e-mail: [email protected] e-mail: [email protected] La ... · 2018. 3. 5. · il basso...

3
DI VINCENZO TESTA è un filo rosso che lega in maniera profonda il basso Lazio e Roma. E’ il filo della crimina- lità organizzata. A sancirlo è il dettagliato rap- porto “Le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia del Lazio” di 82 pagine firmato dalla Regione e dall’osservatorio regionale per la sicurezza e la legalità. E’ un rapporto puntuale che non lesina sulle parole e offre uno spaccato che racconta di come la criminalità organizzata abbia occupato il territorio del Lazio «per costituirvi articolazioni logistiche per il riciclaggio di capitali illecitamente accumulati e per l’investimento in attività imprenditoriali». Si tratta, si legge nel documento, di «attività che integrano i tradizionali affari illeciti delle mafie. Le organizzazioni crimi- nali che operano nel Lazio –si pun- tualizza– sono tra le più attive nell’in- filtrarsi nell’economia legale e quindi vale la pena studiare i meccanismi con i quali riescono ad influenzare l’eco- nomia dei nostri territori». A curare la circostanziata indagine è stato chia- mato Crime&tech, spin–off del centro ricerca Transcrime dell’Università Cat- tolica di Milano. Si è così scoperto che a fare affari nel Lazio ci sono sia ma- fie tradizionali che organizzazioni cri- minali autoctone: camorra, ‘ndran- gheta, cosa nostra e gruppi locali. Il territorio più appetibile resta Roma «luogo di incontro di interessi economici, politici e am- ministrativi di prim’ordine». Ma come Roma emerge anche Latina. «In entrambe – si legge nel rapporto sul- le infiltrazioni della criminalità organizzata, pubbli- cato il 20 febbraio scorso anche sul sito della Regione nell’area dedicata all’osservatorio per la legalità e la si- curezza– il tasso di infiltrazione (rapporto tra nume- ro di aziende confiscate e numero di aziende registra- te) è più che doppio rispetto alla media nazionale». Nella provincia di Latina gli interessi economici presi di mira si concentrano nel basso Lazio in prossimità con le aree di radicamento della Camorra in Campa- nia. Quali sono i settori presi di mira? «Nell’economia della capitale – si legge nella prefazione– turismo, C commercio e immobiliare giocano un ruolo di primo piano. E sono proprio questi gli ambiti in cui è più for- te l’infiltrazione della criminalità organizzata. Bar e ri- storanti, commercio all’ingrosso e al dettaglio, co- struzioni e intermediazione immobiliare risultano in- fatti i settori più inquinati, che coprono circa tre quar- ti del totale delle aziende confiscate nel Lazio negli ul- timi dieci anni». La Camorra si è specializzata nella ri- storazione e nel commercio di prodotti alimentari, at- tività che svolge rispettivamente nelle zone centrali della capitale e nel basso Lazio. La ‘Ndrangheta diver- sifica di più: costruzioni, immobiliare, ortofrutticolo, floravivaistico. I suoi investimenti sono più diffusi sul territorio: Roma centro, ma anche nelle aree periferi- che nei comuni a Sud della Capitale, nel basso Lazio. Che fare? Di certo è necessario, suggeriscono in Regione, l’impegno delle forze di polizia e del- la magistratura alle quali va affianca- ta una forte azione della politica. Im- portantissima è, però, la necessità di far crescere la cultura della legalità con la partecipazione civile e un sistema di al- leanze tra istituzioni, forze sociali e mondo cattolico. «Il rispetto della le- galità – si legge nel rapporto – costi- tuisce un fondamentale valore econo- mico, la condizione indispensabile per il pieno sviluppo dei territori. La lega- lità garantisce infatti la libertà degli o- peratori economici, il regolare svolgi- mento delle dinamiche imprendito- riali, la trasparenza del mercato, la sana concorrenza. Un sistema territoriale infiltrato dalla criminalità or- ganizzata perde in competitività, in sicurezza lavora- tiva e sociale, in democrazia e partecipazione, e dun- que in benessere e libertà personale e collettiva». Il rapporto entra nel dettaglio rispetto alle metodologie utilizzate dalla criminalità; descrive le infiltrazioni per territori, settori e gruppi criminali; spiega lo stile e le modalità dell’infiltrazione, il sistema di controllo e di gestione. Ciò che emerge evidente è la localizzazione del fenomeno che si sviluppa lungo l’asse costiero dal Garigliano a Roma con significative ramificazioni an- che in provincia di Frosinone contro il quale è neces- saria una forte alleanza delle forze sane del territorio. Libera: «C’è un’economia malata» l report regionale sottolinea la radicata presenza criminale nelle attività economiche del Lazio: «un tratto tipico delle infiltrazioni in regione, con particolari picchi a Roma, il suo centro turistico e le sue dimensioni sterminate; – commenta Marco Genovese, referente regionale di Libera – aziende mafiose, segmenti di un’economia malata che spesso corrispondono a spazi e territori che non rappresentano più il tessuto produttivo della città e del Lazio, luoghi di lavoro e impresa ma diventati avamposto delle attività dei clan, presidio di strade e piazze. E’ il caso dei clan autoctoni, le “mafie romane” per cui oggi si celebrano i processi per 416bis, la cui presenza e potenza sul territorio si misura anche attraverso una dislocazione fisica di attività commerciali riconducibili al loro dominio criminale». Fare rete è il più importante strumento di lotta per la legalità: «in questi anni non dobbiamo dimenticare l’intervento prezioso delle forze dell’ordine che hanno saputo intercettare i patrimoni delle mafie, con operazioni che portano il Lazio ai vertici delle classifiche nazionali per numero di sequestri. Anche per questo il 7 marzo e in tutta Italia ci troveremo insieme alle realtà che gestiscono beni confiscati per raccontare le buone esperienze di riutilizzo sociale, dalle 18 presso il circolo Arci Sparwasser di Roma», afferma Genovese. Simona Gionta I La criminalità fa affari d’oro tra la capitale e il basso Lazio ALBANO IL PERCORSO BIBLICO DIOCESANO a pagina 3 ANAGNI A SCUOLA DI ECUMENISMO a pagina 4 CIVITA C. COSTRUIRE LA PACE a pagina 5 CIVITAVECCHIA POVERTÀ E PROGETTAZIONE a pagina 6 FROSINONE UNA NUOVA ABBADESSA a pagina 7 GAETA «SIAMO ZONA DI MAFIA» a pagina 8 LATINA LA TRAGEDIA DI CISTERNA a pagina 9 PALESTRINA UNA CHIESA DI FRONTIERA a pagina 10 PORTO S.RUFINA PASTORALE BATTESIMALE a pagina 11 SORA IN DIALOGO CON I GIOVANI a pagina 13 TIVOLI CHIESA VICINA AI MATURANDI a pagina 14 NELLE DIOCESI RIETI MONTENEGRO VISITA I LUOGHI DEL