CAPITOLO III - people.unica.it · Cap III pag. 6 gCO E uHO E gHO uHO eHO N X N 2 X N N N 2 2 2 2 =...
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C III pag. 1
CAPITOLO III
ASPETTI TERMODINAMICI DELLA CINETICA CHIMICA
1. GENERALITA’
In questo capitolo si vogliono presentare due argomenti che pur trovando la
loro logica collocazione nella termodinamica dell’equilibrio hanno dei profondi
contatti con la cinetica chimica; quindi si darà una presentazione sicuramente non
completa ed esaustiva ma congruente con gli argomenti presentati nel corso.
I due argomenti a cui ci si riferisce sono l’equilibrio chimico e
l’adsorbimento; di entrambi si darà una presentazione di tipo cinetico avvertendo
che una trattazione in termini di potenziali chimici, sicuramente più corretta, verrà
data in corsi di termodinamica dove gli argomenti verranno presentati introducendo
e presentando analiticamente le problematiche connesse sia con gli equilibri chimici
che con l’equilibrio di adsorbimento.
2. EQUILIBRIO CHIMICO. INTRODUZIONE
Lo studio degli equilibri chimici, che interessano l’evoluzione di due
processi opposti di una trasformazione che porta alla produzione di nuove specie
chimiche, è uno degli aspetti più importanti nello studio della chimica.
Se l’azoto e l’idrogeno sono posti in un recipiente a 25 oC ed alla pressione
di 1 atm in fase gassosa ha luogo la seguente reazione:
N2 + 3H2 � 2NH3 (III-1)
L’analisi del contenuto del recipiente dopo alcuni giorni rivela che sono
presenti non solamente le due specie che avevamo messo in precedenza ma le tre
azoto, idrogeno, ammoniaca. L’ovvia conclusione che si può trarre da questa
constatazione sperimentale è che la reazione non procede fino ad esaurimento delle
specie reagenti (azoto ed idrogeno) ma si arresta quanto fra i reagenti ed i prodotti
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si stabilisce una certa relazione. Inoltre se in un recipiente simile poniamo
dell’ammoniaca gassosa nelle stesse condizioni di temperatura e di pressione ed
analizziamo il contenuto dopo alcuni giorni si troverà la presenza di azoto, idrogeno
ed ammoniaca; da questa constatazione sperimentale possiamo trarre la conclusione
che l’ammoniaca si decompone in modo incompleto secondo il seguente schema:
2NH3 � N2 + 3H2 (III-2)
In entrambi gli esperimenti, si è supposto di fare l’analisi delle miscele dopo
che la concentrazione delle specie coinvolte non cambia più; di conseguenza
possiamo dire che in entrambe le situazioni si è raggiunta una situazione stazionaria
che chiameremo DI EQUILIBRIO.
Se si fosse interessati a gestire questa reazione, nelle condizioni specificate,
per produrre ammoniaca, la resa sarebbe così bassa che il processo non sarebbe
economicamente fattibile; però l’equilibrio citato è stato studiato in modo così
completo per cui le condizioni che possono dare una resa ottimale di ammoniaca
sono conosciute con grande precisione.
Nelle sezioni che seguono saranno considerati equilibri chimici che non
coinvolgono specie ioniche anche perché se nelle reazioni sono coinvolti ioni
possono manifestarsi fenomeni che esulano dagli scopi del corso.
3. INTERPRETAZIONE CINETICA DELLA COSTANTE DI
EQUILIBRIO
Si consideri in generale la reazione chimica all’equilibrio
aA + bB � qQ + sS (III-3)
Una illustrazione qualitativa del processo è la seguente:
• le sostanze “A” e “B” messe in un recipiente a temperatura e pressione
assegnate danno luogo ad una reazione con produzione delle specie “Q” ed
C III pag. 3
“S”. La reazione quando evolve in questa direzione è chiamata
REAZIONE DIRETTA;
• al procedere del tempo i prodotti della reazione diretta si accumulano nel
recipiente, alcune molecole dei prodotti “Q” ed “S”, con il crescere della
loro quantità, possono urtarsi e dar luogo ad una reazione che produce i
reagenti originali “A” e “B”. Questa reazione che procede da destra verso
sinistra è chiamata REAZIONE INVERSA.
Al trascorrere del tempo la velocità di evoluzione della reazione diretta diminuisce
mentre quella della reazione inversa aumenta; dopo un certo intervallo di tempo,
che ovviamente è determinato dalle condizioni del sistema oggetto del nostro
interesse, le velocità nelle opposte direzioni divengono uguali, quando si verifica
questa condizione il sistema indagato ha raggiunto l’equilibrio; la figura 1 illustra il
raggiungimento dell’equilibrio.
figura 1
La descrizione quantitativa della reazione dovrà tener conto della LEGGE
DI AZIONE DI MASSA (LAM); in accordo con questa legge, la velocità di una
Punto di equilibrio
VE
LO
CIT
À
“A” e “B” a
concentrazione
superiore a quella
di equilibrio
“Q” ed “S a
concentrazioni
superiori a quella di
equilibrio
Reazione
inibita
Reazione
accelerata
Reazione diretta
aA + bB � qQ + sS
Reazione inversa
qQ + sS � aA + bB
��� Reazione non
accelerata tempo
rI=0
rD Max
rI=rD
Cap III pag. 4
reazione chimica sarà proporzionale alle masse attive dei reagenti (la frase massa
attiva dei reagenti indica una grandezza che è direttamente proporzionale alla
concentrazione delle sostanza reagenti), si indicherà la concentrazione della specie
“i” con il simbolo Ci intendendo con questo termine la concentrazione in moli/dm3
della specie “i”.
In accordo con la legge di azione di massa la velocità della reazione diretta
rD sarà proporzionale alle concentrazione dei reagenti “A” e “B” della equazione
III-3. Abbiamo scritto questo ponendo
rD=kDCAaCB
b (III-4)
in modo simile potrà essere espressa anche la velocità della reazione indiretta
rI=kICQqCS
s (III-5)
Abbiamo chiamato costanti cinetiche le due costanti di proporzionalità kD e kI.
