Appunti Filosofia Morale

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7/14/2019 Appunti Filosofia Morale http://slidepdf.com/reader/full/appunti-filosofia-morale 1/110  Università Degli Studi Di Napoli Federico II Dipartimento di Studi Umanistici - CDL Filosofia "  Spazi e tempi della vita tra  scienza, filosofia e morale" Corso di Filosofia Morale 2013/14, prof. Paolo Amodio Appunti, riflessioni e studio di Vittorio Esposito 

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  • Universit Degli Studi Di Napoli Federico II Dipartimento di Studi Umanistici - CDL Filosofia

    "Spazi e tempi della vita tra scienza, filosofia e morale"

    Corso di Filosofia Morale 2013/14, prof. Paolo Amodio

    Appunti, riflessioni e studio di Vittorio Esposito

  • Testi in esame

    - F. Nietzsche, Su verit e menzogna in senso extramorale (qualsiasi edizione) - H. Arendt, La vita della mente, il Mulino, Bologna 1987 (Parte Prima: Pensare, pp. 83-319) - Maurice Merleau-Ponty, Il visibile e linvisibile, Bompiani, Milano 2007 (capitolo Lintreccio Il chiasma, pp. 147-170) - Viktor von Weizscker, Forma e percezione, Mimesis, Milano 2011 (saggio Forma e tempo, pp. 25-72) - M. Heidegger, Lettera sullumanismo, Adelphi, Milano 1995, pp. 110 - P. Sloterdijk, Non siamo ancora stati salvati. Saggi dopo Heidegger, Bompiani, Milano 2004 (capitolo La domesticazione dellessere, pp. 113-184)

  • Indice cronologico dei pensatori interessati

    - Thomas Hobbes (1588 Hardwick Hall, dicembre 1679) - Ren Descartes (1596 Stoccolma, febbraio 1650) - Sir Isaac Newton (1642 Londra, marzo 1727) - Immanuel Kant (1724 Knigsberg, febbraio 1804) - Johann Wolfgang von Goethe (1749 Weimar, marzo 1832) - Charles Robert Darwin (1809 Londra, aprile 1882) - Herbert Spencer (1820 Brighton, dicembre 1903) - Franz Clemens Hermann Brentano (1838 Zurigo, marzo 1917) - Friedrich Wilhelm Nietzsche (Rcken, 15 ottobre 1844 Weimar, 25

    agosto 1900) Su verit e menzogna in senso extramorale (1873) - Carl Stumpf (aprile 1848 Berlino, dicembre 1936) - Edmund Gustav Albrecht Husserl (aprile 1859 aprile 1938) - Johannes Johann von Uexkll (settembre 1864 Capri, luglio 1944) - Karl Theodor Jaspers (febbraio 1883 Basilea, febbraio 1969) - Viktor von Weizscker (Stoccarda, 21 aprile 1886 Heidelberg, 9 gennaio 1957) Forma e percezione (1942-43) - Carl Schmitt (1888 Plettenberg, aprile 1985) - Martin Heidegger (Mekirch, 26 settembre 1889 Friburgo in Brisgovia, 26 maggio 1976) Lettera sull'umanismo (1946) - Jean-Paul Charles Aymard Sartre (1905 Parigi, 1980) - Maurice Merlau-Ponty (Rochefort-sur-Mer, 14 marzo 1908 Parigi, 3

    maggio 1961) Il visibile e l'invisibile (1959-64) - Hannah Arendt (Linden, 14 ottobre 1906 New York, 4 dicembre 1975) La vita della mente (1978) - Michel Foucault (1926 Parigi, giugno 1984) - Peter Sloterdijk (Karlsruhe, 26 giugno 1947) Non siamo ancora stati salvati. Saggi dopo Heidegger (2001)

  • Introduzione agli appunti

    La vita un'invenzione recente. uno dei meriti di M. Foucault aver mostrato che solo alla fine del XVIII secolo - con il consolidarsi del processo di secolarizzazione, con il compimento della matematizzazione del mondo e la lacerazione del legame tra le parole e le cose - la vita diventa un oggetto di conoscenza tra gli altri. Che cos' la vita? Essa legata a qualcosa, diversa da esistenza o dall'essere; dopo Heidegger, spazio e tempo come si sono incontrati? La filosofia per molto tempo stata la mortificazione del corpo e della vita, in virt di un'apologia del pensiero trascendentale. la disfatta della metafisica che, dopo secoli di predominio sull'essere umano, e sul suo vivere in questo mondo - finalmente abbandona tale oppressione. Gi Nietzsche comincia ad aggirarsi attorno al tema della vita, e fu tra i primi ad indicare una strada filosofica che prospettava di ritrattare e ripensare totalmente non solo concetti come vita, essere ed ente, essenza ed esistenza, etc., ma anche il linguaggio stesso con cui tali concetti si designano; si passa poi al tempo di Weizscker che ha sapientemente destrutturato l'oggettivit delle percezioni, e della realt, e definisce quei fondamentali complementari alla nuova soggettivit moderna, la vita - come forma e tempo. E infatti fondamentale adeguarsi mentalmente alla concezione fenomenologia di Husserl, e poi di Merlau-Ponty. L'incursione del soggetto, e la sua inseparabilit dall'oggetto, nella sfera delle percezioni sono il punto di partenza di tale studio; attraversando l'ontologia heideggeriana, che la istituzionalizza con un linguaggio nuovo. Si arriva infine ad Hannah Arendt e Sloterdjik, che ne scansionano nuovamente tutti i passaggi, al fine di rendere possibile una comprensione che dia vita ad un post-umanesimo, una ritrattazione ontologica per ridefinire i tratti fondamentali dell'uomo.

    P.s.: I presenti appunti sono da considerarsi esclusivamente come tali, frutto di uno studio pi ampio, e postumi alla lettura dei testi in esame; non sono del tutto originali, ma contengono estrapolazioni da fonti e riferimenti terzi. Tali fonti - che hanno argomentato questo studio, e sicuramente pi valenti di quest'ultimo - non sono qui sempre citate; necessario, pertanto, un'attento lavoro critico e complementare di verifica dei contenuti, e dell'interpretazione di questi. Tuttavia, mi auspico che questo possa essere d'aiuto a chi voglia o debba intraprendere un tale studio filosofico, delineandone quantomeno i passaggi generali. Detto ci, vi saluto e a buon rendere!

  • Friedrich Wilhelm Nietzsche

    Biografia Anni giovanili Friedrich Wilhelm Nietzsche nasce a Rcken, villaggio della Prussia meridionale (Sassonia-Anhalt) nei pressi di Lipsia, il 15 ottobre 1844. Appartiene a una stirpe di pastori protestanti, primogenito di Carl Ludwig - reazionario monarchico, gi precettore alla corte di Altenburg - e di Franziska Oehler, figlia anche lei di un pastore. Nel 1846 e nel 1848 nascono altri due figli, Elisabeth e Joseph (quest'ultimo morto nel 1850, per un'improvvisa febbre non meglio specificata). I l 2 7 l u g l i o 1 8 4 9 m u o r e i l p a d r e , d o p o u n a n n o d i " a p a t i a cerebrale" (probabilmente un tumore, o la stessa malattia cerebrale che colpir il figlio). In seguito a tali disgrazie la famiglia si trasferisce nella vicina Naumburg, dove Friedrich inizia gli studi di lettere classiche e religione. In famiglia apprende la musica e il canto. Si impegna in composizioni musicali vocali e strumentali, compone poesie, legge Goethe, Hlderlin e Byron. Gi distintosi per le sue non comuni doti intellettuali, nel 1858 inizia a frequentare il Gymnasium di Pforta (come esterno beneficiante di una borsa di studio ecclesiastica) e due anni dopo, insieme agli amici Gustav Krug e Wilhelm Pinder fonda l'associazione Germania, con la quale si propone di sviluppare i suoi interessi letterari e musicali. Per questa associazione scrive alcuni saggi, come Fato e volont e Libert della volont e fato, visibilmente ispirati dalla lettura di "Fato" e altri saggi di Emerson, specie quelli inclusi in "Condotta di vita" (1860), un'opera che stata recentemente ritenuta fondamentale nella genesi del pensiero di Nietzsche. Conclusi gli studi secondari nel 1864, comincia gli studi nella facolt teologica all'Universit di Bonn, studi che regger per appena una sessione, e s'iscrive alla corporazione studentesca Franconia. Nel 1865 si iscrive all'Universit di Lipsia per continuare a seguire le lezioni di filologia classica di Friedrich Ritschl, gi suo insegnante a Bonn. Studia Teognide e la Suida, ma pi affascinato da Platone e soprattutto da Emerson e Schopenhauer, che influenzeranno tutta la sua produzione. Conosce nel 1867 Erwin Rohde, futuro autore di "Psiche", e approfondisce lo studio dell'opera di Diogene Laerzio, di Omero, Democrito e Kant, mentre un suo saggio su Teognide appare nella rivista filologica Rheinisches Museum, diretta da Ritschl. Il 9 ottobre comincia il servizio militare nel reggimento di artiglieria a cavallo di stanza a Naumburg. Nel marzo dell'anno successivo si infortuna seriamente allo sterno cadendo da cavallo e a ottobre si congeda anticipatamente. Tornato a Lipsia, l'Universit lo premia per il suo saggio sulle fonti di Diogene Laerzio e lo assume come insegnante privato. L'8 novembre 1868 conosce Richard Wagner in casa dell'orientalista Hermann Brockhaus.

  • Grazie all'appoggio di Ritschl, il 13 febbraio 1869 ottiene la cattedra di lingua e letteratura greca dell'Universit di Basilea, tenendovi, il 28 maggio, la prolusione sul tema Omero e la filologia classica, mentre l'Universit di Lipsia gli concede la laurea sulla base delle sue pubblicazioni nel Rheinisches Museum. A Basilea conosce Jacob Burckhardt. All'et di 25 anni Nietzsche chiede l'annullamento della sua precedente cittadinanza prussiana. Dal 17 maggio aveva cominciato a frequentare, nella villa di Tribschen, sul lago dei Quattro Cantoni, Richard e Cosima Wagner, rimanendone fortemente colpito. All'inizio del 1870 Nietzsche tiene a Basilea alcune conferenze ("Il dramma musicale greco", "Socrate e la tragedia"), che anticipano il suo primo volume, La Nascita della Tragedia (1872). A Basilea stringe amicizia col professore di teologia Franz Camille Overbeck, che gli rimarr vicino fino alla morte e sar grande estimatore delle sue opere, nonostante la sua posizione accademica rendesse la cosa alquanto imbarazzante, considerate le vedute di Nietzsche in materia di religione. L'esperienza della guerra e il lavoro filosofico Allo scoppio della guerra franco-prussiana (1870-1871) chiede di essere temporaneamente esonerato dall'insegnamento per partecipare, come infermiere addetto al trasporto dei feriti, alla guerra. Dopo appena una settimana al fronte si ammala di difterite, viene curato e quindi congedato. Nel frattempo scrive La visione dionisiaca del mondo, abbozza La tragedia e gli spiriti liberi e un dramma intitolato Empedocle, in cui vengono anticipati con molta chiarezza molti dei temi che verranno in seguito ripresi nelle opere della maturit. Fra il 1873 e il 1876 scrive le quattro Considerazioni inattuali. Per motivi di salute (emicranie frequenti e dolori agli occhi), ma anche indubbiamente per dedicarsi con assiduit ininterrotta alla sua attivit filosofica, Nietzsche all'et di 34 anni abbandona l'insegnamento. Gli viene riconosciuta una modesta pensione che costituir, da quel momento in poi, l'unico suo introito. Inizia la sua esistenza da perfetto apolide, coi suoi pellegrinaggi da viandante senza casa e senza patria spostandosi da un luogo all'altro. Durante un breve viaggio a Messina e Taormina frequenta "l'Arcadia" locale e inizia a scrivere Cos parl Zarathustra. Durante la Pasqua del 1882 incontra a Roma, tramite la comune amica e nota scrittrice femminista Malwida von Meysenbug, Lou von Salom una giovane studentessa russa in viaggio d'istruzione attraverso l'Europa. Questo incontro, proseguito poi attraverso due anni di intensi scambi affettivi e culturali, molto particolare, in quanto si tratta di una delle rare esperienze sentimentali-affettive di Nietzsche con una donna di cui si abbia conoscenza.

