Appunti Di Filosofia Del Diritto

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 FILOSOFIA DEL DIRITTO: la filosofia è l'amore per la conoscenza , nel caso dei diritto si pone quest'ultimo come pensiero critico; Troviamo il NORMOCENTRISMO: dice che la filosofia vede come oggetto principale del diritto la legge. Il GIUSPOSITIVISMO: ritiene che il diritto sia legge scritta. Separa diritto e morale; GIUSNA TURALISMO: ci son delle leggi che non son scritte, ma che comunque regolano la vita di un certo ordinamento, esistono delle regole naturali che sono insite nell'uomo. La legge è la legge giusta se e solo se corrisponde ad una legge di natura razionale. Dare preminenza del fenomeno prescrittivo all'interno del f enomeno giuridico.  N.b. ==> IMPER A TIVISMO è la legge d i un sovrano, o il c omando di qualc he autorità. Quello c he questa dice è diritto; GIUSREALISMO dice che il diritto è un fatto che va studiato come fatto sociale. È la previsione del comportamento di una corte.  Non si posson o chiedere al diritto istan za assiologich e(che hanno a che fare con i va lori). Il diritto postulatorio della legge è immodificabile. La filosofia è anche processo, non solo il luogo dove si applica la legge. Il CONTRADITTORIO è un principio, introdotto non meno di dieci anni fa, che prevede che una cosa contraddica un'altra. Platone ha trovato la connessione fra il processo e la connessione filosofica. Egli adopera anche il mito per risvegliare aspetti che non controlliamo, attraverso il mito ottiene risultati(comunicano maggiormente che non con il LOGOS). La razionalità ha dei limiti, si nutre di assiomi. Il DIAOLOGO prevede due ragionamenti/discorsi in movimento, non statici. La DIALETTICA indica colui che si scontra, si oppone. I dialoghi platonici rappresentano una rappresentazione teatrale. Le cause ci permettono di individuare di chi stiamo parlando. La PROSOPOPEA di Socrate è utilizzata da Platone per descrivere al meglio la negazione. La CONFUT AZIONE è il modo nel quale si forma il nostro pensiero. L'apologia è quell'opera nella quale Platone specifica la natura della negazione in modo indiretto. Ci fa vedere queste caratteristiche nel momento esatto nel quale avviene la negazion e. Si tratta di un rapporto processuale, quello fra Socrate(difesa) e Meleto(accusa). La TEUTOLOGIA serve per spiegare un concetto col concetto stesso. Si deduce quindi che l'apologia non è un'opera giovanile ma matura, ed è la chiave per capire le opere di Platone. In questo caso vi è un'accusa remota, nella quale Socrate non è inteso come soggetto, ma come figura. La confutazione ci permette di dire quella cosa indirettamente. Socrate diffonde quindi la capacità di poter parlare di qualcosa che non è un oggetto. La conoscenza del filosofo non consiste nel conoscere, ma nel saper confutare. Platone è uno dei pochi che nelle sue opere è in grado di costruire un discorso filosofico con un  processo. Nel trattato sono tracciati de gli assiomi sulla filosofia, la quale viene a ssociata al diritto.  Nell'apologia di Socra te, Platone facev a parte degli allievi di S ocrate e aveva seguito il processo (in una certa data e luogo) e ne narra i fatti. Sviluppa un ragionamento attraverso il linguaggio; quest'opera giovan ile, è un'opera documenta ria del 309 a.C., nella quale Platone non ha tratteggiato alcun elemento filosofico, non è un dialogo, non c'è un contenuto filosofico degno del livello di Socrate. Le caratteristiche di Platone derivano da vari autori, ma nessuno ci garantisce che lo abbiano conosciuto o che abbiano sviluppato un tema comune col suo nome. Si suppone che Platone adoperi delle “maschere”, e i suoi personaggi le interpreterebbero(PROSOPOPEE== > figura retorica che sta appunto per “maschera”). T utto ciò vale per tutti, meno che per l'apologia. Platone non si riferisce mai a null'altro che se stesso, e lo fa attraverso un processo; ha presentatola questione processuale . Contiene prevalentemente la parte socratica(è lui a parlare), la controparte è Meleto, il modo nel quale viene presentato è una raccolta descrittiva di eventi, raccontati da chi era  presente. Dal I° s ecolo nascon o le “accuse a Socrate”(non p ervenute). Dopo lo scritto di Platone, l'apologia diviene un vero e proprio “genere”. L'apologia ha due tipi di strutture: 1) confuta to ri a 2) po st ul at or ia Per Platone, l'idea dei valori/principi è il punto d'arrivo. Interpretazione del problema socratico: il “demone socratico” è l'elemento che Socrate tira in ballo

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FILOSOFIA DEL DIRITTO:la filosofia è l'amore per la conoscenza, nel caso dei diritto si pone quest'ultimo come pensierocritico; Troviamo il NORMOCENTRISMO: dice che la filosofia vede come oggetto principale deldiritto la legge. Il GIUSPOSITIVISMO: ritiene che il diritto sia legge scritta. Separa diritto emorale; GIUSNATURALISMO: ci son delle leggi che non son scritte, ma che comunque regolanola vita di un certo ordinamento, esistono delle regole naturali che sono insite nell'uomo. La legge è

la legge giusta se e solo se corrisponde ad una legge di natura razionale.Dare preminenza del fenomeno prescrittivo all'interno del fenomeno giuridico. N.b. ==> IMPERATIVISMO è la legge di un sovrano, o il comando di qualche autorità. Quello chequesta dice è diritto; GIUSREALISMO dice che il diritto è un fatto che va studiato come fattosociale. È la previsione del comportamento di una corte.

 Non si possono chiedere al diritto istanza assiologiche(che hanno a che fare con i valori).Il diritto postulatorio della legge è immodificabile. La filosofia è anche processo, non solo il luogodove si applica la legge. Il CONTRADITTORIO è un principio, introdotto non meno di dieci annifa, che prevede che una cosa contraddica un'altra. Platone ha trovato la connessione fra il processo ela connessione filosofica. Egli adopera anche il mito per risvegliare aspetti che non controlliamo,attraverso il mito ottiene risultati(comunicano maggiormente che non con il LOGOS). La

razionalità ha dei limiti, si nutre di assiomi.Il DIAOLOGO prevede due ragionamenti/discorsi in movimento, non statici. La DIALETTICAindica colui che si scontra, si oppone.I dialoghi platonici rappresentano una rappresentazione teatrale.Le cause ci permettono di individuare di chi stiamo parlando. La PROSOPOPEA di Socrate èutilizzata da Platone per descrivere al meglio la negazione. La CONFUTAZIONE è il modo nelquale si forma il nostro pensiero.L'apologia è quell'opera nella quale Platone specifica la natura della negazione in modo indiretto. Cifa vedere queste caratteristiche nel momento esatto nel quale avviene la negazione. Si tratta di unrapporto processuale, quello fra Socrate(difesa) e Meleto(accusa).La TEUTOLOGIA serve per spiegare un concetto col concetto stesso. Si deduce quindi chel'apologia non è un'opera giovanile ma matura, ed è la chiave per capire le opere di Platone. Inquesto caso vi è un'accusa remota, nella quale Socrate non è inteso come soggetto, ma come figura.La confutazione ci permette di dire quella cosa indirettamente. Socrate diffonde quindi la capacitàdi poter parlare di qualcosa che non è un oggetto. La conoscenza del filosofo non consiste nelconoscere, ma nel saper confutare.Platone è uno dei pochi che nelle sue opere è in grado di costruire un discorso filosofico con un

 processo. Nel trattato sono tracciati degli assiomi sulla filosofia, la quale viene associata al diritto. Nell'apologia di Socrate, Platone faceva parte degli allievi di Socrate e aveva seguito il processo(inuna certa data e luogo) e ne narra i fatti. Sviluppa un ragionamento attraverso il linguaggio;quest'opera giovanile, è un'opera documentaria del 309 a.C., nella quale Platone non ha tratteggiato

alcun elemento filosofico, non è un dialogo, non c'è un contenuto filosofico degno del livello diSocrate. Le caratteristiche di Platone derivano da vari autori, ma nessuno ci garantisce che loabbiano conosciuto o che abbiano sviluppato un tema comune col suo nome. Si suppone chePlatone adoperi delle “maschere”, e i suoi personaggi le interpreterebbero(PROSOPOPEE==>figura retorica che sta appunto per “maschera”). Tutto ciò vale per tutti, meno che per l'apologia.Platone non si riferisce mai a null'altro che se stesso, e lo fa attraverso un processo; ha presentatolaquestione processuale. Contiene prevalentemente la parte socratica(è lui a parlare), la controparte èMeleto, il modo nel quale viene presentato è una raccolta descrittiva di eventi, raccontati da chi era

 presente. Dal I° secolo nascono le “accuse a Socrate”(non pervenute). Dopo lo scritto di Platone,l'apologia diviene un vero e proprio “genere”. L'apologia ha due tipi di strutture:

1) confutatoria

2) postulatoriaPer Platone, l'idea dei valori/principi è il punto d'arrivo.Interpretazione del problema socratico: il “demone socratico” è l'elemento che Socrate tira in ballo

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nel momento in cui son state smontate le accuse(Meleto si contraddice) e comincia a parlare dellamorte in temi prettamente metaforici. La negazione si comporta nei discorsi, così come la morte congli esseri viventi. La questione della morte può ricordare cosa fa la negazione: è utile per il modo diragionare POSTULATORIO o CONFUTATORIO. L'ufficio socratico sembra quasi che, neiconfronti delle categorie intellettuali, passa a considerare la questione diversamente: li esorta adesercitare la “cura del sé”. Ognuno deve prendersi cura di sé, nessuno ci dice come deve essere

fatto. È Socrate stesso che spinge per avere cura di sé, a rendere conto di sé.Il tribunale assiste alla discussione tra Socrate e Meleto. Se Meleto non accusasse Socrate, non potrebbe venire fuori il “daemon”: questo demone impedisce di smettere ai cittadini la cura del sé.Ci viene presentato come una coscienza.L'altra metafora della confutazione è la guerra, però temere la morte è un elemento che Socraterelativizza: è un atto di orgoglio. L'idea di guerra viene rappresentata come la difesa di una città; ildemone di Socrate impone qualcosa. Si ha così quindi un'ultima spiegazione del perché la gente losegue.Con la questione dei giudici, Platone ci racconta l'aspetto emotivo dei suoi allievi. Nell'apologia,Socrate dice alla platea di non fare come tutti che cercano la pietà della corte; la questione trattata èindipendente. Platone mostra lo scontro tra emotività e ragione.

Socrate è stato condannato in prima votazione:280 contrari, 220 a favore. Le sue argomentazionison state efficaci, quasi la metà gli han dato ragione. L'accusa remota viene ripetuta 3 volte, ed èl'unico elemento legato ad una concezione di filosofia riservata a certi soggetti e non a tutti. Anito fauna strana previsione a Socrate, qualora lui diffondesse certe conoscenze, avrebbe incontrato unaserie di disgrazie. Da questo si ricaverebbe che il menone verrebbe scritto prima dell'apologia.Platone ci presenta questa conventicola già formata, Socrate e i suoi allievi. Il modo per accostarsi aSocrate è quello di appostarsi durante le sue discussioni.. in realtà se noi cominciamo a svilupparel'opera socratica, cominciamo a capire che il significato nascosto dell'opera stessa, permette di

 prendere delle posizioni su Socrate e ci fa aumentare il livello di consapevolezza: attraverso la chevanno dalla confutazione dell'oracolo ad un confronto linguistico, fino ad elevarci ad unadimensione ulteriore-rendere conto di sé-. Rendere conto di sé è l'effetto benefico che procuraSocrate, stare con Socrate. Avere quindi familiarità con la confutazione, essere noi i primi aconfutarla. Ciò ci permette di parlare di ciò che non è un oggetto, di elementi senza peso specifico.Possiamo anche dire a noi stessi chi o che cosa siamo.Socrate dice che la pena giusta nei suoi confronti fosse quella di concepire che lui è l'elemento dellasua città, quindi la razionalità. La confutazione invece di essere l'elemento da espellere, dovrebbeessere semmai l'elemento da mettere nel punto più alto della città: nel PRITANEO. Renderlo cosìun eroe. Socrate vuole farsi mantenere dallo stato, e anzi vuole farsi elevare ancora più in alto deglieroi perché costoro fan finta di dar felicità, mentre lui la da realmente. La confutazione fa rendereconto di sé. Dice che se dovesse esser messo a morte, allora rischierebbero di renderlo un sapiente:coloro che sapranno di quest'azione, sapranno ciò.

Il discorso nel confronto degli accusatori: contestano Socrate, quindi operano in termini socratici.Confutandolo i giudici scoprono l'attività confutatoria. Ma il problema è che bisogna rendere contodella propria vita. Qui si capisce che il lettore del libro, altri non è che i giudici d'Atene. Sta allettore seguire i giudici che accusano o quelli che assolvono.L'apologia è quel racconto che serve per passare da uno stato di incoscienza ad uno stato dicoscienza della capacità e delle possibilità che ha la confutazione. Rendere conto è uno statodecisamente razionale, si tenta di negare ciò che è simbolo della confutazione, della negazione.L'elemento della negazione è quindi uno degli elementi principi della razionalità. Prima o poi una

 parte della mia ragione avrà un aspetto confutante. Platone ci mostra come è possibile che questoscritto ci spinga a fare certe cose appena cominciamo a leggerlo. Tutto ciò funziona per coloro chelo hanno contestato, bisogna vedere quindi se può essere applicato anche a chi lo ha assolto. Ebbene

costoro non hanno capito. Hanno postulato la confutazione. Non si può accettare la confutazione per fede o a priori: sarebbe un tipo di pensiero postulatorio, e quindi non ho alcuna garanzia che laconfutazione faccia parte della ragione umana. La negazione funziona sempre tranne quando è in

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tribunale, forse la condanna è una cosa buona. Questo lo sta dicendo a coloro che lo hanno assolto.Ciò che accade, accade per volontà del Dio. Palamede è lo stereotipo del giusto che vieneingiustamente accusato da Ulisse(per ripicca). Palamede è colui che ha inventato i gioco dei dadi.Durante la guerra di Troia, nessuno pensa più alla battaglia se non a giocare. Quindi Ulisse loaccusa di aver tradito i guerrieri greci per danaro. Palamede viene posizionato da Platone, in quantoè fondamentale per capire i sofisti come Borgia. La questione dell'irresponsabilità è quell'elemento

che ci permette di capire la seconda linea di accusa. Si corrompe i giudici inconsciamente. Ma ce un punto ancora più importante: dice ai giudici che l'hanno assolto che con lui non si son comportaticome lui s'è comportato con i suoi figli, chiede che vengano confutati come han fatto i cittadini diAtene con lui.Principio di negazione: tutto ciò che non ha le caratteristiche di un oggetto, è principio ciò che noncostituisce un oggetto. Il principio di negazione è ciò che non è un oggetto e che esprime unanegazione. La relazione tra Socrate e Meleto è un'accusa. All'interno del simposio si allude ad unarelazione fisica di due personaggi, e uno dei due è Socrate. Meleto fa parte di quei giovani che seassisteva alle dispute di Socrate, qualche relazione con quest'ultimo è una metafora per dire moltoaltro. La relazione che si può istituire, è una relazione di vicinanza(può alludere alla dimensioneerotica). Non ce astio quando Socrate si rivolge a Meleto, il quale pur essendo un poeta, ha fatto

qualcosa che non è da poeta ma si comporta come se conoscesse qualcosa dell'accusa a Socrate. Ilvero accusatore non è Meleto, il quale agisce per conto di altri. Ogni volta che ce un dialogo,abbiamo una relazione tra qualcuno che postula, attorno a qualche cosa che sembra non essere unoggetto(amore/amicizia/etc.), e Socrate che non sostiene nulla ma rovescia il discorso. Socrateesiste(come personaggio) nel momento nel quale si relaziona con un altro personaggio): si partesempre dalla relazione o dal personaggio, mai che si cominci da Socrate, tranne che nell'apologia.Platone scrive l'apologia per spiegarci che il “non” è la relazione che ce con quel qualcosa che losegue. La proposta platonica è quella di spezzare il “non”. La storia della distruzione necessaria del“non” ci fa scoprire la sua fondazione razionale: è un limite alla nostra razionalità. È un principioindipendente dalla volontà di chiunque. Solo se noi svolgiamo la negazione di “non”, stiamofacendo quello che abbiamo letto all'interno dell'apologia(ma in modo razionale). Svolgere lanegazione ci permette di avvertire che ciò di cui essa è simbolo è innegabile, ci permettel'emersione del principio di negazione. Per Parmenide negare vuol dire pensare al nulla, per Platoneinvece dire la negazione di qualche cosa è dire tutte le sue alternative, tutti i suoi opposti.

