Chiesa Viva - WebDiocesi · 2006-07-07 · 2 Chiesa Viva editoriale Da che parte stare?...

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2 Chiesa Viva editoriale

Da che partestare?

l’intenzione

del meseLUGLIO Perché nei territori di missione ivari gruppi etnici e religiosi vivano i pace,e insieme costruiscano una società ispirataai valori umani e spirituali.

AGOSTO Perché i fedeli cristiani sianocoscienti della propria vocazione missio-naria in ogni ambiente e circostanza

Estate, tempo per noi

Anno XXXIX

n. 7-8/2006Luglio/Agosto

Redazione: Piazza Duomo 2 • 36100 VicenzaTel. 0444 226546/7 • Fax 0445 226545Portale Internet: www.missioni.vicenza.chiesacattolica.itE-mail: [email protected]. 13548367

Direttore responsabile: Valentino GrollaComitato di redazione: Massimiliano Bernardi,Fabio Ogliani, Luca De Marzi, Giancarlo Pianezzola,Luciano Bicego, Arrigo Grendele.

Aut. Trib. di Vicenza n. 181 del 4/12/1964Iscriz. registro naz. della stampa n. 2146 del 9/10/1987

Editing/grafico: Think srlVia Dell’Artigianato, 22 • Villaverla • 0445 350636

Stampa: IGVI Bolzano Vicentino

ChiesaVivaper voi...

La rivista, strumento di informazione e ani-mazione missionaria e diocesana, è desti-nata sopratutto alle famiglie, che possonodare una offerta (si propongono circa 10,00euro pari a 19.362 Lire annue) per le OpereMissionarie ed il Seminario

Il cristiano non può restare indifferen-te di fronte a ingiustizie e violenze.Deve sapere fare una scelta coerentecon i valori cui crede.

Tempo fa, sulla facciata della cat-tedrale di Guernavaca (Messivo)fu appeso uno striscione che

diceva: “Il mondo è diviso in oppressie oppressori: tu che da parte stai?”. Difronte alle ingiustizie che colpisconobuona parte dell'umanità, l'interrogati-vo s'impone anche oggi e, soprattutto,invita a uscire dalle nostre ambiguità,per schierarci sempre più al fianco dichi, oggi come 2000 anni fa, è messoin croce da quanti vogliono mantenerel'ordine e la legge, o meglio il poptere.La scelta di campo non è facile, soprat-tutto quando tali ambiguità si nascon-dono sotto l'orpello religioso: la fedemessa a servizio dell'ideologia delpotere. E' una logica trionfante, oggipiù che mai, non solo oltre oceano,dove, per indicare l'uso strumentaledella religione è stato coniato il neolo-gismo theocon (da theological conser-vative), cioè coloro che mettono la teo-logia a servizio di un'ideologia conser-vatrice.

Vari intellettuali, giornalisti, opi-nionisti e politici nostrani sisono subito definiti “teocon”

(teoconservatori); termine poi tradotto,con un italiano più comprensibili in“atei devoti”, e “cristiani atei”. (OrianaFallaci, per esempio, si professa così:“Io sono un'atea cristiana. Sono cre-sciuta nella filosofia cristiana. Ma noncredo in ciò che indichiamo col termineDio”). Anche tanti credenti, definiti “cri-stianisti”, nutrono le idee dei teocon. Pur con i dovuti distinguo, tutti hannoin comune l'uso della religione per finipolitici: con spirito da crociati, difen-dono il cristianesimo e la civiltà cri-stiana, identificati con l'Occidente,contro l'invasione islamica e rimprove-rano quei cattolici che si mostrano tie-pidi nello “scontro di civiltà”.I teocon più seri parlano di “religionecivile”. Ne è un esempio anche unnostro illustre esponente politico: eglisi rammarica che nella Costituzioneeuropea non sia stato inserito il riferi-mento alle “radici cristiane”; esalta ilcristianesimo, i suoi valori, il messag-gio evangelico e combatte il relativi-smo e lo scetticismo; per poi proporre

una “religione civile” e auspicare una“religione cristiana non confessiona-le”, in cui possano riconoscersi anche inon credenti

Svuotata di ogni trascendenza, la“religione civile” riduce la fedecristiana a ideologia, col compito

di compattare la società civile, salva-guardare la cultura e l'identità naziona-le, dare supporto etico allo stato ormaiorfano di valori. E' una seduzione insi-diosa anche per la comunità cristiana.Non sono pochi a pensare che la fedenon possa sostenersi senza l'appoggiodei poteri, senza politiche culturali,senza organicità sociale che la presidie la difenda; senza cioè diventare civil-tà cristiana o religione civile.Cedere a tale tentazione equivale aridurre la chiesa a una lobby etico-sociale, incapace di essere profezia,“sentinella della libertà, della giustiziae della pace”. (Giovanni Paolo II). UnRinnovato “ethos mondiale”, afferma-va il card. Ratzinger, ora BenedettoXVI, non può nascere a tavolino…dapur nobili auspici intellettuali; ma puòsorgere solo da “minoranze creative”:cioè cristiani convinti, uomini e donneche abbiano fatto l'incontro decisivocon Cristo come Salvatore.

Bellesi

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3spiritualità

La speranza come discernimento nella storia

Dopo l'estate avremo quasi subito ilgrande Convegno ecclesiale a Verona ditutta la Chiesa italiana sul tema:Testimoni di Gesù risorto, speranza delmondo.

Abbiamo cercato di prepararci algrande convegno ecclesiale diVerona riflettendo nei numeri

precedenti di Chiesa viva su alcuniaspetti del tema, seguendo la tracciapreparata appositamente dal comitatopromotore. Abbiamo passato in rasse-gna le quattro parti in cui si articola ildocumento preparatorio, cercando anzi-tutto di ricordarci il passaggio obbliga-to dalla fede in Cristo alla speranza teo-logale, come elemento fondante il cam-mino del cristiano, della Chiesa e dellasocietà. La testimonianza della speran-za ha come sorgente viva e inesauribilel'incontro con il Risorto. E' questa con-vinzione che sta alla radice della capa-cità di testimonianza da parte del cri-stiano, se vuol essere comunicatore disperanza. Un terzo capitoletto ci ha aiu-tati a comprendere come la testimo-nianza del cristiano nella comunitàecclesiale e nel mondo non può limitar-si alle parole; deve farsi vita. Deve cioèentrare nelle situazioni di vita delle per-sone spesso sfiduciate che incontriamoper dire loro anche le nostre difficoltà.Mostrare condivisione e nello stessotempo dire la speranza che ci sostieneperchè credenti in Cristo.

