Brigante giugno 2014

44

description

 

Transcript of Brigante giugno 2014

Page 1: Brigante giugno 2014
Page 2: Brigante giugno 2014
Page 3: Brigante giugno 2014

3 l’Editoriale

GINO GIAMMARINO

IL CROUPIER EUROPACHE GIOCA CON LE VITE

GIUGNO 2014

Ci siamo lasciati nelnumero di maggio2014 con la prospet-tiva delle allora pros-sime consultazioni

per costituire il nuovo Parlamentodi Bruxelles. Tra le righe aveva-mo sottolineato come la relativacampagna elettorale in Italia, vis-suta come termometro del con-senso tra i partiti del Belpaese,testimoniasse l’inesistenza politi-ca di quest’organismo. Quando ese si realizzerà un’Europa politi-ca, infatti, a nostro modo di vede-re la competizione elettoraledovrà essere tra partiti europeicome il PPE ed il PSE, e non trapartiti e movimenti dei singoliPaesi costituenti.

Le elezioni europee sono finite, ilmalcostume italiano, no. Certifi-cato il successo della linea Renzi,comunque da mettere in relazio-ne anche con il nuovo ribassodell’affluenza alle urne, i grandinetwork nazionali, sprezzanti

dell’italica piccineria, hannocominciato a darci da bere che aquesto punto la linea politicaall’Europa e allo Spread Mare-sciallo Merkel l’avrebbe dettatalui, il tosco Matteo.Non c’è voluto molto perché,attraverso la tristemente notaagenzia di rating “Standard &Poor’s”, arrivasse la risposta del-la BCE: nonostante la simpatia ela buona volontà, vi spetta ancoraun sonoro livello “BBB”. In buonacompagnia, intendiamoci. Connoi, infatti, ci sono il Bahrein, laColombia, le Bahamas, la Bulga-ria, Panama, le Filippine, il SudAfrica e la Spagna. Promossa allivello A-, inaspettatamente, l’Ir-landa, isola simbolo dell’indipen-denza e dell’autonomia.

Nuovo Parlamento, vecchiaEuropa: gli sbarchi a Lampedusacontinuano nell’indifferenza,mentre per tanti, troppi disperatimigranti, i viaggi della speranzainiziati per andare incontro ad

una nuova vita si concludono conl’incontro della morte al capoli-nea. In Russia Putin continua unadiscutibile operazione dellerepubbliche che erano diventateautonome senza risparmiare sulconto delle vittime: adesso è ilturno dell’Ucraina. Europa già vista, Europa che nonvede, come non riuscì a vedere illungo martirio della Jugoslaviache pure era proprio lì, sotto isuoi occhi.

In questo numero volevamo par-lare dell’analisi del voto e dei suoirisvolti possibili per il Sud, poi pia-no, piano, l’idea di un’Europa chegioca con le vite degli emigranti edei suoi stessi cittadini ci ha por-tato ad approfondire il tema delgioco come sistema prima, ecome patologia poi.Perché cara Europa, è vero chela vita è un gioco, ma, comeavrebbe detto il Principe dellarisata, “…qui si esagera!”

IL BRIGANTE MASSIMO TROISI

Ebbene, si. A vent’anni dalla scomparsa di unaltro grande attore partenopeo, MassimoTroisi, possiamo rivelare un grande scoop: il

maestro Manlio Santanelli, del quale è appena usci-to il racconto-spettacolo “Per oggi non si cade”, ave-va nel suo cassetto un testo sul brigantaggio com-missionato proprio dal grande Massimo poco prima

della realizzazione del film “Il Posti-no”. Per i dettagli e gli sviluppi vi affi-diamo alle parole dello stesso Mae-stro Santanelli che troverete nell’in-tervista che segue nelle prossimepagine. Da parte nostra sottolinea-mo solo il piacere dell’ennesimaconferma dello spessore di chiall’ideale del brigantaggio si è affac-ciato venti anni fa, in tempi non sospet-ti. E senza l’ausilio della rete internet.

Page 4: Brigante giugno 2014

GIUGNO 20144il Sommario

DIRETTORE RESPONSABILEGINO GIAMMARINO

VICE DIRETTORE sIMONA BUONAURA

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:eNRICA BUONGIORNO

ettORe d’AlessANdRO dI PesCOlANCIANOGABRIellA dIlIBeRtO

sAlVO IAVARONeRICCARdO GIAMMARINO

VAleNtINA GIUNGAtIROsI PAdOVANI

COstANtINO PUNzOFeRNANdO RICCARdI

lUCIANO sAleRAMANlIO sANtANellIRAFFAele sANtIllO

EDITORE

Piazza Stazione CentralePiazza Garibaldi, 136 - 80142 Napoli

PROGETTO GRAFICO FRANCesCO GAllO

FOTOGRAFO C. ANdReOttI

STAMPAARtI GRAFIChe NAPOlItANO - NOLA (NA)

La rivista è stata chiusa il giorno10 Giugno 2014 alle ore 14:00

Autorizzazione tribunale Napolin. 5159 decreto 22/11/2000

ANNO 14 - NUMeRO 38www.ilbrigante.it - [email protected]

Tel. 081 19339716

MAGAzINe PeR Il sUd del teRzO MIlleNNIO

L’IMBOSCATA

FRANCA PARIZZISERVIZIO A PAGINA 6

IL PERSONAGGIO

JEAN-NOëL SChIFANOSERVIZIO A PAGINA 8

LO SCENARIO

TRA POLITICAE FAVORI ALLE LOBBY

SERVIZIO A PAGINA 10

i n q u e s t o n u m e r o :

il Brigante

Page 5: Brigante giugno 2014

GIUGNO 2014 5 il Sommario

L’IMPRESAMONTE DELLA TORRE

SERVIZIO A PAGINA 14

IL PASSAGGIO

L’ABDICAZIONEDEL BORBONE DI SPAGNA

SERVIZIO A PAGINA 20

L’IDENTITà

I MORTIDI CASTELFIDARDOSERVIZIO A PAGINA 22

L’EVENTOPRESENTATO A NAPOLI

“PER OGGI NON SI CADE”SERVIZIO A PAGINA 26

IL RICORDO

MASSIMO TROISISERVIZIO A PAGINA 32

LA STORIALE COLPE DEI BORBONE

SERVIZIO A PAGINA 40

Page 6: Brigante giugno 2014

L’arrivo di clandestini sulle coste italiane in cercadi una nuova vita per scappare dalla loro èormai all’ordine del giorno e le strutture di acco-glienza si trovano ad affrontare emergenzesempre maggiori.

I dati sugli sbarchi sono allarmanti, il vice direttore diFrontex Gil Arias Fernandez, nel presentare i dati del-l’agenzia per l’anno in corso ha parlato di un aumento

degli arrivi, nei primi 4mesi, del 823% rispettoallo stesso periodo del2013. In particolare daGennaio ad Aprile 2014 sisono registrati 25650 arri-vi in Sicilia e 660 in Pugliae Calabria. Tra le isolemaggiormente prese dimira dagli sbarchi c’è sicu-ramente Lampedusa cheha vissuto momenti digrande emergenza, e siprepara a viverne altri sequalcosa non cambia. Ne

parliamo con Franca Parizzi, Assessore ai Servizi socia-li, Salute e Accoglienza migranti del Comune dell’isola,medico pediatra di Monza che quando ha raggiunto l’etàpensionabile non ci ha pensato due volte ed ha decisodi portare il suo know how sull’isola :

Qual è la situazione attuale di lampedusa?«Essendo chiuso il centro di accoglienza per restauro lasituazione attualmente è tranquilla e sotto controllo. Vie-ne aperto parzialmente solo quando qualcuno è accom-pagnato dalle motovedette per poi essere trasferito inSicilia. Quindi in giro per l’isola non ci sono migranti. Ilfatto però che siano al collasso i centri cosiddetti diseconda accoglienza in Sicilia mi fa pensare che appe-na saranno ristrutturati i centri torneremo in situazioni

abbastanza pesanti anche qua».

A parte il fatto che siano chiusi. Quali sono le condi-zioni dei centri di accoglienza? «Fino a quando non ripristineranno i due padiglioniincendiati per protesta nel 2011 da alcuni tunisini duranteun’emergenza, il centro può ospitare al massino 250 per-sone; recuperando i due padiglioni citati si arriva a 400posti. La situazione è gestibile solo se il numero deimigranti è ridotto e non supera il massimo consentito,altrimenti va fuori controllo. Pensi spesso è capitato disuperare le 1000 unità e questo inverno purtroppo ci sia-mo trovati a dover far dormire alcuni migranti, tra cuibambini, all’aperto per mancanza di posti. E tutto questoè davvero inaccettabile».da dove provengono per la maggiore gli emigranti?«Eritrea e Siria con molti minori di cui parecchi nonaccompagnati. I siriani arrivano in famiglie intere conbambini piccoli».

GIUGNO 20146l’Imboscata

MARE NOSTRUM…EMERGENZA DI TUTTILA TESTIMONIANZA DI FRANCA PARIZZI, ASSESSORE A LAMPEDUSA

SIMONA BUONAURA

Page 7: Brigante giugno 2014

7 l’Imboscatal’Italia in effetti per loro è solo un passaggio, diversiinfatti hanno manifestato la volontà di proseguire ilviaggio. Quali sono le loro mete? «Ho parlato con molti di loro questo inverno e una gran

parte ha come meta i Paesi del Nord Europa come Ger-mania e Svezia. Diversi sono anche riusciti a raggiunger-le. Hanno le loro strade, c’è una rete organizzata che liaiuta a raggiungere le mete finali».Nelle ultime ore si sono registrati nuovi sbarchi sullecoste della sicilia. Anna Maria Bernini, vice capogruppo di FI, ha chiesto la sospensione immediatadell’operazione Mare Nostrum rifacendosi allamozione Gasparri-Romani cosa ne pensa?«E’ una assurdità, l’operazione sta funzionando e lodicono anche i dati. Ero scettica all’inizio per i costi checomporta perché sono davvero notevoli, ma dal punto divista dei salvataggi e dei trasbordi è ben pensata. Il pro-blema principale sono i centri di accoglienza in Italia».

Chi sono i vostri interlocutori sordi, ovvero coloroche non ascoltano le richieste e non permettono disuperare questo immane impasse?«Il Ministero degli Interni e la Prefettura, sono loro chegestiscono questo problema».

lei ha parlato di costi elevati del Mare Nostrum, esi-ste qualche alternativa secondo lei più “economica”?«Certo! I corridoi umanitari ovvero dare la possibilità divenire tranquillamente in Italia e con viaggi sicuri orga-nizzati tramite le ambasciate ed i consolati delle terred’origine che da là esaminano le domande di asilo diret-tamente. Con queste politiche adottate invece stiamopermettendo la tratta di esseri umani perché consentia-mo un traffico illegale di persone che non è solo quelloche intercorre tra le coste del Nord Africa e Lampedusao la Sicilia ma tutto un sistema che c’è a monte. Ormaiquesto è il mercato criminale più florido che ci sia e noilo stiamo alimentando con queste politiche».

Non le sembra che il ruolo dell’europa sia assente eche lasci l’Italia al suo destino? Cosa potrebbe fare? « Per me andrebbe cambiato il regolamento sull’asilodenominato Dublino III entrato in vigore il 1° Gennaio2014 che sostanzialmente non cambia molto rispetto alprecedente ma sancisce che gli adulti debbano rimane-re nel Paese in cui viene fatta l’identificazione mentre i

bambini possano raggiungere parenti, anche non di pri-mo grado, che si trovano in un Paese dell’Unione Euro-pea diverso da dove approdano. Ecco perché molti diloro non vogliono farsi individuare e scappano via: pertutelare la famiglia e non perdere i bimbi».

tra le tante persone soccorse e le tante vite di dispe-rati che ha incontrato c’è qualche storia che le èrimasta più impressa e che vuole raccontarci?«Sono davvero tante. Posso raccontare di un ragazzo di17 anni che ora è qui grazie ad una convenzione per l’af-fido dei minori non accompagnati con Ai.Bi. (Associazio-ne Amici dei Bambini) tramite il progetto “Bambini in altomare”. Sono state formate 12 famiglie per avere ragazziin affido. Questo ragazzo è affidato alla famiglia del capodei vigili ed ha la pratica in corso da Gennaio, siamo aGiugno ma non ancora ha ottenuto i documenti di conse-guenza non può uscire dall’Italia e non può sostenerel’esame di terza media».

I lampedusani come percepiscono questa situazio-ne?«Sono persone molto generose anche nei confronti deimigranti soprattutto quelli degli ultimi arrivi perché hannomolto bisogno di aiuto. In inverno si sono dati da fare:hanno offerto pasti e vestiti senza tirarsi indietro. Il timoreviene quando inizia la stagione turistica perché tutta lasituazione che si vive è penalizzante dal punto di vistaturistico almeno per il messaggio che ne esce».

lei è di Monza ed ha conosciuto lampedusa da turi-sta, motivo per cui si è innamorata dell’isola ed unavolta in pensione le ha dato la spinta per decidere ditrasferirsi qua. secondo lei c’è ancora la speranzache a lampedusa ritorni un turismo che porti occu-pazione?«Certamente! Qua i migranti non se ne vedono molti,

tenga conto che i centri di accoglienza sono un isolaall’interno di un’isola. In inverno ce ne sono stati di più edinfatti venivano anche in comune, ma sono periodi. Iosono di Monza e vedo quasi più stranieri là che qua inalcuni periodi dell’anno. L’anno scorso dal punto di vistaturistico la stagione è stata positiva, per quest’anno iltrend di prenotazioni è notevolmente diminuito credo chesia un mix tra crisi e notizie dell’isola che i media fannoarrivare che non sempre rispondono a verità. Ci tengo adire che Lampedusa è un’isola bellissima e vale la penadi venire a visitarla».

GIUGNO 2014

Page 8: Brigante giugno 2014

GIUGNO 20148il Personaggio

L’EUROPA CHE VOGLIAMO:LE PROPOSTE DI JEAN-NOËL SCHIFANO

GINO GIAMMARINO

Facciamo il punto sull’Europa che va disegnandosipartendo dalle recenti elezioni nelle quali, ancorauna volta, sembra essere in deficit di rappresen-tanza quella dei popoli a favore di quella dellaBCE: ne parliamo con Jean Noel schifano, tra i

più lungimiranti protagonisti dell’elaborazione di un pensieroautenticamente napoletano, meridionale, ma contempora-neamente europeo…Calata l’affluenza, si va allargando il fronte di chi lavoraalla realizzazione di un’europa diversa; dei popoli primache dei conti correnti controllati dalla Banca Centraleeuropea: qual è il suo punto di vista?«Penso che l’Europa dei popoli sia un tema molto giusto.Constato a favore del Sud e delle Due Sicilieche mai fino ad oggi un primo ministro italianoaveva detto che il Regno, prima dell’unità d’Ita-lia, aveva un’amministrazione esemplare. Loavrà pure fatto per racimolare qualche voto,però l’ha detto. E questo vuol dire che nel Nord,nel Centro e nel Sud comincia a crescere lapianta che tutti insieme abbiamo seminato: laconsapevolezza che una grande nazione comequella napoletana, in un certo momento di debo-lezza storica, sia stata colonizzata da un Nordpoverissimo che si è arricchito con il Sud. Hosempre detto che il problema non è meridionalema è settentrionale.Quando abbiamo iniziato a dire le cose che oggisono patrimonio di tutti ci hanno accusato diessere retrogradi e nostalgici, oggi Matteo Ren-zi, che -lo preciso, non ne faccio un santo- è sta-

to costretto dai popoli ad ammettere e dire queste cose».Come gli americani avevano anticipato un bel po’ dianni fa, con uno dei soliti studi che hanno sempre pron-ti, il web negli ultimi anni ha dato un grosso contributoalla causa identitaria: nel bene e nel male…«Certo, è questo è indispensabile per un ricercatore o unoscrittore come me che ha vissuto carne, anima e ossa larealtà del Sud. Vengo dal Cilento dove si stanno facendocose straordinarie, per la precisione a Paestum dove c’eraun congresso gastronomico sulla mozzarella, ed ho vistoqueste bufale dal cui latte si produce questa mozzarellasquisita alle quali fanno ascoltare la musica di Mozart. Sonodelle mozzarelle “mozartiane”: fantastico! A Napoli, poi, qual-

Page 9: Brigante giugno 2014

GIUGNO 2014 9 il Personaggioche giorno dopo, in un’enoteca ho degustato il vino fatto inun paesino della Sicilia che - giustamente - si chiama “Vitto-ria” da una ragazza giovanissima. Sono testimonianze diuna volontà e di una voglia giovanile che -dal Sud- chiedeuna sola cosa: affermarsi con le proprie forze».