 Negazione significa tenere assieme le alternative di ciò che sto negando, e il tutto è specificato dal“non”. L'opposizione serve per gettare luce razionale su ciò che è stato opposto. Nella relazione di“non” e la cosa negata son presenti le alternative alla cosa negata. La relazione tra il “non” e la cosaè innegabile: bisogna innanzitutto negarla(il “non” e la cosa) il “non” è innegabile(in quanto non hanulla che gli si oppone), alla cosa il “non” della cosa resta. La relazione tra il “non” e la cosa non sirompe mai, è anch'essa una relazione innegabile. Il “non” vive sempre in relazione a qualcosa, nonha consistenza ontologica. Negando i due termini si nega la relazione di disgiungibilità. Il dialogo

stesso è negabile? Primo livello di negazione è il “principio di negazione”, il secondo livello dinegazione è il “principio di non contraddizione”, il terzo livello di negazione è il”principio deldialogo”. Il “critone” raggruppa i 3 livelli di negazione. Si scopre che esiste un principio di noncontraddizione: secondo Aristotele è impossibile che un predicato inerisca e non inerisca ad un certosoggetto nello stesso tempo e sotto lo stesso riguardo, cioè è impossibile che la “cosa” sia la “noncosa”. Per negare la relazione tra la “cosa” e la “non cosa”, bisogna riconoscere che il dialogo è unacosa innegabile: è un modo per postulare il dialogo, elemento imprescindibile della cultura. Non èuna scelta che uno fa, ma è un discorso necessitato. Queste realtà le chiamo principi perché sonoinnegabili. La questione del principio è qualche cosa che mi comporta a considerare tutto ciò che èun oggetto. Socrate parlerà delle “leggi di Atene” che tratta del “principio di non contraddizione”. I3 principi hanno significato perché sono innegabili, e bisogna fare la prova di innegabilità.

La confutazione serve quindi anche per superare il piano della fisicità: ha la capacità di operare sul piano linguistico/logico/ontologico(piano dell'essere). Platone tenta di spiegarci nei suoi dialoghi i principi: che sono realtà che superano il piano fisico, il piano degli oggetti. Si opera attraverso la

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confutazione, ci si serve dello strumento dialettico(confutazione/negazione). La confutazione ciserve dal punto di vista linguistico per dire qualcosa(staccare una cosa da tutto il resto). Laconfutazione permette di dare significato a qualcosa, ma per far ciò bisogna chiaramente negarla.Per confronto, il “non” ci permette di dare significato. La confutazione sul piano logico prendiamocoscienza del “principio di negazione”: la cosa di cui è manifestazione non e negabile, in quantonon è possibile vedere le sue alternative(rompo il “non”, l'apologia infatti è una rottura). Si prende il

“non”, cerco le sue alternative negandolo. Il problema è che non esistono alternative, perché ciò chesta dietro quel simbolo non è negabile. Ciò che ci permette di negare ha natura di principio. Larelazione tra il “non” e la cosa e a sua volta innegabile, perché sennò sarebbe un postulato. Anche larelazione è innegabile, perché negando entrambi i termini della negazione non ottengo nulla. Si hauna relazione tra un simbolo e la sua confutazione, e attraverso questa prova confutatoria, si puòdire che la cosa e la “non” cosa, non possono mai stare assieme in un solo pensiero. Vi è un terzolivello di negazione, la negazione fra due pensieri, ossia il principio del dialogo. È la più importanteconquista dell'umanità in quanto porta nuovi principi. Socrate è colui che difende dalla città, non viesce mai, sta a guardia della città-sta a difesa della ragione(la confutazione), pur non venendoconsiderata bene dalla città(Atene rappresenta la razionalità dell'uomo)-. È grazie alla confutazioneche si crea qualcosa che prima non c'era, la negazione in qualche modo distoglie i giovani dalla

costruzione e li porta alla distruzione(i giovani sono i pensieri). I giovani che si affacciano al nostro pensiero, prima o poi si avvicinano alla confutazione, vengono in un certo senso corrotti(noncostruendo più). Il demone socratico frena nell'attività costruttiva. Dalla confutazione si generaqualcosa, ha degli sviluppi: la maieutica(confutazione) permette la generazione di discorsi, si

 possono ritagliare le forme, che son le immagini.Il pensiero postulatorio è quel pensiero che cerca di allontanare Socrate dalla città ed elimina tutte lealtre possibilità: fa tacere la confutazione(fino ad un certo punto). È una preposizione che vienefissata e non discussa(prima di essere fissata però è stata discussa). Il reato è un modo per negare lalegge. Un tipo di città che non preveda qualche cosa in relazione alla negazione dei suoi

 postulati(qualche forma di dialogo), si contraddice come società/ordine. Non sempre non hannomolti problemi a contraddirsi: dal punto di vista logico, la questione processuale non è unaquestione poco importante, ma fondamentale: quando formulo i postulati, devo pensare alle formedi dialogo di questi postulati. Il processo è un momento decisamente innegabile, si è determinata lanecessarietà della loro confutazione, di un luogo/posto/relazione di dialogo. La confutazione ha unsuo ruolo nella “cittadella del diritto”(Atene). La legge moderna deriva da degli assiomi, postulati,che vengono accettati senza alcuna discussione, così si porta Socrate fuori dalla città. Si valuta laquestione dell'eliminazione della confutazione. Nell'Eutifone vi è la relazione fra un amico diSocrate, e Socrate stesso(nel luogo dove si svolgono i processi): Socrate consce l'accusa che gli èstata data, una volta incontrato il suo amico(colui che amministra i riti religiosi). Socrate è appenavenuto a conoscenza della sua accusa, mentre Eutifrone è andato al tribunale per denunciare il

 padre, in quanto vuole intentare un processo per empietà(come quello che Socrate ha subito) perché

il padre avrebbe turbato, con un omicidio, gli Dei. È avvenuto che un “colono(lavoratore acottimo)” ubriaco, il quale uccide uno schiavo del padre. Quest'ultimo prende il colono, lo ponesotto sorveglianza e manda a chiamare i giureconsulti per sapere cosa fare del colono. Quest'ultimoin cella muore. Si è commesso un atto di empietà nei confronti degli Dei, tale da essere portato intribunale. Ciò significa che il gesto del padre di Eutifrone è andato contro la pace degli Dei, inquanto lui sa cosa gli Dei vogliono o meno. Per riuscire a vincere la causa, Socrate impara daEutifone cosa è caro agli Dei e cosa non lo è: santo/sacro è l'opposto di empio: Socrate può cosìcreare la sua difesa all'accusa di empietà. È sacro/santo chiamare il proprio padre in tribunale in uncaso come quello del padre. La risposta socratica a che cos'è il sacro è chiedere ciò per cui un'azioneè sacra, la forma per la quale può essere considerata tale. Si genera in qualche misura la necessità diuna nuova definizione da parte di Eutifrone: sacro è ciò che è caro agli Dei. Questa definizione non

tiene conto del problema che gli Dei son tanti e non sempre d'accordo fra di loro. Per alcuni Deicerte azioni saranno sacre, mentre per altri non sarà lo stesso. Le azioni sacre si definiscono così perché è ciò che tutti gli Dei amano. Abbiamo individuato cos'è il sacro in relazione alle figure degli

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Dei, questa è la puntura socratica, ma indipendentemente dalla relazione con gli Dei, cosa amano gliDei? Socrate vuole superare la questione legata alla relazione fra sacro e Dei. Eutifrone dice ad uncerto punto a Socrate che entrambi hanno come progenitore comune Dedalo(inventore dellabirinto), i loro discorsi prendono una piega labirintica, in relazione alla confutazione di Socrate, ela metafora che viene fuori da Dedalo è quella con cui si è iniziata la metafora: dedalo è anche uncostruttore di bambole - Egli ci ha insegnato a costruire le bamboline(pensieri) – ed Eutifrone dice

che grazie all'arte di creare statuine riesce ad arrivare fino ad un certo punto, e incontrare Socrategenera una cosa particolare: le fa ballare. Tuttavia Socrate ha superato Dedalo, perché laconfutazione muove le bambole. È la relazione che sussiste fra Eutifrone e Socrate che generaquesto strano balletto. Socrate è colui che produce la musica che permette il movimento del

 pensiero delle statuine. E ciò permette di far muovere quello che noi intendiamo con i concetti.Socrate riconosce che la sua capacità sta nello smuovere le statuine degli altri, ciò è metafora dellacapacità di smuovere le definizioni, di sottrarre la loro inconfutabilità. Ciò è tale fino a che nondecidiamo di confutarla, ogni tipo di definizione può entrare a contatto con la confutazione e acominciare a ballare. È proprio l'attività di definizione che indica l'allontanamento dellaconfutazione, perché si presenta come non negabile/confutabile: è un elemento aggiunto. È frutto diuna forza, ha natura di postulato perché ad essa non si oppone la negazione. L'attività socratica è

l'attività che ripropone la confutazione ad una serie di definizione. Socrate darebbe tutto per raggiungere stabilità nella sapienza, una serie di bamboline che non si muovano.La quarta definizione ha la capacità di collegare quella necessità che si è individuata con ciò che ècaro a tutti gli Dei. La sensazione di Eutifrone è di vertigine, non sa pià come esprime il sacro scissadalla dimensione di legame con gli Dei. Ogni definizione è una parola che deriva dal latina, è untracciare i confini di un certo concetto e se faccio ciò, quel che ne è all'esterno non fa parte delladefinizione. È ovviamente attraverso la confutazione che si capisce qual'è il confine delladefinizione. Per capire il sacro si ha bisogno di qualcosa che ne tracci i confini, qualcosa che diconfini non ne ha: ci si serve di queste costruzioni che sono artificiali e che sono rappresentate daldiavolo socratico, ci si serve di piccole statuine antropomorfe e delle quali esamino ilcomportamento. Si da consistenza fisica ai discorsi. Vi si pone un problema, in quanto si tratterà ilconcetto di sacro come se avesse consistenza umana, caratteristiche dell'uomo. La potenza del

 pensiero di Platone ci suggerisce questo, è un auto-inganno quello che ci facciamo, tracciare iconfini a cose non materiali ci aiuta da un lato e ci perde dall'altro: senza bamboline non si potrebbecomunicare/parlare/ragionare si parlerebbe solo di materia, dall'altra parte è una sorta di modalitàche si rivela ingannatoria, perché si può avere l'impressione di parlare di sacro in presenza disoggetti in carne ed ossa. È necessaria la postulazione, l'attività di creazione con una struttura similea quella di una persona umana. Platone aggiunge che mentre tutte le definizioni possono essererappresentate da un certo tipo di statuina, la negazione ha e non ha questa caratteristica: essa è

 particolare, e non si può definire la negazione perché se la sua forza è di entrare in contatto con ledefinizioni e farle ballare, questa capacità a sua volta non è individuabile. Allora tutto il percorso

dell'apologia è il percorso che serve a Platone per spiegarci il motivo per il quale il pensieroconfutatorio ha degnità di cittadinanza all'interno della ragione.Socrate a questo punto aiuta Eutifrone, fa istituire una relazione fra sacro e giusto: chiede unastipulazione. Il sacro sia una parte del giusto, e quindi il giusto sia un genere e il sacro sia unaspecie del giusto. La stessa che ce fra vergogna(genere) e paura(specie). Giusto e paura e più ampiodi sacro e vergogna, perché non di tutte le cose che si temono si ha anche vergogna. Dunque le coseche si temono sono di più di quelle di cui ci vergogniamo. Non tutte le cose giuste sono anchesacre(o viceversa). Socrate dice che essere giusto nei confronti degli uomini fa parte della giustizia,essere giusti nei confronti degli Dei fa parte del sacro. Il giusto nei confronti degli uomini è averecura degli uomini: allora la quarta definizione è che il sacro sarà avere cura degli Dei.Sacro è: avere cura degli Dei.

Gli Dei non hanno bisogno di nulla e se l'uomo deve aver cura degli Dei, allora il tipo di cura delquale hanno bisogno è di rendergli un servizio. L'elemento finale che rappresenta la quintadefinizione di sacro. È la definizione propria del sacrificio. Il commercio fra uomini e Dei riduce il

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concetto di sacro ad un rapporto con un oggetto: il sacro è ridotto ad uno scambio di servizi, il qualeva bene fra uomini, ma fra Dei? Si va ad aggiornare la seconda definizione, quella di Dedalo:Socrate richiamandolo dice che Eutifrone è meglio sia di lui che di Dedalo in quanto fa muovere incircolo le statuine. Si viene riportati al concetto di attributo, però la quarta definizione parla delladistinzione fra giusto e sacro dove si comincia a smuovere l'elemento d'azione, nella quinta si hache il sacro è un'azione: da un lato si capisce che il sacro esiste, perché se ne può parlare e trovare

una serie di enunciazioni; però tutto questo permette anche di dire che il sacro non è un oggetto, perché grazie alla confutazione si smuovono le precedenti definizioni, non bisogna contrariarsi chenon ce una definizione migliore rispetto alle altre, in quanto è per sua natura definizione deglioggetti, ma il sacro non essendo un oggetto si ha bisogno del movimento di queste azioni perchéciò di cui stiamo parlano non è un oggetto fisico: se fosse il contrario avrei negato il sacro.Possiamo distinguere due elementi che fanno parte dell'Eutifrone. Si è visto che sacro è un elementoche non si può dire che non esista, ma neppure dire che cos'è: semplicemente perché non è unacosa. Dalle singole confutazioni, si ha che l'esperienza di ciò di cui stiamo parlando non è unoggetto, ma che il sacro è uno dei modi per dire un principio. Sono realtà che non hanno esistenzamateriale. L'oggetto non è solo materia, la definizione coincide con lo stesso. Oggetto è la realtà cheattestiamo come esterna e passiva, rispetto ad un attività soggettiva in grado di plasmarla e

modificarla, in questo caso anche l'uomo è oggetto, perché frutto di un'attività soggettiva.Per il concetto di persona ci sono delle teorie che dicono che esiste qualche cosa prima della

convenzione adottata e altre che dicono che non esiste nulla prima della convenzione.Si può dire che ciò che non è oggetto è principio. È principio ciò che è in ogni cosa, ma non siesaurisce in una di esse o nella loro somma. Esistono principi particolare: la coerenza sta asignificare che un discorso sta in piedi, non vi sono dei salti nel ragionamento. Un discorso ècoerente se la testa sta assieme con i piedi, non vi sono punti negabili o confutabili con successo. Seciò è vero, la coerenza è un principio che sta su tutti i discorsi(che non si contraddicono). Lacoerenza non si esaurisce in un solo discorso, ma nemmeno nella somma di tutti i discorsi eragionamenti. La nozione di principio è una nozione più ampia. Il piano dei principi non è moltofacile da affrontare, ma gli stessi dialoghi platonici son legati a queste realtà che non sono oggetti,ma principi. Il sacro può essere considerato come un principio. Platone mostra all'opera laconfutazione delle definizioni di sacro. Ciò ci fa arrivare a dire che il sacro non può avere unadefinizione(cosa propria degli oggetti), il sacro non si esaurisce in un'azione sacra, ma nemmeno intutte messe assieme. Il sacro è anche quello che ha una relazione con gli Dei, ma sussiste lo stesso.Se qualcosa resiste ad una negazione, allora è un principio.

