Akappa Magazine 01

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www.akappa.it N° 1 DIC 2009 FEB 2010 INTERVISTA A JACQUES ATTALI ALL’IMMAGINAZIONE NUOVI SPAZI LISBONA: UNA PASSEGGIATA NELLA BAIXA UNA DACIA A CASSINA RIZZARDI GALLERY: AUTOMI/ESTER NEGRETTI

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Magazine di attualità, ecosostenibilità, arte, design

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www.akappa.it

N° 1 DIC 2009 FEB 2010

INTERVISTA A JACQUES ATTALI

ALL’IMMAGINAZIONENUOVI SPAZI

LISBONA: UNA PASSEGGIATA NELLA BAIXAUNA DACIA A CASSINA RIZZARDI

GALLERY: AUTOMI/ESTER NEGRETTI

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Chiudi Gli Occhi... Conquista La Possibilità

Di Tornare Al Gusto Autentico.

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N 1 del 19 Dicembre 2009

Direttore Responsabile: Luca Di Pierro

Progetto creativo e realizzazione: Roberto UboldiZero Atelier di progetto e comunicazione

Responsabile pubbliche relazioni ed eventiDalila Lattanzi

Caporedattore:Andrea Sabbadin

Hanno collaborato:Carlo Arrigoni, Sara Bargna, Mattia Di Pierro, Carlo Frontini, Andrea Mazzarella, Alice Muzzoli, Laura Tartaglione, Alessandra Tettamanti.Si ringraziano:Mauro Vanoli, Studio di architettura De Amicis, Studio di architettura Guffanti, Gioacchino Garofoli, architetto Alberto Livio, Ufficio del turismo di Lisbona, Museo d’arte e polo culturale di Lugano, Ester Negretti.Fotografie:Dan Anders, Roberto Bulgheroni, Gustavo Figue-reido, Max&Douglas, Mauro Sioli, Mauro Vanoli, Getty Images.In copertina:illustrazione di Roberto UboldiPer la pubblicitàZerocomunicazionevia Repubblica, 3 22077 Olgiate Comasco+39 031- 990078 - [email protected] Editoriavia Repubblica, 3 22077 Olgiate Comasco+39 031- 990078 StampaTecnografica SRLDistribuzioneZerovie Posta Pubblicitariawww.zerovie.comAutorizzazione Tribunale di Como del 27/10/2009

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Alcuni giornalisti e collaboratori scrivono e operano in forma gratuita sulla rivista.Tutti i diritti riservati. I punti di vista espressi non sono ne-cessariamente quelli dell’editore. L’editore non si assume re-sponsabilità per errori ed omissioni relativi alla pubblicità o agli editoriali. Nessuna parte della pubblicazione può essere riprodotta salvo consenso esplicito da parte dell’editore.

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CONTENUTI

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44 GALLERYAutomi / Ester Negretti

34 LISBONAUna passeggiata nella Baixa

3 EDITORIALE

56 STORIA, INNOVAZIONE E QUALITÀIntervista a Claudio Taiana

88 SOFT ROCKModa

96 LIBRI

100 LOCALI

98 CINEMA

104 AGENDA

112 OGNUNO HAI SUOI 15 MINUTI

94 LA MODA DIVENTA ECO

66 SPECCHIO SPECCHIOChirurgia estetica

78 BIO EDILIZIAIntervista all’architetto Livio

82 MAMAHuman friendly design hotel

72 UNA DACIA A CASSINA RIZZARDI

69 TUTTO SUGLI ECOINCENTIVI

51 PUNTATA STORICA A CAMPIONE8 ECOVETRINA

60 PASSIONE RUGBY

11 UN CATAMARANO SUL MEKONGReportage di Mauro Vanoli20 EXPO 2015Luci ed ombre sulla nuova skyline milanese24 EXPO A COMO

64 RIVOLUZIONE ELETTRICA

27 J. ATTALI RISPONDE

32 LA FRONTIERA COME OSMOSI

ANNO 1 N 1

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Dall’unione dei commercianti del territorio di Olgiate Comasco e dintorni nasce OLGIATESE SHOPPING: Molte attività unite da un grande progetto di valorizzazione del territorio.

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L’ED

ITOR

IALE

Questa prima edizione vorremmo dedicarla a chi vede anche ad occhi chiusi, alla lotta e un po’ anche alla conqui-sta di ogni giorno. Per ognuno in modo dif-ferente questo primo numero vuole essere un inizio che porti a tante nuove vie, da scoprire conquistare e condividere.Nella nostra volontà l’esigenza di cogliere la realtà in movimento, fermando un istante, catturandone i dettagli, per l’eternità. Questo il nostro punto di partenza che ha caratterizza-to un progetto editoriale che potrei riassume-re in due parole: “ADLIGE KLEIN”, grande e piccolo, in questo binomio abbiamo voluto racchiudere il nostro intero progetto. Un rac-conto editoriale che attraverso grandi e picco-le tematiche, locali ed internazionali funzioni da stimolo ai molti che vogliono o sentono l’esigenza di comunicare un’urgenza.Un’urgenza che oggi più che mai ci è sembrata quella di dare risposte, di costruire, di progettare, di pensare ma soprattutto di immaginare.Un punto di partenza, di riflessione che apra lo sguardo verso nuove prospettive cercando giorno dopo giorno di costruire un percorso comune ed unico in nuovi spazi all’immaginazione.

Il DirettoreLuca Di Pierro

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ecovetrina[1] BASTA CARTONI E POLISTIROLO ATTORNO AL VOSTRO FRIGORIFERO.Si può riutilizzare fino a venti volte il nuovo packaging per elettrodomestici bianchi messo a punto dalla società di Gallarate Free Pack Net. Drastica riduzione dei costi, ma anche diminuzione di oltre un milione di barili di petrolio all’anno in materie prime ed energia, riduzione di 5,87 tonnellate all’anno di anidride carbonica emessa in atmo-sfera, eliminazione di 160 mila tonnellate di rifiuti da imballaggi monouso.L’imballo Free Pack Net in polipropilene torna disponibile per nuove consegne in modo semplice ed economico, grazie soprattutto ad un’architettura che lo rende smontabile riducendo il suo ingombro a quello di una pratica valigetta. www.freepacknet.com

[2] DORMIRE IN ARMONIA CON LA NATURAPannelli solari termici, moduli fotovoltaici, condotti interrati che pre-riscaldano l’aria d’inverno e la raffrescano d’estate, recupero dell’acqua piovana, recupero delle acque di scarico, ventilazione naturale per ridurre i carichi di condizionamento, tecniche costruttive prevalentemente “a secco”, sono solo al-cune specifiche dell’hotel-motel mo.om di Olgiate Olona, vera icona dell’eco-friendly e della filosofia del green-travelling. Progettato dall’architetto Mario Grosso, specialista in progettazione bioclimatica e tecnologie ambientali. www.moomhotel.com

ecovetrina

[2]

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IL SOLE ILLUMINA IKEA Piccola colorata, ma soprattutto ad energia solare. Questa volta il colosso svedese Ikea ha fatto un bel passo avanti verso il risparmio energetico e il rispetto dell’ambiente.La sua nuova lampada Sunnan, la quale ha un piccolo pannello solare alla base, che gli permette di “catturare” energia solare di giorno, per poi emettere luce fino a 4 ore. Funziona a LED e permette di risparmiare il 70% di energia quadruplicando nel tempo la durata delle normali lampadine ad incandescenza. Inoltre a partire da giugno 2009, UNICEF riceve una lampada a energia solare Sunnan, per ogni Sunnan venduta nei negozi IKEA di tutto il mondo. www.ikea.it

[3] LA COMUNITÀ CHE HA DETTO BASTA ALLE BOTTIGLIE.La comunità di Bundanoon, 2500 anime nel mezzo dello Stato del Nuovo Galles del Sud(Australia), ha deciso di bandire le bottiglie di plastica e di bere acqua esclusivamente dal rubinetto. La storica decisione, la prima al mondo che coinvolge democraticamente un intera cittadina, è stata presa all’unanimità dal consiglio comunale che ha deciso che l’unica acqua che si potrà bere nel loro distret-to è quella della fontana. In nessun bar, supermercato o alimentari della piccola cittadina si troverà una sola bottiglia di plastica ma solo bottiglie di vetro etichettate “Bundy” che contengono acqua di rubinetto, filtrata e confezionata. Una scelta etica per il rispetto del pianeta.

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[1]

OGGETTI, PERSONE E LUOGHI DAL MONDO DELL’ECOSOSTENIBILITÀ

a cura di Andrea Sabbadin

9

[3]

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DDIECI

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CATAMARANOUN

MEKONGSUL

THAILANDIAREPORTAGE

Il diario di bordo del viaggio tra catamarano e bicicletta di Mauro Vanoli

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Una rivista estiva, colorata, sfogliata casualmente nella sala d’attesa del medico, una foto fuori posto ed un sogno riempie immediatamente la fantasia, così dal nulla.

Quante volte accade una cosa così, quante volte ci siamo tro-vati in questa situazione? Una fugace folgorazione che occupa i nostri pensieri per qualche ora, forse qualche giorno, per poi cadere nel nulla. Ma esistono uomini che senza troppi se e ma trasformano i sogni in realtà.Quando Mauro Vanoli ha visto la foto di Yakka, simpatica canoa pieghevole, non ci ha messo troppo a scriversi in testa la sceneggiatura di una nuova avventura.Un viaggio, lungo il Mekong, il fiume Giallo che separa quei paradisi dai tramonti indimenticabili, troppo spesso dilaniati da lotte e faide, che rispondono al nome di Tahilandia, Laos e Cambogia. Arrivare e pagaiare sarebbe stato troppo facile per il nostro esploratore, così all’acqua si unisce la terra, alla fatica delle braccia quella delle gambe, alla canoa la bicicletta. Bastano due notti insonni nel garage di casa per preparare il mezzo, trasformare la canoa in trailer, mentre con un rapido click del mouse si prenota il volo. Canoa e bici impacchettate, un eccedenza bagagli da far im-pallidire la ragazza al check-in, ma poco importa l’aereo atter-ra a Bankok, capitale thailandese.

Si parte! Un puntino rosso in movimento sullo schermo del GPS, sguardi curiosi rivolti a quello strano mezzo guscio die-tro la bici: un motorino si affianca e con cortesia chiede cosa diavolo sia quell’aggeggio. “Rua” prova ad esclamare l’avven-turiero, ma a giudicare dallo sguardo compassionevole del ci-clomotorista curioso il suo tailandese non è dei migliori. Cinque giorni di pedalate, quattro notti campeggiate a ridos-so della strada, pochi incontri degni di nota, poi finalmente l’incontro con il “demone”: il Mekong. Una visione impres-sionante che scatena un’unica, solitaria, esclamazione “E’ enorme!”. Si invertono i ruoli, la bici lascia il posto alla canoa, se prima erano le ruote a trainare il guscio, ora sarà il guscio a guidare le ruote. Prima di partire un assaggio della gastrono-mia locale: straniante, ma squisito.Non sarà come lanciarsi col bungee, ma lasciarsi scorrere su un’autostrada d’acqua larga più di 800 metri, marrone scuro, nel silenzio rotto solo dal latrar di cani o dal muggito stanco di qualche mucca proveniente dalla sponda Laotiana, rimane un’emozione forte, da pelle d’oca. Quasi 100 km che scorro-no veloci tra bagni volontari ed involontari.

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Dopo 13 ore di volo si arriva a Bangkok

15kg di zaino e tutto l’equipaggiamento pronto alla partenza

Arrivo a Pitsanulok: la città dei motorini

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L’incontro con il Mekong ed il battesimo del fiume.

LE FOTOPagina precedente: il viaggio sul Mekong; foto di Buddha di Roberto Bulgheroni.Nelle foto in questa pagina la preparazione di Mauro per la sua avventura. Pagine seguenti: foto di Roberto Bulgheroni.

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Km di fiume.La pagaia fa male alle mani, riposo in una guest house

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Si torna con i piedi per terra

Ancora a pedalare L’incontro con il Mekong ed il battesimo del fiume.

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REPORTAGE

FINISCE

L’AVVENTURA

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Atterraggio morbido in Italia, con il magone di aver lasciatoil Fiume Giallo.

Scopri altre foto su www.akappa.it

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viale

Europa

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tervista a La Repubblica.Architettura è creare gli spazi della vita, ma non solo, an-che i suoi modi. Il progettare dovrebbe dare la direzione di uno sviluppo che sia consapevole e che si intersechi in quell’ottica ormai improrogabile dell’eco-sostenibilità . È proprio la sfida di una rivoluzione “verde”, sposata anche oltreoceano dal neo presidente Barack Obama come strada

maestra per guidare il suo paese fuori dalla crisi, che deve vedere primariamente coin-volta l’architettura. Energia pulita e rinnovabile, strutture eco-sostenibili, nuove modalità di consumo, sono le parole d’ordine del nostro tempo, ed

è su questo sfondo che si inserisce la discussione sul proget-to dell’Expo 2015.L’occasione è di quelle ghiotte, ma sotto il fascino ottocen-tesco dell’esposizione universale si nascondono (non troppo velatamente) interessi miliardari.E’ l’opportunità per creare nuove infrastrutture, non solo a Milano e nell’hinterland, ma nell’intera regione; nuovi collegamenti verso Como, Varese, Svizzera, ed è anche il pretesto per dare un volto nuovo al capoluo-

In un paese moderno l’importanza strutturale del settore edile è sotto gli occhi di tutti. Le gru, ormai parte integrante del paesaggio quotidia-

no che si stende fuori dalle nostre finestre, sono diventate in qualche modo il simbolo di una crescita costante, qua-si una rassicurazione tangibile di un processo non ancora terminato. Ancor più in un periodo di crisi come quello che ora stiamo affrontando e che, forse, non ha mostrato ancora il suo lato peggiore, tale settore potrebbe rappresentare sia una sfida sia una parte della soluzione. Mentre negli altri paesi europei assistiamo a seri progetti per l’edilizia (in Francia si costruiscono tra le 70.000 e 180.000 unità abitative l’anno), in Italia, non ci si è avvicinati agli standard europei: il confronto è im-barazzante. Basti pensare che nell’ultimo lustro sono state costruite solo 45000 case all’anno, risultato: oggi mancano più di due milioni d’alloggi di edilizia popolare. “Fare case vuol dire dare lavoro,e occasioni di alloggio a un paese che ne ha bisogno,compresi cinque milioni di emigrati in Italia di cui molta parte a Milano” questa l’idea del noto architetto Massimiliano Fuksas espressa in una recente in-

[ La sfida italianaper l’edilizia

MILANESEEXPO2015

LUCI ED OMBRE SULLA NUOVA SKYLINE

IN ITALIA SOLO 45000 ABITAZIONI ALL’ANNO NEGLI ULTIMI 5 ANNI

FOCUS

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go meneghino, innalzandolo finalmente al livello delle grandi capitali europee.Ma dietro la grande carovana targata expo trovano posto molte ombre. Anzitutto quella degli interessi dei tristemen-te famigerati palazzinari della penisola, pronti a gettare mi-lioni di metri cubi di cemento, non sempre necessario, per sfruttare fino in fondo gli interessi in una speculazione che potrebbe essere senza precedenti. Il pericolo di un così vasto progetto è non saperlo adegua-tamente gestire, aprendo la strada ad una incontrollata e dannosa cementificazione. Venticinque sono i progetti in cantiere: alcuni già partiti, altri fermi al palo; mentre all’appello mancano più di tre miliardi di euro. Santa Giulia, Porta Nuova, Garibaldi, il Portello, Porta Vittoria, sono solo alcuni degli interventi che cambieranno la skyline milanese. Diverse sono le critiche, tra cui quelle attorno al discusso progetto Citylife. Da una parte le certificazioni per l’impatto ambientale (certificazione LEED) del progetto Porta Nuova, l’attenzione propagandata per l’ecologia e i nuovi spazi verdi, tracciano un’immagine auspicabile per una nuova Milano, dall’altra rimangono ancora molti dubbi: dietro

[ ]I cantieri aperti a Milano

Santa Giulia

Garibaldi

Porta Nuova

Portello

Porta Vittoria

questa luccicante facciata si potrebbero nascondere i veri problemi che poco sembrano avere a che fare con l’ecologia ed un profondo rinnovamento della città.Al sindaco Moratti e ai vari vertici della politica resta ora la possibilità di dissolvere questi dubbi.•

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LA MEDUSA ECOLOGICA AL CENTRO DEL SEMPIONE

DAL RECORD DELL’ORA DI GIUSEPPE OLMO ALLA RINASCITA FIRMATA FLY EMIRATESFly Emirates, è questo il nome che potrebbe “salvare” il ve-lodromo Vigorelli. La “Scala” del ciclismo Milanese, nata nel 1935, ha attirato il gruppo della compagnia aerea de-gli Emirati Arabi. Il progetto sarebbe quello di trasformare il velodromo in una sorta di “Emirates palace”, un’arena all’avanguardia per ospitare partite di basket, scherma, pal-lavolo, concerti ed altre manifestazioni. Il tutto sorgerebbe all’interno della grande opera di trasformazione del capo-luogo lombardo denominata Citylife e strettamente lega-ta all’Expo 2015. Un’operazione non casuale visto che la compagnia controllata dallo sceicco Ahmed bin Saeed Al Maktoum ha da poco raddoppiato i propri voli su Malpen-sa e dal 2010 potrebbe apparire sulle maglie del A.C. Milan con una sponsorizzazione da 20milioni di euro. Il Vigorelli è sorto nel 1935, ed è entrato nella storia grazie alla me-morabile esibizione dei Beatles il 23 giugno 1965. Chiuso nel 1975, danneggiato gravemente dalla nevicata del 1985 ed in seguito ristrutturato nel 1991, dal 2008 è diventato sede di preghiera della comunità mussulmana milanese. Fly Emirates potrebbe ridare a Milano una struttura sportiva degna della grande metropoli.

Potrebbe essere uno dei nuovi simboli della città di Milano, quel tanto agognato desiderio di mare cittadino poco soddi-sfatto con i 2km dell’Idroscalo. La Torre Medusa diverrebbe il nuovo acquario Milanese, una sorta di estensione innova-tiva ed eco-compatibile dello storico edificio nato nel 1906 al centro del Parco Sempione, il tutto nel segno della Expo 2015. Una “medusa” trasparente, ecologica e poco invasiva, alta meno di 30 metri, unita al vecchio acquario tramite un tunnel sotterraneo. Un’opera già disegnata e proget-tata dagli studi d’architettura De Amicis Guffanti, con il beneplacito del direttore dell’acquario Mauro Mariani. La struttura prevederebbe un primo piano di 10 metri “vuoto”, con i soli tentacoli della medusa, mentre i tre piani supe-riori ospiterebbero le vasche con i pesci del Mediterraneo. L’ultimo livello invece verrebbe occupato da un ristorante e da un bookshop. Nei sotterranei laboratori di ricerca, per proseguire al meglio l’ottimo lavoro svolto dalla struttura attuale. L’impianto avrebbe tutte le migliori innovazioni eco-compatibili, in modo da abbattere drasticamente i con-sti di alimentazione e raggiungere l’obiettivo di “impatto zero, emissioni zero”.www.acquariocivicomilano.eu

projects

un progetto De Amicis e Guffanti

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FRED BARVia Giuseppe Garibaldi, 14 22100 Como

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EXPO2015COMO

LE AMBIZIONI DI

“Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, questo il claim per l’evento più atteso di questo inizio di Millennio, l’Expo 2015 di Milano.Un appuntamento che attira verso di se le attenzioni di ogni singola amministrazione che ruota intorno all’area metropolitana di Milano.Così si vorrebbero fare entrare all’interno dei progetti per la grande esposizione interna-zionale Villa Reale di Monza, Villa Greppi di Ponticello Brianza, le bellezze paesaggisti-che del Lago di Como e delle Grigne, insomma tutto il territorio de Le Brianze, zone a cavallo tra le province di Como, Lecco e Monza.I progetti sono davvero molti: un sistema ferroviario integrato pedemontano tra Monza, Lecco e Como, il potenziamento della navigazione sul Lago di Como e sui laghi minori, il rafforzamento dei poli fieristici come, l’aumento delle ciclovie, in rete è anche circolata l’idea di “una grande sfera sul lago” progettata dal grande architetto Daniel Libeskind.

