Adeste 29 domenica 17 luglio 2016c

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IN SINERGIA CON FONDAZIONE MGRANTES

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi la liturgia ci propone la parabola detta del “buon la parabola detta del “buon la parabola detta del “buon la parabola detta del “buon samaritano”, samaritano”, samaritano”, samaritano”, tratta dal Vangelo di Luca (10,25-37). Es-sa, nel suo racconto semplice e stimolante, indica uno stile di vita, il cui baricentro non siamo noi stessi, ma gli altri, con le loro difficoltà, che incontriamo sul no-stro cammino e che ci interpellano. Gli altri ci interpel-lano. E quando gli altri non ci interpellano, qualcosa lì non funziona; qualcosa in quel cuore non è cristiano. Gesù usa questa parabola nel dialogo con un dottore della legge, a proposito del duplice comandamento che permette di entrare nella vita eterna: amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come sé stessi (vv. 25-28). “Sì – replica quel dottore della legge –

ma, dimmi, chi è il mio prossimochi è il mio prossimochi è il mio prossimochi è il mio prossimo ????” (v. 29). Anche noi possiamo porci questa domanda: chi è Anche noi possiamo porci questa domanda: chi è Anche noi possiamo porci questa domanda: chi è Anche noi possiamo porci questa domanda: chi è il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso? I miei parenti? I miei amici? I miei connazionali? il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso? I miei parenti? I miei amici? I miei connazionali? il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso? I miei parenti? I miei amici? I miei connazionali? il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso? I miei parenti? I miei amici? I miei connazionali? Quelli della mia stessa religione?... Chi è il mio prossimo?Quelli della mia stessa religione?... Chi è il mio prossimo?Quelli della mia stessa religione?... Chi è il mio prossimo?Quelli della mia stessa religione?... Chi è il mio prossimo?

E Gesù risponde con questa parabolaquesta parabolaquesta parabolaquesta parabola. Un uomo, lungo la strada da Gerusalemme a Gerico, è stato assalito dai briganti, malmenato e abbandonato. Per quella strada passano prima un sacerdote e poi un levita, i quali, pur vedendo l’uomo ferito, non si fermano e tirano dritto (vv. 31-32). Passa poi un samaritano, cioè un abitante della Samaria, e come tale disprezzato dai giudei perché non osservante della vera religione; e invece lui, proprio lui, quando vide quel povero sventurato, «ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite […], lo portò in un albergo e si prese cura di lui» (vv. 33-34); e il giorno dopo lo affidò alle cure dell’albergatore, pagò per lui e disse che avrebbe pagato anche tutto il resto (cfr v. 35).

A questo punto Gesù si rivolge al dottore della legge e gli chiede: «Chi di questi tre – il sacerdote, il levita, il samaritano - ti sembra sia stato il prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». E quello naturalmente - perché era intelligente - risponde: «Chi ha avuto compassione di lui» (vv. 36-37). In questo modo Gesù ha ribaltato completamente la prospettiva iniziale del dottore della legge – e anche la nostra! –: non devo catalogare gli altri per decidere chi è il mio prossimo e chi non lo è. Dipende da meDipende da meDipende da meDipende da me essere o non essere prossimoessere o non essere prossimoessere o non essere prossimoessere o non essere prossimo ---- la decisione è mia la decisione è mia la decisione è mia la decisione è mia ----, dipende da me essere , dipende da me essere , dipende da me essere , dipende da me essere o non essere prossimo della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto, anche se estranea o o non essere prossimo della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto, anche se estranea o o non essere prossimo della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto, anche se estranea o o non essere prossimo della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto, anche se estranea o magari ostile. E Gesù conclude: «Va’ e anche tu fa’ così» magari ostile. E Gesù conclude: «Va’ e anche tu fa’ così» magari ostile. E Gesù conclude: «Va’ e anche tu fa’ così» magari ostile. E Gesù conclude: «Va’ e anche tu fa’ così» (v. 37). Bella lezione! E lo ripete a ciascu-no di noi: «Va’ e anche tu fa’ così», fatti prossimo del fratello e della sorella che vedi in difficoltà. “Va’ e anche tu fa’ così”. Fare opere buone, non solo dire parole che vanno al vento. Mi viene in Fare opere buone, non solo dire parole che vanno al vento. Mi viene in Fare opere buone, non solo dire parole che vanno al vento. Mi viene in Fare opere buone, non solo dire parole che vanno al vento. Mi viene in mente quella canzone: “Parole, parole, parole”. No. Fare, faremente quella canzone: “Parole, parole, parole”. No. Fare, faremente quella canzone: “Parole, parole, parole”. No. Fare, faremente quella canzone: “Parole, parole, parole”. No. Fare, fare. E mediante le opere buone che compiamo con amore e con gioia verso il prossimo, la nostra fede germoglia e porta frutto. Do-mandiamoci - ognuno di noi risponda nel proprio cuore – domandia-moci: la nostra fede è feconda? La nostra fede produce opere buone? Oppure è piuttosto sterile, e quindi più morta che viva? Mi faccio prossimo o semplicemente passo accanto? Sono di quelli che seleziona-no la gente secondo il proprio piacere? Queste domande è bene farce-le e farcele spesso, perché alla fine saremo giudicati sulle opere di mise-ricordia. Il Signore potrà dirci: Ma tu, ti ricordi quella volta sulla strada Ma tu, ti ricordi quella volta sulla strada Ma tu, ti ricordi quella volta sulla strada Ma tu, ti ricordi quella volta sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero io. Ti ricor-da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero io. Ti ricor-da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero io. Ti ricor-da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero io. Ti ricor-di? Quel bambino affamato ero io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti di? Quel bambino affamato ero io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti di? Quel bambino affamato ero io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti di? Quel bambino affamato ero io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti vogliono cacciare via ero io. Quei nonni soli, abbandona-vogliono cacciare via ero io. Quei nonni soli, abbandona-vogliono cacciare via ero io. Quei nonni soli, abbandona-vogliono cacciare via ero io. Quei nonni soli, abbandona-ti nelle case di riposo, ero io. Quell’ammalato solo in ti nelle case di riposo, ero io. Quell’ammalato solo in ti nelle case di riposo, ero io. Quell’ammalato solo in ti nelle case di riposo, ero io. Quell’ammalato solo in ospedale, che nessuno va a trovare, ero io.ospedale, che nessuno va a trovare, ero io.ospedale, che nessuno va a trovare, ero io.ospedale, che nessuno va a trovare, ero io.

