[email protected] catholic pride Sostenere Pietro · vescovi a capo di Chiese locali...

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DI REMIGIO RUSSO omenica prossima impor- tante appuntamento con la Carità del Papa. Infatti, il 29 giugno è la giornata dedicata all’O- bolo di San Pietro, nella quale le of- ferte raccolte durante le messe in tut- te le parrocchie del mondo saranno poi convogliate in questo particola- re fondo della Santa Sede. Partico- lare perché, a differenza di altre for- me di solidarietà, quella dell’Obo- lo è a totale disposizione del Pon- tefice, che lo utilizza per la “sua” ca- rità che, in tal modo, assume una forte valenza ecclesiale proprio alla luce della tradizione evangelica e dell’insegnamento degli apostoli. Dunque, donare un’offerta durante le messe di domenica prossima, se- condo le proprie disponibilità, si- gnificherà per ciascun fedele parte- cipare in modo concreto al mini- stero apostolico del successore di Pietro al servizio della Chiesa Uni- versale. Un concetto oggi ben com- preso dai fedeli, nonostante gli scon- tati pregiudizi tipo «...il Vaticano chissà quanti soldi ha con tutti quei palazzi, vendano e diano ai pove- ri...» e la forte crisi economica, an- che nel “ricco” mondo occidentale. Infatti, a quanto risulta, la raccolta effettuata nel 2013 si è attestata in- torno ai 70–71 milioni di dollari, numeri importanti che segnano u- na marcata inversione di tendenza rispetto a un 2012 nel quale erano stati raccolti circa 66 milioni di dol- lari, in calo rispetto ai poco più di 69 contabilizzati nel 2011. I detrattori saranno pure pronti a di- re che è l’effetto traino di papa Fran- cesco, ma questo poco importa per- ché conta il bene compiuto. Ne san- no qualcosa le tante comunità in gi- ro per il mondo aiutate da questa particolare offerta nelle loro neces- sità piccole e grandi. Giusto per fa- re un esempio: un generatore elet- trico per una chiesa in Iraq, l’aiuto D a migliaia di famiglie del Bangladesh che hanno perso tutto nei disastri naturali, il soccorso ai rifugia- ti dei vari paesi afri- cani in guerra oltre a centinaia, migliaia di altri “piccoli” aiuti. Può sembrare un pa- radosso, ma l’im- portanza dell’Obolo di San Pietro non sta nell’aiuto finanzia- rio in sé – comunque importante – ma nelle motivazioni che sono alla sua ba- se, altrimenti il ri- schio è quello che sta tornando a spiegare Papa Francesco: ve- dere la Chiesa solo come una Ong, un’organizzazione che si preoccupa del “fare” senza vedere nella giusta prospettiva l’uomo che ha bisogno di aiuto. «È perciò molto importan- te che l’attività caritativa della Chie- sa mantenga tutto il suo splendore e non si dissolva nella comune or- ganizzazione assistenziale, diven- tandone una semplice variante», ha scritto Benedetto XVI nella sua pri- ma enciclica “Deus caritas est”, in cui rimarcava come «le iniziative di bene sono connaturali alla Chiesa e che questa non può mai essere di- spensata dall’esercizio della carità come attività organizzata dei cre- denti». Il dovere della carità è un compito intrinseco della Chiesa intera e del vescovo nella sua diocesi, a maggior ragione per il Vescovo di Roma chia- mato in virtù del primato petrino anche a guardare l’uomo nel mon- do con i suoi bisogni e vedendo nei suoi occhi il Cristo sofferente. In questa opera però oggi papa Fran- cesco, domani i suoi successori, a- vrà sempre bisogno dell’aiuto del singolo fedele. il dato. Ecco le mille vie dell’«Obolo» coordinare la raccolta in tutto il mondo è l’apposito Ufficio Obolo di San Pietro, diretto da monsignor Tullio Poli, posto alle dipendenze della Segreteria di Stato. Una collocazione che spiega proprio il metodo di lavoro: l’Ufficio si occupa delle entrate, invece lo staff della Terza Loggia guidato dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, ha il compito di segnalare a Papa Francesco le richieste d’aiuto o le varie situazioni d’emergenza che richiedono il forte gesto della sollecitudine e della carità del Successore di Pietro. In base alle decisioni prese allora poi sono attivati i canali più idonei per far arrivare i soldi nel più breve tempo possibile a destinazione. Di certo uno dei più immediati canali principali dell’Obolo è l’Elemosineria Apostolica, che ha il compito di esercitare la carità verso i poveri durettamente a nome del Papa, guidata oggi dall’arcivescovo Konrad Krajewski. A questa, che ha anche una sua autonomia nel raccogliere offerte, si aggiunge il Pontificio Consiglio Cor Unum, vero e proprio “braccio operativo” del Pontefice che «esprime la sollecitudine della Chiesa verso i bisognosi perché sia favorita la fratellanza umana e si manifesti la Carità di Cristo». Il dicastero, al cui vertice c’è il cardinal Robert Sarah, solo nel 2012 ha erogato aiuti per circa 7 milioni di dollari a favore di oltre 300 progetti in quasi 40 Paesi nel mondo, senza contare gli interventi per le emergenze. Capita pure che nel corso delle visite “ad limina” alcuni vescovi a capo di Chiese locali particolarmente povere e bisognose d’aiuto si vedano donare dal Papa un aiuto economico per le opera di carità nelle loro diocesi. (R.R.) A Pellegrini della gioia l “Pellegrinaggio della gioia” a Loreto compie quarant’an- ni. Un grande passo per la sto- ria di questo evento, organizza- to dall’Unitalsi sezione Roma- na–Laziale, grazie al quale i bambini e le loro famiglie pos- sono vivere un’esperienza di preghiera, di gioia e di condivi- sione, un momento forte con- cepito e realizzato a misura dei più piccoli, per permettere loro di comprendere l’amore di Dio anche attraverso le sofferenze e le difficoltà. Per aiutare e so- stenere questo importante pro- getto, oltre al contributo dei vo- lontari che saranno sul posto, ognuno di noi può fare due co- se: accompagnare i bambini con la preghiera e dare un pic- colo contributo economico al- l’organizzazione attraverso il si- to dell’Unitalsi. I Unitalsi E DITORIALE LA CHIESA E IL «RISCHIO» DELLA CARITÀ GIANCARLO PALAZZI arlare della carità significa toccare le radici profonde dell’uomo e al tempo stesso attingere al cuore della fede e della vita cristiana. Una comunità si può definire cristiana, come ci ha nitidamente ricordato Benedetto XVI nella sua enciclica “Deus caritas est”, quando esercita insieme, e in stretto rapporto: “Parola, Eucaristia, Carità”. La carità prima di essere una struttura è una dimensione della Chiesa. Una pastorale senza carità si perde in strategie e organismi estranei al vangelo; con la carità, la pastorale rimane orientata all’esigenza