Il Chinino (num. 5, dicembre 2014)

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Chinino IL BIMESTRALE CON EFFETTI COLLATERALI Il Chinino | Bimestrale d’informazione | Anno IV - numero CINQUE - Dicembre 2014 | Copia gratuita I simboli di una città Quando la forma diventa sostanza L’INCHIESTA L’America in Agro Pontino Il difficile compito di regolare l’emigrazione Quelle donne sole sulle nostre strade La dura realtà di chi è costretta a prostituirsi PONTINIA OTTANTA CRONACHE CITTADINE il Pontinia deve fare pace con il suo passato Ogni ricorrenza è diventata una zavorra PRIME PIETRE

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SOMMARIO 4 L'INCHIESTA Perché Pontinia? 10 CRONACHE CITTADINE La mela del riciclo 12 I SEGRETI DEL MAP Anelli restituiti dalla patria 14 CRONACHE CITTADINE Pontinia compie 80 anni 16 AGRI_CULT La vocazione del territorio 18 CRONACHE CITTADINE Quelle donne sulla strada 19 PONTINIA OTTANTA L'America in casa 22 PRIME PIETRE Pontinia in stand-by 26 ANTICHE ORME Tra i vicoli di Terracina 30 CRONACHE CITTADINE Le diverse vie della Fede 32 SPORT CITTADINO Inseguendo Guglielmo Tell 34 SPORT CITTADINO Taekwondo vittorioso

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Chinino

Il bImestrale con effettI collateralIIl chinino | bimestrale d’informazione | anno IV - numero cInQUe - Dicembre 2014 | copia gratuita

I simboli di una città

Quando la forma diventa sostanza

L’inchiesta

L’America in Agro Pontino Il difficile compito di regolare l’emigrazione

Quelle donne sole sulle nostre strade La dura realtà di chi è costretta a prostituirsi

POntinia Ottanta crOnache cittadine

il

Pontinia deve fare pace con il suo passatoOgni ricorrenza è diventata una zavorra

PriMe Pietre

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con i suoi ottanta anni Pontinia continua la sua storia di “città di fondazione”. Delle sue pietre sappiamo tutto. Potremmo conosce-re il numero esatto delle mattonelle che compongono l’ex casa del Fascio, perché l’Onc con la sua fissa dei numeri, sicuramente l’avrà scritto da qualche parte. sappiamo tutto della scienza delle idrovore di mazzocchio. sappiamo tutti i particolari di come furono scavati i canali, costruiti i poderi, arata la terra. come se la sto-ria di questo paese paradossalmente finisse il giorno della sua inaugurazione. tutto questo raccontato con toni da leggenda, con raffigurazioni retoriche sempre uguali a se stesse.

chi non vive a Pontinia lo ha notato prima degli altri. ma questo paradosso riguarda tutto l’agro Pontino. ora bisognerebbe andare oltre, senza smettere di guardare dietro. bisogna capire chi siamo, noi cittadini di una comunità che bene o male cresce. anche a Pontinia come nel resto del Paese il confronto sociale e numerico tra chi se ne va e chi viene non può considerarsi positivo. bisogne-rebbe insomma, iniziare a indagare che cosa è successo qui dopo l‘inaugurazione della città. magari si troveranno le risposte anche ai problemi del presente.

errata corrIGe: nell’ultima edizione, nel titolo dell’articolo a pag 14, per la serie “tipi Pontini”, abbiamo scritto antonio abbatiello invece di Giovanni abbatiello, come si evince anche dall’articolo. ce ne scusiamo con i lettori e con i diretti interessati.

bUon natale aI nostrI lettorI Da tUtta la reDaZIone. SOSTIENI IL CHININOecco le coordinate bancarie: Associazione Il Chininocausale: contributo volontarioIban: IT 41 H087 3874 0600 0000 0027 024

Andrea Zuccaro

LA STORIA NON È SOLO RUSPE E RETORICA

il chinino bimestrale d’informazione

anno IV numero 5

ottobre 2014

registrato al tribunale di latina

numero 6 del 29/04/2011

copia gratuita

http://ilchinino.blogspot.com - [email protected]

Direttore

Vicedirettore

collaboratori

Fotografie

Progetto Grafico

stampato presso

andrea Zuccaro

Paolo Periati

federica Guzzon, Gianpaolo Danieli, alessandro cocchieri, Ilenia Zuccaro, Graziano lanzidei, luca Ghidoni, antonio rossi, lorenza lorenzon, Giancarlo Incitti.

emanuele Palombi, alessandro rogato, fabrizio bellachioma.foto di copertina: fabrizio bellachioma.

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Nuova Grafica 87 srl, Via del Tavolato, snc04014 Pontinia (lt)

SOMMARIO

4 L’INCHIESTAPerché Pontinia?

10 CRONACHE CITTADINELa mela del riciclo

12 I SEGRETI DEL MAP Anelli restituiti dalla patria

14CRONACHE CITTADINEPontinia compie 80 anni

16 AGRI_CULTLa vocazione del territorio

18 CRONACHE CITTADINEQuelle donne sulla strada

19 PONTINIA OTTANTAL’America in casa

22 PRIME PIETREPontinia in stand by

26 ANTICHE ORMETra i vicoli di Terracina

30 CRONACHE CITTADINE

Le diverse vie della Fede

32 SPORT CITTADINOInseguendo Gugliemo Tell

34 SPORT CITTADINOTaekwondo vittorioso

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L’INCHIESTAdi ANTONIO ROSSI

foto di FABRIZIO BELLACHIOMA

Perché nello stemma di Pontinia è raf-figurato un albero di mele? Tra tutte le piante che possono crescere su queste terre «ubertose e tra le più feraci dell’agro

redento», come si diceva un tempo, forse proprio il melo è la meno adatta.

Perché, poi, c’è una fascia rossa con una sorta di ca-stello disegnato all’interno di due rami? mica abbiamo rovine medievali. sarà forse una trasfigurazione della casa comunale come pare da alcune varianti riprodotte qua e la su documenti, insegne e gonfalone come quel-lo conservato nella stanza del sindaco? a proposito: perché il gonfalone del comune di Pontinia ha lo sfondo azzurro e invece la bandiera esposta in occasione del

consiglio comunale è nera? Perché Pontinia si chiama Pontinia?

la simbologia rappresentata nello stemma araldico del comune di Pontinia esprime idealmente l’origine del nome “Pontinia” in accordo con la missione civica secondo la quale fu concepita, ab origine, seguendo il paradigma declinato dal regime fascista: «Pontinia è tutta terra, è tutta odor di fieni, tepore di stalle, ver-deggiar di medicai, biondeggiare di spighe, più rurale della sua ambientazione la funzione della nuova città. Pontinia non avrà bellurie, non avrà fregi, statue, colon-ne; non avrà sale da gioco o ritrovi notturni. a Pontinia la notte si dormirà perché il giorno si lavora e la sera si è stanchi», solo per citare una nota cronaca del tem-

po. secondo un documento rinvenuto presso l’ufficio araldico dell’archivio centrale dello stato, a firma di oriolo frezzotti, l’architetto che insieme all’ingegnere Pappalardo progettò la città, il nome Pontinia è da in-tendersi come aggettivo del sostantivo presunto civitas o colonia secondo l’uso latino.

così littoria è la città del fascio littorio (littoria civitas), sabaudia la città dei savoia (sabaudia colonia), aprilia la città dell’aprile o della primavera (aprilia civitas) e Pontinia la città dell’agro Pontino. tale circostanza è dimostrata dalla desinenza “ia”, con la quale termina il nome delle tre città di fondazione in agro Pontino. nella nota autografa l’architetto illustra l’origine del nome di cui Pontinia si presume aggettivo, ovvero l’agro

Pontino. seguendo un criterio etimologico e filologico risulta che Pontinia derivi da Pometinia ovvero la città della terra dei frutteti, ed è per questo motivo che nelle insegne cittadine è rappresentato un melo: il tradiziona-le albero dei pomi per antonomasia.

l’attuale configurazione dello stemma araldico del co-mune di Pontinia prevede, nel capo, la parte alta dello scudo, una fascia rossa dove è rappresentato un edifi-cio dalla foggia medievale, con tanto di merli, frutto di errate revisioni nel tempo di quello che invece doveva essere il prospetto frontale dell’edificio comunale, che lo ricorda soltanto nei volumi ma non nelle fattezze. nella blasonatura, ovvero nella descrizione, dell’attuale stemma araldico, infatti, il capo è «rosso (porpora) alla

PONTINIA LA CITTà DEI FRUTTETIAnalisi storica e filologica del nomee dei simboli del nostro comune

IL CHININODicembre 2014 4 IL CHININO

anno IV n° 55

In alto, particolare dell’attuale gonfalone. Nella pagina seguente come dovrebbe essere il gonfalone originale.