Ci aiuti la Vergine Maria a camminare sulla via dell’amo-re, amore generoso verso gli altri, la via del buon samari-tano. Ci aiuti a vivere il comandamento principale che Cristo ci ha lasciato. E’ questa la strada per entrare nella vita eterna.

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A l ristorante di Jon Bon JoviJon Bon JoviJon Bon JoviJon Bon Jovi che ha appena aperto nel New Jersey i

poveri mangiano come a Soho e non pagano il conto. Nel «Soul «Soul «Soul «Soul

Kitchen»Kitchen»Kitchen»Kitchen» inaugurato dal cantante con la moglie Dorothea a Toms

River, sulla costa atlantica devastata quattro anni fa dall’uragano devastata quattro anni fa dall’uragano devastata quattro anni fa dall’uragano devastata quattro anni fa dall’uragano

Sandy,Sandy,Sandy,Sandy, i meno abbienti si siedono a ta-

vola e poi lavano i piatti. «Perché tutti Perché tutti Perché tutti Perché tutti

devono poter cenare al ristorante, so-devono poter cenare al ristorante, so-devono poter cenare al ristorante, so-devono poter cenare al ristorante, so-

prattutto prattutto prattutto prattutto in una società in cui una fami-in una società in cui una fami-in una società in cui una fami-in una società in cui una fami-

glia su cinque vive in povertà e dove un glia su cinque vive in povertà e dove un glia su cinque vive in povertà e dove un glia su cinque vive in povertà e dove un

americano su sei non può permettersi il americano su sei non può permettersi il americano su sei non può permettersi il americano su sei non può permettersi il

cibo»cibo»cibo»cibo», , , , ha spiegato il musicista che ha al

suo attivo vendite globali per 120 milio-

ni di album.

Il locale rientra nel piano umanita-piano umanita-piano umanita-piano umanita-

riorioriorio che Jon e Dorothea sostengono con

la «Jon Bon Jovi Soul Foundation»«Jon Bon Jovi Soul Foundation»«Jon Bon Jovi Soul Foundation»«Jon Bon Jovi Soul Foundation». An-

nessi al ristorante ci sono una scuola di

cucina, una «banca del cibo»una «banca del cibo»una «banca del cibo»una «banca del cibo» che serve i che serve i che serve i che serve i

senzatettosenzatettosenzatettosenzatetto, doposcuola per bambini a

rischio e un centro di consulenza per

problemi di vita quotidiana - tasse, salu-

te, welfare - con cui si confronta una

popolazione «blue collar» di 90 mila

anime.

Spiega Bon Jovi, il cui prossimo album

dovrebbe uscire in settembre: «Anzichè

dargli un pesce insegniamo a un un uo-

mo a pescare. Quando entri da noi non non non non

vedi prezzi sul menuvedi prezzi sul menuvedi prezzi sul menuvedi prezzi sul menu e alla fine della ce-

na basta lasciare una donazione, anche soltanto dieci dollari. Ma se sei seriamente povero e non

puoi permetterti neanche questo, ti rimbocchi le maniche: il che significa, portare il cibo in tavo-

la, lavorare nel nostro giardino, lavare i piatti. Se invece puoi pagare, acquisti una tessera che ser-

virà a coprire i costi della tua cena e quella di un altro che è qui nel ristorante o che ci verrà do-

mani».

Non c’è differenza di trattamento: «Tutti ricevono lo stesso pasto», ha spiegato Dorothea. L’obiet-L’obiet-L’obiet-L’obiet-

tivo è battere la fametivo è battere la fametivo è battere la fametivo è battere la fame: «Non serve uno scien-

ziato per questo», ha detto il cantante di

«Livin’ On A Prayer» e «You Give Love A

Bad Name»: «Ci sono tante cause e tanta

gente piena di entusiasmo che ci si dedica.

Ad ispirarci sono le tante persone che sono

venute da noi per cercare aiuto». Il ristoran-

te non è l’unica iniziativa della fondazione non è l’unica iniziativa della fondazione non è l’unica iniziativa della fondazione non è l’unica iniziativa della fondazione

che fa capo a Bon Joviche fa capo a Bon Joviche fa capo a Bon Joviche fa capo a Bon Jovi e sua moglie. La sua

Soul Fundation ha costruito 500 abitazioni

a buon mercato e 10 rifugi per migliaia di

Jon Bon JoviJon Bon JoviJon Bon JoviJon Bon Jovi I ristoranti “ con l’anima”I ristoranti “ con l’anima”I ristoranti “ con l’anima”I ristoranti “ con l’anima”

C’ era una volta Non molto tempo fa Tommy lavorava al porto I sindacati sono in sciopero non è molto fortunato, è dura, così dura... Gina lavora alla tavola calda tutto il giorno lavora per il suo uomo, porta a casa la sua paga per amore, per amore Lei dice: dobbiamo aggrapparci a quel che abbiamo perché non fa differenza se ce la facciamo o no l'uno può contare sull'altro e questo è molto per amore, avremo un’ opportunità siamo a metà strada vivendo di una preghiera prendimi la mano e ce la faremo, lo giuro Vivendo di una preghiera …….. …………...