Quando verrà raggiunto l’equilibrio la velocità complessiva della reazione, somma
algebrica delle due velocità diretta ed inversa, sarà nulla pertanto
rD= rI (III-6)
in queste condizioni con agevoli passaggi si può ricavare
KbBCa
AC
sSC
qQC
IkDk
=⋅
⋅= (III-7)
Il rapporto fra le due costanti cinetiche è ovviamente una costante (come le costanti
cinetiche varierà solamente al variare della temperatura) esso viene indicato con il
simbolo K ed è chiamato COSTANTE DI EQUILIBRIO. L’equazione III-7 è
chiamata LEGGE DI AZIONE DI MASSA.
C III pag. 5
Nello scrivere la legge di azione di massa è giusto sottolineare che ove
compaiano concentrazioni di specie che rimangono costanti durante l’evoluzione
della reazione, queste possono essere inglobate nella costante cinetica e quindi non
appariranno nella espressione della LAM; questo è il caso di specie inerti gassose,
di solidi puri, o di reazioni che evolvendo in soluzioni acquose dove la quantità di
acqua è talmente elevata rispetto a quella delle altre specie reagenti che può essere
ritenuta costante. E’ anche il caso di segnalare che la derivazione precedente non è
sempre valida; se ad esempio gli ordini delle reazioni non coincidono con i
coefficienti stechiometrici (nel capitolo IV queste sono dette reazioni non
elementari), gli esponenti che compaiono nella III-7 non saranno i coefficienti
stechiometrici che invece devono essere tali come potrà vedersi dalla derivazione
termodinamica rigorosa.
___________________
Esempio 1. La reazione di “shift” dell’ossido di carbonio procede
secondo lo schema
CO + H2O � CO2 + H2
Fino al raggiungimento dell’equilibrio; alla temperatura di1100 K la
costante di equilibrio riferita alle pressioni parziali vale KP=1.
Supponendo di alimentare il reattore con una miscela composta da 1
mole di CO 2 moli di H2O e priva di CO2 ed H2, e che la reazione
raggiunga l’equilibrio a 1100 K si calcoli la composizione di
equilibrio e la conversione frazionaria.
La strategia di soluzione prevede che tutte le pressioni parziali (o se si
vuole tutte le frazioni molari) siano espresse in funzione dell’unica
variabile XE (conversione di equilibrio del reagente limitante). In base
alla I-26 il reagente limitante è l’ossido di carbonio (CO), e possibile
scrivere la seguente tabelle stechiometrica riportata di seguito
EeCO
uCOeCO XN
NN=
− E1-1
da cui
EuCO
EeCOuCOgCO
X1N
XNNN
−=
=−= E1-2
Cap III pag. 6
EOuHEgCO
OeHOuHOgH
X2NXN
NNN
2
222
−==
=−= E1-3
Specie Inizio Generate Fine
CO 1 XE 1-XE
H2O 2 XE 2-XE
CO2 0 XE XE
H2 0 XE XE
Totale 3 3
Le frazioni molari delle specie presenti all’equilibrio saranno
3
XEY;
3
XEY
3
XE2Y;
3
XE1Y
22
2
HCO
OHCO
==
−=
−=
E1.4
potremo quindi, applicando la legge di Raoult (pressione parziale
Pi=PYi)
1YY
YY
PYPY
PYPYK
HCO
OHCO
HCO
OHCOP
2
2
2
2
=⋅
⋅
=⋅
⋅=
E1.5
Le equazioni E1.4 possono essere sostituite nella E1.5, si otterrà una
equazione quadratica nella sola incognita XE, fra le due soluzioni
ottenute una è negativa (quindi da scartare) l’altra (quindi l’unica
valida) dà
XE=0,667 E1.6
Sostituendo il valore E1.6 nelle E1.4 si otterrà
YCO=0.111; YH2O=0,444; YCO2=0.222; YH2=0,222 E1.7
___________________
C III pag. 7
4. UNITA’ DI MISURA DELLA CONCENTRAZIONE E DELLA
COSTANTE DI EQUILIBRIO
E’ opportuno riferire le unità di misura che devono essere impiegate nella
espressione della LAM; in effetti la concentrazione delle sostanze che partecipano
alla reazione potranno essere espresse in qualsivoglia unità di misura;
concordemente con questo avremo valori della costante di equilibrio congruenti con
le unità di misura utilizzate, ad esempio se le concentrazioni saranno espresse in
frazioni molari dovremo usare una costante di equilibrio congruente con le frazioni
molari (è bene comunque sottolineare che interessando le costanti cinetiche non
concentrazioni o pressioni parziali ma attività o fugacità esse sono adimensionali il
loro valore dipende dalle dimensioni utilizzate ma sono dimensionali).
Comunque è abitudine ormai consolidata usare le moli/dm3 per esprimere la
concentrazione delle sostanze che appaiono nella LAM in particolare quando le
reazioni a cui ci si sta riferendo evolvono in fase liquida o in fase solida; in questo
caso la costante di equilibrio congruente con questa unità di misura viene indicata
come Kc. Per gli equilibri in fase gassosa è più utile l’uso delle pressioni parziali
(si ricorda che per la pressione parziale della sostanza “i” vale la legge di Raoult
pi=yiP); se si usano le pressioni parziali la costante di equilibrio congruente si
indicherà con il simbolo Kp.
Naturalmente forme diverse della costante di equilibrio saranno legate fra di
loro. Esaminiamo il caso legato alle costanti Kc e Kp in considerazione del loro
diffuso utilizzo. Si consideri la reazione evolvente in fase gassosa:
aA + bB � qQ + sS (III-8)
quando le concentrazioni sono espresse in moli/dm3 l’equazione di azione di massa
sarà
bB
aA
sS
cCC
CCK
⋅
⋅= (III-9)
se invece saranno utilizzate le pressioni parziali si avrà
Cap III pag. 8
bB
aA
sS
ppp
ppK
⋅
⋅= (III-10)
se assumiamo che possa essere assunta valida la legge dei gas perfetti è
αiα
i RTV
np
= (III-11)
ma il rapporto ni/V non è altro che la concentrazione della specie “i” in moli/dm3
(se V è espresso in dm3). Avremo pertanto
( ) ( ) ( ) ( )
( ) ( ) ( ) ( )ssS
sS
qqQ
qA
bbB
bB
aaA
aA
RTCpRTCp
RTCpRTCp
⋅=⋅=
⋅=⋅= (III-12)
sostituendo le III-12 nella III-10 si avrà
( ) ( )Δνc
ΔνbB
aA
sS
bB
aA
sS
P RTKRTCC
CC
pp
ppK ⋅=⋅
⋅
⋅=
⋅
⋅= (III-13)
essendo ∑=
=SN
1iiσΔν . E’ evidente che nel caso la reazione evolva senza variazioni di
numero di moli Kc=Kp.