dell’uomo; inoltre deve diventare il legame e lo stile dei rapporti all’interno di ogni comunità cristiana, mettendo in relazione tutti i carismi e i ministeri. La Pastorale della carità è dunque la pastorale dell’amore di Dio e non la pastorale dell’amore umano. La nostra carità verso gli altri è un dono di Dio. L’amore di Dio è più grande di noi e viene prima da noi, l’amore si testimonia trasmettendolo, perché nell’incontro si può capire il bisogno dell’altro. Oggi, in questo tempo, la Chiesa è chiamata a confrontarsi con le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo e con le nuove povertà che interrogano e inquietano la coscienza di cristiani nella loro sensibilità e nel loro stile di vita consumistica: anziani soli, diversamente abili, tossicodipen– denti, dimessi dagli ospedali psichiatrici, famiglie sfrattate o in difficoltà, giovani disoccupati, ragazze madri, prostitute. Tutte quelle persone che approdano – ogni giorno e a ogni ora – in chiesa e nella casa parrocchiale per chiedere qualcosa da mangiare, qualcosa da indossare. Situazioni impreviste e imprevedibili che sempre capitano nel momento sbagliato. Il fratello in difficoltà mette in difficoltà e richiede il dono dello spirito. La Chiesa non può andare oltre, come il sacerdote e il levita, ma deve farsi prossimo delle nuove povertà. L’esperienza c’insegna che il “farsi prossimo”, cioè andare a cercare l’uomo nelle varie situazioni di precarietà, non è un’attitudine immediata, di qui la necessità di percorrere un cammino di fede atto a sviluppare un itinerario alla Carità, che è dono e comandamento come risposta: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”. Amare Dio per riuscire ad amare l’uomo. La Chiesa è una comunità chiamata a rendere visibile il Cristo. Alla comunità parrocchiale si chiede di essere “sacramento”, presenza significativa con una vocazione specifica: quella di essere immagine di Dio nel mondo e adorare il Signore nelle persone, nella realtà, nella storia, nel tempo, nello spazio. Il servizio è come la cerniera per spalancare le porte della Chiesa ai poveri e alle nuove povertà oggi emergenti, per poi individuare le risposte adeguate. È importante che una comunità si assuma la responsabilità, uno stile di vita di fronte a varie situazioni di sofferenza, e nel momento che ci chiniamo sul povero, dobbiamo fare riferimento all’esortazione più volte ripetuta da papa Francesco, di “farsi voce di chi non ha voce”. Una comunità che non vive la carità è morta, la prova della vitalità e credibilità nel mondo è la carità. Questo è il volto, l’icona di una comunità tutta ministeriale, che serve nella condivisione l’uomo che è nel bisogno, vive la carità nella dimensione profetica ed evangelizzante, espressione di una Chiesa che vive solo se si consegna al mondo senza condizioni, per essere segno dell’attesa, del servizio, della pace. La carità è un rischio, ma è quella che da senso e spessore alla vita cristiana. P Si celebra domenica in tutto il mondo la Giornata per la carità del Papa Sostenere Pietro nel fare il bene Non solo domenica prossima ltre a domenica prossima, è possibile in qualunque momento dell’anno inviare l’obolo a: S.S. Papa Francesco – 00120 Città del Vaticano. Si può versare sul conto corrente postale n. 75070003 in- testato a “Obolo di San Pietro” (Iban: IT 27 S 07601 03200 0000 75070003); op- pure sul conto corrente bancario di Fi- necoBank intestato a “Obolo di San Pie- tro” (Iban IT 52 S 03015 03200 00000 3501166 – serve il BIC beneficiario: FE- BIITM1), indicando nella causale il pro- prio nome, cognome e indirizzo comple- to. Si può infine inviare un assegno inte- stato a Obolo di San Pietro a: Ufficio O- bolo di S. Pietro 00120 Città del Vaticano. O donare tutto l’anno ALBANO PER CUSTODIRE IL POPOLO DI DIO a pagina 3 ANAGNI-ALATRI LA BEATA CIMATTI ANGELO DEI MALATI a pagina 4 C. CASTELLANA «PRENDIAMO IL LARGO» a pagina 5 CIVITAVECCHIA «MEMORIA E UMILTÀ» a pagina 6 FROSINONE IMPARIAMO DAI SANTI a pagina 7 GAETA RICORDANDO DON COSIMINO a pagina 8 LATINA OTTO ORDINAZIONI IN CATTEDRALE a pagina 9 PALESTRINA ESSERE UOMO PER TUTTI a pagina 10 PORTO-S. RUFINA PELLEGRINO TRA LE GENTI a pagina 11 SORA A SOSTEGNO DELL’OSPEDALE a pagina 13 TIVOLI DAI GIOVANI AMORE E SPERANZA a pagina 14 LAZIO SETTE nche quelli che non gli piacciono le processioni, oggi – o lo scor- so giovedì – l’hanno fatta. O almeno dovrebbero. Prima dei di- versi pride (post)moderni che servono, orgogliosamente come dice la parola, a mettersi in evidenza davanti alla società, la Chiesa in occidente fin dalla fine del Medioevo ha “inventato” questa mani- festazione pubblica in maniera molto simile a come oggi alcuni ma- nifestanti sfilano per le strade delle nostre città per rivendicare sti- li di vita o diritti negati. Se le processioni con le statue possono, giu- stamente, essere lette come la trasposizione cristiana di pratiche pagane, quella del Corpo e del Sangue del Signore è tutt’altro. Ha origine proprio come affermazione “orgogliosa” di una fede che si sentiva minacciata e traballante. Ed è così anche oggi dove non ci sono più “proteste” per la processione del Corpus Domini, ma sem- mai indifferenza. Non si tratta più di negazione esplicita, ma di suf- ficienza. Qualche secolo fa se si diceva “Passa il Signore!” gli uomi- ni levavano il cappello almeno, le donne accennavano a una ge- nuflessione; oggi ti direbbero “…e allora?” Sarebbe da rispondere: “E allora ti perdi l’occasione di scoprire come Dio è così piccolo e umile da farsi pane! Perdi la possibilità di scoprire come nella car- ne benedetta di Gesù Dio ti ama e di invita a entrare nella sua gioia! Passa il Signore: l’unico che può scuoterti dal torpore di una vita grigia e condannata alla morte, alla rassegnazione, alla disillusio- ne”. È proprio così oggi. Non è un catholic pride questo, ma è un annuncio: “Passa il Signore e dona la gioia! Offre la vita!”. Francesco Guglietta A NELLE DIOCESI RIETI COSÌ SI ONORA SANT’ANTONIO a pagina 12 Ma non è un «catholic pride» Domenica, 22 giugno 2014 Avvenire - Redazione Roma Piazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209 Email: [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane Piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano; Telefono: 02.6780554 - Fax: 02.6780483 Sito web: www.avvenire.it Email: [email protected] Coordinamento: Salvatore Mazza DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLA mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084 GIORNATA SANTIFICAZIONE SACERDOTALE a pagina 2 IL FATTO

