Adeste 07 domenica 14 febbraio 2016c

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*ADESTE nr. 7 / anno 5-Domenca 14 Febbraio 2016

Il 12 febbraio il martirologio romano ricorda la memoria di S. Meleto vescovo di Antiochia, che per la su fedeltà alla dottrina del Concilio di Nicea subì l’esilio. Le sue virtù e santità vennero elogiate da S. Gregorio Nisseno e da S. Giovanni Crisosto-mo. Un santo dunque della Chiesa indivisa. Proprio in questo giorno nell’isola caraibica di Cuba - che tanto fece strepitare il mondo nel 1962 per quella prova di forza tra Stati Uniti e Unione Sovietica, che fu poi scongiurata anche grazie alla “sapientia cordis” di Giovanni XXIII, il Papa del Concilio e del concreto cam-mino ecumenico - avverrà un atteso e singolare incontro tra il Vescovo di Roma e il Patriarca Ortodosso di Mosca. L’occasione è data sia dalla visita apostolica di Papa Francesco alla Chiesa e alla gente del Messico, sia dal primo viaggio del Patriarca Cirillo nell’America Latina, dove incon-trerà i fedeli ortodossi di origine russa in Paraguay e in Brasile. Giungerà da Mosca a L’Avana il 12 febbraio e proprio in una sala dell’aeroporto de L’Avana, verso le 14,30 avverrà l’incontro tra Pa-pa Francesco e il Patriarca Cirillo. Non sarà una semplice stretta di mano quel colloquio che avverrà in lingua spagnola e russa e avrà la durata due ore. Nello stile di Papa Francesco vi saranno con lui solo lo svizzero card Koch e con il Patriarca il metropolita Ilarione. Dopo il colloquio vi sarà la firma della di-chiarazione congiunta per le due Chiese cristiane nella prospettiva di un dialogo che superi la diffidenza del Patriarcato per la presenza sul “territorio canonico” della chiesa Ortodossa Russa di diocesi cattoliche sia latine che uniate. Ciò che costituisce un ostacolo era ed è la paura del proselitismo tra i fedeli ortodossi da parte della Chiesa cattolica. a Chiesa Ortodossa russa durante il regime sovietico ha avuto i suoi martiri sia nella gerarchia che tra i lai-ci. Un nome che è caro anche all’Occidente e ai Pon-tefici Giovanni Paolo I e Benedetto XVI è quello di P. Florenskij, scienziato e monaco, che fu martirizzato come tanti altri “ministri religiosi” sia cattolici che musulmani nelle isole del Baltico, riservate quali cam-pi di concentramento per l’eliminazione di “guide” scomode al regime. Con la caduta dell’Unione Sovietica il popolo russo ha voluto “riprendersi” la sua anima religiosa. A Mo-sca venne ricostruita la cattedrale distrutta per far po-sto ad una piscina coperta. Ricordo l’entusiasmo dell’enorme folla all’inaugurazione.

La Chiesa Ortodossa Russa, invitata da Papa Giovanni XXIII e da Paolo VI, inviò alcuni osservatori perma-nenti al Concilio Vaticano II. Chi non ricorda l’im-provvisa morte del Metropolita russo nell’udienza con Giovanni Paolo I? L’incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Cirillo e la sottoscrizione della dichiarazione congiunta sono un prezioso tassello per il dialogo tra le due grandi Chiese e il superamento di preconcetti che sono stati anche alimentati dalla lunga situazione politica del recente passato. Anche il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha espresso soddisfazione per quell’incontro.

Continuiamo a “gettare ponti”, come dice Papa Francesco, dove nella recipro-ca ricerca di fraterno dialogo si possa edificare una sincera comunione tra i discepoli di Cristo.

*Vicario episcopale per il laicato e la cultura Diocesi di Trieste

L'ICONA DELLA MADRE DI DIO DI KAZAN' Nel 1579 un incendio distrusse quasi completamente la città di Kazan' situata sul fiume Volga, a circa 500 miglia ad Est di Mosca. Secondo la tradizione, un soldato perse la casa devastata dal fuoco e, mentre si accingeva a rie-dificarne un'altra, la Madonna apparve a sua figlia di nove anni chiedendole di dire a tutti che una sua icona era sepolta sotto le rovine della casa bruciata. Nessuno credette al racconto della bimba, neppure dopo che la Madonna le apparve una seconda volta. Alla terza visio-ne, la piccola scorse l'icona da cui si sprigionava una luce abbagliante e udì queste parole: «Se non annunce-rai a tutti quanto ti dico, apparirò in un altro luogo e una grande calamità si abbatterà su di voi». Il messaggio venne rigettato sia dal Governatore della città che dall'Arcivescovo Geremia. Soltanto quando la piccola cominciò a scavare nella terra, la santa Icona venne alla luce, avvolta in un vecchio drappo e perfetta-mente conservata. Essa fu collocata dapprima nella chiesa di San Nicola e poi nella Cattedrale dell'Annun-ciazione. Con l’avvento del comunismo, l’icona fu tolta dalla sua sede e se ne persero le tracce. Se non che ne-gli anni 90 apparve sul mercato antiquario, fu acquistata e fu donata al Papa Giovanni Paolo II che la tenne pres-so di se nel suo appartamento. Nel 2004 la decisione di restituirla alla Chiesa Russa in segno di riconciliazione e di ecumenismo. A PAGINA SEGUENTE LE PAROLE DI SAN GIOVANNI PAOLO II, IL GIORNO DELLA RESTITUZIONE