Si proprio così, un’enorme goccia d’acqua, sfuggita dal lago, che evapora e sta lì appoggiata nel mezzo, con il cristallo che brilla e manda e rimanda in giro tutti i colori del lago, dell’acqua, del cielo e delle montagne. Uno spettacolo, ma

come sempre c’è il rovescio della medaglia: al suo interno spazi commerciali, negozi, ristoranti e luoghi di ricreazione.Il vero problema è che nulla è definito nei progetti prin-cipali della zona Expo Milanese, e di conseguenza per quello che riguarda il corollario regionale tutto è ancora più nebuloso.Certo è che, con un titolo come quello di “Nutrire il pianeta”, la zona della Brianza non può essere certo esclusa, soprattutto in virtù della presenza di una vetrina di eccellenza per la Brianza agroalimentare rappresentata dalla scuola alberghiera di Casargo e dalla scuola di formazione floro-ortofrutticoltura di Minoprio.Proprio per questo il progetto più accreditato sembrerebbe essere quello di un sistema ferroviario integrato pedemontano basato sulla riqualificazione delle linee Monza-Lecco,

UN’ENORME GOCCIA D’ACQUASFUGGITA DAL LAGO

Nelle elaborazioni fotografiche di que-ste pagine due sogni realizzabili per Como: una struttura in vetro sul lago e il rafforzamento del sistema ferroviario

di Andrea Sabbadin

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Lecco-Como, Seregno-Carnate, collegamenti tra Ferrovie dello Stato e Ferrovie Nord.Parlando proprio della città di Como in particolare, già funestata dai problemi con il fami-gerato Muro, qualche tempo addietro il Sindaco Bruni aveva fissato due «punti cardinali: il campus universitario e la metropolitana leggera. «Quantomeno il raddoppio dei binari da Grandate a Como», ha detto il sindaco di Como, ricordando come l’Expo «genererà un’accelerazione anche per quanto riguarderà le infrastrutture già progettate» e per infrastrutture bisogna leggere proprio Pedemonta-na. Insomma sembra che se da una parte l’Expò 2015 vorrebbe far fare alla Brianza la cura del ferro e dell’acqua, rimarrà importante anche il ruolo, molto più inquinante, della gomma. Significativo comunque l’impegno promosso da quasi tutti gli organi interessati (regione, provincia, comuni e Confindustria) per migliorare e potenziare il trasporto ferroviario recuperarando la funzione del lago, riportandolo alla piena balneabilità e curando il suo ecosistema. Un sogno che se realizzato riqualificherebbe la zona delle Brianze rispetto all’accoglienza turistica, interpretando alla per-fezione anche il vero senso dell’Expo. Con l’Ex-po si attendono invasioni di turisti, che dopo aver esplorato i padiglioni della fiera si vorran-no sicuramente spostare sulle rive del lago, per conoscerne le bellezze, le ville, i monti e…Ge-orge Clooney.Proprio per questo sarà importante preparare un piano turistico davvero forte capace di saper sfruttare al meglio un turismo di pregio in cerca di emozioni a un’ora dalla metropoli. Bellagio, Menaggio, Villa Balbianello, Villa Monaste-ro, le Grigne, i Resinelli dovrebbero diventa-re le capitali di questo turismo. “Como deve ritagliarsi un proprio ruolo. Per non rischiare una collocazione marginale, quasi un’appendi-ce di un’area più vasta, deve mettere in campo le proprie specificità e volare alto. Due sono i temi emblematici sui quali il nostro territorio può giocare la propria sfida: l’acqua e la luce. Il cuore pulsante del nostro territorio è l’acqua. Rappresenta il punto di partenza sul quale con-centrare idee e progetti. Il programma per la depurazione e la restituzione di acque balneabi-li procede. Oltre a questo, è necessario cercare un’emozione, un’utopia realizzabile. Sul tema della luce, la città di Volta può ritagliarsi una visibilità internazionale. E’ spontaneo il confronto con l’Esposizione Voltiana del 1927, che rappresentò l’occasione per edificare il Tempio Voltiano, donato alla città dall’industriale comasco Francesco Somaini, pro-gettato dall’architetto Federico Frigerio. Fu inaugurato lo stadio Sinigaglia e fu anche l’occasione per erigere il Faro Voltiano, visibile a 50 chilometri di distanza, per restaurare il Broletto e Villa Olmo, acquistata dal Comune per ospitare l’esposizione.” Così parla il presidente della Camera di Commercio di Como Paolo DeSantis. Prioritario, quindi, sfruttare l’Expo per rinascere, così come del resto è stato per città come Barcellona, Mon-treal e Torino, sfruttando in maniera corretta e rispettosa dell’ambiente proprio il nostro fluido compagno di vita, il Lago di Como.•

SARÀ IMPORTANTE PREPARAREUN VERO PIANO TURISTICO

CON L’EXPO SI ATTENDONO INVASIONI DI TURISTI, CHE DOPO AVER ESPLORATO I PADIGLIONI DELLA FIERA VORRANNO CONOSCERE LE BELLEZZE DEL LAGO, LE VILLE, I MONTI E…

GEORGE CLOONEY.

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Marina Abramovic e Ulay Vito Acconci

Vincenzo Agnetti Laurie Anderson Stephan Balkenhol Christian Boltanski

Vincenzo Cabiati Chuck Close

Tony Cragg Gino De Dominicis Daniela De Lorenzo Till Freiwald

Francesco Gennari Franz Gertsch Richard Hamilton John Hilliard

Roni Horn Craigie Horsfield Joan Jonas Alex Katz

Giovanni Kronenberg Urs Lüthi Mario Merz Marisa Merz

Jonathan Monk Liliana Moro Bruce Nauman

João Onofre Roman Opalka Tony Oursler Giulio Paolini

Giuseppe Penone Michelangelo Pistoletto Markus Raetz Arnulf Rainer

Gerhard Richter Pietro Roccasalva

Mimmo Rotella Thomas Ruff Remo Salvadori Markus Schinwald

Thomas Schütte Beat Streuli

Ian Tweedy Jan Vercruysse Bill Viola Andy Warhol

Museo Cantonale d’Arte, Via Canova 10 Lugano

Ma 14 –18, Me–Do 10 –18, Lu chiuso

Guardami. Il volto e lo sguardo nell’arte 1969–2009

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LuganoMuseo d’Arte, Riva Caccia 5Villa Ciani, Parco Civico

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ATTALIRISPONDE

JACQUES

LA CRISI - L’ECONOMIA - L’ECOLOGIA L’AMERICA - I PAESI EMERGENTI IL FUTURO...intervista di Roberto Uboldi e Luca Di Pierro

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n un edificio piuttosto anonimo di una zona sonnolenta di Parigi, rue de Blanqui, abbiamo incontrato un uomo che non ha nulla di anonimo o sonnolen-

to: Jacques Attali. Economista tra i più autorevoli al mondo, e soprattut-to personaggio multiedrico e intraprendente, il fondatore di PlaNet Finan-ce ci aiuta a capire davvero la crisi che da un anno e mezzo sta investendo tutto il mondo. Gli abbiamo fatto qualche domanda nell’atmosfera attiva e vivace dell’open space della sua organizzazione.

IMonsieur Attali, la storia è spesso vista come un susse-guirsi di eventi che si ripetono ciclicamente: in quest’ot-tica, è possibile che la crisi finanziaria che ci sta inve-stendo sia un evento che avremmo potuto prevedere, o diversamente è un fatto eccezionale?Come ho scritto nel mio libro “Breve storia del futuro” la trama del passato non è ciclica, gli avvenimenti non si ri-petono mai, bensì c’è un evoluzione verso il libero mercato e la democrazia. Tuttavia la crisi era un evento prevedibile, come evidenziato in alcune fasi del libro: l’unico mio errore è stata la collocazione temporale di questi eventi, poiché ritenevo che si potessero verificare solo nel 2020, fra molti anni, ed invece ci hanno investito molto velocemente.

Alcune multinazionali stanno comprando vastissimi ap-pezzamenti di terreno in zone del mondo segnate dalla povertà: lei ritiene che dietro a queste operazioni ci sia solo una questione di business, o invece una più ampia strategia?Penso che questo accada non per precise colpe delle mul-tinazionali, ma come conseguenza della mancanza di cibo, e quindi di una forte richiesta delle risorse primarie in molti paesi poveri del mondo, come ad esempio molti pa-esi asiatici.Il problema non è quindi legato alle compagnie, ma al terri-torio, e a causa del forte incremento demografico cui stiamo

assistendo ci sarà una sempre più grande richiesta di cibo, e di conseguenza altre situazioni di questo tipo.

Nel mondo ci sono oggi molte nazioni emergenti, tra cui il Brasile, la Cina, l’India e la Corea del Sud, che stanno crescendo in maniera esponenziale nella propria econo-mia: lei ritiene che paesi come la Francia o l’Italia possa-no resistere di fronte alla potenza di questi stati, e man-tenere la propria posizione in ambito internazionale?L’incremento del prodotto interno lordo della Cina è simile a quello della Francia, e quindi piuttosto basso, ed il tenore di vita della maggior parte della popolazione è molto infe-riore a quello che si può riscontrare in nazioni quali l’Italia. Paesi come la Cina hanno un enorme gap da colmare per quanto riguarda il benessere rispetto alle grandi potenze Occidentali. Siamo molto lontani da una situazione in cui poter essere intimoriti dalla Cina o da altre nazioni di que-sto tipo.

L’ecologia e l’ambiente sono temi molto “in voga” in que-sto periodo: lei ritiene che siano solo delle mode passeg-gere, soggette a sbiadire col passare del tempo, o invece siano temi che si svilupperanno ampiamente nei prossi-mi anni, divenendo fondamentali?L’ecologia è un tema importante, che diventerà ancor più fondamentale in considerazione dei nove miliardi di perso-

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ne che di qui a pochi anni abiteranno il nostro pianeta, e della pressione che questi effettueranno sulle risorse sempre più scarseggianti. Per questo motivo è necessario che venga-no sviluppate nuove politiche e strategie in tema energetico e idrico, e molto probabilmente di qui a pochi anni ci sarà un’enorme trasformazione in questi campi. Bisogna anche considerare che non è la prima volta che il mondo si trova di fronte al problema ambientale, che anzi ha caratterizzato molte fasi della nostra storia.

Nel suo saggio “Breve storia del futuro” lei traccia al-cuni scenari non propriamente luminosi per il futuro dell’umanità. Come ritiene sia possibile per l’uomo co-mune riuscire a raggiungere quello che lei definisce come “iperdemocrazia”, ovvero uno sviluppo generale della libertà, dello sviluppo, del progresso?La parola chiave è altruismo: tutti possono aiutarsi: si può essere altruisti con i propri familiari, i propri amici, con i conoscenti. Ci sono infiniti meccanismi che regolano l’al-truismo, poiché ad esso è legata una forte ideologia, che può essere condivisa.

Parliamo di America e della forte crisi finanziaria che sta investendo gli Stati Uniti; lei ritiene che questa sia dovuta a una ristretta cerchia di broker senza scrupoli, o che questi siano solo la parte visibile di una più ampia>

UNUOMOMILLEIDEE

“Jacques Attali nasce nel 1943 ad Algeri (Algeria). Dal 1981 al 1991 assume il ruolo che gli darà enorme vi-sibilità: è consigliere del presidente francese François Mitterrand, che istruisce sugli argomenti economici. Intellettuale, economista, filosofo e storico, Attali ha dimostrato la sua intraprendenza anche quando nel 1991 fonda la “Bers”, Banca europea per la ricostru-zione e lo sviluppo dell’Europa dell’Est, istituto finan-ziario a favore dei paesi dell’Europa centrale e dell’ex Unione Sovietica, che sono aiutati a migrare verso il libero mercato. Nel 1998 fonda poi “PlaNet Finance”, organizzazione non-profit con sede a Parigi che ha come obiettivo lo sviluppo del microcredito.Scrittore poliedrico tradotto in tutto il mondo, vanta all’attivo numerosi saggi e romanzi, ma anche raccon-ti per l’infanzia. Attali è anche stimato professore di Economia teorica presso l’École Polytechnique e l’uni-versità Paris-Dauphine.

LA CINA HA UN ENORME GAP DA COLMARE PER QUANTO RIGUARDA IL BENESSERE RISPETTO ALLE POTENZE OCCIDENTALI.

LA CHIAVE É L’ALTRUISMO

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strategia che ha portato al collasso la loro economia?Io non userei il termine strategia, parlerei piuttosto di un mercato globale che si è sviluppato senza che esistessero ancora delle leggi che lo potessero regolamentare: si tratta quindi essenzialmente di un problema di sistema di svilup-po sbagliato.

Ritorno al tema statunitense per chiederle del nuovo pre-sidente Barack Obama: lei ritiene che una singola perso-na possa risolvere tutti i problemi che stanno investendo il nostro pianeta? Obama potrà rispondere positivamen-te all’enorme pressione che si è riversata su di lui?Obama è un eccellente presidente per gli Stati Uniti, ma non può essere nulla di più, non può essere il presiden-te del mondo. Nell’epoca che stiamo vivendo Stati Uniti e Gran Bretagna sono al centro del problema economico, così come possono essere il centro della soluzione a questo problema. Solo nei paesi in cui questa crisi è nata e si è sviluppata esiste la speranza di una risoluzione pacifica per i nostri problemi in ambito economico.

Passando invece all’Italia, qual è secondo lei la strada che dobbiamo imboccare per una ripresa economica e sociale?Credo che nodi cruciali per l’Italia siano la questione de-mografica, un miglioramento nel sistema di governo e la

L’organizzazione non-profit, fondata nel 1998 da Jac-ques Attali e Arnaud Ventura, si propone di aiutare piccole imprese nelle zone più disagiate del mondo a sviluppare una forma di sostentamento, attraverso un sistema di intermediazione finanziaria basata sul micro-credito. Attivo in 80 nazioni del mondo, PlaNet Finance può contare su di uno staff di più di 700 persone, ed in 10 anni è riuscita ad aiutare 1500 piccole imprese e 9 milioni di persone.

Saggio sociologico del 2006 e caso editoriale in Francia, “Breve Storia del Futuro” è uno dei libri di maggior suc-cesso di Attali, che nella sua carriera letteraria ha sfiorato davvero ogni genere conosciuto.L’avventura narrativa parte dagli albori dell’umanità, ac-compagnandoci in un breve compendio della storia econo-mica mondiale, che si sofferma su quelle che sono ritenute dall’autore come le capitali del capitalismo moderno, tra cui Venezia, Londra e Boston.Nella seconda parte del libro Attali ci offre alcune visioni del futuro remoto. Secondo l’economista francese il libero mercato, la globalizzazione, l’individualismo meritocratico porterebbero un periodo di prosperità diffusa, mentre una brusca e violenta interruzione della globalizzazione creereb-be una situazione di conflitto mondiale e decadenza, defi-nita iperconflitto.

PLANETFINANCE

mobilità, intesa come possibilità di spostarsi fisicamente ma anche a livello di classe sociale. Per risolvere molti problemi sarà necessario aumentare il livello della ricerca e dell’istru-zione, permettendo un più alto livello di istruzione gene-ralizzato.

Secondo lei, in Italia come nel resto del mondo, ha anco-ra senso parlare di “destra” e “sinistra”?Ha ancora senso: la sinistra è legata al concetto di altruismo mentre la destra al concetto di individualismo: nonostante l’evoluzione ideologica e le differenze tra le varie nazioni, questa è ancora la differenza sostanziale.

Per l’ultima domanda cambiamo tematica. Come ritiene sia possibile che si evolva la religione nel futuro?In un periodo critico come quello che stiamo vivendo, le persone sono sempre più alla ricerca di un concetto inaffer-rabile qual è il significato della propria esistenza. Certo voi conoscerete il Lego, il noto gioco di costruzioni: ebbene nel futuro esisterà qualcosa come una religione Lego, ovvero tutti costruiranno la propria credenza, partendo da vari ato-mi di molte culture e religioni. La religione Lego può essere anche intesa come gioco di parole, in quanto sarà l’ego, il nostro soggettivo, a essere il fulcro della fede. Sempre di più le generazioni future saranno segnate da una sorta di mul-tireligione, costruita a nostra misura, che farà però sempre più fatica ad interfacciarsi con quella delle altre persone.•

BREVE STORIA DEL FUTURO

IL MERCATO GLOBALE SI È SVILUPPATO SENZA CHE ESISTESSERO DELLE LEGGI CHE LO POTESSERO REGOLAMENTARE. SI È QUINDI CREATO UN PROBLEMA DI SISTEMA DI SVILUPPO SBAGLIATO.

CRISI NEGLI USA?

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Il superamento della “frontiera” rappresenta quindi, soprat-tutto ora in tempo di crisi, una necessità prima ancora che un’opportunità. Il progetto “SPL-INSUBRIA” nell’ambito del Programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Svizzera Interreg è ispirato a questa visione. Il progetto, promosso dall’Università dell’In-subria, dall’Ufficio di statistica del Cantone Ticino e dalla

fondazione ECAP, si articolerà su un periodo di due anni e verrà sviluppato in stretta col-laborazione tra le tre istituzioni, sfruttando le specifiche competenze e conoscenze. Si tratta di un progetto di ricerca-formazione-azione che mira ad individuare le possibilità concrete

di sviluppo integrato dell’area transfrontaliera e ad accompa-gnare gli attori locali (imprese e istituzioni) nella comprensio-ne della natura e della dinamica dei sistemi produttivi locali, dei vantaggi specifici, dei bisogni condivisi, delle opportunità di risposta coordinata a tali bisogni. La sfida è migliorare il coordinamento transfrontaliero e scongiurare il rischio che le opportunità del territorio si trasformino nel tempo in debo-lezze. Il progetto si articola su quattro fasi principali:1 costruzione e condivisione di una ampia base conoscitiva

Economicamente parlando la regione insubrica occupa una posizione strategica, infatti si colloca esattamente al centro dell’asse europeo Nord-Sud, tra la Svizzera ed il ricco Nord Italia, mentre da un punto di vista economico-funzionale, l’area presenta una forte vocazione industriale e alle attività terziarie qualificate. Questa fortuna potrebbe aprire potenzia-li percorsi di innovazione ed internazionalizzazione basati su rapporti privilegiati con le grandi aree metro-politane del Centro-Sud Europa, in particolare Milano e Zurigo. Opportunità amplificata dai recenti accordi bilaterali tra Svizzera, Unione Europea e stati membri, che aprono la strada a processi di integrazione transfrontaliera.Purtroppo la pesante presenza della frontiera, e soprattutto il suo retaggio storico, ancora limita queste sinergie. La frontiera ha determinato storicamente una “frattura” che comporta in-capacità di lettura delle opportunità e delle minacce comuni al territorio transfrontaliero. Il persistere di questa frattura può trasformare in debolezza l’opportunità: infatti, l’integrazio-ne dei mercati accentua gli effetti di concentrazione delle ri-sorse pregiate (lavoro qualificato, servizi avanzati, ecc.) nelle aree meglio attrezzate, quali appunto le grandi aree urbane.