  • L'ultimo periodo e il collasso mentale Nel 1888, con gi molte pubblicazioni alle spalle, Nietzsche si trasfer a Torino, citt che apprezz particolarmente, e dove scriver L'Anticristo, Il crepuscolo degli idoli ed Ecce Homo (pubblicato postumo). Nel 1889 avvenne infine il famoso crollo mentale di Nietzsche: datata 3 gennaio 1889 la prima crisi di follia in pubblico; mentre si trovava in piazza Carignano, nei pressi della sua casa torinese, vedendo il cavallo adibito al traino di una carrozza fustigato a sangue dal cocchiere, abbracci l'animale, pianse, finendo per baciarlo; in seguito cadde a terra urlando in preda a spasmi. Per molti un episodio leggendario, e Nietzsche si sarebbe piuttosto limitato a fare vistose rimostranze e schiamazzi per i quali venne fermato e ammonito dalla polizia municipale. Le cause della sua malattia non sono del tutto chiare: sono state ipotizzate, tra molte, principalmente cinque-sei possibilit. Ricoverato dall'amico Franz Camille Overbeck, un teologo protestante e suo ex insegnante, a causa del suo stato alterato, che passava da momenti di esaltazione a tristezza profonda, prima in una clinica psichiatrica a Basilea (Svizzera) in cura dal dottor Wille, viene trasferito poi a Naumburg (Assia, Germania), per esser assistito dalla madre, fino alla morte di lei, e dalla sorella Elisabeth Frster Nietzsche poi. Trasferitosi quindi nel 1897 nella casa di Weimar (Turingia, Germania), dove la sorella ha fondato il Nietzsche-Archiv, vi muore di polmonite il 25 agosto 1900. La natura della sua follia rimane ancora parzialmente un mistero, data la plausibilit di tutte le ipotesi. Nei frammenti teorizzava l'autodistruzione della reputazione tramite una follia volontaria come una forma di ascesi superiore. Come molti hanno ipotizzato, la causa del collasso nervoso, come detto anche prima, fu forse l'enorme tensione, insopportabile per la sua mente, dovuta allo sforzo creativo e filosofico svolto negli anni precedenti, come accenna egli stesso in un famoso aforisma: Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorr guardare dentro di te (Friedrich Nietzsche, Al di l del bene e del male)

  • Cronologia e periodizzazione delle opere La prima fase del pensiero di Nietzsche caratterizzata dagli studi filologici e dalla passione per il mondo greco, dall'influenza della riflessione di Schopenhauer e dalla sconfinata ammirazione per l'opera di Wagner: La nascita della tragedia riunisce tali influssi per generare una nuova visione della civilt greca. Nelle Considerazioni inattuali, Nietzsche accosta, nella polemica, Socrate a Strauss, Feuerbach e Comte: l'idea di un mondo che si svolge secondo un ordine oggettivo e conoscibile, ma non modificabile, rende insensata l'azione storica. L'uomo, sommerso dalla propria coscienza storiografica, incapace di creare nuova storia: lo stoicismo solo un altro aspetto del razionalismo, ispirato dalla fede riposta nella scienza dal positivismo. A tali segni di decadenza dell'uomo Nietzsche contrappone il ritorno alla cultura dionisiaca e la rinascita dello spirito tedesco, preannunciati nella filosofia di Schopenhauer e nella musica di Wagner. - Aus meinem Leben, 1858 - ber Musik, 1858 - Napoleon III. als Prsident, 1862 - Fatum und Geschichte, 1862 - Willensfreiheit und Fatum, 1862 - Kann der Neidische je wahrhaft glcklich sein?, 1863 - ber Stimmungen, 1864 - Mein Leben, (La mia vita), 1864 - Homer und die klassische Philologie, (Omero e la filologia classica), 1868 - Die Teleologie seit Kant, (La teleologia a partire da Kant), 1868 - ber die Zukunft unserer Bildungsanstalten - Fnf Vorreden zu fnf ungeschriebenen Bchern, (Cinque prefazioni per cinque libri non scritti) 1872 - Die Geburt der Tragdie, (La nascita della tragedia dallo spirito della musica ovvero Grecit e pessimismo), 1872 - Die Philosophie im tragischen Zeitalter der Griechen, (La filosofia nell'epoca tragica dei Greci), 1870-1873 - ber Wahrheit und Lge im auermoralischen Sinn, (Su verit e menzogna in senso extramorale), 1873 - Vom Nutzen und Nachteil der Historie fr das Leben, (Sull'utilit e il danno della storia per la vita), 1874 - Unzeitgeme Betrachtungen, (Considerazioni inattuali), 1876

  • Umano troppo umano inaugura la seconda fase del pensiero di Nietzsche, in cui il filosofo attua una radicale critica della cultura, in particolare della metafisica e della religione cristiana. La polemica antiscientifica e antipositivistica si attenua in vista di un riavvicinamento al sapere scientifico, concepito ora come disinteressato e libero da preoccupazioni metafisiche. Contemporaneamente il filosofo abbandona l'estetismo e la cieca ammirazione per Wagner (il Parsifal viene ora definito il culmine della decadenza europea), per esaltare la musica "mediterranea" di Rossini e Bizet. Egli matura inoltre la decisione di lasciare gli studi filologici "dotti e insipidi". Progetta pertanto di costruire una chimica delle idee e dei sentimenti morali che mostri come ogni produzione spirituale abbia una base materiale: tutte le verit sono storicamente situabili e l'evidenza di una proposizione non segno della sua verit, ma dei fatto che essa corrisponde meglio di altre ai condizionamenti psicologici e sociali. - Menschliches, Allzumenschliches, (Umano, troppo umano),1878 - Morgenrte, (Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali), 1881 - Idyllen aus Messina, (Gli Idilli di Messina), 1882 - Die frhliche Wissenschaft, (La gaia scienza), 1882 La terza fase si apre con Cos parl Zarathustra: l'opera, di difficile interpretazione, una requisitoria contro l'ideale della mediocrit e le varie forme di morale della rinuncia, fra cui Nietzsche annovera adesso anche la filosofia di Schopenhauer, causa il suo pessimismo e il suo rassegnato ascetismo. Il cristianesimo, in particolare, caratterizzato dallo spirito di risentimento dei deboli verso i pi forti, da una morale di schiavi che nega tutto ci che differente da s. Alla morale della rinuncia Nietzsche contrappone l'aristocratica morale della totale affermazione di s, dell'accettazione di tutto ci che terrestre e corporeo, della trasmutazione di tutti i valori: la morte di Dio, la fine di ogni trascendenza, religione o metafisica, delle verit immutabili e dei sistemi di valori assoluti (nichilismo nietzschiano). Le nuove virt, la fierezza, la gioia, la salute, l'amore, l'inimicizia, la guerra, l'amoralismo della politica di potenza e il senso di pienezza dell'arte. Il superuomo (o oltreuomo) l'uomo totalmente indipendente dai valori tradizionali, l'uomo che si pone al di l del bene e del male: l'uomo superiore accetta con gioia la vita come , e segue volontariamente la via che gli uomini del gregge hanno seguito ciecamente. In un mondo dominato dal caso e dall'irrazionalit, la sola necessit quella della volont che vuole riaffermare se stessa; il superuomo ha saputo identificare la propria volont con quella del mondo, accettare la nonna terrestre che lo regge: egli volont di potenza incarnata. Le dottrine del superuomo e della volont di potenza trovano il loro senso pi compiuto in relazione al tema dell'eterno ritorno. Contro la tradizione giudaico-cristiana che attribuisce al tempo una direzione lineare e una struttura articolata in passato, presente e futuro, Nietzsche nega l'esistenza di un fine del corso storico che trascenda i singoli momenti. Significati e direzioni sono solo prospettive interne al gioco di forze della volont di potenza: ogni momento, e ciascuna esistenza in ogni attimo, ha tutto il suo senso in s. Il superuomo, grazie all'amor fati, all'accettazione gioiosa della vita cos come - nel passato, nel presente e nell'eternit -

  • deve costruire un'esistenza in cui ogni momento abbia tutto intero il suo senso: l'eterno presente della vita. - Also sprach Zarathustra, (Cos parlo Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno), 1885 - Jenseits von Gut und Bse, (Al di l del bene e del male. Preludio di una filosofia dell'avvenire), 1886 - Zur Genealogie der Moral, (Genealogia della morale), 1887 - Der Fall Wagner, (Il caso Wagner), 1888 - Gtzen-Dmmerung, (Il crepuscolo degli idoli, ovvero Come filosofare a colpi di martello), 1888 - Der Antichrist, (L'Anticristo), 1888 - Ecce Homo, (Ecce Homo. Come si diventa ci che si ), 1888 Nietzsche contra Wagner, (Nietzsche contro Wagner. Documenti processuali di uno psicologo), 1888 - Der Wille zur Macht, (La volont di potenza: saggio di una trasvalutazione di tutti i valori), 1901

  • La "conversione" alla vita A primo impatto, una suddivisione della vita letteraria di Nietzsche in tre periodi, costruiti su caratteristiche pi o meno definite e anche antitetiche tra loro, pu risultare semplice. Ma in realt presente un filo conduttore pi profondo in tutti i momenti della produzione del filosofo, con elementi e caratteristiche che traslano, cambiano, si celano e ricompaiono. Importante prendere in considerazione la sorta di svolta del pensiero di Nietzsche - nello spostare la sua attenzione filosofica dal mero "pensiero" alla "vita" - quando comincia ad includere nelle sue speculazioni il "corpo": un tutt'uno con la mente, che deve essere tenuto in considerazione necessariamente per poter attingere ad una concreta e pratica analisi della vita. "Mi prese un'impazienza per me stesso: vidi chiaramente che era tempo, che ero all'ultima occasione di ritornare a me stesso. D'un tratto mi apparve tremendamente quanto tempo fosse gi stato sprecato - che aspetto inutile, arbitrario avesse tutta la mia esistenza di filologo rispetto al mio compito. [...] Avevo dietro di me dieci anni in cui non avevo imparato nulla di utilizzabile [...]. Alla mia scienza mancavano completamente le realt, e le idealit chiss a che diavolo servivano! Mi prese una sete addirittura ardente: da quel momento in poi, di fatto, non ho praticato altro che fisiologia, medicina, scienze naturali..." (F. Nietzsche, Ecce Homo, 1888). Nietzsche non ha mai letteralmente abbandonato la filosofia. Piuttosto, come gi detto, egli si impone una nuova considerazione del corpo - della realt tangibile e quindi della biologia - e lo include nel suo pensiero. Ne perviene quindi una suddivisione tematica di questo tipo: Logos - Aus meinem Leben, 1858 - ber Musik, 1858 - Napoleon III. als Prsident, 1862 - Fatum und Geschichte, 1862 - Willensfreiheit und Fatum, 1862 - Kann der Neidische je wahrhaft glcklich sein?, 1863 - ber Stimmungen, 1864 - Mein Leben, (La mia vita), 1864 - Homer und die klassische Philologie, (Omero e la filologia classica), 1868 - Die Teleologie seit Kant, (La teleologia a partire da Kant), 1868 - ber die Zukunft unserer Bildungsanstalten - Fnf Vorreden zu fnf ungeschriebenen Bchern, (Cinque prefazioni per cinque libri non scritti) 1872 - Die Geburt der Tragdie, (La nascita della tragedia dallo spirito della musica ovvero Grecit e pessimismo), 1872