Rimaned ac o m -

pletare lar i f l e s s ionesulla quartaparte, chep r o s p e t t al 'eserc iz iodella testi-monianzac o m e

esercizio di discernimento e come ricer-ca di presenza significativa dei cristianilaici che sanno mettere a fuoco le situazioni storiche oggi più rilevanti peril bene delle persone. In altre parole, ilconvegno sembra puntare su due sog-getti complementari: la comunità cri-stiana e, in essa, il cristiano laico. Lacomunità cristiana è chiamata a diven-tare sempre più un soggetto unitariounificato nella fede, nella speranza,nella carità; non un semplice contenito-re di tante iniziative e di tanti soggettiautonomi. All'interno della comunitàcristiana poi il laico è chiamato a com-piere in se quella sintesi vitale, tra fede-vita-missione di cui parla Gaudium etSpes al n. 43. Una sintesi che ha biso-gno di partire dalla vita di ciascuno.Una vita che arricchisce poi la vitadella comunità nell'incontro tra mini-stri ordinati, religiosi, laici; che siallarga infine a tutte le realtà e gliambiti della vita sociale.

Oggi dob-b i a m oconside-

rare una gran-de e prov-

v i d e n -z i a l e

opportunità la presenza di tanti cristianilaici, uomini e donne nelle nostre sin-gole comunità cristiane. Sono tanti gliuomini e le donne che oggi stanno giàvivendo con lucidità, con consapevo-lezza il proprio “essere nel mondo” (inqualità di coppie e di famiglie, di lavo-ratori e di professionisti, di scienziati edi responsabili della cosa pubblica)come cristiani nutriti dalla Parola, daiSacramenti e dalla carità di Cristo edella Chiesa. Sono persone che vivonogià quella “sintesi vitale”, non senzafatiche, non senza dubbi e incertezze,ma senza zone d'ombra. Sono i figli

delle nostre comunità parrocchialiche in questi decenni sono matu-rati nel loro essere cristiani laici.Nel Convegno che vedrà unalarghissima partecipazione dilaici sarà fecondo l'ascolto ditante esperienze. Sarà unmomento arricchente per tuttala Chiesa, soprattutto se anche ipastori diranno le loro preoccu-pazioni, ma soprattutto si met-teranno in ascolto di ciò che 'ifedeli laici' possono dire allaChiesa in questo momento.

Linee architettonichedella Basilica di San Zeno in Verona

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4 Riscopriamo il Concilio

Il decreto sull’Apostolato dei laici

Un documento che va letto ricordandoquel che dice la Lumen Gentium e laGaudium et Spes sui laici e i loro com-piti nella Chiesa e nel mondo.

E' stato uno degli ultimi documen-ti approvati dal Concilio, il 18novembre 1965. Non può essere

considerato nemmeno uno dei docu-menti più importanti anche perchéLumen Gentium e Gaudium et spes,ciascuno per la sua parte, dicono di piùe meglio sui laici.Rileggendolo oggi si ha l'impressionedi un testo modesto e datato, anche seallora ha destato interesse ed entusia-smo. Praticamente il testo non ha quelrespiro profetico che hanno altri testiconciliari. Si limita a ordinare unasituazione pur facendo delle afferma-zioni importanti, come quando affermache i 'christifideles laici sono chiamatiall'apostolato'in forza del battesimo,come membra del popolo di Dio e nonper una convocazione o incarico dellaGerarchia. Il decreto precisa inoltre che il fine del-l'apostolato non è la conquista dellasocietà o della maggioranza politica,ma la santificazione delle coscienze,l'animazione cristiana delle realtà tem-porali, l'esercizio delle opere della cari-tà. Il decreto non si esprimeva peròchiaramente e coerentemente, soprat-tutto insistendo sui modi, le condizioni,le regole, il coordinamento dell'aposto-lato, la formazione all'apostolato,e lasuperiore direzione, quasi il con-trollo della Gerarchia. Era undocumento per quel tempo, legatoforse ancora all'idea che esistesseuna differenza radicale tra le cosetemporali in cui si può agire 'dacristiani' con libertà di coscienza,e le cose spirituali in cui anche ilaici operano 'in quanto cristiani' equindi legati all'obbedienza.

Le cose più belle e teologica-mente alte le aveva dette la'Lumen gentium'nel cap. II

sul popolo di Dio e soprattutto nelcap.IV che tratta espressamentedei laici. E' quasi sufficiente citareil n.31 che definisce chi è il laico equal'è la sua missione propria. Ilvecchio codice di Diritto canoni-co definiva il laico in negativo: il

laico è uno che non è prete o religioso,Il Concilio dice. “Col nome di laici siintende qui l'insieme dei cristiani, adesclusione dei membri dell'ordine sacroe dello stato religioso sancito dallaChiesa, i fedeli, cioè, che dopo esserestati incorporati a Cristo con il Battesimo e costituiti popolo diDio e, nella loro misura resi partecipidell'ufficio sacerdotale, profetico ereale di Cristo, per la loro parte com-piono nella Chiesa e nel mondo la mis-sione propria di tutto il popolo diDio”…….”Per loro vocazione è propriodei laici cercare il Regno di Dio trattan-do le cose temporali e ordinandole

secondo Dio…..Vivono nel secolo, cioèimplicati in tutti i diversi doveri e lavo-ri del mondo e nelle ordinarie condi-zioni della vita familiare e sociale di cuila loro esistenza è intessuta”

Èutile comunque conoscere ilDecreto anche se un po' datato,ma per le cose utili che dice. Il

primo capitolo tratta della vocazionedei laici all'apostolato: tutti si è chiama-ti a partecipare alla missione dellaChiesa. Il secondo capitolo precisa ilfine dell'apostolato dei laici: l'apostola-to di evangelizzazione e di santificazio-ne e l'animazione cristiana dell'ordine

temporale. Segue poi un capito-lo che specifica i vari campi diapostolato laicale: le comunitàparrocchiali, la famiglia i giova-ni, l'ambiente sociale e anchel'ordine nazionale e internazio-nale. Segue il IV capitolo cheelenca i vari modi in cui si puòesplicare l'apostolato di laici:individuale e organizzato conuna attenzione particolareall'Azione Cattolica definita daquattro note distintive. Infine ilcap.V tratta dell'ordine da osser-vare nell'apostolato soprattuttonel rapporto con la Gerarchia.L'ultimo è dedicato alla necessi-tà della formazione all'apostola-to da parte dei laici.

Un coro di ragazzi che accompagnano la Liturgia. Nell’immagine sotto, laici impegnati nel servizio di animazione in un campo parrocchiale.

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5approfondimenti

Si parla molto di ingerenzadella Chiesa nella politicaitaliana. Non sempre conchiarezza. Il Papa nella enci-clica 'Dio è amore' toccaquesto tema e il card. Scolalo commenta così.

“Con una bella espressio-ne di Paolo VI si puòdire che il Papa mostra

ancora una volta come laChiesa sia esperta in umani-tà. Il paragrafo 25 della enci-clica 'Dio è carità' dice ilmodo specifico con cui laChiesa offre il suo contributoalla società civile e alla poli-tica..Innanzitutto un compito spe-cifico nella costruzione di unordine sociale giusto è svoltodalla Chiesa attraverso lafunzione educativa che le èpropria. E' quello che il Papachiama compito mediaticodal momento che il compitoimmediato di operare per unordine giusto della società èinvece proprio dei fedelilaici. A questo compito squisi-tamente antropologico è chia-mata tutta la comunità eccle-siale nel variegato dispiegarsidelle sue forme: famiglie, par-rocchie, scuole, aggregazioni,centri culturali... Il Paparichiama tutti all'educazione alpensiero di Cristo.