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L 'abbazia del Boschetto con i suoi chiostri se ne sta lì tra il bosco, il traffico di Corso Perrone e lo stabilimento Ansaldo: né dentro né fuori dalla città, un luogo di confine come le vite degli altri che qui hanno trovato una casa. Gli altri: quelli che dovrebbero

essere in transito e invece restano, che aspettano e nel frattempo si sono persi. Ci sono le famiglie in attesa di una casa popolare che non arriva, quaranta bambini, padri separati, molti italiani che non hanno più un la-voro e qualche straniero: 140 persone in tutto, che vivono nelle 56 stan-ze, quattro monolocali e tre appartamenti. Qui, in via Boschetto 29, dove alle spalle c'è davvero il bosco e sotto la città che corre, dove sono custodite le tombe dei Dogi, dei Grimaldi, delle famiglie più facoltose di Genova che tra i cortili benedettini facevano a gara per farsi seppellire. Adesso, in una specie di beffardo con-trappasso, ci vivono coloro che nessuno vuole: perché tanti – attraverso i fondi del Comune – prima avevano trovato ospitalità negli alberghi, ma poi nei periodi di alta stagione o durante le manifestazioni per loro non c'era più posto. «Il Comune paga 600 euro a camera al mese, e le famiglie a volte integrano – spiega Alberto Di Feo di Don Orione – noi percepiamo 16 euro al giorno per la camera: il Comune ha pubblicato un ban-do per cercare soggetti che volessero mettere a dispo-sizione spazi e aggiudicarsi l'appalto. Ma non ha parte-cipato quasi nessuno, perché il prezzo era troppo basso». Così sono rimasti loro, dell'Opera Don Orione: che dagli anni Cinquanta gestiscono l'abbazia benedettina iscritta all'albo dei monumenti nazionali per la sua bellezza. Hanno iniziato ad ospitare i trasfertisti, che arrivavano dalla Sicilia per lavorare ad Ansaldo e alla Fincantieri: «Oggi l'emergenza delle trasferte è venuta meno – spiega Di Feo – ma la vocazione ad accogliere persone che non hanno una casa è rimasta. E l'emergenza cresce, sempre di più». L'attesa, spes-so, si dilata in un tempo indefinito. «Ormai ospitiamo alcune famiglie da tre anni – continuano al Don Orione – sono ancora in attesa dell'assegnazione della casa popolare. Anni fa i tempi non superavano i tre, quattro mesi. Ma oggi il numero delle famiglie in sfratto è aumentato. Così, noi accogliamo le più numero-se: perché quelle ristrette si appoggiano ai parenti, mentre chi ha tre o quattro figli non sa proprio dove an-dare». Ci sono venti famiglie, che vivono al Boschetto, e quaranta bambini. Tanto che la comunità si è al-largata, sempre di più: appoggiandosi alla Casa per ferie che si trova sempre nell'Abbazia. La capienza è al limite. «Una famiglia rom si è accampata all'ingresso – spiega Di Feo – così stiamo recuperando un'altra parte in disuso per aggiungere 6 stanze». Da poco, c'è anche l'orto. Dove gli ospiti possono coltivare, ri-vendere i prodotti. (Repubblica,19.09.2015)

Abbazia Benedettina Il Boschetto a Genova,

gestita dall’Opera San Luigi Orione

Al “ Boschetto” di Genova, FATTI e non PAROLE

I n uno degli ultimi incontri di formazione a Montebello un caro amico fissandomi con uno sguardo fra l’indagatore e l’ironico mi ha chie-sto:” ma cosa hai fatto a Boschetto? Hai aperto

un campo Rom?”. Sul momento non riuscivo a capire. Inizialmente ho pensato che si riferisse alle visite che effettuavo presso il campo rom abusivo vicino a Genova – Bolzanetto; poi ho pensato che si riferisse alle famiglie Rom che stiamo ospitando presso l’Abbazia in convenzione con il comune; poi, visto che lo sguardo restava aperto, ho pensato che si rife-

risse alla famiglia che avevo ospitato a Natale in conto Divina provvidenza. Vedendomi così “perso” mi sollecitò: “ non hai messo delle roulotte al Boschetto?”. La mia mente si aprì, finalmente potevo vedere la luce! Si riferiva ad una roulotte che una famiglia rom aveva portato su via del Boschetto, in strada comu-nale davanti all’Abbazia. La voce che girava era montata, ancora una volta “radio scarpa” era andata in onda! Una roulotte portata da altri che ospitava una famiglia rom parcheggiata su strada pubblica si era trasformata in un’attività del Boschetto che ave-va trasformato il piazzale dell’Abbazia in un campo

“I“I“I“ILLLL MIOMIOMIOMIO PROSSIMOPROSSIMOPROSSIMOPROSSIMO” ” ” ” ALLALLALLALL’’’’ABBAZIAABBAZIAABBAZIAABBAZIA DELDELDELDEL BOSCHETTOBOSCHETTOBOSCHETTOBOSCHETTO DDDD GENOVAGENOVAGENOVAGENOVA

