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mondo, non siamo più in grado di separarcene e per la prima volta assistiamo al capovolgimento delle competenze: sono le giovani generazioni che informano gli adulti. All’inizio è comprensibile che l’uso sia anche esplorazione di una dimensione nuova del vivere e di gestire le relazioni, stando attenti a rischi e trappole. La mia esperienza professionale e di genitore mi permette di dire che laddove le persone giungono a una maggiore consapevolezza nella gestione e nelle potenzialità in positivo e in negativo di queste strumentazioni, le relazioni non vengono danneggiate. Ma la gestione diventa più consapevole solo quando, a monte, vengono prima costruite relazioni umane personali, reali e forti. In tutto questo la responsabilità è in mano ai genitori e alle famiglie. Le relazioni digitali non sostituiscono e non compensano la ricchezza di una relazione umana che è fatta di sguardi, contatto, carezze e abbracci. La famiglia ha un potenziale affettivo DI GIOVANNI SALSANO omunicare in famiglia al tempo dei nuovi media è un’esperienza “ibrida”, che vive di interazioni e contatti diretti, associati (a volte sostituiti) a scambi e linguaggi mediati da dispositivi, applicazioni, social network. Un’esperienza, insomma, differente, ma non per questo negativa in sé, stando a quanto emerso nel rapporto del Centro internazionale studi sulla famiglia (Cisf), recentemente presentato, che si basa su oltre 3mila rilevazioni sulle “relazioni familiari nell’era delle reti digitali”, da cui viene fuori un modo nuovo di vivere e interagire in famiglia. «Stiamo vivendo un’epoca – afferma Emma Ciccarelli, presidente del Forum delle associazioni familiari del Lazio e vicepresidente nazionale – in cui le reti digitali hanno contaminato in modo irreversibile la vita quotidiana delle persone. Gli apparecchi tecnologici ci tengono continuamente “connessi” con il C potente che non può essere sostituito da altre forme surrogate o compensatorie». L’uso delle nuove tecnologie, anche in famiglia, presuppone poi un’attività di educazione dei genitori verso i figli, attraverso buone pratiche da costruire e valorizzare: «L’attività di educazione all’uso consapevole delle nuove tecnologie digitali – aggiunge Emma Ciccarelli – è fondamentale e ha la funzione di prevenire un uso distorto di tali strumenti. Tenendo conto che parte delle nostre giornate sono dominate dalla comunicazione familiare sui social, questa non diventi un modo ossessivo per perseguitare e per controllare i propri figli. Credo sia importante da parte dei genitori dare ai propri figli poche, ma chiare informazioni su come vivere sui social e come gestire le relazioni virtuali. Educare al valore e alla dignità della persona umana in qualunque contesto si trovi è il messaggio fondamentale da dare ai propri figli. È importante far capire ai nostri figli che la comunicazione non è fatta solo di linguaggio e di parole, ma vi è un aspetto “non verbale” che è molto più potente e che non emerge sui social. Occorre poi aiutare i genitori a potenziare quello che è una funzione importante della relazione: “l’ascolto attivo”». Per Daniela Notarfonso, responsabile del Centro famiglia e vita di Aprilia (il consultorio della diocesi di Albano) la socializzazione è cambiata e, ormai da anni, il gruppo del “muretto” è stato sostituito dalla chat: «Il verbo condividere – afferma Notarfonso – è molto utilizzato e dà l’idea di essere continuamente in comunicazione con molti altri, dovunque essi si trovino, aprendo possibilità prima impensabili. Cambiano i tempi e cambiano anche le modalità comunicative e di socializzazione e, inevitabilmente, anche la sfera affettivo–sessuale ne è interessata: come in tutte le cose, ogni cambiamento va in qualche modo governato perché esprima il meglio degli uomini e delle donne interessati. Per l’educazione dei figli trascorrere tempo insieme è indispensabile. Chi e cosa possono sostituire una carezza o le braccia accoglienti e sicure dello sposo o della sposa o del papà e della mamma? Senza parlare poi dei pericoli che si nascondono nella rete. Il rapporto personale, il guardarsi negli occhi, il sentire le emozioni dell’altro sono insostituibili in ogni tipo di relazione. La famiglia è fatta di condivisione di vita, di comunione e donazione reciproca, di una semplice quotidianità che può essere aiutata da una chat o da una videochiamata, ma non sostituita». Condivisione vissuta in prima persona dagli attori protagonisti: genitori e figli. «Nella nostra esperienza familiare – raccontano Cristina e Virginio Mancini, genitori di due ragazzi di 21 e 18 anni – il contatto con il mondo dei social è avvenuto in modo graduale. Ci siamo resi conto che potevano aver bisogno di rintracciarci ed essere rintracciati più velocemente e per comunicare le urgenze e gli imprevisti. È grazie a loro e con loro che siamo diventati anche noi fruitori dei social, soprattutto di WhatsApp. Lì noi ci siamo fermati, mentre per i ragazzi è stato breve il passo per entrare nel mondo di Facebook, Instagram e Twitter. Il mondo dei social è un pozzo senza fine, dove ci si immerge e vi si trova tutto ciò che serve per dissetarsi, ma facilmente si perde il contatto con la realtà vera. Questo è uno dei tanti rischi a cui abbiamo messo di fronte i nostri ragazzi. Abbiamo creduto e crediamo ancora che attraverso il dialogo, il confronto faccia a faccia, far vivere loro esperienze vere di amicizia, curare le relazioni interpersonali, suscitare l’interesse per guardare il mondo bello e ricco che ci circonda, toccare con mano la solidarietà, la condivisione, si possa aiutarli a dare il giusto peso e valore a questo mondo virtuale spesso ingannevole e sfuggente». Noi, dal «muretto» alla chat focus I quattro tipi di utenti l Rapporto del Centro inter- nazionale studi sulla famiglia (Cisf) “Relazioni familiari nell’e- ra delle reti digitali” ha preso in esame i dati di oltre 3mila rile- vazioni, sul territorio naziona- le, da cui emergono quattro dif- ferenti tipologie di famiglie. Ai poli opposti vi sono i single o le coppie di giovani, molti convi- venti non sposati, immersi nel mondo delle tecnologie digita- li (il 34,2% del campione) e le “famiglie marginali e/o esclu- se”, cioè anziani soli o in cop- pia che usano poco o nulla le nuove tecnologie (28,6%). In mezzo, le “famiglie mature mo- deratamente in rete” (13,4%) e le “famiglie più giovani decisa- mente in rete” (23,8%). I dati, poi, riflettono rapporti sempre più “ibridi”, in cui il con- tatto diretto tra le persone è in- tegrato, a volte sostituito, da re- lazioni digitali e da interazioni a distanza. Il social network pre- ferito dalle famiglie è What- sApp, dove è presente la mag- gior parte dei collegamenti fa- miliari (l’82%. Su Facebook so- no il 51,4%). L’applicazione di messaggistica istantanea è il so- cial in cui gli intervistati sono più presenti con un profilo at- tivo. (G.Sal.) I «Cresce la povertà educativa minorile ma è un fenomeno sottovalutato» a povertà educativa minorile è purtroppo in continua crescita in tutto il Paese, anche se ov- viamente con diversa intensità tra Nord e Sud. È un fenomeno molto grave, an- cora sottovalutato nel dibattito politico e poco presente all’opinione pubblica», spiega Carlo Bor- gomeo, presidente della Fon- dazione con il Sud. Secondo