Il Chinino (num. 4, agosto 2015)

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Chinino IL BIMESTRALE CON EFFETTI COLLATERALI Il Chinino | Bimestrale d’informazione | Anno V - numero QUATTRO - Agosto 2015 | Copia gratuita Una storia, tante storie TIPI PONTINI il

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Chinino

Il bImestrale con effettI collateralIIl chinino | bimestrale d’informazione | anno V - numero QUattro - agosto 2015 | copia gratuita

Una storia,tante storie

TIPI PONTINI

il

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IL CHININOAnno V n° 43

job’s art

“Da quarant’anni ci mettiamouna pezza”

tappezzeria Pisano

di Fabrizio bellachioma

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.

Va sempre bene parlare di Pontinia, ma a volte è meglio concen-trarsi anche sulle persone che la abitano, che l’hanno vissuta e che hanno lasciato un segno indelebile sopratutto nel cuore e nell’anima di tanti cittadini. Per questo abbiamo deciso di fare una carrellata di personaggi che hanno fanno parte della storia di questa città. Certo ce ne sono alcuni molto giovani, ma non è detto che non incideranno anche loro, crescendo, sulla storia di questo paese.

ovviamente la nostra carrellata di foto e articoli non è esaustiva. Chissà quante altre persone troverebbero posto su queste pagi-ne. abbiamo cercato di rappresentarne il più possibile, anche con le edizioni passate. Perchè l’abbiamo sempre detto che a noi interessano i pontiniani. Interessano le loro storie, le loro vite. E interessa capire cosa hanno lasciato. Quel patrimonio comune di storie e desideri e azioni che caratterizzano la comunità. La nostra comunità.

La narrazione di storie di persone comuni è uno dei modi per dare un futuro un po’ più solido alle nuove generazioni. Ed è particolarmente importante per una città come Pontinia, che al pari delle altre città di fondazione, ha vissuto profonde tra-sformazioni durante la sua breve storia. È ora di gettare qualche fondamenta e trovare una narrazione che ci dia un’identità.

SOSTIENI IL CHININOecco le coordinate bancarie: Associazione Il Chininocausale: contributo volontario Iban: IT 41 H087 3874 0600 0000 0027 024

di andrea Zuccaro

ti racconto una comunitÁ

Il Chinino bimestrale d’informazione

anno V numero 4Giugno 2015

registrato al tribunale di latinanumero 6 del 29/04/2011

copia gratuita

http://ilchinino.blogspot.com - [email protected]

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Progetto Grafico

stampato presso

andrea Zuccaro

Paolo Periati

Gianpaolo Danieli, erika badalamenti, alessia ragni, Ilaria Palleschi, antonio rossi, Ilenia Zuc-caro, luca Ghidoni, federica Guzzon, Giancarlo Incitti, laura berti.

fabrizio bellachioma, andrea Zuccaro, salvatore badalamenti.

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Nuova Grafica 87 srl, Via del Tavolato, snc04014 Pontinia (lt)

L’EDItorIaLE

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tIPI PoNtINIdi aNtoNIo rossI

Noi ragazzi dell’azione Cattolica tra la fine degli anni ‘80 ed i primi anni ‘90 lo chiamavamo scherzosamente e con un po’ d’irriverenza: “Il boss”, ma

soltanto tra di noi, ovvio.

Più autorevole che autoritario, certamente risoluto, fiero, schietto, pretendeva disciplina e rigore quando l’occasione lo richiedeva e sapeva bene come otte-nerla bastava talvolta uno sguardo severo, una parola e l’ordine era ripristinato. anche i più scapestrati – e in tutti gli anni che è stato a Pontinia non sono certo mancati – tra catechismo, scout e azione cattolica, ma alla fine non potevano che piegarsi. nei suoi con-fronti si nutriva quasi una sorta di timore reverenzia-

le per la sua inflessibilità, ma la cosa straordinaria è che, come naturalmente sapeva essere austero, con la stessa naturalezza sul suo viso affiorava un sorri-so, una battuta garbata e divertente che rivelava, con piacevole sorpresa, un’indole dolce e capivi quali era-no le regole di ingaggio; a quel punto gli ingranaggi di quella poderosa macchina organizzativa che aveva costruito con assoluta dedizione, visione e tenacia funzionava ed i numeri ancora oggi gli danno ragio-ne. teatro, oratorio, gestione del verde pubblico, la ristrutturazione della chiesa con gli splendidi mosaici contemporanei, Grest, azione cattolica, scout, bar parrocchiale, sale ricreative e laboratori sono orga-nizzazioni e strutture che difficilmente trovano eguali nella provincia.

Di chi sto parlando? Di Padre Italico bosetti, clas-se 1919, in servizio nella parrocchia di Pontinia per ben 26 anni. Generazioni di giovani e adulti si sono formate sotto di lui sia come ferventi credenti, ma anche come uomini e donne. Un uomo d’azione spirituale forte, dalla creatività spiccata, capace di coinvolgere e di partecipare, soprattutto tra i più gio-vani, alla loro vita criticando spesso mode, tendenze, abbigliamento, atteggiamenti non consoni, amicizie sbagliate, tirando dritto per la sua strada e come si racconta spesso tra i suoi parrocchiani, con il sen-no di poi, sbagliando poco. a Pontinia tutti hanno un “imprinting”, tutti conservano almeno un ricordo diretto o indiretto di Padre Italico che, tanto per fugare ogni dubbio, oggi ha 97 anni, lucidissimo, vive

nella casa dei Piamartini, la congregazione di sacer-doti votata ai più giovani ed all’insegnamento che da sempre anima la vita spirituale, ricreativa e culturale di Pontinia.

Quando l’ho sentito per telefono un paio di setti-mane fa aveva qualche acciacco, deambula su una sedia a rotelle, ma la muove con i piedi per tenersi in esercizio, come racconta chi di Pontinia di tanto in tanto lo va a trovare a brescia. conserva il suo amore per le piante di cui riesce ancora a prendersi cura – famose le sue rose – ma la cosa incredibile è l’attività di “collage”, di documentazione di studio e creazione che non lo abbandona: un altro suo tratto caratteristico che ha contagiato tanti giovani a Pon-

“il boss” della parrocchiaLa poliedrica figura di Padre Italico,

che ha segnato una generazione

iL cHininoagosto 2015 6 iL cHinino

anno V n° 47

Padre Italico circondato da alcuni chierichetti.

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IL CHININOAgosto 2015 8

tinia. Il voto di povertà, la semplicità di vita sono un esempio: gli abiti consumati ma dignitosi, gli occhiali dalla caratteristica montatura in cellulosa nera e una stanghetta riparata con del nastro adesivo è l’immagine che, mentre scrivo, mi torna in mente, insieme a quella grafia di altri tempi e una cultura per l’arte, la letteratura ed il canto.

Quest’ultimo un altro vanto della nostra comunità che ancora oggi perdura, grazie anche alla fortuna-ta congiuntura nel nostro territorio di un altro “pezzo da novanta”, il compianto maestro di musica e can-to, Gabriele De Juliis, i cui risultati ancora oggi sopravvivono.

