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RAZIONALITÀ, LEGITTIMITÀ ED APPROPRIATEZZA NEI PROCESSI
DECISIONALI DELLE AZIENDE OSPEDALIERE. UN APPROCCIO
MULTIRAZIONALE
Paola O. Achard
Valentina Castello
Scuola di Management LUISS Guido Carli
INTRODUZIONE. DECIDERE NELLE ORGANIZZAZIONI COMPLESSE
Il presente lavoro si pone la finalità di sviluppare strumenti concettuali e metodologici
per l’interpretazione del fenomeno decisionale nelle aziende del SSN. La presenza di
molteplici e differenziati stakeholders, le spinte contemporanee alla legittimità sociale
ed alla razionale allocazione delle risorse, la complessità dei processi e la forte
componente professionale, culturale ed etica a guida dei comportamenti organizzativi
sono alcuni degli elementi che rimandano ad una spiccata complessità e variabilità del
fenomeno decisionale in queste Organizzazioni.
Le Aziende ospedaliere gestiscono numerose pressioni interne ed esterne che sollecitano
profondi cambiamenti nelle relative architetture strategiche ed organizzative.
L’implementazione delle innovazioni manageriali ed organizzative è stata spiegata
diversamente nella letteratura; sia secondo una prospettiva economica di allocazione
razionale delle risorse sia attraverso l’analisi delle influenze di fattori di matrice
istituzionale. Altri studi hanno evidenziato invece la rilevanza dei fenomeni politici o
hanno sottolineato l’influenza delle dinamiche casuali (Pettigrew, 1973; Levitt, Nass,
1989; Dean, Sharfman, 1993; Kramer, Neale, 1998).
Nel lavoro si evidenzierà come le Organizzazioni utilizzino un approccio multirazionale
ai processi decisionali (un mix di elementi politici, casuali, mimetici e razionali). Le
dimensioni dell’organizational decision making (ODM) proposte in letteratura non
vengono lette come alternative quanto piuttosto come distinte e compatibili forme di
razionalità. L’obiettivo è, quindi, non quello di evidenziare quale delle prospettive
teoriche e metodologiche offerte sia maggiormente esplicativa quanto verificarne gli
spazi di compresenza nell’interpretazione dell’ODM.
La variabilità intrinseca del fenomeno decisionale viene, inoltre, legata all’influenza del
contesto ambientale di riferimento; nel lavoro viene sviluppato uno schema
interpretativo che mette in correlazione le caratteristiche dei processi di scelta, le
strategie decisionali adottate ed una serie di fattori interni ed esterni di influenza.
Lo sviluppo di una griglia interpretativa generale dell’ODM è finalizzata a fornire gli
strumenti per descrivere ed interpretare le dinamiche reali attraverso le quali le
Organizzazioni effettuano decisioni e di cogliere le relazioni dinamiche tra processi
decisionali e tra di essi ed il sistema (ed i processi) organizzativi. In tal senso, il lavoro è
finalizzato a rispondere al problema di ricerca, evidenziato da numerosi Autori,
attinente l’integrazione della frammentarietà delle interpretazioni teoriche e degli
strumenti metodologici disponibili all’analisi dei processi decisionali nelle
Organizzazioni complesse (Eisenhardt, Zbaracki, 1992; Grandori, 1995; Butler, 1998;
Porter, 1996).
Dopo aver analizzato i principali contributi della letteratura sull’ODM ed argomentato
la validità di un’ipotesi di multirazionalità, il lavoro isola una serie di fattori dinamici di
influenza (ambientali, organizzativi, relativi alla decisione ed al decisore) che
sollecitano diverse strategie decisionali.
L’architettura delle relazioni tra fattori, razionalità e dinamiche decisionali viene,
quindi, contestualizzata per le Aziende del SSN; le caratteristiche delle relative
architetture strategiche ed organizzative rimandano, come si vedrà, all’adozione di
panieri molto ricchi di razionalità e ad approcci decisionali fortemente interconnessi nel
tessuto sociale ed organizzativo.
LA GRIGLIA INTERPRETATIVA GENERALE
2.1 Prospettive, livelli e dimensioni di analisi dei processi decisionali
L’analisi dell’ODM è centrale negli studi organizzativi in quanto i relativi processi si
pongono al centro dell’attività manageriale e, quindi, dell’azione organizzativa (Barnard
1938; Simon, 1947, 1960; Thompson, 1967; Mintzberg et al., 1976; Butler, 1998).
Conseguentemente, il relativo campo di indagine si caratterizza per un elevato
pluralismo teorico, sia dal punto di vista delle discipline confluenti sia delle prospettive
e degli approcci assunti (Grandori, 1995; Porter, 1996; Butler, 1998).
Le finalità del lavoro sono descrittive e di matrice comportamentista (tra gli altri,
Simon, 1947; 1960; Simon, March, 1958; Cyert, March, 1963; Mintzberg et al., 1976;
Hickson et al., 1986). Tale approccio, a differenza della teoria economica neoclassica,
focalizza non solo e non tanto gli outcomes decisionali ma anche e soprattutto il
processo che ha portato alla decisione (Simon, 1947, 1960; Halpern, Stern, 1998).
L’unità di analisi è, infatti, il processo decisionale piuttosto che la singola decisione, in
quanto la finalità è la comprensione di come le Organizzazioni decidono e perché
effettuano le diverse scelte secondo determinati percorsi.
L’approccio processuale si associa a quello organizzativo nella considerazione che il
processo decisionale è aperto nel tempo e nello spazio organizzativo (Fontana, 1988;
Mintzberg et al., 1990; Langley et al., 1995; Grandori, 1995). Ciò consente di tener
conto delle interdipendenze tra i processi decisionali e tra essi e quelli organizzativi
(Fontana, 1988; Mintzberg et al., 1990; Langley et al., 1995).
Un’ulteriore chiave di lettura nell’analisi della letteratura è rappresentata dalle
dimensioni proposte come esplicative delle logiche e dei meccanismi decisionali.
Nell’ambito della prospettiva comportamentalista allo studio dei processi decisionali,
che vede pietre miliari nei lavori di Cyert e March (1963) e di Simon (1947, 1960), nel
tempo si sono moltiplicati gli studi, sia secondo una logica cumulativa della conoscenza,
sia per rotture epistemologiche. Ad oggi, quindi, vi confluiscono numerosi contributi
che, pur condividendo la struttura concettuale di base, si differenziano in termini di
focus, approcci e finalità.
I principali contributi della letteratura vengono qui raggruppati in quattro
macroprospettive: della scelta razionale; dell’appropriatezza; politica e caotica.
Ciascuna delle prospettive di indagine propone dinamiche diverse e strutture concettuali
alternative come esplicative dei processi decisionali.