 Nel dialogo “repubblica” parlerà della giustizia intesa come principio. Si è trattata la questionedell'oggetto e dei principi.L'oggetto è quella realtà esterna e passiva, rispetto all'attività soggettiva, in grado di attestarla,manipolarla e trasformarla. Questa nozione può ricomprendere gli oggetti fisici, vale pure per glioggetti non fisici. Va aggiunto che esistono oggetti non empirici e logici, ed i non fisici

appartengono solo alla sfera del ragionamento. Mentre per gli oggetti fisici la definizione …, neglioggetti la definizione fa nascere l'oggetto logico, l'oggetto è la sua definizione, se si cambiadefinizione allora l'oggetto non esiste più. È una nozione di oggetto utile perché ci permette dicapire di che cosa si sta parlando(attraverso un'attività soggettiva ci permette di manipolarla, noi loaccettiamo per fede). Ma ciò non è l'unica alternativa possibile, ci possono essere molte altrestipulazione.Ci sono anche i principi: i quali sono suddivisi in negazione, non contraddizione(a cui è legata lacoerenza), dialogo e sacro. Attraverso la possessione demoniaca, la coerenza si manifesta leoperazioni della matematica. Si fa una nozione di principio, dove si dice che il sacro non è unoggetto, in quanto va oltre gli oggetti. Ma tutto ciò che non è oggetto, una sorta di divinità, è il

 principio di sacro/coerenza etc.etc. I principi non sono oggetti e sono innegabili. Se si cerca di dare

una definizione, si tradisce la natura di principio. Vi sono una serie di situazioni/azioni checontengono una sfaccettatura del principio, quindi esaminando le situazioni/azioni nell'insieme siriesce ad ottenere un'idea complessiva del principio. Gli elementi come principi, son considerati

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come gli Dei, una nozione che ci indica questo aspetto di non identificabilità. Ci sono principi particolari(coerenza/sacro/negazione) in relazione ad un certo campo/ambito(valgono al lorointerno). Ci sono delle leggi naturali che non possono essere superate. La giustizia è qualcosa chesupera tutto, e ogni definizione. La giustizia è l'utile del più forte. Si ha bisogno di darci unadefinizione. Si può dare sempre una definizione, ma bisogna stare attenti che la definizione èsempre momentanea, non duratura nel tempo.

La questione dei principi è una questione fondamentale ora per il diritto. I diritti si trovano in unaserie di enunciazioni importanti, ma non esaustivi. Non si è ancora riuscito a trovare il principio dei principi. Una certa idea che si può avere di questo principio, è la seguente: ciò che è in ogni cosa enon si esaurisce in una di esse o nella loro somma. Se è un oggetto e non è negabile, non va benecome principio dei principi. I principi hanno come caratteristiche quelle di non essere negabili e nonobiettivabili(non riconducibili ad un oggetto). È quell'elemento costante che non si trova da nessuna

 parte, ma è comunque un principio. La prova che Platone fa, affinché questa nozione vengaconsiderata come principio dei principi(non è negabile), esso è ciò che tiene in unità tutti i principi,non si esaurisce mai. Il dialettico dice di accettare che esso sia un oggetto, si viene così a dimostrareche il principio è un oggetto, ma l'oggetto ci dice che ce una attività soggettiva, e se il principio fa

 parte di questa attività, allora si tenta(pur non potendolo fare) di negare il principio. Quindi il

 principio è un oggetto. Il principio dei principi non fa parte dell'attività soggettiva. Il principio èinnegabile. Si cerca di negare nell'attività soggettiva il soggetto, ciò ci dice che il principio non puòessere un oggetto. Le caratteristiche del principio sono innegabilità(non è un soggetto) einobiettivabilità(non è un oggetto), quindi anche il principio non è un oggetto. Si ragiona con deiconcetti che non sono oggetti. Non ci sono due o più principi dei principi perché i principi sonotanti, ma non innumerabili. Si sta cercando di valutare l'unicità del Principio, si prova attraverso ladialettica: si prova a pensare che siano due, dove ce il secondo principio il primo viene negato, eviceversa. Si avrà bisogno di una terza nozione che comprenda entrambi i principi, hanno bisognodi una realtà superiore che li tenga uniti(su questo problema si è discusso molto, molto a lungo).Il principio non è il nulla perché nonostante tutto muoia, il principio rimane. Se invertiamo soggettoe oggetto, ovvero se il nulla sia un principio notiamo che esso è un oggetto. Vediamo così chenegazione e nulla sono concetti vicini. È una linea di natura pratica, perché si attesta che le cose sidistruggono, si può quindi pensare che il principio sia la distruzione però si è osservato che tuttaviavengono tratte fuori, si possono attestarle. Esiste anche il nascere, l'essere attestati. Dal punto divista pratico, sostenere che il principio è la nozione del nulla, quindi nulla è il principio, non tieneconto del venire fuori delle cose, della nascita. La confutazione è di tipo pratico. Si attesta che lecose nascono, oltre che morire. Nel momento in cui nascono, esso verrebbe negato. Dire che il

 principio è il nulla, significa anche dire che le cose non vengono fuori allora in questo modo si diceuna cosa sbagliata, in quanto nego il principio di distruzione(quando parte il momento dellanascita). Dire che il principio di tutte le cose è sbagliato perché se fosse il nulla dimenticherei che lecose nascono e non solo si distruggono. Siccome le cose nascono, si sarebbe costretti a dire che nel

momento in cui nascono il principio è negato. La tesi è insostenibile in quanto contraddittoria. In uncerto senso qualcosa non è, ma anche è. Se il principio fosse la distruzione, tutto sarebbe negabile.Ce almeno una nozione che non è negabile: il principio stesso. Sia per una motivazione pratica(gliesseri viventi/oggetti muoiono e si distruggono) che per una motivazione empirica(nel momento incui qualcosa nasce, il nulla è negato). La non contraddizione è innegabile.I presocratici vengono conosciuti quasi come degli scienziati, in quanto parlano della natura sonanche detti proto-scienziati. Ciò è una cosa errata, perché i filosofi naturalisti, nella categoria dei

 presocratici/preplatonici studiano qualche cosa che la tradizione ci porta ad essere la natura, ovveroquella aristotelica. Il cambiamento che i filosofi hanno fatto dal parlare del cielo al parlare dellanatura, è in termini poetici, espressi attraverso versi: non sia un corpus filosofico pensante.Talete afferma che il principio delle cose è l'acqua. La questione che si può notare è che(Talete non

ha lasciato alcuno scritto) ci son due parole: il principio(archè) è il modo con il quale chiamanoquesta realtà, il secondo principio è l'acqua. Essi essendo poeti, si esprimono attraverso metafore. Si può dire che per Talete, l'archè è come acqua. Se si dice che il principio è come l'acqua, si trova che

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con un'espressione sintetica, un concetto più che astratto: il principio è come l'acqua. Con questoconcetto si capisce che l'acqua può assumere molte forme, cioè avere una forma ma non esaurirsi inquella ma nemmeno in tutte le forme che l'acqua può assumere. Guardando l'acqua posso vedere lecaratteristiche del principio. È importante notare che il primo autore dei presocratici, Talete, avevagià in mente questo problema: il principio è in ogni cosa, quindi l'espressione di Talete potrebbeessere interpretata in senso figurato, il principio si comporta con le cose così come fa l'acqua con le

forme che assume. Questa metafora va bene fino ad un certo punto. Un altro modo di dire l'archè èl'intero, la somma di tutte le cose. L'intero è anche qualcos'altro, non solo la somma di tutte le cose.L'idea di recipiente che contiene l'acqua, allude a qualcos'altro che sta fuori dall'acqua, allude a due

 principi: i principi(archè) e le forme. Si va così a dire che i due principi sono separati, si dice che cisono due principi, ma non possono esserci due principi. Questa teoria di Talete vale per molte cose,ma per molte altre non è valida. Se il problema è il contenitore, lo si può eliminare: bisogna trovarequalcosa che si aggreghi in forme senza usare contenitori: Anassimene tira fuori il concetto di aria.L'aria ha la capacità di costituire forme senza il bisogno di pensare ad un contenitore, essendointangibile. Il principio non ha forma, quindi l'archè è come aria. Anassimandro chiama l'archè“apeiron” ossia senza forme, ovvero ciò che è senza forme. Bisogna pensare ad un oggetto che nonsia anche un oggetto. Anassimandro consegna il senza differenze/forme. Non vi sono differenze

all'interno del principio, perché sono proprie degli oggetti. Un oggetto è tale perché differisce daglialtri, dal punto di vista del peso/forza attrazione terrestro. L'apeiron è il principio indifferenziato,sono caratterizzati dalle differenze. Si ha questa metafora che dice che il principio è indifferenziato,e gli oggetti sono nel regno delle differenze: quando emerge il concetto di principio, subito si ha ilrischio di perderlo rendendolo ad oggetto. Anassimandro ci manda verso un rischio, le cose sicaratterizzano per aver delle differenze fra di loro. Si costruisce così una dicotomia. Quest'idea diindifferenziato permette di dire che questo è in tutte le cose, non esiste in quanto così sembrerebbeche il principio si opponga alle differenze. Anassimandro denuncia la possibilità che il principiocome l'indifferenziato significhi produrre una dicotomia. Pensare il principio opposto alledifferenze. Questo però comporta che si riproponga il problema del nulla,fato che le differenzevanno a distruggersi. Le forme in quanto tali vanno verso il nulla. Si ripropone il tema del nullavicino al principio: ripropone archè e nulla, al quale risponderà Parmenide.Abbiamo un frammento di Anassimandro da Teofrasto, e ce lo porta insieme a Talete, e disse in quelframmento: “e donde viene agli esseri la nascita, la avviene anche la loro dissoluzione, secondonecessità. Poiché Essi pagano l'un l'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine deltempo”. In questo frammento si cerca di interpretare una tradizione, sembrerebbe che ciò da cui gliesseri provengono(archè) è anche ciò verso cui gli esseri vanno, la loro dissoluzione secondonecessità. La spiegazione è in termini giuridici, si pagano l'un l'altro qualche cosa, si pagano la penae l'espiazione. Ma qui vien fuori l'ingiustizia. L'archè in questo caso è la necessità. Il punto è cercarein che modo si relazione queste entità, l'uscir fuori dalla realtà e il loro dissolversi. Si pagano l'unl'altro la pena e l'ingiustizia. Il punto chiave è che per rappresentare questa immagine è una

metafora giudiziale “l'uno all'altro pagano la pena e l'espiazione”. L'archè non ha limiti, e haun'interpretazione mistica(tutto ciò che diviene, svanisce), da una parte si ha l'archè e e dall'altra ledifferenze. Un'interpretazione, dello Ziegler, che prevede, ovvero l'interpretazione etico giuridicaed è molto importante, tira in ballo la questione della giustizia degli uomini. Secondo Ziegler ilmondo è destinato a perire a causa dell'ingiustizia degli uomini, ed effettivamente si ha l'idea dellamisura(ciascuna paga l'altra) è l'idea della compensazione, della proporzionalità(vita e morte sicompensano), danno all'altro la giusta misura. Ritrovano l'aspetto quantitativo dei fenomeni, altriautori vedono in questo senso di compensazione una relazione legata ai fenomeni fisici quantitativi.Avevano un pregiudizio perché chiamati naturalisti, e chiamati così perché parlano in terminiquantitativi della questione della giustizia. Questo pagamento alluderebbe ad una quantità, siavrebbe un'attività di compensazione. Gerarchia letteralmente significa sacro principio, bisogna

 pensare a questo concetto per necessità. Tutto questo presuppone che l'archè sia distinta. L'ordinegenerale è gerarchico. Dante crea l'idea di paradiso e inferno, secondo un ordine gerarchico. Neglianni '30/'40, l'idea è sempre la stessa, se si pensa al principio come opposto alle cose, si è costretti a

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 pensare ad un altro elemento chiamato gerarchia. Ciascuno deve trovare il proprio ordine. Uno dei primi momenti nei quali il concetto di gerarchia, fu sopratutto in un periodo più tardo delle scuole platoniche. Dionigi torna ad essere un personaggio in auge, perché uno dei più grandi traduttori dicostui, fu Carlo magno. Se si va a valutare che cos'è la gerarchia, si fa fatica. Si capisce il concettodi gerarchia, grazie al rapporto delle cose, un concetto ponte che tenga insieme queste due realtà. Sece gerarchia, ce una relazione tra un principio e gli oggetti.