UN NUOVO PROGETTO PER LA REGIONE INSUBRICA

DALLA FRONTIERA SEPARANTEALLA FRONTIERA COME

OSMOSIA cura di Mattia Di Pierro con la collaborazione del dottor Gioacchino Garofoli, CRIEL, Università dell’Insubria

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sull’evoluzione dei sistemi produttivi insubrici e sulla loro at-tuale strutturazione territoriale e di filiera.2 Selezione dei casi da studiare per un approfondimento delle tematiche di maggior interesse per l’aumento della competi-tività delle imprese locali e per l’avvio di sperimentazioni pro-gettuali. Si andranno creando dei focus group.3 Analisi dei casi ed interpretazione dei percorsi evolutivi e progettazione di azioni pilota per favorire l’interazione tra scuola e lavoro, tra ricerca e industria e per promuovere l’in-ternazionalizzazione attiva dei sistemi produttivi locali tran-sfrontalieri.4 La fase conclusiva del progetto Interreg prevede un processo di sintesi che permetta l’elaborazione di una strategia tran-sfrontaliera per lo sviluppo integrato, partendo dalle esperien-ze e dalle conoscenze raccolte negli studi di caso.In conclusione, sembra importante sottolineare che il proget-to di ricerca-azione giungerà alla fase di avvio di progetti con-divisi dalle imprese, accompagnati dai centri di competenze e conoscenze esistenti nel territorio dell’Insubria, ma iniziando anche a coinvolgere competenze e conoscenze esterne sia nel sistema della ricerca nazionale che nel sistema pubblico di ac-compagnamento alle strategie innovative (dai centri del CNR e dell’INEA al sistema ICE). L’implementazione e il comple-tamento dei progetti ovviamente avrà tempi più lunghi del progetto Interreg e per essi dovranno essere, successivamente, identificati anche i fabbisogni in termini di risorse umane e finanziarie.

FASE 1

FASE 4

FASE 2FASE 3Analisi descrittiva e compara-

ta dell’evoluzione dei sistemi produttivi in Ticino e nelle province italiane; analisi bi-bliografica. Costituzione del Comitato istituzionale di pro-getto (CIP).

Analisi dei casi ed interpreta-zione dei percorsi evolutivi.Progettazioni di azioni pilota.

Selezione dei casi da studiareDefinizione e costituzione dei focus group.Preparazione della fase successi-va (metodologia e strumenti).

Sintesi dei risultati: dal livello micro al livello meso/macroElaborazione di strategie ed azioni di interventoDiffusione dei prodotti finali.

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LISBONAUNA PASSEGGIATA NELLA BAIXA

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LISBONA

Il lettore avrà senza dubbio partecipato, in qualche bar o osteria del comasco, a platoniche discussioni riguardanti la propria città ideale, nelle quali ogni interlocutore presente al simposio, elevandosi a grande storico dell’architettura e teorico dell’arte (sospinto forse dalle bollicine del bianco alla spina), individua quale sia il locus amoenus, dove volentieri spenderebbe parte della vita. In queste circostanze nascono idee bizzarre, immediatamente trasformate in assiomi dal valore universale, scien-tifico. È associata all’acqua la mia dottrina sulla città ideale: non ne esiste una bella che non abbia fiume, lago o mare a bagnarle i piedi.

Diario di viaggio di Carlo Arrigoni

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Lisbona è sfiorata per tutta la sua lunghezza dalle acque del fiu-me Tago, che costituiscono il confine sud della città. Sporgendo-si dal molo della Praça do Comercio, dove ora mi trovo, e gettan-do lo sguardo verso ovest, si possono indovinare all’orizzonte le onde dell’oceano Atlantico. La brezza primaverile, trasportando molecole di H2O, inumidisce gli obiettivi delle macchine foto-grafiche dei turisti, sempre più numerosi nella capitale porto-ghese in questi ultimi anni. Infatti, a causa di una dittatura di stampo clerico-fascista, durata fino al 1974, che annegò il paese nell’arretratezza e nell’isolamento, il Portogallo è stato a lungo dimenticato, nel secolo passato, dal resto d’Europa, fatto salvo alcune vittorie calcistiche o stravaganti apparizioni religiose.Come detto sono in Praça do Comercio, una volta chiamata Terreiro do Paço, piazza dalla forma quadrata e dalla imponenti dimensioni, colorata di giallo, come i vecchi tram che vi transi-tano. Di fronte a me, la statua equestre di un vecchio monarca domina il centro della scena. Sollevando lo sguardo verso destra si possono osservare le due torri della Sé, ovvero la cattedrale, e le mura del Castelo de São Jorge, meraviglioso punto pano-ramico. Decido di procedere verso nord e, mentre passo sotto gli zoccoli del cavallo del re, ricordo che sarebbe cosa buona e giusta mettere il lettore a conoscenza della sala di degustazione

dell’associazione ViniPortugal, che si trova alla mia sinistra, al di sotto dei portici della piazza: qui potrete provare la meravigliosa sensazione provocata, da un lato, dal sapore dei vini delle varie regioni portoghesi e, dall’altro, dall’incredibile e prodigioso fatto di non dover metter mano al portafoglio.Dopo aver transitato sotto il grande arco che dà accesso a Rua Augusta, entro finalmente nella Baixa pombalina. La disposi-zione rigidamente geometrica dei palazzi e il razionale reticolato stradale mi impongono una piccola digressione storica. La mat-tina del 1º di Novembre del 1755, mentre nelle molte chiese lisboetas si giuntavano le mani in onore di tutti i santi, un vio-lento terremoto, con epicentro nel sud del Portogallo, distrusse più di metà della capitale. La Baixa (centro città) fu interamente ricostruita sotto il governo del Marquês de Pombal, secondo cri-teri neoclassici. Da qui il ferreo ordine delle costruzioni. In una strada perpendicolare a quella che sto percorrendo salta all’oc-chio, sulla sinistra, l’Elevador de Santa Justa, enorme ascensore in ferro che conduce a Largo do Carmo e ai molti caffè e negozi del Chiado. Vicino a queste due zone è il Bairro Alto, le cui stra-de, disabitate di giorno, sovrappopolate di notte, ospitano bar e ristoranti, separati all’incirca 3 metri gli uni dagli altri.Ancora non ho parlato di una costante presente in tutta la città,

Sopra: un portone al Chiado;pagina a sinistra: scorcio del centro città

La mattina del 1º di novembre del 1755 un violento terremoto distrusse più di metà della capitale. La baixa fu interamente ricostruita sotto il governo del Marquês de Pombal.

““

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Piccoli cubetti di pietra bianca e nera serpeggiano

per Lisbona, uniti in varie fantasie, e formano piazze, strade e marciapiedi, mettendo in pericolo, a volte, le caviglie di chi vi cammina

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In questa pagina dall’alto in senso orario: la torre di Belem, un’insegna al Chiado, dettaglio della torre di Belem, la classica calçada. Gusta-vo Figuereido.

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sotto ai piedi di chi cammina: la calçada portuguesa. Piccoli cubetti di pietra bianca e nera, serpeggiano per Lisbona, uniti in varie fantasie, e formano piazze, strade e marciapiedi, mettendo in pericolo, a volte, le caviglie di chi vi cammina, specie coloro che sono abituati al triste ma sicuro grigiore dell’asfalto.Alzando lo sguardo dalla pavimentazione, mi accorgo di essere arrivato già alla fine di Rua Augusta; davanti a me si apre il Rossio, dominato dalla statua di Dom Pedro IV. C’è chi sostie-ne che la statua in realtà rappresenti Maximiliano I, imperatore messicano fucilato nel 1867, a seguito della rivoluzione repub-blicana guidata da Benito Juárez. L’opera, in quel momento a Lisbona, sarebbe stata acquistata, posta in cima ad un’alta co-lonna e attribuita al re portoghese. Malgrado questa storia sia stata contrastata dal parere di vari studiosi dell’arte, a me piace (e immagino che il lettore concordi pienamente), camminando per il Rossio, ricordare non tanto un im-peratore messicano, quanto la rivoluzione che lo ha (qui) deposto. Il Teatro Nazio-nale Dona Maria II chiude la piazza sul lato nord. Alla sua sinistra, la splendida stazione colpisce l’attenzione di chiunque vi passi, con le sue grandi e ricurve porte d’ingresso.Giunto alla fine della piazza non mi resta che girare a destra nel Largo de São Domingos e, come di rito, bere una ginjinha. Mentre assaporo il delizioso liquore a base d’amarena, acquista-bile nell’omonimo punto vendita, sono distratto dal tintinnio dei bicchieri, proveniente dai ristoranti con tavolini all’aperto della Rua Portas de Santo Antão. Alla fine di questa strada, che si deve percorrere a zig-zag, driblando rapidamente i ristoratori,

pronti a legarti ai loro tavoli, si trova la Casa do Alentejo, risto-rante con specialità tipiche della regione a sud di Lisbona.Spaventato alla sola idea di avventurarmi in questa strada ten-tatrice, torno verso Praça do Comercio, passando per Praça da Figueira. Alla mia sinistra si innalzano le labirintiche vie del

quartiere di Alfama, in parte resistito al terremoto del 1755, dove piccoli bar e ta-verne si intrecciano nelle strette stradine e tra le vecchie case. Nel Campo de Santa Clara agli estremi orientali di Alfama e a pochi passi dalla cupola della chiesa di

Santa Engrácia (Pantheon nazionale), ogni Martedì e Sabato si svolge la famosa Feira da ladra, grande mercatino delle pulci dove si può trovare realmente di tutto, dal più minuto sopram-mobile al frigorifero usato.La nostra piccola passeggiata per Lisbona sta per volgere al termine. Il lettore mi perdonerà per non aver nemmeno men-zionato la Torre di Belém (simbolo della città) e il meraviglio-so chiostro del Monsteiro dos Jeronimos, l’aristocratica Lapa, dove ancora è possibile vedere persone portare in macchina il cane a fare i bisogni, e il quartiere più moderno, Parque das Nações, sorto con l’Expo del 1998. Mi scuso inoltre per non aver parlato di caravelle e navigatori, né di saudade e fado, o degli enormi centri commerciali che quotidianamente sorgo-

no nei quartieri della città.Sono di nuovo in Praça do Comercio; mi siedo, il ginocchio fa male. Rivedo i turisti scattare foto, il vecchio re a caval-lo, gli archi della piazza, i tram a scorrere come l’acqua del fiume di fronte a me. Si sta facendo sera, tra poco il metrò mi riporterà a casa. È meglio salutare il let-tore, mio compagno di un breve viaggio tra le vie di Lisbona.•

FEIRA DA LADRA? DAL PIÙ MINUTO SOPRAMMOBILEAL FRIGORIFERO USATO.

Si dice che ‘ol Monsteiro dos Jero-nimos’ fu fatto edificare nel 1496 per celebrare il ritorno di Vasco de Gama: furono le ricchezze provenienti dalle Indie a consen-tirne la costruzione.

CARTOLINA DA BELEM

In alto il Monsteiro do Jeronimo, a sinistra veduta dalla torre di Belem. Gustavo Figuereido.

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Città nella città, ogni quartiere di Lisbona è talmente caratteristico da poter essere considerato una parte a se stante, un pezzo di un puzzle che pur differenziandosi totalmente dagli altri si incastra alla perfezione con ciò che ha a fianco.L’Alfama è forse il più rappresentativo di questi tasselli. Il più vecchio quartiere di Lisbona, incollato ad un ripi-do pendio tra il Castello di São Joerge, fino al XVI seco-lo residenza reale ed oggi migliore vista panoramica della città, ed il Tago, il fiume che tanto assomiglia al mare e placido guarda la città dal basso. L’acqua è un elemento caratterizzante del quartiere, “fontane” o “bagni” è il si-gnificato della parola araba Al-hamma. Nel suo dedalo di ripide stradine e viottoli si nascondono alcune delle più belle terrazze (miradouros) dalla quali guardare Lisbona, come il Miradouro de Santa Luzia, che si trova nei pressi dell’omonima chiesa sui resti delle mura moresche, o il Miradouro das Portas do Sol. Alfama rappresenta però anche una tra le aree più vivaci ed originali della città, piena di locali tradizionali da cui fuoriescono gli odori dell’ottima cucina lisboeta e le malinconiche note del

fado, la tipica musica portoghese.Recentemente è iniziata un’opera di riqualificazione con il restauro dei monumenti più significativi, anche se mol-ti degli edifici del quartiere, specie quelli a destinazione residenziale, continuano a manifestare un consistente degrado, caratteristica che, nonostante il problema, con-ferisce al quartiere un’atmosfera particolare, buia, malan-data, ma davvero affascinante.Ristoranti schietti e senza troppe pretese si affiancano ad altri più rinomati e costosi. Il Coracao è un’ottima via di mezzo tra i due, abbastanza curato da meritare una visita e abbastanza economico da permetter di sedersi ed ordinare. Pesce, pollame, verdure e formaggi: una meraviglia. Il Coracao è famoso tra i portoghesi per il fado: i camerieri ogni tanto si fermano, posano i vassoi, e così come sono si mettono a cantare, accompagnati da due serissimi, imperturbabili, eleganti musicisti. Nonno, mamma e nipotina si avvicendano tra i fornelli, creando un’atmosfera calda, genuinamente “old Lisbon” e dalle luci sapientemente soffuse. (Coracao de Alfama, Tràvessa Terreiro do Trigo 8 - 1100-221 Lisboa).•

L’entrata del castello all’Alfama, sotto particolare di un fado. Gustavo Figuereido.

ALFAMA

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Lungo Avenida da India, a poca distanza dalla grande fontana luminosa di Praça do Império si trova il Centro culturale di Belém, costruito dagli architetti Vittorio Gregotti e Manuel Salgado nel 1993.Al suo interno si trovano sale per conferenze, per concerti e per spettacoli con una capienza che va dai 400 ai 1500 posti, ristoranti, negozi e vari spazi espositivi. L’iniziativa di realizzare a Lisbona il Centro culturale di Belém, nasce nel 1988. Viene quindi bandito un concorso internazio-nale a inviti, richiedendo agli architetti stranieri di associarsi a un partner nazionale. La giuria, tra i cui membri figurava Al-varo Siza, si pronuncia a favore del progetto di Gregotti Asso-ciati e Manuel Salgado. I cantieri vengono aperti alla fine dello stesso 1988, i lavori effettuati a tempo di record: nel gennaio del 1992 si inaugurano i moduli del Centro congressi (dove in seguito è stato installato il quartier generale della presidenza Cee) e dell’auditorium principale. L’area di progetto scelta dall’amministrazione è in assoluto una delle più ricche di fascino della capitale, compresa tra la Torre di Belém e il complesso monumentale del Monastero dei Ge-

rolamini, un lato affacciato sull’estuario del Tago, l’altro sulla collina di Restelo.Il tessuto urbano di Belém, una delle parti più antiche della cit-tà in quanto non danneggiata dal rovinoso terremoto del 1755, si presenta diffusamente minuto, ma raccoglie in poco più di un chilometro alcune grandi presenze monumentali: oltre al convento e alla rispettiva chiesa, la residenza del presidente del-la Repubblica e il monumento alle scoperte portoghesi del XVI secolo. Lo stesso Centro culturale si affaccia sul quadrilatero della piazza dell’Impero, contraddistinta dalla gigantesca fon-tana luminosa retaggio dell’Esposizione del mondo portoghese tenutasi nel 1940 a Lisbona. Un giardino, nel quale vengono spesso allestite mostre di scultura, e un vasto parcheggio com-pletano il complesso, che al suo nascere non mancò di suscitare violente critiche perché architettonicamente in contrasto con il profilo tipico del quartiere. Il centro è gestito dalla Fundação das Centro Cultural de Be-lém, un’istituzione privata ma riconosciuta dallo Stato con l’intento di promuovere l’arte e la cultura, non solo portoghesi ma anche straniere.•

CCBCENTRO CULTURALE DI BELEM

A sinistra il CCB,sotto ilPadrão dos Descobrimentos

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AUTOMIAl museo d’arte di Lugano, una mostra, aperta fino al 21 febbraio 2010, affronta l’interazione tra corpo e scienza nel corso della storia. Dall’automazione alla robotica, dall’analisi scientifica all’arte “cyborg” degli ultimi decenni, passando attraverso meccanismi in bilico tra l’orologeria di precisione ed il genio creativo.

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AUTOMI

Nella pagina precedente Geige di Martin MullerDall’alto a sinistra in senso orario:

Etiquette di Man Ray;Fill di Antoni Gormley;

Anas Mechanica Arcana di Fréderic Vidoni;Jaquemarts;

Senza Titolo di Raymond Meier;Arp, Wache di Sophie Taeuber;

metaMatic n.14 di Jean Tinguely.

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Giovane e cresciuta a bottega sa il fatto suo e cerca nel-la materia pittorica lo stato d’animo, l’emozione che sta vivendo con gesto dinamico, nervoso, che poi si placa in una macchia di colore che catalizza l’attenzione di chi guarda. Appassionata di pittura, e fin da subito, di tutto cio’ che riguarda la percezione del colore, resta fortemen-te colpita dalla luce che modella i dipinti leonardeschi, per poi interessarsi alle opere dei Maestri dell’Impressio-nismo; approda quindi al colore come elemento fonda-mentale. Consegue il diploma presso l’ITIS Setificio di Como; successivamente collabora con diversi studi di disegno, creando carte da parato, arredamento e abbigliamento. Nel contempo frequenta alcuni corsi di decorazione, trompe l’oeil e pittura, anche se la sua vera formazione è a bottega e a fianco dei maestri Tettamanti e Saltarelli.La tavolozza predominante è scura, ma s’illumina di bianco e di grigi perla che si rincorrono in percorsi im-prevedibili. E’ una pittura che coinvolge i sensi fino

ESTERNEGRETTI

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a portare la memoria a ricordi lontani, emozioni date dallo spessore della materia che lavora col colore, con le luci e le ombre in continua evoluzione. Animate da una continua ricerca, le opere di Ester Negretti risultano da un equilibrio dinamico fra tradizione e innovazio-ne; sono apprezzate per la capacità di unire bellezza e maestria tecnica alle sollecitazioni intellettuali; deriva-no da due mondi, figurativo e astratto, appartenenti entrambi alla formazione e all’esperienza dell’artista comasca. Una sorta di sovrano equilibrio aleggia nelle opere e il linguaggio tende a iscrivere sulla tela il detta-to dell’emozione. È il sentimento a trionfare dopo aver visto il bianco e il nero lottare assieme alla materia con le gamme infinite di grigi fino ad aver udito sprazzi di colore fluorescente gridare il proprio dono di vita. Nella battaglia tra luce ed ombra il rigoroso impianto geometrico esplode dimostrando l’inafferrabile relativi-tà della vita: le forme deflagrano una nell’altra come per osmosi e la materia dà vita alla composizione mentre

l’oro illumina e fissa l’ambivalenza della struttura.Ha partecipato a numerosi concorsi e mostre fin da gio-vanissima, ha fondato il movimento Discaricart dove con altri artisti “vuole semplicemente ascoltare la voce pura della natura in noi stessi e ciò che questa espri-me per comunicare una speranza, anche se flebile, per l’umanità.”Numerosi i progetti artistico-culturali per l’anno ven-turo e in vista dell’expo 2015.Prossima mostra Milano, Galleria Cortina da 12 gen-naio 2010Per maggiori informazioni basta iscriversi alla mail list di www.esternegretti.com

In questa pagina: “Pasturo”, “Albese con Cassano”.Nell’altra pagina: “Ossuccio”.