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  • DI REMIGIO RUSSO

    omenica prossima impor-tante appuntamento con laCarità del Papa. Infatti, il 29

    giugno è la giornata dedicata all’O-bolo di San Pietro, nella quale le of-ferte raccolte durante le messe in tut-te le parrocchie del mondo sarannopoi convogliate in questo particola-re fondo della Santa Sede. Partico-lare perché, a differenza di altre for-me di solidarietà, quella dell’Obo-lo è a totale disposizione del Pon-tefice, che lo utilizza per la “sua” ca-rità che, in tal modo, assume unaforte valenza ecclesiale proprio allaluce della tradizione evangelica edell’insegnamento degli apostoli.Dunque, donare un’offerta durantele messe di domenica prossima, se-condo le proprie disponibilità, si-gnificherà per ciascun fedele parte-cipare in modo concreto al mini-stero apostolico del successore diPietro al servizio della Chiesa Uni-versale. Un concetto oggi ben com-preso dai fedeli, nonostante gli scon-tati pregiudizi tipo «...il Vaticanochissà quanti soldi ha con tutti queipalazzi, vendano e diano ai pove-ri...» e la forte crisi economica, an-che nel “ricco” mondo occidentale.Infatti, a quanto risulta, la raccoltaeffettuata nel 2013 si è attestata in-torno ai 70–71 milioni di dollari,numeri importanti che segnano u-na marcata inversione di tendenzarispetto a un 2012 nel quale eranostati raccolti circa 66 milioni di dol-lari, in calo rispetto ai poco più di69 contabilizzati nel 2011.I detrattori saranno pure pronti a di-re che è l’effetto traino di papa Fran-cesco, ma questo poco importa per-ché conta il bene compiuto. Ne san-no qualcosa le tante comunità in gi-ro per il mondo aiutate da questaparticolare offerta nelle loro neces-sità piccole e grandi. Giusto per fa-re un esempio: un generatore elet-trico per una chiesa in Iraq, l’aiuto

    Da migliaia di famigliedel Bangladesh chehanno perso tuttonei disastri naturali,il soccorso ai rifugia-ti dei vari paesi afri-cani in guerra oltre acentinaia, migliaia dialtri “piccoli” aiuti. Può sembrare un pa-radosso, ma l’im-portanza dell’Obolodi San Pietro non stanell’aiuto finanzia-rio in sé – comunqueimportante – manelle motivazioniche sono alla sua ba-se, altrimenti il ri-schio è quello che statornando a spiegarePapa Francesco: ve-dere la Chiesa solo come una Ong,un’organizzazione che si preoccupadel “fare” senza vedere nella giustaprospettiva l’uomo che ha bisognodi aiuto. «È perciò molto importan-te che l’attività caritativa della Chie-sa mantenga tutto il suo splendoree non si dissolva nella comune or-ganizzazione assistenziale, diven-tandone una semplice variante», hascritto Benedetto XVI nella sua pri-ma enciclica “Deus caritas est”, incui rimarcava come «le iniziative dibene sono connaturali alla Chiesa eche questa non può mai essere di-spensata dall’esercizio della caritàcome attività organizzata dei cre-denti».Il dovere della carità è un compitointrinseco della Chiesa intera e delvescovo nella sua diocesi, a maggiorragione per il Vescovo di Roma chia-mato in virtù del primato petrinoanche a guardare l’uomo nel mon-do con i suoi bisogni e vedendo neisuoi occhi il Cristo sofferente. Inquesta opera però oggi papa Fran-cesco, domani i suoi successori, a-vrà sempre bisogno dell’aiuto delsingolo fedele.

    il dato.Ecco le mille vie dell’«Obolo»coordinare la raccolta in tutto il mondo èl’apposito Ufficio Obolo di San Pietro,diretto da monsignor Tullio Poli, posto alle

    dipendenze della Segreteria di Stato. Unacollocazione che spiega proprio il metodo dilavoro: l’Ufficio si occupa delle entrate, invece lostaff della Terza Loggia guidato dal cardinaleSegretario di Stato Pietro Parolin, ha il compito disegnalare a Papa Francesco le richieste d’aiuto o levarie situazioni d’emergenza che richiedono ilforte gesto della sollecitudine e della carità delSuccessore di Pietro. In base alle decisioni preseallora poi sono attivati i canali più idonei per fararrivare i soldi nel più breve tempo possibile adestinazione. Di certo uno dei più immediaticanali principali dell’Obolo è l’ElemosineriaApostolica, che ha il compito di esercitare la caritàverso i poveri durettamente a nome del Papa,

    guidata oggi dall’arcivescovo Konrad Krajewski. Aquesta, che ha anche una sua autonomia nelraccogliere offerte, si aggiunge il PontificioConsiglio Cor Unum, vero e proprio “bracciooperativo” del Pontefice che «esprime lasollecitudine della Chiesa verso i bisognosi perchésia favorita la fratellanza umana e si manifesti laCarità di Cristo». Il dicastero, al cui vertice c’è ilcardinal Robert Sarah, solo nel 2012 ha erogatoaiuti per circa 7 milioni di dollari a favore di oltre300 progetti in quasi 40 Paesi nel mondo, senzacontare gli interventi per le emergenze. Capitapure che nel corso delle visite “ad limina” alcunivescovi a capo di Chiese locali particolarmentepovere e bisognose d’aiuto si vedano donare dalPapa un aiuto economico per le opera di caritànelle loro diocesi.

    (R.R.)

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    Pellegrini della gioial “Pellegrinaggio della gioia”a Loreto compie quarant’an-

    ni. Un grande passo per la sto-ria di questo evento, organizza-to dall’Unitalsi sezione Roma-na–Laziale, grazie al quale ibambini e le loro famiglie pos-sono vivere un’esperienza dipreghiera, di gioia e di condivi-sione, un momento forte con-cepito e realizzato a misura deipiù piccoli, per permettere lorodi comprendere l’amore di Dioanche attraverso le sofferenzee le difficoltà. Per aiutare e so-stenere questo importante pro-getto, oltre al contributo dei vo-lontari che saranno sul posto,ognuno di noi può fare due co-se: accompagnare i bambinicon la preghiera e dare un pic-colo contributo economico al-l’organizzazione attraverso il si-to dell’Unitalsi.

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    Unitalsi

    E D I T O R I A L E

    LA CHIESAE IL «RISCHIO»DELLA CARITÀ

    GIANCARLO PALAZZI

    arlare della carità significatoccare le radici profondedell’uomo e al tempo stesso