il primo rapporto sulla povertà educativa minorile i bambini tra 0 e 2 anni in Italia sono cir- ca 1,5 milioni, il 2,5% dell’in- tera popolazione. Le regioni dove si trovano in maggior numero so- no Lombardia (265mila), Campania (159mila) e Lazio (154mila). Il report è promosso dall’impresa sociale “Con i Bambini” e curato da DEPP srl. “Con i Bambini”, interamente partecipata dal- la Fondazione con il Sud è stata costi- tuita per dare attuazione ai programmi L « del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile nato da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria, il Fo- rum del Terzo Settore e il Governo. Ad oggi sono stati pubblicati tre bandi: Pri- ma Infanzia (0–6 anni), con cui sono stati approvati 80 progetti per un importo complessivo di 62,2 milioni di euro; Adole- scenza (11–17 anni), che verrà assegnato nelle prossime setti- mane e Nuove Generazioni (5–14 anni), per il quale sono pervenute 432 proposte pro- gettuali. Nel Lazio, per il ban- do prima infanzia sono stati finanziati cinque progetti per interventi in quartieri a rischio della Capitale e per la conci- liazione famiglia/lavoro in comuni e lo- calità della provincia. Di questo tema se ne parlerà a Roma il 27 febbraio nella sede della Fondazione con il Sud. Costantino Coros Com’è cambiata la comunicazione in famiglia e tra i ragazzi al tempo dei nuovi media Dal Lazio le opinioni di esperti e genitori sul Rapporto Cisf Presentata l’indagine del Centro internazionale studi sulla famiglia “Relazioni familiari nell’era delle reti digitali” L EDITORIALE DAL DISORDINE ALL AMORE È IL CAMMINO ALESSANDRO PAONE* n pieno stile ignaziano papa Francesco, consegnandoci il messaggio per la quaresima, ci stimola nel vedere i nostri disordini per rimettere ordine. È un cammino nel quale ci chiede di vedere i segnali che hanno spento la nostra carità per poterla riaccendere. Punto fondamentale è non avere fretta e accettare che la vita spirituale non funziona come i dispositivi elettronici: non è sufficiente premere un tasto per aggiustare lo spirito. Ai giovani viene spesso offerta la droga come via di fuga. Anche le relazioni virtuali, quando vissute come “usa e getta” portano a vite prive di senso, togliendo «dignità, libertà e capacità di amare». Il Papa ci mette in guardia dai falsi profeti: «essi sono come “incantatori di serpenti”, approfittano delle emozioni umane per rendere schiave le persone e portarle dove vogliono loro. Ricorda il Papa che dietro tutto questo si nasconde la menzogna: «l’inganno della vanità, che ci porta a fare la figura dei pavoni… per cadere poi nel ridicolo; e dal ridicolo non si torna indietro. Non fa meraviglia: da sempre il demonio, che è “menzognero e padre della menzogna” (Gv 8,44), presenta il male come bene e il falso come vero, per confondere il cuore dell’uomo». La sfida, allora, è quella di riconoscere «l’impronta buona e duratura di Dio in noi». L’amore è l’impronta di Dio in noi. Quando la carità si spegne dobbiamo stare attenti: qualcuno ci sta portando via la cosa più preziosa che ci è stata donata. Quando insorge l’avidità per il denaro e prende il posto della carità, il passo successivo del nostro spirito è quello del rifiuto di Dio. Lo spirito inizia a preferire la desolazione alla consolazione, perdendo il «conforto della Parola e dei sacramenti» perché disaffezionato all’amore di Dio. In questo modo tutto «il creato è testimone silenzioso di questo raffreddamento della carità: la terra è avvelenata da rifiuti gettati per incuria e interesse; i mari, anch’essi inquinati, devono purtroppo ricoprire i resti di tanti naufraghi delle migrazioni forzate; i cieli – che nel disegno di Dio cantano la sua gloria – sono solcati da macchine che fanno piovere strumenti di morte» ed anche le nostre comunità risentono della mancanza di quest’amore vivendo «l’accidia egoista, il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in continue guerre fratricide, la mentalità mondana che induce ad occuparsi solo di ciò che è apparente, riducendo in tal modo l’ardore missionario». Papa Francesco indica come cura tre strumenti. Il primo è la preghiera. «Dedicando più tempo alla preghiera, permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi, per cercare finalmente la consolazione in Dio. Egli è nostro Padre e vuole per noi la vita». Il secondo è l’elemosina la quale «libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello: ciò che ho non è mai solo mio». Terzo strumento è il digiuno, il quale «toglie forza alla nostra violenza, ci disarma, e costituisce un’importante occasione di crescita». Tanti sono i digiuni che si possono fare: dalla violenza verbale, dal grande flusso di parole, dal massiccio uso degli strumenti digitali. Il cammino ci è stato indicato, Baden Powel direbbe “buona strada”. * incaricato regionale per le comunicazioni sociali I Coordinamento: cooperativa Il Mosaico via Anfiteatro Romano, 18 00041 Albano Laziale (Rm) tel. 06.932684024 e-mail: [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano tel. 02.67801 - fax 02.6780483 www.avvenire.it e-mail: [email protected] DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLA e-mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084 Domenica, 25 febbraio 2018 generazione giovani li parlarono di Gesù. O meglio ne sentì parlare. Poi, dopo, ne sentì parlare a scuola. E Carlo non poté fa- re a meno di volergli bene. Il suo desiderio di incontrarlo e di essergli amico in modo sempre più profondo e in- timo lo spinse a chiedere, lui, piccolo ragazzino, di po- ter fare la Comunione. Aveva appena cominciato le ele- mentari e aveva sei anni. Ma la sua maturità di fede colpì al tal punto monsignor Macchi che lo convinse ad ammettere quel bambino all’incontro con l’Eucaristia. Fu scelto il monastero delle Romite Ambrosiane, a Pe- rego, per evitare che si creasse “un caso” e perché ci fos- se attenzione soltanto all’aspetto di fede, mettendo da parte festa e regali. Carlo era molto contento. E che non fosse una cosa da bambini, come quando uno si fissa su un gioco e una volta ottenutolo lo abbandona in un an- golo della sua cameretta; lo si vide quando da quel gior- no in poi Carlo non abbandonò mai la Messa quotidia- na e un tempo – talvolta anche lungo – di preghiera si- lenziosa ed adorante davanti al tabernacolo. Può sem- brare strano per un ragazzo di sette anni, ma forse è la nostra idea di fede e di come la possa vivere un ragaz- zo che andrebbe “convertita”. L’amore bellissimo, sem- plice e fedele di questo ragazzo per la presenza viva di Gesù dovrebbe seriamente interrogarci. Francesco Guglietta G Una fede matura esempio per tutti Intervista al direttore della Pastorale sociale e del lavoro a pagina 2 C. Borgomeo ALBANO L’ELEZIONE DEI CATECUMENI a pagina 3 ANAGNI UN CAMMINO FATTO INSIEME a pagina 4 CIVITA C. ALLA RISCOPERTA DELLA PAROLA a pagina 5 CIVITAVECCHIA IL VESCOVO SCRIVE ALLA COMUNITÀ a pagina 6 FROSINONE QUEI PONTI SOLIDALI a pagina 7 GAETA QUARESIMA, TEMPO DI RICONCILIAZIONE a pagina 8 LATINA TERRENO CONFISCATO ORA È DELLA SCUOLA a pagina 9 PALESTRINA COME VIVERE UN TEMPO FORTE a pagina 10 PORTO S.RUFINA PAOLO VI "PARLA" ANCORA AI GIOVANI a pagina 11 SORA COPPIE MISSIONARIE MA SOTTO CASA a pagina 13 TIVOLI IL VALORE SOCIALE DELLA SOLIDARIETÀ a pagina 14 NELLE DIOCESI RIETI LE MONTAGNE DA SCALARE a pagina 12

