PIETRO ANTONIO FERRO: DA EDITORE A PITTORE DELLA...

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PIETRO ANTONIO FERRO: DA EDITORE A PITTORE DELLA CONTRORIFORMA principali lLT na dei esponenti del tar- do manierismo lu- cano e sIcuramente Pietro Antonio Ferro, la cui atti- vità artistica è documenta- ta dal 1601 al 1634 in diversi paesi appanenenti alle diocesi di Acerema e Matera, in panicolar mo- do a Tricarico. Incerto è il SllO luogo di nascita e problematica è la sua fo rmazione: il docu- menro del contrarto di commissione della sua prima opera (1601) lo indica "de terra Fer- randina"; in altri atti suc- cessivi (20 allni dopo) Jo qualifìca "pitrore di Tri- car i co", cen trO in cui è atteStata J'esistenza del palazzo del pittore Ferro, Ha la chiesa di Sant'An- gelo e quella di Santa Chiara, in una veduta urbana dei primi anni del Seicento. La critica Anna Grelle ha ipotizzato! che l'Anro- nius Ferrus, ediwre in Roma nel 1591 della inci- sione di Francesco Vi/- Iamena rarfigurante le Stimmate di San Fran- cesco cl' Assis i (tratta da un'invenzione di Antonio Tcm pesta), possa identifì- carsi con il pittore che operò in Basilicata oppure con lIn suo consangui neo. Quamo alla sua forma- zione e agli inizi della sua attività artistica il riferi- menro è a Roma e al- l'ambienre culturale degli ultimi decenni del XVI secolo; allo s tlIdio dell a pittura di quel periodo nell'interpretazione del manierismo tasca-emilia- no e aJla necessità di repe- rimento di fogli a stampa di incisioni. I..:attenta rìcostruz.ione e con restual izzazione della sua prad uzione pittorica ha consentito a Nuccia Barbone Pegliese" di indi- viduare iI vasto repertorio iconografico da cui Pietro Antonio Ferro trasse ispi- raZIOne: soprattutro stam- pe di incisori edite a Roma nella seconda metà del '500 e "appartenenti all'area nord europea e centrO italica". Necessità di aggiorna- mento e di produzione delle immagini lo spinsero ad intraprendere r artività artistica nella sua regione d'origine, anche sulla base di una più generale ripresa della committenza di ope- re sacre ispirare ai conre- nuti ed ai programmi ico- nografici della Chiesa con- troritòrmata, a cui non fu esna neo nella diocesi di Tricarico J' i mpu!so dato da Orravio Mirto pane, discendente da no- bile famiglia napoletana, nominaro da Clemente VIII vescovo di Tricarico dal 1592 al 1605, anche se dal 1602 fu nunzio apo- stolico a Colonia. Ed è proprio in un sog- getto di ambiente romano connoriformato, ispirato su prorotipi incisori llloito affi ni :J.d un a sta m pa di Corndis Corr, che la criri- CI riconosce e data la pri- ma opera attestante l'ini- zio dell'attività pirroricJ. in Basilicata di Pietro Anto- nio Ferro. Si tratta della Imma- coLata con i Santi Antonio di Padova e Francesco d'A.'- :iisi.. ul1a tela collocata nel- la chiesa di Sanr'AntOnio a Pomarico, commissionala al Ferro nel l GO l d ai fra- teHi Giovanni Anronio e Giovanni Francesco Russo per 45 ducaù. A questa opera iniziale si accostano per affinità tematica e di stile (un insistito grafìsmo accanw all'uso di colori uniformi e dal (irnbco cro- matico freddo e dissonan- re) la tela della Immacolata con due donatori che ri trae gli anonimi committenti nella chiesa dei Cappuc- cini a Ferrandina ed i di- pinti murali Jella cappella di Santa Maria della Con- solazione in Ferra n dina, rra cui spicca 1'episodio di una scena di caccia che fa da qUll1ta a due pel'sonag- -105- --------..• _----

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PIETRO ANTONIO FERRO: DA EDITORE A PITTORE

DELLA CONTRORIFORMA

principalilLTna dei esponenti del tar­do manierismo lu­

cano e sIcuramente Pietro Antonio Ferro, la cui atti ­vità artistica è documenta­ta dal 1601 al 1634 in diversi paesi appanenenti alle diocesi di Acerema e Matera, in panicolar mo­do a Tricarico.