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rom. Io l’ho guardato e con aria stupita gli ho rispo-sto:”noooo….., mica siamo matti al Boschetto! Noi gli forniamo solo la corrente elettrica, i bagni dove lavarsi e la cucina dove preparare il mangiare, ma questo solo alla sera perché a pranzo mangiano con noi”.Sapete perché vi dico questo? Ve lo svelo alla fine! All’Abbazia del Boschetto, chiarita la mission ge-nerale: accoglienza di persone in emergenza abita-tiva; esclusione delle dipendenze perché non at-trezzati. Noi non facciamo alcuna pianificazione sui poveri: accogliamo tutti. Abbiamo stipulato un accordo con il Signore che prevede che noi non cerchiamo nessuno, lui ci invia gli “utenti” che ritiene oppor-tuno attraverso i quali ci dice qualcosa del rapporto che lega noi a Lui. In questo senso la persona che ci viene inviata è portatrice di un bisogno; ma è contemporaneamente dono di una parola d’Amore che svela qualcosa della nostra relazione con Gesù: la rende più concreta, più sostanziosa. Visto dal punto di vista della mole di lavoro non è stato un accordo “vantaggioso”: era meno impegna-tivo quando me li cercavo io attuando delle “strategie di Marketing”; visto dal punto di vista vocazionale: è gioia pura. Noi ab-biamo circa 6/8 richieste di aiuto alla settimana da verificare, analiz-zare a cui rispondere. Poche si con-cludono con l’ingresso in Abbazia, la maggior parte entrano in altri per-corsi a volte organizzati da noi, altre volte da altre strutture. Torniamo alla roulotte! Fuori dall’Abbazia si collocò questa roulotte, piccola da due posti. Al suo interno sono transitate nell’arco di circa un anno (poco meno) tre nuclei famigliari: il primo padre, madre, e due bambini di un anno e di due, partì per la Francia ricongiungendosi al campo di origine. Il secondo padre, Madre, due figli uno di due anni e una di cinque, più il fratello minore del padre che ha 15 anni. Il secondo nucleo erano parenti di una famiglia che era già ospite del Boschetto mandata dal comune; sono parenti anche della famiglia che fu ospitata in conto Divina Provvidenza a Natale. Sono stati accolti in abbazia nel mese di Maggio ed in quella occasione i carabinieri si presentarono per portare via la roulotte, ma nel pomeriggio la roulotte era stata occupata da un nuovo nucleo e così i carabinieri non poterono portare via la roulot-te in quanto dentro vi erano dei minori, era necessa-ria un’azione congiunta Forze di polizia, Assistenti sociali del comune e 118. Il terzo nucleo padre, Madre e quattro figlie dai 7 ai 15 anni. Sabato 11 giugno anche questa famiglia fu accolta in Abbazia, ormai il comune stava per intervenire e avrebbe spaccato il nucleo famigliare e questo non potevamo permetterlo (come cristiani e orionini); poi i carabinieri sono venuti per portarsi via la roulotte, dopo vari tentativi e rinvii il giorno

23 giugno la roulotte è ….. sparita. Oggi l’Abbazia ospita tre nuclei famigliari rom in conto Divina Provvidenza. Che cosa lascia questa esperienza? Una riflessione carismatica: I poveri vanno dove pensano di trovare aiuto. Se a casa mia non transitano molti poveri forse è perché non trovano un luogo dove ricevere aiuto. In tal caso dovrei riflettere: sul tipo di servizio che ho: potrebbe non essere “carismatico”: una casa di don Orione è una porta aperta; oppure potrebbe non essere carismatica la mia accoglienza: a chi entra non domanda se abbia un nome, una religione, ma soltanto se abbia un dolore, perché la nostra carità non serra porte. Chiedere ad una persona “se ha un dolore” significa dichiarare la propria disponibilità a condividere il peso di quel dolore; avere una cari-tà che non serra porte significa accettare di prende-re su di sé quel dolore e portarlo senza pregiudizi o rivalse, ma assorbendolo nella carità fino ad un amore fatto di “amore inutile”. Una riflessione relazionale: Radio scarpa funziona sempre bene, forse perché si nutre delle onde più superficiali. Invece sarebbe bello che quando girano informazioni “strane” o

“anomali” su qualcuna delle nostre realtà, ci fa-cessimo direttamente presenti con una telefo-nata per “sapere” per co-noscere”; dire “non mi interessa” è superficiale; dire “ho già tanti casini, non mi prendo quelli de-gli altri” è fuorviante dal-la nostra vocazione che ci vede famiglia di Dio. Se poi dico: “lo chiederò a Tizio o a Caio poi” significa alimentare

Radio scarpa quindi ….. Una riflessione Ecclesiale: la prossima volta che una roulotte di rom staziona davanti al cancello di una nostra casa (le nostre ca-se sono santuari di carità), anziché chiedere al refe-rente della casa quali azioni ha intrapreso per allon-tanarli, chiediamo se ha bisogno di un aiuto per ospitarli! I negozi di salumeria li riconosco dai salumi e pro-sciutti esposti sul bancone. i negozi di formaggi li riconosco dai formaggi esposti sul bancone. Una casa di don Orione la riconosco dalla “porta sempre aperta”, dalla disponibilità ad accogliere su di sé il “dolore” dell’altro. Tutto il resto è ………….. poesia! Adesso avete capito perché vi ho detto questo? Sì! Bravo hai vinto un soggiorno in roulotte al Bo-schetto. No! Rileggi l’articolo e quando ti sarai stancato vieni al Boschetto un posto in roulotte lo troveremo sempre per te. Saluti dal Boschetto

