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DI SIMONA GIONTA i aggiriamo per Itri, un bor- go medievale ricco di storia, bellissimo fino ad ora ad- dormentato e abbandonato, a- dottato da oltre 400 bambini del- la scuola del paese come palco- scenico. «Il teatro mi ha insegna- to a non avere paura», così uno dei piccoli protagonisti dell’Enrico IV di Shakespeare nella corte, al- l’ombra del Castello medievale di Itri racconta la sua esperienza di la- boratorio teatrale a scuola per il progetto “La zattera del teatro” promosso dal Teatro Bertolt Bre- cht di Formia, “Officina culturale” della regione Lazio e riconosciuta dal Mibact per il teatro di figura nell’Ic Itri. «In cinque anni li ab- biamo visti crescere in gestualità, allegria, passione, espressione ma anche gruppo», racconta, invece, un genitore. Ogni sera sette spettacoli in con- temporanea ripetuti per tre volte, un “popolo” di nonni, zii, paren- ti, amici, ma soprattutto di citta- dini incuriositi. La manifestazione finale di una scuola è diventato un evento per l’intero paese. E’ il frutto dei la- boratori teatrali che i bambini, dalla prima alla quinta elemen- tare, classe per classe, hanno svol- to in orario curriculare, come l’i- taliano e la matematica. Un pro- getto, pilota, appunto, che ha an- ticipato le direttive del Miur in materia. Si vedono bambini interpretare Giulio Cerare, i dottori di Molie- re vestiti con strane parrucche, bandiere sventolare, violini e flau- ti suonare nei vicoli, draghi appa- rire, troni, spade, un carnevale di colori, mentre la signora della ca- sa di pietra su una sedia di legno guarda tutto, ammirata e dice: «non ho mai visto questo borgo così». Cala la luce del sole e sulle C facciate delle case, della chiesa di San Michele, del castello medie- vale prendono vita immagini e quadri. «Non vi dimenticate di noi bambini di questo borgo», leggo- no i ragazzi delle quinte nel gran- de finale in piazza. Sarà davvero difficile. L’esperienza di Itri, particolare per il numero di bambini coinvolti e per l’inserimento in orario scola- stico, non è l’unica svolta nel La- zio rispetto a laboratori di dram- maturgia nelle scuole. Il 4 giugno, nel teatro Principe di Palestrina, è andato in scena “The Tempest”, l’ultimo lavoro del La- boratorio Teatrale dell’Istituto Su- periore “Paolo Borsellino e Gio- vanni Falcone” di Zagarolo. In poco più di un’ora di spettaco- lo, i ragazzi del Liceo, diretti da Fabrizio Di Stante e coordinati dal- le docenti Gentile e Pignalberi, hanno dato vita all’incanto di quella che è forse l’opera più com- plessa di Shakespeare, che parla di illusione, di sogno, di magia, ma anche di nobili ideali, di purezza e rigenerazione. Quella del “Borsellino e Falcone”, spiega la dirigente, Manuela Cen- ciarini, è in realtà «un’autentica compagnia teatrale, la “Drama- Teach Company”, che da dieci an- ni continua a crescere in profes- sionalità coinvolgendo oltre cen- to ragazzi che si calano nei ruoli di attori, scenografi, aiuto registi, costumisti, truccatori e grafici; u- na compagnia che ci dà prova di come la scuola, attraverso l’arte scenica, possa promuovere per- corsi di qualità nella formazione dei giovani, guidandoli verso una piena consapevolezza di sé e dei propri mezzi espressivi, ma anche insegnando loro l’importanza del- l’impegno, della condivisone e del lavoro di squadra». Anche a Sora da nove anni il dram- maturgo e regista Ivano Capoc- ciama al Liceo classico, prima, ed ora all’Ic ‘I Sora’, al liceo scientifi- co “Leonardo Da Vinci” e all’I.I.S. Semoncelli svolge laboratori da ottobre a maggio come attività a scelta in orario pomeridiano. «Penso che il futuro della ricerca teatrale sia proprio nella scuola – afferma – L’importante è che il la- boratorio sia curato da persone competenti, da professionisti del settore, gli insegnanti dovrebbero essere solo da supporto. I bambi- ni si trovano, così, in una dimen- sione di spettacolo autentica». Il 7 Giugno, invece, il liceo Vaila- ti di Genzano ha portato in scena al Teatro Tognazzi di Velletri lo spettacolo “Ciò che inferno non è” tratto dall’omonimo romanzo di Alessandro D’Avenia a conclu- sione del progetto “Maestri d’arti sceniche”. Partendo da alcuni epidosi più si- gnificativi del testo omaggio a don Pino Puglisi, i ragazzi che hanno frequentato l’attività di laborato- rio tra scenografie digitali, musi- ca, recitazione hanno cercato di veicolare un messaggio importan- te come la lotta alla criminalità. Il teatro può diventare una materia scolastica per il valore pedagogico e formativo che da secoli porta a- vanti, gli istituti del Lazio ne sono una testimonianza. Il teatro fa bella la scuola Il primo passo del Ministero dell’Istruzione l valore educativo delle esperienze didattiche con gli spettacoli artistici, fatto valere dagli studi della facoltà delle Scienze dell’E- ducazione e gli obiettivi definiti dalle conferenze mondiali sull’Educa- zione artistica, promosse dall’Unesco, ha impegnato gli Stati membri, e quindi l’Italia, a progettare ed eseguire programmi di alto livello per rispondere ai bisogni educativi dei giovani in modo adeguato alla realtà nella quale dovranno inserirsi», questa la premessa con cui il Miur per l’anno scolastico 2016/2017 ha tracciato le linee guida per introdurre il teatro a scuola. Per la prima volta nel panorama della legislazione sco- lastica è stata inserita una norma di rango primario afferente le attività didattiche connesse al teatro. Si introduce la promozione, la diffusio- ne, la valorizzazione della produzione teatrale attraverso l’accesso alla formazione artistica mediante il potenziamento degli studi nel settore delle arti nel curriculum delle scuole di ogni ordine e grado. Il primo passo è stato quello di portare, dal punto di vista didattico, il teatro a scuola, il secondo sarà quello di regolarne l’attività. (S.Gio.) I « le linee guida Uno strumento altamente formativo dal punto di vista didattico e pedagogico che aiuta i ragazzi a fare gruppo, a superare le paure, a gestire spazio e tempo Paura, coraggio, amore e legalità Gratteri al Festival delle emozioni a puntualità è la caratteristica dei meridionali», così si presenta Nicola Gratteri, magistrato antimafia, Procuratore di Catanzaro in una gremita piazza Domitilla a Terracina per inaugurare la IV Edizione del Festival delle Emozioni. «Emozioni Fuori Legge», il tema del suo intervento, tra coraggio, paura e amore e le tante sfumature di chi ogni giorno è in prima linea contro la criminalità. Ventinove anni sotto scorta, «non sempre viene assegnata perchè serve L « e si sprecano risorse e uomini», dice Gratteri, ma «non ci si abitua mai a vivere così». Una testimonianza lucida e di grande integrità quella del magistrato, un viaggio tra i riti di affiliazione, nella vita di un mafioso, dalla «piuma» al «picciotto liscio», ai codici di onore, alle regole dei