[email protected] «La Chiesa che vive»2015/11/15  · Ecco il modello di umanità pienamente...

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spalle!”, così la gente apostrofa i sa- cerdoti alla fermata dell’autobus fuo- ri la stazione di Santa Maria Novella. “Bergoglio il nostro orgoglio”, recita uno striscione nello stadio gremito di bambini, giovani ed adulti prove- nienti da tutta la Toscana per assiste- re alla celebrazione presieduta dal Pontefice. La gente che aspetta alla fermata del bus è la stessa gente ur- lante dietro le transenne o seduta nel- lo stadio. La stessa umanità in cerca di una Chiesa credibile che si sporca perché esce e non si rinchiude nel conservatorismo. Diversi nelle espe- rienze e nelle età, sacerdoti e laici, sia- mo venuti qui alla ricerca e con il de- siderio della credibilità di una nuova Chiesa tra la gente e per la gente». Per la diocesi di Latina, Angelo Ra- poni, segretario della Caritas dioce- sana. «Il Convegno è stato per me un’esperienza intensa di Chiesa, di quelle che, credo, se ne riescano a fare poche nella vita! La Chiesa diocesana, in primis, che mi ha inviato co- me delegato, dopo il cammino di prepara- zione, che ha portato tutto il gruppo dei de- legati, nelle parrocchie e nelle foranie, a pre- sentare il tema e a rac- cogliere attese. La “Chiesa Italiana”, poi, come con chiarezza ci ha definito il Papa, u- na Chiesa che ha il do- vere di esserci, in que- sto tempo di oggi, co- sì particolare, per dare una risposta alle a- spettative e alle do- mande degli uomini. Mettendo al centro i poveri, ripartendo dai poveri. È questo il nuo- vo umanesimo che Fi- renze, con forza, ha su- scitato nel mio cuore». Ed ancora, la voce di LA PAROLA CHE TRASFIGURA LE FERITE IN TESTIMONINANZA MARIANO SALPINONE «La Chiesa che vive» Dalle voci dei delegati diocesani al Convegno nazionale che si è concluso a Firenze venerdì scorso le impressioni e le emozioni di una comunità ecclesiale davvero «in uscita» ustate e vedete come è buono il Signore». Dolorosamente consapevole delle sue fragilità che la distanziano dalla bellezza divina e che ancor in questi giorni purtroppo pesano sull’entusiasmo e sul cammino di tanti, la Chiesa si esercita nella sinodalità e cerca di diffondere nella società il desiderio di rimettersi in ascolto ed in dialogo per custodire quel bene più prezioso che il Signore ci ha dato: la nostra umanità. La stessa emblematica esperienza del V Convegno Ecclesiale Nazionale vissuta in questi giorni è la vera consegna di Firenze 2015. È stato veramente bello vedere Cardinali e Vescovi confrontarsi alla pari con presbiteri, consacrati, laici sia più che meno giovani, nei 200 piccoli tavoli da 10 posti, nucleo primario del confronto nei laboratori. Solo partendo dalla comune chiamata battesimale alla Santità, come Popolo di Dio, risplendiamo della bellezza del Padre che sa di comunione e diffonde armonia. Con l’incarnazione Dio ha innescato quel dinamismo virtuoso che abbiamo cercato di far nostro in questo Convegno. È uscito da sé, spogliandosi e annunciando così a tutti l’Amore del Padre; abitando in mezzo a noi nella quotidianità ci ha educati riportandoci alla fonte di quell’acqua che purifica e trasfigura la nostra vita umana, rendendola ancora pienamente immagine su questa terra dell’Amore Trinitario. Nell’incontro con il Vangelo, che Gesù è, avremo una Chiesa gioiosa e consapevole della sua fragilità, pronta a snellirsi e liberarsi da burocratismi e clericalismi che impediscono l’apertura e la comunione con tutti. Così potrà essere messo in atto nella chiara corresponsabilità comune, quello stile di sinodalità capace di coinvolgere tutti, mettendo al centro i più poveri. La parrocchia dovrà essere allora il luogo che custodisce l’incontro con la Parola e che accompagna il cammino di spiritualità così da permettere di acquisire i sentimenti di Cristo, soprattutto quelli che ci ha indicato Papa Francesco: umiltà, disinteresse e beatitudine. Con questi sentimenti supereremo anche le due tentazioni ricordateci dal Papa: quella del pelagianesimo che legando a strutture ed efficienza produce giudizio e distanza tra gli uomini, e quella dello gnosticismo che riscalda un tiepido individualismo chiudendoci in schemi di pensiero che non ci fanno percepire “gli altri”. Ne deriverà una comunità parrocchiale, famiglia di famiglie, comunità di piccole comunità, volto concreto di una “Chiesa mamma” (parole del Papa) che crea piazze e ospedali e trasfigura nella gioia la nostra vita concreta anche se segnata da tante ferite, che spesso ci siamo procurati da soli. Sarà proprio l’incontro sacramentale con la Parola che trasfigurerà quelle ferite in testimonianza di una vita che risana donando leggerezza e beatitudine. G « DI CARLA CRISTINI l Convegno ecclesiale di Firenze ha ormai chiuso i battenti. E in at- tesa delle relazioni ufficiali, vo- gliamo ascoltare la voce di chi era lì, tra i delegati diocesani. Iniziamo con don Gualtiero Isacchi, diocesi di Al- bano, vicario episcopale per la Pa- storale. «La Chiesa italiana a Firenze ha mostrato il suo volto più bello e poliedrico, quello della sinodalità. Un volto fatto di volti e di diversità, di len- tezze e slanci entusiastici. Laici, pre- sbiteri, diaconi, consacrati, tutti in- sieme seduti intorno a 200 tavoli per dare voce e forma al desiderio che ap- passiona il cuore di ciascuno: ridire l’amore di Dio per l’umano. Ridirlo in modo umile, disinteressato e beato, ci ha detto papa Francesco. Torniamo da Firenze con il desiderio di dire con la vita: Ecce homo. Ecco il modello di umanità pienamente realizzata. An- zitutto “io”, “noi” scegliamo di vivere questo progetto antico e sempre nuo- vo. È questa la via della umanizza- zione: il contagio. E la chiesa in usci- ta, che ama e che si spezza per i po- veri c’è, io l’ho incontrata a Firenze». Un’altra testimonianza da Giuseppe Mancuso e Raffaella Bagnati, diocesi di Civitavecchia–Tarquinia, respon- sabili della Pastorale per la famiglia. «Forte l’effetto dell’incontro con il Pa- pa, emozionante sia per i contenuti sia per il momento in cui è avvenuto, all’inizio dei lavori. Ci ha dato la ca- rica con le sue parole, indicando il bi- nario su cui camminare. Il convegno ha offerto la possibilità di esprimersi intorno a un tavolo. È una Chiesa che comunica, desiderosa di trovare una via di incontro. Una Chiesa che an- nuncia guardando il volto del proprio fratello. È emersa con forza l’esigen- za di rinnovamento, secondo quan- to auspicato nell’esortazione aposto- lica Evangelii gaudium. I contributi dei gruppi di lavoro sono stati ricchi, sono emerse apertura e serenità al ta- volo dei convegni. Questo ha per- messo una individuazione tranquil- la delle criticità che la Chiesa sta af- frontando. L’esperienza dello scam- bio è stata davvero positiva, nei grup- pi tutte le voci sono state ascoltate per poi arrivare a formulare delle propo- ste concrete. Anche nelle plenarie di grande impatto l’incontro a più voci, dove i personaggi intervenuti hanno dato una lettura personale di una del- le cinque vie nella concretezza della loro vita. La speranza è quella di po- ter dare una vita concreta a ciò che il Papa sta indicando, nella prossimità verso tutti». Per la diocesi di Frosinone–Veroli– Ferentino, Pietro Alviti, insegnante di Religione, rappresentante del laica- to. «Tante emozioni e suggestioni ma anche lavoro serio di confronto, di mediazione, di discernimento: ecco il Convegno, in cui il bello è già esso una relazione, un messaggio, un am- biente. Firenze ha accolto i 2500 de- legati con tutta la sua forza espressi- va, il bello e l’armonia come criterio dell’esistenza ed ha accolto il Papa che con un appassionato discorso ha chiesto alla Chiesa di essere final- mente se stessa spogliandosi di tutti gli orpelli del potere. Io sono qui per cercare di dare un contributo ma cer- to è più quello che ricevo che quello che riesco ad offrire». Ed eccoci a Simona Gionta, diocesi di Gaeta, rappresentante dell’Ufficio per le comunicazioni sociali: «”Guarda questi preti che mangiano alle nostre I Antonio Accettola, presidente dell’A- zione cattolica di Sora–Cassino– Aquino–Pontecorvo. «Alla luce degli eventi che hanno investito la Chiesa e la vita sociale e politica dell’Italia, il Convegno ci offre uno spiraglio di speranza. L’Italia, cioè, non è solo quella invischiata in scandali, corru- zione, ma è anche quella riunita a Fi- renze! Partendo dalla città della bel- lezza, la Chiesa bella, che vede con- frontarsi insieme laici e vescovi, gio- vani, sacerdoti e religiosi, si impegna a portare questa speranza al Paese! E anche se silenziosi e meno eclatanti, questo impegno e questa speranza, sono presenti ovunque e soprattutto vicini agli uomini. È questo, un con- vegno dal quale ripartire con la con- sapevolezza di non aver solo ascolta- to cose belle, ma con la coscienza di darvi attuazione, per rendere la Chie- sa più vicina all’uomo». Papa Francesco durante la Messa allo stadio «Artemio Franchi» ALBANO SOSTENERE LA FAMIGLIA a pagina 3 ANAGNI LE CONFRATERNITE AL 26° «CAMMINO» a pagina 4 C.CASTELLANA LA FORMAZIONE DEI LAICI a pagina 5 CIVITAVECCHIA CUSTODI DEL CREATO a pagina 6 FROSINONE CURA DEL CREATO, NESSUNO È ESCLUSO a pagina 7 GAETA VOCAZIONI NATE IN PARROCCHIA a pagina 8 LATINA OGGI RIAPRE L’ANNUNZIATA a pagina 9 PALESTRINA LO SGUARDO DEL PAPA a pagina 10 PORTO-S. RUFINA PER SERVIRE LA CHIESA a pagina 11 SORA LA PACE E IL BENE COMUNE a pagina 13 TIVOLI UNA VITA DI OFFERTA a pagina 14 LAZIO SETTE l Papa, nel discorso ai convegnisti della Chiesa italiana a Firenze, ha indicato tre sentimenti di Gesù, due tentazioni da cui guardarsi, i santi su cui posare lo sguardo, persino don Camillo e tante altre co- se. Ma ha voluto anche dare il proprio contributo ai lavori. Ha, in- fatti, indicato l’Esortazione Evangelii Gaudium come un testo base su cui lavorare in modo sinodale. Un’indicazione precisa, semplice ed efficace che spiazza immediatamente i tentativi – molto italiani – di ascrivere al proprio partito ecclesiale i testi del Santo Padre. Mi pa- re che egli abbia voluto indicare nel lavorare insieme per la ricerca del bene comune la vita per la Chiesa. Ma pochi hanno compreso. Molti si baloccano ancora nel vedere come finalmente le cose si smuovano, altri si deliziano nel mostrare la fedeltà del Papa alla fe- de di sempre. La “gioia del Vangelo” è, invece, la via che tramite il Papa lo Spirito indica. Oltre al Signore Gesù che è la vera dottrina della Chiesa. Che è il vero umanesimo da proporre. Lo slancio mis- sionario di ogni battezzato e di ogni comunità cristiana non può che nascere dalla gioia di sapere che in Gesù c’è l’unica speranza per l’uo- mo. Così sarebbe bello poter vedere che le nostre comunità comin- cino a prendere sul serio l’Evangelii Gaudium, a farne un piccolo ma- nuale di discernimento comunitario. Sarebbe bello se i problemi dei prossimi anni nelle nostre parrocchia non fossero più i bilanci o le Messe che si svuotano, ma il dover accogliere molti che cercano in Gesù la vera vita. Sarebbe davvero bello se il Popolo di Dio scopris- se come fare per regalare a ogni persona la gioia del Vangelo. Francesco Guglietta I NELLE DIOCESI RIETI UN ANNO DI MISERICORDIA a pagina 12 L’unica speranza dell’uomo Domenica, 15 novembre 2015 Avvenire - Redazione Roma Piazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209 Email: [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane Piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano; Telefono: 02.6780554 - Fax: 02.6780483 Sito web: www.avvenire.it Email: [email protected] Coordinamento: Salvatore Mazza DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLA mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084 COMUNITÀ SULLA TRINCEA DEL DISAGIO a pagina 2 IL FATTO Pregare per chi prega l 21 novembre, festa liturgica della presentazione di Maria al tempio, la Chiesa celebra la Giornata pro orantibus, dedicata alle comunità religiose di clau- sura che, sull’esempio di Maria, vivono donandosi a Dio e ai fratelli più poveri. In un tempo in cui l’apparire e il super- fluo sembrano essere diventati “neces- sità”, la scelta di persone che, chiamate da Dio, scelgono con vocazione la via del silenzio e del nascondimento, offre una salda testimonianza di vita cristiana. Celebrata per la prima volta il 13 mag- gio 1953, e dal 1959 il 21 novembre per volere di Giovanni XXIII, la Giornata, ol- tre ad avere la finalità di pregare per un profondo carisma contemplativo, costi- tuisce anche una valida occasione per dare un aiuto concreto ai monasteri più poveri, sull’esempio del Segretariato as- sistenza monache, ente che da 62 anni si prende cura delle claustrali. Anna Moccia I giornata claustrali