SISMA a pagina 12 Emerge una forte presenza di mafie tradizionali e di organizzazioni autoctone Occorre un piano di difesa tra istituzioni e soggetti sociali ercoledì 14 marzo si terrà il convegno annuale delle diocesi del Lazio, organizzato dalla Commissione regionale per l’ecumenismo e il dialogo al Santuario del Divino Amore a Roma dal titolo “I giovani e Dio in rete”. Una giornata di studio ed approfondimento che ogni anno registra circa 800 partecipanti da tutte le diocesi. Interverranno al mattino: Paolo Benanti dell’università Gregoriana; Benedetto Carucci Viterbi, direttore delle Scuole ebraiche di Roma; l’imam Sami Salem della moschea della Magliana e Paolo Naso dell’università La Sapienza (valdese), moderati da Monica Mondo di Tv2000. Nel pomeriggio, è in programma una presentazione di un documentario sulla realtà quotidiana di tre scuole confessionali di Roma: quella M ebraica “Vittorio Polacco”, quella cattolica “Antonio Rosmini” e quella integrativa della moschea “El Fath”. Il tema scelto evoca tre dimensioni: la prima in maniera esplicita riguarda i ragazzi e i social network, la seconda i giovani in rete nei loro rapporti sociali diversi nelle identità di origine, ma convergenti nelle aspirazioni e nelle domande, la terza alle loro attese e/o esperienze di Dio. La partecipazione è aperta a tutti e sono previsti sia l’esonero per il personale scolastico sia il riconoscimento formativo della Pontificia Università Lateranense: per informazioni è possibile rivolgersi al delegato diocesano per l’ecumenismo oppure all’ufficio preposto del vicariato di Roma (telefax 06.698.86517, email: ufficioecumenismo@vicariatusurbis. org). Roberta Ceccarelli Il 14 marzo a Roma l’appuntamento annuale sull’ecumenismo che coinvolge circa 800 partecipanti delle diocesi del Lazio L’ EDITORIALE PERDONARE E PERCORRERE NUOVE STRADE LUIGI V ARI * omunque la si metta, una delle conseguenze dell’epoca digitale è la crescita dell’aggressività e del conseguente rancore. C’è una specie di licenza di dire quello che si vuole contro chi si vuole, sfogando spesso frustrazioni di vario genere; chi viene colpito da queste ondate impara il rancore, è sommerso e qualche volta soccombe. L’ex presidente Obama indica nell’aumentata aggressività dei social una minaccia alla democrazia. Tutte queste preoccupazioni non sono riservate solo agli addetti ai lavori, ma rappresentano un timore diffuso. Oltre questi pensieri si vede già come la violenza e il rancore si trasferiscono dalle chat alla vita e le parole diventano in alcuni casi schiaffi, aggressioni, suicidi. Di fronte a tutto questo e a molto di più, si capisce che la soluzione non può consistere in qualche regola di galateo, in un abbassamento di toni, perché non sembrano essere i toni a montare, ma la rabbia e il risentimento. Quando sono i capi delle nazioni a provocare e a reagire senza più filtri di nessun tipo, possiamo pensare che siamo di fronte a una specie di crisi umanitaria. Reagire è riscoprire parole pericolosamente perdute, come rispetto, tolleranza, moderazione, dialogo ma non basta. Il Vangelo ne suggerisce altre, che più che riscoperte, devono essere, come molti fanno, testimoniate. Un cristiano sa bene che la via per ricominciare sempre; la strada per reagire alla violenza in modo da arginarla fino a renderla inoffensiva, è quella del perdono. Un cristiano sa pure che il perdono non è solo il risultato di un lavorio su sé stessi e sulla propria volontà, ma che è una qualità che appartiene a Dio. Per questo un cristiano non parla mai in maniera superficiale del perdono, perché riconosce che esso consiste nel vedere le cose con gli occhi di Dio, da un punto di vista che non è scontato. Un cristiano sa che il perdono è una questione di fede; lo dona senza pretenderlo, ma consapevole che è un seme buono che pianta nel cuore dell’umanità, capace di fare a argine al dilagare del male. Se è un dono bisogna imparare a chiederlo; se è una meta, bisogna imparare a dirigersi verso di essa e per farlo occorre testimoniare che ci sono altre strade da percorrere. Mostrare altre strade e abbandonare quelle consuete è il senso della parola conversione; anche questa deve essere voluta dall’uomo, che si lascia attrarre da Dio, perché vivere diversamente, disarmarsi e percorrere altre strade da quelle conosciute, può essere difficile, richiede l’umiltà e, ancora, tanta fiducia. * vescovo incaricato del Lazio per le comunicazioni sociali C Coordinamento: cooperativa Il Mosaico via Anfiteatro Romano, 18 00041 Albano Laziale (Rm) tel. 06.932684024 e-mail: [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano tel. 02.67801 - fax 02.6780483 www.avvenire.it e-mail: [email protected] DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLA e-mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084 Domenica, 4 marzo 2018 generazione giovani smaele e Isacco sono i due figli di Abramo. Il figlio della schiava e quello della donna libera, come eb- be a dire san Paolo. E sono all’origine delle popolazio- ni arabe e semite. Una discendenza immensa. Due ra- gazzi che vivono sorti diverse per i sospetti di Sara. Ab- bandonato con la madre nel deserto, Ismaele; amato e “coccolato” come figlio legittimo, Isacco. Non possia- mo non pensare a come anche per il nostro tempo la storia di Ismaele e Isacco si ripeta. Giovani che hanno mille opportunità – e spesso non le colgono, proprio come Isacco – e giovani che devono lottare e scalciare per avere ciò che occorre ad una vita almeno dignito- sa. Nella Bibbia Dio, però, si prende cura di Ismaele: «ne farò una grande nazione», assicura alla madre, A- gar. Ed è proprio così: Dio si prende cura di quelli che sono ai margini, ai bordi della società. Anzi, Gesù ci ri- vela che si identifica con loro. L’impegno per tutti gli “Ismaele” del nostro tempo e la promozione di una po- litica che aiuti i giovani più svantaggiati per la costru- zione di un futuro sereno e dignitoso è un vero segno di ricerca di Dio, un modo per servire il suo disegno di misericordia sull’umanità. Il Sinodo dei giovani vuole essere segno del servizio della Chiesa per tanti giovani dei nostri giorni, privati persino della speranza. Francesco Guglietta I Novelli «Ismaele» in cerca del loro futuro Dati ed esperienze sulla povertà educativa minorile a pagina 2 Supplemento di Auditorium del Divino Amore Il ritratto tracciato dal rapporto della Regione e dell’osservatorio per la sicurezza e la legalità Il rapporto sulle mafie nel Lazio il convegno. La fede al tempo dei social