Quando ho proposto a Padre Italico che mi era stato chiesto di scrivere un articolo su di lui, pensavamo a una intervista per ricordare il suo lungo soggiorno qui a Pontinia, e mi ha subito spiazzato: «antonio – ha detto – ricordatemi nella preghiera». Incasso e pongo un’altra domanda: «Padre Italico, ma allora, cos’ è che vi manca più di Pontinia? mi mancate tutti – risponde subito – sia quelli che mi sono stati più vicino, che coloro che sfuggevolmente si sono avvicinati. e sono forse quelli che di più cerco nei ricordi. Io vi rammen-

to tutti, figli miei, quando giocavate, quando venivate alla dottrina, quando servivate e animavate la messa, quando scappavate per riassettare il teatro, quando

avete preso la comunione e quando vi ho sposato», conclu-de.

Poi cita un passo della “Divina commedia”, quando la beata Piccarda Donati risponde a Dante che gli aveva domandato se i beati desiderassero essere più vicini a Dio di quello che sono: «la carità pervade tutto il Paradiso perché nel Paradiso si è fatta la volontà di Dio e che quindi non possono desiderare ed essere beati più di così, per-ché non potrebbero partecipare di più della grazia di Dio».

ci porta tutti ancora a scuola il Padre Italico dalla voce più bas-sa, dalla saggezza di cui l’età e l’esperienza di vita gli ha fatto dono, fiaccato nel fisico ma dal temperamento di sempre. mi sa-luta dalla voce rotta ormai dalla

commozione e dall’età e mi prega di dirvi che vi ama e che prega per noi e per chi di noi ha smarrito la strada della felicità e della serenità che solo cristo può dare.

#1 “Voi di Pontinia siete dei ladri gentiluomini… perché mi avete rubato il cuore”

#2 “Il signore mi sta concedendo tempo…. perché ancora non sono maturo!”

#3 “Ehilà giovani”

tIPI PoNtINI

Demolizione del vecchio oratorio.

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iL cHinino iL cHininomaggio 2015 anno V n° 41110

LA CITTADINANZA ONORARIAIl 10 giugno del 1999 l’amministrazione Comunale conferisce la cittadinanza onoraria a Padre Italico con la seguente motivazione: “Pontinia, nella consapevolezza delle doti morali, intellet-tuali, civili e umanitarie, che contraddistinguono l’illustre personaggio e che costituiscono un patrimonio comune con quanti hanno a cuore l’esaltazione della dignità della persona umana ed in particolare l’educazione e la formazione della gioventù, si onora di offrire la cittadinanza ono-raria a P. Italico bosetti, quale attestazione di affetto, di stima e di gratitudine”.

Dr. Eligio Tombolillo – Sindaco di Pontinia: Padre Italico è riuscito a proporre ai ragazzi di Pontinia validi modelli di riferimento e formative attività ispirate a valori autentici, alternativi e più coinvolgenti rispetto alle devi-anze proposte dai vari allettamenti della strada (droga, vandalismi, aggregazioni violente), apportando altresì un arricchimento culturale e sociale che è giovato e giova ancora all’intera cittadinanza.

Luca Ceci: Si saliva nella sua Simca sgangherata…. Quella povera frizione che gridava misericordia ad ogni incrocio, semaforo o leggero dislivello… E via per le migliare a suon di canti e filastrocche!

Grazio Antelmi: Ricordo la sua passione per il “Bello”, che ha insegnato ad avere cura e gusto per le cose semplici ed essenziali. E come dimenticare la sua profonda cultura? Ha aiutato molti a conoscere e a guardare con interesse anche quelle cose che passano quasi inosservate.

Roberto di Trapano: Ricordo Padre Italico in campeggio con gli scout, rover, lupetti ed esploratori e dormiva in una piccola tenda canadese “lucciola” che si portava proprio lui. Partecipava a tutte le attività inventandosi sempre nuovi modi per coinvolgerci tra cui costruire degli oggetti sacri per celebrare la messa. E io fui premiato per aver costruito un calice.

Massimiliano: Nel tempo della spensieratezza, del gioco, delle risate insieme agli amici, ma anche in quella fase dove pensi di capire tutto a differenza del mondo che ti circonda, i suoi richiami tante volte per noi ragazzi dell’oratorio erano inaccettabili. Oggi sorrido, consapevole del fatto che dietro qualche gesto o parola rivolta ai più piccoli, mi rendo conto che c’è anche il suo contributo, i suoi insegnamenti. Che Padre! Padre Italico.

Gianluca: Dietro la corazza che si era costruito c’è l’uomo che oggi si vede: tenero, affabile, perfino dolce. Il vero Padre Italico, che solo pochi hanno saputo apprezzare quando era tra noi. Sono felice di avere vissuto del tempo con una guida così. È, e sarà, per sempre il mio parroco.

Luca Ceci: Ricordo il gruppo dei chierichetti e della sana competizione che aveva inventato: un registro con cui annotare le presenze di chi serviva messa e assegnare un premio al più “presente”. Il fatto particolare però è che non si trattava di “presenze” alle messe domenicali, bensì a quelle feriali, estive! Sì, con questo stratagemma ci “inchiodava” a partecipare alle messe estive, parliamo di luglio-agosto di fine anni Ottanta.

Padre Giovanni: Ho avuto modo di conoscere il Padre Italico a Roseto degli Abruzzi e poi meglio, e per più tempo, qui a Pontinia, dove sono ritornato nel 1993. Avevamo certamente punti di vista diversi e la sua indole non aiutava certo a comporre eventuali diatribe, ma malgrado questo siamo riusciti a trovare un equilibrio che ci ha consentito di stare insieme per oltre cinque anni, realizzando progetti che ancora proseguono.

Padre Valeriano: Non ho avuto modo di conoscere Padre Italico, ma i parrocchiani qui di Pontinia e gli altri Pa-dri mi hanno restituito sicuramente qualche frammento della sua vita, che ancora oggi sto scoprendo, e che mi consente, forse, quasi di conoscere, oserei dire, Padre Italico, al di là di attitudini di tipo personale e caratteriale proprie della sua forte personalità. Una figura di pastore nello stesso tempo severo, sensibile, a volte burbero ed impulsivo, ma sempre corretto e con una personale attenzione al vero bene del suo gregge e dell’ovile. Nelle recenti occasioni dove ho avuto modo di vederlo, anche nelle occasionali visite a Brescia, mi è apparso come un’arca che contiene e sa tirar fuori tantissimi episodi, ma soprattutto arcane esperienze di un lungo e variegato servizio alla Chiesa, alla gente ed a tante persone che con il tempo hanno imparato ad apprezzarlo.