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E’ proprio vero la fantasia del Signore è immaginabile e a

volte ti prepara programmi inaspettati. Quest'anno ero veramente molto titu-bante sul mio consueto viaggio estivo in Romania e lo sono stata fino all'ulti-mo; poi, vista l'occasione del matri-monio della figlia di amici e la loro affettuosa insistenza a parteciparvi, considerando anche che durante il viaggio di andata non sarei stata sola, improvvisa è arrivata la decisione di partire e, in un attimo, anche il bigliet-to aereo. Avevo poi un accompagnato-re veramente speciale -don Valeriano, anch’ egli in partenza soprattutto per il matrimonio- è già l'idea di non dover affrontare una parte di viaggio da sola mi dava una certa tranquilli-tà .

Bene la partenza, facciamo scalo a Bucarest, cosa che io sola non avrei mai fatto e dove, in aero-porto, ci raggiungono degli amici del nostro parroco per un saluto e poi, molto velocemente, ci imbar-chiamo per raggiungere Iasi. Durante questo secon-do volo incappiamo in un bel temporale e quello è stato un ulteriore momento in cui ho ringraziato il Signore per la mia “scorta”. E siamo stati pure for-tunati perché molti voli interni erano stati sospesi proprio per la zona invasa dal maltempo; ma arri-viamo benissimo a destinazione dove troviamo fratel Mihai con due ragazzi nuovi, venuti ad accoglierci per portarci al Seminario, dove, nonostante l'ora tar-da ritroviamo tanti altri volti conosciuti ed altri an-cora che non avevamo incontrato.

Per don Valeriano ritornare in seminario dopo già un bel periodo di vita “milanese” e parrocchiale è stato senz'altro un reimmergersi in quello spacca-to, per la verità abbastanza lungo, della sua vita di sacerdote donata al Piccolo Cottolengo di Bucarest, prima, e poi ai suoi ragazzi e alla loro formazione a Iasi. Per me, come avviene ogni anno, da ormai no-ve a questa parte , è sempre un risentirsi in famiglia, una famiglia un po' “allargata”, un ritrovare tanti cari amici, un ringraziare una volta di più il Signore per avermi dato il coraggio e la forza di partire, e......

anche un po' di incoscienza!

All'indomani ecco, al pomeriggio, il primo appuntamento di festa per il ma-trimonio di Alexandra ed Ovidio: sarà un matrimonio celebrato con il rito orto-dosso all'indomani, domenica; ma qui anche alla cerimonia civile viene data

molta importanza è così ci rechiamo presso la piazza del Municipio dove, a gruppetti, sono riunite le varie coppie, con parenti ed ami-ci, in attesa di essere convocati per dare il loro “consenso” di fronte all' autorità civile, cui farà seguito un momento di condivi-sione e di festa in piazza con i presenti. La sposa è molto bella, come pure lo sposo, tutti e due emozionati al punto giusto e tutto si conclude nella gioia di quel momento e con una certa serenità, con i primi auguri e le prime feli-

citazioni.

Ma la vera festa sarà quella dell'indomani: l'appun-tamento è nel primo pomeriggio a casa della sposa dove ci si trova e dove, naturalmente non mancano dolcetti e bibite a volontà; gli sposi fanno gli onori di casa e fotografie. Se la sposa era bella ed elegan-te il giorno prima per la cerimonia civile, ci si può immaginare quanto lo sia oggi, nel suo bellissimo abito bianco, per la cerimonia religiosa. Ci avviamo tutti insieme verso la bella Chiesa Barboi; per me è la prima volta in cui ho l'occasione di assistere ad un matrimonio celebrato con il rito ortodosso: mi colpi-sce la costante presenza virgola accanto agli sposi, dei testimoni, ai quali viene data una maggiore im-portanza che non da noi; il grande cero molto bel-lo , acceso e adorno di fiori che gli sposi terranno fra le mani per quasi tutto il rito e che avranno con sé anche quando accoglieranno gli invitati alla festa; la deliziosa coroncina che viene posta sul capo degli sposi e quei giri attorno all'altare che gli sposi stessi fanno con i celebranti, il tutto in un'atmosfera molto gioiosa che ritroveremo poi durante la serata anima-ta, naturalmente, anche da musica e danze.

L'augurio più bello comunque agli sposi e quello di iniziare una vita nuova, insieme, nella pie-na condivisione di tutto quanto il Signore offrirà loro ogni giorno è nella piena consapevolezza di quanta ricchezza ci sia nell'essere dono uno dell'altro.

Vilma Rotoli.

VilmaVilmaVilmaVilma … e sono 9 anni di… e sono 9 anni di… e sono 9 anni di… e sono 9 anni di

Missione Romania Missione Romania Missione Romania Missione Romania

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Delle condizioni di lavoro esisten� ed i rappor� stabili� con le im-

prese appaltatrici, e individuali nel primo numero, del gennaio

1910 del giornale “L’EMIGRANTE” pubblicato dal segretario per

l'emigrazione di Udine.

D urante l'inverno gli imprenditori girano per i villaggi; con i calzoncini fino alle ginocchia, le calze color arco-baleno, accorrono con il baule ed alloggiano nelle mi-gliori locande.