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IL CHININODicembre 2014 6

torre comunale, circondata da dure rami di quercia e di alloro annodati da un nastro dai colori nazionali».

ora, malgrado la ristrutturazione occorsa a metà degli anni ‘80, la torre comu-nale di Pontinia non ha certo i merli e pertanto non è correttamente rappresentata se non nella versione conser-vata nella stanza del sindaco, ma anche quella è errata. Quella fascia rossa, il capo dello scudo, originariamente prevedeva un fascio lit-torio, in luogo della torre comunale. Infatti era detto “capo del littorio”, istituito con real decreto il 12 ottobre 1933 che imponeva la modifica di tutti gli stemmi araldici dell’allora regno d’Italia con l’apposizione di tale simbolo.

Dopo la caduta del regi-me fascista, il decreto luogotenenziale del 10 dicembre 1944 abrogava il “capo del littorio”, e così recita: «l’anzidetta figura araldica (capo del littorio) è tolta dagli stemmi che la contengo-no, ed in essi il campo dello scudo è ricoperto interamente dalle inse-gne del titolare dello stemma». Il commissa-rio prefettizio che ebbe l’onere di revisionare lo stemma di Pontinia si ostinò a voler conserva-re la figura araldica del “capo” rimuovendo dallo stesso il fascio littorio e proponendo la sostituzio-ne, dapprima con l’em-blema della repubblica Italiana, non approvato dall’ufficio araldico, e poi inserendo la torre civica.

la revisione dello stemma comportò anche la rimozione dei fasci littori dal campo dello scudo, che contribuiva-no a formare l’iniziale “m” insieme a un nastro rosso,

per damnatio memorie nei confronti della tramontata ideologia liberticida fascista, che sovente avviene alla destituzione di ogni regime totalitario.

Pertanto lo stemma araldicamente corretto del comune di Pontinia dovrebbe essere raffi-gurato senza la fascia rossa, destituita di ogni fondamento, così come nel caso dello stemma di aprilia che, invece, ha correttamente applicato la disposizione luogo-tenenziale restituendo così alla cittadinanza uno stemma che non stravol-ge il significato originario della città, bonificato, questa volta, dai simboli del regime sotto la cui egida, tuttavia, questi centri ebbero i natali e il concepimento.

le discordanze non finiscono qui. oggi il gonfalone del comune di Pontinia, ovvero quello stendardo sorretto dai vigili urbani che accom-pagna il sindaco nelle cerimonie ufficiali, ha il drappo di colore azzurro, analogamente al costu-me tipico delle donne di Pontinia, ma dai docu-menti consultati non si evince nessuna nuova concessione a proposito di un nuovo gonfalone.

Pertanto resta in vigo-re quello concesso nel 1939 che prevedeva il colore del drappo nero, come pure quello della bandiera che è stato mantenuto, in quanto la revisione concessa nel 1953 ha interessato il

solo stemma araldico e non anche la foggia del Gon-falone. la carta d’identità simbolica di un comune è rappresentata dal suo stemma araldico, nel quale la comunità che lo anima dovrebbe riconoscersi ed essere in grado di leggere e comprenderne la storia.

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IL CHININO IL CHININODicembre 2014 Anno IV n° 598

Il messaggio di auguri che mi sento di formulare è l’auspicio che noi che ti abitiamo, che ti viviamo, noi che lavoriamo

nei campi o nelle aziende del tuo territorio, noi che ci dimentichiamo dei tuoi canali, delle tue cordigliere frangivento, noi che ti siamo spesso indifferenti ed assaltiamo questo

territorio con mille alibi, forse non ti meritiamo, non rispettiamo quel-li che hanno reso possibile con il sacrificio del lavoro, della vita, della libertà questo prodigio che oggi abbiamo il privilegio di ammirare. Ai nostalgici, invece, vorrei dire che a soli ottanta anni, non si sente la mancanza di quell’idea ma, di un’i-

dea, non mancano quegli uomini ma la forza degli uomini, l’entusia-smo di fare per tutti e non per se stessi, l’adoperarsi per partecipare a qualcosa di grande da condividere e vivere insieme.

Antonio Rossi

IL sImbOLO E LA sTORIA La carta di identità simbolica di un Comune è rappresentata dal suo

stemma araldico, nel quale la comunità che lo anima si riconosce ed è in grado di leggere e comprenderne la storia.

I SEGRETI DEL MAPI SEGRETI DEL MAPI SEGRETI DEL MAPINCHIESTA#2

IL SIMBOLO E LA STORIA “La carta di identità simbolica di un comune è rappresentata dal suo

stemma araldico nel quale la comunità che lo anima si riconosce ed è in grado di leggere e comprenderne la storia.”

I SEGRETI DEL MAPI SEGRETI DEL MAPI SEGRETI DEL MAPTIPI PONTINI

Il messaggio di auguri che mi sento di formu-lati è l’auspicio che noi che ti abitiamo, che ti viviamo, noi che lavoriamo nei campi o nelle aziende del tuo territorio, noi che ci dimenti-chiamo dei tuoi canali, delle tue cordigliere frangivento, noi che ti siamo spesso indi�e-renti ed assaltiamo questo territorio con mille alibi, forse non ti meritiamo, non rispet-tiamo quelli che hanno reso possibile con il sacri�cio del lavoro, della vita, della libertà

questo prodigio che oggi abbiamo il privile-gio di ammirare.Ai nostalgici, invece, vorrei dire che a soli 80 anni, non si sente la mancanza di quell’idea ma, di un’idea, non mancano quegli uomini ma la forza degli uomini, l’entusiasmo di fare per tutti e non per se stessi, l’adoperarsi per partecipare a qualcosa di grande da condivi-dere e vivere insieme

IL CHININOAgosto 2014 8

IERILo stemma del Comune di Pontinia fu disegnato da Oriolo Frezzotti, l’architetto che collaborò insieme all’ing. Pappalardo nella predisposizione dei progetti esecutivi di Pontinia, nel 1935. La concessione dello stemma e del gonfalone avvenne con regio decreto del 5 dicembre 1935 a pochi giorni dall’inaugurazione del neo istituito comune di Pontinia (18 Dicembre 1935) mentre il regio decreto che conferisce a Ponti-nia la bandiera fu �rmato il 19 Novembre del 1936 circa un’anno dopo

COME DOVEVA ESSEREIl decreto luogotenenziale del 10/12/1944, n. 394 dispone che il “capo del littorio” sia rimosso da tutti gli stemmi “ed in essi il campo dello scudo è ricoperto interamente dalle insegne del titolare dello stemma.” Pertanto lo stemma post fascista del comune di Pontinia dovrebbe essere come rappresentato in �gura. La rimozione dei fasci littori e del nastro rosso che concorre a formare la lettera M , invece, non segue una norma speci�ca. Se ci si volesse attenere strettamente alle disposizoni araldiche non sarebbe vietato.

OGGIL’attuale stemma araldico di Pontinia è stato concesso dopo un iter travagliato che ha interessato la modi�ca della �gura del capo del littorio, la fascia rossa che sormonta lo scudo, erroneamente proposta dal commissario prefettizio di allora che fu recepita nello stemma concesso con il DPR del 30 Maggio 1953 a �rma del Presidente Luigi Einaudi. La rimozione dei fasci littori, che formavano la lettera M, è stata facilmente realizzabile in quanto costituivano un ulteriore livello di lettura sullo stemma non essendo integrati ne simbolicmaente ne gra�camente cone le altre �gure rappresenta-te.