Incerto è il SllO luogo di nascita e problematica è la sua fo rmazione: il docu­menro del contrarto di commissione della sua prima opera (1601) lo indica "de terra Fer­randina"; in altri atti suc­cessivi (20 allni dopo) Jo sì qualifìca "pitrore di Tri­car ico", cen trO in cui è atteStata J'esistenza del palazzo del pittore Ferro, Ha la chiesa di Sant'An­gelo e quella di Santa Chiara, in una veduta urbana dei primi anni del Seicento.

La critica Anna Grelle ha ipotizzato! che l'Anro­nius Ferrus, ediwre in Roma nel 1591 della inci­sione di Francesco Vi/­Iamena rarfigurante le Stimmate di San Fran­cesco cl' Assis i (tratta da un'invenzione di Antonio Tcm pesta), possa identifì ­carsi con il pittore che operò in Basilicata oppure con lIn suo consangui neo.

Quamo alla sua forma­

zione e agli inizi della sua attività artistica il riferi ­menro è a Roma e al ­l'ambienre culturale degli ultimi decenni del XVI secolo; allo s tlIdio dell a pittura di quel periodo nell'interpretazione del manierismo tasca-emilia­no e aJla necessità di repe­rimento di fogli a stampa di incisioni.

I..:attenta rìcostruz.ione e con restual izzazione della sua prad uzione pittorica ha consentito a Nuccia Barbone Pegliese" di indi­viduare iI vasto repertorio iconografico da cui Pietro Antonio Ferro trasse ispi­raZIOne: soprattutro stam­pe di incisori edite a Roma nella seconda metà del '500 e "appartenenti all'area nord europea e centrO italica".

Necessità di aggiorna­mento e di produzione delle immagini lo spinsero ad intraprendere r artività artistica nella sua regione d'origine, anche sulla base di una più generale ripresa della committenza di ope­re sacre ispirare ai conre­nuti ed ai programmi ico­nografici della Chiesa con­troritòrmata, a cui non fu esna neo nella diocesi di Tricarico J' impu!so dato da Orravio Mirto Frangi~

pane, discendente da no­bile famiglia napoletana,

nominaro da Clemente VIII vescovo di Tricarico dal 1592 al 1605, anche se dal 1602 fu nunzio apo­stolico a Colonia.

Ed è proprio in un sog­getto di ambiente romano connoriformato, ispirato su prorotipi incisori llloito affi ni :J.d un a sta m pa di Corndis Corr, che la criri­CI riconosce e data la pri­ma opera attestante l'ini ­zio dell'attività pirroricJ. in Basilicata di Pietro Anto­nio Ferro.

Si tratta della Imma­coLata con i Santi Antonio di Padova e Francesco d'A.'­:iisi.. ul1a tela collocata nel­la chiesa di Sanr'AntOnio a Pomarico, commissionala al Ferro nel l GO l d ai fra­teHi Giovanni Anronio e Giovanni Francesco Russo per 45 ducaù. A questa opera iniziale si accostano per affinità tematica e di stile (un insistito grafìsmo accanw all'uso di colori uniformi e dal (irnbco cro­matico freddo e dissonan­re) la tela della Immacolata con due donatori che ri trae gli anonimi committenti nella chiesa dei Cappuc­cini a Ferrandina ed i di­pinti murali Jella cappella di Santa Maria della Con­solazione in Ferra ndina, rra cui spicca 1'episodio di una scena di caccia che fa da qUll1ta a due pel'sonag­

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gi seduti, delineando "un paesaggio idealizzato ita­

liano" tipico clella rninu­ziosa descrìnivirà del fiam­mingo P:\lll Brill (1554­1626).

Vicina ai moduli espres­sivi delia sua prima opera è anche la [eia della Ma­donna coi Bambino e i San­ti AndrCfl e A1icheif con il donatore Lisanti, collocar:"! nella Stessa cappella di Ferr:mdina: "conferma nel suo impianto piramidak la matrice manieristicJ mediata dal modello inci­sorio'"', confrontandosi con gli esempi di opere fiam­minghe. giunte nella regio­ne Basilicata e nelle aree limitrofe. Il Ferro con quest'opeta imbocca 1.1 srrada della chiarezza com­positiva, sorretta da richia­mi a Feclerico Zuccari (1540c-1609) e da ele­menri del "manierismo nordico" che affiorano "nelle disarticolate figure dei due santi".