Secondo la prospettiva della razionalità intenzionale e limitata (Simon, 1947; Simon,
March, 1958) l'attore decisionale compie una scelta tra alternative valutate in funzione
delle loro (probabili) conseguenze relazionate alla relative preferenze (Simon, 1947;
Simon, March, 1958; March,1994). I processi decisionali sono intrinsecamente incerti e
la razionalità del decisore è limitata rispetto a capacità cognitive e vincoli informativi
(Simon, 1947).
Secondo molti Autori, il paradigma della razionalità limitata ha rappresentato una vera e
propria rivoluzione scientifica per il management science; numerosissimi sono, infatti, i
modelli teorici costruiti e gli studi empirici condotti secondo tale paradigma (Grandori,
1995; Bonazzi, 1999); altri affermano, inoltre, che tutti i filoni successivi sull’ODM
possono essere ricondotti alla razionalità limitata in quanto nati a sua conferma o per
contestarla (March, 1994).
Studi successivi, nell’ambito di questa prospettiva, hanno approfondito diversamente le
dimensioni fondamentali del processo. Rispetto al profilo della definizione delle
preferenze, un’area di dibattito afferisce la considerazione della molteplicità degli attori
e/o degli obiettivi1. Altri studi hanno evidenziato, invece, il problema dell’endogeneità
delle preferenze, con quanto ne consegue in termini di path dependencies, di fattori di
inerzia e di apprendimento individuale ed organizzativo (Nutt, 1989; March, 1994,
1999; Zappalà, 1998; Messick, 1999)2.
Altri sviluppi della prospettiva razionale dal punto di vista dell’endogeneità delle
preferenze evidenziano il ruolo dell’esperienza, dell’inerzia e degli slacks organizzativi
(March, Shapira, 1992; March, 1994; Halern, Stern, 1998). Il tema è stato ripreso da
March (1994) per allargarlo anche alla prospettiva del rule following, nell’endogeneità
delle identità che guidano i processi decisionali. La considerazione dell’endogeneità di
preferenze ed identità correlate ai processi di apprendimento organizzativo assume un
significato critico per i fenomeni in parola; rimanda, inoltre, alla rilevanza del contesto,
delle path dependencies e conferma come il fenomeno decisionale sia embedded nel
tessuto e nella storia dell’organizzazione.
Il dibattito e le controversie tra gli studiosi si sono quindi spostati dalla dicotomia tra
razionalità perfetta e razionalità limitata, quindi dei gradi di razionalità, alla
considerazione delle diverse forme di razionalità possibili e del significato di
razionalità/irrazionalità/non razionalità. A tal proposito, parte della letteratura evidenzia
il ruolo di emozione, intuizione e giudizio (Brunsson, 1982; Simon, 1987; Halpern,
Stern, 1998).
La prospettiva della conformità alle regole (o rule following) ipotizza che alla base
dell'azione organizzativa risiede una logica di appropriatezza e di conformità dei
comportamenti rispetto all'architettura di regole esistente ed all'ambiente rilevante
(March, 1988, 1994; Zhou, 1997; Messick, 1999).
L'obiettivo dell'attore decisionale è quello di assumere comportamenti appropriati alle
situazioni, in modo da realizzare le identità, i diritti ed i ruoli assunti (ed
istituzionalizzati) applicando regole conformi alle specifiche situazioni decisionali.
L’incertezza e le basi della limitazione del comportamento appropriato si riconducono
alla complessità ed ambiguità delle richieste di appropriatezza, alle difficoltà di
regolazione delle risorse, alle limitate competenze e capacità organizzative (March,
1994; Fontana, Lorenzoni, 2000).
All’interno della prospettiva del rule following confluiscono approcci molto diversi che
condividono, tuttavia, la stessa logica decisionale. In particolare, è possibile ricondurre
a tale prospettiva studi di matrice molto diversa: burocratico-amministrativa, culturale e
neoistituzionale.
Secondo il primo profilo, la logica della conformità richiama gli impatti di routine,
memoria organizzativa e path dependencies (Teece, Pisano, Shuen, 1996); i
comportamenti legati all’imitazione dalla tradizione (Pfiniffer, 1960); i fenomeni di
inerzia e le tendenze al conservatismo nel comportamento organizzativo (Nutt, 1989;
March, 1994).
L’influenza di simboli, linguaggi e valori è stato sviluppato all’interno dell’approccio
culturale (Gagliardi, 1986; Alvesson, Berg, 1992). La variabile culturale condiziona i
comportamenti ex-ante, secondo sia una prospettiva di controllo organizzativo (Achard,
1997), sia nel ruolo delle teorie e dei motivi impliciti (Schulteiss, Brunstein, 1999)3. Il
percorso strategico, inoltre, influenza a sua volta cultura e struttura organizzative;
vengono, quindi, in rilevo la memoria organizzativa, i processi di apprendimento e le
path dependencies. Il legame tra struttura di regole ed autorità, professionalismo e
specializzazione emerge anche in considerazione del fatto che alle regole organizzative
si associa il perseguimento di identità professionali oltre che organizzative, a livello di
singolo e di organizzazione. Questo profilo assume un rilievo critico nella comprensione
dei processi (decisionali ed organizzativi) delle Aziende ospedaliere.
Nella prospettiva culturale il significato è un prodotto negoziato intersoggettivamente ed
influenza il processo decisionale nell’interpretazione e frame delle sollecitazioni esterne
(percepite ed attivate). In tal senso, la prospettiva culturale si interrela con quella
cognitiva nella spiegazione dell’ODM (Weik, 1979, 1995; Louis, 1988; Bonazzi, 1999).
La prospettiva della conformità alle regole si lega, infine, a quella istituzionale
dell'azione organizzativa (Meyer, Roman, 1977; Powell, DiMaggio, 1983, 1991; March,
Olsen, 1996; Camuffo, Cappellari,1996). Secondo questa prospettiva, le scelte tra le
opzioni strategiche disponibili al vertice aziendale sono guidate dalle esigenza di
uniformità, legittimità ed isomorfismo più che essere il risultato di un processo
decisionale strategico di tipo razionale (Powell, Di Maggio, 1983, 1991).