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IL CHININODicembre 2014 10

«È l’opera planetaria di cui noi tutti siamo gli autori», dichiara Pistoletto. e tra gli autori ci siamo anche noi del map (museo agro Pontino), assieme ai ragazzi dell’istituto comprensivo “G. Verga”, che già dallo scorso ann, hanno accolto l’invito di “cittadellarte – fondazione Pistoletto”, prendendo parte al “rebirth-Day” 2013. “Hug the change, show the flag”, 120 ragazzi e 120 bandiere per abbracciare il cambiamento ridisegnando il nuovo segno di infinito nella piazza antistante il museo.

Quest’anno, nuovamente in collaborazione con francesco saverio teruzzi, “artivato-

re”, i ragazzi della scuola secondaria si preparano ad accogliere un’inedita azione artistica, volta a realizzare una struttura rappresentante “Woolen – la mela reintegrata”, opera dello stesso Pistoletto e monito alla necessaria presa di coscienza dell’uomo (artificio), che nel tempo sta divorando la mela (natura), la quale senza un’azione deci-sa e consapevole, non potrà essere reintegrata.

Una performance urbana che i ragazzi estendono in realtà a tutta la città, poichè

la mela, tramite la sua parte “morsicata”, rimarrà negli spazi del map per il conferimento di materiali in alluminio destinati al riciclo. Un invito importante, che non a caso coinvolge Pontinia, nel cui «stemma d’azzurro e al capo di rosso (porpora) è raffigurato un melo fogliato e fruttato al naturale, sradicato, caricato in punta dalla pala di una vanga d’argento». E quale giorno migliore del 18 dicembre 2014, anniversario di Pontinia e terzo anno di attività del map, per reintegrare “la mela del terzo Paradiso”?

CRONACHE CITTADINE

Il primo paradiso è quello naturale, di quando eravamo dentro alla mela. Con il morso della mela uscivamo dalla natura e creavamo il para-diso artificiale: il secondo paradiso, che ormai

divora la mela. Adesso entriamo nel terzo paradiso integrando pienamente la vita artificiale nella vita naturale».

Parole da ascoltare, oltre che da leggere, quelle dell’artista contemporaneo michelangelo Pistoletto, apparizione insolita ed eccezionale nell’ultimo album dei subsonica “Una nave in una foresta”, titolo preso in prestito da un detto torinese che sta a indicare uno spaesamento, qualcosa “fuori dalla struttu-ra”. calamitata dal dualismo tra artificio e natura, la band di Torino accoglie il manifesto dell’artista biellese, la cui voce si avvolge a quella di samuel per descrivere il “terzo Paradiso”, mito contempo-raneo che sottolinea l’importanza per l’umanità di passare finalmente al tempo della responsabilità della coscienza: un passaggio evolutivo nel quale l’intelligenza umana trova i modi per convivere con l’intelligenza della natura.

Un simbolo, rivisitazione del segno matematico d’infinito, in cui ai due canonici cerchi se ne aggiunge un terzo, come grembo della nuova umanità che congiunge gli elementi estremi, rappresentazione di natura e artificio, rendendo possibile una tensione umana verso il cambiamento, uno sguardo verso una nuova realtà sostenibile.

di LORENZA LORENZON

Un’istantanea del ReBirth-Day del 2013 al Map. Foto di F. Bellachioma

LA mELA DEL TERzO PARADIsO

Buone Feste

Migranti di StatoAssociazione Culturale Il Chinino

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IL CHININODicembre 2014 12

Correva l’anno 1935, l’Italia occupava Topolinia mentre le Narrazioni Unite ne sanzionavano il getto di pittura bianca sulle pareti nere. A capo del governo c’èra Brunello Montalcino, il Drugo,

l’uomo dell’amiamoci a ponte Milvio, che salì al potere inscenando l’opera teatrale passeggiata su Paperonia con quattro amici al bar, più tardi ricor-data come il primo “pride” su Roma. Ciò accadeva se a scrivere fosse stato un Vauro».

Ricominciamo. Fu il 18 dicembre di quell’anno, che benito mussolini inaugu-rò la terza città di fondazione, Pontinia, lo fece da trionfatore nonostante la sua guerra “sacra” in etiopia portava uomini al crudo fronte. nulla poté la potente cinematografia contro il brutale scontro e le sanzioni per gli scempi che l’Italia andava compiendo nella “campagna d’etiopia”. Pontinia nacque tra le due grandi guerre, costruita dai reduci della prima ed inaugurata con le fedi di chi, per metà, era già al fronte e di lì a poco avrebbe vissuto la seconda guerra. ma “l’arma più potente” documentò passo passo la giornata del 18 dicembre del 1935: la regina a roma celebrava la donna e dal milite ignoto chiedeva una grande questua in nome della sacralità delle azioni italiane al fronte e, davanti a tutti, le donne erano a donare le proprie fedi nuziali. mussolini non fu da meno e da Pontinia, nella solenne inaugurazione, fa-ceva passare il concetto di “guerra giusta” a un popolo contrario alla guerra mentre raccoglieva il dono delle fedi nella città nuova.

Pontinia si prestò come scenario e quinta di quella giornata che oggi ricordiamo essere della fede: al proprio duce e alla regina,

LA NAsCITA DI PONTINIAFU UN ATTO DI FEDE

Le donne hanno donato il simbolo del loro atto nuziale in cambio di anelli di lega inferiore che sono custoditi al Map.

di ALESSANDRO COCCHIERI

I SEGRETI DEL MAP

che per prima donò allo Stato e per fini bellici la propria fede e quella del re. Il duce non lasciò vuote le mani dei convenuti. consegnò per ogni fede in oro donata una di lega minore dove vi erano riportata la data e l’inflazionato fascio littorio. Mussolini, che molto rubò alla storia medievale, per l’occasione volle di più di un qualsiasi feudatario: osò e andò oltre. storici e stampa

interna incensarono il gesto, il momento storico e la forza mediatica del nuovo cesare, che con quel discorso mandò in crisi il governo inglese e le speranze di pace.

È dietro il sipario, nostro malgrado, che si cela il vero canovaccio di quel momento storico: il sovrano, quello vero, fece passare la più grande deprava-zione come un inno e come esempio di un’Italia che non chinava la testa, mentre annullava la ritualità “sacra” del matrimonio e dissacrava milioni di unio-ni. Il duce con la “vera” di bassa lega si fece sposare dal suo intero popolo, con inganno e senza che qualcuno se ne accorgesse portò a sé milioni di “lo voglio” e “finché morte non ci separi”. al fronte, prima della natura, furono le fantasie belliche del fortunato sposo d’Italia a porre fine ai sodalizi celebrati davanti a Dio e non più tardi un paese intero, tradito dagli slogan, si preparava al peggio degli anni futuri.

Il matrimonio di governo del 18 dicembre 1935 finì con il concubinato e con la sposa Italia tradita. Alla soglia dei 79 anni trascorsi da quella giornata, la città di Pontinia conserva nel map le fedi ricevute in cambio da tre donne, che hanno donato le proprie per una causa che solo oggi possiamo leggere liberi da fanatismi e fantasie.

I SEGRETI DEL MAPI SEGRETI DEL MAPI SEGRETI DEL MAP

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IL CHININOanno IV n° 115 IL CHININOanno IV n° 315

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COMUNE DI PONTINIA

Programma delle manifestazioni Dicembre 2014

7 dicembre Teatro Fellini Ore 10:00 Mostra fotografica e ore 17:30 presentazione del libro: “LA TERRA

PROMESSA. Dalla palude alla città di fondazione”. Evento celebrativo organizzato dall’Associazione culturale

“Il Girasole”

13 dicembre MAP Ore 18:30 “MIGRANTI DI STATO”. Conferenza organizzata da Il Chinino, bimestrale di

informazione, con il Maestro Franco Turco, Cristina Rossetti, ricercatrice e Stefano Galli, storico.

14 dicembre MAP Ore 10:00 - 20:00 MERCATINO DELL’ARTIGIANATO IN EDIZIONE NATALIZIA, a cura

del Cantiere Creativo.