Parmenide è molto importante perché si ha una valutazione da fare sull'archè: per Parmenide il principio è l'essere. Fissa la possibilità di pensare al principio, aiutando a superare la questionesecondo la quale vi sia un altro principio, quello del nulla. Per evitare ciò, Parmenide elenca lecaratteristiche dell'essere:-non è generato-non è perituro-è immobile-è indivisibile(se si dividesse, non sarebbe più essere)-è immutabilerendono il concetto di principio(distaccato dall'idea di oggetto) staccato dagli oggetti, si utilizza ilconcetto del “non” per spiegare gli oggetti. Questa formula arriva fino al medioevo. L'idea che

Parmenide ha, è quella della metafora della vita organica, l'essere è vita. Si torna alla definizioneche è in tutte le cose, come se fosse un elemento vitale. La capacità di essere differente, pur restando uguale, lo stesso soggetto. Si vede che le cose mutano perché vediamo il pianodell'apparenza, ma nel piano dell'essere rimangono tutte uguali(primo fra tutte l'uomo, che dal puntodi vista dell'essere non cresce). Il principio è senza differenze anche per Parmenide. Egli ci dice cheè come se ci fosse un aumento di forma, un esplosione vitale. È da questa esplosione che simantiene ferma, non si muove. L'idea di un'esplosione che ricorre al concetto di vita e forme chenon tradiscono l'immutabilità. Se si pensa ad un'esplosione ferma, si pensa alla sfera. È vero cheParmenide dice che l'essere è simile alla sfera, è una metafora per dirci le caratteristiche del

 principio: l'essere principio ed è uguale alla vita, la quale esplode producendo forme sempre diversema contemporaneamente uguali, è allo stesso tempo non modifica la forma(no forme diverse). Lasfera è la rappresentazione plastica di un punto esplode nello spazio. Produzione costante di forme,ma che non muta. Una volta attraversata la conoscenza, si giunge alla porta dell'essere.la concezione di Parmenide è stata ripresa da Emanuele Severini, il quale ha scritto "l'essenza delnichilismo", dove propone come ricette per uscire dal nichilismo contemporaneo attraverso ilritorno a Parmenide. Secondo Severini l'occidente si baserebbe su un fraintendimento della

 posizione Parmenide. Di Parmenide si è parlato della questione del suo poema; Parmenide è poetaoltre che filosofo(protagonista del dialogo di Platone, come maestro venerando e terribile). Viene

 presentato assieme Zenone, suo allievo/figlio/amante. Parmenide a sua volta sembra allievo diAnassagora, sembra che fosse stato maestro anche di Platone(nominato nell'apologia e altridialoghi). Secondo Parmenide la metafora che esprime le caratteristiche del principio, è la vita. Il

 principio produce sempre nuove forme e non si modifica mai: è immobile, immortale, ingenerabile,essere uno ed identico a se stesso. Si è cominciato a presentare la figura della dea della giustizia,delle fanciulle(rappresentanti le persuasioni), queste spingono il giovane ad aprire la portadell'essere e, grazie all'intervento delle dee, convince la dea della giustizia ad aprire la portadell'essere. Al di qua della porta ce la porta dell'apparenza, gli opposti(spiega perché a guardia della

 porta dell'essere. Al di la vi è la dea della giustizia(personificazione di questa strana relazione fra gliopposti, una relazione di opposizione ossia uno dei due opposti è contraddittorio rispetto all'altro).Sono contrari perché hanno un genere comune, sono entrambi opposti. Gli opposti vedono lanecessaria compresenza(in opposizione, ovviamente). Dietro la porta appare un buio profondo, ceuna situazione descritta come un baratro senza fondo, dal quale sente la voce di una Dea che apparee rivela al giovane che le cose fossero tutte in ogni senso, essendo in ogni senso. Questo messaggio

 però è stato dato da una figura non umana, Parmenide cerca di dare un limite alla realtà. La Dea(dicui ignoriamo tutto) chiede al giovane fiducia, dicendo a lui che ce solo l'essere. Il dire che esistesolo l'essere, e dire che è fuori dal mondo dell'essere sembra contraddittorio. Tutti questi

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 protagonisti, meno il giovane, sono elementi femminili: la personificazioni delle entità piùimportanti sono personaggi femminili, e la preponderanza è evidente. Ce una relazione fra il mondofemminile di qua e quello di la. Hanno come riferimento una struttura giuridica, le questioni piùimportanti della ragione umana hanno a che fare con il principio. Ciò che è di la, determina unarelazione con il giovane, non si sa se sia un collegamento fra opposti(o talmente opposti da nonsapere se lo sono). Esiste solo la via dell'essere, non ce null'altro. Parmenide alla fine delude perché

chiede una fede, la sospensione della razionalità(supportata da un'immagine poetica positiva).Il principio è altro rispetto alle differenze, tuttavia non si oppone ad esse. Zenone prende sul serio laquestione dell'opinione e appartiene all'opinione la l'esistenza delle differenze. Secondo Zenone

 basta eliminare le differenze, esse non sussistono è semplicemente un'illusione(molto spinta), si hauna cattiva illusione che ci fa vedere le differenze quando non sussistono. Per dire che ce il

 principio ma non le differenze, secondo Zenone non ce differenza fra l'intero e la parte. Narra per spiegare questo concetto i paradossi: il movimento è uno dei casi più eclatanti deldifferire(passaggio da un punto ad un altro). L'esempio più famoso è quello di Achille e la tartaruga.Il paradosso della freccia che scoccata non arriva mai al bersaglio. Questo paradosso indical'assurdità del pensiero che ritiene che esista il movimento. Uno dei modi più evidenti per dire ladifferenza. Zenone ci porta a dire che le differenze non sussistono, ossia significa negare le

differenze. Le differenze sono un elemento da eliminare. Sussistono solamente perché noi seguiamole opinioni comuni, secondo Zenone pensando eliminiamo le differenze perché la parte èquantitativamente inferiore rispetto all'intero, mentre qualitativamente il tutto si trova nel tutto.Zenone allude all'unica differenza che è la quantità: la quale fa differire le parti dall'intero.Trasforma il principio in uno spazio: il quale è scomponibile e rappresenta l'intero(il principio).Facendo questo rende il principio un oggetto. Lo spazio che si può pensare è un concetto moltoesteso, eppure è un oggetto.Il fatto che non sussistano le differenze dipende dalla postulazione, fintanto che interessa operarecome se le differenze non ci fossero, allora si tengono buoni gli assiomi. Il pensiero che è vicino atutti e a tutto, trascende le differenze è quello scientifico. Il vero padre del pensiero scientifico fuAnassagora, maestro di Platone. I due migliori presocratici furono Eraclito ed Anassagora. Egli haavuto una vita analoga a quella di Socrate, solo che sopravvisse al processo di empietà. Egli disseche il Sole e la Luna sono elementi naturali e non Dei. Il principio è mente, intelletto. il principio ècome un'intelligenza, ha una natura analoga alla mente di ciascuno. Anassagora si pone il problemadelle differenze, ed è molto sottile: le differenze sussistono, ma si modificano. Cioè le forme siaggregano e si disgregano. Questa grande mente decide quando e come le forme si devonoaggregare e disgregare. Dunque le forme non sono statiche, sono destinate a mutare. Tra il principioè l'intelletto che ognuno ha, ha come relazione quantitativamente meno significativa rispetto aquello totale. L'aderire agli assiomi di Anassagora significa pensare che l'intero è la somma delle

 parti. Si può dire ciò perché il pensiero complessivo è differente per quantità di pensiero singolo.Ciascuno ha sufficiente pensiero e niente più di quello necessario. Ciò che avviene è questa azione

di aggregamento/disgregamento delle formi. Le forme mutano, aggregano e disgregano. La nascitae la morte ne sono un esempio. Nascere significa aggregarsi, morire disgregarsi. La questine delnous come principio delle forme: si ha l'idea di una conoscenza finita. È possibile la conoscenzacompleta del principio, lo si può conoscere tutto. Il numero di permutazioni per differenze, unavolta che si conoscono le permutazioni si ha il dominio della realtà che si sta valutando. È sempreuna conoscenza funzionale alla trasformazione. Sono relativi, in grado di durare il solo spazio e ilsolo tempo di questo respiro perché è un'attività pneumatica(respiro del mondo). Anassagora parla

 per quel pensiero, le cose si aggregano e si disgregano. Se non accettano ciò, allora non esistono.Per esistere devono accettare sempre di aggregarsi se disgregate e disgregarsi se aggregate. È unrelativismo imposto, non ci si può emancipare e mantenere lo stesso pensiero. Tutto cambia con ilrespiro. Il principio del nous è un principio immutabile e le differenze sono il mutamento e vi è una

relazione di opposizione. Anassagora è il principio più evidente per la relazione fra cose.L'elemento che caraterizza il logos e il principio è che quello del logos trasforma, raccoglie ecustodisce. Il principio(è identità, senza forma e si oppone alle forme) è uno e si oppone ai molti,

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secondo Anassagora. Se si pensa al principio come oggetto, e ciò impedisce di pensare il principioopposto alle differenze(le quali non sono ne altro ne opposte al principio), esso custodisce ledifferenze. In questo modo non ce differenza fra principio e forme. Si era valutata pure la possibilitàdel logos come linguaggio, e se si va avanti con questa questione(linguaggio e ragionamento) elogos non è la mente di Anassagora, se si pensa al linguaggio si può dire che il “raccogliere” sta per dire, il “trasformare” sta per negare e il custodire sta per “dire e negare”. Il luogo è dialogo, procede

come tale e nega/pone qualcosa. L'apologia scritta da Platone richiama alcuni elementi delladottrina eraclidea(dice e nega questi due elementi, pone e conserva, custodisce). Tutto ciò checompare è destinato ad ordinarsi, ciò che sorge è destinato al nascondersi. In questa parte legata adEraclito, la negazione non costituisce solamente un elemento negativo, ma tutto ciò che si pensa eche viene posto è destinato a trasformarsi e sono destinati ad essere annullati, perché ambedue sitengono assieme. Si ha un'opposizione fra il fuoco e il Dio, la potenza che crea e quella chedistrugge. Questa potenza che tiene assieme il giorno e la notte, vuole ma anche non vuole ma per dare un significato più forte all'aspetto di questa potenza(oltre gli opposti) si deve parlarne inmaniera contraddittoria. Ciò che li tiene assieme esiste, ma non ha nessuna caratteristica che lafacciano nominare. Il logos albergherà nell'opposizione. Ciò ha a che fare con la giustizia, perchéquesta è qualcosa che con gli opposti ha molto a che fare, è il luogo dove ci si scontra. Se la

 polemica è il padre di tutte le cose, e il principio è analogo al logos, si parla della guerra dellinguaggio e della confutazione, sta alludendo allo scontro tra logoi. La dialettica è lo scontro tralogoi, ed essa si muove per dire, negare e tenere in scena. Il modello della dialettica vieneconsegnato dall'età antica ai giuristi, perché questo è il modello del processo: il processo è il modoin cui la cultura occidentale ha inteso una linea che tenesse insieme questi due aspetti, ciò che vienedetto l'attore, colui che contraddice il convenuto. Il processo penale viene detto dalla pubblicaaccusa, il pubblico ministero e la difesa deve negare. Il modello civilistico è più complesso rispettoal dire, negare, custodire. Il momento nel quale i logo di ciascuna parte del processo si confrontanoè il contraddittorio, dove ciascuna parte dice contro all'altra. Il processo in realtà è che il giudicedice la legge. L'art.111 della costituzione ha introdotto il giusto processo, in maniera da far emergere il concetto cardine che è il contraddittorio. Ci sono una serie di leggi e il giudice è la

 bocca della legge. Esiste questo fondamentale schema gerarchico legato ai giudici:legge==>fatto==>sentenza. Questo modello di ragionamento elimina le parti dell'attore e delconvenuto. Solamente la legge p protagonista della realtà giuridica, il giudice deve soloconcretizzare la legge. Ci sono due modi per concepire il fenomeno giuridico:-il modello eracliteo-il modello, che hanno seguito le scienze, di Anassagora.Questi modelli, parlando del principio, ci permettono di prendere posizione e di capire meglio ilmodo nel quale una certa area geografica, si impossessa della realtà. Ci sono degli elementi extra-legislativi. In questo modello è fondamentale quello che pensano le parti e quello che dice ilgiudice, egli ha il vincolo di tener conto di quello che hanno detto le parti, del contraddittorio.

L'Italia appartiene ad una tradizione secondo la quale il diritto è tradizione scritta. Il vero problemadi questo modo di ragionare è che non viene negato, lo stesso parlamento diventa custode di ciò cheè rimasto dopo lo scontro, lo si è reso il metodo con il quale si sfornano gli strumenti normativi. Inquesto modello si mostra che si fanno delle cose, in realtà se ne fanno delle altre ed è il giudice astabilirlo in base a quel che raccoglie. Un ragionamento è preferibile rispetto agli altri, ed è proprioquello del giudice in quanto è sopra le parti, riesce a capire quando una parte mente, il fatto vienedato per non contestato e il motivo per il quale si fanno i processi è dimostrare se il colpevole è taleo meno. La pena è data da un elemento, da una proposizione che ha una forza e non va contestata. Il

 problema è sapere come capire l'effettiva accusa o meno, si da come non problematico/controversol'elemento fattuale. A tutto questo ci si arriva perché si ha una certa idea della verità. Il logos èopposto alla realtà, da una parte il logos e dall'altra le cose: ciò quando corrisponde alle cose, ce

 bisogno di un terzo elemento il principio dei principi. Ci si pone dal punto di vista di qualcuno che èterzo. Ci si pone fuori sia dal logos che dalla realtà, si prentende di fare principio di essere divinonel decidere quando un logos corrisponde o meno. Così si capisce che il vero discorso è ciò che

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corrisponde, ossia un logos che corrisponde ad una realtà, in questo modello il vero è un logos chenon si contraddice(che non è contraddicibile). I testimoni nel logos danno anche loroun'interpretazione, un fatto non può mai essere rappresentato(non ce un luogo identico, ma solosimile). Ciò ci porta ad individuare che l'identico p divino e il simile è umano.Anassagora proprone un logos che è il “nous” delle cose, non formula una relazione tra il nous e lecose ma una relazione data dall'opposizione. Il tutto si organizza attraverso uno schema gerarchico.

È un logos postulatorio perchè Anassagora coglie l'aspetto postulatorio. Egli allonta dalla cittadellala confutazione, costruisce delle relazioni gerarchiche(un modo per risolvere in anticipo lediscussioni che incontrerà un certo discorso). L'elemento gerarchico servirà per risolvere le possibilicontroversie. Più è specifica la gerarchia, più riesce a prevedere possibilità di confutazione, più è unmodello comodo che elimina il momento di confronto di posizione e negazione. In questo modo sielimina una presenza scomoda dalla città di Atene. È una prospettiva che tiene assieme l'elemento

 postulatorio quanto l'elemento negatorio/confutatorio. Per sua stessa natura elimina la socraticità dellogos, che venga prospettata una possibile alternativa ad un certo discorso. È un'alternativa sospesaalternativamente, sospende l'istanza/pensiero confutatorio ed è uno dei modi per dire il concetto diregola o legge(regola è qualcosa non discutibile per definizione). La struttura tanto cartesiana,quanto baconiana del pensiero non ha la struttura trittica, ma gerarchica.

