Arcipicchia n. 2

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Numero 2 Giugno 2012, Laurenzana "Come è strano essere lontani da “casa” quando la distanza è un intero continente e non sai neanche più dove sia la casa tua e la “casa” che ti resta è quella che hai in testa." (Pag. 4) …diventare vittime della dipendenza o imparare ad assaporare tutte le cose belle che la vita ci riserva. (pag. 2) I LICEALI, VINCITORI DEL 1° TORNEO DI PALLAVOLO DREAM TEAM

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Giornalino ARCI Giugno 2012

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 Numero 2  

Giugno 2012, Laurenzana 

                                   

 

 

 

 

 

"Come è strano essere lontani da “casa” quando la distanza è un intero continente e non sai neanche più dove sia la casa tua e la “casa” che ti resta è quella che hai in testa."

             (Pag. 4)

…diventare vittime della dipendenza o imparare ad assaporare tutte le cose belle che la vita ci riserva.

(pag. 2)

I LICEALI, VINCITORI DEL 1° TORNEO DI PALLAVOLO DREAM TEAM

 

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Conoscere, informare, prevenire: sono questi i motivi che hanno spinto noi ragazzi del III e IV anno del liceo scientifico Pier Paolo Pasolini di Laurenzana ad aderire al progetto “Fuori dalle dipendenze… Dipende da te”, finanziato dalla regione e fortemente voluto dal preside Raffaele Telesca. La nostra scuola, infatti, è sempre attenta alle problematiche sociali e, mediante iniziative di questo tipo, ci permette di arricchire la nostra formazione, associando attività extra‐curriculari alle regolari discipline scolastiche. Con la sapiente direzione della dottoressa Colangelo e delle professoresse Setaro e Cerabino, questo progetto ci ha visti partecipare in modo personale ed intenso e ci ha coinvolti in molteplici attività. Le parole della dottoressa Pezzullo del SERT (Servizio Tossicodipendenza) sono impresse nelle nostre menti: “Tutte le scelte di vita sono orientate verso il Bene o il Male, spetta a noi decidere quale strada intraprendere: diventare vittime della dipendenza o imparare ad assaporare tutte le cose belle che la vita ci riserva.” La visione del film “Noi, ragazzi dello zoo di Berlino” ci ha davvero colpito: gli occhi della protagonista, Christiane, una giovane tossicodipendente, continuano a scrutarci e ci implorano di non seguire il suo esempio. La visita alla comunità di Emmanuel a Genzano, centro di accoglienza e recupero per giovani dipendenti, è stata per noi un’esperienza istruttiva e di grande accrescimento: 

i ragazzi del centro hanno conquistato la nostra simpatia e il nostro sostegno per la forza e la determinazione che dimostrano nel seguire il difficile percorso che hanno intrapreso. l confronto con alcuni alcolisti del C.A.T. (Club Alcoolico Territoriale) con sede a Moliterno ci ha mostrato, invece, i problemi che la piaga dell’alcolismo provoca a corpo, mente, famiglia e società. Parte fondamentale del progetto sono stati i “Focus Group” rivolti ai ragazzi dell’ultimo anno delle scuole secondarie di primo grado di Anzi, Calvello ,Corleto e Laurenzana. Infatti, ci siamo fissati l’obiettivo di fare prevenzione, di essere chiari e convincenti, puntando sull’informazione perché siamo convinti che conoscere sia il modo migliore di prevenire. Questi incontri si sono rivelati anche un’utile occasione per promuovere la nostra scuola: il nostro liceo è una ricchezza per il territorio e noi, sentendo di appartenere a questa grande famiglia, ci siamo mossi in prima persona. Con il sostegno dei nostri insegnanti e del nostro dirigente, ci siamo impegnati affinché questa scuola, che per anni, di generazione in generazione, è stata un centro di esperienze, istruzione, cultura e civiltà, non morisse, lasciando il paese privo di un’ulteriore possibilità di sviluppo. 