Avranno sempre un domestico appresso che manda a chiamare Tizio e Sempronio. Tizio o Sempronio di solito fanno il capobanda: gli si offre una sedia ed un bicchiere di vino e poi cominciano gli affari. L'imprenditore dice che le condizioni sono le solite e quasi da tutti conosciute: la società garantisce agli operai 7 lei al giorno e tu avrai 0,10 lei al metro oltre al contratto. Tizio e Sempronio consentono e tutto finisce bene.

...Quando arriva l'ora della partenza, frotte da 50 operai vanno in Romania. Al confine con la Romania sta il medico della società o un altro dipendente, che prende il loro passaporti e quindi sono costretti a fermarsi per tutta la stagione…. Da Brezoi (Jud Ramnicu Valcea) , il centro dei lavori, così come a Voineasa. A Voineasa ci fermiamo

due o tre giorni alla locanda. Compriamo della carne da 0,60 Lei,, della cipolla con 0,20 Lei, del pane da 0,10 Lei, vino da 1,20 Lei al litro o grappa sempre a 1,20 Lei al litro - ecco di che consiste il convito dei taglialegna, che dopo averne speso 1,20 per il pranzo si alzano dal tavolo senza poter dire se abbiano mangiato o no. Poi si procede alla distribuzione definitiva- carichiamo i nostri bagagli e andiamo per 6 ore a piedi chi a Vidra, chi a Radareasa, Molineasa, Barosana, Voin, Repedea, ecc..

Arrivati nel posto dove dobbiamo lavorare, facciamo il contratto con l'imprenditore - contratto che ha 20 e passa articoli tutti a favore della società: Per gli operai ce n'è uno solo: quello di lavorare giorno e not-te per il prezzo da niente che ti dà la società. Il capobanda trova ovviamente il contratto molto buono- la sua giornata è assicurata, non lo sa. Lo si capisce lui, che ha 0,10 al metro cubo, ha la sua esistenza assi-curata ed ha tutto l'interesse che il lavoro continui senza interruzioni perché lui guadagni i 0,10 lei al metro e per-ché venga assunto anche nel futuro è perché formi ancora tali bande.

Appena ci si finisce con la costruzione della baracca si procede al lavoro. Il caposquadra sorveglia dalle 4 del mattino fino alle 8 o 9 serali in piena estate. Quante ore lavora l'operaio? Chi le conta? Basta che la giornata sia assicurata e che l'operaio non faccia altre cose, poiché se contasse le ore di lavoro noterrebbe che guadagna 0,40 lei all'ora.... ..Un vetturino che guida la vettura guadagna di più e gode di tutte le cure da parte del suo padrone, mentre al taglialegna occorre un capitale di almeno 100 lei per il mantello , per gli stivali , per gli arnesi, eccetera.....

Per ricevere il salario in orario, gli operai devono denunciare gli imprenditori nei municipi romeni , dove quasi vengono picchiati. Poi le società obbligano le squadre a fare le spese nei loro negozi dove pagano almeno metà prezzo in più rispetto ad altre parti. (Varie Fonti..circa anno 1896)

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R enato era un ragazzo di 17 anni, buono ma con poca volontà e ben poco dominio delle sue

passioni. Studiava all’Università di Pisa e la sua fami-glia viveva in un paese vicino. Suo padre, medico del luogo, non guadagnava abbastanza per mantenere la famiglia e sostenere il costo degli studi di Renato.

Il ragazzo trascorse felice il Natale in paese in compa-gnia della sua famiglia. Il 2 gennaio tornò all’universi-

tà. La madre gli diede il denaro per pagare l’affitto del mese, ma non appena arrivò in città il ra-gazzo organizzò una festa con gli amici che lo aspettavano. Percorsero le strade cittadine cantan-do allegramente e finirono per entrare in una sala giochi. Renato giocò un po’ di soldi e perse. Giocò di nuovo e di nuovo perse. Quando uscì aveva perso tutto il denaro che la madre gli aveva dato per pagare l’affitto per quel mese. Tornò alla pensione alle cinque del mattino e si buttò sul letto. Era sconvolto per l’accaduto e non sapeva cosa fare. Alla fine, dopo aver pensato molto, decise di andare dai genitori e di raccontare loro quello che era successo. Si aspettava un violento rimprovero e magari uno schiaffone. Dovette chiedere in prestito il denaro per il viaggio alla padrona di casa, perché non gli era rimasto neanche un centesimo.

Arrivò a casa e bussò. Gli aprì la madre, che vedendo il fi-glio così pallido si spaventò. Renato, con le lacrime agli oc-chi, le disse tutta la verità. La povera donna si preoccupò molto. Dove trovare altro denaro da dargli, visto che ne ave-vano ben poco?

Quando tornò il padre di Renato, la moglie lo mise al corren-te di quello che aveva fatto il figlio. All’ora di cena Renato vide suo padre e gli disse “Buonasera”. Il padre gli rispose sereno ma serio “Buonasera”.

Renato si aspettava durante la cena un fiume di grida, ma il padre mangiava tranquillo e gli parlava con tono normale. Quando fu il momento di andare a let-

to gli disse: “Renato, domani devi svegliarti presto. Devo prendere il cavallo”. Quando la madre e il figlio restarono da soli in cucina, il ragazzo le chiese se le aveva dato il de-naro per la pensione, ma lei rispose che non le aveva dato nulla.