Transcript of e-mail: [email protected] e-mail: [email protected] La ... · 2018. 3. 5. · il basso...

Page 1: e-mail: speciali@avvenire.it e-mail: portaparola@avvenire.it La ... · 2018. 3. 5. · il basso Lazio e Roma. E’ il filo della crimina-lità organizzata. A sancirlo è il dettagliato

DI VINCENZO TESTA

è un filo rosso che lega in maniera profondail basso Lazio e Roma. E’ il filo della crimina-lità organizzata. A sancirlo è il dettagliato rap-

porto “Le infiltrazioni della criminalità organizzatanell’economia del Lazio” di 82 pagine firmato dallaRegione e dall’osservatorio regionale per la sicurezzae la legalità. E’ un rapporto puntuale che non lesinasulle parole e offre uno spaccato che racconta di comela criminalità organizzata abbia occupato il territoriodel Lazio «per costituirvi articolazioni logistiche per ilriciclaggio di capitali illecitamente accumulati e perl’investimento in attività imprenditoriali». Si tratta, silegge nel documento, di «attività cheintegrano i tradizionali affari illecitidelle mafie. Le organizzazioni crimi-nali che operano nel Lazio –si pun-tualizza– sono tra le più attive nell’in-filtrarsi nell’economia legale e quindivale la pena studiare i meccanismi coni quali riescono ad influenzare l’eco-nomia dei nostri territori». A curare lacircostanziata indagine è stato chia-mato Crime&tech, spin–off del centroricerca Transcrime dell’Università Cat-tolica di Milano. Si è così scoperto chea fare affari nel Lazio ci sono sia ma-fie tradizionali che organizzazioni cri-minali autoctone: camorra, ‘ndran-gheta, cosa nostra e gruppi locali. Ilterritorio più appetibile resta Roma«luogo di incontro di interessi economici, politici e am-ministrativi di prim’ordine». Ma come Roma emergeanche Latina. «In entrambe – si legge nel rapporto sul-le infiltrazioni della criminalità organizzata, pubbli-cato il 20 febbraio scorso anche sul sito della Regionenell’area dedicata all’osservatorio per la legalità e la si-curezza– il tasso di infiltrazione (rapporto tra nume-ro di aziende confiscate e numero di aziende registra-te) è più che doppio rispetto alla media nazionale».Nella provincia di Latina gli interessi economici presidi mira si concentrano nel basso Lazio in prossimitàcon le aree di radicamento della Camorra in Campa-nia. Quali sono i settori presi di mira? «Nell’economiadella capitale – si legge nella prefazione– turismo,

’Ccommercio e immobiliare giocano un ruolo di primopiano. E sono proprio questi gli ambiti in cui è più for-te l’infiltrazione della criminalità organizzata. Bar e ri-storanti, commercio all’ingrosso e al dettaglio, co-struzioni e intermediazione immobiliare risultano in-fatti i settori più inquinati, che coprono circa tre quar-ti del totale delle aziende confiscate nel Lazio negli ul-timi dieci anni». La Camorra si è specializzata nella ri-storazione e nel commercio di prodotti alimentari, at-tività che svolge rispettivamente nelle zone centralidella capitale e nel basso Lazio. La ‘Ndrangheta diver-sifica di più: costruzioni, immobiliare, ortofrutticolo,floravivaistico. I suoi investimenti sono più diffusi sulterritorio: Roma centro, ma anche nelle aree periferi-

che nei comuni a Sud della Capitale,nel basso Lazio. Che fare? Di certo ènecessario, suggeriscono in Regione,l’impegno delle forze di polizia e del-la magistratura alle quali va affianca-ta una forte azione della politica. Im-portantissima è, però, la necessità di farcrescere la cultura della legalità con lapartecipazione civile e un sistema di al-leanze tra istituzioni, forze sociali emondo cattolico. «Il rispetto della le-galità – si legge nel rapporto – costi-tuisce un fondamentale valore econo-mico, la condizione indispensabile peril pieno sviluppo dei territori. La lega-lità garantisce infatti la libertà degli o-peratori economici, il regolare svolgi-mento delle dinamiche imprendito-

riali, la trasparenza del mercato, la sana concorrenza.Un sistema territoriale infiltrato dalla criminalità or-ganizzata perde in competitività, in sicurezza lavora-tiva e sociale, in democrazia e partecipazione, e dun-que in benessere e libertà personale e collettiva». Ilrapporto entra nel dettaglio rispetto alle metodologieutilizzate dalla criminalità; descrive le infiltrazioni perterritori, settori e gruppi criminali; spiega lo stile e lemodalità dell’infiltrazione, il sistema di controllo e digestione. Ciò che emerge evidente è la localizzazionedel fenomeno che si sviluppa lungo l’asse costiero dalGarigliano a Roma con significative ramificazioni an-che in provincia di Frosinone contro il quale è neces-saria una forte alleanza delle forze sane del territorio.

Libera: «C’è un’economia malata»l report regionale sottolinea la radicata presenza criminale nelle attivitàeconomiche del Lazio: «un tratto tipico delle infiltrazioni in regione,con particolari picchi a Roma, il suo centro turistico e le sue

dimensioni sterminate; – commenta Marco Genovese, referente regionaledi Libera – aziende mafiose, segmenti di un’economia malata che spessocorrispondono a spazi e territori che non rappresentano più il tessutoproduttivo della città e del Lazio, luoghi di lavoro e impresa ma diventatiavamposto delle attività dei clan, presidio di strade e piazze. E’ il caso deiclan autoctoni, le “mafie romane” per cui oggi si celebrano i processi per416bis, la cui presenza e potenza sul territorio si misura anche attraversouna dislocazione fisica di attività commerciali riconducibili al lorodominio criminale». Fare rete è il più importante strumento di lotta per lalegalità: «in questi anni non dobbiamo dimenticare l’intervento preziosodelle forze dell’ordine che hanno saputo intercettare i patrimoni dellemafie, con operazioni che portano il Lazio ai vertici delle classifichenazionali per numero di sequestri. Anche per questo il 7 marzo e in tuttaItalia ci troveremo insieme alle realtà che gestiscono beni confiscati perraccontare le buone esperienze di riutilizzo sociale, dalle 18 presso ilcircolo Arci Sparwasser di Roma», afferma Genovese.

Simona Gionta

I

La criminalità fa affari d’oro tra la capitalee il basso Lazio

◆ ALBANOIL PERCORSO BIBLICODIOCESANO

a pagina 3

◆ ANAGNIA SCUOLADI ECUMENISMO

a pagina 4

◆ CIVITA C.COSTRUIRELA PACE

a pagina 5

◆ CIVITAVECCHIAPOVERTÀE PROGETTAZIONE

a pagina 6

◆ FROSINONEUNA NUOVAABBADESSA

a pagina 7

◆ GAETA«SIAMO ZONADI MAFIA»

a pagina 8

◆ LATINALA TRAGEDIADI CISTERNA

a pagina 9

◆ PALESTRINAUNA CHIESADI FRONTIERA

a pagina 10

◆ PORTO S.RUFINAPASTORALEBATTESIMALE

a pagina 11

◆ SORAIN DIALOGOCON I GIOVANI

a pagina 13

◆ TIVOLICHIESA VICINAAI MATURANDI

a pagina 14

NELLE DIOCESI

◆ RIETIMONTENEGRO VISITAI LUOGHI DEL SISMA

a pagina 12

Emerge una fortepresenza di mafie

tradizionali e di organizzazioni

autoctoneOccorre un piano

di difesa tra istituzioni

e soggetti sociali

ercoledì 14 marzo si terrà ilconvegno annuale dellediocesi del Lazio,

organizzato dalla Commissioneregionale per l’ecumenismo e ildialogo al Santuario del DivinoAmore a Roma dal titolo “I giovani eDio in rete”. Una giornata di studioed approfondimento che ogni annoregistra circa 800 partecipanti datutte le diocesi. Interverranno almattino: Paolo Benantidell’università Gregoriana;Benedetto Carucci Viterbi, direttoredelle Scuole ebraiche di Roma;l’imam Sami Salem della moscheadella Magliana e Paolo Nasodell’università La Sapienza (valdese),moderati da Monica Mondo diTv2000. Nel pomeriggio, è inprogramma una presentazione di undocumentario sulla realtàquotidiana di tre scuoleconfessionali di Roma: quella

M ebraica “Vittorio Polacco”, quellacattolica “Antonio Rosmini” e quellaintegrativa della moschea “El Fath”. Il tema scelto evoca tre dimensioni:la prima in maniera esplicitariguarda i ragazzi e i social network,la seconda i giovani in rete nei lororapporti sociali diversi nelle identitàdi origine, ma convergenti nelleaspirazioni e nelle domande, la terzaalle loro attese e/o esperienze diDio. La partecipazione è aperta atutti e sono previsti sia l’esonero peril personale scolastico sia ilriconoscimento formativo dellaPontificia Università Lateranense:per informazioni è possibilerivolgersi al delegato diocesano perl’ecumenismo oppure all’ufficiopreposto del vicariato di Roma(telefax 06.698.86517, email:[email protected]).