14 dicembre MAP Ore 10:30 Personale di Tonino Gazzetti

14 dicembre Teatro Fellini Ore 21:00 “MAGIC CHRISTMAS” Spettacolo di danza dell’ASD Petali di Rosa

17 dicembre MAP OPEN DAY

18 dicembre Ore 09:00 Santa Messa nella Chiesa di S. Anna, a seguire: corteo per la DEPOSIZIONE

CORONE di alloro presso il monumento dei caduti in Piazza del Cinquantenario e presso il monumento

dedicato ad Antonio Ricci,in Via A. Moro, per il 200° DALLA FONDAZIONE DELL’ARMA DEI

CARABINIERI; posa della prima pietra al PARCO dell’ OTTANTESIMO presso il verde pubblico di via L.

da Vinci e consegna del MONUMENTO IN BRONZO del Maestro Franco Turco

18 dicembre MAP Ore 12:00 Consegna dell’installazione urbana, “WOOLLEN – LA MELA REINTEGRATA”,

dono dell’artista Michelangelo Pistoletto

18 dicembre Palasport Ore 18:00 FESTA DI NATALE DELLO SPORT, organizzata dall’Istituto Comprensivo

G. Verga , in collaborazione con White Flower Majorettes e Azzurra Village.

18 dicembre Teatro Fellini Ore 21:00 “UN PAESE RACCONTA LA SUA STORIA” con le voci della Corale

Polifonica “Città di Pontinia” e le musiche della Banda Musicale “G. De Iulis”. Narratori Maestro Franco

Turco e Simone Fabiani. In collaborazione con “Arte&Teatro”.

19 dicembre MAP Ore 17:30 Donazione opera di digital art di Daniele Spanò

19 dicembre Teatro Fellini Ore 18:00 OMAGGIO ALLE CITTA’ DI FONDAZIONE NEL LORO 80°. Concerto

vocale-strumentale a cura degli Istituti Comprensivi “Manfredini” e “Verga” di Pontinia e del Liceo Musicale

“A. Manzoni” di Latina. In collaborazione con Arte&Teatro.

20 dicembre MAP Ore 10:30 ANNULLO FILATELICO Ore 11:00 Film: LA TERZA GEMMA

Ore 18:30 GLI EDIFICI DI FONDAZIONE IN LEGO di Antonio Rossi, donazione

21 e 22 dicembre Teatro Fellini Ore 21 “CHRISTMAS SHOW” a cura dell’ASD Creale

26 dicembre Chiesa S. Anna Ore 18:00 Messa Solenne e Concerto di S. Stefano per l’80°: “UNA VOCE PER

GLI AMICI DEL CIELO”, con il coro di voci bianche “Colori di note”, il coro giovanile “Teen…Canto”, il

Coro S.Anna e la Corale Polifonica Città di Pontinia. Direttore dei cori Maestro Roberta Cappuccilli

28 dicembre Teatro Fellini Ore 21 GRANDE CONCERTO DI FINE ANNO a cura dell’Associazione G. Verdi,

gruppo bandistico “G. De Iulis”, Direttore della banda Maestro Marzia Mancini.

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IL CHININODicembre 2014 16

scambiare i doni e i saperi della terra. stiamo vivendo un perio-do che chiamano “crisi” per via del grande sistema produttivo che muore, perché nuove conoscenze scientifiche prenderanno il sopravvento sulle teorie del passato. Una piccola frattura nel sistema si sta aprendo, quale miglior momento nella storia dell’uomo per mettere in pratica un modello sostenibile, eco-logico e più umano? In tutta Italia, il fenomeno della resilienza, la scienza di adattarsi al cambiamento, è già in atto. Il progetto “Italia che cambia”, tratto dal lavoro editoriale di Daniel tarozzi “Io faccio così”, ha già mappato 671 nuove realtà. Ecovillagi, borghi abbandonati rivissuti con pratiche ecosostenibili, orti urbani, gruppi d’acquisto territoriali, comuni virtuosi, sentieri bioregionali e reti di economia solidale sono gli esempi attivi.

Ma non solo in Italia; come mostra il docufilm “A New We”, in Portogallo c’è l’ecovillaggio tamera, il Krishna Valley in Unghe-ria, lo schloss Galrisegg in svizzera e poi anche in francia e in spagna; la Gran bretagna e l’Irlanda detengono il primato con circa duecentocinquanta comunità. non è un caso che a tod-morden è nato il progetto “Incredible edible”, il quale prevede che entro il 2018 la città sarà totalmente autosufficiente di frutta e verdura. In che modo? aiuole di cibo negli spazi pubblici e grandi frutteti in pieno centro urbano, dove le persone posso-no prendere il cibo, in cambio di una mano per mantenere in vita le aiuole coltivate. a oggi si registrano circa ventuno nuove comunità di questo genere, ma non solo aiuole e frutteti, anche istruzione e consapevolezza del cibo e del cambiamento in atto. Pontinia in quale modo sta rispondendo al cambiamento? e quali progetti potranno ridare linfa al paese nel prossimo futu-ro? studiosi del paesaggio o del processo creativo ancora non ne abbiamo, ma presto un cambio generazionale sarà d’obbligo e speriamo che la resilienza abbia la meglio anche nel nostro piccolo comune di appena ottanta anni.

AGRI_CULT

Chissà se gli ingegneri e gli architetti che hanno costruito in questo territorio borghi e città trasformandolo e mutandolo a misura d’uomo, hanno pensato all’impronta architettonica e

funzionale che avrebbe avuto l’agricoltura sul territorio.

Uno dei disegni dell’epoca raffigurava Pontinia e i suoi edifici principali, come un esempio di città giardino. e infatti così suddivisa, con i canali che l’attraversano, le fasce frangivento a protezione dei piccoli riquadri coltivabili, Pontinia è una città giardino. Un piede fuori dal canale Botte o dal Sisto, dove fini-scono edifici industriali e abitativi, le linee rigide delle suddivi-sioni catastali raccontano il lavoro di mani nella terra. Una terra ricca di sostanze minerali, di humus per il suo lungo trascorso da palude, una terra che ha donato varietà di cereali, frutti e ortaggi in evoluzione con la storia agricola dell’Italia.

basterebbe solo immaginare lo splendore architettonico che mille e più orti biodiversi potrebbero ridisegnare la nuova identi-tà comunale. lasciare per un attimo da parte i fattori produttivi di crescita e tutte le tesi finanziarie, per poter sognare a occhi aperti un territorio agricolo nuovo, dove l’urbano si integra alla perfezione con elementi permaculturali, grandi orti sinergici che producono cibo buono senza pesticidi, a impatto quasi zero, giardini di frutti dimenticati, varietà autoctone riscoperte, frangi-vento di eucalipto curate e ampliate da altre essenze arboree, allevamenti al pascolo, lunghe distese di erbai naturali, grani antichi e campi di sovescio colorati di fiori, profumi di erbe offici-nali e persone felici delle proprie tradizioni contadine pronti a

di GIANPAOLO DANIELI

L’AUTOsUFFICIENzA ALImENTARE NON è UN mIRAggIO

Page 10: Il Chinino (num. 5, dicembre 2014)

IL CHININODicembre 2014 18

È “il mestiere più antico del mondo”, non cono-sce periodi di crisi o calo di domanda e riesce sempre a reinventarsi: parliamo del fenomeno della prostituzione. I cittadini di Pontinia ricor-

dano bene l’estate appena trascorsa, attraversando la Strada Statale 148 incontravamo delle ragazze sul ciglio della strada, vestite, o meglio, svestite come impone la più efficiente strategia di marketing in questo campo.

Viralmente sono girate sui social network foto di dubbia mora-lità, con queste signorine che mostravano parti del loro corpo; leggevamo e ascoltavamo commenti di mamme indignate che si preoccupavano di come spiegare ai loro pargoli cosa facessero queste signorine sulla strada. È arrivato l’inverno, le ragazze devono coprirsi di più, ma rimane uno strano senti-mento accompagnato dalla convinzione che non si dovrebbero vedere certe cose, soprattutto perché: «come lo spiego a mio figlio?».

la prostituzione è un tema delicato, vasto e in continua evo-luzione. esiste da sempre e coinvolge diversi campi d’inter-vento: pubblica sicurezza, criminalità, servizio sociale, decoro urbano, viabilità, immigrazione, povertà, tossicodipendenza e anche questioni di genere. Il fenomeno fa insorgere senti-

menti diversi a seconda della persona che siamo: tristezza e compassione per qualche ragazza, magari perché coetanea delle ragazze in strada, indignazione e sgomento per qualche mamma, apprezzamenti volgari e osceni da parte di qualche uomo, a cui piace magari usufruirne. È multiforme nelle sue espressioni: esiste la prostituzione da strada, la più visibile e la più criminale; quella negli appartamenti o negli hotel, la prostituzione online o quella visibilissima attraverso annunci gratuiti o a pagamento nelle ultime pagine dei nostri quotidia-ni. Per analizzare tutte le sue forme non basterebbe un intero numero del chinino, per questo ci soffermeremo solo su quel-la più visibile e più criminale, la prostituzione da strada.