Renato si alzò all’alba. Era una giornata invernale fredda e rigida. La neve cadeva abbondante. Vide suo padre salire a cavallo avvolto nel suo ampio cappotto per andare a svol-gere il suo dovere di medico. Dandogli il denaro per la pen-sione, il padre gli disse lentamente e con voce dolce: “Prendi, ma prima di sprecarlo ricordati come se lo guada-gna tuo padre!” E partì a cavallo quando era ancora buio.

Quel ragazzo con il tempo divenne un grande scultore, e quando da adulto ricordava le parole del padre gli venivano le lacrime agli occhi e pensava che se era diventato qualcu-no nella vita era grazie all’esempio di suo padre.

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Dio non cerca servitori, ma amici

M entre erano in cammino... una

donna di nome Marta lo ospitò .

Ha la stanchezza del viaggio nei

piedi, la fa�ca del dolore della

gente negli occhi. Allora riposare nella frescura

amica di una casa, mangiare in compagnia sor-

ridente è un dono, e Gesù lo accoglie con

gioia.

Quando una mano gli apre una porta, lui sa che lì dentro c'è un cuore che si è schiuso all'amore. Ha una

meta, Gerusalemme, ma lui non «passa oltre» quando incontra qualcuno. Per lui, come per il buon Samari-

tano, ogni incontro diventa una meta, un obie)vo.

Gesù entra nella casa di due donne d'Israele, estromesse dalla formazione religiosa, va dire+amente nella

loro casa, perché quello è il luogo dove la vita è più vera. E il Vangelo deve diventare vero nel cuore della

vita.

Maria, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola.

Sapienza del cuore, il fiuto per saper scegliere ciò che fa bene alla vita, ciò che regala pace e forza: perché

l'uomo segue quelle strade dove il suo cuore gli dice che troverà la felicità (sant'Agos�no).

Mi piace immaginare ques� due totalmente presi l'uno dall'altra: lui a darsi, lei a riceverlo. E li sento tu) e

due felici, lui di aver trovato un nido e un cuore in ascolto, lei di avere un rabbi tu+o per sé, per lei che è

donna, a cui nessuno insegna. Lui totalmente suo, lei totalmente sua. A Maria doveva bruciare il cuore quel

giorno. Da quel momento la sua vita è cambiata. Maria è diventata feconda, grembo dove si custodisce il

seme della Parola, e per questo non può non essere diventata apostola. Per il resto dei suoi giorni a ogni

incontro avrà donato ciò che Gesù le aveva seminato nel cuore.

Marta, Marta, tu � affanni e � agi� per molte cose. Gesù, affe+uosamente come si fa con gli amici, rimpro-

vera Marta, ma non contraddice il suo servizio bensì l'affanno, non

il cuore generoso di Marta ma l'agitazione. A tut� ripete:

a+ento a un troppo che è in agguato, a un troppo che può

sorgere e ingoiar�, che affanna, che distoglie il volto degli al-

tri.

Marta - sembra dire Gesù, a lei e a ciascuno di noi - prima le

persone, poi le cose.

Gesù non sopporta che Marta sia confinata in un ruolo di ser-

vizio, che si perda nelle troppe faccende di casa: tu, le dice

Gesù, sei molto di più; tu puoi stare con me in una relazione

diversa, non solo di scambio di servizi. Tu puoi condividere

con me pensieri, sogni, emozioni, conoscenza, sapienza.

«Maria ha scelto la parte migliore», ha iniziato cioè dalla par-

te giusta il cammino che porta al cuore di Dio. Perché Dio non

cerca servitori, ma amici, non cerca delle persone che faccia-

no delle cose per lui, ma gente che gli lasci fare delle cose

dentro di sé.

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C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Chiediamo a Dio che il no-stro cuore non rimanga chiuso alla sua Parola. Riconosciamo i nostri peccati e apriamoci alla mi-sericordia del Signore. (Breve pausa di riflessione) Signore, tu sei la via che ri-conduce al Padre, abbi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo, tu sei la verità che illumina i popoli, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore, tu sei la vita che rinnova il mondo, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter-na. A. Amen. GLORIA a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benedicia-mo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signo-re Dio, Agnello di Dio, Figlio del Pa-dre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i pecca-ti del mondo, accogli la nostra sup-plica; tu che siedi alla destra del Pa-dre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spi-rito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. Padre sapiente e misericor-dioso, donaci un cuore umile e mite, per ascoltare la parola del tuo Figlio che risuona ancora nel-la Chiesa, radunata nel suo nome, e per accoglierlo e servirlo come ospite nella persona dei nostri fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vi-ve e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei

secoli A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Dal Libro della Genesi

In quei giorni, il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro in-contro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai det-to». Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento cor-se lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepa-rarlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli man-giarono. Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella ten-da». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sa-ra, tua moglie, avrà un figlio». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R. Chi teme il Signore, abiterà nella sua tenda. Colui che cammina senza colpa, pratica la giustizia e dice la verità che ha nel cuore, non spar-ge calunnie con la sua lingua. R/. Non fa danno al suo prossi-mo e non lancia insulti al suo vici-no. Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, ma onora chi teme il Signore. R/. Non presta il suo denaro a usura e non accetta doni contro l’innocente. Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre. R/.