Nel 1607 Pietro Anto­nio Ferro fìrma la Decol­lazione del Battista, collo­Gua nella parrocchiale di P ietta pe rtosa, dal gus co realistico che otienrJ verso "composizioni venere bas­sanesche", ovvero di ]a­capo da Ponte detto il Bassano (151 Oc-] 592), mediare da esemplari gra­fici; una lvfadoJ7na col Bambino e j Santi Barto~

lomeo e Martino nella par­roce h ia le di Miglion ico, che richiama "prototipi pittorici nordici" mediati da incìsioni; il Martirio di Sant'Erasmo, ora nella Cat­tedrale di Tricarico, che documenta la propensione del Ferro ad a (tingere "a pitl di un modello inciso­rio" da cui poi ritagli;) "gruppi o dettagli C..) per dM vira ad immagini nuove": nel caso specilìco

P. A ferro. Angeli con; simboli della Passione, particalare degli offre5chi.

Tr,conGO (MI). Gh,e~o del Cormine (Foto Onovìo Chiorod,o)

un'incisione di Jal1 M ldler da Abram Bloemart.

Al ]608 risale l'opera raffìgurante il Trapono al sepolcro, ora nella cattedra­le di Tricarico, in cui la CritiCa riconosce u n in te­

resse per gli esempi di Federico Barocci (Urbino, 1635-1612).

AI primo decennio ddla sua arrivi tà risale i\ ciel o pittorico che raffigura immagini dei Sanri del­l'Ordine Domenicano, della Madonna e sei episo­di deJla Vira della Vergine sulle pareti deHa ch iesetta rurale della Madonna dei Mali a Ferrandina, realiz­zati servendosi di cartoni. Questi ultimi sono deriva­ti da "modelli di chiara

matrice tardo-m anÌeristj­ca" tratti da incisioni di: Ma rrheus Greu ter, Cor­neli.'; Con, Jan Sadeler, Jacopo Valeggio di Verona, che ricalcano invenzioni di Barrolommaeus $pranger, della cerchia di Luigi Agresti (collaboratore cl i Taddeo Zuccari), di Fe­derico Zuccari. Li :ac­comuna ''l'e1eg:wu del disegno, il cono di sereno e pacato equilibrio com­positivo, la tendenza ad una rappresen tazione ad­dolci ta c calma delle figu re e la scelta di llna gamma cromatica dai tOni rischia­rati", con una "piltura

. . stesa con camplture unI­formi e gli effetti di luci e di ombre ( ... ) ottenuti

alleggerendo o ri n forzan­do i colori di base".

Sempre a quesw primo periodo del Ferro' sono ascrivi bili la Sacra Fami­glia (on i Santi hEU"lce.rro d'Assisi, Antonio di Padova, Chiara e Lorenzu, ora pres­so il Comune di Tricarico, in strettO rapporto con la stampa di Raphael Sadeler e le tre tele t te dei Santi Lorenzo, Biagio t' Dontlto nella chiesa di Sant'An­tonio a Pomarico.

Il secondo decennio dell'anività pirtorica del t=erro risulta caratterizzato, per la cririca, da "una più app rofon cl i(a adesio ne al ['eperrorio baroccescQ, derivara dallo studio delle

,',IllClSlonl .

È il periodo dei cicli pit­rorici della chiesa di Santa Chiar3 e della chiesa del Convento di Santa M3ria del Carmine a Tricarico.

Realizzaro, come ricorda un'iscri7.-ione, durante l'e­piscopato di Settimio de Roberris (l 609-161 1), badessa Eleonora Damiani e procurarore Pompeo CorslIto, il ciclo di affre­schi della chiesa di Santa Chiara si anicola in L1na

serie di episodi votivi della Vira della Vergine e di CristO, affìa Il cat) da im­magini di evangelisti, apo­srol i, santi e sanre france­scani, corredate da iscri­zioni che riportano nomi di suore e prelati, commit­tenti dei singoli episodi figurativi. Si tra ((a cl i un lungo elenco di nomi delle fam i gl ie pi li in vista di Tricarico O di esponenti del clero come i Corsuto, i Putignani, i Campilongo, ma anche i Castellani, i Topazio, i Saraceni, i Ronchi, i Torramano, i TU'lio che resero possibile il finanziamento dell'im­presa.

