste sono alcunidegli “a r go m e n t i ” che AndreaRomano ha usato riferendosiall’ultimo libro di Angelo d’Or si,sul Domenicale del “Sole 24 ore”dell’11 ottobre. Il giornale avevaconcesso all’autore una replica;ma era “troppo dura” e dunquesi sarebbe dovuta“a m m o r b i d i re ”, pena la nonpubblicazione. D’Orsi harinunciato a pubblicare unareplica, che ospitiamo qui diseguito.

R ecensire significa fare un re-soconto: di libro, spettacolo,

evento, di cui, naturalmente,occorre avere cognizione diret-ta. Un libro, ad esempio, occor-re leggerlo. Ciò implica tempo efatica. Siamo tutti indaffarati, di-stratti da mille incombenze, ta-lora travolti dalla vita. E abbia-mo le nostre idiosincrasie.Quella del non-recensore delmio libro 1989. Del come la sto-ria è cambiata, ma in peggio(Ponte alle Grazie), sul Sole, do-menica scorsa, nei miei con-fronti deve essere particolar-mente acuta, una sorta di malat-tia che ha prodotto lo sfogo che

i lettori si sono delibati sotto iltitolo (peraltro efficace) Nostal-gia di un mondo peggiore. Il non-re-censore tratta il malcapitato au-tore – il sottoscritto – come unragazzetto bisognoso non sol-tanto di robuste letture, ma dirobustissime legnate. Certo, ilnon-recensore avrà (o riterrà diavere) l’autorevolezza necessa-ria per impartire la sua lezione alrecensito, che in fondo è solo unprofessore universitario da 35anni, e, prima di questo suo li-bro ne ha pubblicati una trenti-na, oltre a un centinaio di saggi.Non v’è dubbio che abbia mol-tissimo da imparare, l’autore, dachi fornisce argomenti, inveceche ingiurie. Che Andrea Roma-no (il non-recensore) non siad’accordo, è più che legittimo.Ma che due colonne del giorna-le vengano riempite per non di-re nulla del libro è sorprenden-te. Non piacciono le mie tesi? Losi dica, e lo si argomenti, comeio ho argomentato nelle 320 pa-gine del libro, nel quale il lettore– che mi tocca fare! Autorecen-sir mi… – non troverà nessunanostalgia, ma una denuncia, fer-ma, talora aspra, degli sviluppidel mondo nell’ultimo venten-nio, su ogni piano: economico,sociale, politico, delle relazioniinternazionali, culturale. (AdO)

Il libro“1989”Angelo d’Orsiripercorre la disfattasuccessiva all’89,individuando nelleguerre d’espor tazionedemocratica ilcarattere principale delve n t e n n i opostsocialista. “1989”,(Ponte alle grazieeditore, 16 euro) sarà inlibreria da giovedì.

Martedì 20 ottobre 2009 pagina 15

Cinema

L’INDU S TRIASOMME RSA

O ggi alle ore 15, nel Gree-nhouse dell’Auditor ium

romano, il direttore dell’os -servatorio Cinema dell’ Università La Sapienza di Ro-ma, Roberto Faenza, Ric-cardo Tozzi Presidente del-la sezione produttoridell’Anica, Gaetano Blandi-ni direttore generale per ilMinistero dei beni cultura-li, l’assessore alla RegioneLazio, Giulia Rodano e ilPreside della facoltà diScienze della Comunicazio-ne Mario Morcellini, discu-teranno di produzione au-diovisiva italiana sommer-sa. Dall’anno 2000 ad oggi,l’altro cinema, che com-

prende cortometraggi, clipdi animazione in 3D, docu-mentari e prodotti che han-no enormi difficoltà ademergere dal contesto lo-cale o da quello meramentefestivaliero, ha prodttomolto. Nonostante l’altaqualità delle realizzazionianalizzate, questa realtà ce-lata agli occhi dei più ha as-sunto i connotati di una ve-ra e propria industria. I gio-vani si mettono in gioco mavengono ignorati. L’obbiet -tivo del consesso è creareuna vera e propria bancadati che verrà resa disponi-bile in rete attraverso il por-tale www.cinemonitor.it

FLOP PADANIBarbarossa (ma con sconto)A l sindaco leghista Oreste Perri e alla sua giunta, la pellicola di Renzo

Martinelli che sta riscuotendo un clamoroso insuccesso al botteghinoa spese dei contribuenti del canone Rai (è coprodotta dalla Raifiction delleggendario Agostino Saccà), è piaciuta un sacco. Così il primo cittadinopadano ha proposto ai suoi concittadini il biglietto ridotto per una sera: 5euro appena. “In questi giorni nelle sale cinematografiche è in program-mazione un film – si legge in un comunicato stampa diffuso dal Comune diCremona – che per diversi aspetti l’amministrazione ritiene meritevole diattenzione da parte del pubblico cremonese”. Secondo l’assessore allepolitiche educative Jane Alquati, che ha offerto l’opportunità di assisterealla proiezione a prezzo politico (è il caso di dirlo), si tratta di “un modo per

accostare i giovani al cinema e so-stenere una pellicola che parla del-la nostra storia”. Insomma tutti alcinema “To g n a z z i ” a vedere Um-berto Bossi in un imperdibile ca-meo e la storia del mitico Albertoda Giussano interpretato da RazDegan. Peccato che, nonostante iprezzi stracciati, soltanto 140 cit-tadini ne abbiano approfittato. Lametà erano leghisti, con tanto difoulard verde. Forse i cremonesinon hanno apprezzato l’i n i z i a t i vapaternalistica. Nella prima settima-na di programmazione la sala èsempre rimasta desolatamente se-mivuota. Si attendono le prossimemosse della giunta per risollevarel’agonizzante kolossal: precetta-zione di tutti i cremonesi con con-vocazione della polizia municipa-le. (Alex Corlazzoli)

OGNI MALEDETTA DOMENICA

LA COLLINADELLO SCONTENTO

Arbitri, errori, imbarazziSembra di rivivere l’epoca di Moggi

di Oliviero Beha

Una domenica in Collina, arespirare aria buona. Dipomeriggio e di sera. Su-bito i fatti, separati dalle

opinioni….Durante l’edizionedomenicale del Tg3 delle 19, do-po le partite pomeridiane e pri-ma del posticipo Milan-Roma,un commentatore a me non deltutto estraneo snocciola il rosa-rio delle deficienze arbitrali.Che sia un genio o un farlocco,il tale comunque si domanda:“Di fronte a tutti questi errori,dal momento che lo scandalodi Calciopoli era incentratosulla dipendenza degli arbitrida Moggi, tuttora defenestra-to, ci dovremmo fidare dellabuona fede degli arbitri”.Ossia sbagliano come primase non di più, ma in totale li-bertà e indipendenza. E’ d av -vero il libero arbitrio. Ma in ba-se a che cosa ci dovremmo fi-dare? Del fatto che estromessoMoggi è andati tutto a posto?Del fatto che il designatore è ilmiglior ex arbitro in circola-zione, Pier Luigi Collina, mol-to discusso per alcune stranecoincidenze da intercettazio-ni telefoniche all’interno diCalciopoli e per frequentazio-ni di dubbia opportunità? Delfatto che Collina viene retri-buito con 580 mila euro l’an-no, più le spese per le missio-ni, e quindi se viene pagato co-sì tanto, e tanto di più dei pre-decessori inspiegabilmente,sarà perché è davvero bravo eonesto secondo la logica per-versa di questa insensata con-t e m p o ra n e i t à ? ”.Diffidenza allo stato puro.Non si fidava, il succitato com-mentatore, semplicemente per-ché non aveva motivo di fidarsi.Questa intemerata è stata dun-que un “fa t t o ” basato su opinio-ni e su perplessità di antico stam-po. Poco dopo l’arbitro Rosetti,con Collina in tribuna al Meazzadi Milano, ne combinava di tutti icolori sbagliando per lo più eclamorosamente a favore del Mi-lan, ma non solo, e comunquesbagliando sotto gli occhi dello