Il critone: Critone è un amico di Socrate, molto benestante. Socrate è stato condannato a morte acausa della rottura dell'effige che rappresenta un personaggio e che possiede il principio dinegazione. Socrate appena svegliato vede Critone, fatto entrare da una sorta di conoscenza delcarceriere. Critone si abbandona ad una sorta di richiesta(una serie), intanto nel suo assopimentoSocrate aveva sognato qualcosa, ma una cosa è fondamentale: collegamento fra Dedalo e Critone, lacondanna non è possibile svolgerla immediatamente perché non ce la nave considerata la naveDelia, mandata ogni anno per ricordare le navi che venivano mandate per placare il Minotauro.Questo sembra l'elemento che fa uscire dal labirinto, ma la questione che interessa è che Critone siamolto preoccupato. Egli è l'emblema di che cosa succede nel caso non si dovesse mettere a morteSocrate: la confutazione è l'elemento che garantisce di non cadere in un elemento non postulatorio.Critone vuole costruire un sistema di pensiero postulatorio, perché l'affetto che lega i due può esseremetafora che ci si può invaghire di scorate emotivamente. Il primo argomento che utilizza Critone

 per convinvere la negazione a non sottostare a quella procedura, che costituisce materiadell'apologia. Anche la negazione deve essere confutata e che dopo aver fatto ciò, rimane la suaimpossibilità ad avere alternative. Il fatto di non confutare Socrate, cioè il simbolo della negazione,viene sentito come la possibilità di una morte(ed è di questo che si tratta), ce un'allusione al fattoche Critone al pensiero postulatorio vorrebbe non sottoporre Socrate alla prova che rompequell'effige, mantenere quella bambolina che il parente comune di Socrate ed Eutiforne era bravo acostruire, vorrebbe mantenere Socrate al suo posto come padre. Attraverso il personaggio diCritone, Platone vuole dire che la negazione potrebbe generare qualche cosa. La gente non potrebbemai pensare che Socrate sarebbe fuggito se lui avesse chiesto di farlo. Ritiene non credibile che,

 potendo fuggire, Socrate non l'avrebbe fatto. L'elemento da sottolineare è che Critone sa/intuisce,che la maggior parte degli spettatori, non siano favorevoli alla scomparsa di Socrate, ma anzifavorevoli alla sua salvezza. L'opinione comune non è pronta a negare al confutazione. Ritorna laquestione dell'oggetto: non può essere confutata la negazione di un oggetto, perché non si parla inrealtà di oggetti. Ciò che rende tragico è la fuga di Socrate, se non scappa non è più una tragedia mauna commedia: accetta di essere messo a morte, diventa una sceneggiatura da buffoni la condanna.Se si accetta la morte, tutto ha un significato di burla e se invece se ne va, tutto(modo nel quale lavicenda viene presentata) diventa importante. Un altro elemento che viene utilizzato, è quello dellaforza: il rischio che si pensa essere un elemento presente, il timore muove a sentire/avvertire e per affetto, Socrate deve fuggire. Ce almeno qualcosa che all'interno della razionalità di chiunque, cealmeno un elemento che non è convenzionale, questo elemento è la negazione. Per arrivare a questo

elemento, bisogna arrivare alla confutazione del personaggio che rappresenta. Platone ne ha sceltouno particolarmente bello, efficace, di chiamarlo in una certa maniera e di farlo interagire con altri personaggi. Ma il NON ha una serie di caratteristiche: non deve sottoporsi ad una serie confutatoria,

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deve distruggersi come simbolo e solo così si può averne conseguenza come simbolo, una sorta dioracolo che è agito da questa forza chiamata CONFUTAZIONE(ma non è l'unica forza, cel'elemento postulatorio). Critone aggiunge una sesta è una violenza, obbedisce perchè deveobbedire, Socrate arriva per affetto di essere violento nei confronti di Critone, il quale pensa invecesia il bene. È anche l'argomento di pensare ai suoi figli. Socrate viene fuori come l'agentetrasformatore, se lo si evita o che venga superato per far venire fuori il principio di cui lui è

 portatore. Il vero problema è che Critone per affetto fa vedere cosa succederà per crisi della societàarcaica fino ai giorni attuali. Questo è il dramma dell'epoca moderna, tutto per eccesso di affetto neiconfronti di una certa idea di principio. Viene proposto un argomento in relazione alla moltitudineche non può essere seguito. Viene fatta la metafora:“come l'atleta cerca il plauso del suo allenatore,la tua funzione deve essere funzionale a ricevere il plauso di Socrate”. In più quando ci sono deiguasti nel corpo, non seguiamo le opinioni dei più ma quelli di pochi che conoscono tale branca.La questione del lato ingiusto: se si riceve un atto ingiusto allora non è possibile reagire con un attoingiusto. Critone comincia a vacillare, non reagire mai in termini negativi di chi ha fatto un torto, sesi va senza consenso da Atene si commetterebbe un atto ingiusto e si andrebbe ad offendere le leggidi Atene(modo di intendere il principio). Socrate non parla mai, parlano solo le leggi.Sono i tre modi che devono sussistere per poter parlare in termini di principio, per non ridurre il

 principio ad un oggetto(se si utilizza questa struttura triadica, è una qualità intrinseca del discorso),l'altra struttura anassagorea ce un solo logos, che si postula e lo si pone come nonnegabile(l'assiomatizzazione come azione allontana la negazione) si parla di discorso necessario

 perché voglio che sia tale, non è una caratteristica innegabile, il logos è necessario perché lo sivuole, non è una qualità intrinseca di quel discorso. Un discorso monologico per rendere possibilel'assenza di negazione costruisce delle relazioni con tutti i suoi corollari(elementi che non stannomai da soli, hanno sempre una relazione), la struttura dalla quale riusciamo a trarli dall'assioma esono dedotti dalla premessa. Tutto ciò lo si ha attraverso una dimostrazione. Il teorema è una formadi ragionamento che mette al primo posto l'assioma/premessa(messa prima) assiomatica poi ci sonogli sviluppi(garantiti da un criterio di sviluppo) se e solo se non discuto i primi due punti, ottengouna conclusione, i vari passaggi successivi sono sempre garantiti. Questi gruppi si chiamanosillogismi:-sillogismo dialettico(struttura triadica)-sillogismo analitico/deduttivoSecondo Cesare Beccaria il modello di ragionamento deve seguire come ordine la legge, il fatto e laconclusione della sentenza. L'idea di legge è l'idea di assioma. Ciò costituisce il modello diragionamento dei giuristi, che segue il modello di ragionamento degli scienziati. Una scelta non haalternative, esiste l'assioma come unico caposaldo. Ci sono due modalità di approccio, e ciascunamodalità contiene aspetti negativi e positivi. La modalità anassagorea è più semplice, ce un sistemaordinato di leggi.Socrate viene blandito con l'idea e la possibilità di sottrarsi alla morte, grazie a Critone. Socrate dice

che sarebbe un atto ingiusto, le motivazioni che da hanno tutte l'idea di principio. Tenta di spiegarea Critone che scappare sarebbe ingiusto, perché lo farebbe senza il permesso della città di Atene.Questo argomento dovrebbe contrastare gli argomenti di Critone, secondo cui l'elemento che lospinge è l'affetto in quanto non vorrebbe che Socrate venisse messo a morte. Equivale a non provarea confutare l'effige della negazione, se si prova, si può pensare di fissare la negazione comeassioma. Critone pretenderebbe che nella città di Atene si otterrebbe una frantumazione, la provaconfutatoria è necessaria in linea con ciò che vogliono sia le leggi che il demone. Se Socrate se neva e non accetta la confutazione(uccisione simbolica) tutti gli ateniesi muoiono. La forza che èsimboleggiata da Socrate viene aumentata, nel momento che la si esercita la si sente. L'assiomaresta qualcosa di esterno, per sua natura non è innegabile ma sempre negabile. È innegabile il fattoche preso il simbolo della negazione si ottiene di avere esperienza di quello che il simbolo

rappresenta, se non si fa così. Le leggi di Atene dicono che il “non” diventa un principio e non piùun oggetto. È principio nel momento in cui fa scontare l'assioma con la sua negazione, in questomodo si ottiene che il principio di non contraddizione non è più un assioma. L'assioma per sua

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natura è sottratto dalla negazione per un atto volontario, ce una forza che fa tacere lanegazione(violenza). Socrate non interloquisce mai con le leggi perché il dialogo fra le leggi diAtene e Socrate, veda Socrate muto e parlare solo le leggi. Principio di non contraddizione dice cheogni indicazione che si darà o è un assioma o è qualcosa che trasformerà il principio in assioma, lacosa più importante è la sua prova. Aristotele dice che è il principio dei principi in quanto si può

 parlare di qualcosa, soltanto se si oppone alle sue alternative. Il principio di contraddizione non è un

assioma anche se fa generare assiomi, in quanto è una realtà che sussiste indipendentemente. NelCritone ce già il motivo per il quale si può parlare del principio come un principio e non come unassioma. Ciò è garantito da un postulato e il suo opposto per contraddizione.Fra Socrate e le leggi ce un accordo: le leggi di Atene, generano Socrate. L'esistenza del principio dinon contraddizione si è ricavata dalla confutazione del NON. Ce anche il principio di noncontraddizione che fa opporre gli opposti. Si è in grado di capire che grazie al principio dinegazione non sussiste la negazione, esso viene prima della negazione. Le leggi di Atene si divisonocosì:-l'origine-la crescita-la germinazione.

Si è visto che le stesse leggi di Atene che dicono a Socrate che quel destino di superamento lohanno stabilito loro. Critone propone una serie di argomenti alla luce dei quali riuscire a far in modoche Socrate se ne vada. Il valore simbolico può essere dato necessario se si pone la confutazionecome postulato del nostro ragionare. Ci si trova a comportare come Anassagora(opposto a quello diEraclito). La tipologia di pensiero che ci propone Anassagora procede per assiomi, quella di Eraclitoè più saldo perché indipendente da atto di volontà. Esiste qualcosa che fa in modo che esistal'organizzazione della città di Atene, Atena la Dea rappresenta le regole costitutive della razionalitàumana: rappresentate anche dal principio di contraddizione(modo di chiamare le leggi di Atene). Siè detto che Socrate non parla direttamente con le leggi di Atene(Platone ci vuole spiegare che èimpossibile negare le regole), ma esse parlano e rispondo. Ciò che dicono le leggi può essere presocome indizio che le leggi di Atene corrispondano al principio di contraddizione. Il principio di noncontraddizione genera in qualche modo la confutazione(movimento da contraddizione aconfutazione). In qualche misura, attraverso la confutazione, si cerca di far esperienza di un

 principio di non contraddizione(principio di contraddizione), in un solo ragionamento i due termininon stanno mai assieme, in due ragionamenti si. Il principio di non contraddizione dice che loro non

 possono mai stare assieme. Dopo l'origine si ha la crescita(qualcosa di utile). Il terzo passaggio èche la confutazione è un modo di esprimersi del principio di non contraddizione. Se non ci fosse il

 principio di contraddizione, non si riuscirebbe nemmeno a confutare. Il modo con cui si è mostratoil principio, non è lo stesso modo in cui funziona la negazione. È impossibile che un predicato sia enon collegato ad uno stesso soggetto nello stesso tempo, questa formula non rappresenta il principiodi contraddizione(in quanto un principio non può essere definito). Bisogna tenere distinti gli opposti

 perché sennò non si direbbe nulla. Se non ci fosse il principio di contraddizione la negazione nonfunzionerebbe, non avrebbe nulla da dire. Il destino del pensiero occidentale è che dentro a tutti cela dimenticanza del fatto che ci si sia lasciati persuadere dalla postulazione. Le stesse leggi diconoche Socrate non abbia diritto di fare quanto intende fare, chiedono a Socrate di trasformarsi emorire. Socrate non è mai uscito dalla città di Atene, tranne che un paio di volte(una volta conFedro, facente parte di un dialogo). Ci sono due elementi, ma se non ci fosse il principio dicontraddizione l'immagine socratica non avrebbe la forza di dire quello che vuole negare. Èimpossibile che un predicato inerisca e non inerisca ad uno stesso soggetto, nello stesso tempo esotto medesimo riguardo questo tempo. Questo è il più importante di tutti gli assiomi, pur nonessendo un'assioma. Aristotele dice che bisogna difendere l'enunciato contro coloro che negano il

 principio di contraddizione, è possibile dire questo:“fate parlare i negatori del principio di non

contraddizione”, coloro che stanno zitti vivono come le piante oppure se dicono qualcosa,qualunque essa sia hanno già usato quello che è nell'enunciato. Le due modalità con cui vieneconsegnato dalla tradizione filosofica questa cosa che impedisce di dire e non dire il suo opposto.

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Questa cosa viene consegnata in due maniere:-critone-metafisica aristotelica.Aristotele non dice che bisogna sempre fare la prova del principio di non contraddizione.Dove non ci sono regole bisogna travisarsi. Le leggi di Atene stanno per il principio di noncontraddizione. A Megara dopo l'esilio dei discepoli di Socrate, pure Platone vi fugge e anche

Euclide e Teodoro. Nella geometria matematica ci sono degli assiomi, in questi ambiti Socrate nonviene considerato, in quanto nemico degli assiomi. Nascerà così il modello del sillogismo pratico:-premessa minore è la legge-premessa maggiore è il fatto-conclusione è la condanna.L'idea che ce dietro è quella di vaticinare due epoche, quella moderna(Tebe e Megara) e quella

 postmoderna. Nell'epoca moderna Socrate e la confutazione vengono considerati come nemici. Dai principi alle cose, o dalle cose ai principi in un senso o nell'altro. Questa epoca che si apre allescuole dal punto di vista del pensiero si apre prima, nel momento in cui viene vista la confutazionedi un certo modo di pensare. Nell'epoca postmoderna gli assiomi non esisteranno più, se non quelliscientifici. L'epoca postmoderna rappresenta la Tessaglia, impostata secondo uno schema

anassagoreo. La prospettiva da cui si muove Platone è di tipo eracliteo, il movimento di principio èquello di raccogliere, trasformare e custodire. Manca il terzo punto. Ci sono altre leggi non visibili,

 probabilmente senza una dimensione comprensibile ma la cosa importante è che vendono dalmondo nascosto. Queste leggi tengono unite, raccolgono. Se anche non si vuole la negazione,questa agisce lo stesso. Il momento della raccolta è anche quello della posizione. Queste ideeemergono, e nel mentre che emerge tutto il resto si inabissa. Le leggi della ragione: il problemadella ragione diverrà il problema dei problemi. In questo modo anche Critone non capisce, ma lostesso Socrate dice di discutere e andare dove Dio dice di andare. Distinguendo si vede che ce unanegazione, ciò è utile quando si vedranno gli assiomi. La struttura della confutazione èimportantissima, Mileto postula nei confronti di Socrate, quest'ultimo mostra la contraddizione diMeleto stipulando qualche cosa, rispetto all'affermazione iniziale ci siano delle altre affermazioni dimodo che l'ultima non stia assieme(si contraddicano) con quella iniziali. Nel processo gli elementisono tre, questo movimento condiziona il modo di ragionare. Il ragionamento raccoglie, trasforma etiene assieme. Platone chiama ciascun elemento con nomi diversi. L'elemento su cui si costituisconole città di Tebe e Megara è la gerarchia, la quale tiene fuori l'elemento confutatorio.Se non si prova a superare la negazione, non si opera con quell'azione confutatoria nei confrontidella negazione, non si ottiene l'esperienza del principio di non contraddizione. Attraverso una

 prova di confutazione e non riuscendo a dire nulla, scontrandosi con questa impossibilità si faesperienza diretta del fatto che si trova il principio di non contraddizione. Questa esperienza ci

 permette di dire che si trova il principio di non contraddizione attraverso la confutazione dellanegazione. Si è dovuto fare un percorso logico che accetta solamente quello che non può esser 

negato. Attraverso la prova confutatoria della negazione, si arriva a mostrare la presenza del principio. Si ha la necessità di pensare al terzo livello, quella potenza che tiene assieme le precedenti: quella che trasforma e quella che raccoglie. Questa potenza si chiama principio deldialogo, va sempre tenuto conto che questo movimento ternario che è nel Critone e anchenell'esperienza della negazione di A e non A, si è sempre scontrati contro una negazione. Il modocon cui il principio si manifesta, è un modo ternario. Il principio raccoglie, trasforma e custodisce.Platone ha seguito un sentiero molto tortuoso per dire la presenza del principio, il principioraccoglie attraverso la postulazione(esercizio che rappresenta il principio di non contraddizione). Sivede all'opera quell'aspetto del principio chiamato appunto principio di non contraddizione. Nel

 punto della custodia si può chiamare principio del dialogo(tiene assieme l'assioma). Nel pensieroanassagoreo si ha il nous e il mondo, cioè le differenze. La forma del ragionamento è il sillogismo

analitico, o sillogismo pratico. Con questo sillogismo(pratico/giuridico) si può individuare unaforma di questo tipo:-leggi