  • - Die Philosophie im tragischen Zeitalter der Griechen, (La filosofia nell'epoca tragica dei Greci), 1870-1873 - ber Wahrheit und Lge im auermoralischen Sinn, (Su verit e menzogna in senso extramorale), 1873 - Vom Nutzen und Nachteil der Historie fr das Leben, (Sull'utilit e il danno della storia per la vita), 1874 - Unzeitgeme Betrachtungen, (Considerazioni inattuali), 1876 - Menschliches, Allzumenschliches, (Umano, troppo umano),1878-79

    Bios - Morgenrte, (Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali), 1881 - Idyllen aus Messina, (Gli Idilli di Messina), 1882 - Die frhliche Wissenschaft, (La gaia scienza), 1882 - Also sprach Zarathustra, (Cos parlo Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno), 1885 - Jenseits von Gut und Bse, (Al di l del bene e del male. Preludio di una filosofia dell'avvenire), 1886 - Zur Genealogie der Moral, (Genealogia della morale), 1887 - Der Fall Wagner, (Il caso Wagner), 1888 - Gtzen-Dmmerung, (Il crepuscolo degli idoli, ovvero Come filosofare a colpi di martello), 1888 - Der Antichrist, (L'Anticristo), 1888 - Ecce Homo, (Ecce Homo. Come si diventa ci che si ), 1888 Nietzsche contra Wagner, (Nietzsche contro Wagner. Documenti processuali di uno psicologo), 1888 - Der Wille zur Macht, (La volont di potenza: saggio di una trasvalutazione di tutti i valori), 1901

  • Su verit e menzogna in senso extramorale ber Wahrheit und Lge in aussermoralischen Sinne, 1873

    Verit e menzogna in senso extra-morale un breve testo - scritto nel 1873 da un giovane Nietzsche, a un anno dalla Nascita della tragedia, e 14 anni prima della Genealogia della morale - nel quale chiare ed esplicite sono le affermazioni riguardo la verit, sia in relazione alla sua genesi nello ambito umano, sia al suo uso in quest'ambito. Nello scritto possiamo rintracciare, senza nulla sottrarre alla ricchezza del testo, tre tipi di livelli danalisi: uno gnoseologico, uno epistemologico ed uno etico-antropologico. Il primo ci informa riguardo l'attingere della verit, presunta tale, da parte delluomo e cio il suo conoscere generico; il secondo ci spiega di quale verit stiamo parlando, ovvero del tipo di episteme inteso; il terzo interessa il rapporto delluomo fra se stesso e la societ - un rapporto fra luomo e l'altro che deve essere necessariamente simile, ma che anche caratterizza propriet immanenti allagire umano. Questi tre livelli in realt non sono altro che tematici, di fatto non possono essere scissi, in quanto vi una intima influenza reciproca. Come si evince dal titolo dell'opera, Nietzsche analizza verit e menzogna al di fuori dei contesti della morale e dell'etica, partendo da concetti molto pi lontani. Gi i modi con cui si esprime la realt sono menzogneri; persino la realt stessa che, percepita dal senso della vista (principale senso descrittivo), passa dallo stimolo ottico a quello nervoso, poi diviene parola e da qui linguaggio: tutte metafore. Ogni essere umano rappresenta la realt attraverso le parole, chiama le cose e cos organizza il mondo. Nell'ambito della tragedia greca, nella disindividuazione da se, la menzogna era cosciente, e circoscritta a piccolo ambito. I "nomi" permettono di riconoscere sensazioni simili, mai uguali, e di appellarle nel medesimo modo; si riesce a vivere in un mondo abitabile, approssimativamente organizzato. Gi la parola menzogna, ma l'uomo (vivendo in branco, in gruppo) deve confrontarsi con parole dette da altri mentitori come lui, e quindi con il linguaggio. Un altro livello di menzogna, il linguaggio: esso esprime una relazione tra cose - che in realt non hanno nome in s - e parole. A cose uguali (o meglio simili), nomi uguali - in una convenzione artificiosa dell'uomo, comunemente accettata. Di solito le parole che si affermano sono le pi efficaci, quelle pi attinenti alla cosa da definire; non tanto per chi le produce, ma per tutta la societ che deve comprendersi ed organizzarsi. Infine, a seconda della verit stabilitasi, si avranno produzioni dell'uomo differenti; nella morale comunitaria che Nietzsche identifica delle antropotecniche: livello genealogico . Nell'ultima parte del testo - in cui si sentono fortemente residui dell'opera La nascita della tragedia, scritta dal filosofo l'anno precedente - Nietzsche perviene alla considerazione di due tipi di uomini, luno razionale laltro intuitivo, luno che persegue alla costruzione per riparo, laltro che di contro decostruisce, forma e sforma, tiene le mani cos a fondo nel molteplice fenomenico che la sua difesa sta proprio nello scherno della vita.

  • (livello gnoseologico ed epistemologico) "Che cos una parola? Il riflesso sonoro di uno stimolo nervoso. Ma dedurre dallo stimolo nervoso lesistenza duna causa fuori di noi, gi il risultato duna falsa e indebita applicazione del principio di causalit" 1 Gia verso la prima parte del testo Nietzsche espone la sua riflessione riguardo il linguaggio, ove chiara la posizione nominalista assunta; il linguaggio non una fedele rappresentazione delle cose, e dal testo si pu ricavare uno schema che pu spiegare meglio la gnoseologia nietzschiana: 1. La realt, esterna all'uomo, viene percepita mediante stimoli nervosi provenienti dai

    sensi. Gi in questa trasposizione si evince una prima metafora. 2. Segue un'altra trasposizione dello stimolo nervoso in un'immagine riprodotta,

    seconda metafora. 3. L'immagine si tramuta, infine, tramite una cristallizzazione impropria, in suono e

    quindi concetto, terza metafora. "Essi sono profondamente immersi in sogni e illusioni, il loro occhio scivola soltanto sulla superficie delle cose e non vede che forme, in nessun modo la loro sensibilit conduce al vero, bastandole di ricevere stimoli ossia di giocare un gioco tattile sul dorso delle cose". L'uomo che inizialmente conosce il mondo, lo fa attraverso i sensi, componendo man mano un'esperienza sensibile; qui che si assumono questi dati sensibili come forme. La natura in se, come essa in realt, per noi inarrivabile e inaccessibile; essa si presenta ai nostri occhi come forme, che l'uomo per concepisce come la realt vera. Ora l'uomo nomina queste forme (sebbene al di fuori di noi potrebbero non esistere), e crede che queste si appellino in se proprio come l'uomo le chiama. A questo punto si comincia a capire come sono legati fra di loro il discorso epistemologico e quello gnoseologico. "Che cos dunque la verit? Un esercito mobile di metafore, metonimie, antropomorfismi, in breve una somma di relazioni umane, che sono state sublimate, tradotte, abbellite poeticamente e retoricamente, e che per lunga consuetudine sembrano a un popolo salde, canoniche e vincolanti: le verit sono illusioni, delle quali si dimenticato che appunto non sono che illusioni, metafore, che si sono consumate e hanno perduto di forza, monete che hanno perduto la loro immagine e che quindi vengono prese in considerazione soltanto come metallo, non pi come monete". "La dimenticanza di ci che reale e individuale ci d il concetto cos come anche la forma, l dove invece la natura non conosce n forme n concetti, e neppure generi, bens soltanto una X per noi inattingibile".

    Susseguono cit. da Su verit e menzogna in senso extramorale, F. Nietzsche, 1873. 1

  • Qui si intrecciano i due temi. Quello gnoseologico - luomo non che un essere che costruisce forme, si mette in moto per costruzioni concettuali, columbarium di concetti, che cristallizzano le esperienze, si serve ovvero di qualitas occultae per privilegiare, invece, una fissazione che corruzione o perversione del piano genuino dei sensi - e quello epistemologico: la dimenticanza, ovvero l'obliare che forme e relazioni sono mere costruzioni convenzionali, e lontanissime dalla verit stessa. L'uomo mente per forza di assuefazione dell'utilizzo di secoli di tali metafore, egli mente inconsciamente, cos diventa un mentitore inconsapevole. Egli costruisce un mondo di metafore che ha per fondamenta delle menzogne convenzionali, prese non pi come tali, ma come verit. Proprio per tal motivo, si ricerca la motivazione di questa tendenza costruttrice tipicamente umana che fa invidia al mondo animale; cercando quindi la sua caratteristica antropologica, subentra anche un discorso di tipo etico: dalla possibilit del pervertimento della rappresentazione sensibile, nasce lo spazio necessario della menzogna, e della verit. "Lintelletto, come mezzo per la conservazione dellindividuo, sviluppa le sue forze pi importanti nella simulazione; infatti questo il mezzo attraverso cui si conservano gli individui pi deboli, meno robusti, visto che a loro negato di condurre la battaglia per lesistenza con le corna o con i morsi laceranti degli animali feroci. Nelluomo questarte della simulazione tocca il suo culmine: qui lingannare, ladulare, il mentire, e il fingere, lo sparlare dietro le spalle, il rappresentare, il vivere in una magnificenza daccatto, il mascherarsi, le convenzioni che servono a nascondere, il recitare una parte dinanzi agli altri e a se stessi, in una parola lincessante svolazzare intorno a quella fiamma che la vanit, tutto ci cos spesso la regola e la legge che niente pi inconcepibile del fatto che tra gli uomini possa emergere un impulso onesto e puro verso la verit".

  • (livello etico-antropologico) Proprio tale caratteristica antropologica ci porta sulla strada del discorso etico, luomo mente a s stesso quando crede di aver fissato in forme la sua esperienza sensibile, i qualia; mente ancora, la seconda volta, quando si allontana dal giudizio comune, dal codice dominante. Si pu ora delineare il terzo livello, quello etico-antropologico, andando a ricapitolare il tutto: 1) Finch si soli, si nominano cose e forme, assunte da mera esperienza sensibile, con

    suoni/parole/verbi che ne la natura, ne alcun animale, ne tantomeno nessun altro uomo comprender al di fuori di se stessi; si mente gnoseologicamente a se stessi.

    2) Nel momento in cui v' l'intrinseco bisogno umano di vivere in relazione con altri uomini, nasce il consequente bisogno di potersi comprendere l'un l'altro; si stabiliscono allora dei suoni/parole/verbi, convenzionali e uguali per i pi, in modo che si possa "parlare la stessa lingua", rapportarsi e viversi ordinatamente. Accade per la dimenticanza che tali denominazioni artificiose, e "trasposizioni arbitrarie", siano solo metafore convenzionalmente stabilite per rendere possibile l'esistenza comunitaria; accade che per secoli ci si abituati a chiamare la realt con questi o quei nomi, che li abbiamo elevati a fondamento stabile della conoscenza, dimenticando che sono trasposizioni, menzogne atte a semplificare la vita. la grande bugia epistemologica che l'uomo continua a ripetersi inconsapevolmente.