Pontinia ospita sul suo territorio zone di prostituzione su strada, sebbene le forze dell’ordine sostengono che il fe-nomeno non sia presente solo perché le ragazze si trovano fuori i confini territoriali del Comune, tutti conosciamo quali sono le zone interessate. la zona industriale di mazzocchio, la Migliara 47 all’altezza di Ponte Ferraioli, sull’Appia all’al-tezza della via migliara 45. Una volta anche quella che fu la miralanza offriva ampio spazio, ora non più perché le entrate nel piazzale sono state chiuse con dei paletti. Il fenomeno esiste eccome e ha anche i suoi orari. le strade che abbiamo appena elencato insistono nel comune di Pontinia, ma cono-

sciamo molto bene anche la zona industriale di colle d’alba e la Strada Regionale 148 “Pontina”. La prostituzione su strada non può essere considerata un fenomeno che insiste solo su di un determinato comune proprio per le sue caratteristica di extraterritorialità e facile mobilità, senza contare la porosità del nostro territorio in termini di spostamento di persone da un comune all’altro.

ma, come spiego al bambino, e a me stessa chi sono queste ragazze bellissime e giovanissime, come arrivano fin lì e perché? Quando si parla di prostituzione da strada si parla sempre di tratta di persone e di criminalità organizzata. nella nostra provincia il fenomeno si differenzia anche in base alla provenienza delle ragazze e del gruppo criminale, i paesi sono principalmente nigeria, romania, albania, Ucraina. le ragazze sono portate in Italia con l’inganno, molto spesso vendute da familiari o fidanzati e subiscono un particolare trattamento preparatorio, che può durare mesi, basato su ripetute violen-ze sessuali, anche di gruppo, finalizzato all’annientamento psicologico. Il ricatto sotto diverse forme è poi utilizzato per assicurarsi che le ragazze non tentino di sottrarsi all’indegna sorte e i metodi si distinguono per cultura di riferimento. In caso di paesi dell’est europa molto spesso l’oggetto del ricat-

to è la famiglia della ragazza, mentre per le nigeriane il ricatto è più improntato sulla superstizione religiosa.

In Italia non esiste il reato di prostituzione, per questo le ra-gazze se fermate sono solamente identificate e multate. Esi-ste però il reato di sfruttamento della prostituzione, in realtà poi il cliente è passabile di un’ ammenda, se colto in flagran-te, e magari anche di un po’ di vergogna, ma niente di più. I comuni possono combattere il fenomeno solo attraverso ordinanze restrittive per motivi di circolazione o per atti osceni in luogo pubblico. solamente un buon lavoro investigativo può colpire direttamente le bande criminali, unito a interventi so-ciali di supporto per aiutare le ragazze a denunciare lo sfrutta-tore. Dietro ognuna di queste ragazze c’è una storia di inganni e violenze, di bande di criminali che si arricchiscono attraverso la tratta di esseri umani e lo sfruttamento di persone.

Questa è la realtà e non si può raccontare così brutalmente a un bambino la realtà. noi adulti però dobbiamo conoscerla e ricordarcela ogni volta che incontriamo una di queste ragaz-ze. se siamo fruitori di questa offerta, poi teniamolo bene a mente la prossima volta che fermiamo il nostro veicolo vicino a un paio di belle gambe.

IL CHININOanno IV n° 519

prostituzioneIl ritorno in forza delle “lucciole”sulle strade provinciali e comunali

CRONACHE CITTADINEdi ILENIA ZUCCARO

foto di FABRIZIO BELLACHIOMA

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PRIME PIETREdi GRAZIANO LANZIDEI

foto di SIMONE OLIVIERI

LAbORATORIO POmEzIACittà simbolo, centro di sperimentazione dell’italiano di ieri e di oggi.

IL CHININODIcembre 2014 20

I fascicoli del Commissariato per le migrazio-ni interne e la colonizzazione interna, fino a qualche anno fa giacevano inesplorati nell’Ar-chivio Centrale dello Stato. Stefano Gallo,

storico e ricercatore del Cnr, da dieci anni studia le migrazioni degli italiani interne e verso l’estero. Si è dedicato in particolare al periodo fascista per comprendere il governo della mobilità interna da parte del regime e nel 2008 ha pubblicato il volu-me “Senza attraversare le frontiere”. Il 13 dicembre 2014 sarà ospite de’ Il Chinino per una conferenza che si terrà al Map, inserita negli eventi dell’80esi-mo compleanno di Pontinia.

Il Chinino Perché studiare le migrazioni interne?Gallo occupandomi delle migrazioni nel periodo repub-blicano mi sono incuriosito a un aspetto spesso citato,

ma mai approfondito: l’esistenza di una legge contro l’urbanesimo che tentava di impedire l’immigrazione dei disoccupati nelle grandi città, emanata durante il fasci-smo e abrogata solo nel 1961, in pieno boom economi-co. Dunque, tutta la prima fase delle grandi migrazioni interne degli anni ‘50 era avvenuta in un quadro norma-tivo ostile. Volevo capire come mai l’abrogazione era arrivata così tardi e quali erano le posizioni ministeriali rispetto a tale legge. Ho scoperto così l’importanza delle migrazioni interne per i poteri pubblici dell’epoca e ciò mi ha spinto ad approfondire.

Il Chinino Quali sono i punti focali delle ricerche? Gallo la legge contro l’urbanesimo risale al 1939 e instaurava un circolo vizioso per cui chi immigrava nelle città e chiedeva l’iscrizione all’anagrafe doveva dimo-strare di avere un lavoro. Per farlo i lavoratori dovevano

essere iscritti all’ufficio di collocamento, però per questa iscrizione era necessario essere già in possesso di una residenza. come si era arrivati a creare una legge del genere, e perché? studiare i momenti di contatto tra gli uffici amministrativi e i migranti, permette di indagare gli atteggiamenti delle istituzioni nei confronti della mobilità territoriale.

Il Chinino cosa ha scoperto sulle migrazioni durante il periodo fascista?Gallo Per capire quanto avvenuto nel periodo repubbli-cano, era necessario spostare lo sguardo al Ventennio e tra fine ‘800 e inizio ‘900. La continuità di alcuni atteggiamenti è notevole: a partire dalla formazione di un welfare municipale nei maggiori comuni, le ammini-strazioni locali mettono in campo delle strategie, dirette o indirette, per ostacolare l’accesso alla cittadinanza locale da parte di chi viene da fuori. È emersa in maniera evidente la centralità del periodo fascista per capire il rappor-to tra istituzioni e mobilità territoriale nell’Italia del ‘900: negli anni ’20 da una parte vengono rafforzate queste tendenze di lungo corso fornendo ai prefetti l’indicazione di un giro di vite nei confronti dei disoccupati inur-bati, dall’altra si mettono in campo strumenti nuovi per governare le mi-grazioni interne, che diventano negli anni ’30 un importante asse di inter-vento governativo a livello sociale.