IL rICorDo

di antonio rossi

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Illustrazioni: Ilaria Palleschisoggetto: Paolo Periati, Luca Ghidoni

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IL CHININO IL CHININOAgosto 2015 Anno V n° 41514

Il Tenore Nino Tomasello (a fianco una suo ritratto) nacque a biancavilla, in provincia di catania. Quando era ancora un bambino scoprì di avere un talento per il canto lirico, dopo aver ascoltato dei dischi del cantante italiano carlo buti e provato a interpretarli.

a 16 anni conduceva la tenuta agricola di famiglia poiché il padre era in guerra. Un ragazzo subito divenuto maturo, e cresciuto con dei sani principi. fidanzato con una donna giudicata dai comportamenti poco adeguati per quei tempi – tant’è che il padre di nino la considerava una poco di buono per il rossetto rosso che portava sulle labbra – dovette compiere una scelta complicata: il genitore lo pose innanzi a un bivio: o la donna o il canto. nino scelse la sua passione per la lirica e, trasferitosi a roma,

iniziò a studiarla.

Quando conobbe Gianna de santis, la moglie attuale, riconobbe in lei il vero amore e decise di sposarla, andando contro la volontà dei genitori. così, decisero di stabilirsi a roma, dove il tenore stava proseguendo i suoi studi agli ordini del maestro enlio marcantonio e circondato da altri cantanti famosi di quel tempo come beniamino Gigli, mentre

lei si manteneva lavorando come sarta.

nino non partiva mai senza la moglie, la portava ovunque lui andasse a cantare, anche quando venne chiamato a salire sul palcoscenico americano. fatto ritorno in Italia dopo aver conosciuto le luci della ribalta internazionale, decisero di acquistare un podere a Pontinia, in via Migliara 48, in cui trascorsero dieci anni, durante i quali nino tomasello

si esibì diverse volte anche sul palco nostrano.

«nino aveva tre grandi passioni: la famiglia, la terra e la musica – aggiunge la moglie Gianna con aria orgogliosa – era un uomo nobile dentro». nino tomasello era un “leone forte”, amante della natura, della terra e della famiglia. Un “leone” che si è spento circa cinque anni fa, e che opra rimane nel ricordo di tanti amanti della musica e del canto lirico attraverso le sue opere, tra cui il brano “nipoletto”,

scritto in soli quindici giorni.

comunque, nino tomasello non sarà ricordato soltanto per la sua voce, ma rimarrà nei ricordi dei suoi cari e di chi lo ha conosciuto anche per i suoi insegnamenti di vita, per il suo temperamento e per essere stato un uomo sempre umile, nonostante

avesse conosciuto il brivido del successo.

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IL CHININOAgosto 2015 16

un piccolo pittore dal grande talento

La giuria del “Premio Internazionale Magna Grecia” riconosce la bravura artistica di Vincenzo Middei.

di aNGELa tIbErI

tIPI PoNtINI

miata dalla giuria del “Premio Internazionale magna Grecia 2015”, che ha riconosciuto come la sua pittu-ra sia visibile “nei suoi sentimenti, nei suoi pensieri e ricordi, con un linguaggio chiaro e diretto, con un

bisogno impellente di esternare emozioni, attraverso colori che vivono come note in una compo-sizione musicale, nelle tonalità più calde, suscitando sentimenti toccanti che l’osservatore sensi-bile riconosce e condivide, in cui ognuno di noi si identifica”.

anche rosalba maldera – napole-tana, allieva della pittrice spa-gnola elvira Gutierrez – ha rice-vuto il premio per la sua pittura. “essa trasmette emozioni. non si traduce in una visione distacca-ta, ma è arricchita da un’intensa partecipazione spirituale. con i suoi paesaggi svela se stessa ed il suo amore profondo per la natura, nato dall’infanzia vissuta in campagna, che ha aumentato quel legame pregnante con la natura colorata di primavera”.

la vocazione ar tistica della maldera è maturata “a contatto con una cultura di grande respi-ro nutrendo la mente ed il cuore e la sua istintiva vena creativa espressa nel mondo agreste,

nelle distese marine, nei motivi floreali e nei suoi ritratti caratterizzati dalla delicatezza dei sentimenti e dalla dolcezza dei tratti fisionomici, soprattutto femminili”.

Lo scorso 20 giugno, al Circolo Cittadino di Latina, si è tenuta la manifestazione del “Premio Internazionale Magna Grecia 2015”, promosso dall’associazione cul-

turale “Magna Grecia Latina-New York”, del presidente Milena Petrarca.

Durante la cerimonia, numerosi artisti di livello nazionale ed in-ternazionale sono stati premiati, ma anche persone che si sono distinte con valore nella propria professione, dalla medicina al giornalismo. anche Pontinia ha auto dei riconoscimenti. Infatti, tra i numerosi bambini sono stati premiati dalla giuria del “Premio Internazionale magna Grecia 2015”, si è distinto il piccolo pontiniano Vincenzo middei (4 anni), che frequenta la scuola materna “Pio XII”, il quale ha ricevuto un premio nel campo della pittura con l’opera: “la magnificenza di Ulisse”. Un rico-noscimento che, senza dubbio, è anche frutto dell’insegnamen-to delle maestre maria assunta ascione, andreina marfuggi, chia-ra feudi e laura scudieri, alle quali va il ringraziamento della famiglia.

Inoltre, si sono distinte anche illustri pittrici di Ponti-nia: anna colaiacovo e rosalba maldera, due artiste che riscuotono in patria e all’estero grande successo di critica e di pubblico. anna colaiacovo è stata pre-

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IL CHININO IL CHININOAgosto 2015 Anno V n° 41918

NINodi NICoLa saCCÀ

tIPI PoNtINIdi oMEro MarCHEttI

il FruscÌo dei Fogli Dialogo in una notte estiva sul pittore Enrico Frusciante

In alto: Di Foglie e Fiori. Particolare. A lato: Preghiera. Di Enrico Frus-ciante.

t i ho cercato”.“Da quando bambino restavo incantato dai segni che mi scorrevano sotto gli occhi quando inseguivo la mia matituzza sui fogli dei primi

quaderni che mia madre comperava per me”.

“mi ricordo”.“ti cercavo, quando restavo solo davanti a quei fogli riempiti sino agli ultimi bordi, e mi smagavo di quante cose, quanti mondi potevano essere nascosti dentro quelle minuscole matite, e dietro i pastelli colorati che continuavo a temperare e temperare finché non ne restava più nulla, solo un resto che non riuscivo più neppure a stringere tra le dita”.“mi sembra di rivederti”.“Ho continuato a cercarti, quando di nascosto sui banchi del liceo facevo finta di ascoltare chi provava ad insegnarmi tante cose, ed io riempivo i bordi bianchi dei miei libri, e gli spazi mar-ginali non stampati di quelle piccole figure che non sarei stato in grado di spiegare a nessuno, fors’anche neppure a me stesso”.“lo so, mi fa ancora tenerezza”.“Ti ho cercato, e mi perdevo dietro l’intrico della geografia dei