capi mafia «da far rispettare esclusivamente agli altri». Un viaggio anche tra chi con la mafia scende a patti: «oggi non ci si indigna più, non si arrossisce nemmeno e per la mafia costa tanto meno ed è più facile corrompere». Emozioni, ma anche comportamenti, «sono fondamentali, non solo bisogna essere onesti, ma apparire tali». Comportamenti che siano credibili: «la credibilità di un magistrato la si misura dal numero di persone che vengono a bussare alla tua porta, se ci sono vuol dire che la gente pensa che tu sia la speranza o la svolta per il territorio». «Il prezzo della coerenza», dice Gratteri, è una questione di scelta di campo, quella di rigare dritto secondo la legge «quel che costi». La «finta antimafia» che è diventata un lavoro e non si sporca le mani volontariamente; i vari rapporti di collusione esistenti con la ‘Ndrangheta in Calabria, «c’è ancora molto da lavorare su questo»; i giovani e il fascino dell’occulto, «devono capire la differenza tra quanto guadagna e rischia un corriere di cocaina e quanto un idraulico», sono altri temi toccati dal magistrato che ha lasciato la piazza senza rifiutare strette di mano o scambio di parole. (S.G.) L EDITORIALE PERCORSI NUOVI CHE TESTIMONIANO EMOZIONI POSITIVE LIDIA CARDI* a scuola e il teatro: cosa hanno in comune queste due realtà? Il teatro è necessariamente un’attività aggiuntiva, un’attività per chi ha abilità comunicative, sicurezza di sé, giusta dizione? La sfida è proprio in questa visione: che il fare teatro, sperimentare attività teatrale non sia solo per chi ha specifiche abilità, ma sia per tutti. Anche per chi pensa di non essere capace (e soprattutto per chi si ritiene tale!). Come una materia scolastica. Così l’abbiamo pensata all’Istituto Comprensivo Itri, da cinque anni. Tutte le classi della scuola Primaria, durante le ore curricolari, con la presenza delle docenti e il supporto di operatori specializzati, hanno “fatto teatro”: inventato testi, suggerito azioni, previsto musiche ed effetti sonori, elaborato scenografie. Ma, gli alunni hanno anche provato ad essere protagonisti, porgere la battuta, rimanere dietro le quinte, aspettare il turno, osservare il silenzio, condividere un obiettivo, esprimere emozioni. Fare teatro, per noi, quindi, è stato un percorso interdisciplinare (lingua, storia, arte, musica, attività motoria) ma anche un percorso umano, sociale, emotivo ed affettivo. Un percorso durante il quale nessuno è rimasto indietro. Ognuno col proprio bagaglio di abilità note o sconosciute, che a volte si sono scoperte strada facendo, nell’incredulità dello stesso bambino, nella sorpresa gioiosa di un genitore. Senza valutazione alcuna, senza il peso di una valutazione se non la contentezza di mettersi in gioco, di essere soddisfatti del risultato del proprio lavoro in comune. Come in squadra si vince e si perde insieme, l’esperienza teatrale ha regalato ai nostri bambini l’esercizio della condivisione profonda, della sfida da inventare e vincere assieme: un modello comportamentale, un orizzonte civile. Così la scuola si è proposta sul territorio, alle famiglie, chiedendo il loro appoggio. Così la scuola, in questi cinque anni si è anche proposta al territorio, a tematiche che attraversavano la realtà locale, facendo sì che l’esperienza teatrale non fosse vissuta solo tra i banchi, ma fosse di tutti; non chiusa nelle aule, ma arrivasse nelle piazze, nei borghi, coinvolgesse il comune e le associazioni. Inoltre, non un percorso isolato, ma interagente con altri ambiti d’interesse che anno dopo anno hanno guidato i laboratori: i Briganti, i fuochi di San Giuseppe, le Favole, il Cibo, i classici della letteratura. Quindi i vari itinerari didattici (circa 20 per anno), hanno ruotato in ogni anno scolastico intorno ad una tematica che, a sua volta, ispirava altri percorsi disciplinari (letterari, storici, geografici, ecc). Quindi il teatro è stato soggetto ed oggetto, ispirato ed ispiratore, filo conduttore che ha legato bambini, docenti, genitori, territorio. Collante di profonde emozioni condivise. A questa esperienza siamo grati, della bellezza di questa esperienza siamo testimoni. *dirigente scolastisco dell’Istituto comprensivo Itri L Coordinamento: cooperativa Il Mosaico via Anfiteatro Romano, 18 00041 Albano Laziale (Rm) tel. 06.932684024 e-mail: [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano tel. 02.67801 - fax 02.6780483 www.avvenire.it e-mail: [email protected] DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLA e-mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084 Domenica, 10 giugno 2018 generazione giovani Napoli, nella prima metà dell’Ottocento, giunse un ragazzo, un giovane con la gamba quasi in can- crena. Nunzio Sulprizio, veniva da un piccolo paese a- bruzzese dove, rimasto orfano, per lavorare nell’offici- na dello zio, si ferì gravemente al piede, che era ormai in cancrena. Un altro suo zio, che abitava nella grande capitale del Regno, aveva trovato un “padre dei pove- ri” che lo aiutò, trattandolo come un figlio, il colon- nello Wochinger. Nunzio non aveva fatto neanche la pri- ma Comunione anche se da anni era un cristiano per- fetto: andava a Messa tutte le domeniche sfidando le bestemmie dello zio, offriva al suo amico crocifisso tut- te le sue, grandi, sofferenze fisiche e morali. A Napoli rifiorì. Sembrò addirittura guarito: alle stampelle sostituì un bastone e cominciò ad essere un segno di speranza e di santità nel cuore di Napoli. Addirittura si diede u- na regola di vita fatta di preghiera, studio e carità che seguiva fedelmente. Quando morì, a soli 19 anni, suc- cesse che il suo corpo emise un delicato profumo e tut- ti lo ricordarono come un santo. Fu una vittima dei maltrattamenti sul lavoro. Prezioso agli occhi del po- polo di Dio e del suo Signore. Tanto che Paolo VI, du- rante i lavori del Concilio, nel proclamarlo beato, lo in- dicò come esempio per i giovani e gli operai. Francesco Guglietta A Una vita votata a Dio esempio per gli altri Non solo calcoli, l’architettura è anche valore di prossimità a pagina 2 Le esperienze laziali nei laboratori di drammaturgia con gli studenti L’intervento di Nicola Gratteri ALBANO DIOCESI A CONVEGNO SUL DISCERNIMENTO a pagina 3 ANAGNI L’AC CELEBRA LA FAMIGLIA a pagina 4 CIVITA C. LA FESTA DEL VOLONTARIATO a pagina 5 CIVITAVECCHIA UNA TAVOLA DI MISERICORDIA a pagina 6 FROSINONE VOLGE AL TERMINE IL PERCORSO BIBLICO a pagina 7 GAETA A PASTENA PER «DABAR» a pagina 8 LATINA LA FORMAZIONE PER I CATECHISTI a pagina 9 PALESTRINA PACE E DIRITTI INSEGNATI A SCUOLA a pagina 10 PORTO S.RUFINA IL SANTUARIO RIAPERTO AL CULTO a pagina 11 SORA MARIA, UN ESEMPIO PER LE FAMIGLIE a pagina 13 TIVOLI LA PROCESSIONE DEL CORPUS DOMINI a pagina 14 NELLE DIOCESI RIETI L’EUCARISTIA NEL QUOTIDIANO a pagina 12 Itri, chiesa San Michele Gli spettacoli finali dei ragazzi nel borgo storico di Itri

