Il Fatto Quotidiano - primo numero

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1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Mercoledì 23 settembre 2009 – Anno 1 – n° 1 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.100 www.ilfattoquotidiano.it Liofredi dice che Santoro alla Rai è “ospite”. Se fosse vero vorrebbe dire che lui vuol fare il padrone . A nostre spese INDAGATO LETTA Da 10 mesi. E nessuno ne parla DE VILLEPIN E DE MINZOLIN di Marco Travaglio Q uando avranno liquidato anche gli ultimi farabutti dalla stampa e dalla Rai, Silvio Berlusconi e la fairy band scopriranno la portata eversiva delle cronache dall’estero. E aboliranno anche quelle. L’altro giorno, per esempio, Massimo Nava raccontava a pagina 18 del Corriere della sera, cioè a debita distanza dalle cronache italiane, il processo che si è aperto a Parigi contro l’ex premier Dominique de Villepin e uno stuolo di personaggi eccellenti che rischiano il carcere per falso, calunnia e abuso d’ufficio. Questa specie di Watergate alla francese riguarda un presunto complotto ordito da Villepin, forse d’intesa con l’allora presidente Jacques Chirac, per screditare a suon di dossier taroccati l’eterno rivale Nicolas Sarkozy. E’ l’ ”affaire Clairstream”, la finanziaria lussemburghese sospettata di custodire – scrive Nava – “conti cifrati per grandi affari e commesse militari. Un cd-rom con una lista di nomi comincia a circolare negli ambienti della politica e dei servizi segreti e innesca le indagini della magistratura. Le liste sono state manipolate con nomi inseriti da un esperto informatico legato ai servizi. E il nome-bomba è quello di Sarkozy”. Risultato: Sarkozy denuncia l’arcinemico Villepin e stronca la carriera a chi voleva – sempre secondo l’accusa – stroncarla a lui. Infatti, prosegue il Corriere, appena indagato Villepin viene “isolato dalla sua parte politica”, si ritira dalla corsa all’Eliseo e oggi scrive saggi molto dotti su Napoleone in esilio. Bene hanno fatto i giornali italiani a distanziare le cronache sul processo Clairstream da quelle (eventuali) sulle vicende giudiziarie dei politici italiani, soprattutto uno, il solito. Altrimenti sarebbe subito emerso, anche agli occhi più distratti, il confronto. In Francia c’è un presidente che non ha conti all’estero, tant’è che qualcuno ha dovuto inventarglieli. In Italia non c'è bisogno di inventare nulla: al premier sono state scoperte decine di conti esteri su 64 società offshore. E non è successo niente. O meglio si sono aperti un paio di processi, subito chiusi con la depenalizzazione del reato da parte dell’imputato; e ora arriva il prossimo, quello di Mediatrade, che riposerà in pace grazie al lodo Alfano. E l’opposizione zitta: guai a separare la criminalità dalla politica. A l momento non sappiamo se Villepin abbia commesso reati. Ma sappiamo che ha commesso un errore madornale: ha sbagliato paese. Fosse nato in Italia, o almeno avesse preso esempio da Papi, i dossier li avrebbe delegati a Pio Pompa e al fido Betulla, o direttamente a Feltri, per non lasciare impronte sul lavoro sporco e poi dissociarsene. Una volta indagato, poi, non avrebbe mai lasciato la politica per darsi alla letteratura, anche perché nessuno (tantomeno la cosiddetta opposizione) gliel'avrebbe chiesto: anzi, si sarebbe ricandidato proprio per questo, per essere rieletto, abolire i suoi reati e poi direttamente i suoi processi con un bel lodo Villepin. Avrebbe potuto impossessarsi di tv e giornali per far ripetere a reti ed edicole unificate che il suo processo è politico e lui un perseguitato da toghe ostili (le celebri “robes rouges”) che tentano di sostituirsi al Popolo. Infilare sua figlia nella proprietà di uno dei pochi quotidiani non suoi, così da ottenere sapidi editoriali di Painblanc, Ostellin e Coques de la Loge contro il moralismo, il giustizialismo e l’invasione di campo delle procure. Infine sistemare un apposito ciambellano alla direzione del TgUnico per occultare lo scandalo e liquidarlo come “gossip”. Uno ancor più servile di Bruno Guêpe. Tipo, ecco, Auguste de Minzolin. Dopo il rimpallo tra due procure, la Cassazione manda il fascicolo sui centri di accoglienza all’unico magistrato di Lagonegro. I reati ipotizzati sono abuso, turbativa d’asta e truffa Peter Gomez e Marco Lillo pag. 3 z Linea politica la Costituzione di Antonio Padellaro dc C i chiedono: quale sarà la vostra linea politica? Rispondiamo: la Costituzione della Repubblica. Non è retorica ma drammatica realtà. Prendete il principio di lega- lità sancito dall'articolo 1. Cosa c'è di più rivoluzionario in un Paese dove ogni giorno la legge viene adattata ai capricci dell'imperatore e dei suoi cortigiani? E l'articolo 21 quando af- ferma che l'informazione non può es- sere soggetta ad autorizzazioni o cen- sure? Vi sembra che il direttore del Tg1 ne tenga conto, quando decide che gli italiani non devono sapere né delle prostitute a casa Berlusconi né degli insulti di Brunetta? Ci dicono: che bisogno c'è di un altro giornale? Eppure questo bisogno lo sentiamo talmente da avervi investito il nostro mestiere e i nostri risparmi. Quando Indro Montanelli fu costret- to a lasciare il “suo” Giornale e fondò la Voce, spiegò di aver giurato a se stesso: “Mai più un padrone”. Ne ave- va abbastanza dei trombettieri al ser- vizio dell'uomo di Arcore. Anche noi possiamo dire che qui di padroni non ne abbiamo. La proprietà del Fatto Quotidiano è ripartita in piccole quo- te equivalenti tra un gruppo di soci che hanno come unico scopo quello di garantire l'autonomia del giornale e di far quadrare i conti. Piccoli azio- nisti ai quali in tanti chiedono di ag- giungersi per dare una mano. Ricchi non siamo ma non chiederemo un solo euro di sovvenzioni pubbliche o di partito. Sono già 30mila coloro che ci sostengono in questa scelta con i loro abbonamenti. Una prova di fi- ducia senza precedenti, visto che il giornale lo vedranno solo oggi. Gra- zie. Il Fatto sarà un giornale di opposi- zione. A Berlusconi, certo, perché ha ridotto una grande democrazia in un sultanato degradante. Ma non faremo sconti ai dirigenti del Pd e della mul- tiforme sinistra che in tutti questi an- ni non sono riusciti a costruire uno straccio di alternativa. Troppi litigi. Troppe ambiguità. E poi vedremo se Di Pietro riuscirà, davvero, a creare qualcosa di nuovo, liberandosi dei ri- ciclati soprattutto al Sud. Lo abbiamo chiamato il Fatto in me- moria di Enzo Biagi che ci ha inse- gnato a distinguere i fatti dalle opi- nioni. Un grande giornalista e un uo- mo perbene epurato, come Monta- nelli, dalla compagnia dei servi e dei mediocri. Pensando al loro coraggio ci facciamo coraggio. RAI x Gli uomini di Berlusconi all’attacco Editto su Travaglio Mannaia su Anno Zero Il duello fra Santoro e Liofredi (FOTO DI MASSIMO DI VITA ) Il processo di pace continua a mietere vittime. Qui sì che ci vorrebbe un bel lodo” (da spinoza.it) CATTIVERIE Incredibile sortita di Liofredi alla conferenza stampa insieme a Santoro “La tua trasmissione non mi piace, in azienda sei un ospite” Wanda Marra pag. 2 - 3 z U di Paolo Flores d’Arcais L’ALLEANZA TRA DIO E MAMMONA pag. 18 z U di Luca Telese MARINO: PD TOGLIAMO LA CANCRENA pag. 5 z U di Massimo Fini LA GRANDE MENZOGNA IN AFGANISTAN pag. 18 z U di Furio Colombo SALVIAMO IL SOLDATO O BA M A pag. 7 z U di Corrado Stajano LA NOSTRA COSTITUZIONE SOVVERSIVA pag. 6 z U di Antonio Tabucchi IL RACCONTO “FRA GENERALI” pag. 12 e 13 z 12,90 LIBRO+DVD EDITORI RIUNITI Quello che Berlusconi non dice SANGUE E CEMENTO EDITORI RIUNITI SANGUE E CEMENTO L’INCHIESTA SUL TERREMOTO TRAVAGLIO VAURO LIBRO+DVD 12,90 corso Vittorio Emanuele II, 86 - 10121 Torino telefono 011 55 91711 fax 011 54 30 24 www.bollatiboringhieri.it e-mail: [email protected] Bollati Boringhieri editore Georges Didi-Huberman La somiglianza per contatto Archeologia, anacronismo e modernità dell’impronta «Nuova Cultura 218», pp. 363, con 101 ill., 40,00 Il gesto elementare con cui ha inizio la scultura si rivela uno dei più fecondi per una filosofia delle immagini. Elena Pulcini La cura del mondo Paura e responsabilità nell’età globale «Nuova Cultura 219», pp. 297, 25,00 Essere capaci di cura vuol dire scoprirsi fragili e avere paura per il mondo. Zelda Fitzgerald Lasciami l’ultimo valzer Romanzo «Varianti», pp. 265, 19,00 In una nuova traduzione, torna il grande romanzo di una delle donne più straordinarie del Novecento, da troppo tempo dimenticato. y(7HC0D7*KSTKKQ( +}!"!}!$!%

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Primo numero del quotidiano, del 23 settembre 2009

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Page 1: Il Fatto Quotidiano - primo numero

€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

M e rc o l e d ì 23 settembre 2009 – Anno 1 – n° 1Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.100

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Liofredi dice che Santoro alla Rai è “ospite”. Se fosse verovorrebbe dire che lui vuol fare il p a d ro n e . A nostre spese

INDAGATO LETTADa 10 mesi. E nessuno ne parla

DE VILLEPINE DE MINZOLIN

di Marco Travaglio

Q uando avranno liquidato anche gli ultimi farabutti dallastampa e dalla Rai, Silvio Berlusconi e la fairy band

scopriranno la portata eversiva delle cronache dall’estero. Eaboliranno anche quelle. L’altro giorno, per esempio, MassimoNava raccontava a pagina 18 del Corriere della sera, cioè a debitadistanza dalle cronache italiane, il processo che si è aperto a Parigicontro l’ex premier Dominique de Villepin e uno stuolo dipersonaggi eccellenti che rischiano il carcere per falso, calunnia eabuso d’ufficio. Questa specie di Watergate alla francese riguardaun presunto complotto ordito da Villepin, forse d’intesa conl’allora presidente Jacques Chirac, per screditare a suon di dossiertaroccati l’eterno rivale Nicolas Sarkozy. E’ l’ ”affaire Clairstream”,la finanziaria lussemburghese sospettata di custodire – scrive Nava– “conti cifrati per grandi affari e commesse militari. Un cd-romcon una lista di nomi comincia a circolare negli ambienti dellapolitica e dei servizi segreti e innesca le indagini della magistratura.Le liste sono state manipolate con nomi inseriti da un espertoinformatico legato ai servizi. E il nome-bomba è quello di Sarkozy”.Risultato: Sarkozy denuncia l’arcinemico Villepin e stronca lacarriera a chi voleva – sempre secondo l’accusa – stroncarla a lui.Infatti, prosegue il Corriere, appena indagato Villepin viene“isolato dalla sua parte politica”, si ritira dalla corsa all’Eliseo e oggiscrive saggi molto dotti su Napoleone in esilio.Bene hanno fatto i giornali italiani a distanziare le cronache sulprocesso Clairstream da quelle (eventuali) sulle vicende giudiziariedei politici italiani, soprattutto uno, il solito. Altrimenti sarebbesubito emerso, anche agli occhi più distratti, il confronto. InFrancia c’è un presidente che non ha conti all’estero, tant’è chequalcuno ha dovuto inventarglieli. In Italia non c'è bisogno diinventare nulla: al premier sono state scoperte decine di contiesteri su 64 società offshore. E non è successo niente. O meglio sisono aperti un paio di processi, subito chiusi con ladepenalizzazione del reato da parte dell’imputato; e ora arriva ilprossimo, quello di Mediatrade, che riposerà in pace grazie al lodoAlfano. E l’opposizione zitta: guai a separare la criminalità dallapolitica.

A l momento non sappiamo se Villepin abbia commesso reati.Ma sappiamo che ha commesso un errore madornale: ha

sbagliato paese. Fosse nato in Italia, o almeno avesse presoesempio da Papi, i dossier li avrebbe delegati a Pio Pompa e al fidoBetulla, o direttamente a Feltri, per non lasciare impronte sullavoro sporco e poi dissociarsene. Una volta indagato, poi, nonavrebbe mai lasciato la politica per darsi alla letteratura, ancheperché nessuno (tantomeno la cosiddetta opposizione)gliel'avrebbe chiesto: anzi, si sarebbe ricandidato proprio perquesto, per essere rieletto, abolire i suoi reati e poi direttamente isuoi processi con un bel lodo Villepin. Avrebbe potutoimpossessarsi di tv e giornali per far ripetere a reti ed edicoleunificate che il suo processo è politico e lui un perseguitato datoghe ostili (le celebri “robes rouges”) che tentano di sostituirsi alPopolo. Infilare sua figlia nella proprietàdi uno dei pochi quotidiani non suoi, cosìda ottenere sapidi editoriali di Painblanc,Ostellin e Coques de la Loge contro ilmoralismo, il giustizialismo e l’i nv a s i o n edi campo delle procure. Infine sistemareun apposito ciambellano alla direzionedel TgUnico per occultare lo scandalo eliquidarlo come “go s s i p ”. Uno ancor piùservile di Bruno Guêpe. Tipo, ecco,Auguste de Minzolin.

Dopo il rimpallo tra due procure, la Cassazionemanda il fascicolo sui centri di accoglienzaall’unico magistrato di Lagonegro. I reatiipotizzati sono abuso, turbativa d’asta e truffa

Peter Gomez e Marco Lillo pag. 3z

Linea politicala Costituzione

di Antonio Padellarodc

Ci chiedono: quale sarà la vostralinea politica? Rispondiamo: laCostituzione della Repubblica.Non è retorica ma drammatica

realtà. Prendete il principio di lega-lità sancito dall'articolo 1. Cosa c'è dipiù rivoluzionario in un Paese doveogni giorno la legge viene adattata aicapricci dell'imperatore e dei suoicortigiani? E l'articolo 21 quando af-ferma che l'informazione non può es-sere soggetta ad autorizzazioni o cen-sure? Vi sembra che il direttore delTg1 ne tenga conto, quando decideche gli italiani non devono sapere nédelle prostitute a casa Berlusconi nédegli insulti di Brunetta?Ci dicono: che bisogno c'è di un altrogiornale? Eppure questo bisogno losentiamo talmente da avervi investitoil nostro mestiere e i nostri risparmi.Quando Indro Montanelli fu costret-to a lasciare il “suo” Giornale e fondòla Voce, spiegò di aver giurato a sestesso: “Mai più un padrone”. Ne ave-va abbastanza dei trombettieri al ser-vizio dell'uomo di Arcore. Anche noipossiamo dire che qui di padroni nonne abbiamo. La proprietà del FattoQuotidiano è ripartita in piccole quo-te equivalenti tra un gruppo di sociche hanno come unico scopo quellodi garantire l'autonomia del giornalee di far quadrare i conti. Piccoli azio-nisti ai quali in tanti chiedono di ag-giungersi per dare una mano. Ricchinon siamo ma non chiederemo unsolo euro di sovvenzioni pubbliche odi partito. Sono già 30mila coloro checi sostengono in questa scelta con iloro abbonamenti. Una prova di fi-ducia senza precedenti, visto che ilgiornale lo vedranno solo oggi. Gra-zie.Il Fatto sarà un giornale di opposi-zione. A Berlusconi, certo, perché haridotto una grande democrazia in unsultanato degradante. Ma non faremosconti ai dirigenti del Pd e della mul-tiforme sinistra che in tutti questi an-ni non sono riusciti a costruire unostraccio di alternativa. Troppi litigi.Troppe ambiguità. E poi vedremo seDi Pietro riuscirà, davvero, a crearequalcosa di nuovo, liberandosi dei ri-ciclati soprattutto al Sud.Lo abbiamo chiamato il Fatto in me-moria di Enzo Biagi che ci ha inse-gnato a distinguere i fatti dalle opi-nioni. Un grande giornalista e un uo-mo perbene epurato, come Monta-nelli, dalla compagnia dei servi e deimediocri. Pensando al loro coraggioci facciamo coraggio.

RAIxGli uomini di Berlusconi all’attacco

Editto su TravaglioMannaia su Anno Zero

Il duello fra Santoro e Liofredi (FOTO DI MASSIMO DI VI TA )

Il processo di pacecontinua a mieterevittime. Qui sì checi vorrebbe un bel lodo”

(da spinoza.it)

C AT T I V E R I EIncredibile sortitadi Liofredi alla conferenzastampa insieme a Santoro“La tua trasmissionenon mi piace, in azienda seiun ospite” Wanda Marra pag. 2 - 3z

Udi Paolo Flores d’A rc a i s

L’ALLE ANZATRA DIOE MAMMONA

pag. 18 z

Udi Luca Telese

MARINO: PDTOGLIAM OLA CANCRENA

pag. 5z

Udi Massimo Fini

LA GRANDEME NZOGNAIN AFGANISTAN

pag. 18z

Udi Furio Colombo

SALVIAM OIL SOLDATOO BA M A

pag. 7z

Udi Corrado Stajano

LA NOSTRACO STITUZIONESOVVE RSIVA

pag. 6z

Udi Antonio Tabucchi

IL RACCONTO“FRAGE NERALI”

pag. 12 e 13z

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Quello che Berlusconi non dice

SANGUE E CEMENTO

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L’INCHIESTA SUL TERREMOTO

TRAVAGLIOVAURO

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corso Vittorio Emanuele II, 86 - 10121 Torinotelefono 011 5591711 fax 011 543024

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Georges Didi-Huberman La somiglianza per contattoArcheologia, anacronismo e modernità dell’impronta «Nuova Cultura 218», pp. 363, con 101 ill., € 40,00

Il gesto elementare con cui ha inizio la scultura si rivela uno dei più fecondi per una filosofia delle immagini.

Elena Pulcini La cura del mondoPaura e responsabilità nell’età globale«Nuova Cultura 219», pp. 297, € 25,00

Essere capaci di cura vuol dire scoprirsi fragilie avere paura per il mondo.

Zelda Fitzgerald Lasciami l’ultimo valzer Romanzo«Varianti», pp. 265, € 19,00

In una nuova traduzione, torna il granderomanzo di una delle donne più straordinariedel Novecento, da troppo tempo dimenticato.

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pagina 2 Mercoledì 23 settembre 2009

C o n fe re n z ast ampasur realein Rai:il direttoredi reteattacca ilc o n d u tt o re

Da Report a Fabio Fazio:

la lunga estate

del dg rai Mauro Masi

I n principio fu Vauro: appenanominato dg della Rai, Mauro Masisfoderò il cartellino rosso al

vignettista di Annozero. Poi l’estate, con lequestioni legate a trasmissioni giudicatescomode. Così il dubbio sulla coperturalegale a Report, il contratto di Fabio Fazio ela riorganizzazione “politically correct” di

Annozero. Le maggiori attenzioni sonostate dedicate proprio all’ap p u n t a m e n t osettimanale con Michele Santoro,attraverso una lunga serie di querelle legatea vari aspetti: dal contratto di MarcoTravaglio a quello degli operatori al bloccodegli spot. “B u ro c r a z i a ”, l’hannoderubricata nei corridoi di viale Mazzini.

Un’altra questione calda è stata la trattativainterrotta con Sky per la trasmissione sulsatellite dei programmi della tv di Stato: daquelli sui tre canali ufficiali, a quelli dei nuoviservizi istituiti negli ultimi anni. Secondol’opposizione, un danno economicogravissimo per la Rai e un favore allaconcorrenza di Mediaset.

ASSALTO AD ANNOZEROLIOFREDI: “E’ TUTTO OK”. SANTORO: “BUGIARD O”

M assimi luminari di scienza medica sisono interrogati se baciando ogni fe-

dele la teca del sangue di San Gennaro si sareb-be moltiplicato il contagio, o no. Se cioè avreb-bero prevalso le qualità taumaturgiche della fe-de o la pervasiva perfidia del virus A/H1N1. Si èdeciso di profittare della sorte. Perciò sono sta-ti accolti alla sfida pure i massimi rappresen-tanti della comunità, Jervolino e Bassolino. Iquali si sono sottoposti al giudizio del virus per

dimostrare la loro invulnerabile santità. Ilbacio è stato accolto da un brivido di am-mirazione. Stupiva, dati i tempi e l’ammon -tare degli scandali, dei debiti, dei disoccu-pati, delle discariche, la loro vivida esisten-za, protetta dai ruoli istituzionali. Dopo ilbacio sono usciti indenni sotto il cielo blu.Neanche il sangue di San Gennaro è riusci-to a scioglierli, il soprannaturale esiste.

BACI VIRALI di Pino Corrias

San Gennaroha fatto ‘o miracolo

di Wanda Marra

Un direttore di rete che di-ce di un suo programma,mentre lo presenta: “Nefarei volentieri a meno”.

Sembra uno scherzo, invece èaccaduto davvero, ieri, in con-ferenza stampa. In viale Mazzi-ni è andato in onda uno showsurreale. Il conduttore del pro-gramma di punta di Rai2, Mi-chele Santoro risponde per lerime, e dà del “bug iardo” al di-rettore della sua rete. E Massi-mo Liofredi, al suo fianco, sispinge fino a dire: “A n n o ze ronon è di mio gusto”.Il sorprendente litigio si cele-bra in pubblico durante la con-ferenza stampa di presentazio-ne di A n n o ze ro . Un evento tantoaffollato quanto infuocato. Vo-lano epiteti, emergono prote-ste, si scambiano avvertimenti,arringhe, spiegazioni più o me-no ufficiali. Cose mai viste co-me sintetizza il consigliered'Amministrazione Rai, NinoRizzo Nervo, in quota Pd:"Quello che è accaduto oggi è ilsimbolo dell’anomalia italianadove un direttore di rete pre-senta una trasmissione che difatto non condivide". L'occa-sione è la partenza del pro-gramma di Michele Santoro, fis-sata per domani in prima seratasu Rai2. L'oggetto del conten-dere, ancora una volta, è il con-tratto di Marco Travaglio, che aoggi non è stato siglato. Moti-vazione? Una multa inflitta dal-l'Agcom, l'Autorità per le Tele-comunicazioni per una punta-ta di Che tempo che fadel maggio2008. All’epoca Travaglio, pre-sente come ospite, rivelò che il

presidente del Senato, RenatoSchifani “aveva avuto rapporticon persone poi condannateper mafia”. L’Agcom ricordò inquell’occasione che in caso di“colpa grave” le multe alla Raipossono arrivare fino al 3% delfatturato aziendale. Ovvero90mila euro. Ma la Rai non haagito contro Travaglio, anzi hapresentato ricorso al Tar con-tro l’Agcom: e quindi per vialeMazzini, la multa è illegittima,dunque sospesa fino a sentenzadefinitiva. Peccato che da allo-ra il giornalista sia stato presen-te per un'intera stagione di An -n o ze ro , che il richiamo in ognicaso non riguardasse il pro-gramma di Santoro, e che unacensura preventiva non possacerto essere affidata al giudiziodi una Authority. Alla luce ditutto ciò, la spiegazione realesembra una sola: la Rai di MauroMasi Travaglio non lo vuole.Punto e basta. Ma invece di dir-lo chiaramente mette i bastonitra le ruote secondo una tatticaormai consolidata. MicheleSantoro però avverte subito:“Travaglio giovedì ci sarà”. Èdrammaturgico lo svolgimentodella conferenza stampa, hatempi quasi televisivi, una litur-gia teatrale. C'è Santoro in mez-zo, alla sua destra Sandro Ruo-tolo, alla sinistra il direttore direte. A Liofredi spettano glionori di casa. Ma si capisce su-bito che aria tira: “Ho pensatolungamente a cosa dire stamat-t i n a . . .”. Lo dice con l'aria dimes-sa di chi non ha trovato una so-luzione. Molto più in partitaSantoro, che invece chiarisce lasua posizione invitando Trava-glio al tavolo dei relatori. Poi

passa all'attacco: “Lui ci sarà.Con o senza contratto, in bici-cletta o in altra maniera. Perchése non c'è Travaglio non c'è An -n o ze ro “. Da quel momento i to-ni si arroventano. C'è un Santo-ro in veste di tribuno, che de-nuncia i continui ostacoli subitidal suo programma. Intervienecon tutto il peso della sua po-polarità e orgogliosamenteelenca i suoi successi (quasi il18% di share per 34 prime se-rate, un budget in attivo grazieagli introiti pubblicitari). “Checos'è allora? - si chiede - il giocodella concorrenza? Di cosa sitratta, di censura preventiva?Posso garantire che non c'é al-cuna legge che affidi all’Agcomuna qualche possibilità in que-sto senso”. E c'è un Liofredi chemantiene un profilo bassissi-

mo, che definisce “ospite” ilprogramma di Santoro (“mache siamo, dei rifugiati?”r ibattesubito il conduttore) e opponeun muro di gomma ad ogni ap-passionata obiezione: “ Annoze -ro non è il centro del mondo. Ione farei anche a meno di unatrasmissione come questa. Mipiacerebbe invece vedere unbel programma di politica”.Liofredi ricorre insistentemen-te al tu, quasi ad annullare ilconflitto abissale che invece èpalpabile: "Tu fai un certo tipodi televisione, una specie di in-quisizione mediatica, che a menon piace. Ma non è un fattopersonale". Lo scontro a un cer-to punto diventa ineludibile,quando Santoro si lamenta delfatto che le troupe sono staterese disponibili solo tre giorni

Michele Santoro e Massimo Liofredi (FOTO DI MASSIMO DI VI TA )

Agcom: l’agenzia che si dice garante. Ma del potereIntercettazioni, un commmissario provava “a comprare” senatori . E il premier era “ il gran capo”

RAI DI REGIME

di Marco Lillo

S ono passati otto mesi dal giorno in cui Michele Santorolanciò ad “A n n o z e ro ” il suo appello al presidente Giorgio

Napolitano: “L’Autorità garante delle comunicazioni è oc-cupata dai partiti e non è tollerabile che deliberi una multaingiusta nei nostri confronti. Napolitano deve intervenire:l’Authority ha l’avallo dalla Presidenza della Repubblica e unodei suoi membri che si è accanito contro di noi (il com-missario Giancarlo Innocenzi, ndr) è stato beccato al telefonomentre parlava di Berlusconi come del grande capo e di comesferrare un attacco a Prodi. Figuriamoci al povero Santoro”.Le multe inflitte quel giorno alla Rai erano due: 10 mila europer Fabio Fazio che aveva permesso a Travaglio di ricordare ilpassato di Schifani e 50 mila per Santoro che aveva trasmessole parole di Grillo su Napolitano e Veronesi. Allora quell’ap-pello sembrò quasi eccessivo. Oggi si rivela preveggente.Proprio su quelle multe si basa il tentativo di giustificarel’esclusione di Travaglio da “A n n o z e ro ” con il fine nascosto difar saltare la trasmissione.Innocenzi è ancora al suo posto. Già sottosegretario alle Co-municazioni nel governo Berlusconi, e prima ancora mana-ger del gruppo del Cavaliere, non è mai stato un campione diindipendenza. Come gran parte dei suoi colleghi peraltro. Sunove membri dell’Autorità (tutti votati dal Parlamento), solotre (Nicola D’Angelo e Sebastiano Sortino, per il centrosi-nistra, Stefano Mannoni per il centrodestra) sono tecnici.Tutti gli altri vengono dalla politica: Lauria dalla Margherita,Magri dall’Udc, Napoli dall’Udeur, Savarese da An e Inno-cenzi, appunto, da Forza Italia. Gli altri commissari possono

però sostenere di avere smesso la casacca di giocatori perindossare quella di arbitri dopo la nomina. Anche perché lalegge prevede l’inamovibilità per sette anni e uno stipendiorecord di 400 mila euro lordi, proprio per renderli indipen-denti.Nel caso di Innocenzi però la favola dell’autonomia non reg-ge. Il commissario che decide il destino di Santoro è statosorpreso nel novembre del 2007 mentre corteggiava, su man-dato di Berlusconi, il senatore del centrosinistra Willer Bor-don per convincerlo a far cadere il governo Prodi.Ascoltando le intercettazioni del caso Saccà, pubblicate nellibro “Pa p i ”, si scopre che Innocenzi si vantava di avere per-messo a Bordon di avere una vetrina sui giornali e le tv delCavaliere. “Lui va quattro sere su sette da Fede, gli ho fattofare un’intervista sul Giornale, pure Mimum (allora direttoredel Tg 5, ndr) lo chiama, l’ho mandato da Panorama, tuttiquanti sono a disposizione”. Nonostante questo trattamento,Bordon si ostinava a votare la fiducia e Innocenzi al telefonoraccontava l’ira di Berlusconi: “Lui non può solo prendere,deve anche dare”. E poi aggiungeva: “Se no quello chiude ir ubinetti”. “Il capo”, come lo chiamava Innocenzi, dava que-sta lettura dei dubbi di Bordon: “Se lo sono ricomprato”.Il commissario che sanziona Santoro e Travaglio sostenevaquindi di avere “c o m p ra t o ” un senatore su mandato di Ber-lusconi offrendogli visibilità sui media del Cavaliere. Eppureil consiglio dell’Autorità, con il voto contrario dei tre membridi centrosinistra, ha deciso di assolverlo sul piano discipli-nare. Salvando Innocenzi, l’Agcom ha condannato se stessa.Forse, dopo l’ennesimo caso “A n n o z e ro ”, il presidente Na-politano dovrebbe ripensare a quell’appello di otto mesi fa.

fa e Liofredi risponde che ilgiornalista aveva chiesto trou-pe particolari e operatori ester-ni. “Bugiardo - gli urla controSantoro - se vuoi puoi querelar-mi". E Liofredi: "Io non querelonessuno". Santoro allora ricor-da che in una riunione di circadue mesi fa era stato deciso chela trasmissione potesse esserefatta solo con risorse esterne:"Non quereleare perché tantonon ti conviene”. Travaglio, dalcanto suo si dice “mor tificato”.Ma non rinuncia ad attaccare:"Oggi in tv entrano assassini,stupratori e canari: nessuno haspiegato a me cosa ho fatto dimale. Almeno aspettino che iofaccia qualcosa. Mi hanno trat-tato peggio di Vallanzasca”.Al momento, comunque, le po-sizioni sono chiare: Travaglionon ha contratto. Oggi dovreb-bero incontrarsi il dg della Rai,Masi e il presidente dell’Ag -com, Corrado Calabrò per di-scutere la questione. Ma sta-mattina c’è un consigliodell’Autorità in cui la questionenon è all’ordine del giorno.Contratto o no, quel che è certoè che Travaglio nella primapuntata ci sarà. Magari comeospite. Questo per la Rai po-trebbe essere un boomerang:per contratto, il giornalista de-ve comunicare il suo interven-to il giorno prima; da ospitepuò dire quello che vuole. E vi-sto che il suo intervento verteràsul caso Tarantini, ci sarà da di-vertirsi. Santoro esordisce conuna puntata che è tutta un pro-gramma. Si intitola “Fara butti”,parafrasando la definizione da-ta dal presidente del Consiglioai giornalisti.