Èun impegno questo che ci devetrovare attivi sia come educatori,sia come educandi. Il Compendio

della dottrina sociale, che condensa prin-cipi di riflessione, criteri di giudizio edirettive di azione, è certamente unastrumento privilegiato per svolgere que-sto compito educativo. Esso si dovrà gio-care simultaneamente a tutti e tre questilivelli avendo di mira , situazione persituazione e circostanza per circostanza,la costruzione di una cultura integrale,capace di interpretare tutto l'umano.Dal come e dal quanto la comunità cri-stiana vive con serietà questo primariocompito educativo dipenderà in granparte la seconda modalità di azioneecclesiale, che caratterizza invece la

vocazione specifica dei cristiani nelmondo. L'esercizio della carità socialeha infatti nei laici i suoi diretti protago-

nisti. I fedeli laici vivono laloro missione in modo adegua-to educandosi ed educando allacarità, ma nello steso tempo,realizzando concretamente lacarità sociale nelle diverseforme che le circostanze, lesituazioni e la creatività dei sin-goli e dei gruppi richiedono.Fanno emergere interrogativi,problemi, sfide, proposte e pra-tiche tese a costruire la vita adun tempo personale e sociale.Una terza modalità di serviziodella carità è poi quella propriadelle organizzazioni caritativedella Chiesa, espressione privi-legiata della preferenza di Gesùper i poveri. In esse si concen-trano, in un certo senso sia lafunzione educativa sia quelladell'esercizio della carità socia-le con assunzione diretta diresponsabilità. L'opera propriache la Chiesa realizza attraver-so le organizzazioni caritativediviene in tal modo segno effi-cace di speranza nel travagliodella società post-moderna chegli stessi fedeli laici debbonoconcretamente affrontare nelcontesto, oggi spesso pluralista,della famiglia umana. Così,conclude il card, Scola, fede,speranza e carità vanno insiemee documentano il contributodella Chiesa al gravoso maaffascinante dovere, comune a

tutti gli uomini, di edificare un ordinegusto in questo mondo”

Il Cardinale Patriarca di Venezia, Angelo Scola

Un premio Bellisario a Suor TizianaIl prestigiso premio dela fondazione Bellisario è stato assegnato quest’anno per l’im-pegno ecclesiale a suor Tiziana Maule, medico chirurgo appartenente alle suoreDorotee che da oltre venti anni è a servizio degli ultini ad Alepè in Costa d’Avorio.Altre volte abbiamo avuto occasione di riferire della attività di sr: Tiziana, del suoimpegno verso i poveri ed i malati della Costa d’Avorio. Oggi è in prima linea soprat-tutto nella lotta contro l’Aids che devasta quel Paese. Pur essendoci da più di sei anniun sanguinosa guerra civile sr. Tiziana, con gli aiuti avuti peregrinando tra persone,parrocchie e Centro missionario è riuscita a costruire un ospedale da 120 posti in unamartoriata regione dove mancava una minima assistenzasanitaria. Nel ricevere il pre-mio sr. Tiziana ha detto: “Vedermi assegnato questo riconoscimento in cuor mio nonsento di meritare particolari ricompense: Lo accetto a nome dei poveri, dei malati,delle mie consorelle e di quelli che si impegnano per aiutare tante persone a vivere condignirà e speranza”

Chiesa e Politica per una giustizia sociale

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Lo scrittore Magdi Allam, musulmano,fa una interessante proposta per unincontro tra cristiani e musulmani nelnome di Maria

“Per la prima volta sono stato invita-to, quale musulmano, a presenziareal pellegrinaggio mariano di

Loreto. Mi è stato chiesto di teneredavanti a decine di migliaia di fedeli cri-stiani riuniti nello stadio di Macerataprima della marcia che li condurrà alsantuario della Madonna, un discorsosulla possibilità del dialogo fra tutti gliuomini di ogni razza e religione.

Forse molti di voi nonsanno che Maria èvenerata nell'Islam. Nel

Corano vi è un capitolo, lasura di Maria, a lei dedicato;complessivamente il suonome vi compare una qua-rantina di volte: viene citatadirettamente 16 volte, mentrein 23 casi si parla di “Gesùfiglio di Maria” o il “Messiafiglio di Maria”. Ebbene pro-prio Maria è la figura unifi-cante del cristianesimo e del-l'islam. Il Corano le riserva lamassima considerazione:Quando gli angeli dissero aMaria: “O Maria! In veritàDio t'ha prescelta e t'ha puri-ficata e t'ha eletta su tutte ledonne del creato. O Maria,sii devota al tuo Signore,prostrati e adora con chiadora!”. Al pari del cristiane-simo, l'islam condivide il mistero dellaverginità di Maria. “E Maria figlia diImran, che si conservò vergine sì che noiinsuflammo in lei del Nostro Spirito, eche credette alle parole del SuoSignore”. Maria è un vincolo di unionetra cristiani e musulmani, perché anchenel Corano essa è il modello dell'animacredente che si è abbandonata completa-mente nel Signore per compiere sempree generosamente la sua divina volontà”.Per tutti, cristiani e musulmani, rappre-senta il modello privilegiato di coloroche vogliono cercare Dio”.

La dimensione teo-logica su Maria èconfortata da una

secolare e straordinariacondivisione popolaredel suo culto da parte dicristiani e musulmani.Dal 18 al 25 maggioscorso, in occasionedella nascita dellaVergine, ben due milionidi egiziani di entrambele religioni si sono river-sati nel santuario maria-no sul monte Al Tir, aSamallut nella provincia

di Al Minya. La SacraFamiglia vi avrebbe sostatoper tre notti, nel corso del-l'esodo in Egitto che, secon-do la tradizione islamica, sisarebbe protratto per dodicianni.Il sito www.zeitun.egmostra le immagini dell'ap-parizione della Madonnanella Chiesa copta di Marianel quartiere di Zeitun alCairo, (immagine sotto adestra) immortalata da unfotografo la notte del 2 apri-le 1968. Un'altra apparizio-ne della Madonna è stataregistrata il 25 marzo 1968,in un primo tempo da duemeccanici musulmani e poida un numero crescente dipersone, sopra la Chiesa diSanta Demiana Martire a

Shoubra al Cairo.In Pakistan c'è una città,

Mariamabad, che prende nome daMaria. Il 3 settembre di ogni anno, circa500 mila fedeli, in gran parte cristianima tra loro ci sono anche dei musulma-ni, partecipano a un pellegrinaggiomariano. In Turchia il piccolo santuariodi Maria a Efeso consta di tre locali:

nella sala d'ingresso i fedeli accendonole candele, la camera da letto è stata tra-sformata in chiesa, mentre una sala concamino è adibita a luogo di preghiera peri musulmani.

