Il Chinino (num. 4, ottobre 2014)

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Chinino IL BIMESTRALE CON EFFETTI COLLATERALI Il Chinino | Bimestrale d’informazione | Anno IV - numero QUATTRO - Ottobre 2014 | Copia gratuita Materia plastica Canali, strade, campi: è ovunque L’INCHIESTA La storia dell’agro secondo Folchi Dieci anni di studi per capire chi siamo La torre che vigila lo scorrere del tempo Ciò che resta del castello dell’Acquapuzza PONTINIA OTTANTA ANTICHE ORME il Quel gesto istintivo che evitò la mattanza Perché Pontinia premiò il maresciallo Abbatiello TIPI PONTINI

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SOMMARIO 4 L'INCHIESTA Un mondo di plastica 8 AGRI_CULT La legge del diserbante 10 TIPI PONTINI Arriva la preside 12 L'ANGOLO DEL POETA Mare d'autunno 14 TIPI PONTINI Il maresciallo Abbatiello 16 PRIME PIETRE L'enigma di Aprilia 20 PONTINIA OTTANTA La versione di Folchi 24 ANTICHE ORME Torre dell'Acquapuzza 29 I SEGRETI DEL MAP La fiaba di Edda 30 CRONACHE CITTADINE Teatro, su il sipario 31 CRONACHE CITTADINE Pittori in piazza 32 SPORT CITTADINO La sfida della scuola calcio 34 SPORT CITTADINO La Pontinia che corre

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Chinino

Il bImestrale con effettI collateralIIl chinino | bimestrale d’informazione | anno IV - numero QUattro - ottobre 2014 | copia gratuita

Materia plasticaCanali, strade, campi: è ovunque

L’inchiesta

La storia dell’agro secondo Folchi Dieci anni di studi per capire chi siamo

La torre che vigila lo scorrere del tempoCiò che resta del castello dell’Acquapuzza

POntinia Ottanta antiche ORMe

il

Quel gesto istintivo che evitò la mattanzaPerché Pontinia premiò il maresciallo Abbatiello

tiPi POntini

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Inizia a diventare stucchevole parlare di rifiuti, riciclaggio, ric-chezza e risparmio derivanti dalla raccolta differenziata. Inizia a stancare sentire e leggere di buone pratiche nella gestione dell’immondizia, di città e paesi, per lo più esteri, dove non ci sono carte per terra, sacchetti e ingombranti fuori dai casso-netti, discariche abusive. Verrebbe anche da dire di lasciare in pace le scuole e i suoi alunni, che tutti vogliono sensibilizzare al riciclaggio e al recupero, salvo poi uscire dall’aula e trovare una reltà diversa. anche in famiglia.

l’ultimo scandalo ad esplodere è quello relativo alla discaria di borgo montello, dove il processo dirà se le società che la gestivano, ovviamente sotto l’occhio attento delle istituzioni e dei politici che dispensavano rassicurazioni come plastica in un campo, hanno portato via 32 milioni di euro che abbiamo già pagato e che servivano per la bonifica del sito. Insomma dopo la malavita organizzata è la volta della finanza e dei col-letti bianchi. se a ciò sommiamo i tanti gesti quotidiani di inciviltà compiuti dai cittadini e dalle aziende per risparmiare tempo e denaro si ha la fotografia esatta di cos’è oggi il nostro territorio. chi ruba sui rifiuti, chi mente sui rifiuiti, chi truffa sui rifiuti ipo-teca il futuro di tutti. così come lo ipoteca chi getta la bottiglia per strada, chi butta le cassette di polistirolo nei canali, chi svuota la propria cantina in un campo, chi brucia i copertoni invence di smaltirli. Il probelma non è solo economico. Il pro-blema è la nostra salute. non si compra e non fa sconti. SOSTIENI IL CHININOecco le coordinate bancarie: Associazione Il Chininocausale: contributo volontarioIban: IT 41 H087 3874 0600 0000 0027 024

Andrea Zuccaro

sono tornati i ladri di futuro

il chinino bimestrale d’informazione

anno IV numero 4

ottobre 2014

registrato al tribunale di latina

numero 6 del 29/04/2011

copia gratuita

http://ilchinino.blogspot.com - [email protected]

Direttore

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Progetto Grafico

stampato presso

andrea Zuccaro

Paolo Periati

federica Guzzon, Gianpaolo Danieli, alessandro cocchieri, Ilenia Zuccaro, Graziano lanzidei, luca Ghidoni, erika badalamenti, loredana furlanetto, Giancarlo Incitti.

emanuele Palombi, alessandro rogato, simone olivieri, fabrizio bellachioma, salvatore badala-menti, Pietro romano.foto di copertina: fabrizio bellachioma.

Keller adv

Nuova Grafica 87 srl, Via del Tavolato, snc04014 Pontinia (lt)

SOMMARIO

4 L’INCHIESTAUn mondo di plastica

8 AGRI_CULTLa legge del diserbante

10 CRONACHE CITTADINEArriva la “preside”

12 L’ANGOLO DEL POETA Mare d’autunno

14TIPI PONTINIIl maresciallo Abbatiello

16 PRIME PIETRE L’enigma di Aprilia

20 PONTINIA OTTANTALa versione di Folchi

24 ANTICHE ORMETorre dell’Acquapuzza

29 I SEGRETI DEL MAPLa fiaba di Edda

30 CRONACHE CITTADINE

Teatro “Fellini”, su il sipario

31 CRONACHE CITTADINE

Pittori in piazza

32 SPORT CITTADINOLa sfida della scuola calcio

34 SPORT CITTADINOLa Pontinia che corre

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L’INCHIESTAdi ILENIA ZUCCARO

foto di FABRIZIO BELLACHIOMA

Il ‘900 è stato chiamato l’era della plastica. Que-sta definizione dà un’idea di quanto l’avvento delle materie plastiche abbia inciso sui compor-tamenti e le abitudini quotidiane della nostra

società e quanto abbia contribuito allo sviluppo di importanti settori come trasporti, comunicazioni, elettronica e informatica.

ma se questo materiale molto leggero, malleabile e pratica-mente indistruttibile ha permesso grandi innovazioni di pro-dotto in tutti i campi, non possiamo però affermare che sia sostenibile. Un prodotto fatto di plastica impiega centinaia di anni a deteriorarsi una volta giunto in discarica, quando ci arriva. Per questo lo sviluppo del riciclo delle materie plastiche ha raggiunto oggi un’importanza fondamentale.

ma quanto il riciclo fa parte delle nostre abitudini quotidia-ne? basterebbe farsi un giro per alcune strade di Pontinia, del centro ma anche in campagna, per trovare facilmente questa materia prima abbandonata ai bordi delle strade. risultato dell’azione di un automobilista o di un passegge-ro che con non curanza getta una bottiglia o la carta delle gomme.

la plastica rappresenta per l’ambiente e l’ecosistema un pericolo senza precedenti nella storia dell’umanità proprio per il suo punto di forza: la durabilità nel tempo.Partiamo dalla piazza di Pontinia, cestini a ogni angolo, cartacce e immondizia un po’ dappertutto, nelle fessure degli scalini, nella fontana; ci spostiamo verso piazza Kennedy: la fontana del Map è stata fin da subito un “per-

fetto” raccoglitore di bottigliette e buste di patatine. non è un venerdì, non stiamo parlando di cumuli eccezionali di plastica. Possiamo continuare per via Guglielmo marconi e, se l’occhio è attento, il bordo strada presenta dei puntini bianchi quasi ovunque, è plastica! Pezzi lacerati dal tempo che svolazzano di qua e di là. Possiamo tornare indietro, e inoltrarci in qualche parcheggio o zona vuota del centro di Pontinia. Qui troveremo tra le altre sporcizie anche delle bottiglie di vetro, prodotto di una serata in compagnia. Passeggiare lungo il botte o lungo la via ciclabile delle exGescal è uno spettacolo deprimente. nuova immondizia che si accumula a immondizia sedimentata. se partiamo alla volta delle campagne della nostra cittadi-na, i bordi delle strade sono invasi da contenitori vuoti di

detersivi, quelli da 3 e 5 lt per intenderci. bottigliette d’ac-qua, buste di patatine o di qualche snack. siamo andati anche a vedere i canali e le zone protette. Inutile aggiunge-re quello che abbiamo visto e che molti di noi vedono quoti-dianamente. c’è di tutto. saltano agli occhi gli ingombranti, i frigoriferi, i divani, i materassi. sembrano diminuire i copertoni, ma poi basta attendere il taglio delle erbe lungo i cigli delle strade per vedere spuntare di tutto.

