Adeste 03 domenica 17 gennaio 2016 c

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< S. ANTONIO ABATE

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«L’indifferenza e il silenzio aprono la strada alla complicità quando assistiamo come spetta-tori alle morti per soffocamento, stenti, violenze e naufragi. Di grandi o piccole dimensioni, sono sempre tragedie quando si perde anche una sola vita umana». Lo scrive il Papa nel messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifu-giato del 17 gennaio 2016, intitolato: «Migranti e rifugiati ci interpellano. La risposta del Vangelo della Misericordia». Nel documento, Francesco scrive che «i flussi migratori sono in continuo aumento in ogni area del pianeta: profughi e persone in fuga dalle loro patrie interpellano i singoli e le collettività, sfidando il tradizionale modo di vivere e, talvolta, sconvolgendo l’orizzonte cul-turale e sociale con cui vengono a confronto». Chi fugge è vittima «della violenza e del-la povertà», e abbandonando la propria terra subisce «l’oltraggio dei trafficanti di persone

umane nel viaggio verso il sogno di un futuro migliore». Se sopravvive, si trova poi a «fare i conti con realtà dove si annidano sospetti e paure». E spesso mancano «normative chiare e praticabili, che regolino l’accoglienza e prevedano itinerari di integrazione a breve e a lungo termine, con atten-zione ai diritti e ai doveri di tutti». Il Papa afferma che «il Vangelo della misericordia scuote le coscien-ze, impedisce che ci si abitui alla sofferenza dell’altro e indica vie di ri-sposta». Innanzitutto osserva come i flussi migratori siano «ormai una realtà strutturale e la prima questione che si impone riguarda il superamento della fase di emergenza per dare spazio a programmi che tengano conto delle cause delle migrazioni». Le storie drammatiche di milioni di uomini e donne «interpellano la

comunità internazionale, di fronte all’insorgere di inaccettabili crisi umanitarie in molte zone del mon-do. L’indifferenza e il silenzio aprono la strada alla complicità quando assistiamo come spettatori alle mor-ti per soffocamento, stenti, violenze e naufragi. Di grandi o piccole dimensioni, sono sempre tragedie quan-do si perde anche una sola vita umana». «I migranti sono nostri fratelli e sorelle - scrive Francesco - che cercano una vita migliore lontano dalla povertà, dalla fame, dallo sfruttamento e dall’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta, che equamente dovrebbero essere divise tra tutti. Non è forse desiderio di ciascuno quello di migliorare le proprie condizioni di vita e ottenere un onesto e legittimo benessere da condividere con i propri cari?». Il Papa ricorda inoltre che «quella dell’identità non è una questione di secondaria importanza. Chi emi-gra, infatti, è costretto a modificare taluni aspetti che definiscono la propria persona e, anche se non lo vuole, forza al cambiamento anche chi lo accoglie». Migranti e rifugiati interpellano le società che li accolgono. «Esse devono far fronte a fatti nuovi che possono rivelarsi improvvidi se non sono adeguatamente motivati, gestiti e regolati». Come far sì, dunque, che l’integrazione diventi arricchimento per tutti e «prevenga il ri-schio della discriminazione, del razzismo, del nazionalismo estremo o della xenofobia?». Dopo aver detto che la rivelazione biblica «incoraggia l’accoglienza dello straniero, motivandola con la certezza che così facendo si aprono le porte a Dio e nel volto dell’altro si manifestano i tratti di Gesù Cristo», Francesco ricorda come «molte istituzioni, associazioni, movimenti, gruppi impegnati, organismi diocesani, nazionali e internazionali sperimentano lo stupore e la gioia della festa dell’incontro». Ma cita anche il mol-tiplicarsi anche di dibattiti «sulle condizioni e sui limiti da porre all’accoglienza, non solo nelle politiche degli Stati, ma anche in alcune comunità parrocchiali che vedono minacciata la tranquillità tradizionale». Come agire di fronte a tutto ciò rimanendo fedeli al Vangelo? «Siamo custodi dei nostri fratelli e sorelle, ovunque essi vivano - è la risposta del Pontefice - La cura di buoni contatti personali e la capacità di superare pregiudizi e paure sono ingredienti essenziali per coltivare la cultura dell’incontro, dove si è disposti non solo a dare, ma anche a ricevere dagli altri. L’ospitalità, infatti, vive del dare e del ricevere».