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PUNTATA STORICA A

La storia di Campione d’Italia parte da lontano e in pochi sanno che il simbolo della famosa en-clave italiana su territorio svizzero è niente poco di meno che una lumaca che si trova nello stemma. Una lumaca che lascia il segno ovunque va, come la vita dei maestri campionesi sempre in giro per il mondo ad impreziosire le città con le loro opere, ma che portano con sé la propria casa e con questo la cultura, gli affetti e le tradizioni. Campione è ancora oggi l’unica enclave italiana che si trova all’estero (Svizzera), dopo Zara in Croazia che non appartiene più al bel paese. Ma perché Campione è un’enclave? Bisogna salire su una macchina del tempo e tornare indietro al 777 d.C, alla morte di Totone da Campione -proprietario ter-

riero lombardo- che nel suo testamento nomina come unico erede dei sui beni la chiesa e il monastero di Sant’Ambrogio di Milano. Dopo l’editto di re Rotari, e con l’abolizione della faida, Campione vide un grande sviluppo delle maestranze di scultori, lapicidi, pittori, capimastri, architetti e ingegneri che saranno conosciuti come i «Maestri Campionesi». Tra questi artisti spicca il nome di Giacomo da Campione, attivo per la fabbrica del duomo di Milano dal 1387 al 1391 e partecipe nel 1396 alla posa della pietra di fondazione della Certosa di Pavia.

CAMPIONEArticolo di Laura Tartaglione. Si ringrazia per le foto Mauro Sioli

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CAMPIONE DERIVA DACAMPILLIONUM, CAMPI LIEI

I CAMPI DI BACCO

Il Casinò ai primi del ‘900. Sotto: cannone del XIX secolo.Pagina a fianco: veduta del nuovo Casinò di Campione.

Evento di rilevanza storica per Campione fu l’inva-sione francese del 1797 che fece mancare la prote-zione della Chiesa. Il Monastero venne confiscato ed il 2 Febbraio 1797 il territorio di Campione fu incorporato nella Repubblica Cisalpina. Successi-vamente alla caduta di questa per mano della coalizione austro-russa del 1797, vi fu l’occupazione austriaca ed il 4 Novembre dello stesso anno si proclamò la decadenza dell’autorità feudale.Nel 1800, con la restaurazione della Repubblica Cisalpina -rinominata l’anno seguente Repubblica Italia-na- il territorio di Campione fu unito per la parte civile alla val d’Intelvi (mandamento di San Fedele), e per la parte ecclesiastica invece alla pieve di San Mamette, compresa nella diocesi di Milano. Campione diventa quindi parte della diocesi di Milano atutti gli effetti.Una motivazione al riguardo fu fornita dall’ultimo vicario Carboni che, interpellato dall’arcivescovo di Milano e dal vescovo di Como, attribuì la scelta alla maggior durata del Carnevale Ambrosiano, alla quale i campionesi non erano disposti a rinunciare. In seguito, con la proclamazione dell’Impero Fran-

cese nel 1804, Campione fu occupato dai Francesi e i Cantoni Svizzeri approfittarono della situazione per rivendicarne i terri-tori, ma attraverso un referendum l’annessione venne respinta. Dopo la sconfitta di Napoleone la Lombardia divenne il Regno Lombardo-Veneto e Campione di conseguenza ritornò sotto la Provincia di Como. Per la prima volta nel 1848, i campionesi avvalorarono la richiesta di far parte della Svizzera, che rifiutò per mantenere la dichiarata neutralità. Con la Convenzione del 1861, che faceva seguito alla proclamazione del Regno d’Italia, venne decisa una revisione dei confini che vide la defi-nitiva cessione di Campione alla Svizzera. Nel 1943 infine, per mantenere una posizione territoriale strategicamente isolata, Campione fu l’unico Comune del Nord Italia a anon aderire alla Repubblica Sociale.•

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Quando si parla di Campione si pensa subito al Casinò, ma la piccola enclave è ricca di opere artistiche di rilievo, quali la Chiesa parrocchiale di San Zenone del 1967 che domina dalla piazza del lago il paese. A fianco di questa si trova il Museo parrocchiale che mostra uno scorcio delle tradizioni religiose campionesi, e ancora la galleria civica, la vecchia chiesa sconsacrata di San Zenone che risale all’ottavo secolo e dove oggi l’ammi-nistrazione comunale allestisce diverse manifestazioni culturali. Una delle chiesette più antiche è l’oratorio di San Pietro che risale al settimo secolo, proprio alle porte d’ingresso del borgo. E come dimenticarsi del Santuario di Santa Maria dei Ghirli, ovvero delle rondini che simboleggia-no i campionesi che al ritorno dai loro viaggi tornano sempre a casa, come legati da un cordone ombelicale alla propria terra. Ma ecco che non da ultima è di scena l’attrazione principale che fa sognare e scandisce da decenni il ritmo della vita campionese: il Casinò. Costruito attorno al 1917 durante la prima guerra mondiale su progetto dell’architetto Americo Marazzi di Lugano, il Casinò aveva come finalità iniziale lo spionaggio, in virtù della posizione privilegiata del terri-torio. Nel 1919 a causa di un decreto il casinò fu costretto a chiudere e verrà riaperto nel 1933. Con il passare degli anni è nata l’esigenza di un nuovo edificio, progettato dall’architetto di fama mondiale Mario Botta. Il nuovo casinò è il più grande d’Europa e si estende per oltre 55 mila metri quadri su nove piani. Questa grandissima sala da gioco non è solo leggerezza e divertimen-to, ma anche eventi musicali e culturali, concerti, eventi e cene di gala.

CASINÓNON SOLO

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Prende la parola l’amministratore delegato, il dottor Antonio Resnati, che dichiara: «Nel corso degli anni il profilo del cliente è cambiato andando via via massificandosi, ma la nostra priorità è rimasta quella di farlo sentire a proprio agio. Il casinò per noi è gioco, divertimento, ma anche buona cucina grazie allo chef Cesare Chessorti. Nonostante tutte le attrattive anche il nostro casinò ha risentito della crisi, a causa di nuovi giochi come «Win for Life» ( nel 2008 ci sono stati comunque ben 770 mila ingressi), per questo motivo siamo sempre più convinti che bisogna cercare di adeguarsi alle aspettative del cliente». Per il futuro è prevista la realizzazione di una sala fumatori al secondo piano, oltre a slot machines all’avanguardia, senza dimenticare l’introduzio-ne di nuovi giochi come i dadi (Craps) e il poker Texas Hold’em in tutte le sue varianti.•

TAVOLI DA GIOCO E

BUONA CUCINALa sala dei giochi “francesi”

ed il ristorante interno

IL CASINÒ OGGI

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SVENDITA TOTALECESSAZIONE ATTIVITÀ PER TRASFERIMENTO NEGOZI

A different Christmas

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STORIA, INNOVAZIONE E QUALITÁUN ANTIDOTO ALLA CRISI

Claudio Taiana, ad di Taiana Virgilio Spa, risponde alle nostre domande tra passato e futuro per il tessile lariano

In un periodo particolarmente infelice come questo, le leggi economiche sembrano voler imporre una “selezio-ne naturale” agli imprenditori i quali, se non sorretti da una solida idea di impresa, da capitali accumula-ti in anni e soprattutto dal coraggio dell’innovazione e dell’intraprendenza, inevitabilmente perdono la strada. Chi ha le idee ben chiare invece è Claudio Taiana, che ci spiega qual è la rotta segnata dalla sua azienda, da ben 75 anni votata alla qualità e al design di alto livello.

Come nasce la tessitura Taiana e come si evolve dal 1933 ad oggi?Tessitura Taiana nasce in un periodo di crisi, dopo la De-pressione del 1929, ad opera di mio padre, al quale dopo 10 anni si affiancherà anche mio zio, al ritorno dalla seconda guerra mondiale. L’esigenza originale era quella di cimen-tarsi in una professione che, in quegli anni, era fortemente ricca di tradizione e radicata nel territorio. Dall’iniziale at-tiività artigianale, si passò alla produzione di tessuti greggi, che troveranno sbocco in una distribuzione propria durante il boom degli anni Sessanta. Molte sono state le svolte e le evoluzioni che hanno portato Taiana a essere l’azienda odierna, ed è difficile condensare un viaggio di 76 anni in poche parole!

Come è cambiata la vostra politica aziendale in questi anni? Su che cosa avete puntato maggiormente per il vo-stro successo?In questi anni abbiamo vissuto una guerra mondiale, la ripresa economica, il crollo del muro, l’attentato alle torri gemelle: la moda segue sempre la complessità degli eventi storici ed è interprete dei cambiamenti sociali. La nostra tes-situra ha risposto alle esigenze degli acquirenti evolvendosi gradualmente in termini di posizionamento del prodotto e di evoluzione tecnologica. Dalla nascita fino al 1965, anno in cui è cominciata la vendita diretta ai confezionisti, che proprio in quel periodo vedevano il loro successo accrescer-si, abbiamo creato man mano una impostazione industriale della produzione. In seguito lo sviluppo di una linea di ca-miceria e il successivo utilizzo di tessuti elastomeri e tecno-logici, ci ha permesso di concentrarci maggiormente sulle reali richieste del consumatore finale. La sfida di questi anni è proprio quella di segmentare la pro-

L’INTERVISTA

LA CHIAVE DEL SISTEMA MODA È NELLA SEGMENTAZIONE DEL PRODOTTO E NELLA RICERCA

A cura di Luca Di Pierro e Roberto Uboldi

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posta dei prodotti per soddisfare un’ampia fetta di mercato: le linee Cult, Vanity, e Blu, unite a politiche di distribuzione specifiche e differenziate, sono il frutto di queste strategie societarie. È utile poi sottolineare come da sempre, per la nostra tessitura e più in generale per il sistema moda euro-peo, la ricerca è la chiave per la sopravvivenza ed il successo. L’Italia in passato ha lavorato molto su questo fronte, ed è anche per questo motivo che oggi può vantare una così alta percezione di qualità e stilisti affermatissimi.

Che cosa significa essere imprenditori del tessile a Como oggi?Vuol dire sapere interpretare i tempi, le nuove necessità, significa anche non essere statici ed innovarsi per coglie-re e rielaborare i mutamenti sociali, prevedendo le future esigenze in termini di stile e tendenze. L’errore molto dif-fuso in una provincia come la nostra, che trova uno dei suoi pilastri economici nel tessile, è stato quello di non aver adeguatamente interpretato i mutamenti nello scenario economico e politico internazionale: tuttavia Como riesce a reggere ancora grazie alla sua spinta verso l’innovazione e la ricerca, che ci ha da sempre contraddistinto: certamente è stato e continua ad essere difficile adeguarsi a una rivolu-zione totale del mercato che non era stata annunciata nella sua reale portata.

Nella vision leggiamo che è vostro scopo “favorire la cen-tralità dell’uomo nel rispetto delle regole ambientali, eti-che e sociali”. Come vi ponete di fronte alla problematica ambientale?Taiana non ha un forte impatto diretto sull’ambiente, e la nostra volontà nei confronti del sistema ambientale del ter-ritorio si manifesta in molti piccoli comportamenti corretti

e ormai consolidati, che permettano una reale coscienza at-tiva dei problemi connessi all’ecologia. Sappiamo bene per di più che il rispetto dell’ambiente non si manifesta solamente in ciò che facciamo direttamente. Si pensi all’acquisto di filati di dubbia provenienza, stampa-ti inquinando profondamente le falde acquifere, e lavorati grazie allo sfruttamento di manodopera minorile: non pos-siamo essere ciechi di fronte a situazioni di questo tipo ed è per questo che è bene evitare questo tipo di affari inganne-voli. Ma il significato della nostra vision può essere esteso al rispetto generale dell’uomo: è naturale pensare che persone convinte e appassionate, che credono fortemente in ciò che fanno, e sempre aperte a una collaborazione costruttiva, rappresentino una risorsa non solo per l’azienda, ma anche per la loro crescita personale, nella consapevolezza di essere protagonisti di un’efficace strategia produttiva condivisa.

Qual è la chiave per riuscire ad emergere in un mercato internazionale com’è quello odierno?Gli ingredienti fondamentali sono una grande conoscenza e rispetto del passato, unita a una forte coscienza degli scena-ri del presente, che ci permettano una costante evoluzione virtuosa nel futuro. Questa crisi mondiale opererà una forte scrematura degli operatori sul mercato, favorendo coloro che sanno gestire al meglio questi fattori. È importante an

FAVORIRE LA CENTRALITÀ DELL’UOMO NEL RISPETTO DELLE REGOLE AMBIENTALI, ETICHE E SOCIALI

IL BACINO TESSILE ITALIANO PER IMPOSTA-ZIONE, RICERCA, INNOVAZIONE, CREATIVITÀ, HA RISPOSTO MEGLIO DEGLI ALTRI ALLE NUOVE ESIGENZE DEL SISTEMA MODA

Claudio Taiana, il protagonista dell’intervista

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che che queste strategie siano efficacemente supportate da una politica che valorizzi il settore manufatturiero in Italia: troppo spesso negli ultimi tempi si è pensato che il futuro dovesse unicamente coincidere con lo sviluppo del settore finanziario e terziario, ma un Paese che non produce è un Paese destinato a perdere nella competizione internazionale.

Come è cambiato nel corso degli anni il rapporto tra i dirigenti e la parte produttiva dell’azienda?Mio padre mi ha sempre insegnato a rispettare il lavoro e chi è chiamato a produrre, ed i rapporti interpersonali nell’azienda, sempre cordiali, non sono sostanzialmente cambiati durante la nostra evoluzione. Sono cambiati i climi sociali, in seguito alle rivoluzioni sociali che hanno segnato lo scorso secolo: tuttavia questo “scontro ideolo-

gico forzato” tra le classi sociali, particolarmente sentito a cavallo degli anni Settanta-Ottanta, non ha influenzato molto un’azienda relativamente piccola e familiare qual è la nostra.

In questo periodo qual è il ruolo che i giovani possono avere nella società? Ritiene che la formazione prepari adeguatamente al mondo del lavoro?Il primo consiglio ai giovani è quello di non fare delle scelte di convenienza ma piuttosto di convinzione: sareb-be stupido cercare la propria strada guardando soltanto alle esigenze attuali di facciata del mercato. Inoltre è ne-cessario l’impegno quotidiano nella propria formazione: a pochissimi è concesso di avere successo come velina o calciatore, e tutti devono fare i conti con una realtà mol-to difficile da affrontare se non si hanno le basi giuste. Certamente scuole accreditate e storiche come la Boc-coni, la Cattolica o il Politecnico di Milano offrono un ottimo livello di preparazione, ma più di ogni altra cosa è fondamentale la volontà personale.Infine sarebbe opportuno ci fosse un più stretto rapporto tra università e mondo del lavoro, e penso immediata-mente ad uno sviluppo e ad una estensione dei periodi di tirocinio che permettano ai ragazzi di avere un accesso meno traumatico alle aziende e anche di fare apprezzare il proprio potenziale in un ambito costruttivo.

Come sono i rapporti con le grandi case di moda con le quali collaborate?Loro sono i nostri interlocutori principali. Spesso noi pro-poniamo delle collezioni plasmate sulle loro esigenze future: dobbiamo infatti lavorare con due anni d’anticipo rispetto alle sfilate di presentazione delle collezioni.Il nostro rapporto costante e continuativo permette anche a loro di conoscere il prodotto che proponiamo e, dopo un briefing comune, grazie ad una lettura in chiave pratica delle loro esigenze, siamo in grado di preparare dei proto-tipi. Questi prototipi sono poi messi a punto per creare le collezioni che andremo a proporre: come si intuisce il rap-porto è stretto ed è necessaria la nostra massima discrezione e professionalità per offrire garanzie a tutte le case di moda che si rivolgono a Taiana.•

LA POLITICA DEVE CAPIRE CHE L’IMPOR-TANZA DEL SETTORE MANIFATTURIERO NON PUÒ RISIEDERE NELLA MERA OPERAZIONE SPECULATIVA ED ECONOMICA, POICHÉ È NE-CESSARIO IL MANTENIMENTO DI UNA CONO-SCENZA E DI UNA CULTURA FONDAMENTALI PER L’ITALIA.

Nascita dell’azienda

Inizio della produzione industriale di tessuti per l’abbigliamento

Parte il progetto di distribuzione diretta ai confezionisti

Nasce una linea dedicata alla camiceria

Ingresso massiccio delle fibre elastomeriche e tecniche nel processo di produzione

Nasce il concetto di segmentazione del prodot-to per venire incontro alle esigenze specifiche del cliente

1933

1965

1950

1974

1985

2000

linea cronologica

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Sede di Vareseviale Belforte 145Tel. 0332 333077 0332 332723

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TEMPO DI GIOCOLa durata di una partita è di 80 minuti, divisi in due tempi da 40 minu-ti. Il recupero dura fino al termine dell’azione corrente. L’intervallo non può superare i 10 minuti.

CampoLunghezza area di gioco: minimo 119 mt, massimo 144 mt.Lunghezza campo da gioco, da una linea di meta all’altra: 100 metri.Larghezza: minimo 66 mt, massimo 70 mt.

LineeLinee di meta: interne all’area di meta, su queste sono poste le porte a H.Linee dei 5 metri: quattro linee tratteggiate, due longitudi-nali e due trasversali, che delimitano la zona di campo per la ripresa del gioco.

PalloneLunghezza: 28 cm.Circonferenza lunga e breve: 74 cm e 59 cm.Peso: tra i 410 e i 460 grammi.

MISURE E LINEE

SQUADREOgni squadra schiera 15 giocatori (potrebbe schierar-ne da 11 a 15) e in panchina possono sedersi fino a 7 persone. La partita viene sospesa se una squadra rimane con meno di 6 persone in campo.

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PASSIONERUGBY

SCOPO DEL GIOCOScopo del rugby, come nei clsssici giochi di squadra, è quello di totalizzare un punteggio maggiore rispetto a quello degli avversari attraverso mete, drop o punizioni.La META vale 5 punti e si verifica quando il giocatore schiaccia il pallone con una parte alta del proprio corpo nell’area di meta. Non vale quindi lanciare il pallone o schiacciarlo a terra con altre parti del corpo sotto la cintola.La TRASFORMAZIONE vale 2 punti, e consiste in un calcio piazzato la cui posizione è calcolata in modo da essere perpendicolare alla meta. Il pallone calciato deve passare in mezzo ai pali, sopra la traversa (parte superiore dell’H).La PUNIZIONE è assegnata dopo un fallo grave, e da diritto a un calcio piazzato che, se realizzato nella parte superiore dell’H, da diritto a 3 punti.Il DROP si ha quando un giocatore, dopo averla fatta rimbalzare a terra, calcia la palla sopra la traversa, e permette di assegnare 3 punti.

OSTRUZIONISMO, consiste nell’inetrvenire su un gioca-tore non in possesso del pallone con una parte del corpo che non sia la spalla. Un giocatore può essere punito anche per gioco sleale, falli ripetuti e gioco pericoloso.