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-fatti-conclusioni(deduttive)Si ha così la simulazione di un calcolo.Se si pensa al principio opposto alle differenze, si equivale il principio ad un oggetto. Leconseguenze già inscritte, erano ben presenti a Platone, il quale individua come conseguenze diSocrate di sottrarsi al destino per avere accesso alla dimensione eraclitea del principio, per avere

l'esperienza che il principio si muove secondo una dinamica ternaria, imbastisce il processo aSocrate. La capacità è quella di prevedere che se non si fa presente la attività trasformativa, e non lasi fa diventare parte del modello eracliteo, si rischia di avere una struttura che si muove sempre esolo per assiomi. Ciò comporterebbe la fuga di Socrate, e il racconto di Tebe e Megara è unracconto di tipo anassagoreo, due città vengono toccate da questo pensiero assiomatizzante, che simuove esclusivamente per postulati. Si allontana l'attività più meritoria, l'unica attività di cui si puònutrire il pensiero.In questo modo se si pensa al principio opposto alle differenze, le conseguenze sono unaserie(impostazione legata al sillogismo pratico): principio da una parte, differenze dall'altro. Ilmondo delle differenze verrà chiamato il mondo delle cose, la realtà. Il principio è opposto allarealtà, totalmente trascendente. La realtà non è influenzata dal principio. Il principio è la legge della

realtà. La realtà viene fuori da una relazione causale o creativa. La creazione è prodotta daldemiurgo, colui che è una via di mezzo tra Dio e l'uomo. La relazione di uscita è appunto lacreazione, il principio crea la realtà. Per tornare al principio creatore bisogna obbedire al nous del

 principio. Il principio è uno, le differenze sono molte. Per andare da queste ultime all'uno, bisognaandare dal sacro principio della gerarchia. I molti per organizzarsi in unità, lo fanno attraversol'ordine(ossessione del medioevo, ordine salvifico). L'ordine è salvezza, si ha la questionedell'ordine attraverso il quale si ottiene la gerarchia. La gerarchia permette di salvaguardare ledifferenze, se si segue questo principio si è salvi. Si ritorna al movimento di rientro. Lo schemaanassagorea è lo schema che dall'alto medioevo arriva fino ai tempi recenti. Le relazioni noncambiano mai, questa tipologia di relazioni non muta mai(ordine gerarchico). Quando si pensa al

 principio opposto, si riduce il principio(chiamato fondamento, non più archè). Questa dimensione prevede che, tutte le strutture, ci sia un fondamento(GRUND) e una organizzazione necessaria delledifferenze, che si dispongono dalle più importanti alle meno importanti. Ce un movimento didiscesa. Per comunicare con il principio, bisogna utilizzare la politica sociale/giuridica delmedioevo. È una struttura che si specializza. Il sacro romano impero di Carlo Magno, crolla e non si

 parla più di impero. Viene considerata come idea salvifica l'idea di ordine, quella che viene coltivatacon maggiore forza. In questo modo si organizza la struttura del ragionamento, la premessamaggiore sta sempre per prima. Prima viene il nous, e poi si va verso il reale e il fatto, alla fine sitraggono le considerazione. I sermoni sono individuati con questa gerarchia. Il tipo di sapere che siadatta di più alla struttura anassagorea, e un tipo di pensiero che fa costruire le gerarchie e facalcolare le quantità. Si ha una progressiva matematizzazione del pensiero. Si può dire che questo

movimento, viene chiamato fondamento. L'idea di gerarchia da una relazione tra soggetti politici,diventa una rappresentazione della società in termini spaziali. Se le differenze sono ordinate, non siscontrano più e non ci deve essere più possibilità di ricorrere al dialogo, alla dialettica è pensata per allontanare la negazione, una relazione dialettica. Si capisce qual'è la natura del principio tanto piùle differenze si scontrano. La gerarchia è un modo per prevenire lo scontro fra le differenze. Nonessendoci confronto, allora tutte le differenze sono salve.L'idea di gerarchia appare con le sembianze con un certo Dionigi Aeropagita. Comincia a circolareil concetto di gerarchia con l'opera di Dionigi, “le gerarchie celesti” e parla della necessarietà dellegerarchie angeliche, bisogna pensare al ponte costituito dalla gerarchia, la quale permette di arrivareal divino. Si assiste alla grande strutturazione dei concetti. Plotino scrive il trionfo dell'uno,incomincia a svilupparsi l'idea di fondamento. Si deve arrivare attraverso il misticismo. Son due le

strade che l'Europa e il mondo classico prendono: il declino dell'impero romano, lo sviluppo delcristianesimo i quali oscillano ancora in una prospettiva neoplatonica, basata su alcune opere platoniche(demiurgo creatore). Se si fa un salto di diversi secoli(anno 1000), durante quel periodo

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queste idee sono quelle che struttureranno quella grande raccolta di teologia razionale che è lasumma teologia, la raccolta di tutti i discorsi teologici. Tommaso individua nel divino il principio diAnassagora(“deus est ratio”, è nous). Si torna indietro attraverso la natura salvifica dell'ordine, ciòche viene creato, devono sottostare all'ordine gerarchico della società(della natura). La scoperta chedietro la prospettiva tomista, si mascheri la presenza del nulla. Severino individua quest'aspetto, lecose escono dal principio e se vogliono possono salvarsi. Se non si salvano vanno al nulla, ce il

 principio e ce il nulla. Ce anche il fondamento. Il dio creatore è un oggetto che serve per contrastareil nulla.L'esistenza di Dio si può dimostrare, è un modello di ragionamento che si relaziona con ilragionamento matematico. In un ragionamento si ha qualche cosa( se questo, allora quello). Unteorema si specifica per il fatto che tiene fermi certi elementi e sviluppa quelle premesse con delleconclusioni. È una struttura che predilige come modello il sillogismo. Si ritrova il pensiero diAnassagora nel libro di Tommaso. La dimostrazione è il collegamento fra ciò che ce prima e quelloche ce dopo. Benché sia a posteriori, ciò da cui parte è a priori. Se si conosce la causa si hanno glieffetti, se si hanno gli effetti si ha la causa. Il concetto di causa nel nostro ordinamento dice chechiunque cagiona(è causa) la morte di un uomo, deve subire determinata pena. Oggi il concetto dicausa, dotati della capacità di durare, è in crisi(in vari settori). Non esiste solo una causa, possono

essere infinite e quindi di volta in volta diverso. È appena cominciata la summa teologia, l'esistenzadi Dio si dimostra a partire o dalla causa o dall'effetto. Precisamente attraverso 5 vie:-movimento-causa efficiente-possibile e necessario-i gradi-governo delle cosePropone una serie di possibilità per il concetto di causa, la problematicità viene semplificata

 prendendo fra i vari tipi di causa solo quella efficiente, data l'esistenza della causa(che intervienenella filiera argomentativa che portano ad una determinata situazione) tutti gli eventi sonodeterminati da un evento, a sua volta determinato da cause. Si può creare qualcosa, chi trae questecose sta nell'essere(è nell'essere che si trova il creatore). In questo modo si ha una prova che Dioesiste. Se esiste il bene e il concetto di gerarchia, il massimo del bene sta a colui che è in cima allagerarchia. Tutte le cose naturali hanno un fine, dunque deve esistere un fine unico per tutte le piantee gli animali(articolo 3 della “summa teologia” di San Tommaso). All'inizio dell'opera pone degliassiomi, i quali non possono essere confutati perché bisogna organizzare la nascente modernità(laquale nasce proprio su questi elementi). Ci sono dei gradi di essere, dei gradi in maniera scoperta. Ilconcetto di causa e gerarchia caratterizzano quella grande teoria dell'epoca moderna. Il concetto disistema va trovati all'interno dell'apologia tomista, il quale è uno dei modi per valutare la culturamoderna che organizza un sistema delle conoscenze. I giuristi sono considerati poco razionali

 perché non usano queste strutture, ma hanno a che fare con sistemi confutatori senza averne

coscienza. Dio è sotto la causa, in quanto questo concetto serve a spiegare il concetto di Dio, peròse si pensa al concetto di causa e grazie ad esso mostro l'esistenza di qualcos'altro, questo concetto èschiavo del concetto d causa, quindi Dio è schiavo della causa(la quale viene prima di Dio). Ilfondamento può essere spiegato grazie alla causa, e quindi si qualifica in termini razionali Dio. Ilconcetto di causa è un oggetto, si sa che è quella cosa li. Il vero divino è probabilmente la causa.Attraverso una strada che sale e una che scende, si può sempre salire e scendere il modello dirappresentazione della realtà gerarchica. Molti autori parlano di teocentrismo medioevale perché iconcetti organizzano tutto l'esistente all'epoca, alla luce di un solo concetto. Si costruisce così ilsistema della conoscenza medioevale. Ha per punto di arrivo il concetto di Dio, non Dio stesso.Tommaso mostra come il mondo occidentale agli albori pensa il divino(senza credergli). Lamatematica parte dagli assiomi e arriva al ragionamento. Secondo Tommaso, occorre ragionare

come se stessimo calcolando. Il problema concettuale con il quale si trova davanti Tommaso è chesi arriva da soli al concetto di Dio. Se ci si arriva autonomamente si rischierebbe di non avere più il bisogno delle chiese, dei sacerdoti etc. Tutte le cose si organizzano secondo un rapporto terministico

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della gerarchia, determinato dalla causa. L'università nasce come studio del “corpus iuris” diGiustiniano. Dal punto di vista dell'esistente in cui Tommaso si trova immerso a scrivere la“summa”, viene presentato un documento in cui Tommaso fa un'azione prescrittiva di come le cosedovrebbero andare secondo lui. In questa azione si ha un privilegio per il sillogismo, secondo cui

 prima viene l'astratto e poi il concreto. Ciò che è antecedente è più importante di ciò che vienemesso dopo. Tommaso organizza tutta la conoscenza a disposizione in quel periodo, e la organizza

in maniera gerarchizzale. L'ordine è salvezza, se non si istituisce un ordine gerarchico non si è salvi perché non si ha la pretesa di comprendere il disegno divino(organizzazione per gradi e nel punto più alto vi è il fondamento.La legge secondo Tommaso è “res”, se lo è la legge andrà organizzata in modo gerarchico. Si ha la“lex aeternae” che si ritiene essere il sistema preferibile. Un gradino sotto ce da una parte la “lexdivina” e la “lex naturale”. Il garante del sistema del diritto è l'idea di Dio. Attraverso l'elemento cheè il vero signore del sistema(elemento attraverso il quale tutti i tasselli si ordinano), è la ragioneumana “deus est ratio”, per questo Tommaso viene considerato razionalista(sottomette la razionalitàalla ragione umana, la quale viene anche prima della ragione umana). Se non si ha la ragione non si

 può capire nulla, non si ha l'elemento che collega i fenomeni della natura. Un legislatore umano non può fare una legge contraria alla razionalità umana, in quanto sarebbe irrazionale. La ragione quand

mette ordine è come un legislatore, allora se anche Dio è ragione, anche Dio è un legislatore. Diocrea il mondo, impone delle leggi/regole al mondo. Le cose si collegano perché esistono tra lorodelle ragioni di collegamento(“lex”). Per interpretare la lex divina bisogna leggere i testi sacri e

 bisogna trarne il materiale funzionale a capire la lex umana. Non si può trarre attraverso deglielementi utili a costruire delle leggi, Tommaso trova i limiti al potere, è chi comanda a fare le leggi.Un legislatore che promulga una legge contraria alle sacre scritture, ha come esito che comunquedeve obbedire alla gerarchia.Cartesio propone un edificio concettuale analogo a quello tomista, che si è detto essere analogo aquello anassagoreo. Cartesio prende sul serio la summa, si pone come fondamento la ragione umanae una volta posta come punto fondativo, si costruisce l'edificio concettuale come una piramide,vengono tenuti fermi 4 assiomi. Il metodo è la via oltre, si parla di un percorso per raggiungerequalche cosa, attraverso il metodo che è la via attraverso cui si puòà ottenere alla ragione. Si èsostituito il Dio di Tommaso con la ragione, Egli modifica l'organizzazione ontologica di Tommaso,quest'ultimo credeva che il mondo fosse in mondo gerarchico, Cartesio dice che la conoscenzaumana può essere organizzata in termini gerarchici. Cartesio costruisce il sistema della conoscenzae non mette in discussione l'ordine perché garantisce la certezza. Se si accetta il fondamento diquesto sistema di conoscenza, che è la ragione, gerarchico e si accettano gli assiomi, Cartesio da incambio la certezza che il ragionamento rappresenti il mondo e quindi vero. Bisogna seguire il suometodo. Cartesio introduce 4 assiomi:-auto-evidenza(in realtà è una metafora, si può accettare solo ciò che è evidente con l'occhio dellaragione, ci si costringe ad accettare quello che è di fronte e pulsa di luce propria)

-analisi(analizzare, sezionare una cosa finché non arriva ad elementi semplici, cioè auto-evidenti)-ordine gerarchico(è una relazione di tipo gerarchico)-numerabilità(bisogna essere certi di non omettere nulla).Seguendo questi assiomi si ottengono dei ragionamenti veri, ma ciò che ci garantisce il fatto che glioggetti analizzati siano organizzati in una struttura gerarchica è lo scienziato e se ci si attienerigorosamente, si ottiene di ricollegarsi al principio inteso come nous. Da una parte sta il logos,dall'altra sta la realtà. Cartesio chiede fiducia che se si tengono salvi i 4 principi, il ragionamentoche sortisce conferma che il mondo sia razionale. Se è razionale allora vuol dire che è vero. I 4

 principi dicono la verità sul mondo. Il primo elemento inespresso è l'amicizia(e concetti simili) inquanto non sono evidenti, sono elementi gli oggetti intangibili(ad es. un triangolo). Con razionalitàsi intende il seguire questi assiomi cartesiani, per Cartesio si ragiona in una certa maniera, ossia da

ciò che è più importante a quello che è meno importante, dall'astratto al concreto.Cartesio ha un modo di parlare che cerca di esprimere quello che lui pensa, fino ad un certo punto,sembra che il suo discorso sia simbolico. La verità è l'esito dell'operazione di confronto fra il logos