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  • spalle!”, così la gente apostrofa i sa-cerdoti alla fermata dell’autobus fuo-ri la stazione di Santa Maria Novella.“Bergoglio il nostro orgoglio”, recitauno striscione nello stadio gremito dibambini, giovani ed adulti prove-nienti da tutta la Toscana per assiste-re alla celebrazione presieduta dalPontefice. La gente che aspetta allafermata del bus è la stessa gente ur-lante dietro le transenne o seduta nel-lo stadio. La stessa umanità in cercadi una Chiesa credibile che si sporcaperché esce e non si rinchiude nelconservatorismo. Diversi nelle espe-rienze e nelle età, sacerdoti e laici, sia-mo venuti qui alla ricerca e con il de-siderio della credibilità di una nuovaChiesa tra la gente e per la gente». Per la diocesi di Latina, Angelo Ra-poni, segretario della Caritas dioce-sana. «Il Convegno è stato per meun’esperienza intensa di Chiesa, diquelle che, credo, se neriescano a fare pochenella vita! La Chiesadiocesana, in primis,che mi ha inviato co-me delegato, dopo ilcammino di prepara-zione, che ha portatotutto il gruppo dei de-legati, nelle parrocchiee nelle foranie, a pre-sentare il tema e a rac-cogliere attese. La“Chiesa Italiana”, poi,come con chiarezza ciha definito il Papa, u-na Chiesa che ha il do-vere di esserci, in que-sto tempo di oggi, co-sì particolare, per dareuna risposta alle a-spettative e alle do-mande degli uomini.Mettendo al centro ipoveri, ripartendo daipoveri. È questo il nuo-vo umanesimo che Fi-renze, con forza, ha su-scitato nel mio cuore». Ed ancora, la voce di