Roberta Ceccarelli

Il 14 marzo a Romal’appuntamento annuale sull’ecumenismo che coinvolge circa 800 partecipanti delle diocesi del Lazio

L’ E D I T O R I A L E

PERDONAREE PERCORRERENUOVE STRADE

LUIGI VARI *

omunque la si metta, una delleconseguenze dell’epoca digitale è lacrescita dell’aggressività e del

conseguente rancore. C’è una specie dilicenza di dire quello che si vuole contro chisi vuole, sfogando spesso frustrazioni divario genere; chi viene colpito da questeondate impara il rancore, è sommerso equalche volta soccombe. L’ex presidenteObama indica nell’aumentata aggressivitàdei social una minaccia alla democrazia.Tutte queste preoccupazioni non sonoriservate solo agli addetti ai lavori, marappresentano un timore diffuso. Oltrequesti pensieri si vede già come la violenzae il rancore si trasferiscono dalle chat allavita e le parole diventano in alcuni casischiaffi, aggressioni, suicidi. Di fronte atutto questo e a molto di più, si capisce chela soluzione non può consistere in qualcheregola di galateo, in un abbassamento ditoni, perché non sembrano essere i toni amontare, ma la rabbia e il risentimento.Quando sono i capi delle nazioni aprovocare e a reagire senza più filtri dinessun tipo, possiamo pensare che siamo difronte a una specie di crisi umanitaria.Reagire è riscoprire parole pericolosamenteperdute, come rispetto, tolleranza,moderazione, dialogo ma non basta. IlVangelo ne suggerisce altre, che più cheriscoperte, devono essere, come molti fanno,testimoniate. Un cristiano sa bene che lavia per ricominciare sempre; la strada perreagire alla violenza in modo da arginarlafino a renderla inoffensiva, è quella delperdono. Un cristiano sa pure che ilperdono non è solo il risultato di un lavoriosu sé stessi e sulla propria volontà, ma che èuna qualità che appartiene a Dio. Perquesto un cristiano non parla mai inmaniera superficiale del perdono, perchériconosce che esso consiste nel vedere le cosecon gli occhi di Dio, da un punto di vistache non è scontato. Un cristiano sa che ilperdono è una questione di fede; lo donasenza pretenderlo, ma consapevole che è unseme buono che pianta nel cuoredell’umanità, capace di fare a argine aldilagare del male. Se è un dono bisognaimparare a chiederlo; se è una meta,bisogna imparare a dirigersi verso di essa eper farlo occorre testimoniare che ci sonoaltre strade da percorrere. Mostrare altrestrade e abbandonare quelle consuete è ilsenso della parola conversione; anche questadeve essere voluta dall’uomo, che si lasciaattrarre da Dio, perché vivere diversamente,disarmarsi e percorrere altre strade daquelle conosciute, può essere difficile,richiede l’umiltà e, ancora, tanta fiducia.

* vescovo incaricato del Lazioper le comunicazioni sociali

C

Coordinamento: cooperativa Il Mosaicovia Anfiteatro Romano, 1800041 Albano Laziale (Rm)tel. 06.932684024e-mail: [email protected]

Avvenire - Redazione pagine diocesanepiazza Carbonari, 3 - 20125 Milanotel. 02.67801 - fax 02.6780483www.avvenire.it e-mail: [email protected]

DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLAe-mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084

Domenica, 4 marzo 2018 generazione giovani

smaele e Isacco sono i due figli di Abramo. Il figliodella schiava e quello della donna libera, come eb-

be a dire san Paolo. E sono all’origine delle popolazio-ni arabe e semite. Una discendenza immensa. Due ra-gazzi che vivono sorti diverse per i sospetti di Sara. Ab-bandonato con la madre nel deserto, Ismaele; amatoe “coccolato” come figlio legittimo, Isacco. Non possia-mo non pensare a come anche per il nostro tempo lastoria di Ismaele e Isacco si ripeta. Giovani che hannomille opportunità – e spesso non le colgono, propriocome Isacco – e giovani che devono lottare e scalciareper avere ciò che occorre ad una vita almeno dignito-sa. Nella Bibbia Dio, però, si prende cura di Ismaele:«ne farò una grande nazione», assicura alla madre, A-gar. Ed è proprio così: Dio si prende cura di quelli chesono ai margini, ai bordi della società. Anzi, Gesù ci ri-vela che si identifica con loro. L’impegno per tutti gli“Ismaele” del nostro tempo e la promozione di una po-litica che aiuti i giovani più svantaggiati per la costru-zione di un futuro sereno e dignitoso è un vero segnodi ricerca di Dio, un modo per servire il suo disegno dimisericordia sull’umanità. Il Sinodo dei giovani vuoleessere segno del servizio della Chiesa per tanti giovanidei nostri giorni, privati persino della speranza.

Francesco Guglietta

I

Novelli «Ismaele»in cerca del loro futuro

Dati ed esperienzesulla povertà educativa minorilea pagina 2

Supplemento di

Auditorium del Divino Amore

Il ritratto tracciato dal rapporto della Regione e dell’osservatorio per la sicurezza e la legalità

Il rapporto sulle mafie nel Lazio

il convegno.La fede al tempo dei social

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30
Page 2: e-mail: speciali@avvenire.it e-mail: portaparola@avvenire.it La ... · 2018. 3. 5. · il basso Lazio e Roma. E’ il filo della crimina-lità organizzata. A sancirlo è il dettagliato

A Roma la più alta presenza di bimbi fino a tre anni. Tra i 22 comuni italiani con più minori sopra i 6 anni spiccano Aprilia,Guidonia Montecelio, Fiumicino e Pomezia

Quel duomo con la torre campanaria che svetta su Rieti

DI MARIA TERESA CIPRARI

l primo settembre 1157 il vescovoDodone consacrò la basilica inferiore diSanta Maria, deponendovi le reliquie dei

vescovi reatini Pietro e Probo, dei santiStefano da Rieti e Musa. La cripta absidatapresenta nove navate con volte a crociera susedici colonne di spoglio, al centro vi èl’altare. La chiesa a croce latina, a tre navate,sostituiva la basilica paleocristiana, e fucompletata e consacrata il 9 settembre 1225

da Onorio III; in facciata si apre con treportali, il centrale è decorato da volutevegetali e figure animali. La torrecampanaria è del 1252, lo ricorda l’epigrafesul lato meridionale. Nel ‘300 si iniziò ilbattistero, trasformato in chiesa e dedicatoa san Giovanni nel 1574, attualmentecappella feriale; vi si conserva il fontebattesimale marmoreo con decorazionifitomorfe e stemmi del cardinale Capranicae tre delfini che sostengono l’Agnus Dei. Leundici cappelle laterali furono realizzate fra1400 e 1700. Lo stesso Capranica nel 1458aggiunse il portico, elemento di raccordotra cattedrale, battistero e torre campanaria,e tra interno della chiesa e spazio esterno,sul quale si apre con due archi a tutto sestoed un archetto a sesto acuto. NelCinquecento fu realizzato il tiburio e lecapriate delle navate laterali furonosostituite da volte. L’abside si ampliò nel1579 e si rinnovarono gli stalli lignei. Neltransetto sono le cappelle del Santissimo