FALLI

14 Novembre 2009: 75000 biglietti venduti allo stadio Meazza e tutto esaurito per l’incontro di rugby tra la nazionale All Black della Nuova Zelanda e l’Italia del coach Mallett. Una passione travolgente che ha spinto anche le famiglie con bambini a gremire “San Siro” come non succedeva dai tempi dei Mondiali italiani o dei gloriosi anni ‘90. La festa, il folklore, la classica Haka, l’entusiasmo per uno sport riconosciuto come nobile e pulito, una boccata d’aria che ci libera dalle polemiche della nostra Serie A, che negli ultimi anni sembra perdere smalto e posizioni nel ranking FIFA. Ci rimane un dubbio fondamentale: come si gioca? Se non volete semplicemente vedere in televisione un nutrito gruppo di energumeni che si sporcano e si spingono senza apparente motivo, è bene sapere almeno qualche piccola regola, giusto per entrare nello spirito.Volete sapere qualcosa in più? Visitate www.akappa.it

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Rugby, uno sport “nobile” in velocissima ascesa, storicamen-te legato alle province venete, ma che forse non tutti sanno avere un buon movimento anche nelle nostre zone. Varese e Lecco hanno entrambe una squadra che milita in serie C, ma la società più interessante è quella comasca, nata nel 2005 e completamente votata al settore giovanile ed alla promozione dello sport all’interno delle scuole.“Il rugby sta vivendo un momento di gloria – è il presidente Giacomo Bagnasco a parlare – e noi abbiamo avuto la fortu-na di crescere, come società, in questo particolare momento. Vedere l’Italia giocare il 6 nazioni è uno stimolo importante per tutto il movimento, mentre conoscere per nome e cogno-me le punte di diamante azzurre crea “miti” nei più piccoli. I genitori che accompagnano i propri figli e le figlie ai primi allenamenti di minirugby sono sempre più preparati tecni-camente e scelgono il rugby per il suo carattere educativo e formativo, per la disciplina ed il rispetto dell’avversario, su-perando così l’idea sbagliata di uno sport violento e duro”.Nonostante i problemi legati alla mancanza di un vero e proprio campo di gioco, per il momento il Rugby Como si allena presso il campo CONI di Muggiò, la società coma-sca ha creato un gruppo molto solido, soprattutto all’in-terno delle scuole arrivando ad avere più di 60 bambini

iscritti ai corsi di minirugby.“Grazie al lavoro fatto negli istituti scolastici – continua Ba-gnasco - siamo riusciti a creare due squadre giovanili, una legata all’ente scolastico dei Padri Comaschi che da quattro anni milita nei campionati Under 17 ed Under 19, che gioca sul campo di Lecco, con ottimi risultati agonistici, ma il vero successo è la formazione femminile nata all’interno del Li-ceo Classico Alessandro Volta che quest’anno parteciperà alla Coppa Italia e che ha portato una ragazza a vestire la maglia azzurra under18”.L’orgoglio fuoriesce prepotentemente dalle parole del pre-sidente, consapevole di aver creato dal nulla una realtà che sembra bucare la barriera ideologica che troppo spesso avvi-cina i giovani sportivi solamente al calcio, allontanandoli da sport di secondo piano, ma meno “corrotti”, tanto che oltre 1500 studenti delle scuole elementari e medie hanno potuto provare a giocare a rugby nel corso del 2008.Ora che il gruppo c’è, manca solo un buon pub dove ritro-varsi tutti insieme a festeggiare al termine della partita, per celebrare quel rito pagano, invidiato da tutti gli altri sport, che è conosciuto con il nome di “terzo tempo”.• Nella foto un’azione durante l’allenamento della Na-zionale, fotografia Max&Douglas.

IL RUGBY OLTRE LA NAZIONALEIl Rugby non vive solo delle grandi partite della Nazionale. Vediamo cosa accade nelle nostre zone...di Andrea Sabbadin

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NKSvia Volpi Caimi, 15Olgiate Comasco

www.nouskaisoma.it

NKS, palestra, ma anche vero punto di ritrovo per svolgere attività fisica in buona compagnia, per vivere con serenità il momento dell’allenamento o del corso, per organizzare la serata insieme agli amici. Professionalità e serietà accompagnano naturalmente ogni momento di NKS, rendendo l’allenamento produttivo ed efficace, qualunque sia la vostra età o il vostro livello di preparazione.Da noi ogni socio è un amico e non un numero... come in tanti “supermercati del fitness”.

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A cura di Andrea SabbadinIl futuro è elettrico, nessun dubbio. Con l’inarrestabile esau-rimento del petrolio nel futuro della mobilità c’è sempre più elettricità, e finalmente anche le grandi case automobilistiche stanno presentando progetti, e non prototipi, di motori a pro-pulsione elettrica.Il nuovo trend sembra essere quello di diffondere la cultu-ra della mobilità sostenibile, tanto che questa rivoluzione “green” sembra essersi trasformata in moda. Purtroppo troppo spesso le mode nascondono brutte sorprese, ma spulciando bene tra le varie offerte si può scoprire qualcosa di veramente interessante, come la nuova ricetta elettrica di Renault. La casa francese, in occasione di un importante incontro con i vertici del governo transalpino, ha messo sul tavolo una serie di ben 4 nuovi veicoli completamente elettrici che arriveranno sul mercato nel 2010. La futura gamma di veicoli elettrici Renault si avvarrà delle batterie tecnologicamente più avanzate, quelle a ioni di litio. Ma quando andremo dal concessionario per acquistare il no-sto bel veicolo elettrico potremmo avere una brutta sorpresa: la casa francese ha scelto di mettere in commercio queste vet-ture prive della batteria, che sarà “noleggiata” a parte.Renault ha infatti pensato che queste batterie costano dav-vero moltissimo, ma sono anche all’inizio della loro vita evolutiva. Acquistarne una oggi significherebbe spendere molti soldi per un qualcosa che già tra un mese potrebbe non essere più performante.

ELETTRICARIVOLUZIONE

IL FUTURO. PER IL MERCATO DI OGGIRENAULTha messo sul tavolo una serie di ben 4 nuovi veicoli completamente elettrici che arriveranno sul mercato nel 2010.

Sopra: il prototipo Fluence Z.E. ConceptSotto: Renault Twizy Z.E. Concept

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Così, invece di venderle assieme all’auto, alla Renault hanno deciso di darle in “affitto” riproponendosi di seguire l’evoluzio-ne della specie e sostituirle con le più efficienti al momento.La prima vettura prodotta sarà la Z.E. Concept, realizzata sulla base della Kangoo. La linea è futuristica e gli interni sono pensati per ottimizzare l’efficienza energetica, con pa-nelli solari e superfici coibentate che trattengono il calore respingendo i raggi del sole. Sarà finalmente possibile tornare a casa dopo una giornata di duro lavoro, mettere l’auto in garage, attaccare la spina e fare un bel pieno con poco più di un euro, anche se ci vorranno dalle 6 alle 8 ore prima di vedere accendersi la spia del FULL.Per i più esigenti invece oltre alla ricarica classica tramite presa casalinga da 220 volt, sarà possibile effettuare una ricarica rapida con una presa da 400 volt che taglierà i tempi: basteranno infatti solo 20/30 minuti per poter ripartire senza problemi.Si parla anche di ricarica istantanea grazie all’esclusivo sistema Quickdrop, che prevede la sostituzione rapida delle batterie. L’operazione richiederà solo 3 minuti e sarà eseguita da un sistema robotizzato che sarà sistemato in apposite stazioni. Renault-Nissan e la società Better Place stanno lavorando in stretta collaborazione da due anni per sviluppare questi punti di sostituzione.Purtroppo ogni medaglia ha la sua faccia nascosta, ed anche in questo caso c’è un piccolo neo: le batterie hanno una auto-nomia che sfiora i 200km, non proprio l’ideale per chi vuole utilizzare l’auto, e nel frattempo non avvelenare chi con lui divide l’aria, non solo in città, ma anche per lunghi tragitti.Il motore elettrico potrebbe risolvere parte del problema in-

quinamento, ma non certo quello del traffico. Per unire le due cose si deve optare per moderni scooter elettrici. Le prestazio-ni sono pressoché identiche a quelle dei ciclomotori a ben-zina, sempre che non abbiate “truccato” il vostro motorino; noi avremo il vantaggio della loro assoluta silenziosità, di non dover pagare il bollo per 5 anni, di poter circolare nelle zone a traffico limitato e soprattutto di poter ottenere sconti fino al 50% sulle polizze assicurative. Inoltre dal 2009 ogni sei mesi vengono emessi degli incentivi statali per l’acquisto di motoci-cli elettrici o biciclette che arrivano fino a 800 euro.Tra i moltissimi modelli in commercio anche il Solex. Sì, pro-prio la bicicletta a motore con cui i nostri nonni andavano

al lavoro, reinventato in chiave futuristica e, naturalmente, ecofriendly. Ad EICMA 2009, il salone del motociclo di Milano, si è visto un nuovissimo prototipo della regina della mo-bilità urbana: Piaggio. Il nuovo USB(Urban Sport Bike) non è solo un prototipo, ma anche

un esercizio di stile, un laboratorio di idee allo stato solido. Disegnato al Centro Stile di Pontedera diretto da Marco Lam-bri, Piaggio USB coniuga ecologia e sicurezza. La propulsione è affidata a un power-pack costituito da un evoluto motore termico 2T GDI, accoppiato a un’innovativa macchina elet-trica installata nella ruota posteriore. Il motore sfrutta l’inno-vazione delle nano-tecnologie per garantire al sistema il top delle prestazioni e la massima affidabilità. Piaggio garantisce una velocità media di 60 Km/h, con una velocità massima superiore ai 100 Km/h ed un’autonomia di 50 km per la sola batteria elettrica. Oltre ad USB Piaggio ha già commercializ-zato anche il modello MP3 con alimentazione ibrida. Una bella svolta verso l’innovazione e la mobilità ecofriendly.•

PIAGGIO USBNON SOLO UN PROTOTIPOMA UN ESERCIZIO DI STILE

PIAGGIOMp3 Hybrid di Piaggio

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Questa frase che prendiamo in prestito dal mondo delle fiabe ci introduce ad un argomento, quello della bellezza esteriore, molto caro soprattutto all’universo femminile fin da tempi imme-morabili. Oggi la chirurgia estetica ci può finalmente venire incontro, e per sentirsi “i più belli del reame” non è più necessaria la fortuna, destinata a pochi, di essere stati prescelti da Madre Natura. Gli interventi preferiti sono i meno invasivi, non si chiedono più quindi labbra alla Jessica Rabbit o corpi da calendari; l’obiettivo è risultare il più naturale possibile, mascherando i difetti. Da notare poi che negli ultimi anni, nonostante se ne parli poco, sempre più uomini si siano affidati al bisturi per migliorare il proprio aspetto. Dati della SICPRE, Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, attestano che gli uomini che nel 2006 si sono sot-toposti ad interventi estetici sono stati 64 mila, contro i 42 mila del 2004, con un aumento in soli due anni del 40 per cento. Ma quali sono gli interventi più richiesti dagli uomini? Al primo posto la rinoplastica (il naso), al secondo la blefaroplastica (palpebre ed eventuali borse sotto gli occhi), quindi il trapianto di capelli e non da ultimo la mastoplastica riduttiva, cioè quell’in-tervento che tende a cancellare gli effetti della ginecomastia, disturbo solo maschile che vede il petto assumere una rotondità e abbondanza femminea. Abbiamo sentito il professor Marco Klinger direttore della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica dell’Università degli Studi di Milano che dichiara: « Fare il chirurgo plastico non è solo interve-nire per far aumentare seni e labbra, ma è importante perché si è a contatto diretto con i sogni e i desideri delle persone per regalare serenità e ottimismo». E precisa ancora Klinger: « Penso che i risultati migliori siano quelli nati dall’incontro tra uno specialista preparato e disinteressato e un paziente ragionevole. Il gusto del bello e delle proporzioni è fondamentale per questa professio-ne e non riesco a definire il bello in assoluto, personalmente preferisco quello che è affascinante

DELLE MIE BRAME CHI È LA PIÙ BELLA DEL REAME?

SPECCHIOSPECCHIOArticolo a cura di Laura Tartaglione

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e unico a quello che è semplicemente bello». Nel corso delle nostre ricerche abbiamo fatto visita a una rinomata struttura di Chiasso, “Day Clinic Arcadia”, nome che subito evoca un limbo paradisiaco, e dove operano molti specialisti qualificati. «Questo centro – afferma soddisfatto il proprietario, l’ingegnere Gian Piero Brunello - vuole essere un luogo di servizi per i medi-ci che operano nella chirurgia estetica, proprio perché non esistono strutture simili nell’area transfrontaliera». Dello stesso parere anche il progettista del centro, l’architetto Axel Middeke:

« Il nostro obiettivo è proprio quello di offrire una struttura mono specialistica e medi-calizzata a professionisti sia svizzeri che italiani». Il target della clinica è molto vasto

e spazia dalla commessa di negozio fino al benestante; i trattamenti più richiesti sono senza dubbio la mastoplastica additiva (aumento di seno) e la liposuzione.

“Day Clinic Arcadia” dispone di ben due sale operatorie, unità di risveglio e sorveglianza, oltre a studi medici per le visite dei pazienti e anche suite per il ricovero breve. Per allietare ancor più la “degenza” la struttura offre un ser-vizio di gastronomia grazie al ristorante “Emporio Arcadia”, che è annesso alla struttura. «Siamo soddisfatti e stiamo cercando di crescere sia con i medici che nel provare nuove possibilità, sempre testate: prossimamente disporremo anche di un esperto in gastroenterologia. Il nostro approccio con le persone - prosegue Brunello - è sicuramente easy, per questo organiz-

ziamo giornate a porte aperte per dare a tutti informazioni relative al nostro centro». Differente approccio è quello che troviamo alla “Skin Care Clinic” di

Lugano: cure programmate su lunghi periodi e metodi tutti naturali per cercare di raggiungere la perfezione per la bellezza della pelle.

ANCHE GLI UOMINI SI RIVOLGONO ALLA CHIRURGIA ESTETICA?

20062004INTERVENTI SU UOMINI INTERVENTI SU UOMINI42 MILA 64 MILA

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Marco Guidetti, CEO&Founder della SkinCare Clinic&Shool di Lugano e co-formulatore del brand “A Natural Difference”, ci spiega che cure di questo tipo vengono protratte per anni, proseguendo poi ancora a lungo per il mantenimento. Il costo varia da una base di 400 euro fino ai 1500 euro dei trattamenti più costosi. Il target è molto alto e in questo centro ci sono liste d’attesa di ben sei mesi. Sottolinea Guidetti: «Abbiamo dei clienti che preferiscono orientarsi verso un benessere olistico: il nostro unico interesse è quello di stimolare l’auto-rigenerazione che richiede tempo e non contempla scorciatoie “quick-fix”. L’utilizzo della chirurgia estetica è comprensibile solo in casi molto specifici». Problemi di compattezza e di tonicità del viso, linee, rughe e macchie scure diventano difetti risolvibili grazie alle cure del centro luganese: qui tutti i trattamenti sono rigorosamente basati su ricerche scientifiche. I prodotti utilizzati sono puri, concentrati, naturali e non testati su animali; non contengono inoltre profumo, coloranti o de-rivati del petrolio. «I nostri prodotti e le nostre tecnologie – fa notare Guidetti – sono frutto di ricerche in tutto il mondo, che partono da un’analisi specifica della pelle del paziente». Ma allora mi rifaccio o no? Difficile dare una risposta precisa, ma vogliamo lasciarvi con le parole di Oscar Wilde che ne “Il ritratto di Dorian Gray” scriveva« …E la bellezza è un aspetto del genio, è più alta, anzi, del genio, perché non richiede spiegazioni…Su di essa non si può discute-re…ha un diritto divino alla sovranità, rende principi coloro che la possiedono… Si dice spesso che la bellezza sia cosa superficiale; può essere, ma non sarà mai superficiale come il pensiero…il vero mistero del mondo è il visibile, non l’invisibile»•

ARCADIAL’OBIETTIVO È QUELLO DI OFFRIRE UNA STRUTTURAmono specialistica e specializzataNelle foto l’ingresso ed una delle stanzedi Day Clinic Arcadia

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TUTTO SUGLI

ECOINCENTIVI

RISPOSTE

Non è necessario usare sempre e solo la classica caldaia ali-mentata a petrolio, gas o carbone. Per riscaldare l’acqua è possibile utilizzare l’energia che ci offre il sole, il solare ter-mico per essere più precisi. Ed è sensazionale pensare che, soprattutto nelle case di nuova costruzione, un impianto che sfrutta questo genere di energia possa addirittura essere utilizzato per riscaldare l’abitazione o l’edificio nel quale è installato.Abbiamo fatto qualche domanda ad un esperto di energie Biosostenibili per cercare di capire un po’ come muoverci all’interno di questa giungla fotovoltaica.Il Solare termico si può utilizzare ovunque?Ovunque si ritenga opportuno risparmiare e smettere di in-quinare. Tuttavia, acqua a temperature di 30, 40 o 50 gradi non ha un utilizzo molto abbondante nell’industria, ma è assolutamente necessaria nelle abitazioni private, o in attività come centri benessere, piscine, palestre, insomma, laddove l’acqua calda viene costantemente sfruttata. Solare Termico, come funziona esattamente?I pannelli solari vengono collocati sul tetto o nel luogo mag-giormente esposto al sole. Un fluido vettore scorre nei tubi interni ai pannelli e cattura i raggi del sole. Il liquido caldo che si ottiene confluisce nel serbatoio all’interno del quale è contenuta l’acqua sanitaria e la scalda affinché gli abitanti dell’edificio possano utilizzarla per impieghi domestici o per il riscaldamento.Cosa ci guadagno con il solare termico?Il riscaldamento tradizionale si paga. Col solare termico il calore si auto-produce, lo si crea autonomamente nella pro-pria abitazione. E quindi non si paga. Negli anni, l’investi-mento iniziale per l’acquisto dei pannelli sarà ampiamente ripagato. E poi c’è tutto un discorso di impatto ambientale. L’ener-gia risparmiata attraverso un impianto solare termico riduce le immissioni di CO2 nell’atmosfera, contribuendo a non aumentare l’effetto serra e l’inquinamento e dando una concreta possibilità di guardare con ottimismo ai prossimi trent’anni.L’energia è gratis, ma i pannelli NO! Come posso risparmiare anche su quelli?Lo Stato italiano ha emanato incentivi per il solare termico all’interno della finanziaria 2008 (legge 24 Dicembre 2007 n. 244). All’interno di essa individua diverse tipologie di interventi per il risparmio energetico sulle quali si applica la detrazione fiscale del 55% per le spese sostenute entro il 2010. Tra queste rientra l’installazione di pannelli solari per

la produzione di acqua calda per usi domestici o industriali. Questo tipo di detrazione può essere accumulata con incen-tivi a carattere regionale o locale. Per ottenere l’incentivo è sufficiente allegare alla dichiarazione dei redditi la documen-tazione rilasciata da un tecnico abilitato e la copia dei bonifi-ci che attestino l’avvenuto pagamento delle strutture.Per quanto riguarda gli incentivi per il fotovoltaico, invece, spicca il sistema Conto Energia. (www.sviluppoeconomico.gov.it). Non c’è molta burocrazia alle spalle, infatti, basta far pervenire una richiesta al proprio gestore dei servizi elettrici entro 60 giorni dalla fine dei lavori per far si che il Conto Energia riconosca una tariffa incentivante per ogni Kw/h prodotto. E questo avviene per i successivi 20 anni. Produrre corrente in esubero potrebbe portare a pensare di accumulare quanta più energia possibile per poterla sfrutta-re nei momenti peggiori, in inverno ad esempio, o quando piove. Ad oggi, però, le tecnologie che prevedono l’accumulo non garantiscono un rendimento efficiente al 100%. È quin-di decisamente più conveniente sfruttare il Conto Energia o servirsi del cosiddetto “scambio sul posto”. Nel primo caso si vende la corrente in esubero a tariffe variabili in relazione alla potenza nominale dell’impianto e al fatto che lo stes-so sia non integrato, parzialmente integrato o integrato con la struttura che lo ospita. Nel secondo caso, viene meno il costo di acquisto dell’energia elettrica per una quantità pari a quella prodotta dall’impianto. In poche parole, se una fa-miglia in un anno consuma 3000 Kw/h ma il suo impianto fotovoltaico nel produce 3200, i duecento Kw/h in esubero vengono immessi nella rete e vanno a costituire una sorta di credito energetico, non economico. Vale a dire che per i tre anni successivi, quella famiglia potrà, nei momenti di biso-gno in cui utilizzerà più Kw/h, prelevare quelli già prodotti e “immagazzinati” precedentemente nella rete.