In tutto questo fermento si può intravedere anche larichiesta di una nuova rappresentatività politica diretta-mente legata all’identità?«Una cosa è certa: a questo punto non si può fare a menodi pensare che i briganti furono i primi eroi di questa resurre-zione del Sud a cui stiamo assistendo adesso. La riconqui-sta dell’identità si fa cancellando le cose false: qui siamo apiazza Garibaldi, perché?! Si dovrebbe chiamare piazza delprimo treno d’Italia, per esempio. Oppure via dei Mille, cheandrebbe sostituita con un via Caruso, artista conosciuto intutto il mondo. Ho detto anche al presidente della Camera diCommercio, Maurizio Maddaloni, che quel busto del boia ecriminale di guerra Enrico Cialdini non può restare in quellache è stata la Borsa di una capitale che lui stesso sfregiò amorte!E per tornare alle proposte concrete, ne voglio rilanciare unaalla quale penso da un bel po’. Roma e Milano stanno liti-

gando per accaparrarsi le olimpiadi del 2024. Ebbene,Napoli sia la terza che goda tra le due litiganti!». torniamo a quest’europa Croupier, come l’abbiamoimmaginata nella nostra copertina, che gioca con lavita, con le vite: quelle dei clandestini che sbarcanonegli avamposti della sicilia, da una parte, quelle degliucraini che si scontrano con la Russia dall’altra, senzamuovere un dito. Forse perché non ci sono né transazioni, né commis-sioni?

«Ha ragione in questo senso, ma non bisogna buttare la pie-tra sull’Europa per la questione meridionale. Napoli ha sem-pre avuto un rapporto diretto con l’Europa, non con Roma:bisogna che l’Europa si napoletanizzi, più napoletanità cisarà in Europa, più questa sarà vivibile. Dunque, facciamol’operazione contraria: seduciamo l’Europa, anziché accu-sarla, e penso che quando si parla di seduzione i napoletanisono in prima categoria».

Cosa devono chiedere le nazioni identitarie all’europa?«Creare la coscienza federale è meglio che unire con la for-za. Se si rispettano i popoli, le loro energie, le loro giovinez-ze, si svilupperanno tutte, ma nella misura in cui le pecuria-lità sono schiacciate senza rispetto i Paesi dalla linea diGaeta in su, o da Madrid in su, o da Marsiglia in giù, alloranon potrà funzionare. Bisogna fare l’Europa attraverso le grandi Regioni e le gran-di capitali, e Napoli, checché se ne dica, è rimasta l’unicagrande capitale europea, con tutto quel che ne consegue intermini di potenzialità. Solo un vero federalismo con una Napoli che fa da esempiopuò aiutare l’Europa a realizzarsi compiutamente».Ancora una volta al ribasso i votanti alle urne: sfiducia?«Che la Merkel sia preoccupata della politica che si fa inFrancia è ovvio, ma questi traballamenti delle politiche euro-pee, questa “disarmonia totale” fa sì che i suoi cittadini siallontanino dal voto. Ecco perché bisogna partire dalla veri-tà, dall’Europa dei popoli che, rafforzandosi, creeranno unacatena di collegamento produttiva che permetterà uno svi-luppo omogeneo anziché essere la catena delle manetteche bloccano tutto. Liberiamo le forze locali affinchè l’Europasia forte, cominciando da Napoli e dal Sud».Chiudiamo su Matteo Renzi, da lei più volte citato, vitto-rioso nelle urne europee ma che aspetta la legittimazio-ne di quelle italiane, avendo ricevuto la nomina diretta-mente (e lo ricordiamo, siamo al terzo governo “nomi-nato” senza passaggio elettorale) da Giorgio Napolita-no: come vede da francese quest’anomalìa tutta italia-na?

«Ma innanzitutto, anche se può sembrare un controsenso,meno napoletano di Napolitano non c’è. Ma si vede chel’ideologia comunista ha schiacciato un napoletano chepoteva essere grande per il Sud, per il Mezzogiorno. Adessoper lui è troppo tardi per attuare una rivoluzione nella suatesta, cioè, per ridiventare napoletano. Renzi, invece, è sin-tomatico: ha rotto un muro. Al Sud resta da crescere ancoraal punto di non accontentarsi del semplice riconoscimentodel suo passato, ma di imporre la sua linea di guida alla riso-luzione dei problemi, e non solo di quelli italiani…».

Page 10: Brigante giugno 2014

GIUGNO 201410lo Scenario

L’ESCALATION DELLA VERGOGNA:TUTTI I PROVVEDIMENTI A FAVORE DEL GIOCO D’AZZARDO

RAFFAELE sANtIllO

Dopo settimane di con-vention, incontri, mani-festazioni in piazza,comizi, a base di pro-messe, progetti e cure

contro la crisi economica, cala ilsilenzio sull’Italia e i cittadini restanonuovamente abbandonati dal politicodi turno. Proprio questa è l’aria chesi respira alla fine di una tornata elet-torale; dopo mesi in cui la popolazio-ne si sente veramente parte attivadella res publica, all’improvviso vie-ne abbandonata al proprio destino. Inaspettatamente, gli 80 euro in piùsulla busta paga scompaiono, non siparla più dei tagli ai costi della politi-ca e l’Italia, che per cinque settimanesembra essere un’isola felice, tornaa sprofondare nella crisi economicatra l’indifferenza delle istituzioni e lepersone che non riescono a mettereil piatto a tavola. Questo terribile senso di abbandono,i cittadini lo hanno rivissuto anchenei giorni successivi alle recenti ele-zioni Europee, che hanno sancito iltrionfo del Pd di Renzi, il mezzo flopdel Movimento 5Stelle di Beppe Gril-lo, il disagio che affronta la Forza Ita-lia del post-Berlusconi, la risalita del-la Lega Nord e il disastro di partitiminori come il Nuovo centrodestra diAlfano. In seguito al voto dello scor-so 25 maggio, sono stati distribuiti i73 seggi che spettano all’Italia all’in-terno dell’europarlamento, organoancora troppo estraneo ai cittadinidel nostro paese.

Infatti, sono tante le persone che sipongono domande sull’utilità dell’Ue.Cosa fanno le istituzioni dislocate aBruxelles, Strasburgo e Lussembur-go per risolvere i grossi problemi del-l’Italia? La risposta appare ovvia:quasi nulla. Ad esempio, cosa fal’Europa per affrontare un’emergen-za internazionale come quella legataagli sbarchi degli immigrati, prove-nienti dall’Africa e dal Medio Oriente,sulle coste della Sicilia? Anche inquesto caso la risposta sembrascontata: poco o nulla. Passando algioco d’azzardo, fenomeno in gran-de espansione in Italia che ha ridottosul lastrico tantissime famiglie, ci sirende immediatamente conto chesia le istituzioni locali che quelle

europee non sono mai intervenuteper arginare la piaga sociale. Anzi, equesto è il dato più allarmante inassoluto, la politica italiana appareessere la prima complicedelle multinazionali del set-tore.

A far emergere questo ele-mento non sono delle con-getture ma fatti reali chehanno visto come protago-nisti i nostri rappresentantiistituzionali. Commissioniad hoc, condoni ed emen-damenti si sono susseguiti

negli anni, attraverso numerosigoverni, favorendo i magnati del gio-co d’azzardo e i ‘mister slot machine’d’Italia. Ci sono pochi dubbi: siamo il‘Paese del gioco d’azzardo’, siamo ilpiù grande mercato del settore inEuropa ed uno dei più grandi al mon-do. Ma se il fatturato legato al giocod’azzardo è passato dai 14,3 miliardidi euro del 2000 agli 80 miliardi del2011, i ricavi per lo Stato sonoaumentati solo marginalmente. Lacifra ottenuta per le tasse sul giocod’azzardo è aumentata di meno di 3miliardi tra il 2001 e il 2011. La spesatotale del consumatore, invece, ècresciuta molto di più passando dai19,5 miliardi del 2001 ai 79,9 miliardidel 2011. Per incentivare questa atti-vità, l’imposta media sulle entrate delgioco è inferiore rispetto a quanto sipaga normalmente sui beni di consu-mo. Il risultato è che più persone diprima giocano e che circa 700milaitaliani sono diventati ‘malati delleslot machine’.

La deregolamentazione del giocod’azzardo è iniziata nel 1992, quan-do, a causa della forte crisi economi-ca, l’Italia aveva bisogno urgente dientrate fiscali. Nel 1994 il fatturatonon superava comunque i 6,5 miliar-di di lire ed erano tre le società chegestivano l’affare: Lottomatica,Sisal e Snai. Nel 2006, la legge Ber-sani-Visco ha permesso agli opera-tori stranieri di entrare nel mercatoitaliano e da quel momento in poi lacrescita è stata costante. Un altropassaggio importante è costituito dal

Page 11: Brigante giugno 2014

GIUGNO 2014 11 lo Scenariocosiddetto ‘decreto di Ferragosto’2011 quando, con Silvio Berlusconi,è stata avviata la liberalizzazione deigiochi d’azzardo on line. Tanti i siste-mi di gioco introdotti dai governi negliultimi 20 anni, durante i quali nonsono mancate inchieste da parte diorgani inquirenti e provvedimentiassurdi presi dalle istituzioni. Nel

2006, un’indagine della Procuraquantificò in 136mila (su 207milaallora presenti in Italia), le slotmachine che non avevano trasmes-so i dati ai Monopoli di Stato.

Le aziende rischiarono una sanzionecomplessiva che inizialmente vennestimata in 98 miliardi di euro. Benpresto, la multa calò costantementefino ad arrivare ad una richiesta disoli 800 milioni di euro. Come spes-so accade in Italia, dietro provvedi-menti di questa portata ci sono degliaspetti curiosi: a fare i conti per lanuova sanzione, fu una commissio-ne voluta dal ministro dell’EconomiaTremonti, alla presidenza della qualefu messo il Ragioniere di StatoAndrea Monorchio, lo stesso che dal2006 sedeva anche nel Cda di Alma-viva, società che possiede Gmatica,una delle dieci concessionarie mul-tate. Chi è il controllore e chi il con-trollato? Bah, chi lo sa. Fioccarono lepolemiche, soprattutto da parte delcentrosinistra che, negli ultimi anni,ha dimostrato di non essere assolu-tamente estraneo a manovre perfavorire le multinazionali del giocod’azzardo. Nel 2013, ad esempio, ilgoverno Letta fece un accordo con lestesse concessionarie del giocod’azzardo che avevano ricevuto lamaxi multa di 98 miliardi di euro,

condonando questa cifra tramite ildecreto Imu.

Tra le aziende, così come rivelatodal programma televisivo ‘Le Iene’,c’è la Hbg Gaming di Antonio Porzia,che ha ammesso di aver finanziatola campagna elettorale di Letta per leEuropee del 2004. Risale alla fine

dello scorso mese di maggio, l’ultimoprovvedimento ‘vergogna’ (così èdefinito dai senatori del Movimento5Stelle) in materia di autoriciclaggio,presentato dal governo Renzi. “Alcomma 2 – fanno sapere i grillini tra-mite il blog del loro leader - è previ-sta una norma che favorisce e rendenon punibile il riciclaggio di denarosporco tramite le slot machinesCome? Inserendo le parole ‘un ulte-riore vantaggio’.

Il meccanismo è semplice: un gioca-tore entra in una sala slot ed inseri-sce denaro nella macchinettaschiacciando il bottone ‘riscuoti vin-

cite’. Il tutto senza giocare. La slotmachine erogherà il tagliandino checonsentirà a chi ha inserito il denarodi passare all’incasso per la stessasomma inserita precedentemente. Inquesto modo può essere ‘lavato’denaro sporco proveniente da attivi-tà illecite all’interno delle slot. Conl’emendamento del Governo si ren-de non punibile questo tipo di con-dotta illecita, inserendo le parole‘ulteriore vantaggio’. ‘La pena – silegge nell’emendamento - dellareclusione tra 3 a 8 anni e della mul-ta da 10.000 a 100.000 euro scattanei confronti di chi, avendo commes-so un delitto non colposo, sostitui-sce, trasferisce o impiega denaro,beni o altre utilità, provenienti da taledelitto al fine di procurare a sé o adaltri un ulteriore vantaggio in attivitàimprenditoriali o finanziarie. L’autoredel reato presupposto che sostitui-sce o trasferisca denaro, beni o altrautilità provento da tale delitto noncolposo o li impieghi in attivitàimprenditoriali o finanziarie, ma soloove il fatto sia commesso al fine diprocurare a sé o ad altri un ulterioreprofitto’. È evidente che inserire, facciamo unesempio, 100mila euro sporchi nellaslot schiacciando il tasto ‘riscuoti vin-cite’ e ritirando immediatamente altri100mila euro senza giocare, permet-terà di riciclare denaro sporco senzacompiere un reato. Questo perché,come prevede l’emendamento del

Governo Renzi, non c’è stato unulteriore vantaggio/profitto”. Forse, igrillini hanno ragione: è una veravergogna.

Page 12: Brigante giugno 2014

GIUGNO 201412l’Iniziativa

ENRICA BUONGIORNO

Italia Paese di santi, poeti, navi-gatori e… giocatori. Bingo, slotmachine, sale gioco hannoinvaso tabaccherie, bar e localipubblici delle città: il fenomeno

è in netta crescita da Nord a Sud. Gratta e vinci, windforlife, lotto,superenalotto e videopoker, il giococompulsivo è divenuto una vera epropria malattia: la ludopatia, compli-ce anche la crisi economica e occu-pazionale. Il sito internet del Ministero dellasalute definisce questa malattiacome l’incapacità di resistere all’im-pulso di giocare d’azzardo o farescommesse, nonostante l’individuoche ne è affetto sia consapevole chequesto possa portare a gravi conse-guenze. Chi è affetto da ludopatia trascura lostudio o il lavoro e può arrivare acommettere furti o frodi. Questapatologia condivide alcuni tratti deldisturbo ossessivo compulsivo, marappresenta un’entità a sé. È una

condizione molto seria che può arri-vare a distruggere la vita. La pagina web del Ministero inoltre,precisa che di recente, il DDL13/9/2012 n. 158 (art. 5), ha inseritola ludopatia nei livelli essenziali diassistenza (Lea), con riferimento alleprestazioni di prevenzione, cura eriabilitazione rivolte alle personeaffette da questa patologia. Le causedi questo disturbo non sono note mapotrebbero consistere in un insiemedi fattori genetici e ambientali. Tra imaschi in genere il disturbo inizianegli anni dell’adolescenza, mentrenelle donne inizia all’età di 20-40anni. Secondo alcune stime ameri-cane la ludopatia può interessare il2-4% della popolazione, rappresen-tando dunque anche un importanteproblema di salute pubblica. Secondo alcuni autori, la ludopatia èla patologia da dipendenza a piùrapida crescita tra i giovani e gliadulti.Chi casca nel gioco d’azzardo

rischia di perdersi, di fare bancarot-ta, di entrare in un circuito diabolico.Per le famiglie è un vero e propriosalasso, perché queste giocateammontano al 12% della spesaannua media: è come se ogni fami-glia si giocasse tra i 1500 e i 2000euro, cioè 150 euro al mese, una fet-ta consistente delle entrate.

Qualcosa nel Bel Paese, però,comincia a muoversi. L’Idv, infatti,ha promosso per prima una raccoltafirme per l’abrogazione del giocod’azzardo consegnando i documentialla Camera lo scorso gennaio. “Lanostra e' una proposta radicale,vogliamo abolire il gioco d'azzardoalla radice – ha spiegato IgnazioMessina, segretario nazionale del-l’Italia dei valori - parliamo ovvia-mente di giochi online e slot machi-nes nei quali si annidano interessiloschi di lobbies e criminalità orga-nizzata. Spezzare questo giro signifi-ca non essere complici e controllare

GIOCATORI SERIALI E CRISI, SINTOMI E POSSIBILI SOLUZIONI

Page 13: Brigante giugno 2014

GIUGNO 2014 13 l’Iniziativa

uno spazio che costa allo Stato nonsolo in termini sociali ma anche eco-nomici e sanitari. 800mila ludopaticiin Italia comportano dei costi elevatied un potenziale danno alla collettivi-tà. Condoni e regali ai proprietari dislot non fanno certo trasparire unavolontà ferma e decisa di combatterela ludopatia, che oggi comincia a far-si strada anche tra gli adolescentiper colpa della facilità di accesso algioco d'azzardo. E' un mondo total-mente incontrollato ed abbiamo ildovere non solo di regolarlo ma diinterrompere la parte dello Statobiscazziere e salvare i cittadini”.