Sacramento e della Madonna del Popolo,allestite fra il XVI e il XVII secolo dalleomonime Compagnie. Dopo il sisma del1785 la cattedrale fu restaurata, il tiburio futrasformato in cupola e furono realizzatialtare maggiore e ciborio. Nell’Ottocento fuinstallata la balaustra del presbiterio, poirimossa, rinnovato il pavimento, e il coro fuaffrescato; Santa Maria ebbe il titolo dibasilica da Gregorio XVI, nel 1841. Fra1926 e 1931 Palmegiani promosse ilripristino delle forme romaniche dellachiesa. Dopo il Concilio sui gradini delpresbiterio fu posto l’ambone ligneo,mentre Lucarelli, vescovo dal 1997 al 2015,consolidò la cripta. «Fin dall’inizio del suoepiscopato – spiega Ileana Tozzi, direttoredel Museo diocesano – monsignor DelioLucarelli intese provvedere all’adeguamentoliturgico della cattedrale reatina incaricandoil giovane scultore albanese GentiTavanxhiu della realizzazione di una sedeadeguata al dettato postconciliare. Nella

genesi dell’ispirazione per la nuova cattedrasono intervenuti diversi fattori, primo fratutti l’indispensabile studio del contesto nelquale è inserita. Nel 2012 è maturata lascelta definitiva capace di soddisfare a tuttele condizioni poste dalla non facilecontestualizzazione, nel pieno rispettodell’utilizzo liturgico: una imponente,sobria seduta in travertino rosso dell’Iranricavata da un monolito abilmentesgrossato e modellato valorizzandoappieno le caratteristiche della pietra solida,dai caldi cromatismi, fino ad ottenere unrisultato di grande linearità e suggestione: ipiani strutturali del manufatto sonoessenziali, compatti, lineari, appenaimpreziositi dalla spirale con cui siconcludono le fiancate della spalliera,ispirata alla forma del pastorale delvescovo. La nuova cattedra è disposta su unbasamento di marmo bianco, in armoniacon i cromatismi della pavimentazione delpresbiterio».

I

La psicologa: «Ritornarealla comunità educante»

Presentato il reportsulle povertàeducative minoriliLa regione fermaal di sotto degli obiettividell’Unione europeanell’offerta di servizicome gli asili nido: sono solo il 29%

A rischio i serviziper i bambini

DI CARLA CRISTINI

bambini hanno il diritto diricevere un’adeguataeducazione, che formi la loro

personalità e apra un orizzonteformativo che, con la crescita, lirenda adulti consapevoli. Si è peròdi fronte a situazioni di povertàeducativa minorile, anche in unPaese come l’Italia, e come si

Iriscontra sotto alcuni aspetti nelLazio, come dimostrano i dati diun’indagine svolta dall’impresasociale Con i Bambini, nata nel2016 per attuare i programmi delFondo per il contrasto dellapovertà educativa minorile, fruttodi un’intesa tra le Fondazioni diorigine bancaria rappresentate daAcri, il Forum Nazionale del TerzoSettore e il Governo. Nel primo rapporto, relativo afebbraio 2018, i dati aggregatifanno emergere due tendenze: laspaccatura Nord–Sud in termini diservizi per minori e giovani, e unaminore copertura della domandapotenziale nelle aree montane. Perla prima volta sono prodotti deirapporti basati su banche daticomunali, permettendo quindi dicostruire nel tempo una fotografiareale del fenomeno della povertàeducativa minorile nei singoliterritori. La novità di poterutilizzare una banca dati comunalesui servizi rivolti ai i minoripermette di individuare ancherealtà territoriali che vanno meglio

di quanto fosse ragionevoleattendersi leggendo i dati aggregati.Le analisi presentate nel reportriguardano quattro dimensionitematiche: la presenza di asili nidoe servizi per la prima infanzia; ladiffusione delle biblioteche; lapresenza di palestre nelle scuole elo stato e la raggiungibilità degliistituti scolastici. I minori tra 0 e 2 anni in Italia sonocirca 1,5 milioni, ovvero il 2,5%dell’intera popolazione, nel Laziosono 154mila. Roma è la città con lamaggior presenza di bambini sotto itre anni (2,58%), mentre per lapercentuale di bambini tra 0 e 2anni Fonte Nuova, Roma, si attestatra le prime posizioni, con il 3,66%.Dei 22 comuni con la quota più altadi minori di età superiore ai 6 anni,emergono alcuni comuni lazialidelle province di Roma (GuidoniaMontecelio, Fiumicino e Pomeziarispettivamente al 13, 12,75 e12,4%) e Latina (Aprilia al 12,3%).Riguardo ad esempio alla presenzadi asili nido, il Lazio si attesta al29%, al di sotto dell’obiettivo fissato

dall’Unione Europea nel 2002,ovvero il 33%. Da notare la scarsacopertura nei comuni montani o abasso tasso di urbanizzazione,mentre la percentuale torna adaumentare nell’area metropolitanadi Roma, che si attesta al 42%. Il Fondo per il contrasto dellapovertà educativa minorile ha unadotazione di 360 milioni di euro pertre anni e sostiene interventifinalizzati a rimuovere gli ostacoli dinatura economica, sociale e culturaleche impediscono la piena fruizionedei processi educativi da parte deiminori. «Con i bambini» èun’organizzazione senza scopo dilucro interamente partecipata dallaFondazione con il Sud; ha finanziatoottanta progetti per la primainfanzia, con il coinvolgimento dellascuola e di tutte le comunitàeducanti del territorio. Ha deciso dipromuovere la pubblicazione diquesti report sulla povertà educativa,allo scopo di approfondire ildibattito e le proposte di interventosu una delle questioni piùimportanti, ma più sottovalutate.

aureata in Pedagogia especializzata in Counseling

psico–educativo Chiara Palazzini èdocente per i corsi in ambitopedagogico e psicologico presso laPontificia università lateranense.«La povertà educativa – spiega – èun fenomeno che ha piùdimensioni non riconducibilisoltanto al problema economico.Per le giovani generazioni,l’attenzione è rivolta a creareuguaglianza di condizioni epossibilità nell’accesso ai percorsieducativi, con l’idea che ognibambino abbia diritto a godere deilivelli essenziali di un insieme dibeni primari necessari al suosviluppo personale e alla suainclusione sociale. Se ciò manca, lanostra società ne risentefortemente».Come sono legate la povertàminorile e quella educativa?La povertà priva delle opportunitàdi crescita e formazione basilaremolti bambini e adolescenti, inItalia: sono ragazzi con famiglie indifficili condizioni economiche, avolte senza il necessario per vivere.La povertà educativa è strettamentecollegata a questo scenario, anchese spesso è meno evidente, e portacon sé l’impossibilità di imparare,sviluppare e far emergere lecapacità e le potenzialità dei ragazzi(a scuola e altrove), nonpermettendo loro di partecipare allevarie dimensioni culturali.C’è anche un cambiamentorelazionale nella famiglia e con leagenzie educative?Certamente oggi educare è molto

più impegnativo di un tempo. Ce loricordò anche Benedetto XVI nellasua Lettera sull’educazione e lo harisottolineato papa Francescoparlando dei pilastridell’educazione. Le famiglie sonocambiate e le relazioni familiarisono molto spesso faticose, con gliadulti che frequentementeabdicano alla loro responsabilitàeducativa. Non esiste una bacchettamagica per risolvere questasituazione, ma certamente abbiamobisogno di ritornare al concetto dicomunità educante: scuola,famiglia, parrocchia, associazionisportive e del tempo libero hannonecessità di fare rete e ritrovarsiuniti nell’obbiettivo comune dipromuovere percorsi di inclusione.Quali processi avviare in contrastoa questa fragilità sociale? I possibili processi da avviareriguardano tutta la comunitàeducante; innanzitutto dovremmoavere la capacità di vedere e saperleggere la difficoltà e la fragilità, aqualunque livello, poi azionareprogetti di buone pratiche cheabbiano la possibilità di essere poiverificati. Un grande pedagogista,Mario Mencarelli, affermava chel’educazione è coessenziale alla vita:senza educazione la vita non puòessere piena. Ritorniamo all’essenzae al significato fondamentaledell’educare e costruiamo leopportunità perché ognuno deiragazzi di oggi possa diventaredomani un adulto consapevole cheha potuto coltivare i propri talenti erealizzare le sue aspirazioni.