    LA PAROLA CHE TRASFIGURALE FERITE IN TESTIMONINANZA

    MARIANO SALPINONE

    «La Chiesa che vive»Dalle voci dei delegati diocesani al Convegno nazionale che si è concluso a Firenzevenerdì scorso le impressioni e le emozioni di una comunità ecclesiale davvero «in uscita»

    ustate e vedete come è buono il Signore».Dolorosamente consapevole delle suefragilità che la distanziano dalla bellezza

    divina e che ancor in questi giorni purtroppo pesanosull’entusiasmo e sul cammino di tanti, la Chiesa siesercita nella sinodalità e cerca di diffondere nellasocietà il desiderio di rimettersi in ascolto ed in dialogoper custodire quel bene più prezioso che il Signore ciha dato: la nostra umanità. La stessa emblematicaesperienza del V Convegno Ecclesiale Nazionale vissutain questi giorni è la vera consegna di Firenze 2015. Èstato veramente bello vedere Cardinali e Vescoviconfrontarsi alla pari con presbiteri, consacrati, laici siapiù che meno giovani, nei 200 piccoli tavoli da 10posti, nucleo primario del confronto nei laboratori.Solo partendo dalla comune chiamata battesimale allaSantità, come Popolo di Dio, risplendiamo dellabellezza del Padre che sa di comunione e diffondearmonia. Con l’incarnazione Dio ha innescato queldinamismo virtuoso che abbiamo cercato di far nostroin questo Convegno. È uscito da sé, spogliandosi eannunciando così a tutti l’Amore del Padre; abitando inmezzo a noi nella quotidianità ci ha educatiriportandoci alla fonte di quell’acqua che purifica etrasfigura la nostra vita umana, rendendola ancorapienamente immagine su questa terra dell’AmoreTrinitario. Nell’incontro con il Vangelo, che Gesù è,avremo una Chiesa gioiosa e consapevole della suafragilità, pronta a snellirsi e liberarsi da burocratismi eclericalismi che impediscono l’apertura e la comunionecon tutti. Così potrà essere messo in atto nella chiaracorresponsabilità comune, quello stile di sinodalitàcapace di coinvolgere tutti, mettendo al centro i piùpoveri. La parrocchia dovrà essere allora il luogo checustodisce l’incontro con la Parola e che accompagna ilcammino di spiritualità così da permettere di acquisirei sentimenti di Cristo, soprattutto quelli che ci haindicato Papa Francesco: umiltà, disinteresse ebeatitudine. Con questi sentimenti supereremo anchele due tentazioni ricordateci dal Papa: quella delpelagianesimo che legando a strutture ed efficienzaproduce giudizio e distanza tra gli uomini, e quelladello gnosticismo che riscalda un tiepidoindividualismo chiudendoci in schemi di pensiero chenon ci fanno percepire “gli altri”. Ne deriverà unacomunità parrocchiale, famiglia di famiglie, comunitàdi piccole comunità, volto concreto di una “Chiesamamma” (parole del Papa) che crea piazze e ospedali etrasfigura nella gioia la nostra vita concreta anche sesegnata da tante ferite, che spesso ci siamo procurati dasoli. Sarà proprio l’incontro sacramentale con la Parolache trasfigurerà quelle ferite in testimonianza di unavita che risana donando leggerezza e beatitudine.

    DI CARLA CRISTINI

    l Convegno ecclesiale di Firenzeha ormai chiuso i battenti. E in at-tesa delle relazioni ufficiali, vo-

    gliamo ascoltare la voce di chi era lì,tra i delegati diocesani. Iniziamo condon Gualtiero Isacchi, diocesi di Al-bano, vicario episcopale per la Pa-storale. «La Chiesa italiana a Firenzeha mostrato il suo volto più bello epoliedrico, quello della sinodalità. Unvolto fatto di volti e di diversità, di len-tezze e slanci entusiastici. Laici, pre-sbiteri, diaconi, consacrati, tutti in-sieme seduti intorno a 200 tavoli perdare voce e forma al desiderio che ap-passiona il cuore di ciascuno: ridirel’amore di Dio per l’umano. Ridirlo inmodo umile, disinteressato e beato, ciha detto papa Francesco. Torniamoda Firenze con il desiderio di dire conla vita: Ecce homo. Ecco il modello diumanità pienamente realizzata. An-zitutto “io”, “noi” scegliamo di viverequesto progetto antico e sempre nuo-vo. È questa la via della umanizza-zione: il contagio. E la chiesa in usci-ta, che ama e che si spezza per i po-veri c’è, io l’ho incontrata a Firenze». Un’altra testimonianza da GiuseppeMancuso e Raffaella Bagnati, diocesidi Civitavecchia–Tarquinia, respon-sabili della Pastorale per la famiglia.«Forte l’effetto dell’incontro con il Pa-pa, emozionante sia per i contenutisia per il momento in cui è avvenuto,all’inizio dei lavori. Ci ha dato la ca-rica con le sue parole, indicando il bi-nario su cui camminare. Il convegnoha offerto la possibilità di esprimersiintorno a un tavolo. È una Chiesa checomunica, desiderosa di trovare unavia di incontro. Una Chiesa che an-nuncia guardando il volto del propriofratello. È emersa con forza l’esigen-za di rinnovamento, secondo quan-to auspicato nell’esortazione aposto-lica Evangelii gaudium. I contributidei gruppi di lavoro sono stati ricchi,sono emerse apertura e serenità al ta-volo dei convegni. Questo ha per-messo una individuazione tranquil-la delle criticità che la Chiesa sta af-frontando. L’esperienza dello scam-bio è stata davvero positiva, nei grup-pi tutte le voci sono state ascoltate perpoi arrivare a formulare delle propo-ste concrete. Anche nelle plenarie digrande impatto l’incontro a più voci,dove i personaggi intervenuti hannodato una lettura personale di una del-le cinque vie nella concretezza dellaloro vita. La speranza è quella di po-ter dare una vita concreta a ciò che ilPapa sta indicando, nella prossimitàverso tutti». Per la diocesi di Frosinone–Veroli–Ferentino, Pietro Alviti, insegnante diReligione, rappresentante del laica-to. «Tante emozioni e suggestioni maanche lavoro serio di confronto, dimediazione, di discernimento: eccoil Convegno, in cui il bello è già essouna relazione, un messaggio, un am-biente. Firenze ha accolto i 2500 de-legati con tutta la sua forza espressi-va, il bello e l’armonia come criteriodell’esistenza ed ha accolto il Papache con un appassionato discorso hachiesto alla Chiesa di essere final-mente se stessa spogliandosi di tuttigli orpelli del potere. Io sono qui percercare di dare un contributo ma cer-to è più quello che ricevo che quelloche riesco ad offrire». Ed eccoci a Simona Gionta, diocesi diGaeta, rappresentante dell’Ufficio perle comunicazioni sociali: «”Guardaquesti preti che mangiano alle nostre