strasalariato designatore.Si dice, con ragione: sbagliano igiocatori, e nella fattispecie eraridicolo il tasso tecnico-atleticoe in parte tattico almeno sullasponda milanista esibito in cam-po dalle due squadre, la medio-crità fatta persone, ripeto spe-cialmente il Milan dei nomi ber-lusconiani, volete che non pos-sano sbagliare gli arbitri? E ho ca-pito, ma i giocatori che sbaglia-no troppo vengono venduti,mentre temo che gli arbitri chesbagliano troppo subiscano lasorte complementare e oppo-sta.Tre ipotesi stordenti. Ci sonodunque tre generi di opzioni. Laprima è quella che vuole i diret-tori di gara non abbastanza ca-paci, specie in un campionatospesso più equilibrato e livellatoin basso dalla modestia generaledi quanto non avvenisse in pas-sato. Ma perché allora pago unDesignatore tanto perché desi-gni tanta pochezza? La secondaè quella classica, che ruota intor-no non al sistema-Moggi come siriteneva e si ritiene nell’i g n o ra n -za e/o malafede, bensì al siste-ma-calcio, quello della politicasportiva, dei Carraro e degliAbete in una ideale (ideale!?!)c o n t i nu i t à .Gli arbitri si regolano secondo illoro senso di opportunità per fa-re carriera, come certi giudi-ci,certi giornalisti, certi medici,come tante persone in ognicampo. Quindi hanno il fischiet-

to viziato dalla loro sudditanza,come una volta, come sempre.Cercano la carriera all’inter nodel Palazzo, e tutto ciò è moltoumano, assolutamente com-p re n s i b i l e .Ma poi almeno non si parli di “re -golarità del campionato”. Vincechi deve vincere, e di questopasso la categoria arbitrale saràcosì omologata collinescamen-te che neppure un eventualesorteggio totale garantirà il pal-lone dai suoi condizionamentidi partenza (di potere, di dena-ro, di mancanza di separazionetra poteri nella Repubblica Ro-

tonda, esattamente come l’af fa-bile Silvio vorrebbe che fossenella povera Repubblica Pirami-dale).“L’uomo delle istituzioni”. Laterza ipotesi è la più affascinantee potrebbe anche contenere leprime due. Un “uomo delle isti-tuzioni” come Collina di fronteai rischi di ordine pubblico (alMeazza si preparava la buferadelle truppe cammellate milani-ste, stufe del degrado calcisticodella loro più autentica passio-ne,una passione politico-eletto-rale a giudicare dagli esiti dellacessione di Kakà…), di fronte alpeso istituzionale di Palazzo(Chigi) del Milan, di fronte allaperdita grave per il sistema-cal-cio nel suo complesso di un Mi-lan alla deriva, ha pensato di do-ver fare qualcosa. Una specie di“salvare il Paese”, o qualcosa delgenere. E c’è chi l’ha fatto in ve-ce sua.Aridatece Moggi. E’ l’a m a raconclusione. Perché le nefan-dezze arbitrali non finirannoqui, né possono finire qui. Lesquadre defraudate infatti cer-

cheranno compensazione.E sabato la Samp con il Bologna,e domenica la Roma con il Livor-no tanto per dirne due a caso, sece ne dovesse essere bisognopotrebbero, dico potrebbero,invocare un occhio benevolo,come dimostra l’ampio fascio diintercettazioni in Calciopoli,compresa la famosa telefonatatra Carraro presidente federale eBergamo, con Pairetto allora de-signatore, in cui si spiegava che“la Lazio aveva diritto a…”. Ba-sta consultare le intercettazioni,anzi propongo che questo gior-nale ne offra delle dispense incontemporanea al processo diNapoli sullo scandalo, tanto perfare un po’ di memoria.Che fare, caro Lenin? Ah, dif-ficile a dirsi. Ma in politica spor-tiva come nella politica toutcourt almeno questo si può so-stenere: a salvarci non sarannocoloro che ci hanno fottuto finoad ora, è geneticamente al di so-pra delle loro forze in una con-traddittorietà che li polverizze-rebbe. Ci vorrebbe un Cusani didopo Tangentopoli, che ravve-duto lavori per il volontariato as-sistenziale in carcere…Di sicu-ro sempre gli stessi, autentici oprestanome che siano, farannoseguitare il calcio nello stessomodo. Altro che tessere del tifo-so!!! Contano le tessere di par-tito…Forse bisognerebbe chie-dere a Moggi una consulenza ve-ra …E la Federcalcio? Nel frattem-po archivia, archivia tutto conuna solerzia operaia degna di mi-glior causa. Il farmaco dopantedi Cannavaro? Archiviato conpiccole code per i medici juven-tini (niente in confronto ai pro-cessi al medico Agricola, in lati-no contadino).Il caso Papi, il guardalinee/com-mercialista di Prato, con Collina,un esercito di arbitri, una forestadi assistenti tutti nelle stesse car-te tributarie? Archiviato. E viaandare, come è già accaduto inpassato quasi sempre, a menoche non convenisse fare come igatti presciolosi, una zampatinae l’apparenza di aver fatto puli-zia.La verità su 4 ruote. Chiudocon Ecclestone in Formula 1,piena di pasticci come e più delcalcio, con più soldi, assai menosicurezza e la solita copertu-ra - s t a m p a .Dice il tycoon amico di Briatore(con il quale non ha interrottogli affari per una bazzecola co-me lo scandalo Piquet jr, di cuiera certamente a conoscen-za,come tutti o quasi temo…):“La morte di Senna ha reso ancorpiù popolare la Formula 1”. Unagaffe, poi smentita? Ma no, la pu-ra verità di un branco di ottimatidel Basso Impero che offrono ilColosseo ai plebei in cerca diemozioni forti. Forse ci vorreb-be Ecclestone in Federcalcio eAbete nel Barnum dei piloti….

SECONDO TEMPO

Il designatore arbitrale Pierluigi Collina (FOTO ANSA)

Fumetti

DISEGNI, IN MOSTRA LE TAVOLE DI CIAKL’occasione è ghiotta per gli amanti della satira e per icinefili in generale. Questo pomeriggio, alle 18,30, alTeatro India di Roma (Lungotevere Vittorio Gassman), il“n o s t ro ” fumettista Stefano Disegni inaugurerà la mostradei suoi originali pubblicati su Ciak, la rivista cinema-tografica di cui è uno storico collaboratore. Uno straor-dinario lavoro che al “giustiziere della settima arte”,come lui stesso si è definito, è costato “l’odio di mezzomondo del cinema”, ma anche il plauso del pubblico,che a Venezia nel 2008 lo ha eletto “l’unico vero criticodella Mostra”.Quest’anno, Disegni ha ricevuto dalle mani di Gian LuigiRondi il “Superciak d’o ro ”. Nelle sue tavole, pubblicateogni mese sulla rivista, una critica spietata ma illuminatadelle pellicole e degli attori italiani e stranieri. La mostrarimarrà aperta fino al 30 ottobre. (si.d’o.)