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e il mondo, se si aggancia il logos ai 4 assiomi e si dice un logos che rappresenti ilmondo(razionale), questo vuol dire che il tutto sta dentro la testa dell'uomo. Il secondo elementonascosto è che il mondo debba essere razionale e che ciò sia razionale, la testa deve essererappresentante del mondo, e si utilizzerebbe la metafora della mente come specchio. Se è solo se èuno specchio, il logos è il mondo. Viene colpita dagli input esterni. Il mondo razionale è coerente enon si contraddice. La ragione è uguale in tutti. Il metodo dice di tenere fermi i 4 assiomi. Il

discorso coerente non ammette confutazioni. Si può ragionare attraverso delle leggi, avviene tuttoall'interno del logos delle leggi.Bacone dice che non sopporta che i francesi comprendano da una sola esperienza il nous delle cose.Da una esperienza sola non si può dire la regolarità e da questa dedurre una serie di conseguenze. Illogos è vero se il logos stesso corrisponde alle cose, Bacone ci spiega che si parte dal mondo e sisale verso il logos, si va dal concreto all'astratto. Razionalità è sinonimo di scientificità. Non si può

 partire dall'astratto, ma dal mondo quindi la struttura è empirica. La relazione fra logos e mondo ègarantita dai 4 precetti, ciò avviene quando si ha un discorso coerente, che dice il mondo in quanto èun ragionamento ordinato razionalmente. Per trovare un logos che corrisponda al mondo bisognatenere a mente 4 idola da evitare:-

-i falsi Dei derivano dal fatto che una volta realizzata un'esperienza, va sempre cercato di evitarli. Ceuna disposizione naturale dell'uomo ad avere dei pregiudizi. Le immagini falsi dellaspelonca(interiorità) che derivano dalla piazza/tribunale. Bacone ci dice che se si vuolerappresentare il mondo, bisogna stare attenti agli idoli e bisogna raccogliere delle tavole:-presenze-fenomeno assente-tavola dei gradi(ogni fenomeno deve essere graduato).Da questo punto si verifica se il fenomeno è come si è tentato di dargli una forma.Cartesio costruisce l'idea del soggetto, relegata dentro la testa dell'uomo ed è l'esperienza che fasmuovere i ragionamenti.L'elemento che collega il nous che ce dentro di noi a quello che lega tutti è il nous, e il corpo èstrumento alla ragione. Se non si attiva il corpo, non si può attivare l'intelletto, Cartesio dice che si

 può stare benissimo anche senza il corpo: pura mente. Il dualismo cartesiano fa parte dell'epocamoderna, la quale vede l'antropos suddiviso in una parte mentale e una corporea. È anchedepositario del dubbio: mostra l'esistenza della soggettività(corrisponde alla nostra mente) e riescead essere dimostrato attraverso la confutazione. Ci vuole qualcuno che svolga la confutazione, un ioche dubita. Dubitare vuol dire pensare, quell'io che dubita è quell'io che pensa, ed essendo un io ècolui che esiste. Se è un io, allora esiste. Questa spiegazione è tutta interna al logos, e lo si capiscegrazie al pensiero(tengo tutto dentro questa dimensione). Se dubito di tutto non ce qualcosa di cuinon si può dubitare, se è tutta una questione che rimane dentro il logos allora l'ultimo passaggio “io

sono” è indebito(atto di fede). È un'evoluzione della struttura di base dell'antropologia Cartesio.Confutare è pensiero assertorio, se si pensa allora si è, il dunque non è mai certo e che sembra unaconseguenza ma non lo è. La dicotomia è già presente, i due io son già presenti, viene così impostal'antropologia moderna. L'opera di Bacone è precedente a quella di Cartesio(17 anni), entrambihanno visitato l'Olanda. Bacone è il cantore del modello di ragionamento induttivo, mentre Cartesiodi quello deduttivo. Ugo Grozio(giurista) si pone la domanda se ci sono degli elementi regolativiche vengono prima delle leggi umane? Egli ha come interesse primo il commercio, e cerca deicriteri antecedenti al diritto positivo, vigenti prima del 1625. Grozio cerca delle costanti nellanatura, le leggi naturali(tradizione atomista). Egli ci propone un modo per reperire le leggi naturali,e sono 2:-a partire da delle evidenze della ragione(Cartesio), il metodo è l'evidenza della ragione

-trovare mettendo a confronto tutto il diritto che vige negli altri paesi e vedere se ci sono dellecostanti(Bacone), studio di diversi modi di concepire il diritto dal quale si derivano delle costanti.Carneade sosteneva che l'uomo è portato per natura al proprio utile(come gli animali), un

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ascendente di coloro che hanno espresso questa tesi. Grozio scrive un'opera confutando Carneade, esi dice che ha 3 elementi, oltre i 2 precedenti anche l'elemento confutatorio. L'edificio ha comefondamenta la confutazione e l'importante è seguire gli assiomi. L'uomo ha illinguaggio/ragionamento(a differenza degli animali). Cartesio e Bacone non hanno bisognodell'elemento sociale. Ambedue hanno ragionamenti che cercano di allontanare un confronto, sonodi struttura monologhe. Una prospettiva come quella platonica, invece, è dialogica. L'uomo è un

animale particolare perché ha il linguaggio(definizione aristotelica), questo lo porta ad essere unanimale sociale e dunque la posizione di Carneade di può dire superata. L'uomo può muoversisecondo principi generali. Dal punto di vista socio-politico, Grozio si trova a vivere in un tipo distato monarchico, e ad un certo punto si sente necessitato di giustificare l'esistenza del diritto inquanto è uno dei padri del giusnaturalismo moderno. Il diritto viene trattato di sfuggita tra lafilosofia e l'economia, Grozio sente questo bisogno di dire che il diritto è, e perché è così. La leggeè più importante del processo, non si sa nulla di questi e invece si può individuare attraverso imodello deduttivo/induttivo le leggi, questo fenomeno è assertivo nel diritto. Grozio ovviamenteseguirà la tradizione anassagorea e dice che il diritto è una questione legata alla legge e solo allalegge. Il modo di ordinare le differenze, Grozio, lo chiama contratto che è il modo con cui siordinano le differenze. La struttura del contratto(sociale) costituirà l'elemento cardine per la

giustificazione dell'esistenza del diritto di sovranità. Se tutti fanno un contratto, ecco chenuovamente le differenze si ordineranno in termini gerarchici e tutti saranno soddisfatti. Caduta enascita delle differenze: si mostra come si è arrivati all'esistente, si da una giustificazioneall'esistente e ci si figurano dei motivi […]. si usano termini religiosi.La cosa preliminare è che si sente la necessità di spiegare certi fenomeni esistenti inquell'epoca(monarchia), si individuava la fonte del diritto, Grozio spiega il motivo per cui esistevail diritto(secondo lui è legge, quella reperibile attraverso lo studio) ed utilizzi entrambi i modelli diragionamento: induttivo(riesce a trovare le ricorrenze, struttura più profonda) e deduttivo, esiste unostato primitivo(stato di natura) poi ci sono dei motivi(non si spiegano quali siano i motivi che fannocadere l'uomo in uno stato di natura corrotta) e la risalita(attraverso lo strumento che elimina ledifferenze. Per organizzare le differenze in modo che producano ordine bisogna usare lo strumentodel patto(o accordo), si stipula la possibilità di confutare. Il contratto sociale è quel contratto con ilquale si viene a creare la società, un altro aspetto interessante è il fatto che la sua determinazione lo

 porta a definire un elemento. Questi elementi razionali valgono anche se dio non ci fosse, ecco perché Grozio viene considerato il padre. La comunione dei beni primitiva collega gli uomini da unforte affiatamento spirituale e i beni sono in comune, il venir meno di questo affiatamento spirituale

 porta a dei conflitti forse dovuti all'introduzione delle proprietà privata(non si capisce che cosavenga prima). Ciò ha il limite di non poter superare le leggi di natura, e a questo che deve la suaesistenza e non può andare contro le leggi naturali. La parte politico giuridica è abbastanzaabbozzata, un altro autore è Thomas Hobbes. Si specifica la differenza tra leggi naturali e leggi

 positive. Egli parte da come vanno le cose oggi(per lui era l'ieri), e scarta tutti gli elementi

caratterizzanti di metà '600, procede attraverso il togliere. Ci si trova davanti ad uno stato di naturadi distruzione del mondo. Bisogna fare un'ipotesi logica immaginandosi come potrebbero andare senon andassero come in realtà vanno. Rimane solo uno stato particolare, non ce più nessun elementodi coesione. L'elemento non ha alcun limite, e quindi dovrebbe godere di potere su tutto. Se tutte lecose pretendono di aver la precedenza sulle altre, scatta allora un meccanismo per cui si va ad unasituazione di conflitto ossia fino a quando uno dei contendenti non viene eliminato. Ogni oggettogenera una situazione di conflitto inconciliabile, uno dei due deve resistere, ma se uno dei duedesiste lo scontro è sempre mortale. Se vale tutto i conflitti sono all'ultimo sangue. A questo puntoci si rende conto che questa situazione NON piace, scatta qualcosa: l'istinto di sopravvivenza.

 Nascono così i teoremi della ragione, hobbes sospende l'azione e calcola. Sospende l'agire, e se ilcalcolo è corretto allora la mente scopre che bisogna rinunciare allo iusin e devo fare un patto,

 bisogna unirsi con gli altri(pactum unionis). La sottomissione da il via alla lex humana, il sovranodetermina la legge umana e il suo volere diviene legge per gli altri stipulanti. Il fatto che bisognarispettare quel patto iniziale è un elemento naturale(la stessa razionalità lo è). hobbes è molto

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 preciso nello spiegare come funziona la macchina del mondo. Macchina intesa come “strumento per...” Hobbes ritiene che sia così perché vi sono delle connessioni stabili fra eventi, legati da legginaturali. Ci sono due teorie:-teoria bobbiana(il sovrano è si assoluto, ma non si impegna a far nulla e si impegna quanto meno afar rispesttare la vita di coloro che hanno rispettato)-teoria di opocher(si tratta di un contratto a favore di terzi, i soggetti stipulano tra loro e un terzo

godrà della cosa.)Se si stipula un patto d'unione e ci si sottomette ad un sovrano, in cambio della salvezza della vitaoppure il sovrano riceve tutto il potere. La via d'uscita potrebbe essere che tutto nasce dall'ipotesilogica che qualcuno pone per ipotesi la sopravvivenza fisica, per questa bisogna sottomettersi ad unsovrano. Se quest'ultimo non rispetta l'accordo allora non si ha nulla. Se il sovrano è assoluto(non

 partecipa all'accordo), si può dire che è in uno stato di natura dove non vigono i patti e il sovrano può fare quello che vuole. Ciò che lui fa ha valore di legge. Non conviene fare attività che non sianoconformi al sovrano(stato moderno) non è più il monarca che governa per ragioni di sangue, ma

 perché la gente si è accorta che è meglio avere qualcuno che governi piuttosto che uno che nongoverni(ciò per la sopravvivenza).Le leggi razionali(naturali) sono tutto ciò che è funzionale a mantenere e a tenere in vita l'uomo è

un elemento razionale, le leggi razionali sono teoremi della ragione innescate dalla sospensionedella volontà. L'uomo tende alla propria autoconservazione(ciò è razionale, in caso contrario èirrazionale). La scelta è abbastanza auto-impositiva, è meglio scrivere le leggi di ragioneun certo Filmer scrive “il patriarca” e si dice che il diritto di proprietà è garantito in linea di sanguecon Adamo. John Loke vede il proprietario come soggetto. Si ha quindi la libertà(oggetto razionale)ha l'oggetto vita e l'oggetto proprietà, si ha l'oggetto che si può ottenere. Questi sono i diritti

 primari.Antropoligicamente, loke vede l'uomo come un proprietario. Fillmer vede l'uomo come undiscendente di Adamo, e per una serie di successioni(privatistiche), il e sovrano rappresenta uno dicoloro che può dimostrare la discendenza da Adamo. Si tratta di una proprietà legata allediscendenze, si passa poi alla proprietà intesa come una relazione legata al bene. Nella lotta del

 parlamento inglese, si riesce ad individuare il cambiamento introdotto da Loke, l'essere legato aqualcosa. Tra singoli proprietari è meglio unirsi che non esser divisi. I diritti secondari sono:-punire-far giustizia da sePer garantire i diritti primari ci si può accordare per farli avverare, in cambio si cedono i due dirittisecondari(ceduti ad uno tra i proprietari). Nasce quindi lo stato dei diritti garanti primari.Carl Marx fonda una struttura di tipo liberale. La clausola di salvezza liberale è il cosiddettocontratto sociale(visto come uno scambio), succede che con l'introduzione della moneta sorge lanecessità di introdurre un contratto sociale, con una clausola chiamata appello al cielo(clausola dirisoluzione del contratto, in certi casi ci si può rivolgere ad un'autorità superiore a quello dello stato)

o anche diritto di rivoluzione(contro il sovrano che non fa più il suo dovere). Questa questione sigiustifica materialmente limitando il proprio intervento al ricorso di un'autorità sovraordinata(dirittodi rivoluzione, intesa come ciò che cambia di direzione e ritorna). Si può notare che comincia a farsistrada un concetto particolare, si fa avanti una questione deontologica, se ciò che vuole il sovranoha valore di legge(non sempre positiva), contravvenire ad una sua legge implica che si contravvieneanche ad una legge naturale e quindi ciò ci fa capire che è necessaria l'esistenza di un sovrano. Larazionalità è quindi il significato delle parole, sono garantiti dall'esistenza del sovrano(il qualedecide che cosa è razionale e che cosa no, e anche che cosa è vero e che cosa no). Anche laquestione dell'interpretazione è dato a chi ha il potere di dare un significato ai termini.La sovranità è limitata da se stessa, si autolimita il sovrano in quanto è uno tra uguali. Nel fulgoredel giusnaturalismo si fonda la base per lo sviluppo di una serie di dottrine.

Il sovrano è una delle prime macchine che costruiamo, è un meccanismo. La persona artificiale ècreata dalle persone naturali attraverso un patto. Probabilmente razionale può significare utile, ciò perché si sospende il desiderio su tutto quindi ciò che è utile è ciò che ci permette di sopravvivere.