5. IL CONCETTO DI ATTIVITA’. STATO DI RIFERIMENTO
L’interpretazione cinetica dell’equilibrio che è stata data introduce le
costanti di equilibrio Kc e Kp valide, rispettivamente, per le espressioni in cui sono
utilizzate le concentrazioni espresse in moli/dm3 e le pressioni parziali. In effetti
quelle espressioni sono valide solamente quando il comportamento dei sistemi
indagati è ideale dal punto di cista termodinamico, questo significa che fra le varie
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specie presenti nella soluzione liquida o gassosa non si hanno interazioni. Questo
concetto è ragionevolmente corretto se le miscele gassose si trovano a basse
pressioni e le miscele liquide sono fortemente diluite. L’espressione può essere resa
più aderente alla realtà introducendo, al posto delle concentrazioni molari Ci, una
forma corretta della concentrazione stessa detta attività, ai, della specie “i”.
L’attività può essere derivata moltiplicando la concentrazione molare Ci per un
fattore γi, detto coefficiente di attività, che è funzione della temperatura e della
concentrazione del componente; il valore numerico di questo fattore correttivo deve
essere derivato da misure sperimentali. L’espressione matematica che lega questa
quantità è pertanto
iii Cγa ⋅= (III-14)
Al tendere a zero della concentrazione molare il coefficiente di attività tende ad uno
è quindi l’attività tende a coincidere con la concentrazione molare.
5.1 IL CONCETTO DI ENERGIA LIBERA ED INTERPRETAZIONE
TERMODINAMICA DELL’EQUILIBRIO CHIMICO
In termodinamica vengono introdotte varie grandezze, quali entalpia ed
entropia, che sono connesse con tutte le trasformazioni di tipo chimico fisico ed in
particolare con le reazioni chimiche. Nel campo della cinetica chimica una delle più
utili quantità è la ENERGIA LIBERA (G), questa grandezza, limitatamente al
campo delle reazioni chimiche connette gli effetti termici, rappresentati dalla
entalpia, e gli effetti legati alla maggiore o minore spontaneità del processo, e cioè
legati alla entropia. Questa grandezza viene definita con la relazione
∆G = ∆H - T∆S (III-15)
il simbolo S rappresenta la funzione di stato entropia. Si è introdotto il simbolo “∆"
per ricordare che in termodinamica tutte le grandezze energetiche sono definite
riferendosi ad uno stato di riferimento, per cui ogni volta che parleremo di energia
libera non ci riferiremo al suo valore assoluto (che non esiste) quanto alla sua
Cap III pag. 10
variazione. D’altro canto questo non rappresenta certamente un problema in quanto
siamo interessati alle variazioni energetiche, associate alle reazioni, che si hanno
con tutte le specie quando queste si trasformano sia nel loro stato standard come
anche in qualunque altra condizione di temperatura e pressione.
La variazione di energia libera che si ha in un processo che involva sia
trasformazioni di tipo meccanico che chimico, può essere espressa in forma
differenziale dalla
idNμVdPSdTdGS
N
1ii∑++−=
= (III-16)
in cui con dT e dP si è rappresentano rispettivamente le variazioni infinitesime di
temperatura e pressione , dNi rappresenta la variazione infinitesima di numero di
moli del componente i, mentre con µi si è indicato il potenziale chimico del
componente i (si ricorda che il potenziale chimico coincide con l’energia libera
parziale molare). Se nel sistema evolve una reazione a temperatura e pressione
costanti è
dξσdN ii ⋅= (III-17)
tenendo conto delle ipotesi restrittive appena fatte e della relazione (III-17) si ricava
dξiσμdGS
N
1ii ⋅
∑==
(III-18)
Poiché in condizioni di equilibrio è dG=0 e poiché la (III-17) deve essere valida per
qualunque grado di avanzamento sarà
0iσμS
N
1ii =∑
= (III-19a)
C III pag. 11
Si consideri la reazione seguente all’equilibrio
aA + bB + …. <===> qQ + sS + ….. (III-20)
se a questa equazione applichiamo la condizione termodinamica di equilibrio,
espressa dalla (III-19), avremo
0bμaμsμqμ BASQ =−−+ (III-19b)
Ricordando che il potenziale chimico è definito dalla relazione
ii dlnfRTdμ ⋅= (III-21a)
che integrata dà
i
i0ii f
flnRTμμ ⋅+= (III-21b)
in cui if è la fugacità del componente i in soluzione, mentre 0if è la fugacità del
componente i puro alle stesse condizioni di temperatura e pressione del sistema.