RAI UNO

Cinquantadiplomaticie l’eroismodel coraggioC inquanta italiani: quelli

che, nei territori occu-pati dal nostro esercito du-rante la Seconda GuerraMondiale, salvarono mi-gliaia di ebrei dalla Soluzio-ne Finale. Sono loro i pro-tagonisti del documentariodiretto da Flaminia Lubin,coordinato da Raffella Spiz-zichino e prodotto da Fran-cesco Pamphili, con l’Inte-resse culturale del MBAC:50 italiani, appunto, chedopo l’anteprima alle Riso-nanze del Festival di Romaandrà in onda su RaiUno inprima serata il 27 gennaio,Giornata della Memoria.DaGuido Lo Spinoso (com-missario al “p ro bl e m ae b ra i c o ” Oltralpe) a GuelfoZamboni (console genera-le di Salonicco), a raccon-tarli sono gli scampatiall’Olocausto in Croazia,Grecia e Francia Meridio-nale, che uniformementeconvalidano quanto scrive-va un fascista, il capodell’ufficio croato del Mini-stero degli Esteri RobertoDucci, sul suo diario: “Ab-biamo fatto tutto quelloche era umanamente pos-sibile per prevenire la de-portazione degli Ebrei.Non lo abbiamo fatto peressere degli eroi. Siamo sta-ti solo degli esseri uma-ni”.Questo il punto di vistadei salvati, ma Yael Orvie-to, studiosa dello Yad Va-shem (il memorialedell’Olocausto di Gerusa-lemme), nel documentariopuntualizza: “Se il moventefosse politico o umanitario,che gli cambia a un soprav-vissuto?”. Perché, vicever-sa, gli storici hanno ragioniche le singole biografie nonconoscono, né forse vo-gliono riconoscere: comesottolinea l’americana Ru-th Ben-Ghiat, va considera-to che la nostra cultura mi-litare era differente da quel-la della Wehrmacht, chel’esercito italiano non eracompletamente fascista, ecome sulla questione ebrai-ca si giocassero prestigio eautorità in seno all’alleanzanazi-fascista. Una dialetticainterna al doc che sventa ilpericolo del revisionismo?“Queste azioni non eranosolo umanitarie, ma spessofrutto dell’ego e della com-petizione dei vari eserciti.All’estero non fummo mol-to ligi nell’applicarle, ma inItalia le leggi razziste voluteda Mussolini significarono8mila ebrei morti nei cam-pi di sterminio”, sostieneRiccardo Pacifici, presi-dente della ComunitàEbraica di Roma che ha da-to il proprio patrocinio a 50italiani. In realtà, forse il pe-ricolo è un altro, come ri-leva Khaled Fouad Allam:“Non si deve perseguire lasimmetria tra leggi razzialie questi episodi di salvez-za”. L’ultima parola alla re-gista, Flaminia Lubin: “Népro né contro, nessun re-visionismo: volevo mostra-re, soprattutto ai giovani,come ci furonodegli italia-ni che seppero fare, co-scientemente o meno,qualche cosa di buono egiusto: salvare gli ebrei”.

(Federico Pontiggia)

pagina 16 Martedì 20 ottobre 2009

TELE+COMANDOTG PAPI

La conversionedi San Giulio

di Paolo Ojetti

T g1Passano sul Tg1, senza

né un’analisi giornalistica etantomeno un contradditto-rio decoroso, due singolaritesi. La prima, quella del mi-nistro Alfano e della “r ifor-ma” della Giustizia, dice: la“rifor ma” stava nel program-ma di governo, quindi la fac-ciamo e l’Associazione magi-strati non si agiti tanto. Sa-rebbe stato sufficiente far ra-gionare il ministro: c’era for-se nel programma una “r ifor-ma” che metteva i pubbliciministeri sotto controllo go-vernativo? C’era forse la mi-naccia di scompaginare laCorte costituzionale e ilCsm? A essere spiritosi, si po-teva aggiungere: c’erano for-se le assunzioni di escort pre-carie? La seconda tesi è delministro Maroni: l’a t t e n t a t o-re di Milano era in Italia da 10anni, se fosse in vigore la leg-ge sulla cittadinanza da ac-

quisire in 5 anni, costui sa-rebbe stato già cittadino ita-liano. E allora? Cosa sarebbecambiato? O forse l’atto ter-roristico di uno straniero èsottoposto a leggi diverse daquello commesso da un ita-liano? Sono misteri che alTg1 nessuno svelerà mai. Epoi ci si chiede allarmati co-me mai il Tg1 perde credi-bilità.

T g2La conversione di Tre-

monti sulla via del posto fissoè piazzata in apertura sulTg2. Ma non è uno spot per ilministro ravveduto (che halasciato basiti la signora Mar-cegaglia e i ministri Sacconi eBrunetta) perché la curatriceaggiunge alcuni dati che nonammettono repliche: cassaintegrazione + 13 per centoin un mese, mezzo milione didisoccupati in più in tre me-si, altro che posto fisso.Alla ricerca di qualcosa dipiù coinvolgente, ecco Stu-

dio Aperto pomeridiano, unvero telegiornale, che nonnasconde niente e che nontruffa lo spettatore: cinqueminuti di George Clooney(rubricato come gay senzaappello, nonostante Elisa-betta Canalis) e le relative co-pertine del settimanale“Chi”, fiore all’occhiello delgossip berlusconiano e al-trettanti minuti sul ritornodegli Ufo. Li aspettiamo conansia.

T g3Sì, la linea editoriale di

Bianca Berlinguer – nientepastoni, niente figurine par-lanti di mezzibusti politici -sta facendo strada. Prendia-mo Danilo Scarrone che in-tervista Franco Marini a com-mento della conversione diTremonti. Domanda: “A l l o ra ,come la mettiamo? Fini parlacome uno di sinistra, Tre-monti parla come un sinda-calista. Voi resterete senza la-vo ro ? ”.Marini, sorpreso da un gior-nalista televisivo che fa per-fino le domande, sobbalza.“Scherziamo? Noi diciamoqueste cose da sempre…”eccetera, eccetera.Comunque, il precariato siassottiglia: erano 4 milioniall’inizio del 2009, adesso so-no 3 milioni circa. La diffe-renza la fa quelli che sono fi-niti a spasso.

di Fulvio Abbate

I gnazio La Russa è personaggio terribilmen-te televisivo ormai classico, e già questo

dovrebbe suscitare, forse, un qualche simpo-sio sui pregi di certa fisiognomica. Ascoltateintanto un po’. Ciononostante, da qualchetempo la televisione migliore rischia d’e s s e requella che non sgorga dal tubo catodico (odallo schermo al plasma) semmai da Internet.Parlo della televisione che nasce perfino dalsemplice passante che d’improvviso si accor-ge di un fatto, un’ingiustizia quindi, già che sitrova lì, punta il proprio telefonino e registral’evento, tutte cose che da lì a poco caricheràin Rete, ed ecco la conferma al nostro assun-to: le migliori perle televisive ultimamente vi-vono davvero alla larga dall’apparecchio fis-so. Si tratta soltanto di andarle a cercare suYouTube, per esempio. La perla recente piùesemplare del nostro settore, mostra IgnazioLa Russa ospite del Columbus Day di NewYork. Dinanzi a una contestazione da parte dialcuni connazionali presenti nella GrandeMela con cartelli che mostrano il viso di Ber-lusconi, il nostro ministro della Difesa pensa

bene di rispondere alfacinoroso dandoglidel “p e d o fi l o ! ” Neldettaglio: c’è la para-ta su Columbus Ave-nue. C’è La Russa investe di autorità ita-liana a bordo, comeJFK, di un’auto sco-perta. Ci sono i mani-festanti (forse due) di“Qui New York libe-ra ” che innalzanocartelli e gridano:“Ignazio, lo stato nonpuò trattare con la

Mafia, se Mangano è un eroe, Borsellinocos’è?” Fa finta di niente, La Russa, e intantol’auto ha modo di guadagnare qualche metro.Quelli però lo seguono imperterriti, conti-nuando a porgli il quesito di cui sopra. Vaavanti così finché La Russa non mette in attouna certa tecnica diversiva acquisita nel tem-po, la stessa che adottata con Piergiorgio Odi-freddi poche settimane prima a “Porta a Por-ta”: “Lei mi fa schifo, non voglio sentirla,” ave -va urlato convinto così di mettere a tacere unpossibile “vilipendio”all’autorità religiosa daparte del matematico. Tornando a New Yorkc’è nuovamente La Russa che urla: “Mi ricor-do, sei un pedofilo!” Testualmente così rivol-to sempre ai contestatori. E ancora: “Ver go-gnati, mi ricordo cosa facevi alle bambine”.La scorta del ministro prova a chiedere l’in-tervento degli agenti newyorkesi, ma quelligli spiegano che il diritto di protesta negli Usaè pratica diffusa, legittima. Fino a ieri rico-noscevamo a Ignazio La Russa la faccia giusta,perfetta per l’opera dei pupi. Il volto ideale daapplicare a uno dei “mor i”, dei “s a ra c e n i ”, de-gli “i n fe d e l i ”, un volto che l’artigiano, il gep-petto puparo realizza marcando appuntosguardo puntuto, barba non meno aguzza eincarnato nero-pece. Da oggi prendiamo attoche, in realtà, il personaggio è a ben più am-pio spettro. Rappresenta la secolarizzazioneberlusconiana di quel certo “autor itar ismo”che una volta, magari per semplice amore dibrevità, usavamo dire “fa s c i s t a ”, ma questoaccadeva quando l’unica televisione possibi-le era ancora quella che si vedeva con un Vo-xson, oggi che c’è la Rete non c’è più bisognodi chiamare in causa i fantasmi del passato, difronte all’abuso e alle insinuazioni di poteresi dice più sinceramente paese mio. www.te-ledur r uti.it