    attingere al cuore della fede e della vitacristiana. Una comunità si puòdefinire cristiana, come ci hanitidamente ricordato Benedetto XVInella sua enciclica “Deus caritas est”,quando esercita insieme, e in strettorapporto: “Parola, Eucaristia, Carità”.La carità prima di essere una strutturaè una dimensione della Chiesa. Unapastorale senza carità si perde instrategie e organismi estranei alvangelo; con la carità, la pastoralerimane orientata all’esigenzadell’uomo; inoltre deve diventare illegame e lo stile dei rapporti all’internodi ogni comunità cristiana, mettendoin relazione tutti i carismi e iministeri. La Pastorale della carità èdunque la pastorale dell’amore di Dioe non la pastorale dell’amore umano.La nostra carità verso gli altri è undono di Dio. L’amore di Dio è piùgrande di noi e viene prima da noi,l’amore si testimonia trasmettendolo,perché nell’incontro si può capire ilbisogno dell’altro. Oggi, in questotempo, la Chiesa è chiamata aconfrontarsi con le periferie che hannobisogno della luce del Vangelo e con lenuove povertà che interrogano einquietano la coscienza di cristianinella loro sensibilità e nel loro stile divita consumistica: anziani soli,diversamente abili, tossicodipen–denti, dimessi dagli ospedalipsichiatrici, famiglie sfrattate o indifficoltà, giovani disoccupati, ragazzemadri, prostitute. Tutte quelle personeche approdano – ogni giorno e a ogniora – in chiesa e nella casaparrocchiale per chiedere qualcosa damangiare, qualcosa da indossare.Situazioni impreviste e imprevedibiliche sempre capitano nel momentosbagliato. Il fratello in difficoltà mettein difficoltà e richiede il dono dellospirito. La Chiesa non può andareoltre, come il sacerdote e il levita, madeve farsi prossimo delle nuove povertà.L’esperienza c’insegna che il “farsiprossimo”, cioè andare a cercarel’uomo nelle varie situazioni diprecarietà, non è un’attitudineimmediata, di qui la necessità dipercorrere un cammino di fede atto asviluppare un itinerario alla Carità,che è dono e comandamento comerisposta: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”.Amare Dio per riuscire ad amarel’uomo. La Chiesa è una comunità chiamata arendere visibile il Cristo. Alla comunitàparrocchiale si chiede di essere“sacramento”, presenza significativacon una vocazione specifica: quella diessere immagine di Dio nel mondo eadorare il Signore nelle persone, nellarealtà, nella storia, nel tempo, nellospazio. Il servizio è come la cernieraper spalancare le porte della Chiesa aipoveri e alle nuove povertà oggiemergenti, per poi individuare lerisposte adeguate. È importante cheuna comunità si assuma laresponsabilità, uno stile di vita difronte a varie situazioni di sofferenza,e nel momento che ci chiniamo sulpovero, dobbiamo fare riferimentoall’esortazione più volte ripetuta dapapa Francesco, di “farsi voce di chinon ha voce”. Una comunità che nonvive la carità è morta, la prova dellavitalità e credibilità nel mondo è lacarità. Questo è il volto, l’icona di unacomunità tutta ministeriale, che servenella condivisione l’uomo che è nelbisogno, vive la carità nelladimensione profetica edevangelizzante, espressione di unaChiesa che vive solo se si consegna almondo senza condizioni, per esseresegno dell’attesa, del servizio, dellapace. La carità è un rischio, ma èquella che da senso e spessore alla vitacristiana.

    P

    Si celebra domenica in tutto il mondo la Giornata per la carità del Papa

    Sostenere Pietronel fare il bene

    Non solo domenica prossima

    ltre a domenica prossima, è possibilein qualunque momento dell’anno

    inviare l’obolo a: S.S. Papa Francesco –00120 Città del Vaticano. Si può versaresul conto corrente postale n. 75070003 in-testato a “Obolo di San Pietro” (Iban: IT27 S 07601 03200 0000 75070003); op-pure sul conto corrente bancario di Fi-necoBank intestato a “Obolo di San Pie-tro” (Iban IT 52 S 03015 03200 000003501166 – serve il BIC beneficiario: FE-BIITM1), indicando nella causale il pro-prio nome, cognome e indirizzo comple-to. Si può infine inviare un assegno inte-stato a Obolo di San Pietro a: Ufficio O-bolo di S. Pietro 00120 Città del Vaticano.

    O

    donare tutto l’anno

    ◆ ALBANOPER CUSTODIREIL POPOLO DI DIO

    a pagina 3

    ◆ ANAGNI-ALATRILA BEATA CIMATTIANGELO DEI MALATI

    a pagina 4

    ◆ C. CASTELLANA«PRENDIAMOIL LARGO»

    a pagina 5

    ◆ CIVITAVECCHIA«MEMORIAE UMILTÀ»

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    ◆ FROSINONEIMPARIAMODAI SANTI

    a pagina 7

    ◆ GAETARICORDANDODON COSIMINO

    a pagina 8

    ◆ LATINAOTTO ORDINAZIONIIN CATTEDRALE

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    ◆ PALESTRINAESSERE UOMOPER TUTTI

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    ◆ PORTO-S. RUFINAPELLEGRINOTRA LE GENTI

    a pagina 11

    ◆ SORAA SOSTEGNODELL’OSPEDALE

    a pagina 13

    ◆ TIVOLIDAI GIOVANIAMORE E SPERANZA

    a pagina 14

    LAZIOSETTE

    nche quelli che non gli piacciono le processioni, oggi – o lo scor-so giovedì – l’hanno fatta. O almeno dovrebbero. Prima dei di-

    versi pride (post)moderni che servono, orgogliosamente come dicela parola, a mettersi in evidenza davanti alla società, la Chiesa inoccidente fin dalla fine del Medioevo ha “inventato” questa mani-festazione pubblica in maniera molto simile a come oggi alcuni ma-nifestanti sfilano per le strade delle nostre città per rivendicare sti-li di vita o diritti negati. Se le processioni con le statue possono, giu-stamente, essere lette come la trasposizione cristiana di pratichepagane, quella del Corpo e del Sangue del Signore è tutt’altro. Haorigine proprio come affermazione “orgogliosa” di una fede che sisentiva minacciata e traballante. Ed è così anche oggi dove non cisono più “proteste” per la processione del Corpus Domini, ma sem-mai indifferenza. Non si tratta più di negazione esplicita, ma di suf-ficienza. Qualche secolo fa se si diceva “Passa il Signore!” gli uomi-ni levavano il cappello almeno, le donne accennavano a una ge-nuflessione; oggi ti direbbero “…e allora?” Sarebbe da rispondere:“E allora ti perdi l’occasione di scoprire come Dio è così piccolo eumile da farsi pane! Perdi la possibilità di scoprire come nella car-ne benedetta di Gesù Dio ti ama e di invita a entrare nella sua gioia!Passa il Signore: l’unico che può scuoterti dal torpore di una vitagrigia e condannata alla morte, alla rassegnazione, alla disillusio-ne”. È proprio così oggi. Non è un catholic pride questo, ma è unannuncio: “Passa il Signore e dona la gioia! Offre la vita!”.

    Francesco Guglietta

    A

    NELLE DIOCESI

    ◆ RIETICOSÌ SI ONORASANT’ANTONIO

    a pagina 12

    Ma non è un «catholic pride»

    Domenica, 22 giugno 2014

    Avvenire - Redazione RomaPiazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209

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    ◆ GIORNATASANTIFICAZIONESACERDOTALE

    a pagina 2

    IL FATTO

    TECNAVIA

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  • Sovvenire alle necessità come nella Chiesa primitiva