Ebbene se i musulmani condivido-no la devozione e i pellegrinaggimariani nei Paesi musulmani.

Perché mai non lo dovrebbero fare neiPaesi cristiani? Ecco perché lancio unappello ai musulmani d'iItalia: facciamodel culto a Maria un momento unifican-te della spiritualità con i cristiani e fac-ciamo del pellegrinaggio a Loreto unmomento di condivisione della fratellan-za religiosa tra tutte le persone di buonavolontà”.

Magdi Allamdal Corriere della Sera

6 Testimonianze

Una proposta di incontrotra Musulmani e Cristiani

In MemoriaLe animatrici missionarie di Novale ricordano con riconoscenza lavita e l’esempio di Ida Maria Massignani, defunta lo scorso 23maggio. Le sono riconoscenti per l’amore che ha loro trasmesso eper lo zelo che ha sempre dimostrato per la causa missionaria.

L’ingresso della chiesadella Vergine Maria a

Maadi, in Egitto.

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7esperienze

Il Mission Day (giorno della m issio-ne) è diventato ormai una appunta-mento annuale per centinaia di giova-ni che, dopo un cammino di prepara-zione e una esperienza in missionecomunicano ad altri giovani la ric-chezza del loro sentire missionario.

Il Mission Day è arrivato ormai allaquarta edizione. Lo Spirito con cuialcuni di noi si sono ritrovati que-

st'anno per organizzare la manifesta-zione è stato senza dubbio diverso,poiché diverso è stato il programmadella giornata. A narrare la propriaesperienza sono stati chiamati giovaniappartenenti a vari gruppi missionarioperanti nel territorio, nel desiderio dirafforzare il messaggio di cooperazionetra le parti, pur nella differenza del cam-mino di crescita e formazione.Il Mission Day è nato infatti come unafesta del gruppo “Insieme per la missio-ne”, che si riunisce nella casa di vialeTrento. Il fine della giornata voleva esse-re sempre più quello di rendere i giovaniprotagonisti. Hanno così narrato la loroesperienza e spiegato il significato delloro “essere missionari oggi”, sottoforme diverse, i giovani di “Insieme perla Missione”, Operazione Mato Grosso”e “Movimento Giovanile Missionario”.Il ricordo di San Francesco Saverio, acinquecento anni dalla nascita, haaccompagnato la giornata ed infatti si ècercato di far emergere da tutte le testi-monianze un riferimento alla vita ed agliinsegnamenti del santo.Capita così, in queste occasioni, di ren-dersi conto che esiste ancora voglia diuscire dagli schemi ed impegnarsi in un

qualcosa di diverso o per chi è da noidiverso: non è affatto semplicedecidere di andare a toccarecon mano il dolore e la soffe-renza. Tuttavia non è nemme-no semplice tornare indietroin una realtà dove nonmanca nulla, lasciandoneuna in cui non vi ènulla.Capita anche di esse-re assieme nellastessa stanza conpersone che decido-no di fare della pro-pria vita, una sceltaprofonda, difficile ebellissima, come le trecoppie che trascorrerannoi prossimi due anni in unpaese del Sud del mondo.Nella giornata delMission Day vi è sempremolto interesse da partedei giovani nel passare tra

gli stand allestiti nell'atrioprincipale e nel chiederea coloro che hanno visita-to un paese poveroimpressioni e commenti.E' molto importante pernoi che collaboriamo allarealizzazione della gior-nata dare spazio a questocontatto personale, per-ché non a caso in questimomenti si scopre che idesideri di uno sono idesideri dell'altro e lepaure di uno sono lepaure dell'altro.

Siamo stati molto contenti nelriscontrare che alla fine dellagiornata quasi duecentocinquan-ta persone si sono fermate aprovare qualche specialità etni-ca in quello che per la prima

volta è stato organizzato comebuffet equo-solidale e nel-

l'assistere ad uno spettaco-lo teatrale.

Anna Nicoletti

Il Gruppo Missionario Solidarietà Umana, il Gruppo Vicariale Valle del Chiampo, il Gruppo Marciatori“Arnold's” e la Comunità di Nogarole si sono riuniti per organizzare la:

PASSEGGIATA MISSIONARIA(non competitiva)

che si svolgerà Domenica 9 luglio 2006 con partenza dalle 8.30 alle 10.00 dalla Piazza di Nogarole. I percorsisi svolgeranno in 2 diversi itinerari rispettivamente di 4 e 8 km. A scelta dei partecipanti

Durante il percorso i possessori del tagliando di iscrizione, potranno usufruire del servizio di ristoro.Il ricavato darà devoluto a favore della missione di don Girolamo Venco.

E' un'occasione per dimenticare i problemi di tutti i giorni stando in mezzo alla natura e apprezzandone tuttele sue meraviglie, ma è soprattutto un'occasione per aiutare il nostro prossimo.

Nelle immagini:il gruppo di San Gaetano diValdagno che ha animato lagiornta con canti, e a fianco,Zaaccaria, giovane musul-mano che ha portato la suaesperienza di volontariato

Una esperienza sempre più arricchente

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8 dalle missioni

L’agonia dell’Africa

trovano in Africa. E' l'unico continenteche nel 2000 era più povero che nel1990. Nel decennio la produzione, iconsumi e il reddito pro capite hannocontinuato a diminuire.

“Qui vogliamo ricordare l'Etiopia eil Corno d'Africa che stanno viven-do una terribile siccità che da mesi

minaccia le già scarse coltivazioni, lapastorizia e la sopravvivenza stessadelle persone.Particolarmente drammatica è la situa-zione della Somali Region, una dellearee meno sviluppate del Paese dovevivono 4 milioni di abitanti. La capitaleè Jijiga che si trova in una zona remota,difficilmente raggiungibile a causadelle carenti vie di comunicazione e ditrasporto, fortemente influenzata dallacultura somala e mussulma-na, terra di rifugiati a soli60 km dalla Somalia.La regione è semi-deser-tica, caratterizzata dapiogge scarse e da altetemperature, fattori chelimitano l'agricoltura,lasciando come unicafonte di sussistenza lapastorizia e l'allevamento dibestiame, capre e pecore.Le ultime due stagioni delle pioggesono state molto scarse e le fonti diapprovvigionamento si stanno veloce-mente prosciugando. I pascoli sonoesauriti e si assiste a ingenti migrazio-ni di bestiame in cerca di cibo versoaltre località.“Ho visto centinaia di asini in fila, cari-chi di taniche vuote che dalle aree piùremote vanno verso le città in cerca diacqua - racconta Abbà Gianni, missio-nario salesiano che vive a Jijiga da 16anni - mandrie di bovini che percorronodecine di chilometri per raggiungere deicorsi d'acqua ormai in secca”. “Non riu-scivamo a credere che intere famigliepotessero distruggere i tetti delle lorocapanne per darlo in pasto alle muc-che”, confermano alcuni volontari chelavorano in queste zone.E ancora: “scuole chiuse, persone costret-te a vendere i propri beni o ad abbatteregli animali a rischio, povertà che aumen-ta in tutto il paese, bambini sempre piùdeboli e malati” sono altre testimonianzeraccolte dalla gente del posto.