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Mercoledì 23 settembre 2009 pagina 3

Come giornali e agenzie

hanno nascosto la notizia che

spaventa gli editori

S ono almeno sei mesi che giornali e tvevitano di raccontare che Gianni Letta èsotto inchiesta. Nonostante le carte

circolino nelle redazioni dei maggiori quotidiani e delleagenzie di stampa, nessun direttore ha pubblicato leintercettazioni che raccontano come le emergenzesono state usate per fare affari e favori. Letta èconsiderato l’uomo del dialogo e soprattutto il

sottosegretario con cui gli editori hanno trattato etratteranno gli aiuti alla stampa in crisi. L’unica testatache ha offerto una panoramica dell’indagine è stato ilmensile campano “La voce delle voci”. Le agenzie distampa si sono occupate della faccenda solo il 29 aprileper comunicare, su input della Procura di Roma, che ipm avevano chiesto l’archiviazione di Letta. Ma nonhanno spiegato per quali reati fosse indagato e

oltretutto hanno diffuso una notizia monca. Letta èstato scagionato dall’accusa di associazione adelinquere, ma rimane indagato per abuso, turbativad’asta e truffa. Su queste ipotesi di reato, si è svolto unsurreale ping pong tra le Procure di Roma e Potenza,dove entrambe sostenevano la competenza dell’altra enon volevano occuparsi di lui. Alla fine ci ha pensato laCassazione, che ha spedito tutto a Lagonegro.

AC C O G L I E N Z AAI CLANDESTINI?CI PENSA GIANNI

LE CARTE DELL’INCHIESTA SU LETTA

- Angelo è a Palazzo Chigi colcappello in mano. Una delle suesocietà gestisce già il Centro ac-coglienza richiedenti asilo (Ca-ra) di Bari con 1200 ospiti, e staper aprirne un altro a Taranto da400 posti. Ogni ospite “va l e ” fi -no a 50 euro di rimborsi pubbli-ci al giorno. Il manager fiuta l’af -fare (il gruppo incassa già 70 mi-la euro al giorno) e vorrebbeespandersi in tutt’Italia. Lettachiama il capo dell’immigrazio -ne al ministero, il prefetto Mor-cone, che si mette a disposizio-ne. Due giorni dopo Chiorazzotorna alla carica a Palazzo Chigicon la lista dei “C a ra ” più appe-tibili. In cima all’elenco, Foggiae Crotone. Dopo il secondo in-contro, Letta richiama Chioraz-zo per dirgli che qualcosa co-mincia a muoversi: “Il prefettodi Crotone mi dice che vuoleche lei vada o lunedì o martedì...perchè poi lui va a Cosenza do-ve è stato trasferito e dice: ‘E’meglio che lascio le cose fatte’.Allora, o lunedì o martedì mat-tina la aspetta in Prefettura...eh... a nome mio”. Chiorazzoringrazia e già sogna parlandocon i colleghi: “Crotone è il

campo più grande d’E u ro p a ,può arrivare a 1300 persone”.Con il fratello Pierfrancesco, ag-giunge: “Devi andare in Cala-bria a battere il ferro finché è cal-do (a Crotone l’indagine sarà ar-chiviata, ndr) ”.Un milione all’AuxiliumChiorazzo seguita a vedere Let-ta. Il quarto incontro avviene il 2settembre. Dieci giorni dopo,ecco finalmente i primi risultati:un bell’appalto da un milione e170 mila euro, destinato allacooperativa Auxilium di Senise,

Niente associazionea delinquere. Restaindagato per abuso,turbativa e truffa

di Peter Gomeze Marco Lillo

Gianni Letta è indagato dadieci mesi per il businessdell’immigrazione. Nes-suno però lo sa (o lo scri-

ve). Lo ignora persino il magi-strato che dovrà occuparsi dilui. Si chiama Francesco Greco(solo omonimo del procuratoreaggiunto di Milano) e lavora dapoche settimane a Lagonegro,un comune di 5 mila abitanti inprovincia di Potenza, dove laProcura più piccola d’Italia, conun solo pm che fa contempora-neamente il capo reggente e ilsostituto, dovrà decidere la sor-te dell’uomo più potente del go-verno dopo Silvio Berlusconi.Con “Il Fatto quotidiano”, chegli chiede notizie sullo stato delfascicolo, Greco cade dalle nu-vole. Eppure nel luglio scorso ildossier Letta è stato destinato alsuo ufficio dalla Cassazione, do-po un surreale conflitto di com-petenza fra i magistrati di Romae Potenza. Tutti però si sono di-menticati di dirgli che sulla suascrivania sta per arrivare una va-langa di informative, corredateda mesi di intercettazioni. Carteche accusano il sottosegretarioalla Presidenza del Consiglio, inconcorso col capo del diparti-mento Immigrazione del mini-stero degli Interni, Mario Mor-cone, e con alcuni manager de“La Cascina”: una holding dicooperative da 200 milioni dieuro di fatturato, braccio seco-lare di Comunione e Liberazio-ne a Roma, nata come mensaper gli studenti della Capitale,che oggi controlla ospedali, ho-tel a 4 stelle e ristoranti di grido(come il Pedrocchi di Padova eLe Cappellette di Roma), dove iclienti vip lasciano sulle paretila loro foto accanto alla dedicadi Giulio Andreotti.Letta è sotto inchiesta per reatipiuttosto pesanti: abuso d’uf fi-cio (fino a 3 anni di carcere), tur-bativa d’asta (fino a 2), truffa ag-gravata (fino a 6).Potenza del VaticanoL’indagine parte da Potenza,quando il pm Henry John Wood-cock si mette a lavorare su unapresunta organizzazione spe-cializzata nell’aggiudicarsi com-messe pubbliche truccando legare. A indagare sono gli uominidella squadra mobile e quelli delNucleo operativo ecologico deiCarabinieri, diretti dal colonnel-lo Sergio de Caprio, alias Capi-tano Ultimo, l’ufficiale che arre-stò Totò Riina. Gli investigatoriintercettano e pedinano i fratel-li Angelo e Pierfrancesco Chio-razzo, dirigenti della Cascina e

di altre società. E quasi subitoscoprono che i due stanno ten-tando di accaparrarsi gli appaltiper i centri di assistenza ai rifu-giati, grazie agli aiuti di Letta.E’ l'estate del 2008. Giornali e tvlanciano ogni giorno “l’allar mei m m i gra t i ” e il governo dichiaraaddirittura lo stato d’emer gen-za. Letta si muove alla sua ma-niera. A legarlo alla Cascina nonsono solo i rapporti di consue-tudine con Chiorazzo, ma è so-prattutto la comune vicinanzaal Vaticano e ad Andreotti, numitutelari della cooperativa.Per anni La Cascina ha accumu-lato appalti dalle Alpi alla Sicilia,dalle università alle strutturepubbliche, dai teatri agli stadi,fino alla bouvette del Senato.Nel 2008 l’Asl di Taranto le hascucito la bellezza di 8,8 milionidi euro; il comune di Roma altri20. Non è un mistero che i ver-tici della Cascina selezionino ilpersonale anche sulla base dielenchi stilati da vescovi e po-litici di area. Ma il gruppo nondisdegna le alleanze trasversali,come quella intrecciata con ilgoverno di Fidel Castro per ge-stire due hotel di lusso sullespiagge di Santa Lucia e di Vara-dero. La crescita tumultuosa, lescelte sfortunate (come quelladi Cuba) e 74 milioni di debiticon il fisco, hanno però messola holding ciellina alle corde.“Pronto, sono Gianni Letta”Per risollevarsi dalla crisi, il vi-cepresidente Angelo Chiorazzo- 35 anni, celebre per aver orga-nizzato nel ‘97 una contestazio-ne a Oscar Luigi Scalfaro alla Sa-pienza di Roma, molto stimatodal segretario di Stato vaticanoTarcisio Bertone - punta sugliappalti in uno dei settori piùredditizi e meno controllati: gliimmigrati. Legatissimo a Cle-mente Mastella (era con luisull’aereo di Stato da Roma alGran Premio di Monza nel2007), soprannominatonell’Udeur “il vaticanista” peraver organizzato vari incontrifra lo statista di Ceppaloni e Ber-tone, Chiorazzo ha un altro assonella manica: proprio Letta. Il 6agosto 2008 - si legge nelle carte

STORIE DI POTERE

S e ne resta immancabilmente senza unapiega, come il suo doppiopetto. Insab-

biato, assolto, amnistiato. È il destino di GianniLetta fin dai tempi della Dc. Nel 1985, esce pu-lito dallo scandalo dei fondi neri Iri, nonostan-te quel miliardo e mezzo di lire finito dritto drit-to nelle casse del “Te m p o ” da lui diretto. E’ in -vece l’amnistia del 1989 a salvarlo da un pro-cesso per finanziamento illecito ai partiti. Co-me vicepresidente della Fininvest Comunica-

zione, Letta aveva dato 70 milioni al leaderdel Psdi, Antonio Cariglia. Interrogato nel‘93, ammette: «La somma fu da me introdot-ta in una busta e consegnata tramite fatto-rino». Meglio ancora gli va con le presuntetangenti versate dal Biscione per il pianofrequenze-tv. La richiesta di arresto vienerespinta, ma nel 2001 arriva il prosciogli-mento. “Labili indizi”, assicura il giudice

IL DESTINO DI LETTA

Eminenza perassenza di prove

presieduta da suo fratello, peraprire un nuovo “C a ra ” a Polico-ro, provincia di Matera. Com’èstato possibile? La risposta ladanno gli investigatori: perquell’appalto “il prefetto di Ma-tera e il sindaco di Policoro sonostati ‘s c ava l c a t i ’ e messi davantial ‘fatto compiuto’. Il prefettoGiovanni Monteleone sarà in-formato solo un giorno e mezzoprima dell'arrivo dei rifugiati e ilsindaco Lopatriello sarà convin-to ad avallare lo status quo conpromesse, di evidente naturaclientelare, di assunzioni di per-sone da lui segnalate. L’esisten -za di un'emergenza nazionalediviene così il pretesto utile adissimulare uno stravolgimentodelle regole della buona ammi-nistrazione e per accontentarele richieste del Chiorazzo gesto-re in pectore del “C a ra ” di Po-licoro, prim’ancora che ne siadeliberata la creazione”.Il prefetto non ci staOcchio alle date: grazie a Super-Gianni, son bastati 11 giorni peraprire un centro da 200 postiche vale 4 milioni di euro l’an -no. E poi dicono che la burocra-zia è lenta. Il prefetto Monteleo-ne, sentito come testimone, an-cora non ci crede: “Giovedì mat-tina (11 settembre 2008, ndr)mi ha chiamato il prefetto Mor-cone da Roma dicendomi: ab-biamo individuato una strutturaa Policoro dove sabato 13 arri-veranno i primi 200 extracomu-nitari perché c’è un’emer genzanazionale. Io sono rimasto mol-

to sorpreso e mi sono sentitobypassato... Non ho avuto lapossibilità di chiamare i sindacie di far vedere che esiste un pre-fe t t o ”. Anche il viceprefetto Mi-chele Albertini è perplesso. Ri-fiuta di firmare e chiede una let-tera del ministero che autorizziquella “strana convenzione”,come la definisce lui stesso. An-che perché, spiega agli investi-gatori, “solitamente si lascia allesedi locali il compito di indivi-duare le ditte. Qui era già tuttofatto da Roma”. Niente da fare:l’affidamento ad Auxilium nonsi discute. Nessuno si preoccu-pa di verificare la capienza delcentro. Ecco una telefonata in-tercettata fra la funzionaria Isa-bella Alberti e il presidente del-l'Auxilium, Pierfrancesco Chio-razzo. Sono le 9.30 del 12 set-tembre, il Cara è già stato pra-ticamente autorizzato, gli immi-grati arriveranno l’indomani.Prima però bisogna mettere aposto le carte.L’appalto al telefonoLa dottoressa Alberti si producein un esercizio di dettatura chepare il remake della celebre sce-na di “Totò, Peppino e la mala-fe m m i n a ”. “Allora scriva”, esor-disce mentre Chiorazzo prendenota: "Alla direzione centraledei servizi civili per l'immigra-zione e l'asilo. Alla cortese at-tenzione del prefetto Forlani,Roma. Oggetto: offerta di strut-ture ed accoglienza sita in Poli-coro, Matera". Seguono dieci ri-ghe di dettato, dopo di che la si-gnora ha un soprassalto di co-scienza: “Senta, ma poi i postiquanti sono?”. E Chiorazzo:“210”. La funzionaria dello Statoper un attimo si ricorda del suoruolo e pone un problema nonsecondario: “Ma c'è tutto? Cioè,per un’accoglienza dignitosa,c’è tutto?”. Chiorazzo la rassicu-ra: “Sì, sì, sì, tutto. C’è tutto”. Emeno male. Gli investigatori in-vece annotano: “Nessuna tem-pestiva verifica preventiva è sta-ta eseguita dal ministero per ac-certare che effettivamente lastruttura fosse in possesso ditutti i requisiti necessari e perverificare la sicurezza e la salu-brità dei luoghi”. Solo il prefettodi Matera, un giorno prima diaprire il “C a ra ”, sguinzaglia unadelegazione a controllare. “Stadi fatto”, prosegue la nota, “ch edopo gli accessi eseguiti, su ap-posita richiesta della Prefetturadi Matera, dall’Asl5 di Montalba-no Ionico, è emerso che la strut-tura ospitante il Centro, in viadel tutto eccezionale, può con-tenere al massimo 107 perso-ne”. Così il 16 novembre 2008 laPrefettura invia un fax urgentis-simo per comunicare che gliospiti in soprannumero vannotrasferiti. Nel frattempo l’Auxi -lium potrebbe aver incassato 5mila euro in più al giorno riem-piendo il “C a ra ” oltre i limiti.Secondo la Procura di Roma, inquesta vicenda non ci sarebbenulla di penalmente rilevante. Ilpm Sergio Colaiocco ha fatto ar-chiviare l’accusa di associazio-ne per delinquere contro Letta eMorcone. Poi, pur non essendocompetente per territorio, halasciato intendere che - se fosseper lui - li scagionerebbe anchedalle altre accuse di abuso, truf-fa e turbativa. A suo avviso, lostato d’emergenza legittima tut-to. Secondo Woodcock, invece,l'emergenza non farebbe venirmeno l’obbligo di chiedere al-meno cinque preventivi primadi assegnare un appalto miliona-rio con un paio di telefonate.Ora la parola passa al pm unicodi Lagonegro. Se avrà tempo.

Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio (MANOLO FUCECCHI)

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pagina 4 Mercoledì 23 settembre 2009

Se la norma del Governo

è in conflitto con tre

articoli della Costituzione

I n base al decreto legislativo n. 286del 1998 - già leggeTurco-Napolitano, poi integrata

dalla cosiddetta Bossi-Fini - lo stranierosenza permesso di soggiorno può essereespulso solo in seguito a un decretoamministrativo del Prefetto. Se nonottempera all’obbligo di espatrio entro

cinque giorni, può essere denunciatopenalmente. Oggi, in base alle nuove normeintrodotte dal Pacchetto sicurezza delgoverno Berlusconi, il clandestino è punibileanche per il solo fatto di essere presente sulterritorio nazionale. Le due norme tuttoracoesistono. La Procura di Torino hasollevato questione di Costituzionalità sul

reato di clandestinità. Contrasterebbe con ilprincipio di eguaglianza dei cittadini di fontealla legge, con i diritti fondamentalidell’uomo e con il principio di legalitàcontenuto nell’articolo 25. Il giudice di pacedeciderà tra due settimane. Il ricorso dellaMagistratura torinese segue quelli delleprocure di Pesaro e Bologna.

Caos e rischiodi incostituzionalitàper la legge Maroni

La Procura di Torino pone iltema dopo il caso di un egiziano

S ussidi per le cure dentistiche dei bam-bini purchè cittadini italiani, bonus be-

bè ‘nazionalisti’, niente case per gli stranieri,negare la residenza ai sinti nati in Italia. La fan-tasia di alcune amministrazioni leghiste è dav-vero fervida: si moltiplicano le ordinanze co-munali finalizzate alla discriminazione. Azionidi governo locale per sostenere gli italiani, mache, di fatto, penalizzano i cittadini stranieri. Ea torto. Negli ultimi dodici mesi, per esempio,

sono in costante crescita i contenziosi giu-diziari presentati alle sezioni lavoro dei tri-bunali. Perchè i lavoratori, immigrati e ita-liani, hanno presentato i primi ricorsi. Sultema dell’uguaglianza. Che, come declina-to dall’ordinamento nazionale e comunita-rio, è proprio il divieto di discriminare se-condo criteri come il genere, la razza, l’et -nia. (E.Reg)

L’OSSER VATORIO

Cosa c’è in Comune?Un leghista in lista

di Giorgio Mazzola

Una decisione meditata alungo, ma che ora ha tuttii crismi dell’ufficialità. LaProcura di Torino - con

un documento sottoscritto da-gli stessi vertici dell’Ufficio - hasollevato questione di legitti-mità costituzionale sulla normaapprovata dalla maggioranza dicentrodestra lo scorso 15 lu-glio. Quella che introduce ilreato di clandestinità. L’ecce -zione è stata formulata ieri mat-tina dal vice-procuratore ono-rario Paola Bellone. Il giudice dipace deciderà se inoltrare omeno la richiesta alla Consultail prossimo 6 ottobre.Secondo la Procura di Torino lalegge violerebbe prima di tuttol’articolo 3 della Costituzione,che stabilisce l’uguaglianza deicittadini di fronte alla legge“senza distinzione di condizio-ni personali e sociali”. In secon-do luogo contrasterebbe con idiritti inviolabili dell’uomo el’adempimento da parte dellaRepubblica “dei doveri indero-gabili di solidarietà politica,economica e sociale” sanciti

dall’art.2. Infine contrastereb-be con il principio di legalitàdell’art.25, secondo cui sonopunibili soltanto le condottemateriali conseguenti alla vo-lontà di un soggetto e non - co-me nel reato di clandestinità - lamera condizione soggettivadello straniero senza permessodi soggiorno. Una questione di“non manifesta infondatezza”basata su principi fondamenta-li della Costituzione che provo-cherà, non è difficile presagir-lo, le immancabili accuse di “in -vasione di campo” da parte deipiù accessi sostenitori dellanormativa. Tuttavia, tra le seifitte pagine compilate dalla Ma-gistratura torinese, emergonoanche aspetti di forte irragione-volezza della nuova legge. Inpratica, dichiara il procuratoreaggiunto Paolo Borgna, “lenuove norme possono addirit-tura rendere più difficili leespulsioni”.Ma andiamo con ordine. La sce-na è l’aula 24 al piano terra delPalazzo di Giustizia di Torino,dove di fronte al giudice di pacesi susseguono ininterrottamen-te decine di casi di persone de-

nunciate per clandestinità: “illavoro di questi giorni - dice an-cora Paolo Borgna - è andato aldi là di ogni aspettativa. In più,la difficoltà di applicare questalegge è andata oltre ogni nostraperplessità, pur in presenza diben sette circolari del Procura-tore Capo volte ad agevolare ilpiù possibile il nostro lavoro”.

Ben si comprende, dun-que, che l’eccezione pre-sentata ieri mattina fossenell’aria. La fortuna, se

così si può chiamare, è toccataa un giovane egiziano entratonel nostro Paese con un vistopolacco, sposato dal primoagosto con una cittadina ma-rocchina regolarmente resi-dente in Italia e padre di unabambina di nove mesi. Consi-gliato dai servizi sociali a pre-sentare richiesta di permessodi soggiorno per ricongiungi-mento familiare, l’uomo si è re-cato lo scorso primo settembrein Questura per avere notiziedella pratica, uscendone conuna brutta sorpresa. In quantoprivo di permesso di soggiornoè stato sanzionato, sulla base

Immigrati a uno sportello pubblico (FOTO EMBLEMA)

Caccia all’immigrato, lascia un messaggio in segreteriaA Gerenzano, provincia di Varese, la Giunta crea un “ser vizio” per denunciare gli irregolari

della tuttora vigente legge Bos-si Fini, con decreto di espulsio-ne del Prefetto, da ottemperar-si entro cinque giorni. E comese non bastasse, è stato denun-ciato penalmente in base allenuove norme sulla clandestini-tà che integrano la Bossi-Fini.Ed ecco un punto fondamenta-le dell’irragionevolezza alla ba-se dell’eccezione di Costituzio-nalità: la nuova legge non solocriminalizza l’ingresso e la per-manenza di clandestini in Italia,ma il nuovo reato (che prevedeun’ammenda da 5.000 a 10.000euro) è finalizzato essenzial-mente ad ottenere dal giudicedi pace una sanzione penale so-stitutiva alla multa, ossial’espulsione tout court. Mal’espulsione, eseguita coattiva-mente dalla forza pubblica, ègià prevista sul piano ammini-strativo dalla Bossi-Fini senzache le difficoltà di esecuzionerisultino diminuite. In pratica ilclandestino colleziona espul-sioni.Sofismi da azzeccagarbugli po-liticizzati? Forse. Ma proviamoa metterci nei panni di un leghi-sta doc, che il clandestino lo

vuole fuori a tutti i costi. La Bos-si-Fini, recependo indicazionivincolanti della Corte costitu-zionale, stabilisce la non puni-bilità di chi non abbandonal’Italia entro cinque giorni secolpito da decreto di espulsio-ne (quindi non perché sempli-cemente clandestino) in casodi “giustificato motivo”. Oraimmaginiamo una persona col-pita dal decreto e poi denuncia-ta come clandestino. Per que-sto reato viene citato di fronteal giudice di pace ed è ben dif-ficile che questo non sia un“giustificato motivo” per ritar-dare quantomeno la partenza.E questa non è - come ricordaPaolo Borgna - che una delle di-verse eventualità in cui la coe-sistenza delle leggi non solo ap-pare irragionevole ma rendepiù difficili le espulsioni. Finoal caso limite dello stranieroche debba assistere il figlio mi-nore malato. In tal caso, infatti,il clandestino dovrebbe essereassolto dalla Bossi-Fini ma con-dannato secondo il nuovo pac-chetto sicurezza. Insomma,piaccia o no, la legge funzionamale.

DIRITTI NEGATI

di Elisabetta Reguitti

U na segreteria telefonica per segnalare i clan-destini. Basta lasciare indicazioni precise al

331 4271727. È garantito l’anonimato. Nel co-mune di Gerenzano (Varese), governato da unagiunta monocolore, la Lega ha ufficialmenteaperto la caccia. Il numero telefonico fa capo alsettore dell'Ordine pubblico e della sicurezzaed è stato riportato in un articolo sul periodicodell’amministrazione F i l o d i re t t o . Il recapito nonriguarda le segnalazioni che necessitano “di unintervento immediato: viabilità, schiamazzi, di-sturbo della quiete pubblica, vandalismi”.Quanto piuttosto “la presenza di clandestini sulnostro territorio”. Ma c’è di più. Sul bollettinodell’amministrazione l’assessore con delega al-la Sicurezza Cristiano Borghi conclude l’ ar ti-colo con un invito piuttosto esplicito: “chi amaGerenzano non vende e non affitta agli extra-comunitari. Altrimenti avremo il paese invasoda stranieri e avremo sempre più paura di usciredi casa”. Perché è chiaro: regolari o irregolariche siano, gli stranieri sono una minaccia perl’identità locale. Meglio quindi alimentare l’as -sioma immigrato uguale delinquente. Sembraun salto nel passato, quando gli emigrati dal sudtrovavano nelle città del nord una barriera dipregiudizi e ostilità. L’assessore, con un pizzicodi orgoglio leghista, ricorda anche come “l’ am -

ministrazione che guida il Comune ormai da di-versi anni, non ha mai agevolato l’ afflusso nelnostro paese degli extracomunitari”. Il giorna-letto vanta anche il fatto che non sono mai statidestinati “terreni per la costruzione di moscheee di edifici come luoghi di culto agli extraco-munitari di origine islamica”. L’articolo, dal ti-tolo Noi abbiamo chiuso le porte ma molti gerenza-nesi le hanno aperte termina con la dovuta pre-cisazione che gli extracomunitari non sono maistati favoriti sotto il profilo dei contributi o deisussidi economici. Tutto ciò però non è piaciu-to a cinque cittadini (italiani e stranieri) che in-sieme all’onlus Avvocati per niente e l’ Associa -zione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi)nei giorni scorsi hanno presentato ricorso allasezione lavoro e previdenza del Tribunale di Mi-lano. Nell’azione legale, avviata dagli avvocatiAlberto Guariso e Livio Neri, viene chiesto algiudice di accertare il carattere discriminatoriodel comportamento adottato dalla giunta pre-sieduta dal sindaco Silvano Gabelli. Sottolinean-do peraltro che la discriminazione è reato. Vie-ne quindi chiesto di risarcire per danno moralei cinque cittadini promotori. Senza contare chel’invito rivolto dall’amministrazione è una vio-lazione al Testo Unico in materia di immigrazio-ne il quale stabilisce che lo straniero regolar-mente soggiornante “gode dei diritti in materiacivile che sono attribuiti al cittadino italiano”.

NINFLUENZA L E TA L E

Morte a Messina,venti indagati

V enti avvisi di garanziaper la morte di

Giovanna Russo, decedutasabato scorso all’ospedalePapardo di Messina (nellafoto in basso) a causadell’influenza A. Ipr ovvedimentiriguardano il personaleche ha avuto in cura ladonna. La Procura hanominato tre medici perl’autopsia della Russo.

CARCERI E PROTESTE

Poco personaletroppi detenuti

I detenuti sono 64.463ma la capienza è di

43.218 posti. Le carceriscoppiano in Italia. E ilpersonale della poliziapenitenziaria èsottodimensionato:38.531 addetti e non lepreviste 43mila unità. Perdenunciare la situazione,invivibile per detenuti eaddetti, la Uil hamanifestato ieri mattinadavanti a Montecitorio.Presenti oltre 400 agenti.Con loro Emma Bonino eMarco Pannella e il leaderdell’Idv Antonio Di Pietro.