Liceo scientifico Pier Paolo Pasolini di Laurenzana

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Sono passati mesi dall'ultimo numero di Arcipicchia, ma in questo tempo ne sono successe di cose, sia a livello nazionale sia mondiale. Uno di questi è stato di sicuro la prematura ma preannunciata scomparsa di Steve Jobs. Tutti o quasi sappiamo chi è stato quest'uomo e cosa ha fatto. Molti al momento della sua morte l’hanno etichettato come un Santo, un rivoluzionario, molti altri come un cinico e un capitalista, magari era il giusto equilibrio di tutti questi aggettivi. A me non interessa parlare tanto delle sue caratteristiche umane, o almeno non solo di quelle. Vorrei prima di tutto parlare di un ragazzo della Silicon Valley, un ragazzo valido, molto valido ma con scarse possibilità economiche. Venne al mondo dalla relazione fra uno studente di origine siriane e la compagna di studi Joanne Schieble. I due non erano sposati, e quel bambino non lo volevano. La mamma lo partorì senza manco informare il papà. E così Steve fu adottato da una modesta coppia di impiegati californiani, Paul e Clara Jobs, che promisero di far studiare il ragazzo. Negli anni ha rivisto la madre naturale, ma non ha mai voluto stringere la mano al padre. Incontrò invece la sorella, nata due anni e mezzo dopo di lui da quella coppia di studenti. Si chiama Mona, è una scrittrice, e scoprì di avere un fratello grazie a un investigatore privato. Un fratello davvero bislacco, appariva Steve a chi lo incontrava da ragazzo. Mollò gli studi pagati dai genitori adottivi al college di Portland, in Oregon, dopo pochissimi mesi di frequenza. Se ne partì per un viaggio in India. Possiamo dire che quel viaggio ha cambiato il modo di pensare e di vivere di Steve, che si avvicinò al Buddismo e alla "perfezione".

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Tornato, si mise a frequentare soltanto le lezioni che gli interessavano. Ovvero, pensate un po’, i corsi di calligrafia. Chissà cosa ne avrebbe pensato, di quel ragazzino, il genitore italiano medio! Ben presto i genitori di Steve si resero conto delle capacità del ragazzo e del suo essere "diverso", geniale. I signori Jobs fecero di tutto per assecondarlo e con enormi sacrifici pagarono le migliori scuole per lui. Tornato dall'India Steve iniziò regolarmente a far uso di droghe; un giorno il padre trovò nella sua macchina della marjuana, e anche questa volta, dopo una breve litigata, dovette arrendersi alla volontà del testardo Steve.

Continua a pag.6 

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E’ trascorso poco più di mezzo secolo da quando in quel di New York il genio di Jack Kerouac pubblicava e faceva rivivere su carta anni di esperienze erranti per il continente americano in unico imperdibile romanzo: on the road – sulla strada. Nonostante l’enorme successo e l’osannazione della critica, tale da considerarlo pietra miliare della letteratura americana e mondiale, lo scritto è sempre stato al centro di grandi discussioni riguardo le “qualità letterarie”e il suo debole impatto emotivo. La trama è indiscutibilmente contorta, le numerose tappe sono difficili da seguire e da ricondurre ad un filo unitario. Ma non è questo quello che conta. O perlomeno non è questo quello che Kerouac voleva trasmettere nella sua prosa spontanea, priva di forzati legami logici, concreta e soprattutto così densa di esperienza vissuta da non lasciare spazio a dispersivi idealismi. Banalmente si potrebbe definire la storia di un viaggio autobiografico ma se si va oltre la sterile narrazione dei fatti non è difficile riconoscere la grandezza di Kerouac. Non è la storia di un viaggio bensì la storia del Viaggio, in cui la voglia di evasione tipicamente antiborghese si incarna in una realtà complessa e confusionaria fatta di ironia, malinconia, ma soprattutto ricerca. Ricerca di sé stessi, di un futuro, di una certezza, di un ideale da inseguire. Ricerca di un io che rischia di essere sommerso dall’imperante conformismo perbenista. L’inquieto errare dei due protagonisti si tramuta in un modo di essere, di vivere, di affrontare la realtà attraverso un’ esistenza sostanzialmente libera e incondizionata. Pagina dopo pagina, la strada si fa più rovente, vissuta, e la nostra casa, ormai lontana, non può che essere la strada stessa.  