Di recente l'Unicef ha lanciato unappello per la raccolta di 16 milioni didollari a favore delle nazioni del Cornod'Africa provate dalla siccità, ricordan-do che, oltre all'Etiopia, la situazione èdura anche in Kenia e Somalia, con untotale di 8 milioni di persone colpite neitre paesi.Anche il VIS (Organizzazione di volon-tari) si sente chiamato a rispondere allasituazione di emergenza.L'organizzazione è presente nellaSomali region da un paio d'anni persostenere la costruzione di una scuolaprimaria nella città di Dawale, vicinoJijiga. Questa scuola accoglierà più di400 ragazzi, pastori e nomadi dei vil-laggi vicini, nonché profughi e rifugia-ti. Come anni fa il VIS intraprese lasfida di riunire ragazzi provenienti dapaesi, culture, religioni e tradizioni

diverse, così oggi si attiva peraffrontare la nuova crisi idri-ca. Il primo passo è risponde-re alla carenza di pozzi nellazona di Jijiga e provvedere

dei tank per l'acqua. Anchese ciò non sarà suffi-ciente e serviranno

altri interventi piùcospicui.

Martina e CarlottaVolontarie VIS

in Etiopia

È BENE GUARDARCI ATTORNOL’Istat (Istituto centrale di statistica) recentemente, come fa ogni anno, ha pubblicato ‘la foto-grafia’ della situazione economico-sociale del nostro Paese Italia. Le notizie riferite sono ingran parte negative, e lo sappiamo anche da altre fonti e dall’esperiena che personalmente fac-ciamo. Qui riportiamo alcuni dati che servono per vedere se e quanto la povertà è vicina a noi.Risulterebbero relativamente povere in Italia 2,6 milioni di famiglie per un totale di 7 milio-ni e 600mila persone. Un milione e mezzo di lavoratori guadagna meno di 800 euro al mese.Tra questi i molti giovani che hanno un lavoro precario. 650mila famiglie vivono senza cheun componente sia percettore di un reddito. Con pochi soldi è difficile andare avanti. Moltiitaliani si sono autorazionati persino il cibo: Il 30% delle famiglie compera meno carne, il25% compra meno pane e pasta, mentre il 41% ha tagliato scarpe e vestiti. La situazione nonè uguale in tutta l’Italia: Le maggiori difficoltà sono presenti nel sud del Paese. Ma questasituazione, che sembra avere anche qualche segno di ripresa, ha dei riflessi notevoli non solonella minore disponibilità di mezzi, ma anche sul piano sociale: si pensi alle difficoltà ad es.di un giovane nel fare famiglia se non ha un minimo di sicurezza economica.

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9dalle missioni

Anche a Makeni celebriamoSan Francesco SaverioDalla Sierra Leone con p. Guiottoricorda alcune date significative e apre il suo animo all'entusiasmo missionario sempre più vivo dopo 30 anni di missione.

Anche a Makeni abbiamo celebra-to 500 anni dalla nascita di SanFrancesco Saverio patrono delle

missioni e in modo speciale deiMissionari Saveriani che da lui prendo-no il nome e si sforzano di imitare ilgrande zelo apostolico per la evangeliz-zazione del mondo intero.L'anno scorso in Sierra Leone abbiamoricordato anche un'altra dataimportante per la diffusionedel cristianesimo qui elungo la costa dell'AfricaOccidentale. Abbiamocelebrato i 400 anni dievangelizzazione di que-ste terre ricordando l'ar-rivo di P. BaltazarBarriera il 25 luglio 1605sulle coste della Sierra Leone.E' una lunga e travagliata storial'evangelizzazione di questa zonadell'Africa fino all'arrivo - l'8 luglio1950 - dei Missionari Saveriani checosì si sono aggiunti a tanti altri missio-nari uomini e donne che hanno testimo-niato con le parole e la vita il Vangelo diCristo a questa gente in prevalenza direligione musulmana.E' stato il fondatore dei MissionariSaveriani che ha voluto mettere la suanuova famiglia di missionari sotto laprotezione e la guida del grande aposto-lo delle Indie Francesco Saverio.Crediamo che il Saverio nel suo lungoviaggio dall'Europa all'India, durato piùdi un anno, abbia benedetto questa terra

della Sierra Leone con unasua breve presenza su que-sto suolo quando la suanave ha dovuto fare scaloal largo delle sue coste perrifornimento di acqua pota-bile e altre cose necessarieper continuare il viaggio.Arrivato in Giappone,addolorato di non poter dasolo raggiungere tutti eportare a tutti il dono pre-ziosissimo della fede cri-stiana, scriveva in Europa:“Sono tentato di ritornare acasa per gridare come un

forsennato agli studenti dellaSorbona e alle altre universitàEuropee che migliaia emigliaia, milioni e milioni digente stanno aspettando di

udire la parola diDio… e ho l'impres-sione che nessun stu-

dente sia disposto adire 'Sono qui o

Signore. Cosa vuoi che iofaccia'? Proprio come

Samuele nellaBibbia”.

Come il nostro BeatoGuido Maria Conforti,

anch'io da studente in semina-rio a Vicenza sono stato affasci-

nato da Francesco Saverio e congioia, nonostante le difficoltà incontrate,ho scelto durante il mio primo anno diTeologia di farmi missionario e unirmialle schiere di missionari che viaggianonel mondo per portare Cristo Salvatorea tanti che altrimenti non lo potrebberoconoscere. Ora sono passati 30 anni da

quando nell'ottobre 1976sono approdato come SanFrancesco sulle rive dellaSierra Leone e vi ho fatto miadimora per l'avvento delregno di Dio in questa terra.Quando vado in nuovi villag-gi, chiamato dagli abitanti diquella zona, talvolta lascian-do la mia Land Rover dove lastrada finisce e camminandoanche tre o quattro ore perarrivare a destinazione, dicoalla gente che mi accoglie infesta. “Ora voi siete il miopapà e la mia mamma, i miei

fratelli e le mie sorelle, la mia vera fami-glia su questa terra. Accoglietemi comeuno dei vostri e consideratemi cittadinodi questo vostro villaggio”. Non vi dicola gioia e l'esultanza di tutti i presentiche spero vedano in me un fratello, unPadre che vuole loro bene e vuole aiu-tarli nella loro precaria situazione divita. Ringrazio il Signore e i miei supe-riori per avermi dato l'opportunità dispendere questi 30 anni in questa mis-sione e aver potuto essere fratello epadre di tanta gente che il Signore mi haaffidato. Devo ringraziare anche tutti voie quanti in questi anni mi hanno aiutatoin tante iniziative a favore della miagente, per costruire chiese, scuole, ospe-dali e organizzare progetti per lo svilup-po umano di queste zone e anche assi-stere i più bisognosi e vulnerabili diquesta società: cechi, lebbrosi, polio-mielitici, amputati e così via.