    DI CRISTIANA ARRU

    iovedì 12 giugno, presso la curiadella diocesi di Porto–Santa Rufinasi è svolto l’incontro della

    commissione regionale per il Sovvenire.«Tutti abbiamo voglia di essere“sovvenuti”, meno di “sovvenire”», dice ilvescovo delegato, monsignor Gino Reali,indicando un tipo atteggiamento spessodiffuso nella società, dove le propriedifficoltà diventano il metro per valutarele altre, senza soffermarsi su situazionioggettivamente più complesse e piùbisognose del nostro apporto umano ed

    economico.Non mancano difficoltà nell’affrontare untema così gravoso e complesso come laquestione del denaro nella Chiesa,tuttavia non bisogna temere di parlarnecome da sempre la comunità cristiana hafatto individuando strade precise diintervento per sostenere i bisogni dellepersone e della stessa comunità.Ricordiamo tutti le parole degli Atti degliapostoli su quella prima comunità, che«aveva un cuore solo e un’anima sola enessuno considerava sua proprietà quelloche gli apparteneva, ma fra loro tutto eracomune»; e la premura delle diversecomunità per la chiesa di Gerusalemmeper la quale San Paolo organizza unacolletta.Quest’attenzione della chiesa primitivadeve essere considerata esemplare, il suostile di presenza e di comunione deveguidare anche le nostre proposte perchésiano radicate nel singolo territorio

    diocesano, tra la gente ma abbiano anchea cuore le necessità del mondo. Favorirenelle persone il saper condividere con glialtri significa irrobustire il senso diappartenenza che fa crescere la comunità ela corresponsabilità per una chiesa che simostra come famiglia.Antonello Palozzi, l’incaricato regionale,insiste proprio sull’importanza che imembri della commissione siano segno diquesto senso di comunione: èfondamentale che tra loro si sostengano avicenda, per crescere come gruppo dipersone che sentono fortemente la Chiesae offrono il loro servizio per essa.Perciò nella nostra regione si avverte lanecessità di rilanciare l’impegno dellacommissione per il Sovvenire e, indefinitiva, l’impegno di tutti per lenecessità della Chiesa.Il rilancio della commissione consisteinnanzitutto nella progettualità delle sueproposte, quindi, nella volontà e nella

    capacità di programmare e organizzare.Vari spunti sono emersi da elaborare estrutturare in una prospettiva organica: lacatechesi ordinaria dei fedeli, l’educazionedei fedeli a sostenere materialmente lapropria chiesa, la formazione dei sacerdotie dei catechisti, il coinvolgimento deicollaboratori e dei professionisti,prestando particolare attenzioneall’informazione dentro le comunità e allatrasparenza riguardo l’utilizzo dei fondi.Tuttavia un aiuto nella definizione delleproposte può venire dall’osservazione diquanto già accade in altre situazioniitaliane, come ha fatto presente StefanoGasseri dell’ufficio nazionale. Illustrandoalcune statistiche sulla situazione italianaha rilevato che i contatti tra le diocesisono molti e spesso si rivelano comecollaborazioni vincenti: lo scambio diinformazioni permette infatti di offrire oadottare iniziative e soluzioni di cui si ègià sperimentata la bontà e l’efficacia.

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    DI VINCENZO TESTA

    l 27 giugno, Festa delSacratissimo Cuore di Gesù,sarà celebrata, come da molti

    anni, la Giornata disantificazione sacerdotale, nellaquale i presbiteri sono invitati aduna meditazione spirituale su untema riguardante la vita, lamissione, l’identità o la

    Ispiritualità del loro ministero.Quest’anno, sono stati suggeritoquattro temi tra i quali fare unascelta: l’Omelia del Santo Padreper Messa Crismale 2014;l’Essere preti in “uscita” per una“Chiesa in uscita” (EG 46–47); ilprete e “la mondanità spirituale”(EG 93–97) e il prete, uomodella comunione e dellamissione (EG 33).Tutte tematiche molto care aPapa Francesco, attraverso lequali il suo “cuore” di Pastoredesidera toccare quello dei fratellinel sacerdozio per provocare unaconversione capace di renderlisempre più disponibili adinterpretare i segni del nostrotempo insieme al popolo di Dio.Una conversione che sappialegare il ministero del presbiteroalle persone e che sappiaimpastarsi della quotidianitàcompartecipando ai dolori, allegioie e alle sofferenze divenendosegno concreto dell’amore nonsolo predicato ma anche vissuto.Ebbene, il cardinale Stella nella

    lettera di presentazione dellaGiornata ha scritto: “Senza lagrazia di Dio e lo sguardo dimisericordia col quale Egli hascelto i suoi ministri nelsacerdozio, il prete è un uomopovero e privo di forza”.Grazia di Dio e sguardo dimisericordia, sono, quindi, ipunti per misurare il proprioessere preti in questo tempo e perfarsi riconoscere come il buonpastore che conduce le pecore. Aconfermare che questa è la lineada seguire Papa Francesco,nell’Omelia alla Messa Crismale2014 ha detto: «Il sacerdote è unapersona molto piccola:l’incommensurabile grandezzadel dono che ci è dato per ilministero ci relega tra i piùpiccoli degli uomini. Il sacerdoteè il più povero degli uomini seGesù non lo arricchisce con lasua povertà, è il più inutile servose Gesù non lo chiama amico, ilpiù stolto degli uomini se Gesùnon lo istruisce pazientementecome Pietro, il più indifeso dei

    cristiani se il Buon Pastore non lofortifica in mezzo al gregge.Nessuno è più piccolo di unsacerdote lasciato alle sue soleforze».Se queste sono le indicazioni delPapa, e queste sono, leconseguenze sono evidenti einvitano, nella meditazionespirituale ad un profondo esamedi coscienza dal quale farscaturire quell’acqua fresca ezampillante che è desiderio ditutti scoprire ed assaporareperché la vita delle comunitàtrovi grazia e misericordia. Insomma una giornata da viverein pienezza e con la speranza chepossa rigenerare e ridare cuoreanche alla fraternità sacerdotalebisognevole di continuamanutenzione perché ilcammino del presbiterio sia, perdavvero, bello e coinvolgente,fresco e libero, gioioso e solidalee tutto questo si possa vedere etoccare risanando ogni visionestereotipata che tanto male fa allavita della Chiesa.

    DI SIMONA GIONTA

    on Antonio sacerdote dal 1963,don Maurizio presbitero da due

    settimane. Due generazioni di vitaconsacrata a confronto, due percorsidiversi: il primo contorto, «non èstato così facile», e il secondoprovvidenziale, «solo così potreidefinirlo». Un’intervista doppia cheracconta una Chiesa dove tradizioneed rinnovamento convivono e siincontrano, due punti di vista delvivere la chiamata al sacerdozio.Don Antonio ricorda gli anni dellasua ordinazione quando era in corsoil concilio ecumenico che si sarebbeconcluso nel 1965, la Chiesa era inpieno fermento: «Nei primi anni disacerdozio ho assistito a tutti icambiamenti che il concilio avevaportato». Dall’altra parte donMaurizio spiega le ragioni che lohanno portato a questa scelta nel2014: «Per imitare l’esempio di unbravo sacerdote che ho sempreavuto e per l’amore del Signore cheho scoperto attraverso la bellaesperienza di comunità parrocchialeche ho vissuto». Mentre il sacerdoteveterano ripercorre l’inizio della suavocazione tra i banchi del liceoclassico e tra le file dell’allora Giac, ilgiovane sacerdote sogna «la bellezzadi essere padre di un popolo»nonostante le «tribolazioni». Alladomanda se mai lungo il cammino idubbi avessero avuto la meglio lerisposte sembrano andare verso lastessa direzione: «Non ho mai avutograndi dubbi – racconta donMaurizio – nei momenti decisivi,soprattutto l’ultimo mese prima