Il problema si è trasformato in emer-genza. I sindaci italiani insieme alleassociazioni Terre di Mezzo, Legau-tonomie e Fa la cosa giusta lancianol’allarme e in più di 600, a nome deiloro Comuni, hanno firmano un“Manifesto per la legalità contro ilgioco d’azzardo” oltre a promuovereuna raccolta firme per una legge diiniziativa popolare che dia loro mag-giori poteri di controllo sulle sale gio-co e sulle slot machines. Il movimen-to dei primi cittadini partito da Milanoe dalla Lombardia si è diffuso a mac-

chia d’olio, da ultimo anche IgnazioMarino, sindaco di Roma ha firmato.Nella Capitale le sale gioco in dueanni sono passate da 294 a 718. I dati che preoccupano gli ammini-stratori cittadini sono tristementenoti: il gioco d’azzardo ormai rag-giunge cifre astronomiche, con oltre80 miliardi di giocate all’anno (4%del prodotto interno lordo nazionale)che significano 8 miliardi di tasseincassate dallo Stato e il resto spar-tito tra le società che gestiscono igiochi e le vincite distribuite agliscommettitori. “Le mobilitazioni da

parte della società civile sono nume-rose. Tuttavia esistono ancora delleanomalie – continua Ignazio Messi-na - Si pensi solo che a Milano, leslot erano ospitate, abusivamente, in

un locale del Comune nonostanteuna delibera ne vietasse l'uso.

Molte regioni come l'Emilia Roma-gna hanno adottato delle normativequadro per reprimere il fenomeno.Anche noi siamo stati promotori dileggi regionali, come e' accaduto nelVeneto. Tuttavia il fenomeno e'ancora esteso perché manca unareale rete di controllo e veri e propri

strumenti di pre-venzione e sensi-bilizzazione. Nonbasta reprimere,serve educare, farconoscere il pro-blema perché lapercezione e' chein Italia la ludopa-tia non sia consi-derata con ladovuta serietà. E'un problema gra-ve, perché pensio-

nati e giovani si giocano tutto e qual-cuno anche la vita”. Il decreto leggedel 13 settembre 2012 n. 158,meglio conosciuto come “DecretoBalduzzi”, contenente disposizioni inmateria di giochi convertito in legge(Legge 8 novembre 2012 n. 189) èentrato in vigore il 1 gennaio del2013. All’articolo 7 la norma si occu-pa proprio di ludopatia in particolaredi spot sul gioco, con l’obbligo di ren-dere visibili e ben chiare le formule diavvertimento al pubblico sul rischiodi dipendenza dal gioco e sulle pro-babilità di vincita comminando, in

caso di mancato rispetto, ingentisanzioni pecunarie. “Partendo dalpresupposto che il gioco d'azzardovada abolito, il decreto Balduzzi con-tiene buoni spunti normativi ma di

fatto, rimasti inapplicati – sottolinea ilsegretario dell’IDV - E' positiva larestrizione di spot pubblicitari cheincitano al gioco come anche l'inten-sificazione degli interventi su scalasanitaria ma evidentemente nonbasta oppure qualcuno non fa il suolavoro. Perché altrimenti non ci tro-veremmo di fronte ad un caso comequello dell'Abruzzo che spende i fon-di UE per finanziare una società cheacquista di slot. Vogliamo un inter-vento radicale perché fare da spallaa questo mondo significa non esserecapaci di tutelare i cittadini. Siamofiduciosi rispetto al governo Renziintravediamo delle buone possibilitàperché le cose cambino ed in Italia sitorni a parlare di riforme, quelle vereperò, non quelle annunciate. Leintenzioni ci sono e noi sosterremo leproposte condivise che riteniamopossano fare bene al Paese ma dob-biamo accelerare, perché c'è un'Ita-lia reale che vive nel pieno disagio equelli sono i nostri cittadini, il nostrofuturo. Dovrebbero calendarizzarela nostra proposta di legge e discu-terla in commissione”.

Nel frattempo, è stata assegnata alleCommissioni riunite Finanze e AffariSociali della Camera, lo scorso 19maggio, la legge di iniziativa popola-re per la regolamentazione del giocod'azzardo, presentata 9 mesi fa daLegautonomie e Terre di Mezzo econsegnata alla Camera il 9 aprile,93 mila le firme raccolte.

Page 14: Brigante giugno 2014

GIUGNO 201414l’Impresa

BIOL è un evento internazionale che ogni anno inPuglia premia i migliori oli di oliva del mondo evanta la partecipazione di aziende internazionalied esperte giurie per selezionare l’olio di olivabiologico punto di riferimento del settore in quel-

l’annata.Sul podio quest’anno, classificato come eccellenza interna-zionale è l’extravergine Monte della Torre prodotto dall’omo-nima azienda di Caserta.Un olio intenso dal retrogusto piccante ed amaro è la spe-cialità campana che ha raggiunto questo eccellente traguar-do, risultando il migliore in una selezione di ben 425 tipologie

di oli provenienti da 17 paesi. L’azienda sorge a Francolise in un punto strategico e graziealla devozione della famiglia Marulli realizza prodotti di altaqualità puntando sempre in alto.Il traguardo raggiunto non è stato unico, l’Azienda Agricolagià in passato aveva ricevuto riconoscimenti sia per i prodot-ti che per la storicità della stessa. La qualità è il frutto dell’impegno e della maestria che solol’amore e la passione e ovviamente un arduo lavoro disquadra possono realizzare. Proprio da questa dedizionenasce il progetto Terra Felix che vede coinvolti quattro pro-duttori tra cui il dottor Marulli al fine di difendere la tradizionedel Paese e mettere insieme le migliori realtà produttive del-la provincia di Casera e dei relativi prodotti.Il progetto nasce nel 2010, il nome deriva appunto da Cam-pania Felix, in quanto la nostra terra è sempre stata famosaper l’estrema fertilità e il clima mite, ma soprattutto per i pro-dotti eccellenti che sono motivo di vanto nel mondo. Abbiamo intervistato il dottor Alberto Marulli, proprietario del-l’Azienda Agricola Monte della Torre, intenditore di olio, non-ché capo panel e accademico all’Accademia dell’Olio di Oli-va di Spoleto.

l’extravergine “Monte della torre” ha vinto la kermesseinternazionale riservata ai migliori oli biologici. Un verosuccesso per la Campania.

«Un’eccellenza tutta campana, non inventata negli ultimi10/20 anni, vista la storia familiare dell’antica azienda difamiglia di circa 500 anni. Anche da parte di mio padreMarulli, famiglia napoletana di antica tradizione di coltivazio-ne. Questo traguardo ci rende orgogliosi, poiché rivaluta,considera, evidenzia che non vi sono solo notizie negative(spazzatura-terra dei fuochi) ma che al Sud si lavora comein tutta Italia forse di più, per contrastare la crisi e realizzareprogetti che arrivano ai primi posti nel mondo.Una rivalutazione del territorio, è ora che iniziamo ad offrireturismo, arte, gastronomia, paesaggi che nessun altro pos-siede. Vincere un tale premio va aldilà della singola azienda

è un premio che investe tutta la regione».

Come nasce l’Azienda Monte della torre?«L’Azienda è proprietà della famiglia dei Mar-chesi Marinelli sin dalla seconda metà del1500 e fu ampliata tra la fine del seicento e gliinizi del settecento. Attualmente l’oliveto èpiantato in parte razionalmente ed in parte èstato rinfittito conservando cosi una serie diolivi ultracentenari tutt’oggi rigogliosi.E’ motivo di orgoglio per noi avere piante han-no circa 450 anni mentre la pianta piu’ anticasi stima ne abbia circa 650.L’Azienda è stata condotta direttamente dallaContessa Franca Marinelli-Marulli, sino al1998 quindi se ne occupano i figli Alberto edAntonio, continuando così l’antica tradizionefamiliare che si tramanda da circa cinquesecoli. In Azienda si fa uso, già da molti anni,di tecniche agronomiche atte a garantire un

prodotto sano e naturale in un contesto di salvaguardia erispetto dell’ambiente.Le condizioni pedologiche, la mitezza del clima l’attenta

MONTE DELLA TORRE SUL PODIO,IL MIGLIOR OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA BIOLOGICO

VALENTINA GIUNGAtI

Page 15: Brigante giugno 2014

GIUGNO 2014 15 l’Impresa

selezione delle cultivar locali, l’impegno e la cura applicatedurante ogni fase del ciclo produttivo, le amorevoli assiduecure sono fattori che contribuiscono alla qualità dell’olio danoi prodotto.Il nostro olio è ottenuto da olive raccolte a mano e, dopo

macinatura per sgocciolamento naturale a freddo, è lasciatodecantare naturalmente onde lasciargli conservare inaltera-te tutte le virtù nutritive e le sue caratteristiche organoletticheche richiamano le sue origini campane aggiungendo a leg-gerezza e finezza un delicato gusto fruttato tipico della zonache dona al nostro olio un inconfondibile aroma».

Cosa viene prodotto in azienda?«Oltre a svariate tipologie di olio, produzioni di nicchia perappassionati e salutisti, la nostra azienda trasforma l’olio bio-logico, non quello di scarto, ma il migliore in cosmetica, pro-ducendo: crema per le mani e il viso, creme antirughe,shampoo e bagnoschiuma facendo sempre attenzione aconservare le proprietà curative dell’olio durante il processodi produzione in modo da ottenere preparati che siano ilmassimo qualitativamente. L’antico albero dell’Ulivo e l’Olio ricavato dai suoi frutti hannoaccompagnato l’umanità nel corso della sua storia. Furono iFenici a diffondere questa coltivazione su tutte le coste delmediterraneo. I Greci, Romani, gli Egiziani prima di impie-garlo per condire gli alimenti, lo utilizzavano soprattutto nellacosmesi.Nell’era contemporanea l’Olio di oliva costituisce un prodottocarico di misticismo ed oggi sempre più il mondo della medi-cina ne sottolinea i suoi aspetti benefici per la salute.Abbiamo quindi deciso di utilizzare il fiore di tale materia per

la produzione di cosmetica. Ciò perché solo l’extraverginemantiene intatte tutte le virtù benefiche dell’Olio (acidi grassi,monoinsaturi, acido linoleico, a-carotene, vitamina E, polife-noli).Questo “ingrediente” trasporta quindi con sé le sue preziose

sostanze nel cuore del nostro cosmetico. Il prodotto finale acquista conseguentemente glielementi cardine per apportare bellezza alla pel-le, trasformando la cura del corpo in un momentodi benessere e rigenerazione.Le fondamentali caratteristiche che lo differenzia-no dagli altri oli: ottenuto da un frutto fresco, rica-vato con soli mezzi meccanici, possibilità di con-sumo dal momento dell’estrazione, rapporto aci-do oleico/acido linoleico ottimale, elevata percen-tuale di acido oleico, significativo contenuto disostanze antiossidanti come polifenoli, tocoferolied effetti positivi sulla salute».

I progetti per il futuro sono moltissimi, dalle colti-vazioni ai prodotti cosmetici. Proprio lì crescono ipomodori antichi Vermini di Roccamonfina, i SanMarzano per confezionare le “pacchetelle” e sivoltiva il Senatore Cappelli un’antica varietà digrano duro.Oltre il canale ufficiale, dove è possibile acquista-re i prodotti, collegandosi direttamente al sitointernet www.montedellatorre.it sono attive lapagina facebook e youtube dove vengono propo-ste le innovazioni e gli eventi da non perdere.

Page 16: Brigante giugno 2014

la Proposta

SALVO IAVARONe*

GIUGNO 201416

DECRETO ART BONUS: UN TRENO PER I CAMPI FLEGREI

Ci sono treni che non si possono assoluta-mente perdere. I Campi Flegrei non posso-no assolutamente perdere il treno ArtBonus. Franceschini ha dichiarato che tele-fonerà personalmente ad imprenditori per

intervenire a favore della cultura, dopo aver varato ildecreto Art Bonus, che garantisce un credito d’ impostadel 65% a chi elargisce contributi. “ Si potrà investire sulColosseo, come sulla piccola abbazia di campagna” hadichiarato il Ministro. Dalla Fondazione dei Campi Fle-grei lo invitiamo fin d’ ora a telefonare anche per sostegnial nostro territorio, che ha bisogno come l’ ossigeno diinvestitori privati . Come si diceva, è un treno che non cisi può assolutamente permettere di perdere. Un po’ dap-pertutto si discute da tempo sul come e perché i privatipotranno, e dovranno, intervenire a sostegno della cultu-ra. I motivi ? Tantissimi. Intanto i tagli alle risorse, che daanni ormai crescono a dismisura, rendendo ingestibilequalunque progetto di crescita di progetti socio- culturali.Ma non è solo quello. E’ un problema di mentalità; che deve necessariamenteevolvere, e portare cambiamenti. Gli imprenditori devonofare la loro parte, e la devono fare secondo regole benprecise, non solo fiscali, anche comportamentali, rispettoai ruoli ed agli obiettivi. Chi usufruisce di un benearcheologico, comunque pubblico, è e resta il cittadino.Nessun imprenditore pensi di poter metter le mani subeni pubblici, nel senso di limitare la partecipazione delsociale. Nessuno pensi, tanto per capirci, di prendere in

gestione l’ Anfiteatro a Pozzuoli, limitando l’ accesso adun club privato di amici e soci. I vantaggi andranno ricer-cati altrove, nel ritorno di immagine, nella visibilità, nellariconoscenza sociale che potrà venire proprio da quellefrange di cittadini che potranno apprezzare i buoni risul-tati in termini di qualità ( come ad esempio la manuten-zione, o la possibilità di accedere consentita da persona-le finalmente soddisfatto economicamente, e quindidisponibile a far straordinari ). Insomma, il modello deimusei inglesi, che registrano presenze pari a dieci volte

quelli nostrani. Per non parlare del Louvre di Parigi, dovela gestione del merchandising costituisce circa il 50% deigià copiosi fatturati. Eppure nessuno grida allo scandalo,

né in Inghilterra, né nella Capitale francese. Il nostroMinistro dice che non esistono più scuse per nessuno,che adesso lo strumento esiste. Bene. I Campi Flegrei,come si diceva, faranno di tutto per agganciarsi al trenodel cambiamento. Ma attenzione a conservare accesi iriflettori. Abbiamo sentito parlare di Pompei, con i potericommissariali al generale Nistri e la messa a disposizio-ne di 20 progettisti. Piuttosto che di Caserta, con i nuoviprovvedimenti per il recupero degli spazi all’ interno dellaReggia. Non una parola sul nostro territorio. Nessuncoro lamentoso, caro Franceschini; faremo la nostra par-te. Ma ci dia una mano a prendere il treno. E’ forse l’ ulti-ma occasione di rilancio, di una terra antica, meraviglio-sa, che come potenzialità probabilmente non ha eguali.