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    Antonio Accettola, presidente dell’A-zione cattolica di Sora–Cassino–Aquino–Pontecorvo. «Alla luce deglieventi che hanno investito la Chiesae la vita sociale e politica dell’Italia, ilConvegno ci offre uno spiraglio disperanza. L’Italia, cioè, non è soloquella invischiata in scandali, corru-zione, ma è anche quella riunita a Fi-renze! Partendo dalla città della bel-lezza, la Chiesa bella, che vede con-frontarsi insieme laici e vescovi, gio-vani, sacerdoti e religiosi, si impegnaa portare questa speranza al Paese! Eanche se silenziosi e meno eclatanti,questo impegno e questa speranza,sono presenti ovunque e soprattuttovicini agli uomini. È questo, un con-vegno dal quale ripartire con la con-sapevolezza di non aver solo ascolta-to cose belle, ma con la coscienza didarvi attuazione, per rendere la Chie-sa più vicina all’uomo».

    Papa Francesco durante la Messa allo stadio «Artemio Franchi»

    ◆ ALBANOSOSTENERELA FAMIGLIA

    a pagina 3

    ◆ ANAGNILE CONFRATERNITEAL 26° «CAMMINO»

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    ◆ C.CASTELLANALA FORMAZIONEDEI LAICI

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    ◆ CIVITAVECCHIACUSTODIDEL CREATO

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    ◆ FROSINONECURA DEL CREATO,NESSUNO È ESCLUSO

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    ◆ GAETAVOCAZIONI NATEIN PARROCCHIA

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    ◆ LATINAOGGI RIAPREL’ANNUNZIATA

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    ◆ PALESTRINALO SGUARDODEL PAPA

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    ◆ PORTO-S. RUFINAPER SERVIRE LA CHIESA

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    ◆ SORALA PACEE IL BENE COMUNE

    a pagina 13

    ◆ TIVOLIUNA VITADI OFFERTA

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    LAZIOSETTE

    l Papa, nel discorso ai convegnisti della Chiesa italiana a Firenze,ha indicato tre sentimenti di Gesù, due tentazioni da cui guardarsi,

    i santi su cui posare lo sguardo, persino don Camillo e tante altre co-se. Ma ha voluto anche dare il proprio contributo ai lavori. Ha, in-fatti, indicato l’Esortazione Evangelii Gaudium come un testo base sucui lavorare in modo sinodale. Un’indicazione precisa, semplice edefficace che spiazza immediatamente i tentativi – molto italiani – diascrivere al proprio partito ecclesiale i testi del Santo Padre. Mi pa-re che egli abbia voluto indicare nel lavorare insieme per la ricercadel bene comune la vita per la Chiesa. Ma pochi hanno compreso.Molti si baloccano ancora nel vedere come finalmente le cose sismuovano, altri si deliziano nel mostrare la fedeltà del Papa alla fe-de di sempre. La “gioia del Vangelo” è, invece, la via che tramite ilPapa lo Spirito indica. Oltre al Signore Gesù che è la vera dottrinadella Chiesa. Che è il vero umanesimo da proporre. Lo slancio mis-sionario di ogni battezzato e di ogni comunità cristiana non può chenascere dalla gioia di sapere che in Gesù c’è l’unica speranza per l’uo-mo. Così sarebbe bello poter vedere che le nostre comunità comin-cino a prendere sul serio l’Evangelii Gaudium, a farne un piccolo ma-nuale di discernimento comunitario. Sarebbe bello se i problemi deiprossimi anni nelle nostre parrocchia non fossero più i bilanci o leMesse che si svuotano, ma il dover accogliere molti che cercano inGesù la vera vita. Sarebbe davvero bello se il Popolo di Dio scopris-se come fare per regalare a ogni persona la gioia del Vangelo.

    Francesco Guglietta

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    NELLE DIOCESI

    ◆ RIETIUN ANNODI MISERICORDIA

    a pagina 12

    L’unica speranza dell’uomo

    Domenica, 15 novembre 2015

    Avvenire - Redazione RomaPiazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209

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    ◆ COMUNITÀSULLA TRINCEADEL DISAGIO

    a pagina 2

    IL FATTO

    Pregare per chi pregal 21 novembre, festa liturgica dellapresentazione di Maria al tempio, la

    Chiesa celebra la Giornata pro orantibus,dedicata alle comunità religiose di clau-sura che, sull’esempio di Maria, vivonodonandosi a Dio e ai fratelli più poveri.In un tempo in cui l’apparire e il super-fluo sembrano essere diventati “neces-sità”, la scelta di persone che, chiamateda Dio, scelgono con vocazione la via delsilenzio e del nascondimento, offre unasalda testimonianza di vita cristiana.Celebrata per la prima volta il 13 mag-gio 1953, e dal 1959 il 21 novembre pervolere di Giovanni XXIII, la Giornata, ol-tre ad avere la finalità di pregare per unprofondo carisma contemplativo, costi-tuisce anche una valida occasione perdare un aiuto concreto ai monasteri piùpoveri, sull’esempio del Segretariato as-sistenza monache, ente che da 62 annisi prende cura delle claustrali.

    Anna Moccia

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    giornata claustrali

    TECNAVIA

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  • diaconi/3. Quando «la gioia di dare» diventa la tua vitaDI EMMA ORLANDI

    i è più gioia nel dare che nel ricevere».E’ da questo passo degli Atti che pos-siamo prendere il succo dell’attività dei

    diaconi che si dedicano, su mandato del vesco-vo Domenico Sigalini, alla Caritas di Palestrina.Qui Pierluigi Flavi, Claudio Mattogno ed Enri-co Ottaviani ne fanno esperienza quotidiana at-traverso il proprio impegno verso gli ultimi.Pierluigi è incaricato, vista la sua esperienza ban-caria, di gestire il micro credito. Racconta che«l’inizio dell’esperienza è stato abbastanza fati-coso, visto che ancora lavoravo, dedicando il sa-bato alla Caritas. Incontrando i nuovi poveri del-le nostre realtà ho avvertito subito che, mentreio aiutavo loro, essi davano qualcosa di moltoimportante a me in senso umano». ContinuaPierluigi: «Proprio incontrando le persone dalpunto di vista “umano”, ho capito che non chie-devano soltanto cibo o piccoli micro crediti per