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DI SIMONA GIONTA

i aggiriamo per Itri, un bor-go medievale ricco di storia,bellissimo fino ad ora ad-

dormentato e abbandonato, a-dottato da oltre 400 bambini del-la scuola del paese come palco-scenico. «Il teatro mi ha insegna-to a non avere paura», così uno deipiccoli protagonisti dell’Enrico IVdi Shakespeare nella corte, al-l’ombra del Castello medievale diItri racconta la sua esperienza di la-boratorio teatrale a scuola per ilprogetto “La zattera del teatro”promosso dal Teatro Bertolt Bre-cht di Formia, “Officina culturale”della regione Lazio e riconosciutadal Mibact per il teatro di figuranell’Ic Itri. «In cinque anni li ab-biamo visti crescere in gestualità,allegria, passione, espressione maanche gruppo», racconta, invece,un genitore. Ogni sera sette spettacoli in con-temporanea ripetuti per tre volte,un “popolo” di nonni, zii, paren-ti, amici, ma soprattutto di citta-dini incuriositi. La manifestazione finale di unascuola è diventato un evento perl’intero paese. E’ il frutto dei la-boratori teatrali che i bambini,dalla prima alla quinta elemen-tare, classe per classe, hanno svol-to in orario curriculare, come l’i-taliano e la matematica. Un pro-getto, pilota, appunto, che ha an-ticipato le direttive del Miur inmateria. Si vedono bambini interpretareGiulio Cerare, i dottori di Molie-re vestiti con strane parrucche,bandiere sventolare, violini e flau-ti suonare nei vicoli, draghi appa-rire, troni, spade, un carnevale dicolori, mentre la signora della ca-sa di pietra su una sedia di legnoguarda tutto, ammirata e dice:«non ho mai visto questo borgocosì». Cala la luce del sole e sulle

C

facciate delle case, della chiesa diSan Michele, del castello medie-vale prendono vita immagini equadri. «Non vi dimenticate di noibambini di questo borgo», leggo-no i ragazzi delle quinte nel gran-de finale in piazza. Sarà davverodifficile. L’esperienza di Itri, particolare peril numero di bambini coinvolti eper l’inserimento in orario scola-stico, non è l’unica svolta nel La-zio rispetto a laboratori di dram-maturgia nelle scuole. Il 4 giugno, nel teatro Principe diPalestrina, è andato in scena “TheTempest”, l’ultimo lavoro del La-boratorio Teatrale dell’Istituto Su-periore “Paolo Borsellino e Gio-vanni Falcone” di Zagarolo. In poco più di un’ora di spettaco-lo, i ragazzi del Liceo, diretti daFabrizio Di Stante e coordinati dal-le docenti Gentile e Pignalberi,hanno dato vita all’incanto diquella che è forse l’opera più com-plessa di Shakespeare, che parla diillusione, di sogno, di magia, maanche di nobili ideali, di purezzae rigenerazione.Quella del “Borsellino e Falcone”,spiega la dirigente, Manuela Cen-ciarini, è in realtà «un’autenticacompagnia teatrale, la “Drama-Teach Company”, che da dieci an-ni continua a crescere in profes-sionalità coinvolgendo oltre cen-to ragazzi che si calano nei ruolidi attori, scenografi, aiuto registi,costumisti, truccatori e grafici; u-na compagnia che ci dà prova dicome la scuola, attraverso l’artescenica, possa promuovere per-corsi di qualità nella formazione

dei giovani, guidandoli verso unapiena consapevolezza di sé e deipropri mezzi espressivi, ma ancheinsegnando loro l’importanza del-l’impegno, della condivisone e dellavoro di squadra». Anche a Sora da nove anni il dram-

maturgo e regista Ivano Capoc-ciama al Liceo classico, prima, edora all’Ic ‘I Sora’, al liceo scientifi-co “Leonardo Da Vinci” e all’I.I.S.Semoncelli svolge laboratori daottobre a maggio come attività ascelta in orario pomeridiano.

«Penso che il futuro della ricercateatrale sia proprio nella scuola –afferma – L’importante è che il la-boratorio sia curato da personecompetenti, da professionisti delsettore, gli insegnanti dovrebberoessere solo da supporto. I bambi-ni si trovano, così, in una dimen-sione di spettacolo autentica». Il 7 Giugno, invece, il liceo Vaila-ti di Genzano ha portato in scenaal Teatro Tognazzi di Velletri lospettacolo “Ciò che inferno nonè” tratto dall’omonimo romanzodi Alessandro D’Avenia a conclu-sione del progetto “Maestri d’artisceniche”. Partendo da alcuni epidosi più si-gnificativi del testo omaggio a donPino Puglisi, i ragazzi che hannofrequentato l’attività di laborato-rio tra scenografie digitali, musi-ca, recitazione hanno cercato diveicolare un messaggio importan-te come la lotta alla criminalità. Ilteatro può diventare una materiascolastica per il valore pedagogicoe formativo che da secoli porta a-vanti, gli istituti del Lazio ne sonouna testimonianza.

Il teatro fa bella la scuola

Il primo passo del Ministero dell’Istruzionel valore educativo delle esperienze didattiche con gli spettacoliartistici, fatto valere dagli studi della facoltà delle Scienze dell’E-

ducazione e gli obiettivi definiti dalle conferenze mondiali sull’Educa-zione artistica, promosse dall’Unesco, ha impegnato gli Stati membri,e quindi l’Italia, a progettare ed eseguire programmi di alto livello perrispondere ai bisogni educativi dei giovani in modo adeguato alla realtànella quale dovranno inserirsi», questa la premessa con cui il Miur perl’anno scolastico 2016/2017 ha tracciato le linee guida per introdurre ilteatro a scuola. Per la prima volta nel panorama della legislazione sco-lastica è stata inserita una norma di rango primario afferente le attivitàdidattiche connesse al teatro. Si introduce la promozione, la diffusio-ne, la valorizzazione della produzione teatrale attraverso l’accesso allaformazione artistica mediante il potenziamento degli studi nel settoredelle arti nel curriculum delle scuole di ogni ordine e grado. Il primopasso è stato quello di portare, dal punto di vista didattico, il teatro ascuola, il secondo sarà quello di regolarne l’attività. (S.Gio.)

le linee guida

Uno strumentoaltamente formativodal punto di vistadidattico e pedagogicoche aiuta i ragazzi a fare gruppo, a superare le paure, a gestire spazio e tempo

Paura, coraggio, amore e legalitàGratteri al Festival delle emozioni

a puntualità è lacaratteristica deimeridionali», così si

presenta Nicola Gratteri, magistratoantimafia, Procuratore di Catanzaroin una gremita piazza Domitilla aTerracina per inaugurare la IVEdizione del Festival delleEmozioni. «Emozioni Fuori Legge»,il tema del suo intervento, tracoraggio, paura e amore e le tantesfumature di chi ogni giorno è inprima linea contro la criminalità.Ventinove anni sotto scorta, «nonsempre viene assegnata perchè serve

e si sprecano risorse e uomini», diceGratteri, ma «non ci si abitua mai avivere così». Una testimonianzalucida e di grande integrità quelladel magistrato, un viaggio tra i ritidi affiliazione, nella vita di unmafioso, dalla «piuma» al «picciottoliscio», ai codici di onore, alle regoledei capi mafia «da far rispettareesclusivamente agli altri». Unviaggio anche tra chi con la mafiascende a patti: «oggi non ci siindigna più, non si arrossiscenemmeno e per la mafia costa tantomeno ed è più facile corrompere».Emozioni, ma anchecomportamenti, «sonofondamentali, non solo bisognaessere onesti, ma apparire tali».Comportamenti che siano credibili:«la credibilità di un magistrato la simisura dal numero di persone che

vengono a bussare alla tua porta, seci sono vuol dire che la gente pensache tu sia la speranza o la svolta peril territorio». «Il prezzo della coerenza», diceGratteri, è una questione di scelta dicampo, quella di rigare drittosecondo la legge «quel che costi». La«finta antimafia» che è diventata unlavoro e non si sporca le manivolontariamente; i vari rapporti dicollusione esistenti con la‘Ndrangheta in Calabria, «c’è ancoramolto da lavorare su questo»; igiovani e il fascino dell’occulto,«devono capire la differenza traquanto guadagna e rischia uncorriere di cocaina e quanto unidraulico», sono altri temi toccatidal magistrato che ha lasciato lapiazza senza rifiutare strette dimano o scambio di parole. (S.G.)