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Page 1: e-mail: portaparola@avvenire.it Noi, dal «muretto» alla chat · e linguaggi mediati da dispositivi, applicazioni, social network. Un’esperienza, insomma, differente, ma non per

mondo, non siamo più in grado disepararcene e per la prima voltaassistiamo al capovolgimento dellecompetenze: sono le giovanigenerazioni che informano gli adulti.All’inizio è comprensibile che l’usosia anche esplorazione di unadimensione nuova del vivere e digestire le relazioni, stando attenti arischi e trappole. La mia esperienzaprofessionale e di genitore mipermette di dire che laddove lepersone giungono a una maggioreconsapevolezza nella gestione e nellepotenzialità in positivo e in negativodi queste strumentazioni, le relazioninon vengono danneggiate. Ma lagestione diventa più consapevolesolo quando, a monte, vengonoprima costruite relazioni umanepersonali, reali e forti. In tutto questola responsabilità è in mano aigenitori e alle famiglie. Le relazionidigitali non sostituiscono e noncompensano la ricchezza di unarelazione umana che è fatta disguardi, contatto, carezze e abbracci.La famiglia ha un potenziale affettivo

DI GIOVANNI SALSANO

omunicare in famiglia altempo dei nuovi media èun’esperienza “ibrida”, che

vive di interazioni e contatti diretti,associati (a volte sostituiti) a scambie linguaggi mediati da dispositivi,applicazioni, social network.Un’esperienza, insomma, differente,ma non per questo negativa in sé,stando a quanto emerso nel rapportodel Centro internazionale studi sullafamiglia (Cisf), recentementepresentato, che si basa su oltre 3milarilevazioni sulle “relazioni familiarinell’era delle reti digitali”, da cuiviene fuori un modo nuovo di viveree interagire in famiglia. «Stiamovivendo un’epoca – afferma EmmaCiccarelli, presidente del Forum delleassociazioni familiari del Lazio evicepresidente nazionale – in cui lereti digitali hanno contaminato inmodo irreversibile la vita quotidianadelle persone. Gli apparecchitecnologici ci tengonocontinuamente “connessi” con il

C

potente che non può essere sostituitoda altre forme surrogate ocompensatorie». L’uso delle nuovetecnologie, anche in famiglia,presuppone poi un’attività dieducazione dei genitori verso i figli,attraverso buone pratiche dacostruire e valorizzare: «L’attività dieducazione all’uso consapevole dellenuove tecnologie digitali – aggiungeEmma Ciccarelli – è fondamentale e

ha la funzione di prevenire un usodistorto di tali strumenti. Tenendoconto che parte delle nostre giornatesono dominate dalla comunicazionefamiliare sui social, questa nondiventi un modo ossessivo perperseguitare e per controllare i proprifigli. Credo sia importante da partedei genitori dare ai propri figli poche,ma chiare informazioni su comevivere sui social e come gestire lerelazioni virtuali. Educare al valore ealla dignità della persona umana inqualunque contesto si trovi è ilmessaggio fondamentale da dare aipropri figli. È importante far capire ainostri figli che la comunicazione nonè fatta solo di linguaggio e di parole,ma vi è un aspetto “non verbale” cheè molto più potente e che nonemerge sui social. Occorre poiaiutare i genitori a potenziare quelloche è una funzione importante dellarelazione: “l’ascolto attivo”». PerDaniela Notarfonso, responsabile delCentro famiglia e vita di Aprilia (ilconsultorio della diocesi di Albano)la socializzazione è cambiata e,

ormai da anni, il gruppo del“muretto” è stato sostituito dallachat: «Il verbo condividere – affermaNotarfonso – è molto utilizzato e dàl’idea di essere continuamente incomunicazione con molti altri,dovunque essi si trovino, aprendopossibilità prima impensabili.Cambiano i tempi e cambiano anchele modalità comunicative e disocializzazione e, inevitabilmente,anche la sfera affettivo–sessuale ne èinteressata: come in tutte le cose,ogni cambiamento va in qualchemodo governato perché esprima ilmeglio degli uomini e delle donneinteressati. Per l’educazione dei figlitrascorrere tempo insieme èindispensabile. Chi e cosa possonosostituire una carezza o le bracciaaccoglienti e sicure dello sposo odella sposa o del papà e dellamamma? Senza parlare poi deipericoli che si nascondono nella rete.Il rapporto personale, il guardarsinegli occhi, il sentire le emozionidell’altro sono insostituibili in ognitipo di relazione. La famiglia è fattadi condivisione di vita, dicomunione e donazione reciproca,di una semplice quotidianità chepuò essere aiutata da una chat o dauna videochiamata, ma nonsostituita». Condivisione vissuta inprima persona dagli attoriprotagonisti: genitori e figli. «Nellanostra esperienza familiare –raccontano Cristina e VirginioMancini, genitori di due ragazzi di 21e 18 anni – il contatto con il mondodei social è avvenuto in modograduale. Ci siamo resi conto chepotevano aver bisogno dirintracciarci ed essere rintracciati piùvelocemente e per comunicare leurgenze e gli imprevisti. È grazie aloro e con loro che siamo diventatianche noi fruitori dei social,soprattutto di WhatsApp. Lì noi cisiamo fermati, mentre per i ragazzi èstato breve il passo per entrare nelmondo di Facebook, Instagram eTwitter. Il mondo dei social è unpozzo senza fine, dove ci si immergee vi si trova tutto ciò che serve perdissetarsi, ma facilmente si perde ilcontatto con la realtà vera. Questo èuno dei tanti rischi a cui abbiamomesso di fronte i nostri ragazzi.Abbiamo creduto e crediamo ancorache attraverso il dialogo, il confrontofaccia a faccia, far vivere loroesperienze vere di amicizia, curarele relazioni interpersonali,suscitare l’interesse per guardare ilmondo bello e ricco che cicirconda, toccare con mano lasolidarietà, la condivisione, sipossa aiutarli a dare il giusto pesoe valore a questo mondo virtualespesso ingannevole e sfuggente».

Noi, dal «muretto» alla chat

focus

I quattro tipi di utentil Rapporto del Centro inter-nazionale studi sulla famiglia

(Cisf) “Relazioni familiari nell’e-ra delle reti digitali” ha preso inesame i dati di oltre 3mila rile-vazioni, sul territorio naziona-le, da cui emergono quattro dif-ferenti tipologie di famiglie. Aipoli opposti vi sono i single o lecoppie di giovani, molti convi-venti non sposati, immersi nelmondo delle tecnologie digita-li (il 34,2% del campione) e le“famiglie marginali e/o esclu-se”, cioè anziani soli o in cop-pia che usano poco o nulla lenuove tecnologie (28,6%). Inmezzo, le “famiglie mature mo-deratamente in rete” (13,4%) ele “famiglie più giovani decisa-mente in rete” (23,8%). I dati, poi, riflettono rapportisempre più “ibridi”, in cui il con-tatto diretto tra le persone è in-tegrato, a volte sostituito, da re-lazioni digitali e da interazionia distanza. Il social network pre-ferito dalle famiglie è What-sApp, dove è presente la mag-gior parte dei collegamenti fa-miliari (l’82%. Su Facebook so-no il 51,4%). L’applicazione dimessaggistica istantanea è il so-cial in cui gli intervistati sonopiù presenti con un profilo at-tivo. (G.Sal.)