Il Chinino Perché il fascismo diede impulso alla mobilità interna? cosa può dirci dell’agro Pontino? Gallo milioni di persone sono partite per lavorare all’e-stero e mandare soldi a casa tra l’ultimo quarto dell’800 e il ‘15-’18. Le rimesse sono state una componente fondamentale nella bilancia dei pagamenti statale. negli anni ’20 l’emigrazione italiana non riesce a trovare l’accoglienza e le possibilità che aveva avuto prima della guerra: si interrompe un ciclo emigratorio e questo crea enormi difficoltà interne. In un primo momento il regime fascista tenta di affidarsi agli strumenti e agli uomini che avevano gestito la politica emigratoria nel periodo liberale, ma senza risultati. Tra la fine degli anni ’20 e l’inizio dei ’30 avviene un cambiamento fondamentale: puntare sulle migrazioni interne per sostituire i flussi verso l’estero, una sorta di soluzione autarchica al posto delle emigrazioni. Il commissariato per le migrazioni e la colonizzazione interna gestisce la mobilità dei lavoratori e gli spostamenti, dà i permessi per spostarsi da una provincia all’altra. nell’agro Pontino, riprendendo progetti anteriori, il fascismo decise di investire pesantemente per la bonifica e creare una sorta di “America” interna, una frontiera da colonizzare grazie alla mano pesante

dello Stato. A Ostia erano avvenute a fine ‘800 delle migrazioni di colonizzazione su iniziativa dei braccianti ravennati e questo episodio era rimasto nella mitologia del movimento operaio. Il regime prese deliberatamente a riferimento quell’esperienza nel raccontare ciò che stava facendo, come per mettere una camicia nera a una storia di orgoglio socialista.

Il Chinino Quali erano i caratteri dei flussi migratori?Gallo sono state migrazioni create dallo stato, ma che intercettavano aspirazioni e bisogni reali da parte delle famiglie povere rurali, che aspiravano alla stabilità e a un reddito lavorando in proprio un pezzo di terra. le prime migrazioni in agro Pontino non furono quelle co-loniche, ma quelle degli operai che lavorarono all’opera di bonifica. Qui sorsero i primi problemi. L’apertura di

cantieri così grandiosi suscitò spostamenti spontanei di disoccupati che si recavano a chiedere lavoro: il regime non poteva permet-tersi di trasformare quello che doveva essere il suo fiore all’occhiello in una dimostrazio-ne della fame di lavoro che c’era in Italia. Instaurò quindi un regime di polizia speciale nelle aree interessate ai lavori, per contene-re l’arrivo di persone indesiderate. Problemi riguardavano la diffusione della malaria, mentre sulle famiglie coloniche studi hanno dimostrato le difficoltà iniziali dovute a una selezione che non era stata fatta in base alle capacità lavorative ma su altri criteri, spesso politici, e a una pessima gestione da parte delle autorità delle operazioni agricole a cui erano adibiti.

Il Chinino ci sono analogie tra le migrazioni di ieri e di oggi? Gallo l’atteggiamento dei poteri pubblici. la legge turco-Napolitano del ‘98 e la Bossi-Fini del 2002 hanno inse-rito nell’ordinamento normativo meccanismi analoghi a quelli che la legge contro l’urbanesimo del ‘39 imponeva per i migranti interni: il permesso di soggiorno di un cit-tadino straniero è legato al possesso di un contratto di lavoro, per averlo però sono necessari contatti e datori di lavoro disponibili in Italia. Per questo i decreti flussi si basano su una ipocrisia di fondo, che è quella che i datori di lavoro assumano a distanza le persone, senza averle mai viste né conosciute. È probabile che anche gli effetti siano simili: non interrompere gli arrivi, più legati all’andamento economico e ai bisogni dell’economia rea-le, ma imporre periodi di clandestinità più o meno lunghi, una maggiore ricattabilità dell’immigrato e il proliferare di figure di intermediari che possono agire nelle maglie della legge. Questo è quello che succedeva negli anni ’40 e ’50 verso i migranti interni italiani, così come oggi succede con gli stranieri. lo studio della storia delle mi-grazioni interne può servire a formare una cultura della mobilità territoriale utile per il tempo presente.

IL CHININOanno IV n° 521

L’Agro Pontino come un’America interna da colonizzare grazie alla mano pesante dello Stato

LA FRONTIERA INTERNALa soluzione autarchica per gestire la massa di disoccupati. Ne parla Stefano Gallo.

Nella foto Stefano Gallo.

di PAOLO PERIATI

PONTINIA OTTANTA

Page 12: Il Chinino (num. 5, dicembre 2014)

PRIME PIETREdi GRAZIANO LANZIDEI

foto di FABRIZIO BELLACHIOMA

IL CHININODicembre 2014 22

Il 19 dicembre 2014 a Pontinia si festeggia l’ot-tantesimo anno della fondazione, mentre il 18 dicembre 2015 si festeggeranno gli 80 anni dall’inaugurazione della città. Due feste “is me-

glio che one”, direbbe la pubblicità. Al contrario di ciò che avviene in ogni altra città nuova, o città del ‘900, o città di fondazione, si è deciso di puntare sulla posa della prima pietra e non sulla inaugurazione.

Qualcuno in giunta o nella maggioranza, pensava così di staccare la fondazione della città da mussolini e del fascismo. In realtà fu sempre mussolini a posare la prima pietra e poi a inaugurare la città. solo a littoria, in aperto contrasto con l’onc e i piani di Valentino orsolini cencelli, il duce disertò una cerimonia. scelta di cui poi si pentì amaramente, visto l’interesse scatenato dalla fondazione di nuovi insediamenti urbani. In realtà questa confusione tra fondazione e inaugurazione va avanti dal 2004/2005, quando l’appena eletta “Giunta mochi”, presa dall’euforia

di aver interrotto il decennio tombolilliano e per non farsi mancare nulla, festeggiò due volte il settantesimo anni-versario. Proprio alla maniera del centrodestra in tutta la provincia, cioè riportando alla luce la scenografia di regime: dai fasci sulla facciata del palazzo comunale alla scritta sulla torre, per finire con le gigantografie delle foto della città in costruzione e con il solito libro sulla malaria.

anche quest’anno si parlerà, con ogni probabilità, di fon-dazione, di malaria e della vocazione rurale. magari s’ag-giungerà pure qualche parola sulla malaria, che a Pontinia so fissati colla malaria. Parlavano quasi più della malaria che della fondazione, quando erano socialisti, comunisti e democristiani. e lo facevano per non cadere nell’apologia di fascismo, perché una volta era vietato parlare del duce e della bonifica e delle città di fondazione. Lo facevano solo i fasci, appunto. e la giovane repubblica che nasceva dalla resistenza non se lo poteva ancora permettere. allora a Pontinia si parlava solo di malaria e della zanzara anofele.

forse anche perché lì a pochi passi, su una delle migliare che attraversano la città, c’era l’ospedaletto dove veniva somministrato il chinino. se non l’hanno buttato giù com’è successo con tutti i poderi onc e come succederà per le casermette, c’è ancora anche se mezzo diroccato dopo anni e anni di totale abbandono.

Perché Pontinia distrugge piano piano se stessa come ha distrutto ogni traccia della sua memoria. Ha una malattia che fino ad ora nessuno ha saputo curare, né i sindaci né gli assessori alla cultura, né altri esponenti di destra o di centro o di sinistra: Pontinia è malata di passato. che non è esattamente nostalgia. Perché la nostalgia è qual-cosa che può essere addirittura confuso con l’amore. ma Pontinia non è innamorata del suo passato. né di quello antichissimo di clesippo, il cui mausoleo sembra un muc-chio di macerie sull’appia, né da quello un po’ meno antico di Goethe e della Posta di mesa che è lasciata lì, lungo una delle vie più antiche del mondo, a vivere i suoi giorni da no-

bile decaduta. È imprigionata, legata, segregata. Drogata, ecco. Pontinia è come se fosse drogata dal passato.

Politicamente è ingessata agli inizi degli anni ‘90. I politici sono più o meno gli stessi, maggioranza e opposizione, che conducono tra di loro una battaglia all’ultima causa. I temi pure: dallo sviluppo industriale fallito all’agricoltura che stenta, per passare allo sviluppo edilizio che non decolla, alla ristrutturazione degli edifici industriali che non c’è mai stata, seppure promessa ripetutamente. senza parlare degli edifici di fondazione, che vengono utilizzati saltuaria-mente e male. Pontinia è una delle poche città in Italia che, pur avendo meno di 15 mila abitanti, ha un museo moder-no, un teatro da 250 posti e una biblioteca che potrebbe svilupparsi su due piani. eppure nessuno mai ha pensato a un polo unico, a una gestione delle risorse che garantisca sperimentazione ed efficienza, che colleghi il museo col teatro e con la biblioteca e magari con la vicinissima Univer-sità “la sapienza” di roma o con altri atenei e centri studi.