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*ADESTE nr. 7 / anno 5-Domenca 14 Febbraio 2016

Carissimi Fratelli e Sorelle! Come ho annunciato domeni-

ca scorsa, il nostro tradizionale incontro settimanale assume que-st’oggi una fisionomia particolare. Ci ritroviamo infat-ti raccolti in preghiera attorno alla venerata Icona della Madre di Dio di Kazan, che sta per intraprendere il viaggio di ritorno verso la Russia da cui è partita un giorno lontano.

Dopo aver attraversato diversi Paesi ed aver so-stato per lungo tempo presso il Santuario di Fatima, in Portogallo, più di dieci anni fa è giunta provvidenzial-mente nella casa del Papa. Da allora ha trovato posto presso di me ed ha accompagnato con sguardo mater-no il mio quotidiano servizio alla Chiesa.

Quante volte, da quel giorno, ho invocato la Ma-dre di Dio di Kazan, chiedendole di proteggere e gui-dare il popolo russo che le è devoto, e di affrettare il momento in cui tutti i discepoli del suo Figlio, ricono-scendosi fratelli, sapranno ricomporre in pienezza l’u-nità compromessa.

Fin dall’inizio, ho desiderato che questa santa Ico-na facesse ritorno sul suolo della Russia, dove – se-condo attendibili testimonianze storiche – è stata per lunghissimi anni oggetto di profonda venerazione da parte di intere generazioni di fedeli. Intorno all’Icona della Madre di Dio di Kazan si è sviluppata la storia di quel grande popolo.

La Russia è una nazione da tanti secoli cristiana, è la Santa Rus’. Anche quando forze avverse si accani-rono contro la Chiesa e tentarono di cancellare dalla vita degli uomini il nome santo di Dio, quel popolo rimase profondamente cristiano, testimoniando in tanti casi con il sangue la propria fedeltà al Vangelo e ai valori che esso ispira.

È perciò con particolare emozione che rendo gra-zie con voi alla Divina Provvidenza, che mi concede

oggi di inviare al venerato Patriarca di Mosca e di tut-te le Russie il dono di questa santa Icona.

Dica, questa antica immagine della Madre del Si-gnore, a Sua Santità Alessio II e al venerando Sinodo della Chiesa Ortodossa russa l’affetto del Successore di Pietro per loro e per tutti i fedeli loro affidati. Dica la sua stima per la grande tradizione spirituale di cui la Santa Chiesa russa è custode. Dica il desiderio e il fer-mo proposito del Papa di Roma di progredire insieme con loro nel cammino di reciproca conoscenza e ri-conciliazione, per affrettare il giorno di quella unità piena dei credenti per la quale il Signore Gesù ha ar-dentemente pregato (cfr Gv 17, 20-22).

Carissimi Fratelli e Sorel-le, unitevi a me nell’invo-care l’intercessione della Beata Vergine Maria, men-tre consegno la sua Icona alla Delegazione che, a no-me mio, la recherà a Mo-sca.

(San Giovanni Paolo II 25/08/2004)

Chissà se dell’incontro Chissà se dell’incontro Chissà se dell’incontro Chissà se dell’incontro

siano stati artefici la siano stati artefici la siano stati artefici la siano stati artefici la

Madonna di Kazan!?..e Madonna di Kazan!?..e Madonna di Kazan!?..e Madonna di Kazan!?..e

S.Giovanni Paolo II S.Giovanni Paolo II S.Giovanni Paolo II S.Giovanni Paolo II ????

Testo dell’Omelia nella quale si

annunzia la resti-tuzione della

sacra icona al Patriarcato russo da parte di Papa

Giovanni Paolo II.

Il Patriarca Kirill

venera l’immagine durante una celebrazione

Edicola dove è conservata nella cattedrale di San Basilio a Mosca

Venerazione dei fedeli ortodossi

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*ADESTE nr. 7 / anno 5-Domenca 14 Febbraio 2016

Dio non cerca schiavi

ma figli liberi

Le tre tentazioni di Gesù sono le ten-

tazioni dell'uomo di sempre. Ten-

tazione significa in realtà fare ordine nelle nostre

scelte e nelle relazioni di fondo: ognuno tentato verso se stesso: hai fame? Dì che queste pietre diven#no pane! Tra-

sforma tu%o in cose da consumare, in denaro. Ognuno tentato verso gli altri: vuoi comandare, impor#, contare più

degli altri? Io so la strada: véndi#! Ognuno tentato verso Dio: bù%a# dal te%o, tanto Lui manderà angeli a sostener#.