oppure si lasciano nel completo degrado monumenti im-portanti, come le Idrovore di mazzocchio, che oltre all’ac-qua dovranno essere modificate per raccogliere anche la numerosa immondizia che viene lasciata lungo i canali.non siamo ancora in grado di comprendere quanto le nostre cattive abitudini pesino sull’ambiente naturale che

plastificazionequotidianaPiccoli e grandi gesti di inciviltàrendono il territorio una discarica

il CHininoottobre 2014 4 il CHinino

anno IV n° 45

Operai della Tra.Sco mentre puliscono il centro di Pontinia dopo il mercato settimanale

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IL CHININOOttobre 2014 6

ci circonda. camminando per Pontinia o girando per le sue campagne possiamo rimanere attoniti di fronte a tanta in-civiltà e parlare di pulizia delle strade che non viene fatta. Un ragazzo di 14 anni un giorno disse: «Vabbè io butto la plastica per strada, tanto poi passa lo spazzino a pulire». In effetti lo spazzino, oggi macchina spaz-zatrice, esce ogni mattina per tre ore di pulizia quotidiana del centro storico e, una volta a settimana, tocca altre zone di Pontinia. nonostante abbia più di 14 anni, e sia stata più in manutenzione che sulle strade, essa cerca di adempie-re al suo dovere, zigzagando tra mac-chine e motorini parcheggiati, ripulendo quello che è possibile.

servirebbe un coordinamento continuo tra vigili, azienda tra.sco mutliservizi, cittadini e comune per fare in modo che la macchina spazzatrice possa pulire ogni giorno, ogni strada di Pontinia e potremmo uscire al mattino con l’illu-sione di avere una città pulita. oppure possiamo iniziare a gettare la spazzatura nel cestino e a differenziare di più, così che non avremo bisogno neanche delle macchine spazzatrici. e riciclare anche, da circa un mese quello che si raccoglie dalle strade di Pontinia viene conferito per es-sere differenziato. Il lavoro va fatto in due direzioni: l’ammi-nistrazione comunale deve tutelare centro e campagne con un servizio di pulizia e polizia efficiente ed efficace, ma allo stesso tempo il cittadino deve comprendere quanto le sue

azioni incivili mettano a rischio la sostenibilità dell’ambien-te in cui viviamo. avete sentito parlare dell’isola di plasti-ca, la Great Pacific Garbage Patch? È la grande chiazza d’immondizia nell’Oceano Pacifico, un luogo dove tutta la plastica del mondo arriva trasportata dalle correnti di fiumi,

mari e oceani. a partire dagli anni ‘50 del secolo scroso la plastica ha formato pian piano un’isola delle dimensioni che oscillano dallo 0,41 per cento al 5,6 per cento dell’ocea-no. nel mondo ne esiste più di una, se siete curiosi di visitarle, forse qualche agenzia di viaggio potrebbe avere un’offerta vantaggiosa.

Sarà un isola di plastica la prossima meta delle vacanze

L’INCHIESTA

Sopra e sotto rifiuti abbandonati lungo i canali

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Situata in via Napoli, al civico n° 1, la gioielleria “Elda Gioielli” fa ormai parte della storia di Pontinia. Era la fine degli anni sessanta, un periodo di splendo-

re e speranza nel futuro, quando i due novelli sposi, Antonio ed Elda hanno scelto Pontinia per aprire la loro attività.

lui era un giovane appassionato di orologi, attratto da quei piccoli meccanismi capaci di calcolare il tempo così, da autodidatta, ha iniziato a impara-re e poi a lavorare in quella che era all’inizio una piccola oreficeria. lei una fedele compagna pronta a iniziare una nuova avventura senza alcuna sicu-rezza.

all’inizio, l’entrata del negozio dava su via marconi e aveva delle dimensioni ridotte di un terzo rispet-to all’assetto attuale, con una piccola vetrina, il

banchetto e il laboratorio. Poi con gli anni, grazie alla loro professionalità e passione, la clientela andava aumentando e a questo conseguì una serie di cambiamenti. così, quando agli inizi degli anni novanta sono subentrati il figlio angelo, insieme alla consor te marina, il locale si è ingrandito. l’acquisto del negozio adiacente ha permesso di ampliare lo spazio riservato al pubblico, che verrà poi sommato all’aggiunta dei metri quadri per il laboratorio interno di primaria impor tanza. Infatti angelo, ereditando dal padre l’amore per gli oggetti preziosi, è autore di notevoli creazioni ar tigianali, uniche nel genere, con combinazione di oro, argen-to e pietre preziose.

all’affabilità dei titolari si addiziona la scelta quali-tativa dei materiali. contano, infatti, marchi di alta gioielleria, non reperibili facilmente. la selezione attenta dei prodotti, grazie all’esperienza decenna-

le, ha permesso loro di combinare la qualità senza rinunciare a un prezzo accessibile ai più. Inoltre, per i più esigenti sono custoditi con cura quelli che si suol chiamare “oggetti dei desideri”.

Un’attività che con i suoi quarant’anni ha visto cre-scere Pontinia e ha accompagnato i suoi clienti lun-go la strada della vita. come dimostra l’esperienza di una coppia venuta ad acquistare le loro fedi nuziali fiduciosi, perché proprio lì i genitori si era-no recati per le loro prime fedi e anche per quelle delle nozze d’argento. Un sigillo sicuro, quindi, per il loro amore. ed «è stato bello – ha detto ange-lo – che a servire i genitori sia stato mio padre e poi è toccato a me e marina. spero che i miei figli potranno continuare questa strada». Un percorso fatto di sacrifici, dato il tempo in cui viviamo, ma anche di tante gioie, perché non c’è niente di più bello di saper rendere felici le persone, che rac-

chiudono nella forma di un oggetto, quale un gioiel-lo, i loro sentimenti più puri e for ti. Verso la metà degli anni ‘90, antonio ed elda aprono un secondo punto vendita a sabaudia, per espor tare anche nella rinomata località balneare la loro ar te orafa e il loro gusto per i gioielli, consapevoli di trovare anche lì una clientela che avrebbe apprezzato il loro lavoro. oggi, la gioielleria è gestita da Katia cologgi, insieme ai suoi figli.

“Elda Gioielli” resta un punto di riferimento per la qualità della merce e del servizio, non solo per i concittadini, ma anche per i diversi clienti prove-nienti da sabaudia, latina, cisterna e anche roma. tutto ciò grazie al costante impegno dei titolari nel seguire ogni cliente dall’acquisto alla durata intera del prodotto: garanzia di un investimento sicuro in un gioiello od orologio che possa davvero durare per sempre.

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Nella foto: Angelo e Marina all’interno della loro attività di via Napoli

AGRI_CULT

olio di gomito?meglio il diserbante

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Era il 2012 quando Legambiente lanciava l’allarme sulla salute, con il rapporto annuale: residui dei fitofarmaci nei prodotti ortofrutti-coli. Risultavano, fuori legge lo 0,6 per cento

dei campioni. Il 18 per cento degli analizzati conte-neva residui di un solo pesticida, in altri risultavano fitofarmaci diversi per il 17 per cento.

tra le sostanze più rinvenute c’erano l’insetticida clorpiri-fos, riconosciuto come interferente endocrino neurotossico, il fungicida captano, possibile cancerogeno, e l’insetticida fosforganico fosmet, tossico per le api. Dopo due anni l’as-sociazione amica dell’ambiente ha smesso di fare dossier sui pesticidi, oggi le rassicurazioni arrivano dalla efsa (au-torità europea per la sicurezza alimentare), con la relazione annuale a tutela dei consumatori. «non esiste alcun rischio per la salute dei consumatori tramite la dieta per il 99% dei 171 pesticidi valutati», riporta l’Efsa. Il professor Giuseppe altieri, agro-ecologo non è della stessa opinione: «l’Italia ha raggiunto il triste record mondiale dei tumori dell’infan-zia, con tasso doppio di quelli neonatali, rispetto alla media Ue (oms), mentre l’aspettativa di vita sana si è ridotta di

oltre 10 anni dal 2004 a oggi (eurostat). Parallelamente, diserbanti, disseccanti totali (distruttori del paesaggio, con le colline colorate d’arancio), pesticidi, si usano in Italia in quantità vergognose con oltre il 30 per cento di tutto il consumo Europeo, inquinando le falde (118 pesticidi rile-vati nelle acque potabili, secondo spra/arpa), e le catene alimentari». stando alla national coalition for Pesticide-free lawns, dei 30 pesticidi più comuni almeno 19 sono cancerogeni; 13 legati a malformazioni fetali; 21 hanno effetti sulla fecondità; 15 sono neurotossici; 26 dannosi per fegato e altri organi. La lista delle ricerche scientifiche si allunga con i documentari “Il Mondo Secondo Monsanto” e “I nostri figli ci accuseranno” dei registi francesi Marie-monique robin e Jean-Paul Jaud.