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UNA DACIA A CASSINA RIZZARDIFotografie Dan Anders

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UN RIFUGIO RISCALDATO DALL’ATMOSFERA DELLE ASSI

CHE PROFUMANO DI RESINA

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LEI INSEGNANTE DI LETTERE, LUI MICROBIOLOGO NEL CAMPO FARMACEUTICO,

NEL 1974 SCELGONODI COSTRUIRSI QUELLA CHE È LA LORO CASA DA 35 ANNI

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PERCHÈ?FORSE PER IL COSTO MINORE DEL LEGNOFORSE PER UNA PASSIONE CONDIVISA PER LO STILE NORDICO.

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Creiamo spazi per la vostra vita

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BIOEDILIZIABasta fare pochi chilometri sulla nostra macchina, con lo sguardo annoiato che si posa sui cartelloni disseminati ai lati della strada, e sempre più spesso ci troviamo di fronte a propo-ste di case in classe energetica A, ecologiche, ecosostenibili, in poche parole “rispettose”. Ormai abituati ad una maggiore, e sbandieratissima, attenzione verso l’ambiente, siamo davvero sicuri di sapere di cosa ci stanno comunicando? Per fare mag-giore chiarezza abbiamo dialogato un pò con Alberto Livio, architetto e fondatore di AbitareBio, un’azienda che proget-ta e realizza bioarchitetture, sperando possa dissolvere anche qualche vostro dubbio in merito.Intervista di Luca Di Pierro

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Architetto Livio, che cosa sono in poche parole l’ecoso-stenibilità e l’architettura biologica?L’architettura biologica è un concetto che si riferisce, più che al metodo costruttivo, allo stile con cui noi abitiamo la nostra casa: significa vivere in modo diverso nel nostro quotidiano. Pensiamo alle case per così dire tradiziona-li, edificate con sostanze nocive e con l’uso massiccio della chimica: l’edilizia attuale è fortemente ancorata al cemento, e non ancora recettiva verso nuove tecnologie che coinvolgano materiali quali il cotone o il lino – ot-timo isolante anti-calpestio – largamente utilizzati nella bio-edilizia.Come dicevo però, l’architettura eco-sostenibile richiede anche una scelta di vita, abituarsi cioè a suoni e forme differenti, ad un nuovo comfort di temperatura, a so-luzioni quotidiane differenti dal pensiero comune: una visione salutista che difficilmente tutti possono recepire nell’immediato.

Quali sono, se esistono, i principali vantaggi economi-ci relativi alla costruzione di edifici ecocompatibili? Si consideri innanzitutto che l’architettura ecocompa-tibile sviluppa unicamente edifici in classe “A”, quindi bisogna prendere come metro di comparazione questa tipologia costruttiva. A parità di prestazioni energetiche, il maggior costo iniziale affrontato per una casa bio sarà ammortizzato in breve negli anni successivi grazie alle minori spese energetiche che si andranno a sostenere.

Ed i vantaggi relativi alla nostra salute?Abitare o lavorare in un edificio eco-sostenibile significa in breve migliorare sensibilmente la qualità della nostra vita. Non esistono dati precisi dell’impatto delle sostan-ze nocive sul nostro corpo, ma è chiaro che l’utilizzo di materiali naturali non possa che favorire la salubrità di un ambiente.

Qual è l’approccio progettuale dell’architettura eco-compatibile?Ci basiamo su un sistema costruttivo leggermente diffe-

rente da quello tradizionale: per noi la fase progettuale, unitamente alla scelta precisa dei materiali, diventa un fattore imprescindibile. Si deve infatti considerare che per la costruzione di case prefabbricate in legno non è pos-sibile “commettere errori”, ovvero non c’è una seconda possibilità per correggersi durante la fase di costruzione; questo ci porta a fare calcoli più esatti e ad un maggior livello di dettaglio, condizione che porta spesso ad una migliore qualità generale del nostro lavoro. Si abbandona così una cattiva abitudine dell’architettura tradizionale, che potremmo riassumere in “costruisci, abbatti e rico-struisci”. Sarà capitato a tutti di osservare rapidi murato-ri edificare qualche imponente struttura, smembrandola poi per l’installazione di serramenti e impianti.

Ritiene che, dal punto di vista culturale, l’Italia sia pron-ta a recepire il cambiamento portato da queste nuove tec-niche? Esiste un gap rispetto agli altri paesi europei?È necessario un distinguo di carattere generazionale: oltre la soglia dei 40-45 anni è più difficile incontrare persone che abbiano una sensibilità ambientale sviluppata, o che comprendano appieno tutti i vantaggi sociali e psicofisici ralativi alla costruzione di edifici di questo tipo. In tal sen-so internet è uno strumento fondamentale per la sensibi-lizzazione della gente a digiuno di conoscenze edilizie.In Italia il problema più importante che riscontriamo risiede nella mancanza di tecnologie, know-how e ma-teriali per lo sviluppo di queste costruzioni: ci sono sva-riate problematiche relative al cambiamento di tecniche e modus operandi. Le grosse imprese sono facilitate in questa evoluzione tecnica, per la possibilità di effettuare investimenti in maniera più facile.Austria e Germania sono nettamente più avanti rispetto a noi, così come le nazioni del Nord Europa, abituate da sempre all’utilizzo del legno come materiale edile prima-rio. Tuttavia non possiamo considerarci fanalino di coda in Europa, e fondamentale sarà l’apporto fornito dagli incentivi statali.Ritiene che il legno possa essere il materiale “nuovo” per l’edilizia in Italia e nella nostra zona?

LE FASI DI COSTRUZIONEDalle fondamenta alle finiture, passando per una posa del tetto “spettacolare”

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Il legno è secondo me la via da battere per il futuro. Abitare Bio utilizza legnami certificati FSC, ed in particolar modo per le costruzioni sono privilegiati prodotti locali. Da millenni in Europa l’uomo sfrut-ta il legno come materiale edilizio – basti pensare alla storica casa che si affaccia in Piazza San Fedele a Como – ma nell’ultimo secolo c’è stata una cer-ta reticenza, giustificata dal pensiero che mattone e cemento siano materiali più solidi ed adatti: un’av-versione che tuttavia non è avvalorata dalle ottime caratteristiche fisiche e chimiche del legno.Grazie alla riforestazione e alla lunga durata delle case in legno, non c’è pericolo di trovarsi senza albe-ri nei nostri boschi.

Le costruzioni ecosostenibili hanno le stesse pos-sibilità di personalizzazione dell’edilizia tradi-zionale?Le nostre case hanno la massima libertà compositiva in fase progettuale. Come ho già detto tuttavia le possibilità, dopo la costruzione, sono maggiormente limitate.•

Per maggiori informazioniAbitare Bio - www.abitarebio.it Architetto Livio - www.lacasabioecologica.it

ACEL’ACE è l’attestato di certificazione energetica, previsto dal-la Direttiva europea 2002/91/CE. I dati presenti nel certi-ficato ci permettono di comprendere l’efficienza energetica dell’immobile, nonché di avere un’idea piuttosto precisa di quanto andremo a spendere per il riscaldamento e il con-dizionamento. Infatti l’informazione principale inserita nell’ACE riguarda il fabbisogno di energia per il riscalda-mento e la climatizzazione invernale, definito dalla sigla EP. Questa informazione è poi tradotta nel noto grafico a strisce colorate che permettono anche all’utente meno esperto di capire l’energia necessaria a colpo d’occhio.

Il calcolo che permette di stabilire l’EP di un edificio è univoco, al fine di non lasciare spazio all’interpretazione di chi dovrà certificare la classe energetica. Il documento che viene redatto ha poi un valore massimo di 10 anni dalla certificazione.

Oltre all’EP, la certificazione ci permette di conoscere l’ef-ficienza della struttura dell’edificio, definita involucro, dei suoi impianti e l’eventuale presenza di apparecchiature fo-tovoltaiche o solari-termiche.

Per avere maggiori informazioni sulle certificazioni in Lom-bardia www.cened.it

IL LEGNO È IL FUTURO. ABITARE BIO UTILIZZA LEGNAMI CERTIFICATI FSC, ED IN PARTICOLAR MODO PER LE COSTRUZIONI SONO PRIVILEGIATI PRODOTTI LOCALI

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MAMA!HUMAN FRIENDLY DESIGN HOTEL

A cura di Roberto Uboldi e Luca Di PierroMama Shelter - “rifugio della mamma”, se ci concediamo una tra-duzione creativa, è il nome dell’albergo di recentissima costruzione in una zona periferica ma ricca di storia di Parigi. E proprio rifu-gio, protezione, accoglienza sono le prime parole che ci vengono alla mente varcata la soglia dell’edificio razionalista, fortemente voluto da Monsieur Serge Trigano. Sotto una nera volta straripante di graffiti glamour, ci accoglie Jean Claude Elgaire, chef concierge di grande esperienza. In un’atmosfera rilassata, così inusuale per Parigi, ci rac-conta entusiasta di un progetto che è una sfida alle regole classiche dell’accoglienza alberghiera.

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Monsieur Elgaire, qual è stato il concetto originario lega-to alla costruzione di questo hotel?Un tempo in questa zona c’era un grande parcheggio, un autosilo. Serge Trigano, che voleva realizzare il suo personale concetto di hotel, scoprì questa zona, ed insieme a Philippe Starck decise di accettare questa sfida: la sua visione era un luogo che avesse lo stesso livello di comfort di un lussuoso hotel all’Opéra o sugli Champs-Élisées, costruito però in un punto relativamente periferico della città, Rue de Bagnolet, nel 20 Arrondissement, vicino allo storico cimitero di Père-Lachaise. Per riuscire nell’impresa fondamentali sono stati lo studio di Cyril Aouizerate, dell’architetto Roland Castro e l’apporto dato dalla cucina dello chef Alain Senderens: un incontro di grandissime personalità nei rispettivi campi.Il progetto è stato accolto in maniera entusiasta in partico-lar modo da Starck, che ha da subito inteso la possibilità di creare un sistema di design bello e funzionale con una spesa ben al di sotto dei normali standard. Davvero un banco di prova interessante non solo per la sua esperienza personale, ma per tutto il mondo del design degli interni.

Qual è il tipico cliente del Mama Shelter?Metà dei nostri clienti è francese, l’altra metà invece pro-

viene da ogni parte d’Europa e del mondo: Inglesi, Belgi e in particolar modo gli Olandesi sono affascinati dalle decorazioni e dal design di questo edificio, ma anche Te-deschi, Svizzeri…

E gli Italiani?A poco a poco cominciamo ad avere una clientela anche di Italiani. Abbiamo deciso di non pubblicizzarci median-te metodi tradizionali: le persone che vengono qui e pro-vano questa inusuale e affascinante esperienza di albergo creano un passaparola virtuoso, ed anche gli articoli su periodici e quotidiani servono ad attirare l’attenzione sul-la nostra realtà. Per ridurre i nostri costi non ci serviamo di nessuna agenzia, ed il 95% delle persone che sono qui hanno prenotato e spesso ci hanno conosciuto attraverso internet.

Forse in Italia valutiamo ancora gli hotel secondo un metro di giudizio antiquato…È quello che accade ancora in ogni parte d’Europa. Noi vogliamo diffondere l’idea di un posto dove ognuno si possa sentire come a casa propria: il nome Mama suggeri-sce a qualsiasi persona al mondo il nido confortevole dove

PERSONE DA OGNI PARTE DEL MONDO VENGONO QUI PERCHÉ APPREZZANO ENORMEMENTE IL LAVORO DI PHILIPPE STARCK, SUPERSTAR DEL DESIGN[ ]

Il lungo tavolo vicino all’ingresso PH F. Amiand

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“L’aspetto delle cose varia secondo le emozioni;e così noi vediamo magia e bellezza in loro,ma, in realtà, magia e bellezza sono in noi.”

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IL DESIGNERSTARPhilippe Starck

Starck, designer e architetto francese, è considerato da molti come “il miglior designer di ogni tempo”. Autore di prodotti che spaziano dal packaging della birra per arrivare ai grandi progetti di arredo di spazi condivisi Starck si è sempre mosso in controtendenza rispetto ai suoi colleghi degli ultimi trent’anni, evitando pezzi unici e costosi, in favore di articoli economici e alla portata di tutti. Nella sua lunga carriera, cominciata come progettista di oggetti gonfiabili nel 1968, è stato designer di punta e cofautore di successi per aziende italiane come Kartell e Alessi, per la quale ha studiato il celeberri-mo spremiagrumi Juicy Salif nel 1991. La sua dote fonda-mentale risiede nel creare ad arte combinazioni inusuali e stupefacenti di.materiali come l’alluminio, la pietra, il vetro e i tessuti, dote che ha espres-so nella massima misura anche per il design del Mama Shelter.

tutto è fatto in maniera da lasciare completamente libero il cliente, in uno spirito di condivisione che si riflette anche nella composizione e disposizione degli spazi e dell’arreda-mento. L’idea di questo albergo non è in sé rivoluziona-ria, ma semplicemente riprende i piaceri conviviali “di una volta”. Si arrivano a superare le sovrastrutture sociali che si sono consolidate negli ultimi trent’anni: il dress code, la cerimoniosità e la rigidità negli orari qui non esistono.

Qual è la politica ambientale del Mama Shelter?Nessuna vasca da bagno vuol dire meno acqua sprecata, e nessuna tovaglia vuol dire non dover smaltire e pulire nulla; l’insieme di queste ed altre semplici abitudini ci permette di avere un impatto molto minore sull’ambiente. Un ulteriore accorgimento ci arriva dalla tecnologia: grazie ad internet e agli schermi nelle camere siamo stati capaci di eliminare tutte quelle brochure che riempiono solitamente camere e hall degli alberghi.

Qual è il rapporto tra il Mama Shelter e la città di Pa-rigi, i parigini?Il “Mama” ha riscosso un grande successo presso i pari-gini: inizialmente tutti erano incuriositi dall’idea di un albergo che sorgesse nel 20esimo Arrondissement, e dopo un primo approccio divertito e incuriosito, il nostro ser-vizio li ha spinti ad avere un’ottima opinione di noi e a ritornare. Ci siamo ritrovati con l’idea giusta al momento giusto: un grande hotel, molto ben servito dai trasporti, che unisse un’accoglienza di ottimo livello a costi con-tenuti. Il sistema di pensiero che anima questo hotel ha subito convinto tutti.

Gli interni del ristorante. PH F. Amiand

Sopra: Juicy Salif, spremiagrumi di Starck per Alessi. Sin: Philippe Starck. Foto: Jean-Baptiste Mondino

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Avete progetti per il futuro?Vogliamo creare altri alberghi di questo tipo a Lione, Mar-siglia, e in altre 2 o 3 città della Francia: non saranno delle semplici copie, poiché pur mantenendo il concetto di fondo del nostro hotel avranno differenti stili, soluzioni decorative e funzionali, in accordo con il proprio ambiente cittadino. È probabile poi che il progetto si estenda in seguito agli USA, nelle città di New York e Los Angeles. È prevista nel prossimo futuro l’apertura di un “Mama Shelter” anche in Italia, magari a Milano?Perché no? Chi non vorrebbe avere grande comfort pagando un piccolo prezzo? Probabilmente un Mama Shelter italiano dovrebbe avere meno camere, si può pensare a 60 o 70 stanze, un numero più consono per le esigenze di una città come Mi-lano, ma il concetto rimarrebbe il medesimo.

Ritenete che il progetto perseguito da questo albergo possa essere di esempio per altre strutture similari?Come sapete oggi molte persone fotografano, prendono ap-punti, cercano di capire la nostra organizzazione, tuttavia non è facile copiarci: non tutti possono avere alle proprie spalle Trigano, Starck e tutte le altre figure carismatiche che, come dicevo, sono state le menti di questo progetto. Vantiamo un grande livello di comfort, cucina, design; è difficile avere tutto questo assieme!•

Gli interni delle stanze. PH F. Amiand

VICINO AL LETTOLUCI COPERTE DA MASCHERE DI SUPEREROI

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PLACE VENDOME

LOUVRE

ARCO DI TRIONFO

CHAMPS ELYSEES

TOUR EIFFEL

BASTIGLIA

SACRE COUER

GLI ARRONDISSEMENT

I distretti parigini[ ]

MAMA SHELTER Rue de Bagnolet, 109 -75020 Parigi Tel. +33 1 43 48 48 48 www.mamashelter.com

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SoftRock

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Una forte spinta al divenire, che si esaspera nei ricami decò armonizzati dall’eleganza grafica del bianco e del nero. La profondità dei colori si attenua nella leggerezza del tessuto, nella ruche, in un surrealismo giocato sui materiali inediti, su tagli al limite del futurismo, sulle spalle costruite. La donna si lascia tentare dal ritmo incessante della musica, ma rimane legata a una sensualità romantica mai volgare né sofisticatamente ricercata.

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In alto nella pagina a sinistra:camicia bianca con lavorazioni da Runway;gilet Cop Copine da Riflessi;borsa pelle nera Prada;leggings in cotone;tronchetti Icône da Cesare Castelli.In basso nella pagina a sinistra:vestito Twin Set da Cesare Castelli;stivali Icône da Cesare Castelli.In questa pagina:maglione Paul Smith da Bernasconi 1920 e Proposte Donna;leggings in pelle; vestito con paillettes da Amemì;Tronchetti Paul Smith da Bernasconi 1920 e Proposte Donna;borsa imbottita Monclair.

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In alto in questa pagina:gonna grigia da Riflessi.In questa pagina:camicia in pizzo nero Bernasconi Proposte Donna;gonna in raso Bernasconi Proposte Donna.Pagina a destra tutto da Amemì:Vestitino, berretto e calze Cashmirino;Borsa, maglia e leggings Pinko;scarpe Falcotto.