L ’ E D I T O R I A L E

PERCORSI NUOVICHE TESTIMONIANOEMOZIONI POSITIVE

LIDIA CARDI*

a scuola e il teatro: cosa hanno incomune queste due realtà? Il teatro ènecessariamente un’attività aggiuntiva,

un’attività per chi ha abilità comunicative,sicurezza di sé, giusta dizione? La sfida èproprio in questa visione: che il fare teatro,sperimentare attività teatrale non sia solo perchi ha specifiche abilità, ma sia per tutti.Anche per chi pensa di non essere capace (esoprattutto per chi si ritiene tale!). Comeuna materia scolastica. Così l’abbiamo pensata all’IstitutoComprensivo Itri, da cinque anni. Tutte leclassi della scuola Primaria, durante le orecurricolari, con la presenza delle docenti eil supporto di operatori specializzati, hanno“fatto teatro”: inventato testi, suggeritoazioni, previsto musiche ed effetti sonori,elaborato scenografie. Ma, gli alunnihanno anche provato ad essereprotagonisti, porgere la battuta, rimaneredietro le quinte, aspettare il turno,osservare il silenzio, condividere unobiettivo, esprimere emozioni. Fare teatro, per noi, quindi, è stato unpercorso interdisciplinare (lingua, storia,arte, musica, attività motoria) ma ancheun percorso umano, sociale, emotivo edaffettivo. Un percorso durante il qualenessuno è rimasto indietro. Ognuno colproprio bagaglio di abilità note osconosciute, che a volte si sono scopertestrada facendo, nell’incredulità dello stessobambino, nella sorpresa gioiosa di ungenitore. Senza valutazione alcuna, senza ilpeso di una valutazione se non lacontentezza di mettersi in gioco, di esseresoddisfatti del risultato del proprio lavoro incomune. Come in squadra si vince e siperde insieme, l’esperienza teatrale haregalato ai nostri bambini l’esercizio dellacondivisione profonda, della sfida dainventare e vincere assieme: un modellocomportamentale, un orizzonte civile. Così la scuola si è proposta sul territorio, allefamiglie, chiedendo il loro appoggio. Così la scuola, in questi cinque anni si èanche proposta al territorio, a tematiche cheattraversavano la realtà locale, facendo sì chel’esperienza teatrale non fosse vissuta solo trai banchi, ma fosse di tutti; non chiusa nelleaule, ma arrivasse nelle piazze, nei borghi,coinvolgesse il comune e le associazioni. Inoltre, non un percorso isolato, mainteragente con altri ambiti d’interesse cheanno dopo anno hanno guidato i laboratori:i Briganti, i fuochi di San Giuseppe, leFavole, il Cibo, i classici della letteratura.Quindi i vari itinerari didattici (circa 20 peranno), hanno ruotato in ogni annoscolastico intorno ad una tematica che, a suavolta, ispirava altri percorsi disciplinari(letterari, storici, geografici, ecc). Quindi il teatro è stato soggetto ed oggetto,ispirato ed ispiratore, filo conduttore che halegato bambini, docenti, genitori, territorio.Collante di profonde emozioni condivise. Aquesta esperienza siamo grati, della bellezzadi questa esperienza siamo testimoni.

*dirigente scolastisco dell’Istitutocomprensivo Itri

L

Coordinamento: cooperativa Il Mosaicovia Anfiteatro Romano, 1800041 Albano Laziale (Rm)tel. 06.932684024e-mail: [email protected]

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DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLAe-mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084

Domenica, 10 giugno 2018 generazione giovani

Napoli, nella prima metà dell’Ottocento, giunse unragazzo, un giovane con la gamba quasi in can-

crena. Nunzio Sulprizio, veniva da un piccolo paese a-bruzzese dove, rimasto orfano, per lavorare nell’offici-na dello zio, si ferì gravemente al piede, che era ormaiin cancrena. Un altro suo zio, che abitava nella grandecapitale del Regno, aveva trovato un “padre dei pove-ri” che lo aiutò, trattandolo come un figlio, il colon-nello Wochinger. Nunzio non aveva fatto neanche la pri-ma Comunione anche se da anni era un cristiano per-fetto: andava a Messa tutte le domeniche sfidando lebestemmie dello zio, offriva al suo amico crocifisso tut-te le sue, grandi, sofferenze fisiche e morali. A Napolirifiorì. Sembrò addirittura guarito: alle stampelle sostituìun bastone e cominciò ad essere un segno di speranzae di santità nel cuore di Napoli. Addirittura si diede u-na regola di vita fatta di preghiera, studio e carità cheseguiva fedelmente. Quando morì, a soli 19 anni, suc-cesse che il suo corpo emise un delicato profumo e tut-ti lo ricordarono come un santo. Fu una vittima deimaltrattamenti sul lavoro. Prezioso agli occhi del po-polo di Dio e del suo Signore. Tanto che Paolo VI, du-rante i lavori del Concilio, nel proclamarlo beato, lo in-dicò come esempio per i giovani e gli operai.

Francesco Guglietta

A

Una vita votata a Dioesempio per gli altri

Non solo calcoli,l’architettura è anchevalore di prossimitàa pagina 2

Le esperienze laziali nei laboratori di drammaturgia con gli studenti

L’intervento di Nicola Gratteri

◆ ALBANODIOCESI A CONVEGNO SUL DISCERNIMENTO

a pagina 3

◆ ANAGNIL’AC CELEBRALA FAMIGLIA

a pagina 4

◆ CIVITA C.LA FESTADEL VOLONTARIATO

a pagina 5

◆ CIVITAVECCHIAUNA TAVOLADI MISERICORDIA

a pagina 6

◆ FROSINONEVOLGE AL TERMINEIL PERCORSO BIBLICO

a pagina 7

◆ GAETAA PASTENAPER «DABAR»

a pagina 8

◆ LATINALA FORMAZIONE PER I CATECHISTI

a pagina 9

◆ PALESTRINAPACE E DIRITTIINSEGNATI A SCUOLA

a pagina 10

◆ PORTO S.RUFINAIL SANTUARIORIAPERTO AL CULTO

a pagina 11

◆ SORAMARIA, UN ESEMPIOPER LE FAMIGLIE

a pagina 13

◆ TIVOLILA PROCESSIONEDEL CORPUS DOMINI

a pagina 14

NELLE DIOCESI

◆ RIETIL’EUCARISTIANEL QUOTIDIANO

a pagina 12

Itri, chiesa San Michele

Gli spettacoli finali dei ragazzi nel borgo storico di Itri

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30

«Idee di cattedrali, esperienze di comunità»Al sedicesimo convegno internazionaletenutosi al monastero di Bose i professionisti under 35 arrivati dal Lazio

Zingaretti: «Uno sforzo per tutto il territorio»

DI MIRKO GIUSTINI

ono passati pochi giorni da quando ilConsiglio regionale del Lazio ha approvatoil bilancio 2018–2020 e la legge di stabilità