Hai dubbi? Dio manderà segni e visioni a scioglierli.

La prima tentazione: che queste pietre diven#no pane! Pietre o pane? È una piccola alterna#va, che Gesù apre, spa-

lanca: Né di pietre né di solo pane vive l'uomo. Siamo fat# per cose più grandi. Il pane è buono ma più buona è la paro-

la di Dio, il pane è vita ma più vita viene dalla bocca di Dio. Il pane è indispensabile, eppure contano di più altre cose: le

creature, gli affe1, le relazioni, l'eterno in noi. Ciò che ci fa vivere è la nostra fame di cielo: L'uomo vive di ogni parola

che esce dalla bocca di Dio. Vive di Vangelo e di creature: dalla sua parola sono venu# la luce, il cosmo e la sua bellez-

za, il respiro che ci fa vivere. Sei venuto tu, fratello mio, mio amico, amore mio: parola pronunciata da Dio per me.

La seconda tentazione è una sfida aperta a Dio. «Bu%a# giù, chiedi a Dio un miracolo» ciò che sembrerebbe il più alto

a%o di fede - a occhi chiusi, con fiducia! - ne è, invece, la caricatura, pura

ricerca del proprio vantaggio. È come se Gesù dicesse: tu non cerchi Dio

ma i suoi benefici. Non cerchi il Donatore, ma solo i suoi doni. Un Dio a

tuo servizio.

Eppure quando invece di angeli vengono la mala1a, un fallimento, la mor-

te, tu1 ci domandiamo: Perché Dio non interviene? Dove sono gli angeli

che ha promesso? Dio invia angeli, persone buone come angeli, che porta-

no non ciò che io desidero, bensì ciò di cui, forse a mia insaputa, ho dav-

vero bisogno.

Nella terza tentazione il diavolo rilancia: prostra# davan# a me, segui le

mie strade, vendi# alla mia logica, e avrai tu%o. Il diavolo fa un mercato con l'uomo, un mercimonio. Esa%amente il

contrario di Dio, che non fa mai mercato dei suoi doni. E quan# hanno seguito le strade del Nemico dell'umanità, fa-

cendo mercato di se stessi, vendendo la loro dignità in cambio di carriera, poltrone o denaro facile, ci fanno rifle%ere:

a che serve gonfiarsi di soldi e di poteri, se poi perdi vita, se ci rime1 in umanità, se vendi l'anima?

Vuoi «possedere» le persone?

Assicuragli pane e potere, dice, e # seguiranno. Ma Gesù non vuole «possedere» nessuno. Dio non cerca schiavi osse-

quien#, ma figli che siano liberi, generosi e aman#.

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2. Dar da bere agli assetati La mancanza di acqua richiama all'attenzione la si-tuazione catastrofica del Sahel, una larga fascia a sud del Sahara, che tocca diversi paesi africani, do-ve da anni piove sempre meno e dove le sabbie del deserto avanzano, seminando la morte: senza acqua non si può vivere, non si può coltivare, è impossibi-le l'igiene, problematica la prevenzione come anche la cura delle malattie. Questo disastro ecologico sa-hariano è da imputare in parte non trascurabile – dicono i biologi – all'opera nefasta dell'uomo. Il terreno era costituito da savana e da vegetazione arborea xerofila – cioè amante del secco – capace di resistere all'enorme secchezza dell'ambiente. Questa vegetazione manteneva una ricchissima fauna: gi-raffe, rinoceronti, antilopi ecc. La fauna è stata di-strutta e sostituita da enormi mandrie di bovini, che hanno calpestato e appiattito il terreno, annientando la vegetazione erbosa e accelerando l'erosione del suolo. Enormi distese sono diventate improduttive in seguito al tentativo di coltivare piante inadatte; i pastori hanno bruciato sconsideratamente la savana per favorire la produzione di erba verde per i bovi-ni, eliminando i già scarsi alberi; la piovosità è di-minuita per il continuo indietreggiare della grande selva ombrifera del Congo. Il disastro del Sahel deve renderci pensosi. Noi pure rischiamo di distruggere con le nostre mani il nostro ambiente umano. Ora però urge salvare la vita di migliaia di fratelli. Un pozzo d’acqua: forse una persona da sola non può donarlo. Una famiglia, un gruppo di famiglie, una parrocchia tutta insieme, sì. Il Signore ritiene dato a sé un bicchiere d’acqua fre-sca offerto ai

fratelli più umili e bisognosi. 3. Vestire gli ignudi Ci sono nudità da intendersi in senso letterale come impossibilità, cioè, di coprirsi per difendersi dal freddo, e per presentarsi dignitosamente agli altri: è la nudità più umiliante, segno e frutto di estrema povertà. E' opera di misericordia donare un vestito, indumenti intimi, calzature a chi ne è privo. E' misericordia vera se gli indumenti donati sono in otti-mo stato, possibilmente nuovi, acquistati con nostro sacrificio, magari