Poiché 0iμ , potenziale chimico del componente i puro alla temperatura e pressione
del sistema coincide con 0iG energia libera del componente i puro alle condizione
di riferimento, applicando le opportune sostituzioni alla (III-20) avremo
0f
flRTμb
f
flRTμa
f
flRTμs
f
flRTμq
B
B0B
A
A0A
S
S0S
Q
Q0Q
=
⋅+−
⋅+−
⋅++
⋅+
nn
nn
(III-22a)
Cap III pag. 12
( ) ( )
00000
0000
=
⋅+⋅−
⋅+⋅⋅
+++−+++
BASQ
BASQG
f
flnb
f
flna
f
flns
f
flnqRT
....bGaG....sGq
BASQ (III-22b)
Ponendo ( ) ( )....bGaG....sGqGΔG oBoAoSoQo ++−+++= si ricava
⋅
⋅
⋅
⋅
=−
...f
ff
f
...f
ff
f
lnRT
ΔGb
E0B
B
a
E0A
A
s
E0S
Sq
E0B
Q
o (III-23)
in cui il pedice E evidenzia il fatto che la III-23 è una equazione valida solamente
quando sono state raggiunte le condizioni di equilibrio. Se per semplicità
supponiamo di operare in fase gassosa e se supponiamo, sempre per semplicità, che
il sistema si comporti idealmente le fugacità possono essere sostituite dalle
pressioni parziali; se inoltre scegliamo che foi=po=1 avremo
pbB
aA
sS
qQ K
RT
ΔGexp
pp
pp=
−=
⋅
⋅ 0
(III-24a)
se ci si riferisce invece a soluzioni liquide al posto di fugacità è più comodo
introdurre le attività ( i0ii aff = ); e queste, in particolari condizioni, possono
coincidere con le concentrazioni molari (Ci). La III-24a potrà essere scritta nella
forma
C III pag. 13
CCC
CCK
RT
ΔGexp
bB
aA
sS
qQ =
−=
⋅
⋅ 0
(III-24b)
i valori di Goi si trovano tabulati in molti libri di termodinamica e nel manuale
dell’ingegnere chimico.
6 EFFETTO DELLA PRESSIONE, DEL CATALIZZATORE E DEGLI
INERTI, DELLA CONCENTRAZIONE E DELLA TEMPERATURA
SULL’EQUILIBRIO
Nella discussione precedente non si è detto nulla su come sia possibile
alterare le condizioni di bilanciamento fra i due processi opposti. Molti anni fa, agli
inizi della scienza chimica, fu osservato che certi fattori possono alterare
temporaneamente il procedere di questi processi; una generalizzazione che consente
di predire, seppur in modo qualitativo, l’effetto di questi fattori è noto come
PRINCIPIO DI LE CHATELIER. Esso postula che un processo che comporta
l’evoluzione di una reazione chimica all’equilibrio reagisca ad una variazione
esterna in modo tale da tentare di contrastare questa variazione ad esempio se in un
ambiente gassoso in cui si trovano i reagenti all’equilibrio viene modificata una
certa proprietà (ad esempio viene aumentata la pressione) il sistema reagirà in modo
tale da opporsi a questa variazione (nel caso dell’aumento di pressione riducendo il
numero di moli presenti)
6.1 Effetto della pressione
Se si incrementa la pressione in un sistema in equilibrio, la reazione reagirà,
per quanto appena detto, in modo tale da cercare di compensare questo aumento.
Ad esempio se la reazione ha luogo con una diminuzione di volume (in fase gas
diminuisce il numero di moli presenti) la reazione viene temporaneamente favorita
in quanto una ulteriore evoluzione porterà ad una diminuzione del volume che si
oppone all’aumento di pressione imposto dall’esterno.
Si supponga che nel reattore si abbia la seguente equazione di equilibrio
Cap III pag. 14
N2(g) +3H2(g) �2NH3(g) (III-25)
Nella reazione diretta si ha una diminuzione del volume (a pressione costante)
dovuto alla diminuizione del numero di moli 4:2; naturalmente la reazione inversa
causerà un aumento di volume nel rapporto 2:4. Nelle condizioni di equilibrio, un
incremento della pressione sul sistema, favorirà temporaneamente la reazione
diretta in quanto è la reazione accompagnata da una diminuzione di volume. Una
diminuzione della pressione, favorirà la reazione inversa. Come sottolineato più
volte le modifiche dell’equilibrio in conseguenza di una azione imposta dall’esterno
sono solamente temporanee; dopo le due velocità di reazione diretta ed inversa
divengono nuovamente uguali e l’equilibrio si ristabilisce nuovamente.
Come regola generale può essere affermato che l’effetto di un cambiamento
della pressione è importante solamente se almeno uno delle specie partecipanti alla
reazione è allo stato gassoso; questo è vero in quanto sostanze solide o liquide e le
specie in soluzione non sono influenzate da modeste variazioni della pressione.
Quindi nel predire qualitativamente l’influenza sull’equilibrio di variazioni della
pressione è usuale considerare solamente le specie gassose.
6.2 Effetto della temperatura
Il principio da tenere presente è che un incremento della temperatura favorirà
la reazione che, per la sua evoluzione, consuma la maggior quantità di calore. Si
supponga che il seguente equilibrio si stabilisca in un recipiente chiuso a
temperatura ambiente X+Y�Z + 23 kcal; la reazione diretta, un processo
esotermico, da luogo a due prodotti, la sostanza Z ed il calore 23 kcal; d’altro
canto la reazione inversa, un processo endotermico, presuppone che la sostanza Z
ed il calore 23 kcal interagiscano per dare le sostanze X ed Y. Se la temperatura è
costante i due processi evolvono alla stessa temperatura. Si supponga ora di poter
istantaneamente fornire del calore al sistema e quindi aumentare la temperatura
all’interno del recipiente dove si era stabilito l’equilibrio. Per il sistema reagente
che evolve così come è stato scritto, la reazione inversa fra le due esaminate è la
sola che utilizza il calore; si può pertanto affermare che un incremento di
C III pag. 15
temperatura, conseguente alla fornitura al recipiente di una certa quantità di calore,
favorisce la reazione inversa che è quella che necessita del calore per la sua
evoluzione. Il termine “favorisce” sta ha significare che il sistema reagisce alla
variazioni imposte dall’esterno in modo tale da cercare di annullarle. Benché
l’equilibrio sia disturbato, queste condizioni di sbilancio persisteranno solamente
per un tempo brevissimo a meno che in qualche modo non si rimuova la sostanza X
o la sostanza Y; se questo non avviene, immediatamente la velocità della reazione
inversa diminuisce (essendo diminuita la concentrazione del reagente Z) mentre
quello della razione diretta aumenta essendo aumentata la concentrazione delle
sostanze X ed Y, tutto questo porta al ristabilimento delle condizioni di equilibrio,
nuove rispetto alle precedenti ma sempre condizioni di equilibrio.