Per tutte le prospettive fin qui evidenziate emerge l'esigenza di inserire i processi
decisionali all'interno di ecologie decisionali (March, 1994). La dimensione collettiva -
pur presente in tutte le prospettive di analisi- è stata sviluppata per lo più nell’approccio
cd. politico, che parte dal presupposto che la comprensione dei processi decisionali non
può prescindere dalla considerazione delle strutture di potere, formali ed informali (e
delle strutture e dinamiche sociali) all’interno delle quali essi avvengono (Simon, 1958;
Pettigrew, 1973; Pfeffer, 1981; Pfeffer, Salancick, 1978; Dean, Sharfman, 1993). Il
modello politico enfatizza il ruolo dei networks informali e dei processi di formazione
delle coalizioni che vanno al di là delle strutture formali delle posizioni e dei ruoli
organizzativi (Cyert, March, 1963; Hage, Aiken, 1967; Kramer, Neale, 1998). Il
comportamento politico si lega al fatto che le preferenze sono basate sugli obiettivi
individuali (o dei gruppi) più che sulle finalità organizzative. Le scelte sono, quindi,
profondamente influenzate dagli assetti di potere, dai conflitti e dai processi di
negoziazione nonché dall’efficacia relativa delle tattiche politiche utilizzate (Pettigrew,
1973; Pfeffer, 1981; Pfeffer, Salancick, 1978; Nutt, 1994).
Una prospettiva completamente diversa di analisi dell’ODM è quella del garbage can
(Cohen, March, Olsen, 1972), che enfatizza il ruolo delle dinamiche caotiche
(Eisenhardt, Zbaracki, 1992; Grandori, 1995) e la rilevanza del contesto decisionale
(Kleindorfer et al., 1998). Il relativo schema concettuale interpreta le Organizzazioni
come sistemi nei quali le percezioni dei problemi, i decisori, le alternative, gli approcci
alle soluzioni e le soluzioni stesse si incontrano secondo dinamiche in larga parte
caotiche. La decisione è, quindi, il frutto di un incontro casuale tra decisori, problemi e
soluzioni. Le Organizzazioni sono concettualizzate come anarchie organizzate e
l’ambiente (interno/esterno) come continuamente in cambiamento e highly textured
(Cohen, March, Olsen, 1972). Gli attori organizzativi sono, inoltre, coinvolti
contemporaneamente in più processi decisionali e dedicati a multiple agendas (March,
1994; Kleindorfer et al., 1996).
I limiti degli approcci ‘monodimensionali’ nel cogliere la complessità dei processi
decisionali hanno fatto emergere la necessità di disporre di modelli interpretativi più
complessi, multidimensionali e/o integrati. Tale esigenza è stata sviluppata secondo
diverse prospettive.
Un primo approccio focalizza le diverse strategie decisionali osservabili in
un’Organizzazione in funzione dell’incontro di più dimensioni (di processo e/o
organizzative) (Thompson, Tuden, 1970; Kleindorfer et al. 1998). Nella stessa
prospettiva si pongono gli studi di varianza (Allison, 1971; Academy of Management
Review, Special Issue, November 1999). Altri Autori hanno, invece, esplorato le
possibilità di confrontare una o più prospettive teoriche, analizzandone i confini di
integrazione (Dean, Sharfman, 1993; Levitt, Nass, 1989). Altri studi ancora hanno
adottato una prospettiva teorica e metodologica che spiega i processi decisionali
attraverso l’effetto combinato di un sistema complesso di variabili contestuali,
organizzative ed individuali (Ragapolajan et al., 1996; Kleindorfer et al. 1998).
Un’ultima direzione degli studi tesi allo sviluppo di modelli complessi di analisi
dell’ODM attiene alla costruzione delle tipologie decisionali, che danno conto
contemporaneamente della multidimensionalità dei processi e dell’influenza di una serie
di fattori dinamici (Mintzberg, 1976; Hickson et al., 1986; Nutt, 1994).
2.2 I processi decisionali multirazionali
Nonostante la vastissima letteratura afferente l’ODM, da più parti si sono evidenziate la
debolezze e la frammentazione delle architetture teoriche e degli strumenti metodologici
disponibili (Mintzberg et al., 1990; Eisenhardt, Zbaracki, 1992; March, 1994, 1999;
Porter, 1996; Butler, 1998; Halpern, Stern, 1998). A tal fine, lo schema interpretativo
qui sviluppato -e poi contestualizzato per le Aziende ospedaliere- è teso ad operare
quelle forme di integrazione dal punto di vista delle dimensioni esplicative dei processi
decisionali e della loro pervasività nel tempo e nello spazio organizzativi.
L’ipotesi di multirazionalità dell’ODM raccoglie e sistematizza gli sforzi di ricerca
precedenti e, in particolare, quegli studi teorici ed empirici che hanno accolto tale
prospettiva secondo diverse direzioni (tipologie, modelli integrati e strategie
decisionali). Tale approccio implica non solo la confluenza potenziale nel processo
decisionale delle diverse dimensioni; queste, piuttosto, vengono riconcettualizzate come
configurazioni diverse di razionalità (procedurale, intuitiva, amministrativa, imitativa,
politica, caotica), dal punto di vista sostanziale e procedurale.
Rispetto al profilo sostantivo, si evidenzia come può essere razionale essere imitatori o
lasciare al caso od anche può essere politico essere razionali, ossia assumere un
comportamento decisionale analitico procedurale finalizzato, ad esempio, ad allargare e
consolidare la propria posizione di potere.
L’individuazione di una base concettuale comune conferma l’ipotesi di multirazionalità
dell’azione organizzativa anche dal punto di vista processuale, secondo una duplice
prospettiva. In primo luogo, imitare, acquisire maggior potere o non decidere può
rappresentare il risultato di un processo strutturato e sequenziale di scelta razionale. In
secondo luogo, le diverse razionalità attivano dinamiche decisionali compatibili. Qui si
ipotizza che tutte le razionalità prevedano, in forme e tempi diversi, processi che
implicano un momento cognitivo, valutativo e di azione organizzativa; ciò che cambia
sono gli atteggiamenti specifici interni assunti dal processo di scelta, in termini ad
esempio di formalizzazione o strutturazione degli steps seguiti.
Le diverse forme di razionalità si differenziano, quindi, rispetto alle le caratteristiche
delle dinamiche attivate (il grado di formalizzazione e strutturazione del processo;
l’incertezza e il grado di chiarezza -e di condivisione- dei criteri decisionali e del
rapporto mezzi-fini; le caratteristiche delle ecologie decisionali). Se, ad esempio,
1NOTE
? Nell’analisi dell’ODM obiettivi, risorse e preferenze sono riferite all’Organizzazione e non al singolo. Il possibile scollamento tra interessi rimanda -nella prospettiva della razionalità limitata- alla nozione di razionalità locale, situazione in cui un comportamento nel prendere decisioni può sembrare irrazionale dal punto di vista dell’Organizzazione ma spiegabile dal punto di vista degli interessi degli individui, gruppi, unità organizzative. Si veda anche il concetto di campo di azione di Thompson (1967). 2 La possibile endogeneità delle preferenze rispetto alla probabilità di fallimento/successi è stata sviluppata secondo diverse prospettive e finalità. In particolare, Tversky e Kahneman (1992) hanno presentato la prospect theory quale modo alternativo di descrivere il comportamento di scelta in condizioni di rischio rispetto all’approccio tradizionale dell’expected utility theory.3 A tal proposito, si vedano anche i contributi degli studiosi sul ruolo di miti, rituali e metafore, linguaggi ed altri prodotti della cultura delle organizzazioni a spiegazione dell’azione organizzativa (Meyer A.D., 1982; Brunsson, 1982; Louis, 1988; Gagliardi, 1986).
razionalità forti sollecitano processi altamente strutturati e sequenziali, le forme deboli
si sviluppano secondo percorsi di razionalizzazione ex post scarsamente formalizzati.