risparmiando sui nostri vestiti, evitando l'esibizionismo del capo firmato. Certa carità, fatta con vestiti vecchi e rattoppati, liberandoci di cose inutili che noi non indosseremmo mai, viene identificata dalla gente semplice come "carità pelosa". C'è anche una nudità che coincide con l'assenza di un tetto. Nelle grandi città ci sono i cosiddetti "baraccati". Le baracche sono l'ultimo anello di una serie di abitazioni chiamate eufemisticamente "improprie". Impropria significa molto spesso: umi-dità che deturpa e consuma, assenza di servizi igienici, promiscuità per la ristrettezza dei locali, rischio di malattie infettive. Le baracche non ci sono ovunque; abitazioni improprie esistono in

ogni città. La carità in questi casi deve procedere strettamente collegata con la giustizia e deve tradursi nell’impegno politico perché il diritto alla casa sia una realtà per ogni uomo.

CONTINUA

Sono sette per il corpo e sette per lo spirito,Sono sette per il corpo e sette per lo spirito,Sono sette per il corpo e sette per lo spirito,Sono sette per il corpo e sette per lo spirito, in una

simmetria quasi perfetta. E diciamo “quasi” solo

perché nella Regola san Benedetto introduce un’ot-tava opere di misericordia spirituale, «non disperare

mai della misericordia di Dio», che può anche servi-

re da sintesi. Le sette opere di misericordia corporale

• Dar da mangiare agli affamati.

• Dar da bere agli assetati.

• Vestire gli ignudi.

• Alloggiare i pellegrini.

• Visitare gli infermi.

• Visitare i carcerati.

• Seppellire i morti.

Le sette opere di misericordia spirituale

• Consigliare i dubbiosi.

• Insegnare agli ignoranti.

• Ammonire i peccatori.

• Consolare gli afflitti.

• Perdonare le offese.

• Sopportare pazientemente le persone moleste.

• Pregare Dio per i vivi e per i morti.

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SAN VALENTINO La Storia e la legenda del Santo

degli innamorati. San Valentino è nato nel 175 circa a Terni (Prefettura di Roma, durante l’Impero di Marco Aurelio) discendente di una famiglia di nobili origi-ni. Le notizie biografiche su San Valentino sono molto limitate fino all’anno in cui fu ordinato Vescovo di Terni e della Valle del Nera [consacrato da S.Feliciano Vescovo di Foligno], nell’anno 197 d.C. (secondo alcune fonti).

Dal quel momento, la fama di San Valentino andò sempre crescendo, per via della sua oratoria con la quale riusciva a convertire i pagani, e per via della lunga schiera di discepoli, come San Castulo, Lucio, Saturnino e Magno e per i miracoli da lui compiuti.

Valentino acquisì notorietà specialmente come guari-tore, e per le sue attenzioni verso i bambini, i giovani e i malati. In realtà Valentino sosteneva di non essere lui stesso a guarire, ma il “Signore”.

Uno dei maggiori miracoli risale al 225 d.C., la guarigione del figlio di Fontéo, che si racconta avesse tenuto la testa tra le sue ginocchia.

L’altro miracolo che lo condusse al Martirio, fu la guarizione di Cheremone, figlio dell’Oratore ateniese Cratone. Essendo storpio e muggendo come un toro, Cratone decise di ammettere San Valentino in casa sua, contavvenendo ai principi della Re-ligione pagana.

Le preghiere di San Valentino guarirono istantaneamente Cheremone.

Dopo il miracolo, Cratone fece battez-zare se e tutta la famiglia.

I discepoli Proculo, Efebo, Apollonio e Abondio vollero seguire il maestro di-venendo cristiani. Abondio era figlio di Annio Placido, Prefectus Urbis, ossia Prefetto di Roma sotto Marco Aurelio Claudio e Valeriano Aureliano.

Annio Placido, attaccato ai principi del Paganesimo, fu indispettito dalla scelta cristiana del figlio. Nel 270d.C. fece uccidere Cratone (oratore greco e lati-no), maestro di Eloquenza e Filosofia del figlio per averlo distratto dei Princi-pi pagani e malmenare pubblicamente San Valentino.

La violenza su San Valentino causò un tumulto popolare, e Annio Placido do-vette rinchiuderlo in carcere e lo fece decapitare con l’accusa di essere cristia-

no.

Le spoglie del Santo furono raccolte dai discepoli di Cratone, ossia Proculo,

Efebo e Apollonio (divenuti cristiani). Avvolsero il corpo in un lenzuolo e lo caricarono su un carro trai-nato da 2 cavalli lasciati liberi, e seguiti dai discepoli. Essi percorsero la Strada Falminia, seguendo il corso del Nera, e si fermarono proprio dove sorge la Basili-ca al Santo dedicata al LXIII miglio della stessa Fla-minia. I tre discepoli acquistarono con soldi propri il

terreno dove i cavalli si erano fermati con le reliquie del Santo e scavarono una catacomba con una piccola chiesa centrale e due corridoi laterali.