PRIgIONIERI DEL PAssATOPontinia distrugge se stessa lentamentesenza liberare le sue migliori energie

IL CHININOanno IV n° 523

Veduta di Pontinia di notte: via C. Battisti e la chiesa di Sant’Anna.

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IL CHININODicembre 2014 24

a Pontinia preferiscono avere una stagione teatrale che manco al teatro amatori, schiava dell’elemosina che arriva, un anno sì e uno no, dall’atcl; oppure una biblioteca che è affidata alla Pro Loco, organizzazione di volontariato che, come altro compito cittadino, organizza la sagra della bufaletta. c’è qualche speranza, ci sono i giovani del cantiere creativo che si sforzano ogni anno di organizzare cineforum o il festival degli artisti di strada, oppure c’è l’associazione Papyrus che invece dà vita, ormai da tanti anni, a uno dei più interessanti festival musicali del lazio, dedicato al rock e al blues. e poi c’è il Gap, c’è la Visual track, ci sono tante altre esperienze giovani e fresche che nascono sullo sfondo, grazie a ragazzi che mediamente sono molto più formati e istruiti di tutte le classi dirigenti che nel corso dei decenni hanno gestito Pontinia. Un bagaglio d’esperienze che, a causa della malattia di passato, degli interessi, dello scontro titanico tra vec-chie e vecchissime classi dirigenti, rischia di essere gettato al vento.

così come sono state gettate al vento le competenze di una intera generazione – quella mia, per intenderci, dei nati ad inizio anni ‘70 –. È un errore che Pontinia non può permettersi, da cui deve ribellarsi con tutte le forze. con antonio Pennacchi, anni fa, facemmo un convegno con due ospiti d’eccezione: il professor muratori, docente di

storia dell’architettura all’Università “la sapienza”, e il professor romano, docente di Urbanistica all’Università di milano, inventore di quella che oggi viene conosciuta come estetica delle città. In quel consesso, provocatoriamente, Pennacchi insieme ai professori proponeva che Pontinia rivendicasse da sabaudia lo sbocco al mare. e quella che allora era una provocazione storico-architettonica, adesso potrebbe assumere una funzione liberatoria. Il mare che è uno dei simboli di libertà che l’uomo si passa da seco-li nelle poesie, nelle canzoni e nelle opere d’arte, e che

potrebbe donare un po’ di speranza a questa città, in mezzo alla pianura e sulle sponde di una delle vie romane più antiche, ma che nonostante questo continua a mortificarsi in un isolamento che sembra diventare sempre più assor-dante col passare del tempo.

non si tratta di andare a fare davvero la richiesta a sabaudia che ai pontiniani

venga data la bufalara. Io lo farei, perché tentare non nuo-ce, hai visto mai... ma sono di latina e non vale. ma si può prendere il largo nel mare anche solo metaforicamente. lanciandosi verso il futuro. facendo, come prima cosa, la fatica di provarlo a immaginare. E così mi auguro che il 18 dicembre 2015, quando il comune sarà obbligato a ricorda-re gli 80 anni dall’inaugurazione, Pontinia e i suoi cittadini possano iniziare a immaginare il loro futuro senza blocchi mentali, senza inibizioni politiche e costrizioni storiche.

Pontinia non è innamorata del suo passato. Ne è ossessionata.

PRIME PIETRE

L’abbandono in cui versa l’Albergo Pontino.

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IL CHININO IL CHININODicembre 2014 Anno IV n° 52726

In alto a sn il teatro. Costruito nel periodo tardo repubblicano, modificato in età imperiale. Ha circa 2mila posti. Il palco insisteva su tre livelli per avere più scenografie da usare nelle rappresentazioni.

In alto a dx la chiesa del Purgatorio. Unica nella città per la sua architettura tardo-barocca, edificata tra il 1750 e il 1787 sui resti della chiesa medievale di S. Nicola. La struttura è a navata singola centrale con soffitto a cupola, l’imponente facciata si distingue per

il suo basso rilievo. All’interno si ammirano resti di affreschi, molto particolari le pitture della cupola.

In basso a sn particolare del porto romano: strada che serviva per scaricare le merci. Le rovine murarie che si intravedono erano i magazzini per stiparle.

In basso a dx le mura ciclopiche. Il bastione dell’acropoli di Terracina e la muraglia a Sud-Ovest del centro storico.

ANTICHE ORMEfoto di ALESSANDRO ROGATO

VEsTIgIA DI ANXURUna storia cancellata

dall’urbanizzazione

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IL CHININODicembre 2014 28

Amo e amai amore

Amo, iniqua fruscìafoglia d’autunno frantumata, col tu’ soffio

per sì miranza tormento.

Vibra scossa ver scossala nocca su pelle.Tremorii invalsan

a pois febbrili.

Mi desto col trucco di stuccoin viso e vedo allo specchio:

rideresti di me tu e io dopo te.

Soffro, lo giuroassenza riecheggia“enza” “senza” l’eco;

non torni, non chiami.

Pazzo Van Gogh che siamozzatosi l’orecchio?

Piuttosto dillo assoggettatoche dall’amore scampa

chi amor teme più d’altro.

Separa la carne e non gocciacada di sangue privodi te dove me è cielo

spento di stelle.

Tra gli assurdi, magnifici, eccezionali

modi d’amare ce n’è uno che si fonde alla

passione, che vede l’amante amare sen-

za più l’amata al suo fianco. Continua il

sentimento, rinsecchito dal freddo dell’ab-

bandono, fragile, come una foglia che

rischia di essere distrutta dal più delicato

movimento, come un soffio. Il soffio che la

bocca sprigionava appressandosi al bacio

simboleggiava il massimo piacere; ora nel-

la mente di chi ha il cuore spezzato è pari a

un tormento e il solo ricordo lo frantuma.

Allora il corpo inizia a vibrare, come se la

mano amata lo stesse accarezzando con

il dorso e le nocche gli dessero una vera

scossa. Questa sensazione poi si propa-

ga per tutto il corpo, colpendolo in punti

diversi a forti intensità, come a disegnare

dei pois sulla pelle. Eppure tutta questa è

una visione, l’amante torna alla realtà e

si osserva, con un volto tramortito: tanto

assurdo che farebbe ridere anche l’amato,

che non è più lì, e di conseguenza per le

sue risa riderebbe anche lui.

Realizzata la situazione riconosce la sua

sofferenza dovuta all’assenza di colui che è

sparito senza più dare notizie. Si domanda

così se possiamo giustificare nei proble-

mi psichiatrici di Van Gogh il fatto che si

sia tagliato un orecchio, oppure se il for-

te amore (per un compagno, un amico o

l’arte), porti a commettere gesti innaturali

ai quali può non sottostare solo chi non si

concede pienamente a tale sentimento e

fugge. Parallelamente al pittore senza più

un membro della sua carne, l’amante si

sente privato di una parte di sé e il dolore è

tale che il suo sangue è fermo, perciò non

cola. In questa solitudine si sente come un

cielo senza stelle.

L’ANGOLO DEL POETAdi FEDERICA GUZZON

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FRANCO TURCOScultore, pittore, autore

ACROSTICO DI BENVENUTO

STEFANO GALLORicercatore dell'Istituto di Studi sulle Società

del Mediterraneo del CNR

LE DINAMICHE MIGRLE DINAMICHE MIGRATORIE DELREGIME FASCISTA

CRISTINA ROSSETTIRicercatrice dell’Istituto di Scienze Umanee Sociali di Latina (Isus)

IL LATO ROSA DEL PODEREDI FONDAZIONE

PAOLO PERIATI (moderatore)Ricercatore - Università degli Ricercatore - Università degli Studi Roma Tre

Page 16: Il Chinino (num. 5, dicembre 2014)

IL CHININODicembre 2014 30

il suo ruolo. ognuno deve avere un rapporto diretto con Dio, senza intermediari.