L’integrazione rispetto alla variabile temporale si realizza, quindi, attraverso
l’individuazione di logiche comuni e momenti caratterizzanti tutti i processi
decisionali.
Nella prospettiva della razionalità limitata i processi decisionali evolvono secondo una
logica procedurale di intelligence, design e choice. I momenti cognitivo, valutativo ed
attuativo possono ricordare in prima analisi tale logica. Le due impostazioni, tuttavia, si
differenziano concettualmente e metodologicamente. In primo luogo, non
necessariamente tutti i processi prevedono la stessa presenza, estensione e peso di tali
momenti. In secondo luogo, al loro interno si ipotizzano strategie decisionali
multirazionali. In tal senso, la razionalità analitica e la logica della sequenzialità
procedurale rappresentano una delle caratterizzazioni e dinamiche possibili dello ODM;
un caso particolare e/o confluente in strategie decisionali multirazionali.
Nella razionalità intuitiva (Simon, 1987) sono parimenti presenti i tre momenti, ma
assumono strutturazioni e caratteristiche diverse; il momento cognitivo si esplica nella
percezione dello stimolo decisionale e nell’intelligence dei dati attraverso i quali
vengono richiamati, valutati e selezionati diversi patterns immagazzinati (valutativo)
che guidano il processo di scelta fino all’azione organizzativa. In effetti, nella
razionalità intuitiva il percorso di scelta richiama la razionalità analitico procedurale;
ciò che la differenzia sono la minore strutturazione, formalizzazione e grado di
estensione di alcune fasi (cognitive) nelle quali il processo, invece che essere
intenzionalmente analitico, compie dei salti che gli consentono, attraverso il richiamo di
esperienza cristallizzata, di essere più rapidi ed apparentemente irrazionali o, meglio,
non razionali.
Nella prospettiva del rule following il processo decisionale si sviluppa intorno
all’interpretazione delle richieste di identità ed all’attuazione del comportamento
appropriato. Anche nel processo squisitamente imitativo, ad esempio, è possibile
rinvenire: un momento cognitivo di percezione, comprensione e frame delle richieste di
identità, ossia delle esigenze di uniformarsi per legittimità; un momento valutativo
dell’opportunità di se e chi imitare, quindi di individuare, valutare e selezionare i
benchmark rispetto ad una griglia di criteri; infine, un momento di attuazione della
scelta che porta all’(istituzionalizzazione dell’) azione organizzativa. In questa
prospettiva il momento attuativo è spesso esteso, formalizzato e strutturato, anche ai fini
dell’acquisizione di legittimità rispetto agli stakeholders (interni ed esterni).
I tre momenti sono compatibili anche con la spiegazione politica dell’ODM; la
razionalità politica stimola un elevato numero di iterazioni e loops, presenti già nel
momento cognitivo a causa della possibile presenza di percezioni diverse; gli stimoli
sollecitano interessi diversi (per cui la situazione decisionale viene framed in funzione
dei secondary goals della coalizione dominante); il momento attuativo si caratterizza
sostanzialmente come gestione del consenso e negoziazione di obiettivi e risorse.
In sintesi, è quindi possibile ipotizzare che tutte le forme di razionalità prevedono alcuni
momenti -cognitivo, valutatito, attuativo- che ne rappresentano la base logica. La
multirazionalità dell’azione organizzativa si ritrova all’interno delle singole fasi e ne
influenza caratterizzazioni e relazioni dinamiche. I processi si articolano in steps
diversamente strutturati ed interconnessi (temporalmente e logicamente) e variamente
distribuiti nel tempo e nello spazio organizzativo; ciò che li differenzia sono le modalità
di dilatazione nel tempo e nello spazio organizzativo. La variabilità intrinseca dei
processi si sposta, quindi, sulle caratteristiche (es. strutturazione del processo) e sulle
dinamiche (es. iterazioni o blocchi) specifiche.
I processi decisionali si differenziano, quindi, nelle diverse situazioni in ragione dello
specifico paniere di razionalità assunto. Quest’ultimo e, quindi, le caratteristiche dei
processi, è condizionato dall’azione dinamica di un vettore di fattori di influenza.
Emerge, quindi, il ruolo del contesto decisionale, che sollecita le diverse razionalità e,
quindi, condiziona le caratteristiche e le dinamiche decisionali.
La combinazione dell’approccio processuale ed organizzativo risponde al crescente
interesse nell’interpretare le relazioni tra i processi decisionali e gli aspetti più generali
del sistema organizzativo. Numerosi studi hanno evidenziato il legame tra decisioni e
organizzazioni e come i processi decisionali siano influenzati da un sistema più ampio
di variabili (Schneider, De Meyer, 1991; Rajagopalan et al., 1993; Kleindorfer et al.,
1998; Fontana, Lorenzoni, 2000).
Nei processi di scelta tra alternative strategiche confluiscono una molteplicità di fattori e
dimensioni, di fatti, valori e fattori soft, che implicano emozioni, potere, politica e
personalità. Inoltre, i processi decisionali vengono distorti da fattori cognitivi,
informativi e valoriali. Vanno considerati tutti e vanno considerati insieme ad ulteriori
fattori ambientali ed organizzativi che condizionano il processo decisionale. L’insieme
di tali variabili sollecitano panieri di razionalità diversi e, quindi, strategie decisionali
complesse. A sua volta, la distribuzione delle diverse configurazioni di razionalità si
traduce nell’assunzione di dinamiche cognitive, valutative, di scelta e di azione
organizzativa profondamente diverse.
Nella costruzione del modello generale interpretativo dei processi decisionali strategici
proposto, le variabili causali possono essere raggruppate in quattro macro categorie,
attinenti: l’ambiente ed il contesto decisionale; il sistema organizzativo; la natura e la
tipologia delle decisioni; il decisore, sia in termini di caratteristiche cognitive, sia della
dimensione individuale/collettiva e di formazione delle coalizioni. L'esame dell'impatto
dei fattori di influenza sui processi decisionali sarà condotto con dettaglio analitico
nell’ambito della contestualizzazione della griglia nelle Aziende ospedaliere.