I tre discepoli furono uccisi come martiri durante la notte del 14 febbraio del 273 d.C., [giorno dedicato a San Valentino che non corrisponde alla data esatta del

martirio] perchè denunciati come Cristiani.

I corpi dei 3 discepoli di Valentino furono sepolti accanto alla tomba d del Santo. Un’iscrizione recita: “In hac Basilica requiescit corpus S. Va-lentiny Martyris… Item corpora SS. Martyrum Proculi Ephebi et Apollo-nii Atheniensium, quos B. Valentine verbo erudit ad fidem, et coronam provocavit examplo”.

La leggenda.

La legenda del Santo, come Protetto-re degli innamorati deriva dalla sua attenzione verso i bambini a cui la-sciava ingresso al suo magnifico giardino pieno di rose e di fiori.

La legenda racconta della protezione che diede ad una giovane ragazza di Terni e al suo innamorato, un giova-ne Militare romano. La ragazza si ammalò e Valentino sicuro dell’a-more dei due giovani li unì in matri-monio, su insistenza del ragazzo.

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In Italia e nel resto

d’Europa si celebra-no gli animali più affascinanti e im-prevedibili delle no-stre case, i gatti.

Sono cacciatori straordinari e feroci, ma sono anche teneri e adorabili, possono scomparire per giorni ma basta che facciano due fusa e siamo pronti a riaccoglierli a braccia aperte, c’è solo una cosa certa a proposito dei gatti, osservatene uno e questo vi sorprenderà.

Il 17 febbraio in Europa si celebra una giornata tutta per loro, la Giornata mondiale del gatto, istituita proprio in Italia 25 anni fa, grazie alla giornalista Claudia Angeletti della rivista “Tuttogatto”. La data è stata scelta perché febbraio è il mese dell’ac-quario, il segno zodiacale che contraddistingue gli spiriti liberi ed indipendenti.

Numerose sono le iniziative dedicate ai gatti, dalle presentazioni di libri a tema alle raccolte fondi per aiutare i gatti meno fortunati che vi-vono nei gattili. Il gatto possiede quel fascino

magnetico che caratterizza i felini, capaci di muoversi con grazia innata, straordina-ria agilità e di compiere le evoluzioni più ardite.

“Il gatto è una creatura indipendente, che non si considera prigioniera dell’uomo e stabi-lisce con lui un rapporto alla pari”, ha scritto il padre dell’etologia moderna Konrad Lorenz.

È spesso inevitabile il parallelismo tra gatto e cane, i due animali da compagnia principali dell’uomo, la domesticazione del cane risale però a più di 14mila anni fa, mentre quella del

gatto sembra essere iniziata in Cina 5mila anni fa. È quindi evi-

dente che i cani hanno imparato a convivere con noi migliaia di anni pri-ma dei gatti, che mantengono tutt’oggi intatto un lato selvaggio.

Nel corso della sto-ria i gatti hanno esercitato il loro fascino su intere

culture e su grandi perso-nalità dell’arte e dello spettacolo. Nell’antico Egitto il gatto era consi-derato una vera e propria divinità, la dea Bastet, fi-glia del dio del sole Ra, era raffigurata come un gatta e chi faceva del ma-le ad un felino era passi-bile di pena di morte.

Edgar Allan Poe ha celebrato i gatti nel racconto Il gatto nero, il leggendario narratore ameri-cano Ernest Hemingway amava questi animali, indipendenti e selvatici come lui e lo scrittore Charles Bukowski ha dedicato ai gatti numerose poesie, una

dall’esplicito titolo My cats, nelle sue ultime opere.

17 FEBBRAIO

Fra le diverse giornate della settimana e senza sminuire il loro signifi-cato, questa settimana ci piace dare risalto e

far festa ad un animale, amico dell’uomo sin

dalla notte dei tempi .

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l'isola ottomana di Adal'isola ottomana di Adal'isola ottomana di Adal'isola ottomana di Ada----Kaleh, paradiso affondatoKaleh, paradiso affondatoKaleh, paradiso affondatoKaleh, paradiso affondato

Fichi alle noci, torrone, sor-

betto alla menta... un pro-

fumo orientale caratterizza-

va in passato Adah-Kaleh,

minuscola e leggendaria iso-

la nel Danubio, stretta tra

Romania e Serbia. Non esi-

ste più da un mattino del

1971, fatta sparire dall'uomo

(Tratto da Les Nouvelles de

Roumanie e pubblicato ori-

ginariamente da Le Courrier

des Balkans il 29 agosto

2014)

In passato, a tre chilometri a valle di Orsova, Ada-

Kaleh, isolotto lungo poco più di un chilometro e

mezzo e largo cinquecento metri, era brulicante

di vita. Vi viveva una comunità d'origine turca di

un migliaio di persone. Piccoli artigiani e commer-

cianti che proponevano nel-

le loro botteghe profumi di

petali di rose, gioielli e pro-

dotti provenienti dall'Orien-

te.