Ma non si può solo parlare e commentare, bisogna agi-re. E allora abbiamo deciso di mettere in campo una

nuova iniziativa, aperta a tutti : allo scopo di aprire nuovicanali di investimenti sul territorio, si è ideata ed organiz-zata la I edizione dell’ evento denominato “ DESTINA-ZIONE CAMPI FLEGREI” che si terrà presso il CastelloAragonese di Baia nei giorni 26/27/28 settembre 2014,incentrato sulla promozione economica del patrimonioStorico – Culturale- Paesaggistico del territorio. Ne illu-streremo i particolari lunedì 16 giugno alle 14,30 , pressoVilla di Livia, in via Campi Flegrei 19, a Pozzuoli.*Presidente Fondazione dei Campi Flegrei

Page 17: Brigante giugno 2014

17 la ProtestaGIUGNO 2014

IN PIAZZA CONTRO IL TURISMO ABUSIVO

RICCARDO GIAMMARINO

Il sud che ci piace raccontarvi èquello positivo, il sud che lottatutti i giorni stretto nella morsaitaliana. Tra le risorse che sicu-ramente potrebbero fare la ric-

chezza del nostro mezzogiorno c’è ilturismo: spiagge da favola, chieseantiche e racconti misteriosi con unaforte componente esoterica attiranoogni anno milioni di persone e dicuriosi incapaci di arrendersi difronteai pregiudizi che vengono puntual-mente spazzati via dal fascino di unaterra culla della civiltà per diversisecoli. Anche in questo settore, però, è faci-le imbattersi in pericolose e parassi-tarie situazioni. Tra queste spicca ilturismo abusivo, ossia, viaggi orga-nizzati da “privati” senza alcunaautorizzazione che, di conseguenza,non possono offrire alcuna coperturaassicurativa ai propri clienti né tanto-meno possono emettere alcuna fat-tura, offrendo prezzi apparentemen-te stracciati ed incassando, così, ilproprio guadagno netto completa-mente a nero, favorendo l’evasionefiscale e creando una concorrenza

sleale alle agenzie turistiche. Lo scorso nove giugno nella Piazzet-ta Arenella di Napoli vari rappresen-tanti di agenzie di viaggio si sono riu-niti per sensibilizzare la gente versoquesta problematica, mettendo inguardia i cittadini sui rischi concretiche si possono verificare sostenen-do questotipo di turi-smo illegalee spiegandoloro comeevitare dicadere inquesti tra-nelli. Persinola scelta delluogo dellamani fes ta-zione non èstata casua-le. Infatti, mentre si svolgeva il pre-sidio tra striscioni e volantini, proprionella Piazzetta Arenella alle 14 ungruppo di persone era stato raduna-to per una “gita abusiva” a Ravello,ma sfortunatamente il loro pullmannon è mai passato da quella piazza

offrendo, al posto della piacevolescampagnata, una vera dimostrazio-ne dei rischi riscontrabili e dell’inaffi-dabilità di chi non può offrire garan-zie di alcun tipo.“In Italia ci sono circa 38mila orga-nizzatori abusivi che evadono circa970 milioni di euro l’anno secondo lestime effettuate per difetto noi insie-me a Confcommercio e Autotutela”ha spiegato Francesco Spinosa diScoop Travel – i quali oltre a svolge-re un tipo di concorrenza scorrettache ha causato la chiusura di 75agenzie di viaggio(e quindi il licen-ziamento di tante persone), gli abusi-vi, non rispettano i canoni ed i serraticontrolli a cui noi agenzie siamo sot-toposti per essere a norma. Ovvia-mente, non disponendo di alcunaautorizzazione, nessuno dei lavora-

tori coinvolti è costretto a rispettarele regole. Ad esempio i conducentidei pullman non sono tenuti a guida-re il numero di ore previsto dalla leg-ge e spesso vengono sottoposti aviaggi assurdi senza il riposo di cuinecessiterebbero. Guardia di finan-za e polizia dovrebbero prestare unamaggiore attenzione a questo tipo dicrimine”.Già sono numerosissimi gli abusividel turismo denunciati e, per chi neentrasse in contatto, è possibilesegnalarli alla pagina Agenzie diViaggi VS Abusivi. Intanto sabato 14giugno, al fine di combattere questomale del Sud, è stata indetta unaconferenza stampa al Virginia Pala-ce Hotel di Avellino.

Page 18: Brigante giugno 2014

GIUGNO 201418il Concorso

CONCORSO LUNGOMARE DI NAPOLI: VINCE IL PROGETTO#1778 IN NOME DI FERDINANDO IV DI BORBONE

Erano 19 i progetti in garaper la quinta edizione delpremio “La convivialitàurbana”, ideato dall’asso-ciazione Napolicreativa e

realizzato in partenariato con l'Ordi-ne degli Architetti di Napoli e l'Acen,che sono stati in mostra nella halldell’hotel Royal Continental fino al30 maggio. A spuntarla alla fine il progetto #1778(voto 91,82%) di Raffaella Napolano,Gianluca Vosa, Viviana Del Naja,Giorgio Nugnes e Francesca Miceli,un gruppo di giovani architetti napo-letani tra i 26 e i 33 anni che cosìottengono in premio 2.500, 00 euro.

Il nome del pro-getto vincitore#1778 lega pas-sato e presente:l’hashtag inizialeè simbolo dellacondivisione edella tecnologiache si uniscono al1778, anno in cuiFerdinando IV diBorbone diedeordine al Vantivellidi rifare la Villa

comunale con un’indicazione chiara“Voglio che siauna passeggia-ta da Re”. Ilgruppo vincitoreha lavorato perfar diventare illungomare unospazio urbanovissuto e nonsolo un corrido-io di viabilità. Inaggiunta all’at-tuale sistema dimobilità il pro-getto prevede forme alternative (bikesharing e navette elettriche) e la

pedonalizzazione di largo Sermone-ta. Aree verdi per separare l’areacarrabile dalla zona pedonale emicro interventi, frazionabili e imme-diatamente realizzabili con un siste-ma di crowdfunding.Al secondo posto “La città liberata”(voto 85,1%) che ottiene 1.500,00euro di Luca Picardi e Roberto Aruta,napoletani che lavorano a Parigi eBerlino, con l’ampia spiaggia sabbio-sa che arriva fino alla Villa comuna-le. Terzo posto per “Lungomarein_vita” (80,33%), premiato con1.000,00 euro, di Dario Ragozzino,

Frine Carotenuto, Massimo Decimo,Alessandro Guaragna, Salvatore

Page 19: Brigante giugno 2014

GIUGNO 2014 19 il ConcorsoMarra, Antonio Biagio Natale, Gen-naro Piscopo, Tania Scotto D’Antuo-no, Adele Spieze. Il miglior progetto

per la community web è “Napoli, cittàda aMare” di Annita Corbosiero,Enrico Mango e Francesco Speran-za. Il pubblico e la giuria tecnica han-no dunque premiato la semplicità, ilrispetto dei vincoli paesaggistici eun’idea forte di pianificazione condi-visa che si risolve in interventi con-servativi a bassissimo impattoambientale sull’attuale stato dei luo-ghi del Lungomare di Napoli. La classifica è frutto della somma deivoti popolari (ogni votante potevaesprime 3 preferenze) e della giuriatecnica (voto da 1 a 10), d’accordosul primo classificato che dal pubbli-co ha ottenuto 599 preferenze su cir-ca 4300 totali e sul terzo (318 prefe-renze). La giuria tecnica era composta dagliarchitetti di profilo internazionaleRichard Meier e Han Tümertekin,Salvatore Visone, presidente Ordine

Architetti di Napoli, Francesco Tuc-cillo, presidente Acen, Massimo Cle-mente del Cnr, Pietro Garau (Bien-nale Spazio Pubblico), Fabio Man-gone e Marichela Sepe (FedericoII), Luca Molinari e Lorenzo Capo-bianco (Sun), Grazia Torre, presi-dente Napolicreativa, l’architettoVincenzo Meo e Marco Demarco,editorialista Corriere della Sera.Erano tante le idee in concorso peranimare il “lungomare liberato”dall’amministrazione De Magistris.Tra queste quella di una ruota pano-ramica con pale eoliche, all’internodi un nuovo porto turistico, un anfi-teatro del mare per spettacoliacquatici, piscine olimpioniche diquartiere e parchi verdi attrezzati.Ma soprattutto sono pervenuti pro-getti con moltissime spiagge attrez-zate: la quasi totalità dei progettiprevedeva infatti l’accesso libero

agli arenili. Gli architetti in concorsosi sono posti anche il problema dellamobilità che alcuni cercano di risol-vere con navette elettriche in gradodi assicurare collegamenti 24 ore algiorno nella zona pedonalizzataoppure con tram su rotaie.

“L’obiettivo era di stimolare undibattito concreto sul futuro del Lun-gomare di Napoli – afferma GraziaTorre, presidente dell’associazioneNapoli Creativa ideatrice del proget-to – facendo parlare finalmente gliarchitetti. L’oggetto di progettazionedello scorso anno è stata la Mostrad’Oltremare e quasi tutte le tavoleproponevano l’apertura al pubblicodella struttura fieristica, notiamo conpiacere che a distanza di un annoquest’idea si è realizzata, a vantag-gio di tutta la città”.

“L’importanza del lungomare di

Napoli, come asset strategico per ilturismo e la promozione del territo-rio, oltre che per la qualità della vitae la fruizione dei cittadini di un’areadi straordinaria bellezza, è del tuttoevidente – ha detto Francesco Tuc-cillo, presidente Acen - A tal proposi-to, vanno però contemperati alcuniaspetti che non sono antitetici: l’esi-genza di individuare per il lungomaredella città soluzioni architettoniche epaesaggistiche compatibili con fun-zioni che accrescano l’attrattivitàturistica e la vivibilità cittadina, senzadividere la città in due nell’attraver-samento Est-Ovest e garantendo lalogistica necessaria all’accoglienza.In tal senso, con la disponibilità disoluzioni tecnologiche innovative eprogetti interessanti potrebbero pro-filarsi soluzioni efficaci di ‘ri-disegno’del lungomare da realizzare anche inpartenariato pubblico privato”.

quotidianoON LINE

www.ilBrigante.it

Dacci oggiil nostro Sud...

Page 20: Brigante giugno 2014

GIUGNO 201420il Passaggio

L’ABDICAZIONE DEL RE BORBONE DI SPAGNA

Re Juan Carlos BorboneSpagna ha deciso dilasciare il trono, abdi-cando a favore del figlioprincipe Felipe, con let-

tera scritta, datata 2 giugno 2014 edindirizzata al premier Mariano Rajoy,che ne ha dato immediato annuncioalla nazione. Nel suo discorso aglispagnoli, re Juan Carlos ha ribaditoche la sua "unica ambizione è statae sarà sempre di contribuire allalibertà e al progresso della Spagna.Ilprincipe delle Asturie incarna la sta-bilità dell'istituzione della monarchia,ha la maturità per regnare e aprireuna nuova fase". Ringraziando tuttoil popolo e lo Stato nel sostegnodimostrato alla monarchia borboni-ca,il sovrano ha voluto poi esprimeregratitudine alla regina Sofia, "il cuiappoggio non è mai mancato" in tuttiquesti anni.

Nato in esilio nella prestigiosa clinicaanglo americana di via Nomentana,il 5 gennaio 1938, Juan Carlos, ere-de di un’antica dinastia che ebbecome capostipite re Filippo V ducad’Angiò con la ratifica del trattatod’Utrecht nel marzo-aprile 1713, havissuto per lunghi anni a Roma (par-la perfettamente l'italiano), nell'ap-partamento che apparteneva ai Bor-boni al primo piano di una palazzinaelegante al civico 112 di viale Pario-

li.Re Juan Carlos ritornò a governarecon pieni poteri nel 1975(la monar-chia era già stata proclamata nel1947), dopo la morte del dittatoreFranco, prodigandosi nella riparten-za della Spagna, che era rimasta per

lungo tempo isolata con un'econo-mia poco sviluppata. Fece approva-re la nuova costituzione democrati-ca, con 17 ampie autonomie regio-nali, rispondendo,quindi, adeguata-mente alle rivendicazioni autonomi-ste-indipendentiste della Catalognae dei Paesi baschi, a cui furonogarantiti regimi governativi speciali. Ilsuo regno ha,quindi, prodotto,tra glianni ‘60-90, una significativa fase di"miracolo economico", che ha porta-to la nazione al pari di altre potenzeeuropee industriali.

Tra l'altro, è memorabile la rispostadello stesso sovrano che sventò iltentativo di colpo di Stato del1981,divenendo l'emblema di stre-nuo difensore della Spagna demo-cratica.Il sovrano spagnolo è rima-sto,poi, famoso alle cronache per ilsuo temperamento spontaneo in

DI ETTORE D’ALESSANDRO dI PesCOlANCIANO

Page 21: Brigante giugno 2014

GIUGNO 2014 21 il Passaggioambito politico, come accadde nelvertice iberoamericano di Santiagodel Cile nel 2007,quando lo stessointerruppe il presidente venezuelanoHugo Chavez con un secco “porquèno te callas?” (perchè non stai zit-to?), a seguito delle di lui ipotesi suun coinvolgimento della Spagna nel

colpo di stato cileno del 2002.Le recenti manifestazioni dei repub-blicani, favorevoli ad un referendumper l'abolizione della monarchia,sono consequenziali alla cadutad'immagine di re Juan Carlos pertalune gaffe commesse, poco rispet-tose dell’attuale momento di crisisocio-economica (la presenza divarie cortigiane amanti, la vietatacaccia-safari agli elefanti in Botswa-na del 2012 ed il susseguente scan-dalo per corruzione diUrdangarin,marito di sua figlia,l'in-fanta Cristina).Il nuovo re Felipe VI,successore della secolare monarchi-ca cattolica, si presenta come degnorappresentante di quella nuovagenerazione che "reclama protago-nismo.

Una generazione più giovane meritadi andare avanti", a detta del mede-

simo padre anziano abdicante.Perquanto il principe sia in sintonia coitempi moderni, lo dimostra il suostesso matrimonio con la giornalistaLetizia Ortiz Rocasolano, che nonvanta sangue blu ed è cresciuta in

una famiglia progressista e repubbli-cana.Il futuro re, tra l’altro, è laureatoin diritto, con un master in Relazioniinternazionali, così come è coman-dante dell'esercito di terra ed aria,nonchè capitano di corvetta. SARFelipe è amante dello sport ed hapersino partecipato alle Olimpiadi di

Barcellona nel 1992 nella squadraspagnola di vela. Parla correttamen-te l'inglese, perchè ha studiato inCanada e Washington, ed è buoncultore del catalano, terra moltoaccorta alle tradizioni identitarie. Noi,

come ex sudditi del regno delle DueSicilie (un tempo collegati politica-mente alla Spagna), consapevolidella fine fatta da talune repubblicheoccidentali, non possiamo altro cheauspicare, per tale circostanza, l’an-tico motto: “Iddio preservi il Re”.

Page 22: Brigante giugno 2014

GIUGNO 201422l’Identità

QUEI MORTI DIMENTICATI DELLA BATTAGLIA DI CASTELFIDARDO

FERNANDO RICCARdI

Il 7 settembre del 1860 Garibaldi entra trionfalmentea Napoli accolto da una folla festante che si accalcasulle strade del centro per toccare con mano ilgenerale di rosso vestito. Tutto è stato abilmentearchitettato da quel campione di doppiezza che è

Liborio Romano capace, nel breve spazio di poche ore,di cambiare campo di gioco e padrone. Non ha esitato ascendere a patti con la criminalità organizzata di Napoliaffinché tutto andasse per il giusto verso. Ecco perché

Garibaldi, deposta la sciabola nel fodero, arriva nellacapitale viaggiando in treno da Salerno, come un qual-siasi turista della domenica. Tutto si è svolto secondocopione.

La parte meridionale della Penisola, scippata con unvigliacco colpo di mano al Borbone, ora è nelle mani diquello strano condottiero con al seguito un corposonugolo di collaboratori, consiglieri ed aiutanti dagli appe-titi quanto mai voraci. La presenza di Garibaldi a Napoli,però, inquieta non poco il conte di Cavour. Il piano checosì bene è stato architettato rischia di saltare: il cocciu-to nizzardo, infatti, vuole fare di testa sua e, quindi, pro-seguire il cammino fino a Roma per buttare giù dal soglio“quel metro cubo di letame” di Pio IX. Bisogna fare qual-cosa. Ed anche in fretta per evitare sgradite sorprese. Eallora che si fa? Si convince il re Savoia a mettersi acapo di un poderoso esercito e a scendere a marce for-zate verso Napoli. Scartata l'ipotesi di trasportare le trup-pe via mare, operazione fin troppo complicata, non restache seguire la strada di terra partendo dall'Emilia Roma-gna e dalla Toscana le cui popolazioni, qualche meseprima, grazie all'astuta messinscena dei plebisciti, ave-vano manifestato la volontà di entrare a far parte delRegno di Sardegna. C'è, però, soltanto un piccolo, tra-scurabile problema. Per arrivare alla capitale dell'exregno borbonico bisogna attraversare i possedimenti delpapa, l'ultimo ostacolo che separa il meridione dalla par-te settentrionale della Penisola in gran parte unificatasotto il vessillo sabaudo. Ma come si fa a risolvere la

cosa? Non certo dichiarando guerra al pontefice, il cheavrebbe provocato la reazione delle potenze cattolichedel vecchio continente. Pio IX, dal canto suo, mai avreb-be permesso alle truppe di sua maestà sabauda di cal-pestare il suolo dello Stato Pontificio. E allora che tiinventa il perfido genio del conte di Cavour? Il “casusbelli”, quello che avrebbe consentito di risolvere un cosìpressante problema. Da qualche tempo alcune bande diirregolari tentavano di penetrare nei possedimenti papa-lini con l'intento di giungere fino a Roma e di mettere fineal potere temporale della Chiesa. Il che aveva indotto ilpur riluttante Pio IX ad organizzare una sorta di esercitocomposto da italiani e da volontari provenienti da Fran-cia, Austria, Irlanda, Belgio ed altri paesi cattolici euro-pei. In breve tempo si riuscì a mettere insieme 15 milauomini, i cui due terzi erano italiani, affidati al comandodi un generale francese, Christofe La Moriciere, che mol-to si era distinto nella guerra di Algeria. Un esercito che,vista l'esiguità numerica, serviva soltanto per badareall'ordine interno.