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Il diversivodi La Russa

Il Ministro della Difesa, il sicilianoIgnazio La Russa, recentemente

in missione al Columbus Day

SECONDO TEMPO

Martedì 20 ottobre 2009 pagina 17

f e e d b ac k$èA N T E FAT T O . I TCommenti al post:“Siamo tutti RaimondoMesiano - Anch’io ho ilcalzino turchese” (diseguito anche alcunedelle vostre foto)

Dott. Mesiano,spero legga questo messaggio.E' chiaro il tentativo diintimidire Lei e tutti i giudicicoinvolti nei processi delPresidente del Consiglio.Vorrei esprimerLe la mia piùsincera e totale solidarietà.Continui col suo lavoro, lofaccia per le persone oneste eche ancora credono che esista

una Giustizia e una Leggeuguale per tutti. Con stimaP.s. Non ho calzini turchesi, ma( prometto ) domattina andròa comprarne svariate paia!(Antonio)

Indosserò oggi calzini turchesi,che faranno a pugni con la miamise,ma lo farò, è unap ro m e s s a .Dimenticavo: oggi sarò tra gliospiti in un covo diberlusconiani quindi la miasolidarietà varrà il doppio :).P.s. Fa parte del mio lavoro,quindi mi tappo il naso e civ a d o.Forse qualcuno penserà chesono daltonica, ma credo chemolti capiranno, e questo mi fastare benissimo :) Cecilia.Parma.(Cecilia)

Adoro un certo tipo di"stravaganze"... acquisterò unaserie di calzini turchesi (da nonconfondere con l'ormaiinflazionato "azzurro-forzista",mi raccomando!). Non osoimmaginare quel che sipotrebbe dire su dei sovversivicalzini rossi :)( Va l e n t i n a )

Anche io ho il calzino turchese!- e sono una donna stravagante(Maria)

Anche io ho il calzino turchese,ma per evitare pedinamenti mitengo i capelli lunghi(Mauro )

Anch'io ho un calzinoturchese... a dire il vero ben piùdi uno... mi rinchiuderanno inun ospedale psichiatrico? ;)( Va ly )

Da sempre quando servecalzino celeste o turchese daabbinare a pantaloni blù ocamicia celeste... ops forse hoesagerato con le stravaganze.( L o re n z o )

obiettivi. Intanto abbiamolanciato 'risposte.wikia.com'.E per quanto riguarda Googlepenso che non sarà mai unmonopolio, il suo uso nonrende incompatibile l'utilizzodi strumenti di ricerca alter-nativi.Wikipedia ha cambiato l'e-ditoria?Ci sono stati interessanti mu-tamenti; era già successo conl'uscita di Microsoft Encarta.Non credo che si possano so-stituire i libri; se c'è bisognodi informazio-ni di base,però, il di-gitale puòa i u t a re .

èBANDA LARGAPER TUTTILA PROMESSA DI BRUNETTAÉ un annuncio importantequello del ministro Brunetta:“Garantiremo la banda largaper tutti, cominceremo conconnessioni da due mega a partire dal 2010”. Leparole del ministro suonano come un impegnocogente: “I soldi ci sono già, sono in un fondo chedipende direttamente da Palazzo Chigi. Bastano200 milioni e il piano sarà anche uno stimoloeconomico, perchè vuol dire investimenti sullarete, nuove tecnologie, minor spesa da parte deicittadini”. L’attuale governo, così come quelliprecedenti, si è speso poco sulla rete: siamo al38esimo posto nel mondo per diffusione dellabanda larga nel mondo. Ci accorgeremo presto seBrunetta manterrà questa nuova promessa.

MONDO WEBParla misterWi k i p e d i a

di Valerio Venturi

Jimmy Wales star di Ber-ghem de sota. Il fondatoredi Wikipedia era a Berga-mo Scienza – contenito-

re di cultura scientifica – perparlare della sua enciclopedia“in 175 lingue” nata, ci dice,“per fornire informazionineutrali e di qualità per tutti”Chi usa e “s p i n ge ” Wikipe-dia?Nella top rank: Norvegia eSvezia. Anche se pochi parla-no lingue come il bokmal, gliarticoli disponibili sono tan-tissimi. La versione italiana èla sesta più importante, conmezzo milione di testi.Per Antonio Angelucci, im-prenditore Pdl, la biografiadel figlio Giampaolo su Wi-kipedia è diffamante: vuole20 milioni di euro.Non so molto del caso. Ma soche la causa è stata intentata adiscapito del gruppo locale, ecioè delle persone piu sba-gliate: i membri di un club.Speriamo che la questione sirisolva in fretta: sono sicuro

D AG O S P I ALE TETTE DINOEMI

1) Su Novella (apallini) Noemi, la Vergine diPortici e di Casoria, hareplicato in tal guisa alla nostraindiscrezione sul tette"rinforzate": "Macché. Ho unabella terza. Di più, una terza‘coppa B’. Sono alta un metro esettanta, peso 48 kili e porto la 38. Sto bene così".Le fa eco il padre Benedetto letizia: "A oggi non mirisulta proprio che abbia fatto nulla del genere".Allora abbiamo scritto una cazzata? Prima di dirlo,forse sarebbe il caso di chiedere al quel chirurgo didi Napoli che all'anagrafe fa di nome Mario Gioia...

2)Fermi tutti! In alto i remi! Piersilvio ha unanuova "barchetta" lunga ben 35 metri.3) Sarà molto contento Papi Silvio: durantetutto il fine settimana le reti del Biscione, conrara solerzia, hanno mandato in onda decine edecine di volte la promozione della fiction "Ilfalco e la colomba" dove recita (ben citata neipromo) l'ape regina Sabina Began...4) Lo sapevate che a Mediaset è sbucata unanuova produttrice che si chiama PatriziaMarrocco. Essì, è lei, la nuova fiamma di PaolinoBerlusconi. Ora l'aspirante cognata di papi Silvio siè messa in combutta con il mitologico press agentAlberto Taralloe insieme

c o n fe z i o n a n ofiction. Ora sono allavoro con ManuelaArcuri, moltostimata dal Cavalieredel Cialis, e conl'incredibile GabrielG a r ko.

èDODICENNE MINACCIA SUICIDIO IN CHATPRONTO INTERVENTO DELLA POLIZIA POSTALELa scorsa settimana un quindicene di Torre del Greco si èsuicidato dopo aver lanciato un appello su Facebook: “Stoarrivando all´aldilà” il suo messaggio prima di impiccarsi nella suastanza. Domenica un episodio simile è stato sventato dallapolizia postale. Un dodicenne di Bari aveva annunciato in unachat di volersi suicidare per le angerie subite a scuola: “domani

mattina a scuola mi butto dal terzo piano”. Per fortuna unasegnalazione è arrivata alla polizia postale ed è scattatol’allarme: una volante si è recata a casa del ragazzo che,davanti ai genitori, ha ammesso di aver avuto “unmomento di sconforto”. Il preside della sua scuola èstato informato delle pressioni subite dal ragazzo.