Q uesta giornata trova la sua origine nella lette-ra circolare “Il dolore e le preoccupazio-

ni”, che la Sacra Congregazione Concistoriale inviò il 6 dicembre 1914 agli Ordinari Diocesani Italiani. In essa si chiedeva, per la prima volta, di istituire una giornata annuale di sensibilizza-zione sul fenomeno della migrazione e anche per promuovere una colletta in favore delle ope-re pastorali per gli emigrati Italiani e per la pre-parazione dei missionari d’emigrazione. Conse-guenza di quella missiva, il 21 febbraio 1915 av-venne la prima celebrazione di tale Giornata.

Sintesi del messaggio di Papa Francesco

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Ha percorso migliaia di chilo-metri affidando la vita ai

trafficanti che alcune settimane fa lo hanno trasportato dalla Somalia in Ucraina, e da lì in Romania. Kasim, 29 anni, non ha vo-glia di parlare del suo viaggio.

Come gli altri cinquanta immigrati accolti nel centro per rifugiati di Somcuta Mare, comune a nord-ovest della Romania, sognava l’Europa Occidentale, il “paradiso” che giustifica tanti ri-schi. La crisi economica, la disoccupazione, la difficoltà di farsi largo in Occidente? “Andate a stare qualche giorno in Somalia e vi accorgerete che queste cose sono delle scioc-chezze in confronto”, spiega. “In Europa abbiamo almeno la possibilità di sopravvivere e a noi questo basta”. Il miraggio dell’Occidente continua a esercitare fascino ma gli immigrati non sono al riparo dalle sorprese. La rete trafficanti aveva promesso a Kassim di portarlo in Germania in cambio di una grossa somma di denaro. Ma è finito in uno sperduto villaggio romeno, sorpreso per la poca somiglianza con l’immagine della Germania che si era fatto guardando la televisione. “Si rivolgono a noi tutti in tedesco”, dice divertito Vasile Alb, sindaco di Somcuta Mare. “Quando vediamo un africano o un asiati-co arrivare, sappiamo già che ci saluterà dicendo ‘Guten tag’ (buongiorno)”. Sulla terrazza del centro, dove la cameriera è una giovane etiope, gli abitanti del villag-gio non hanno peli sulla lingua: “Prima d'oggi i neri li avevo visti solo alla televi-sione”, ammette il vecchio Nicolae. “All’inizio ero sospettoso. Ma ci si abi-tua, e poi questi africani sono buoni, la-vorano e non creano problemi”. Le cifre ufficiali parlano di 65mila nuovi immigrati in Romania, un numero in costante aumen-to. Questa ultima ondata di immigrati africani, indiani, afgani e iracheni è ospitata dal centro di accoglienza del comune di Somcuta Mare. Lo stato romeno assicura loro una sistemazione, ci-bo, abiti, ma i soldi per le piccole spese sono ottanta centesimi di euro al giorno, il prezzo di un succo di frutta. Per arrotondare svolgono piccoli lavoretti per i contadini della zona. Dopo l’adesione della Romania all’Unione europea nel 2007 e la partenza di 3 milioni di ro-meni andati a lavorare in Occidente, il paese ha dovuto affrontare una penuria di manodopera. Ma la condizione di stato membro dell’Unione europea rende la Romania un paese attraente per i migranti. “All’inizio i contadini mi guardavano di traverso”, confessa Kasim. “Ma li ca-pisco, non hanno mai visto dei neri. Adesso sono contenti quando arrivo per lavorare. Alla fine sto bene. Potrei perfino fermarmi qui”.

RIFUGIATI IN ROMANIA Riportiamo un articolo apparso sul giornale Le Monde di Parigi datato 14 Luglio 2009 ( circa 7 anni fa) dove si racconta la storia di un soma-lo, finito in un centro accoglienza di Romania.