Seconda Lettura Dalla lettera di S.Paolo ai Colossesi Fratelli, sono lieto nelle sofferen-ze che sopporto per voi e do com-pimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a com-pimento la parola di Dio, il miste-ro nascosto da secoli e da genera-zioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mi-stero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, am-monendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. Parola Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia,Alleluia Beati coloro che custodiscono la parola di Dio con cuore integro e buono, e producono frutto con perseveranza. Alleluia

VANGELO C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo Luca A. Glora a te o Signore A. In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un vil-laggio e una donna, di nome Mar-ta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua pa-rola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agi-ti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipo-tente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE: Gn 18,1-10 Sal 14 Col 1,24-28 Lc 10,38-42

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Credo in un solo Signore, Gesù Cri-sto, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mez-zo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la no-stra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifis-so per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risu-scitato, secondo le Scritture, è sali-to al cielo, siede alla destra del Pa-dre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nel-lo Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apo-stolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C. Gesù si fa presente nella vita di ciascuno di noi nella no-stra situazione ordinaria, e offre il suo dono di grazia. Chiediamo al Signore di saperlo riconosce-re, accogliere ed ascoltare. Preghiamo insieme e diciamo: Fa’ che ti riconosciamo, Signo-re. 1. Perché la Chiesa sappia testimoniare nella solidarietà e nella carità la misericordia del Signore per tutta l’umanità. Pre-ghiamo. 2. Per il papa, i vescovi, i presbiteri e i diaconi. Perché sia-no prima di tutto discepoli, ac-colgano il maestro nelle loro vite e diventino così esempi e mae-stri di vita spirituale. Preghia-mo. 3. Perché tutti i credenti riconoscano il Signore che viene loro incontro e lo sappiano an-nunciare al mondo con fedeltà e gioia. Preghiamo. 4. Per i malati che vivono nella loro carne e nel loro spirito la sofferenza e la debolezza. Per-ché siano rafforzati dalla grazia del Signore. Preghiamo. C. Ascolta, Signore, le nostre invocazioni, e fa’ che sappiamo tradurle in concreti itinerari di vita spirituale e servizio dei fra-

telli. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. . A. Amen.

LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il be-ne nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

(in piedi) SULLE OFFERTE

C. O Dio, che nell'unico e per-fetto sacrificio del Cristo hai dato valore e compimento alle tante vittime della legge antica, acco-gli e santifica questa nostra offer-ta come un giorno benedicesti i doni di Abele, e ciò che ognuno di noi presenta in tuo onore giovi alla salvezza di tutti. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA

C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C È veramente giusto bene-dirti e ringraziarti, Padre santo, sorgente della verità e della vita perché in questo giorno di festa ci hai convocato nella tua casa. Oggi la tua famiglia, riunita nell'ascolto della parola e nella comunione dell'unico pane spez-zato fa memoria del Signore ri-sorto nell'attesa della domenica senza tramonto, quando l'umani-tà intera entrerà nel tuo riposo. Allora noi vedremo il tuo volto e loderemo senza fine la tua mise-ricordia. Con questa gioiosa spe-ranza, uniti agli angeli e ai santi, proclamiamo a una sola voce l'in-no della tua gloria : Santo, San-to, Santo il Signore Dio dell'u-niverso. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risur-rezione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e ri-metti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri de-bitori e non ci indurre in tenta-zione ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la po-tenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C Assisti, Signore, il tuo po-polo, che hai colmato della gra-zia di questi santi misteri, e fa' che passiamo dalla decadenza del peccato alla pienezza della vita nuova. Per Cristo nostro Si-gnore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: an-date in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

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L ’uomo sbarca sulla Luna: «Ha toc-cato». L’entusiastico annuncio del conduttore televisivo Tito Stagno co-munica ai telespettatori che l’Apollo

11 ha toccato il suono lunare alle 22,17, ora italiana. Mentre l’inviato da Houston, Rug-gero Orlando, riporta le reazioni di gioia nel quartier generale della Nasa, sullo schermo passano le im-magini dell’astronautaNeil Arm-strong, che, scesi lentamente i gradini della scaletta, tocca la su-perficie lunare e inizia una storica passeggiata. È lui il primo uomo sulla Luna che saluta l’evento (seguito alla tv da 600milioni di persone in tutto il mondo) con una frase entrata nella memoria di tutti: «Questo è un pic-colo passo per un uomo, ma un balzo da gi-gante per l'umanità.» In quell'occasione anche Buzz Aldrin mette piede sul satellite terrestre, mentre il terzo astronauta, Michael Collins, rimane dentro il modulo di comando. L'ultimo a imitare la loro

impresa è stato lo statunitense Eugene Cernan, con la missione Apollo 17 del 14 dicembre 1972.

B������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Po-limeni, Tel:0770953530 mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected]

*°* C7�8: Chiesa romano-cattolica dei Piari-sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00 *°*

A7:� I�7+�: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262 *°* T+<+�=���: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

*°*

17171717 D������� s. Alessios. Alessios. Alessios. Alessio

18181818 L���� s. Giusta e Rufinas. Giusta e Rufinas. Giusta e Rufinas. Giusta e Rufina

19191919 M����� s. Arsenio il Grandes. Arsenio il Grandes. Arsenio il Grandes. Arsenio il Grande

20202020 M������� s. Elia Profetas. Elia Profetas. Elia Profetas. Elia Profeta

21212121 G����� s. Lorrenzo da Brindisis. Lorrenzo da Brindisis. Lorrenzo da Brindisis. Lorrenzo da Brindisi

22222222 ������ s. Maria Maddalenas. Maria Maddalenas. Maria Maddalenas. Maria Maddalena

23232323 S����� s. Brigida di Svezia Patr.EU s. Brigida di Svezia Patr.EU s. Brigida di Svezia Patr.EU s. Brigida di Svezia Patr.EU

I SANTI DELLA

SETTIMANA

DOMENICA 20 LUGLIO 1969