    V«pagare le utenze o evitare lo sfratto, ma cercava-no e cercano lavoro». Ad una prima risposta con«Prestito della Speranza», seguì un micro credi-to ancora più consistente per i giovani che ave-vano il desiderio di aprire un attività artigiana-le o una mini impresa. Pierluigi, entusiasta dellavoro che svolge, conclude: «Se i circa 300 col-loqui per il “Prestito della speranza” erano sta-ti utili, i venti colloqui con quei ragazzi sotto i35 anni sono stati peni di gioia. Questi hannopotuto avviare o riavviare attività come piccoloartigianato, allevamento, commercio, lavori dicampagna, ma soprattutto un asilo nido dove aibambini viene insegnata l’Ave Maria».Claudio impiegato postale, da qualche anno im-pegnato nel settore volontariato giovani dellaCaritas diocesana, organizza periodicamente del-le uscite presso le mense Caritas di Roma per fartoccare da vicino ai giovani la povertà di uomi-ni che sembrano lontani dalle loro esperienzequotidiane. Racconta Claudio che «i giovani, che

    organizzo e accompagno, sono spesso toccatidai volti, dai modi di fare e di parlare dei più po-veri. E se per un qualche motivo, si salta un im-pegno, vengono a chiedermi quando recupera-re. Perché il contatto con questa realtà è forma-tivo, li fa crescere. Per non parlare dell’esperien-za al carcere di massima sicurezza di Paliano. Lìho fatto appello ai giovani e meno giovani del-le comunità parrocchiali per animare le messedomenicali ed essere prossimi con la nostra pre-senza lì dove la sofferenza è più lacerante». Enrico, come gli altri diacono da quattro anni,è il referente dell’Osservatorio delle povertà e ri-sorse della Caritas diocesana. Racconta: «Sonoun informatico, ho una bella famiglia. La mia e-sperienza in Caritas, lontana da qualsiasi miaprevisione, è arrivata inaspettata in un momen-to difficile della mia vita lavorativa e dopo lamia ordinazione. Grazie al vescovo DomenicoSigalini e al direttore della Caritas Fabio Legge-ri, ho trovato un ambiente nel quale mi trovo

    bene e posso esercitare sia le mie conoscenzeprofessionali, che quelle che il mio ministeromi ha donato. Il contatto, anche se attraversonumeri e statistiche, con situazioni e persone miha molto aiutato a cercare di “essere” un diaco-no, più che a farlo solamente».

    Pompili ai Centri di aiuto alla vita: «Esserecapaci di mettersi in relazione con tutti»

    tenere la riflessione su quanto la comuni-cazione sia importante per trasmettere “U-

    na cultura dell’accoglienza della vita” hanno vo-luto chiamare un pastore esperto della realtàmediatica della Chiesa quale monsignor Dome-nico Pompili. L’ex direttore dell’Ufficio comuni-cazioni sociali della Cei, da settembre vescovo diRieti, ha portato un interessante contributo al 35°Convegno nazionale dei Centri di aiuto alla vita(Cav), svoltosi l’altra settimana alla Fraterna Do-mus di Sacrofano. Gli oltre 500 volontari partecipanti – riuniti neiquarant’anni di attività del Movimento per la vi-ta e a vent’anni dall’enciclica Evangelium vitæ diGiovanni Paolo II – tra i tanti interventi del con-vegno sul tema “Storie d’amore immenso”, cheha avuto al centro l’udienza del Papa, hanno po-tuto così ascoltare le indicazioni del presule sulcomunicare come risposta alle sfide culturali del-l’oggi nel quale si è chiamati a testimoniare l’au-tentico umanesimo, per stare in sintonia col con-

    A vegno di Firenze, alla vigilia della partenza: unacultura davvero attenta all’uomo e dunque ac-cogliente verso la vita umana.Dinanzi a una società non troppo sensibile ver-so questi temi, l’invito di Pompili è stato a por-si in atteggiamento di dialogo prudente e gene-roso, offrendo al mondo quella «verità relazio-nale» che esprime il vero umanesimo: verità daoffrire, come proposta e non come imposizione,«sotto forma di “saggezza” secondo la prospetti-va “in uscita” di papa Francesco» quale «contri-buto a un dialogo che può e deve restare aper-to; e dal quale, forse, abbiamo anche qualcosada ascoltare». Dialogo, allora, per individuare «punti di con-vergenza con il mondo laico per tutelare la di-gnità della vita dalle spinte commerciali, tecno-cratiche, prometeiche», forti di una fede «co-raggiosa, aperta, dialogante, per un umanesimoincarnato, fraterno, capace di coltivare e custo-dire il mondo che ci è stato donato».

    Un libro sulla storia della Chiesa sabinaarà presentato il 25novembre alle ore 17 a

    Roma, presso l’Oratorio divia del Gonfalone, suiniziativa della localeassociazione degli “Amici”dello stesso, il volume LaDiocesi di Sabina. Storiacivile ed ecclesiastica. Laserata, quale «deferenteomaggio al cardinaleGiovanni Battista Re»,titolare della diocesisuburbicaria, vedrà comerelatori la direttrice delMuseo diocesano di RietiIleana Tozzi e il direttore deiMusei Vaticani AntonioPaolucci. Interverranno poil’onorevole Gianni Letta e ilvescovo di Sabina–PoggioMirteto, monsignor ErnestoMandara. Concluderà poi lostesso cardinal Re.

    S

    Monsignor Pompili al convegno dei Cav a Sacrofano

    La sede della Caritas diocesana di Palestrina

    A confronto con i laici

    Al 35° Convegno nazionale dei Cavche si è svolto a Sacrofano il vescovo diRieti ha invitato a offrire al mondoquella «verità relazionale» che esprimeil vero umanesimo: da porgere comeproposta e non come imposizione, «sottoforma di “saggezza” secondo laprospettiva “in uscita” del Papa».

    «Impegnatisulla trincea del disagio»Il punto della situazione nel Laziodopo l’aggiornamento delle retteL’allarme: «In aumento le dipendenze»La sede della comunità «Exodus» a Cassino

    DI REMIGIO RUSSO

    n po’ di sollievo per le casse dellecomunità terapeutiche del Lazio.Nelle scorse settimane lo stesso

    presidente della Regione, Nicola Zingaretti,ha annunciato l’aumento della retta, per il50% di quella attuale a decorrere da gennaiodel prossimo anno. Una decisione accoltacon favore dai responsabili delle comunità,l’importo delle rette era fermo a quindicianni fa e rispetto alla media giornaliera di80 euro a persona che servono per gestirel’assistenza ne arrivavano circa un terzo.Tuttavia, rischia di essere un errore ragionareesclusivamente sui soldi per assicurare iservizi. Ne è convinto il responsabile dellacomunità Exodus di Cassino, Luigi Maccaro:«Naturalmente siamo molto contenti,ritengo necessario però andare oltre l’aspettoeconomico. La decisione della Regione è ilriconoscimento di quanto sia importante illavoro che portano avanti le comunitàterapeutiche del Lazio. Noi puntiamo anchealla qualità delle relazioni che ci sono dietrola semplice assistenza sanitaria in genere.Ormai è risaputo, noi siamo avamposti perrispondere a richieste sociali cui oggi gli entilocali non riescono a soddisfare in pieno.Invece, noi ci siamo sempre. Poi, i nostrimetodi portano quel vantaggio che derivadalla presa in carico complessiva ancherispetto alla famiglia di provenienzadell’assistito. È importante far capire che noiguardiamo alla persona e non alla malattia».Sulla stessa linea è padre Matteo Tagliaferri,vincenziano, il quale nel 1991 ha fondatonel comune di Trivigliano (Frosinone) lacomunità In Dialogo. Il religioso fa capire cheè importante l’aumento delle rette perché isoldi servono eccome, «specie per pagare i