LO SCOOP DI “S T R I S C I A”

Il sindaco di Palermofinisce nei guai

N ella sua primapuntata “Striscia la

notizia” ha denunciato ilcaso di un assenteistacronico del comune diPalermo, Franco Alioto,che invece di servire gliuffici pubblici si occupadella barca dei figli delsindaco Cammarata. Dicui l’eurodeputato RitaBorsellino chiede ledimissioni. Deputati econsiglieri palermitanidell’Idv hannoannunciato un espostoalla Procura e alla Cortedei Conti. I consigliericomunali del Pdpresenteranno la sfiducia.

CO RT E O PER LA GIUSTIZIA

“Agende rosse”in marcia

I l 26 settembre a Romaci sarà un corteo

dedicato a tutti i magistratiche lottano per far lucesulle stragi del ‘92 e ‘93. Lamarcia delle “Agender osse” (come quella cheBorsellino aveva con sè invia D’Amelio, e che sparìdopo la strage) partirà alle14 da piazza Bocca dellaVerità. Saranno presentiSalvatore Borsellino, LuigiDe Magistris, SoniaAlfano, Marco Travaglio.

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Mercoledì 23 settembre 2009 pagina 5

In corso i congressi

di circolo per arrivare

alla Convenzione

L e tre candidature alla guida del Pd(Pier Luigi Bersani, DarioFranceschini e Ignazio Marino) sono

state presentate lo scorso 23 luglio. Il percorsocongressuale vero e proprio è iniziato con leriunioni di circolo (che finiranno il 30settembre), alle quali possono partecipare tutticoloro che si sono tesserati entro lo scorso 21

luglio: ciascun iscritto vota il candidatosegretario scelto e i delegati alle convenzioniprovinciali, che si tengono entro il 4 ottobre. Inquel contesto, si eleggono i 1000 delegati chel'11 ottobre parteciperanno alla convenzionenazionale. Per ora hanno votato 24.888 iscrittisu 824.125 e Bersani è saldamente in testa con13.162 voti, pari al 54,69% delle preferenze.

Distanziato di oltre 17 punti percentuali segue ilsegretario in carica Dario Franceschini con9297 voti, pari al 37,36%. Ignazio Marinoraccoglie 1904 voti, con una percentuale del7,5%. Un risultato che gli consentirebbe disuperare lo sbarramento del 5% nazionale eprendere parte così al voto delle primarie del25 ottobre.

“Niente condannati nelle liste,schediamo i nostri dirigenti”

Marino: “Dati assurdi, al Sud troppi congressi dubbiIncidiamo l’ascesso, il partito rischia la setticemia”

S e guardi i primi dati dei congressi delPd in Campania ti chiedi: è possibile

che nella regione del boom di iscritti, a Caprivotino solo in 11? Come mai, mentre un mesefa la gente correva a prendere la tessera, a Ca-stelnuovo di Conza votano in 20? E poi, passan-do ai candidati: come mai a CasamarcianoFranceschini prende 80 voti, ma il suo candi-dato in Campania solo 10? Che succede agli al-tri 80? Tante piccole storie, nel primo round dei

congressi, raccontano risultati a pelle dileopardo. È normale che a Ottaviano Ber-sani vinca 90 a 1, e a Bellona finisca 40 a 40?Sì, certo. Ma questa disomogeneità spiegadue cose. Che contano i capibastone, e cheil voto di opinione è raro. Al punto che chisostiene Franceschini a livello nazionale, alivello locale contratta il suo voto per i ber-saniani. Sarà lecito. Ma certo non è bello.

I PRIMI DATI IN CAMPANIA

Voti a macchiadi leopardo

di Luca Telese

Da quando si è candidatoha perso 12 chili. Ci ridesu: “Ho fatto la dieta cheseguivo prima dei tra-

pianti al fegato, quelli da 12 orein sala operatoria. Di mattinacarboidrati, a sera proteine everdure, tanti pomodori per ilpotassio, o succo di mirtillo pergli antiossidanti”. Poi si fermaimprovvisamente: “Non lo scri-va però.... Non vorrei dare con-sigli preziosi ai miei rivali”. Do-ve è finito il chirurgo compas-sato di tre mesi fa?Ignazio Marino pare un altro uo-mo: magro, camicia bianca ejeans alla Steve Jobs, eloquiospigliato, battute. Altro sorriso:“Le primarie mi hanno cambia-to”. Racconta della mammasvizzera – Valeria, 87 anni – ch elo segue su internet passo pas-so: “Ignazio, fai aggiornare il si-to!”. Sciorina dati sui congressitaroccati, non rinuncia a paroledurissime sulla situazione inter-na del Pd, un po' chirurgo, unpo' moralizzatore: “Bisogna in-cidere l'ascesso e asportarlo: al-trimenti il partito va in settice-mia”.Marino, le sue accuse sonosostenute dai fatti?“In Calabria il territorio è soffo-cato dal malaffare. E nei con-gressi ci sono fenomeni pocochiar i”.Mi dia dei dati...“A Santa Maria, Catanzaro, mi di-

cono, in un circolo con 162iscritti, Bersani 180 voti, Fran-ceschini 36. Il totale è 216!”.Può essere un caso?“Allora ecco un altro 'caso'. An-cora Catanzaro: un circolo, 379iscritti. Bersani 474 voti, Fran-ceschini 128 e io 4...”.Il totale è 606 voti!“Non mi stupirei, dato questomiracolo, di vedere Pierluigi eDario camminare sulle acque.Ma c'è di peggio”.P re go.“Caraffa, ancora in Calabria: 5iscritti, 36 votanti, 100% perBersani. Altro prodigio”.Che spiegazione dà?“Le spiegazioni dovrebbero dar-le gli altri. E dire che quei voti livogliono. Mi pare evidente checi sono dei capibastone cheorientano il voto”.È certo di non avere pure lei,dei capibastone di Marino?“Allora dovrei suicidarmi percome li ho scelti male”.Diranno: Marino recriminaperché arriva terzo.“Al contrario. Otteniamo suc-cessi clamorosi: secondi a Mila-no con il 35%... A Torino appaia-ti a Franceschini con il 19%! I no-stri dati più bassi, guarda caso,sono al Sud, dove il voto è menotrasparente. La legalità, 25 annidopo la denuncia di Berlinguersulla questione morale, deve es-sere una discriminante”.Lo dice anche quando i con-dannati sono del Pd?“Fare il parlamentare è un pri-

vilegio. Noi dobbiamo esclude-re dalle liste chiunque abbiacondanne definitive”.Che pensa dell'assessore Te-desco, nome simbolo dell'in-chiesta di Bari, che eletto alSenato gode dell’i m mu n i t à ?“Non giudico l'inchiesta. Però ilsuo è un caso di conflitto di in-teressi. In America, ogni anno,compilavo un modulo: spiega-vo cosa facevano i miei parenti,per evitare sospetti”.Il Pd deve fare lo stesso con isuoi dirigenti?“Perchè no?”.È una schedatura, diranno...“Schedare significa conoscere

Triplo salto mortale: così si elegge il segretario del PdMille delegati, primarie aperte ma con liste bloccate e ballottaggio: l’enigma del regolamento congressuale

dati e risolvere problemi”.I suoi colleghi non sarannoentusiasti...“Perché se lo fa una azienda nonpuò farlo un partito? Magari evi-teremmo di avere una assessorealla sanità, con un figlio che ven-de protesi agli ospedali”.Quanto ha sofferto per lastoria delle sue note spese ti-rata fuori da Il Foglio?“Mi ha rafforzato. È una opera-zione che gli americani chiama-no character assassination. . .”.Crede che le sue spiegazioniabbiano persuaso?“Erano accuse ridicole. Per tra-sparenza, ho messo tutto su in-

ternet. Dopo-dichè, chi midiffama, gior-nali in testa,q u e re l o ”.La accusanodi avere posi-zioni anti-par tito.“Assurdo. Èbizzarro chein molte realtàci siano piùiscritti cheelettor i”.Perchè nonc’è un duellotra voi?“Dal 3 agosto-lo chiedo ognigior no!”.E la risposta?(Ride) “Chefarlo prima

del voto sarebbe una mancanzadi rispetto per gli iscritti”.La cosa la fa sorridere...“È come se una professoressamettesse il voto prima di inter-rogare. Lei che ne pensa?”.Lei dice: “Il leader del Pd nonpuò venire né dalla storia delPci che da quella della Dc”.“È così”.Ma solo lei ha questo requisi-to fra i tre sfidanti!“C'è conflitto di interessi.. Ma ilnuovo può essere incarnato daBersani e Franceschini, chehanno iniziato la carriera nel-l'ultimo terzo del secolo scor-so?”.

OUTSIDER in rimonta: Ignazio Marino visto da Manolo Fucecchi

LE PRIMARIE DEL PD

C he ci voglia la laurea e magari pure inFilosofia Teoretica per capire il regola-

mento che porterà all'elezione del segreta-rio del Pd è battuta che circola da un po'. Mail tentativo di adattare uno statuto pensatoper scegliere il candidato premier all'elezio-ne di un segretario di partito ha prodotto unregolamento (approvato il 26 giugno consoli 7 voti contrari) talmente incomprensi-bile e complicato da sembrare a tratti de-menziale. Diciotto articoli, un linguaggioche ammicca da una parte agli statuti deipartiti tradizionali, dall’altra alle leggi elet-torali, un meccanismo minuziosissimo e far-raginoso, ma anche con molti buchi nellamaglia delle norme. In effetti, la Road mapche porterà all'elezione del nuovo leader delprincipale partito di opposizione sembra unpercorso a ostacoli, una specie di labirintodal quale non si riesce a uscire. Il binarioprevisto è doppio, se non triplo. Vediamoloin pillole. La convenzione nazionale (com-posta da 1000 delegati eletti nelle conven-zioni provinciali), ovvero il congresso tra-dizionale vero e proprio, quello riservato aitesserati, si riunisce l'11 ottobre, vaglia lecandidature e stabilisce chi può parteciparealle primarie. Essendo 3 i nomi in lizza, ilcandidato minoritario deve prendere alme-no il 5% dei consensi. Il 25 ottobre si svol-gono le primarie, aperte a tutti. Basta pagare2 euro e dichiararsi elettori del Pd. Ma at-

tenzione: non si vanno a votare i candidaticon nome e cognome, ma delle liste loroapparentate. Da notare che queste, messe apunto dai delegati, sono bloccate. E dunquelo spazio di decisione dell’elettore non ap-pare comunque molto ridotto? Se nessunoarriva al 51% si va al ballottaggio. A eleggereil segretario è poi la nuova assemblea na-zionale uscita dalle primarie. Con la possi-bilità concreta che gli eletti in quota del ter-zo candidato funzionino da ago della bilan-cia. Appare subito evidente che, almeno sul-la carta, il risultato finale potrebbe ancheessere il rovesciamento di quelli precedenti:dal congresso potrebbe uscire maggioritarioun candidato che poi perde le primarie. Eancora, magari il ballottaggio potrebbesconfessare la consultazione popolare. An-dando a evidenziare un'eventuale dicotomiatra tesserati ed elettori. Senza contare, poi, lamostruosità della macchina messa in movi-mento. Ma era necessario prevedere due emagari tre fasi, così impegnative? “Non po-tevamo rinunciare alle primarie. Ma non po-tevamo neanche far scomparire gli iscritti”,spiega Salvatore Vassallo, presidente dellacommissione che ha redatto lo statuto delPd. Tradotto: non si poteva rinunciare almarketing pubblicitario delle primarie, maneanche scontentare la base e i baroni dellet e s s e re .

W M

Il fatto politicodc

Il Day afterdi Fini

e Berlusconidi Stefano Feltri

I l giorno dopo l’i n c o n t rotra Silvio Berlusconi e

Gianfranco Fini a casa diGianni Letta - che forse hasegnato l’inizio di una treguao almeno ridefinito icontorni della polemica -solo Gianni Alemanno neparla. Il sindaco di Romadice che “è stato fatto unpasso avanti”. Anche se nonè chiaro quanto lungo.Fabrizio Cicchitto èintervenuto sull’a l t roscontro esacerbato dal“Gior nale” diretto da VittorioFeltri, quello tra Berlusconi el’episcopato italiano. Il capodei vescovi, monsignorAngelo Bagnasco, avevadetto lunedì: “La chiesa nonsi lascia intimidire, fa il suod ove re ”, invitando la politicaalla “sobr ietà”. Cicchittoapprova, ma precisa che ilpresidente della Cei “parlasub specie aeternitatis e cioèsenza accenni adaccadimenti contingenti”.

B erlusconi, da parte sua,sembra intenzionato a

sospendere la strategiaoffensiva delle ultimesettimane. Ieri il Consigliodei ministri ha approvato laFinanziaria triennale, unpassaggio quasi burocraticodopo la manovra economicatriennale di inizio estate cheha cambiato il procedimentodi scrittura della legge dibilancio. “Ho chiesto aiministri di non risponderepiù a domande sul gossip”,ha detto Berlusconi nellaconferenza stampa dopo ilcdm, mentre fino a pochigiorni fa - l’ultima volta allafesta dei giovani del Pdl - erastato lui stesso a scherzaresulle sue frequentazionifemminili. La spiegazione,oltre che nel tenativo diprolungare il climafavorevole dovuto anche allutto nazionale per i soldatimorti a Kabul, è nell’a genda.Nei prossimi giorniBerlusconi sarà primaall’assemblea generale delleNazioni Unite, che si tieneuna volta all’anno asettembre, e subito dopo alG20 di Pittsburgh, in cui sifarà il punto sullo stato dellacrisi economica e su qualiiniziative coordinateprendere. Non può quindipermettersi che si parli diescort e festini mentre è a unsummit internazionale:“Andiamo a portare il nostrolavoro dal G8 al G20, daprotagonisti in politicainternazionale, mipiacerebbe che la stampaitaliana si togliesse glio c ch i a l i ”.

I ntanto il Partitodemocratico continua a

essere troppo occupato nellalotta pre-congressuale (DarioFranceschini presenta il tourin Italia, si discute di brogli indiversi circoli delMezzogiorno) per occuparsianche del governo.

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L’avvocato dello Stato

e la memoria

depositata alla Consulta

L o scorso 16 settembre l’Av vo c a t u r agenerale dello Stato ha depositatoalla Corte Costituzionale una

memoria nella quale si indicano i possibili rischiin caso di bocciatura del Lodo Alfano. “Cisarebbero danni a funzioni elettive, che nonpotrebbero essere esercitate con l'impegnodovuto - ha scritto l’avvocato Glauco Nori -

quando non si arrivi addirittura alle dimissioni. Inogni caso con danni in gran parte irreparabili".Parole che hanno scatenato subito asprepolemiche polemiche e che hanno costrettol’avvocato generale dello Stato Oscar Fiumara apuntualizzare che non si trattava di un“avver timento” alla Consulta, ma di unragionamento teorico. “La memoria non si

riferisce ad alcuna delle persone attualmente incarica; se la legge verrà dichiarata legittima saràapplicabile anche in futuro”. “E’ una legge fattaper affermare il principio che chi governa devegovernare - ha commentato poi il ministro dellaGiustizia Alfano - in ogni caso la sentenza nonsarà un giudizio sulla legislatura, continueremo agovernare il Paese”.

La Carta sovversivache Berlusconivuole cancellare

BATTAGLIA SUL LODO ALFANOdi Corrado Stajano

La somma Carta, bussoladi un Paese democrati-co, non è amata, si sa,dalla maggioranza ber-

lusconiana che la consideranemica, un inciampo da ri-muovere, il segno di un pas-sato da cancellare. La Costi-tuzione sovversiva. Il LodoAlfano, lo scudo che tienelontano dai processi le quat-tro più alte cariche dello Sta-to, ma è stato progettato congran furia per proteggerel’attuale presidente del Con-siglio dai magistrati cattividai quali è persuaso di esse-re perseguitato, è l’ultimatappa dell’assalto. Dura dal1994, l’anno in cui il “c ava-liere nero” scese in campoper difendere i suoi beni indifficoltà: il culto dell’i n t e-resse personale è semprestato il suo marchio di fab-brica. La memoria recentedell’Avvocatura dello Statoche mette in guardia la CorteCostituzionale da quel chepotrebbe accadere se la sen-tenza fosse sfavorevole alpresidente del Consiglio, èun ricatto, non si può usarealtro termine. E’ inaudito econ pochi precedenti cheun giudizio politico vengainserito in un atto di giusti-zia: “Da una parte c’è solo lasospensione di un procedi-mento. Dall’altra – scr ivel’Avvocatura – ci sarebbero

danni a funzioni elettive chenon potrebbero essere eser-citate con l’impegno dovu-to, quando non si arrivi ad-dirittura alle dimissioni”. Poil’Avvocatura, probabilmen-te spaventata dai severi giu-dizi di illustri costituzionali-sti, ha tentato una pietosamarcia indietro: “E’ in lineadi diritto (la memoria) e nonriferita a persone in carica”.(Chissà a chi).Questo del Lodo Alfano èl’ultimo tassello del degradomorale, civile e politico chesta inquinando il Paese. Laparola Lodo è anch’essa unaprova di ignoranza. Scrive ilGrande Dizionario Battaglia:“Decisione con cui un arbi-tro o un collegio di arbitridirime (non di rado in viaequitativa) una controver-sia. Anche: compromesso,accordo fra parti aventi in-teressi contrastanti ”.Un significato un po’ dif fe-rente, quindi. Il Lodo Alfanoè imposto, non certo condi-viso. Anche in questo casovale l’opinione di Alexis deTocqueville sull’empia e de-testabile tirannide dellamaggioranza in un sistemad e m o c ra t i c o .Il 6 ottobre prossimo la Con-sulta prenderà la sua decisio-ne. E’ in discussione l’ar ti-colo 3, uno dei cardini dellaCostituzione del 1948: “Tu t-ti i cittadini hanno pari di-gnità sociale e sono eguali

davanti alla legge, senza di-stinzione di sesso, di razza,di lingua, di religione, di opi-nioni politiche, di condizio-ni personali e sociali”. Se ilpresidente del Consiglio hacommesso un reato comunenon può essere giudicato fi-no al termine del suo man-dato, a differenza di un qua-lunque cittadino?La Carta del ’48 è viva ancoraoggi, invidiata da molti pae-si. Redigere una Costituzio-ne dopo vent’anni di fasci-smo e una guerra rovinosa fuun’opera piena di difficoltàe di insidie. Si cita spesso laconvergenza dei tre partitimaggiori, comunista, socia-

Il premier Berlusconi e il minisro della Giustizia Alfano (ANSA)

LA COSTITUZIONE

lista, democristiano e dei di-versi filoni della cultura na-zionale. Ma se si leggono gli“Atti preparatori” si com-prende come gli accordi, ipatteggiamenti, i compro-messi non furono sempre fa-cili. I costituenti operaronoperò, nonostante tutto, innome dell’interesse comu-ne. Anche quando, dopo ilmaggio 1947, comunisti esocialisti furono esclusi dalnuovo governo De Gasperi eil clima di restaurazione di-venne sempre più pesante.A differenza di oggi, pur traavversari, non venivano ne-gati i principi della tolleran-za e la politica rispettava le

regole che si era data.Il livello politico e culturaledei costituenti era elevato.Basta ricordare alcuni chefecero parte della Commis-sione dei 75, il motore dellaCarta: Lelio Basso, GiuseppeDossetti, Luigi Einaudi, Gior-gio La Pira, Emilio Lussu,Concetto Marchesi, AldoMoro, Umberto Terracini,Palmiro Togliatti. (Se si pen-sa a quell’infelice tentativosfociato nel referendum pro-mosso da “Libertà e Giusti-zia” del 25-26 giugno 2006in cui il 61,7 per cento deglielettori bocciò il progetto direvisione costituzionale delgoverno Berlusconi che mo-

dificava 53 articoli dei 139della Carta, si prova un sen-so di umiliazione per i saperie la qualità degli uomini trapassato e presente. I costi-tuenti – Roberto Calderoli,Francesco D’Onofrio, Do-menico Nania, Andrea Pa-store - si riunirono a imba-stire quel pasticcio per tregiorni, nell’agosto 2003, inuna baita di Lorenzago, nelCadore. Li ricordiamo men-tre passeggiano in bermudapoco sacrali).Faceva parte della Costi-tuente del ’46-’48 anche Pie-ro Calamandrei, uomo dellagrande cultura giuridica. Il 4marzo 1947 fece a Monteci-torio un discorso che, in unPaese normale, dovrebbe va-lere anche oggi: “C re d e t evoi – disse – che vi intendetedi politica, che sia propriouna buona politica, quandosi discute una Costituzione,nel presupporre sempre chein avvenire il proprio partitoavrà la maggioranza?”. UnaCostituzione, sosteneva Ca-lamandrei, deve essere fon-data “su uno spirito di umiltàminor itar ia.(…) Il carattereessenziale della democraziaconsiste non solo nel per-mettere che prevalga e si tra-sformi in legge la volontàdella maggioranza, ma an-che nel difendere i dirittidelle minoranze, cioèdell’opposizione che si pre-para a diventare la maggio-ranza di domani”. “La Costi-tuzione – diceva anche – d e-ve essere presbite, vederlontano, non essere miope”.Come oggi, calpestando lalegalità.

Nel 1948queglia c c o rd inon faciliper il benedel Paese

M’ILLUMINO D’INCENSO

PIERINO SLURPETTIPOVERO SILVIO. “A Mediaset nonho ancora incontrato nessuno di

destra. Nemmeno Piersilvio.L’opposizione mi ha procurato unprogressivo sgretolamento delle palleVedo gente che parla di regime e didittatura, e me la rido. Una dittatura èun governo che fa chiudere i giornali.Qui vedo uno dei signori più potentid’Italia bersagliato ogni giorno, bene omale che sia, dai giornali”(Piero Chiambretti,il Giornale, 21-9-2009).

IL PIERO DELLE LIBERTÀ. “InMediaset godo della massima libertà…I programmi non possono diventaresedi processuali, io di escort ho parlatoanche alla presentazione dei palinsesti,non è una parola che non si possausare a Mediaset. Nessuno mi ha maidetto niente. Mi frena il buongusto. Houn modo chiambrettistico di affrontarele cose, altrimenti diventiamo tuttiTravaglio, Dandini, Vespa”(Piero Chiambretti,la Repubblica, 21-9-2009). ( m . t rav. )

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Mercoledì 23 settembre 2009 pagina 7

Otto anni di missione,

ma adesso

servono più soldati

L’ operazione Enduring Freedom(libertà duratura) sta per compiere8 anni: è stata lanciata il 7 ottobre

del 2001, con l’invasione militaredell’Afghanistan, e il contributo militare di 22paesi; Il 5 ottobre del 2006 il controllo del paeseè passato da Enduring Freedom alla missione Isaf(International Security Assistence Force), con

mandato Onu e a guida Nato, composta almomento da uomini di 40 paesi. Il contingenteitaliano presente in Afghanistan è attualmente il4° per numero di uomini (3.200), dopo StatiUniti, Gran Bretagna e Germania. Il numero dimilitari della missione internazionale finorauccisi è di 1.409, oltre metà (842) sonoamericani, poi vengono i britannici (217) e quelli

degli altri eserciti (350). La crescita delle vittimeamericane è esponenziale: quest’annno è già di212, rispetto ai 155 dell’anno scorso. In undocumento reso noto lunedì il comandante incapo delle forze internazionali in Afghanistan, ilgenerale americano Stanley McChrystal hadichiarato che servono più truppe, altrimenti sirischia il fallimento della missione.

Non abbandonare il soldato Obamanel pantano-Afghanistan

Bossi e Berlusconi parlano già da ex alleati rischiandodi indebolire il presidente americano anche sul fronte internodi Furio Colombo

L’estroso presidente delConsiglio italiano cono-sce la politica estera davicino. Non sto dicendo

che ha una visione del mondo.Lui vede e agisce dentro lestanze: la stanza di Putin, lastanza (la tenda) di Gheddafi,una puntata (un po' bizzarra ediscussa) nella stanza del pri-mo ministro turco, quandoTurchia e Russia stavano fir-mando l'accordo di un gasdot-to che fa concorrenza al ga-sdotto "europeo" e i due noncapivano (lo ha detto la stam-pa turca) che cosa ci facesse alloro tavolo quel signore italia-no, capo di un Paese concor-rente. Ma gli affari sono affari.Uno stanza Berlusconi non co-nosce. La stanza di BarackObama, il carismatico presi-dente afro-americano che èsucceduto "all'amico Bush"nella guida degli Usa e dunquedi una cospicua parte delmondo. C'è un tale disorienta-mento nella politica estera diBerlusconi, quando non cono-sce le stanze, che – di Obamaappena eletto – è arrivato a di-re che era "un presidente ab-b ro n z a t o " .In un bell'articolo su La Stampadel 21 settembre, Lucia An-nunziata si domanda se "Oba-ma ci ama". E fa riferimento al-l'intervista del nuovo amba-sciatore Thorne (nomina noncasuale: Thorne conosce be-ne, fin da bambino, l'Italia, lalingua e – probabilmente – an-che luci e ombre del detto edel non detto italiani); un’in-tervista che non nasconde ladomanda che si fanno anchemolti europei: ma dove va l'I-talia?Berlusconi non sarà De Gaspe-ri che firma la pace, dà auto-nomia e rispetto all'Alto Adi-ge, inizia la riforma agraria eintanto ricostruisce l'Italiache – da Torino a Marsala – e ratutta come L'Aquila. Però fa ilsuo effetto che le Frecce Tri-cori volino su Tripoli in osse-quio del colonnello Gheddafi,mentre il fantasioso petroliereincassa somme enormi dall'I-talia e annuncia il suo pensie-ro politico: liquidare Israele ela Svizzera.E fa il suo effetto il legame siapolitico sia personale con "l'a-mico Putin", intento a dimo-strare al mondo che l'assassi-nio sistematico dei giornalistie l'incarcerazione ripetuta de-gli oppositori (specie se han-no soldi e televisioni) non lo fauscire dalla lista dei "p re fe r re dcustomer s (clienti preferiti) diBerlusconi. Anche gli studentidi Scienze politiche della pe-riferia del mondo sanno che la"pace preventiva" che è il mo-do di operare di Obama e chelo induce a diminuire il più

possibile la tensione con laRussia (fino al punto di rimuo-vere lo scudo spaziale, ovverola minaccia incombente), nonporta a nessuna coincidenza osovrapposizione fra Putin eObama. Putin, come Berlu-sconi (ma in grande) è un pa-drone. Obama è il presidenteimpegnato a tornare alle radi-ci profonde di democrazia inAmerica descritte da Alexis deTocqueville. Adesso Berlusco-ni annuncia da Palazzo Chigi:“qualche giorno fa sono statoio ad annunciare al ministroObama l’apprezzamento rus-so”. Resta da sapere con qualepaziente segretaria della CasaBianca e in quale lingua Ber-lusconi abbia parlato.Ma torniamo alla parte seria diquesta storia. La vera doman-da –vorrei suggerire –non è se

Obama ci ama. La vera doman-da riguarda la nuova scetticafreddezza dell'Italia per l'Ame-rica del nuovo presidente.Bossi profitta dell'aria fin-to-benevola del suo tono di vo-ce per annunciare (poi si puòsempre dire: "contrordine,popoli padani!"): "A Nataletutti a casa". E: “Li abbiamomandati noi a morire”. Avetemai sentito dire una simile fra-se dal premuroso padre e lea-der "dei popoli" e "del territo-rio" ai tempi di Bush?E non dimenticate Berlusconi,che non esita a entrare nel les-sico strategico-militare quan-do definisce questo momento"transition strategy". Che cosapensate che voglia dire l'ami-co di Putin, di Gheddafi, diBossi?Ho corso altri rischi in vita

mia; perciò correrò anchequesto. Berlusconi intende di-re: "Non siamo agli ordini diObama, il presidente abbron-zato". Del resto lo ha già dettoil senatore americano –re p u b -blicano e razzista – Wi l s o n ,quando ha interrotto il silen-zio con cui si ascolta un di-scorso presidenziale e ha gri-dato a Obama: "Tu menti". Aun presidente bianco, nellastoria americana, non era maiaccaduto. Chi vedesse gli spotpubblicitari della destra finan-ziaria americana contro il pro-getto di assicurare a tutti gliamericani le cure mediche, siaccorgerebbe che quegli spotsono soprattutto contro lapersona, l'integrità, la capaci-tà politica di essere un capo diObama. Egli non cede, parladirettamente ai cittadini persi-

no nelle scuole e nei super-mercati. Sta combattendo allostesso tempo su due fronti: lecure mediche e la guerra in Af-ghanistan. Trovate il punto diraccordo tra le due difficilissi-me campagne quando, attac-cato da un repubblicano chegli diceva che il suo progettodella salute costa troppo, ilpresidente ha risposto: "Menodella guerra". Ed è forse la pri-ma volta nella storia che unpolitico di vertice – in tutto ilmondo e in tutta la vita demo-cratica – ha il coraggio di por-tare la salute dei suoi cittadinial di sopra della consacratapriorità delle spese militari.Attenzione. Qualcuno sta cer-cando di avvolgere gli stranisentimenti di Bossi, Berlusco-ni e della "transition strategy" nelgiusto desiderio di tanti di fartornare a casa i soldati, sei deiquali stiamo affettuosamentee dolorosamente onorando inquesti giorni. E vuol confon-dere le carte persino con il pa-cifismo storico. Infatti, dimo-strare che Obama viene ab-bandonato sul campo da "fe-deli alleati" (meglio dire "ex fe-deli" o "ex alleati") lo rende-rebbe bersaglio facile ancheper il progetto della salute.Quel progetto è odiato perchécambierebbe per sempre l'A-merica attraverso un nuovo le-game di solidarietà tra i più po-veri e i più ricchi, tra cittadinie Stato.È bene stare in guardia dalla"transition strategy" (abbando-nare Obama e la nuova Ame-rica) di Bossi e Berlusconi. Èuna mossa ben calcolata di tut-ta la destra. Chi non appartie-ne a quella destra non può ac-codarsi pensando che sia unastrada di pace. La pace vienecon Obama. Per questo vo-gliono demolirlo. Prima chesia troppo tardi per la destradei grandi affari, tra cui i ga-sdotti e le guerre preventive.