Il profumo di tabacco aro-

matizzato che si respirava

nel suk ricordava ai turisti

che facevano visita all'isola

di essere in un luogo unico

in Europa. Una Tangeri nel

mezzo del Vecchio Conti-

nente, esente

da tasse e im-

poste come il

porto franco

dell'Africa set-

tentrionale.

Oggi però non

resta che un

cartello, posto lungo la magnifica strada che ac-

compagna il Danubio. Ne menziona solo il nome,

senza descrivere che tesoro di civilizzazione è an-

dato perso. Ceaușescu ha infatti deciso di sacrifica-re Ada-Kaleh, affondandola sotto i flutti del Da-

nubio per costruire, assieme alla vicina Jugoslavia,

la centrale idroelettrica delle Porte di Ferro. La

dinamite ha segnato la sua morte nel 1971.

La Gibilterra d'OccidenteLa Gibilterra d'OccidenteLa Gibilterra d'OccidenteLa Gibilterra d'Occidente

Le origini di Ada-Kaleh si perdono nei tempi. In

passato era chiamata Erythia e non ha adottato il

suo nome definitivo, che significa in turco “Isola

fortificata”, che nel 1430, come testimonia un rap-

porto redatto da cavalieri teutonici che analizzava

lo stato delle piaz-

zeforti della regione

del Banato lungo il

Danubio e che indi-

cava che vi abitava-

no circa 200 perso-

ne.

Comprendendone

il valore strategico

– l'isola di fatto

controllava tutto il

traffico lungo il Da-

nubio – l'Impero

Austroungarico decise di rinforzare nel 1689 le sue

fortificazioni, per mettersi al riparo dalla incursio-

ni ottomane. Ada Kaleh, dotata di una doppia

cinta di mura che arrivavano, come spessore, a

venti metri, divenne così la Gibilterra dell'est. Ma

a partire dal 1739, a seguito del trattato di pace di

Belgrado, passò in mano ai

turchi – all'eccezione di un

triennio tra il 1789 e il 1791 –

che l'occuperanno sino alla

firma di un altro trattato di

pace, quello di Berlino, nel

1878.

Questo trattato - dove si fissa-

no le nuove frontiere d'Euro-

pa in particolare a seguito del-

le guerre d'indipendenza

nell'est tra le quali quelle ri-

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guardanti Serbia e Romania - espelle la Sublime

porta che riesce a mantenere solo un piccolo

avamposto in Europa, in Bulgaria, per ancora

una trentina d'anni.

Stranamente il trattato di Berlino dimenticò di

regolare le sorti di Ada Kaleh che restò ufficial-

mente in mano ai turchi ma che fu immediata-

mente occupata dagli austro-ungarici, sino alla

loro sconfitta nella Prima guerra mondiale. Nel

1918 vi si installarono i rumeni, schierati dalla

parte degli alleati.

Questi accadimenti della storia in realtà non

hanno colpito che moderatamente la popola-

zione locale.

Da paradiso fiscale alle acque del Danubio

La Romania fece dell'i-

sola un paradiso fiscale

e vi costruì una scuola -

dove si insegnava sia il

rumeno che il turco –

una fabbrica di sigarette,

una di torroni e una di

lokum e un laboratorio

tessile. Vide luce anche

l'edificio comunale, una

biblioteca, un cinema,

un ufficio postale e una

stazione di trasmissione

radio. Vennero costruite

infine una chiesa ortodossa ed una moschea.

Una prosperità che attirò numerosi turisti, tra il

quali anche il Re Carol II e, più tardi, la nomen-

klatura comunista. Attirò anche l'attenzione dei

contrabbandieri che vi costruirono tunnel sotto il

fiume per portare illegalmente le loro merci in

Jugoslavia. Si racconta che lo stesso Re Carol I

profittò notevolmente di questo commercio illeci-

to.

La campana per l'isola suonerà però nel 1967,

quando Ceaușescu prese la decisione definitiva di farla sparire nelle acque del bacino artificiale for-

mato dalla costruzione dell'immensa diga che

prenderà poi il nome di “Porte di ferro”. Voci su

quanto sarebbe accaduto si rincorrevano già dal

1963 e avevano già causato la partenza verso la

Turchia, terra delle loro origini, di circa 600 degli

abitanti. Portarono con sé poche cose e lasciarono

una vita dorata. Molti, si dice, poi morirono di

nostalgia. I pochi che rimasero sull'isola se ne do-

vettero andare negli anni successivi, i più verso

Bucarest o la regione della Dobrogja.

I lavori di costruzione della diga iniziarono nel

1971. Le autorità promisero in quegli anni di tra-

sferire tutte le ricchezze

archeologiche e storiche

in un altro sito, a valle

delle Porte di Ferro, po-

chi chilometri ad est di

Turnu-Severin, sull'isola

di Simian, e di reinstallar-

ci anche la popolazione.

Ma queste promesse ri-

masero tali.