I

«Cresce la povertà educativa minorile ma è un fenomeno sottovalutato»

a povertà educativa minorile èpurtroppo in continua crescitain tutto il Paese, anche se ov-

viamente con diversa intensità tra Norde Sud. È un fenomeno molto grave, an-cora sottovalutato nel dibattito politicoe poco presente all’opinionepubblica», spiega Carlo Bor-gomeo, presidente della Fon-dazione con il Sud. Secondo ilprimo rapporto sulla povertàeducativa minorile i bambinitra 0 e 2 anni in Italia sono cir-ca 1,5 milioni, il 2,5% dell’in-tera popolazione. Le regionidove si trovano in maggior numero so-no Lombardia (265mila), Campania(159mila) e Lazio (154mila). Il reportè promosso dall’impresa sociale “Con iBambini” e curato da DEPP srl. “Con iBambini”, interamente partecipata dal-la Fondazione con il Sud è stata costi-tuita per dare attuazione ai programmi

L« del Fondo per il contrasto della povertàeducativa minorile nato da un’intesa trale Fondazioni di origine bancaria, il Fo-rum del Terzo Settore e il Governo. Adoggi sono stati pubblicati tre bandi: Pri-ma Infanzia (0–6 anni), con cui sono

stati approvati 80 progetti perun importo complessivo di62,2 milioni di euro; Adole-scenza (11–17 anni), che verràassegnato nelle prossime setti-mane e Nuove Generazioni(5–14 anni), per il quale sonopervenute 432 proposte pro-gettuali. Nel Lazio, per il ban-

do prima infanzia sono stati finanziaticinque progetti per interventi in quartieria rischio della Capitale e per la conci-liazione famiglia/lavoro in comuni e lo-calità della provincia. Di questo tema sene parlerà a Roma il 27 febbraio nellasede della Fondazione con il Sud.

Costantino Coros

Com’è cambiatala comunicazione in famiglia e tra i ragazzi al tempo dei nuovi media Dal Lazio le opinioni di esperti e genitori sul Rapporto Cisf

Presentata l’indagine del Centro internazionale studi sulla famiglia “Relazioni familiari nell’era delle reti digitali”

L ’ E D I T O R I A L E

DAL DISORDINEALL’AMORE

È IL CAMMINO

ALESSANDRO PAONE*

n pieno stile ignaziano papaFrancesco, consegnandoci ilmessaggio per la quaresima, ci

stimola nel vedere i nostri disordiniper rimettere ordine. È uncammino nel quale ci chiede divedere i segnali che hanno spentola nostra carità per poterlariaccendere. Punto fondamentale ènon avere fretta e accettare che lavita spirituale non funziona come idispositivi elettronici: non èsufficiente premere un tasto peraggiustare lo spirito. Ai giovaniviene spesso offerta la droga comevia di fuga. Anche le relazionivirtuali, quando vissute come “usae getta” portano a vite prive disenso, togliendo «dignità, libertà ecapacità di amare». Il Papa cimette in guardia dai falsi profeti:«essi sono come “incantatori diserpenti”, approfittano delleemozioni umane per rendereschiave le persone e portarle dovevogliono loro. Ricorda il Papa chedietro tutto questo si nasconde lamenzogna: «l’inganno dellavanità, che ci porta a fare la figuradei pavoni… per cadere poi nelridicolo; e dal ridicolo non si tornaindietro. Non fa meraviglia: dasempre il demonio, che è“menzognero e padre dellamenzogna” (Gv 8,44), presenta ilmale come bene e il falso comevero, per confondere il cuoredell’uomo». La sfida, allora, èquella di riconoscere «l’improntabuona e duratura di Dio in noi».L’amore è l’impronta di Dio in noi.Quando la carità si spegnedobbiamo stare attenti: qualcuno cista portando via la cosa piùpreziosa che ci è stata donata.Quando insorge l’avidità per ildenaro e prende il posto dellacarità, il passo successivo del nostrospirito è quello del rifiuto di Dio.Lo spirito inizia a preferire ladesolazione alla consolazione,perdendo il «conforto della Parola edei sacramenti» perchédisaffezionato all’amore di Dio. Inquesto modo tutto «il creato ètestimone silenzioso di questoraffreddamento della carità: laterra è avvelenata da rifiuti gettatiper incuria e interesse; i mari,anch’essi inquinati, devonopurtroppo ricoprire i resti di tantinaufraghi delle migrazioni forzate;i cieli – che nel disegno di Diocantano la sua gloria – sono solcatida macchine che fanno pioverestrumenti di morte» ed anche lenostre comunità risentono dellamancanza di quest’amore vivendo«l’accidia egoista, il pessimismosterile, la tentazione di isolarsi e diimpegnarsi in continue guerrefratricide, la mentalità mondanache induce ad occuparsi solo di ciòche è apparente, riducendo in talmodo l’ardore missionario». PapaFrancesco indica come cura trestrumenti. Il primo è la preghiera.«Dedicando più tempo allapreghiera, permettiamo al nostrocuore di scoprire le menzognesegrete con le quali inganniamonoi stessi, per cercare finalmente laconsolazione in Dio. Egli è nostroPadre e vuole per noi la vita». Ilsecondo è l’elemosina la quale«libera dall’avidità e ci aiuta ascoprire che l’altro è mio fratello:ciò che ho non è mai solo mio».Terzo strumento è il digiuno, ilquale «toglie forza alla nostraviolenza, ci disarma, e costituisceun’importante occasione dicrescita». Tanti sono i digiuni chesi possono fare: dalla violenzaverbale, dal grande flusso di parole,dal massiccio uso degli strumentidigitali. Il cammino ci è statoindicato, Baden Powel direbbe“buona strada”.

* incaricato regionale per le comunicazioni sociali

I

Coordinamento: cooperativa Il Mosaicovia Anfiteatro Romano, 1800041 Albano Laziale (Rm)tel. 06.932684024e-mail: [email protected]

Avvenire - Redazione pagine diocesanepiazza Carbonari, 3 - 20125 Milanotel. 02.67801 - fax 02.6780483www.avvenire.it e-mail: [email protected]

DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLAe-mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084

Domenica, 25 febbraio 2018 generazione giovani

li parlarono di Gesù. O meglio ne sentì parlare. Poi,dopo, ne sentì parlare a scuola. E Carlo non poté fa-

re a meno di volergli bene. Il suo desiderio di incontrarloe di essergli amico in modo sempre più profondo e in-timo lo spinse a chiedere, lui, piccolo ragazzino, di po-ter fare la Comunione. Aveva appena cominciato le ele-mentari e aveva sei anni. Ma la sua maturità di fedecolpì al tal punto monsignor Macchi che lo convinse adammettere quel bambino all’incontro con l’Eucaristia.Fu scelto il monastero delle Romite Ambrosiane, a Pe-rego, per evitare che si creasse “un caso” e perché ci fos-se attenzione soltanto all’aspetto di fede, mettendo daparte festa e regali. Carlo era molto contento. E che nonfosse una cosa da bambini, come quando uno si fissa suun gioco e una volta ottenutolo lo abbandona in un an-golo della sua cameretta; lo si vide quando da quel gior-no in poi Carlo non abbandonò mai la Messa quotidia-na e un tempo – talvolta anche lungo – di preghiera si-lenziosa ed adorante davanti al tabernacolo. Può sem-brare strano per un ragazzo di sette anni, ma forse è lanostra idea di fede e di come la possa vivere un ragaz-zo che andrebbe “convertita”. L’amore bellissimo, sem-plice e fedele di questo ragazzo per la presenza viva diGesù dovrebbe seriamente interrogarci.

Francesco Guglietta

G

Una fede matura esempio per tutti

Intervista al direttoredella Pastoralesociale e del lavoroa pagina 2

C. Borgomeo

◆ ALBANOL’ELEZIONEDEI CATECUMENI

a pagina 3

◆ ANAGNIUN CAMMINO FATTO INSIEME

a pagina 4

◆ CIVITA C.ALLA RISCOPERTADELLA PAROLA

a pagina 5

◆ CIVITAVECCHIAIL VESCOVO SCRIVEALLA COMUNITÀ

a pagina 6

◆ FROSINONEQUEI PONTISOLIDALI

a pagina 7

◆ GAETAQUARESIMA, TEMPO DI RICONCILIAZIONE

a pagina 8

◆ LATINATERRENO CONFISCATOORA È DELLA SCUOLA

a pagina 9

◆ PALESTRINACOME VIVEREUN TEMPO FORTE

a pagina 10

◆ PORTO S.RUFINAPAOLO VI "PARLA"ANCORA AI GIOVANI

a pagina 11

◆ SORACOPPIE MISSIONARIEMA SOTTO CASA

a pagina 13

◆ TIVOLIIL VALORE SOCIALE DELLA SOLIDARIETÀ

a pagina 14

NELLE DIOCESI

◆ RIETILE MONTAGNEDA SCALARE

a pagina 12

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Politica e Dottrina sociale della Chiesa:a colloquio con il direttore della Pastorale sociale e del lavoroa pochi giorni dalle elezioni

È dedicata a San Marco la moderna Cattedrale di Latina

DI MARIA TERESA CIPRARI

riolo Frezzotti ideò il pianourbanistico di Latina, fondata daMussolini con il nome di Littoria

nel 1932 nell’ambito della bonificadell’Agro Pontino e progettò la chiesa di SanMarco. «La parrocchia, affidata alle curepastorali della Società Salesiana di sanGiovanni Bosco, viene istituita il 23novembre 1933, mentre la dedicazione haluogo il 18 dicembre dello stesso anno.