Un’altra comunità di fedeli è quella dei testimoni di Geova di Pontinia, con sede in via Migliara 47. Essendo nel Comune di Sabaudia da tempo stanno pensando di spostarsi ed edificare la loro sala del regno nel comune di appartenenza. Per fare questo passo bisogna seguire un iter determinato, per il quale il progetto è in attesa.

nei testimoni di Geova sono gli anziani di congregazione che prendono le decisioni più importanti sotto preghiera, per poi comunicarle in una riunione generale e avere l’approvazione. Per altre questioni, come appunto la costruzione di una nuova sede, si deve chiedere l’approvazione del progetto alla casa principale di roma che, se lo ritiene idoneo, contribuirà alle spese.

essi sono circa duecento divisi in due gruppi, Pontinia est e ovest e si riuniscono il mercoledì e il sabato gli uni, il giovedì e la domenica gli altri. ogni comunità è autonoma nella gestione e nell’organizzazione, ma non isolata. si incontrano una volta a settimana per studiare il testo guida: “la torre di guardia”, nel secondo incontro invece seguono gli argomenti scelti dalla scuola di ministero teocratico di roma.

I servitori di ministero aiutano gli anziani svolgendo compiti pra-tici e manuali. I Pionieri, tra cui sono ammesse anche le donne, hanno il compito di proclamare il messaggio di salvezza sul territorio. Si impegnano dalle 50 alle 70 ore mensili e studiano la lingua punjabi e la religione sikh, della comunità straniera più numerosa sul territorio per poter interagire con loro e divulgare il proprio credo.

CRONACHE CITTADINE

Anche Pontinia nel suo piccolo si distingue per la diffusione di altri credi religiosi, rispecchian-do le singole diversità di ogni componente della cittadinanza. Differenze che arricchisco-

no culturalmente la comunità intera.

Da qualche anno ormai, pur non essendo tanto appariscente, è viva a Pontinia una comunità di fedeli della chiesa evangeli-ca, che si riunisce in via Guglielmo marconi, dopo aver mosso i primi passi nella sede della ludoteca di via aldo moro. tra il 2007 e il 2011 gli evangelici si incontravano nella casa privata di una coppia, prima di spostarsi nella ludoteca, dove però non era facile far conciliare tempi, spazi ed esigenze con gli altri usufruttuari. Tant’è che hanno affittato un locale a loro spese da marzo 2014, con tanto di inaugurazione a settembre.

I loro incontri si svolgono tre giorni alla settimana così divisi: il lunedì alle ore 17 solo le donne, il mercoledì alla stessa ora tutti insieme per dedicarsi ai canti di fede, il giovedì alle ore 19 per il culto. In questi incontri si legge unicamente la bibbia, che considerano l’unico testo ispiratore e da consultare. Inoltre, il sabato sono organizzate le attività per i ragazzi, divisi in due gruppi: dai 12 ai 16 anni e dai 16 ai 35. Per i bambini invece c’è la scuola domenicale che li educa attraverso attività ludi-che, tra le quali si sta organizzando uno spettacolo di marionet-te per l’estate prossima.

nella chiesa evangelica non si ha una gerarchia rigida: il pasto-re, che fa capo alla chiesa di latina scalo, guida la comunità, alla pari di un fedele e nella necessità altri possono ricoprire

di FEDERICA GUZZON

Un cartello presente nella chiesa Evangelica di Pontinia. Foto di E. Palombi.

PICCOLE ChIEsE CREsCONO

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IL CHININODicembre 2014 32

particolarità che ha il tiro con l’arco: «a differenza degli altri sport, quando vai in gara giochi sempre in seria a – racconta l’istruttore – infatti potresti in tutta tranquillità incontrare a tirare al paglione assieme a te il campione italiano o quello olimpico, basta che rientri nella tua stessa classe di apparte-nenza. Una grande emozione». Questa realtà è stata possibile grazie a Gianluca cengia, assessore allo sport, che ha avuto un ruolo fondamentale per portare il tiro con l’arco a Ponti-nia. In questo momento si pratica nella palestra della scuola media “Giovanni Verga” d’inverno e sul campo adiacente la parrocchia di Quartaccio d’estate.

Per questo, sono davvero molto sentiti i ringraziamenti da par-te della presidente maria Grazia Zaccagnino nei confronti sia del dirigente scolastico loretta tufo e sia del parroco padre Giuseppe, i quali con estrema gentilezza hanno consentito l’utilizzo degli spazi per gli allenamenti.

SPORT CITTADINO

Il tiro con l’arco non è solo uno sport, ma anche una filosofia di vita. È il più antico degli sport moderni, nonché disciplina olimpica. Oggi, grazie alla passione di alcuni arcieri agonisti come Maria

Grazia Zaccagnino e Marcello Gazzelloni, questo nobile sport è arrivato anche a Pontinia.

In cerca di un luogo dove allenarsi e far conoscere questo sport a chi non l’ha mai praticato, i due arcieri iniziano i primi corsi per insegnare il tiro nell’ottobre del 2011. «c’erano solo cinque persone al corso – racconta l’istruttore Gazzelloni – ma sapevamo che Pontinia poteva rivelarsi un terreno fertile. Dovevamo solo aspettare». Infatti, già un anno dopo gli iscritti erano aumentati. Dal 2014 la “latina archery team” è entra-ta a far parte di un’associazione più grande, la “asd castelli romani” per dare la possibilità ai ragazzi di avere ambizioni anche a livello nazionale. marcello Gazzelloni ne sa qualcosa di ambizioni nazionali, nella sua carriera finora ha collezionato una medaglia di bronzo individuale e sei titoli italiani a squa-dre. ora, confessa di voler «dare queste possibilità anche ai ragazzi pontini che si sono appassionati al tiro con l’arco».

c’è sempre tempo per cominciare a praticare questo sport, perché «il tiro con l’arco non ha età, io stesso ho iniziato a 33 anni», svela marcello Gazzellloni, il quale mette a disposizio-ne la sua esperienza e l’attrezzatura della associazione per formare chiunque voglia apprendere la tecnica di tiro. «È un modo per stare insieme agli amici, divertirsi, rilassarsi e colti-vare una passione». forse questa passione è favorita da una

di LUCA GHIDONI

Gli allievi e gli istruttori del Latina Archery Team. Sotto un arco moderno.

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IL CHININODicembre 2014 34

per i suoi ragazzi, e un pensiero di gratitudine per le famiglia di tutti i suoi giovani atleti che lo hanno sem-pre sostenuto.

Il momento per gioire è breve, di nuovo in macchina per tornare a Pontinia in palestra, per riprendere gli al-lenamenti duri, lunghi, costanti, fatti di sacrifici, sudo-re e stanchezza ma anche di amicizia, affetto, umiltà, lealtà e spirito di squadra. forse è proprio questa la magia, sentirsi una grande famiglia.

SPORT CITTADINO

A poco più di due anni dalla sua costituzione l’Asd Taekwondo Emiliozzi ha collezionato eccellenti quanto insperati risultati, parte-cipando a ben diciotto competizioni in giro

per tutta Italia, conquistando un bottino di medaglie e riconoscimenti notevole.

Ultima l’importantissima gara ai campionati Italiani cinture rosse, tenutasi a Pavia questo mese di novembre, che ha visto ancora protagonisti e vincenti i ragazzi di Pontinia. al campionato partecipavano i migliori team italia-ni con centinaia di iscritti, che hanno reso le se-lezioni dure e lunghissime, ben quattro sfiancanti incontri per intravedere la speranza del podio, ma la superiorità tecnica, la tenacia, la passione e un amore incondizionato per questo sport premia-no subito Giorgio Agostini senior - 68 kg e Marco D’angelo junior - 63 kg con due meritatissime me-daglie d’argento e il titolo di vicecampioni italia-ni di categoria; infine Luca Zanutel junior - 68 kg, che con la medaglia d’oro si è laureato campione italiano. Insomma: tre atleti iscritti, tutti sul podio. ma le sorprese non finiscono, all’asd taekwondo i giudici consegnano anche la prestigiosa “coppa socie-taria” assegnata alla prima squadra classificata, un momento di travolgente emozione che strappano al mi-ster Gabriele emiliozzi lacrime di gioia e soddisfazione

di Andrea Zuccaro

Sopra e sotto due momenti della premiazione dei ragazzi del Taekwondo.

CAmPIONI D’ITALIA

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