Quello che emerge dalla tavola rotonda di Ispra e Isde dello scorso marzo, che in Italia vengono impiegate 175mila tonnellate di pesticidi, pari a circa 3 kg a persona. Quali effetti determinano sui principali componenti degli eco-sistemi e sull’uomo? Viviamo una guerra chimica, dove i nostri nemici sono muffe, insetti ed erbacce, ma anche noi stessi. Il controllo delle piante infestanti, ha sempre

attanagliato il pensiero dell’agricoltore. In seguito all’uso che è stato fatto del defogliante “Agente Orange” duran-te la guerra in Vietnam, si è favorito l’introduzione della chimica in agricoltura e da allora l’agricoltore ha subito le scelte industriali. I pesticidi hanno soppiantato le tecniche meccaniche, introducendo un nuovo modo di fare agricoltu-ra, riconosciuta con la parola: “convenzionale”. Semi ibridi resistenti agli erbicidi xenobiotici sono l’unica soluzione per le industrie del settore. Di erbicidi se ne fa un uso smoda-to non solo per la produzione alimentare, ma anche per la manutenzione del verde (campi da golf, strade, ferrovie e aree pubbliche e così via).

con l’educazione ambientale possiamo ottenere dei risultati ponendo come prerogativa la tutela della salute. I volontari dell’associazione cantiere creativo, con il proget-to “Orto Circuito”, hanno realizzato nella scuola elementare di borgo Pasubio un micro ecosistema: orto sinergico, compostiera, casa degli insetti, aiuola piante perenni, aromatiche. l’ecosistema in questione è stato minato dalla manutenzione della municipalizzata con l’uso di un erbicida non selettivo di post emergenza a base di glifosato, lungo

le recinzioni e marciapiedi della scuola. a tutto c’è rimedio se cambiano gli intenti, il dirigente sebastiano Gobbo della municipalizzata sta trovando un’alternativa ai pesticidi, mentre l’associazione responsabile del progetto è interve-nuta con una petizione per cambiare l’opinione dei politici sull’uso dei pesticidi in aree pubbliche. nella commis-sione ambiente della camera con la proposta 1560 sui “Limiti all’impiego di sostanze diserbanti chimiche”, si lavora per renderla legge. ma a ciò c’è già rimedio, baste-rebbe applicare il d.l. del 22 gennaio 2014 sull’adozione del Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.

ci sono comunità che hanno iniziato a percorrere la strada del biologico, come è avvenuto lo scorso settembre a mal-les Venosta, dove con un referendum si è deciso di bandire su tutto il territorio comunale l’uso dei pesticidi. la propo-sta è giunta dal primo cittadino che, insieme a un’equipe di medici e biologici, ha fatto in modo di inserire una nuova regola nello statuto comunale della provincia autonoma di bolzano. Un atto incoraggiante che ogni sindaco dovrebbe cogliere.

di GIANPAOLO DANIELI

Gli effetti del diserbante sull’orto scolastico di Borgo Pasubio.

il CHininoanno IV n° 49

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IL CHININOOttobre 2014 10

Quest’anno c’è una nuova dirigente per le scuole di Pontinia. È la dottoressa Loretta Tufo. Già preside del liceo scientifico G. B. Grassi di Latina, dal settembre scorso è stata

investita della reggenza del comprensorio G. Verga, della scuola dell’infanzia e primaria di Borgo Pasubio, di viale Europa, di via Migliara 54 e della primaria Mon-tiani. Dunque una figura importante all’interno della comunità pontina. Ecco perché ci è sembrato d’obbligo raccoglierne le impressioni, saperne di più sulla sua esperienza, comprendere che visione ha della scuola e il suo modus operandi.

Il Chinino Intende apportare cambiamenti nella dirigenza del comprensorio G. Verga?Tufo credo che la linea guida debba essere la continuità. Modificare senza conoscere è una delle cose peggiori che può fare un dirigente. Ho trovato la Verga una scuola molto serena, tranquilla, che ha una sua fisionomia. Ognuno ha la propria visione del mondo della scuola. Io spero che la mia ge-neri un’integrazione, un motivo di miglioramento. se c’è stato qualche cambiamento, esso non è dovuto solo a una dirigenza nuova: a volte sono le istanze a cambiare, ci sono normative che si sovrappongono e che obbligano a fare delle scelte.

Il Chinino Che significa guidare un comprensorio?Tufo È estremamente faticoso. Dipende dal ruolo che gli diamo. la dirigenza scolastica non si occupa solo di fatti am-ministrativi e burocratici. Deve svolgere un ruolo di propulsore culturale, di rinnovamento. Per quanto riguarda invece i rapporti con studenti e famiglie, penso che quest’ultima insieme alla

«scuola e famigliai pilastri dell’infanzia»

Sbarca a Pontinia la nuova dirigente scolastica Loretta Tufo che promette cambiamenti nel segno della continuità

di FEDERICA GUZZON

I SEGRETI DEL MAP

scuola sia un pilastro per la crescita del bambino. Inoltre, bisogna aiutare quelle famiglie che hanno situazioni difficili in termini sociali, sentimentali o economici.

Il Chinino la scuola verte sulla libertà dell’insegnante, così degli alunni che, all’interno dello stesso istituto, possono avere preparazioni diverse. cosa ne pensa?Tufo l’insegnante non è un impiegato. la scuola è come la ricerca e deve essere un luogo aperto. occorre mediare tra una prescrittibilità di competenze e obiettivi lasciando la possibilità agli insegnanti di rinnovarsi e aggiornarsi. credo sia giunta l’ora

che questo Paese consenta ai docenti di avere periodi sabbatici per confrontarsi e formarsi con esperienze di tipo culturali. Inoltre, dovrem-mo smettere di parlare di “merito”. Non penso che si debba premiare l’insegnante che fa bene il suo lavoro, perché io pretendo che i do-centi lo facciano. Il sistema Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, ndr.), doveva essere regolativo e non punitivo, ma per valutare il

lavoro di un docente bisognerebbe sapere qual è la situazione di partenza della classe. nella scuola italiana si fa promozione alla persona, al contrario di quanto accade in europa dove si fanno test scritti che consentono un monitoraggio più facile del-la preparazione dell’insegnante. Per quel che tocca il rapporto con gli alunni, il lavoro che svolgiamo è diretto in favore di ogni singolo alunno: la valutazione è una cosa, la misurazione un’al-tra. ecco perché mi aspetto che gli insegnanti siano equilibrati nei giudizi, competenti psicologicamente, preparati a trecento-sessanta gradi.

I SEGRETI DEL MAPI SEGRETI DEL MAPTIPI PONTINI

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IL CHININOOttobre 2014 12

In riva

Il mare geme,come un condannato a morte,che la morte guarda in faccia,

ma non lo tocca,ancora.

Nel perpetuo terroreche l’atto del boia precede,

si ripete il suo lamento.

Lancinante al suolo,spegne le sue urla.

L’eco del vento a luiprotende la mano.

Nessuno lo può aiutare.Il destino è fermamente

segnato,il cielo è il leggio,le stelle rivelano.

La sabbia di compassionepiange,

come la Madonnadinanzi al crocifisso.

Per tanto intimo accordo,si allontanano i bagnanti,

volano i gabbiani,fanno silenzio le barche.

Tutto è fermo:solo il mare si muove

liberandosi dalle sue pene.

Il mared’autunno

L’estate è ormai finita, la pelle inizia a

schiarirsi e le giornate si accorciano. Ep-

pure il mare resta lì, e passano i giorni e

passano le stagioni e passiamo anche noi,

ma lui resta.

D’estate ci si può tuffare, correndo poi

sulla sabbia o semplicemente sdraiarsi

rilassandosi. D’autunno invece si può

andare a trovarlo per lasciargli trasportare

i tuoi pensieri tra l’orizzonte infinito, per

trovare un attimo di pace nel caos conti-

nuo in cui si è immersi.

Sì, noi che viviamo sul mare (perché Pon-

tinia nonostante non confini con esso è

così vicina che può sentirlo proprio), lo

portiamo dentro, lo sentiamo tribolare

nelle mareggiate quando si schianta tra

un’anca e la spina dorsale.

Nell’assenza la sua stasi culla la testa e la

schiuma bianca e corposa scivola sulla

pelle che si fa liscia e vellutata.

L’ANGOLO DEL POETAdi FEDERICA GUZZON

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CRONACHE CITTADINE

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Pensare che avevo scelto Pontinia perchè era un paese calmo e tranquillo». Inizia con un paradosso il racconto del mare-sciallo Giovanni Abbatiello, comandante

della stazione dei carabinieri di Pontinia dal 1974 fino al 1986, quando gli assegnarono la caserma di San Felice Circeo dove rimarrà fino al congedo nel 1996.

Un paradosso perché dopo appena un anno dal suo insediamento, si trovò di fronte a uno dei fatti di sangue più drammatici nella storia della cronaca nera di Pontinia e dell’Agro Pontino. Un duplice omicidio per motivi “di terra” e di diritti di proprietà, come si pensava non ce ne potessero più essere visto che ormai era il 1975 e i tribunali della repubblica avrebbero garantito la certezza del diritto. ma non sempre si ha la freddezza necessaria e la lucidità nell’attendere il verdetto della giustizia.