La CasaBiancapensa piùalla salutedeicitt adiniche allaguer ra

LA VERITÀ NASCOSTA di Stefano Citati

EXIT TRAGEDYS i scrive exit strategy si legge fallimento.

Il termine venne coniato all'interno delPentagono ai tempi dell'AmministrazioneNixon nell'ultimo periodo dell'impegnomilitare americano in Vietnam quando ilpresidente promise “una pace onorevole”(la guerra non era stata dichiarataufficialmente); esempio di edulcorazioneverbale e politicamente corretto antelitteram, per definire una situazionesfavorevole – se non disastrosa - dallaquale tirarsi d'impaccio, uscire fuggire(ovvero escape), e provare almeno asalvare la faccia. Ufficialmente il terminevenne usato per la prima volta dai

repubblicani per attaccare il presidenteClinton nella fase peggiore della missioneumanitaria Restore Hope in Somalia, dopola caduta degli elicotteri Black Hawk aMogadiscio, con l'uccisione di 19 militariamericani (e di un migliaio di milizianisomali). Fu un exit tragedy: due settimanedopo il contingente statunitense si ritirò. Iltermine tornò in auge durante le missionidi peacekeeping nei Balcani, negli anni '90.E poi negli ultimi tempi, prima in Iraq e orain Afghanistan. In in questi giorni poivengono proposte varianti light comeTransition strategy, da leggere: noi ce neandremmo, voi che fate?

LA GUERRA A KABUL

NCLIMA

Con la crisimeno smog

A causa della crisi, leemissioni

inquinanti hannoraggiunto i livelli piùbassi da 40 anni,secondo leanticipazioni dellostudio dell’agenziainter nazionaledell’Energia (Iea). Ieri aNew York si è aperto ilvertice Onu sul clima

GH E D DA F I

Non trova hotela New York

D iplomatici libici sisono finti

cittadini olandesi percercare di trovare unhotel a Gheddafi,arrivato a New Yorkper l’Assembleagenerale Onu di cui laLibia è presidente diturno. Lo ha rivelato ilTimes di Londra,pubblicando l’elenco dihotel che hannorifiutato le stanze.

SOMALIA

“Osama, siamoal tuo servizio”

G li Shabaab,ritenuti il braccio

armato somalo di alQaeda, hanno diffusoun video nel qualeproclamano fedeltà aOsama bin Laden. Ilvideo, intitolato "Al tuoservizio Osama", èsottotitolato in arabo ein inglese ed è apparsosu forum e siti internetestremisti islamici.

IRAN

Pronte centrifughenucleari

L’ 'Iran ha costruitocentrifughe

nucleari di nuovagenerazione che stasottoponendo a testtecnici. Lo haannunciato il nuovocapo del programmanucleare di Teheran,Ali Akbar Salehi, citatodall'agenzia Irna.

PARIGI

Gratis 22.000litri di latte

D istribuiti 22.000litri di latte gratis:

è la nuova forma diprotesta degliallevatori dopo 12giorni di campagnacontro i prezzi troppobassi pagati aipr oduttori.

Page 8: Il Fatto Quotidiano - primo numero

Mercoledì 23 settembre 2009 pagina 8

ARRIVANO I TRENI PRIVATINtv, un regalo del governo Prodi a Montezemolo e Della Valle

L’ex ministro Di Pietro: “Sempre ai soliti noti”di Sandra Amurri

L’affidamento del servi-zio viaggiatori dell’AltaVelocità, a trattativaprivata, a NTV, società

di Luca di Montezemolo,Diego Della Valle e GianniPunzo, il cui profitto potreb-be sfiorare i 600 milioni dieuro, è un vero e proprio“pacco dono”, consegnatodal governo Prodi a indu-striali con la “passione” perl’editoria, ragione per cuinon è mai stato aperto daigiornali che si sono limitati adescriverne il bel colore del-la carta e la raffinatezza delfiocco. Servizio che lo Statoavrebbe dovuto affidare congara pubblica per ricavarne ilpiù possibile e ripianare ildebito, di quasi 13 miliardi dieuro, prodotto dall’AV, pre-stito erogato a Fs spa dallebanche, garantito da Fs spa edallo Stato, inserito nella Fi-nanziaria 2007, che graveràsulla testa dei cittadini per al-meno 40 anni. Esattamentecome imponeva la legge(166/2002).Ma per governare tenendosibuona Confindustria si puòrimuovere l’ostacolo e, con

la gentile partecipazione diRifondazione comunista,nelle maglie del decreto, ap-provato dal Consiglio dei Mi-nistri e convertito in leggedal Parlamento (159/2007),scompare qualsiasi riferi-mento esplicito all’o bbl i godi gare, nonostante si tratti diun servizio pubblico, fornitosu infrastruttura pubblica (ibinari), principio sancito an-che dall’ Unione Europa, conuna direttiva che entrerà invigore l’anno prossimo.A quel punto NTV, che ha giàricevuto la licenza di opera-tore ferroviario dal ministrodei Trasporti Bianchi, Pdci,stipula con il gestore RFI ilcontratto di servizio dal2011. E, fatto che aggiungedell’incredibile, a NTV vieneconcesso di scegliere le trat-te e le fasce orarie più red-ditizie; cosa che gli permet-terà di operare in una con-dizione praticamente di mo-nopolio, in cambio di un ca-none di affitto annuale di 140milioni di euro, che non ba-sterà a ripagare la gestione ela manutenzione delle lineeaeree e di terra, essendo que-ste particolarmente onero-se, a totale carico di RFI, cioè

dello Stato.Intanto, in attesa che il ser-vizio parta, la società di Mon-tezemolo, rivalutata grazie alcontratto, vende il 20% a ImiInvestimenti (Intesa Sanpao-lo, il cui ad è Passera che haprestato 650 milioni di euroa NTV per l’acquisto di 25treni dalla francese Alstom, acui Montezemolo ha vendu-to la Fiat Ferroviaria), il 20% aSNCF/VFE-P SA (società100% dello Stato franceseche potrebbe acquistarla to-talmente, visto che il contrat-to non mette alcun sigillo di“italianità”), il 15 % a Gene-rali Financial HoldingsFCP-FIS, il 5% a Nuova Fourb(Alberto Bombassei, vice-presidente di Confindustria)il 5% a MaIs (Isabella Sera-gnoli). Lo scenario che sipresenterà nel 2011 quandoNTV diventerà, di fatto, con-corrente di Trenitalia, appar-tenente allo stesso gruppopubblico di RFI che incassa ilcanone d’affitto da NTV, evi-denzia un conflitto d’i n t e re s-se grande come una casa.Chi tutelerà gli interessi pub-blici? Gianfranco Miccichè,sottosegretario alla Presiden-za del Consiglio con delega

al Cipe con competenza sulprogramma delle infrastrut-ture strategiche, sui piani diinvestimento e sulle conven-zioni ferroviarie e relative ta-riffe, fratello di Gaetano Mic-cichè, consigliere di NTV inquanto manager di IntesaSan Paolo che ha acquistato il20% di NTV e l’ha finanziatacon 650 milioni di euro.E gli imprenditori assistiti so-no serviti, ovviamente, con ilgradimento del centro-de-stra, ma non dell’allora Mi-nistro delle Infrastrutture DiPietro, che la definisce“un’operazione ad hoc perfare un regalo sempre ai so-liti noti” ma che allora nonriuscì a stopparla perchè,spiega, “era di competenzadel ministro dei Trasporti”.NTV merita ancora qualcheparola per descrivere unodei suoi fondatori, GianniPunzo. Uomo tra i più ricchidella Campania, proprieta-rio del centro commercialeCis e del centro servizi Vul-cano Buono, presidente del-l'Interporto, banchiere dellaPopolare di Sviluppo, che faparte, insieme a Della Valle,del fondo d’i nve s t i m e n t oCharme, Montezemolo&Partners. Alle sue aziendecontinuano ad arrivare fiumidi finanziamenti anche gra-zie alle sue potenti e sban-dierate amicizie trasversali,che vanno da Craxi, Altissi-mo, Cirino Pomicino, Ma-stella, prima e seconda ma-niera, a Bassolino, il Genera-le della Guardia di FinanzaLuigi Ramponi, poi parla-mentare di An, a Rutelli cheda ministro dei beni Cultu-rali nomina sua moglie, Giu-seppina Gambardella, nelcda del San Carlo, fino a quel-la con Montezemolo, azioni-sta della Cisfi, finanziaria delCis e della Banca Popolare diSviluppo. Finito in carcereper 50 giorni per associazio-ne camorristica, dopo dueanni il gip Sensale derubricail reato in quello di favoreg-giamento ma arriva la pre-scrizione, a cui Punzo non sioppone.Altri due protagonisti di que-sta storia sono l’ex segretariodella Cgil trasporti, MauroMoretti, nominato ammini-stratore delegato di Fs spadal governo Prodi, e l’ex di-rettore generale di Confindu-stria nell’era Montezemolo,

L’I N C H I E S TA

LO SBERLEFFO

DUELLI A SINISTRACOME TI GONFIO PIERO

V ietato ridere a sinistra. Sul Manifesto prendonoin giro il “SansonettiGonfiabile” e il direttore

dell’Altro si fa difendere, sul suo giornale, da unaRina Gagliardi con il mitra spianato. Cominciadomenica Alessandro Robecchi. Stufo dellecomparsate a Porta a Porta, nella veste del fintooppositore, del direttore dell’Altro, lancia una fintatelevendita per il SansonettiGonfiabile: “Comodo,utile, parla e scrive, senza bisogno dim a nu t e n z i o n e ”. Prodotto disponibile anche condoppia linea politica in cd-rom “la sinistra fa schifo”e “scusaci principessa”. Robecchi lo consiglia “insocietà, durante i talk-show e per le assemblee” e,per chi telefona, “in omaggio i caratteristici occhialifermacapelli”. Unica avvertenza, “non avvicinare altelevisore, può esplodere quando la valvola dell’egoè sovraccarica”. Misurata e spiritosa la replica di ieriaffidata alla Gagliardi: “Attacco indecente, indegnoe anche un po’ incivile” (s.a.)

Innocenzo Cipolletta, nomi-nato, sempre da Prodi, pre-sidente di Fs, entrambi con-fermati da Berlusconi, concompensi che sfiorano il mi-lione di euro, a testa, chevuol dire che ognuno riceveal giorno l’equivalente dellostipendio mensile di un di-pendente pubblico.Moretti è un conflitto d’i n-teresse vivente. Oltre a rico-prire numerose altre cari-che, è anche membro delConsiglio Superiore dei La-vori Pubblici; massimo orga-no consultivo e normativodello Stato in materia di ope-re pubbliche. Quindi, da unaparte concorre a disciplinarele modalità di esecuzione de-gli appalti pubblici, e dall’a l-tra in qualità di Ad di Fs spa, ilpiù grande committente diappalti pubblici, applica ciòche ha contribuito a stabili-re. Ed è anche presidente diItalferr spa e di Grandi Sta-zioni spa, società controllateda Fs spa cioè da se mede-simo, rivestendo così il ruolodi controllore e controllato.E non è finita. Trenitalia e RFIfanno capo a Fs di cui Morettiè ad. Ma Trenitalia è concor-rente della società privataNTV, dunque, RFI, incassan-do il canone di affitto daNTV, ha tutto l’interesse che

il business dei priva-ti cresca.Quindi Moretti, inquanto Ad di Fs sp,asi trova nella para-dossale situazione diguardare NTV di“buon occhio” inqualità di cliente, edi “cattivo occhio”,in qualità di suo con-corrente. Un primoassaggio Moretti l’haaffidato all’Ansa, inrisposta all’azione ditutela avviata daNTV all’Antitr ust:“Ben venga l'indagi-ne. Noi siamo sere-ni, anzi in questomodo ci sarà la pos-sibilità di chiedereconto di come in Ita-lia nascono le socie-tà”. Azione ripresada un gruppo di de-putati del Pd, tra cui

la senatrice anconetana Ma-rina Magistrelli, in un’i n t e r-rogazione parlamentare “inappogg io” alla società priva-ta NTV del marchigiano Del-la Valle contro la concorren-te pubblica Trenitalia. Ma,evidentemente, il compensoda superenalotto di Moretticomprende anche il rischiodi crisi di identità e relativicosti per l’analisi.Intanto Moretti, grazie all’AVspogliata dai 13 miliardi dieuro, caricati sul debito pub-blico, nonostante soddisfisolo il 5% dei viaggiatori afronte del 95% che deve ac-contentarsi di treni vecchi,che hanno cambiato nomeper giustificare l’aumentodelle tariffe, rivendica conorgoglio un utile di oltre 15milioni di euro e di aver ac-quistato i treni per pendolariper 2 miliardi di euro, dimen-ticando di dire che dei 2 mi-liardi, 500 milioni li ha messilo Stato e 1 miliardo e 500milioni le Regioni.Morale: il “pacco dono” ch eil governo di centro-sinistraha recapitato a Montezemo-lo, Della Valle e Punzo con-tiene la parte proficuadell’Alta Velocità. Mentre aicittadini è rimasto il “pacco”con debiti pubblici e pessimiser vizi.

DA PIAZZA SS. APOSTOLI AL COLOSSEO FIACCOLATAGIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2009

PARTENZA ORE 19.00 PIAZZA SS. APOSTOLI

Montezemolo e Della Valle visti da Matangelo

Page 9: Il Fatto Quotidiano - primo numero

pagina 9 Mercoledì 23 settembre 2009

Passa lo scudorinforzato

che salva dai reatiDura tre mesi e copre anche il falso in bilancio. Il Consigliodei ministri approva la minifinanziaria da 3,4 miliardi di euro.

di Stefano Feltri

Ieri il ministro dell’Econo -mia Giulio Tremonti ha in-cassato in Consiglio dei mi-nistri l’approvazione della

Finanziaria 2010, la legge di bi-lancio in versione semplificatache quest’anno vale solo 3,4miliardi di euro per il rinnovodei contratti pubblici e l’esten -sione degli incentivi alle ri-strutturazioni, visto che granparte di quella che era la mano-vra d’autunno è stata anticipa-to a luglio e nel piano triennaledel 2008.Il dossier politico più sensibiledi ieri, però, era un altro:l’emendamento del senatoredel Popolo della libertà Salvo

Fleres allo scudo fiscale, la mo-difica al provvedimento perrimpatriare i capitali esportatiall’estero in modo illecito (pa-gando solo una penale del cin-que per cento della sommarimpatriata). Nel pomeriggiosi sono riunite le commissioniBilancio e Finanze del senato el’emendamento di Fleres è pas-sato, anche se in una versionemodificata rispetto al testo ori-g inale.Lo scudo proteggerà gli evasorianche da alcuni reati tributari eda violazioni contabili come ilfalso in bilancio, oltre a sanarele pendenze con il fisco. Spiegaal “Fatto Quotidiano”Maria Ce-cilia Guerra, economistadell’Università di Modena e

Reggio e della voce.info: “E’ ungrandissimo condono. Imma-giniamo un imprenditore cheesporta all’estero un milione dieuro frutto di un falso in bilan-cio, se un domani verrà scoper-to non potrà più essere perse-guito perché è protetto dalloscudo”. Luigi Zanda, senatoredel Partito democratico, diceche “per fortuna lo scudo non èstato esteso ai procedimentipenali in corso, ma resta moltograve. Della portata di questemodifiche ce ne accorgeremocon il tempo, scoprendo quan-te e quali persone si nasconde-ranno dietro lo scudo fiscaleper evitare di dover risponderedi falso in bilancio una voltascoper te”. Le correzioni sono

espresse in un fitto intreccio dirimandi ad altre norme, ed èpossibile che nell’applicazio -ne emergano altre sorprese.La versione originaledell’emendamento Fleres pre-vedeva che lo scudo valesse an-che per i procedimenti in cor-so (cioè per gli evasori che so-no stati scoperti, dalla finanzao dall’Agenzia delle entrate)ma, nella mediazione al senato,il governo non è riuscito a ot-tenere questa modifica. «E que-sto è già un risultato, perché al-trimenti si sarebbe trasformatoin un’amnistia inaccettabile»,dice l’ex commissario ConsobSalvatore Bragantini, che sul“Corriere della sera” ave vachiesto a Tremonti di tenereuna linea di fermezza.Confermato, invece, il cambia-mento della scadenza. Il termi-ne ultimo per aderire allo scu-doi era il 15 aprile 2010, da ieriè il 15 dicembre 2009: il ragio-namento del governo è che, es-sendo aumentati gli incentivi arimpatriare i capitali, si può ri-durre la finestra così da far af-fluire denaro fresco in Italia intempo utile per migliorare iconti pubblici del 2009. Chesaranno molto negativi (con ildebito pubblico che arriverà acirca il 118 per cento del Pil)per colpa della recessione.Un anticipo che potrebbe peròcomplicare le cose. Sul forumdell’Agenzia delle entrate - ilbraccio operativo del governonella gestione dello scudo - èaperto da giorni un forum che

Giulio Tremonti e il suo scudo visto da Roberto Corradi

ECONOMIA

T re indizi non fanno una prova, maaiutano a farsi un’idea della reale

situazione dei conti pubblici. L’ultimo in or-dine di tempo è la benedizione di Tremontiall’emendamento Fleres, quello che stringei tempi dello scudo. Il primo è contenutonell’obbligo stabilito a gennaio per la Sacedi garantire i crediti nei confronti delle am-ministrazioni statali: una brillante trovataper non far pesare fino al 2011 l’extra-de-

bito degli enti locali sul rapporto defi-cit-Pil. Il secondo indizio è l’emissio-ne-lampo da 2 miliardi di BTP ( scadenza2025), effettuata il 18 settembre a pocheore da una conference-call con le ban-che d’affari. Ora, questo scudo a cacciadi soldi “pochi, maledetti e subito”, do-po un’estate di prediche alle banche.Tutto a posto, Signor Ministro?

SUPERBONUS

Tutto bene alministero?

raccoglie domande e suggeri-menti degli utenti per miglio-rare la circolare provvisoriache definisce le modalità delrimpatrio dei capitali. Nelleprecedenti edizioni, nel 2001 enel 2003, si sono susseguite di-verse circolare, con i progres-sivi aggiustamenti. Questa vol-ta l’Agenzia ha preferito pre-sentare una bozza che poi ver-rà migliorata, ma adesso i tem-

pi si sono dimezzati: invece disette mesi per aderire allo scu-do ce ne sono solo tre. E le mo-difiche vanno quindi fatte piùin fretta.Queste sono tecnicalità - da cuidipende però il successodell’operazione - ma c’è un da-to politico. Anche se dal mini-stero del Tesoro smentisconoche il ministro Tremonti sia sta-to direttamente coinvolto nellascrittura dell’emendamento diFleres, chi ha osservato i com-portamenti del gruppo del Pdlal senato esclude che un sena-tore fresco di nomina comeFleres si sia mosso in autono-mia. Lo dimostra il curriculumdel senatore (nella sua carrieradi consigliere regionale in Sici-lia non si è praticamente maioccupato di questioni di bilan-cio e finanza pubblica) e lo haconfermato il capogruppo deisenatori del Pdl, Maurizio Ga-sparri, dicendo che la modificadel provvedimento è stata con-cordata con il governo.Il ministro Tremonti, nella con-ferenza stampa dopo il consi-glio dei ministri, ha ribaditoche lo scudo fiscale è l’unicomodo per far rientrare capitalidestinati a “spese ineludibili”: isoldi finiranno in un fondo del-la presidenza del Consiglio eserviranno - dice il ministro - asostenere l’università “e il cin-que per mille”. Non è ancorachiaro come, però. “Se qualcu-no ha delle idee migliori chenon siano solo retorica ce lofaccia sapere che le prendiamoin considerazione”, ha dettoTremonti. Ma proprio lui, il 13marzo 2008, in un’intervista aRepubblica Tv, aveva detto:“assolutamente mai più condo-ni” perché non ci sono più “ipresupposti di gettito”. Poi de-ve aver cambiato idea.

OPERAI IN PIAZZA

LIVORNO SENZA L’INDUSTRIAdi Giampiero Calapà

N el giorno in cui l’Istat certifica il datopeggiore del livello occupazione nel

Paese dal 1994 – con un tasso di disoccu-pazione al 7,4 per cento nel secondo trime-stre del 2009 – gli ex operai della Delphi diLivorno sono scesi in strada per rallentare iltraffico dell’Aurelia, ultimo grido di doloredi una situazione ormai insostenibile. Nel2006 arrivò lo shock dell’annuncio dellachiusura della fabbrica di componentisticaper auto, nell’indotto Fiat. Da allora di quel-le 400 famiglie , sono rimasti in 175 i lavo-ratori in cassa integrazione in deroga (re-gime a cui provvede la Regione Toscana,ma con una scadenza ormai vicinissima: il31 dicembre).Una boccata d’ossigeno, nei giorni scorsi, èstata l’annuncio dell’imprenditore GianMario Rossignolo. Vorrebbe investire nellaex area Delphi, riconvertendola a fabbrica

di auto, per produrre un innovativo model-lo di SUV, ripristinando gli storici marchi ita-liani “Isotta Fraschini” e “De Tomaso”. I sol-di ci sarebbero, a Rossignolo mancano 30milioni per i quali la Regione ha già promes-so, però, di voler attingere dal fondo comu-nitario. Ma servirebbe un capannone di al-meno 46 mila metri quadrati, quello dell’exDelphi è di 32 mila. In una prima fase po-trebbe anche bastare. L’area, però, è di pro-prietà della Fiat e da Torino non è mai ar-rivato un segnale di interesse alla vendita.Per altre aziende della zonza la situazione èancora più critica. La Cet Net di Venturinaha lasciato a casa 120 persone a marzo; aPiombino si sono volatilizzati 500 posti dilavoro; la Giolfo e Calcagni ha chiuso i bat-tenti a giugno, con 40 lavoratrici ora disoc-cupate; alla Trw 70 persone sono in cassaintegrazione. E i precari che negli ultimimesi si sono trovati a “lavoro zero” sono600 nella sola Livorno.

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pagina 10 Mercoledì 23 settembre 2009

“CONDANNATE SISMI E CIA”Oggi, nonostante le prove non ammesse, il pm procede

contro gli agenti che nel 2003 rapirono Abu Omardi Gianni Barbacetto

Condannate gli agentidella Cia e del Sismicolpevoli d’aver pre-parato e realizzato il se-

questro dell’imam AbuOmar: il pubblico ministeroArmando Spataro inizieràoggi a Milano la requisitoriacontro gli imputati e spie-gherà perché chiede la con-danna di tutti gli agenti se-greti coinvolti, italiani eamericani. Malgrado la sen-tenza della Corte costituzio-nale che, secondo l’i n t e r-pretazione delle difese, ren-de inutilizzabile la quasi to-talità delle prove raccolte,su cui si stende il velo delsegreto di Stato.Abu Omar, cittadino egizia-no con status di rifugiato po-litico in Italia, viene seque-strato il 17 febbraio 2003 invia Guerzoni a Milano, con-dotto nella base Usa di Avia-no, in Veneto, e poi traspor-tato su aerei Cia in Egitto,dove è per mesi interrogatosenza garanzie e torturato. Èuna delle tante extraordinar yre n d i t i o n s (consegne straordi-narie) compiute nel mondodopo l’11 settembre 2001sotto l’amministrazione Bu-sh. L’inchiesta milanese sulsequestro si sviluppa comeuna spy story da film. I pro-

Hassan Mustafa Osama Nasr, conosciuto come Abu Omar, 46 anni (FOTO ANSA)

curatori aggiunti Ferdinan-do Pomarici e Armando Spa-taro, con gli agenti dalla Di-gos di Milano, riescono a in-dividuare 26 uomini dellaCia ritenuti gli esecutori ma-teriali del sequestro. E man-dano poi sotto processo an-che il direttore del Sismi (ilservizio segreto militare),Niccolò Pollari, i suoi diretticollaboratori Gustavo Pi-gnero (poi deceduto) e Mar-co Mancini, i capicentro Si-smi di Torino, Raffaele Di-troia, e Bologna, Luciano DiGregori, e il maresciallo Giu-seppe Ciorra: tutti accusatidi aver saputo dell’“o p e ra-zione congiunta” Cia-Sismie di aver partecipato alle fasipreparatorie. Due funziona-ri del servizio, Pio Pompa eLuciano Seno, sono accusatidi favoreggiamento.Il generale Pollari, principa-le imputato del processo mi-lanese, si è sempre difeso in-vocando il segreto di Stato:ci sono 80 documenti – s o-stiene – che proverebbero lasua innocenza e l’e s t ra n e i t àdel Sismi al sequestro, masono coperti da segreto diStato, così da impedirgli ladifesa. La sua linea difensivaè stata aiutata dai due gover-ni che si sono succeduti(quello Prodi e quello Ber-lusconi) che hanno opposto

il segreto di Stato e hannopoi trascinato i magistrati diMilano davanti alla Corte co-stituzionale, sollevando unconflitto d’attribuzione trapoteri dello Stato. Una ma-no al generale è arrivata an-che dal Parlamento, chenell’agosto 2007 ha appro-vato (destra e sinistra insie-me) la nuova legge sui ser-vizi segreti che allarga an-che all’imputato (e non piùsolo al testimone) l’o bbl i godi tacere in aula sui fatti co-perti da segreto di Stato.La sentenza della Corte co-stituzionale emessa nel mar-zo 2009 ha inferto un durocolpo al processo, dichia-rando che è coperto da se-greto di Stato, e dunque inu-tilizzabile, tutto ciò che ri-guarda “i rapporti tra i ser-vizi segreti italiani e quellistranier i” e “gli assetti orga-nizzativi e operativi del Si-smi”: tutto o quasi tutto, se-condo le difese degli impu-tati italiani, che si aspettanodunque l’assoluzione dei lo-ro assistiti. Le prove del ra-pimento ci sono (secondol’accusa), ma sono inutiliz-zabili (secondo la difesa).Ora però la requisitoria diSpataro proporrà un diversoragionamento. È pacificoche il segreto di Stato nonpuò in alcun caso coprire un

reato. Lo ha ribadito anchela Corte costituzionale, af-fermando che il segreto op-posto e confermato da duepresidenti del Consiglio“non ha mai avuto a oggettoil reato di sequestro”: reatoche dunque, in quanto tale,rimane “accertabile dall’a u-torità giudiziaria competen-te, nei modi ordinari”. Laprocura di Milano ha con lasua autonoma attività inve-stigativa raccolto prove (i

GIUSTIZIA

F ranco Frattini è stato promosso presidente.Non del Consiglio ma del consiglio di Stato.

Il ministro degli Esteri non ha fatto carriera in po-litica ma come giudice. Il 17 settembre è stato no-minato presidente della quarta sezione dell’or ga-no giurisdizionale che decide i processi ammini-strativi di secondo grado. Nulla di male se non fosseche Frattini è fuori ruolo dalla magistratura per in-carichi politici da oltre dieci anni. Con lui sono statipromossi anche Salvatore Sechi (consigliere giu-ridico del presidente Napolitano) e Giuseppe Se-verini (l’unico della terna che è in ruolo). Frattiniha sfruttato la norma che consente ai fuori ruoloche ricoprono incarichi nel Governo di avanzare inmagistratura. L’investitura ha provocato una valan-ga di mail infuocate sui blog dei magistrati. AlessioLiberati del Tar Toscana commenta: “È una pro-gressione di carriera che rischia di penalizzare chisvolge le sole funzioni di magistrato”.