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Amemì: via Tevere, Villaguardia (CO) tel. 031 563913 [email protected] - www.ameminonsidice.comBernasconi 1920 e Bernasconi Proposte Donna: via San Gerardo, 12/18 Olgiate Comasco (CO) tel: 031 944178 [email protected] - www.bernasconi1920.itCesare Castelli: via Matteotti 16, Cantú (CO) e a Fino Mornasco (CO) in via Garibaldi 91tel 031 711992 (Cantù) tel 031 927088 (Fino Mornasco) - www.cesarecastelli.itRiflessi: via Morosini 12, Varesetel. 0332 831216 - [email protected] - www.riflessitalia.itRunway: via Ferrari 1, Cucciago (CO)tel. 031 787933 - [email protected]

Fashion editor: Sara BargnaFoto: Roberto Bulgheroni

Indirizzi

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ECOEcochic, Ecofashion: due nomi che delineano un unica grande tendenza che negli ultimi anni si è fatta largo all’interno del mondo della moda. Un trend nato e cresciuto, in risposta ad un’emer-genza globale che le passerelle non potevano più ignorare: il degrado del pianeta.Una moda capace di avvicinare mondi agli anti-podi come l’industria del superfluo (o dello spre-co a seconda dei punti di vista) e gli ambientalisti più accaniti. La produzione tessile tradizionale ha dei livelli di impatto ambientale incredibilmente alti, solo tramite l’azione dei pesticidi crea il 25% di inquinamento del suolo.Ecochic quindi significa anzitutto riduzione delle emissioni dell’intero processo produttivo di ogni singolo indumento. Vengono impiegate materie prime alternative, come il biocotone, processi di la-vorazione naturali come tinture a base di tannini vegetali, ma soprattutto ci si preoccupa del recupero dell’enorme quantità d’acqua necessaria per i lavaggi di tinta. Ecofashion significa anche organizzazione di eventi che sostengono e promuovono iniziative legate alla salvaguardia ambientale. Sensibilizzare non è tutto, ma è un buon punto d’inizio.La prima casa di moda a lanciare una linea di vestiti in biocotone fu Esprit nel 1991, ma la prima ad avere davvero successo è stata Hamnett con la sua linea di t-shirt (www.katharinehamnett.com). Patagonia è stata eletta “EcoBrand 2008” con una collezione basata al 100% su fibre eco ed un 53%, sulla produzione globale, di capi completamente riciclabili.Sempre a proposito di riciclo Nike promuove, da più di dieci anni ormai, due iniziative parallele: “Reuse a shoe” e “Nike grind”. Attraverso il primo slogan vengono raccolte sneakers, anche di diversi brand, dalle quali vengono poi estratti le parti di materiali riutilizzabili, dalle quali nascono Nike Grind Rubber, Nike Grind Foam e Nike Grind Upper, impiegati poi per costruire nuovi prodotti, per prime le superfici dei campi sportivi, come campi da tennis, da basket, le piste di atletica. Dall’al-ta moda al prontomoda l’ecofashion è quasi un fenomeno di massa. H&M, tra i marchi dal prezzo accessibile, è la più impegnata nel perseguire una politica di rispetto ambientale. La seconda collezio-ne interamente realizzata in biocotone verrà messa sugli scaffali nel mese di Aprile, mentre dal 2005 è stata lanciata “the flower”, una collezione baby certificata a livello europeo come Eco label, che riduce l’impiego di sostanze dannose all’uomo e all’ambiente all’interno del ciclo di produzione. L’azienda, che tra le altre cose utilizza come testimonial una eco-soldiers come Madonna, dal 2006 sta applicando le teorie dell’Ecofashion ad ogni area di produzione e di insediamento.In Italia, qualche anno fa, Lifegate aveva provato a lanciare sul mercato jeans “ad impatto zero”, ma perché si parlasse di Ecochic anche nel Belpaese sono dovute scendere in campo, o meglio in passerella, firme del calibro di Armani, che ha introdotto materiali alternativi nelle sue collezioni, e Ferragamo, che questa primavera manderà in boutique cinque nuove borse eco-chic realizzate con materiali bio e prodotte con tinture naturali.• Nella foto t-shirt di Katharine Hamnett

LA MODADIVENTA

di Alice Muzzoli

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Via E. Morosini, 12 - 21100 Varesetel: +39 0332 831216 - [email protected]

www.riflessitalia.it

Una rivoluzione silenziosa, sussurra nuove proposte capaci di gridare innovativi messaggi originali e chiari

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Nel cuore di Roma, un arricchito/mafioso/politicastro/me-galomane organizza nell’enorme parco di Villa Ada di sua proprietà, una festa spettacolare, invitando tutti “quelli che contano”. C’è ad esempio Saverio Moneta, capo delle belve di Abaddon - setta satanica “all’ultimo stadio” - che cerca nel male una sorta di riscatto alla sua vita miserabile di mobiliere nel reparto cucine tirolesi nel grande magazzino del suocero vec-chio e perfido. C’è Fabrizio Ciba, eterna promessa….mancata dell’editoria, preoccupato solo di sé e della propria immagine, contestato persino dai suoi lettori. Ma alla festa ci sono proprio tutti : politici, attori e attricette di bellezza rifatta, calciatori, chirurghi estetici, cuochi bulgari; il parco poi, viene popolato da animali esotici, tigri albine, elefanti, ippopotami; per intrat-tenere e divertire gli invitati vengono organizzate tre diverse battute di caccia in costume, ed infine, dopo l’immancabile pasta all’amatriciana di mezzanotte, il concerto live delle mitica Larisa, la cantante rock del momento. In tanti vorrebbero partecipare all’evento più memorabile dell’anno, ma solo pochi eletti riusciranno ad oltrepassare i cancelli della villa e vivere invece la serata più rovinosa e di-

CHE LA FESTA COMINCI!struttiva che il mondo dello spettacolo ricordi. Un boicottag-gio, o forse la natura, o Satana in persona, faranno spegnere le luci, una colata di acqua, fango, sangue e terrore, invaderà il parco e deturperà uomini, cose e animali.Non si può non sorridere davanti a certi personaggi e situazio-ni tanto surreali da sembrare veri. Un romanzo grottesco gio-cato sull’esagerazione e la caricatura dei “figuri” che popolano la scena, cogliendone i vizi, le poche virtù e le disgrazie, tanto simili a ciò che succede anche nella nostra realtà quotidiana. Ammaniti descrive in modo tragi-comico ciò che è davanti agli occhi di noi tutti: la decadenza e l’esagerazione che troviamo in televisione nei programmi talk show e nei reality, nei titoli sensazionalisti dei giornali da “sbatti il mostro in prima pagi-na”, nell’esaltazione dell’apparenza a qualunque costo piutto-sto che dell’essere.Un romanzo ben diverso da “Come Dio comanda” e “Io non ho paura”, ma che si avvicina maggiormente alle prime opere dell’autore, quali “Fango” o “Branchie”.“Che la festa cominci” di Niccolò AmmanitiEd. Einaudi

LIBRI

STORIA DI UN PIANISTA

Siamo a Bellano, é la sera del 5 gennaio 1966, festa dei Re Magi e festa del paese. Dal treno proveniente da Sondrio scen-de “il Pianista”, ladro professionista, così chiamato per le sue dita lunghe e affusolate. Fiere, feste di paese sono il suo pane. Non è lì per la festa, naturalmente, ma perché la confusione, la tanta gente danno la possibilità di rubare qualcosa, portafogli, orologi, un motorino magari. L’aria è fredda, pregna di odori forti, vin brulé e trippa. “Il pianista” ispeziona le vie del paese in attesa della processione, finché non incappa in un cartello attaccato ad un vecchio portone di un edificio da tempo disa-bitato: “Pianoforte vendesi”…..e decide di entrare….Il nuovo romanzo di Vitali è la storia di un ladro e della sua possibilità di riscatto, di un uomo che deve scegliere tra il bene e il male, il bianco e il nero, come i tasti di un pianoforte.“Pianoforte Vendesi” di Andrea Vitali Ed. Garzanti

A cura di Alessandra Tettamanti

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Protagonista del romanzo è Lorenzo e la sua incapacità di dimostrare affetto : al padre che forse non c’è mai stato e a una lei che se n’è andata. Forse crescere significa imparare ad amare e perdonare, fare un lungo viaggio alla ricerca del tempo che abbiamo perso e che non torna più. E’ il viaggio che compie Lorenzo, un percorso alla ricerca di se stesso e dei suoi sentimenti, quelli più veri, quelli più profondi. Un libro che fa emozionare, commuovere, e stupire, perché la vita di Lorenzo è molto simile a quella di ciascuno di noi. “Il tempo che vorrei” di Fabio VoloEd. Mondadori

STORIA DI UN PIANISTA

L’AFFETTO PER FABIO VOLO

“Disputa su Dio” è uno dei libri sull’argomento più letti quest’anno, una sorta di botta e risposta tra il non creden-te Corrado Augias e il credente Vito Mancuso. Si parla di amore, cuore e fondamento del messaggio di Gesu’. Si parla di morte: l’uomo ha il diritto di sentirsi padrone della pro-pria morte e decidere, se schiacciato e oppresso da grande dolore o malattia, di porre fine alla propria esistenza? Un dialogo a due voci, che partendo dal dilemma dell’esistenza di Dio, della sua importanza per la vita, affronta i temi più diversi: l’evoluzione, il rapporto tra fede-scienza, l’eutana-sia, l’accanimento terapeutico, il male nel mondo, la figura storica di Gesù, la Madonna e i suoi dogmi, la Trinità, le interferenze politiche della Chiesa. Un libro per pensare e per trovare forse delle risposte ai grandi dubbi della vita.“Disputa su Dio” di Corrado Augias e Vito MancusoEd. Mondadori

DUESU DIO

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NUOVOCINEMA3DEra il 1997 quan-do James Cameron, dopo aver ricevuto undici statuette per Titanic, si proclama-va “re del mondo”; oggi la pretesa è solo quella di rivoluziona-

re il modo di intendere il cinema. Manie di grandezza a par-te, Cameron è sicuramente uno dei registi più intraprendenti e innovativi di Hollywood, pioniere delle nuove tecnologie nonché estroso sceneggiatore. Autore di importanti capitoli della cinematografia degli ultimi 20 anni, da Terminator a Aliens-Scontro Finale, il regista del film che più ha incassa-to nella storia del cinema si rimette in gioco annunciando una svolta epocale, un film che rivoluzionerà l’esperienza cinematografica di noi spettatori: Avatar. Frutto di un’idea venuta al regista nel lontano 1995 Avatar è rimasto avvolto da un alone di mistero con il nome in codice “Project 880”. A dire dell’autore la tecnologia digitale disponibile non era abbastanza evoluta, e per la produzione probabilmente non sarebbero bastati 400 milioni di dollari. Solo nel 2007 Ca-meron dichiarò di voler iniziare le riprese del suo “capola-voro tecnologico”, svelandone nome e sostanza: Avatar, un Kolossal 3D e Hi Tech, realizzato con le più evolute tecno-logie digitali e volto a sfruttare a pieno le caratteristiche del cinema 3D. L’incredibile lavoro svolto negli studi della Weta di Peter Jackson, in Nuova Zelanda, fa sì che per lo spetta-tore sia impossibile distinguere i personaggi in carne ed ossa da quelli interamente digitali, con scene d’azione raffinatis-sime, paesaggi fantascientifici e panorami incredibilmente

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verosimili. La vicenda è ambientata nel 2154 sul remoto pianeta Pandora, uno sperduto paradiso naturale ai confini dell’universo dove la razza dei Na’Vi, indigeni dalla pelle blu con spiccati tratti felini, si trova a combattere dei cinici invasori: la compagnia interplanetaria terrestre RDA vuole infatti impadronirsi del pianeta, sottomettendo gli indigeni umanoidi e aggiudicandosi così i preziosi giacimenti mine-rari. L’aria di Pandora è però irrespirabile per gli umani che mischiando il DNA umano a quello Na’Vi, creature ben più prestanti e alte oltre 3 metri, creando un ibrido che può essere controllato a distanza: l’Avatar. L’umano entra in una sorta di coma e fondendo la propria coscienza con l’ibrido genetico lo utilizza come estensione del proprio corpo. Pro-tagonista umano è un ex marine paraplegico interpretato dall’australiano Sam Worthington, incaricato di infiltrarsi nella comunità Na’Vi attraverso il suo Avatar. Il modo di vivere degli indigeni ma soprattutto la bellissima Na’Vi Neytiri metteranno in seria difficoltà l’infiltrato umano, che non saprà più da che parte schierarsi nell’imminente guerra che deciderà le sorti di un intero pianeta. Il film ha già un accanito gruppo di sostenitori che “pro-fetizzano” l’imminente rivoluzionamento della settima arte, con testimonianze di spettatori che una volta indossati gli occhialetti si sono dichiarati “rapiti” dalle immagini e dalla magia del pianeta abitato dalle creature blu. Le esuberanti sparate di Cameron (primo vate della rivoluzione) e un bud-get per pubblicità e lancio molto sostanzioso hanno contri-buito a far salire l’attesa. Ci si aspetta dunque un kolossal che varrà sicuramente il prezzo del biglietto, ma che rimane comunque una gustosa incognita viste le enormi pretese e le scarse performance delle pellicole viste finora in 3D.

AVATARUSA 2009 - FANTASCIENZA di James Cameroncon Sam Worthington, Sigourney Weaver, Zoe Saldana

Articolo a cura di Andrea Mazzarella

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Avatar è un progetto cinematografico nato da James Cameron, regista di film di successo come Aliens - Scontro finale (1986), Terminator 2: Il giorno del giudizio (1991) e True Lies (1994), durante il 1995: in quell’anno il regista stese 80 pagine di copione, ma nonostante le buone premesse e la volontà di portare sul grande schermo la sceneggiatura, Cameron dovette archiviare il tutto per dedicarsi al più concreto e tanto atteso Titanic.

Titanic è stato il film più costoso mai realizzato fino ad allora, 200 milioni di dollari di budget più altri 85 milioni spesi per la promozione, ed addirittura si pensi che il piano sequenza di 30 secondi che parte da DiCaprio e Danny Nucci sulla prua ed attraversa all’indietro l’intera nave è costato da solo 1 milione di dollari e, modellino della nave escluso, è stato com-pletamente realizzato in grafica computerizzata (cielo, oceano, passeggeri, fumo, gabbiani). Il film ha tota-lizzato il maggiore incasso mondiale di tutti i tempi, pari a 1.850.300.000 $. Ha ricevuto 14 Nominations all’Oscar, al pari di Eva contro Eva (1950), e ne ha vin-ti 11, diventando così il film più premiato della storia insieme a Ben-Hur (1959) e Il ritorno del Re (2003), ossia la terza parte di una delle più grandi saghe cine-matografiche di tutti i tempi, quella tratta da Il Signo-re degli Anelli di John Ronald Reuel Tolkien.

Il ritorno del Re è un film del 2003 diretto da Peter Jackson, in cui i due protagonisti principali Frodo e Sam, dopo aver affrontato viaggi, battaglie e lutti nei due capitoli preceden-ti (La compagnia dell’anello e Le due Torri), continuano il loro viaggio per compiere la missione affidatagli con l’aiuto del perfido Gollum. Nel frattempo il resto della compagnia collabora per sconfiggere il male. La saga de Il Signore degli Anelli è tanto vasta che in tutti e tre gli episodi dell’edizione cinematografica sono state sacrificate numerose scene nar-rativamente rilevanti per motivi di durata. Scene che sono state reintegrate all’interno dell’edizione estesa che per il solo terzo capitolo necessita di ben 4 DVD.Molte delle più spettacolari scene di combattimento, tra cui la grandiosa battaglia finale, sono state girate all’interno di set attrezzati con la tecnologia green screen.

Il green screen è il modo comune per chiamare ciò che in termini tecnici è il Chroma key (termine italiano preciso: intarsio a chiave colore), una delle tecniche usate per realizzare effetti speciali. Il chroma key permette di unire due sorgenti video, sfruttando un particolare colore (appunto il “colore chiave”) per segnalare al mixer video quale sorgente usare in un dato momento: supponendo di avere un video di sfondo e il video di un presen-tatore che si muove su uno sfondo uniforme di colore chiave, la consolle video trasmetterà in uscita il video del presentatore soltanto nei punti con un colore diverso dalla chiave: nei punti del video in cui c’è il colore chiave, invece, la consolle userà il video di sfondo. In altre parole, il colore chiave viene interpretato dalla consolle video come “trasparente”. Se i contorni fra sfondo chroma key e soggetto sono sfumati o non proprio netti, si ha una specie di “effetto neve” ai bordi fra le due immagini sovrapposte, che è caratteristico di questo sistema.Questo tecnologia, in ambito cinematografico, sta però per essere superato da una nuova e rivoluzionaria tecnica, quella degli effetti speciali 3D foto-realistici.

IL RITORNO DEL RE

PERCORSO CONCETTUALE

[TITANIC]

GREEN SCREEN

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DOVE: V.le fratelli Rosselli 17 a ComoPedane di legno, poltroncine, grandi vetrate ed un lungo ta-volo di legno massello di iroko, creano un’atmosfera piacevo-le ed elegante. Le fibre ottiche disegnano soffitti, avvolgono gli arredi, le pareti di tronchi in sezione e il primo piano digitale della sensuale Bellucci. Innumerevoli sono le pro-poste: dalla cucina aperta fino alle due di notte, alla vasta scelta di etichette di vini, agli innumerevoli e particolarissimi cocktails, tra cui quelli dello zodiaco, caraibici, cinque stelle e ratafià. Il locale è aperto per l’aperitivo, la cena e il dopocena. Nel week-end dalle 18,30 alle 21,00 è possibile gustare un ottimo e ricchissimo “dinner-buffet”.Info: www.ratafia.eu - tel: 031-571883

Dove: via Verona 3/A, via Sangervasio 24 - 25100 Brescia Un concept store ricavato da un ex magazzino ferroviario dei primi del ‘900, ristrutturato mantenendo il sapore originale. Un loft dagli alti soffitti a capriate, suddiviso in svariati vani, aperti ma a sé stanti per genere e stile, dalle diverse caratterizzazioni e dove con-vivono situazioni diverse: esposizioni curate e attente di oggetti, arredi, piante e fiori, libri, selezioni di vini, liquori, oli e confetture… Il tutto su un’area complessiva di 1200 mq, dove la continua scelta di articoli e il rinnovo settimanale delle ambientazioni è il frutto di una costante ricerca accurata tra realtà metropolitane di altri luoghi e città internazionali. Areadocks Shop offre anche un servizio di ristorazione comprendente colazioni, pranzi, aperitivi e cene ed eventi costruiti “su misura”.Info: [email protected] - tel. 031 40190

RATAFIÀ

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SPAZIO EVENTI RAMUNER

DOVE: V.le fratelli Rosselli 17 a ComoIl nuovo spazio-eventi Ramuner dà “spazio” ai quattro ele-menti, per creare un’atmosfera calda ed accogliente come nutrimento polisensoriale. Ramuner è Il primo temporary store a Como dove lanciare le proprie creazioni, in cui poter esporre i propri oggetti, le proprie idee “temporaneamente” con durata variabile da pochi giorni a diverse settimane.Lo spazio-eventi può diventare la location ideale per bat-tesimi, compleanni, addii al celibato e nubilato, ma anche trasformarsi in una galleria d’arte o in una mostra fotografica per favorire giovani e talentuosi artisti emergenti.Ramuner si adatta anche a conferenze e meeting di lavoro.Info: [email protected] - tel. 031-571883

AREADOCKS

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DOVE: Piazza Cavour 20 a ComoDopo più di trent’anni di gestione esterna e successivamente a due mesi di intensi e sapienti lavori di ristrutturazione, il ristorante Imbarcadero ritorna sotto l’egida della famiglia Cassani, proprietaria da quattro generazioni dell’annesso Hotel Metropole Suisse di Piazza Cavour.

Già rinomato come ristorante dell’albergo stesso sin dalla sua apertura nel 1892 (la galleria di foto d’epoca esposte nel nuovo bar testimonia i fasti e le presenze illustri di quel tempo), si ripresenta oggi con una nuova veste ed un management giovane e dinamico, pronto a soddisfare i palati più esigenti con nuove proposte gastronomiche ed una cucina all’insegna della valorizzazione dei prodotti locali.