A metà degli anni ‘70 la stazione dei carabinieri era la stessa di adesso e prestavano servizio 5 militari: il maresciallo, un appuntato e tre carabinieri. auto di ser-vizio era la mitica campagnola dell’arma, una macchina robusta adatta a quello che era l’agro Pontino in quei tempi: strade di breccia per la maggior parte e qualcuna

asfaltata. «all’epoca la caserma era sempre aperta – ricorda abbatiello – e dovevamo sempre garantire che ci fosse qualcuno. In pratica si era carabinieri sempre, anche quando in teoria si era fuori servizio. Quella tarda mattina del 19 giugno del 1975 mi vennero a chiamare avvertendomi che stava succedendo una tragedia in una fattoria lungo la Migliara 47, appena dopo il ponte sul fiume Sisto. Anche se non era territorio di Pontinia – continua nel racconto – io e l’appuntato antimo Dona-tiello prendemmo la campagnola e ci dirigemmo verso il podere. la scena che si presentò ai nostri occhi era drammatica: due morti, uno, il proprietario del podere, nella stalla, l’altro, suo figlio, lungo la strada all’interno del cortile, mentre l’assassino si aggirava ancora per l’aia della fattoria con il fucile a tracolla».

Il maresciallo abbatiello non ci pensò due volte e seguì più l’istinto che l’addestramento: appena scese della macchina andò incontro all’uomo con il fucile che si ag-girava per il cortile in uno stato che sembrava di shock: forse anche lui stava realizzando quello che aveva fatto. «sono disarmato», si affrettò a dire abbatiello mentre si avvicinava all’assassino a piccoli passi, ma in modo de-ciso. «ti voglio solo aiutare. ti voglio salvare. ora arriva il magistrato e risolviamo questa situazione». Puntando

su queste parole e sulla psicologia, abbatiello riescì ad arrivargli a pochi metri e con una mossa fulminea lo di-sarmò del fucile, subito preso in consegna da un appun-tato della caserma di sabaudia, mentre altri carabinieri bloccarono l’uomo con le manette. «maresciallo c’era il colpo in canna!», disse ad abbatiello l’appuntato di sa-buadia con un filo di voce.«Ho seguito l’istinto – spiega oggi abbatiello ripensando a quel giorno – e ho punta-to sulla psicologia e la coscienza di quell’uomo. molti mi dicono che sono stato un incosciente. ma in quel momento ho agito senza stare troppo a pensare alle conseguenze». Dopo l’arrivo del magistrato Giampietro Vito, l’assassino venne portato in carcere per scontare una pena di 35 anni per duplice omicidio.

Quel giorno del 1975 poteva essere una tragedia anco-ra più grande. Altri due figli del contadino ucciso erano corsi in caserma appena l’uomo si era presentato nel loro podere armato. Per questo scamparono a quella che poteva rivelarsi una vera e propria mattanza. Ironia della sorte, pochi giorni dopo la sparatoria, sarebbe arrivata la sentenza che avrebbe messo la parola fine a quella lite sulla proprietà di un pezzo di terreno che andava avanti da decenni. l’azione intrapresa dal maresciallo abbatiel-lo gli varrà oltre a dei riconoscimenti da parte dell’arma

dei carabinieri, anche l’encomio del comune di Pontinia, che lo premiò con una targa alla presenza del sindaco e di tutte le autorità comunali il 23 dicembre del 1975, in occasione dei festeggiamenti per i 40 anni trascorsi dalla nascita della città.

Di certo non è stato l’unico encomio ricevuto nella lunga carriera all’interno dell’arma da parte di abbatiello. nel suo studio sono appesi riconoscimenti al valore da parte di Generali e Presidenti della repubblica, a sottolineare che quel lavoro l’aveva nel sangue. «mi sono arruolato nel 1954 – racconta abbatiello – frequentando il corso allievo carabinieri ad alba. Poi ho frequentato la scuola per sottoufficiali prima a Moncalieri e poi a Firenze, per poi iniziare il servizio attivo».

che non fosse una vita facile, abbatiello se ne accorse subito, quando era vicebrigadiere a catanzaro e si trovò coinvolto in uno scontro a fuoco con alcuni ricercati sulle montagne della sila. «Gli anni più importanti dove ho imparato molto – ricorda abbatiello – sono stati quelli passati presso il nucleo Investigativo di latina a partire dagli anni ‘60, alle dipendenze del maresciallo Dante Incletolli. È lì che ho appreso molto delle tecniche inve-stigative sul campo».

di ANDREA ZUCCARO

terra insanguinataIl senso del dovere e il sangue freddodel maresciallo Antonio Abbatiello

il CHininoanno IV n° 415

Al centro della foto, con gli occhiali, il maresciallo Antonio Abbatiello al momento della cerimonia.

Page 9: Il Chinino (num. 4, ottobre 2014)

PRIME PIETREdi GRAZIANO LANZIDEI

foto di SIMONE OLIVIERI

il CHininoottobre 2014 16

La città fondata dal regime fascista il 25 aprile del 1936 non esiste praticamente più. E’ stata sommersa. Aprilia, come Atlantide, è stata sommersa dal mare, nel caso della

città pontina il mare però era d’acciaio, quello delle bombe che l’hanno rasa praticamente al suolo nel gennaio del 1944. I cittadini sono stati sfollati di corsa verso la Campania e la Calabria, territori con cui, negli anni, la città di Aprilia stabilirà un rap-porto non sempre limpidissimo.

Il nome credo che derivi proprio dal mese in cui la città è stata fondata, ma non prendete la mia deduzione per oro colato. la città che conosciamo oggi, nata sulle mace-rie dell’aprilia-atlantide che era considerata una delle più belle città nate dalla fondazione (se volete vedere com’era, un plastico è conservato al museo di Piana del-le orme e posso confermare che si trattava di una città bella), e che possiamo anche definire l’Aprilia repubbli-

cana, è una città caotica, nata con un piano regolatore un po’ confusionario che pare uscito fuori da uno studio dell’Unione sovietica, con caratteristici palazzoni popola-ri che forse arrivarono insieme alle decine e decine di in-dustrie quando venne istituita la cassa del mezzogiorno.

ed è proprio con la cassa del mezzogiorno, con lo svilup-po drogato da uno stato assistenzialista e dalle azien-de pirata caratteristiche del capitalismo italiano, che tantissima gente di aprilia e di fuori ha trovato lavoro, rigorosamente a tempo indeterminato. Gente che poi, tra gli anni ‘80 e ‘90 ha ingrossato le file dei cassintegrati e dei licenziati con la mobilità, visto che il governo ha de-ciso di togliere la cassa del mezzogiorno ad aprilia, ma non a Pomezia, che si trova più a nord, tanto per rilevare un’aporia geografica delle decisioni ministeriali, e che le aziende, non essendo più sovvenzionate, hanno deciso di andarsene in fretta così come erano arrivate. a me, se devo essere sincero, aprilia non è che mi sia piaciuta

mai tantissimo, è una città che sembra nemmeno appar-tenere alla grande famiglia delle città di fondazione. che se uno va prima a sabaudia e poi a latina e, risalendo verso roma, lungo quella strada maledetta che prende il nome di Pontina o, con linguaggio ministeriale, strada statale 148, e decide di fermarsi per qualche stranissi-mo motivo nel centro di aprilia, fa fatica ad immaginare come possa essere stata costruita dallo stesso regime, dalla stessa scuola d’architettura.

È che quelle continue stratificazioni di progetti e di idee sulla città, fatte di continue cancellazioni e riscritture, accumulatasi nel corso dei decenni, hanno portato ad una progressiva perdita di senso, per cui chiunque, chissà forse pure qualche apriliano, guardandosi intorno quando percorre la città, si chiederà da che parte mai sarà uscita una città fatta così: un po’ kafkiana e un po’ naif. «Kitsch» avrebbe detto miln Kundera. oggi quel kitsch è contornato dai centro commerciali, dai grandi

ipersupermercati, dai ristoranti famosi per i matrimoni che ospitano in serie, per una zona industriale quasi completamente abbandonata e frequentata solo da lucciole notturne e dai loro clienti. e tutto questo orrido contemporaneo ha portato a far sì che più di qualcuno provasse a ribellarsi: tanto che ad aprilia, primo esem-pio in una provincia per il resto nera e nerissima, ha vin-to più di qualche volta il centrosinistra e, di recente, ha fatto da apripista agli esperimenti delle liste civiche. an-cora oggi, a Pontinia, c’è un candidato delle liste civiche, centrista e moderato, niente di esagerato e di grillino. chissà perché Grillo, alle ultime amministrative, non ha concesso il suo marchio elettorale. avrebbe vinto a mani basse, e invece ha vinto antonio terra, vice del glorioso sindaco Domenico D’alessio, scomparso nel 2012.