L’intitolazione all’evangelista Marco, sceltocome patrono di Littoria, – spiegal’architetto Ferruccio Pantalfini, consulentedell’ufficio diocesano per i Beni culturaliecclesiastici – intendeva rafforzare il legameesistente tra l’Agro pontino e le Venezie, dacui proveniva la gran parte dei coloniassegnatari delle terre bonificate dallapalude». Nel 1986 Latina divennecapoluogo di provincia e, contestualmenteall’erezione della diocesi di Latina–Terracina–Sezze–Priverno, San Marco ne èdivenuta la cattedrale. «Il prospetto dellachiesa è caratterizzato da un paramentomurario a fasce alternate di tufo e travertino– continua Pantalfini – la facciata, acapanna, presenta un portico a tre arcate atutto sesto poggianti su alti pilastriquadrangolari. Sulla parete di fondo, siaprono tre portali sormontati da monoforecon vetrate policrome. Nel frontone èmurato lo stemma scolpito di Pio XI – sottoil cui pontificato l’edificio vede la luce –

mentre sui pilastri angolari vi sono le statuedei quattro evangelisti. Matteo, Giovanni,Marco e Luca, a sinistra dal basso e in sensoorario, sono riconoscibili facilmente per itradizionali attributi iconografici, l’angelo,l’aquila, il leone e il bue alati, posti ai loropiedi. Le grandi statue, alte circa 200 cm,scolpite in tufo giallo e poggianti su basi ditravertino, sono opera di Francesco Barbieri.In esse l’artista manifesta quelle influenzetipiche del Novecento, sensibili all’esteticadella statuaria greca, prima che romana; ivolumi risultano essenziali e vigorosi e,nello stesso tempo, misurati e composti».L’interno ad una navata con copertura acapriate lignee, presenta quattro cappelleper lato, comunicanti attraverso archi atutto sesto, coperte con volte a botte edilluminate da monofore con vetratepolicrome, realizzate nel 2001 dalla bottegaromana Diafanis con scene della vita di sanGiovanni Bosco e della bonifica pontina; lastessa bottega ha realizzato anche le vetrate

della controfacciata. La quarta cappella didestra dedicata a Maria, custodisce la statualignea policroma della Madonna colBambino. Appena sopra i gradini dell’areaabsidale, sui quali è posto l’ambone inlegno, si trova a sinistra il tabernacolo, sufondo di mosaici a tema eucaristico e adestra la statua di san Marco, opera diFrancesco Nagni; accanto è la sede per lecelebrazioni senza il vescovo. Al centro delpresbiterio si trova l’altare maggiore, su duegradini circolari, è decorato con l’Agnellomistico e sovrastato dal Crocifisso; sulfondo sono la cattedra episcopale lignea egli stalli dei canonici, la parete è decorata damosaici, opera di Valter Cinti, con simbolied episodi biblici. Nella prima cappella disinistra si trova il fonte battesimale, informa di pozzo. Il campanile, di 37 metri,sulla sommità presenta copia bronzea dellaMadonnina di Milano. Ai lati della chiesadue porticati costituiscono una quintascenografica della piazza. (17. segue)

O

Federlazio, ripresa trainatada export e innovazione

Paolo Gessi: «Serve una classe dirigente,eticamente formata, che abbia idee per il futuro e che pensi al benecomune mettendo in atto politiche per lo sviluppo»

«Più educazione al senso civico»

DI MIRKO GIUSTINI

anca una settimana al 4marzo. Mentre i candidati ele liste continuano la loro

campagna elettorale, Laziosette hariflettuto insieme a Claudio Gessi,direttore della Pastorale sociale edel lavoro del Lazio, sul rapportotra politica e Dottrina sociale dellaChiesa. «Le premesse per i credenti

Msono due – ha esordito Gessi –. Laprima è garantire la presenza alleurne. Nella Dottrina sociale dellaChiesa c’è un richiamo esplicitoalla partecipazione alla vitapubblica. La seconda è un invito aleggere bene quanto ci stannopromettendo, così capiamo chi ciprende in giro e chi no». Che posto occupa la famigliaall’interno dei programmielettorali? In campagna elettorale si promettetutto e di più. Ad elezioni avvenutegli impegni presi a favore dellafamiglia spesso non vengonomantenuti. A eccezione di qualchepiccola concessione, che però non èin grado di risolvere veramente iproblemi quotidiani. Penso alle varie crisi occupazionalie le chiedo: il lavoro è ancora allabase della democrazia? Quando i padri costituenti scrisserola Costituzione, misero come pernodue elementi: la democrazia e illavoro. Senza lavoro non c’èdemocrazia. È vero, ci portiamodietro dei debiti accumulati negli

anni. Il problema è che siamo unPaese con una classe dirigente pococompetente, che non ha pensato albene comune e non ha messo inatto politiche serie per lo sviluppo.Senza sviluppo non c’è lavoro.L’occupazione non si crea con leagevolazioni, ma mettendo adisposizione infrastrutture estrumenti che aiutino a rilanciare ilfuturo del Paese. Sarebbe utile avereanche una legislatura che rassicurigli investitori. La cittadinanza responsabile èelemento fondamentale per la pacesociale. Come è possibilecostruirla? Prima di tutto educando le personeal senso civico. Poi ricostruendo unrapporto tra la politica e il cittadinobasato sulla correttezza el’informazione seria. Più di qualchestudio riporta che la fiducia verso lapolitica e le istituzioni è la più bassadella storia della nostra Repubblica.Avremmo bisogno di una classedirigente rinnovata, eticamenteformata e che abbia idee per ilfuturo. Da questo punto di vista

l’assenza dei cattolici in politica èdrammatica. Secondo Paolo VI la politica è unadelle forme alte di carità, perchécerca il bene comune. Come si puòrealizzare questo obiettivo nelvivere quotidiano? Nella vita di tutti i giorni la si puòrealizzare attraverso unaquotidianità eticamente ispirata, constili di vita molto sobri, come neirichiami di papa Francesco. Con lacapacità di avere una responsabilitàpersonale. La politica non è soloquella che riguarda le alte sfere èanche quella che si fà nel mioquartiere, nella mia città. Spesso ci sidimentica di questo. Dobbiamodiventare ambasciatori delladiscussione. Negli ambienti cheattraversiamo durante la giornata, alavoro, come nella scuola, ma anchetra amici, siamo chiamati a farciportatori di valori. Purtroppo molticattolici scelgono il disinteresse ol’azione nel privato e poco siinteressano della vita pubblica. Maquesto significa non avere a cuore ilbene comune.