"Come è strano essere lontani da “casa” quando la distanza è un intero continente e non sai neanche più dove sia la casa tua e la “casa” che ti resta è

quella che hai in testa." Il nomadismo di Kerouac ha spalancato le porte alla beat generation, movimento che reagisce con forza ed entusiasmo alla monotonia e allo staticismo borghese post seconda guerra mondiale. Simbolo di una generazione forte, a suo modo rivoluzionaria e tutt’altro che spensierata, il movimento beat è seguito da qualunque uomo che rompa il sentiero stabilito per seguire il sentiero destinato, diventando così emblema della ribellione e del rifiuto di tutti i canoni sociali e politici. Oggi, a 60 anni di distanza, anni in cui tutto o quasi è cambiato, la generazione beat rappresenta un passato suggestivo e intrigante a cui guardare con nostalgica ammirazione e anche un po’di invidia. Invidia per il coraggio e la capacità di aver segnato un’epoca, rifiutando il normale corso della storia, con un anticonformismo autentico e costruttivo, il grande assente nel nostro mondo. « Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati» «Dove andiamo?» «Non lo so, ma dobbiamo andare » (Jack Kerouac - On the road)

 

CAROLINA SCONCI 

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Gli studiosi parlano della dinamica del "come se" quale elemento caratterizzante ogni gioco: nella vita le cose sono vere, nel gioco tutto avviene "come se" fosse vero. È un modo per evadere, per staccare la spina, per rilassarsi, per ricaricarsi. Necessario, quindi. Gli antichi parlavano dell'homo ludens...Come tutte le realtà umane, anche il gioco può diventare un terreno "negativo"; da luogo di crescita può diventare luogo di morte. Il tutto avviene quando si scambiano i fattori presi in considerazione. Normalmente la vita è la realtà e il gioco una pausa, un "come se"; i guai cominciano quando si mette al primo posto il gioco: la vita non ha più la sua importanza e si viene a creare un terrificante corto circuito con la realtà, rendendo persino difficile la comunicazione con chi sta intorno. A ciò si deve aggiungere oggi più che negli anni precedenti una spudorata operazione di monetizzazione del gioco anche da parte dello Stato, che siamo poi tutti noi! Quando ero piccolo entrando nei negozi i miei occhi cadevano sulle caramelle; oggi nei negozi è difficile non scorgere un tagliando che ti invita a giocare con la fortuna... Per non parlare della grande banalizzazione di giochi di squadra ormai diventati appannaggio di potentati economici. È proprio difficile parlare di gioco calcio, se guardiamo i compensi dei calciatori ( che ai miei tempi si chiamavano "giocatori") e tutto il marciume ( un mix micidiale di interessi economici e politici) che vegeta incontrastato attorno al mondo del gioco. Certe volte mi viene da pensare al tempo decadente dell'impero romano, quando i capi si preoccupavano di garantire alla gente "pane e giochi" per sedarli e tenerli lontani dai reali problemi della quotidianità. Rimanere imbrigliati nella rete dell'accanimento a tentare  la fortuna con la chimera del guadagno facile a basso costo è all'ordine del giorno; soprattutto questo è valido per i soggetti caratterialmente più deboli e per chi vive una stagione della vita particolarmente turbolenta. Ma si sa, i polli vanno spennati ben bene! E la delinquenza travestita da croce rossa sa ben operare. Si è creato così il circolo 

vizioso: il giocatore sfortunato può continuare a giocare con soldi non propri, che deve però restituire; si tenta 

ancora la fortuna, naturalmente si perde; si trovano altri soldi, quindi cresce nel debitore la dipendenza dal 

malavitoso; il quale a sua volta giustamente chiede di rientrare dal debito... Possiamo starcene zitti? O il 

silenzio è complicità? La denuncia da sola non serve. Occorre anche essere capaci di proporre concretamente 

una “via” differente per godersi la vita. Ecco quindi l’esigenza non tanto di maestri, bravi nel parlare, 