    Uprofessionisti e gli operatori, il lavoro ètanto, con il rischio di andare sempre piùverso una medicalizzazione del disagiosenza affrontarne le cause». Ecco, allora,«l’importanza di questo passo della Regioneperché è un riconoscimento certo allecomunità che guardano alla persona nellasua globalità. Ciò ci permette di fare ancheprevenzione perché non si parla più delledipendenze, che sono aumentate. La nostranuova frontiera di lavoro è l’educazione, suquesto bisogna puntare», ha concluso padreMatteo. Un altro aspetto positivo vieneevidenziato da don Egidio Smacchia,fondatore nel 1978 della comunità Il Ponte aCivitavecchia, il quale pone l’attenzione «alpercorso con cui siamo arrivati all’aumentodella retta: finalmente dopo venti aniabbiamo un tavolo di confronto tra lecomunità e la Regione Lazio in cui portare le

    nostre esigenze, discutere e arrivare a unasintesi e una soluzione». Certo, sul fronteeconomico «molto si dovrà fare, l’aumentoper l’assistenza agli adulti è quasi sufficiente,invece per i minori o le mamme con figlipiccoli non ce la facciamo con le rette». Piùsferzante, Alessandro Diottasi, fondatore 36anni fa della comunità Il mondo nuovo,secondo il quale «era meglio che ci davanopure gli arretrati per pagare tutte leassunzioni che le norme ci impongono,diamo atto a Zingaretti di questo impegno.L’unica nota positiva è che ora i Serttenderanno a mandare i giovani incomunità, per un recupero come persona, enon solo a tenerli in terapia. L’aiuto da dareè tanto così come i costi». Alla fine, per tutticonta l’aiuto che arriva dalle stesse diocesi,dall’autofinanziamento e dalla carità dellesingole persone.

    Come creare «Giovani nuovi»na iniziativa profetica quella nata aPalestrina lo scorso anno. Per

    iniziativa di un prete, don Antonello Sio,è stata costituita la onlus Giovani Nuovi,che opera nel campo delle politichesociali e giovanili, avvalendosi diprofessionalità qualificate emultidisciplinari, in grado di daresignificative e specifiche risposte alleproblematiche socio–esistenziali dellenuove generazioni. Il giovane presbiterodel clero locale, insieme a un gruppo dipersone accomunate dalla sensibilitàverso le problematiche riguardanti la

    pastorale e le politiche giovanili, havoluto offrire l’opportunità di cura,rinnovamento, reinserimento eintegrazione dei giovani e delle personein difficoltà relazionale o direinserimento nella società civileattraverso l’educazione umana, spiritualeed il lavoro. Obiettivi sono, da una parte,la reale rinascita umana e spirituale delgiovane in difficoltà relazionale peroffrire opportunità di riscattodell’individuo; dall’altra, il reinserimentodel giovane nella società civile elavorativa attraverso percorsi di scuole ecorsi di apprendimento al lavoro.

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    Un anno di «Acta»o scorso anno, nella Giornata mondiale per la lotta alledroghe, il 26 giugno, nasce Acta, l’Associazione

    Comunità terapeutiche accreditate del Lazio. Un nuovosoggetto che nel contrasto alle dipendenze mette in retedodici realtà che operano con i loro servizo e che, nelle suevarie articolazioni, assiste in tutto il Lazio oltre 695 utenticon 262 operatori e la fornitura di 780mila pasti all’anno. Ne fanno parte Associazione Centro Italiano di Solidarietàdon Mario Picchi, Associazione Comunità Mondo Nuovo,Associazione Comunità Emmanuel, Associazione GiacomoCusmano, Associazione Comunità Massimo, AssociazioneL’Approdo, Centro di Solidarietà Ce.I.S. San Crispino diViterbo, Comunità Fratello Sole, Comunità In Dialogo,Fondazione Exodus, Il Ponte Centro di Solidarietà –Civitavecchia, Associazione di Volontariato Nuovi Orizzonti. L’obiettivo dell’iniziativa è abbastanza semplice e chiaro:«Creare un network di grandi realtà impegnate nella lottaalle dipendenze che hanno deciso di fare rete non solo per

    dare risposte più celeri ed efficaci ma ancheper fare nascere una nuova entità forte earticolata che possa dialogare a pieno titolocon le istituzioni e la società civile». In questo modo si erano espressi in unanota, proprio lo scorso anno, gli stessipresidenti delle associazioni coinvolte, chehanno auspicato «un cambio di passo nelLazio nel rapporto tra istituzioni e il mondoimpegnato nella lotta alle dipendenze. Uncambiamento culturale, organizzativo esoprattutto di contenuti e di proposte che daoggi saremo in grado di formulare con laforza della nostra presenza capillare sulterritorio laziale e la competenza di chicome noi è impegnato da sempre in primalinea nella lotta del secolo: quella di tutte ledipendenze e del disagio». Un impegno nonda poco.

    LNata un anno fal’associazione delle Comunità terapeuticheaccreditatedel Laziomette in reteservizi per quasi700 personee fornisce780mila pastiogni anno

    L’impegno alla Caritas mi con-sente di esercitare sia le mie co-noscenze professionali, chequelle che il mio ministero miha donato. Il contatto con si-tuazioni e persone mi ha moltoaiutato a cercare di “essere” undiacono, più che solo a farlo

    l’esperienza

    La voce delle Comunità: «Bene la Regione,ma il lavoro è più ampio. Pochi fondi per iminori, senza le diocesi non ce la faremmo»

    2 LAZIOLAZIO dalla regioneDomenica, 15 novembre 2015

    TECNAVIA

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  • La festa della Visione alla Storta, riflessione sulla vocazione ecclesiale di sant’Ignazio

    Fedeltà al Papacon il servizioalla Chiesa

    Quando la preghiera diventa una carezza

    DI SIMONE CIAMPANELLA

    ra il 1537 quando Ignazio diLoyola, accompagnato da PedroFavre da Villaret e Giacomo Lai-

    nez da Almazàn, diretto da papa Pao-lo III per ottenere l’approvazione del-l’ordine religioso che stava fondandosi fermò a La Storta, ultima stazionedi posta della Via Francigena prima diarrivare a Roma ed ebbe quella visio-ne così significativa per la sua vita. Unevento importante per la diocesi diPorto–Santa Rufina che ha spinto laparrocchia dei Sacri Cuori di Gesù eMaria a inventare la Festa della visio-ne, giunta la scorsa settimana alla suaquinta edizione. La partecipazione del-la comunità è stata ampia nell’orga-nizzazione e nell’animazione, segno diun senso di appartenenza che gra-dualmente può diventare tradizione.Suggestivo poi il corteo in abiti stori-ci che domenica scorsa è salito in pro-cessione dalla cappella alla cattedralecon il desiderio di trasmettere un pas-sato prezioso fatto di preghiera e pel-legrinaggio come il vescovo Reali hasottolineato durante l’omelia della ce-lebrazione conclusiva. La significati-vità della Storta, ha detto il presule,nella vicenda di sant’Ignazio, consistenel rappresentare il compimento diun percorso fatto nell’ascolto e nel di-scernimento di cosa il Signore chie-desse veramente al santo. Nella visio-