2018. Il presidente, Nicola Zingaretti, spiega aLazio Sette le caratteristiche principali. Quali sono le novità più importanti dellalegge di stabilità? L’approvazione del bilancio è stata una provadi responsabilità del nuovo Consiglioregionale, dove ha prevalso la voglia di avviareinsieme azioni utili per la comunità del Lazio.Il bilancio regionale poggia su alcuni pilastrifondamentali: abbiamo approvato unamanovra che si pone come obiettivi prioritari

la lotta alle diseguaglianze, l’attenzione aigiovani, al lavoro e allo sviluppo.Confermiamo le esenzioni e le riduzionidell’addizionale regionale Irpef per le fascemeno ricche della popolazione, per le famiglienumerose e per chi ha figli disabili. Investiamosulla rete infrastrutturale e sulle operepubbliche. Abbiamo compiuto uno sforzo inpiù per intervenire sulle grandi emergenze delterritorio. Infine, abbiamo rinnovato,approvandolo all’unanimità, il taglio deivitalizi agli ex consiglieri, che fino al 2023frutterà 12,5 milioni di euro nelle casse dellaRegione che verranno utilizzati perl’abbattimento delle liste d’attesa.Dopo dieci anni la sanità del Lazio è uscitadal commissariamento. Alcuneproblematiche rimangono. Come far fronte? Abbiamo posto le condizioni per un fattostorico per la nostra regione. Il disavanzofinanziario, che viaggiava sui 2 miliardi l’annoè stato ridotto a 58 milioni di euro e si avviaverso l’azzeramento. Parallelamente si sta

innalzando la qualità delle cure: i livelliessenziali di assistenza, sono passati da unasituazione di inadeguatezza nel 2013, quandoeravamo a 152 punti, fino a 178 punti nel2016. Alla fine del 2018 saranno inseriti neiranghi della sanità 3.500 unità tra medici,infermieri e tecnici. Inoltre abbiamo adisposizione 720 milioni di euro per effettuareil più grande intervento di edilizia sanitaria emodernizzazione delle cure mai visto da 30anni nel Lazio.Quali sviluppi futuri per l’economia locale? Il nostro sforzo è quello di contribuire allosviluppo dell’economia lavorando sulle grandivocazioni del territorio: sulle punte piùavanzate dell’innovazione e della ricerca –penso a settori come la farmaceutica – maanche ricostruendo un tessuto locale fatto dipiccole imprese, prodotti tipici e bellezza.Proprio intorno alla bellezza e alle tradizionidel Lazio si possono costruire solide reti confortissime ricadute sull’economia el’occupazione.

S

«Quando si progettaserve un lavoro collegiale»

Ingegneri, architetti,artisti, liturgisti e storici dell’arte insiemeper riflettere sugli edificidi culto come espressionedi un cammino collettivoLe eperienze«partecipative» di quattro diocesi

L’architettura è anche socialità

DI MARIO ROSSI

ra le cose che più rendonol’idea di prossimità e vicinanzafra Dio e il popolo vi sono i

beni architettonici, in primis gliedifici di culto: cattedrali, chiese,cappelle e oratori. Nel Lazio, comeriporta BeWeB, il catalogo dei beniculturali ecclesiastici della Cei, cisono 22 cattedrali, 1.468

Tparrocchie e 2.900 edifici di culto.Costruzioni che, nel corso deisecoli, hanno colmato la distanzatra il popolo radunato inassemblea e il Dio vivente celebratonella liturgia. Il temadell’architettura di prossimità eliturgia è stato al centro delconvegno tenutosi a Bose la scorsasettimana. Per il Lazio eranopresenti diversi giovaniprofessionisti under35 che hannoraccontato l’esperienza del progetto“Clilab” (Convegno LiturgicoInternazionale Laboratorio Bose).Quattro team di lavoro, compostida un ingegnere, un architetto, unartista, un liturgista e uno storicodell’arte, hanno lavorato in quattrodiocesi (Altamura, Catanzaro,Oppido e Reggio Calabria) permettere in pratica il metododell’architettura partecipata. Inparticolare, il gruppo Clilab diGravina in Puglia, diocesi diAltamura, ha visto protagonistal’ingegnere Marco Riso di Porto-Santa Rufina, diocesi guidata dalvescovo Gino Reali, che ha svolto il

ruolo di coordinatore. Assieme alui Giulia De Lucia, architetto diColleferro, l’architetto EmanueleCavallini (Pescara), la storicadell’arte Enrica Asselle (Torino),l’artista Serena Laborante (Genova)e il liturgista don Maurizio DiRienzo (Gaeta). «Il Clilab ha messoin evidenza come una comunitàdebba partecipare allaprogettazione e alla costruzionedella sua casa – ha sottolineatoMarco Riso – ha mosso un primopasso verso un’architetturapartecipata dei luoghi di culto chefinora le diocesi e l’ufficionazionale edilizia di culto avevanopreso poco in considerazione». Trale sfide di questo approccio c’è «ildover dialogare con le diversefigure del processo diprogettazione: diocesi, parrocchia egruppo di lavoro. Un fare andare insintonia le diverse figure e dare vitaad un vero processo partecipativo».Giulia De Lucia ha sottolineatocome «l’architettura di prossimità èun’opera di relazione. Le chieseinfatti, così come altre realizzazioni

non vanno considerate comemanufatti fisici posti all’internodelle realtà urbane o territoriali, macome elementi nodali capaci dicreare relazioni di tipo sociale sulterritorio». Don Maurizio DiRienzo ha affermato che«architettura e liturgia sono duetermini interconnessi: l’edificiochiesa permette alle azioniliturgiche di prendere vita, mentrela liturgia e la teologia liturgicadanno significato al luogo sacro». IlClilab ha avuto il merito dievidenziare l’importanzadell’architettura partecipata. Unprogetto che ha avuto i giovani alcentro: don Valerio Pennasso,direttore dell’ufficio nazionaleedilizia di culto, ha sottolineatocome «si siano messi in gioco conle dinamiche proprie e le sensibilitàdi ciascuno», con le difficoltà legatea quattro diocesi «diverse pernecessità, possibilità, opportunità ecriticità» con il solo obiettivo didare «continuità» ad un progettoideato e realizzato, rispetto allacomunità che vi abita.

DI MARIA TERESA CIPRARI

architetto Agapito Fornari,incaricato per i beni culturali e

l’edilizia di culto della diocesi diPalestrina e membro della consultaregionale per i beni culturali, riflettesui criteri per la costruzione deicomplessi parrocchiali. Qual è l’iter da seguire? Nell’ultima assemblea generale deivescovi è stato approvato il nuovotesto delle disposizioni anche perl’edilizia di culto e il regolamentoattuativo, che il Consiglio episcopalepermanente ha deliberato a maggioscorso. Esso, risponde al criterio didare prevalenza ad interventi sulpatrimonio immobiliare esistenteper un suo migliore utilizzo eprovvedere alla necessità direalizzazione di nuovi complessiparrocchiali, sulla base diprogrammazioni diocesane, tenendoconto dell’intero patrimoniodisponibile. Quali sono i passi da compierequando si fa un progetto di questotipo? I passi più importanti sono sette. Siparte con la valutazione delle realinecessità della parrocchia; siprosegue con l’analisi della dinamicadella popolazione residente e difuturo insediamento;l’individuazione delle aree cheurbanisticamente abbianodestinazione a servizi religiosi(urbanizzazioni secondarie) ostudiare tempi e modalità per unavariante urbanistica; lo studio di unpiano economico sostenibile per gliimpegni che parrocchia e diocesi