La variabilità intrinseca del fenomeno decisionale viene, quindi, spiegata attraverso la
contestualizzazione dei processi; le relative caratteristiche sono, infatti, ricondotte allo
specifico paniere di razionalità assunto, a sua volta condizionato dall’azione dinamica di
un insieme di fattori di influenza.
Il principale contributo del presente lavoro si riconduce alla costruzione di una griglia
interpretativa generale, che nasce dalla confluenza delle ipotesi di ricerca di
multirazionalità, dinamicità e contestualità dell'ODM (Tavola 1) e pone in evidenza
come tali ipotesi siano compatibili e si validano a vicenda, secondo più profili. Tutte le
razionalità si evolvono secondo alcuni momenti logici compatibili; tali momenti sono
multirazionali; il paniere di razionalità assunto e, quindi, la variabilità dello ODM è
spiegata attraverso le relazioni evolutive tra decisori, decisioni e contesto.
Tavola 1. La griglia interpretativa generale
La finalità dello sviluppo di una griglia interpretativa si riconduce alla ricomposizione
della frammentarietà dei contributi rispetto a dimensioni (multirazionalità), tempo (steps
e dinamiche) e spazio (embeddedness) organizzativi, indicate in apertura come
problema di ricerca e focus di questo lavoro. Tale strumento vuole, quindi,
rappresentare una chiave di lettura alternativa dell’ODM, che ne colga le determinanti
di variabilità attraverso la definizione delle relazioni tra dinamiche di scelta, strategie
multirazionali e contesto decisionale.
Un ulteriore contributo del lavoro è la contestualizzazione dell’architettura delle
relazioni dinamiche tra fattori, razionalità e dinamiche decisionali nelle Aziende
ospedaliere. Queste ultime, Organizzazioni ad elevata complessità -istituzionale,
strategica ed operativa- rappresentano un fertile terreno di verifica delle potenzialità
esplicative degli strumenti concettuali e metodologici sviluppati.
Fattori dinamici di influenzaContestuali
OrganizzativiDella decisione Del decisore
Momenti del processo
Cognitivo Valutativo Attuativo
La multirazionalità
Paniere di razionalità (procedurale; intuitiva;
imitativa, amministrativa, politica,
caotica)
Le caratteristiche del processo
DINAMICHE:(Loops, durata, blocchi)
CARATTERISTICHE(strutturazione, formalizzazione,
partecipazione)
DECIDERE NELLE AZIENDE OSPEDALIERE
Le Aziende ospedaliere sono Organizzazioni ad alta intensità di capitale umano ed al
tempo stesso fortemente orientate rispetto alla dimensione tecnologica; si interfacciano
con numerosi stakeholders (interni ed esterni) e con un ambiente istituzionale strutturato
e regolamentato. Le problematiche di coordinamento sono altamente complesse sia per
la variabilità ed interfunzionalità dei processi organizzativi sia per la forte autonomia
della componente medica. I processi decisionali di tali Aziende sono, inoltre,
condizionati dal sistema di governo e gestione della rete di erogazione del SSN, che si
caratterizza per un’architettura decisionale disposta su tre macro-livelli: Stato, Regione
e azienda sanitaria (territoriale ed ospedaliera). Ai diversi livelli sono demandate
responsabilità e competenze diverse: istituzionali, strategiche ed operative. Il principio
fondamentale a base dell’articolazione del sistema decisionale del SSN è quello della
separazione tra le attività e le responsabilità di indirizzo (governo) e di gestione
(operative) (Achard, 1999).
L’analisi dell'architettura di governo del SSN fa emergere la confluenza di diverse
logiche decisionali. I processi di pianificazione strategica (a livello di sistema e di
azienda) si sviluppano, infatti, secondo processi di negoziazione di obiettivi e risorse a
tutti i livelli (razionalità analitica e politica) e sono condizionati allo stesso tempo dalle
pressioni istituzionali, sociali e valoriali (razionalità amministrativa ed imitativa)
(Fontana, Lorenzoni, 2000).
Tutto ciò rimanda ad un’elevata multirazionalità, dinamicità e contestualità dell’ODM e
rende, quindi, particolarmente interessante l’analisi della relativa architettura strategica
ed organizzativa attraverso l’utilizzo dello strumento interpretativo della griglia
sviluppata.
Fattori ambientali. Regolamentazione & stakeholders Fattori ambientali. Regolamentazione & stakeholders
I processi decisionali delle Aziende ospedaliere sono fortemente condizionati (ed
interdipendenti) dall’ambiente esterno di riferimento. Emergono, in particolare, alcuni
fattori di influenza:
le pressioni istituzionali ed il regime di competizione amministrata;
la varietà degli stakeholders ed i valori sociali;
le influenze nel priority setting e nell’allocazione delle risorse in relazione al
ciclo di pianificazione e finanziamento del sistema;
il grado di interconnessione ambientale.
Alexander e Scott (1984) focalizzano l’impatto della regolamentazione sull’architettura
strategica ed organizzativa delle strutture ospedaliere. Gli Autori affermano, assumendo
una prospettiva propria del neoistituzionalismo, che gli Ospedali operano all’interno di
(e sono condizionati da) ambienti forti sia sul piano tecnico sia istituzionale.
La ricerca a cura di Fontana, Lorenzoni (2000) ha evidenziato l’impatto sul processo di
formazione delle strategie nelle Aziende ospedaliere dei processi di legittimità e di
isomorfismo. Le Aziende ospedaliere si interfacciano con una molteplicità di
stakeholders, che esercitano forti pressioni sia sul contenuto della decisione da prendere
sia sugli stessi processi di scelta; la legittimazione è, infatti, ricercata dalle Aziende
ospedaliere non solo sul contenuto (ad es., quali servizi erogare) ma anche sul processo
(in quanto indice di appropriatezza nell’allocazione delle risorse).
Regolamentazione, interconnessione e pressioni esterne attivano strategie decisionali
complesse in quanto sollecitano la ricerca congiunta di soluzioni soddisfacenti, legittime
ed appropriate. Per comprendere a pieno il fenomeno decisionale è, tuttavia, necessario
evidenziare che non è l’ambiente in sé ad influenzare i processi strategici, quanto
piuttosto la mediazione delle sollecitazioni ambientali da parte degli assetti
organizzativi e delle percezioni dei diversi decision makers. L’ambiente, infatti, entra a
far parte dell’impresa attraverso le prospettive, gli interessi e gli schemi d’azione -ossia
l’interpretazione- dell’Alta Direzione.