Eppure Cavour intima al papa di sciogliere il suo “eserci-to mercenario”. In caso contrario avrebbe dato l'ordine diinvadere lo stato della Chiesa. Cosa che, chiaramente,avviene. Un corpo di armata di 70 mila uomini, al coman-do del generale Fanti, oltrepassa la frontiera e si dirige amarce forzate in direzione di Ancona, poderosa fortezzail cui controllo poteva assicurare la vittoria dell'interacampagna bellica. Prima di partire ai soldati sabaudivengono distribuite le copie di un proclama reale con ilquale Vittorio Emanuele esorta i suoi uomini a “liberarele infelici province d'Italia dalla presenza di stranierecompagnie di ventura”. Ancora più esplicite le parole del

generale Cialdini, comandante del IV corpo d'armata,uno che molto si distinguerà per la sua inaudita ferocia.Egli, rivolgendosi alla truppa, così scrive in un proclama:“Soldati, vi conduco contro una masnada di briachi stra-nieri che sete d'oro e vaghezza di saccheggio trasse neinostri paesi. Combattete, disperdete, inesorabilmente

Page 23: Brigante giugno 2014

quei compri sicari e per mano vostra sentano l'ira di unpopolo che vuole la sua nazionalità e indipendenza. Sol-dati, l'intera Penisola domanda vendetta e, benché tar-da, l'avrà”. “E così - osserva il vescovo d'Orleans - senzadichiarazione di guerra, senza alcuna di quelle formeconvenzionali che sono l'ultima salvaguardia dell'onoredel mondo civilizzato, come se vivessimo ancora nel pro-fondo della barbarie, masse di armati invadevano gli statipontifici”. Tra i papalini non ci si fa troppe illusioni. Laspoporzione delle forze in campo è incolmabile. La Mori-ciere spera soltanto di rinchiudersi con quanti più uomininella fortezza di Ancona e di resistere il più possibileall'assedio piemontese, sperando nell'intervento dellepotenze cattoliche europee. Speranza vana perché tutto è già stato deciso a tavolino,con Napoleone III che ha dato il suo sia pure informaleassenso. Le Marche e l'Umbria possono andare ai Savo-ia, l'importante è che nessuno tocchi il papa e, soprattut-to, il Lazio che deve restare l'unico lembo di territorio asua disposizione. Questo l'infame accordo stipulato ingran segreto, qualche settimana prima, in quel di Cham-bery. Inizia così una corsa frenetica a chi arriva per primoad Ancona.

Ma, essendo comune l'obiettivo dei due eserciti, fatal-mente arriva il giorno dello scontro. E quel giorno è il 18settembre del 1860. A Castelfidardo, piccolo paese mar-chigiano adagiato su di una collina, ad un tiro di schiop-po da Loreto e dal suo santuario mariano, le truppepapaline e quelle piemontesi si danno battaglia. Lo scon-tro è aspro e serrato. I volontari pontifici si battono congrande ardimento ma alla fine sono costretti a cedere.Uno dei comandanti, George de Pimodan, ferito più voltenel corso dell'assalto, riesce a dare l'estremo saluto a LaMoriciere dicendogli con un esile fiato di voce: “Genera-le, i nostri combattono da eroi. L'onore della Chiesa èsalvo”. Compresa che la battaglia è persa La Moricieresi avvia con poche centinaia di uomini verso Ancona equi va a chiudersi eludendo la manova di accerchiamen-to dei piemontesi. Impresa che, però, serve a poco. Il 29settembre, investita da terra e da mare, la fortezza ècostretta a capitolare. Ormai la strada verso Napoli èsgombra e il re sabaudo può riprendere la marcia allatesta dei suoi uomini. Qualche giorno dopo, il 26 ottobre,c'è l'incontro-scontro con Garibaldi a Teano (o giù di lì) eda quel momento la sorte del meridione diventa partico-larmente cupa, stravolta da una sanguinosa guerra civi-le. Ma torniamo a Castelfidardo. Quel tragico 18 settembrecadono in parecchi tra papalini e sabaudi. Tra quelli chevengono spezzantemente definiti “i mercenari di Pio IX”,che il truce Cialdini chiama “briachi stranieri” e “comprisicari”, vi è anche il bretone Paul de Parcevaux che, feri-to seriamente durante lo scontro, viene ricoverato, cometanti altri, nella basilica di Loreto, trasformata in ospeda-le. Il giovane Paul, costretto a letto, così scrive allamadre: “La mia ferita è grave ma siccome oggi mi sentomeglio spero di ristabilirmi. In quanto al resto, mentrestavamo andando in battaglia, pregai Dio perché iopotessi fare il mio dovere e morire bene. E ora, data lamia ferita, non temo la morte più di quanto il 18 temessi

le fucilate. In Bretagna avrei minore probabilità di morirein condizioni più favorevoli per guadagnare il Cielo.

Se muoio, spero di morire contento. Se ci sono grida didolore nella chiesa che è il nostro ospedale, ci sonoanche scoppi di riso. Mi si portano via penna e inchio-stro. Addio, spero solo di rivedervi un giorno. Se saràvolontà di Dio di chiamarmi a Lui, il mio ultimo pensierosarà a voi consacrato”. Paul spirò per le conseguenzedella ferita il 14 ottobre lasciando “lo spirito a Dio, il corpoa Nostra Signora di Loreto, il cuore a sua madre e allasua nativa Bretagna”. A lui, come a tutti i valorosi compa-gni caduti in quella inutile battaglia, bene si addice il pen-siero di mons. Dupanloup, vescovo di Orleans: “O collinedi Castelfidardo che beveste il loro sangue e raccoglie-ste le loro ceneri. Ieri il vostro nome era sconosciuto,oggi è immortale”. Nel 1900, in occasione del quaranten-nale della battaglia, sulla facciata dell'imponente palazzocomunale di Castelfidardo, venne affissa una lapidemarmorea a ricordo dell'evento. E fin qui niente di parti-colarmente sconveniente se non fosse che, ancora unavolta, torna l'ignobile panzana dei “mercenari soldatipontifici”, una menzogna costruita ad arte e che servì agiustificare un azione bellica del tutto ingiustificata. Diecianni più tardi, nel 1910, per il cinquantenario della batta-glia, fu eretto un monumento, opera dello scultore VitoPardo, per ricordare i caduti di entrambi gli schieramenti.Monumento bello ed imponente che è meta continua di

visitatori, turisti e curiosi. Ancora una volta, però, lo sco-po originario che portò all'erezione del mausoleo è statocompletamente stravolto. Lassù, infatti, sulla collina, ètutto un tripudio di bandiere tricolori, di retorica patriottar-da, di enfasi risorgimentale. Di quei poveri volontaripapalini che decisero di offrire il loro braccio alla Chiesa,non c'è traccia alcuna.

Oggi nessuno ricorda più De Pimodan, Parcevaux e tantialtri valorosamente caduti sulle amene balze di Castelfi-dardo per sostenere una causa tanto nobile quantovana. Così come nessuno ricorda quei poveri soldati delpapa che caddero dieci anni più tardi, il 20 settembre del1870, a Roma nei pressi di Porta Pia. Nel fulgido librodell'italico Risorgimento non c'è posto per i vinti. Un'altracolossale ingiustizia, l'ennesima, della vulgata storicadominante che qualcuno, prima o poi, dovrà pur provve-dere a cancellare. E quando ciò sarà fatto sarà sempretroppo tardi.

GIUGNO 2014 l’Identità23

Page 24: Brigante giugno 2014

La Reggia di Portici verso una nuovo assetto chepotrà ridonarle l’importanza e la giusta colloca-zione trai i siti dei beni culturali che hanno unottimo potenziale per attirare turisti locali e stra-nieri.

Presso la Sala Cinese della Reggia di Portici, infatti, allapresenza di rappresentanti istituzionali della politica, del-la Soprintendenza e dell’Università sono stati illustrati iprogetti di restauro e di valorizzazione del sito Borbonicomessi in campo dalla Provincia di Napoli insieme con ilMinistero per i Beni Artistici e Culturali e la Facoltà diAgraria dell’Università “Federico II” di Napoli.Alla conferenza stampa hanno preso la parola il Presi-dente della Provincia, Antonio Pentangelo, il Direttoredel Dipartimento di Agraria, Paolo Masi, gli Assessori alPatrimonio e alla Cultura dell’Ente di Piazza Matteotti,rispettivamente Massimiliano Lafranco e Francesco deGiovanni, ed il Sindaco del Comune di Portici NicolaMarrone che ha portato i saluti del Sindaco di ErcolanoVincenzo Strazzullo che per impegni non ha potuto pre-senziare .Il dato positivo che si è evidenziato durante la conferen-za è la perfetta sinergia di tutti gli attori di questo impor-tante progetto che ha permesso un esito positivo.Obiettivo comune perseguito dalle parti è quello non solodi ridonare alla comunità un bene prezioso intriso di sto-ria e valore patrimoniale ma soprattutto di puntare ad unturismo consapevole che può aprire spiragli di guadagnoe rimettere in modo la macchina dell’occupazione.I lavori per il restauro e recupero del sito reale sono ini-ziati nel 2003 partendo con la Prateria e Montagnola delbosco inferiore, nel 2005 inoltre è stato consolidato eriorganizzato l’ex dipartimento di Entomologia e dellefacciate della Reggia lato mare. Nel 2006 è stata ristrut-turata l’ala del piano nobile per la realizzazione delMuseo archeologico virtuale dedicato all’HerculenenseMuseum. E poi ancora diversi interventi finanziati di voltain volto o con fondi della Provincia o della Regione, odella Soprintendenza o ancora del Ministero dei Beniculturali. Da sottolineare poi nel 2011 l’inizio del restaurodella Torre dell’Orologio e della Torre Campanaria dellefacciate della Reggia. Ed ancora nel 2013 ha preso il viala risistemazione dello scalone monumentale e dellesale del piano nobile, adibite ad ospitare la Pinacotecadella Provincia di Napoli . Per il futuro è stato inoltrefinanziata la ristrutturazione del Teatro di Corte settecen-tesco del piano nobile ed il restauro dei due bracci degliemicicli della reggia.Le relazioni tecniche sulla gestione e la valorizzazionedella Reggia sono state tenute da Teresa Rubinacci,Direttore dell’Area Patrimonio della Provincia, StefanoMazzoleni, Direttore dei Musei di Scienze Agrarie, e daGregorio Angelini, Direttore regionale per i beni culturalie paesaggistici della Campania al quale i presenti hannostrappato la promessa di intervenire affinché la Reggia diPortici venga annoverata tra i Siti Reali così come giàavviene per la Reggia di Caserta, la Reggia di Capodi-monte e per il Palazzo Reale di Piazza del plebiscito diNapoli.

GIUGNO 201424

LA REGGIA DI PORTICI VERSO UN NUOVO SPLENDORE

il Restauro

SIMONA BUONAURA

Page 25: Brigante giugno 2014

GIUGNO 2014 25 la Cerimonia

Sabato 17 maggio la Dele-gazione Toscana ha par-tecipato al solenne Pon-tificale dell’OrdineCostantiniano presso la

basilica di Santa Croce al Flaminio inRoma. La cerimonia è stata celebra-ta dal Gran Priore S.E. Rev.ma ilCardinale Dario CastrillonHoyos,accompagnato dai vice Primi

Cappellani Don Fabio Fantoni eMons.Andrea Vallini, alla presenzadi S.A.R. il Gran Prefetto Don PedroBorbone Due Sicilie, duca di Noto,di S.E. il duca D.Diego de VargasMachuca, Presidente della RealCommissione per l’Italia e S.E. ilconte D.Vincenzo Capasso delle

Pastene,S.E. il principe di Lingua-glossa D.Giuseppe Bonanno,nonché

di S.E. il Gran Priore di Roma delloSMOM, Frà Giacomo della Torre delTempio di Sanguinetto e di tutte leautorità e Delegazioni costantinianeo religiose e civili, tra cui l’Ambascia-tore francese presso la Santa Sede.Al termine della messa in rito anticoè seguito un momento di raccogli-

mento spirituale presso la cappelladi San Giorgio, all’interno della chie-sa. Durante la successiva colazionea palazzo Barberini, il Delegato ducaD.Ettore d’Alessandro di Pescolan-ciano ha consegnato, a nome di tuttii cavalieri toscani, un ritratto al sud-

detto duca di Noto, illustrando il noti-ziario delle attività delegatizie 2013 e

la recente “Operazione Caritas”,svoltasi in Velletri.I confratelli e consorelle toscane,intervenuti all’evento, sono stati: DonMirko Mochi,Epifanio Lo Sardo, LuigiBorgia, Vittorio Caggiano, Maria Tau-riello, Edoardo Lacrimini, TommasoDi Niso, Rodolfo Rossi, MassimoPlanera, Giancarlo Marinelli,PieroGramigni. Nell’occasione,la Delega-zione Toscana ha voluto testimonia-re il dramma delle circa 300 studen-tesse rapite in Nigeria dagli integrali-sti islamici.Il Delegato, che collaboracon la rivista IL BRIGANTE, ha poiomaggiato il Duca di Noto di alcuninumeri pubblicati nel 2014 ed in par-ticolare la copia del febbraio scorso,dove si riferiva dell’evento sulla bea-tificazione della ex regina Maria Cri-stina in Napoli. SAR ha espressoparole di ringraziamento per questapubblicazione, che è “vicina allafamiglia Borbone”, a detta dello stes-so.

PONTIFICALE DI SAN GIORGIO MARTIREDELL’ORDINE COSTANTINIANO IN ROMA

Page 26: Brigante giugno 2014

GIUGNO 201426l’Evento

“PER OGGI NON SI CADE”LA NAPOLI SOSPESA DI SANTANELLI

DILETTA ROMANO

Sulla splendida e ricca-mente fiorita terrazzadi un albergo nel cuo-re di Napoli la Giam-marino Editore ha pre-sentato la sua ultima

creatura, il libro di un gran Maestrodel teatro, Manlio santanelli, intito-lato “Per oggi non si cade”. Tanti gli ospiti, giornalisti ed attori, trapubblico intervenuto, tra i quali gliallievi dell’Accademia delle Belle Artidi Napoli che hanno partecipato atti-vamente realizzando i bozzetti pre-

senti all’interno del libro.Con l’autore e la moderatrice RosiPadovani, coordinatrice del progettoesteso anche al teatro, sono interve-nuti a presentare il testo l’editoreGino Giammarino, il professore discenografia all’Accademia di BelleArti di Napoli Renato lori, il registaFabio Cocifoglia, gli studenti del-l’Accademia di Belle Arti IlariaPaduano e simone Manzo. Que-st’ultimo, tra l’altro, coautore dellafoto simbolo, quella del notaioManes, mentre la copertina scelta

dall’autore è stata quella realizzatadallo studente cinese zawhang.

Nel presentare la sua creatura, San-tanelli ha detto: «Si tratta di un testopolifonico, stereofonico a seconda dicome lo vogliamo definire. Al centro,tra le righe, c’è un messaggio cheriguarda lo smaltimento dei rifiuti. Il racconto parte dalla vicenda di unimpiegato il quale, mentre sta tor-

Page 27: Brigante giugno 2014

27 l’EventoGIUGNO 2014

nando tranquillamente a casa, sfug-ge miracolosamente e per un peload un sacchetto dei rifiuti lanciatodalla finestra di un palazzo. Il pove-retto se ne torna a casa, va a letto epensa tra sé e sé se il Signore nonpotrebbe sospendere la forza di gra-vità su Napoli, così la signora, anzi,quella vajassa, si ritroverebbe con ilsacchetto galleggiante fuori al suobalcone ed io non corro questi rischi.Il Signore ascolta questa invocazio-ne, a metà strada tra preghiera ebestemmia, e Napoli vive questagiornata carnevalesca in cui tutto sipuò fare: navigare, volare, galleggia-re nell’aria…Perfino sputare in altosenza che la saliva in faccia ti torni,come recita un antico detto parteno-peo».Cocifoglia e Lori hanno raccontatodell’entusiastica partecipazione alprogetto editoriale e teatrale da partedegli studenti e della stessa Accade-mia delle Belle Arti, mentre nella sua

modestia, la moderatrice ha omessodi raccontare la sua capacità di gran-de ed entusiastica unificatrice dipositività che hanno permesso, conpochissimi fondi ma tanta volontà e

voglia di fare, che quello che sem-brava un sogno un po’ sospesodiventasse una meravigliosa realtà.Dal testo infatti è stato tratto unospettacolo multimediale inseritonell’ambito del Napoli Teatro Festivale segnalato come uno tra i più inte-

ressanti e rappresentativi.Infine l’editore si è detto entusiasta diaver contribuito a dare spazio sulserio a dei giovani, cosa “…assairara in Italia se non nelle dichiarazio-

ni di facciata…”, ed ha poi anticipatol’uscita a breve di un altro testo dellostesso autore, una raccolta di squisitiracconti, ricchi di humor, con la pre-fazione di Ugo Gregoretti, intitolato“Religiose, Militari & Piedi Difficili”.