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Tra le figure più belle ed eleganti del ciclo si segnala la rappresentazione della Maddalena "per la vivacitil espressiva e per la scioltez­La e delicatezza dell'esecu­zione": "uila delle più vive uscite dal pennello dt:l ferro",

Nel ciclo pittorico di Santa Chiara sono staci riscon (fa ti t ichiami alle "invenzioni più cue e famose della pittura di fine '500 esemplate in stampe e incisioni di quel periodo". Si narra delle invenzioni di van Aachen, Cotnelis van H:ulem. Marco Pino, Teodoro d'EHico, Federico Barocci. Taddeo Zuccari, )oseph Heinrz, mediate da inci­sioni de! Fiori, di Gylben van Veen, di Thomassin, Cornelis Con, Egidio Sa­deler.

Nel Convento di Sallfa Maria del Carmine l edifì­cato tra il 1605 ed il 1616, come ricordano le epigraf-ì collocate s lilla faccina e ;:dl'illterno della chiesa, con ì lasciti del nobile tri­caricese Giovanni Antonio Russo (uno dei commit­temi della prima opera del Ferro?), S0110 il ci do di affreschi e alcune tele. Le iscrizioni sono l'oY::lle raf­rìgu rante Sant'Agostino e la datazione di due rele fan­no supporre che l'esecu­zione del!' intero ciclo lega­ro alle ideologie dell'Or­dine Carmelitano sia stata ponata a compimento era i11G12 ed il 16]6.

Al di là dell'esplicazione del complesso e articolato ciclo pittorico gioverà SOt­

tolineare l'intento ritra((i­stico del pittore nei volti degli apostoli e "l' eq li i Ii­brio Wl rigore compositi­vo e cromatico" raggiunto dal Ferro nella tela della Crocifissione roti i Santi

P. A ferro, Assu(JzJone d@!!o Ver9,,'e ferrond,n" (MI). ci,,">etro rurale Madonna dei Mal, (Folo ONavlo Ch,Qmd,a)

Nicoltl di Bari, FrtmccJCO d 'Ass ùi e Caterina da SÌfna, fìrm<HJ e datat:l 1616, mentre l'altra tela, rÌrmara e datata 1613, raf­figura la Madonna de! Carmine che rccupera l'antica iconografìa deri· vante dall'icona orientale della "Madonna Gliko­philousa o della cosiddena Vierge de Tcndrese".

Alcun i episodi della vira della Vergine ricalcano quelli presenti neiIa chiesa della Madonna dei Mali a Ferrandina e l'intero ciclo pittorico tichiama in mo­do integrale o parziale modelli incisori desumi da Cornelis Corr, Lukas Kiliall, Agostino Carracci (J 557- J602), )all Sadder,

Giovan Battista Cavai ieri, VennHa Salimbeni, )acopo Caraglio, Francesco Vil­lamena in edizioni a stam­pa pllbblicate tra la fì ne della scconcb metà del Cinquecemo e gli inizi del '600, che divulgano "in­venzioni" di Marco Pino, Taddeo e Federico Zuc­cari, Joseph Heintz, Bal­dassarre Peruzzi, Federico Susrris, Martin de Voss, Michele Coxie, Francesco Mazzola detto il Parrni­gianino, Federico Barocei. Cosi è per gli affreschi che raffìgurano la Natiuità di Maria. l'Annuncio ai pas­tori, la Fuga in Egitto, l'Adorazione dei pastori, l'Adorazione dei Magi, la Circoncisione. la Presen­

tazione al lémpio, gli An­geli (O n i sìm boli della PaHione, la Morte della \/ergine, la Pentecoste, Gesù tra i Dottori, il Mat:ri­monio della Vergine, il R.iposo durrltl te il l'i torno daLIa fuga il1 Egitto e Stmtrt Tèresa d'Avila che ispirata dallo Spirito Santo scrive lr regole del suo ordine,

Anche quella che è rite­nma una delle vcrsion i più riuscite elaborate dal Ferro "per J'equilibrio tra rigore compositivo e cromarismo e per condo[(a pittorica matura e salda", ovvero la Crocifissione con i Santi Nicola di Bari e Francesco d'Assisi ha corrispondenze con un dipinto di Fran­cesco VanJ1Ì.