quanto di testimoni, grandi nell’agire. Ai ragazzi, ai giovani, ai grandi in difficoltà dobbiamo essere capaci di testimoniare che la vita è fatica, è impegno, è coraggio 

di andare oltre le difficoltà, è consapevolezza di essere chiamati a giocarsi in ogni 

situazione per il bene, è capacità di rialzarsi dopo una sconfitta, è 

perseveranza nel resistere a ogni lusinga del “subito e a poco prezzo. L’illegalità va affrontata di petto. Il beneficio di alcuni a danno dei più deboli può dopo 

avere un costo sociale non indifferente. Stare fermi oggi, 

chiudendo un occhio, può essere pericoloso domani. Prova 

ne sia la crisi economica che stiamo vivendo: gli italiani degli anni 80 hanno fatto gli 

americani e gli italiani del duemila ne pagano i danni. La cecità di ieri è la causa del disastro di oggi! Che non si dica la stessa cosa per tutto quanto riguarda i danni causati dalla dipendenza da gioco: ne va di mezzo la crescita sana e armoniosa dei giovani, che saranno la 

struttura portante della società del domani e, nondimento, la serenità di tantissime famiglie, che sono alla base della convivenza civile. Anche la repressione 

degli illeciti non basta. Occorre un mutamento culturale, da parte di tutti. Dobbiamo riappropriarci del gioco, 

dell’umanità del gioco. Dobbiamo tornare a giocare, a riscoprire il senso della festa e dello stare insieme. Forse questo è l’unico modo per appassionarci alla vita. Che è 

un’avventura meravigliosa per tutti, insieme. 

Domenico Santomauro 

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«Il vostro tempo è limitato - disse l'inventore dell'iPod, l' iPhone e l' iPad agli studenti di Stanford nel 2005 -. Non buttatelo vivendo la vita di qualcun altro.

Non lasciatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere con i risultati dei pensieri degli altri. E non lasciate che il rumore delle opinioni degli altri affoghi la vostra voce interiore. Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno già cosa voi volete davvero diventare. Tutto il resto è secondario».

Al di là del Mac, dell'iPod, dell' iPhone e dell' iPad, che probabilmente continueranno a riscuotere lo stesso successo, sono proprio queste ultime parole che noi giovani dobbiamo custodire e alle quali dobbiamo pensare ad ogni ostacolo che la vita ci mette lungo il nostro percorso.

Giovanni Martoccia

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(...) Il giovane genio iniziò a lavorare come operaio in una fabbrica di sistemi informatici, amava quel mondo e restava fino a tarda sera pur di capire quei meccanismi. In seguito, in un garage della California, Steve Jobs crea i computer. Li inventa. Da zero.

E bisogna guardare in faccia la media di noi ragazzi di vent'anni quando si legge che fondò la Apple Computer nel 1976, a soli 21 anni; con un amico, grazie a un prestito di un negozio di elettronica.

A 25 anni, quel piccolo arrogantello, già vale 100 milioni di dollari. Dato per morto più di una volta - in un caso ci fu anche un annuncio ufficiale - ha una biografia costellata di curiosità, e forse di leggende. Ha avuto una figlia naturale, riconosciuta dopo anni. Dicono che in azienda fosse amato e odiato in pari misura: certe volte era cattivissimo, anzi crudele, un tiranno capace di licenziare per un niente. Ma sapeva anche esaltare al massimo chi gli piaceva e gli pareva sufficientemente forte e creativo.

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E’ storia, invece, che la Apple, la sua creazione, l’abbia cacciato. I manager non lo sopportavano, ma lo implorarono di tornare, e gli rimisero in testa la corona di numero uno, quando si trovarono con la Apple ridotta a un guscio vuoto. Di quel pazzo arrogante c’era un bisogno assoluto. I maniaci dell’informatica lo trasformarono in un’icona. Era fuori dagli standard in ogni dettaglio, dalla scelta di presentare personalmente i suoi prodotti da palchi teatrali, al look ultra minimal, con i suoi jeans e i suoi girocollo neri.