è “SCARICA IL FILM DI GOEBBELS”SUL WEB LA PROPAGANDA DI UN GRUPPO NAZISTA“Vogliamo promuovere l'odio anti ebraico e antiisraeliano”. Non conosce vergogna il portavoce diun'associazione antisemita che si fa chiamare Holywar.Il sito Internet del gruppo è una cloaca colma dimateriale nazista: sui loro banner si legge “Difendi latua fede cristiana dalla mafia ebraica”; “Liberiamo l'Italiadalla sinagoga di Satana e dai sui servi massoni” (tral’altro si trova anche un omaggio al manifesto leghistacon l’indiano e lo slogan “Loro non hanno potutomettere regole all’immigrazione, ora vivono nelleriser ve”). Da poco sul sito si trova un'ulteriorevergogna: il film “Suss l'Ebreo” (commissionato daHitler al ministro nazista per la propaganda Goebbels)sottotitolato in italiano e liberamente scaricabile suwww.holywar.org. È stato Klaus Davi a scovare questogruppo che si definisce “cattolico integralista”: ilgiornalista ha realizzato un'inchiesta che da oggi si trovasu YouTube. Intollerabili le parole del portavoce delgruppo: “Il giovani – ha dichiarato a Davi – d evo n ocapire chi sono gli ebrei. Da quel film si capisce che gliebrei vogliono controllare il mondo, manipolare lenostre coscienze, arrivare al potere. L'alleanza conIsraele sta a indicare il progetto di distruzione dellasocietà ariana promosso da Israele e dalle lobbyebraiche”. Frasi e concetti che speravamo fosseroestinti nell'Italia del terzo millennio. C'è da augurarsiche la magistratura intervenga al più presto.

è LA SUORA ANTI-INFLUENZASU YOUTUBE: IL VACCINO È UNA TRUFFA?Un video diffuso su YouTube da unamonaca benedettina di Barcellona hafatto in pochi giorni il giro del mondo ecreato allarme in Vaticano. Suor TeresaForcades, laureata in medicina aBarcellona e in teologia a Harvard, lanciaun durissimo appello contro il vaccinoche dovrebbe curare l’influenza A,sostenendo che potrebbe essere piùpericoloso che utile. In un interventoavvincente che dura quasi un’ora, connumerosissimi riferimenti a pubblicazioniscientifiche e a dichiarazioni di autoritàsanitarie di tutto il mondo, avanza ilsospetto che potrebbe trattarsi di unagrande truffa che andrebbe a tuttovantaggio delle aziende farmaceutiche, eche l’allarme pandemia sarebbe del tuttoingiustificato. Già nel mirino dellagerarchia ecclesiastica per le suedichiarazioni poco ortodosse sull’abor to,ha ricevuto in questi giorni un durorichiamo dal Vaticano. (AlessandroOppes)

SECONDO TEMPO

Jimmy Wales, la propaganda nazistasul sito holywar, la foto di un lettore

del Fatto, Sarx88 per Il Fatto

che finirà in un nulla di fat-to.Wikipedia è affidabile?Quando si parla di vanda-lismo e diffamazione, sidimentica che in Wikipe-dia ci sono sezioni gene-rate da esperti e da genteper bene. Quando si ri-scontra un problemacon un testo, la communityblocca la pagina. Questo evitaproblemi, ma inibisce la par-tecipazione. Ora nuove fun-zionalità permetteranno piùcontrollo, ma anche più aper-tura. La tendenza globale è diuna maggiore partecipazionedei cittadini alla conversazio-ne globale, nessun politicopuò impedirlo - non a caso inCina ci sono 1 milione di blog-ger. Il tentativo irrealizzabiledi smorzare la discussioneglobale può però far danni.State progettando un mo-tore di ricerca per contra-stare Google?Stavo lavorando ad un proget-to gestito da Wikia, un’azien-da profit. Andava bene, macon la crisi abbiamo rivisto gli

a cura di Federico Mello

pagina 18 Martedì 20 ottobre 2009

PIAZZA GRANDEEletto dal popolo, chi?

di Bruno Tinti

IIl Mattino dell’11 ottobreriporta alcune dichiarazio-ni di Berlusconi, esternatea Benevento nel corso di

una delle sue “Feste della liber-tà”. Qui il presidente del Con-siglio ha detto: “Non credo chesi possa consentire di rivolgereinfamie, improperi, insulti evolgarità ad un premier elettodirettamente dal popolo, biso-gna cambiare questa situazio-ne». Questa storia del premiereletto direttamente dal popoloBerlusconi e i suoi clientes la ri-petono ossessivamente ovun-que si trovino ad esternare; edunque in molti luoghi (speciein TV) e molte volte. Così, co-me oramai avviene in Italia damolto tempo, i cittadini si sonoconvinti che sia vera, che il“p re m i e r ” è “eletto dal popo-lo”. Trattasi di una palla. Co-minciamo dalla legge elettora-le, la n. 27 del 21/12/2005, (sela sono scritta loro, dovrebberoconoscerla) che, all’art. 5, dice:“…I partiti o i gruppi politiciorganizzati tra loro collegati incoalizione che si candidano agovernare depositano un uni-co programma elettorale nelquale dichiarano il nome e co-gnome della persona da loro in-dicata come unico capo dellac o a l i z i o n e .”Sicché non è il presidente delConsiglio dei Ministri che èeletto direttamente dal popoloma, a tutto concedere, il Capodella coalizione o del partito.Ma anche quest’affermazione ètutta da rivedere, consideratoche ben potrebbe accadereche l’elettore voti un partito ouna coalizione solo perché si ri-conosce nel loro programma; operché comunque esprime unvoto “c o n t ro ” (è la strategiaben collaudata di Berlusconi):“non voglio assolutamente chei “c o mu n i s t i ” vadano al potere

e quindi voto per la destra, an-che se, a ben vedere non mipiacciono poi tanto neppureloro …”. Insomma nessunopuò escludere che gli elettoridella coalizione Forza Italia, Ane Lega l’abbiano votata a dispet-to del plurinquisito Berlusconi(per non ricordare che uno deisuoi lati, diciamo così, proble-matici), turandosi il naso pur diattuare il programma in cui cre-devano. Per esempio il federa-lismo per la Lega o una destralegalitaria e conservatrice perAn.

C apo della coalizione, dun-que, e non “p re m i e r ”. Cari-

ca, quest’ultima, che neppureesiste nel nostro ordinamentocostituzionale che prevede so-lo un presidente del Consigliodei Ministri. E infatti, secondol’art. 95 della Costituzione, “ilPresidente del Consiglio dirigela politica generale del Gover-no e ne è responsabile. Mantie-ne l'unità di indirizzo politicoed amministrativo, promoven-do e coordinando l'attività deiministr i”. Insomma una gestio-ne collegiale coordinata, nonmonocratica ed autoritaria.Sicché, quando Berlusconi siinveste della qualifica di pre-

mier, si arroga poteri che la Co-stituzione non gli riconosce e siinventa una carica istituzionaleche non esiste.Ma torniamo all’elezione diret-ta del popolo. Si è già visto cheanche questa è una fantasia. Maè anche una fantasia incostitu-zionale. Dice l’art. 92 della Co-stituzione: “Il governo della Re-pubblica è composto del presi-dente del Consiglio e dei mini-stri, che costituiscono insiemeil Consiglio dei ministri. Il pre-sidente della Repubblica nomi-na il Presidente del Consigliodei ministri e, su proposta diquesto, i ministri.”