Per entrambi i cieli pir­rorici delle chiese di Santa Chiara e di Santa Maria del Carmine vi è il proble­ma della ind ivid uazione degli aiuti del Ferro dal momenro che emergono :ìlrri nomi, Giovan Fran­cesco, Carlo e Giovan I3ar­rista Ferro (che operatono durante e dopo la fase di realizzazione dei cidi pre­detti) facendo supporre l'attivirà di una boncga.

AI 1613 risalgono anche le due tdure raffìguranri San Pietro e Sant'Agata tra­fugare dalla chiesa del Purgatorio a Ferrandina.

Anche la /vladonna col Bambino e ; Santi Fran­cesco dAssisi, Maddalrnl/ e Chiara, firmata e datata 1618, colloGtta nella chie­sa di SalH'AIHonio a Pi~

sricci, ricalca per alcuni particolari una stampa dì Francesco Villamena (da Ferraù Fenwni).

Vicino al ciclo pittorico della Chiesa del Carmine è anche la Madonna col Bambino e i Santi Gio­llanni B,atista e Francesco d'Assùi nella chiesa di San

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Giacomo a Pietrapertosa, databile agli i nizi dci se­

condo decennio del '600. Ripete quella della chiesa uicaricese a cui si accosta anche la Madonna dei Carmine ed i Santi Gio­vanni Evangelista, Fran­cesco d'Assisi e Antonio di Padova provenieruc dalla Cappella privata di Pa­lazzo Putignani di Tri ­carico, unica tesrimonìan­'la eli un'opera a destìna­. .Zlone pnvata.

Sempre agli InIZI del secondo decennio si collo­ca la realizzazione della Madonna (o! Bambino incoronata dtl due angeli e adorata da due j'anti vescovi presenre nella ch iesa del convento di S;1n Francesco d'Assisi a Tolve sino al suo trafugamenro avvenuto nella none tra il 28 ed il 29 settembre 19964 ; un dipinto, firmato c datato 1G21, ri ten uto dali a cri tica "uno dei risultati più alti della sua produzione", "per l'eleganza compositi ­va e per l'uso dello sfuma­tO pitrorico che addolcisce i contorni, evidente in particolare nei volti lan­guidi degli angeli e del santo assisiate". Jn quella stessa chiesa è conservata un'altra opera firmata dal Ferro nel 1622 e forse ese­guita con l'intervento della bo uega: lo 5Vf rI i­mento delta Vergine ai piedi de/fa Croce con i San:; Antonio Abate, Leonardo e Chiara_ Sempre fìrmata 1622 è la Annunciazione, nella chiesa del Purgatorio di Irsina. A quesro periodo appartengono anche le tre tele raffìgurami la /vfadon­na co! Bambino, San Fran­cesco dAssùi e San Fran­cesco di Paola, ora nella chiesa di Sant'AntOnio a Sant'Arcangelo, i cui e1e­m e n ti sci listici indican o

un l'a ppo ero con l'opera uafugata di Tolve.

Una Iunetta superstite di una pala di cui si ignora l'originaria struttura è nella chiesa dei Riformati cl i Salan dra: rafri gura la Madonna col Bambino e ange!i e richiama nelle figure degli a.ngeli modelli incisori.

Commissionata da Ti­berio Vinci prova è la Ma­donna co/ Bambino e i Santi Francesco d'Assisi e Antonio Abate, nella chiesa di Sant'Antonio di Padova a Pomarico, firmata e datata 1625; un'opera che, se pur derivata da una stampa, "per l'eq uìlib rata impaginazione compositi ­va, per la qualità de\­l'impasro cromatico denso e compatto, per la scelta di l'O n ali tà scure, cos ti tu isee un interessante prodottO della fase matura del pitto­re n • Fatta eseguire in me­moria del defunto notaio e sindaco di Pomarico, Gu­glielmo Recco, introduce u na varia nte rispetto al­l'originale incisorio di Agostino Carraeei, apren­do nella composizione un'asse verticale in corrì ­spondenza della voragine infuocata del Purgatorio.