P. Antonio Guiotto

Fiori di BontàMISSIONARI VICENTINIALTAVILLA: RAGAZZI CATECHISMO 1.500,00 - ARZIGNA-NO: REALCO CHIMICA SRL 250,00 - BEVADORO: LUCA-TELLO RODOALDO 50,00 - COLOGNA VENETA 75,00 -CORNEDO: TRIBAN don GIUSEPPE 4,61; MARCAZZAN donFEDERICO 600,00 - COSTOZZA: BAMBINI 1^ COMUNIONE75,00 - LONGARE: ANIMATRICI MISSIONARIE 300,00 -LONIGO: RE.AL.COLOR S.p.A. 500,00 - LUMIGNANO:GRUPPO SOLIDARIETA' E GIUSTIZIA 2.500,00 - MADON-NA DELLA PACE: RAGAZZI CRESIMA 280,00 - NOVALE500,00 - PASSO DI RIVA: PIGATO GIULIA 100,00 - PIANEZ-ZE DEL LAGO: ZAUPA don LORENZO 150,00 - S. BERTILLAIN VICENZA: GRUPPO MISSIONARIO 1.500,00; FABRIS

ANTONIA 75,00 - S. GERMANO DEI BERICI: RAGAZZI 1^MEDIA CATECHISMO 75,00 - SALINE in mem. di don MARIO ZANCHETTA 970,00 -SCHIO:FACCHIN LLG 100,00; RUARO FRANCESCO 150,00 -VICENZA: NN 50,00; NN 20,00; NN 30,00; ASS.NE SENZAFRONTIERE - ONLUS 1.000,00; CARMIGNAN MASSIMO150,00; NN 50,00; GIURIOLO MARISA 100,00; TATIANA,GABRIELLA, LUIGINA, IOLE, RITA e ANTONIA 175,00.LEBBROSICAMPODORO: AFRONI DOMENICO 50,00 - PIEVEBELVI-CINO 50,00 - ROVEREDO: fam. TOSINI in memoria di RODOL-FO e GIOVANNI 50,00.BORSE DI STUDIO AL CLERO INDIGENO

ALTAVILLA: CAVALIERE ELISA38,00 - COLOGNA VENETA:ANGELINA 100,00 - MADONNADELLA PACE: NN 25,00 - MAROSTICA: NN 50,00 - PIEVE-BELVICINO: BO 20,00; CM 60,00 ; NN 100,00 ; CE 50,00; CA50,00; DAL DOSSO MIRCA 40,00; FN 40,00; GIRONDI M.40,00; MR 60,00; ME 20,00; MS 20,00; PMR 55,00 ; NN 100,00; SA 60,00 ; SN 80,00; TE 60,00; DLI 20,00; ML 60,00; SS 20,00- S. STEFANO IN VICENZA 100,00 - SCHIO: NN 110,00 -VICENZA: NN 50,00 - VILLAVERLA: TONIOLO ANTONIO150,00.

OFFERTE A TUTTO IL 31 MAGGIO 2006.

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Il sindaco di Betlemme abita a qualchecentinaia di metri dalla basilica dellaNatività. Dalle finestre del suo ufficiovede la barriera che gli Israelianistanno costruendo per dividereGerusalemme dalla Gisgiordania.

Il Sir lo ha incontrato a Betlemme e gliha posto alcune domande cui ha rispo-sto con molta sofferenza e sincerità.

Sono passati tre anni dall'inizio dellaseconda intifada. Quale è la situazioneeconomica e sociale di Betlemme?

“La situazione è grave e peggiora sem-pre più. La disoccupazione ha superatoil 60% degli abitanti che sono circa28mila. Betlemme è una città occupata.Il popolo palestinese è assediato.Coloro che lavorano spesso vengonobloccati al check point dell'esercitoisraeliano. Gli alberghi sono vuoti. Lostesso i negozi e le varie attività econo-miche. In questi ultimi tempi il nostrocomune ha perso qualcosa come 220milioni di dollari per la mancanza dituristi e pellegrini. Per questo molti pre-feriscono emigrare. Non mi stanco maidi gridare “salvate il popolo palestine-se”. La pace non va d'accordo con ilmuro. Per questa terra, lo ha detto ancheil Papa, servono ponti e non barriere”.

La barriera serve, dicono gli Israelianiper impedire l'infiltrazione di kamika-ze palestinesi a Gerusalemme.

“Non sarà di certo un muro a fermare laviolenza. Questa si combatte ridandosperanza e futuro alla popolazione.Credo piuttosto che le autorità israelia-ne usino il problema della sicurezza permascherare la volontà di estendere i

loro confini, annettendosi parte del ter-ritorio palestinese in Cisgiordania”.

C'è chi dice che Road Map sia morta,Cosa ne pensa?

“Credo che Road Map proposta da Usa,Ue, Nazioni unite e Russia possa inve-ce rappresentare una soluzione purchèci sia la effettiva volontà di applicarla”.

Betlemme è ancora una città cristiana?

“Mi preme molto dire che fino al 1948i cristiani erano circa l'80% della popo-lazione. Oggi la percentuale si è abbas-sata fino al 35%. L'emigrazione rappre-senta un fatto drammatico e pericolosoper la città, specialmente per la comuni-tà cristiana. Molti dei cristiani vivevanodi turismo e di attività collegate ai pel-legrinaggi. Solo se ci saranno sviluppipositivi nel processo di pace, i cristiani

rimarranno qui altrimenti sono destina-ti a lasciare la terra”.

Lei è cristiano cattolico. Come vive lasofferenza dei suoi correligionari?

“Non credo che la sofferenza dei cri-stiani sia molto diversa da quella deinostri fratelli musulmani”.

Si parla molto di ripresa dei pellegri-naggi. Cosa può rappresentare il ritor-no dei pellegrini in Terra Santa?

“Il ritorno dei pellegrini nei luoghi santipuò veramente rappresentare una svoltapolitica, sociale ed economica per tutti.Ogni pellegrinaggio è un incoraggia-mento per il nostro popolo a coltivare lasperanza di un futuro di pace. I palesti-nesi hanno diritto ad avere uno statolibero e indipendente dove vivere inrapporti di buon vicinato con lo stato siIsraele. Non ci sono alternative allapace. Ma per avere una pace giustadeve terminare l'occupazione israelia-na. Chi viene qui può testimoniarecome vivono i palestinesi, ma anche aBetlemme si può venire senza problemaalcuno. Betlemme per continuare avivere ha bisogno di pellegrini”.

10 dal medio oriente

Betlemme, città occupatain attesa di pellegrini

Sopra: una panoramica della cittadina di Betlemme. A fianco: un tratto del muro che divide ebrei epalestinesi nei pressi della città della natività.Infine una ragazza palestinese abitante di Betlemme.

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11vita della chiesa

Domenica 14 maggio in cattedralesono stati ordinati quattro diaconi chediventeranno nel prossimo anno preti.E’ stato ordinato diacono permanenteanche Antonio Savio, di anni 55 sposa-to e con due figli, al centro nella foto.