D unque è il presidente dellaRepubblica che ha nomina-

to Berlusconi, non il popolo. Enulla gli avrebbe impedito, seavesse ritenuto che il “Capodella coalizione” indicato dallamaggioranza non presentavaquei requisiti di onestà, corret-tezza, serietà, competenza in-dispensabili per la carica di pre-sidente del Consiglio dei Mini-stri, di nominare altro esponen-te della maggioranza, nel tenta-tivo di ricondurre a ragione lacoalizione affinché non fosseportata a tale carica una perso-na indegna. E se il tentativo nonfosse riuscito e gli fosse stata ri-proposta la stessa indegna per-sona, non sarebbe stato il po-polo a riproporla ma la fazioneda questa persona egemonizza-ta. Il punto è che Berlusconinon capisce proprio che il si-stema costituzionale italiano sifonda sull’equilibrio di poteri.Che non vi è una legittimazio-ne popolare, a seguito dellaquale l’eletto dal popolo puòesercitare un potere assolutoprivo di ogni controllo; che, alcontrario, il popolo esprime lamaggioranza politica che go-vernerà e l’opposizione che necontrollerà l’operato; che ilpresidente della Repubblica

identifica la persona che, auto-revolmente (e quindi degna-mente) dirigerà il Consiglio deiministri; che ognuno di questiconserva la sua specifica com-petenza e responsabilità; chel’azione di governo si esplicasecondo le leggi emanate dalParlamento e sotto il controllodella Corte Costituzionale. Tut-to questo, ai miei tempi, lo sa-pevano gli studenti delle medieche avevano nel loro program-ma “Educazione civica”; oggicomunque lo sa qualsiasi stu-dente del primo anno di giuri-sprudenza. E quello che alla fi-ne è davvero preoccupantenon è che Berlusconi invece nesia del tutto inconsapevole. E’che egli sembra davvero crede-re che l’investitura popolare(se ci fosse) renderebbe lecitoche il governo di un grande Pae-se possa essere legittimamenteaffidato a persona più volte sot-toposta a processo penale perfalso in bilancio, frode fiscale,corruzione di giudici e testimo-ni, ritenuto colpevole ma noncondannato per prescrizione(e per via di leggi fatte appostada lui stesso per raggiungerequesto risultato). Quello che èdavvero preoccupante è cheegli sembra credere che l’inve -stitura popolare autorizzi ognidelitto; il che in effetti è avve-nuto, anche recentemente,nelle sanguinose dittature eu-ropee del secolo scorso; e checredevamo non sarebbe avve-nuto mai più.

n o i & l o ro Édi Maurizio Chierici

LE ORECCHIEDELLA CIAN el ’94 quando Berlusconi rivoluziona gli arredi di Palazzo

Chigi, pubblico e privato si raccolgono in un serviziofamoso del Tg1, direttore Carlo Rossella. Quasi il manifesto diun evo diverso. Rilassato nella poltrona del salotto, ilpresidente risponde alle domande, dita che giocano con icappelli delle sue bambine (allora erano bambine). Annunciaun paese diverso dalle barbe dei protocolli. Sciolto, moderno.Elenco di promesse, numeri e programmi, ma, diciamo la verità,nessuno ascoltava. Ricordavano le diciture un po’ inutili checorrono sotto le immagini di “ Chi “, al tempo non ancoragazzetta ufficiale del governo. L’attenzione inseguiva ilrotocalco delle bambine bionde sulle ginocchia del padre,felicità che inteneriva ogni famiglia dal Brennero a CapoPassero. Stavamo per diventare americani dell’America dellafamiglia Bush.Passano gli anni e il presidente cambia idea. Proibitomescolare affari di stato, famiglie e divertimenti. Proibitoascoltare, riferire, mormorare. Quando i giornalidistribuiscono le voci che si immaginava segrete, che dolore.Talmente profondo da impegnare il ministro Alfano aristabilire la riservatezza nella nuova giustizia che stadisegnando. Intercettazioni limitate al minimo, tanto persalvare la decenza. Solo mafiosi conclamati, bancarottiericondannati, ricattatori di professione, ma le personeperbene, per carità. Meglio se nomi sono schedati, lasciamoperdere i nuovi. “Ristabilire la civiltà dei paesi civili èl’impegno che dobbiamo ai cittadini. Prendiamo esempiodagli Stati Uniti…”. Giornalisti e tv della famiglia Arcoreripetono autisticamente: negli Usa si intercetta quattro voltemeno dell’ Italia anche se la popolazione è moltiplicata percinque. Vergogna.

U n mattino mi sono incuriosito nella Miami lontana dalmare, davanti a un palazzo senza finestre. Gli imbianchini

avevano disegnato imposte giallo-rosa. Sul tetto galleggiavanotre globi bianchi. Non cisterne d’acqua: il palazzo nascondeva enasconde un segreto. Dietro l’allegria degli stucchi, pareti diacciaio che resistono agli uragani forza cinque. E’ la sededell’agenzia privata Global Crossing, agli ordini dell’Agenziaper la Sicurezza Nazionale di Washington. Ogni giorno – ripeto,ogni giorno – registra 650 milioni di telefonate. Soprattutto chichiacchiera nel paese, ma anche chiamate da Europa,Sudamerica, Oriente infido. Voci che i computer imbustano nelbunker elettronico più discreto del mondo. Altre orecchienascoste nei mausolei senza finestre ascoltano in California e aVirginia d.c., attorno alla capitale. Registrazioni raddoppiate.Orecchie legate da cavi: in un lampo sa tutto chi deve sapere.Possono pescare i magistrati che indagano anche se già godonola libertà di non dover limitare i giorni (come sta per imporreAlfano) per spiare banchieri, ministri o gaudenti o furbetti chemagari non pagano le tasse. “Chi non ha niente da nasconderepuò dormire tranquillo”, risponde l’addetto stampa dellaGlobal ai giornalisti curiosi sbarcati dall’Italia. Perché in Italianon esistono cattedrali d’ascolto impegnate nella tutela dellasicurezza, solo spioni bric brac autorizzati ad ascoltare e ariferire solo agli amici che possono garantire una vecchiaiaserena come la vecchiaia dell’onorevole Betulla.

L’Agoràdella Cgil

di Giovanni Ghiselli

Il sindaco di Alessandria,Piercarlo Fabbio, ha chie-sto trentamila euro di cau-zione alla Cgil per conce-

dere l’uso della piazza a unamanifestazione di lavoratori.La limitazione dell’usodell’agorá equivale a una gra-ve mutilazione della libertà diparola. La civiltà ellenica erabasata sul dialogo, sul con-fronto tra discorsi contrappo-sti (i dissoì lógoi ) e la parresìaera considerata dai Greci unbene irrinunciabile poichésenza la libertà di parlare, po-liticamente e retoricamente,non sussisteva la democrazia,né la cultura. La capacità diesprimersi verbalmente coneleganza e con forza distin-

gueva la persona educa-ta dall’incolto. La

parola, fa no-tare Canfora,ha uno spa-zio grandissi-mo nella vitac o l l e t t i va(teatro, as-semblea, tri-

bunale) e perciò anche nelracconto storiografico anticoessa è largamente presente, etalvolta dominante. I discorsiche Tucidide attribuisce a Pe-ricle, Alcibiade e altri capi,contengono il significato del-le azioni, l’idea che le pro-muove e le attua. La scrittura -soprattutto quella esposta - èun surrogato marginale. Laparresìa, scrive Massimo Cac-ciari, è l'elemento che il Gre-co avverte come ciò che mas-simamente lo distingue dalbarbaro. Nell’antica Atene de-mocratica, dove il popolo, adetta di Pericle, amava il bellocon semplicità e la culturasenza mollezza, i cittadini nonavrebbero permesso ad alcunamministratore di limitare illoro fondamentale diritto ariunirsi per parlare libera-mente. Tale limitazione vale-va solo per i meteci, quelli chenon erano cittadini di pienodiritto. Il protagonista delloIone di Euripide afferma che lostraniero il quale va a viverenella città degli Ateniesi, an-che se coabita con i cittadinidi quella che è la scuola

dell’Ellade, ha schiava la boc-ca senza la libertà di parola.Analogo concetto si trova nel-le Fe n i c i e , quando Polinicechiarisce a Giocasta, sua ma-dre, quale sia la cosa più odio-sa per l'esule: “una soprattut-to, che non ha libertà di pa-ro l a ”. Infatti, conferma la re-gina di Tebe, è cosa da schiavonon poter dire quello che sipensa. Ebbene, se veniamo aitempi nostri, la libertà di pa-rola, da non confondersi conla licenza di chiacchierare avanvera, rimane uno dei pri-mi valori per la persona ca-pace e desiderosa di pensare.Oggi la parresìa è rappresen-tata in non piccola parte dallalibertà di stampa: questa, se-condo Benedetto Croce “vo -leva, nei grandi Stati, nell’Eu-ropa e nel mondo, tenere l’uf-ficio che nelle piccole cittàantiche aveva tenuto l’a gorá”.D’altra parte è l’agorá, la piaz-za dove il popolo libero si riu-nisce e parla, e ascolta, cheprefigura e suggerisce la pa-rola scritta nei giornali seri. Iltermine greco è formato sullaradice di un verbo (agheíro)che vuol dire “ra d u n o ”. Inquesti giorni in Italia i potentitemono le riunioni di piazza,poiché paventano il disgustoe la rabbia dei cittadini di fron-te all’incapacità di tanti, trop-pi dirigenti indegnamentepreposti alla guida della nazio-ne.