Page 28: Brigante giugno 2014
Page 29: Brigante giugno 2014

GIUGNO 2014 29 il Convegno

Presso la Sala Polifunzio-nale della ParrocchiaSant’Alfonso PadulaScalo, si è tenuto il con-

vegno dal titolo “Ludopatia: costumeo malattia?”, organizzato dall‘Asses-sorato alla Cultura, al Turismo e alloSpettacolo della Città di Padula emoderato dalla giornalista AntonellaCitro.Ad aprire i lavori la proiezione inanteprima nazionale delc o r t o m e t r a g g i o“Slot”, girato los c o r s on o v e m b r enel Vallo diDiano enato dallacol labo-r a z i o n etra l’As-sociazio-ne Cultura-le “Il Giulla-re” di Sassa-no (Sa) e laScuola di Cinema“Anna Magnani” di Prato,con i patrocini dei Comuni di Padulae Sassano. Il corto ha messo in rilievo la proble-matica del gioco d’azzardo che, inmolti casi, va ad unirsi alla terribilepiaga dell’usura, mettendo in rilie-vo, la problematica della ludopatia,come risultato di un danno socialeincalcolabile. La ludopatia, difatti, è un disturbodel comportamento che ha moltospesso gravi conseguenze sullavita sociale e professionale del sog-getto che ne viene colpito.Si tratta di una “dipendenza senzasostanze”, che viene esperita con il

forte desiderio di provare le emo-zioni legate al gioco e alla scom-

messa.I lavori iniziati con i saluti di PaoloImparato, Sindaco di Padula, e diTommaso Pellegrino, Sindaco diSassano, hanno visto prendere laparola a Tiziana Bove Ferrigno,Assessore alla Cultura della Città diPadula, Deborah Amoruso, delCoordinamento Forum dei Giovanidella Provincia di Salerno, Don Vin-cenzo Federico, direttore CaritasTeggiano – Policastro, l’Avv. Riccar-do Vizzino, presidente Ass. “Il Dado”.Gli interventi hanno sottolineato lagrande preoccupazione che il feno-meno della ludopatia desta nellanostra società, soprattutto per il suo

dilagare tra i giovani, maanche la volontà di unire

tutti gli sforzi possibili inun cammino difficile

che unisce istituzio-ni e cittadini. Le conclusionisono state affidatea Carmine Olivieri,sostituto Procura-tore della Repubbli-

ca presso il Tribuna-le di Salerno, che con

parole dure ha attacca-to anche la normativa

vigente in materia.“Le casse dello Stato si stanno

sostenendo con questo affare delgioco gra-z i e

alle tragedie sociali, grazie alla dissi-pazione dei risparmi delle famiglie”,ha infatti affermato Olivieri. “Il giocod’azzardo attenta continuamente,lede, mortifica un valore fondamen-tale della persona: la libertà perso-nale”. A realizzare gli intermezzi didanza sono state Eugenia Ucchino ela Scuola di danza A.S. D. di Lago-negro.Protagonista di “Slot” è un ragionie-re, marito e padre di famiglia, affettoda ludopatia, una dipendenza cheporta inevitabilmente lui, la moglieMiriam (Ema-n u e l a

M o r i -ni) e la gio-vane figlia Carlotta(Federica Boccia)a vivere nella continua e disperataprecarietà economica. In seguito avarie perdite al gioco, a svariati pre-stiti in banca e non avendo piùgaranzie finanziarie, si rivolgeràall'usura, innescando un rocambo-

lesco intreccio di avvenimenti, neiquali verrà coinvolta sua figliaCarlotta, personaggio risoluto-re nell'economia della vicen-da. Tra i protagonisti l’attoreAnthony Trotta, presidentedell’Ass. Culturale “Il Giulla-re”, presente al convegno

insieme al regista MassimoSmuraglia.

GIOCO D’AZZARDO: TRA MALATTIA ED USURA

Page 30: Brigante giugno 2014
Page 31: Brigante giugno 2014

a cura di ROSI PAdOVANI

GIUGNO 2014 31

MANGIO, GIOCO, ERGO VIVOUNA LEGGE UGUALE PER TUTTIIl sugo sale vorticando, descrive un moto rotatorio nelpiatto dal centro verso l’esterno, e lasciando la parte piùdensa alle pareti soddisfa l’equazione della vorticità neifluidi. L’intingolo-elemento sale, rotea, sibila, risucchiatoattraverso il bucatino-cannuccia, ma ahimècontravvenendo alle leggi straordinariedella fisica ordinaria, poi schizza dap-pertutto volando attraverso bollesoffici che scoppiettano eccitate esi schiantano sulla tovagliadipingendola con neorealismoculinario, astrattismo mange-reccio, futurismo gastronomi-co, accompagnato da ghiotterisate entusiaste. Come vedodipinto il mio bambino al fin deldesinare…iniziava la filastroc-ca, e faccia, mani, tovagliolo,vestiti, tutto si impiastricciava delprimario esperimento di laboratoriodella vita, test di creatività, prova diconoscenza. Alzi la mano chi di noi non si èalmeno una volta esibito in fantastiche sagome conla pasta della pizza o non ha mai infilato lunghe collanedi maccheroni di tutte le forge colorati con le tempere;chi poi ha avuto la fortuna di dipingere con le mani quadrigolosi, è davvero un privilegiato.

Bocca-testa-cuore. Così ilpiccolo Mario, ma ancheAnna, Janette, Adeltraud…Tatto–intelligenza–fantasia.

Khalid, Youssra,Xiang, Wen…

Conoscere–pensare–amare. Karl, Jhon,

Mary…giocano acrescere seguendo dovunque,in qualsiasi parte del globo, lestesse leggi della fisica e dellanatura e si ritrovano a ven-t’anni a dividersi sensuali ver-micelli risucchiati, condivideretra musica ed eros trasgressivi

gamberoni intinti nel vino fred-do, spalmare panna, sgranoc-

chiare formiche fritte o dolci datte-ri, ridendo felici nel gioco perenne

dell’amore e della seduzione. In cucina la fantasia e il gioco sono prìnci-

pi, non c’è gusto se non c’è passione godereccia, equesta è figlia del divertimento.Quindi, divertitevi con me con questo piatto estivo, sem-plice, fresco e saporito:

CIBO & ChAt La posta di Rosi [email protected]

Pasta g 350

Seppie 3

Piselli g 150

Gamberetti 15/20

Pomodorini 3 o 4

1 arancia, mezzo bicchiere di vino

bianco, mezza cipolla, olio q.b. 1

carota per guarnire, uno spicchio

d’aglio, sale q.b.

lavare, levare la pelle ed eviscerare le sep-pie a cui abbiamo tolto occhi e rostro, etagliarle in tante striscioline sottili come letagliatelle. In un tegame rosolare uno spic-chio d’aglio con l’olio e i pomodorini schiac-ciati ed aggiungere le seppie. Cuocere peruna decina di minuti coperte e rosolare afuoco vivo con il vino. da parte preparare ipiselli con la cipollina e pochissimo olio, e inuna padella saltare a fuoco vivo i gamberetticon un cucchiaio di olio e il succo d’arancia.Cuocere al dente la pasta e mantecare integame unendo tutti gli ingredienti. Guarnirecon prezzemolo tritato e qualche strisciolinadi carota. Un bicchiere di vino freddo e via…

la Gastronomia

TAGLIATELLE CON TAGLIOLINI DI SEPPIA, PISELLI E GAMBERETTI

Page 32: Brigante giugno 2014

GIUGNO 201432il Ricordo

MANLIO sANtANellI*

Qualcuno doveva avergli parlato (forse il regi-sta Scola, con il quale aveva girato l’ultimofilm) delle jacqueries, di quelle rivolte più omeno spontanee contro il novello Stato Ita-liano, che hanno punteggiato la storia meri-

dionale con una frequenza maggiore di quanto la storio-

grafia ufficiale voglia riconoscere. E Massimo Troisi siera infiammato all’idea di un soggetto che trattasse unsimile argomento. Forse si vedeva al centro di un’insur-rezione popolare, con la sua figura di perdente che poi siinsedia nell’immaginazione del pubblico e ne esce vin-cente.

Non so spiegarmi diversamentequella telefonata dell’agosto 92, chemi raggiunse una sera mentre ero inmontagna. Stavo cenando, perl’esattezza, quando l’altoparlantedell’albergo annunciò che il signorTroisi Massimo cercava il signorSantanelli Manlio – il direttore era uncolonnello in pensione e indicava isuoi clienti premettendo ancora ilcognome al nome. Nell’accorrere al telefono, vissi il tra-gitto occupato da due sentimenti: daun lato il piacere di venire osservatoda tutti con ammirazione per le ami-cizie di cui potevo fregiarmi, dall’altrouna leggera inquietudine per quellachiamata imprevista, dal momentoche fino ad allora avevo avuto conMassimo rapporti cordiali ma saltua-

MASSIMO TROISI:L’ATTORE, L’UOMO, IL BRIGANTE

Nel ventennale della morte di Massimo triosi ci siamo fatti trasportare dal gioco delle emozioni ed abbiamovoluto raccontare qualche aneddoto legato alla vita dell’attore prematuramente scomparso direttamentenelle parole e nei ricordi di coloro che lo hanno conosciuto: Manlio santanelli ci parla di un progetto di triosiper realizzare un film su un brigante, circostanza che ci lega maggiormente a lui, Giulio Baffi ci racconta del-la persona Massimo e l’attrice Isa danieli svela che avrebbe dovuto prendere parte alle riprese di “Ricomin-cio da tre”. Costantino Punzo invece ci ha raccontato della prima volta di Massimo sul palco in una com-media in cui, superate le reticenze della sua timidezza, interpretò il ruolo di un salumiere. Buona lettura!

RICORDANDO “IL BRIGANTE” TROISI

Page 33: Brigante giugno 2014

GIUGNO 2014 il Ricordori. Cosa poteva volere da me, e con tanta urgenza dacercarmi fin lassù nel cuore delle Dolomiti?La sua voce, dolcemente trascinata, segmentata daquelle piccole afasie dalla quale soltanto lui sapeva trar-re effetti comici – una sorta di antiritmo, di suoni ‘in leva-re’ più vicini ai blues che non alla recitazione tradizionale– non appagò granché la mia curiosità. Voleva vedermial mio rientro, tutto qui.Una volta a Roma, nella sua casa di Parioli, dopo le pri-me parole di circostanza, mi chiarì il piccolo mistero diquella sua convocazione: aveva in mente di fare un filmambientato nel tempo immediatamente successivo allaproclamazione dell’Unità d’Italia, il racconto di una jac-querie, e scandiva la parola francese con la superioritàdi chi non bada molto alla pronunzia, tanto che di primo

acchito pensai ad una ‘giaccheria’, un negozio di giac-che. Quando, appena dopo, mi fu chiaro che gli sarebbe pia-ciuto interpretare il ruolo di un brigante gentiluomo, e cheaveva pensato a me come il più adatto a scrivergli quellastoria, mi presi qualche istante per riflettere; poi conparole cercate e trovate gli espressi il mio parere: per melui non era un eroe bensì un antieroe, un personaggio‘malincomico’.

Il neologismo da me coniato all’istante glipiacque a tal punto, che mi chiese il

permesso di usarlo nelle interviste,quando gli chiedevano come pote-va definirsi. Permesso accordato,mi lasciò carta bianca, mi disse:“Fai come meglio credi, basta chesia un film alla portata di tutti, ionon sono nato per fare l’intellettua-

le che gira film di nicchia, le nicchienon fanno per me”.

Davanti ad un caffè fumante, servitoda una ‘urì’ di casa – perché Mas-

simo era un po’ califfo, diciamo-celo – gli assicurai che anche

io detestavo gli artistiche si esprimo-no per compia-

cere esclusi-vamente i

loro esclusivi amici, e dunque avrei fatto il possibile per-ché la storia che mi commissionava, ancorché con quel-la insostenibile leggerezza tanto cara a Kundera, si muo-vesse su una carreggiata accessibile a tutti. Incidenter tantum, mi è gradito ribadire che nel miomestiere sono uno spericolato sostenitore di una scrittu-ra simile ad un letto a castello, una scrittura a più piani:chi cerca le proposizioni alte, gli assunti paradigmatici, iconcetti ‘concettosi’ faccia la cortesia di inerpicarsi ailivelli superiori, io comunque garantisco sonni beati a chisi ferma al primo piano. Le mie rassicurazioni sortirono l’effetto di lasciare Massi-mo con la salda convinzione di essere in buone mani. Micongedai da lui con l’impegno di spedirgli al più presto lapresceneggiatura del primo tempo del film. Gaetano

Daniele, il suo segretario, avrebbe fatto da tramite.Il primo tempo sortì l’approvazione incondizionata diMassimo, che mi incoraggiò a proseguire su quella linea.Nel frattempo, lui si sarebbe recato a Los Angeles, “persistemare” , parole sue, “un affare di cuore”. Il secondo tempo se lo lesse in America, durante ladegenza in ospedale. Fu da lì che mi fece pervenire lasua piena soddisfazione ma, al contempo, mi avvertì chegli scadevano i diritti de “Il postino di Neruda”, diritti chegli erano costati non poco, e dunque si vedeva costrettoa dare la precedenza a questo e rinviare il nostro film. Il seguito è più o meno noto a tutti: per Massimo il contoalla rovescia era già fatalmente cominciato e il postino diNeruda, assieme alla consegna di un film tenero e strug-gente, fu obbligato dal destino ad assumersi anche ilcompito di recapitarci la triste notizia della sua fine.Nel cassetto dei miei progetti mancati, o in attesa di unapossibile resurrezione, il sesto film che Massimo avreb-be dovuto girare e interpretare è chiuso in una cartellina,un modesto articolo di cancelleria che si fa carico allostesso tempo di rispettare un principio d’ordine e di fun-gere da involucro entro il quale custodire gelosamenteun segreto giacimento di nostalgie. Quel testo è talmentecucito addosso all’attore Troisi, che non vedo chi possaindossarne i panni al suo posto.Ma Giulio Baffi, che conosce il testo, dice che nel mondodello spettacolo nulla è impossibile; e Giulio è un uomod’onore.*scrittore

33

Page 34: Brigante giugno 2014

il Ricordo GIUGNO 201434

DOVEVO PRENDERE PARTE A “RICOMINCIO DA TRE” MA POI…

Un ricordo preciso di Massimoce l’ho stampato nei miei occhi enel mio cuore perché quandostava per girare il suo primo film“Ricomincio da tre” mi chiamòper chiedermi di interpretare unpersonaggio e questo mi riempìdi gioia anche perché c’eravamogià incontrati ad una manifesta-zione molto bella che si svolseal Teatro Tenda che era presen-tato da Dario Fo ed a cui prese-ro parte molti attori e c’eraanche la Smorfia naturalmente.Poi lo risentii in occasione delfilm e ci incontrammo per parla-re della sceneggiatura, a mefaceva molto piacere ed accettaile riprese del film, però, furono

rimandate in una data in cui ionon potevo prenderne parte per-ché impegnata con altri lavori edho dovuto rinunciare. Il cinema ècomunque così: le riprese noncominciano mai quando vienedetto la prima volta per problemivari e per questo motivo non hopreso parte al suo primo lavorocinematografico e devo dire cheun po’ mi dispiacque anche per-ché Massimo era una personapositiva ed è inutile che ioaggiunga altro perché lo cono-scono tutti ed hanno imparatoad apprezzarlo per la sua splen-dida personalità.*Attrice

ISA dANIelI*

Il ricordo di Massimo è lumi-noso per allegria, persapienza, per saggezza . Ungrande attore si sa , per meinoltre una persona a cui ero

legato da un grande affetto per-sonale. Ho seguito il lavoro diMassimo da quando avevadebuttato con i suoi amici in unospettacolo piccolo e pudico poiman mano ho seguito la sua cre-scita e sono stato contento di tro-vare un grande attore che facevacose molto importanti. Per me ilsuo ricordo è legato anche ad unrammarico forte, quello dell’inca-pacità dell’amministrazionecomunale di San Giorgio a Cre-mano a far vivere la creatura a cuiho dedicato molti anni del miolavoro ed è il Premio Massimo

Troisi. In nome di Massimo, infatti,avevo costruito un polo nazionaleche poteva aspirare a diventare polointernazionale della comicità portan-do Massimo in una presenza costan-te e quotidiana. Purtroppo non si saperché questo autolesionismo folleha fatto sì che il Premio non ci siapiù e per me è un rammarico enormeed è un grande dolore, vorrei farlorivivere ancora magari da qualchealtra parte. Tra i ricordi e le immaginiche mi rimangono di lui posso rac-contare una delle ultime volte che loincontrai, stava girando un film, erastanco ed io gli chiesi di tornare afare ancora una volta teatro, sorrisee disse “Te lo prometto!”…e purtrop-po a teatro non l’ho più rivisto.*Giornalista e critico teatrale

MASSIMO TROISI E QUEL PREMIO A LUI DEDICATO CHE NON C’È PIÙ

GIULIO BAFFI*

Page 35: Brigante giugno 2014

35 il RicordoGIUGNO 2014

Chi l'avrebbe mai immaginato che, una matti-na dell'ottobre 1972 mentre come sempre siandava a scuola verso l'istituto per Geome-tri "E: Pantaleo" di Torre del Greco da lì apoco durante il percorso nel treno della cir-

cumvesuviana sarebbe accaduto un episodio che avreb-be dato l'inizio artistico ad uno degli attori più amati e piùgrande della storia del teatro e del cinema italiano, Mas-

simo Troisi!Eh si quella mattina invece di aprire il solito testo scola-stico per ripetere le ultime nozioni prima di essere inter-rogato, tirai fuori dalla mia tracolla un copione di unacommedia che stavo preparando insieme ad altri amicinell'oratorio della Chiesa Parrocchiale di Via Sant'Annadi San Giorgio a Cremano.Che leggi? disse MassimoAh, ripeto la parte del personaggio che devo fare in que-sta commedia, mostrandogli il testo, anzi dissi, siccomemanca un personaggio perché non vieni a provare puretu stasera all'oratorio?