andranno ad assumere poiché la Ceifinanzia fino ad un massimo del 75%dell’intervento; verificare le realiesigenze della parrocchia con iparametri stabiliti dalla Cei per ildimensionamento e il costo delcomplesso; redigere un documentopreliminare della progettazionevalido per guidare le successivescelte; infine, affidarsi ad un equipeformata da tecnici, liturgisti edartisti, che sposino l’idea dicoinvolgere e confrontarsi con lacomunità parrocchiale e seguano lenote pastorali sull’edilizia di culto ela liturgia. Attualmente quali sono gli aiutiche una diocesi può ricevere peraffrontare progetti cosìimportanti? L’interdisciplinarietà di una materiacosì rilevante dovrà vedere coinvoltiin primis gli uffici diocesani ma,prima della presentazione dellarichiesta tramite il sistema BeWeB,già a livello regionale l’incaricato ela consulta, almeno una volta l’anno,si incontrano per approfondire letematiche delle richieste dapresentare. Con le ultime novità,introdotte nel Regolamentoapplicativo della Cei, le diocesiavranno la possibilità di presentareuna richiesta di finanziamento perun nuovo complesso parrocchiale ouna chiesa ogni due anni, oppureper una canonica o locali diministero pastorale per complessigià esistenti ogni anno. L’ufficionazionale affianca e sollecita anchedei laboratori di studio per istituireconcorsi nazionali di progettazioneper nuovi complessi parrocchiali.

’L

egli ultimi cinque anni nel La-zio sono stati realizzati o am-

pliati numerosi complessi parroc-chiali. Per esempio, la nuova chiesaSantissima Trinità e San Bartolomeo,nella diocesi di Palestrina, comunedi Cave, ha visto la posa della primapietra da parte dell’allora vescovo Do-menico Sigalini il 6 gennaio 2013, l’i-naugurazione il 29 marzo 2015, la

consacrazione il 17 maggio successi-vo. Il complesso, progettato per darerisposta alle popolazioni di due fra-zioni di Cave, sorge su quasi 9milamq, ha una chiesa di 409 mq, sacre-stia e uffici, locali di ministero pa-storale per 525 mq, una canonica condue appartamenti. Poi, la parrocchiadedicata ai Santi Pietro e Paolo a Por-to-Santa Rufina, località Olgiata-Cer-

quetta, composta dalla chiesa che o-spita fino a 500 fedeli, cappella fe-riale e sagrestia; canonica, uffici, au-le per catechismo e salone. Il 28 gen-naio 2012, il vescovo Reali ha presie-duto la cerimonia della posa dellaprima pietra e il 3 settembre 2014 haconsacrato l’edificio. Il complesso del-la parrocchia è adeguato alle esigen-ze della popolazione. (M.T.Cip.)

NI nuovi complessi adeguati alla realtà locale

Un’idea creativa per fare della terra un dono per tutti

DI CARLA CRISTINI

abioland–La terra di Fabio, nasce nel2009 a Nerola, in provincia di Roma,quando la famiglia Bischetti decide di

creare per Fabio, disabile psichico al 100%,la possibilità di avere un futuro lavorativo.La ‘Fabioland’ è una fattoria sociale attentaalla qualità dei propri prodotti eall’ambiente, costruita con l’obiettivo dicoltivare, trasformare e commercializzareprodotti biologici di qualità, realizzando altempo stesso progetti sociali finalizzatiall’inclusione e all’inserimento lavorativo digiovani adulti disabili. L’azienda opera attivamente nei seguenti

settori produttivi, secondo modalità e criteririgorosamente biologici: olivicoltura,viticoltura in conversione all’agricolturabiologica, colture in serra realizzateessenzialmente dai ragazzi disabili. Il tuttoricalcando il modello implementato neipaesi del Nord Europa, Olanda in modoparticolare, dove tali esperienze erano giàmolto diffuse. Fu proprio durante il liceo che Fabio iniziò afrequentare una fattoria gestita da unasignora olandese, sul modello delle socialcare farms. Ne ottenne tali benefici nellosviluppo di capacità relazionali e cognitiveda portare i familiari a costituire una fattoriasociale, pensata per lasciare spazio a personea grave rischio di emarginazione come iragazzi disabili. «L’obiettivo è affiancare all’attività produttivatipica di un’azienda agricola progetti socialifinalizzati all’inserimento e inclusione

lavorativa di giovani adulti disabili con undiscreto livello di autonomia», spiegaMartina Bischetti. «I ragazzi disabili sonolavoratori a tutti gli effetti che partecipanoattivamente ad ogni fase del cicloproduttivo, costantemente seguiti dapersonale esperto con competenze siaformativo–riabilitative sia agricole». L’azienda dispone di un appartamento perospitare chiunque sia interessato aconoscere la realtà delle fattorie sociali. Gliospiti potranno godere della vasta gammadei servizi offerti nel corso del lorosoggiorno, potendo anche partecipare alleattività produttive dell’azienda, insieme coni ragazzi che vi lavorano, nonché a corsi,seminari ed eventi organizzati dall’aziendastessa ed aventi ad oggetto tematicheconnesse alla valorizzazione dei prodottibiologici e naturali, finalizzati allavalorizzazione del territorio e della

comunità locale. In questo modo l’aziendaintende «avviare progetti ricettivo–turisticiriconducibili al fenomeno del turismo etico,rendendo tale appartamento una strutturaospitante per famiglie con bambini, ragazzi,adulti portatori di handicap e per chiunqueinteressato a conoscere la realtà dellefattorie sociali» sottolinea Martina, il qualeaggiunge che l’obiettivo principale è«continuare a crescere e promuovere ilnostro progetto in Italia e all’estero, inmodo da creare un solido circuitosociale/agricolo che possa garantire unamigliore qualità di vita a questi ragazzi e alcontempo uno scambio commerciale diprodotti coltivati nel rispetto dell’ambientee delle biodiversità». Fabioland, Acquaviva di Nerola (Rm),www.fabioland.org, e–[email protected], telefoni3347671643–3347529665 (9. segue)

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Via libera alla legge regionale di Stabilità. Gli obiettivi prioritari:lotta alle diseguaglianze, attenzione ai giovani, al lavoro e allo sviluppo

In costruzione,parrocchia S. Maria Reginadella Valle,Valle Martella,Zagarolo

parrocchie

La fattoria «Fabioland» di Nerola,vicino Roma, è nata per dare unfuturo al giovane disabile, sul modellodelle «social care farms» olandesi

2 LAZIOLAZIO dalla regioneDomenica, 10 giugno 2018

Nicola Zingaretti

Il nuovo complesso parrocchiale Santissima Trinità e San Bartolomeo, località San Bartolomeo-Colle Palme, Cave (Roma)

Fabio si dedica alla raccolta dell’uva

Non solo fattorie

Approvato il bilancioisco, vitalizi, infrastrutture,sicurezza, crescita,

occupazione; ma, anchesociale, ambiente, cultura,turismo, territorio. Queste levoci del bilancio (proposta dilegge 24/2018) e della legge distabilità (pl 23/2018).Approvato dal Consiglioregionale il primo giugno, ilpiano prevede stanziamentida circa 3,9 miliardi di euro; dicui, 320 milioni sarannodestinati al Fondo taglia tasse,840 per le spese obbligatorie edi funzionamento, 700 per lepolitiche settoriali e 1,3miliardi per il servizio deldebito. Al trasporto pubblico eal cofinanziamento regionaledei fondi strutturali andràoltre la metà della cifra.(M.Giu.)