Può essere utile per quanti non nefossero a piena conoscenza direqualcosa su questo fatto. Il diaco-

nato è il grado inferiore nella gerarchiadel sacramento dell’Ordine sacro, com-posto appunto dai tre gradi: diacono,prete, vescovo: Nei primi secoli dellaChiesa il diaconato era assai diffuso,come attestano vari scritti. Più tardi,senza mai cessare di essere conferito,entrò in un declino. In Oriente tenden-zialmente fu relegato in compiti liturgi-ci. In Occidente, cioè nelle nostre chie-se, divenne un grado di passaggio versol’ordinazione sacerdotale. Nei primidecenni del secolo scorso tra i diversimovimenti di risveglio spirituale epastorale inizia anche la proposta dellarestaurazione del diaconato come mini-stero degno di essere esercitato comevocazione permanente e non solo comevia al sacerdozio. Il concilio VaticanoII, anche per questa spinta, ha deciso ilripristino del diaconato come ministeronella chiesa latina, mantenendo la leggedel celibato come condizione per i gio-vani idonei a questo ministero, autoriz-zando nello stesso tempo l’ordinazione“di uomini di età più matura ancheviventi nel matrimonio”. Nel 1969 Paolo VI con il motu proprioSacrum diaconatus ordinem dava corsoalla deliberazione del concilio precisan-do le condizioni per l’ordinazione, idoveri e le funzioni diaconali. Altridocumenti della Chiesa hanno datoulteriori indicazioni. La Chiesa italianaha disposto la restaurazione del diaco-nato permanente con un documentodell’11 marzo 1972 nel quale si legge:“Con la retaurazione del diaconato per-manente lo Spirito Santo offre il donodel ripristino di una struttura sacramen-tale della chiesa e quindi di una nuovaabbondante ricchezza di grazie sacra-mentali”. E aggiungeva: “Il ministerodiaconale sotttolinea il valore del servi-

zio della carità, che è specifico dellagerarchia. Il diacono infatti è segnosacramentale del servizio proprio diCristo, servo di Jahvè. Suscitando lospirito di servizio nel popolo di Dio, ildiacono contribuisce a rendere più pro-fonda la comunione ecclesiale, sia aravvivare l’impegno missionario dellachiesa tutta”. Il documento precisavapoi l’esercizio del ministero diaconalenei settori della carità, della evangeliz-zazione, della liturgia.

Attualmente i diaconi permanentinelle varie diocesi italiane sonooltre 3mila. Nella nostra dioce-

si, salvo errori, i diaconi permanentisono 27, in parte celibi e in parte sposa-ti e sono tutti impegnati in un serivizionelle nostre parrocchie. Servizio che sirenderà sempre più prezioso con ladiminuzione dei preti.Abbiamo chiesto ad un diacono perma-nente al termine di un recente conve-gno: Ritiene che la figura del diaconopermanente sia sufficientemente com-presa dai fedeli? Ecco la sua risposta:

“C’è ancora un cammino da fare. Ilconcilio senza dubbio ha innauguratocon il riristino del diaconato permanen-te il tempo propizio della semina chefarà germogliare una coscienza nuovadella diaconia (= servizio) dentro efuori del tempio. Il diaconato perma-nente, grazie alla sua funzione di inter-mediario tra vescovo/presbiteri da unlato e l’intero popolo di Dio dall’altro,aiuterà sempre più i fratelli a valorizza-re i propri carismi e le proprie funzioni,promuovendo in tal modo il fiorire dialtre vocazioni nellarealtà ecclesiale”Ad un’altra domanda: “I Diaconi per-manenti possono ‘bilanciare’ i vuotinumerici lasciati dai preti?”. La rispo-sta: “In parte si, lo prevede il Codice diDiritto canonico. Ma non deve mai esse-re dimenticata la specificità del ministe-ro diaconale, che non va inteso con sosti-tutivo di quello del prete. Secondo lafelice espressione di Ippolito nella‘Tradizione apostolica’ (235 d.C.) accol-ta dal concilio, i diaconi ricevono l’im-posizione delle mani non per il sacerdo-zio, ma per il servizio”

Il Diaconato permanente nella chiesa

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12 vita diocesana

Mons Vescovo sta provvedendoa dare avvio a dei lavori nellaCattedrale per adeguare, soprat-tutto il coro, alle norme liturgi-che stabilite dal Concilio.

La nostra chiesa Cattedrale èstata ricostruita dopo ibombardamenti con il

coraggio del vescovo Zinato e lagenerosità della diocesi. E' statarifatta sostanzialmente com'eraprima, quindi senza poter tenerconto delle indicazioni conciliaridegli anni 1962-65. Mons. Nonisl'ha abbellita risistemando l'altaremaggiore il famoso ParamentoCivran e provvedendo ad altreopere di pulitura, consolidamen-to, riscaldamento, ecc. In questi40 anni dal concilio Vaticano IInon è mai stato provveduto allasistemazione definitiva dellaparte centrale della Cattedrale: ilcoro con la cattedra del vescovo,l'altare per le celebrazioni, l'am-bone per la parola di Dio, ecc.Sembra ora venuto il momento.Sarà l'ultima Cattedrale delle dio-cesi del Triveneto a provvederealle indicazioni conciliari.Ne facciamo qui parola perché sicomprenda il significato dell'impegnonel contesto di ciò che la chiesa

Cattedrale rappresenta in una diocesi. AParma, in occasione dei novecento anni

della Cattedrale, si terrà prossi-mamente un interessante con-vegno su significato dellaCattedrale. Il Vescovo mons.Bonicelli, ha scritto alla diocesiper l'occasione una letterapastorale di cui riproduciamo laparte iniziale. “Nella chiesadiocesana la Cattedrale è unica,è la chiesa Madre di tutte lealtre chiese del territorio: E' illuogo dove il Vescovo celebrasolennemente i divini misteri,esercita il suo magistero auten-tico, guida sulla via del Regnodi Dio l'intera famiglia diocesa-na. Essa è un appello concreto evisibile alla successione apo-stolica per mezzo della quale lachiesa si collega al SignoreGesù ed è accompagnatacostantemente dalla presenzadel Risorto e dalla sua missionesalvifica. La Cattedrale è lafonte della vita ecclesiale. Lìavvengono le ordinazioni diaco-nali, presbiterali ed episcopali; lìvengono benedetti il sacro cri-sma, gli olii degli infermi e deicatecumeni al servizio della vitasacramentale. La Cattedrale èuna proposta continua ai cri-

stiani a vivere nell'unità e nella comunio-ne la propria appartenenza alla chiesa”.

A fine giugno, come ogni anno,ci saranno i soliti spostamenti dei preti in diocesi. Non sono una curiosità,ma una necessità per adeguaremeglio il loro servizio alle necessità diocesane.