6.3 Effetto della concentrazione
Esaminiamo ancora l’equilibrio scritto informa generale X + Y �Z che si
stabilisce in un recipiente chiuso. Si supponga che sia possibile introdurre nel
recipiente dove evolve la reazione una piccola quantità della sostanza Y senza che
questo causi variazioni della temperatura e della pressione; questo rappresenta un
aumento della concentrazione della sostanza Y nel sistema in reazione. Il nostro
problema è quello di stabilire come questa azione possa influenzare l’equilibrio; a
questo scopo può essere subito messo in evidenza come delle due reazioni opposte
che stabiliscono l’equilibrio, solamente quella diretta può utilizzare la quantità
addizionale di Y. L’effetto della addizione della sostanza Y sarà quello di
aumentare, temporaneamente, la velocità della reazione diretta e quindi quello di
favorire questa reazione; l’equilibrio si ristabilirà quando le due reazioni, diretta ed
inversa, troveranno il loro punto di uguaglianza che sarà ovviamente spostato verso
la formazione dei prodotti per compensare l’aumento della velocità della reazione
diretta.
6.4 Effetto dei catalizzatori e degli inerti
Quando una sostanza catalitica viene massa nell’ambiente di reazione la
velocità di evoluzione viene incrementata o decrementata in accordo con il fatto che
il catalizzatore sia un acceleratore o un inibitore. Quando un catalizzatore viene
introdotto nell’ambiente di reazione, esso influenza in modo uguale sia le reazione
Cap III pag. 16
diretta che la reazione inversa; quindi semplicemente ritarda o accelera il
raggiungimento dell’equilibrio. Quindi il punto in cui l’equilibrio viene raggiunto e
quindi la costante di equilibrio non si modificano; questo fatto è evidenziato nella
figura 1 dove è mostrato il tempo necessario per raggiungere l’equilibrio sia con
reazione accelerata che con reazione ritardata. Con un effetto catalitico negativo il
tempo per il raggiungimento dell’equilibrio è aumentato, mentre con un effetto
catalitico positivo il tempo necessario per il raggiungimento dell’equilibrio risulta
diminuito. E’ evidente che l’ammontare dell’aumento o della diminuzione dipende
dalla maggiore o minore efficienza del catalizzatore.
L’effetto esercitato dagli inerti sui processi di equilibrio varia a seconda
delle circostanze; se un componente gassoso non reattivo è aggiunto ad un sistema
reagente gassoso, l’effetto che questa aggiunta ha sull’equilibrio dipende dal fatto
che il sistema evolva verso i prodotti con una variazione del numero di moli e dal
fatto che l’inerte sia o meno aggiunto a volume e temperatura costanti. Come
considerazione generale si può affermare che l’aggiunta di un inerte influenza
l’equilibrio con le variazioni di pressione o temperatura che esso produce.
7 CALCOLO DI EQUILIBRI CHIMICI IN AMBIENTE GASSOSO
Verranno presentati alcuni esempi per assistere nella compressione degli
equilibri chimici. Si osservi che la soluzione di ciascun esempio prevede sempre la
soluzione di alcuni passi prioritari in particolare si dovrà sempre scrivere
l’equazione che rappresenta l’equilibrio, si formulerà il principio di azione di
massa.
___________________
Esempio 2. Si consideri l’equilibrio
CO(g) + H2O(g) � CO2(g) + H2(g)
La reazione che porta all’equilibrio rappresentato dalla precedente
schematizzazione evolve in un reattore di volume pari ad 1 l ed alla
temperatura di 827 oC. La miscela, analizzata dopo il raggiungimento
dell’equilibrio ha dato i seguenti risultati:
• moli di CO 0,4
C III pag. 17
• moli di H2O 0,3
• moli di CO2 0,2
• moli di H2 0,6
Si calcoli la costante di equilibrio. Si supponga di voler incrementare
la concentrazione di CO all’equilibrio nella miscela di reazione del
50% aggiungendo al reattore CO2, occorre determinare quante moli di
CO2 occorrerà aggiungere al reattore affinché a temperatura costante
si consegua il risultato desiderato.
10,30,4
0,60,2
CC
CCK
OHCO
HCOC
2
22 =⋅⋅
== E2-1
Quindi a 827 oC la costante di equilibrio vale 1, è il caso si mettere in
evidenza che in questo esempio KC=Kp in quanto Σσi = 0. Questo
implica anche che le composizioni di equilibrio sono indipendenti
dalla pressione totale.
Per affrontare la seconda domanda indichiamo con y il numero di moli
di CO2 che devono essere aggiunte al sistema in modo tale che il
numero di moli di CO passino da 0,4 a 0,6. Considerazioni
stechiometriche consentono di scrivere la seguente tabella
stechiometrica
sp. 1^ eq somm. Formate 2^ eq
CO 0.4 0 0,2 0,6
H2O 0.3 0 0,2 0,5
CO2 0.2 y -0,2 y
H2 0.6 0 -0,2 0,4
La sostituzione dei valori riportati nella quinta colonna nella
espressione della legge di azione di massa dà
56
41
0,0,
0,
⋅⋅
=y
E2-2
Cap III pag. 18
la risoluzione della E2-2 consente di ricavare y=0,75 moli (si
evidenzia che invece di parlare di concentrazioni moli/l si è parlato di
quantità moli in quanto il volume del sistema reagente è pari ad 1
pertanto numericamente le due quantità coincidono).
___________________
___________________
Esempio 3. A 300 oC ed alla pressione totale di 2 atm il pentacloruro
di fosforo si dissocia per il 70% in tricloruro di fosforo e cloro. Si
calcoli la costante di equilibrio.