Di aprilia mi ricordo un aneddoto divertente, che ha degli echi pennacchiani ma che, giuro, è successo sul serio. Due anni fa sono andato in vacanza a Parigi e, dopo aver

aprilia l’incompiutaUn po’ kafkiana, un po’ naif. Risorta dalle ceneri delle bombe, subito perduta

il CHininoanno IV n° 417

Veduta di una fabbrica di Aprilia lungo la via Nettunense.

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IL CHININOOttobre 2014 18

consumato suole e piedi a girare tutto il lungo senna e notre Dame e la rive Gauche e i campi elisi e il louvre, ho deciso di andare a vedere la reggia di Versailles. lì, dopo aver visitato l’enveloppe, la sede centrale della Reggia, condizionato dal film “Maria Antonietta” di Sofia coppola, ho deciso di visitare il trianon. che dista una mezzora a piedi dalla sede centrale, tant’è che affittano le macchinette, tipo quelle del golf. considerato che l’affitto delle macchinette è quasi obbligata, soprattutto nelle giornate di sole agostano come quella che capitò a me, il costo di un’ora di macchinetta era proibitivo.

«come facciamo?» ci domandavamo con la mia ragazza. e due, un ragazzo e una ragazza che fino a qualche minu-to prima s’erano sbaciucchiati appog-giati ad una balaustra, che ci devono aver sentito, si avvicinano: «Vogliamo dividere la macchinetta, vi dispiace?». accettiamo, sentendo il dialetto laziale e considerando che male che va si baceranno per tutto il viaggio. Hanno due facce simpatiche e sono un po’ timidi. Guido io e il tizio si accomoda a fianco a me. La macchinetta va pia-nissimo. al massimo raggiungerà i 10 chilometri all’ora. Considerando che l’abbiamo affittata per un’ora e che per andare al trianon ci voleva mezz’ora, potevamo fare un giro brevissimo e ritornare di corsa.

Faccio la riflessione ad alta voce. Il tizio alza le spalle. si gira e parla con la sua ragazza. «amò, me sa che non famo in tempo a fermasse. Dice che arriviamo, due foto al volo e poi andiamo via». e lei risponde: «Vabbè amò, tanto se ne fai una quindicina, famo vedè che ce semo stati. agli altri sai che je frega se c’abbiamo passato mezza giornata o un minuto». e poi ha concluso dicendo che pure lei col cellulare ne avrebbe fatta qualcuna, per poi condividerla subito su facebook.

a loro non interessava stare lì, interes-sava che gli altri sapessero che loro erano stati lì, a Versailles a vedere la reggia. e magari pure a sentenziare sui marmi del trianon, a dire «tu non puoi capire che grandi le stanze, che sfarzo e che ricchezza, poi te credo che hanno fatto la rivoluzione». a quel punto, la curiosità di sapere di dov’e-rano era tanta.

Perché in genere tanta superficialità ha una salsa tutta pontina: «Di dove siete?». e lui subito fa: «Di roma». e io: «ah, noi di latina invece». e devo aver fatto pure una faccia delusa, perché la deduzione aveva fatto cilecca, che lui subito s’è corretto. «ah, noi mica siamo di roma roma, noi pure abitiamo in provincia di latina, ad aprilia precisamente. la conoscete no?».

Palazzoni, fabbriche e un passato che sembra cancellato

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PONTINIA OTTANTAdi PAOLO PERIATI

il CHininoottobre 2014 20

Davanti alle carte d’archivio «ebbi la stessa sensazione del marinaio della ciurma di Cristoforo Colombo quando avvistò la terra, percepii che c’era un mondo paral-

lelo ma diverso». Così Annibale Folchi, il maggior esperto nella storia del territorio pontino, racconta il suo incontro con la documentazione storica che riguarda gli avvenimenti che hanno contribui-to a plasmare la società pontina. Gli aspetti più ragguardevoli sulla bonifica delle Paludi Pontine, l’insediamento colonico, le trasformazioni am-bientali, economiche e sociali avvenute nei primi cinquant’anni del ‘900, sono stati poi analizzati in dieci corposi volumi che non dovrebbero manca-re nelle biblioteche pubbliche, nelle librerie degli studiosi e di chiunque vuole comprendere meglio il nostro passato.

Il Chinino com’è giunto a interessarsi alla storia dell’agro pontino?

Folchi La storiografia e la scrittura non è che mi atti-rassero molto, anche se ho collaborato con il quotidiano “Il Messaggero”. Ho lavorato per tanto tempo in un ente parastatale che si occupava di agricoltura, frequentan-do giorno dopo giorno tutti quei soggetti che vivevano il territorio e che hanno trasformato le caratteristiche che io trovai quando venni a latina nel 1956. In pensio-ne ho dovuto riorganizzare il mio tempo. Per puro caso sono entrato nell’archivio di stato di latina e, senza un disegno preciso, ho chiesto in consultazione un faldone di documenti. Via via che leggevo le carte si dilatava la conoscenza e l’orizzonte, cambiava il mio rapporto con il territorio e l’immagine storica appariva diversa da quella che conoscevo: era come se avessi scoperto qualcosa

di nuovo. Ponendomi nella condizione dell’analfabeta da-vanti al quale ogni elemento, fatto e ombra, costituisce una realtà a lui sconosciuta, ho continuato nella ricerca convinto che la tesi che avrei potuto esporre scrivendo era diversa dalla proposta ufficiale e consolidata. Così, ho dato alle stampe “Littoria storia di una provincia”, trattando l’argomento in modo un po’ asettico, perché nel rapportarsi con questioni che altri avevano “già defi-nito” e avvertendo che la mia era una versione diversa, sentivo affiorare l’incertezza e l’obbligo di muovermi con cautela.

Il Chinino cosa si può affermare su mito e realtà della bonifica?

Folchi era inevitabile che gli stu-diosi rivisitassero con nuovi occhi una storia che si mostrava priva di dettagli: era come rincorrere il vento che scuote le cime degli alberi, inve-ce di quello che l’investe dal tronco. Il progetto e la realizzazione della bonifica resta importante, notevole e anche ammantato del mito in alcuni suoi aspetti, in particolare guardan-do al momento iniziale, alle aspet-tative e alla rappresentazione che fu fatta. approfondendo gli accadi-menti e i diversi momenti, il concetto mitico e propagandistico cambia. attenzione però, questo meccanismo si è palesato in molte congiunture della storia italiana. spesso le fasi trionfanti e gloriose si sono alternate a quelle del disincanto, in cui non tutto si rivela mitico come si crede-va. Penso che sia un atteggiamento tipico dell’uomo che cresce, osserva, riflette e poi si esprime con maggiore o minore sincerità.

Il Chinino cosa ha scoperto durante le ricerche?

Folchi Anzitutto che “l’anno zero” dell’agro pontino non va identificato col fascismo, ma preesisteva. Il territo-rio esisteva da un punto di vista fisico, le risorse erano sfruttate e c’era una popolazione che si muoveva e vive-va in condizioni e con modalità diverse. soprattutto, mi sono accorto della prima falsità affermata dal fascismo: che qui c’era la morte, la malaria pestifera, che fosse il regno della miseria. Ho trovato cenni di provvedimenti preparati prima dell’avvento del fascismo, c’era un’ante-cedente progetto di bonifica e miglioria dell’ambiente per favorire l’insediamento umano e l’utilizzo del territorio. la curiosità di ricostruire la storia di questi provvedimen-ti è stata molto forte, proprio per sfatare un’affermazio-ne che pareva assodata, cioè quella che il fascismo ave-va fatto risorgere questo luogo dalla morte riportandolo

in vita. le Paludi Pontine non avevano un maggior grado di “malaricità” rispetto ad altre zone investite dal flagel-lo, erano al quinto posto in Italia. Un’altra “verità” era che l’intera area fosse un luogo desertico: di certo la densità abitativa non era rilevante, però rispetto all’as-setto agrario e fondiario e alla morfologia del territorio, la zona era abitata e le risorse non andavano sprecate. Gli abitanti dei paesi collinari esercitavano la pesca, la coltivazione, il pascolo e l’allevamento, i boschi garanti-vano legna e carbone ed erano coltivati con altre mo-dalità. Il territorio aveva avuto assetto e fisionomia: era poco popolato ma garantiva lavoro, risorse e ricchezza.

Il Chinino Perché i futuri coloni vennero individuati nel veneto e nel ferrarese?