David Perluigi

SPIFFERI di David Perluigi

Frattini presidentema fuori ruolo

“CARO SILVIO TI SCRIVO”I l processo per i diritti Mediaset, che vede Silvio Berlusconi

imputato di una lunga sfilza di reati finanziari e fiscali, è statosospeso dal Lodo Alfano. L’inchiesta per il caso Mediatrade, incui il cavaliere è indagato per appropriazione indebita assie-me al suo presunto” socio occulto” Frank Agrama, titolare diun conto svizzero su cui sono stati sequestrati 100 milioni dieuro, è invece a un passo dal deposito degli atti. Ma guardandole carte già a disposizione delle difese è facile capire perchéquei dibattimenti sono stati bloccati per legge. Le prove sonotutte documentali. E la pistola fumante la si può leggere in unmemorandum interno della Fox. Sul finire del 1994 - ma ilsistema secondo l'accusa è andato avanti con molte modifichealmeno sino al 2001- il funzionario Duglas Schwalbe spiega alpresidente della sua casa di produzione, Mark Kaner, che cosagli ha svelato Guido Pugnetti, uno degli uomini che compravafilm e programmi televisivi per conto del Cavaliere. “In duep a ro l e ”, scrive, “l'impero di Berlusconi funziona come un ela-borato gioco delle tre tavolette. La Principal con sede a Lu-gano compra licenze dei prodotti degli Studios e successiva-mente li vende a Reteitalia. Se la Principal compra MrDoub-tfire per 2 milioni di dollari, poi Canale 5 potrebbe acquistarequesto film (per fare un esempio) per 3 milioni di dollari. Que-sti tre milioni di dollari rappresentano le vendite di Publitaliaagli inserzionisti pubblicitari ed è essenzialmente un trasfe-

rimento perché non si vuole che Reteitalia faccia utili (o facciafigurare utili). I profitti vengono tenuti in Svizzera».Accanto alla frode fiscale c’è però anche il nero. Milioni emilioni di euro che, per la procura, finivano direttamente nel-le tasche del Cavaliere o dei suoi famigliari. Negli Stati Unitil’uomo che «dal 1976», come scrive lui stesso in una lettera, sioccupa di acquistare diritti è Agrama, un ex regista di b movie,intimo amico del Cavaliere. Dai suoi conti svizzeri partonopagamenti diretti un po’ a tutti: gente di Mediaset, ma anchedella Rai. Agrama poi si occupa di alcuni affari personali dellafamiglia Berlusconi. Insomma sa molto e lo fa pesare. La por-tata delle sue pressioni emerge da una fitta corrispondenzaintrattenut con Aldo Bonomo, l’ex presidente Finivest oggiscomparso. Siamo nel 2001. Piersilvio Berlusconi è alla testadi Mediaset e vuole tagliare fuori dagli affari l’inter mediario.Così Agrama scrive: “Ho una grande fiducia in lei e in quelloche lei ha detto. Sono sicuro che le sue parole hanno un pesonella Fininvest Corporation. Siamo sempre stati corretti e fe-deli alla famiglia”. Poi la richiesta: un accordo da 40 milioni dieuro. Ma i magistrati sono ormai alle porte. Così il 29 ottobre2003 Agrama si lamenta: “La vostra società non sta tenendofede al nostro accordo: infatti nel 2003 il totale dei contrattisottoscritti è stato SOLO (maiuscolo in originale) di 14 milionidi dollari”. (P.G. e L.S.)

voli aerei, le presenze neglialberghi milanesi, le transa-zioni delle carte di credito,le tracce dei telefoni sul luo-go del sequestro e fino adAviano...) a carico degli im-putati americani, tranne JeffCastelli, allora capo dellaCia in Italia, e la sua colla-boratrice Sabrina De Sousa.Per gli italiani (oltre che perCastelli e De Sousa) la stradaè più stretta, perché sonoinutilizzabili, secondo la

Corte costituzionale, tuttele fonti di prova che hanno ache fare con gli assetti or-ganizzativi del Sismi o con lerelazioni tra Sismi e Cia. Mala pubblica accusa sosterràche restano comunque nelprocesso elementi sufficien-ti per arrivare alle condan-ne. Se sono coperte da se-greto le (eventuali) direttiveantisequestro che Pollari facapire di avere emanato,non possono essere copertida segreto gli ordini illegaliche il generale ha impartitoai suoi uomini per prepararee favorire un reato, cioé ilsequestro di Abu Omar.Questi ordini e la loro ese-cuzione restano rintraccia-bili nelle carte processuali,anche dopo aver fatto il la-voro chirurgico di espulsio-ne di ciò che la Corte ha di-chiarato segreto: sono neidocumenti trovati nella se-de Sismi di via Nazionale aRoma (pur con i necessariomissis); nelle intercettazio-ni telefoniche; nelle dichia-razioni dei testimoni in aula;nelle ammissioni di Pigneroregistrate, a sua insaputa, daMancini. Questo sosterrà ilpm durante la sua requisito-ria, che sarà dedicata oggiagli imputati americani emercoledì prossimo a quelliitaliani.

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L’AUTORE

IL PORTOGALLO NEL CUOREAntonio Tabucchi (Pisa, 1943) ha insegnato per molti anni Lingua eLetteratura portoghese all’Università di Siena. “Sostiene Pereira”,uscito nel 1994, ha vinto il Premio Viareggio-Rèpaci, il PremioCampiello, il Premio Scanno, il Premio dei Lettori e il Prix EuropéenJean Monnet. Con Feltrinelli ha pubblicato anche “Si sta facendosempre più tardi” (2001, Prix France Culture 2002), Autobiografiealtrui (2003), Tristano muore (2004, Prix Méditerranée e migliorlibro dell’anno secondo la rivista francese “L i re ”). Ha curatol’edizione italiana dell’opera di Fernando Pessoa e ha tradotto lepoesie di Carlos Drummond de Andrade (Sentimento del mondo,Torino 1987).

di Antonio Tabucchi

«N ON HO MAI CRE-DUTO CHE LAVITA IMITIL’AR TE, è unaboutade che ha avu-to fortuna perché è

facile, la realtà supera sempre l’imma gina-zione, per questo è impossibile scrivere cer-te storie, pallida evocazione di ciò che fudavvero. Ma lasciamo perdere le teorie, lastoria te la racconto volentieri, ma se vuoi lascrivi tu, perché su di me hai un vantaggio,non conosci chi l’ha vissuta. Per la verità luimi ha solo raccontato l’antefatto, la conclu-sione l’ho saputa da un suo amico di pocheparole; fra noi ci limitiamo a parlare di mu-sica o di teoria degli scacchi, probabilmentese Omero avesse conosciuto Ulisse gli sa-rebbe sembrato un uomo banale. Credo diaver capito una cosa, che le storie sono sem-pre più grandi di noi, ci capitarono e noiinconsapevolmente ne fummo protagonisti,ma il vero protagonista della storia che ab-biamo vissuto non siamo noi, è la storia cheabbiamo vissuto. Chissà perché è venuto amorire in questa città che a lui non ricordaniente, forse perché questa è una Babele emagari gli è venuto il sospetto che la suastoria sembra l’emblema della babele dellavita, il suo paese era troppo piccolo per mo-rirci. Deve avere quasi novant’anni, passa ipomeriggi a guardare dalla finestra i grat-tacieli di New York, una ragazza portoricanaviene la mattina a rassettargli l’appar tamen-to, gli porta un piatto del Tony’s Café che luiriscalda al microonde, dopo un religiosoascolto di vecchi dischi di Béla Bártok checonosce a memoria osa una passeggiatinafino ai cancelli del Central Park, nell’ar ma-dio, sotto una busta di plastica, conserva lasua divisa di generale, quando rientra apre losportello e le dà due colpetti sulla spalla co-me se si trattasse di un vecchio amico, poi vaa dormire, mi ha detto che non sogna e se glicapita è solo il cielo delle pianure dell’U n-gheria, è l’effetto di un sonnifero che gli ha

trovato un medico americano. Io la storia tela racconto in poche parole come me l’haraccontata chi l’ha vissuta, tutto il resto sonocongetture, ma questi sono affari tuoi».

Allorché la storia comincia, ilsuo protagonista era un gio-vane ufficiale dell’e s e rc i t oungherese, e secondo il ca-lendario gregoriano si era nelM i l l e n ove c e n t o c i n q u a n t a-

sei. Per pura convenzione lo chiameremoLaszlo, nome che in Ungheria lo rende ano-nimo, anche se in verità lui era quel Laszlo enon un altro. Da un punto di vista del tuttocongetturale lo possiamo immaginare comeun uomo sui trentacinque anni, alto, magro,i capelli biondi che davano sul rossiccio, gliocchi grigi con un vago riflesso di azzurro. Sipuò aggiungere che era l’unico erede di unafamiglia di proprietari terrieri al confine conla Romania, e in casa sua, più che l’u n g h e-rese, si parlava il tedesco, secondo la tra-dizione dell’Impero asburgico, e dopol’espropriazione delle terre la famiglia si eratrasferita a Budapest in un grande apparta-mento concesso dal regime comunista. Sipuò supporre che al liceo fosse versato nellelettere e che eccellesse nel greco antico, sa-pesse a memoria interi passi di Omero ecomponesse in segreto odi di sapore pin-darico. Il suo professore, l’unico cui avesseosato mostrarle, gli aveva predetto un futurodi grande poeta, un nuovo Petöfi, cosa allaquale lui per primo non aveva creduto, det-taglio del resto insignificante, trattandosi diuna mera congettura. Il fatto è che suo padrelo voleva militare, perché lui stesso in gio-ventù aveva servito da ufficiale nell’e s e rc i t oaustro-ungarico, e che ora l’esercito appar-tenesse a un regime comunista gli pareva deltutto secondario, perché prima di tutto ve-niva l’Ungheria, ed era per questa terra chesi portavano le armi, non per i governi, entitàeffimere. Il nostro Laszlo accettò senza pro-testare la volontà paterna: intimamente sa-peva che non sarebbe mai stato un nuovoPetöfi e non tollerava di essere secondo anessuno, voleva eccellere in qualcosa, qual-siasi fosse questa cosa, la forza di volontà

non gli mancava e i sacrifici erano fatti perlui. Dell’Accade-mia militare di Budapest fusubito il migliore cadetto, poi il primo al-lievo ufficiale e infine l’ufficiale scelto cui, acorso compiuto, fu affidato un delicato po-sto di comando in una zona di frontiera.A questo punto sarebbe necessaria una di-gressione che non appartiene neppure piùalle congetture ma solo all’immaginazione dichi racconta una storia ascoltata da qualcunocui essa fu raccontata. È lecito pensare cheLaszlo, nel villaggio dove aveva trascorso lasua prima giovinezza, laddove suo padre untempo possedeva le terre, avesse lasciato ilsuo primo amore e ad esso fosse rimasto fe-dele. È necessaria una puntualizzazione sen-timentale sul nostro Laszlo, altrimenti egli po-trebbe sembrare un burattino vestito da mi-litare e affidato a una storia che prevede laforza di volontà e la forza dei muscoli maesclude la forza misteriosa del muscolo car-diaco. Laszlo aveva un cuore sentimentale, eattribuire i sentimenti che appartengono alcuore di ognuno non è una congettura senzafondamento, dunque anche il cuore di Laszlobatteva per un grande amore, e il suo grandeamore rimpianto era una bella ragazza di cam-pagna alla quale giovinetto, dopo un pome-riggio in un campo di grano, aveva giuratofedeltà eterna, e lei in quella grande casa pa-terna protetta dai filari degli alberi gli avrebbeassicurato una discendenza. Ma intanto La-szlo era lì, a Budapest, grandi i palazzi di quel-la città, il generale dello Stato maggiore loaveva preso in simpatia, tutte le ultime do-meniche del mese dava una festa i cui invitatiindossavano alte uniformi, dopo la cena siballava, un pianista in frac eseguiva valzerviennesi, la figlia del capo di Stato maggiore,ballando, aveva gli occhi persi nei suoi, e chis-sà se negli occhi di Laszlo vedeva davveroLaszlo o l’ufficiale più brillante dell’A c c a d e-mia militare descritto da suo padre. Ma que-sto è del tutto secondario, il fatto è che dopoun breve fidanzamento si sposarono. Non èda escludersi che in Laszlo l’imma ginazionefosse più forte della realtà. Egli amava suamoglie, che era bella e gentile, ma in lei nonriusciva a ritrovare un amore che pensavatradito, cioè l’immagine ormai sfocata di unaragazza di campagna dai capelli biondi. Per-ciò andò a cercare quel fantasma nei bordellidi Budapest, dapprima in compagnia di certicommilitoni, poi malinconicamente da solo.E intanto siamo arrivati al millenovecento-cinquantasei, anno in cui l’esercito dell’U n i o-ne Sovietica invase l’Ungheria. Il motivodell’invasione, si sa, fu di natura ideologica,ma sarebbe impossibile stabilire se la reazio-ne di Laszlo fosse della stessa natura o permotivi diversi: l’educazione ricevuta in casa,

Antonio Tabucchi è nato a PisaPer molti anni ha insegnato

all’Università di Siena. Vive con lamoglie a Lisbona (FOTO ANSA)

“FRA GENERALI”COSA RESTA

DI UNA RIVOLUZIONEDue uomini

si fronteggianonel 1956: uno

guida i rivoltosiu n g h e re s i ,

l’altro le truppesovietiche. Molti

anni doposi rincontrano

a Mosca

x ANTICIPAZIONE x

L’ anteprima del raccontotratto dall’ultimo librodi Antonio Tabucchi:“Il tempo invecchia in fretta”,in libreria dal 30 settembre

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Mercoledì 23 settembre 2009

mero di telefono lo chiamòimmediatamente prima chei russi tagliassero le linee: sa-peva che l’appoggio simbo-lico di un paese democrati-co sarebbe stato più impor-tante contro i cingolati russi

del piccolo esercito male armato di cui di-sponeva l’Ungheria. Il telefono squillò a lun-go, poi rispose una voce assonnata, una ca-meriera, spiacente, il signor dottore era fuoria cena, se voleva poteva lasciare un messag-gio, Laszlo lo lasciò, disse di dire soltanto cheaveva chiamato Laszlo. Non fu richiamato,Laszlo pensò che non ci si può fidare dellecameriere, ma la cosa lo preoccupò relati-vamente perché in quel momento aveva altroa cui pensare, e poi, due giorni dopo, quandosentì alla radio che a nome del proprio partitoil compagno straniero aveva definito contro-rivoluzionari i patrioti ungheresi, capì. Quel-lo che invece Laszlo sta pensando ora, guar-dando dalla finestra i grattacieli di New York,è come sono curiose le cose, perché ha ap-pena letto una poesia di Yeats, “Men improvewith the years”, e si chiede se non sia propriocosì, se il tempo non migliori davvero gli uo-mini, e se questo migliorarli non significhiannullarli, perché portandoli con sé fa sem-brare loro miraggi ciò che in un altro tempoera vero, e intanto ascolta le musiche di BélaBártok, il sole sta calando su New York, devefare la sua passeggiata igienica fino al CentralPark e pensa al tempo in cui era lui che volevamigliorare il suo tempo.Come Laszlo fosse riuscito a tenere in scaccol’esercito sovietico per tre giorni, è impos-sibile stabilirlo. Si possono fare alcune con-getture: la sua capacità strategica, la sua osti-nazione, la sua fervida fiducia nell’i m p o s s i-bile. La verità dei fatti è che comunque i carriarmati dell’esercito invasore non riuscirono apassare, i sovietici subirono molte perdite fin-ché al quarto giorno la loro forza ebbe ra-gione del fragile 109 plotone comandato da

IL LIBRO

SGUARDO AD ESTNove storie esemplari che intrecciano il temporeale con il tempo della storia e con il tempointeriore. Dopo l’epoca salazarista di “SostienePe re i r a ” e quella fascista di “Tristano muore”,Antonio Tabucchi allarga la sua geografia versol’Est, gli anni del blocco comunista e la caduta delMuro di Berlino. Alcune di queste storie, primadi esistere nel libro, sono esistite nella realtà: “Misono limitato”- scrive l’autore - “ad ascoltarle e araccontarle a mio modo”. Il racconto “Fr age n e r a l i ” è dedicato a Norman e Cella Manea.“Il tempo invecchia in fretta” (Feltrinelli editore- 15 euro, 171 pagg.) sarà in libreria dal 30settembre .

per esempio, perché quello era il suolodell’Ungheria, e come gli aveva insegnato suopadre il suolo dell’Ungheria viene prima diogni governo; oppure per motivi puramentetecnici, diciamo così, perché un militare ub-bidisce prima di tutto al proprio capo di Statomaggiore, e gli ordini non si discutono. Èanche vero però che Laszlo, essendo cresciu-to in una grande famiglia, disponeva di unagrande biblioteca, e ciò può autorizzare altrecongetture più speciose, ad esempio che co-noscesse bene Darwin e pensasse che i si-stemi politici, così come gli organismi bio-logici, abbiano un’evoluzione, e che quel si-stema piuttosto rozzo, fondato però su basi dibuone intenzioni, se guidato da un uomo co-me Imre Nagy potesse condurre a un sistemamigliore. Oppure che avesse letto il “Via ggioin Unione Sovietica” di André Gide, che pe-raltro tutta l’Europa aveva letto e che clan-destinamente circolava anche in Ungheria.Fra queste congetture di ordine secondariopossiamo introdurne un’altra: che si sentisseconfortato dall’eventuale appoggio di certipartiti comunisti di alcuni paesi europei, inparticolare dalle parole di un giovane fun-zionario del Partito comunista di un paeseche gli pareva importante, un uomo eleganteche parlava un perfetto francese e che sapevatutto sui gulag, il quale a un cocktail gli avevaconfessato di essere un comunista migliori-sta, definizione il cui senso gli era rimastovago ma che aveva creduto analogo alle pro-prie idee.La notte in cui i carri armati sovietici var-carono la frontiera ungherese, Laszlo si ri-cordò del “miglior ista”, e poiché quel gio-vane funzionario gli aveva lasciato il suo nu-

Laszlo. Il comandanterusso era un uomo pres-sappoco della sua età,per convenzione lochiameremo Dimitri,che in Russia assicural’anonimato, ma lui eraquel Dimitri, e nessunaltro. Georgiano, avevastudiato all’Accademiamilitare di Mosca, nellavita amava tre cose: Sta-lin, perché era obbliga-torio amarlo e perchéera georgiano come lui,Puvkin e le donne. Mi-litare di carriera, non siera mai interessato dipolitica, amava sempli-cemente il suolo dellaRussia, era un uomo ira-condo e gioviale, forseinfelice, che nella guer-ra contro i nazisti erastato decorato per il suocoraggio, perché i nazi-sti li odiava davvero, manon riusciva a odiare gliUngheresi e non capivaperché dovesse farlo.Eppure l’inaspettata re-sistenza di quel popololo irritò, lo addolorò lamorte dei suoi soldati esoprattutto l’inutilità diquella resistenza di cuinon riusciva a capire ilsenso, gli Ungheresi sa-pevano che sarebberostati spazzati via comeun fuscello e che ogniora di resistenza sareb-be stata solo un’i l l u s i o-ne fatta di sangue. Per-ché versare del sanguesu un’illusione? Questolo turbò.Quando a Budapest furistabilito l’ordine che

voleva Mosca e il governo non gradito fu so-stituito con uomini più fedeli, gli ufficiali un-gheresi che avevano partecipato alla ribel-lione, come fu chiamata la resistenza, ven-nero processati. Fra questi naturalmentec’era Laszlo, era stato uno dei ribelli peggiorie gli spettava una condanna esemplare. Quelfalso tribunale, per confortare le proprie ac-cuse, chiese un rapporto scritto all’uf ficialeDimitri, che lo inviò da Mosca. La sentenzaera già scritta, si trattava solo di una facciata,tuttavia Laszlo, per la forza che hanno le cosescritte, pensò che veniva condannato soprat-tutto grazie al rapporto di Dimitri. Gli toccò lacondanna che spettava a un ribelle come lui:fu degradato pubblicamente, poi espulsodall’esercito, infine imprigionato in abiti ci-vili, in modo che la divisa ungherese restassesenza colpe. Quando lo liberarono era già unuomo anziano, la sua casa era stata confiscata,non aveva mezzi di sussistenza, sua moglieera morta, soffriva di artrite. Andò a viverepresso la figlia, che aveva sposato un vete-rinario di provincia. E così il tempo andò pas-sando, fino al giorno in cui, con il crollo delmuro di Berlino, crollò anche l’i m p e rodell’Unione Sovietica e i sistemi dei paesi sa-telliti come l’Ungheria. Qualche anno dopo ilgoverno democratico del suo nuovo paesedecise di riabilitare i militari che nel Mille-novecentocinquantasei avevano guidato la ri-volta contro l’Unione Sovietica. Ne restavanoin vita pochi, e fra quei pochi c’era Laszlo.

Avolte il senso profondo di unavicenda si rivela allorchéquella vicenda sembravaconclusa. La vita di Laszlo eragiunta apparentemente allafine, la sua storia anche. E in-

vece è proprio a questo punto che essa ac-quista un significato inaspettato.La figlia e il nipote lo accompagnarono a

Budapest per la cerimonia solenne che loreintegrava nell’esercito e gli attribuiva lamedaglia di eroe dell’Ungheria. Vi si recòindossando la vecchia divisa che aveva re-sistito al tempo nonostante il buco di qual-che tarma. Fu una cerimonia solenne, tra-smessa in televisione, in quell’immenso sa-lone del ministero: così come molti anni pri-ma era stato degradato da un momento all’a l-tro, da un momento all’altro salì di grado, siritrovò generale d’armata e gli appuntaronomolte medaglie sul petto. Il ministero dellaDifesa gli aveva riservato una lussuosa suitenel migliore albergo della città. Quella seraLaszlo si addormentò subito, forse perchéaveva bevuto troppo, ma si svegliò in mezzoalla notte, ebbe una lunga insonnia e inquell’insonnia meditò un’idea. È difficile fa-re congetture sui motivi che mosseroquell’idea, il fatto è che il mattino dopo La-szlo telefonò al ministero della Difesa, de-clinò il suo nome e i suoi gradi, dettò il nomee il cognome di un certo generale russo echiese le sue coordinate. Gli furono fornitein pochi minuti: i servizi segreti ungheresisapevano tutto di lui e gli dettero perfino ilnumero di telefono. Dimitri, anche lui, eragenerale; medaglia d’oro dell’Unione Sovie-tica, ormai in pensione, viveva solo in unpiccolo appartamento di Mosca. La nuovaRussia gli passava un mensile; vedovo, eraiscritto all’associazione degli scacchisti russie aveva un abbonamento per tutti i sabatisera per un piccolo teatro dove si rappre-sentava solo Puskin. Laszlo lo chiamò a notteinoltrata. Dimitri rispose al primo squillo,Laszlo gli disse il suo nome e Dimitri ricordòimmediatamente. Laszlo gli disse che volevaconoscerlo, Dimitri non chiese il perché, locapì, Laszlo gli propose di venire a Budapest,avrebbe pagato lui viaggio e soggiorno perun fine settimana in un grande albergo diBudapest, Dimitri rifiutò allegando ragioniplausibili: un’Ungheria che non gli piaceva,certi servizi segreti stranieri, chissà cosa po-teva capitargli, sperava capisse. Laszlo disseche capiva, e dunque, se Dimitri era d’a c-cordo, sarebbe andato lui.Partì per Mosca l’indomani. Sua figlia cercòdi opporsi come poteva, ma Laszlo la pregòdi rientrare a casa, di non lasciare tropposolo il veterinario. Quando tornò, a sua figliae a suo genero raccontò solo che il viaggioera andato bene. Alle insistenze sui dettagliripeté che il viaggio era andato bene,nient’altro. Su quel suo fine settimana a Mo-sca fu più esplicito solo più tardi, quandoormai si trovava in una città di cui guardava igrattacieli da un piccolo appartamento diManhattan.Il sabato sera andava a cena in un piccoloMcDonald’s fra la Settantesima e la Amster-dam. Lo frequentava per due motivi. Innan-zitutto perché aveva scoperto che a NewYork, nei ristoranti eleganti, del pollo ser-vono solo il petto, considerando disprezza-bili le altre parti che finiscono ai McDo-nald’s, ristoranti da poveri, e a Laszlo pia-cevano appunto le parti del pollo riservate airistoranti modesti. Inoltre perché in quel lo-cale aveva conosciuto un gruppetto di con-nazionali che si trattenevano fino a tardi agiocare a scacchi. Fra questi aveva comin-ciato a giocare con un suo coetaneo, checome lui si era opposto ai sovietici e cheaveva la grande qualità di saper ascoltare. Fua lui che Laszlo scelse di raccontare il suoviaggio a Mosca: era tardi, stava nevicando enel locale erano rimasti solo loro due e ilcameriere che spazzava per terra. Caro Fe-renc, disse, tre giorni a Mosca, città dovenon ero mai stato prima, che grande città,sarebbe piaciuta anche a te, la gente è similea noi, non è come qui, dove ci sentiamo tuttiestranei. Il primo giorno, io e Dimitri ab-biamo parlato del più e del meno e abbiamogiocato a scacchi, lui ha vinto per tre volte diseguito e la quarta volta ho vinto io, ma hoavuto l’impressione che mi facesse vincere.Il giorno dopo abbiamo passeggiato lungo laMoscova e la sera siamo andati a vedere undramma di Puskin. Il terzo giorno mi ha por-

tato al bordello, èun luogo moltoelegante come aBudapest non cene sono più, vi so-no stato moltobene e vi ho ritro-vato una virilitàche credevo mor-ta. Ferenc, ti vo-glio dire una co-sa, forse tu non cicrederai, ma aMosca ho passatoi giorni più bellidella mia vita.