Simone Ciampanella

L

el Lazio sono stati finanziati va-ri progetti destinati a minori.

“Be.Bi Benessere per i Bimbi”, dellaCRS Cooperativa Roma Solidarietà, aRoma, prevede il potenziamento diservizi primari educativi e di assi-stenza specialistica. “Tor Bell’Infan-zia”, promozione del benessere so-cio–educativo dei bambini di Tor Bel-la Monaca, Roma, di Apurimac On-

lus, volto a migliorare il benesseresocio–educativo dei bambini. “#cre-scereinsieme”, percorsi di preven-zione della povertà educativa per nu-clei mamma–bambino in difficoltà,di Kairos Società Cooperativa socia-le a r.l. Onlus. “Ci vuole un seme” –Spazi attivi per i bambini e le fami-glie della periferia nordest di Romadi Folias Società Cooperativa Sociale

A r.l. Onlus, a Monterotondo, FonteNuova, Mentana si propone di crea-re tre presìdi ad alta densità educa-tiva per le famiglie con bambini. “Pri-ma infanzia social club” – Condivi-dendo spazi e parole, dell’Associa-zione “Genitori Scuola Di Donato”, aRoma, intende creare percorsi di con-trasto alla povertà educativa.

Car. Cri.

NBando prima infanzia: ecco le sovvenzioni

Le disobbedienti che nel Lazio tramandarono la fedeDI AURELIA DAMIANI

a trasmissione della fede non puòprescindere dalle donne. È un 8marzo poco raccontato quello delle

testimoni. Che anche nel Lazio furonomolte. Sull’amore per Dio appreso damadri e nonne insiste Papa Francesco: «lafede, dono dello Spirito Santo, passadalla testimonianza delle donne. È anchela strada scelta da Gesù, venuto a noitramite Maria». Indelebili le tracce, nellafede e nell’arte delle prime generazioni dicristiane: le giovani martiri Cecilia eAgnese, venerate nelle basiliche diTrastevere, piazza Navona e viaNomentana. Ed Emerenziana, Priscilla,Domitilla, Prisca e Pudenziana: esclusedai diritti civili, non potevanotestimoniare, ma lo fecero per Cristo.Così santa Cristina a Bolsena (Viterbo),

Secondina ad Anagni, Anatolia a Castel diTora (Rieti). Poi Monica (331–387),madre di sant’Agostino, che si ritenne«non perduto» perché «figlio delle tantelacrime» materne che ne avevanoimplorato da Dio la conversione. Morì adOstia ed è sepolta nella basilica diSant’Agostino a Campo Marzio. NelMedioevo le matriarche della fede nelLazio furono mistiche e politiche ad untempo: santa Scolastica (480–547) aSubiaco e Montecassino, a Roma Brigidadi Svezia (1303–1373) e la patronad’Italia Caterina da Siena (1347–1380),dichiarate entrambe compatroned’Europa da Papa Wojtyla. La primapregava davanti al crocefisso tuttora nellachiesa di Santa Maria in Monticelli(dietro via Arenula) e le sue reliquie sonoconservate a San Lorenzo in Panisperna eSan Martino ai Monti. La seconda arrivò a

Roma chiamata da Urbano VI per farfronte allo scisma d’Occidente: «Nonaccontentatevi delle piccole cose. Dio levuole grandi. Se sarete quello che doveteessere, metterete fuoco in tutta Italia»scriveva incalzante su dottrina e buongoverno, costruendo la pace. Morì nellacappella del transito ora all’interno delteatro di piazza Santa Chiara, alPantheon, e solo la testa è sepolta a SantaMaria sopra Minerva (il corpo è a Siena).Hanno fatto storia per la dedizione aideboli Francesca Romana (1384–1440) eAnnamaria Taigi (1769–1837), con ildono della profezia nello specchiodivino. A Viterbo le sante Rosa (1233–1251), Giacinta Marescotti e LuciaFilippini. Personalità della cultura, allosnodo della Controriforma, come VittoriaColonna tra Roma e Viterbo. Senzacontare le innumerevoli, quotidiane

disobbedienti per credere, studiare,lavorare, affermarsi, contro la violenzasottile, ricattatoria, abituale verso le loropersone e le loro anime. Fino al secoloscorso, con martiri della miseria e delfemminicidio come Maria Goretti (1890–1902), venerata nel santuario di Anzio. OMaria Montessori (1870–1952), una delleintellettuali italiane più note al mondo,che a Roma aprì nel 1907 la prima Casadei bambini, a San Lorenzo. Paolo VI fu ilprimo Papa a proclamare dottori dellaChiesa donne, con Teresa d’Avila eCaterina da Siena. Giovanni Paolo IIaggiunse Teresa di Lisieux, Benedetto XVIIldegarda di Bingen, Papa Francesconell’Evangelii Gaudium pur ribadendonel’esclusione dal sacerdozio, ha esortato iteologi a individuare nuovi ambiti pervalorizzare le donne in ruoli decisionalinella Chiesa. Una meritata aurora.

L

Insostituibileil ruolodella scuolanell’alfabetizzazione deibambini

i progetti

È un 8 marzo poco noto quellodelle donne testimoni di CristoSante e figure di spicco che hanno fatto la differenza

2 LAZIOLAZIO dalla regioneDomenica, 4 marzo 2018

La basilica di Santa Mariacol portico, la cripta e le cappelleoffre a fedeli e visitatoriinnumerevoli tesori d’arte

Viaggio fra le sacre mura

Una delle attività dell’impresa sociale Con i Bambini

Teresa di Lisieux

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30
Page 3: e-mail: speciali@avvenire.it e-mail: portaparola@avvenire.it La ... · 2018. 3. 5. · il basso Lazio e Roma. E’ il filo della crimina-lità organizzata. A sancirlo è il dettagliato

Un Battesimo

laicato. Il vescovo Gino Reali ha incontrato i volontariche prepareranno le famiglie all’iniziazione cristiana

Pastorale battesimale,una risorsa in crescita

Nata nel 2013, la proposta coinvolge 45 laiciimpegnati in diversi livelli di approfondimentostrutturati nella frequentazione di 13 mattine