 

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IL DIABETE :

una malattia sempre più diffusa e attuale 

 

La clinica è caratterizzata da poliuria, polidipsia e polifagia, con o senza calo ponderale e astenia. Le complicanze in cronico del diabete non controllato sono varie forme di neuropatie, la retinopatia, la cataratta, la nefropatia con insufficienza renale cronica e l’aterosclerosi accompagnate da dislipidemia e disturbi cardiovascolari. A volte nei diabetici cronici si osservano lesioni cutanee con sovra infezioni e ulcere: famoso è il piede diabetico caratterizzato ada un insufficiente o inesistente microcircolo che può portare a necrosi e a chirurgia chirurgica amputativa.

La diagnosi del diabete è basata essenzialmente sulla valutazione della glicemia da esguire periodicamente nel contesto di un emocromo di controllo. In presenza di due valori di glicemia a digiuno superiori a 126 mg/dl si pone diagnosi certa di diabete e pertanto bisogna rivolgersi al proprio medico curante per una terapia.

La terapia farmacologia del diabete tipo I è basata sulla somministrazione giornaliera di insulina in quanto questa forma è caratterizzata da una carenza di ormone endogeno. La terapia farmacologica del diabete tipo II è essenzialmente basta su farmaci ipoglicemizzanti orali ( famosa è la metformina).

A questi provvedimenti si consiglia il corretto stile di vita controllando le abitudini alimentari e associando una costante attività fisica.

Angela Martoccia e Salvatore Urga

 

Il diabete è una malattia sempre più diffusa nella società moderna, caratterizzata da una alterazione dei meccanismi di controllo della glicemia e che ha come conseguenza un aumentato livello di zuccheri nel sangue. Il glucosio è una delle principali fonti da cui gli organi umani traggono energia; è bene sapere che il sistema nervoso centrale si nutre solo ed esclusivamente di zuccheri. Il nostro organismo controlla i livelli di glicemia attraverso un complesso sistema ormonale che mantiene i livelli glicemici costanti entro i limiti fisiologici tollerati (< 110 mg/dl). Il principale ormone che regola la glicemia è l’Insulina secreto dalle cellule beta del pancreas endocrino. Il meccanismo di regolazione è basato sul principio che, ad esempio subito dopo i pasti, essendoci un aumento del glucosio circolante, si ha un incremento della secrezione di insulina, la quale legandosi ai propri recettori localizzati principalmente a livello epatico e muscolare ne accelera il processo di immagazzinamento cellulare. Al contrario, in presenza di bassi livelli glicemici come in seguito al digiuno, si osserva una inibizione della secrezione di insulina. Nella classificazione del diabete due sono le forme principali che differiscono per la causa che provoca l’alterazione del meccanismo di controllo della glicemia. Esiste il diabete mellito tipo I o diabete giovanile, da alterazione genetica, causato da un meccanismo autoimmune, ovvero caratterizzato dalla presenza patologica in circolo di autoanticorpi diretti contro le cellule beta che producono insulina , provocandone la progressiva distruzione e la conseguente carenza di insulina. Altra forma è il diabete mellito tipo II o diabete dell’età adulta in cui è presente una alterazione a livello dei recettori dell’insulina, la quale in questa forma di diabete è presente in quantità normali-elevate ma non può svolgere la sua azione per il difetto del recettore. L’insorgenza della patologia è legata all’obesità , alla vita sedentaria e all’aumentato apporto calorico. L’imminente manifestazione del diabete è l’iperglicemia che in seguito comporta molteplici conseguenze sui diversi organi.

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Era di domenica, rientrato a casa abbastanza tardi, manco a dirlo, dal lavoro, mi fermo un po’ in giro a discutere con gli Arci compagni dell’Arci situazione.