Questa storiadi essere “p re m i e rper volontàp o p o l a re ”Berlusconila ripeteossessivamente:ecco perché nonè vero (secondola legge e la Carta)

SECONDO TEMPO

lLA STECCA di I N D ROTocqueville diceva che“è nel sonno dellapubblica coscienzache maturano ledittat ure”Corriere della sera,13 gennaio 1996

di Massimo Fini

Difendo Claudio Brachino. Il direttoredi Videonews che ha mandato in on-da il contestatissimo servizio su Rai-mondo Mesiano, il giudice che ha

condannato Finivest-Mediaset a pagare750 milioni di euro alla Cir di Carlo De Be-nedetti. Brachino non ha fatto niente di di-verso da ciò che i politici, principalmentedi centrodestra, e i giornalisti a loro colle-gati fanno da quasi vent'anni, dall'epoca di"Mani Pulite". Cominciò Bettino Craxi colfamoso "poker d'assi" che sosteneva di ave-re nei confronti di Antonio Di Pietro cheaveva aperto un'indagine su di lui e i suoiadepti. Come se l'eventuale corruzione delpm sanasse quelle altrui e non si aggiun-gesse invece ad esse. Da allora ogni voltache un pubblico ministero inizia un'inchie-sta o un giudice pronuncia una sentenzanon si sta a guardare il merito del provve-dimento ma la prima cosa che si fa è l'esamedel sangue, politico e anche comporta-mentale (da Borrelli a Woodlock i casi piùnoti) al magistrato che lo ha emesso. Que-sta è la nuova procedura penale, e ora an-che civile, italiana. È del tutto evidente chein questo modo non si può più amministra-re giustizia. Non per nulla Alfredo Rocco,che sarà stato anche un fascista ma era ungiurista che sapeva il suo mestiere, fece inmodo, nel suo Codice, di rendere il piùastratta possibile la figura del magistrato di-sincarnandola da chi la interpreta. Il pub-blico ministero si chiama in realtà "sostitu-

to procuratore della Repubblica", aggan-ciandolo così a un ordine più alto, e lo stes-so iter delle carriere, organizzato sul con-testatissimo criterio dell'anzianità, rispon-deva a questa concezione, per evitare, tral'altro, il protagonismo dei magistrati (inItalia si contesta senza mai preoccuparsi dicapire la "ratio" di ciò che si contesta). Ilmotivo di questa impostazione data da Al-fredo Rocco al nostro Codice è semplice.La persona del magistrato è sempre attac-cabile. Non c'è uomo al mondo, se si esclu-de Berlusconi, che non abbia delle pecche.E se non sarà lui sarà sua moglie o la suaamante o i suoi figli o i suoi amici. La fun-zione, in quanto astratta, è invece inattac-cabile. Ed è proprio giocan-do su questa voluta confu-sione fra ruolo del magi-strato e la persona che loincarna ("antropologi-camente un pazzo" se-condo Berlusconi) cheil premier nella ventila-ta "riforma della Giu-stizia" vuole attaccare lafunzione della agistraturamettendola al servi-zio dell'Esecu-tivo. Cioè alsuo servi-zio.

In difesa di Brachino

ClaudioB ra ch i n o

(FOTO ANSA)

Martedì 20 ottobre 2009 pagina 19

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7

MAIL B OXI politici senza mascheree i cagnolini di stoffaQuando il potere s'appropriadel linguaggio, io rinuncio allaparola. Osservo in tv le loromaschere che cadono una aduna. Io ho pazienza. Bastaguardare il loro volto senzaaudio: sembrano quei cagno-lini di stoffa che muovono latesta di qua e di la, e tu non saise ridere, piangere o regalargliun guinzaglio.Rino

Pd, due pesie due misurePremesso che nel 2009 credoche la parola discriminazionedovrebbe essere cancellata daogni dizionario e svuotata disenso, mi sorprende non pocoil polverone che si è scatenatosul “caso Binetti”. Sul pianopolitico il voto contrario del-l'on. Binetti non credo sia ilprimo, e temo nemmeno l'ul-timo, dei voti scomodi e im-barazzanti che il Pd regala allamaggioranza. Perchè non sisollevano casi come questoquando si parla di indulti e in-dultini, scudi, lodi e scalatebancarie? Forse questi argo-menti non c'entrano con lamorale di un partito cosiddet-to "democratico"? Perchèl'on. Franceschini in un’ i n t e r-vista rubata da "Qui Lecco li-bera" sembrava così scetticosulla cacciata degli illustri as-senti alle votazioni sullo scudo

reno e nell'Adriatico. A que-sto punto mi e vi chiedo: comemai l'affondamento preceden-temente citato è stato tratta-to come scandalo dell'ultimaora se gli affondamenti illegalisono un fenomeno tanto dif-fuso da essere riportati su untesto scolastico?Stefano Rapisarda

Altro che ponte di Messinapensiamo alle prioritàLe stranezze del presidentedel Consiglio: promette agliitaliani la costruzione del pon-te di Messina, mentre ci sonodelle zone della Calabria chesono dimenticate anche daDio, ad esempio la costa io-nica da Taranto a Reggio Ca-labria, circa 600 Km di ferroviadello Stato a binario unico enon elettrificato ed una ss.106in stato pietoso (per raggiun-gere quel tratto servonoun’intera giornata ed una not-tata. Inoltre hanno scopertoche i mari sono inquinati darifiuti tossici, così va a morireanche quel poco turismo ri-masto! Invece di pensare alponte, pensasse un po’ a bo-nificare i mari e a rilanciare l'I-talia anche dal punto di vistaturistico e non solo.Alduccio

Ho 18 anni e non ci sto,questa Italia non mi piaceSono una neo diciottenne,matricola alla facoltà di giuri-sprudenza, che non riesce acapire in che mondo vive. Nonho mai guardato un realityshow o uno dei programmi al-quanto demenziali che si tro-vano in giro al contrario deimiei coetanei ma avevo, ed ho,l'appuntamento fisso con iprogrammi che parlano di po-litica e informazione, argo-menti che mi hanno sempreinteressata. Volevo lanciare unappello dalle pagine del quo-

tidiano ai miei coetanei a ri-bellarsi a quest'Italia “s p u t t a-nata”, perchè siamo noi il fu-turo, noi avremo in mano il po-tere di estirpare le radici diquesto squallore.Nicole

Scegliete bene i candidati,non cacciate la BinettiNon trovo per nulla giustifi-cato che si proceda all'espul-sione dell'onorevole Binettidal Partito o dal gruppo par-lamentare di cui fa parte. Nonè lei il problema. E non trovonemmeno scandaloso che laCamera abbia rigettato una

pur legittima (negli intenti)proposta di legge anti-omofo-bia. Perché proprio quello è ilcompito del parlamento, fattodi donne e uomini liberi cheliberamente discutono le loroposizioni giungendo talvolta adelle sintesi che non necessa-riamente rispecchiano glischieramenti usciti dalle urne.Bello se funzionasse semprequesto meccanismo. Soprat-tutto sulle "grandi questioni"di ordine morale per le quali lelogiche di appartenenza a que-sto o a quello schieramentodevono necessariamente es-sere subordinate all'intelligen-za individuale dei parlamenta-ri. Il problema che sta alla ra-dice della questione Binetti èproprio questo.Quanto sono "elette" le mentidegli "eletti"? Non concordomai con le posizioni della Bi-netti ma la ritengo persona in-telligente e meritevole (in ba-se alle informazioni in miopossesso) di occupare il postoche occupa. Mi preoccupanodi più gli "Yes men" (and wo-men), cioè coloro che si schie-rano a prescindere. Ieri unasenatrice repubblicana delMaine ha fatto "outing" dichia-rando che appoggerà la pro-posta di riforma della Sanità diObama. Non possiamo giudi-care come "voltafaccia" o co-me "ravvedimento" un parerecontrario sulla base di merelogiche di appartenenza poli-tica o di pregiudizio idelogico.Riflettiamo piuttosto sullemodalità di selezione dei par-lamentari. La blindatura delleliste porta alla selezione di unnumero maggiore di rappre-sentanti inadeguati.Riportiamo piuttosto in primopiano la giusta battaglia sullaselezione diretta dei candidatiunita alla seconda battagliaGrillo-Dipietrista sui requisitidi candidabilità.Guido Bortoluzzi

C aro Colombo, vivo a Milano ela notizia della bomba esplosa

mi ha fatto molta impressione.Abito vicino a San Siro e ho sentitole sirene arrivare, la confusione, levoci. Poi ho letto su un giornale cheil kamikaze stava in una casapopolare, che nelle moscheeincitano sempre le persone all'odio,che questo non era un caso isolato.Facciamo entrare nel nostro paesedei terroristi? Devo avere paura diquelli come lui?