Nell’elegante salone interno, dove nuovi accostamenti cromatici si sposano con la struttura classica, o sulla terrazza estiva, il nuovo staff saprà accogliere i propri ospiti sia per una romantica cena a lume di candela, che per un evento particolare o un informale pranzo di lavoro.Info: www.ristoranteimbarcadero.it - tel: 031 270166

DOVE: Via Nassa 62 a LuganoNessuna lacrima per questo coccodrillo, solo sorrisi.Atmosfera accogliente, ideale per la colazione, l’aperitivo o uno spuntino nella vostra passeggiata nel centro di Lugano.Tavolini all’esterno, sulla bellissima via Nassa, tavolini all’interno in un locale curato nel dettaglio dall’estetica alla scelta dei prodotti: qualità svizzera!Info: [email protected] - tel: +41 (0)91 9233550

IMBARCADERO

COCCODRILLO SNACK BAR

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DOVE: Via G. Garibaldi, 14 a ComoIdealmente dedicato a Fred Buscaglione e alle sue atmosfere “hard-boiled” all’italiana, il FRED BAR è un locale curato nei minimi particolari.Un locale a 360° con due ampi spazi adatti a garantire un buon servizio cha va dalle colazioni, ai pranzi, agli aperiti-vi con differenti degustazioni culinarie e per concludere poi con la realizzazione di presentazioni ed eventi aziendali grazie anche alla totale copertura per la connessione wi-fi, feste a tema ed eventi privati. Un design essenziale, pulito, con arre-di minimal nei toni del bianco e del grigio, tavolini all’aperto in linea con l’architettura ed il paesaggio, poltroncine e diva-netti bassi all’interno.Info: www.fredbar.com - tel: 031.268585

FRED

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MAMA SHELTER

DOVE: Rue de Bagnolet, 20 a ParigiL’arredamento interno di questo hotel di design situato nel 20° arrondissement di Parigi è frutto del genio creativo di Philippe Starck. Le camere dal design esclusivo sono provviste di computer iMac 24 pollici e di bianchissimi letti di alta qualità. Il Mama Shelter si trova nel vivace quartiere di Saint Blaise, di fronte al locale alla moda Flèche d’Or e nei pressi di eleganti boutique.Presso il ristorante potrete gustare le specialità della cucina francese tradizionale o le semplici pietanze in stile brasserie nella terrazza all’aperto.L’hotel dispone di un bar, lo Chic-Chic, che offre numerosi cocktail. Rilassatevi nella sala d’intratteni-mento del Mama Shelter e cimentatevi nel calcio balilla. Usufruite degli ampi schermi per scaricare le vostre fotografie e leggere i messaggi.Le maggiori attrazioni di Parigi, inclusi il Museo del Louvre e la Torre Eiffel, sono facilmente accessibili grazie alle numerose stazioni della metropolitana ubicate nei pressi del Mama Shelter.Info: www.mamashelter.com - tel: +33 (0)1 43 48 48 48

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DOVE: V.le Trieste 45 a Olgiate ComascoÉ nato il progetto”LA PERLA TROQUET”: un locale nuovo, piccolo ma elegante dove chiunque si possa sentire “a casa” e dove gusto, accoglienza e cortesia, uniti a proposte di assoluta qualità sono sempre presenti.Il “buon cibo” ed il “buon bere” creano comunicazione, convivialità, avvicinano le persone che, intorno ad una tavola, possono trovare momenti di serenità e piacevoli sensazioni per il palato.In cucina troviamo lo chef Tiziano Medina che propone gustosi piatti della cucina tradizionale, rivisitata secondo la sua esperienza e sensibilità. I prodotti utilizzati sono scelti, freschi e cucinati al momento: pesce di mare, pesce di lago, carni selezionate di allevamento,degustazioni di formaggi e salumi tra le proposte, dolci freschi, una piccola ma curata scelta della cantina vini e liquori.Una tappa obbligata per abbondanti aperitivi prolungati fino a tarda sera oppure per soddisfare tempo-ranee lussuriose voglie culinarie.Info: [email protected] - tel: 031.48 92 967

DOVE: viale Europa a TradateMAD, praticamente l’acronimo di Mai A Dormire.Aperto dalle 6 con le colazioni, chiude alle 2 con il discobar. Nel frattempo pranzi, aperitivi e dinner.Impossibile confonderlo nei suoi colori azzurro e porpora, passando da Tradate. Imposibile non ricordarlo negli interni ricercati e nell’atmosfera sempre attiva.Si…e poi? Quando voleranno i maiali!Info: www.mad-tradate.it - tel:0331025216

LA PERLA

MAD

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L'AGENDAEventi, manifestazioni e feste fino a fine Febbraio 2010 locali ed internazionalip p

Per la prima volta, Milano rende omaggio all’intera carriera di Edward Hopper (1882-1967) il più popolare e noto artista americano del XX secolo con una grande mostra antologica, senza precedenti in Italia, che comprende più di 160 opere. La storia di Edward Hopper è indissolubilmente legata al Whitney Museum of American Art. Suddivisa in sette sezioni, seguendo un ordine tematico e cronologico, l’esposizione italiana ripercorre tutta la produzione di Hop-per, dalla formazione accademica agli anni in cui studiava a Parigi (si recò in Europa tre volte dal 1906 al 1907, nel 1909 e nel 1910), fino al periodo “classico” e più noto degli anni ‘30, ‘40 e ’50, per concludere con le grandi e intense immagini degli ultimi anni. Il percorso prende in esame tutte le tecniche predilette dall’artista: l’olio, l’acquerello e l’incisione, con particolare attenzione all’affascinante rapporto che lega i disegni preparatori ai dipinti: un aspetto fondamentale della sua produzione fino ad ora ancora poco considerato nelle rassegne a lui dedicate.web: www.edwardhopper.it

DAL 15/10 2009 AL 24/01 2010

Milano Palazzo RealeEDWARD HOPPER

DAL 1/12 2009 AL 28/02 2010 19/12 2009

Milano Villa Quadrio Chiavenna (SO)INVERNO SUI NAVIGLI DEGUSTAZIONE DI SPUMANTE

Da dicembre i milanesi avranno di nuovo a disposizione, sulla Darsena, la piattaforma po-lifunzionale che ospiterà una serie di manife-stazioni come ‘Natale Sui Navigli’. La naviga-zione turistica, già sperimentata con successo l’anno scorso, sarà affiancata da uno spazio dedicato al pattinaggio su ghiaccio. A gennaio, nuovo appuntamento con il ‘Cimento Inver-nale’, con il tradizionale tuffo nel Naviglio. Per la stagione 2009-2010 si confermano poi gli appuntamenti con le mostre e fiere dedicate ai fiori, alla pittura, all’antiquariato e all’enoga-stronomia. web: www.naviglilombardi.it

Grande possibilità di degustare uno tra i mi-gliori spumanti della Val Chiavenna, proprio in occasione delle feste, il periodo più spumeg-giante dell’anno.Tel: 0343.32696

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L'AGENDAEventi, manifestazioni e feste fino a fine Febbraio 2010 locali ed internazionalip p

10/01 2010 20/12 2009

21/01 2010

Como Teatro Sociale Chiavenna

Como Teatro Sociale

MORGAN MERCATINO

URI CAINE

Dal 14/01 2010 al 17/01 2010

Lariofiere Erba (CO)VIVA GLI SPOSI

Il cantautore ex-bluvertigo ed ora giurato del pro-gramma X Factor torna in scena per presentare il suo nuovissimo album “Non solo piano”. Il tour si svolgerà all’interno dei teatri italiani e farà tappa al Teatro Sociale di Como.

Il jazz di Uri Caine è particolare: una miscela di musica ebraica, classica ed elettronica supportate da un’inventiva che rende questo ibrido musi-cale stimolante e innovativo. Nel recente “Live at the Village Vanguard” lo si coglie nel pieno della maturità musicale: fermo, equilibrato, essen-ziale. Nel 2007 è direttore artistico di Bergamo Jazz. Uno spettacolo unico nell’ottima acustica del Sociale.

Lella Costa con il suo ultimissimo spettacolo che prende spunto dall’Euridice di Calvino. Uno spettacolo che partendo da Calvino e dalla sua Euridice che abbandona la sicurezza di una casa e si avventura nelle “lande desolate del fuori”, parla di donne pronte a esplorare e a mettersi in gioco nel pretendere “rigore, rispetto e coerenza”.

Il centro storico di Chiavenna si veste a festa ed apre le sue porte alle bancarelle di uno dei più ca-ratteristici mercatini di Natale di tutta la Lombardia. Tel: 0343.33775

Fiera regionale di prodotti e servizi per il matrimonio. All’interno dei padiglioni di Elmepe-Lariofiore.

16/01 2010

Como Teatro SocialeRAGAZZE NELLE LANDE DESOLATE DEL FUORI

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L'AGENDAEventi, manifestazioni e feste fino a fine Febbraio 2010 locali ed internazionalip p

Di e con Andrea Godetti. Racconto fantastico sulla con-versione dell’arido e tirchio Ebeneze Scrooge visitato nella notte di Natale da tre spettri preceduti da un’ammonizio-ne del defunto amico e collega Marley, il Canto unisce al gusto del racconto gotico l’impegno nella lotta alla povertà e allo sfruttamento minorile, attaccando l’analfabetismo: problemi esasperati apparentemente proprio dalla Poverty Law (Legge contro la povertà), comodo tappabuchi tanto inefficace quanto dannoso ideato dalle classi abbienti. Il romanzo è uno degli esempi di critica di Dickens della so-cietà ed è anche una delle più famose e commoventi storie sul Natale nel mondo.

20/12 2009

Teatro di VareseCANTO DI NATALE

DAL CLASSICO DI DICKENS

Fino al 13/05 2010

Dal 6/12 2009 al 24/01 2010

Fino al 19/03 2010

Senago (MI)

Castronno (VA)

Provincia di Lecco, Sondrio, Como, MilanoI GIOVEDÍ DI SENAGO

PRESEPI IN MOSTRA

I SAPORI DELLA TERRA

AlboVersorio, dopo il grande successo degli Aperitivi Fi-losofici (Senago, marzo-aprile 2009), torna a proporre sul territorio di Senago alcuni incontri culturali, anche in vista della preparazione della seconda rassegna degli Ape-ritivi Filosofici. La Biblioteca di Senago offrirà agli utenti un’apertura serale ogni giovedì, durante la quale l’Associa-zione AlboVersorio organizzerà eventi culturali e corsi di formazione.

Gli Amici del presepio di Castronno organizzano la MO-STRA DEI PRESEPI presso la Sala Esposizioni della Casa Parrocchiale di Castronno dal 6 Dicembre 2009 al 24 Gennaio 2009 saranno esposti presepi popolari e orientali di grandi dimensioni.web www.mostrapresepi.com

L’Atelier delle Arti e del Gusto propone la quarta edizione della rassegna culturale “I sapori della memoria” (dal 6 set-tembre 2009 al 19 marzo 2010), articolata in incontri che, come negli anni passati, abbineranno il gusto per la Storia del territorio e le sue tradizioni, l’arte, il teatro e la musica con il piacere della degustazione. La Rassegna quest’anno presenta un programma molto ricco e qualificato, con 32 incontri in 16 località delle Province di Lecco, Sondrio, Como e Milano, seguendo il corso dell’Adda. web: www.atelierdelgusto.it

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Café Ristorante Winebar

La Perla TroquetViale Trieste, 45 Olgiate Comasco (CO)

[email protected] - www.laperlatroquet.comTel: 031.48 92 967

La passione, l ’amore per il cibo ed il buon vino,

il caffè, il gelato, i grandi distillati e le birre artigianali.

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L'AGENDAEventi, manifestazioni e feste fino a fine Febbraio 2010 locali ed internazionalip p

Concerto del «lagheè» per ecellenza. Sicura-mente il successo di Van de Sfroos ha porta-to numerosi gruppi ad avvicinarsi al genere musicale dello stesso, soprattutto dal punto di vista linguistico (utilizzo del dialetto co-masco o comunque del dialetto della pro-pria zona). Oltre a questo nel giro di pochi anni si sono formate numerose cover band del musicista.

in Promemoria - 15 anni di storia d’Italia ai confini della realtà.Tre ore per non dimenticare, associare, ricolle-gare, rielaborare e continuare a farsi del male. Come stavamo quindici anni fa e come ci siamo ridotti adesso, nostro malgrado insensi-bili allo squallore che ci ha investito. A volte è meglio non sapere, ignorare, andare contro mollando, combattere alienandosi. Ma chi ha ancora un po’ di curiosità, chi vorrebbe capirci qualcosa, chi ha smesso di credere in una cura ma continua a chiedersi cosa lo abbia ridot-to così, è giusto che vada a teatro, ascolti ciò che Travaglio rigorosamente narra e smetta di sentirsi solo, dopo aver condiviso con la sala il proprio viaggio all’inferno.

20/02 2010

26/01 2010 al PalaSharp. Unica tappa italiana

22/01 2010

Teatro di Varese

Teatro di Varese

DAVIDE VAN DE SFROOS

ARCTIC MONKEYS A MILANO!

MARCO TRAVAGLIO

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17/02 2010

14/02 2010 Dal 14/02 al 17/02 2010

Taetro Sociale di Como

Teatro di Varese Lariofiere Erba(CO)

QUARTETTO DELLA SCALA

ROMEO E GIULIETTA RISTOREXPO

Il Quartetto d’archi della Scala composto da Manara, Negri, Braconi e Polidori, è di rara eccellenza tecnica e musicale. La bellezza del suono e la preziosa cantabilità, propria di chi ha grande dimestichezza anche con il mondo dell’Opera, ne fanno un gruppo da ascoltare con particolare gioia ed emozione. Queste le parole di Riccardo Muti per presentare lo splendido concerto in cartellone a Como.

La Borsa Internazionale del Turismo è l’appuntamento più importante del settore che si svolge in Italia.web:www.bit.fieramilanoexpocts.it

In occasione di San Valentino il Balletto di Milano porta in scena la bellissima tragedia shakespeariana con le coreografie di Giorgio Madia. Balletto in quattro atti, ripercorre la vicenda dei due protagonisti che ha assunto nel tempo un valore simbolico, diventando l’archetipo dell’amore perfetto ma avversato dalla società.

I padiglioni di Elmepe-Lariofiere ospitano una delle più importanti fiere di tutta la zona brianzola. RistorExpo, la fiera delle attrezzatu-re, dei prodotti e dei servizi per la ristorazione professionale.

Dal 18/02 al 21/02 2010

Fiera Milano a RhoBORSA INTERNAZIONALE DEL TURISMO

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L'AGENDAEventi, manifestazioni e feste fino a fine Febbraio 2010 locali ed internazionalip p

Il Museo d’Arte, nell’ambito delle iniziative promosse dal Polo Cultu-rale della Città di Lugano, organizza, in collaborazione con la Fonda-zione Antonio Mazzotta di Milano e con la partecipazione del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano e del Museo Cantonale d’Arte di Lugano la mostra “Corpo Automi Robot. Tra arte, scienza e tecnologia”, la quale affronta con un approccio interdisciplinare il rapporto tra il corpo umano e la rap-presentazione che di esso è stata data da parte delle arti, della scienza e della tecnologia.

L’esposizione allestita al Museo d’Arte e a Villa Ciani, è curata da Bru-no Corà (Direttore del Museo d’Arte e Coordinatore del Polo Cultu-rale di Lugano) e Pietro Bellasi (Curatore della Fondazione Antonio Mazzotta e Professore di sociologia presso l’Università di Bologna.La mostra si articola in due sezioni: la prima, allestita a Villa Ciani, ri-percorre la storia degli automi, proponendo un excursus dalla Grecia classica ai nostri giorni e includendo alcuni prodotti della più avan-zata tecnologia quali robot, androidi, ecc. La seconda, presentata al Museo d’Arte dà spazio alla riflessione sulla creazione artistica dell’età moderna e contemporanea incentrata sul rapporto corpo-macchina e corpo-tecnologia.

Reperti archeologici, disegni, libri a stampa, documenti relativi, al teatro, al cinema e alla musica, varie tipologie di automi -fra i quali il celebre disegnatore di Jacquet-Droz- realizzati nel XVIII secolo, giocattoli, dipinti, sculture, video, installazioni, robot industriali e ludici sono presentati seguendo un alle-stimento a carattere prevalentemente cronologico, senza peraltro escludere ibridazioni di tipo tematico, tali da consentire la messa in dialogo delle opere esposte, provenienti da diverse raccolte sparse in tutto il mondo. Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano partecipa con sei modelli storici di macchine costruite negli anni ‘50 partendo dall’interpretazione dei disegni di Leonardo da Vinci e dedicate allo sviluppo di automatismi o alla traduzione di forme animali e umane, come le strutture alari e il palombaro.

Dal 25/10 2009 al 21/02 2010

Lugano, Museo d’Arte e Villa Ciani

CORPO AUTOMI ROBOTTRA ARTE, SCIENZA E TECNOLOGIA

GUARDAMIIL VOLTO E LO SGUARDO NELL’ARTE 1969-2009Il Museo Cantonale d’Arte, collabora al progetto ap-profondendo la tematica del volto con una mostra intitolata “Guardami. Il volto e lo sguardo nell’arte 1969-2009” a cura di Marco Franciolli, (Direttore, Museo Cantonale d’Arte) e Bettina Della Casa (Cu-ratrice, Museo Cantonale d’Arte).

Nella foto sopra: Oskar Schlemmer, Das Triadische Ballett. Qui a destra: Moro Aristocratica.

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L'AGENDAINTERNAZIONALEp p

I XXI Giochi olimpici invernali si svolgeranno a Vancouver (Canada) dal 12 al 28 febbraio 2010. Nella stessa località si svolgeranno i X Giochi Paralimpici invernali dal 12 al 21 marzo 2010.Si tratta della terza manifestazione olimpica a svolgersi in territorio canadese, dopo Montreal 1976 e Calgary 1988. Seguendo la tradizione olimpica, l’allora sindaco di Vancouver, Sam Sullivan, ricevette la bandiera olimpica alla con-clusione della cerimonia di chiusura dei Giochi di Torin 2006. Questa bandiera venne issata il 28 febbraio 2006 in una speciale cerimonia. L’evento sarà ufficialmente aperto dal governa-tore generale Michaëlle Jean. Il 28 novembre 2006, il Comitato olimpico internazionale ha deciso di includere lo skicross nel programma di queste olimpiadi.

il MoMA di New York celebra Tim Burton con una grande mostra-evento: oltre 700 opere tra disegni, storyboard, costumi, pupazzi, foto-grafie, i suoi schizzi ad acquerello con cui ha creato in maniera catartica mondi atroci dai tratti soavi. Tutta la poetica di Tim Burton, 27 anni di carriera, suggellata da Oscar per truc-chi, costumi e scenografie e il Leone d’oro alla carriera a Venezia. Nella mostra dal travolgente impatto visivo, in un inequivocabile surrealismo pop, appaio-no in chiaroscuro le tematiche fondamentali della sua filmografia, prima fra tutte l’estetica dei freaks, degli emarginati dal cuore d’oro di cui lo spettatore si innamora, e poi il rapporto bambino/figlio e adulto/padre che guida come un filo rosso alcuni dei suoi capolavori come il primo cortometraggio “Vincent” (dedicato al suo attore-mito Vincent Price), passando per “Edward mani di forbice” fino a “Big Fish”, “La sposa Cadavere”, “Nightmare bifore Chri-stmas” e “Sweeney Todd”.

Dal 12/02 al 28/02 2010

Dal 22/11 2009 al 26/04 2010

Vancouver (Canada)

MoMA New York (USA)

XXI GIOCHI OLIMPICI INVERNALI

TIM BURTON

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OGNUNO HA I SUOI 15 MINUTI

Quale veicolo possiede? Non possiedo nessun veicolo.

Secondo lei qual è il futuro della mobilità? Auto a GPL, ad idrogeno, elettriche, la bicicletta, le astronavi?A mio parere tutti i mezzi pubblici e anche l’auto elettrica sono il futuro della mobilità.

Come si informa? Attraverso la televisione, i giornali e il web.

Preferisce cane o gatto come animale da compagnia?Non mi piacciono gli animali, sceglierei al limite il cane.

Il problema del clima, realtà o finzione?E’ sicuramente un problema reale e irrisolvibile. L’uomo può fare poco o niente.

Quale persona vivente ammira di più e perchè?Sicuramente i miei genitori per la serietà, l’affetto e la generosità.

Cosa deplora maggiormente negli altri?L’atteggiamento opportunistico, la maleducazione, la “saputellaggine” e l’ipocrisia.

Qual è la sua idea di felicità?In primo luogo la salute, la famiglia e sicuramente la stabilità economica.

Qual è la lezione più importante che le ha insegnato la vita?Essere sempre determinati in tutto quello che si vuole fare.

Qual è la sua più grande paura?La malattia per i miei affetti.

Dove vorrebbe vivere?Dove risiedo ora.

Chi vorrebbe che la impersonasse in un film sulla sua vita?L’attrice Ashley Greene.

Qual è il suo libro preferito?«New Moon», secondo capitolo della saga di «Twilight» di Stephenie Meyer.

Meglio dare o ricevere?Scelgo senza dubbio dare.

Come si rilassa normalmente?Leggere a letto e guardare la tv.

Quale canzone vorrebbe fosse suonata in sua memoria?«River Flows in You» di Yruma

Proponiti o proponi la persona per questa intervista: vai sul sito www.akappa.it

Raffaella Picchi, medico di 32 anni, italianaIntervista di Laura Tartaglione, foto Dan Anders

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