    Ene Ignazio comprese chiaramente cheil Padre esaudiva la sua supplica di“metterlo con Cristo” e che Cristo daparte sua esprimeva a Ignazio la sua vo-lontà che egli fosse suo servitore e lo“metteva con Lui”. Quel cammino cheaveva portato il santo a tentare varevie, tutte giuste e importanti, a la Stor-ta trova il suo esito felice. La sua mis-sione si fa chiara ed è per la Chiesa u-niversale, così il suo impegno di reli-gioso e di quelli che lo seguiranno, di-venta fedeltà e servizio al ministerodel papa. E allora il pensiero della“Compagnia di Gesù” come nome delformando ordine religioso diventa cer-tezza, ma anche responsabilità: stareaccanto a Gesù per aiutarlo ad aiuta-re, e questo aspetto di servizio e mise-ricordia ha rappresentato il tema difondo che ha guidato la festa. Graziea padre Federico Lombardi venerdì 6una cattedrale piena ha potuto vede-re le opere di misericordia nella vita disant’Ignazio. Il direttore della salastampa della Santa Sede ha mostratocome ogni momento della sua vita fos-se opera di misericordia: dalla visita al-le carceri, all’accoglienza per le prosti-tute, nella vicinanza con i reietti dellasocietà. E non solo. Anche nell’im-pronta data alla vita comunitaria, alrapporto tra confratelli e alla loro for-mazione, perché nella misericordia ilvolto di Gesù si mostra indicandoci ilcriterio di ogni discernimento.

    l’evento.Le corali al Sacro Cuore di Ladispoliper «colorare la musica» nel nome della Madre

    Cerveteri.La Tomba dei rilieviaperta al pubblico fino ad oggi

    Durante la processione della Visione della Storta

    DI MARINO LIDI

    n occasione dell’avvio dellacatechesi al MovimentoApostolico tenuta del vescovo

    Gino Reali a Fregene (Fiumicino)lo scorso 7 novembre abbiamoposto delle domande a donGiuseppe Carabetta – parroco diIsola Farnese (Roma) – cheguiderà quest’anno gli incontri.Cosa propone il MovimentoApostolico?

    Il tema per lacatechesi diquest’annopastorale è“Gesù è ilvolto dellamisericordiadel Padre. LaChiesa è servae mediatricedel volto diCristo”, chesarà letto espiegato alla

    luce dei Vangeli domenicali.Nella Parola che la Chiesa giàannuncia di domenica indomenica vi è la via perapprendere come Cristo fuconcretamente, nella mozionedello Spirito Santo, il “volto dellamisericordia del Padre”. Come fuper Cristo, che visse lamisericordia che il Padre glichiedeva di operare, nellamozione dello Spirito Santo, cosìdovrà essere per ogni figlio dellaChiesa, il quale dovràmanifestare concretamente lamisericordia che Cristo vuolevivere “in lui” e “attraverso dilui”, nella potente mozione delloSpirito Santo.Quale la metodologia?Essendo il carisma specifico delMovimento Apostolico “ilricordo e l’annunzio della paroladi Gesù”, fondamento dal qualesi intende partire per svilupparela catechesi è un testo biblico.Definito il fondamentoscritturistico, l’incontro si svolgeseguendo una forma semplice edialogica. Chi presiede l’incontrodi catechesi per la duratamassima di quarantacinqueminuti aperto a tutti i membridel popolo di Dio, solitamente èun sacerdote. Dopo la lettura diqualche versetto del testo biblico,vengono offerti in pochi minutidegli orientamenti di fedesuggeriti dal testo alla luce delmagistero e della tradizione dellaChiesa. Successivamente si donala possibilità ai presenti di porredelle domande a chi presiedel’incontro, per chiarire dubbi odare approfondimenti di fede.Quale è il fine che si prefissa lacatechesi del MovimentoApostolico?La catechesi è vista come mezzo,per insegnare al popolo di Dio lafede della Chiesa con una duplicefinalità: educare le coscienzecristiane ad una partecipazioneretta e matura alla vita dellaChiesa, coinvolgere attivamentenella missione ecclesiale,secondo la vocazione, ilministero o carisma di ciascunoin comunione con gli altricarismi e ministeri.

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    l’iniziativa.Emporio solidale all’Oasi Madre Serafina

    DI YAJAIRA SACRIPANTI

    abità è una figuramolto bella degli Attidegli Apostoli, un

    esempio di generosità,solidarietà e carità cristiana.È proprio alla figura dellasarta di Giaffa che in unapiccola scuola della periferianord ovest di Roma si sonoispirati per realizzare unemporio il cui scopoprincipale è condividere e

    T

    aiutare l’istituto acrescere. La scuolaparitaria Oasi MadreSerafina è da decenniun punto diriferimento per ilquartiere Casalotti e

    zone limitrofe, un fioreall’occhiello per l’istruzionee l’educazione cattolica, chesa trasmettere valori oggispesso dimenticati. Nelmarzo scorso dallacollaborazione tra suor ElisaSpettich, dirigente scolastica,insegnanti e genitorivolenterosi ha avuto inizioquesta nuova esperienza.Uno dei locali della scuola èstato adibito a sededell’Emporio Tabità e si è

    cominciato a raccogliereoggetti di vario tipo da poterpoi proporre al pubblico. Aquanti di noi è capitato diritrovarsi pieni di oggetti chenon si usano o non cipiacciono più? Questi stessioggetti potrebbero trovareuna seconda vita con altrepersone. La prima idea èstato il baratto. L’iniziativaha poi suscitato curiosità daparte di molti e chi nonaveva nulla da scambiare hainiziato a lasciare piccolesomme in beneficenza.Accanto a questa iniziativa ilgruppo dei genitori insiemealle religiose ha presol’abitudine, il venerdìpomeriggio di organizzare

    delle merende per glialunni. I soldi raccolti daqueste due attivitàfinanziano progetti didattici– come la Lim acquistata loscorso anno. Ma cosa piùimportante è che questo fareinsieme ha instaurato unosplendido rapporto diamicizia tra i genitori e conla scuola che fa sentire tuttimembri di una grandefamiglia. Condividonosogni, entusiasmo ed undesiderio comune: renderela loro scuola un postosempre migliore, perché è làche i loro figli stannocrescendo con una buonaistruzione e un’ottimaformazione cattolica.

    er la seconda volta dopo trent’anni – la prima loscorso agosto – la Tomba dei Rilievi è tornatavisitabile al suo interno dal pubblico per due

    giornate. Da ieri ad oggi presso la Necropoli etrusca dellaBanditaccia, a Cerveteri persone provenienti da Roma e daaltre città del centro Italia hanno potuto ammirare unodei tesori del territorio. La collaborazione tra comune esoprintendenza e gli operatori turistici locali, comeArtemide Guide e In Terra Etrusca, sta offrendo unrichiamo fortissimo verso il Sito Unesco di Cerveteri.L’azione congiunta tra vari attori del privato sociale delleamministrazioni e delle soprintendenze si dimostra infatticome la strategia vincente per dotare il turismo di unasinergia produttiva di cultura e di possibilità lavorative. Èmolta la strada da fare e l’investimento di risorse umaneed economiche non è indifferente, ma la direzione ègiusta e l’apporto di ognuno può offrire una prospettivainteressante ed efficace per valorizzare ciò di cui è riccoquesto territorio: storia, arte e prodotti enogastronomicieccellenti.