miei pensieri, di quei pensieri che non potevo confessare a nessuno, che mi tenevano prigioniero, che mi tenevano distante dagli altri, anche dai miei amici. ricordo il loro sguardo, un po’ smarrito, perplesso. Percepivo il loro affetto, la loro voglia di starmi vicino, la loro incapacità ad esserlo davvero. Del resto come avrebbero potuto. Devo ammetterlo, ero io che ero lontano, dal loro quotidiano, dai loro passi, dal loro paesaggio interiore condivisibile ed amico, fatto di certezze. la sicurezza di un lavoro a cui prepararsi, un lavoro socialmente riconoscibile e gratifican-te, apprezzato”.“anche se non potevo prenderti per mano avrai capito, almeno ora, che ti sono stata accanto!”“ti ho cercato ancora quando ho superato la timidezza, la paura, il mal di stomaco, ed insieme ai primi compagni di viaggio ho tirato fuori dall’intimità della mia stanza le prime timide cose e le ho esposte a tutti, la mia prima volta, la prima mostra, in col-lettivo con gente assai più esperta, e conosciuta, e riconosciuta. I loro sguardi, li rammenti?. Alcuni di sufficienza, altri di formale apprezzamento, altri perplessi. solo pochi amichevoli o complici, incoraggianti”.“ricordo perfettamente quella sera, i cosiddetti colleghi, la voce

della signora proprietaria della galleria. ricordo i tuoi occhi, e lo sguardo di tua madre e di tuo padre”.“Ho continuato a cercarti, sui bordi fratta lici delle venuzze delle foglie, sull’incanto dei petali dei fiori che coglievo sul bordo dei campi, giorno dopo giorno, notte dopo notte a sviluppare pellicole fotografiche a chilometri, esplorando la magia di quell’occhio meccanico che avrei voluto piegare alle strade ancora confuse che mi ritrovavo nei pensieri, e che invece tante volte quasi con una indipendente volontà mi sorprendeva con i suoi viraggi, le sue ombre, le sue sintesi inaspettate”.“Hai scoperto tante cose in quegli anni”.“e ho continuato ad inseguirti nelle mani ossute dei vecchi, nei giochi delle loro vene ipertrofiche, nella geografia dolorosa dei loro occhi sprofondati nel tempo. e nell’incanto della giovinezza acerba delle model-le. Quasi la stessa bellezza dei vecchi, lo stesso stupore, lo stesso senso di infinito, lo stesso senso di assoluto. e lo stesso senso di spaesa-mento e di inadeguatezza, la stessa disperante sensazione di impossibilità di arrivare in fondo a quelle strade che intravedevo, che mi sembrava di poter percorrere per intero nello spazio di una tela, di una lastra fotografica, e che invece ad ogni passo di conquista sembrava allontanarsi ancora di più, sembrava rilanciare la sfida, invitarmi ad inseguire, a lasciarmi alle spalle tutto ciò che mi sembrava di conoscere e che invece finiva per darmi la sensazione, talvolta l’acre senso della certezza, di essere solo all’inizio…”.“ora però te ne sei data una ragione…”.“non del tutto. Ho provato ad inseguirti sul profilo inaspet-tato, quasi casuale, delle macchie di colore, da comporre e ricomporre dappertutto, che ogni volta, invece di darmi la sensa-zione dell’arrivo, della quiete di un obbiettivo raggiunto mi solo indicavano un altrove verso cui muovere lo sguardo, e le mani, e i colori. come posso darmene una ragione?”“Una ragione?”“si, una ragione. se tutto questo ha un senso dimmelo. Dam-mene una ragione. non riesco a vivere sul bordo di questo abisso che mi attira, mi possiede, mi nega il sonno, gli affetti, la possibilità di un quotidiano, lo sguardo certo di chi ha trovato un equilibrio, di una stabilità. che destino è questo stato di sete, di passi incerti sui miei blocchetti da disegno, dietro l’occhio di una camera, sullo stelo di un pennello, sulla vaschetta degli acidi, da-vanti al volto di una donna incontrata per strada. senza riuscire

a capire, senza riuscire a sapere come trascrivere quella bellezza nascosta eppure così luminosa da abbagliarmi, da lasciarmi sen-za fiato, senza sonno la notte. Dimmi che senso ha tutto questo, ove mai possa averlo”.“Davvero non riesci a capirlo?”“non sarei qui a chiedertelo, ad ammettere questa paura, que-sto senso di smarrimento, di inadeguatezza”.“tu. Hai cominciato a cercarmi tu. Quando cercavi la bellezza, quella che si nascondeva, che era dietro le rose e gli abiti della domenica. Quella nascosta dietro le trasparenze delle minuscole foglie dei fiori di campo. La bellezza dell’aria che si piega sul volto ed attorno allo sguardo delle giovani donne, e che nessuno potrà mai vedere. Quella che scuote con dolcezza il profilo degli

alberi nel primo vento del mattino, quella che sottende l’assoluto, cui nulla si può aggiungere, nulla può sottrarsi”.“non smettere, non fermarti. la ragione, il senso della tua vita, della vita che mi hai dedicato, e che io ti ho rubato, è nel rincorrere quel profumo che percepisci dall’orizzon-te, e che continuerai a rincorrere, perché così era scritto nel tuo destino”.“l’assoluto, il non aggettivabile. Quello che è, e non si può definire, che non può essere spiegato, ma che si spiega allo sguardo ed al cuore di chi ha la fortuna, o la sorte di incontrarlo”.“non averne paura, il senso è la ricerca, perché non c’è un arrivare in fondo a questa strada. Il tesoro di questa strada sono i frammenti magnifici che hai catturato, gli istan-ti rubati all’eternità che sei riuscito a mettere giorno dopo giorno nei tuoi disegni, nelle immagini, nelle cose affiorate per un infinitesimo di tempo e cui hai dato la possibilità di vivere per sempre”.“catturare frammenti di bellezza e

tenerne memoria, aprirle sotto gli occhi di tutti e condividerne la magia”.“ti par poco?”“non smettere, non farti domande, non smettere, non stancarti di farlo con gli stessi occhi, con lo stesso stupore delle mani, quelle mani di bambino incantato, stupito, impaurito di quei primi pensieri”.“catturali questi frammenti, regalali, fa che siano visibili a tutti”.“È il senso della tua vita. fare il mio ritratto”.“ritratti di me. Della bellezza nascosta, inesplorata. sotto gli occhi di tutti eppure a tutti invisibile. Sono fiera di te, bambino innamorato, e continuerò a farmi inseguire in questo gioco amoroso fino alla fine dei tuoi giorni! Non avere paura. È questo il gioco dell’amore!”

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IL CHININO IL CHININOAgosto 2015 Anno V n° 42120

PoNtINIa, NataPrIMa DI PoNtINIa

Mentre qualcuno concepiva e costruiva una città, qualcun altro, molto più semplicemente concepiva e faceva nascere una bellissima bambina. Questa bambina la città di Pontinia l’ha vista nascere e crescere perchè è nata pochi giorni prima della sua inaugurazione, ovvero il 25 agosto del 1935. Mentre Pontinia sarebbe stata inaugurata a dicembre.