Le sollecitazioni ambientali sono mediate dalle caratteristiche del decisore (in termini di
orientamenti cognitivi, professionali e culturali) e dalla struttura organizzativa (in
termini di differenziazione, decentramento, sistemi gestionali consolidati). La
comprensione della contestualità e della variabilità del fenomeno decisionale implica,
quindi, l’esame dei fattori di influenza di matrice organizzativa e relativi al decisore.
Fattori organizzativi. Caratteristiche di struttura e processi Fattori organizzativi. Caratteristiche di struttura e processi
Nell’analisi delle relazioni dinamiche tra decisioni ed organizzazioni, tra processi
decisionali ed organizzativi, oltre alla rilevanza in generale del contesto, vengono in
rilievo una serie di fattori di influenza organizzativi; tra quelli rilevanti:
L’esistenza -ed il grado di strutturazione e/o formalizzazione- di politiche e
sistemi gestionali, di path dependencies e/o di organizational slacks;
Gli strumenti di coordinamento e l’esistenza di linee guida4.
Sul piano delle caratteristiche dei processi decisionali, la definizione di linee guida
e protocolli (clinici ed organizzativi) ed il loro grado di formalizzazione e
strutturazione dovrebbe promuovere la presenza di forme di razionalità intuitiva,
che sfrutta informazioni ed esperienza acquisite e strutturate e si traduce nella
riduzione dei tempi e nella semplificazione delle dinamiche decisionali,
specialmente nel momento cognitivo;
L’assetto proprietario, in primo luogo nella distinzione tra Aziende ospedaliere
pubbliche e private accreditate;
L’esistenza e le modalità di funzionamento del sistema informativo aziendale;
La struttura organizzativa.
L’alta interdipendenza delle attività può tradursi sul piano della progettazione
organizzativa nell’adozione di forme dipartimentali (Achard, 1999; Fontana,
Achard, 1998; Cicchetti, Lomi, 2000), basate sull’interfunzionalità delle dinamiche
organizzative. Sul piano delle caratteristiche dei processi decisionali,
l’organizzazione dipartimentale influenza i processi di formazione delle coalizioni
decisionali; sollecita la convergenza di informazioni e conoscenze; promuove gradi
e tipologie diverse di partecipazione organizzativa e decisionale.
Dalla configurazione del sistema organizzativo e dei meccanismi operativi emerge,
inoltre, la rilevanza del sistema decisionale, ossia della distribuzione delle aree di
responsabilità di governo e gestione dei processi di erogazione dei servizi sanitari. Da
un lato, emerge la policentricità a livello di sistema; dall’altro la considerazione degli
organi di gestione delle Aziende ospedaliere e forme, contenuti e modalità di
partecipazione al decision making. L’architettura delle competenze di governo e
gestione del SSN può essere interpretata come un processo di pianificazione strategica
dilatato e policentrico o come restringimento progressivo dei campi di azione dei livelli
sottordinati (razionalità amministrativa o logiche di rule following). La confluenza delle
due logiche è, comunque, mediata non solo dagli assetti organizzativi ma anche dalle
caratteristiche degli attori decisionali, come singoli e nei processi di formazione di
coalizioni, di negoziazione ed in quelli di convergenza e confronto di percezioni e
orientamenti cognitivi.
Fattori del decisore. Il vertice strategico e la policentricità Fattori del decisore. Il vertice strategico e la policentricità
La policentricità tipica delle Aziende ospedaliere rimanda ad una spiccata confluenza di
conoscenze, interessi ed orientamenti cognitivi e valoriali lungo tutto il processo
decisionale, in funzione dei gradi di decentramento verticale ed orizzontale e, quindi,
delle forme e modalità di partecipazione al decision making.
Il soggetto strategico principale è il Direttore Generale (coadiuvato dai Direttori
Sanitario ed Amministrativo), al quale sono ricondotte la gestione complessiva
dell’azienda e le scelte di programmazione fondamentali, il processo di predisposizione
del piano strategico e l’adozione dell’atto aziendale (ex art. 3, D.Lgs. 299/99). La
direzione generale può essere coadiuvata nel governo aziendale da un Comitato di
Direzione e/o da organi di staff (ex artt. 14 e 17, D.Lgs. 299/99). La variabile potere è,
inoltre, diluita nel tessuto organizzativo; il sistema decisionale delle strutture
ospedaliere si caratterizza, infatti, per un’elevata policentricità decisionale in ragione
delle caratteristiche organizzative e dei decisori (Maggi, 1989; Fontana, Achard, 1998;
Fontana, Lorenzoni, 2000). La composizione del personale nelle Aziende ospedaliere,
infatti, assume connotazioni peculiari rispetto ad altre Organizzazioni complesse, per la
stratificazione di numerose categorie professionali, ad alta intensità di competenze
specialistiche, ciascuna permeata di valori professionali propri (Achard, 1999; Fontana,
Lorenzoni, 2000). Le caratteristiche dei processi e degli attori organizzativi richiedono
un governo policentrico (Hage, Aiken, 1967; Achard, 1999); le sfere di decisione che
devono essere rese compatibili sono molte ed altamente differenziate. Ciò spinge a
tensioni nei processi decisionali e sollecita processi di formazione di coalizioni interne
che si aggiungono -spesso si intrecciano- a quelle esterne.
La policentricità e la presenza di numerose e differenti professionalità intervenienti nei
processi clinici ed organizzativi fanno emergere ai fini dell’analisi degli impatti
sull’ODM, la rilevanza per le Aziende ospedaliere del grado di professionalismo che:
promuove gradi crescenti di decentramento organizzativo e policentricità
decisionale5;
incide sulla gestione dell’informazione;
sollecita logiche di appropriatezza e conformità con ruoli e/o identità
valoriali e professionali;
stimola processi di formazione delle coalizioni trasversali rispetto
all’architettura formale delle responsabilità.
La confluenza di differenti professionalità rileva non solo in riferimento ai processi
politici di gestione dell’informazione e di negoziazione, ma anche nei momenti più
prettamente cognitivi. Se l’ambiente rappresenta la trama dei vincoli e delle opportunità
strategiche è importante considerare il modo in cui gli individui lo interpretano e
percepiscono.
Emerge, quindi, l’importanza di indagare anche alcune caratteristiche attributive dei
decisori intervenienti nel processo decisionale che possono dar conto delle modalità di
rappresentazione e definizione della situazione decisionale e di interpretazione,
percezione e mediazione delle sollecitazioni ambientali6. L’esame di grado,
articolazione e contenuti del decentramento orizzontale e verticale -che lega la
dimensione organizzativa a quella del decisore- nei processi strategici è, quindi,
interessante sia sotto il profilo degli aspetti cognitivi sia per quelli politici.