PCl5 (g) � PCl3 (g) + Cl2 (g) E3-1
Poiché il numero di moli di PCl5 inizialmente presenti non è stato
specificato, si può assumere questo dato come base di calcolo,
supporremo pertanto che l’ammontare originario di PCl5 sia pari ad 1,
si supporrà inoltre che PCl3 e Cl2 siamo inizialmente assenti . In
accordo con la stechiometria della reazione per ogni mole di PCL5 che
si dissocia si genererà una mole di PCl3 e di Cl2. Queste informazioni
consentono di riassumere tutti i dati nella seguente tabella
stechiometrica
Specie iniziali generate finali
PCl5 1 -0,70 0,3
PCl3 0 0,7 0,7
Cl2 0 0,7 0,7
Alla fine del processo saranno presenti nel sistema in reazione 1,7
moli; pertanto per le pressioni parziali delle specie presenti avremo
0,821,7
20,7p0,82;
1,7
20,7p0,35;
1,7
20,3p
335 PCLPCLPCL =⋅
==⋅
==⋅
=
Sostituendo questi valori nella equazione che esprime la legge di
azione di massa si potrà ricavare
C III pag. 19
1,90,35
0,820,82K P =
⋅=
___________________
___________________
Esempio 4. Per la dissociazione del PCl5 a temperatura costante si derivi
l’espressione che lega la costante di equilibrio KP, il grado di dissociazione
all’equilibrio γ (si mette in evidenza che il grado di dissociazione è pari alla
conversione), la pressione totale P ed il numero di moli iniziali di PCl5 n (si
supponga che inizialmente non siano presenti PCl3 e Cl2).
La costante di equilibrio in termini di pressioni è
5
23
PCl
ClPClP p
ppK
⋅= E4-1
con i dati assegnati potrà essere costruita la seguente tabella stechiometrica
Specie iniziale generate finali
PCl5 n nγ n(1-γ)
PCl3 0 n(1-γ) nγ
Cl2 0 n(1-γ) nγ
Il numero totale di moli presenti all’equilibrio sarà pertanto dato dalla somma
degli elementi nell’ultima colonna in tabella [n(1+γ)], avremo pertanto
2
2
Pγ1
Pγ
Pγnnγnn
PγnnγnPγnn
γn
K−
⋅=
⋅
+−
⋅
+•⋅
+= E4.2
L’equazione ottenuta mette in rilievo che la dissociazione di equilibrio è
funzione della pressione totale ed è indipendente dal numero di moli totali di
PCl5 inizialmente presenti.
___________________
___________________
Esempio 5. Quando n moli di PCl3 ed n moli di Cl2 possono reagire a
temperatura costante ed alla pressione totale P si stabilisce l’equilibrio
qui schematizzato
Cap III pag. 20
PCl3 (g) + Cl2 (g) � PCl5 (g)
Supponendo che le moli di PCl5 presenti all’equilibrio siano y, si
determini una espressione che leghi KP, y, P ed n
L’espressione della LAM in questo caso è
23
5
ClPCl
PClP pp
pK
⋅= E4.1
Per il sistema potrà essere scritta la seguente tabella stechiometrica
S IN G. F.
PCl3 n -y n-y
Cl2 n -y n-y
PCl5 0 y Y
All’equilibrio saranno pertanto presenti un totale di 2n-y moli.
Sostotuento nella LAM si può scrivere
( )( ) Pyn
yn2y
Pyn2ynPyn2
yn
Pyn2y
K2P⋅−
−⋅=
⋅
−−•⋅
−−
⋅
−= E4.2
___________________
7.1 CONVERSIONE DI EQUILIBRIO.
Consideriamo una reazione elementare reversibile e per comodità
rappresentiamola nel seguente modo A + B <===> Q + S; supponiamo, sempre per
comodità, che essa evolva in fase liquida. Questa pertanto è una reazione
caratterizzata da una costante di equilibrio che abbiamo indicato con KC e che può
essere calcolata con gli usuali metodi della termodinamica o derivata da misure
sperimentali.
La velocità di generazione del prodotto “Q” per effetto della reazione diretta
verso destra vale RQ,diretta = k1CACB la sua velocità di scomparsa per effetto della
reazione inversa vale invece RQ,indiretta = -k2CQCS , all’equilibrio non si avrà
formazione netta di Q, dovrà pertanto essere
C III pag. 21
SQ2BA1diretta,Q CCkCCkR =→= indirettaQ,R
da cui
k1
k2 =
CQCS
CACB = KC
(III-26)
Dall’equazione III-26, che è ovviamente valida solamente all’equilibrio,
tenendo conto delle relazioni stechiometriche che legano in questo caso i quattro
componenti “A B Q S” sarà possibile calcolare la conversione che si avrà quando si
raggiunge l’equilibrio e che viene detta CONVERSIONE di EQUILIBRIO ed
indicata con XEi.
___________________
Esempio 6. Si calcoli la conversione di equilibrio per la reazione di
dissociazione in fase gassosa del tetra-ossido di azoto (N2O4) ad azoto e
biossido di azoto (NO2).
N2O4 (A) <===> 2 NO2 (B)
condotta a temperatura ed a pressione constanti. L’alimentazione,
costituita da tetra-ossido puro ha luogo ha 340 K e 2 atm. La costante di
equilibrio KC a 340 K vale 0,1 con le concentrazioni espresse in
moli/dm3.
All’equilibrio dovremo avere
42
2
2
OEN
ENO
CC
CK =
(la “E” evidenzia che le
concentrazioni sono da intendersi all’equilibrio). Indichiamo con “A” il
tetra-ossido di azoto e con “B” il biossido. Per i due partecipanti alla
reazione potrà costruirsi la seguente tabella stechiometrica:
Cap III pag. 22
Specie. Iniziale Generata Equilibrio.
N2O4 N oA -N oAX E NoA⋅ 1-XE
NO2 0 2N oAX E 2N oAX E
N oT=N oA N T = NoT+N oAXE
tabella 1
(si è introdotta la conversione di equilibrio XE per evitare di dover
esplicitamente scrivere tutti i legami stechiometrici fra le specie
partecipanti) (Le relazioni sono state derivate dalla equazione di
definizione della conversione I-20/a/b/c)
Per sistemi a volume costante è Ci=Ni/V pertanto
CA = N A
V =
N oA⋅ 1-X E
V = CoA 1-XE
CB = N B
V =
2N oA⋅ XE
V = 2CoAXE
CoA = yoAP
RT =
(1)(2 atm)
(0,082 l atm/mole k)(340 K) = 0,07174 moli/l
operando tutte le sostituzioni si ha
K C = CEB
2
CEA
= 4CoA
2 X E2
CoA⋅ 1-X E
= 4CoAX E
2
1-X E
da cui è
X E = K C⋅ 1-X E
4CoA
la conversione di equilibrio potrà ricavarsi per tentativi. Si ottiene
X E = 0,44 .