GiangiacomoFeltrinelli Editore

«Per la verità lui mi ha soloraccontato l’antefatto,la conclusione l’ho saputada un suo amico di poche parole;fra noi ci limitiamo a parlare dimusica o di teoria degli scacchi,probabilmente se Omero avesseconosciuto Ulisse gli sarebbesembrato un uomo banale»

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SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , SPORT, IDEE

Solo donne“In ondasolo donne” :Salvo Sottilesi lamentadi Mimun

AttesePa l t row :“S p e rosempre chemi chiamiA l m o d ova r ”

Va l l e t t oF i o re l l o :“Dovevo fareil SabinoCiuffinodi Mike”

GuardiolaIl fiscoitalianogli chiedeun milionedi euro

CINEMA CIVILE

L’olio neroche spaventai Moratti

di Malcom Pagani

C’è un film invisibile come i tu-mori degli abitanti di Sarroch,propaggine di Cagliari, sededella Saras, la più grande raf-fineria del Mediterraneo edi-ficata per volontà di AngeloMoratti quasi mezzo secolo fa:la Sardegna lasciò passare lo“s t ra n i e ro ” il 24 maggio del1962. “Oil” è lo sconvolgenteracconto di un cataclisma so-

ciale, l’odore del petrolio inpresa diretta. Scava dentro idubbi, declina risposte sco-mode, insinua soprattuttouna stretta relazione tra l’inci-denza tumorale e i fumi checolorano il paesaggio di una ri-serva naturale trasformata inpolo petrolchimico allargato(Saras, Polimeri Europa, Sar-lux, Sasolo, Air Liquide, Eni-chem). Ipotesi e riflessioniche a Massimiliano Mazzotta,documentarista leccese di 37anni, stanno cambiando l’esi-stenza.Per girare e autoprodurre“Oil”, ha speso 15.000 euro.Meno, molto meno di quantogli avvocati di Saras RaffinerieSarde S.p.a, non pretendanoda lui per aver prospettato fat-ti “totalmente difformi dal ve-ro ”. E’ un uomo in fuga. “Nonvivo da otto mesi. Quandosbarco in Sardegna, mi sentocome un terrorista. Tribunali,udienze, citazioni. Prima di

questa esperienza, non sape-vo neanche cosa fosse unostudio legale”. Stamane, inun’aula cagliaritana di giusti-zia, si discuterà del sequestroprobatorio dell’opera. E’ laprima volta che un giudice sipronuncia su “Oil” e la deci-sione, potrebbe suonare giàd e fi n i t i va .L’idea di ragionare sulla Saras,a Mazzotta venne durante unavacanza sarda del 2007. Acce-

se la telecamera ad agosto.Centotrenta ore di materiali,rifiutate da grandi distribuzio-ni e piccole rassegne. Rari in-viti, retromarce inattese, di-nieghi impauriti. Così “Oil” èscivolato rapidamentenell’anonimato. Al festival diArenzano, periferia di Can-nes, cinque giorni fa, la pelli-cola è rimasta nella “pizza”.Merito di una diffida prepara-ta per conto della famiglia Mo-ratti dagli avvocati MigliorChessa e Luminoso. Un sen-tiero fitto di appigli procedu-rali e conclusioni che al termi-ne della lettura, sembranoevocare lo spettro della cen-sura. A Sarroch, Il “Todo mo-do” del nuovo millennio, nonl’ha visto quasi nessuno. Maz-zotta non è il regista Elio Petrie un colpevole certo, a Sarro-ch e dintorni, non è stato in-dividuato. La diffusionedell’opera ha avuto afrori se-miclandestini. Un’af follataproiezione in un bar e il rab-bioso imbarazzo del sindacodi centrosinistra Mauro Cois:“La demagogia non serve anulla. La mia amministrazionelavora da due anni a un’inda-gine epidemiologica che subase scientifica farà luce sullavicenda. Il signor Mazzottasprofonda nel facile sensazio-nalismo per pubblicizzare se stesso. E’ un salto logico che io

non mi posso permettere”.Cois ha visto “Oil” tre volte,quando gli chiedi se l’inda gi-ne abbia identificato un nessotra raffineria e mali incurabili,si irrita. “Non le do la libera-toria per l’intervista, legga gliatti”. Poi saluta. Ha fretta. L’in-dagine condotta dal professorBiggeri, ordinario di Statisticamedica all’università di Firen-ze sui decessi avvenuti a Sar-roch tra l’81 e il 2001, elencacifre e dati. Una minore mor-talità rispetto alla media regio-nale per le malattie cardiova-scolari, ma maggiore del dueper cento, se si analizzano tu-mori e affezioni alle vie respi-ratorie. Percentuale che cre-sce esponenzialmente, analiz-zando il lasso temporale tra2001 e 2003. Più 17 per cento.Mazzotta non polemizza conCois: “Capisco i suoi tumori.Mi ha raccontato che la Saras,che occupa quasi tre volte lospazio fisico del paese, versaal comune 2.500.000 eurol’anno di solo Ici”. “Oil” fapaura. Parla di fumo, dispera-zione, oblìo. Di sicurezza ne-gata e propaganda. Descrivela colonizzazione di un pezzod’Italia costretto a patti dallapovertà. Da avamposto agro-pastorale, a promessa di mo-dernità, il borgo è cresciutocon la Saras. Di pari passo, le-gando il proprio destino alleemissioni di benzene. Là dovenon c’era niente, oggi si trovalavoro per tutti. Milleottocen-to posti fissi e un indotto checon l’appalto alle numeroseditte esterne che si avvicenda-no nel rischioso andirivienitra esalazioni e cisterne, “sol-le va” la depressione dell’inte-ro Sud Sardegna. Mazzotta hachiesto le autorizzazioni peraccedere all’impianto. Incre-dibilmente, gli sono state con-cesse. Secondo i legali di Mo-ratti con dolo e slealtà. “Mi

hanno sottovalutato. Ritene-vano impossibile che un si-gnor nessuno creasse danni”.Un baco nel sistema che gli hapermesso di addentrarsi inuna realtà difficile: “Dove icontrolli medici sui lavoratorisi svolgono a bordo di roulot-te, gli orari dei turni non per-mettono distrazioni e si muo-re, come nel maggio 2009”.Tre operai caduti sul lavoro,mentre pulivano l’impianto didesolforazione. In “Oil”, i re-sponsabili della Saras, parlanoa lungo. C’è spazio per le ri-flessioni dell’ex responsabiledella comunicazione GiorgioZonza (al suo posto ora recitaStefano Filucchi, ex poliziot-to, membro dell’Osser vatoriosulla sicurezza negli stadi al Vi-minale e vice direttore gene-rale dell’Inter, in visita allo sta-bilimento con i calciatori Chi-vu e Cordoba, il 19 settem-bre). Zonza discute di “p ro -gre s s o ” e mostra un gabbianogiocattolo. Gabì, utilizzato suibanchi delle elementari di Sar-roch e disegnato in pubblica-zioni ad hoc (“Alla scopertadella Saras”) come simbolo diamicizia infantile, mentre tiraun calcio al pallone, magnifi-ca l’espansione dell’azienda:“E’ grande come trecentocampi di calcio” e suggeriscesuadente ai bambini: “La paro-la magica è petrolio”.In 47 anni, non è cambiatoniente. Dagli spot in pellicoladegli albori, tono da cinegior-nale e sorti progressive dise-gnate da una voce fuori cam-po: “La raffineria è pronta (...)la gigantesca candela simbolodelle raffinerie, arderà peren-nemente nel cielo sardo perterra e per mare” ad oggi. Lafiamma, in effetti, brucia.Nell’atto di citazione che invi-ta Mazzotta a comparire, i le-gali sbandierano le certifica-zioni europee (Iso 14001 eEmas) su ambiente e sicurezzache mettono la Saras al riparodalle contestazioni. Ma a Sar-roch il pesce sa di nafta e ibambini, secondo il professorBiggeri, hanno subito modifi-cazioni “pur reversibili” delDna. Se il film fosse veicolato,il danno d’immagine per unafamiglia impegnata in attivitàsociali e ambientali, sarebbeenorme. Come dice Gianmar-co Moratti, nelle sequenza fi-nale: “La Saras è la nostra fa-miglia”. E nel clan, spazio perchi non spegne la telecamera,non si intravede.

La SarasBARILI ED ENERGIANumeri - Nello stabilimento si producono 300.000barili al giorno, che rappresentano il 15% della capacitàdi raffinazione in Italia. Il gruppo Saras copre con lapropria produzione più del 30% del fabbisognoenergetico della SardegnaLa storia - Angelo Moratti, dopo il rifiuto di Mattei, sirivolse a Cazzaniga. Lo stabilimento venne inauguratonel maggio 1962 e si allargò nel tempo. Il redditoprocapite di Sarroch è tra i più alti dell’intera isola

Un foto di Andrea Manunta,morto a 48 anni di tumore

e un’immagine di Gabì, il gabbiano“testimonial” della Saras

in & out

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L’ALTRA SCENADI BAARÌA

Con i beni confiscati, una cooperativaapre il forno antimafia

di Nando Dalla Chiesa

Funziona da dio, il forno.E consegna pizze croc-canti e abbrustolite, fat-te della farina di grano

che arriva dai terreni confi-scati alla mafia. Un gruppo digiovani lo aprirà tra un paio dimesi per scuole e gruppi diviandanti vogliosi di saperecome cambia la Sicilia. In viaFilippo Buttitta, sulla stradache da Bagheria porta a Paler-mo. Tutta roba del boss PietroLo Jacono. Presa in carico dal-lo Stato e messa a bando dalComune. A pianterreno, dovesi gode la fragranza del forno,sta la cooperativa ‘Lavoro enon solo’, di Corleone, chegià si è fatta carico di gestire ibeni confiscati alle dinastie diLiggio e di Riina. Al piano disopra si sistemerà una comu-nità terapeutica, una casa-fa-miglia. Candido sfregio alla

Il regista Giuseppe Tornatore sul set del film “Baarìa” (FOTO ANSA)

prepotenza di Cosa Nostra, al-la sua smania di accumularepatrimoni passando come unrullo compressore su libertà ediritti altrui.Così quel che doveva appar-tenere a un clan ora è nellemani di Calogero Parisi, il pre-sidente della cooperativa so-ciale, un trentenne in jeans ebarba, occhi verdi e magliettarossa, discendente normannovotato all’antimafia. Schierar-si da questa parte a Bagherianon è mai stato facile. L’hannosoprannominata l’ostello del-la mafia. Ma ci sono andati leg-geri. Perché qui, tra le acqueazzurre che hanno dato vita auna tinta particolare, l’azzur-ro-aspra, qui tra le insenaturee i colori che hanno incantatoGuttuso e Tornatore, Buttittae la Maraini, si sono dati con-vegno per decenni fior di ca-pimafia. Tra ville ospitali, an-fratti e viuzze e amicizie ge-

nerose. E qui negli anni ottan-ta veniva a cercarli, con i bi-nocoli comprati di tasca pro-pria, il commissario Montana,forse il primo a essersi messoin testa l’idea di prendere dav-vero i latitanti. Qui si sono daticonvegno con i loro amici Ma-rio Prestifilippo, LeonardoGreco e naturalmente Bernar-do Provenzano. E anche TotòCuffaro e Michele Ajello qui siincontrarono (per purissimocaso) nel retrobottega di unamerceria, a pochi metri dalluogo in cui aveva preso il vo-lo, proprio con Ajello, la sa-nità d’oro fatta di mafia e ditangenti. Insulto alle bellezzedi un luogo che ha generatoletteratura, arte e poesia.E architettura. Come quellacircolare della Villa Cattolicain cui si raccolgono le operegiovanili, ma non solo, di Gut-tuso. Lì nel settecento le da-me dell’aristocrazia facevano

arrivare e conservavano la ne-ve delle Madonie per farnesorbetti, o cercavano riparonella stanza dello scirocco, lapiù fresca dell’intero edificio.Lì il giorno della consegna uf-ficiale del forno, tre settimanefa circolavano incuriositi i gio-vani giunti a festeggiare daogni dove il grande evento.Tra quadri e stucchi e balcon-cini in ferro battuto giravanomagliette senza equivoci (“sa-ve earth”,“soy marxista” e ci-tazioni del giudice Caponnet-to), quasi a celebrare la varie-tà delle culture antimafiosetrovatesi loro, stavolta, a con-ve g n o .Troppo ghiotto l’appunta-mento liberatorio. Finalmen-te sarebbe stata consegnata lapizzeria, con il locale accantoper vendere vino, olio, salsa ececi dell’antimafia. C’era atte-sa. Perché sono un’infinità ibeni confiscati o in via di es-

SECONDO TEMPO

serlo che attendono una de-stinazione sociale a Bagheria,forse l’unico comune del pia-neta che abbia addirittura unassessore ai Beni confiscati al-la mafia, di nome Pietro Pa-gano. I segreti della svolta incorso? La nuova amministra-zione del sindaco Sciortino,certo. Ma anche una vecchiaconoscenza della buona poli-tica locale. Uno che sarebbestato definito da Sciascia, sen-za scampo, un professionistadell’antimafia. È Pippo Cipria-ni, che negli anni novanta di-venne sindaco di Corleone etrasformò la lotta alle coschein programma politico. C’èlui, oggi, a far da presidentedell’Associazione antiracket eantiusura del bagherese, in-stancabile tessitore e organiz-zatore di movimenti. Gli oc-chiali grandi come fari, losguardo da ex ragazzo chenon si è fatto ammansire, va

avanti e indietro verso il for-no, cerca di accelerare le pra-tiche per l’apertura, concor-da riunioni con un paio di in-segnanti (“alle elementari e al-le medie l’educazione alla le-galità è più facile”, dice), situffa in incontri ancora accal-dati e popolati di ventagli, dimagliette a righe e di borsellimaschili portati in diagonale.“Qui”, dice, “una volta il Co-mune non sapeva nemmenodi avere dei beni confiscati.Ora, se ci diamo tutti una ma-no, finisce che con i beni con-fiscati cambiamo la città. E ac-canto alle pizze fatte con lafarina che viene da Corleoneci mettiamo il limoncello fat-to con gli agrumi della costa”.Altri giovani, altro lavoro.A Bagheria il trionfo di Tor-natore a Venezia l’hanno pre-so come un buon auspicio pertutti. Chissà che non sia ve-ro .

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pagina 16 Mercoledì 23 settembre 2009

TELE+COMANDOIL PEGGIO DELLA DIRETTA

Quanto è veraTele Padre Pio

di Fulvio Abbate

D opo le cocenti delusioni ri-cevute da “Porta a Porta” e

perfino da “Media Shopping”,ho occhi ormai solo per Tele Ra-dio Padre Pio, l’unico canale,benché piazzato laggiù, alleestreme periferie della piatta-forma Sky (al km. 820), in gradodi restituirmi il miracolo di unpalinsesto senza menzogne na-scoste, un capolavoro di narcosiesplicita, dichiarata fin dal logoche suggerisce pensieri mono-cromatici come il marrone delsaio dell’ispiratore, intuito co-me sfondo virtuale, come rivo-luzione mistico-mediatica per-manente. Altro, che monta esmonta pareri e opinioni nell’in -certezza di questo o quell’a l t rocda delle emittenti di Stato o del-la monarchia incostituzionaledi Cologno Monzese. Un saiosul quale figura il volto del fratedi Pietrelcina, il Jacques Lacandei poveri, l’orco meridionaledi Dio, uno cui il credente, maaddirittura anche il disgraziatocapitato lì per caso, supplica co-me regolarsi dinanzi agli scric-chiolii dell’esistenza o più sem-plicemente della prostata (odell’utero). Certo, se ti sintoniz-zi senza saperlo corri il rischiodi rivivere le terribili sensazionidei pomeriggi d’infanzia tra-scorsi presso le prozie. In casesimili a grottini, fra tazzine

sbreccate di Capodimonte e cli-steri ancora fumanti. Rispettabi-li appartamenti allestiti comecamere mortuarie di policlini-co, dove la luce pomeridianaaveva il viraggio nero-sconfor-to, perché trascorsi appunto audire di malattie, dispiaceri, diparacentesi e, sempre, di PadrePio, il liberatore dalla sofferen-za, il presidente di garanzia mo-rale ormai, almeno ai nostri oc-chi, di una tv che magari, persemplice amore di sensazioniforti, pop, mai censurerebbel’imbucato che ai funerale deiparà conquista l’altare e urla infaccia a Berlusconi e ogni altrarispettabilissima autorità “pacesubito!”. Inutile dire che, intempi di secolarizzazione me-diatica, le dichiarazioni di estre-mo gradimento vanno motiva-te, doveroso allora elencare glialtri format, o più semplicemen-te le ordinarie trasmissioni, eperfino gli spot, i promo, le sigleche, sullo sfondo delle disceseardite e le risalite fra Berlusconie la Cei, hanno fino all’ultimoconteso la conquista del nostropalmarès a Tele Radio Padre Pio.Strano a dirsi, ma c’è stato ad-dirittura un momento in cuisembrava che le semplici imma-gini della riunione di redazione

di “Matr ix”, viste nel sito di Ca-nale 5, potessero imporsi, balza-re in primo piano meglio di unaportineria, di più, una guardio-la. L’ordine d’arrivo? La mascel-la e il cravattone “alla Battistoni”del totemico conduttore Ales-sio Vinci, i volti dei salariati diconcetto Mediaset riuniti in cir-colo per suggerire, per intuire ilbandolo, il giusto mezzo neces-sario a un dépliant serale dovemica vorremo esagerare con ledomande, i dubbi, i pensieri, icazzi, all’ora in cui andiamo inonda, no? E poi vuoi mettere gliinserzionisti? Poco dopo, sorvo-lando (per carità di patria) sulle“Cime Coppi” di retorica sullatragedia dei poveri soldati mor-ti, ecco lo spot dedicato alle“piccole perdite di urina”, dovela “location” per testare il mira-coloso assorbente è un ascenso-re, giusto perché s’intuisca che,se manca l’aria, a certo tipo ditanfo non c’è scampo.Benvenuta allora la sincerità diTele Radio Padre Pio, il suo mor-tuario “monoscopio” che nelleore in cui il palinsesto diurno ta-ce, mostra in diretta l’inquadra -tura fissa della cripta dove ripo-sa il santo, anche dopo la chiu-sura al pubblico del santuario diSan Giovanni Rotondo. Il massi-mo forse che una tv contempo-ranea possa offrire. E “Porta aPor ta” è solo un succedaneo.w w w. t e l e d u r r u t i . i t

TG PAPI

Il popolosubisce ancora

Nella foto in alto Padre Pio:a lui è intitolato un canale visibile

sulla piattaforma Sky

SECONDO TEMPO

di Paolo Ojetti

T g1. Da qualche tempo e conuna certa cura, il Tg1 di Au-

gusto Minzolini e della neo-vi-cedirettora Susanna Petruniaveva scelto una linea di lowprofile, di basso profilo: pocoBerlusconi, un cordoncino sa-nitario attorno alle sue tremen-de apparizioni. Così, dopo latrionfale consegna delle caset-te di legno a un pugno di ter-remotati abruzzesi, il napoleo-nico premier era svanito: im-magini sfuggenti ai funerali deiparà, silenzio totale sui legamicon Tarantini in manette, nes-suna curiosità sulle due ore dicolloquio con Fini, a partequalche banalità compiacentesulle solite “rinnovate intese”.E il cardinal Bagnasco che haesortato a una “vita pubblicasobr ia”, si rivolgeva forse allaBinetti? Ma ieri, la linea minzo-lin-petruniana del niente gos-sip e niente notizie, è franatamiseramente: Berlusconi è tor-

nato alla grande, straparlandodi opposizione cattiva, giorna-listi ficcanaso (d’ora in poi – hadetto – accetterà solo le do-mande che vuole lui), miracolidel governo. Insomma, impos-sibile nasconderlo sotto il tap-peto. Per nostra fortuna e dilet-to dei lettori, si ricomincia.

T g2. Ammesso e concessoche Mario Orfeo è diretto-

re del Tg2 da poche settimane,questo telegiornale, cosìcom’è, non decollerà. E’ sem -pre stato schiacciato dal Tg1 edal Tg5 e va in onda in un’o rache chi va a cena fuori, è fuori;chi vede le partite sparse sui va-ri canali a pagamento, è già inpoltrona con birra e rutto libe-ro come l’immortale Fantozzi;chi si spappola il cervello con ireality, è già spappolato. Ha ilcoraggio spericolato di daretutte le notizie, anche quelleche il Tg1 nasconde e che Ber-lusconi censura? No. Ha can-cellato i resoconti politici mo-

dello velinaro? No. Propo-ne inchieste originali digrande impatto sociale? Me-no che mai. Viene da chie-dersi: a cosa serve questotg, se non a dare –di quandoin quando – una sponda aGianfranco Fini, altrimentimaciullato? Ieri, edizionedelle 18,30, intervistandoAntonio Padellaro, ha parla-to di noi. Ringraziando, au-guriamo al Tg2 di ripensarsie prendere il volo.

T g3. Caro, vecchio Tg3che ha messo in chiaro

cosa significano (tragici da-ti Istat) altri 380.000 disoc-cupati nel secondo seme-stre di quest’anno. Signifi-cano che vanno a spasso,abbassano le braccia e noncercano nemmeno nuovilavori che non esistono. Si-gnifica che almeno altre100.000 famiglie (ci tenia-mo bassi) non sapranno co-me arrivare alla fine del me-se e a che santo votarsi. E unevviva a Danilo Scarroneche spara: “Berlusconi sug-gerisce ai giornalisti qualidomande fare”. E chiede aBondi: “Ma davvero qualcu-no lavora per un golpe?”. EBondi, serio serio: “Da 14anni ci sono forze che nonriconoscono il verdetto delpopolo”. Vero: lo subisco-no.

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Mercoledì 23 settembre 2009 pagina 17

RADIO

16.10 Piccolo Buddha SKMa16.15 Lara Croft: Tomb Raider SKM16.55 Le Cronache di Narnia:il Principe Caspian SK117.27 Due sconosciuti, un destino SKF17.40 Ma dove � andata lamia bambina? SKH18.35 Fahrenheit 9/11 SKMa19.15 Dirty Dancing SKF19.25 Retrograde SKM19.30 Il Dottor Dolittle 4 SK119.38 Io & Annie SKH21.02 Double Bang SKM21.02 Burn after reading SK121.03 Dirty Dancing 2 SKF21.04 Mongol SKMa21.17 Sex Crimes 2 SKH22.35 Scusa ma ti chiamoamore SKF22.45 American Trip SK122.50 Tube SKM23.00 Sniper 2 SKH23.18 La legge del desiderio SKMa0.20 The Mist SK1

17.00 Calcio, Serie A 2009/2010Anticipo 3a giornata Livorno -Milan (Sintesi) SP117.07 Basket,Torneo di Caorle2009 Finale Cant� - Salonicco(Replica) SP217.29 Calcio, Serie A 2009/20103a giornata Inter - Parma (S) SP118.57 Calcio, Liga 2009/2010 4agiornata Racing Santander -Barcellona (Replica) SP320.41 Calcio, Serie A 2009/20105a giornata Inter-Napoli (D) SP120.41 Calcio, Serie A 2009/20105a giornata Fiorentina - Sam-pdoria (Diretta) SP321.03 Rugby,Tri Nations 2009Nuova Zelanda - Australia (19settembre) (Sintesi) SP222.02 Rugby, Currie Cup 2009Sharks - Cheetahs (Sintesi) SP222.45 Calcio, Liga 2009/2010 4agiornata Villareal - Real Madrid(Sintesi) SP323.01 Automobilismo, IRL IndyRacing League 2009 ChicagolandSpeedway (Replica) SP2

I FILM LO SPORTSK1= Cinema 1SKH=Cinema HitsSKMa=Cinema Mania

SKF=Cinema Family

SKM=Cinema Max

SP1=Sport 1SP1=Sport 2SP1=Sport 3

Con parole mieUmberto Broccoli apre la puntata con le “Letteremorali a Lucilio” di Lucio Anneo Seneca. Si pren-de in considerazione la lettera 55, tratta dal libroterzo, in cui Seneca invita Lucilio ad imparare adessere lieto, interpretata dal giornalista sportivoAlfredo Provenzali. Quindi un passo tratto da“Ricordi”, opera dell’imperatore Marco Aurelio.E’ una raccolta di massime e riflessioni annotatein occasione di avvenimenti significativi e di libe-ri moti dell’animo. Poi, parole e pensieri dellascrittrice italiana Sibilla Aleramo e l’epigrammadel poeta Marco Valerio Marziale “Doni interessa-ti”. Nella rubrica realizzata in collaborazione conRai Teche “Voci di grandi personaggi della radio”,la testimonianza del pianista Arthur Rubinsteinche parla della sua felicita’. In chiusura, una poe-sia del poeta Giovanni Raboni.

Radiouno 14,08

è27 ANNI E NON SENTIRLI :)IL “COMPLEANNO” DELLA FACCINEIl 19 settembre hanno compiuto 27 anni le emoticon, lefaccine che oggi accompagnano milioni e milioni di email,conversazioni via chat, commenti e post sul web. StefanoQuintarelli sul suo blog (http://blog.quintarelli.it/) segnalal'articolo in cui l'inventore della faccine Scott Fahlman,ripercorre la storia della sua invenzione. Nei primi anniottanta alla Carnegie Mellon University, in Pennsylvania,gli studenti utilizzavano dei bollettini elettronici (BBS) perscambiarsi informazioni sui loro studi ma anche su varieamentità universitarie. Nacque presto l’esigenza didistinguere immediatamente le informazioni serie daquelle scherzose. “Mi accorsi - scrive Fahlman - che lasequenza :-) poteva essere una soluzione elegante percomunicazione scherzose”. Da quel post di 27 anni fa ilsuccesso, manco a dirlo, fu immediato: nonostante millevarianti le faccine sono arrivate intatte fino a noi.

f e e d b ac k$è COMMENTI AI POSTSU ANTEFATTO.IT

Fatto... in progress (4apuntata)Molto interessanti questivideo! Stamattina mi sonoabbonata sia al pdf che allaversione cartacea, sonomolto felice e curiosa, è ilmio primo abbonamento aun quotidiano! Volevo direche Peter Gomez haragione: le nostreaspettative sonoaltissime!!!! Io mi aspettofatti allo stato puro,analizzati in modo da capirerealmente cosa stasuccedendo, sperando ditrovare anche qualcheinformazione sulla politicainternazionale... Buonl avo ro ! ! ! !(Sara)

La strategia delgenerale Von VespaInvito tutti a fare quello chel'Editoriale il Fatto non hapotuto fare: pubblicità alivello nazionale sulla nascitadel nuovo giornale! In retelo sanno tutti, ovvio, maquesti "tutti" sono neancheil 30% degli italiani, vistoche circa il 70% si informasolamente tramite tv. Invitoquindi tutti gli abbonati alasciare la prima copia de IlFatto su un qualche mezzopubblico che sicuramentedevono prenderequotidianamente perportare a casa lapagnotta.(Chissà cheimpressione per unaficionado di Leggo, City oMetro scoprire le notizie...). "E se ci vado in auto allavoro?". Beh, anch'io vadoin auto al lavoro, mamercoledì farò la mia bravamaratonina di mezzipubblici (bus, metro, ecc.)per poter lasciare una copiasu un sedile."Ma che seiscemo? La prima copia iome la tengo!". Anch'io me latengo, ma prenderò inedicola un'altra copia e faròquando detto sopra. Oquesto o passo in redazionea lasciare un vassoio dipaste... Redazione cosapreferisci ?(Fabio)

La strategia delgenerale Von VespaDomani affronto questaspesa e mi facciol'abbonamento da 100 euri...soldi spesi piu che benedirei =)))(Luca)

La strategia delgenerale Von VespaNon solo vent'anni difascismo: 40 di Dc, il Caf,qualche spuntino subitoammuffito di Prodi e 15 annidi Berlusconi(Bruno Navoni)

è COMMENTI AIVIDEOANTEFATTOBLOG SUYOUTUBEI 30.000 abbonati sonopronti.........Voi fate quelloche dovete.Noi chiediamosolo questo!!! Buon Lavoro?(Zagaina)

è TWITTER:@ANTEFATTO O# I L FAT T ODomani esce il FattoQuotidiano, l'attesa è statalunga, spero verrà ripagata.(Macteo)

Direttò, spero ci penseretevoi a disturbare ilmanovratore! Non vedol'ora di leggervi(Gianni90)

MONDO WEB LEGGE PECORELLA:UN BAVAGLIOALLA RETE

èPECORELLA CONTRO INTERNETLA MAGGIORANZA CI RIPROVAQuesta volta contro Internet scende in campo un avvocato di peso dellamaggioranza. Il deputato Gaetano Pecorella del Pdl ha presentato con ilcollega Enrico Costa una proposta di legge che intende applicare l'attualedisciplina sulla stampa a tutti “i siti Internet aventi natura editoriale”.L'allarme l'ha lanciato l'avvocato Guido Scorza su puntoinformatico.it.

“Tutti i siti Internet attraverso i quali vengono diffusenotizie, informazioni o opinioni appaiono suscettibili didover soggiacere alla vecchia legge sulla stampa”. Non è laprima volta che la maggioranza cerca di mettere il bavaglioalla rete. “Ma questa volta - ci dice Scorza - l’intentorepressivo è chiaro: c’è la consapevolezza che su Internetsi può diffondere libera informazione”. L’allarme èlanciato: la proposta è arrivata in Commissione giustiziadella Camera lo scorso 14 settembre.

D AG O S P I ANUOVI POVERI: BRIATOREPer chi non lo sapesse Verzuoloè un piccolo comune inprovincia di Cuneo che 59 annifa ha dato i natali a FlavioBriatore, il manager decapitatoda Renault per lo scandalo dellaFormula 1. In queste ore gliabitanti di Verzuolo si sfreganole mani per la gioia perché nonè mai piaciuta la disinvolturacon cui il famoso concittadinosi è mosso negli affari. Ilquotidiano "MF" spiega comeBriatore perderà lo stipendioda 1 milione di sterline che

percepiva come team manager. Non percepiràalcuna forma di buonuscita e il quotidianofinanziario ipotizza che sia costretto anche avendere la squadra di calcio inglese Queens ParkRangers che aveva rilevato con Bernie Ecclestone(uno dei suoi carnefici) e Alejandro Agag. E aVerzuolo scommettono che prima o poi dovràdisfarsi del "Billionaire" (ladiscoteca controllataattraverso la societàlussemburghese Laridel) edello yacht "Blue Force" di60 metri dove haimpollinato ElisabettaG re go r a c i .

Un’immagine dalgruppo Facebook

per la targa aPeppino Impastato,

un emoticon suuna maglietta, ilgeneratore delledichiarazioni di

Berlusconi, iltrailer di Terra

Reloaded

è I PROCLAMI DI BERLUSCONISUL WEB UN GENERATORE AUTOMATICO“Sono il miglior presidente del consigliodegli ultimi 150 anni” si è recentementedefinito Silvio Berlusconi. Prendendospunto da questa affermazione il blogmetilparaben(http://metilparaben.blogspot.com)ha pubblicato un “g e n e r a t o reautomatico” dei proclami diBerlusconi, un software checrea le sue dichiarazioni. Nesforma a centinaia: “Sonoincomparabilmente il piùgrande fumatore ditoscanello che si ricordi inArmenia dalla fine dellaSeconda guerra mondiale.Chi lo nega è un illiberalesenza amor proprio al soldodegli anarchici”. Bastaaggiornare la pagina e ilsoftware colpisce ancora:“Sono palesemente ilpiù grande bevitore dichinotto che ci sia maistato nella striscia diGaza dalla nascita dellatricologia. Chi lo nega èun dietrologo senzatimor di Dio al soldo deiradical chic”. Il generatore èun tormentone sul web maha suscitato anche qualche timore:“Speriamo - scrive un lettore - che non loveda Silvio. Potrebbe usarlo!! :)”.