E non potevano che chiamarla proprio come quella città che nasceva, lì, a due passi da quel podere, il numero 1414, che si trovava lungo la Migliara 48, appena al di là del Sisto.

Per questo gli 80 anni di Pontinia sono una ricorrenza speciale anche per Pontinia Anna Vitali, vivace signora che abita ovviamente in un palazzo di fondazione, che divide da oltre cinquanta con suo marito, Uber Fanzon. Si sono conosciuti nel 1956, in una mitica balera di Borgo Grappa e fu amore a prima vista, anche se per sposarsi hanno aspettato altri tre anni, il tempo che Uber venisse trasferito alle Poste di Pontinia di cui è stato direttore fino a qualche anno fa.

I genitori di Pontinia sono originari di Modena, assegnatari di un podere nel 1934. Anche Uber è originario dell’Alta Italia, in particolare di Venezia, a cui venne assegnato il podere 66 di Borgo Grappa.

Sono 55 anni che sono qui a Pontinia. «Abbiamo trascorso un breve periodo a Sabaudia – spiegano – ma c’erano troppi “firmaioli”. Volevamo venire a Pontinia a tutti i costi, dove la gente era più umile, generosa, dei gran lavoratori. C’era veramente della bella gente un tempo in questo paese».

Oggi la famiglia Fanzon si è allargata: conta due figli, Loredana e Aldo e tre nipoti, Tiziano, Priscilla e Federica. Tutti pronti a festeggiare questi ottanta lunghi e avventurosi anni.

A lato: Pontinia Anna Vitali e Uber Fanzon. Foto di Fabrizio Bellachioma.

tIPI PoNtINIdi aNDrEa ZUCCaro

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IL CHININOAgosto 2015 22

€ 12,50

Traversone Guglielm

o Bin

In un’epoca a noi più vicina di quanto possiamo pensare, il Campo di Lavoro per la Libertà (noto comunemente come C.L.L.) è il partito-a-zienda che all’indomani del crollo dell’impero comunista governa e or-ganizza democraticamente il prospero stato peninsulare del Desertico.  Ma dietro la parvenza di libertà, agiatezza e tolleranza della penisola, si cela un’umanità oscura, dolente, incapace di comunicare, schiaccia-ta e resa schiava dal peso ipocrita e banalmente insopportabile di un potere, nella sua più profonda essenza, in tutto e per tutto dittatoriale.  Il protagonista senza nome, in una dimensione malinconicamen-te ribelle, indefinita, onirica, rievoca la sua storia mosso da un’estre-ma e libera volontà narratrice, con l’intenzione di riscattarsi da una vita senza significato proprio attraverso il sogno della narrazione. Una vita amara, stracolma di solitudine e piena di contraddizio-ni, caratterizzata da un ricorrente senso di inappagamento e dal-la sfortuna, anche e soprattutto quando questa si traveste in appa-renza da buona sorte. Una vita in cui il protagonista, colto da una strana e imprevedibile malattia chiamata “logolalia”, trova però al-cuni momenti di pura gioia e consolazione attraverso il gioco, in-teso come ribelle, onnipotente, irripetibile attimo di amore, di vera libertà. Il gioco, affrontato nello sport, nell’amore e persino attra-verso folli atti di violenza, diventa così, pur nell’ineluttabilità del-la sconfitta, il solo modo possibile di rimanere attaccati alla vita. Anche e soprattutto nel finale, quando il protagonista investe sé stesso pur di godere di un’ultima, mistica ed ambigua estasi ludica. Attraverso una struttura labirintica e circolare, pervasa dalla mesco-lanza di generi, stili e linguaggio, Traversone intende essere l’opera che malinconicamente canta la straordinarietà irripetibile del gioco, la sola cosa in grado di recidere per un attimo i rapporti con la realtà; la sola cosa capace di stagliarsi, più bella di qualsiasi altra passione, nel gran-de firmamento della vita.

IL sottILE GIoCoDELL’aNtICoMUNICaZIoNE

Il chinino Quali sono state le tue fonti d’ispirazione per l’anali-si psicologica delle situazioni che si ripetono nel romanzo?

Guglielmo ci sono sicuramente luigi Pirandello o Italo svevo, ma anche la letteratura americana mi ha ispirato, soprattutto per gli elementi violenti, come se ne trovano in chuck Palah-niuk e Don DeLillo. Anche la cinematografia direi, per esempio in David lynch.

Il chinino a quale pubblico è destinato il libro? ti sei preoccu-pato di aver usato un linguaggio non a tutti comprensibile?

Giuglielmo Il pubblico è di qualsiasi tipo. non è il linguaggio che mi interessava, bensì i registri linguistici. Ho utilizzato anche l’esperanto, che ha un significato morale. Una lingua artificiale che nacque per permettere la comunicazione tra tutti gli uomini. Un’utopia che diventa quasi distopia, una sorta di malattia che io chiamo “logoladia” nel libro, usata dal prota-gonista nei momenti di maggiore crisi. tutta una celebrazione dell’anticomunicazione, comprensibile da pochi, una sorta di gioco letterario a sua volta.

Il chinino Perché non usare nomi reali ma fittizi?

Giuglielmo mi è venuto in maniera molto spontanea perché non volevo dare un’impronta storica, ma fantastica. non mi in-teressa la credibilità storica, così che in alcune parti ho inven-tato eventi di sana pianta. credo che in questo modo la resa di ambienti e persone reali sia più efficace. Il protagonista è senza nome per scelta, perché vuol essere un io nel quale tutti possano rispecchiarsi. È vittima e complice allo stesso modo. le sue vicissitudini di vita lo portano ad assumere posizioni molto contraddittorie, come accade a tutti noi.

tIPI PoNtINI

traversone” è il libro di esordio con cui Gugliel-mo bin, giovane scrittore di Pontinia, si pre-senta sul mercato letterario, con la casa editrice Lettere animate, prima nel formato e-book, poi

nel cartaceo.

Un’esperienza nata per gioco che ha fatto del gioco il tema dominante del romanzo, intessuto in un’alternanza continua del linguaggio: dal colto al colloquiale, al genere, dal lirico al grottesco, e dei tempi, tra presente e passato. Il romanzo trova nel protagonista il perno portante attraverso cui è giustificata una realtà osservata da un unico punto di vista, ma vissuta secondo tutte le sue contraddizioni.

Il chinino Qual è il significato del titolo del libro: “Traversone”?

Guglielmo l’idea era di fare un romanzo sul tema del gioco, un gioco a perdere come il gioco di carte traversone, in cui si vince perdendo. Sai benissimo che ti porterà a una sconfitta inevitabile, ma è l’essenza stessa del gioco che ti porta a viverlo, che ti fa sottrarre al male del mondo e della società, è una parentesi che ti sottrae alla condanna quotidiana. Il con-fine tra vittima e complice è labile, vuoi o non vuoi sei sempre nel gioco; mentre lo scrivevo mi veniva in mente George orwell e i suoi protagonisti condannati.

Il chinino l’ispirazione la senti dentro di te?