___________________
C III pag. 23
8 EFFETTO DELLA TEMPERATURA SULLA COSTANTE DI
EQUILIBRIO
In ciascuno degli esempi mostrati si è messo in evidenza come la temperatura
rimanesse costante durante l’evoluzione della reazione. Queste informazioni erano
necessarie in quanto l’energia libera e quindi la costante di equilibrio che da essa
deriva variano al variare della temperatura. La variazione della costante di
equilibrio con la temperatura è espressa dalla equazione di van’t Hoff che in termini
differenziali ha la forma
( )2
RP
TR
ΔH
dT
KdLn
⋅= (III-27)
in questa equazione KP è la costante di equilibrio, ∆HR l’entalpia di reazione, R la
costante dei gas, T la temperatura assoluta.
9 CENNI SULL’ADSORBIMENTO
9.1 GENERALITA’
Quando le molecole di un gas si avvicinano ad una superficie su di esse si
esercitano delle forze di attrazione che trattengono appunto le molecole di gas sulla
superficie del solido. Se la pressione parziale del gas è minore della tensione di
vapore il gas non può condensare, quindi se le molecole aderiscono alla superficie
del solido le forze che si esercitano in questa situazione debbono essere maggiori di
quelle che si verificano durante la liquefazione del gas. Sulla superficie del solido le
molecole possono formare uno o più strati sovrapposti, è evidente che le forze con
cui la superficie del solido lega le molecole del gas diminuiscono all’aumentare del
numero di strati.
Cap III pag. 24
Questo tipo di fenomeni prende il nome di ADSORBIMENTO, se, come
avviene in molti catalizzatori solidi, il solido stesso è poroso la superficie
interessata non è solo quella esterna ma anche quella costituita dalle pareti dei pori.
Le forze che trattengono le molecole sulla superficie possono essere di vario
tipo; quelle a cui si è fatto cenno e che possono dare origine ad un adsorbimento
pluristrato hanno le stesse caratteristiche delle forze che si esercitano fra le
molecole di un gas reale e sono pertanto chiamate forze di Van der Waals. Le forze
possono però essere anche di maggiore intensità e dar luogo a legami analoghi a
quelle che si riscontrano nei prodotti chimici. Nel primo caso si parla di
adsorbimento FISICO mentre nel secondo di adsorbimento CHIMICO.
Dal punto di vista termodinamico l’equilibrio è studiabile con le stesse
metodologie usate per lo studio dell’equilibrio liquido vapore o altri. Noi
limiteremo le nostre derivazioni a quelle conseguibili con metodologie di tipo
“cinetico” tenendo conto che più corrette e complete derivazioni potranno essere
fatte con le metodologie tipiche della termodinamica dell’equilibrio.
Un diagramma in grado di darci informazioni sulla “concentrazione” del gas
adsorbito in funzione della sua pressione parziale assume generalmente la forma
tipo quella mostrata in figura 2, le varie curve mostrate in figura 2 si riferiscono alle
condizioni di equilibrio a temperature differenti in particolare è in genere T1>T2>T3
in quanto all’aumentare della temperatura, a parità di altre condizioni, diminuisce la
quantità di gas adsorbito.
Figura 2
P
Ca
T1
T2
T3
C III pag. 25
La curva rappresentativa dell’equilibrio del tipo ora indicato prende il nome
di isoterma di adsorbimento in quanto per essa è T= costante.
9.2 DERIVAZIONE DELLA ISOTERMA DI LANGMUIR
Il primo tentativo di dare una relazione che consentisse di ricavare le coppie
pressione parziale vs. concentrazione superficiale della specie adsorbita è dovuta
allo scienziato I. Langmuir che per i suoi studi sulle interazioni gas/solido ricevette
il premio Nobel.
Il processo di adsorbimento può essere visto come una reazione chimica per
cui la specie gassosa A reagisce con il sito S posto sulla superficie del solido per
dare il composto AS che rappresenta la specie A adsorbita. Schematicamente
quanto descritto può essere rappresentato con l’equazione
A + S � AS (III-28)
Come per tutte le equazioni chimiche di equilibrio potranno essere scritte le
velocità della reazione diretta e della reazione inversa; in particolare se supponiamo
che le reazioni siano elementari ed indichiamo con Cv la concentrazione dei siti
attivi disponibili avremo
ASii
Avdd
Ckr
PCkr
⋅=
⋅= (III-29)
Si è indicata con “A” la specie adsorbita quindi PA è la sua pressione parziale
nel gas, CAS è la concentrazione del complesso formatosi con l’adsorbimento di
“A”, i pedici “i” e “d” indicano rispettivamente che le grandezze si riferiscono alla
reazione diretta o alla reazione inversa.
La velocità di generazione del complesso Adsorbito (RA) varrà pertanto
ASiAvdidA CkPCkrrR ⋅−⋅=−= (III-30)
Le condizioni di equilibrio saranno raggiunte quanto la velocità netta di
generazione della specie adsorbita sarà nulla cioè quando ci sarà equilibrio fra le
Cap III pag. 26
tendenza di A a legarsi al solido dando la specie AS e la tendenza di AS a
decomporsi, all’equilibrio avremo pertanto RAS=0. Se teniamo conto che la
concentrazione totale Ct dei siti attivi è somma della concentrazione dei siti
disponibili Cv e della concentrazione dei siti già occupati che, tenuto conto della
stechiometria, varrà
Ct=CAS+Cv (III-31)
Potrà ricavarsi
AA
tAAAS PK1
CPKC
+
⋅⋅= (III-32a)
che è appunto l’isoterma di Langmuir.
Una forma alternativa della III-32a (forma d’altro canto largamente usata) è quella
che fa ricorso al grado di ricopertura (θ) definito dalla
AA
AA
t
AS
PK1
PK
C
Cθ
+== (III-32b)
Spesso l’isoterma di Langmuir viene presentata in forma di massa adsorbita per
massa di catalizzatore (w [mg/g]), questa forma corrisponde semplicemente a q
moltiplicato per una costante k’.