Rincaso e dopo una doccia parzialmente rilassante mi è d’obbligo continuare il rilassamento cenando. E’ una di quelle sere in cui sei decisamente affaticato. Tra un boccone e un altro la mano che non regge la forchetta vaga sui pulsanti del telecomando alla ricerca di un programmino leggero, magari anche divertente e distensivo. La visione di qualcosa di impegnativo non sarei in grado di sostenerla. Neanche l’ombra di un filmetto simpatico. Passo sul Terzo, c’è ‘Presa Diretta’. Il caro Iacona (a proposito, mi pare che ultimamente le poche persone serie che ho modo di vedere portano l’orecchino) parla delle tribolazioni dei lavoratori (o aspiranti tali). “No!”, penso, “un altro pippone sulla disoccupazione mi manderà in coma”, ma mentre faccio questa riflessione ascolto alcuni ragazzi che racconta la propria storia. Cambio canale, ma oramai la fiammella dentro di me si era accesa. La serata tranquilla era andata a farsi benedire sostituita da quella in cui ti trituri il cervello, il fegato tende ad ingrossarsi e dalla bocca spifferi delle imprecazioni.  

 

 

In pochi miliardesimi di secondo risucchio la mia vita nella riflessione. Lo so, e me lo dico, solo per un puro caso tra le persone che raccontano di sé non ci sono io, o uno qualsiasi dei miei coetanei. Perché questa è la storia di una generazione. Infatti la puntata ha questo titolo: “Generazione Sfruttata”. Penso a quando sentivo additare i ragazzi come “Gioventù Bruciata”. Beh, in effetti, siamo bruciati dalla mancanza, dall’assenza. Viviamo in una penombra in cui le cose sono sempre poco chiare. O vogliono che sia così perché vedere con chiarezza sarebbe troppo amaro e insopportabile. E’ più piacevole ascoltare delle belle favole, ma quelle che si sentono raccontare ora sono un po’ nere.

venAnuBi  

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Il sisma dei giorni scorsi in nord Italia ha causato la morte di diverse persone, devastato centri storici, monumenti,  musei,  spazi  culturali,  circoli,  cinema,  scuole,  fabbriche  ed  ospedali  e  naturalmente abitazioni private ed edifici pubblici. In coordinamento con la Prociv Arci Nazionale, i comitati Arci di Modena, Bologna, Mantova e Ferrara stanno  cercando  di  far  fronte  alle  numerosissime  iniziative  di  sostegno  alla  popolazione  sfollata, allestendo  campi  di  accoglienza,  inviando  volontari,  materiali  ed  offrendo  sostegno  con  diverse modalità  cercando  di  mettere  a  disposizione  anche  gli  spazi  dei  circoli  per  dare  sollievo  alla popolazione impaurita e stremata dalle notti insonni. È  necessario mobilitare  la  nostra  rete  associativa  in  azioni  di  solidarietà  e  di  aiuto  concreto.  L’Arci nazionale  d’intesa  con  l'Arci  dell’Emilia  Romagna  e  della  Lombardia,  invita  circoli,  le  associazioni aderenti e tutti i cittadini ad attivarsi per la raccolta di contributi e fondi per far fronte ai danni prodotti dal terremoto che ha colpito le province di Modena, Ferrara e Bologna e Mantova. I  fondi  verranno  destinati,  in  accordo  con  le  diverse  amministrazioni  comunali,  al  sostegno  della popolazione sfollata, al ripristino di spazi per la cultura, di circoli e delle scuole.   È stato aperto un conto corrente ad hoc presso Banca Etica con la causale:  Emergenza terremoto in Nord Italia. I dati del conto corrente bancario sono:  c/c 145350 Iban: IT 39 V 05018 03200 000000145350 intestazione: ASSOCIAZIONE ARCI Causale ‐Emergenza TERREMOTO in NORD ITALIA Via dei Monti di Pietralata, n.16 00157 Roma 

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        CICLOSTILATO  

       IN PROPRIO 

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CARNEVALE ESTIVO

11 agosto 2012

Laurenzana

Collaboriamo tutti alla realizzazione di un evento unico!  

 

RINGRAZIAMO TUTTI COLORO CHE HANNO PARTECIPATO ALLA REALIZZAZIONE DI QUESTO NUMERO

Arci Laurenzana    

 email: [email protected] 

 sede: II vico Calata Insorti numero 6