Un’ulteriore area di ricerca afferente la partecipazione al decision making è la
considerazione del coinvolgimento di attori esterni, che condivide la molteplicità di
aspetti del governo policentrico dei processi decisionali (conoscenze e cognitivo,
legittimazione e politicità). La presenza di attori decisionali esterni può esercitare
condizionamenti più o meno determinanti sull’ODM fino ad arrivare al potere di veto
e/o autorizzazione; quest’ultima situazione sollecita forme di razionalità amministrativa
e di legittimazione.
È interessante, inoltre, analizzare le caratteristiche dei commitee decisionali. Per le
Organizzazioni in esame rileva, a tal proposito, l'analisi dei Nuclei di valutazione, dei
Comitati di Direzione e di eventuali organi di staff organi, supporto al vertice aziendale
nel governo strategico delle Aziende. L’orientamento seguito da molte Organizzazioni
ospedaliere nella definizione della loro composizione prevede la presenza di
componenti interni ed esterni all’azienda in modo da coniugare i vantaggi della
conoscenza della realtà organizzativa specifica con quelli della maggiore autonomia
rispetto alla direzione aziendale (Achard, 1999). La formazione di committe decisionali
misti è tesa alla convergenza di orientamenti cognitivi, professionali e valoriali diversi
oltre che alla confluenza di esperienza, informazioni e competenze differenziate. Analisi
teoriche e studi empirici in merito consentono di ipotizzare la contemporanea presenza,
quale rationale del coinvolgimento di consulenti in alcune iniziative strategiche, di
elementi della razionalità analitica (apporto di conoscenze e metodologie), politica
(catalizzatori di interessi), appropriata (legittimazione e ritualismo).
Fattori della decisione. Stimoli ed interdipendenzeFattori della decisione. Stimoli ed interdipendenze
I processi decisionali possono essere attivati da problemi, crisi o opportunità (Mintzberg
et al., 1976; Nutt, 1991, 1984). La tipologia di stimolo al processo decisionale e come
esso è percepito influenza i percorsi di scelta seguiti; studi sulle tipologie hanno infatti
evidenziato come a stimoli diversi corrispondano tipologie di processi decisionali
diversi (Mintzberg et al., 1976; Hickson et al., 1986; Nutt, 1984). Le caratteristiche
dell’architettura organizzativa delle Aziende ospedaliere rendono plausibile una
confluenza di obiettivi, valori, bisogni e contesto quali sollecitazioni ai processi
decisionali. Tali variabili attivano logiche e dinamiche decisionali diverse, proprie delle
diverse configurazioni di razionalità; l’azione organizzativa è, inoltre, spesso attivata da
un insieme di stimoli e fattori cumulati. Bisogna, quindi, tener conto della (possibile)
natura multipla degli stimoli; dei possibili shifts nel tempo degli stessi; della
considerazione che un’opportunità è evocata da un’idea e una crisi può essere
precipitata da stimoli minori che richiedono attenzione immediata (Mintzberg et al.,
1976; Nutt; 1984). L’effetto sinergico degli stimoli multipli condiziona il mix di
razionalità assunto e, a sua volta, le caratteristiche dell’ODM.
La pervasività spazio temporale dell’ODM porta, inoltre, in rilievo le interdipendenze
tra decisioni e tra processi decisionali, non solo dal punto di vista del contenuto ma
anche del fluire nel tessuto organizzativo (Fontana, 1988; Hickson, 1998; Langley et
al., 1995)7, della competizione delle scelte su risorse scarse (tra le quali, il tempo e
l'attenzione) e dei condizionamenti delle strategie e delle regole decisionali
precedentemente adottate (Fontana, 1988; March, 1994; Langley et al., 1995; Levey,
Loomba, 1994).
L’ODM è, quindi, embedded negli assetti, nel tessuto e nella storia
dell’Organizzazione; ne risulta profondamente influenzato, anche nel senso
dell’endogeneità di preferenze ed identità e della dinamicità degli assetti di potere. Gli
stimoli al cambiamento sono, quindi, mediati dagli assetti organizzativi, dai sistemi di
gestione consolidati e dalle caratteristiche dei decisori, in termini di esperienza e di
orientamenti professionali e culturali. Nell’analisi delle caratteristiche dei processi
decisionali strategici nelle Aziende ospedaliere, quindi, la considerazione dei fattori di
4 Uno degli strumenti di coordinamento oggi al centro del dibattito degli studiosi di organizzazione sanitaria sono le LINEE GUIDA, intese come strumento di regolazione dell’appropriatezza degli interventi rispetto alle esigenze di salute del cittadino ed alle modalità alternative di organizzazione dell’offerta; dovrebbero rappresentare, inoltre, lo strumento di orientamento ordinario delle scelte mediche. Sulle problematiche connesse alla definizione, all’implementazione e gestione delle linee guida nelle aziende sanitarie si vedano Grilli, Penna, Liberati (1995) e Donzelli, Sghedoni (1998).5 Hage e Aiken (1967) studiano la distribuzione del potere nelle strutture sanitarie analizzando, in particolare, le relazioni tra accentramento orizzontale, grado di formalizzazione e complessità. Gli Autori hanno evidenziato come la partecipazione sia maggiormente correlata a misure di complessità più che di formalizzazione. Dai loro studi è emerso, in particolare, come ad un’elevata attività professionale si correlino maggiori pressioni e richieste di partecipazione all’ODM; ciò rimanda alla difficoltà tipica delle Organizzazioni ad elevata professionalità -quali le aziende ospedaliere- di gestire il binomio tra autonomia professionale e responsabilità organizzativa della dirigenza sanitaria (Achard, 1999). 6 Alcune variabili attributive, quali età, esperienza ed orientamento professionali possono condizionare la percezione dello spazio strategico e delle sollecitazioni ambientali e, quindi, le strategie decisionali adottate. Wally e Baum (1994) hanno elaborato un modello di interpretazione dell’ODM che tiene conto di fattori attinenti i decisori quali l’abilità cognitiva, l’intuizione, la propensione al rischio ed all’azione.7 Le interdipendenze tra decisioni nel tempo e nello spazio organizzativo implicano, tra l’altro, che man mano che l’implementazione avanza si può realizzare l’escalation of commitment (Staw, Ross, 1987). Tale fenomeno è legato alle interdipendenze tra decisioni, alle path dependencies ed ai possibili sunk costs impliciti (gli attori sono, infatti, influenzati dagli investimenti precedenti e da quelli relativi alla scelta).
influenza attinenti la decisione deve integrarsi organicamente con le altre categorie di
fattori individuate.