    3) Sono proprio tali menzogne comunemente accettate da tutti - seppur necessarie per potersi comprendere nella vita ordinaria - che compongono la verit del "codice dominante". E in egual modo, specularmente, nasce la figura del mentitore, ovvero colui che si allontana da suddetto codice e usa denominazioni sbagliate volontariamente.

    Quando si crea una tale convenzione, ognuno tenuto a dire le cose nello stesso modo, e chi non lo fa diviene mentitore. Nietzsche analizza la questione partendo dal supporre che non il mentitore ad essere mal visto o odiato dalla comunit/societ; piuttosto il danno che la frode causa, ad essere odiato. L'uomo mente a se stesso, per ottenere stabilit e sicurezza, e vuole in ogni modo mantenerle: egli fugge da ogni danno che nuoce alla stabilit e che minacci la sicurezza di una vita ordinata razionalmente; anche fosse proveniente dalla verit, spaventato dalle sue traballanti e imprevedibili conseguenze, l'uomo si difenderebbe egualmente sia dal danno creato dalla menzogna, sia da chi diffonde questa. Egli preferisce rifugiarsi nelle benefiche e consolanti rassicurazioni della verit, o meglio delle sue conseguenze positive. La ricerca della verit aiuta l'uomo nella sua esistenza, gli facilita la sopportazione di questa; un "pathos" della verit, un impulso a ricercare e smascherare le frodi menzognere, per aggiungere, mattone dopo mattone, un'altra evanescente verit all'edificio di un muro contro le insicurezze e i timori del caos. Quellimpulso verso la formazione di metafore - impulso fondamentale delluomo di cui neppure per un attimo non si pu non tenere conto, perch allora non si terrebbe conto delluomo - in continua attivit; spinto come e con i suoi prodotti evanescenti, ossia i concetti, viene edificato un nuovo mondo, regolare e saldo come un baluardo.

  • Nasce prima la verit, o prima la morale? La verit ha un carattere relazionale: essa non buona in s, piuttosto sino le sue conseguenze ad essere positive per la societ. Nel momento in cui c' qualcuno che mente, attraverso il linguaggio, e fa danno alla societ, a causa delle conseguenze negative della menzogna - anch'essa relazionale - quel tale viene preso di malocchio dalla societ: qui che nasce la morale, il dover dire la verit poich alla societ nuoce chi non lo fa, chi mente; rispettoso, giusto, e quindi morale dire la verit nei confronti di chi, nella medesima societ, dice anch'egli il vero. La verit pu essere metaforicamente paragonata alla salute: finch il nostro corpo e l'insieme dei rapporti fenomenici che compongo la salute funzionano in modo equilibrato e regolare tra loro, noi non vi facciamo caso; analogamente, se viviamo nella verit, non vi facciamo caso: la menzogna ad essere notata dall'individuo, e da coloro che subiscono le sue dannose conseguenze. La morale quindi ci che indirizza la societ verso precetti che fanno bene alla stessa, che non la nuocciono e che anzi la proteggono. Se la morale esprime la comunit, per Nietzsche non solamente questo; all'interno della societ esistono individui tutti diversi tra loro, che hanno volont di potenza diverse tra loro, e "vite" differenti; la morale coincide quindi con l'utilit sociale e comunitaria, l'obbiettivo comune. In relazione a verit e menzogna, non tutti gli individui che compongono tale societ sono propensi ad una simile utilit sociale: ci che vero e morale, non lo necessariamente per tutti; solo coloro che non vogliono subire le conseguenze immorali e dannose della menzogna, sono propensi a comportarsi secondo le buone direttive dell'etica. In effetti, Nietzsche comincia a distaccarsi - a partire dagli anni ottanta del 1800 - dal positivismo di Spencer e affini, e comincia ad interessarsi alla vita in senso stretto. Egli rinviene nel sistema spenceriano una confusione tra la risposta alla domanda cosa devo fare? e la ricerca delle origini della morale. Ancor pi che nella teoria darwiniana in s, il filosofo tedesco vedeva in Spencer il problema maggiore perch questi, vestendo i panni del Darwin della psicologia, poteva con la sua teoria delladattamento incoraggiare listituzionalizzazione di una societ in cui lindividuo avrebbe funto da adeguato utensile e, peggio ancora, non avrebbe aspirato a niente di meglio, se non al fine della conservazione dello status proprio e di un ambiente le cui coordinate sono ben riconoscibili. Il serrato confronto con Spencer sulla dinamica degli istinti, porter Nietzsche a dichiarare di aver individuato qual listinto che pertiene alla formazione della morale moderna e allelezione del suo sistema di valori: listinto gregario o istinto del gregge (Heerdeninstinkt), conformazione che trova nella paura la sua determinante originaria. A seconda della verit che si sceglie di seguire, si otterr una comunit diversa, e uomini differenti: in questo senso che verit e menzogna sono antopotecniche, ovvero tecniche di formazione dell'uomo.

  • Nell'ultima parte del testo, Nietzsche menziona due tipi di uomini, come gi detto, riferendosi a quei modelli presocratici, evidenza dei residui del periodo tragico-filologico del filosofo, sebbene in traslazione verso una maggiore attenzione al tema della vita. "Entrambi vogliono dominare la vita: luno, in quanto sa affrontare le principali necessit con accortezza, intelligenza e coerenza, laltro in quanto una sorta di eroe traboccante di gioia che non vede quelle necessit e considera reale solo la vita che la simulazione trasforma in apparenza e in bellezza". Secondo Nietzsche, lo spirito greco delle origini era dominato dall'impulso dionisiaco, cio dal sentimento della fondamentale caoticit dell'essere: il trionfo di Dioniso, dio dell'ebbrezza, dell'orgia e della passione, che trova la sua migliore espressione nella musica. Vi un secondo impulso, quello apollineo, che corrisponde invece all'immagine tradizionale della classicit, quale serena e limpida armonia di forme, per il filosofo solo la reazione di una sensibilit morbosa e decadente dell'irrazionalit e dell'eccesso dell'esistenza: spirito razionale la cui espressione pi compiuta la scultura. I due impulsi si compongono nella tragedia di Eschilo e di Sofocle. L'uomo "apollineo" aridizza e razionalizza il fenomeno, laltro invece si arricchisce di questo, seppur necessariamente condannato a fare i conti con un continuo spaesamento caotico. Come uno scienziato contrapposto ad un artista. Il primo, passa la vita a costruire concetti, ripulirli e aggiornarli, producendo cultura e conoscenza; il secondo, l'artista, vive nello stesso mondo dello scienziato, ma lo rappresenta in modo onirico, come se giocasse con i concetti, li mescola e ne tira fuori una realt che non esiste. Entrambi vogliono prevalere sull'altro: entrambi sono soggetti creatori, in modi diversi ma entrambi costruiscono concetti. Nella Nascita della tragedia (1872), Nietzsche si sofferma sulla prima parte della produzione tragica greca; egli comincia a partire del coro, dal corteo in cui "attori" prendevano parte in senso religioso. Un processo di disidentificazione di tali partecipanti, e l'assunzione - in maniera catartica - di qualcos'altro, qualcosa di diverso dalla ordinaria identit: ci permetteva di assumere e sopportare la vita in tutte le sue condizioni, anche quelle oscure e negative del male. questa fase della tragedia greca ad interessare il filosofo, poich derivante dalla musica - descrive un mondo caotico, colmo di passioni ed emozioni - messa in scena dello spirito dionisiaco. L'uomo pre-socratico, privo di inibizioni etiche e razionali, colui che affronta la vita attraverso l'arte, colui che rende sopportabile l'esistenza senza negare il carattere dell'esistenza. L'arte pu fare questo, in particolare la musica, creando e inventando. Ma la produzione della tragedia, da Socrate in poi, si trasforma; il maestro rappresenta la figura simbolica di una visione del mondo razionalistica e ottimistica, della filosofia della scissione di soggetto e oggetto, del primato dell'intelletto sull'istinto e sulla passione, e del disprezzo per la libera e innocente creativit dionisiaca. Con Socrate si impone all'uomo l'ideale della scienza e della mediocrit, di una vita solo teorica: prevale il sentimento di sicurezza, dato dalla pretesa esistenza di un vero ordinamento

  • dei mondi. In effetti, il teatro greco si affilia allo spirito razionale e apollineo, fino a soffocare lo spirito dionisiaco, e destabilizzare l'equilibrio tra le due forze opposte: ci che il filosofo definisce il suicidio della tragedia, o almeno quella da lui intesa come tale. Questo sopravvento della razionalit nella produzione tragica, indica che il modo di concepire generalmente il mondo si era trasformato anch'esso; da una visione caotica e disordinata del mondo, si diffonde l'intellettualismo socratico che concepisce un mondo razionale e ordinato. Gi con Socrate quindi si giustifica razionalmente l'esistenza umana, ma ancora di pi con l'iperuranio platoniano: un mondo sopraelevato alla terra, ove risiedono essenze eterne, perfette, immutabili, dalle quali derivano tutte le figure intellegibili della terra, ovvero mere immagini/riproduzioni/copie imperfette. Cos Platone trova un'ulteriore giustificazione intellegibile e razionale del funzionamento del mondo: l'intelletto che fonda il mondo, cosa che Nietzsche attaccher profondamente, attribuendo proprio a Socrate, e poi Platone, il suicidio della tragedia. Verit e menzogna sono egualmente presenti in entrambi i due modelli di uomini. La verit resta quello strumento di difesa contro il caos dell'instabilit e delle incertezze; le conseguenze positive della verit rafforzano e riparano quei concetti metaforici che l'uomo ha costruito nel corso dei secoli. D'altro canto, anche la menzogna resta sempre tale: sono da allontanare quegli effetti negativi causati dai mentitori, e le loro frodi, che destabilizzano la sicurezza razionale di quel mondo di illusioni gi descritto. bene ricordare che l'uomo razionale, come luomo intuitivo, si lasciano sempre ingannare finch la menzogna a loro daiuto, e finch gli effetti negativi della loro menzogna non vengono scoperti e condannati. In effetti l'uomo apollineo si espresso, nel corso dei secoli, attraverso la scienza: la ricerca di una verit che, avvolta da una metafisica sacralit, non si pone pi il problema dell'uomo umano, ma piuttosto di un'empia ricerca di concetti evanescenti, posti come salde fondamenta di uno statico mondo. Essa ha dato vita ad un vero e proprio problema morale: il suo compito, la finalit della scienza, mira a disincantare al massimo; la ricerca scientifica si propone di non voler ingannare nemmeno se stessa, in quanto fatta da uomini. Ma questa ricerca, diviene gi una ricerca metafisica della verit stessa, come fosse un'attenta fede da seguire; la scienza costruisce, un mondo che non lo stesso della "vita". E tale verit scientifica delluomo razionale sta sacrificando una fede dietro laltra, portando ad una desertificazione nociva, che doveva essere invece sempre bilanciata dalla presenza delluomo intuitivo, ossia da quello che lo spirito dionisiaco. Nietzsche arriva il concetto di collettivit come l'insieme dei singoli apollinei, che hanno una volont di potenza pi fiacca e che non riescono ad imporre la propria verit. Ed cos che essi si riuniscono in classi, in comunit, in collettivit che sono comunque "deboli". La categoria di communitas, ha a che fare con la comunit, con ci a cui la comunit obbliga lindividuo per poterne far parte e ci che ne deriva in termini di disciplinamento, governo e limitazione della libert dellindividuo, che mette a repentaglio lidentit stessa del singolo, a protezione della comunit. Communitas linsieme di persone unite non da una propriet, ma, appunto, da un dovere o da un debito, quindi da una mancanza, da un onere, un limite. Poich c' sempre un noi che prevale rispetto all'io; difatti ci era gi conclamato all'epoca, e si nota, ad esempio, negli scritti anche di Marx, ove si parla di classe e non di singoli.