Guglielmo È una cosa che o hai o non hai. l’ispirazione corri-sponde alla consapevolezza a volte, sapere di voler dire una cosa in una storia particolare e in un certo modo. Questo romanzo l’ho iniziato a scrivere dal nulla, l’ho sentito e l’ho fatto.

In alto: la copertina del libro. Nel riquadro: Guglielmo Bin.

insieme per far vivere

la nostra

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di FEDErICa GUZZoN

Page 13: Il Chinino (num. 4, agosto 2015)

aGrI_CULtdi GIaNPaoLo DaNIELI

agri_Cult torna nel mese più caldo di sempre con un’intervista dedicata a un giovane agricoltore pontino. Veneto di origine, nato e cresciuto a Pontinia, stefano boschetto ha trovato nella

storia della sua famiglia e nella forte spinta personale il lavoro della sua vita.

Il chinino andiamo indietro con la memoria, parlaci della tua storia.stefano mio padre, mio nonno e tutta la grande famiglia sono scesi qui a Pontinia nel 1952. Una piccola emigrazione per tro-vare una sistemazione e poter crescere con l’agricoltura. Hanno sempre fatto allevamento di bestiame e le colture erano per gli animali. avevamo una macelleria, poi ci siamo divisi: mio padre è uno dei cinque figli e la divisione ha stimolato tutti a rimetterci in gioco. con lui ci siamo ritagliati un nuovo spazio e iniziato a coltivare ortaggi. Siamo partiti da zero nel 1998. È stato difficile, in quel periodo c’era il crollo dei prezzi sui mercati ortofruttico-li. abbiamo iniziato a coltivare pomodoro, radicchio, insalate, adesso invece facciamo prodotti per l’industria a campo aperto: sedano, zucchine, spinaci e radicchio per la quarta gamma. In questo modo ci teniamo impegnati tutto l’anno, il lavoro è più distribuito, ma non è semplice, lavori con l’ansia di anticipare il

problema. ogni lato o angolo che non curi, poi in realtà sarà un punto debole, quel mancato guadagno che non ti permetterà di arrivare al risultato. Questo è lo stato d’animo con cui si lavora tutto l’anno. In questi anni sono cresciuto professionalmente, cercando di fare attenzione ai particolari, alle varietà in campo e alle concimazioni, ma qualcosa è cambiato.

Il chinino cos’è cambiato?stefano tanto tempo fa su una migliara c’era un’azienda agricola per ogni podere, oggi se va tutto bene, ne conti una su miglia-ra. È sintomatico che qualcosa è cambiato e mi interrogo se è giusto così. Da un verso è la legge del mercato, chi ce la fa va avanti, d’altro canto se ci fosse stata più lungimiranza, probabil-mente le aziende oggi ci sarebbero ancora per ogni podere. In questa maniera le aziende che hanno resistito, sono cresciute, ma il tessuto circostante si è impoverito. nel mercato se vuoi starci devi inventarti tutte le maniere per restare, per cui devi lavorare il meglio possibile.

Il chinino seguendo gli schemi che il mercato ti impone.stefano sì, segui gli schemi: tecnologie, innovazioni, processi culturali. molte delle aziende di oggi avranno il doppio dei trattori, ma pensate se ci fossero state molte più aziende in funzione,

ci sarebbe stato il doppio del doppio di trattori, e così anche della forza lavoro, i contributi pagati il doppio del doppio. Questa è la cartina tornasole di un territorio che si è impoverito, che però mantiene l’agricoltura un settore forte, d’altronde senza industrie e turismo, rimane l’unico settore trainante. anche per i trattamenti, un tempo se ne facevano tre per ogni ciclo colturale, che di media dura circa tre mesi, oggi se non fai un trattamento a settimana non riesci a fare le piante. È cambiato tutto, prima c’erano prodotti fitosanitari più persistenti, troppo residuali, e credo sia stato giusto averli hanno tolti dal mercato.

Il chinino Residuali che significa?stefano che i trattamenti duravano più a lungo nella pianta, lasciando un residuo, invece adesso le molecole dei prodotti fitosanitari rimangono meno tempo.

Il chinino Quindi adesso si fanno più trattamenti?stefano sì. sono molecole che il governo italiano ha obbligato ad usare. se fai un’analisi, dopo sedici ore non ci sono tracce. cer-to è più impegnativo dal punto di vista economico e lavorativo, se non si coglie in anticipo l’attacco di un insetto o di un patogeno, si giunge al giorno dopo con una malattia. si sta sempre con l’ansia si anticipare il problema e spesso si anticipa anche il rac-

colto. non solo in campo, ma anche dal punto di vista ammini-strativo, il discorso è cambiato, se non segui con attenzione tutte le carte rischi d’indebitarti.

Il chinino Pensi che il sistema, così com’è percepito oggi, possa permettere alle piccole aziende di fare agricoltura?stefano noi lavoriamo trenta ettari di terreno e con il doppio raccol-to diventano circa cinquanta, se si considera un’azienda media ita-liana di otto ettari, mi viene da rispondere di no, non lo permette. Però ci sono esperienze in altre parti d’Italia che funzionano anche con una piccola superficie utile procapite, come per esempio la cooperativa “mezzacorona” in trentino, che ho visitato pochi anni fa. Il loro segreto è che hanno lavorato bene, i soci della cooperati-va sono i padroni. Hanno valorizzato il territorio, il prodotto con un marchio non è un prodotto anonimo, ma riconosciuto.

Il chinino ci sono cooperative agricole a Pontinia?stefano Qui il sistema cooperativo non funziona, non c’è la men-talità. Qui l’unica mentalità è quella della guerra tra chi hai vicino. l’agricoltura ha dimensioni globali, per cui se tu collabori con il tuo vicino di proprietà, forse sopravvivi e lavori tranquillo, ma qui c’è una mentalità sbagliata, non c’è lungimiranza nel capire che l’agricoltura ha dimensioni più grandi.

agricoltura schiava del mercatoIntervista a Stefano Boschetto

iL cHininoagosto 2015 24 iL cHinino

anno V n° 425

Stefano Boschetto. Foto di Gianpaolo Danieli.

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IL CHININOAgosto 2015 26

Il chinino Sono iniziati i finanziamenti della Comunità Europea per l’agricoltura, visto che sei anche un consigliere comunale, quali strumenti ha fornito il comune agli agricoltori per recepire le informazioni giuste?stefano Questi finanziamenti hanno un respiro più ampio, sono interessati altri enti, la regione lazio e lo stato. Gli interventi del Comune non sono sufficienti per sviluppare un sistema di cooperative, per stimolare dei marchi, perché costano. Però i co-muni possono essere vigili su altre cose: per esempio Pontinia ha fatto parte del “Gal terre Pontine”, un contenitore più piccolo del Piano di sviluppo rurale, che ha dato la possibilità a diverse aziende di benificiarne. Poi io con i Psr faccio un discorso diver-so, ho delle sensazioni contrastanti. Direi sì, perché sono un’op-portunità, ma dico anche di fare attenzione, di valutare il progetto e di non fare il passo più lungo della gamba. alle volte alcuni problemi possono diventare il colpo finale per un’azienda. Per chi molto i mezzi meccanici per alleggerire il lavoro ai dipendenti e per abbattere i costi della manodopera questi finanziamenti sono utili. all’innovazione non puoi dire di no, ma cercare di essere competitivo.