    dell’ordinazione, sembrava che letentazioni fossero improvvisamenteaumentate, le più grandi legateall’esperienza di fede, non comescelta vocazionale ma comecredente». Anche per don Antonio«non ci sono stati dubbi, solodifficoltà legate alla realtà sociale eculturale di un tempo, in particolaredopo il ‘68 ma, nonostante il disagiovissuto in passato, non ho mai avutoripensamenti». L’idea di comunità,dell’insieme, della sicurezza dellafede contro i tentennamenti delmondo sono gli aspetti positivi vistidagli occhi del novello prete, mentrela praticità con cui la Chiesa riesce astare accanto alle situazioni didisagio dell’uomo di oggi «come nonriuscirebbe a fare qualsiasi politico oluminare», quelli descritti da donAntonio. «La chiesa è fatta diuomini, tante sono lecontraddizioni, l’ipocrisia. Civorrebbe più coraggio», affermaconvinto don Antonio alla domandadi cosa cambierebbe nella comunitàecclesiale mentre il più giovane siconcentra sui laici: «Dovrebberoessere più protagonisti evitando diclericarizzarli». Curare sia laformazione spirituale che culturale,le relazioni senza isolarsi sono iconsigli di don Maurizio a chi haappena intrapreso il percorso inseminario, mentre don Antonioformula i propri auguri ai giovanisacerdoti: «Credete e affrontate neltempo moderno questa sfida grandeche viene dal Vangelo senzadiffidenza e timore, siate all’altezzadella missione che vi è stataaffidata».

    D

    stato davvero straordinario ilrisultato ottenuto il 14 giu-

    gno scorso dalla fondazione BancoAlimentare Onlus. Con la Collettastraordinaria indetta per far fron-te al perdurare dell’emergenza, so-no state infatti raccolte 4.770 ton-nellate, 240 nel solo Lazio, di ge-neri alimentari da quasi seimilapunti vendita di tutta Italia, da de-

    stinare ai diversi centri che assisto-no quasi due milioni di personebisognose. «Siamo certi che questagrande prova di reali-smo – ha dichiarato ilpresidente Andrea Gius-sani nel commentare irisultati della Colletta –sarà recepita anche dal-le istituzioni affinché

    sappiano dare immediata attua-zione al programma italiano edeuropeo di aiuti alimentari, oggi

    ancor più consapevoli diuna priorità nazionaleche il gesto della Collettastraordinaria ha indica-to con chiarezza senzaalcuna ombra di dub-bio». (A.P.)

    ’E«Il realismo concreto della solidarietà»

    Sulla via Francigena con «La bisaccia del pellegrino»DI STEFANIA DE VITA

    a settimana appena trascorsa ha vistola conclusione del programmaradiofonico “La Francigena 2014:

    l’Europa a piedi verso Roma”, in cuigiornalisti camminatori hanno percorsocirca mille km in quarantuno giorni.Partiti da Aosta il 5 maggio scorso, sonogiunti nella capitale il 15 giugno: insiemea Sergio Valzania, vicedirettore di RadioRai, c’erano Iuliana Anghel, di RadioRomania International e le estoni JuliaBali, di Radio 4, e Krista Taim diVikerradio. Tra le numerose città percorsesi annoverano Acquapendente, Bolsena,Montefiascone, Viterbo, Capranica,Monterosi e Formello. In onda su Rairadio 1 e RaiWebRadio, la trasmissione,alla quale hanno preso parte giornalisti dioltre dieci emittenti radiofoniche con una

    programmazione in nove linguedifferenti, ha costituito il cuore delprogetto “La bisaccia del pellegrino”,realizzato da Radio Rai e AssociazioneCivita, con il supporto dell’AssociazioneEuropea delle Vie Francigene. Il progettosi è posto l’obbiettivo di promuovere evalorizzare la via Francigena del nordattraverso i ‘racconti’ dei pellegrini e letipicità enogastronomiche di ciascunterritorio. I giornalisti hanno attraversatosette regioni italiane, scoprendo settimanadopo settimana i “tesori” nascosti delpatrimonio non solo culturale, ma ancheagroalimentare attraverso le “bisacce delpellegrino”. Esse contenevano unaselezione di sette prodotti tipici dieccellenza delle aziende agricole diCampagna Amica, differenti per ciascunadelle regioni coinvolte, quali Valled’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia

    Romagna, Liguria, Toscana e Lazio. Letipicità agroalimentari erano dotate deirequisiti richiesti a un cibo “francigeno”,ovvero la conservabilità, la naturalità, ilvalore energetico, ecc. Il 15 giugno, al loroarrivo i giornalisti/pellegrini i sono statiaccolti dal cardinale Angelo Comastri inVaticano con la consegnadell’onorificenza del Testimonium. Il 16giugno invece i camminatori hannoincontrato il pubblico ormai affezionatoalle iniziative francigene promossedall’Associazione Civita. Dopo i salutiintroduttivi di Giovanna Castelli,direttrice di Civita, l’Assessore alla Culturae al Turismo della Toscana, SaraNocentini, ha evidenziato il forte legametra l’attraversamento della via Francigenae la conoscenza delle realtà non turistiche,ma forse più entusiasmanti, dellaToscana. Il giornalista Sergio Valzania ha

    esposto le difficoltà incontrate lungo ilpercorso e le migliorie rilevate rispettoalla sua precedente esperienza“francigena”; ha infatti sottolineato che“fortunatamente molto è cambiato, ma ènecessario perseguire l’idea di un progettoche permetta e faciliti il cammino deifedeli”. L’assessore alla Cultura e allePolitiche giovanili della Regione Lazio,Lidia Rivera, in veste di scrittrice èintervenuta con una profonda riflessionesul concetto più ampio del “camminare”,ovvero camminare per andare, non perarrivare. In ultimo il Direttoredell’Azienda Romana Mercati, CarloHausmann, ha esposto la metodologiacon la quale sono stati scelti i prodottialimentari per la bisaccia del pellegrino esoprattutto l’importanza insita inciascuno di essi, quali portatori dellastoria del proprio territorio.

    L

    Nella commissione regionaleproposte e iniziative organicheper accrescere in tutti il sensodi appartenenza alla comunità

    Un invitoa rifletteresu missione, identitàe spiritualitàdel ministero

    la colletta straordinaria

    Si è conclusa la singolare esperienzache ha visto alcuni giornalisti europeisull’antico percorso verso San Pietroe che ha toccato molte città del Lazio

    2 LAZIOLAZIO dalla regioneDomenica, 22 giugno 2014

    TECNAVIA

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  • «Van Gogh» insegna l’inglese a Santa MarinellaDI LIVIO SPINELLI

    l 4 giugno è stata inaugurata la mostra con-clusiva del progetto Clil@rt presso l’istitutocomprensivo Piazzale della Gioventù di San-

    ta Marinella, alla presenza del presidente delconsiglio regionale del Lazio, Daniele Leo-dori, del sindaco Roberto Bacheca, del vice-sindaco, e dell’assessore alla Pubblica Istru-zione.Clil@art, acronimo di Content and Langua-ge Integrated Learning (Insegnamento mul-tidisciplinare di contenuti e lingua), è un in-novativo progetto per l’insegnamento dellalingua inglese combinato con l’insegnamen-to dell’arte, realizzato col contributo della re-gione Lazio e del comune di Santa Marinel-la. Il dirigente scolastico, Dilva Boem, ha pro-mosso e coordinato il progetto, coadiuvatodalle insegnanti Rita Tufoni e Luana Cianca-rini. Le lezioni, articolate per i tre ordini di stu-dio, scuola dell’infanzia, primaria e scuola se-