Con i nuovi spostamenti di preti cisarà ancora qualche altra parrocchia che rimarrà senza parro-co proprio residente e che verrà unita ad altre parrocchie, nonsoppressa, nelle cosiddette 'Unità pastorali'. I motivi sono bennoti. In 20 anni i sacerdoti nella nostra diocesi sono diminuitidi 110 unità. Quest'anno abbiamo avuto due sole ordinazionidi preti novelli a fronte della morte già di una decina di con-fratelli. Il carico di lavoro per i preti aumenta sempre più perla loro diminuzione numerica e anche per l'aumento dellenecessità pastorali e delle crescenti difficoltà. E anche i preti

si ammalano, logorano la salute, invecchiano. Lo dovrebberoavere presenti le nostre comunità per adeguare talvolta le loropretese, per aiutare maggiormente, per condividere con i loropreti situazioni di vita e di salute non sempre facili,In occasione dell'ultima Assemblea della Cei, alla luce anchedi una ricerca sulla situazione e sulle prospettive del clero inItalia, i Vescovi hanno sentito il dovere di ringraziare i nostripreti per la loro laboriosità, la forza della loro testimonianzain una società sempre più scristianizzata e consumistica.“L'innalzamento dell'età media e il calo numerico, hannodetto, chiedono a loro maggiore impegno, maggiore creativitànella pastorale, maggiore coordinamento con le comunità diappartenenza e il territorio….Non stanno facendo, nonostantetutto, una pastorale ripetitiva: gli sforzi di rinnovamento sonoevidenti. Quello che manca forse è la capacità di verifica dellesperimentazioni in atto che le rendo maggiormente fruibili amolti”. Diciamo grazie anche noi ai nostri preti, condividiamole loro fatiche e preoccupazioni e aiutiamoli.

Un grazie ai preti da parte dei Vescovi

La Chiesa Cattedrale nel contesto del tessuto urbano.

Lavori in Cattedrale

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13vita nostra

23 settembre: ConvegnoMissionario DiocesanoL'annuale convegno delle forze missiona-rie operanti in diocesi sarà dedicato altema della speranza in sintonia con ilConvegno di Verona. Il tema sarà:“Missionari della speranza”.

Ormai è noto che dal 16 al 20 otto-bre la Chiesa italiana si riunirà aVerona per un grande convegno

nazionale. E' il quarto appuntamento delgenere, dopo quello di Roma (19769 cheha avuto come tema Evangelizzazione eSacramenti; quello di Loreto (1985) sultema: Riconciliazione e comunità degliuomini; quello di Palermo (1995) sultema del Vangelo della carità.

Il tema di questo quarto convegno è:“Testimoni di Gesù Risorto, speranza delmondo”. E' un tema del Convegno di

Verona è particolarmente “congeniale” atutti coloro che nella Chiesa sentono evivono in prima persona l'urgenza dellamissione. I missionari, anzitutto - per laloro peculiare esperienza di vita e di apo-stolato tra i popoli di altri continenti - maanche tutti coloro che in vari modi liaccompagnano e li sostengono, sononaturalmente del “narratori di speran-za”: sono testimoni infatti di cristiani edi giovani Chiese che manifestano la fre-schezza e l'entusiasmo della loro fede edanche la forza commovente che trovanonel Signore Gesù per affrontare situazio-ni di miseria, di sfruttamento, spesso dipersecuzione. E sanno essere anche“artefici di speranza” con un impegnoserio e perseverante sui temi della giusti-zia, della pace, della salvaguardia delcreato, che sono parte integrante dell'an-

nuncio del Vangelo. Questo dunque saràl'itinerario anche del nostro Convegnomissionario di settembre, in sintonia conla riflessione della Chiesa italiana.

Sono invitati al Convegno diocesano• Tutti coloro che fanno parte dei gruppimissionari parrocchiali e vicariali• Gli animatori/trici delle PP.OO.MM.• Le Associazioni e i Gruppi che coltiva-no in diocesi la sensibilità per la giustiziae l'orizzonte missionario• I giovani che hanno vissuto esperienzedi volontariato e di condivisione con iMissionari nei vari paesi del mondo.Il Convegno si terrà presso la casa deiMissionari Saveriani, in Viale Trento aVicenza, dalle 14.30 alle 18.30.

In preparazione al Convegno di Verona èstata fatta la proposta di visitare i luoghidove alcuni testimoni hanno espresso edato la vita per la loro fede.

Raccogliendo questo invito, l'Ufficio perla Pastorale Missionaria ha organizzato loscorso 27 maggio un pellegrinaggio in Valdi Non, nel Trentino, per riscoprire il mes-saggio di alcuni testimoni non moltoconosciuti ma non per questo meno pre-ziosi. L'incontro con il primo di questi,Romedio, vissuto nel IV secolo, è statodavvero suggestivo, a cominciare dallacollocazione del santuario, costruito inmaniera ardita sopra la grotta che conser-va le reliquie del santo. Del nobile e riccosignorotto che Romedio fu prima di riti-rarsi a condurre unavita eremitica, quinon c'è traccia: lasobrietà, il silenzio, lasolitudine dei luoghiparlano, infatti, di unascelta radicale divivere in povertà, pre-ghiera e penitenza.Una testimonianza lasua, davvero corag-giosa e quanto maiprovocante per tempi,

come i nostri, segnati sempre più dalladifficoltà di coltivare la dimensione del-l'ascolto e dell'essenzialità. Di grandeattualità la vicenda e la testimonianza difede dei tre laici missionari - Sisinio,Martirio e Alessandro - venuti dallaCappadocia per annunciare il Vangelo interre lontane. Affidati dapprima daGiovanni Crisostomo ad Ambrogio,vescovo di Milano, questi ne fece “dono”al Vescovo di Trento, Vigilio, che avevachiesto aiuto per l'evangelizzazioni dellevallate di montagna, ancora pagane. EVigilio diede loro l'incarico di andare avivere e a testimoniare la loro fede nellevallate dell'Anaunia, l'attuale Val di Non.Non erano preti, e per dieci anni visserosemplicemente tra quelle genti, dedican-

dosi al servizio dellaParola, della carità edella preghiera.L'occasione per unatestimonianza radica-le arrivò, non cercata,la sera di giovedì 28maggio 397 quando itre presero le difesedi alcune famiglieche - divenute nelfrattempo cristiane -si rifiutarono di par-

tecipare ai riti pagani di propiziazione perle messi. Il primo a morire è Sisinio, il piùanziano dei tre, quello che poi diede ilnome al luogo ('Sanzeno' da 'San Sesen')dove si svolsero i fatti. Poi è la volta deglialtri due, Martirio e Alessandro, fratelli dinascita oltre che di martirio. La prova piùalta e più coraggiosa è chiesta adAlessandro, il più giovane e il più umiledei tre, gettato vivo sul rogo dove brucia-vano i corpi dei compagni. All'indomanidi questi tragici fatti, sarà lo stesso vesco-vo Vigilio ad accorrere da Trento per rac-cogliere la cenere e i resti dei tre martiri efarne dono alle chiese di Costantinopoli edi Milano che qui li avevano inviati.

Don Arrigo Grendele

Nella Val di Non “testimoni” d'altri tempi