DI SIMONE CIAMPANELLA

ra le imprese del Lazio c’èfinalmente una ripresa in

atto che conferma le positiveaspettative del semestreprecedente. Una ripresa trainata inparticolare dall’export, ma anche daquelle aziende che hanno deciso diinnovarsi investendo in ricerca esviluppo». È il commento di SilvioRossignoli, presidente di Federlazio,all’indagine congiunturale sullostato di salute delle piccole e medieimprese della regione presentatanella sede dell’associazione il 15febbraio scorso. Presenti ancheLuciano Mocci, direttore generaledella federazione, Guido Fabiani,assessore allo sviluppo economico eattività produttive della RegioneLazio, Lorenzo Tagliavanti,presidente di Unioncamere Lazio,Raffaello Bronzini, responsabiledella divisione analisi e ricercaeconomica–territoriale della Bancad’Italia. Lo studio ha valutato lasalute di 450 imprese associate aFederlazio nel periodo tra luglio edicembre dello scorso anno,analizzando ordinativi, fatturato elivello della produzione. Per quantoriguarda gli ordinativi c’è stata unacrescita di 10 punti percentuali (da+3,7 a +13,7) nel mercatonazionale, un risultato migliore si èottenuto nel contesto europeo con13 punti in più (+2,9 a +16,3); ma ilsalto in avanti è stato fatto inambito extra Ue, da –9,4 punti a+12,5 punti. Il fatturato cresce da+4,4 a +11,2 nell’ambito nazionale,invece in Europa sono stati registrati

8 punti percentuali in più rispetto alsemestre precedente, arrivando aun +17,4. Anche per quantoriguarda il fatturato è la zona extraUe ad allargare la forbice: da –6,7 a+22,6. Segnali positivi provengonodai dati sulla produzione, tuttavia,in misura ridotta rispetto ai primisei mesi del 2017, si passa da un+26,5 a un +12,1. Importante e danotare è l’incremento, seppurgraduale, degli investimenti. Leaziende che dichiarano di avernefatti sono il 38,9%, tra queste un23% li ha destinati per attività diricerca e sviluppo. In aumentoanche la percentuale di imprese cheha incrementato l’occupazione:negli ultimi tre semestri il saldo èpassato da 0,7 a 8 per arrivare a13,9 di questa ultima rilevazione.Nello studio si è anche tenuto contodello sviluppo delle risorse umane ela formazione: solo il 18% delleimprese ha dichiarato di averusufruito delle opportunità difinanziamento rappresentate daifondi interprofessionali e degli altrifondi pubblici. Un dato troppobasso secondo Rossignoli: «Oggil’investimento in formazione èdiventato una delle leve strategicheper lo sviluppo aziendale perchéinnalza il contenuto qualitativo siadei prodotti che dei processi». Tral’altro, spiega Raffaello Bronzini, «cisono molte opportunitàd’investimento che le impresepotrebbero cogliere per rafforzarnela portata e rilanciare la loroperformance, sfruttando gliincentivi e il basso livello dei tassid’interesse».

economia della provincia diRieti, spiega Davide Bianchi-

no, direttore Federlazio Rieti, ha su-bito un inevitabile rallentamento aseguito del terremoto. Tuttavia «so-no moltissime le aziende che han-no fatto richiesta per gli sgravi fi-scali e contributivi previsti nelle zo-ne del ‘cratere’ che, lo ricordiamo,spettano solo alle aziende che han-

no subito una riduzione del fattu-rato del 25%». Positive invece le pre-visioni per il prossimo semestre, con-fermate da un aumento degli inve-stimenti tra le aziende. «Probabil-mente – continua Bianchino – que-sto sentimento è trainato anche dal-le aspettative sulla ricostruzione del-le zone terremotate che, lo ricor-diamo, purtroppo ad oggi non è an-

cora realmente partita». A giorniFederlazio pubblicherà i nuovi da-ti della sua indagine congiuntura-le semestrale a livello provinciale,«a quel punto – conclude il diret-tore – vedremo se il trend di ri-presa manifestato lo scorso seme-stre sarà rafforzato concretamen-te dai numeri».

(Si.Cia.)

’LLe imprese post sisma faticano ma c’è fiducia

Ideal Standard, i «sanpietrini» salvano 300 posti di lavoroesi angoscianti quelli vissuti da piùdi 300 lavoratori occupati nel notosito industriale Ideal Standard di

Roccasecca a circa 50 Km da Frosinone. Nelnovembre scorso la cruda scelta di chiuderelo stabilimento per trasferire la produzionefuori dall’Italia. Sin da subito l’interoorganico dello stabilimento si è oppostoall’ingiusta scelta adottata dai vertici IdealStandard, aprendo un presidio permanentedinanzi i suoi cancelli in segno di protesta efacendo rimbalzare la notizia in ogniangolo della penisola, arrivando fin dasubito all’attenzione del governo e delpontefice. Nonostante le ripetutesollecitazioni del Ministero dello sviluppoeconomico, la multinazionale non haavuto nessun tipo di ripensamento,confermando l’inesorabile chiusuraprevista per il 13 febbraio 2018. L’unicapossibilità di salvezza per gli operai Ideal

Standard risultava essere quella diun’eventuale acquisizione del sitoindustriale da parte di un imprenditore. Ecosì è stato. Difatti è stato siglato unaccordo tra Ideal Standard e Saxa Gres.Non si produrranno più sanitari, bensìsanpietrini con materiali di scarto. SaxaGres assicura che entro due anni tutti glioperai Ideal Standard saranno reintegratinella nuova realtà industriale. Nelcontempo, la cessazione definitiva dellaproduzione dei sanitari è stata prorogata al30 marzo 2018. Gli operai dell’Ideal Standard, raccontanole reazioni avute di fronte a questasituazione. Antonio Angelosanto, 52 anniricorda che: «Il 30 novembre 2017 avevoappena svolto il mio turno giornaliero dimattina quando ricevetti una notiziatramite i social media riguardante lachiusura dello stabilimento. Sapevamo

ormai da tempo che lo stabilimento diRoccasecca era a rischio chiusura, ma nonci aspettavamo di certo una scelta cosìaffrettata. In quanto operai che avevamodato tutto per la sopravvivenza dellafabbrica, ci sentivamo traditi da questascelta. Abbiamo lavorato durante il periodoestivo a delle temperature esagerate pur dimandare avanti la produzione, ma tutto ciònon è servito a nulla. Lo sgomento e lapaura di questo avvenimento ci portava anon ragionare più come sempre. Durante lanotte ci svegliavamo di soprassaltopensando ancora di andare a lavorare.Ormai i giorni erano contati, il destinodella fabbrica era già stato scritto. Solograzie al buon Dio, alla fortuna, all’aiuto ditutta la comunità politica e alla nuovasocietà Saxa Gres, che possiamo iniziare asperare in un futuro più roseo». Angelo DiAdamo, 52 anni, racconta che: «Appena

ricevuta la notizia dai sindacati nazionali diimmediata chiusura dello stabilimentoIdeal Standard di Roccasecca, ci siamomessi subito in moto per fronteggiare lacrisi che stava per imperversare l’intero sitoindustriale. Il mondo politico ha preso sinda subito a cuore la sorte dei 300 lavoratoriIdeal Standard, arrivando così all’accordocon la Saxa Gres. Adesso speriamo bene. Il30 marzo 2018 per tutti gli operai saràl’ultimo giorno di lavoro. Poi inizieremocon due anni di cassa integrazione. Dopodal 2 gennaio 2019 i primi operaiinizieranno ad essere riassunti fino al 31dicembre 2019 con l’ultimo assunto».Fernando Patamia, di 55 anni, dice che:«Durante quei drammatici settantacinquegiorni non ho mai perso la speranza e lafede mi è stata di grande aiuto. Ho sempreconfidato nel Signore».