AA
A1
AA
AA
PK1
Pk
PK1
PKk'θk'w
+=
+
⋅== (III-32c)
Altri tipi di isoterma sono in uso ed in molti casi danno risultati migliori. Ma
l’approfondimento di questo argomento è rimandato a corsi più specifici.
Nell’equazione III-32 (a, b, c) KA è la costante dell’equilibrio di adsorbimento e,
con la presente derivazione, vale la relazione
i
dA k
kK = (III-43)
C III pag. 27
essa può facilmente essere ricavata per regressione lineare delle forme linearizzate
dell’isoterma. Le isoterme di adsorbimento sono in genere presentate per un singolo
componente ma molte applicazioni interessano miscele con molti componenti;
l’isoterma di Langmuir è facilmente modificabile per sistemi con molti componenti
adsorbibili sommando più termini al denominatore, si otterrà
....PKPK1
CPKC
BBAA
tAAAS +++
⋅⋅= (III-34)
Il completamento dell’argomento richiede anche la presentazione di alcune
limitazioni che, pur non messe in evidenza sono state implicitamente assunte. La
più importante di queste, ed anche la limitazione che suscita le maggiori riserve, è
costituita dall’assunzione di uniformità della superficie; in altre parole si è assunto
che ogni sito attivo della superficie ha lo stesso potere “attrattivo” rispetto alle
molecole del sistema esterno di ogni altro sito della superficie adsorbente.
Naturalmente se non si fa questa semplificazione possono derivarsi isoterme di
adsorbimento differenti da quella di Langmuir, ma questo argomento fuoriesce
dagli obiettivi di questo corso, per il loro studio si indirizza alla consultazione di
testi specialistici.
Cap III pag. 28
ESERCIZI
1. Per la reazione reversibile del secondo ordine A + B � C + D sono
disponibili i seguenti dati
reazione diretta (da A e B) T=230 oC k=10,4 l/moli s; T=260
oC k=45,4
l/moli s
reazione inversa (da C e D) T=230 oC k=2,50 l/moli s; T=260
oC k=20.60
l/moli s
Si diagrammi la costante di equilibrio fra 400 e 600 K.
2. L’etere di metilico può essere prodotto dal metanolo con la reazione
2CH3OH � (CH3)2O + H2O
L’energia libera della reazione in cal/mole può essere calcolata con la
relazione lineare ∆Go=[3,85T-4873] (con T temperatura in Kelvin). Si
diagrammi la conversione realizzabile fra 500 e 700 K supponendo di partire
da una miscela contenente metanolo puro.
3. La reazione A � 2B evolve in fase gassosa e la fase gassosa può essere
considerata un gas ideale. Per questa reazione è ∆HR298=3000 cal/mole
(convenzione antiegoistica) e ∆G298=-400 cal/mole inoltre ∆Cp=3,5
cal/mole K (essendo ∆CP=2CPB-CPA). La pressione a cui evolve la reazione
è 1,2 atm. Si trovi la temperatura a cui la conversione sarà 25% 50% 75%
95%.
4. Per la reazione acetilene (A) + acroleina (B) � 1-3butadiene (C) la
costante di equilibrio a 800 oC vale 4,25. Supponendo di gestire il processo
alla pressione costante di 2 atm e di iniziale con una miscela che
originariamente contiene quantità uguali di A e B e niente C si trovi la
composizione della miscela.
5. Il 1-3 butadiene e prodotto per deidrogenazione catalitica di 1-butene
condotta in fase gassosa. Allo scopo di limitare le reazioni laterali e di
mantenere la temperatura a valori non eccessivi, la miscela di reazione
contiene 12 moli di vapor d’acqua per mole di butene. La pressione del
C III pag. 29
sistema è mantenuta a 2 atm e la costante di equilibrio in funzione della
temperatura assoluta (in gradi Kelvin) è data dalla equazione
K=exp[14,3417-13997/T]. Si trovi la temperatura alla quale la conversione
di 1-butene sarà 30%.
6. Il metanolo può essere prodotto dalla reazione che evolve in fase gassosa
CO +2 H2 � CH3OH. Per una assegnata composizione della
alimentazione, il gas in equilibrio a 400 K ed 1 atm contiene 40% di
idrogeno (in moli). La costante di equilibrio vale 1,52 ed il calore di
reazione –22580 cal/mole (convenzione antiegoistica). Si trovi la
composizione completa del gas in equilibrio e si stabilisca se a 500 K e con
una alimentazione uguale il gas in equilibrio conterrà più o meno idrogeno.
7. A 20 oC sono disponibili i dati di adsorbimento di metano ed etano puri su
carbone attivo riportati in tabella ( Ncm3/g significa centimetri cubi, misurati in
condizione normale 0 oC ed 1 atm, di gas assorbito per grammo di carbone attivo)
MET ANO ETANO
P [mmHg] V
(Ncm3/g]
P [mmHg] V (Ncm
3/g]
205,2 6,66 19 10,87
349 10,21 35,5 17,97
469,6 12,83 71,5 26,2
625,9 15,92 114 33,57
705,5 18,13 213,5 44,38
846,3 19,69 278 50,2
936,6 21,12 407 58,65
946 20,02 544,5 64,92
1182 24,35 765 72,6
1388 26,82 810 72,7
1633 29,49 887,7 76,57
1933 32,72 1033 80,44
2235 35,52 1167 83,15
2582 38,35 1314 85,38
2979 41,34 1458 87,72
3381 44,06 1673 90,94
3858 46,87 1815 92,7
4359 49,64 2046 95,3
5109 53,09 2275 97,55
2715 101,35
3196 104,79
3656 108
4161,8 110,27
4739 112,93
Cap III pag. 30
100 Kg di miscela contenente 80% di metano ed il resto etano in moli viene
messa in contatto a 20 oC con una certa quantità di carbone attivo. Dopo il
raggiungimento dell’equilibrio il gas viene prelevato e l’analisi del gas non
adsorbito mostra che la frazione molare di metano è 75%. Si determini la
quantità di carbone attivo che deve essere utilizzata e la quantità di gas
ottenuta (il processo opera alla pressione costante di 1 atm).