    Icondaria di primo grado, sono state tenuteda docenti madrelingua e da insegnanti di in-glese altamente qualificati. Gli alunni hannoesercitato e perfezionato le proprie abilità lin-guistiche, hanno ascoltato le lezioni di arte inlingua inglese e hanno poi messo in praticaquanto appreso.Il progetto comprendeva, infatti, anche l’ese-cuzione di alcune attività grafico–pittoriche.In particolare, per le classi terze della scuolasecondaria di primo grado è stato scelto VanGogh come tema di studio e delle esercita-zioni. L’istituto di Santa Marinella è infatti ge-mellato con la scuola Dr. Nassau College diAssen nel Drenthe e a marzo gli studenti, ac-colti dai loro compagni, sono andati in O-landa e hanno potuto visitare il museo di VanGogh ad Amsterdam. Al rientro hanno tra-sferito in Clil@art l’esperienza olandese rea-lizzando disegni di Santa Marinella ispiratiallo stile del pittore.Durante la mostra gli alunni hanno conse-

    gnato il video dei loro lavori per Clil@rt e il dvddell’esperienza in Olanda degli studenti di terzamedia a Leodori, che ha particolarmente ap-prezzato la metodologia Clil@rt. Il presidente hasottolineato il valore dell’approccio didattico ditipo immersivo, che punta alla costruzione dicompetenze linguistiche e abilità comunicativein lingua straniera insieme allo sviluppo e all’ac-quisizione di conoscenze in una specifica disci-plina. E ha confermato il sostegno della regioneLazio anche per il prossimo anno scolastico.Bacheca, unendosi agli apprezzamenti del rap-presentante della Regione, si è detto soddisfattodi aver condiviso l’iniziativa anche con un im-portante contributo finanziario. L’incontro si èconcluso con il ringraziamento del dirigenteBoem agli ospiti, alle istituzioni, ai genitori rap-presentanti del consiglio di istituto, ai docentiche hanno realizzato il progetto: Paola Rossetti,Carla Luciani, Giula Berardicurti, Laura Super-chi, Fiammetta Forcinella, Olimpia Bianchi e Li-vio Spinelli e alle insegnanti della Inlingua School.

    Riapre il museo del Mare

    Il museo del Mare e dellaNavigazione Antica di SantaMarinella, che ha sede pressoil castello di Santa Severa,riapre da oggi al pubblico, aseguito del regolareprocedimento di incaricoassegnato alla GI Group.«Grazie a questoprovvedimento – afferma ilSindaco Roberto Bacheca –saremo in grado di garantirel’apertura del museo per tuttoil periodo estivo, in virtù delcontratto trimestrale stipulatocon la società incaricata. Inattesa dell’espletamento dellagara che avverrà dopo lastagione estiva».

    Pellegrino tra le gentiil personaggio.L’anniversario della nominadi Etchegaray a cardinale titolare della diocesiDI SIMONE CIAMPANELLA

    artedì prossimo ricorrel’anniversario della nominadi monsignor Roger

    Etchegaray a cardinale titolare delladiocesi di Porto–Santa Rufina. Daquando nel 1998 ha fatto ingressonella famiglia diocesana il cardinaleha interpretato questo ruolo comeun impegno da onorareconcretamente facendosi presentecon visite e messaggi nei momentiforti dell’anno pastorale. Saràcapitato anche a qualcuno di voi diincrociarlo in occasione di qualchecelebrazione e probabilmente visarete sentiti accolti dalla solarità delsuo sorriso e dalladisponibilitànell’attardarsi per parlare.Non è rilevante ai finidell’incontro che il suointerlocutore sia lapersona più sempliceoppure un capo di stato,perché la sua è unasincera attenzione versol’altro del quale riescesempre a scoprire laricchezza, quasi come undesiderio di valorizzarne lapositività e continuare a stupirsi diquanto possa apprenderne. Non èuna forma velata di cortesia ma è ungesto di comunione vera che dice laprofonda consapevolezza dellafraternità. Forse è un istinto naturalematurato attraverso il lungopellegrinaggio di globe–trotter, chelo ha condotto nei «punti caldi»della terra quando cercava diottenere la pace nei luoghi dovel’egoismo avrebbe poi avuto ilsopravvento e la guerra avrebbeveicolato la volontà di potenza degliuomini. L’esperienza di tanteumanità ferite e delle molte chenella speranza non hanno maismesso di credere ha arricchito adogni tappa la sua borsa da viaggio,meritandogli il rispetto di tutti, cheaccanto all’uomo religioso,«agguerrito» strumento di pace,incontravano quello civile, cheesigeva diritti e doveri per tutte le

    Msocietà del mondo. Unfiglio a cui l’amataFrancia ha volutotributare nello scorsoaprile l’altoriconoscimento dellaGran Croce di Legiond’onore. Ancora una voltala cerimonia è statal’occasione per il vescovoRoger di essere fedele allasua indefessa missionesacerdotale, quella delpastore che a 92 anni haa cuore le sorti di unmondo sempre piùcomplesso. Un mondoche il cardinale, «alla sera

    della vita», non guardadisincantato o connostalgia di tempi d’oroforse mai esistiti, ma chevive con quella curiositase quella caritas di chi ognimattino è «fatto nuovo daDio». Nel discorso diringraziamento perl’onorificenza ricevutaraccoglie il tratto diquesto tempo con laparola «sfida». «Tutto èdiventato o consideratouna sfida, esprimendocosì l’incertezza, la precarietà,persino l’angoscia di un essereumano che si sente provocato,minacciato, talvolta addiritturaaggredito». La paura di abitare ilfuturo è diffusa e pervasiva e segueall’impoverimento di valoriomologati dalla misteriosaglobalizzazione. «Libertà,uguaglianza, fraternità, parole

    indebolite e deturpate» devonoritrovare le loro radici divine,soprattutto per i giovani. Etracciando questo manifesto il cuigusto politico è condito dallasaggezza di chi ama le parole perchéin esse l’eredità del mondo diventapromessa di futuro, il cardinale sirivolge alla sua terra per lanciare unmessaggio a tutto il mondo. «Ci

    saranno sempre degli uomini e delledonne che inciteranno la storia auscire dalla sua logica pigra o fatale,ci saranno sempre sentinelle che daimerli attenderanno senza venirmeno i segni di un’aurora, di unrinnovamento della vita, di unanuova Genesi, per una Franciaancora più umana, più generosa, piùsolidale a livello universale».