Lui all'inizio rifiutò categoricamente dicendo che per lasua timidezza non sarebbe mai stato capace di salire sudi un palco, ma poi leggendo il copione e divertendosialla lettura mi chiese: e io ch'avessa fa? La parte del

salumiere risposi io faccio il cantiniere e saremo in cop-pia in una scena in casa di Pulcinella. (La commedia siintitolava: Marito senza Mugliera e Zio senza Nepute"farsa in due atti di Antonio Petito con la quale debuttam-mo il giorno 01 gennaio 1973, giorno che ha segnato ilprimo e vero inizio artistico di Massimo!Già da quella interpretazione e dalle altre che si susse-guirono sempre all'oratorio, già si vedeva la grande venaartistica e registica di Massimo per come curava neiminimi dettagli i suoi personaggi, la scenografia, e tuttoquanto girasse intorno al nostro teatro.Dopo questa esperienza all’oratorio, a causa di un testoscritto insieme con Peppe Borrelli, da me e da Massimoche si intitolava "Crocifissioni d'Oggi" che trattava tretemi scottanti per quell'epoca, quali: le lotte operaie,l'aborto e la droga e per il quale fummo letteralmenteespulsi dall'oratorio dopo la prima ed unica rappresenta-zione, eccoci alla ricerca di un luogo dove avremmopotuto fare quel teatro che tanto desideravamo fare sen-za alcun vincolo e censure!Ed ecco che trovato un ex garage, in Via San GiorgioVecchio, con l'ausilio di Renato Barbieri, il quale essen-

do molto più grande di noi contrasse il contratto di fittocon il proprietario, fondammo il Centro Teatro Spazioinsieme a Lello Arena, Peppe Borrelli ed altri amici.Demmo tale nome a questo luogo divenuto poi magico,in quanto ci dicemmo che doveva essere un centro dicultura dove tutti avrebbero trovato il loro spazio artisticoculturale e politico!La storia poi ha avuto il seguito che voi tutti conoscete,con i successi e la tristezza della prematura scomparsadel nostro grande Massimo!Io come amico ed operatore teatrale ho voluto omaggia-re il suo ricordo nel corso del ventennale della scompar-sa e dell'uscita del film "IL POSTINO" mediante la messain scena del testo teatrale "ARDENTE PASSIONE" trattoper l'appunto dal romanzo "Il Postino di Neruda" di Anto-nio Skarmeta da cui Massimo trasse il suo ultimo capo-lavoro cinematografico.*Attore e regista

1 GENNAIO 1973: IL DEBUTTO DI MASSIMO IN TEATRO

COSTANTINO PUNzO*

Page 36: Brigante giugno 2014

GIUGNO 201436il Teatro

“GIOCATI DALL’AZZARDO” IN SCENA L’IMPULSO IRREFRENABILE

GABRIELLA dIlIBeRtO

La voglia di sognare, il desi-derio di rivalsa, la speran-za come unica via d’uscitadalla disperazione… iniziacome un passatempo ma

non finisce come tale. Molte sono lecause che possono scatenare una

vera e propria dipendenza dal giococon inevitabili conseguenze disa-strose. Le più comuni sono identifi-cabili nel disagio economico, nellasolitudine, nell’angoscia di vivere osopravvivere. Perdere il controllo dise stessi è, in alcuni casi, un eventoinaspettato e i limiti posti dal comunebuon senso diventano invisibili agliocchi del malato. Le cose che posso-no creare dipendenza sono numero-se e diverse tra loro ma i sintomi deimalcapitati sono uguali per tutti. Siinizia con un’illusoria sensazione disollievo per arrivare a un punto dinon ritorno, indifesi e tristi comebambini in castigo, schiavi di una pri-gione costruita con le proprie mani.Molto spesso il teatro unisce, a quel-la dell’intrattenimento, una funzioneeducativa svelando il suo importanteruolo di supporto nella comprensio-ne di determinati fenomeni sociali. È

il caso di “Please mind in the G. A.P.”, uno spettacolo di Ermes Gerli,andato in scena il 25 maggio pressoil laboratorio teatrale Sos Fornace aRho, liberamente tratto dal libro diCristina Perilli “Giocati dall’azzardo.Tra mafie, illusioni e povertà”. In

questa rappresentazione si intra-prende un viaggio ironico e disincan-tato nel mondo del gioco d’azzardopatologico. L’Italia, dai dati raccoltinegli ultimi anni, risulta il primo pae-se in Europa per la spesa dedicata algioco d’azzardo: ben oltre 87 miliardidi euro! Il gioco d’azzardo è gestitodall’agenzia dei Monopoli di Stato ela mafia non perde occasione perarricchirsi sulle spalle di chi gioca.Per questa ragione lo spettacolomette in scena, in modo provocato-rio, un dialogo immaginario tra mafiae Stato, rispettivamente celati neipanni di un circense e di una signoraItalia un po’ decrepita, spingendo ilpubblico alla riflessione e all’indigna-zione. “GAP/ Gioco d’Azzardo Pato-logico” è, invece, una pièce teatrale,scritta, diretta e interpretata dal regi-sta e attore sardo Stefano Ledda,ispirata a una storia vera. Lo spetta-

colo, fulcro del progetto “Rovinarsi èun gioco 2014/2015”, vuole essereun autoritratto/confessione del prota-gonista ed è lo stesso Stefano Leddaa parlarcene. Quando e come nasce l’idea direalizzare questo spettacolo?«Nel 2004 mi capitò tra le maniun’intervista fatta a un giocatore divideopoker che a trentaquattro anniaveva finto di suicidarsi. Rimasimolto colpito anche perché nonconoscevo il problema della dipen-denza dal gioco e alla parola video-poker associavo i videogames. Unpo’ alla volta mi sono documentatoe ho scoperto un mondo che ignora-vo a partire dall’acronimo GAP/Gio-co d’Azzardo Patologico che dà iltitolo alla mia pièce. Ho letto altriarticoli, libri, inchieste fatte traCagliari e dintorni e ho deciso dimettere in piedi un spettacolo chefacesse luce su questo drammaticofenomeno».A quando risale l’incontro con ildottor Rolando de luca, psicolo-go e psicoterapeuta, responsabi-

le del centro di terapia di Campo-formido per ex giocatori d’azzardoe le loro famiglie?«L’ho incontrato in quello stessoanno per porre il mio testo teatrale

Page 37: Brigante giugno 2014

GIUGNO 2014 37 il Teatroalla sua attenzione ed essere sicurodi non dire cose improprie e inesatte.Dopo la sua approvazione e un solomese di prova, lo spettacolo è anda-

to in scena nel 2005. Da allora loabbiamo rappresentato costante-mente e con diverse compagnie».

Come prende vita il progetto“Rovinarsi è un gioco”?«Nel 2007 abbiamo sentito il bisognodi coinvolgere le scuole medie infe-riori e superiori per raccontare airagazzi questa realtà così feroce emetterli in guardia, cercare di sensi-bilizzarli. Da allora ad oggi il progettoha raggiunto diecimila giovani conriscontri più che positivi e un incre-mento dell’interesse da parte di tutti.Per quest’edizione 2014/2015 ilsipario su “GAP/ Gioco d’AzzardoPatologico” e sul progetto “Rovinarsiè un gioco” si è aperto l’8 febbraio alteatro di Serrenti. In quest’iniziativa ilteatro del Segno ha deciso di investi-re le sue (poche) risorse, ma è indi-spensabile il sostegno delle istituzio-ni (Regione, enti locali, Asl, associa-zioni e fondazioni) che si sono giàdimostrate attente e sensibili al pro-blema delle “dipendenze non dasostanze”. Il progetto ha ottenuto ilpatrocinio del Ministero per la Soli-darietà Sociale e quello di tre fra leprincipali organizzazioni nazionali eregionali che si occupano del feno-meno azzardo e usura (A.GIT.A., laconsulta nazionale Antiusura e l’As-si. Gap)».dal punto di vista pratico, in chemodo si sviluppa il progetto?«Prima si assiste allo spettacolo chedura un’ora ed è diviso in due parti esuccessivamente si apre un dibattitotra psicologi, ex giocatori d’azzardoe studenti. La prima parte della pièce

è decisamente simbolica. Con un’esplosione si vuole indicare il cortocircuito in cui precipita la personaammalata di dipendenza che, mone-

tina dopo monetina,sempre più veloce-mente dimenticaaffetti, dignità eambizioni. Nellaseconda parte haluogo un vero e pro-prio monologo in cuiil protagonista rac-conta tutte le dram-matiche fasi dellasua esperienza. Ildibattito che segueè un incontro moltoinformale che ha lo

scopo di evidenziaretutti i rischi del gioco e quello di por-tare i ragazzi a ragionare, accen-dendo il loro spirito critico. Gli stu-denti possono partecipare salendosul palco, ma anche inviando sms e

superando, così, l’ostacolo dell’im-barazzo. Capita che le domandemigliori siano quelle che vengonoposte “a riflettori spenti”». Porterete lo spettacolo in giro perl’Italia?«Ne saremmo molto felici, ma abbia-mo bisogno di qualche sostegno inpiù. Questo spettacolo ha costi alti efarli ricadere sul prezzo del bigliettonon avrebbe senso poiché ci rivol-giamo a un pubblico di giovani conl’obiettivo di essere socialmente utili.Siamo pronti ad accogliere eventuali

inviti e ancora in attesa di riscontridalle regioni Puglia e Lombardiadove abbiamo candidato lo spettaco-lo».A spiegarci anche gli aspetti clinicidel problema è proprio il dottorRolando De Luca, responsabile delcentro di terapia di Campoformido.Da un punto di vista clinico in chemodo viene affrontata la patologiadel gioco d’azzardo?«Curare un individuo che soffre didipendenza richiede un percorsomolto lungo e complesso. Si partedal problema specifico per arrivaread affrontare e risolvere altre proble-matiche interne o esterne alla fami-glia del paziente. Presso il centro diterapia di Campoformido, forti diun’esperienza costruita negli anni,riusciamo con interventi delicati adavere esiti importanti e nessun casodi suicidio tra le persone in cura».È possibile prevenire la dipenden-za dal gioco, come cerca di fare il

regista stefano ledda con la suainiziativa?«Stefano Ledda è, ormai, molto pre-parato e fa un ottimo lavoro con isuoi collaboratori. La prevenzione èdecisamente importante, ma ci sonocasi in cui non basta e risulta inutile.Il vero problema è che la trappolaviene offerta addirittura dallo stato e,quindi, combattere contro un interosistema diventa difficile. Con il miolavoro sono molto impegnato, ma,quando è possibile, cerco di parteci-pare ai progetti di sensibilizzazione».

Page 38: Brigante giugno 2014

GIUGNO 201438la Lettura

In un numero dedicato al gioco,ed alle conseguenze nefasteche talvolta l’uso improprio dellostesso può portare, non potevanon essere citato nelle pagine

dedicate alla lettura Fëdor Dostoev-skij.L’autore perennemente perse-guitato dai suoi creditori a causa deidebiti che lasciava un po’ qua un po’là in giro per il mondo per la dipen-denza dal gioco di azzardo scrisse “Ilgiocatore” che si presenta come unasorta di indagine psicologia dell’az-zardopatia attraverso le vicende deipersonaggi.Prima di addentrarci nel-la critica puntuale del lavoro lettera-rio è interessante citare che Dosto-evskij aveva con la città di Napoli ungrande legame, di lei parlò ne “L’idio-ta” che scrisse a Firenze, anche sei riferimenti in merito nella storiogra-fia del grande scrittore russo sonopochi . Tatiana Kasatkina, direttrice delDipartimento di Teoria della Lettera-tura all’Università pedagogica diMosca e della commissione di studiosu Dostoevskij all’Accademia russadelle Scienze in relazione a questolegame dichiarò : “Dostoevskij arrivò

a Napoli con la giovane moglie, AnnaGregorievna Snitkina, sua stenogra-fa e compagna fedele di peregrina-zioni. È vero, non ci sono molte noti-zie sul suo soggiorno napoletano.Ma parla della città ne "L’idiota". Edelineava Napoli come l’immaginedella nuova città, della nuova Geru-salemme. Un posto dove l’eroe vuo-le andare oltre l’orizzonte. Per lui,Napoli era un luogo “dove la Terrarespirava il mistero”. Rimanendo nell’ambito delle consi-derazioni “meridionalistiche” dell’au-tore russo non può mancare ciò chedell’Unità d’Italia annotò nel “Diariodi uno scrittore” del 1877: “Prendeteper esempio il conte di Cavour - nonè un'intelligenza, non è un diplomati-co? Io prendo come esempio lui per-ché ne è già riconosciuta la genialitàed è già morto. Ma che cosa non hafatto, guardate un po'; oh sì, ha rag-giunto quel che voleva, ha riunitol'Italia(…)È sorto un piccolo regnounito di second'ordine, che ha per-duto qualsiasi pretesa di valore mon-diale, cedendola al più logoro princi-pio(…)un regno soddisfatto della suaunità, che non significa letteralmente

nulla, un'unità meccanica enon spirituale (cioè non l'uni-tà mondiale di una volta) eper di più pieno di debiti nonpagati e soprattutto soddi-sfatto del suo essere unregno di second'ordine”.Entrando invece nel meritosquisitamente letterario de“Il giocatore” scritto del 1866dall’autore proprio per ripa-rare ai debiti di gioco, varibadito che purtroppo ilfocus del romanzo è ancoradi grande attualità, anzi sipotrebbe aggiungere cheultimamente sta prendendosempre più piede un malesociale che si mescola conla disperata speranza dipoter cambiare la propriavita con un colpo di fortuna.La partita che però questi

scommettitori si giocano èmolto più seria perché senza accor-gersene diventano vittime di qualco-sa di molto più grande di loro entran-do in un tunnel trasparente dal qualeè sempre più difficile uscirne.

Come detto lo stesso autore delromanzo è stato vittima del gioco eforse proprio perché in prima perso-na ha provato quell’ebbrezza, dissi-pando guadagni su guadagni, hapotuto così dettagliatamente illustra-re quello che passa nella mente diun giocatore. Le motivazioni sonotante: la necessità di dimostrare a séed a gli altri di poter osare, il bisognodi denaro, la frenesia di vincerenonostante ingenti perdite con lasicurezza di poter rimontare. Il pano-rama de “Il giocatore” è quello di unasocietà malata e benestante che pernoia va alla roulette per spenderequalche spicciolo salvo poi perderetanti fiorini e rimanere al verde. Cisono poi anche ricchi decaduti chedevono mantenere il loro tenore perdimostrare che nulla è cambiato eche loro sono sempre gli stessi,anche senza quattrini. Il quadro chene esce è devastante come lo sper-

DOSTOEVSKIJ E LO SPETTRO DELL’AZZARDOPATIA NE “IL GIOCATORE”

SIMONA BUONAURA

Page 39: Brigante giugno 2014

GIUGNO 2014 39 la Letturapero della vecchia Antonida Vasil’ev-na, i cui eredi aspettano a momentila morte, la quale arrivata nella cittàfrancese per un vezzo va a giocare epoi presa dalla frenesia perde cento-mila rubli( l’equivalente di 270milaeuro rapportati però all’800), e pertornare a casa è costretta a chiedereun prestito che comunque salderàperché proprietaria ancora di tre vil-laggi, due case e qualche denarolasciato in patria.