  • Poco prima, anche Darwin, alla domanda "cosa e chi evolve", aveva risposto "la specie"; e gi prima del Dio di Nietzsche, moriva l'Adamo di Darwin, compreso che l'uomo prodotto da un'evoluzione naturale e biologica, non creazione divina: evolve sempre la specie, non l'individuo. Pi vicino ai giorni nostri, anche Peter Sloterdijk sostiene che "l'uomo un prodotto", non finito, ma costantemente aperto a nuove evoluzioni: esso si forgiato, e quindi formatosi attraverso ibridazioni, mescolanze ed influenze con l'altro da s. In quest'ottica evolutiva, anche una volont di potenza superiore, una genialit fuori dal comune tende a sacrificarsi proprio per quella comunit, per quella societ condivisa e debole, affinch si realizzi il cosiddetto "noi"; un'individualit forte e capace di fare del bene, viene sprecata in un'ottica evoluzionista. Se il fine ultimo la collettivit, l'individuo verr appiattito, neutralizzato in virt di un'evoluzione comunitaria e condivisa; non da intendersi come martirio delle libert dionisiache, ma piuttosto sacrificio al fine di conseguire un obiettivo. Tale sacrificio del singolo per la collettivit, proprio in funzione alla propria evoluzione, che pu concernere solo tutta la specie e non il singolo individuo. Da qui l'abbagliante incursione dellinestricabile nesso tra bios e nomos - di cui Nietzsche in quest'opera getta le basi - albori di una bio-politica, intesa non come insieme di pratiche di mediazione, ma come riconoscimento ed espressione immediata della potenza della vita, caratterizzante un costante tentativo di immunizzare il singolo dal rischio gregario della communitas e del debito totalizzante, a protezione della sua individualit. Il testo Su verit e menzogna in senso extramorale (1873) molto importante, non solo in se stesso, ma per tutta l'intera produzione filosofica di Nietzsche. Esso contiene la particolare questione della morale, approfondita anni dopo in opere pi consistenti e che si conclude con la Genealogia della morale (1887). Nietzsche il primo che si sofferma e "scopre" il fatto che anche l'uomo, come essere finito, plasmabile cos come lo sono tutti gli esseri viventi (questione poi ripresa da Darwin). Come per il lupo - che stato plasmato dall'uomo ed addomesticato in cane - esistono diverse razze, alcune pi docili e altre pi feroci, anche l'uomo diviso in razze diverse tra loro. A partire dalla scolastica della teologia cristiana l'uomo animo, mentre il corpo uguale per tutti; dalla fine del '600 e '700 inoltrato, il corpo non pi estraneo alla definizione di uomo, ma comincia ad essere incluso nelle considerazioni filosofiche. Nietzsche comincia a considerare la possibilit che si possa lavorare filosoficamente anche sul corpo, per plasmarlo e trasformarlo; egli comincia a sospettare che l'uomo, dalla Grecia classica sino a tutta l'Europa, sia stato lavorato su se stesso. Quando individui si riconoscono in sistemi morali e vi aderiscono in larga scala, (etiche nicomachea e aristotelica, poi quella cristiana, etc.), vengono cresciuti, allevati, prodotti diversi tipi di uomini: attraverso determinati precetti morali, abbiamo elevato tipi umani diversi tra loro; e se attraverso la morale possibile lavorare sull'uomo - cos da plasmarlo e formarlo sino a farlo divenire una "razza" - allora essa pu essere definita un'antropotecnica, ovvero una tecnica (apprendibile e riproducibile) di produzione dell'uomo. La morale quindi, per Nietzsche, il pi grande strumento per poter trasformare e influenzare la produzione umana. Esistono uomini che hanno un grande quantum di potenza, ma che non possono esternare poich inibita dai precetti morali cui questi tali seguono; senza quei principi o precetti, quell'energia assopita avrebbe

  • potuto produrre una societ diversa. Darwin, insieme con il cugino Dalton, si pone il problema della formazione delle razze, gi prima degli studi veri e propri di genetica; pensano al fatto che le stesse tecniche di accoppiamento che l'uomo utilizza per gli animali - relative alla miglioria delle varie specie e razze o alla riduzione delle malattie genetiche - potrebbero essere applicate anche all'uomo. Pur essendo fortemente teoriche, quest'argomento era all'ordine del giorno in quegli anni; gi prima della Germania nazista, in America e in alcuni stati europei si imposero restrizioni etniche ai matrimoni. L'uomo abita una societ che subisce fortissimi e continui cambiamenti, siano industriali, economici, lavorativi, soggetta anche a nuove discipline scientifiche, che operano scoperte sconcertanti; eppure i valori morali, non cambiano, perdurano e sono sempre i medesimi: il filosofo sottolinea il fatto che siamo in un mondo in continuo divenire, in trasformazione perenne e su cui non si potrebbe costruire nulla di stabile; l'uomo riuscito invece a costruire una conoscenza che attraversa il cambiamento, e servendosi della morale riuscito a mantenere la forma di se stesso nel tempo.

  • Viktor von Weizscker

    Biografia Medico e antropologo (Stoccarda 1886 - Heidelberg 1957); studi a Tubinga, Friburgo, Berlino e Heidelberg, dove si laure in medicina nel 1910 e dove divenne primario di neurologia nel 1923. Nel 1941 divenne docente di neurologia all'Universit di Breslavia, e nel 1945 torn a Heidelberg come professore di medicina. Weizscker dedic i suoi studi al rapporto tra la malattia ed il profilo psicologico del malato e a quello tra medico e paziente. noto, in oltre, per i suoi studi pionieristici sulla medicina psicosomatica e per le sue teorie riguardanti l'antropologia medica. A partire dalla psicologia della Gestalt, ha elaborato il concetto di Gestaltkreis, "ciclo della forma", relativo alla costante rimodulazione degli eventi biologici attraverso l'esperienza: le forme (nel senso della psicologia della Gestalt) percepite sono il prodotto di un processo di interazione fra percezione e movimento, mente e corpo, soggetto e oggetto in cui i due termini, se pur non emergono simultaneamente, sono connessi nel "ciclo" come un tutto organico. Manifesto del suo pensiero fu Patosophie (1956): ispirandosi alle dottrine del suo maestro, l'internista L. von Krehl, all'esistenzialismo di M. Heidegger e alla psicanalisi - Weizscker applic alla medicina le sue concezioni teoriche, insistendo sulla necessit di considerare la malattia organica in rapporto alla personalit del malato, sul significato psicologico ed esistenziale che la malattia esprime per l'individuo malato e sulle implicazioni che ne risultano per il rapporto medico-paziente e la terapia in generale. Espose queste sue concezioni, da lui denominate patosofia, nell'opera dallo stesso titolo; fu pioniere in Germania dell'applicazione al trattamento delle malattie organiche e funzionali di procedimenti psicanalitici rielaborati nel quadro di una "patologia antropologica" di notevole originalit e profondit speculativa. Gli scritti di Weizscker sono infatti di alto valore filosofico, poich partono appunto da una speculazione teoretica - ove vi una propria e convinta considerazione del mondo, e ancor di pi della vita. a tal proposito l'interesse verso lo scritto Forma e percezione (1942), che pi avanti si tenter di comprendere ed analizzare. Tra le altre opere: Der Gestaltkreis (1940); Gestalt und zeit (1942); Wahrheit und Wahrnehmung (1943); Der kranke Mensch (1946); Natur und Geist. Erinnerungen eines Arztes (1954); Patosophie (1956).

  • Introduzione ai concetti di "vita" e "ambiente", prima di Weizscker. Vi una sostanziale differenza tra il mero esistere, e vivere. Vivere significa conoscere, la vita stessa conosce: tutti i sistemi viventi sono dei anche sistemi cognitivi, i quali per poter sopravvivere e convivere nel mondo, devono poterlo percepire e conoscere. L'organismo in stretta correlazione con l'ambiente che lo circonda; in effetti in questo periodo la nozione di ambiente - che sino al XIX secolo designava l'etere come sua definizione fisica - e quindi la sua concezione, cambiano ampiamente. nel 1838, Comte introduce la parola ambiente nell'ambito della biologia per la prima volta. Ma gli unici organismi capaci di poter influenzare l'ambiente - non nella sua individualit - ma nella sua intera totalit, sono quelli appartenenti al genere umano. Egli analizza il mondo dei viventi da una concezione ancora fisica della biologia, sebbene l'intuizione degli ambienti - comunque contrapposti e interagenti solo attraverso regole definite. Tutto ci fino a Darwin, che comincer un intreccio molto importante tra fisica e biologia. Allora ciascun soggetto vivente diviene costruttore del proprio ambiente; tutti i sistemi viventi sono costruttori di mondi; ci che noi cambiamo ambiente, piuttosto un insieme di ambienti, ognuno proprio del sistema vivente che l'ha costruito. A sostenere fortemente questa linea filosofico/biologica fu un famoso zoologo, Jakob von Uexkll, che comincia ad analizzare specie animali, alcune dei quali anche poco studiate e comincia a teorizzare una diversa concezione dell'ambiente. Attraverso una fenomenologia della zecca, egli esemplifica il concetto di ambiente/mondo; la zecca reagisce a tre soli stimoli: quando la femmina gravida si posiziona su un ramo e attende il passaggio di un animale, un primo stimolo olfattivo (l'acido butirrico emesso dai follicoli sebacei dei mammiferi) le suggerisce di lasciarsi cadere; grazie a un organo sensibile alla temperatura capisce se caduta su un animale; se ha avuto fortuna attraverso il tatto si posiziona su uno spazio di pelle nuda conficcandosi fino alla testa in modo da poter succhiare il sangue caldo. Una volta sazia si lascia cadere, depone le uova e muore. Sebbene limitato in confronto al nostro questo un mondo a parte; dove la scienza classica vedeva un unico mondo, comprensivo di tutte le specie viventi disposte gerarchicamente, von Uexkll pone un'infinita variet di mondi percettivi, collegati fra loro anche se reciprocamente esclusivi. Ci pu essere utile all'uomo per tentare lontanamente di comprendere il mondo di una zecca - totalmente diverso da quello di un pipistrello o da quello umano: ogni sistema vivente, seleziona il proprio ambiente e lo costruisce secondo le proprie necessit vitali.