A seguiro di altre com­missioni il Ferro dipinse in quegli anni anche la Ma­donna co! Bambino e i San­ti Pietro e Francesco d'Assisi nella chies;} dei Cappuc­cini a Ferrandina e la .Madonna co! Bambino e i Santi Fe!ice da No!a, Be­rardino (la Siena e Luca, firmata e dnata 1624, nella Chiesa di Sane;} Ma­ria degli Angeli ad Avi­gliano, che per alcuni par­ticolari è rirenuto tra i dipinti "più corretti e riu­

sciti del Ferro". Non 100­

tana da quella da l'a è la reajizzazione della Trinità celeste con i Santi Rocco e Antonio di Padova, nella chiesa di San Rocco a Po­marico, menne le due tele di San Francesco d'Assùi e di Sant'Antonio di Padova, conservate nella chiesa di San Francesco a Tolve, sono attribui bi li alla fase inoltrata dell'attività del pietore. Così è per una parte dei sette dipinti, nella chiesa di San Rocco a Grottole, raffìgllranrj le Opere di lvlisericordia cor­porale, da condividere tra Pietro Antonio Ferro, Giovan Battista e Cario Ferro; questi ultimi autori, tra l'altro, nel 1642 della decorazione del chiostro del convento di Santa Maria del Carmine a Tri­canco.

L'ultima opera datara e fumata dal Ferro risale al 1634. Raffigura, nella cat­tedrale di Tricarico, il Compianto mi Cristo mor­to, che con ferma un fare pittorico fortemente chia­fOscurato "funzionale alla marrice pietistica e devo­zionale della sua poetica contro riformata" .

Un'altra luce ed un'a)rr<! VISIOne erano già giume, però, irruente a rischiarare ì percorsi della pittura del Seieen l'O: erano quelle di Michelangelo Merisi (1573­1610), dmo il Caravaggio, eclissandosi cosi il manieri­smo e la sua ideologia.

Note I Arie in Basilicata. Rin­venimenti e restauri. Colo­Iogo dello m051ra (o cura di Anna Gl'elle IU5(0), ed. De Luco, Roma 1981, pp. 118­122; pp.210-211;

, Nel presente testo ci riferia­mo 01 percor5ù critico Iraccio­

to dall'autrice: N. BARBONE

PUGlIESE, Pietro Antonio Ferro: cultura figurativo tri­denlino fra cenlro e periferia, in Napoli Nobilissimo, Arte Tipog l'a fico Napol i, val. XXXV, fase. V-VI, sett-dic. 1996, pp. 161-200; Cfr, anche, Ferrandina. Recupero di ur/iden/ità culturale. Ca­talogo dello mostra, maggio­luglio 1987 (a cura di Nuccia Barbone Pugliese e Francesco lIsanti), ed. Congedo, Gala­tina (Le) 1987, pp. 257-261, 279-282,346-349; 3 C BISCAGLIA, Il Mono­stero di 5. Maria del Monte Carmelo di Tricarico e lo pro­vincia napole/ano dei Car­me/itani, in Rassegno Storica Lucana, anno XV, n. 22, 1995, pp. 37-60; Id. L'orchi­via privato dei Pu/ignani e degli Armento di Tricarico. Secco XVI-XIX, ed. 050nno, Venosa 1994, p.1S, p. 40; C. BISCAGLIA, S. LAURIA, Tricorico. Storia arte ed architettura, ed, 129, Matera 1993, pp. 49-52, 69-76. Per gli affreschi della Cappella del Crocifisso della chiesa di Santo Chiara di Tricarico cfr, lo scheda n,109 di C. Mus· colino in AA.VV" Insedio' menti francescani in Bosi­licato. Un repertorio per lo conoscenzo, tutela e conser­vazione, volI. 1-\1, Basilicata editrice, Matera 1988, pp. 258-260; 4 Così si evince dallo scheda su P. A. Ferro di M.v.R. (Ma­ria Vittoria Regina) in Per­corsi d'arte. Tro luoghi di culro lo Diocesi di Acerenza, (cura di Vittorio Savona, Mario Francione), ed. Oson­no 1997, pp. 61 -65.

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