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in Consiglio

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Ladri di bellezza, Cerveteri protagonista sulla RaiDI MARINO LIDI

ggi dopo aver visto con i nostri oc-chi quanto le nostre opere d’arte sia-no ambite, invidiate, persino imita-

te, dobbiamo avere la consapevolezza che sia-mo un grande paese. Siamo una famiglia riccae come tutte le famiglie dobbiamo saper far frut-tare ciò che abbiamo ereditato. Un patrimonioche poi dobbiamo lasciare ai nostri figli». Conquesto augurio Duilio Giammaria conclude lapuntata dei Petrolio del 6 giugno.Mercoledì scorso il programma della Rai de-dicato a mostrare la ricchezza dell’Italia, la cul-tura e il suo patrimonio, si è occupato di «La-dri della bellezza». In poco meno di due oreemergono definiti i tratti del mercato nero del-l’arte, quarto mercato illecito nel mondo. Lapuntata iniziata con la storia del cratere di Eu-fronio, acquistato dal Metropolitan museumdi New York per 1 milione di dollari. L’illeci-to guadagno della raffinata opera d’arte rinve-

nuta a Cerveteri ha spinto tanti privi di scru-poli a trafugare beni appartenenti a tutta la co-munità per essere rivenduti ai trafficanti. Nel-l’inchiesta si dipana una fitta rete di contatti astruttura piramidale.Attraverso fonti esclusive di magistrati italiani estatunitensi, dei Carabinieri del nucleo tutela pa-trimonio culturale, dell’Fbi, dell’Homeland Se-curity, grazie a interviste a esperti e archeologi,il conduttore ha documentato i legami degli ul-timi cinquant’anni tra organizzazioni crimina-li, collezionisti, case d’aste e mercanti, sino adalcune tra le più importanti istituzioni cultura-li e museali. Un quadro complesso e contortoilluminato dall’intervista al generale FabrizioParrulli del comando del Nucleo tutela patri-monio culturale e all’ex colonnello dei marinesMatthew Bogdanos. L’attuale sostituto procu-ratore di New York ha gestito il recupero di mol-ti reperti rubati dall’Iraq dopo il saccheggio delmuseo di Baghdad nel 2003.Il territorio del comune etrusco rappresenta u-

no dei maggiori giacimenti del nostro “petro-lio” ed è ancora interessato da tentativi, pur-troppo a volte con successo, di furti dei repertiarcheologici. La strategia vincente è quella dicontinuare a parlare del fenomeno e a spiegar-lo in termini di furto di un bene comune, risorsaeconomica oltre che culturale.Grazie alla collaborazione tra assessorato allosviluppo sostenibile del territorio, soprinten-denza e carabinieri da luglio è aperta nel co-mune laziale una mostra su “Il Patrimonio ri-trovato a Cerveteri: le storie del recupero”,un’ampia panoramica sulla grande ricchezzaartistica del comune etrusco recuperata dallesottrazioni illecite. «Continua in maniera in-cessante il lavoro che insieme alla soprinten-denza e al MiBact stiamo portando avanti perla valorizzazione e la promozione del patri-monio culturale e artistico di Cerveteri», ha di-chiarato Lorenzo Croci, assessore allo svilupposostenibile del territorio di Cerveteri (la punta-ta può essere vista su www.raiplay.it).

O«Il cratere di Eufronio

Trafugato nel 1971 aCerveteri, il cratere diEufronio fu venduto alMet di New York dalmercante d’arte italianoGiacomo Medici. Nel2008 è stato restituitoall’Italia, per ritornare aCerveteri nell’ottobre2015. L’opera decorata afigure rosse è statamodellata dal ceramistaEuxitheos e dipinto dalceramografo Eufroniointorno al 515 a.C. Sulvaso è riprodotta la scenadell’Iliade in cui Omeroracconta la morte diSarpedonte, figlio di Zeuse di Laodamia.L’ingresso di una tomba nella necropoli della Banditaccia

Una pagina di storial’evento.L’icona di Santa Maria in Celsanonel Santuario restaurato grazie all’8xmilleDI SIMONE CIAMPANELLA

ornerà a consolare chiunquein lei cerchi sollievo. Tornerànella sua casa, resa ancora più

bella ed accogliente. Domenicaprossima il santuario di SantaMaria in Celsano, nella zona diSanta Maria di Galeria di Roma,sarà riaperto al culto dopo lunghi edelicati mesi di restauro. El’immagine della Madre dellaconsolazione sarà ricollocata inquella chiesa in cui da sempre ifedeli cercano la sua protezione. Iltitolo di “Madre dellaConsolazione” le è statoriconosciuto formalmente l’8dicembre 2015, quando, all’iniziodell’Anno dellaMisericordia, il vescovoReali ha elevato la chiesaalla dignità di santuario,mettendo il sigillo dellaChiesa su una storiasecolare di fede edevozione. Assieme aquello di Ceri, dedicatoalla Madre dellaMisericordia e a quellodella Visitazione diSanta Marinella, SantaMaria in Celsano si pone come unulteriore segno della devozionemariana della nostra comunità nelcorso dei secoli. Come è sempreaccaduto, la Chiesa riconosce conla sua autorità le intuizioni chenascono dalla devozione dellagente. Immerse nella Campagnaromana, questa Chiesa e questaicona hanno rappresentato ilfulcro e il sostegno di unacomunità rurale. L’immaginedella “Virgo lactans”, la Vergineche allatta, proveniente – comedice la tradizione – dall’orientenel XIII secolo, ha accompagnatogenerazioni intere, certe ditrovare in lei una madre con lebraccia aperte, sostegno neipericoli, garante di unità,protettrice nelle avversità.Per questo, coloro che ci hannopreceduto nella fede hanno volutolasciare tracce indelebili del loro

Taffetto. Sui muri deltempio quell’icona èriprodotta ovunque,quasi a voler mantenereuna sorta di cordoneombelicale tra laMadonna e il suopopolo. Il trasporto suun mulo dall’antica cittàdi Galeria, abbandonataper la malaria, nellanuova chiesa. Il miracolodel bambino in punto dimorto salvato. Lacollocazione dell’iconasull’altare. Larealizzazione, sul finiredella seconda Guerramondiale, dell’altare di

marmo come ex voto peraver protetto la gente daipericoli del conflitto.Una lunga tradizioneche l’odierna comunitàcristiana custodiscegelosamente.L’intervento nella chiesadi Santa Maria inCelsano significa proprioquesto. Esprimel’attenzione della Chiesae dei fedeli nel custodiree valorizzare l’identità diun popolo. Questa cura dallaChiesa continua oggi grazie allafirma di tutti coloro che credenti enon, destinano l’8xmille dell’Irpefalle opere della Chiesa cattolica.Con i circa 320mila euro,provenienti dal fondo per i beniculturali ecclesiastici dellaConferenza episcopale italiana edalle risorse della diocesi, Santa

Maria in Celsano è stata, e saràancora, oggetto di importantilavori. Viene così garantita la tuteladegli affreschi e miglioratal’accoglienza delle persone.L’attesa della gente è grande: il 17giugno sarà una vera festa dipopolo. Dopo la celebrazionenella cattedrale de La Storta,l’Icona della Vergine raggiungerà il

complesso della Aste Taurine(all’incrocio tra via Braccianese evia della Stazione di Cesano), dadove alle 19 muoverà un corteostorico verso il borgo di SantaMaria di Galeria. Nella piazza ilvescovo Reali, presiederà la Messa,al termine della quale l’icona verràriportata nella sua Chiesa.Comincia un’altra pagina di storia.