La Tavola 2 evidenzia una sintesi dei fattori rilevanti di influenza dello SDM nelle
Aziende ospedaliere; coerentemente alla prospettiva di indagine assunta, ai diversi
fattori si associano strategie decisionali diverse, che rimandano, a loro volta, dinamiche
decisionali differenziate.
FATTORI DI INFLUENZA
AMBIENTALI ORGANIZZATIVI DECISIONI DECISORI
AN
AL
ITIC
A
Spinta a performance e allocazione appropriata risorse
Crescente accountability
Grado di interconnessione ambientale
Modelli e principi organizzativi (indirizzo/gestione; approccio manageriale)
Dipartimenti
Decentramento verticale
Appropriatezza nell’erogazione servizi e nell’allocazione risorse
Stimolo: goal
Direttore Generale come organo monocratico di gestione
Requisiti di selezione del Direttore Generale
RA
ZIO
NA
LIT
À
IST
ITU
ZIO
NA
LE
Pressioni istituzionali
Molti e diversi stakeholders
Crescente accountability
Legittimità ed identità sociale
Grado interconnessione ambientale
Definizione regionale dei principi di organizzazione
Linee guida
Obbligo e linee guida sulla dipartimentalizzazione
Stimolo: goal e valori
Rapporto fiduciario
Criteri di valutazione e conferma del Direttore
Organi di gestione
BU
RO
CR
AT
ICA
Regolamentazione
Sistema decisionale del SSN
Tradizioni amministrative
Regole e ruoli formalizzati
Linee guida
Path dependencies
Stimolo: regole e valori
Interdipendenze
Cultura burocratica-amministrativa
INT
UIT
IVA
Time pressure Protocolli e linee guida
Rilevanza degli expert problem solving
Domanda incerta, mutevole ed urgente
Esperienza e professione
CU
LT
UR
AL
E
Categorie professionali
Valori sociali
Miti e metafore
Path dependencies
Stimolo: valori
Interdipendenze
Valori e etica
Professionalismo
POL
ITIC
A
Caratteristiche degli stakeholders
Scarsità delle risorse
Decentramento orizzontale
Processi interfunzionali
Conflitti mezzi/fini
Dipartimenti
Molteplicità di interessi
Contenuto decisionale
Stimolo: bisogni/interessi
Professionalismo
Autonomia
Decentramento orizzontale
CA
OT
ICA
Turbolenza
Ambiente highly textured
Grado di interconnessione ambientale
Anarchie organizzate
Dinamiche caotiche
Vicinanza problemi-soluzioni-decisori
Obiettivi loosely coupled
Rilevanza del contesto
Opportunità emergenti
Partecipazione fluida
Tavola 2. Razionalità e fattori di influenza nelle ospedaliere
L’utilizzo della griglia interpretativa generale nell’analisi dell’ODM nelle Aziende
ospedaliere è finalizzato ad inserire i relativi processi decisionali all’interno
dell’architettura strategica ed organizzativa dell’azienda in modo da cogliere le logiche,
le finalità e le interconnessioni nonché le relazioni dinamiche tra decisioni ed
organizzazioni; in sintesi, le determinanti di variabilità dell'ODM.
CONCLUSIONI
Nonostante la vastissima letteratura afferente i processi decisionali nelle Organizzazioni
complesse, da più parti si sono evidenziate la debolezze delle architetture teoriche e
degli strumenti metodologici disponibili. Anche gli studi di prospettiva
multidimensionale non si sono dimostrati completamente efficaci a ricomporre la
frammentarietà degli strumenti di interpretazione della variabilità, complessità e
pervasività del fenomeno decisionale.
Lo sviluppo della griglia interpretativa risponde all’esigenza di fornire una chiave di
lettura rinnovata del fenomeno decisionale e di rappresentare una sintesi teorica dei
contributi esistenti in termini di dimensioni (strategie decisionali multirazionali); di
pervasività nel tempo (prospettiva processuale) e nello spazio organizzativo (rilevanza
del contesto e embeddedness).
L’individuazione delle relazioni dinamiche tra caratteristiche dei processi di scelta,
strategie decisionali e contesto è tesa non ad uniformare il fenomeno decisionale quanto
a fornire strumenti metodologici atti a coglierne le determinanti di variabilità.
Quest’ultima viene spiegata attraverso l’ipotesi di multirazionalità decisionale e la
contestualizzazione dell’indagine dei processi in modo da cogliere un insieme di fattori
di influenza che ne condizionano le caratteristiche. Secondo questa prospettiva,
razionalità, legittimità ed appropriatezza non rappresentano approcci alternativi di
spiegazione dei relativi percorsi strategici, quanto piuttosto logiche compatibili
sollecitate da ambienti complessi.
La contestualizzazione della griglia interpretativa generale per l’analisi dello SDM nelle
Aziende ospedaliere ha confermato come la comprensione delle dinamiche decisionali
(e la loro variabilità) sia subordinata dall’assunzione di una prospettiva processuale ed
integrata di indagine. A tal fine, ed a supporto delle ipotesi di ricerca sviluppate in
questo lavoro, si rendono auspicabili analisi empiriche che evidenzino la multirazionalià
dell’azione organizzativa, che ne colgano le determinanti comportamentali ed in
generale le relazioni reciproche con il contesto di riferimento. La contestualizzazione
della griglia interpretativa generale nelle Aziende ospedaliere vuole rappresentare una
base strutturata per lo sviluppo di uno schema analitico di ricerca teso ad interpretare
caratteristiche e dinamiche dei processi decisionali strategici nelle Organizzazioni
complesse.
La griglia sviluppata, oltre a fornire una chiave di lettura di fenomeni organizzativi
complessi e pervasivi -quali quelli decisionali strategici- può anche far emergere
indicazioni utili nella gestione dei percorsi di apprendimento e sviluppo organizzativo.
Ipotizzare strategie multirazionali si traduce anche nella gestione della confluenza di
forze a base dell’azione organizzativa orientate sia al futuro sia al passato, di
comportamenti decisionali tesi all’evoluzione organizzativa ed al consolidamento degli
assetti esistenti. I diversi orientamenti esprimono contemporaneamente esigenze di
stabilità e flessibilità il cui equilibrio è alle base dell'acquisizione e mantenimento di un
vantaggio competitivo sostenibile (Walston, Castello, 1999). In questo senso, l’adozione
di strategie multirazionali si traduce nella ricerca di equilibri tra le esigenze
dell'Organizzazione di controllo e stabilità da una parte e quelle di apprendimento e
cambiamento dall'altra; equilibrio alla base della sopravvivenza dell'azienda nel lungo
termine (March, 1991; Achard, Castello, 2001), anche in un'ottica di perseguimento di
gradi crescenti di intelligenza organizzativa (March, 1999).
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