  • Forma e tempo Gestalt und zeit, (1942)

    Nelle prime pagine dell'opera - presentando cos un discorso tutto visibilmente architettato da occhi e mani scientifiche, seguendo attentamente i criteri logici della dimostrazione - Weizscker introduce e definisce in modo embrionale i concetti di forma e tempo, citando Goethe. Cos' la forma? Innanzitutto la forma non nulla di fermo, definito e immobile. Al contrario, essa un continuo divenire ed evolvere - inarrestabilmente in movimento; cio che si mostra ai nostri occhi, soltanto un frammento di una forma, che gi non pi tale. "[...] queste per non sono manifestamente n inizio n fine, ma piuttosto esse stesse qualcosa di divenuto e diveniente". La forma qualcosa di mutevole, e segue delle 2precise regole che talvolta sono in contrapposizione con quelle del classico mondo della fisica. In particolare, diviene paradossale la relazione delle forme biologiche con il tempo - quello ordinario meccanico-spaziale. In effetti, gi nell'introduzione, si apre la fondamentale disputa intorno alla quale ruota tutto il discorso di Weizscker: l'irrisolta contesa delle percezioni (delle forme) tra la biologia e la fisica. Il meccanicismo fisico, che spesso prevale, l'analisi oggettiva, pratica e scientifica della realt; il vitalismo biologico piu una pratica filosofica, prevalentemente teorica. Un vitalista, quando analizza il corpo affetto da una patologia, pi che trovarne la causa e il rimedio, egli osserva il decorso e la capacit del corpo ad autoripararsi; l'approccio meccanicistico assolutamente antitetico a questo, poich comincia con lo studiare il corpo come una macchina, attraverso gli strumenti della fisica e della matematica con processi, parti e funzioni ben definiti da regole e leggi, decscrivibili e analizzabili - metodo che trova la sua massima rappresentativit nel voler costruire droni e automi sulla base del corpo umano. Le percezioni e gli organi di senso seguono quindi le leggi di quale ambito, fisico o biologico? Una questione ancora irrisolta, da cui il "patosofo" parte: egli vede l'apice della poeticit nella disputa tra Goethe e Newton (che, defunto, non ha mai potuto difendersi da s) - con il primo che scrisse la Teoria dei colori (1810), criticando aspramente il fisico. In effetti, il poeta - innamorato della vita aveva un estremo bisogno di credere nella forza dell'individuo e nella sua indipendenza dalla natura - tent di dimostrare (in un tempo in cui non esisteva la fisiologia, o la biologia) l'esattezza del vero delle percezioni umane, la corrispondenza tra percezioni e una verit reale; non avendo un ambito in cui collocare la sua teoria, tent di argomentate in termini fisici e scientifici, che prevedibilmente ebbero scarsi risultati. Ne consegu che sia il testo di Goethe, sia il suo tentativo di valorizzare la percezione dei sensi, vennero entrambi sottovalutati.

    Da qui cito V. von Weizscker, da Forma e tempo. 2

  • Il tentativo che Weizscker sapientemente ha fatto, stato quello di recuperare le argomentazioni utili del poeta tedesco, estrapolarle e collocarle nel proprio ambito di discussione - un nuovo ambito di discussione, che egli con questo testo cerca di creare - cercando di superare cos quel dualismo nelle scienze naturali di cui si accennato, e ripristinare l'unit della natura. Questo dualismo, tra le scienze naturali esatte e quelle descrittive, quello che W. vuole risolvere per riportare le scienze ad unit; per fare ci, egli parte dal concetto di percezione ed introduce l'inadeguatezza della fisica classica. Le misurazioni fisiche divengono erronee quando applicate al mondo della biologia, gli strumenti di misura sono inadatti, come lo sono altrettanto le unit di misura; le scienze esatte presuppongono la costanza e la logica delle leggi naturali, per poter effettuare delle osservazioni. Lo studio delle forme, invece, non pu essere statico; esso deve muoversi insieme al volgere della forma, insieme al sul divenire. Solo cos si pu almeno tentare di ovviare errori di parallasse, per usare termini fisici. Weizscker esemplifica differenziando stimolo ed eccitazione: lo stimolo il dato oggettivo che viene percepito, esso pu essere misurato con metodologie e strumenti propri alla fisica - come ad es. la notte ed il buio sono stimoli per il sonno; l'eccitazione, e quindi la reazione, la risposta dell'individuo a un determinato stimolo: questa al contrario non risponde alle domande della fisica, ne pu essere misurabile con tali strumenti - poich incostantemente imprevedibile, e interconnessa ad altri fattori non causali: il suddetto stimolo del buio, non implica necessariamente il dormire; la risposta allo stimolo del buio il sonno - determinato da varie situazioni che possono essere stanchezza, stress, etc. Analizzando lo stato di un determinato atto biologico, non sar possibile ricercare scientificamente le cause delle reazioni agli stimoli ad infinitum, seguendo una coerenza metodologica fisica; in effetti, bisognerebbe regredire non uno stimolo o una reazione, ma un'intero sistema ambientale precedente, con annesse le intere esperienze, che a loro volta sarebbero connesse con sistemi ed esperienze ancora precedenti, e cos via - non plausibilmente realizzabile. Evidentemente l'incostanza dell'atto biologico nel rispondere o meno ad uno stimolo, implica il fatto che tra stimolo, eccitazione e reazione vi sia un'incognita, importantissima e necessaria affinch ci possa essere la scelta dell'individuo, ed il suo adattamento suggerirebbe Darwin; quest'incognita, e la sua propria incostanza dell'esserci o meno, inevitabilmente legata al concetto di tempo e percezione, che sono il tema vero della trattazione. Ecco che W. differenzia il tempo biologico da quello oggettivo: il tempo oggettivo, lineare, diverso da quello biologico; esso sussiste al di l di chi lo subisce, proprio perch oggettivo e uguale per tutti. Ma ci sono delle inadeguatezze che il tempo classico della fisica mostra quando misura atti biologici, quali W. evidenzia attraverso l'esempio dell'uovo e la gallina: il tempo oggettivo non pu dire nulla rispetto a cosa sia nato prima, poich vittima del paradosso; caso diverso se di riferimento all'ambito della "casualit meccanica, che attribuisce sempre a ci che precede temporalmente il primato causale su ci che segue". Al contrario, piuttosto l'atto biologico che definisce il tempo; il determinato stadio dell'essere uovo o gallina a costruire il tempo (soggettivo) di tale atto biologico. questo il cambiamento di prospettiva che propone Weizscker: " la direzione dello sguardo che determina la direzione del tempo - non il contrario". Il punto temporale

  • biologico non determinabile su di un "asse oggettiva", piuttosto esso stesso a determinare - non un punto d'arrivo - un punto di partenza dal quale si possono formare asserzioni come prima, dopo, quanto prima, quanto dopo, troppo presto o tardi, etc.; gi si pu riconoscere che il tempo biologico, quello che viene strutturato dalla forma, costruito differentemente da quello lineare. Deve risultare chiaro che allora la forma non nasce o esiste nel tempo, ma "il tempo nasce e passa nella forma come principio e fine, come durare e trapassare". Mentre il tempo oggettivo scorre in un presente, che gi passato per una met e non ancora futuro per l'altra; il tempo biologico al contrario concepisce un presente strettamente collegato con il suo stesso passato e futuro, presupponendo conservazione e anticipazione. Un altro brillante esempio in Forma e tempo, ove l'autore si serve delle diverse andature del cavallo: a seconda del passo, trotto, galoppo o carriera, la velocit del cavallo cambia, e cambia il suo rapporto con il tempo; ancora una volta l'atto biologico a determinare il tempo, non il contrario. Il tempo della fisica in successione lineare, quello biologico prolettico - nel senso della particolare caratteristica percettiva umana. Sorge il problema che tutto ci quanto detto sin ora, implica il fatto di non poter fissare alcun atto biologico su quell'asse temporale lineare e oggettiva, perci impossibile collocarlo passato (determinatezza non modificabile) e nel futuro (indeterminatezza imprevedibile). L'imprevedibilit del futuro, in contrapposizione alla determinatezza del passato, una debolezza nel calcolo fisico - proprio a causa della possibilit di essere tanto approssimato, quanto imprevisto. Per la biologia, invece, Weizscker trova un altro accesso al problema, che spiega con l'esempio della partita di scacchi: perch il famoso gioco di logica abbia luogo, l'elemento essenziale il non conoscere le mosse dell'avversario; l'indeterminatezza del futuro della partita, l'imprevedibilit dello sfidante la condizione operante che permette la fattibilit della partita. Cos in biologia, esistono dei principi attivi, degli atti di movimento, generazione, etc. che sono possibili proprio per grazie a tale imprevedibilit; si pu caratterizzare ci come conforme a legge in un indeterminismo metodologico. Inoltre, finch un evento biologico non si formato, non possibile determinarlo ante festum, esso imprevedibile finch non si costruito: non sono le condizioni dell'atto biologico a determinare, ma la sua realizzazione che svela le forze condizionanti. Per poter fondare una ricerca metodologica universale, essa deve supportare sia legalit - nel senso del rispetto degli assiomi e regole della fisica - che sviluppo, ovvero il considerare gli oggetti d'osservazione in costante movimento, e l'adeguarsi a tale movimento per poterli studiare: bisogna che essi si completino a vicenda, in un metodo che W. designa come "complementarismo". Bisogna quindi verificare le condizioni affinch un tale metodo possa essere attuabile. "Il tempo biologico presente che getta un ponte sul tempo" - ma non mai solo presente, ma sempre e comunque un "ponte" che lega a se passato, e futuro. Quel che subito si evince che tanto la legalit, quanto lo sviluppo, "sono centrati nell'attualit di un presente". Ne consegue l'analisi di un'altra importante divergenza tra le considerazioni fisiche e quelle biologiche, ovvero la costanza/incostanza: il generico mantenimento dell'identit, il ripetersi uguale a se stesso - che in fisica inessenziale - in biologia di primaria importanza, per quanto gli elementi costitutivi di un atto, e l'atto

  • stesso, sono in incostante movimento e cambiamento, e l'energia affluisca e defluisca continuamente. In biologia, la modificazione che crea sempre l'uguale; ma accade anche che lo stesso stimolo provoca reazioni diverse in tempi differenti. Allora ne consegue che "la vita l dove, in ogni momento, un indeterminato diviene invariabile. L'indeterminatezza si completa con l'invariabilit della vita." Non che venga causalmente determinato attraverso qualcosa di futuro, e nemmeno scaturito da un'idea "kantiana" - lo sviluppo una relazione tra attesa e compimento. Solo se questi si completano reciprocamente, "nel senso che il dopo realmente completa il prima", lo sviluppo adempie una legge. I fenomeni viventi, considerati come fenomeni della materia, vengono considerati in biologia, tanto conformi a leggi quanto soggetti a sviluppo. Tutto ci riguarda sia l'osservatore, che l'oggetto:"se vogliamo in qualche misura giungere alla vivente intuizione della natura, dobbiamo comportarci in modo altrettanto mobile e formativo, secondo l'esempio con il quale essa ci viene incontro" (J.W.Goethe, Zur Morphologie). Ma la forma, da considerarsi in ottica kantiana - possibilit trascendentale priva di forma - oppure secondo la visione di Goethe, ossia realt formata in movimento? Per rispondere a tale quesito, Weizscker introduce un excursus necessario alla sua presentazione sul tema della percezione sensibile. La percezione presenta diverse incongruenze con l'andamento del tempo fisico-spaziale. Oltre all'incostanza tra gi citati stimolo, eccitazione e reazione, vi sono particolari caratteristiche della percezione quali nomofilia e nomotropia. Queste due caratteristiche, presuppongono il fatto che tra l'esposizione ad un fenomeno formato e la realizzazione di tale forma nella percezione, vi sia un lasso di tempo pi o meno breve, a seconda dell'accordanza (nomofilia) o discordanza (nomotropia) della forma percepita, con le leggi fisiche che governano l'ordinaria realt. In effetti, la visualizzazione mentale di una percezione di una forma pi o meno veloce, distorta, apparente, etc., a seconda se la forma sia riconoscibile nell'ordinaria memoria, o sia irregolare. La percezione capace, e preferisce rappresentare in modo intuitivo le leggi geometriche e meccaniche, "l'occhio vede al meglio i movimenti che rappresentano le pi semplici leggi di geometria, meccanica, fisica, e astronomia". Il carattere delle forme percettive "anamnestico-prolettico". Altri due caratteri importantissimi alla conclusione della presentazione di Weizscker, sono prolessi e anamnesi. La prima quella caratteristica dell'uomo che tende a completare con il pensiero un atto biologico in procinto di verificarsi, ma non ancora verificatosi, in relazione al movimento che ne risulta, in relazione alla sua direzione. Il nostro occhio, gi osservando in prima istanza la direzione possibile di un determinato fenomeno, include e vede cose che in realt non sono presenti sullo sfondo. La facolt dell'anamnesi - l'attivit mentale che completa un movimento, donando forma a tale movimento - viene spiegata invece attraverso un esempio particolare; con l'aiuto dell'esperimento dello "stroboscopio", ove la percezione costruisce una sola forma a partire da due oggetti distinti e in s immobili, egli presenta l'anamnesi: attraverso un atto della rimemorazione del percorso (impossibile nella fisica, poich essa non possiede memoria), la rappresentazione di passati in successione che danno forma al movimento. Tale simultaneizzazione delle successioni di un formato in movimento mostra ancora una volta che il tempo biologico essenziale alla comprensione di un