Il protagonista del romanzo, il pre-cettore Aleksej Ivanovic, che peramore di Polina comincia a giocarealla roulette, arriva ad una smaniaper la quale non gioca più per inta-scare soldi e vivere agiatamente,ma per l’esclusiva frenesia di vince-re, di osare anche quando gli riman-gono pochi fiorini in tasca, anzi, eglipunta alla roulette perché vincerecon poco rende ancora più eccitan-te la vincita per poi, sperperatoquanto guadagnato, andare ancoraa sfidare la sorte. Rapportato ai tem-pi moderni la partita è più inquietanteperché, oggi come oggi, non è soloun dominio dei ricchi che per noiagiocano nei casinò, ma è tutto un

popolo che vuole saltare la staccio-nata della povertà giocando ai video-poker o anche al lotto che prometto-no vincite di sicuro interesse. Quindi non è più un luogo d’elite chepermette questo passo avanti, e chequindi in qualche modo limitava idanni, ma qualunque bar o ricevito-

ria prende le sembianze delle sirenedell’Odissea attraendo a sé pensio-nati, impiegati, disoccupati e coloroche vogliono cambiare la loro vita inmodo facile. Dal punto di vista medi-co però la “malattia” consiste nontanto nel gioco, nemmeno nellanecessità di farlo, ma nel fatto checolui che gioca,quando è allo stadioestremo della patologia, non lo fa più

per il guadagno finale ma per il gustodi sfidare la sorte per la smania diprovarci ancora e di puntare al tavoloda gioco accanendosi su quel nume-ro o su quella combinazione con lasicurezza di essere più forti di esso.

Come tutte le malattie non diagnosti-cate, il “malato” non sa di essereaffetto da quel morbo e quindi nonpensa di dover farsi aiutare da qual-cuno e scende sempre più giù nelbaratro dell’indifferenza plasmatodalla normalità. I vari ministri dellaSalute che si sono succeduti hannodichiarato che lo Stato è pronto amettere un punto chiaro sullo smo-dato uso che si fanno di lot-terie, slot machine e giochisimilari solo che legalizzarei videopoker e pubblicizza-re in tv lotterie che potreb-bero cambiare la vita nonsono certo la medicinamigliore per uscirne. Edanche lo slogan “gioca con-sapevolmente” non ha nes-sun valore anche perchénon si è mai sentito dire adun drogato “mi raccomandosniffa poco”! Questa è puraipocrisia! Al bambino cheha la carie non gli vengonodate poche caramelle, ma

finché il dentista non avrà fatto unbuon lavoro gli vengono proibite, èquesta la soluzione!L’ultima scena del romanzo rende apieno quanto detto sino ad ora,povero e con pochi fiorini in tascaAleksej Ivanovic incontra Mr Astleyche dopo avergli svelato l’amore chePolina, responsabile della sua malat-tia, prova tuttora per lui, gli offre dieci

luigi dicendo “Se io potessi credereche abbandonerete subito il gioco eHomburg e che ritornerete nellavostra patria, sarei pronto a darvimille sterline perché possiate iniziareuna nuova vita. Ma non vi do millesterline, ma soltanto dieci luigi, per-ché mille sterline o dieci luigi sono,oggi, per voi assolutamente la stes-sa cosa: li perdereste tutti”. L’animodel giocatore in queste poche paroleè messo a nudo, ed infatti il precetto-re, dopo aver giurato a sé stesso edal mondo che l’indomani la sua vitacambierà, si convince di poter risor-gere e riscattare quella rovina, natu-ralmente al tavolo verde!

Page 40: Brigante giugno 2014

GIUGNO 201440la Storia

Non è raro imbattersi in autori che,ritenendo così di fare storia, hannodedicato buona parte del loro impe-gno nella ricerca sistematica e pon-derata degli errori commessi dai Bor-bone lungo i loro 126 anni di Regno

(1734-1860) o, quando assoluta-mente non potevano collocare nellacategoria degli errori alcuni dei loriprimati, si sono dedicati con altret-tanto impegno a minimizzarli, sotto-valutarli, addirittura ridicolizzarli.Evitiamo con cura di entrare nelmerito non fosse al fine di non faregratuita pubblicità a costoro, ma èfuori discussione che il primato deiprimati, quello, cioè, della prima fer-rovia in Italia, ancora oggi è oggettodi presa in giro, al punto da far scri-vere al riguardo a qualcuno che nonnomino “il trenino dell’annoiatomonarca Ferdinando II di Borbone”ed anche “il giocattolo del Re Borbo-ne”. Bassezze che altro non denota-no se non la miseria culturale di chile ha scritte.Partendo, quindi, da queste conside-razioni ed affermando con chiarez-za, da vecchi estimatori della RealCasa Borbone due Sicilie, che nonpossiamo né vogliamo sottrarci algiudizio della Storia, armati di buona

volontà ma, principalmente, mossidal desiderio di scrivere storia e nonstorielle, andiamo alla ricerca diqualche serio capo di imputazioneda attribuire agli ultimi suoi dueesponenti, i Re Ferdinando e Fran-

cesco, al fine di cercar di dare unaspiegazione plausibile all’incredi-bile fine del Reame napoletano. Non provare ad impegnarsi inquesta ricerca significherebbecadere nello stesso errore com-messo dagli apologeti del Risor-gimento piemontese. Costoro,ubriacati dal loro delirio retoricoe dalla maniacale affermazionea tutti i costi delle loro grandez-ze, non hanno saputo o volutoriconoscere gli errori commessidai loro padri della patria e ster-minato stuolo di lacché (chehanno preceduto e seguito lacosiddetta unificazione) erroriche hanno costituito, e tuttoracostituiscono, un ostacolo insor-montabile al raggiungimento ed

all’affermazione della tanto invo-cata ed esaltata unità nazionale.

Costoro rifiutandosi di individuare,denunciare, analizzare ed interveni-re per eliminare i guasti e gli aspettinegativi che hanno caratterizzato lacosiddetta rivoluzione meridionalesono stati i progenitori di quella chediventerà la questione meridionaledi cui 153 anni or sono si ignoravache esistesse, non si sapeva nean-che cosa fosse. Non dobbiamo mai dimenticare cheil cosiddetto risorgimento fu opera diuna trascurabile minoranza (siamoottimisti, diciamo il 2% degli italianiaventi diritto al voto) che, oltretutto,era un ibrido impasto di liberali,repubblicani, socialisti, gruppuscolianarcoidi o aspiranti tali, settari esocietà segrete dalla Carboneria allaMassoneria, passando per la Giova-ne Italia, l’Esperia e compagnia can-tante, fuoriusciti contrabbandati per“patrioti” tutti mossi da un unico esolo traguardo da raggiungere:imporre al restante 98% della popo-lazione cattolica italiana una svolta

rivoluzionaria unitarista ed anticleri-cale!Tutti i mezzi furono buoni per rag-giungere questo obiettivo, ma il piùridicolo, tragicamente ridicolo, fu ilricorso ai plebisciti. E ci domandia-

mo come mai, ancora oggi, all’albadel 2014, con un anniversario cheancora si “festeggia” (malgradol’oblio ed il disinteresse generalesotto il quale è stato seppellito) nonc’è un Presidente della Repubblicache affermi a chiare lettere - tra i tan-ti interventi, spesso a sproposito, suargomenti di varia attualità - che icosiddetti plebisciti sono stati la piùcolossale truffa della storia universa-le!Ancora a Napoli esiste una PiazzaPlebiscito in ricordo del trionfo“democratico” di Liborio Romano edei suoi camorristi. E, poi, ci meravi-gliamo della delinquenza organizza-ta che oggi ci affligge, di mafia ecamorra? Ma via, perbacco, cerchiamo di nonfarci…ridere…addosso! Rivoluzione meridionale che percome fu concepita, messa in praticae portata a compimento con aber-rante quanto lucida strategia al paridi una conquista coloniale, è stata lacausa prima di tutti gli sconquassi

LE COLPE DEI BORBONELUCIANO sAleRA

Page 41: Brigante giugno 2014

GIUGNO 2014 41 la Storia

succedutisi negli anni seguenti e chetrovarono la loro massima espres-sione nel feroce decennio del cosid-detto brigantaggio e nel tristissimofenomeno dell’emigrazione che duratuttora.Quando ci fu qualcuno che se nerese conto e cercò di porvi rimedio,fu immediatamente zittito e messoda parte. La vulgata trovò più como-do e sbrigativo attribuire la respon-sabilità dell’altrettanto cosiddetta

arretratezza meridionale a Ferdinan-do II prima e, successivamente, allabreve, fugace, apparizione dellameteora costituita da Re Francesconel cielo ormai già oscurato dalledense nubi preannuncianti l’uraganoche stava per abbattersi sul Regno eper decretarne la fine.

Noi non risponderemo a costoroche Ferdinando II e suo figlio Fran-cesco II sono stati immuni da colpeo da responsabilità, ma - ammessoche ci siano state - cercheremo dimettere nella dovuta evidenza checerto non sono state tali da procu-rare - da sole - la catastrofe che, ineffetti, si verificò 153 anni or sono apartire dal 6 maggio 1860 e si con-cluse il 13 febbraio 1861 con laresa della piazzaforte e, l’indomani,alle otto del mattino, con l’abban-dono di quel che restava di Gaetada parte della famiglia reale col suoseguito, e che, come l’emigrazionedi milioni di duosiciliani dalle nostreregioni devastate, dura tuttora! Ci piace ricordare ancora che in

quella circostanza risuonò, per l’ulti-ma volta, una salve di venti colpi dicannone e, sul molo, dopo l’innonazionale suonato dai pochi super-stiti della Gran Banda Reale, si udìfortissimo, formidabile, fantastico,commovente il saluto al Re - ripetutoper tre volte - di quanti militari, capa-ci di stare ancora in piedi, restavanodella guarnigione massacrata: “Viva ‘o Rre - Viva ‘o Rre - Viva ‘oRre”Eppure, per quanto riguarda il Rea-me napoletano, le cose dovevano epotevano andare diversamente. Il1799 rappresenta il primo ostacolo,non rimosso o rimosso malamente,lungo la strada del rinnovamentosociale già affermato dall’illuminatamonarchia di Carlo III.Forse a qualcuno sarà sfuggito oavrà dimenticato il giudizio di Bene-detto Croce che con acume affermò:«…i Borboni, da allora, [1799] sonostati spinti ad appoggiarsi semprepiù sulla classe che li aveva megliosostenuti in quell’anno, ossia sullaplebe, trasformando l’illustre monar-chia di re Carlo di Borbone in quellamonarchia lazzaronesca […] chedoveva finire nel 1860» Gli anni dal 1820 al 1830 si caratte-rizzarono per una serie di pseudorivoluzioni che “scoppiarono” (si dicecosì no? Anche se spesso, per l’in-tensità del rumore, più che di “scop-pi” si trattò di “colpi di tosse”…) daNola a Monteforte, da Avellino adaltre varie province del Regno. Inti-morito dalle sommosse Ferdinando I

accordò la costituzione spagnola del1812, ma, nel frattempo, progrediva-no le trattative con l’Austria tant’è

che il 17 marzo 1821 le truppeaustriache sconfissero a Rieti ilgenerale Pepe e il successivo 23entrarono in Napoli per “ristabilirel’ordine ed il potere assoluto”. Que-sto evento non attenuò l’opposizioneal Re, anzi, rese i movimenti liberalipiù bellicosi. Nel 1822 furono arre-stati, condannati ed impiccati Miche-le Morelli e Giuseppe Silvati. Nel1825 Ferdinando I morì, gli successeFrancesco I e, cinque anni dopo, aseguito della sua morte, salì al trono,l’8 novembre 1830, FerdinandoII. Molto succintamente ci piace accen-nare che i primi dieci anni di regno diFerdinando II furono - a giudizio ditutti gli storici seri ed obiettivi (lascia-mo perdere gli storici in mala fede, icattedratici, gli accademici, gli scrit-tori vagabondi e i giornalisti salariati)- degni di lode e il suo fu il governopiù liberale, più equo ed il migliore inassoluto rispetto a quelli degli altriStati pre-unitari (Regno Sardo com-preso). Da varie ricerche fatte alriguardo, ci sentiamo di poter affer-mare che l’ispiratore principale diquesto indirizzo liberale sia da attri-buire al segretario particolare di Fer-dinando II, don Peppino Caprioli che,supportato dalla Regina Maria Cristi-na di Savoia esercitò sull’animo delsovrano una benevola influenza.Frutto di questa influenza benevolafurono un proclama di risposta all’Im-peratore d’Austria nel quale afferma-va di voler “cicatrizzare le piaghe” edi essere in grado di governare dasolo senza dover ricorrere all’aiuto“straniero” ed al francese Luigi Filip-po d’Orleans ugualmente facevagiungere un suo messaggio in cuiaffermava che egli, napoletano,sapeva come doveva reggere inapoletani senza dover ricorrereall’imitazione delle istituzioni france-si.L’esempio di forte volontà d’indipen-denza che Ferdinando II dette conle sue prese di posizione nei con-fronti dei “potentati” dell’epoca glivalsero l’ammirazione generale tan-t’è che lo stesso Settembrini, nellesue Ricordanze, racconta cometanti giovani, tra cui egli stesso, sifecero portavoce verso il Re di istan-ze affinché proseguisse in questasua opera meritoria e “si mettessealla testa dell’esercito per fare una elibera l’Italia”. Continua...

Page 42: Brigante giugno 2014

GIUGNO 201442l’Agenda

APPUNTAMENTI DEL MERIDIONALISTA

Rievocazione storica dell’arrivodei marchesi d’Azzia a laterza

Rievocazione storica dell’arrivo dei marchesi d’Azzia aLaterza nel 1610 e dei festeggiamenti che si tennero inloro onore. Banchetto di nozze, giochi, danze, artisti distrada, sbandieratori, figuranti in costume per rivivere ifasti secenteschi nel suggestivo centro storico di Laterza.Il corteo storico “D’Azzia Sposi a Palazzo” narra l’arrivoa Laterza di Giuseppe D’Azzia, 5° marchese di Laterza,conte di Noja, Grande di Spagna, e di sua moglie Isabel-la Aldano, figlia del presidente Diego e di Maria Belmun-dez De Castro. Tutti gli abiti del corteo “D’Azzia Sposi aPalazzo” sono tratti dagli affreschi della Cantina Spagno-la, la grotta rupestre che si trova alle porte di Laterza.GIOVEDI’ 17 LUGLIO 2014- Laterza (TA) - INFO: 0998297911-Email: [email protected][email protected]

VIllA PIGNAtellIAPRe Il MUseO delle CARROzze

Da venerdì 13 Giugno è finalmente possibile visitare ilMuseo delle Carrozze di Villa Pignatelli, da noi lunga-mente promossa. Ideato da Bruno Molajoli, che avevaaccolto la donazione del marchese Mario D’Alessandrodi Civitanova, fu progettato nel 1975 da Ezio Bruno DeFelice nelle ex scuderie della villa. Chiuso al pubblico daoltre venti anni, presenta una ricca raccolta, arricchitadalle successive donazioni Dusmet, Spennati, Leonettidi Santo Janni e De Felice. I lavori di restauro architetto-nico, di adeguamenti impiantistici e di allestimento - pro-gettati dalla Soprintendenza Speciale per il PatrimonioStorico, Artistico ed Etnoantropologico e per il PoloMuseale della città di Napoli e della Reggia di Caserta -sono stati realizzati con fondi ministeriali, con finanzia-menti Arcus SpA e con il sostegno dell’Assessorato alTurismo e Beni Culturali della Regione Campania, cofi-nanziato dal POR Campania FESR 2007-2013. Il Museo

delle Carrozze fa parte di “Napoli è un paradiso!”, unodei nove itinerari di “Viaggio in Campania. Sulle orme delGran Tour”, il programma di visite spettacolarizzate edeventi realizzato dalla Scabec con Campania>Artecardper la Regione Campania-Assessorato al Turismo e BeniCulturali.

Page 43: Brigante giugno 2014
Page 44: Brigante giugno 2014