DI ROSANGELA SIBOLDI

o scorso 24 febbraio ilvescovo Reali ha incontratouno dei gruppi di laici in

formazione per il servizio dipastorale battesimale. Si tratta dicinque coppie di sposi chefrequentano il secondo livellodella formazione diocesana invista di dare la loro disponibilità acollaborare con i presbiteri nellecomunità parrocchiali peraccompagnare i genitori ariscoprire e celebrareconsapevolmente il Battesimo chechiedono per i loro figli.Il vescovo si è intrattenuto colgruppo presentando il “Rito delBattesimo dei bambini” con unlinguaggio chiaro, semplice e allostesso tempo profondo e ricco diriferimenti pedagogico–pastorali.Gli operatori sono stati conquistatidallo stile partecipativo che si ècreato e dall’apertura pastorale concui sono state affrontate alcunetematiche di ordine operativo.L’incontro ha toccato i presentifavorendo il senso di appartenenzaecclesiale e il senso diresponsabilità nell’assumereriferimenti teologico–pastoraliadeguati e rispettosi dellasituazione delle famiglie; inoltre,ha permesso di far apprezzare atutti la dedizione e l’interesse delvescovo per la loro formazionepastorale.L’impegno diocesano per lapastorale battesimale prevede

Lanche altri livelli diformazione. Anchequest’anno si èattivato il primolivello diformazione cheprosegueininterrottamente dal gennaio2013. Si tratta del 6° gruppo cheha accolto l’opportunità offertadalla diocesi. Infatti, nove persone(fra di esse tre coppie di sposi)hanno presentato la richiesta diformazione e stanno attualmentevivendo il percorso formativo.Per quanto riguarda il terzo livello,che consiste nella possibilità di treincontri annuali di aggiornamentoe di condivisione di esperienzeprevisto per coloro che hanno

frequentato i primi due livelli diformazione, il 17 febbraio scorsosi è svolto il secondo incontro incui si sono approfonditi alcuniriferimenti teologico–pastoralisulla pastorale battesimale e in cuisi è riflettuto su un’esperienzapastorale presentata da una coppiadi sposi, Fulvio Di Giuseppe eMaria Cristina Leonardi,impegnati nella pastoralebattesimale della parrocchia SanFrancesco d’Assisi di Cerveteri ed

operatori che hanno frequentato ilpercorso di formazione diocesana.Attualmente sono 45 i laici chehanno ricevuto l’attestato difrequenza al percorso biennale e ilmandato agli operatori dipastorale battesimale da parte delnostro vescovo.La diocesi prevede anche l’offertadi un percorso di consultazione emonitoraggio in riferimento alleprassi parrocchiali specifiche (4°livello di formazione) ma taledisponibilità rimane al momentouna sfida, forse anche per ilpermanere di un altro puntodebole: l’operatività reale di coloroche con buona volontà hannodedicato del loro tempo perriflettere e prepararsi a questoservizio per una collaborazioneverso le famiglie.Va sottolineato che l’esperienzasessennale di questa propostaformativa permette di constatare lapresenza viva dello Spirito Santonella vita delle persone. Coloroche hanno accolto la proposta diformazione hanno dimostrato diessere motivati dalla disponibilitàad essere mediazioni – per legiovani famiglie – dell’incontro colSignore Gesù in occasione dellarichiesta del battesimo per i lorofigli. Si sono sentiti spinti da unrichiamo interiore che li ha portatia dedicare 13 sabati mattina perognuno dei due anni previsti perla formazione, per riflettere,studiare e condividere in favore diquesta pastorale specifica, attualecantiere della Chiesa in Italia. Sisono sentiti chiamati dall’urgenzadel vangelo, si sono rivelati assetatidi Dio e della gioia di poterlocomunicare ai loro fratelli. Inclima di nuova evangelizzazionedimostrano che Dio chiama oggipersone di esperienze e formazionidiverse per il suo Regno, personeche sanno dedicare tempo percoltivare la loro relazione colSignore Gesù e con gli altri nellaconsapevolezza che c’è più gioianel dare che nel ricevere.

Ministri straordinariiunge a metà strada il cammino di ba-se per gli aspiranti ministri straordina-

ri della Comunione, il percorso si tiene alCentro pastorale diocesano in via della Stor-ta 783 dalle 20.30. Il 7 marzo si continua conil terzo incontro a cura di don Bernardo A-cuna Rincon. Il sacerdote, parroco di SantaPaola Frassinetti a Fiumicino, parlerà dell’a-dorazione eucaristica come un cammino diformazione permanente.Il 14 marzo sarà invece Michele Sardella, di-rettore dell’ufficio di pastorale sanitaria a te-nere il quarto appuntamento. Il diacono for-nirà ai corsisti linee generali per l’accom-pagnamento della persona malata. L’ulti-ma tappa di questa formazione di base saràcondotta dal vescovo Reali, che il 21 marzoesporrà il profilo del ministro straordinariodella comunione.

Fulvio Lucidi

G

formazione. Incontro con padre Albanese: «La povertà chiave per capire il mondo»

el secondo incontro “Volest” del 25Febbraio il Centro missionario hacontinuato il suo cammino nella

riscoperta della libertà approfondendo ilrischio del digitale. Attraverso un labora-torio fatto in coppia i partecipanti hannosperimentato cosa significhi raccontarsi aun altro attraverso i nuovi media o facciaa faccia. Cosa è emerso? In chat si può es-sere chiunque e il suo contrario, non c’èmorale non ci sono silenzi, i giudizi deglialtri non si sentono, ci sono molte più sen-sazioni singole ma l’altro in qualche mo-do non c’è. Nell’esperienza del parlare a vo-

N ce, invece, c’è un movimento verso l’altro,un avvicinamento. Il web ha bisogno di es-sere abitato da questo stile relazionale perfavorire rapporti autentici tra le persone. Al-l’interno di questa urgenza dello stare dav-vero con l’altro l’esperienza missionariaaiuta a toccare la realtà nel suo cuore cosìcome Gesù sapeva toccare chi incontrava.Oggi continua il viaggio con padre GiulioAlbanese al Centro pastorale in via dellaStorta 783 dalle 15 alle 18.30. Il missio-nario comboniano presenta la povertà co-me chiave di lettura per capire il mondo.

Francesca Cherubini

Tempo di solidarietà per le famiglie

Catecumeni e adulti cresimati,quando la Chiesa vive tra la gente

DI SERENA CAMPITIELLO

l cammino di Quaresima invita ifedeli alla preghiera, alla conver-sione e alla solidarietà. Come ogni

anno, in questo tempo di grazia, laCaritas Porto–Santa Rufina ha invia-to una lettera ai parroci per ricordarel’impegno concreto verso le personepiù in difficoltà.Lo stesso simbolo delle ceneri, si spie-ga nel testo, accompagnato dalle pri-me parole della predicazione di Ge-sù «Convertiti e credi al Vangelo» cirichiama a una rinnovata attenzionea dare testimonianza dell’amore diDio. La conversione in preparazionealla Pasqua deve infatti coinvolgere ilcristiano in un lavoro quotidiano fat-to di parole e opere di fede.Come esorta papa Francesco nel mes-

Isaggio per la Quaresima, in questotempo il fedele è chiamato a utilizzareil dolce rimedio della preghiera, del-l’elemosina e del digiuno, contro il«raffreddamento della carità».Il tempo dedicato alla preghiera per-mette di smascherare le menzogneche abitano il cuore, per trovare, in-vece, consolazione in Dio. Il digiunoci sveglia, ci fa più attenti a Dio e alprossimo, ridesta la volontà di obbe-dire a Dio che solo, sazia la nostra fa-me. Infine l’esercizio dell’elemosinalibera dall’avidità e aiuta a sperimen-tare la condivisione dei propri beni.In particolare, nel testo della lettera,la Caritas diocesana ricorda che la IVdomenica di Quaresima, l’11 marzo,è dedicata alle famiglie povere delladiocesi, seguite dalle parrocchie edai centri di ascolto. Le offerte rac-

colte e versate saranno infatti devo-lute al “Fondo diocesano di solida-rietà per le famiglie”, istituito dal ve-scovo Reali in occasione della Qua-resima del 2008.