GRILLO DOCETTERRA RELOADED"Viviamo sulla terra. Non abbiamo altro. La stiamo distruggen-do. Che fare? L'ho chiesto ai massimi esperti mondiali. Mi han-no parlato per ore del presente e del futuro. Di come salvare laterra per i nostri figli i nostri nipoti. Ho raccolto le loro te-stimonianze in questo documentario. Chi lo vedrà non avrà piùalibi." Così Beppe Grillo presenta il dvd “Terra Reloaded” re a -lizzato in collaborazione con Greenpeace e in vendita a 14 eurosu beppegrillo.it. Tra gli esperti intervistati da Grillo, LesterBrown, fondatore del World Watch Institute, Joseph Stilglitz,premio Nobel per l’economia, Jeremy Rifkin, economista e

scrittore “che vi parla di idrogeno – scrive Grillo - edi come l’energia dovrà cambiare e fare rete”. PoiMichael Pollan, scrittore esperto in cibo e nutri-zione, Mathis Wackernage l'inventore del concet-to di improntaecologica e Wol-fgang Sachs, so-ciologo e teoricodello sviluppo so-stenibile.

èMATRIMONI LOW COSTSU EBAY MIGLIAIA DI ANNUNCISpesso un matrimonio è un vero eproprio salasso: tra cerimonia,bomboniere e ricevimento si rischiadi spendere cifre astronomiche(non certo alla portata di coppieprecarie). La risposta low costarriva adesso dalla rete: su Ebay,sito di riferimento per le aste onlinee l’ecommerce ci sono oltre 3000inserzioni legate al matrimonio.Con 300 euro è possibile acquistareabito, bomboniere e inviti per 100persone. Non mancano i vestiti dasposa: ce ne sono 1800 in venditaall’asta (si parte da 99 centesimi) odar far realizzare su misura con soli225 euro. In vendita su Ebay anchegli inviti, le bomboniere e,addirittura, le fedi, sia nuove cheusate .

èRIMETTIAMO LA TARGAMANIFESTAZIONE SABATO A PONTERANICAL'associazione Peppino Impastato lanciauna manifestazione sabato 26 settembre aPonteranica (Bg) per “r i p r i s t i n a rel’intitolazione della Biblioteca diPonteranica a Peppino Impastato”. La targadedicata a Peppino è stata rimossa duesettimane fa dall’amministrazione leghistadel Comune che ha intolato la biblioteca aun sacerdote locale. Intanto ancheFacebook rilancia l’appuntamento: ilgruppo “Per rimettere la targa a Peppino

Impastato aPo n t e r a n i c a ” haraccolto 14.000adesioni inquindici giorni.

èNAVIGARE SUL WEB AL LAVOROIL GARANTE DELLA PRIVACY: VIETATOSPIARE“É illecito monitorare in modo sistematico econtinuativo la navigazione su Internet deil avo r a t o r i ”. A ribadirlo è il garante dellaprivacy nella sua newsletter settimanale. Lapronuncia arriva sul caso di una società cheper nove mesi aveva monitorato ogni attivitàonline di un suo dipendente: pagine e sitivisitati, numero di connessioni, durata di ognivisita. Il lavoratore si è rivolto al Garante chegli ha dato ragione: l’installazione di unsoftware che traccia sistematicamentel’attività online dei dipendenti, viola lo

Statuto dei lavoratori.

di Federico Mello

SECONDO TEMPO

Page 18: Il Fatto Quotidiano - primo numero

pagina 18 Mercoledì 23 settembre 2009

SECONDO TEMPO

L’ALLEANZA TRA DIO E MAMMONAdi Paolo Flores d’A rc a i s

“Nessuno può servirea due padroni: oodierà l’uno e ame-rà l’altro, o preferi-

rà l’uno e disprezzerà l’a l t ro :non potete servire a Dio e aMammona” (Matteo 6,24 e Lu-ca 16,13), ma è noto che il car-dinal Ruini, nel suo lungo pe-riodo di leader incontrastatodella Chiesa gerarchica in Ita-lia, è riuscito nel miracolo, hafatto dell’alleanza tra Dio eMammona la stella polare del-la politica cattolica. Mammo-na è infatti nei vangeli la per-sonificazione del denaro e diogni altra idolatria mondana,ed è impossibile negare, an-che a chi non vuole avere“orecchie per intendere”, cheil vicario di Mammona nel no-stro paese si chiami Silvio Ber-lusconi. Nei confronti del qua-le la Chiesa di Ruini ha garan-tito il più smodato dei soste-gni, sia quando il Putin di Ar-core era al governo sia quandoall’opposizione (picconandoi poveri governi Prodi e D’Ale-ma, benché proni e prodighiverso i “d e s i d e ra t a ” del Vatica-no).In cambio, la Chiesa gerarchi-ca ha ottenuto beni materiali emorali di smisurata dovizia:dall’intangibilità del meccani-smo truffaldino dell’otto permille ai pingui finanziamentiper la scuola confessionale,dal tracimare onnipervasivodella Compagnia delle opere(leggi Comunione e Liberazio-ne) alla legge clericale sul fi-ne-vita, passando per il boi-cottaggio della pillolaRu486 e le crescenti re-strizioni di fattosull’abor to.L’alleanza tra Dio eMammona è - nelle pa-role di Gesù - contronatura e impossibile,dal punto di vista di Dioè una bestemmia, ma laprolusione del cardinal

Bagnasco di fronte al “Consi-glio permanente” dei vescovi,lunedì, ha solo puntualizzatotale strategia, dopo le recentipolemiche sul caso Boffo, al fi-ne di scongiurare nuovi screzicon Mammona. Naturalmen-te tale sacrilega alleanza nonviene riaffermata “apertis ver-bis”, malgrado l’altro richia-mo evangelico che intima “iltuo dire sia sì sì, no no, perchéil di più viene dal maligno”(Matteo, 5,37). Qui di tale “dipiù” se ne trova a bizzeffe, l’es-senziale viene detto obliqua-mente, il ricorso all’allusioneè costante, ma la pretesa dellaChiesa gerarchica al dominiosu beni mondanissimi, mate-riali e morali, resta la traspa-rente architrave. Valga il ve-ro .Sua eminenza Bagnasco inizianel solito modo accattivante,di curiale prammatica: “Nien-te ci è più estraneo della vo-lontà di far da padroni: citta-dini di questo paese, cono-sciamo bene i principi e le re-gole che reggono una demo-crazia pluralista”. Ora, il prin-cipio di una democrazia plu-ralista è co-stituitadallaauto-nomiadi cia-scunindivi-duo.La

regola è quella della sovranitàpopolare, che solo nella auto-nomia di ciascuno trova il suolimite, e che ovviamenteesclude la sovranità di Dio. Inquesto caso la sovranità deicittadini che decidono libera-mente la legge sarebbe can-cellata dal dovere di obbediread una legge eteronoma, quel-la di un Dio (quale, poi?).Il Bagnasco “l i b e ra l e ” dura inrealtà un solo istante, e si in-vera immediatamente in que-sto diktat sul testamento bio-logico: “il lavoro compiuto alSenato è prezioso. La Cei au-spica che la Camera non si la-sci fuorviare da pronuncia-menti discutibili … Attendia-mo una legge che possa scon-giurare nel nostro Paese altresituazioni tragiche come quel-la di Eluana”. Insomma, il son-dino deve essere obbligatorio,anche se tu intendi rifiutarlo ilbraccio secolare della legge telo ficcherà nell’esofago a for-za, e guai ad ascoltare i “distin-guo” di Fini. La tua volontà èinfatti solo una “consape vo-lezza soggettiva”, quale sia iltuo “bene oggettivo” lo stabi-liscono le ubbie di Ratzinger.Il “p l u ra l i s m o ” di Bagnascoprosegue: la pillola RU486,malgrado l’agenzia del farma-co si sia pronunciata a favore(del resto circola in Europada oltre un decennio), deve

essere dal governo contrasta-ta con ogni cavillo, poiché

“accettando(la) e tolle-ra n d o ( l a ) ” ver rebbero

calpestati “valor iquali la dignità dellapersona, la giustiziae la pace”. Non ba-sta. Sulla sentenzadel Tar che conside-ra l’insegnamentodella religione nonsignificativo per lamedia scolastica(ovviamente, vistoche è insegnamentofacoltativo!) vienelanciato un vero e

proprio anatema.Del resto, annunciando unaprossima grande campagnasulla scuola, Bagnasco ammo-nisce: se “si ritiene lesivodell’intelligenza qualsiasi rife-rimento ad un bene oggettivoche preceda le nostre scelte,allora davvero educare diven-ta un’impresa impossibile”.L’educazione (forzata) a que-sto benedetto “bene oggetti-vo ” in altri regimi si chiamavarieducazione. Il Muro dellaChiesa gerarchica contro l’au-tonomia degli individui non èmai caduto.Dove il discorso diventa im-provvisamente diretto è quan-do si colora di toni ricattatori:“La Chiesa è in questo Paeseuna presenza costantementeleale e costruttiva che nonpuò essere coartata né intimi-dita solo perché compie il pro-prio dovere…La stessa memo-ria degli impegni solenne-mente assunti da ogni forzapolitica al momento del vo-to… si pone per noi su quellivello della pertinenza eticache è intrinseco ad una parte-cipazione vitale di tutti i citta-dini alla costruzione della po-lis”.Berlusconi e la Chiesa dei Rui-ni e Bagnasco hanno in comu-ne l’odio strutturale per l’au-tonomia degli esseri umani. Innome del loro Dio i secondi,del proprio Ego il primo. Civogliono obbedienti “per indeac cadaver”, anziché critica-mente pensanti e liberamenteagenti. Ma due analoghe pre-tese totalitarie entrano anchein rotta di collisione. Da qui ilcaso Boffo scatenato da “ilGior nale”, che in trasparentecodice “m a fi o s o ” allude allapossibilità di rivelazioni suomosessualità ben più in alto.Da qui la risposta della Cei,che minaccia di cambiare al-leato. Contraddizioni in senoai nemici delle libertà. Insom-ma, la vendita delle indulgen-ze continua.

Il badanteÉdi Oliviero Beha

Che ci facciamo qui?C he ci facciamo qui? Dico in questo giornale, nelle edicole, nel

sistema mediatico onnivoro di questo paese? Non è unadomanda letteraria alla Chatwin, ma l’imprinting letterale di unquotidiano che nasce oggi legato alla questione della libertà di stampa,di espressione, di pensiero. E allo stadio avanzato della nostra“malattia”, certamente non solo italiana, ma pericolosamente, diquesti tempi barbaramente italiana.Teorie? Badiamo alla realtà, allora,e al racconto mediatico della realtà. Ai “fa t t i ”. Ci pensavo ieri mattina,tra le 9 e le 10, durante il programma su Radio 24 “Il punto di Oscar”,nel senso di Giannino. Era un fatto, una trasmissione radiofonica dibuon livello e buon “a u d i ra d i o ”? Era un fatto la questione della libertàdi stampa - tema del giorno - con tutto ciò che si porta dietro in terminipolitici,politico-elettorali, culturali, civici, economici ecc.? Mi è parso disì, che tale venisse considerato dai vari punti di vista del conduttore, delvicedirettore del “C o r r i e re ”, Battista, del vicedirettore di “Repubblica”,Giannini, dal pubblico che interveniva telefonicamente. E giacchéGiannino aveva avuto la cortesia di invitarmi riferendosi alla nascita de“Il Fatto quotidiano”, anche dal mio punto di vista dell’ospiteaddirittura parlante (ma senza esagerare…). Ebbene, non ci crederetema l’accenno al nuovo “Fa t t o ” è stato immediatamente - anche solo dipassata ma quasi dando per scontato che non potesse che essere così -quello circa un giornale che nasceva contro Berlusconi “se è possibileancor più di ‘Repubblica’ ”, cfr.Giannino. Il quale, ennesimo paradosso,era dei tre (con Battista e Giannini) certo il più disponibile a ritenere alfondo “t a ro c c a t a ” e “militarizzata” l’informazione, pro o controBerlusconi, quindi a diagnosticare la malattia di cui sopra, arrivando -udite udite - a distinguere il “punto di vista” del giornalista (sacrosantoe inevitabile) dal suo vestire una “casacca”, se non piuttosto unelmetto. Eppure nell’accennare a “Il Fatto”, anche graziandoci delriferimento alla “necessarietà di un altro giornale”, perfino Gianninocome gli altri due vice(direttori) dava per scontato l’antiberlusconismomilitante e direi eziologico di questa testata. Male, molto male:Giannino, Battista, Giannini colleghi al plurale, abbonati e lettori che cipermettete, permettereste, permetterete di andare avanti, siete fuoristrada se davvero pensate che questi ultimi quindici anni inducano ilparto di un quotidiano “soltanto” contro Berlusconi. Berlusconi èinsieme troppo e troppo poco come bersaglio. Ha fatto a pezzi unacultura e uno stile di vita che prima del suo avvento politico e delmaggioritario truffaldino ospitavano ancora, fosse solo per inerzia delpotere o merito di qualche singolo, lembi di libertà di informazione einterstizi di pensiero. Adesso ha indotto chiunque a ragionare come selui da solo incarnasse l’evaporazione di questa libertà superflua,e neldisinteresse di tutti, o quasi. E allora niente sconti, qui, a lui ovviamentema anche agli altri, niente “amici” mafiosetti con o senza coppola difronte ai reati, gli errori, gli orrori, nessun padrone che ti svegli all’alba(Agnelli, De Benedetti ecc. ben prima del Berlusca) rendendoti undirettore orgoglioso in pigiama…Semplicemente un giornale che tendaalla libertà. Follia? Forse. Ma c’è del metodo, Polonio…

MENZOGNA AFGANA

PIAZZA GRANDE

di Massimo Fini

Dobbiamo piantarla con la menzo-gna che siamo in Afghanistan, ol-tre che per portarvi una demo-crazia di cui a quella gente non

importa nulla, per combattere il terro-rismo internazionale.Gli afgani non sono mai stati terroristi,tantomeno internazionali. Non c'eranoafgani nei commandos che abbatteronole Torri Gemelle, non un solo afgano èstato trovato nelle cellule, vere o pre-sunte, di Al Quaeda scoperte dopo l'11settembre. C'erano arabi sauditi, yeme-niti, giordani, egiziani, algerini, tunisini,ma non afgani. Nei dieci anni di duris-simo conflitto contro l'invasore sovieti-co gli afgani non si resero responsabili diun solo atto terroristico, tantomeno ka-mikaze, né dentro né fuori dal loro Pae-se, e se dal 2006 si sono decisi a ricorrereanche a quest'arma all'interno di unaguerra di guerriglia è perché si trovanodi fronte a un nemico quasi invisibile cheusa prevalentemente aerei senza pilota,ma armati di missili, telecomandati. Delresto non si può gabellare una lotta diresistenza che dura da otto anni, conl'evidente appoggio di gran parte dellapopolazione senza il quale non potrebbeesistere, per terrorismo. Gli stessi Pen-tagono e Cia, nei loro documenti, chia-mano i guerriglieri “i n s u r ge n t s ", insorti.Solo il ministro La Russa usa ancora iltermine "terroristi".

In Afghanistan all'epoca dell'attacco alleTorri Gemelle c'era Bin Laden. Ma i ta-liban, preso il potere, se l'erano trovati incasa e, dopo gli attentati in Kenya e Tan-zania, era diventato un problema ancheper loro. Tanto che quando Clinton nel1998, attraverso contatti discreti, propo-se al Mullah Omar di uccidere lo sceiccosaudita il leader taliban si mostrò dispo-nibile. Inviò a Washington il suo bracciodestro, Ahmed Wakij, che incontrò ilpresidente americano due volte, il 28novembre e il 18 dicembre. Wakij pro-pose due alternative: o gli americani for-nivano missili per colpire lo sceicco op-pure sarebbero stati i taliban a dare agliUsa le coordinate esatte del luogo dove sitrova Osama in modo che potessero cen-trarlo a colpo scuro. Ma nell'un caso enell'altro la responsabilità dell'attentatodovevano assumersela gli americani per-ché Bin Laden in Afghanistan aveva co-struito ospedali, strade, ponti, godeva diuna grande popolarità presso la popo-lazione e il governo taliban non potevaassumersi la paternità del suo assassinio.Stranamente Clinton declinò l'offerta(Documento del Dipartimento di Stato,agosto 2005).In ogni caso Bin Laden è scomparso dallascena da anni. Si dice allora che, BinLaden o no, l'Afghanistan è tuttora la cul-la del terrorismo quaedista, cioè arabo.La Cia ha calcolato che fra i circa 50mila"i n s u r ge n t s " ci sono 386 stranieri. Ma sonouzbeki, ceceni, turchi. Non arabi. E poi

che interesse avrebbero i terroristi in-ternazionali a far base in un Paese pre-sidiato da 110mila soldati Nato, quandopotrebbero stare nello Yemen, dove c'èun governo che li protegge, o mime-tizzarsi fra la popolazione in Arabia Sau-dita, in Giordania, in Egitto per prepa-rarvi in tutta tranquillità i loro eventualiattentati? Al Quaeda, ammesso che esi-sta, è una realtà del tutto marginale in

Afghanistan. Ma noi la prendiamo a pre-testo per continuare ad occupare quelPa e s e .Le altre motivazioni con cui cerchiamodi legittimare la nostra presenza sono:riportare la sicurezza e la stabilità nelPaese, la lotta alla corruzione dilagante,alla disoccupazione, alla droga.È del tutto evidente che la situazione diinsicurezza e di instabilità è provocataproprio dalla presenza delle truppe oc-cidentali perché quel popolo orgogliosoe fiero, che ha cacciato inglesi e sovietici,non tollera occupazioni, comunque mo-t i va t e .Stabilità e sicurezza ci sono state nei seianni del governo taliban. E qui bisognafare un passo indietro altrimenti non sicapisce niente né del fenomeno talibanné di ciò che accade oggi in Afghanistan.Dopo la sconfitta dei sovietici, i leggen-dari comandanti che li avevano combat-tuti, gli Ismail Khan, gli Hekmatyar, i Do-stum, i Massud, e i loro sottoposti, inlotta per la conquista del potere, si eranotrasformati in bande di taglieggiatori, diassassini, di stupratori che agivano nelpiù pieno arbitrio. La crescita del mo-vimento taliban fu dovuta a questo. Italiban, appoggiati dalla popolazioneche non ne poteva più di quei soprusi,combatterono e sconfissero i "signoridella guerra" e li cacciarono dal Paeseriportandovi l'ordine e la legge, sia pureun duro ordine e una dura legge, la sha-ria, lontanissima dalla nostra sensibilità

ma accettata da larga parte di quelle po-polazioni. Nell'Afghanistan del MullahOmar, come mi ha raccontato Gino Stra-da che vi ha vissuto, si poteva viaggiaretranquilli anche di notte. In quell'Afgha-nistan non c'era disoccupazione perchéil mullah, sia pur con qualche moderatae mirata concessione all'industrializza-zione, aveva mantenuto l'economia disussistenza. Non c'era corruzione per ilsemplice motivo che i taliban facevanoimpiccare i corrotti. Infine dal 2000 nonc'era neppure più traffico d'oppio per-ché il mullah aveva troncato la coltiva-zione del papavero (si veda il diagrammapubblicato dal Corriere il 12/6/2006: nel2001, anno in cui rileva la decisione pre-sa nel 2000, la produzione di oppio crol-la quasi a zero, oggi l'Afghanistan pro-duce il 93% dell'eroina).E allora cosa dovremmo fare? Sbaraccaree "lasciare che gli afgani sbaglino da soli".E invece restiamo. Le ragioni le spiega,senza pudore, Sergio Romano sul Cor-riere (19/9): gli Stati Uniti devono salvarela faccia, i Paesi alleati mantenere il loro"prestigio internazionale". E così per lanostra bella faccia continuiamo ad am-mazzare uomini, donne, bambini afgania decine, forse a centinaia di migliaiaperché dei morti afgani nessuno tiene ilconto quasi che non avessero anche lo-ro, come i nostri "ragazzi", padri, madri,spose, figli. Non sono morti uguali ainostri. Non appartengono alla "culturasuper iore".

lLA STECCA di I N D ROUscendo dal Giornale io feci a mestesso, ma pubblicamente, ungiuramento: “Mai più unpadrone”. Qui padroni non ce nesono. Il secondo impegno cheprendiamo col lettore è ildisimpegno da qualsiasi forzapolitic a… Una recenteesperienza, che non vogliamoripetere, ci ha fatto toccare conmano l’incompatibilità del nostromodo di essere col modo di faredei politici e del loro Palazzo, cuiintendiamo restare delt uttoestranei (…), uomini egiornalisti liberipiuttosto cheimpiegati etrombettier idel padrone.La Voce, 22 marzo 1994

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Mercoledì 23 settembre 2009 pagina 19

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7MAIL B OXQuello che (tutti)i Tg non diconoSono indignata per la cattivainformazione che subiamoquotidianamente. Alla radio(per la precisione Radio 24) hosentito il discorso di Brunettasulle élite di sinistra, parole chesi possono leggere anche sulsito dell'Ansa; a parte l'invitoad andare a morire ammazzatae tutto il resto, lo si sente dire:"La povera sinistra sarebbenata con altri scopi e invece sifa condizionare da un'élite dimerda". Allo stesso discorso sifa riferimento nei Tg 1 e 2 dellaprima serata però con un tagliodelle parole più forti: questovuole dire che la gran partedelle persone non saprà maiquello che Brunetta ha detto,ma avrà solo una breve sintesiaddolcita e ripulita da paroleforti. Certo a quell'ora ci sonoanche i bambini davanti allatelevisione e siamo in fasciaprotetta; sia mai che nellostesso tg in cui si vede il filmatodi un uomo che uccide dellepersone in una metropolitana,ed in cui si vede nettamente unuomo morire praticamente indiretta i nostri figli possanoapprendere che un ministro,nonché professoreuniversitario, usi un linguaggiocosì colorito!Buon lavoro; io ho già sotto-scritto l'abbonamento perchésento il bisogno di essere più emeglio informata. Auguri!Claudio Covini

Un clicke i pensieri evaporanoE’ sempre più diffusa, ovunquenel nostro paese, l'idea malsana(ma in Italia sembranormalissima) che ognunopossa dire quello che vuolesenza argomentare mai le suetesi. Parlo di vere e proprieideologie che vanno accettateuniversalmente come "valide,lucide e oggettive" solo perchélo dice l'autore. Prove? Nonservono. Documenti ufficiali?Chi ne ha bisogno. Le lettereanonime sono più chesufficienti, solo se peròrispecchiano la nostra idea.Quando c'erano prove c'era so-litamente un vincitore, quandoprove non ce n'erano si rima-neva cordialmente nemici,pronti per il prossimo accesodibattito. Oggi siamo all'estre-mo opposto. Il dibattito è mor-to.Le prove non servono. Il vin-citore si decreta secondo l'au-dience. La falsità diventerà ir-

rimediabilmente una verità esarà la verità a dover faticareper ristabilirsi, anche con pro-ve schiaccianti dalla sua parte.Noi siamo il “Belpaese” e in Ita-lia si preferisce spegnere il cer-vello. Tanto a qualsiasi ora delgiorno c’è sempre una qualchetrasmissione televisiva che nonrichiede tutto questo sforzomentale. Un click e via i pen-sier i.Luca Caleffi

Si può cambiare?Sono pessimistaBuongiorno, si sta dibattendoin questi giorni in Calabria iltema delle responsabilitàpolitico-mafiose circal'affondamento delle navi deiveleni. Le inchieste, anche seavviate da diversi anni e anchese tutti, chi più chi meno,sapevamo ci potesse esserequalcosa di vero, hanno semprecondotto al nulla. Adesso ilpentito Fonti fa permesso dilocalizzare con precisione sia isiti ove le navi sono state fatteaffondare, sia i territori in cuisono stati sotterrati bidoni disostanze tossiche e/o nocive; cisi domanda: ma veramente

vedremo la fine di questeinchieste? Veramente la politicasaprà redimersi dopo anni dicollusioni e far affiorare laverità, denunciando i collusi?sapremo e potremo maibonificare i siti, visto che è

cominciato il balletto conRoma su chi avrà in mano leredini delle operazioni? einnanzitutto... Sarà fatto nelrispetto delle regole?G ra z i eC h i a ra

Davanti alla mortesiamo tutti ugualiSei italiani morti sul lavoro aKabul. Giusto onorarne lamemoria, come èindispensabile non dimenticaretutti le altre persone, italiane oimmigrate, che ogni giornomuoiono nel nostro paesenell’esercizio delle lorofunzioni lavorative. Stessiminuti sul telegiornale, stesseprime pagine, stessaattenzione .Franco Ricci

Raccontare “Calciopoli”,un dovere civicoVolevo chiedere al Fatto diraccontarci finalmente leudienze napoletane del

processo a “Calciopoli”. Dopoaver distrutto la credibilità diuna società centenaria come laJuventus, prime pagine e titolisi sono trasformati in brevi,Tempo fa avevo sentitoOliviero Beha al Tg3 lamentarelo scarso interesse dellastampa per l’argomento e farsibilare una domanda: “ComeMai?”Sergio Vietti

Alla ricercadi un equilibrio nuovoCara redazione de Il Fattoquotidiano, oltre a girarvi imigliori auguri per la vostraavventura editoriale che miauguro non rimanga unprodotto di nicchia ma siallarghi fino a toccare edicole ecoscienze dell’intero Paese, vichiedo di mantenervi integri.Quello che mi ha colpitoseguendovi in questi mesi sulsito, è l’opposizione a unsistema di pensierotipicamente italiota molto piùcapillare di quanto non siimmagini o si pensi. Non quindi

l’opposizione preconcetta alpolitico di turno seguita daanalisi e commenti mal’esposizione dei fatti, nudi ecrudi, tendenza ormaidimenticata da quotidianigrandi e piccoli. Continuatecosì, non ci deluderete.Riuscirete ad essere imparzialima al tempo stesso“squilibrati”?Nicola G.

Eccessi d’inglese:non esagerateGentile redazione, vorreichiedervi cosa ne pensatedell’abitudine di usareespressioni inglesiassolutamente immotivate percondire articoli di ogni genere.Election day, welfare, exitstrategy. Ce n’è davverobisogno? All’estero non

mancherebbero mai di rispettocosì smaccatamente neiconfronti della loro lingua. Nonho nulla contro l’inglese epenso anche che dovrebbeessere insegnato nelle scuole diogni ordine e grado, trovotuttavia puerile che giornalisti euomini politici usino la linguastraniera come riempitivo nelleloro esposizioni. Non vorreidiventasse una moda percoprire il vuoto che cic i rc o n d a .Giulio Giovannini

Lega di lottae di incoerenzaI ministri della RepubblicaUmberto Bossi e RobertoMaroni devono essereimmediatamente sollevati dairispettivi incarichi per lagravissima e palese incoerenzadichiarata tra i lorointendimenti istituzionali e lenon velate minaccesecessioniste ripetutamenteposte in essere nei confrontidel resto del Paese.Mara Prezioso

OPPOSIZIONE, QUESTAS C O N O S C I U TA

G entile Colombo, la miadomanda è molto semplice, e

probabilmente ne riceverà molte disimili. Perchè in Italia il principalepartito di opposizione non faopposizione? Non si può nemmenodire sia molto difficile, visti glielementi dai quali siamo governati.Invece niente, nemmeno un segnale,nulla di nulla, bisogna affidarsi a unquotidiano per mettere in difficoltàquesti mascalzoni. Perchè la gioia divedere il governo Berlusconisgretolarsi e seguita a ruota daltimore di non sapere quello che ciaspetterà dopo?Grazie e auguri per questa nuovaavventura editoriale.