    Fulvio Lucidi

    P

    na celebrazione per ricordare chi ha perso tra-gicamente la vita sull’asfalto delle strade, quel-

    la presieduta domenica scorsa dal vescovo Reali nel-la suggestiva cornice di Santa Maria in Celsano. E’ ilterzo anno che i familiari delle vittime vengono in-vitati a questo momento di preghiera che è come lacarezza della Chiesa che esprime tutta la sua mater-na vicinanza a chi ha vissuto la tragedia della per-dita di una persona cara. L’invito alla preghiera è stato diramato con le mo-dalità delle epigrafi funebri affisse un po’ ovunque,e ha richiamato tante persone. Ciò che ha reso la ce-lebrazione suggestiva è stata la viva percezione di po-ter abbracciare con la preghiera e l’affetto la me-moria di tante persone, tutte segnate dallo stesso

    dolore. Volti che dall’altare ci guardavano silenzio-si. Ma su tutti si posava lo sguardo dell’icona dellaMadonna, Vergine della consolazione e della tene-rezza. Quelle foto, infatti, sono custodite tutto l’anno pro-prio vicino al suo altare. Il momento più commoventeè stato quello in cui i genitori e i familiari hannoportato all’altare un lume, segno di voler affidare leloro anime al Signore della vita che conosce la du-rata dei nostri giorni. Un gesto di umile fede oltreche di profondo affetto e nostalgia. Sono stati con-tato ben sessanta lumi, ciascuno con un nome scrit-to, accesi davanti alle foto di giovani e meno giova-ni strappati alla vita e all’affetto dei propri cari.

    Maria Rigali

    U

    Nella periferia nord ovestdi Roma una esperienzadi condivisione e amiciziatra i genitori e con la scuola

    L’emporio Tabità

    Il vescovo Reali descrive l’evento alle porte di Romacome momento finale del discernimento del santosulla missione della Compagnia di GesùPadre Lombardi mostra nelle opere di misericordial’essenza della formazione e dell’operato dei gesuiti

    DI GIUSEPPE COLACI *

    utto è pronto per il tredice-simo raduno dei cori dio-cesani di Porto– Santa Ru-

    fina. La preparazione quest’annoè partita in anticipo, infatti s’eradeciso, con la Commissione li-turgica diocesana, di staccare laparte formativa dalla parte ese-cutiva del raduno stesso di Cri-sto Re.Così, attraverso due pomeriggiorganizzati per sabato 27 giugnoe sabato 10 ottobre scorsi, si è a-vuta la possibilità di offrire ai di-rettori e coristi dei gruppi cantodelle parrocchie una adeguataattenzione al servizio della mu-sica nella Liturgia e al ruolo delcoro all’interno delle assembleeparrocchiali. Gli incontri hannoprevisto inoltre una seconda par-te più tecnica con lo studio di u-no spartito musicale e indica-zioni di direzione corale. Va da-

    Tto merito ai due relatori musici-sti dell’arcidiocesi di Gaeta, donAntonio Centola e Marco Di Le-nola, della capacità avuta di co-municare con competenza e fre-schezza argomenti così puntua-li e a volte quasi impopolari, do-vendo passare dal criterio del“gusto personale” a quello del-la oggettiva necessità della Chie-sa celebrante. In ogni modo i dueincontri permettono a quanti vihanno partecipato di giungereall’annuale incontro diocesanocon quel di più di consapevo-lezza, sempre opportuna, circalo spirito di servizio alla comu-nità cristiana e di lode a Dio.A questo punto rimane da vive-re il raduno di Cristo Re, in ca-lendario per domenica 22 no-vembre presso la parrocchia delSacro Cuore di Gesù (Ladispoli).L’appuntamento è per le ore 16e, dopo i saluti di circostanza, sipartirà subito con la presenta-

    zione dei brani scelti dai vari co-ri. Il “colore del canto” indicatoper quest’anno è quello maria-no. Sarà così possibile spaziaretra i numerosi brani della tradi-zione o più recenti dedicati allaMadonna. Il pomeriggio si con-cluderà con la celebrazione eu-caristica delle 18.30, presiedutadal vescovo Gino Reali. A segui-re una cena comunitaria. Ai primi di novembre le forma-zioni di canto che hanno aderi-to all’appuntamento sono quat-tordici, provenienti da tutto ilterritorio diocesano: da SantaMarinella a Fiumicino, fino a Ca-stelnuovo di Porto e, natural-mente, dalle quattro parrocchiedella città di Ladispoli. È opportuno sottolineare i mol-teplici frutti che il raduno puòapportare ai partecipanti: il piùimmediato è di incentivare unoscambio di brani, per creare unasorta di repertorio comune intutta la diocesi di Porto–SantaRufina, allo scopo di elevare an-che la qualità dello stesso, concanti scelti opportunamente, daraccolte composte per la liturgia.Ma c’è anche il fine di sviluppa-re spirito di fraternità tra i varigruppi canori a beneficio del sen-so di appartenenza alla Chiesalocale e a favore di un semprepiù qualificato servizio alla li-turgia, senza particolarismi eprotagonismi.Infine dare un minimo di grati-ficazione a quanti dedicano, conpassione, tempo ed energie alservizio di animazione delle li-turgie parrocchiali, con la possi-bilità di ricevere un grazie ed unapprezzamento da parte del pro-prio vescovo.

    * direttore Ufficio liturgicodiocesano

    Raccontare l’umanitàI giorni del Convegno di Firenze so-no stati una benedizione. Nelle loroprime impressioni i delegati di Por-to–Santa Rufina parlano di un’espe-rienza che interroga su un emergen-za evidente. Saper raccontare Gesùall’uomo d’oggi e per far questo nonc’è una soluzione da applicare ma co-se da fare insieme, tutta la comunitàecclesiale in un dialogo trasversale,sincero e disinteressato.

    Saper vedereil volto del Padreogni domenica

    Movimento Apostolico

    OGGIIngresso di don Valerio Grifoni comeparroco di San Giorgio a Maccarese(ore 10, Fiumicino)

    21 NOVEMBREFormazione pastorale battesimale (ore9.30, Centro pastorale diocesano)

    28 NOVEMBREFormazione insegnanti di religione.(ore 9, Auxilium)

    agenda 11

    PORTO SANTA RUFINA

    Pagina a cura di don Giovanni Di Michele Curia diocesana

    via del Cenacolo 5300123 Roma

    e-mail: [email protected] www.diocesiportosantarufina.it

    Domenica, 15 novembre 2015

    TECNAVIA

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