  • simile evento, laddove la fisica con i suoi strumenti non pu intervenire. la formazione di una struttura temporale soggettiva, quella che riesce a conciliare in un presente assolutistico, - come ponte tra passato e futuro - la transitoriet delle "vacillanti forme" in continuo divenire e la loro regolarit costante. Risulta quindi necessario una sincronizzazione metodologica tra le scienze esatte, con le proprie impostazioni fisiche, e le scienze descrittive/biologiche, che presuppongono strutture differenti. dalla percezione sensibile, che ci si rende conto di un'inevitabile collaborazione tra tempo oggettivo, che scansiona il verificarsi del fenomeno percettivo, e tempo biologico, scandito e costruito intorno alla percezione. Sebbene possano presentarsi discrepanze di tipo percettivo-spaziali tra fenomeno esperito e fenomeno percepito (vedi l'esempio della sedia girevole, da Forma e tempo, pag. 61), il fatto che le nostre percezioni, e la mente in generale, sia ben disposta ad accogliere forme che seguono parametri fisici e lineari - evoca un'insita rivalutazione della sfera sensoriale e percettiva: essa capace di scovare e leggere le regole fisico-geometrico-matematiche, comportandosi in maniera diversa a seconda di esse. Estrapolare il vero attraverso la percezioni sensibili, vuol dire tirare in gioco una logica della sensibilit, una logica inconscia dei sensi: essi diventano cos strumento per misurare il mondo, conoscerlo. Ma ci non a senso unico: come il pensiero che amante delle leggi e delle regole, sottopone a validit logica e li sottopone a critica; cos vi un'altrettanta caratteristica speculare, eidofilia, secondo la quale ogni speculazione teorica sempre volta in direzione di un'intuizione pratica che la rappresenti. questa la sorta di continua collaborazione tra pensiero e facolt sensibili, che specularmente la scienza logico-fisica insieme con la biologia deve condurre.

    In definitiva - anche se in realt provvisoria, poich Weizscker sostiene pi volte nel suo scritto che lo stesso solo un abbozzo, uno schizzo in evoluzione e da definirsi - il filosofo arriva alla concezione della biologia e dell'approccio ad essa, come "Gestaltkreis", ovvero circolo della forma. La percezione della forma (senso interno), secondo un tempo che non lineare, dev'essere complementare e integrativa all'analisi del fenomeno oggettivo (senso esterno); una continua cooperazione tra Innenwelt e Umwelt, tra mondo interno dell'organismus e ambiente. Una pura concezione fisico-matematica puramente quantitativa, perderebbe non solo una tale cooperazione fondamentale, ma anche tutti i particolarismi e specificit di quel particolare atto

  • biologico. Weizscker, in effetti, si propone di radicalizzare il pensiero del sopra citato zoologo e biologo estone, e continua quel processo d'inserimento del soggetto antropocentrico nella biologia: l'esperienza vissuta degli organismi, applicata anche a quelli inferiori, rappresenta una rivoluzione epistemologica nel modo di pensare la biologia. La vita realt ibrida, in continuo rapporto con l'alterit, con l'ambiente esterno al di fuori di s, come gi s' accennato; lo studio della vita, la biologia, si intreccia sempre di pi con le leggi naturali, andando oltre poich non dipende esclusivamente da queste. Nell'accezione moderna, ambiente sono le circostanze che generano delle influenze sugli organismi. "Gestalkreis" di W. ha un significato simile al "Funktionskreis" teorizzato da von Uexkll; sebbene le due nozioni teoriche hanno sfumature differenti. Ciascun atto biologico un'unit imprescindibile di percezione e movimento. Percezione e movimento, per l'uomo, sono due atti scissi che vengono temporalizzati in una dialtettica lineare (prima uno poi l'altro). Al contrario, partendo dal fatto che gli organismi formano con il proprio ambiente un sistema unico, in cui in realt questi due atti non sono scissi; la scissione ha una funzione piuttosto euristica, serve a l'uomo per semplificare la comprensione e lo studio degli organismi. Von Uexkll teorizza tre livelli di interconnessione tra ambienti e organismi: "Welt, unwelt, umgebung". Welt equivale all'ambiente basilare, ovvero il mondo, cos come si presenta alla scienza, con le sue propriet oggettive; unwelt si riferisce invece all'ambiente soggettivo, ovvero l'entrata nello studio scientifico la soggettivit biologica. Ciascun ambiente, come ampiamente delucidato, la personale e contingente nicchia che - lungi dall'oggettivit del welt - ogni organismo diverso tende a costruirsi, selezionare e interpretare; a stimoli diversi, ambienti e mondi altrettanto diversi, relativamente accordati ai sensi e caratteristiche dell'organismo che li sceglie. Ma esso sceglie con autocoscienza? qui che sta la grande differenza tra l'uomo e tutto il resto dei viventi. Tutti i viventi, tutti gli organismi che interpretano e selezionano l'uno o l'altro ambiente, ritagliano i propri dintorni in modo naturale e incosciente, e scelgono l'ambito geografico in base alle proprie caratteristiche vitali ed essenziali; sembra che ad organismi pi completi ed evolutivamente avanzati corrispondano ambienti geograficamente pi estesi. La umgebung viene a coincidere la umwelt dell'uomo, che a differenza all'intera variet di specie organiche, colui che ha l'accesso all'ambiente pi vasto, il mondo intero. quindi capace di descrivere i fenomeni e gli organismi che lo attorniano, e attraverso la tecnica, di riprodurne alcuni. Un importante fenomeno che si mostra importantissimo nella biologia contemporanea il nuovo concetto di feedback, introdotto dai due biologi Francois Jacob e Jacques Monod; nel1961, i due biologi scoprirono per la prima volta un "feedback loop" osservando le cellule dell'Escherichia coli. La parola feedback indica la "retroazione" della natura, la capacit di un sistema di autoregolarsi, tenendo conto degli effetti scaturiti dalla modificazione delle caratteristiche del sistema stesso. Nei viventi, ad esempio, i sistemi a feedback negativo e positivo sono ampiamente utilizzati per regolare l'omeostasi dell'organismo. Quando un sistema infatti soggetto ad una perturbazione, esso tende ad autoregolarsi, ovvero all'omeostasi, attraverso un feedback negativo: un dispositivo, stratagemma che segnala la perturbazione e che aiuta appunto l'omeostasi. In questo caso il feedback segnala un processo conservatore,

  • ma l'organismo, non tende solo all'omeostasi, e quindi all'equilibrio: l'evoluzione, il cambiamento quindi provengono da un feedback positivo, ovvero il reale e biologico tendere alla sregolatezza, al disordine, al cambiamento. Tutto ci rimanda alla interpretazione nietzschiana del mondo, avendo qui due conferme a delle possibili evoluzioni del suo pensiero: l'assunzione da parte dello 'studio della vita' di un punto di vista, ove cos viene superata epistemologicamente la dimenticanza cui Nietzsche fa riferimento quando parla del linguaggio; e la strabiliante scoperta del feedback positivo, che conferma il concetto che l'individuo possa essere predisposto al cambiamento, alla sregolatezza, al divenire indeterminato; come un ribaltamento dell'umanesimo, in direzione di una rivalutazione di quello spirito dionisiaco di cui ci parl Nietzsche. Cos per riportare quell'unit all'interno e tra le scienze, e per risolvere quel dualismo contenzioso di cui si parla nelle prime pagine di Forma e tempo, bisogna cambiare e riformulare quindi le questioni da porsi: domande come cosa accade? rimandano ad una visione pretenziosamente oggettiva e fisica. Dopo quanto analizzato, bisogna chiedersi piuttosto cosa stato visto, cosa stato esperito? Comprendere quindi che si parte sempre da un punto di vista: il mondo non la realt, ma l'insieme artificioso e simbolico in cui gli organismi hanno (inconsapevolmente) creato i propri diversi e innumerevoli ambienti; costruzione attiva di ambienti che insieme formano il mondo, analizzabile dall'uomo, senza obliare per che il punto di vista rimane comunque umanamente indiretto. Altri pensatori partiranno da questi nuovi presupposti filosofico-scientifici, su cui fonderanno il loro pensiero, quali M. Merleau-Ponty con cui Weizscker condivide molti aspetti importanti del suo pensiero, ma anche M. Heiddeger il quale con una concezione di ambiente e di esser(ci) pi estesamente filosofica ed esistenziale, prosegue il discorso sull'individuo, e sulla vita nella sua accezione pi ampia.