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Alcuni autori pensano che la vera natura sia di tipo volontaristico, si studiano le connessioni tra ilvolontarismo francescano e Thomas Hobbes, quest'ultimo rappresenterebbe la secolarizzazione delvolontarismo francescano. Hobbes dice che il sovrano è volontà, si capisce che hobbes alla figuradel Dio francescano sostituisce la figura del sovrano. Tutte le prerogative che i francescani avevanoelaborato(una serie di leggi) non prevedevano la confutazione ma l'obbedienza. Si ha così la nettacomprensione della relazione del singolo suddito nei confronti del sovrano, stessa relazione

tributata al divino. Si evoca un elemento che non si può ulteriormente dividere in quanto si segue latipologia di metodo cartesiana. Hobbes suddivide i problemi complessi in problemi semplici,l'elemento primario è l'uomo quindi ciascun elemento è primario. Il patto di unione è una formalità,l'uomo è desiderio/volontà ma tuttavia ha un freno che la ragione pone, se si vuole tutto ci si scontracon la possibilità di rischiare tutto. Nello stato di natura ce solo confutazione.Per Jean Jack Rousseau si sta bene in uno stato di natura perché si è da soli, è il trionfodell'individualismo. Lo stato edenico da autonomia, prima del patto sociale viene stipulato un pattoiniquo: proprietà privata si ha quanto uno afferma una sua proprietà su di un oggetto, si genera lacaduta dallo stato edenico. La differenza è un male, in quanto porta conflitti. Bisogna stipulare ilcontratto sociale, che è un elemento intimo. Ciascuno fa il contratto sociale dentro di se, si generacosì la proprietà privata e l'uomo deve conoscere con se stesso un certo patto e decide quindi di

diventare CIVES e non più uomo naturale, cede TUTTI i propri diritti naturali come singolo, chegenera la necessità di pensare ad una persona artificiale che costituisca la CIVITAS. Se tutti edono i

 propri diritti naturali, li potranno riacquistare come appartenenti alla CIVITAS(dove ciascuno èsovrano). Si decide così di uscire da uno stato naturale per potersi trovare in uno stato civile. Ènecessario cedere TUTTO lo stato naturale, e pure il diritto alla vita va ceduto completamente

 perché la CIVITAS dice che in compenso puoi esistere come CIVES. La volontà di tutti(finché sitratta di piccole posizioni) si possono sistemare, il meccanismo razionale si sospende ulteriormentema la dimensione di razionalità fa un passo indietro rispetto alla questione quantitativa. Se si

 partecipa alla creazione della CIVITAS, questa ti riconosce come cittadino. Ma se non si è partecipato alla creazione si ha una speranza, fede(tutti coloro che hanno fatto lo sforzodeontologico hanno la speranza di decidere di ridare alcune prerogative).L'emersione del patto iniquo fa emergere la decadenza dell'uomo, il quale non vive più nello statoedenico di natura. La differenza è male, l'identità è bene. bisogna eliminare le differenze attraversouna struttura gerarchica, nel momento di principio subito ce la posizione di Eraclito ma anche quelladi Anassagora, dove le differenze non sono antitetiche. Sorge la possibilità di risolvere il pattoiniquo e avere il patto equo, si ha il contratto sociale e si esce dallo stato naturale per entrare nellostato civile, dove governa la volontà di tutto. Ci sono una serie di elementi che portano ad unvolontarismo di marca francescana(è la volontà di tutti che decide qual'è il bene comune). Non si

 può fare a meno di relazionarsi con l'altro, per evitare questa degenerazione bisogna stipulare un patto(diventare un uomo civile, nel senso di appartenente ad un soggetto più grande CIVITAS). Inquesto caso si ha la dissoluzione dell'uomo civile, all'interno di tutti. La capacità di Jean Jack 

Rousseau è stata quella di far ammettere l'uomo a questa comunità, ma non è un soggetto diversorispetto al singolo perché viene prima la dimensione comunitaria e poi quella del singolo, l'uomosmette di essere uomo per se e diventa l'uomo per la collettività. Rousseau in questo meccanismo ditrasformazione del singolo ce una serie di problemi che lui non vuole svolgere e che verranno fuorisolo più avanti. È una stipulazione a natura deontologica, dovrebbe essere fatto. Per fare questo,viene a generarsi la comunità, che non è diversa dal singolo. Egli partecipa alla determinazione del

 bene comune, la modalità con cui partecipa è quella di trasformare criteri qualitativi in quantitativi.La volontà di tutti diventa volontà della maggioranza, la volontà di tutti può essere identificata conquella di colo i quali ottengono la maggioranza. In questo si può vedere che si cerca di applicare ledottrine del protestantesimo all'interno della politica. Il successo materiale fa in qualche misuraessere quell'impresa ben voluta. Se ciò è corretto, si viene a determinare il fatto di essere in linea

con il bene comune. Con Rousseau si vede un punto chiave del passaggio tra l'idea digiusnaturalismo a quella di giuspositivismo. La collettività riconosce delle prerogative attraverso levotazioni, le quali danno espressione della volontà generale(legge positiva). Rousseau si rende

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conto che l'idea dello stato non solo è garante dei diritti, ma è colui che li crea. Non è solo il garantedei diritti, i singoli hanno degli oggetti che possono trattare come diritti. Lo stato è colui che si ergea garante che ognuno ha la sua prerogativa. Già in Rousseau si ha questo spostamento tra legginaturali e leggi positive, si parla sempre meno di prerogative naturali(da superare, un intralcioall'evoluzione). L'idea di un progresso è già un'idea forte anche nel periodo in cui scrive Rousseau,l'elemento cardine è che nasce un soggetto distinto dai singoli e in relazione al quale, i singoli

ricevono una serie di prerogative. Lo stato è quell'elemento che nel'700 diventa il soggetto protagonista, non è più sovrano come Dio mortale, ha le stesse prerogative che aveva l'idea di Dioin Tommaso. Lo stato è razionale(Deus est ratio,si ha nel contempo una sorta di elevazione deglielementi politici ad elementi religiosi. Se si dice che uno stato riconosce certe prerogative si

 presuppone che queste esistano fintanto che lo stato le fa esistere, ed esse devono esserescritte(sennò non costituiscono un elemento rilevante). Il nuovo sovrano è un soggetto di gruppo,una collettività complessiva(tutti sono un po' sovrani e un po' sudditi), questa idea è il problemadella prerogativa politica di Rousseau. Esiste solo ciò che una comunità vuol far esistere, lostrumento della legiferazione è fondamentale. Si arriva ad un punto molto particolare, secondocuiesistono solo le prerogative riconosciute dall'entità sovrana, esiste solo ciò che viene

 positivizzato(posto da qualcuno che ha l'autorità per porlo). L'illuminismo giuridico porta a

considerare gli elementi razionali come quelli da preferire. Tutto ciò che non può essere oggetto dideterminazione razionale viene contrastato. C'è sempre un fondamento e un'organizzazione che fafunzionare la struttura, un ordine gerarchico. Ce un nous/intelletto e si ha una serie di piani diordine che fanno ricostruire l'unità con questo fondamento. Se si dovesse rappresentare in terminiconcentrici, si potrebbero passare da una prerogativa vasta a prerogative sempre più ristrette. Dalnous promanano le differenze. Si vuole rappresentare come l'uomo ha superato i pericoli, si passacosì da un teocentrismo medioevale ad un antropocentrismo moderno, fino ad arrivare ad unsovrano formato da un gruppo. Il meccanismo spiegato da Hobbes è quello che ci sia una possibilitànon umana di governo, il Dio mortale non è un uomo, l'esclusività diventa un meccanismo. Si parladi Dio, si parla di uomo e si parla di argomenti artificiali. Si è costruito questo aspetto riducendo leaspettative. È indubbio che il modo con cui viene concepito lo stato da Rousseau è molto simile aquella di Tommaso con Dio, sembra quasi che bisogna fare una conversione e si riconosca di nonavere idoli ma una religione civile. Certi elementi della realtà politica ci impongono di vedere lanascita dello stato moderno, viene preteso di vederlo monopolista. Se non c'è altra legge, significache tutto deve essere filtrato dalla legge positiva. Il fondamento unico è la funzionalizzazione dellalegge unica e il mantenimento dell'ordine napoleonico. L'idea di diritto(solo positivo) è del modo dicome il diritto diviene ordinamento e le leggi positive si organizzano secondo la leggesuperiore(causa delle cause). Kelsen spiega che mentre un evento naturale è legato da un rapporto dicausa-effetto, ed è un dover essere. La relazione che ce fra il fatto e la norma è una relazione didovere(può essere in un modo, ma anche diversa). Si imputa ad un certo fatto, certi valori nominali.Anche Kelsen partecipa alla struttura epistemologica, che è divenuta così da quella metafisica, e

sarà l'elemento che caratterizzerà tutta l'epoca moderna. Si tratta di secolarizzazione(nominata per la prima volta nei patti di westfalia) formata dal testo -saeculum- che è il tempo di una generazione.Venivano suddivisi quei beni che venivano lasciati alla chiesa e quelli che venivano sottratti alladimensione ecclesiale. Si hanno due forme di secolarizzazione:-per separazione(cesura forte che sussiste fra elementi indicati dalla religione in senso lato -dedicatoagli Dei- )-per trasformazione(è quel tipo di dinamica razionale, secondo la quale certi concetti religiosivengono erosi al loro interno ed ottengono un significato completamente diverso).Carl Smith spiega che i concetti politici e giuridici delle nostre società contemporanee sono concettisecolarizzati. Se si vuole capire come funziona la dinamica cittadino-stato, bisogna andare a vederela dinamica Dio-fedele nella società medioevale. In una parola da concetti trascendenti, son

diventati concetti immanenti. Quindi si ha un processo di immanentizzazione, diventano parte dellarealtà. Se si pensa che il modo con cui il medioevale pensa a Dio, è il modo in cui si pensava allostato. Possiede più transitualità il concetto di divino medioevale, ai giorni attuali si perde qualcosa,

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si viene a restringere il campo fino al momento nel quale si ha un “oggi”, il punto dellacontemporaneità. Si è cominciato a parlare di postmodernità, si parla di assenza di fondamento. Sidiventa inutile, se non dannoso, parlare di fondamento. Non si ha nessuna relazione con qualchetipo di concetto transitazionale. Forse la postmodernità non è altro che il compimento dell'epocamoderna, ha costruito una serie di elementi concettuali che hanno portato alla postmodernità.Kelsen rapresenta uno degli ultimi teorizzatori dell'unione giuridica, gli altri filosofi rappresentano

una disseminazione dell'idea del diritto e di tenerla di pari passo con l'idea positiva di legge. Kelsenè l'ultimo baluardo dell'idea che la legge è solo scritta e ordinata in un ordinamento.Se si pensa alla ragione in termini cartesiani si ha l'ordine della ragione che pensa agli oggetti,

 pensa prima agli oggetti in astratto e poi in concreto, oppure dal concreto per poi salire all'astratto.È il modo con il quale si è imparato ad avvicinarsi al fenomeno prima chiamato teologia, sarà ilconcetto di causa che va ad incidere il modo di pensare al mondo. Si può dire il mondo perché cisono delle autoevidenze, le quali possono presentare il mondo. Per Bacone invece bisogna arrivarealla verità, evitando gli idola. Viene mostrata la prospettiva del mondo moderno che si costruisce trauna relazione fra il nous e le differenze. È una dimensione di scontro che porta a pensare il mondo,secondo Heideger il moderno rappresenta un tentativo di racconto che possa dire il mondo, questoracconto viene fornito secondo i criteri di rappresentazione propri della modernità(relazione tra

logos e mondo biologico). La ragione funziona come se fosse un pilota all'interno di un naviglio.Tutto ciò che è esterno al logos è in contrapposizione. La questione del corpo, secondo Cartesio, siorganizza attraverso le differenze. Si ha un dualismo cartesiano, il quale è un elemento preso dallostudio della scolastica(coloro che scrivono nel periodo tomista). Per avere accesso alla questionedella verità bisogna avere di un discorso coerente, che dica il mondo. Un teorema è vero, ma inmaniera diretta non dice il mondo(se non in maniera astratta), si inaugura così tra la scienza astrattae quella empirica una terza scienza, la scienza sperimentale. Il logos in una prospettiva cartesiana e

 baconiana serve a rappresentare il mondo, cambia soltanto il metodo. Bisogna rappresentare larealtà, l'avventura dell'epoca moderna fornisce la questione della scienza moderna. È l'Io che è il

 punto fondamentale, è un concetto di trinità secolarizzato. Si è elevata la dimensione politica adimensione religiosa. Se si pensa che il Dio è la ragione, la si eleva a conoscenza religiosa. Si hannodegli elementi che vengono innalzati, che vengono sacralizzati. C'è uno spostamento di campo

 progressivo. Questo serve per far capire che se anche è finita l'epoca moderna, alcuni suoi elementi persistono ancora. Ad esempio la dimensione scientifica è una forma analoga a quella medioevale,attualmente siamo nello stesso momento in cui la questione politica aveva mostrato i fruttimigliori(inizio '900). la imposizione violenta dell'antropocentrismo è l'ultimo atto dellasecolarizzazione dell'uomo. Quest'ultimo comincia a perdere il controllo di queste strutture e sicapisce il perché e si sente la necessità di porre gli uomini al di sopra delle istituzioni, si è creatocosì il culto dell'uomo. Con il crollo delle ideologie dittatoriali, la fase della religione civile viene atramontare.Comincia a formarsi la volontà delle traduzioni, una delle più importanti è quella commissionata da

Carlo Magno, la dimensione della gerarchia angelica, la quale aiuta a comprendere e ad organizzarela realtà. Il pensiero procede secondo vie differenti, fa immaginare che la differenza sia importante.Su questi elementi si costruisce il grande edificio della cultura moderna.La cibernetica è la scienza che studia i sistemi, ossia crea dei modelli per vedere cosa succede nellarealtà. Il modello ha un'ambiguità, può essere la realtà da rappresentare ma anche l'esito dellarappresentazione. In questo modo si valuta il fatto che l'avverbio “modus” rappresenta lasecolarizzazione, il razionalismo ed individualismo. È l'epoca dell'immagine del mondo. L'erroredella modernità, secondo Heideger, è che l'epoca dell'immagine del mondo sta nel pensare che ilmondo sia quell'immagine. I moderni scambiano l'immagine del mondo con il mondo. Scambianola rappresentazione del mondo con la realtà da rappresentare. Ad esempio il concetto di persona: sicerca di dare un'immagine del mondo(essere umano), la quale ha determinate caratteristiche. Si

rischia di imporre qualcosa alla realtà. Hobbes se ne rese conto quando istituì la possibilità che è ilsovrano, che piaccia o meno, che ha il potere di dare significato alle parole. Alla fine è il sovranoche cosa è immagine di che cosa, e quindi di che cosa è il mondo. Il fenomeno della moda non

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toglie l'elemento unificante, ma lo accelera e lo modifica. Si hanno sempre dellerelazioni(interazioni) tra la sensibilità individuale e quella di gruppo, si ha sempre un fondamentoche si modifica. Non è più transitazionale, non durerà e si entra in una prospettiva che confermaAnassagora, si è nel relativismo. È inteso nel senso che si possa cambiare idea senza alcun

 problema, in questo senso si è relativisti. Si chiama pensiero debole per indicare che il fondamentonon “fonda” più come prima, idea è una parola. Il significato che aveva la parola legge era una cosa

che aveva forza, oggi il concetto di legge si è indebolito. Nella fase postmoderna ci son tantifondamenti, si sa che è caratterizzata per essere l'epoca che pensa in termini(attraverso lasecolarizzazione) di fondamento relativo. Ma se un fondamento è relativo non è più un'episema, inquanto non se ne parla più. In epoca moderna non c'è un criterio normativo(la legge), la questionedella crisi della legge è molto vasta. È astratta in quanto scevra dagli elementi caratteristici. Lalegge è diventata da generale e astratta a particolare e concreta. Non si pensa alla dimensionetemporale, questi concetti prodotti dal legislatore si pensa che siano destinati ad essere superatientro breve. Si pensa in termini relativi, situazionali e immanenti. L'immanentizzazione è ilfenomeno più evidente dell'epoca postmoderna. Il fondamento dell'epoca moderna è lasacralizzazione della situazione, si eleva ad elemento intangibile. Diventa eretico parlare di qualchecriterio che vada oltre la situazione, bisogna rimanere nella beata crapula, secondo cui tutto dura

nella situazione.Il logos non è principio, nel principio c'è il logos e da li discende tutto il resto. Nessuna alternativasi perde, l'unica alternativa sarebbe la violenza. L'archè non è un oggetto, e non si possono trarreleggi dirette, c'è bisogno di uno studio che faccia riscoprire che dentro di Noi non vi è l'attivitàassertiva, ma anche un'altra forma che è la via attraverso alla quale si può pensare ad un'altra epoca

 postmoderna.