Margherita

CREDO CHE, se mi fossi trovatoad abitare a Milano vicino a San Siro, avreiavuto la stessa reazione della lettriceMargherita. La stessa ansia, la stessa paura.Ma è la parola "paura" che ci deve guidarenella riflessione. Noi, in Italia, viviamo nellamorsa di due paure. Una la viviamo incomune con il resto del mondo. La paura delterrorismo che, dopo il tremendo esordiodell'11 settembre a New York, hadimostrato di voler colpire dentro e fuoridelle aree dell'Occidente, da Barcellona aBali, da Londra alla frontiera sud-estdell'Iran. E' un pericolo che incombe e cheha dato vita a una catena di attivitàpreventiva e protettiva dall'Arabia Saudita alNord America, dal Kenya alla Svezia. Perdire che tutto il mondo è in pericolo (maanche in difesa) contro una piccola parte dimondo votata a imporre la morte come

messaggio politico. Non ho detto "religioso"perché l'Europa e la cultura cristiana hannotroppa esperienza di massacri fattibrandendo il crocifisso. Era politica per ilpotere allora. E' politica per il potere adesso.Se ci sono fanatici disperati che si fannoarruolare dipende dal fatto che qualcuno liarruola. E qualcuno li ha spinti al fanatismocome unica fuga dalla disperazione.Ma c'è un secondo punto che è tristeprivilegio solo degli italiani. E' la paura comestrumento di governo. Dovunque, in Europa,ci sono gruppi politici xenofobi e razzisti. Masolo in Italia, con il partito della Lega Nordche occupa il ministero degli Interni ecomanda tutte le polizie, solo in Italia siamoautorizzati o meglio spinti dal governo aguardare con sospetto ogni immigrato,anche se è regolare e lavora e producericchezza e paga le tasse italiane. Con unasola mossa di scriteriato e incosciente mododi governare, impegniamo, da un lato, forzedi polizia e militari a dare la caccia alclandestino, vero o presunto, indicato come"criminale" e che invece contribuisce albenessere del paese, non al pericolo:dall'altro lato facciamo diventare l'Italia unafabbrica di solitudine, umiliazione,disperazione. E questo è il vero pericolo. Unpericolo che il governo Bossi - Berlusconi èimpegnato a produrre ogni giorno.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

LA PAURASTRUMENTO DI GOVERNO

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

La vignetta

SECONDO TEMPO

L’abb o n at odel giorno

SILVIA MARIOTTI

Ci scrivono Silvia eFrancesco : “Siamo moltoorgogliosi della nascita diquesto giornale del qualeabbiamo fatto conimmenso piacerel'abbonamento percontribuire a una cosìimportante voce in unmondo dell'informazioneafono, oltre chei m b av a g l i a t o ”. Francescoè siciliano della provinciadi Enna, ha 27 anni. Silviainvece èdellap rov i n c i adiRoma,ha 29anni.

Raccontatie manda una foto a:a bb o n a t o d e l g i o r n o @

i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL FATTO di ieri20 Ottobre 1930“Ateo, per grazia di Dio”. Ossimoro programmatico di unavisione del mondo. Firmato Luis Bunuel. Scandaloso,iconoclasta Bunuel, che nel 1930 gira il suo più irriverenteapologo dadaista, un inno all’amour fou, sul filo di unsurrealismo eversivo. Onirico, sacrilego per scelta, “L’aged’or”, scritto a due con Salvatori Dalì, debutta in una sera diottobre al cinema Pantheon di Parigi. E per il Tout Paris,invitato alla prima dal mecenate produttore Visconte deNoailles, è subito scandalo. Blasfeme le immagini,“crudelmente insensati” i dialoghi, urticante l’attacco alleistituzioni borghesi. Troppo, per pubblico e censura che,dopo l’assalto allo Studio 28 da parte di squadristi fascistidi Action Française, decide, su ordine del prefetto Chiappe,per il sequestro immediato. Introvabile fino al 1981, ilcapolavoro del maestro, è la summa dell’or todossiasurrealista. Uno sberleffo indemoniato contro una società“marcia e disfatta”, disegnata attraverso inquadraturechoc. Tra corpi di prelati in disfacimento, maschere diborghesi coperti di mosche, militari e dignitari ridotti ascheletri, “L’Age d’or” è un grido di rivolta contro i pilastridella borghesia capitalista, chiesa, esercito, stato.

Giovanna Gabrielli

mare tutti gli organi costitu-zionali dello Stato oltre adaver subito vari procedimentipenali? Perché la magistraturaromana apre un'inchiesta suDi Pietro che ha definito attodi viltà inspiegabile la firma diNapolitano sullo scudo fiscalee si permette di archiviare ilcaso scandaloso Berlusco-ni-Saccà? Ma dove viviamo?Non è forse quella la magi-stratura dubbia e non è forsesana la magistratura di Milanoche condanna Fininvest a ri-sarcire un danno per aver ru-bato la Mondadori al legittimoproprietario, corrompendo igiudici?Giancarlo Quaresima

Navi dei veleni affondate,nulla di nuovoStudio fisica all'università diCatania e sono molto interes-sato alle tematiche ambientalie in particolar modo al nuclea-re. Intorno all'11 ottobrescorso è apparso su giornali etelegiornali il caso della navecarica di rifiuti tossici affonda-ta dalla 'ndrangheta al largodella Calabria. Da allora si co-minciò a parlare di navi "ra-dioattive" affondate come sefosse lo scandalo del momen-to. Proprio oggi però, sfoglian-do un libro di scienze del liceo,ho letto un paragrafo sull'in-quinamento del mare dove siparlava di autoaffondamenti dinavi cariche di bidoni conte-nenti sostanze radioattive. Ilparagrafo è corredato di im-magini e sono indicati alcunisiti di affondamento nel Tir-

mentre oggi è così deciso delcontrario? C'entra forse lacorsa alla leadership? Vi salutoe ringrazioFrancesco Fausto

Non accontentiamocidell’informazione scarsaPurtroppo non si tratta piùsolo e soltanto del Tg1. Unacerta linea editoriale sensibi-le ad un dato orienatmentopolitico può anche essereconsiderata accettabile, maquando si superano certi li-miti francamente far finta diniente diventa intollerabile epericoloso. Bisogna manife-stare il proprio dissenso. Ta-

cere ed ingoiare ogni giornoquesto sistema non è accet-tabile. Non possiamo esserepresi in giro e fare finta diniente. Io ho provato a ma-nifestare il mio disappunto al-la redazione del Tg2. Invitoanche gli altri lettori a fare al-trettanto laddove incorres-sero (e c'è da credere che ac-cadrà nuovamente) in altri si-mili e sconvolgenti disservizi;per dire no all'uso strumen-tale dell'informazione. Ci ac-contentiamo di poco. Ci ba-sterebbero i fatti! I fatti puntoe basta!Andrea Marchetti

La condanna Fininvestmi sembra normaleQuando usciremo da questasituazione paradossale di pre-dominio degli organi di stam-pa e televisone da parte di unasola persona? E perché c'ètanta gente ancora affascinatada un presidente del Consiglioche si permette di delegitti-

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