Mario Fraioli

M

Sulla facciata in travertino e tufotrovano posto le grandi statueraffiguranti i quattro evangelisticon i loro simboli tradizionali

Silvio Rossignolipresental’indaginecongiunturaledel secondo semestre 2017

economia

Saxa Gres acquisisce l’industria di Roccasecca, che inizierà a produrreblocchetti ecologici per il lastricatoI lavoratori ritrovano la speranza

2 LAZIOLAZIO dalla regioneDomenica, 25 febbraio 2018

La cattedrale di S.Marco

Viaggio fra le sacre mura

Alcuni animatori del progetto Policoro Lazio, da sinistra Fabiana Fadanelli, Francesca Fallani, Claudio Gessi, Giorgia Di Laura, Davide Tittarelli, Valentina Fanella

Lo stabilimento di Roccasecca

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30
Page 3: e-mail: portaparola@avvenire.it Noi, dal «muretto» alla chat · e linguaggi mediati da dispositivi, applicazioni, social network. Un’esperienza, insomma, differente, ma non per

Il vescovo Reali in visita al Bambino Gesù di PalidoroDI SIMONE CIAMPANELLA

l segno di Giona ci parla in modo chia-ro del percorso iniziato con la Quaresi-ma, un cammino che in questo luogo

avvertiamo ancora di più come strada per con-fidare nel Signore». Sono le parole pronuncia-te dal vescovo Reali nella Messa presieduta al-l’ospedale Bambino Gesù di Palidoro il 21 feb-braio. Presenti tra gli altri la presidente Ma-riella Enoc, il direttore generale Ruggero Par-rotto ed Enrico Castelli, primario di neurolo-gia delle sedi di Palidoro e Santa Marinella.Le indicazioni del profeta ricordate da Gesùnel vangelo di Luca, spiega il vescovo, sono oc-casioni di conversione. Attraverso la cenere, ildigiuno, la sobrietà della vita il penitente puòrompere la sua quotidianità affacciandosi su u-na prospettiva più ampia, quella del misterodella croce e della Resurrezione. In un luogocome l’ospedale di Palidoro questo mistero èvissuto ogni giorno da tutta la famiglia dell’o-

spedale. I bambini con i loro familiari e il per-sonale medico e amministrativo in diverso mo-do partecipano e sono responsabili di questospazio di carità e attenzione al malato in tuttala sua dimensione personale. Durante la per-manenza il vescovo assieme al cappellano donFelice Riva, ha potuto incontrare i piccoli pa-zienti e i loro genitori accolti nei reparti del no-socomio. Storie dolorose dove le frasi pro-nunciate possono essere ingombranti o insi-gnificanti, e invece una stretta di mano, un sor-riso o una preghiera consentono una vicinan-za discreta e accogliente. Di altri segni, che sono profetici, è ricca la sto-ria dell’ospedale: quelli gettati nel passato, og-gi diventati realtà, e quelli rivolti verso il fu-turo, sintesi di ricerca, immaginazione e crea-zione. Ne sono testimonianza i due momen-ti vissuti attorno alla celebrazione eucaristica.Nel primo è stato ricordato Virgilio Pinelli, pri-mario del Reparto di otorinolaringoiatria del-lo stesso ospedale dalla metà degli anni Set-

tanta fino alla fine dei Novanta. A trent’annidalla sua morte i processi da lui avviati con-tinuano a maturare frutti. «È stato il nostromaestro – ha detto Giovanni De Vincentiis,responsabile di otorinolaringoiatria –, ed hacreato realmente una scuola di otorinolarin-goiatria dedicata alla pediatria. Fu lui a insi-stere perché la nostra attività fosse portata an-che nel presidio di Palidoro, avviando nel1980 l’attività chirurgica in questa sede». Nelsolco di questa eredità il secondo momentoha mostrato l’impegno congiunto di medici,tecnici e pazienti nello sviluppo di nuove pos-sibilità terapeutiche: una pedana per la riabi-litazione dei bambini. Il vescovo ha benedet-to il lavoro delle persone coinvolte nel pro-getto perché presto possa essere ultimato.Il Bambino Gesù è questo: tradizione e inno-vazione. Coscienza consapevole di quanto fat-to fino a ora e capacità di mettere questa risorsaa contatto con le esigenze e le aspettative deibambini e delle loro famiglie.

I«Dal 1978 a Palidoro

Nell’ottica di unaulteriore espansionedell’ospedale, nel 1978papa Paolo VI affida alBambino Gesù una vastaarea di fronte al mare, apochi chilometri daRoma, oggi nel comune diFiumicino, lungo la viaAurelia, con tre padiglionigià adibiti all’assistenza dibambini con poliomieliteo paralisi spastica. Inbreve tempo la strutturaviene riconvertita inCentro per le deformitàvertebrali e per la cura deldiabete. (Info suwww.ospedalebambinogesu.it)Il vescovo Reali e il cappellano don Riva durante la Messa

Paolo VI e i giovaniuniversità. Alla facoltà Auxilium di Romauna tavola rotonda su Montini e la paceDI MARIA ANTONIA CHINELLO

roprio in questi giorni papaFrancesco ha confermato chePaolo VI sarà proclamato santo

entro l’anno. È dunque significativala scelta di ricordarlo comeeducatore dei giovani universitari epromotore di pace, nell’anno in cuisi celebra il Sinodo sui giovani ericorre il 50° anniversario della IGiornata della pace, celebrata il 1°gennaio 1968. La facoltà di Scienzedell’educazione Auxilium di Roma el’Istituto Paolo VI di Concesio,hanno organizzato un pomeriggiodi studio il 22 febbraio, presso lasede della stessa facoltà. La tavolarotonda è stata introdotta da PinaDel Core, presidedell’ateneo, e moderatada Piera Ruffinato, vicepreside.È Rachele Lanfranchi,docente di storia dellapedagogia alla facoltàAuxilium, ad aprire ladiscussione. Dal 1925 al1933 Giovanni BattistaMontini fu assistentecentrale della Fuci(Federazione universitariacattolica italiana) e si adoperò aformare nei fucini una «coscienzauniversitaria, cioè coscienza critica,educazione ad uno stile di vitarigoroso e maturo, senso diresponsabilità, una volontaria eappassionata disciplina di pensiero,intensità di lavoro personale,stabilità di convinzioni maturecontrapposte alle mode». In questomodo «accompagnò i giovaniuniversitari a comprendere chel’università è luogo di maturazionedelle coscienze e di coltivazionedella propria vocazione personale,luogo di autentica formazione».La ricerca della Verità, la caritàintellettuale e uno stile dimediazione sono dunque i doni cheegli pose nelle mani dei suoistudenti universitari, senzaestraniarli dalle complesse sfidedella contemporaneità. Da qui,«dinanzi al precario equilibrio tra le

Pnazioni e a una pacesempre più minacciata einsidiata, si puòconsiderare un gestoprofetico quello che egli,primo Papa, propose atutta la Chiesa e almondo intero: celebrareall’inizio di ogni announa giornata mondialedella pace». Eglidesiderava che si potesseavviare una nuovapedagogia per educarealla pace. Una pace che,nella sua visione, non erapacifismo, ma impegnodi tutti a difendere lapace.

Insieme a Lanfranchisono poi intervenuti:Xenio Toscani, Segretariogenerale dell’IstitutoPaolo VI. Lo studioso hatratteggiato la figura diMontini partendo dal suoepistolario con i giovaniuniversitari, definendoloun «crogiuolo diamicizia». Sono infatticirca 5500 le lettere (unamedia circa di 15 letterescritte al giorno) in cui ilfuturo papa si fa amico e maestro,educatore alla fede e formatore dellaclasse dirigente cattolica. Toscaniafferma che li invitava a «svilupparevigile e forte la capacità di discernerein ogni risultato e dato scientifico ipresupposti filosofici e aconfrontarli con le proprieconvinzioni; a pensare bene, comeprincipio di intransigenza e di forza

necessario». Per Montini l’amicizia,comunione di ideali, è dinamica ecomunicativa. Un ulteriore intervento è statoquello di Hiang–Chu Ausilia Chang,docente emerita di didatticagenerale alla Facoltà Auxilium, cheha invece illustrato il rapportofecondo tra Paolo VI e la facoltà.Legame che si è concretizzato nella

presenza di alcuni stretticollaboratori del papa a fianco delleFiglie di Maria Ausiliatrice docentiche in quegli anni affrontavano ipassi per il riconoscimentodell’istituzione accademica unica nelsuo genere: retta da donne deditealla didattica e alla ricerca nelcampo delle scienzedell’educazione.