Folchi In quelle zone c’era una gran quantità di persone che vivevano in condizioni di estrema indigenza e prive di lavoro, creando un problema alle comunità. credo che la prima urgenza udita dal fascismo fu di cer-care di attenuare la tensione sociale alleggerendo la pressione demogra-fica. Il disagio poteva essere foriero di problemi anche politici e di rivolta. l’apparato di governo stesso ha consentito l’imbroglio delle famiglie numerose, che non aveva alcuna attinenza con la maggior produttività della terra. non ho trovato elementi che confermano che le motivazioni politiche abbiano influito sulla scel-ta: si può escludere che il commis-sariato per la colonizzazione e la migrazione Interna abbia operato obbedendo al parametro della fedel-

tà al fascismo, e non cercò di distaccare gli antifascisti da quell’area per farli disincantare qui.

Il Chinino che rapporto c’era fra coloni e opera nazio-nale combattenti (onc)?

Folchi Il problema dell’insediamento umano merita ulteriori studi e approfondimenti. l’appoderamento comportava una serie di obblighi rispetto alle condizio-ni (accettate dai coloni), poste dall’onc per condurre i fondi. a causa della precarietà, debolezza e inadegua-tezza della parte lavoratrice, il contratto di mezzadria si rivelò inadatto al contesto. I coloni in larga parte non erano mezzadri, né braccianti e conoscevano poco di agricoltura e allevamento. la gestione dirigistica si mostrò spesso opprimente, sostitutiva dell’iniziativa delle singole famiglie: per esempio l’onc stabiliva le colture, controllava modi e frequenza del lavoro, l’or-dine interno alla famiglia, ma non migliorava affatto la

il CHininoanno IV n° 421

I coloni in larga parte non erano mezzadri, né braccianti e conoscevano poco di agricoltura e allevamento. La gestione dirigistica si mostrò spesso opprimente, sostitutiva dell’iniziativa delle singole famiglie.

Nella foto Annibale Folchi

veri miti falsi profeti«L’anno zero dell’Agro non fu il fascismo». Parola di Annibale Folchi

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IL CHININOOttobre 2014 22

condizione professionale dei coloni. Inoltre, un territorio non preparato con sufficienza all’agricoltura, con una composizione agraria che comportava ricavi differenti da zona a zona, disperdeva la fatica e sfiancava le famiglie che non riuscivano a sostentarsi. l’onc non ha dato un sostegno adeguato, ha preteso che i coloni lavorassero, fossero presenti sulla terra, non si distraessero, non frequentassero le compagnie di baldoria e così via, e poi ha ripartito ciò che la terra produceva, che in molti casi era poco. Per non aggravare le situazioni d’indigenza l’onc faceva anticipazioni in denaro o in generi alimen-tari, ma erano tutti debiti che il colono accumulava, da pagare con il raccolto successivo. I prodotti venivano ripartiti sull’aia staccando al colono il minimo indispensabile per la sussistenza della famiglia dalla metà contrattuale che gli spettava, il resto gli veniva accreditato sui conti colonici per un massimo del 50 per cento e incamerato a saldo dei debiti. Per cui non c’erano miglioramen-ti delle condizioni economiche, aggrava-te dalla chiamata alle armi di moltissi-mi giovani.

Il Chinino che impatto ha avuto la guerra?

Folchi Il reclutamento è stata la “prima mazzata” subi-ta dalla forza lavoro, con enormi conseguenze sul rendi-mento dei terreni. Il potenziale distruttivo del conflitto ha dissestato tutto: bombardamenti, sabotaggi, sfollamenti, atti coercitivi imposti dal piano per la sicurezza e dai tedeschi dall’armistizio in poi. secondo me, la guerra ha cancellato la bonifica: terre in parte allagate o minate, stalle e case abbandonate, danneggiate e alcune distrut-te, famiglie disperse.

Il Chinino Quali sono state le conseguenze della se-conda Guerra mondiale sul territorio?

Folchi a mio avviso il dopoguerra è stato il periodo peggiore per la comunità. la ricostruzione della vita sociale, familiare, lavorativa e produttiva si è svolta con lentezza e povertà di mezzi. le famiglie coloniche persero il senso di protezione che dava loro il fascismo e l’onc, trovandosi in un contesto che non gli era favo-revole e che a volte percepivano come ostile. la collina rivendicava diritti nei confronti della pianura e nessuno li ha protetti dallo spavento di dover cedere i terreni. c’è stata la minaccia larvata e incombente di braccian-ti, cooperative, partiti e sindacato non in senso amiche-vole, né comprensivo, né equitativo: molti rivolevano la terra perché la percezione che fosse stata regalata ai forestieri era viva e pericolosa, sostenuta dal senso di recupero della libertà e dei diritti che questa gente

vantava legittimamente sul territorio.

Il Chinino cosa ha consentito l’assestamento sociale e territoriale?

Folchi con la democrazia tutte le limitazioni sono sal-tate. Il colono è stato visto come una persona, non più come filo-fascista o raccomandato. Le figure che com-ponevano la società pontina si sono ritrovate prive di mezzi e risorse, con alle spalle drammatiche esperienze, e occorreva ricostruire una società a molti sconosciuta,

abituati com’erano alla sudditan-za nel lavoro e all’acquiescenza al fascismo. la società si è integrata e umanizzata, l’uno ha conosciuto e si è compenetrato delle condizioni dell’altro. Il progresso tecnologico in agricoltura e l’industria hanno consentito la ripresa dando autono-mia e dignità alle famiglie; mentre il miraggio di vendere il podere, per lasciare posto a fabbriche e ville, ha dato ai contadini la possibilità di trasformarsi e ricavare profitti, ma ha scombussolato l’organizzazione territoriale dando vita a una realtà in movimento che ancora non sedimen-ta dei caratteri omogenei.

Il miraggio di vendere il podere, per lasciare posto a fabbriche e ville, ha scombussolato l’organizzazione territoriale dando vita a una realtà in movimento che ancora non sedimenta.

PONTINIA OTTANTA

Un libretto del colono originale.

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IL CHININO IL CHININOOttobre 2014 Anno IV n° 42524

La torre è l’unico resto «dell’Antico Castello dell’Acquapuzza Feudale», come si legge nel Catasto di Bassiano del 1769. Il castello diruto di cui faceva parte la torre era un ottimo punto d’osservazione, postazione di controllo e avvistamento.

Il nome deriva dalla presenza sottostante di sorgenti di acqua sulfurea, che sgorga in corrispondenza della catena della dogana di Sermoneta.

«Aqueputride», inteso come territorio, era già conosciuto nel XIII ; mentre nella sua accezione di luogo abitato, si trova: «hominibus castri Aqueputride Terracinensis diocesis» in una pergamena del 22 luglio 1272, inviata da papa Gregorio X al vicario di Roma, che ordinava di cessare le molestie alle comunità di Terracina, Priverno, Sezze e gli abitanti di Acquapuzza, che si erano rifiutati di inviare una propria delegazione ai giochi di Testaccio.

ANTICHE ORMEfoto di ALESSANDRO ROGATO

la sentinellaTorre dell’Acquapuzza,

dove riposano i fantasmi

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NEWS DALLE AZIENDE

il CHininoottobre 2014 26

Sono passati ormai 16 anni da quel lontano 20 giugno 1998, giorno in cui inaugurai il mio negozio chiamato “Bollicine”, spe-cializzato in articoli di gadget, una parola

nuova che per molti suonava strana. Non era un negozio di giocattoli, né una cartolibreria.

era una vera novità, una sfida a Pontinia, dato che si era abituati a trovare questi articoli negli altri setto-ri, quindi bisognava creare una nuova idea. Un nuovo modo di acquistare. Venivo da 6 anni di esperienza collaudata nel settore del giocattolo, durante i quali ho avuto la fortuna di lavorare con persone capaci, prima da “Pinocchio” a Latina e in seguito nel famoso “Hobby Due” di Pontinia, gestito da stella e riccardo silvestri-ni, dai quali ho potuto apprendere le tecniche di ven-dita e di allestimento che in questi anni mi sono state sempre utili. sarebbe stato più facile aprire un negozio di giocatto-li, ma non era rispettoso nei confronti di chi mi aveva insegnato il mestiere. Quindi ho cercato di trasformare l’idea in una realtà. non è stato facile, gli abitanti di Pontinia lo identificavano come un negozio di giocattoli,

mentre i ragazzi di allora apprezzarono subito la novità, diventando degli habituè di “Bollicine”. Le persone più anziane entravano per acquistare un trenino, una bam-bola, ma quando si rendevano conto che tutto ciò non c’era, rimanevano spiazzati. la domanda frequente era: «Scusa ma allora cosa vendi?». È stato come creare una strada in pieno deserto, ma con una certezza di andare avanti e non inserire gli articoli richiesti per ven-dere di più. strada che, una volta battuta, è diventata facile da percorrere per tutti quelli venuti dopo.