Oltre duecedento nuclei sostenutil fondo di solidarietà per le famiglie è uno de-gli strumenti che Caritas diocesana mette a

disposizione dei Centri di ascolto parrocchiali edelle parrocchie. Fino ad oggi il fondo ha per-messo di supportare economicamente circa 250nuclei familiari in difficoltà. Ogni anno, in me-dia vengono presentati 30 progetti di sostegnoeconomico, con richieste dai vari Cda della dio-cesi e da alcune parrocchie. Il fondo copre finoal 75% dell’importo richiesto, prevedendo quin-di una partecipazione della parrocchia.

I

A febbraio, nella Cattedraledei Sacri Cuori di Gesùe Maria il vescovo Realiha accolto 24 neofitie confermato 58 personeSono segni di accoglienzain continua crescitadi una comunità impegnataa testimoniare con passionelo stile del cristianesimo

DI GIUSEPPE COLACI

ella Cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Ma-ria, durante il mese di febbraio, molti hannoavuto modo di sperimentare la Chiesa dioce-

sana come realtà viva e comunitaria nel territorio. Ciòè avvenuto in due domeniche consecutive che han-no caratterizzato questo tempo di Quaresima.La prima, il 18 febbraio pomeriggio, con 24 giovanie adulti che si sono presentati davanti al vescovo Rea-li per l’iscrizione del nome e l’elezione ai sacramen-ti dell’iniziazione cristiana nella prossima Pasqua,dopo aver superato gli scrutini preparatori nelle suc-cessive domeniche quaresimali. È stato toccante ve-dere persone desiderose di seguire Cristo da veri di-scepoli. Alcuni coi tratti somatici che evidenziano laprovenienza straniera. Come quel giovane diciot-tenne cinese che, ormai di seconda generazione in I-talia, sfoggiava un italiano perfetto, con la pronun-cia dialettale romanesca. Con tutti il vescovo si è in-trattenuto amabilmente informandosi circa la pro-venienza e le condizioni di vita.La medesima esperienza, sia pure con diversa tona-lità, si è riproposta il 25 febbraio con la presenza diben 58 cresimandi giovani e adulti anch’essi prove-nienti da diverse parrocchie del territorio diocesano.La folta assemblea, composta da questi giovani, i lo-ro padrini e familiari, ha partecipato alla celebra-zione con compostezza e consapevole maturità. Piùdi qualcuno si è anche lasciato commuovere nel mo-mento di ricevere il sacramento.Con la sua omelia il vescovo ha permesso a tanti disentirsi popolo di Dio, parte di una famiglia di Dioviva che chiama alla responsabilità della testimo-nianza cristiana. Un inno di ringraziamento è salitoal Cielo per una Chiesa che, nonostante i tempi dif-ficili, continua a crescere e a proporre uno stile esi-stenziale secondo Cristo e il suo Vangelo. Un senti-to augurio a tutte queste persone per la loro scelta ela vita che seguirà.

N

DI SIMONE CIAMPANELLA

stato pubblicato È ora di leggere la Bibbia dall’editrice Anco-ra. Abbiamo incontrato l’autore, don Federico Tartaglia, par-roco a Cesano.

Come nasce questo libro?Durante il giubileo della Misericordia mi fu chiesto di registraredei video introduttivi ai 73 libri della Bibbia. Accettai con piace-re perché la lontananza di tanti cristiani dalla Bibbia è una delle“felici ossessioni” del mio sacerdozio. Non si può pensare che uncristiano non conosca questi testi e non li legga abitualmente: perme è un vero scandalo. Nella Bibbia ciò che è naturale, umano estorico è raccontato in maniera insuperabile e ciò che è sopran-naturale, divino e spirituale è rivelato in maniera ancora più in-superabile. Non nascondo però le difficoltà di questa lettura e pen-so che il mio libro possa aiutare, tra l’altro all’inizio di ogni ca-pitolo è stampato un codice Qr attraverso cui accedere al singo-lo video sul canale YouTube ”Bibbia 73”.Quali sono le difficoltà di cui parla?Avere tempo, avere fretta, ma soprattutto avere voglia. In generesiamo motivati da ciò che ci emoziona. Il guaio è che la Bibbiapuò procurare emozioni negative. Nel libro cerco di offrire la mia

esperienza emotiva e il piacerenella sua lettura. D’altrondequando siamo visitati da ciò cheè bello, da ciò che è vero e giu-sto, viviamo le emozioni più po-tenti, quelle che rimangono piùa lungo. Quale parte l’ha colpita?L’antico testamento mi ha sor-preso. Mi era sempre risultatoproblematico, poi ho capito co-me leggerlo: cercare insiemeDio e l’uomo che cerca Dio.L’uomo, per come in fondo loconosciamo, e Dio, per comelo pensiamo e per come conti-nuamente fugge alla nostra pre-sa. Talvolta il lettore è sconcer-tato da certe azioni di Dio, co-me quando ordina ad Abramoil sacrificio di Isacco. Ma leg-gendo e rileggendo questo bra-no, comprendiamo che qui il

testo sacro ci mostra la fede illimitata dell’uomo verso Dio.Il nuovo testamento invece?Il Vangelo non ci pone gli ostacoli dell’antico testamento, ma al-la fine sono ancora pochi coloro che leggono e conoscono la vi-ta di Gesù. Una cosa per me inaccettabile e con il libro provo adare il mio contributo. Bisogna instaurare un legame di amiciziacon gli autori, bisogna volere loro bene. Ad esempio io sono mol-to legato a Marco, e in generale ai tre vangeli sinottici. Nutro gran-de ammirazione per Paolo, soprattutto per la sua vita così unicae il suo carattere così insopportabile. Giovanni è geniale e lumi-noso, a volte insopportabile come Paolo, ma meno simpaticoperché privo di evidenti difetti. Grande simpatia per Giacomo, Pie-tro e pure Giuda e infinita meraviglia per l’Apocalisse che sta lì,alla fine, a ricordarci che la storia, la verità, il senso, l’uomo e Dio,non sono definizioni cui venire a capo, ma un percorso, acci-dentato e violento, nel quale è necessario schierarsi.Dia un consiglio a chi vuole iniziare la lettura.Procurarsi una buona edizione. Individuare un momento dellagiornata più tranquillo per leggerla. Iniziare dai libri sapienziali,passare a quelli profetici e poi indietro fino a quelli storici. Ini-ziare dai libri di piccola mole. Se si vuole iniziare dal nuovo, sce-gliere uno dei tre sinottici, poi Giovanni e poi Paolo. Leggere dicontinuo e non scoraggiarsi di quel che non si capisce, piuttostoprendere quel poco che all’inizio ci colpisce.

È

Come leggere la Bibbia, le istruzioni di don Tartaglia

La presentazione a Cesano

6 marzoRiunione mensile dei Vicari Foranei edei Responsabili degli Uffici pastoralidella Curia (Curia Vescovile, ore 9.30 –12.00)17 marzoVita consacrata, assemblea annuale(Centro pastorale, ore 9–17)19 marzoFesta di San Giuseppe, patrono dellacittà di Ladispoli

11

PORTO SANTA RUFINA

Pagina a cura di don Giovanni Di Michele Curia diocesana

via del Cenacolo 5300123 Roma

e-mail: [email protected] www.diocesiportosantarufina.it

Domenica, 4 marzo 2018

L’agenda

Celebrazione delle Cresime

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30