Il chinino I probabili benificiari sono all’oscuro di molti finanzia-menti, ci vorrebbe uno sportello pubblico informativo?stefano Sì, uno sportello specifico manca nel nostro Comune, ma dall’altra parte deve esserci anche attenzione da parte del singolo individuo.

Il chinino negli anni passati abbiamo letto sui giornali del proget-to dei “De.co”, per valorizzare i prodotti tipici del comune, tu che sei anche in commissione agricoltura, che cosa dici?stefano sono idee buone che vanno sostenute. ora staremo a vedere come sarà nel dettaglio questo nuovo Psr, se possono

esserci delle possibilità. Il comune può far da tramite per ricono-scere i marchi dei nostri prodotti locali, che sono tutti eccellenti.

Il chinino Ultimamente l’agricoltura biologica sta prendendo mol-to terreno, potrebbe essere il vostro passo avanti per migliorare?stefano Quando si fa questo lavoro non si deve precludere nulla, non si può dire no. Personalmente mi interessa, ma riconosco che ci sono dei limiti produttivi. mi chiedo: si riesce con il biolo-gico a soddisfare la richiesta di cibo a livello mondiale? Questa è una bella sfida. Bisognerebbe trovare la maniera integrata per coltivare in convenzionale, per dare sostenibilità economica, agri-cola e ambientale. Io mi rifaccio sempre alla tradizione, l’innova-zione sì, ma quello che facevano quarant’anni fa è ancora giusto oggi. se si entrasse nella mentalità giusta della sostenibilità di tutto il ciclo colturale e dell’attività, si lavora lo stesso, magari di meno, e senza maltrattare il terreno, che è la base del lavoro agricolo.

Il chinino Quindi vedi solo un limite di produttività al biologico? se tornassimo a parlare di collaborazione alla base di una comu-nità agricola, questi limiti potrebbero essere superati?stefano Penso di sì. sarebbe come dare valore al territorio, ai prodotti, alle aziende, come per esempio accade nel nord Italia. L’agricoltura se pensata bene è uno strumento di riqualificazione territoriale. se le aziende lavorano, cercano di dare un assetto al territorio pulito, ordinato, e non ci sarebbero incendi, smottamen-ti, disastri idrogeologici. l’agricoltura funziona, non ci sono lati negativi, ha dei ritorni economici, lavorativi e ambientali. Peccato solo che oggi siamo arrivati al punto più basso e i comuni non riescono a essere lungimiranti, riescono a vedere solo l’anno dopo, l’approvazione del bilancio e il mantenimento dei servizi. così si sopravvive, ma non si cresce.

aGrI_CULt

In alto: acqua al tramomto. Foto di Fabrizio Bellachioma.

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ci rivediamo a settembre per sco-prire se avrete messo correttamen-

te in pratica i nostri consigli, buone vacanze dal contrasto team by stima

staff.

Ha collaborato Laura Berti.

Con la speranza che le stelle cadenti della notte di san Lorenzo vi abbiano dato la possibilità di esprimere qualche desiderio, rassicuriamo chi si fos-

se dimenticato della magica notte estiva che la pioggia meteoritica prosegui-rà ancora per una decina di giorni, dandoci lo spunto per organizzare rilassanti serate al chiaro di luna in riva al mare o in montagna.

oggi vogliamo parlarvi del nostro desiderio, nonostante sia ben noto che questi vadano custoditi fino al loro compimento, ci sentiamo di voler condividere con voi le nostre speranze. come già avrete intuito è nostro piacere rendervi partecipi delle ultime tendenze moda man-tenendovi al corrente delle ultime novità dalle passerelle e coinvol-gervi nel percorso salute riguardan-te l’Hair care tenendovi aggiornati sulle innovazioni in ambito di ricerca e sviluppo dei prodotti dedicati.

Per questo ad oggi siamo ancora qui per parlarvi del prodotti della linea sun Pro della Intercosmo, prodotti unisex per la cura quotidiana del capello particolar-mente esposto agli agenti sfibranti quali sole, acqua salata, cloro e lavaggi frequenti. I prodotti

di MarIo stIrPE

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IL CHININO IL CHININOAgosto 2015 Anno V n° 43130

PoNtrEKKINGdi GIUsEPPE CUsIMaNo lassÙ dove non osa

neanche il caldoEscursione sul Monte Semprevisa,

la “mamma” dei Monti Lepini

Cari avventurieri! ben trovati per questo nuovo racconto estivo in compagnia di Pontrekking. Il caldo torrido questa volta ci ha spinto in alto, alla ricerca di fresche

alture e alti prati erbosi. siamo saliti sulla vetta più alta della nostra catena montuosa, i Monti Lepini, e abbiamo raggiunto la cima del Monte semprevisa, la “mamma dei Lepini”, a 1035 m slm.

Il trekking che vi presentiamo oggi è la via classica e più lunga, che parte da Carpineto Romano (865 m slm). l’ascesa al monte semprevisa è una classica primaveri-le/autunnale, ma anche nel periodo estivo è consigliata, data la presenza di ampi tratti boschivi che riparano dal sole. Per il tipo di terreno e per il dislivello medio è consi-derata un’escursione di tipo e (escursionistico), ma anche i bambini dai dieci anni in su, allenati e sportivi, possono praticarla senza difficoltà e particolari attrezzature.

Arrivati in località Pian della Faggeta, 8 km circa dal cen-tro abitato di carpineto romano, si posteggiano le auto e si inizia a salire tra i recinti su una comoda strada sterra-

ta. Dopo poco si incontra un’area attrezzata con panchine e bracieri, superata questa, sulla sinistra inizia l’attacco del sentiero. Vi invitiamo a osservare l’ambiente che vi circonda: siamo in un territorio carsico, tipico di questa zona dei monti lepini, con le classiche rocce bianche e taglienti che ci accompagnano lungo la nostra salita. Volgendo lo sguardo verso est noterete già la vetta del monte semprevisa, verso nord-est invece si erge il monte capreo.

continuiamo il nostro cammino che ci invita ad entrare su una ripida, ma breve, mulattiera circondati dai faggi, che si attraversa fino a incrociare la strada sterrata iniziale, che prosegue il suo percorso circondando l’intero pianoro, anello di faggeta. a questo punto sempre immersi nel bosco si inizia a salire puntando leggermente verso nord, dopo un tratto ripido e sassoso si guadagna la veduta: davanti ai vostri occhi si aprirà tutta la piana pontina. l’ampio panorama permette di osservare tutta la città di latina e in fondo verso il mare il monte circeo, verso sini-stra si osserva un monte a cuneo, monte cacume, ultima cima della catena montuosa dei lepini.