fin dall’inizio ho cercato di creare curiosità, di stare al passo con i tempi e afferrare le mode che stavano na-scendo. ed ecco che piano piano il settore gadgistico si affianca al settore del party. E nel giugno 2007 l’intro-duzione della “Balloon Express”, ovvero dell’addobbisti-ca con i palloni. allora in provincia erano presenti solo due negozi a latina e uno a terracina. così durante i festeggiamenti di Sant’Anna del 2007 realizzai la prima esposizione “Balloon Express” in piazza Pio VI, che di-ventò una grande vetrina a cielo aperto di composizioni di palloncini. certo fu la prima volta, ero ancora acerba di corsi di formazione e avevo poche conoscenza tecni-che. c’era chi passava e la snobbava, chi al contrario

chiedeva e ammirava. comunque, la curiosità era stata accesa. sono poi seguiti anni di perfezionamento con i corsi di aggiornamento di portata internazionale per tenersi al passo con le tecniche e le nuove mode del “Balloon Express”.

tanti sacrifici, aperture fuori orario e domenicali, conse-gne fuori zona fino ad arrivare al 2013, anno che segna i 15 anni di attività e il cambio look del negozio, dedi-cando un settore al mondo dei gadget e uno al mondo del party. nel 2014 durante sant’anna, dopo due anni di meditazione, ritorna l’esposizione “Balloon Express” da cui ho ricevuto conferme e apprezzamento per ciò che avevo creato negli anni sia da persone istituzionali, sia da persone comuni, riscuotendo molto successo. Certo non si può dire che “Bollicine” si arrivata alla fine della strada, la sfida è sempre aperta, attenta alle tendenze, come per esempio le “LeccaLecca” che negli ultimi due anni stanno spopolando. Per ogni avvenimen-to, da Halloween a natale, si è sempre attenti ai parti-colari e si offre sempre un’idea alternativa di regalo. Quanti bambini e ragazzi sono passati da “Bollicine”.

alcuni di loro oggi sono genitori, ma sono sempre lì, sapendo di trovare nel loro negozio specializzato uno stile unico, contraddistinto dalla passione e dall’amore per il lavoro. “Bollicine” è sempre stata portatrice di nuove idee, come quando nel periodo natalizio 2004 creò “l’angolo del pacchetto” sul marciapiede del nego-zio con ragazze vestite da babbo natale che offrivano popcorn e palloncini. sembrava di essere in quelle strade importanti delle migliori città italiane. c’è stato poi l’evento per i 10 anni dell’attività commerciale, nel 2008, dove per la prima volta una titolare di un nego-zio si autofinanzia (senza cercare sponsor esterni), e realizza una festa per il suo paese.

Una cosa è certa: affrontando le sue sfide “Bollicine” ha aperto sempre nuovi scenari. siamo alle porte del 2015, sono nate tante altre attività lungo la strada spianata nel deserto, ma “Bollicine” rimarrà sempre un luogo dove il cliente sa di trovare il piglio, la cortesia, la differenza e la passione che la fa distinguere come una realtà unica e inimitabile. e la sfida continua.

Mariangela Baraldi

il CHininoanno IV n° 427

BOLLICINEIl successo di un’ideache fa tendenza

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IL CHININOAnno IV n° 429

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E per quelli che avrebbero dovuto attraversare l’Oceano in cerca di pane trasformò come in un bel sogno, province dove per secoli e secoli ha regnato la malaria in fertili campi e sostituì le

povere capanne con ridenti città».

Quanto riguarda dell’Agro Pontino nella biografia fiabesca di benito mussolini è espresso in questo breve verso, che tra illu-strazioni a colori della pittrice anna tommasini e un’impagina-zione a poemetto, si divide tra le pagine 25 e 26 della seconda edizione di “Una favola vera”, edizioni Hoepli 1936. la prima pubblicazione è del 1933 e si fermò a 28 pagine, non fecero in tempo a stamparne cinquanta copie che le Paludi Pontine furono bonificate e dunque bisognava aggiungere pagine a quella che si presentava come la grande opera del secolo.

a velocità da blog la tom-masini dovette produrre immagini mentre l’autore, Hardouin di belmonte, esaltava in rima baciata, bambinesca, le eroiche imprese del duce. non andarono oltre le 36 pagine e il tradizionale inizio con «C’era una volta a Predappio...» non finì certamente come una favola di Walt Disney. ciò che mussolini volle narrato nel volumetto vale oggi 100 euro circa, la prima edizione qualche decina in meno. La copertina della seconda edizione fu affidata alla brava illustratrice tina tommasini, sorella di anna – forse anche per questo il costo è più alto – oltre a una più completa stesura dei fiabeschi fatti riportati. La copia conservata presso il map ha un valore che va ben oltre le le stime citate, per alcuni inestimabile, frutto della storia che il volume ha vissuto.

la bonifica integraleraccontata ai bambini

All’interno di una teca del Map si può ammirare la fiaba dell’Agro Pontino donata da Benito Mussolini a sua figlia Edda

di ALESSANDRO COCCHIERI

I SEGRETI DEL MAP

arrivò a me grazie a un amico che mi assistette nella ricerca di reperti stampa riguardanti il ventennio fascista, mi disse di po-terlo esporre e che il valore affettivo per chi lo stava prestando superava qualsiasi risarcimento: dovevo tenerlo con estrema cura. non ebbi la prontezza di chiedere maggiori spiegazioni sui perché di un prestito e non una donazione, lo seppi solo quan-do incontrai la proprietaria che alla fine mi fece una donazione personale con la promessa di tenere esposto il volume.

fu all’incontro con una bionda signora che scoprii trattarsi di un regalo del duce alla sua piccola edda, che pronta-mente lo timbrò con il suo nome come si faceva nelle grandi casate, i bambini ricchi forniti di timbro per-sonale giocavano a porre il sigillo sulle proprie cose, un marchio di proprietà, un’eti-chetta borghese trascinata nel periodo moderno.

ma il pezzo forte della storia, arriva a noi dalla storia e la favola di edda continuò il percorso del padre lungo altre pagine scritte: visse la

sua Sodoma e la sua Gomorra, attraversò confini e guerre, vide l’Italia macchiarsi di sangue, ascoltò “Bella Ciao” e scampò al rogo.

firmai la donazione seduto in un salotto della media borghesia milanese, busti e suppellettili tirati a lucido sopra mobili in radi-ca, porta ombrelli di ceramica fine e una bandiera che rifletteva sugli occhi della mia interlocutrice, tra il lucido di quei tondi chiari un’aquila teneva tra gli artigli un fascio littorio. sotto la mia firma, quella di Velia Mirri, ausiliaria della Repubblica di salò.

I SEGRETI DEL MAPI SEGRETI DEL MAPI SEGRETI DEL MAP

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IL CHININO IL CHININOOttobre 2014 Anno IV n° 43130

L’arte della pitturaper le piazze di Pontinia

Pontino, che ha riconosciuto la qualità e i fini del progetto. tante sono state le cose a cui pensare: permessi, pubblicità, sponsor, premi e così via; molte ci sono “sfuggite”, non per cattiva volontà ma per assoluta inesperienza.

Tornando alla rassegna, tutti coloro che domenica 7 settem-bre si sono trovati a passare in piazza Indipendenza, oppure in piazza Pio VI hanno potuto fermarsi a osservare i pittori all’opera. Venti artisti hanno risposto all’invito e, dopo aver lavorato alacremente tutto il giorno, cercando di rappresen-tare il tema, hanno consegnato le loro opere per sottoporle all’esame di una giuria composta da antonio Gazzetti, enrico frusciante, claudio ennas, antonio Di Viccaro e francesco tetro. Una volta che la giuria ha espresso il suo insidacabile giudizio, le tele sono state esposte nel cortile antistante il museo offrendosi all’attenzione e alla curiosità dei numerosi cittadini. Alla fine della manifestazione, dopo aver ringraziato tutti gli artisti che ci hanno onorato con la loro partecipazione, perché senza di loro nulla sarebbe avvenuto, andiamo a casa stanchi ma leggeri nell’animo, perché una giornata in compa-gnia dell’arte non può che fare bene allo spirito.

Scusi, è qui che si timbra la tela per partecipare alla rassegna di pittura estemporanea?». «Prego, si, venga pure che timbriamo!». «Dai, allora l’i-niziativa si sta concretizzando! Meno male, ero

così preoccupata, penso tra me e me. In realtà le ansie non sono rimaste nel mio intimo, ma hanno assillato non poco Maria Di Girolamo, i due Gazzetti (padre e figlio), nonché Marianna Frattarelli».

Il comitato “ArteImmagine” è nato così, spontaneo, e con queste premesse ha preso avvio, in una splendida domenica di sole, la prima “Rassegna di pittura estemporanea” di Pon-tinia, dedicata all’80esimo anniversario della fondazione della città. tutto è partito dall’ispettore scolastico antonio Gazzet-ti, che la scorsa primavera ha cominciato a “prospettarci” questa esperienza e a sollecitare una collaborazione. Io sono di natura una che si entusiasma facilmente e, anche se l’arte non costituisce una mia precisa competenza, ho pensato che avrei potuto cogliere l’occasione per avvicinarmi alla pittura e regalare a Pontinia una simpatica occasione per osservare dal vivo degli artisti all’opera.