Nelle 5.550 lettere scrittecome assistente della Fuciil futuro Papa emerge comeun amico e un maestro,un educatore alla fede,attento a formarela rigorosità del pensiero

DI MARINO LIDI

oriva il 21 febbraio di 46 an-ni fa Eugenio Tisserant, ulti-mo cardinale–vescovo di Por-

to–Santa Rufina. Era entrato in dio-cesi nel 1946, dopo quattro anni divacanza seguiti alla morte di Pio Bog-giani. All’inizio mantenne come au-siliare l’amministratore apostolicoLuigi Martinelli. Il porporato france-se ha legato il suo nome alla catte-drale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria,completamento della chiesa iniziatadal padre gesuita Leopold Fonck nel1926 e interrotta per mancanza difondi. Il nuovo tempio, dedicato nel1950, fu simbolo della rinascita del-la Chiesa portuense, interessata daquell’embrionale sviluppo demogra-fico divenuto poi una costante fino adoggi. In quella vasta porzione dellacampagna romana arrivarono mi-granti da tutto il Paese: gli insedia-menti di allora divennero nel girodi mezzo secolo quartieri perifericidi Roma o della costa dell’alto La-

zio. La Chiesa doveva abitare quel-le nuove comunità, per assicurareculto e pastorale: un processo an-cora in corso data l’inarrestabile cre-scita urbanistica.Ancora attuale risuona una constata-zione di Tisserant condivisa allora aun amico: «Avrei bisogno di costrui-re delle cappelle e pure delle chiese,perché le cappelle rurali che sono se-dici, officiate ogni domenica, sono odelle semplici baracche, o delle cap-pelle molto troppo piccole, potendoaccogliere non più di un quinto o diun quarto di ciò che bisognerebbe».Impegnato nel suo servizio al pa-pa, Tisserant cercò per quanto pos-sibile di essere presente nella suasede suburbicaria, soprattutto at-traverso i suoi ausiliari: Pietro Vil-la e Tito Mancini.Con il motu proprio Suburbicariis Se-dibus, del 1962, cessava il governodiretto dei cardinali nelle Chiese su-burbicarie, è iniziava la serie dei ve-scovi residenziali: a Tisserant succe-dette Andrea Pangrazio.

M

Nel 1972 moriva Tisserant,dedicò la cattedrale nel 1950

iniziato il 23 febbraio il corso di formazione per educatori organizzato dal-l’oratorio San Michele arcangelo. La proposta nata all’interno della par-

rocchia di Santa Maria Maggiore a Cerveteri è rivolta ad adulti, giovani e ra-gazzi. Attraverso quattro incontri i frequentatori saranno aiutati a svilupparealcune tecniche utili alla gestione e all’animazione di gruppi giovanili, così daacquisire uno stile educativo condiviso ed efficace. I prossimi incontri si ter-ranno il 23 marzo, il 20 aprile e il 18 maggio, tutti avranno inizio alle 16.La formazione degli operatori rappresenta un aspetto essenziale nell’attivitàdell’oratorio. Non solo per l’organizzazione della attività del gruppo animato-ri, ma anche per dotare i volontari di strumenti teorici e pratici indispensabi-li nella relazione con i più piccoli. Per maggiori informazioni ed eventuali i-scrizioni ci si può rivolgere alla segreteria dell’oratorio dopo le 15 o contatta-re il numero 3358152793.(Oratorio San Michele arcangelo, piazza Giacinto Bruzzesi, snc – 00052 Cerve-teri, www.smariamaggiorecerveteri.it)

Fulvio Lucidi

ÈFormazione per l’oratorio

DI CECILIA TURBITOSI

on quaranta partecipanti il 18febbraio ha preso il via il Volest2018, il corso di formazione per i

volontari organizzato dal Centromissionario di Porto–Santa Rufina. “Lalibertà è un’illusione” è il temaprovocatorio con cui è iniziato il primodegli appuntamenti previsti per cinquedomeniche. Don Federico Tartaglia,direttore del centro missionario, haintrodotto la questione sottolineandol’importanza dell’approccio interiore:ogni persona deve capire che rapportoha con la sua libertà; è semprenecessario partire da sé stessi.Purtroppo oggi le persone faticano a

trovare una propria collocazione, diconseguenza incontrano moltedifficoltà a definire la propria identità.I partecipanti hanno poi condiviso lapropria comprensione della libertà.Un’illusione o un’esperienza pericolosase non educata. Un’utopia o un dono.Una responsabilità o una forma dicoraggio. Tante idee convogliate poi inun lavoro personale, una riflessione apartire da quanto ascoltato e quantocondiviso con gli altri. Ognuno harisposto in forma anonima a delledomande: «sono libero quando», «sonolibero perché», «sono schiavo di».L’incontro si è concluso con lariflessione di don Tartaglia: Dio e ilprossimo sono la ragione per vivere e

per morire, in virtù di questoatteggiamento la missione del cristianodeve essere il risultato della libertà. Igiovani hanno espresso soddisfazioneper questo primo pomeriggio diformazione. In un clima familiare sisono sentiti liberi di raccontarsi e dipartecipare alla discussione. Il viaggiocontinua oggi nell’incontro dedicatoalla relazione tra libertà e social a curadei volontari del Centro missionario.Domenica prossima sarà invece ospitepadre Giulio Albanese: il missionariocomboniano parlerà della povertàcome chiave di lettura per capire ilmondo e per cambiarlo. Info sullapagina FacebookCMDPortoSantaRufina.

C

Centro missionario: «Cos’è la libertà»a spiritualità del sacerdote:su questo tema si è incen-

trato il ritiro del clero dello scor-so 20 febbraio, al centro pasto-rale diocesano. Il vescovo Realiha affidato lo sviluppo di que-sto aspetto essenziale per la vi-ta del presbitero a monsignorVincenzo Apicella, vescovo del-la diocesi suburbicaria di Velle-tri–Segni. Il presule ha propo-sto una riflessione facendo spes-so riferimento alla sua espe-rienza di parroco della Garba-tella, dove si insediò a seguitodella nomina di monsignor Die-go Bona come vescovo di Porto–

Santa Rufina, di cui è stato pa-store dal 1985 al 1994.Il sacerdote, ha spiegato Apicel-la, mantiene viva la sua voca-zione attraverso la frequenta-zione costante con l’Eucarestia.Una fedeltà da mantenere con-creta nella fraternità con gli al-tri presbiteri. Ma la spiritualitàsi nutre anche della relazionecon i laici e con la comunità dicui è parroco. Di fatto, per ali-mentare la propria missione èimportante vivere i rapporti nel-la semplicità e nella sincerità deldialogo e del servizio all’altro.

Gianni Candido

L

Animatori Volest

Mons. Apicella al clero,riflessione sulla spiritualità

Giovanni Battista Montini a un convegno della Fuci a Torino nel 1931.

anniversario

Cerveteri

OGGIIl vescovo amministra il sacramentodella Cresima agli adulti incattedrale, alle 18.30.

11 MARZOGiornata del Malato – Maccarese

17 MARZOAssemblea annuale della vitaconsacrata presso il centropastorale, dalle 9 alle 17).

11

PORTO SANTA RUFINA

Pagina a cura di don Giovanni Di Michele Curia diocesana

via del Cenacolo 5300123 Roma

e-mail: [email protected] www.diocesiportosantarufina.it

Domenica, 25 febbraio 2018

L’agenda

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