Dopo una breve sosta si può ripartire verso destra e continuare a seguire i segni sempre ben visibili su alberi e rocce. tra sali e scendi, dopo circa trenta minuti si ar-riva al “salitone”: questo è l’unico tratto del sentiero più esposto e senza vegetazione. si attraversa un largo prato – in primavera sempre fiorito – e inizia la salita verso la cresta del semprevisa. se percorrete il sentiero in estate non dimenticate di portare con voi acqua in abbondanza.

tenendovi sulla destra, in direzione nord ritroverete il bosco, più fresco, che vi porterà verso la cima. seguendo i segni sugli alberi raggiungerete la cima in circa quaran-tacinque minuti. Poco prima della vetta attraverserete un bivio, sulla destra lungo la dorsale di un fitto bosco si attacca il sentiero che passando verso la fonte del sambuco, vi riporterà sulla sterrata dell’anello di faggeta: consigliamo questa come via per il ritorno, anche se più lunga e monotona, risparmierete un poco le vostre ginoc-chia ed eviterete i ripidi percorsi dell’andata. sullo stesso bivio a sinistra, invece, su una roccia troverete l’attacco del sentiero che conduce a alla città di sezze e può esse-re una buona alternativa per uns seconda escursione.

adesso passiamo alle informazioni tecniche, utili al vostro trekking: la sola andata necessità di circa due o tre ore di cammino, il sentiero è interamente segnato con i segna-via rossi e bianchi e di facile intuizione, in più è presente su tutte le carte gps scaricabili da internet. In totale sono 10 km tra andata e ritorno, il dislivello in salita è di 600 m slm, c’è la presenza di fonti naturali potabili (fonte del sambuco), sulla via del ritorno.

Il trekking al Monte Semprevisa regala scenari mozzafiato e silenzi infiniti. È uno dei trekking più popolari dei Lepini, troverete durante il vostro cammino molti animali al pa-scolo, vi invitiamo a rispettare casa loro e non provare ad avvicinarli. ammirate ciò che l’ambiente carsico ha creato sui monti lepini in migliaia di anni, le rocce con mille forme diverse e le voragini che si apriranno sotto i vostri occhi meritano uno sguardo e anche una foto ricordo. au-guriamo a tutti i nostri lettori un buon trekking sul monte semprevisa, oppure ovunque voi vogliate e ricordate: non lasciate l’ambiente come lo avete trovato ma, se potete, meglio.buona camminata!

In alto: una panoramica in vista della Semprevisa. Foto di Ilenia Zuc-caro.

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IL CHININOAgosto 2015 32

lo sport in Festaper tutti

le finalità della festa rimangono gli stessi, il gran-de cambiamento di quest’anno sarà che la festa si svolgerà in piazza Indipendenza al centro di Pontinia. la “festa dello sport e della solidarietà” è un evento che concede la possibilità di fare attività sportiva gratuitamente e con finalità benefiche, ovvero per raccogliere fondi per far fare sport a chi non può. «lo sport per lo sport, questo è il nostro obiettivo», sottolinea ancora cengia, il quale evidenzia come sia «stato difficile organizzare il tutto, ma grazie alla consulta dello sport e altri collaboratori alla fine si è riusciti nell’intento iniziale».

Parteciperanno all’evento più di venti associazioni sportive. la manifestazione si aprirà sabato 29 ago-sto con un convegno su “sport e integrazione socia-le” che avrà luogo al teatro “f. fellini” a partire delle ore 9:30.

la festa dello sport poi terminerà domenica 30 agosto alle ore 22.00 con la cerimonia di chiusu-ra dedicata alla memoria di luca Violo. «spero che quest’anno – conclude l’assessore – grazie all’altru-ismo di tutti i partecipanti alla festa, si riescano a raccogliere abbastanza fondi per regalare l’esperien-za di Dynamo camp ad almeno quattro bambini». ed è l’augurio che tutti facciamo, invitando la cittadinan-za a partecipare numerosa e donare un sorriso a chi è stato più sfortunato.

CroNaCHE CIttaDINE

La “Festa dello sport e della solidarietà” nasce nel 2014 grazie alla propositività dell’assessore allo sport, politiche gio-vanili e innovazione Gianluca Cengia.

La sua passione per lo sport e il suo pensiero che questo aiuti moltissimo alla formazione dei ragazzi insegnandogli dei valori, l’ha portato a creare una importante manifestazione, con alla base un messaggio di solidarietà e altrui-smo grazie a Dynamo Camp: l’unica struttura italiana di terapia ricreativa, pensata per ospi-tare minori le cui vite sono compromesse dalla malattia.

l’evento lo scorso anno, oltre ad aver ospitato innu-merevoli attività sportive, è stato dedicato al ricordo di luca Violo, un ragazzo straordinario, molto attivo, sportivo e soprattutto sempre sorridente, putroppo prematuramente scomparso. oltre a questo pensiero bellissimo avuto dagli organizzatori, l’anno scorso c’è stata una raccolta fondi a favore di Dynamo camp pari a 2mila e 515 euro, e grazie ad essa è stato possibile regalare l’esperienza di Dynamo camp a due bambini.

Quest’anno, dunque, la manifestazione giunge alla sua seconda edizione: «la prima esperienza è stata un successo, ma quest’anno faremo ancora meglio», afferma l’assessore Gianluca cengia. Il pensiero e

di LUCa GHIDoNI

In alto: un momento della Festa dello Sport del 2014

di Ambrifi Umberto

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Page 18: Il Chinino (num. 4, agosto 2015)

IL CHININOAgosto 2015 34

La passione viscerale per un raro tubero

È un classico piatto della cucina umbra. Il

tartufo è un prodotto cosi particolare e unico

e soprattutto raro (specialmente il bianco).

Questo fungo ha un sapore forte e aromati-

co, per cui non esistono le mezze misure.

O si ama o si odia.

Ricetta di MARIA FORTI

di Erika badalamenti - foto di salvatore badalamenti

PoNtINIa CUCINa

Ingredienti per 2 persone:- 200 gr. di tartufo nero di Norcia- 100 ml di olio extravergine d’oliva- 1 spicchio d’aglio- 200 gr. di fettuccine all’uovo

Preparazione

lavare sotto l’acqua il tartufo con l’ausilio di uno spazzoli-no, per arrivare in profondità tra le pieghe, e togliere tutti i residui di terra, successivamente asciugarlo bene per poi tritarlo con un mix. nel frattempo, in una padella scaldate l’olio con uno spicchio d’aglio e, quando sarà rosolato, spegnete il fuoco e fatelo raffreddare. aggiungete dunque il tartufo, lasciandolo insaporire e cuocete un’abbondante pentola d’acqua salata dove andranno le fettuccine. Prima di scolare le fettuccine, abbiate cura di conservare dell’ac-qua di cottura, in caso risultassero troppo asciutte. Infine aggiungete il tartufo ed il vostro piatto sarà pronto per essere servito.

fettuccine al tartufonero Di norcia

Page 19: Il Chinino (num. 4, agosto 2015)

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