Riccardo Nigro

LA LETTERA di Riccardocontiene alcuni pezzi di un oggetto smontato,l'opposizione. Non tutti i pezzi. Manca, peresempio, un pezzo essenziale, il rapporto coni cittadini. Ma i cittadini non possono esserci senon ti vedono, se nessuno fa sapere dove ecome e con chi stai facendo opposizione.Nella lettera c'è un pezzo in più la parola“m a s c a l zo n i ”.Non temere, Riccardo, non sto per dire chebisogna abbassare i toni.Ma la parola che usi è simmetrica a quellepreferite nel lessico di Berlusconi, da“c og l i o n e ” a “fa ra b u t t o ”. Lui le usa pernascondere l'imbarazzo. È stato sorpreso, nondal buco della serratura, ma a causa del suoesibizionismo (chi è andato a Casoria?) e acausa di una lettera della signora Lario, già inBerlusconi. La signora, che conosce benel'interessato, ci ha parlato di un giro diminorenni. Ha detto con allarme: trattatelocome qualcuno che non sta bene.A noi opposizione, come a questo giornale,devono interessare i fatti. Ora il fatto è cheabbiamo inseguito e assecondato per mesi leossessioni razziste e distruttive della Lega diBossi e Maroni, mentre il Paese Italia cadeva,come il resto del mondo industriale, nella crisipeggiore del dopoguerra. Alcuni di quei Paesi sistanno già rialzando e riorganizzando. L'Italiano. 5 punti di caduta precipitosa del Pil, e nonun'idea sul che fare. La disoccupazione dilaga,la gente licenziata va su i tetti, gli insegnanti instrada. Intanto, nel tempo libero, Berlusconi e isuoi si dichiarano ossessionati da una sinistrache non esiste se non per garbate visite a“Porta a Porta”. I nostri leader di opposizioneci vanno persuasi di cominciare il famosodialogo e così consentono a Brunetta disembrare normale. Come risposta al dialogoc'è chi ci definisce farabutti e chi annuncia ilgolpe che stiamo per fare e invoca un'azionepunitiva preventiva con l'annuncio “andate amorire ammazzati”. Ho detto: “Noiopposizione” e - per tornare alla tua lettera -devo chiarire. Noi chi? Noi parlamentari allaCamera e al Senato. Noi, fra uno schiaffo el'altro, ci siamo messi in testa di “m i g l i o ra re ”

la legge leghista sul federalismo fiscale, unalegge rapace e squilibrante che toglie alleregioni povere per dare alle regioni ricche, unbuon meccanismo per spaccare l'Italia tanto èvero che sta dando vita a un partito del Sud.Poi - mentre gli operai cominciavano a saliresulle gru e la Gelmini cominciava a falcidiare laScuola - abbiamo votato sì (è vero, non è unoscherzo polemico) al trattato con la Libiastipulato da Berlusconi per ragioni di petrolioma in realtà su mandato della Lega. Con quel“Sì” versiamo una cifra immensa (20 milionidi dollari, in piena crisi alla Libia, per ventianni) alla condizione che la Libia fermi, arrestio affondi (quest'ultimo impegno non è dettoesplicitamente nel trattato, ma come li fermialtrimenti?) gli immigrati. Ripeto: abbiamovotato “sì”, salvo poche eccezioni. E adesso,con orrore, stiamo cominciando a contare imorti, quelli in mare, quelli di cui nessunosaprà più nulla, quelli che i nostri militaririconsegnano regolarmente alla Libia, cioè alrischio di morte, nonostante le disperateimplorazioni. Alla fine – mentre sempre piùoperai salivano sui tetti e sempre più precaridella scuola restavano in strada - abbiamo, dabrave persone, partecipato al dibattitoparlamentare sul “pacchetto sicurezza”.Abbiamo anche trovato il coraggio di definirele persecutorie misure leghiste che non dannotregua agli immigrati, “nuove leggi razziali”.Ma per dimostrare che abbiamo “cultura digov e r n o ”, la storia finisce lì. Persino quando inAula, nella maggioranza, mancava il numerolegale e tutto sarebbe crollato se fossimo uscitidall'Aula, siamo disciplinatamente restati “all a v o ro ”. Una opposizione onesta ma modesta,come vedi. Intendiamoci, chi ha detto che devecontinuare così, formali, educati, un modo difare opposizione che ti rende indistinguibile, efa pensare che non ci sei? Basterebbeprendere in parola il ministro Brunetta. Einvece di andare a morire ammazzati (cosache in Italia succede davvero) potremmodimostrare, però con un linguaggio un po' piùdegno del Parlamento, fallimento di questogoverno nella farsa e nel ridicolo. Una cosanon lascerei perdere: la minaccia del colpo diStato. Attribuire questa intenzione a chi nonha potere è sempre stato l' alibi di chi hapotere e può dispiegare la forza. Quante voltel'identica frase è stata detta in Argentina, inBrasile, in Guatemala, in Bolivia? Il pericolo ègrande. L'opposizione ragiona con prudenza ebuona educazione. “Cerca il dialogo”. Credoche sia colpa grave non prendere lezione daiRepubblicani americani. Stanno dicendo cheopposizione è occupare tutto lo spazio e tuttal’attenzione contro l’avversario che governa.Stanno dicendo: in democrazia il bene comuneè la politica, non lo scambio dei ruoli. Aldialogo con Obama, che pure è un grandepresidente, nella opposizione americana nonci pensa nessuno.

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L’abb o n at odel giorno

FA B I OS AC E R D O T I

Fabio Sacerdoti, 37 anni.Convive con la suaragazza e due gatti. Viveall’estero dalla fine del ’93(Inghilterra, Danimarca eOlanda) perché - dice -“tutto sommato in Italianon ci sono mai statoveramente bene". Lavoracome “Process Analyst”alla Nike in Olanda,Adora leggere Flaiano eascoltare Battiato e cidice: “Dateci dentro cheai miei nipoti vorrò poterraccontare di esserestato il primo abbonatodi ungiornalestorico".C o mu n q u evada, ilnu m e rouno èlui.

La vignetta

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Mercoledì 23 settembre 2009 pagina 21

COME NASCEUN GIORNALE

LA LUNGA ESTATE DE IL FATTO

IL GIRO D’I TA L I ALETTORE PER LETTOREDalla notte dell’Alpheus ai Palasport

le tappe che ci hanno portato in edicola

di Marco Travaglio

Arrivo al circolo Alpheus diRoma che sono le 18. Chissàse verrà gente, alla prima ini-ziativa pubblica del FattoQuotidiano, contro la leggebavaglio. Mentre sto pro-vando l’intervista con Cate-rina Guzzanti travestita daministra Gelmini, viene Cin-zia Monteverdi che ha orga-nizzato tutto alla perfezio-ne. Dice che s’è appena pre-sentata una ragazzina bellaed entusiasta: “Si chiama Ce-cilia, 14 anni, liceo scienti-fico, ha letto i tuoi libri e satutto del Fatto. Suo padre,del Pdl, la crede a una riu-nione di studenti di centro-destra. Ha detto ‘fatemi farequalcosa’. L’abbiamo subitoarruolata nello staff, ora è lìche fa servizio d’ordine, or-gogliosa del suo pass”. Insie-me a Cecilia arrivano in 4mila, quasi tutti giovani. Mi-ca male, per un giornale cheancora non c’è. Per una se-rata clandestina, ignoratadai giornali e dai tg (sia pri-ma sia dopo). Alla fine chia-mo Cecilia sul palco: la som-mergono di applausi, è fe-lice.

Sono tre mesi che giria-mo l’Italia per far sape-re che a settembre siparte e chi vuole abbo-

narsi sulla fiducia può pre-notarsi su antefatto.it, il sitocurato dalla magica PaolaPorciello e dagli amici dellaDol. Ne arrivano 40 mila, diprenotazioni, in pochi gior-ni. Ma non saranno unoscherzo? Il primo annuncioinformale lo diamo a Marsa-la, al festival del giornalismopromosso a fine aprile daChiarelettere e dal Comune(sindaco anomalo di centro-destra). A Milano ci presen-tiamo il 19 maggio, alla Ca-mera del lavoro, con Padel-laro, Colombo e Massimo Fi-ni. Alla fine, pizzeria: è lì chearruoliamo Massimo (c’è so-lo il problemino che, dabuon seguace del mullahOmar, non ha computer nécellulare, dunque i suoi pez-zi arrivano col piccioneviaggiatore, ma qualcosa ciinventeremo). Il primo an-nuncio del Fatto in tv lo fac-cio da quella matta della Ca-bello, a “Victor Victoria”, suLa7. Poi, a Pisa, il primo ba-gno di folla con Padellaro:Alma e Roby, due vecchiamici di Antonio Tabucchi eora anche miei, hanno re-quisito addirittura il Pala-sport. Tutto gremito. Alla fi-ne ci intervista una baby

giornalista, avrà sì e no 13anni. Quando le domandoper chi lavora, mi risponde:“Non so, intanto ti facciol’intervista, poi la propongoin giro”. Per età la batteràsoltanto Sara, la ragazzina diSarno che ci segue con pas-sione insieme alla sorellaRossella. Ogni spettacolo“Promemor ia” e ogni pre-sentazione dei nostri libri,con Vauro, Beatrice, Gomeze Lillo diventano altrettantiannunci del Fatto che verrà:sono i nostri spot, rigorosa-mente gratuiti. Poi ci sonogl’incontri ad hoc, comequello al circolo “Fuor iora-r io” a Taneto di Gattatico,ombelico d’Emilia, da Fran-co Bassi: 2 mila ragazzi framontagne di piadine e salu-mi con gnocco fritto, fiumidi birra e cocacola. L’11 giu-gno è il D-Day. Si riunisce aRoma, dal notaio Macrì, l’a s-semblea degli azionisti percostituire la società Il FattoSpa. Ho la garanzia che sa-remo fuori alle tre, perchéalle tre e mezza ho un in-

contro al liceo Mamiani. In-vece un disguido con la ban-ca fa slittare tutto di due ore.Devo, prima volta in vitamia, bidonare i ragazzi. Miscuso umilmente con unmessaggio all’organizzatr i-ce, Ludovica. Provo a spie-garle che non potevo pro-prio fare altrimenti, sennòaddio campagna abbona-menti e addio giornale. Con-servo ancora il suo glacialesms di risposta: “Mesi di la-voro per organizzare l’i n-contro e coinvolgere l’i n t e-ra scuola gettati all’aria. Per-dita di credibilità di fronte aquello che è tutto il miomondo (per ora). Docenti egenitori imbufaliti, studentie bidelli delusi, e io al cen-tro. Si trovi lei a dire a cen-tinaia di persone che aspet-tano da un’ora che l’unicoconferenziere non verrà.Oggi a scuola mi hanno fattocapire che, se provo ancoraa dire la parola incontro col-legata al nome di Travaglio,mi falciano. Temo dunqueche non si possa più fare,

sarebbe a rischio la mia in-columità come la sua. Laperdòno ma solo un po’,non per niente discendo daiMontanelli di Fucecchio”.

Le riunioni per sbroglia-re le mille faccende bu-rocratiche si susseguo-no, in casa di Padellaro,

in quella dell’a m m i n i s t ra t o-re Giorgio Poidomani, al ri-storante “La campana”. Peril tour delle presentazioni cichiamano dappertutto(fuorchè dalle feste del Pd,salvo quella in uno sperdutocomune reggiano). La piùemozionante è quella del 24giugno: festa della Cgil a Ser-ravalle, poi serata in piazza aFucecchio, invitati da Leti-zia Moizzi, la nipote di Mon-tanelli, e Piero Malvolti, pre-sidente della Fondazione alui dedicata. Parlare del Fat-to in casa del più grandegiornalista di sempre, che digiornali liberi ne fondò due,uno a 65 e uno a 85 anni,viene naturale: 1500 perso-ne. E’ lì, a cena, che nasce

l’idea di un appuntamentofisso sul Fatto: un giornocon Montanelli, uno con En-zo Biagi. Ai primi di lugliosiamo finalmente pronti perla campagna abbonamenti.Ma, causa ritardi delle ban-che, solo con bonifico ban-cario. I dati dei primi giornisono sconfortanti: pochecentinaia di abbonati. Cheavesse ragione Poidomani,quando mise a preventivoappena 3 mila abbonati? Iogli avevo riso in faccia:“Scommetto una cena chesuperiamo i 20 mila”. Inrealtà tutti aspettano le so-luzioni con carta di credito epay pal. Appena pronte, ametà luglio, si spalancano lecateratte. Daniele Panetta,responsabile tecnico, mi ag-giorna ogni sera con un sms.Li ho conservati, a futuramemoria. 18 luglio, ore23.57: “Siamo a 2646 abbo-nati”. 19 luglio, ore 23.18:“Siamo a 5420, uno tsuna-mi!”. 20 luglio, ore 23.13:“9200 abbonati, al ritmo di3-4 al minuto!”. 21 luglio,

ore 21.35: “Siamo a 10.834”.23 luglio, ore 23.48:“13.074”. E così via, fino ai30 mila di questi ultimi gior-ni.

Il 19 luglio ultimo appun-tamento prima delle fe-rie (Antonio ne farà altrida solo o con Sandra

Amurri): con Lillo presentia-mo “Pa p i ” e il Fatto alla festaromana del Pd. Ma i padi-glioni di Caracalla sonochiusi. Aperto solo il padi-glione della Libreria Rinasci-ta, perché sia chiaro a tuttiche il Pd non c’entra. Du-rante le vacanze, passo dalCilento: una donna specia-le, Luisa Cavaliere, mi ha in-vitato con Ingroia e De Ma-gistris. Lì una giovane col-lega, Stefania Marino, mi dàla più bella definizione delFatto: “Sarete il bicchieremezzo pieno che farà vede-re quello mezzo vuoto deglialtri giornali” (non male an-che quella di Carlo Frecce-ro: “Siete la sporca dozzinadell’infor mazione”). Altroincontro, ancora con In-groia, a Castellammare delGolfo, una delle città piùmafiose della Sicilia, ma an-che una delle più reattive evogliose di cambiamento:vengono in 2 mila.

Il 27 agosto doppia pre-sentazione: parlo in unlido di Marina di Raven-na, trascinato da Raffael-

la, altra forza della natura;poi serata con Padellaro alporto di Rimini, nella rasse-gna della libraia Manola Laz-zarini: 2, forse 3 mila per-sone. L’indomani eccoci aMassa, sempre con Antonio.Nella piazzetta che scoppiadi gente, il moderatore fa labattuta più bella: “Se Berlu-sconi chiede un milione aRepubblica per le dieci do-mande, chissà quanto chie-derà al Fatto per le rispo-ste…”. Gliela rubo subito. Il4 settembre c’è Torino, festadi Sinistra e Libertà, con Pa-dellaro, Diego Novelli eMaurizio Trombotto. L’11 iGrilli di Pordenone mi riem-piono l’intero Palasport eraccolgono abbonamenti.Telefonata di un professoredi Ferrara: “Siamo un grup-po di amici del Pd, stimiamoil nostro concittadino Fran-ceschini, ma non vogliamopiù saperne dei partiti. Pen-savamo di fondare il primoclub de Il Fatto: come si fa?”.Ultima tappa venerdì scor-so, alla festa Idv di Vasto. Di-battito sull’infor mazione,gran folla. Alla fine si fa avan-ti una ragazzina bella ed en-tusiasta, con pass e magliet-ta d’ordinanza: “Si ricorda dime? Siete pronti con il Fat-to?”. Ma certo che me la ri-cordo: è Cecilia, la nostramascotte dell’Alpheus. In-tanto, dalla redazione, miavvertono che è passata Lu-dovica, la ragazza del Ma-miani, a prenotare dieci co-pie del primo numero delFatto. Bello conoscere i let-tori uno per uno.

L’iniziativa dell’8 luglio al circolo Alpheus di Roma contro la legge bavaglio (FRANCESCA MINNONE)

A tt e s idai giovani,ignoratidai partiti,ov u n q u eabbiamot r ov a t otanta gentedispostaa scommetteresu di noi

Page 22: Il Fatto Quotidiano - primo numero

pagina 22 Mercoledì 23 settembre 2009

IL NOSTRO STATUTO

SENZA PADRONINessun contributo pubblico, nessun azionista di controllo

Saremo sottoposti solo al giudizio dei nostri lettoridi Giorgio Poidomani*

All’inizio del 2009, An-tonio Padellaro mi hainvitato a parteciparealla creazione di un

progetto per il lancio di unnuovo quotidiano e, alla miaperplessità per essermi oc-cupato per otto lunghi annidella gestione di un giornalee per avere dolorosamentevissuto le difficoltà del set-tore dell’editoria, risponde-va affermando che quelloche lui aveva in mente eraqualcosa di completamentediverso, che si trattava di ungiornale libero da tutti i vin-coli se non da quello di diresempre tutta le verità e quin-di di prestare un vero ser-vizio ai lettori. Questa affer-mazione, accompagnata dalnome di alcuni giornalistiche avevano aderito al suoprogetto, mi ha convintodell’esistenza di un mercatoed ho predisposto un pianovolto a garantire i presuppo-sti strategici indicatimi daAntonio. Giornale libero si-

gnifica giornale autonomoda vincoli dei contributi sta-tali e di una forte proprietàdi riferimento (quello cheun tempo si chiamava il pa-drone) ma anche in equili-brio economico. Ecco comequeste ambiziose premessesono state realizzate:- No ai contributi della leggesull’editoria. Il Fatto Quoti-diano non ha e non avràgruppi parlamentari di rife-r imento.- Nessun azionista di con-trollo. Lo statuto della socie-tà editrice prevede che il ca-pitale sociale, oggi di600.000 Euro, sia costituitoda tre tipi di azioni:- La categoria A destinataagli azionisti imprenditori(Lorenzo Fazio, LucaD’Aprile, Cinzia Montever-di, quelli che siedono nelCda, oltre a Francesco Ali-berti) che non possono nelcomplesso detenere più del70% del capitale; ciascunodi loro non può possederepiù del 16%;- La categoria B destinata adazionisti operatori (fino adora giornalisti) con com-plessivamente il 30% del ca-pitale;- Le azioni speciali, non an-cora emesse in quanto laprocedura comporta un me-ticoloso controllo a priorida parte della Consob, de-stinate ai lettori ed agli ab-bonati che partecipando al-le Assemblee potranno ve-rificare dall’interno la veri-dicità dello slogan “Questoè il vostro giornale”.Tutte le delibere che riguar-dano il giornale (linea edi-toriale, nomina del diretto-re, supplementi, speciali)debbono essere assunte con

una maggioranza superioreal 70% cui è possibile per-venire solo con l’adesionedei giornalisti.Il tema più complesso è rap-presentato dall’assoluta ne-cessità di ottenere e mante-nere l’equilibrio economi-co. Da qui la rinuncia a certescelte comuni nella stampaquotidiana e alcune novità:- Uscita 7 giorni la settimana(Il Fatto Quotidiano non

uscirà il lunedì);- Distribuzione in tutte leedicole sparse sul territorionazionale con rese a voltesuperiori al 70% (Il FattoQuotidiano vigilerà costan-temente sul rapporto Re-s e / Ve n d u t o ) ;- Apertura della redazione edella tipografia fino a nottefonda con rilevantissimi co-sti degli ammortamenti del-le linee di stampa dedicate;

- Contenimento dei costi fis-si all’essenziale;- Investimenti correlati allenecessità specifiche delgiornale (una bella grafica, ilsistema editorialepiù innovativo,sistemi di elabo-razione e tra-smissione datisicuri ed effi-cienti).Da giugno è stata lan-

ciata la campagna abbona-menti sfruttando la popola-rità dei giornalisti de Il FattoQuotidiano. Sono pervenutipiù di 25.000 abbonamenti.Ciò ha mutato in modo sen-sibilmente positivo l’a n d a-

mento del contoeconomico. Daoggi la provadella verità: il

giornale, l’e d i-cola ed il gradi-

mento degliabbonati. Gliazionisti, igiornalisti, i

collaborator idel giornale

sono certiche i pre-

supposti di li-bertà ed autono-

mia saranno sempre rispet-tati e si augurano che questomessaggio venga raccoltoda moltissimi lettori.*presidente e amministratoredelegato della societàeditoriale “Il Fatto” SpA

Oltre 25milaabbonatiDa oggila provadelleedicole

Una rivisitazione dell’opera “Autoritratto con la famiglia” di Carlo Innocenzo Carloni detto Carlone (RO B E RT O CORRADI)

I n questi giorni sonovenuti a trovarci

amici, colleghi, lettori,semplici curiosi: unflusso continuo, unadimostrazione disemplice sostegno.Poi, uno di loro, CarloFreccero, ci hastrizzato l’occhio e ciha definito “quellasporca dozzina”. Sì, lal’idea ci è piaciuta.Ecco chi siamo: NuccioCiconte e VitantonioLopez sono icapo-redattori. Ilprimo ha una storiatrentennale a l’Unità:inviato, poicapo-redattore; ilsecondo un altrettantolungo e importantepercorso, compresa lavicedir ezionedell’Ansa. QuindiSandra Amurri,Oliviero Beha, GianniBarbacetto, FrancescoBonazzi, EnricoFierro, Peter Gomez,

Marco Lillo e LucaTelese. E ancoraGianni Marsilli eVincenzo Vasile. Perproseguire con i nostricollaboratori esterni,impegnati nelle variecittà e regioni d’Italia:Giampero Calapà(Firenze) StefanoCaselli (Torino),Antonio Massari(Bari), ElisabettaReguitti (Lombardia enord-est) e VincenzoIurillo (Napoli).Quindi l’open-space,che ospita la“macchina”: ElisaBattistini, che viene daun agguerritofree-press ravennate;Stefano Citati, 15 annia Repubblica, primacome inviato in Asia eAfrica e poi all’Uf ficiocentrale; BeatriceBorromeo, duestagioni ad Annozero e

un programma suradio 105; SilviaD’Onghia, cronista dinera e giudiziaria,negli ultimi anniimpegnata a RadioCittà Futura; StefanoFeltri, che arriva dalRiformista e che primaè stato al Foglio e aRadio 24 occupandosisempre di economia;Alessandro Ferrucci,un quinquennio al’Unità e unasuccessiva esperienzacon un candidato alleelezioni Europee;Wanda Marra, anchelei prima a l’Unità epoi a Tetris; MalcomPagani, per lui SkySport, il Manifesto,attraverso poi lepagine del Corrieredello Sport, IlManifesto, E-Polis el’Unità; Silvia Truzzi,piccolo giro d’Italia

nelle redazioni: dallepagine di Torino de ilGiornale, allaredazione trentina delCorriere, passandoper una breve“vacanza” r omanadurante la primaedizione di Annozerofino all’ultimo

approdo, la cronaca diBologna del Corriereda caposervizio.Infine, con noi, ancheFederico Mello: unastagione nellaredazione diAnnozero, e un libroall’attivo. Curerà lapagine del Fattodedicate al mondoweb.

LA REDAZIONENoi, quella sporca dozzina

IL PROGETTO GRAFICO

STILE BRITISH, STRILLONI NOSTRANI“I l Fatto

quotidiano” nonavrebbe dovutosomigliare anessun’altr oquotidiano. È stataquesta la primarichiesta che horicevuto da chi giàaveva cominciato alavorare al nuovogiornale. Lo sapevo.Non ne dubitavo.Cercavo un'idea che,attingendo allatradizione, sapesse

sfiorare la modernità.Abbracciarla e darleforma senza vuoteenunciazioni ma con laforza del tratto, dellagrafica, del disegno diuna pagina cheaspirasse, davvero, adessere diversa. Così,attraverso l’esame diquasi trecento testate,italiane ed estere, hoprovato a risalireall'origine, all'epocadei pionieri, quando ilgiornale era venduto

per strada daglistrilloni, con il fogliosotto il braccio. Perfarsi sentire, bisognagridare forte. Perquesto motivo è natal'icona che sovrastaogni singola pagina diquesto“gior nale-avventura”che guarda conattenzioneall'autorevolezza delmodello anglosassonee lo rivisita,donandogli la giustaagilità.Il Fatto Quotidiano sifarà ascoltare.

Paolo Residori,art director

COME NASCE UN GIORNALE

Page 23: Il Fatto Quotidiano - primo numero

Mercoledì 23 settembre 2009 pagina 23

DICONO DI NOI

M A N E T TA R IE GIUSTIZIALISTI

L’ANTEFATT O

DAL WEBI PRIMI PASSI

Dal 28 giugno oltre3 milioni e mezzo di contatti

di Paola Porcielloe Vincenzo Russo

Tre milioni e mezzo di gra-zie: tante sono le visiteregistrate dal 28 giugnosu antefatto.it, lo spazio

web che ha tracciato il sentie-ro per l'arrivo in edicola de IlFatto Quotidiano. In aggiuntaai 30mila abbonamenti sotto-scritti, ci dà conforto il nume-ro di lettori che ci hanno se-guito attraverso gli strumentiche abbiamo attivato.In solitre mesi è nata infatti un’au-tentica community. Sono ol-tre 14mila coloro che “n av i g a -no” la versione de l'Antefattosu Facebook; 5mila invece so-no i commenti ricevuti nelblog e oltre 500 gli iscritti alcanale Youtube (forse per nonperdersi nemmeno una pun-tata di Fatto in... progress, ov-vero il nostro “dietro le quin-te” di come nasce un quotidia-no). E sono già 100 gli iscritti alneonato spazio Friendfeedche ci è stato richiesto daglistessi lettori. Il web si è accor-to di noi. Per Technorati siamogià il 12.149° blog al mondo. E'il primo invece tra i giornalistiitaliani Antonio Padellaro conil suo Twitter 1800 followers e140 caratteri ci aggiornerà sul-le notizie in tempo reale.Unico caso nel panorama gior-nalistico italiano a debuttareprima sul web e poi su carta,l'Antefatto si è anche dimo-strato uno strumento utilissi-mo per entrare in contattocon i futuri lettori e con gli ab-bonati. Vi abbiamo raccontato

cosa avevamo in mente per ilnostro giornale e abbiamo cer-cato di capire che cosa avetein mente voi, che cosa viaspettate e come vorreste chefosse il vostro Fatto Quotidia-no.Sono molte le rubriche che sisono succedute in questi mesie ancora di più gli argomentitrattati (tra i tags troverete ditutto: da Berlusconi fino a Mi-chael Jackson, giustizia, ron-de, “papi” e così via). BrunoTinti, con t og h e ro t t e , divulga imeccanismi complessi che sicelano dietro il dibattito sullagiustizia italiana. Travaglio,nella sua mosca tzè tzè, svela vi-

zi e paradossi del giornalismoitaliano. Furio Colombo, nellarubrica l'esorcista, propone ungioco di successo: attribuire lapaternità alle varie dichiara-zioni alla stampa fatte in questianni dagli esponenti del Pd.Oliviero Beha, con olivernet,combatte “i nuovi mostri” del-la società italiana. La rubricatwitter ospita le analisi politi-che in formato “haiku” di Pa-dellaro, suscitando accesi di-battiti tra i lettori del blog. Ilgiornalista economico Fran-cesco Bonazzi è ben attento ascovare le “balle" che si na-scondono nel sistema banca-rio e nelle politiche fiscali di

Tremonti. Sandra Amurri, consu la testa, annovera tra i suoipost più cliccati il ricordo mol-to apprezzato della compian-ta amica Teresa Strada. Infinehanno trovato ampio spazio icontributi che ci sono giuntida tutta Italia, grazie ai qualiabbiamo scoperto, ad esem-pio, che a Modena e Milano siparla molto di mafia; oppureche la città di Palermo ha il rap-porto più alto tra abitanti e im-piegati comunali.Continuate dunque a seguircion line su antefatto, in attesadel nuovo sito, il fattoquoti-diano.it, che andrà on line en-tro la fine dell'anno.

è GIANNI PENNACCHI“Tre nuovi giornali: lasinistra ora ne ha 8 (e lipaghiamo noi)… Il Fatto,quotidiano dipietristadiretto da Padellaro...Ma non era Di Pietro chetuonava contro ilfinanziamento pubblicodei partiti e dei lorogiornali?” (Il Giornale,28-4-2009).

“E’ grave lasciarsi ancoraincantare da Travaglio,Padellaro e compagni.Hanno vinto ilSuperenalotto, perbuttar soldi in ungiornale? Non ‘dà unamano’ Di Pietro e il suopartito, in questaavventura? E il partito diDi Pietro, dove li prendei soldi, lavando i vetri ais e m a fo r i ? ” (Il Giornale,29-4-2009).

è ANTONIO SIGNORINI“Due giudici antipremierin redazione. Nel nuovogiornale di Travaglio &C, Ingroia e Scarpinatotengono a battesimo il‘Fa t t o ’. E poipretendono checrediamo alla favoletta

dell’imparzialità deim ag i s t r a t i … Il nascentequotidiano vicino almovimento di DiP i e t ro … organo ufficialedel potere giudiziario…dichiaratamentegiustizialista… unsoggetto tutto politico”(Il Giornale, 9-9-2009).

è GIOVANNA MAGLIE“Di Pietro si è trovatoun bel giocherello nuovo,un giornale diretto dainoti Padellaro eTr av ag l i o ” (Il Giornale,15-8-2009).

èMARCO CASTORO“Travaglio è consideratodal dg Rai Mauro Masi inconflitto d’interessi, vistala sua posizione dieditore (del Fatto) egiornalista. Ecco perchéil suo contrattoprobabilmente non verràmai firmato” (ItaliaOggi, 19-9-2009).

èMATTIA FERRARESI“Il primo giornale chequando lo sfogli tintinnasarà in edicolam e rc o l e d ì ” (Il Foglio,19-9-2009).

Stefano Disegni

COME NASCE UN GIORNALE

Page 24: Il Fatto Quotidiano - primo numero

Flor09 «

Energethica «

Cinemambiente «

La Rivoluzione vegetale «

World Political Forum «

Biennale dell’Eco-effi cienza 2009 «

Experimenta - Museo A come Ambiente «

L'Architettura cambia il Mondo «

EVA - ElectroVideoAmbiente «

FUTURA Dialoghi intorno all'uomo e al Pianeta «

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