Dopo la celebrazionein cattedrale la Madre della consolazione arriveràalle Aste Taurine. Il corteomuoverà verso Santa Mariadi Galeria e nella piazzala Messa col vescovo Reali

DI FULVIO LUCIDI

on–creta» è il laboratorio diceramica organizzato all’I-stituto comprensivo statale

La Giustiniana, struttura guidata dal-la dirigente Claudia Sabatano. Attra-verso la lavorazione della ceramica ilprogetto ha mirato a favorire l’espe-rienza artistica tra gli alunni, un mo-do pratico per promuovere la capacitàinclusiva nella scuola. La ricchezza dei materiali utilizzati ela varietà dei prodotti realizzati sonotestimonianza di un percorso artico-lato di crescita personale e di gruppo.Un fare insieme capace di svilupparee valorizzare le potenzialità integralidi ciascun alunno. Dall’aspetto crea-tivo, ludico e cognitivo alla sfera e-mozionale, relazionale e affettiva, ibambini hanno concretizzato le lorointuizioni in oggetti interessanti e tut-ti differenti. Il percorso didattico hacoinvolto circa 140 allievi della scuo-la primaria. I piccoli sono stati guida-ti dall’insegnante Floriana Montesi per

la parte artistica con la collaborazio-ne dell’insegnante di area inclusivaLoredana Poce, impegnata invece ne-gli aspetti tecnici e organizzativi.Tutti i manufatti sono stati esposti nel-l’evento conclusivo dal 6 all’8 giugnoa cui hanno partecipato anche alcunivolontari dell’ufficio missionario dio-cesano. Da diversi anni infatti il rica-vato di alcune delle opere realizzateviene destinato alla missione in Ma-lawi. Un’iniziativa di solidarietà ini-ziata con la presenza di don FedericoTartaglia come missionario fidei do-num della diocesi di Porto–Santa Ru-fina in servizio presso quella di Man-gochi. Francesca Cherubini, Alessan-dro Cianelli, Alessia D’Ippolito e Va-nessa Palmucci hanno incontrato ibambini per dialogare con loro. Co-me sono i bambini africani? Dove vi-vono? Hanno i libri? Domande sem-plici e per certi versi complicate chehanno permesso ai volontari di spie-gare l’Africa e il gesto di fraternità chei bambini hanno compiuto offrendoi loro prodotti.

La solidarietà «Con-creta»dei bambini per il Malawi

a parrocchia della Massimina ha celebrato la sua festa patronale il 3giugno, domenica del Corpo e Sangue di Gesù, cui è intitolata la Chie-

sa a “mistero della vita del Signore”. Titolo voluto proprio da papa Monti-ni nel 1968 e suggerito da Eugenio Tisserant, ultimo cardinale–vescovo diPorto–Santa Rufina, che aveva comprato il terreno per la costruzione del-la Chiesa. Ma quest’anno la festa è stata resa più solenne ed impreziositada due anniversari sacerdotali. Il cinquantesimo di monsignor Albino Ca-sati, fondatore e primo parroco del Corpus Domini e il venticinquesimo didon Federico Tartaglia, parroco in Cesano di Roma, ma nato e cresciutoproprio in questo quartiere della diocesi alla periferia nord di Roma. «O-gni volta che ritorno qui ritorno nella mia vita, nella mia giovinezza. Intutta Massimina questo luogo per me è un Santuario. La parrocchia è co-me una trincea. Un quartiere e un territorio che perdono la parrocchia per-dono tutto», ha detto don Albino per ringraziare la comunità dell’affettonei suoi confronti.

Renato Spallone

LIn festa per don Casati

l 5 giugno è ricorsa la memoria diSanta Severa, martire di Porto–SantaRufina. La parrocchia di Sant’Angela

Merici a Santa Marinella l’ha ricordatadomenica scorsa con un giorno dianticipo, nella festa del Corpus Domini.Così da favorire la presenza dei fedeli masoprattutto collegare l’estremo sacrificiodi una cristiana al principio della fede inGesù. Nei secoli il nome della santa èrimasto costante nelle denominazionidel castello e della zona costiera oggimeta dei villeggianti estivi. Traccia di unastoria nata attorno al III secolo. LaPassione riferita alla santa racconta delcomes millenarius Massimo, padre diSevera: il militare romano fu decapitatoassieme ai soldati da lui convertiti al

cristianesimo. Il prefetto Flaviano arrestòe processò anche la moglie Seconda,morta durante l’interrogatorio, e i figliSevera, Marco e Calandino. I tre furonoimprigionati a Centumcellae (oggiCivitavecchia), poi condotti a Pyrgi, ilporto etrusco nell’odierna area delcastello. Qui furono flagellati fino aprovocarne la morte. Tradizione rimastasotto la coltre della storia, tramandatadalla devozione della gente. Ma dallaterra è riaffiorata negli ultimi anni unatestimonianza. Durante gli scavieffettuati per la ristrutturazione delcastello è stata rinvenuta una basilicapaleocristiana all’interno del complesso.Una conferma di quanto scritto in undocumento dell’Abbazia di Farfa: la

presenza del culto sul luogo di sepolturadella martire fin dai primi anni delCristianesimo. La chiesa andò in declinoe fu interrata. Poi nel ‘500 l’ordineospedaliero di Santo Spirito edificò lìvicino una piccola chiesa dedicata aSanta Severa e Santa Lucia: quella oggiconosciuta come “battistero”. Nel 1594l’ordine costruisce un luogo di culto piùgrande. Dedicata a Santa Maria Assunta,questa chiesa è stata parrocchiale finoalla costruzione della nuova, intitolata aSant’Angela Merici. In questa Chiesa oggidi proprietà della Regione Lazio assiemeal castello sono custodite le radici dellacomunità, un patrimonio culturale in cuigli abitanti ritrovano la loro identità.(Sim.Cia.)

ISanta Severa, martire sulla costa laziale

l 13 giugno la comunità diCesano propone un evento

per ricordare i vent’anni dalladedicazione della chiesa di SanSebastiano. L’allora comitatoparrocchiale per erigendo chie-sa vuole offrire un’occasione diincontro e di conoscenza. Conl’obiettivo di raccontare a chinel 1998 forse non era ancoranato gli sforzi e la passione del-la parrocchia di San GiovanniBattista. Gente comune unitadal desiderio di avere un com-plesso parrocchiale adatto allaesigenze di culto e di pastoraleper un quartiere in crescita.

Nella cerimonia che inizia al-le 18 nell’auditorium dellachiesa si alterneranno foto efilmati d’epoca per rivivere as-sieme la costruzione e la ceri-monia di dedicazione. Sarà poipresentata una pubblicazionecon documenti e ricordi di chipartecipò alla sua ideazione ealla sua realizzazione. Farememoria è compito di tutta lacomunità perché ciò che oggipuò sembrare scontato è sta-to realizzato dalla volontà edall’impegno delle generazio-ni precedenti.

Gianni Candido

I

Reali in chiesa al castello (2017)

San Sebastiano di Cesanoa 20 anni dalla costruzione

L’interno del santuario

a scuola

Massimina

MARTEDÌRitiro del clero a Ceri alle 9.30

14 –17 GIUGNOFesta di Santa Maria Stella Maris aFiumicino (Fb: stellamarisfiumicino),festa di Santa Maria di Loreto a Boccea(Fb: Parrocchia–SMaria–di–Loreto–via–Boccea), festa di Santa Maria diNazaret a Casalotti (Fb: smnazaret).

16–17 GIUGNOFesta dei popoli a Marina di Cerveteri(www.parrocchiamarinadicerveteri.it)

11

PORTO SANTA RUFINA

Pagina a cura di don Giovanni Di Michele Curia diocesana

via del Cenacolo 5300123 Roma

e-mail: [email protected] www.diocesiportosantarufina.it

Domenica, 10 giugno 2018

L’agenda

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