  • Martin Heidegger

    Biografia La vita di Heidegger si svolse pressoch interamente in Germania; egli infatti viaggi pochissimo, quasi esclusivamente per alcune conferenze (come a Roma, Zurigo ecc.), o seminari. In sostanza, egli si dedic per l'intera durata della sua esistenza all'insegnamento accademico e all'elaborazione delle sue opere filosofiche, alcune delle quali strettamente legate ai corsi universitari. Nato nel 1889 a Mekirch, nel Baden, in una famiglia cattolica, compie i primi studi a Costanza e Friburgo presso i gesuiti, frequentando corsi di teologia. Dopo una convinta adesione al sistema di valori del cattolicesimo, a poco a poco tuttavia se ne discosta per preferire un orientamento religioso ispirato al protestantesimo luterano, finch nel 1919 dichiarer: convinzioni gnoseologiche coinvolgenti la teoria del conoscere storico hanno reso per me problematico ed inaccettabile il sistema del cattolicesimo, non per il Cristianesimo. Dopo essere intanto divenuto allievo del neokantiano Heinrich Rickert, conclude i suoi studi conseguendo nel 1913 il dottorato presso l'universit di Friburgo con una tesi su La dottrina del giudizio nello psicologismo, di impostazione kantiana; due anni dopo vi ottiene la libera docenza con una dissertazione sul pensiero di Duns Scoto. Divenuto nel 1919 assistente di Husserl, inizia con lui un periodo di intensa collaborazione e di ricerca, in particolare riguardante Aristotele, Kant e Fichte; nello stesso tempo, svolge esercitazioni accademiche sulla fenomenologia seguendo l'indirizzo tracciato da Husserl. Fra il 1923 ed il 1927, divenuto professore presso l'universit di Marburgo, svolge corsi su diversi temi filosofici, in particolare sull'ontologia medievale; in questo periodo comincia il distacco da Husserl, che si concretizzer poi nella pubblicazione, nel 1927, di Essere e tempo, la sua opera principale, dedicata al suo maestro e tuttavia segnata da un'applicazione molto originale dei suoi insegnamenti circa la fenomenologia, dalla quale di fatto si allontana. L'opera sar interpretata infatti come un approdo all'esistenzialismo, in quanto sono presenti profonde implicazioni con le tematiche esistenziali affermatesi in quegli stessi anni, anche in Francia, sulla scia di pensatori come Kierkegaard, Nietzsche, Dilthey, Bergson, Scheler e altri (si ricordi in particolare l'opera capitale di Sartre, Essere e nulla, di poco successiva). Sono altres presenti considerazioni sull'"esperienza del tempo" vissuta dalle originarie comunit cristiane e sul significato del momento escatologico della parusia. Nel 1928 sar quindi Heidegger a succedere, a Friburgo, alla cattedra che era stata di Husserl. A questi anni risalgono altre opere come Che cos' la metafisica?, Kant e il problema della metafisica, L'essenza del fondamento (1929), e la conferenza dell'essenza della verit (1930).

  • Il coinvolgimento col nazismo Il 21 aprile 1933 Heidegger nominato rettore dell'Universit di Friburgo, proprio mentre Husserl viene allontanato, a causa delle sue origini ebraiche, dall'insegnamento; allora che aderisce, seppur brevemente, al partito nazionalsocialista. In quest'occasione egli pronuncia un discorso dal titolo "l'autoaffermazione dell'universit tedesca", nel quale difende l'autonomia dell'istituzione universitaria rispetto alla cosiddetta "scienza politicizzata", ma senza alcun riferimento al Partito nazista. Nello stesso anno, tuttavia, il 3 novembre pronuncia un altro discorso, dal titolo "Appello agli studenti tedeschi", in cui si esprime in questi termini: Non teoremi e idee siano le regole del vostro vivere. Il Fhrer stesso e solo lui la realt tedesca dell'oggi e del domani e la sua legge. A ogni modo si dimette dall'incarico di rettore nel 1934, pur continuando ad insegnare; da quel momento in poi Heidegger non parteciper pi direttamente all'azione politica del nazismo. Intanto, parallelamente alla vita matrimoniale con la moglie Elfride, aveva intrapreso sin dagli anni di Marburgo una relazione sentimentale con la filosofa ebrea Hannah Arendt, al tempo sua giovane allieva, caratterizzata dal forte ascendente del pensatore su di lei; la giovane studentessa riuscir a riconoscere solo molto pi tardi il coinvolgimento di Heidegger col nazismo, e in ogni caso rester interiormente sempre devota al suo maestro, pur dissociandosi dalle sue idee politiche. Nel 1987 un libro di Victor Farias ha sollevato nuovamente la polemica, del resto mai sopita, sulla compromissione biografica e filosofica di Heidegger con l'ideologia e la vicenda storica del nazismo. Le tesi di Farias, tuttavia, sono state criticate a fondo da Franois Fdier, pensatore francese, allievo di Jean Beaufret, che ne ha denunciato la mancanza di basi documentali e l'intento esclusivamente diffamatorio. In ogni caso, ancora oggi molti ritengono che Heidegger non abbia mai pronunciato un'abiura esplicita riguardo al nazismo, sebbene egli in realt abbia fornito varie spiegazioni del suo coinvolgimento politico, come, ad esempio, in un'intervista al periodico tedesco Der Spiegel, pubblicata, per suo stesso volere, dopo la sua morte. Molte sono state le reazioni e le interpretazioni, in particolare di condanna, seguite al coinvolgimento politico del pensatore tedesco. Alcuni suoi allievi o discepoli, come Karl Lwith o Emmanuel Levinas, hanno preso le distanze sin dagli anni Trenta e Quaranta, sottolineando anche quanto l'esplicito anti-umanismo dell'opera heideggeriana abbia contribuito, in un certo senso, all'elaborazione di un'ideologia totalitaria negatrice dei diritti umani, quale quella nazista. Altri, come Hans-Georg Gadamer, hanno preso le difese del maestro, sottolineando la superficialit di molte accuse, spesso scarsamente documentate e tendenziose, che non tengono conto di come Heidegger, nei suoi corsi degli anni '30, abbia anzi cercato di mostrare il fondamento nichilistico del nazismo, soprattutto in relazione al biologismo razziale. Altri ancora, come Jrgen Habermas, hanno preso una posizione per certi versi neutrale e maggiormente filosofica; secondo Derrida il cosiddetto silenzio di Heidegger sul nazismo sarebbe scaturito dalla consapevolezza, da parte del filosofo, della propria inadeguatezza nel misurarsi criticamente con lo spirito di questa ideologia. Recentemente, l'intervista di Heidegger allo Spiegel stata analizzata dal punto di vista filosofico e psicoanalitico, sulla base dei

  • principi della decostruzione: in particolare, l'intervista caratterizzata da una serie di lapsus che tradirebbero la "cattiva coscienza" del filosofo di fronte alla "questione ebraica". La posizione di Heidegger nei confronti del nazismo rimane un argomento controverso, la cui discussione tra gli studiosi ancora aperta.

    La "svolta" e gli ultimi anni. Dimessosi dal rettorato, ed evitando ogni coinvolgimento politico diretto, Heidegger aveva continuato a tenere i suoi corsi accademici, ma senza pubblicare pi alcuna opera fino al 1942. Fra i corsi di questo periodo troviamo soprattutto quelli su Nietzsche, poi editi nel 1961, mentre del 1935 la conferenza su L'origine dell'opera d'arte, e dell'anno seguente quella tenuta a Roma dedicata a Hlderlin e l'essenza della poesia. Alla caduta del regime nazista, per un'interdizione accademica predisposta dalle potenze occupanti nel periodo post-bellico, per alcuni anni fu allontanato dall'insegnamento, al quale verr riammesso nel 1949 su sollecitazione di Jaspers, il quale era al corrente della compromissione di Heidegger col nazismo, ma ritenne ugualmente di prendere le sue difese. Cessata l'interdizione, nel 1947 Heidegger pubblica La dottrina platonica della verit, con una lettera sull'umanismo, in cui prende le distanze dall'esistenzialismo umanistico in primo luogo di Sartre, allora molto diffuso in Francia, rilevando come, a differenza di quest'ultimo, la propria filosofia sia volta principalmente alla riflessione sull'essere, lontana dalla metafisica. Del resto proprio in questo periodo che egli comincia a tracciare, attraverso una serie di saggi e conferenze come Sentieri interrotti, La questione della tecnica, L'abbandono, poi riuniti in varie raccolte, i temi di una svolta intellettuale (Kehre) che sposter la sua ricerca dai temi pi prettamente esistenzialistici a quelli riguardanti la verit dell'essere; per adeguarsi a questa svolta, anche il linguaggio delle sue opere diverr sempre pi vicino a quello della poesia e dunque pi oscuro e ambiguo. D'altra parte proprio il tema del linguaggio e della poesia sar messa in risalto in quest'ultima fase, come testimonia lo scritto In cammino verso il linguaggio del 1959, nonch gli incontri con poeti come Ren Char e Paul Celan. Nel 1969 Heidegger, a 80 anni, accetta un'intervista televisiva, svolta da Richard Wisser per la Zdf; in questa come in altre conferenze ed interviste giornalistiche degli ultimi anni, centrale la questione della tecnica, assurta ad evento dell'essere che scuote l'uomo nel profondo, minacciandolo nel suo stesso fondamento. A ottantasette anni morir a Friburgo, nel 1976.

  • Cronologia delle opere Dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto (1915) Fenomenologia della vita religiosa (191920) Il concetto di tempo (1924) Prolegomeni alla storia del concetto di tempo (1925) Essere e tempo (1927) Che cos' metafisica (1929) Kant e il problema della metafisica (1929) L'essenza del fondamento (1929) Concetti fondamentali della metafisica. Mondo-Finitezza-Solitudine (1929) L'origine dell'opera d'arte (193536) Hlderlin e l'essenza della poesia (1936) Contributi alla filosofia. Sull'evento (193638) La storia dell'Essere (193840) La dottrina platonica della verit (1942) L'essenza della verit. Sul mito della caverna e sul "Teeteto" (1943) L'essenza del nichilismo (194648) Lettera sull'umanismo (1947) Sentieri interrotti (1950) Il linguaggio (1950) Introduzione alla metafisica (1953) La questione della tecnica (1953) Saggi e discorsi (1954) Che cosa significa pensare? (1954) Il principio di ragione (1957) Identit e differenza (1957) L'abbandono (1959) In cammino verso il linguaggio (1959) Nietzsche (1961) Tempo e essere (1962) La tesi di Kant sull'essere (1963) Segnavia (1967) Ormai solo un dio ci pu salvare (1969) Il trattato di Schelling sull'essenza della libert umana (1971) Quattro seminari (1977)

  • Introduzione all'esistenzialismo heideggeriano, e il distacco da Husserl e Sartre.

    Sin dagli albori del novecento, persisteva forte la consapevolezza che la filosofia tradizionale era entrata in crisi, in una sorta d'impasse in cui essa si era arenata; nasceva altrettanto forte il bisogno di riformarla, di ripensare a fondo l'accadere della filosofia occidentale nel suo insieme. Le scienze, all'epoca, erano entrate in crisi anch'esse: si pensi agli enormi cambiamenti del secolo precedente, alle nuove teorie evoluzionistiche, alla nuova rivoluzione industriale delle fabbriche - che da allora, non ha mai arrestato il suo enorme progresso tecnico-tecnologico; nel XIX secolo, travolgenti scoperte in campo fisico e scientifico, e personaggi - come ad esempio Einstein - che hanno scosso violentemente il mondo scientifico, mettendo in discussione leggi naturali credute assiomi. Heidegger si propone di assumere questo compito, se cos si pu dire; egli intende ripensare la filosofia dalle sue basi, una ricerca epistemologica per tirare fuori la filosofia dal circolo vizioso in cui era rimasta intrappolata. Il filosofo dell'accademia Friburgo non intendeva muovere questa o quell'altra pedina sulla scacchiera della tradizione filosofica; Heidegger di fatto ribalt la scacchiera, sostenendo che le regole del gioco andavano riformulate, ripensate, poich falsate da quel fardello della metafisica e della trascendentalit che la filosofia classica si porta dietro da troppo tempo. Egli vuole fondare una nuova fenomenologia, partendo per dall'Essere - nel essenza e nell'ente - dal suo esserc-ci nel mondo, e gettato nella radura dell'essere; da qui progettare la propria vita e-sistendo nell'essere, proiettati verso un destino destinante. Pressato da alti burocrati per la pubblicazione di una qualche sua opera, Heidegger ricerc e mise insieme degli appunti, che rifin in fretta sotto il nome di Essere e tempo - parte del progetto di un'opera pi grande, per mai completata - che fu pubblicato nel 1927. Esso rappresenta una rottura epocale n