Per maria credo non ci sia stato alcun problema: lei nell’arte ci sguazza come un pesce nell’acqua. marianna, invece, si è fatta “tirare dentro” professionalmente, considerato che fin dall’inizio avevamo pensato di collocare l’evento nel Map. Verso agosto ci siamo però accorti che mancava una figura essenziale al nostro progetto: chi va in cerca di sponsor! e quindi l’ingresso di Giancarlo Incitti e della sua enorme espe-rienza in materia è stato provvidenziale, così come il soste-nimento finanziario della Cassa Rurale ed Artigiana dell’Agro

di LOREDANA FURLANETTO

Sopra: un artista impegnato nell’estemporanea di pittura

I SEGRETI DEL MAPCRONACHE CITTADINE

Ecco l’elenco dei primi 10 classificati: 1° Francesco Costanzo; 2° Armando Sodano; 3° Tom-maso Volfini; 4° Gino Di Prospero; 5° Valerio Librala-to; 6° Alberto Bastianelli; 7° Nazzareno Bernardi; 8° Cristina Giammaria; 9° Claudio Falasca; 10° Ema-nuela Del Vescovo .

LA CLASSIFICA

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IL CHININOOttobre 2014 32

che la voglia di giocare sia rimasta, per ora mi dedico a fare l’allenatrice; ma il mio ruolo è anche di amica, di guida per i bambini. Per farlo – confida Michela – bisogna essere dotati di un’enorme pazienza».

l’obiettivo principale del settore giovanile non è la cre-azione di future promesse del calcio ma, almeno fino al compimento dei quattordici anni d’età, è considerata una importante vittoria sportiva riuscire ad avvicinare sempre più giovani piccoli al campo sportivo, oppure arrivare con lo stesso numero di giocatori al termine dei vari cam-pionati. l’intero settore giovanile (diviso in 3 squadre per tre categorie diverse), vede la partecipazione di circa 80 ragazzi, molti dei quali della scuola calcio, che conta ben 6 squadre, la cui novità e fiore all’occhiello è il corso per soli portieri.

l’organizzazione del Pontinia calcio ha poi nuove idee in cantiere, tra queste va messo in risalto il progetto che prevede la nascita di una squadra tutta al femminile. Idee che però attualmente non possono concretizzarsi per diversi motivi, in particolare quelli economici, e perché oc-correrebbe un potenziamento logistico (spogliatoi e campi d’allenamento).

eppure, la voglia e l’entusiasmo che si iscontra nella dirigenza, nei tecnici e nei ragazzi, lascia pensare che interessanti novità spetteranno all’asd Pontinia calcio nel prossimo futuro.

SPORT CITTADINO

La società Asd Pontinia Calcio, nata nel 1970 sotto il nome di Gs Pontinia per poi pren-dere il nome attuale nel 1994, è composta da cinque membri del direttivo e altrettanti

consiglieri.

l’organizzazione calcistica fa si che le squadre parteci-pino a tutti i tornei e campionati dilettantistici e si assi-cura che ogni categoria sia seguita non solo da un bravo allenatore bensì, come afferma il responsabile del settore giovanile rinaldo Parente, «da un vero e proprio educato-re, perché il dovere di un allenatore, soprattutto con i più piccoli, non è semplicemente basato sull’insegnamento dello sport».

I ragazzi sono seguiti con cura da allenatori, preparatori dei portieri, dirigenti accompagnatori e un responsabile tecnico del settore giovanile. L’ufficio di segreteria offre un servizio di informazione e aggiornamento per chiunque sia interessato all’attività calcistica.

Quest’anno il Pontinia calcio, che si allena e gioca le partite ufficiali al campo sportivo “Comunale”, vede per la prima volta tra le file degli allenatori la presenza femmini-le di michela costanzo, giovanissima ragazza di Pontinia che ha mosso i suoi primi passi da trainer prima come assistente, nella stagione 2013/14, e adesso si occu-pa dei piccoli calciatori. «In realtà anche io ho giocato a calcio quando ero bambina, nei “pulcini”, e nonostante

di ERIKA BADALAMENTI

I bambini della scuola calcio dell’Asd “Pontinia Calcio”. Foto di Salvatore Badalamenti

prima uomini poi campioni Oggi la nostra azienda ha raggiunto i 20 anni di attività, anche se noi discendiamo da una famiglia che vive di commercio da 4 generazioni.Festeggiamo una tappa, non un traguardo, anche se in una fase di crisi per commercio ed imprenditoria.Questi 20 anninon delimitano solo la storia della nostra famiglia, ma le tantissime storie che si sono incrociate e continuano ad incrociarsi in questo negozio.In questo arco di tempo c’è tanto di Pontinia, c’è tanta vita dei pontiniani, c’è tanto di c’è tanto di voi. Ed è a voi che va il nostro ringraziamento, ai nostri clienti, che anno dopo anno ci hanno dato fiducia e sostegno, che ci hanno scelto e continuano a farlo. Così molti tra voi sono diventati amici ed hanno voluto festeggiare con noi le tappe più importanti della vita.Abbiamo tentato di essere all’ altezza della vostra fiducia, ascoltando i vostri consigli, scusandoci per i nostri errori, andando incontro ai vostri gusti e desideri.Un ricordo va dedicato a mio padre, che di questa attività ne è stato il fondatore, promotopromotore e presenza insostituibile. Grazie di cuore a tutti voi ed in modo particolare anche a Luigi e Sara, che sempre ci sono stati vicini; a Cecilia e tutti i nostri collaboratori presenti e passati.

vive la tua città

! INSIEME !

PER FAR VIVERE !

LA NOSTRA !!

CITTÀ

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IL CHININOOttobre 2014 34

- Laboratorio analisi

- Allergologia

- Ematologia

- Dermatologia

- Cardiologia

- Check-up

-- Ortopedia

- Fisiatria

- Esami radiologici

- M.O.C. (Dexa)

- R.M.N. (Risonanza Magnetica Nucleare)

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Il Centro Fleming esegue esami e visite mediche specialistiche di:

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spirito fraterno tra chi vi partecipa. Infatti, come rac-conta con orgoglio faiola, i momenti che ricordano con maggior felicità sono legati alla partecipazione alla pri-ma “CorSalsiccia”, organizzata l’estate appena trascor-sa insieme all’associazione nemesis, in cui «eravamo pochissimi ma con tanta voglia di correre assieme».

In realtà si sono contati più di quattrocento atleti che «hanno avuto tutti un ruolo fondamentale per la riu-scita dell’evento», come non manca di sottolineare il presidente della “Podistica Pontinia”, evidenziando un grande successo dovuto al «fantastico» spirito che si è creato all’interno dell’associazione, in cui «ogni per-sona risulta importante e indispensabile». In fondo la caratteristica più bella di questo sport è che bastano un paio di scarpe, condito da tanta voglia di andare a correre e il gioco è fatto. Il primo anno per l’Asd “Podistica Pontinia” è stato di assestamento, ma già dal prossimo l’associazione ha rivelato di avere in serbo qualche richiesta per l’asses-sorato alla sport del comune di Pontinia.

su tutte la proposta di implementazione delle piste ci-clabili che potranno giovare non solo a chi fa podismo, ma anche agli appassionati di jogging, non solo agli inscritti all’associazione sportiva, ma all’intera comuni-tà, migliorando le condizioni di sicurezza per corridori, ciclisti, pedoni e automobilisti.

SPORT CITTADINO

L’Asd “Podistica Pontinia” è una realtà nata da poco, ma è già riuscita ad aggregare molte persone. Nata nel novembre del 2013 «quasi per caso», come racconta il

presidente Emilio Faiola «da una semplice chiac-chierata con i fratelli Lombardi».

l’associazione si era data l’obiettivo di creare un gruppo di almeno di venti persone nel primo anno. Un’obiettivo largamente superato, considerato che oggi gli iscritti sono cinquantotto. Il podismo è quella parte dell’atletica leggera che comprende ogni tipo di corsa a piedi, sia su pista, sia su strada. Il negozio dal quale tutto è partito «è diventato il nostro quartier generale», svela il presidente faiola.

«tutti possono andare a chiedere informazioni sulla no-stra associazione». Inoltre, un ruolo importante l’hanno ricoperto anche il sito internet ufficiale (www.podistica-pontinia.it), le pagine social di twitter e facebook.

a oggi gli atleti si allenano facendo il consueto giro del cimitero, due o tre volte a settimana in base alle disponibilità dei corridori, i quali hanno goliardicamen-te rinominato il luogo in cui si allenano come: “il Coni santo”.

la parte più bella di questo sport è che nonostante si individuale, riesce a creare tantissima aggregazione e

di LUCA GHIDONI

I corridori dell’Asd “Podistica Pontina”. Foto di Pietro Romano.

pontinia va di corsa

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