    Nelle parole di gratitudineper l’onore della Gran Croceil pastore francese sostienela presenza di personeche inciteranno semprela storia ad abbandonarela sua logica pigra o fatale

    testimonianza

    DI ENZO CRIALESI

    o scorso mercoledì nella catte-drale dei Sacri Cuori di Gesù eMaria a La Storta il vescovo Gi-

    no Reali ha celebrato con le comunitàneocatecumenali della diocesi di Por-to–Santa Rufina e con i catechisti delcammino del settore nord di Roma u-na solenne liturgia eucaristica per laconclusione di questo anno pastora-le. La celebrazione ha significato an-che il ringraziamento a Dio per la bel-la esperienza missionaria delle 100piazze, che ha coinvolto molte per-sone della diocesi portuense nel pro-porre la figura di Cristo a Fiumicinoe a Ladispoli.Erano presenti circa duecento fedeli,undici presbiteri e due diaconi, tuttiappartenenti al cammino di risco-perta del cristianesimo iniziato daKiko Argüello, Carmen Hernández ea padre Mario Pezzi.Nella sua omelia monsignor Reali haringraziato il Signore per i tanti doniche sta suscitando alla diocesi, come

    nel caso delle famiglie che partiran-no in missione in Cina. Prendendospunto dall’esortazione EvangeliiGaudim di papa Francesco il vesco-vo ha evidenziato l’importanza dellanuova evangelizzazione e l’impegnoche la Chiesa deve dedicare ad essaper la trasmissione della fede cristia-na. In primo luogo al centro dell’at-tenzione deve esserci la cura della pa-storale ordinaria coniata dallo Spiri-to Santo per incendiare i cuori dei fe-deli. In secondo luogo si deve pro-porre adeguatamente il messaggio e-vangelico alle persone che non han-no ricevuto il battesimo. In terzo luo-go ci si deve impegnare con delica-tezza a mostrare il volto di Gesù a co-loro che non lo conoscono o lo han-no sempre rifiutato. Tutti hanno il di-ritto di ricevere il Vangelo e tutti i cri-stiani hanno il dovere di annunciar-lo senza escludere nessuno non co-me chi impone ma come chi condi-vide con gioia e offre un banchetto de-siderabile. La Chiesa non cresce perproselitismo ma per attrazione.

    L

    La celebrazione a La Stortacon tutti i neocatecumenali

    na comunità intera ha rivolto l’estremo saluto a Eleonora e ai due an-geli che portava in grembo, Irene e Letizia, e che, vivendo fino in fon-

    do la sua maternità, ha accompagnato dinnanzi a Dio. Durante la festa pa-tronale la parrocchia di Santa Maria di Loreto a Boccea ha vissuto la trage-dia di questa giovane che a breve avrebbe dato alla luce due bambine.Un destino crudele, di fronte al quale tutti gli affari quotidiani, anche quel-li che ci sembrano «vitali» vengono annullati. Domande e riflessioni che mon-signor Reali pone all’inizio dell’omelia non nascondendo la fatica di parla-re a un padre, a una madre e a un marito a cui è stato strappato il dono diuna donna solare, attiva nella parrocchia come nella vita sociale, dinami-ca e disponibile per gli altri. Il suo è stato un percorso di vita pieno, propriocome quello di Gesù, che sulla croce parla di un compimento, perché, diceil vescovo, la totalità della vita non è misurabile in anni ma nella capacitàdi saper riempire d’amore il proprio tempo e nella testimonianza di fedeche siamo stati in grado di offrire, proprio «come ci ha mostrato Eleonora».

    Andrea Santi

    U

    Eleonora, una vita piena

    DI GIOVANNI DI MICHELE *

    a vita religiosa e consacrata, Usmie Cism della diocesi di Porto–Santa Rufina, si è ritrovata insieme

    nel santuario della Madonna di Ceri,con il vescovo Gino Reali e un buonnumero di partecipanti. L’incontro disabato scorso è ormaiun’appuntamento tradizionale ma ognianno si rinnova di ricchi contenuti,come emerso nella meditazione delvescovo ispirata alla EvangeliiGaudium.Il vescovo ha sottolineato bene, pur neldiluvio di una giornatametereologicamente apocalittica, ilsogno della scelta missionaria indicatadal papa. «Sogno una scelta

    missionaria capace di riformare ognicosa – afferma con forza papaFrancesco – perché le consuetudini, gliorari, il linguaggio e ogni strutturaecclesiale diventino un canale adeguatoper l’evangelizzazione del mondoattuale, più che perl’autopreservazione». La missionedunque come scopo della Chiesa tutta,per non cadere preda di una specied’introversione ecclesiale. Nelle paroledel vescovo e del papa si ascoltava unaccorato ed incoraggiante invito arinnovare la propria spiritualitàmissionaria per rinnovare l’intera vitaecclesiale. «Esorto tutti – dice il Papa aciascuno di noi ed a ogni comunitàreligiosa – ad applicare con generosità ecoraggio gli orientamenti di questo

    documento, senza divieti né paure». L’invito del Vescovo, che fa ecoall’esortazione del papa, è quello diritrovare «le motivazioni adeguate» peraffrontare «una fatica serena» non «tesa,pesante, insoddisfatta e, in definitiva,non accettata». L’annuncio di Cristo habisogno soprattutto di testimoni gioiosidel suo amore, di fronte a tutti. Il papala chiama «sfida di una spiritualitàmissionaria». Guardando ai religiosi ilpapa rivolge la più chiara e necessariadelle esortazioni: non si confonda «lavita spirituale con alcuni momentireligiosi che offrono un certo sollievoma che non alimentano l’incontro congli altri, l’impegno nel mondo, lapassione per l’evangelizzazione».

    * Delegato per la vita consacrata

    L

    Il pellegrinaggio dei religiosi a Ceriello scorso fine settima-na è stata allestita pres-

    so lo stabilimento balneareColumbia di Ladispoli la mo-stra Vele e Marine, una col-lettiva di pittura a tema ma-rino organizzata dall’Ucai, U-nione Cattolica Artisti Italiani,con il patrocinio degli asses-sorati alla Cultura e al Turi-smo del comune di Ladispoli.Oltre agli adulti hanno espo-sto le loro opere molti bam-bini e giovani, che hanno fe-steggiato con l’esposizionedelle loro creazioni la conclu-sione del corso di pittura del-

    la scuola d’arte comunale.«Siamo molto felici che anchequest’anno i proprietari delColumbia abbiano accolto conentusiasmo la proposta diquesta mostra – dichiara lapresidente Anna Usova –. L’ac-qua, come elemento di rina-scita, è da sempre fonte d’i-spirazione per le rappresen-tazioni su tema sacro e le no-stre marine, i lembi di sabbiatra mare e cielo, simboleggia-no i passi dell’uomo verso l’e-ternità, nel grande misterodella vita».

    Anna Moccia

    N

    Durante la preghiera

    L’Ucai espone «l’acqua»al Columbia di Ladispoli

    Etchegaray in cattedrale a La Storta

    Gli studenti ad Amsterdam

    Quelle date da ricordare24 giugno. Anniversario della nominadel cardinale Roger Etchegaray atitolare della diocesi.

    4 luglio. Memoria della beata MariaCrocifissa Curcio, fondatrice delle SuoreCarmelitane Missionarie di SantaTeresa del Bambino Gesù.

    8 luglio. Memoria dei Santi CinquantaSoldati, martiri.

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    PORTO SANTA RUFINA

    Pagina a cura di don Giovanni Di Michele Curia diocesana

    via del Cenacolo 5300123 Roma

    e-mail: [email protected]

    Domenica, 22 giugno 2014

    www.diocesiportosantarufina.it

    Roma

    agenda

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