Di Ada-Kaleh non riman-

gono che i numerosi rac-

conti dei viaggiatori tra

le due guerre, che parti-

vano su barche a remi dalle rive del Danubio per

degustare sull'isola il sapore del caffè turco, fuma-

re il narghilé distesi su sofà di ricche stoffe prima

di ritornarsene a casa pieni di acquisti.

E rimane una leggenda: si racconta che il sultano

Kaleh, geloso dello splendore della più bella mo-

glie del suo harem, Ada, aveva deciso di nascon-

derla proprio qui dallo sguardo altrui. E sarebbe

poi affogato, assieme a quest'ultima nei flutti del

Danubio durante una passeggiata. Tragico presa-

gio di avvenimenti futuri.

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C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. BENEDIZIONE DELL'ACQUA C. Fratelli e sorelle, preghiamo umilmente il Signore Dio nostro, perché benedica quest'acqua con la quale saremo aspersi noi e le nostre famiglie in ricordo del no-stro Battesimo. Il Signore ci rinno-vi interiormente, perché siamo sempre fedeli allo Spirito che ci è stato dato in dono. Dio eterno e onnipotente, tu hai voluto che per mezzo dell'ac-qua, elemento di purificazione e sorgente di vita, anche l'anima venisse lavata e ricevesse il dono della vita eterna: benedici que-st'acqua +, perché diventi segno della tua protezione in questo giorno a te consacrato. Rinnova in noi, Signore, la fonte viva della tua grazia e difendici da ogni ma-le dell'anima e del corpo, perché veniamo a te con cuore puro. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. Il sacerdote prende l’aspersorio e asperge se stesso e i ministri, poi il popolo, passando attraverso la na-vata della chiesa. Intanto si esegue un canto adatto. Quindi il sacerdote torna alla sede. C. Dio onnipotente ci purifichi dai peccati, e per questa celebra-zione dell'Eucaristia ci renda de-gni di partecipare alla mensa del suo regno. A. Amen.

COLLETTA C. Signore nostro Dio, ascolta la voce della Chiesa che t'invoca nel deserto del mondo: stendi su di noi la tua mano, perché nutriti con il pane della tua parola e fortificati dal tuo Spirito, vinciamo con il digiuno e la preghiera le continue seduzioni del maligno. Per il no-stro Signore Gesù Cristo……. A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Dal libro del Deuteronomio

Mosè parlò al popolo e disse: «Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti

all’altare del Signore, tuo Dio, e tu pronuncerai queste parole davan-ti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Aramèo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numero-sa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una du-ra schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la no-stra miseria e la nostra oppressio-ne; il Signore ci fece uscire dall’E-gitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci con-dusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R. Resta con noi, Signore,

nell'ora della prova. Chi abita al riparo dell’Altis-simo passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente. Io dico al Si-gnore: «Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido». R/. Non ti potrà colpire la sven-tura, nessun colpo cadrà sulla tua tenda. Egli per te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie. R/. Sulle mani essi ti porteran-no, perché il tuo piede non in-ciampi nella pietra. Calpesterai leoni e vipere, schiaccerai leon-celli e draghi. R/. «Lo libererò, perché a me si è le-gato, lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome. Mi invo-cherà e io gli darò risposta; nell’angoscia io sarò con lui, lo libererò e lo renderò glorioso». R/.

Seconda Lettura Dalla Lettera di San Paolo Apo-stolo ai Romani Fratelli, che cosa dice Mosè? «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore», cioè la parola della fede che noi predi-chiamo. Perché se con la tua boc-ca proclamerai: «Gesù è il Signo-re!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di

fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: «Chiunque cre-de in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Si-gnore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria. Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla boc-ca di Dio. Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria. C. Il Signore sia con Voi A. E con il tuo spirito C. Dal vangelo secondo LUCA A. Gloria a te o Signore. + In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a que-sta pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavo-lo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della ter-ra e gli disse: «Ti darò tutto que-sto potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sa-rà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, ado-rerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodi-scano”; e anche: “Essi ti porteran-no sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pie-tra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavo-lo si allontanò da lui fino al mo-mento fissato. Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipo-tente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cri-sto, unigenito Figlio di Dio, nato dal

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE: Dt 26,4-10 Sal 90 Rm 10,8-13 Lc 4,1-13

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*ADESTE nr. 7 / anno 5-Domenca 14 Febbraio 2016

Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mez-zo di lui tutte le cose sono state crea-te. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incar-nato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepol-to. Il terzo giorno è risuscitato, se-condo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuo-vo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apo-stolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI Si apre davanti a noi il cammino della Quaresima, con le sue tap-pe, le sue leggi, i suoi traguardi. E' un grande impegno per tutti. E' il tempo prezioso, la primavera dello Spirito, la grande scuola della fede. Chiediamo al Signore che ci renda docili alla sua Parola, per giungere completamente tra-sformati alla santa Pasqua. Preghiamo insieme dicendo: R. Guidaci, Signore, con il tuo Spirito. Perché in questa Quaresima impariamo a seguire il nostro maestro e modello, Gesù Cristo, uomo nuovo, progetto di una umanità riconciliata con il Padre, preghiamo. R. Perché, specialmente in questo tempo, riscopriamo la do-menica come un giorno diverso dagli altri: il giorno del Signore, il giorno della comunità, il giorno della riconciliazione e dell'amici-zia aperta a tutti i fratelli, preghia-mo. R. Perché in ognuno di questi quaranta giorni troviamo spazio e tempo da dedicare alla preghiera e alla meditazione della Parola, per conoscere ciò che Dio vuole da noi e attuarlo nella nostra vita, preghiamo. R. Perché ogni famiglia scopra la dimensione domestica della Quaresima: apra il libro del Van-gelo, crei occasioni di preghiera comune e, cordialmente unita

nella carità, faccia di ogni casa un luogo di accoglienza fraterna, preghiamo. R. C. O Signore, che ci offri anco-ra una volta un tempo propizio per ricuperare il vero senso della vita e riconciliarci con te e con i fratelli, fà che tutti insieme, sulle orme di Gesù, camminiamo gior-no per giorno verso la gioia pa-squale. Per Cristo nostro Signore. A. Amen LlITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE

C. Si rinnovi, Signore, la nostra vita e col tuo aiuto si ispiri sempre più al sacrificio, che santifica l'ini-zio della Quaresima, tempo favo-revole per la nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA

C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro. Egli consa-crò l'istituzione del tempo peni-tenziale con il digiuno di quaranta giorni, e vincendo le insidie dell'antico tentatore ci insegnò a dominare le seduzioni del pecca-to perché celebrando con spirito rinnovato il mistero pasquale pos-siamo giungere alla Pasqua eter-na. E noi, uniti agli angeli e ai san-ti, proclamiamo senza fine l'inno della tua lode: Santo, San-to,Santo……. DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni

onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. Padre Nostro che sei nei Cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno e sia fatta la tua volontà come in Cie-lo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimet-ti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. Amen C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la po-tenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sem-pre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C Il pane del cielo che ci hai dato, o Padre, alimenti in noi la fede, accresca la speranza, raffor-zi la carità, e ci insegni ad aver fame di Cristo, pane vivo e vero, e a nutrirci di ogni parola che esce dalla tua bocca. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda-te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

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*ADESTE nr. 7 / anno 5-Domenca 14 Febbraio 2016

IL PRESIDENTE MATTARELLA A MESSA NELLA PARROCCHIA ITALIANA DI WASHINGTON

WASHINGTON - Sorpresa emozione e gioia per la visita del Presi-dente Mattarella che ha aper to la sua giornata a Washington unendosi alla comunità italiana per la Messa nella Parrocchia del Santo Rosario che nel 2013 ha celebrato i 100 anni dalla sua na-scita a servizio, appunto, della Comunutò Italiana. I parrocchiani hanno dato il benvenuto al Presidente Mattarella che era accompagnato dalla figlia, dall’Ambasciatore d’Italia Claudio Bi-sogniero e signora e dai com-

ponenti della delegazione ufficiale, con un lunghissimo caloroso ap-plauso. Il Presidente Mattarella malgrado i tempi precisi e serrati degli impegni ufficiali si è intrattenuto poi con i parrocchiani facendo foto-grafie con i bambini del Catechismo e si è fermato nell’adiacente Casa Italiana con grande affabile disponibilita. Dopo,la sua partenza per gli impegni al Cimitero di Arlington ed alla National Gallery of Art, i parrocchiani hanno continuato a discutere e commentare la graditissima sorpresa da tutti apprezzata esprimendo la speranza in un saluto alla comunità che certamente tempo e protocollo gli consentiranno durante la visita negli Stati Uniti che lo vedrà ospite del Presidente Obama alla Casa Bianca, e che si concluderà a Houston assieme agli astronauti italiani.

B�������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Po-limeni, Tel:0770953530 mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��6: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi,

Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected] Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* C9:;: Chiesa romano-cattolica dei Piari-sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527

Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* A9@A I:9BA: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* TBDBEFAGA: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

14141414 D������� S. Valentino mart.S. Valentino mart.S. Valentino mart.S. Valentino mart.

15151515 L���� s. Faustino e Giovita s. Faustino e Giovita s. Faustino e Giovita s. Faustino e Giovita

16161616 M����� s. Giulianas. Giulianas. Giulianas. Giuliana

17171717 M������� 7 Santi F.dei Servi dM.7 Santi F.dei Servi dM.7 Santi F.dei Servi dM.7 Santi F.dei Servi dM.

18181818 G����� s.Geltrude Comensolis.Geltrude Comensolis.Geltrude Comensolis.Geltrude Comensoli

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20202020 S����� Beati Giacinto e FrancescoBeati Giacinto e FrancescoBeati Giacinto e FrancescoBeati Giacinto e Francesco

I SANTI DELLA

SETTIMANA

Chiesa italiana del S.Rosario a

Washington