In Romania Romania Romania Romania esistono sei centri per i rifugiati in Bucureşti, Giurgiu, Galaţi, Timişoara, Rădăuţi şi în Şomcuta Mare din Maramureş, gestiti dal Ministero degli affari interni. In

totale hanno una capacità per alloggiare 1500 persone. Gli immigrati che giungono in Romania

usufruiscono di cibo per il valore di 3 Lei al giorno, i costi di alloggio sono di 1,8 Lei al giorno ed

hanno denaro contante pari a 0,60 Lei al giorno per le piccole spese.

Ogni straniero ha diritto all’assistenza medica primaria, ai medicinali prescritti dal medico, all’assi-

stenza ospedaliera di urgenza come anche all’assistenza medica ed al trattamento gratuito in caso

di affezioni croniche che possano mettere in pericolo l’esistenza .

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M artin Lu-ther

King, l'icona mon-diale per i diritti civili per aver combattuto le bar-riere razziali e so-ciali delle minoran-ze. King visse nel Mississippi quando negli USA era nor-male salire sugli autobus, entrare nei bar, in teatro, e nel-le chiese e

vedere posti separati a seconda del colore della pelle delle persone. Gli idealisti come lui pos-sono essere ancora la fonte di ispirazione per i grandi cambiamenti sociali e per la giustizia mondiale. I suoi discorsi e le sue ideologie hanno profon-de radici nel sogno americano. Nel desiderio di vivere in una nazione secondo il vero significa-to della vita, in un mondo dove un giorno i figli degli schiavi e degli ex-padroni potranno sedersi in-sieme allo stesso tavolo della fraternità e vedere lo Stato del Mississippi trasformarsi in un'oasi di libertà e giustizia! La parte più emotiva del celebre discorso di Martin Luther King è certamente quando con gran-de emozione, dice di sognare il giorno in cui i bambini non vengano giudicati per il colore della loro pelle! Il sogno di Martin Luther King è divenuto realtà an-che nelle classi d’italiano, perchè il numero degli stu-denti di colore che sceglie di studiare questa lingua nelle scuole medie è in aumento. Gli studenti afroa-mericani sono molto motivati ad imparare sia la lingua che la cultura italiana, ottenendo ottimi progressi con l’apprendimento. Posso dire -dalla mia esperienza d’insegnante- che alcuni dei miei migliori studenti sono proprio afroamericani e devo ammettere, che spesso questi ultimi hanno una pronuncia migliore in paragone agli altri in classe, ma il perchè non so spie-garlo. Fino a 10 anni fa gli studenti afroamericani nel-le classi d’italiano si vedevano di rado. Oggi in con-trasto con molte scuole invece, sembrano più stimolati dalla curiosità d’imparare la lingua e la cultura italia-na. La responsabilità delle persone coinvolte nella lotta contro le barriere razziali e la disuguaglianza sociale, è attribuibile agli insegnanti e amministratori che han-no contribuito a risolvere il problema della discrimi-nazione negli USA. E’ stato per gran parte merito del rapporto tra studenti e insegnanti da una generazione all’altra che si è potuti arrivare ai progressi che vedia-mo oggi, e ad avere un Presidente nero per la prima volta negli USA, il quale è stato recentemente rieletto per il secondo termine. E’ passato mezzo secolo dal giorno del discorso “I have a dream” di Martin Luther King, da allora molto è cambiato. Il Presidente Obama non ha nella sua sto-

ria familiare figli di ex-schiavi afroamericani, mentre la first lady, Michelle, ha invece alcuni discendenti ex-schiavi. Gli afroamericani si sono emancipati negli anni e molti si dedicano ora all’educazione pubblica. Tantissimi sono diventati ottimi presidi e vicepresidi, i quali sanno gestire molto bene sia la pedagogia, che la didattica e la disciplina. Cinquant’anni fa era vera-mente un sogno difficile da far diventare realtà. Gli USA hanno fatto molti passi avanti per i diritti civili e l’uguaglianza delle minoranze, ma non siamo ancora

arrivati a grossi traguardi per-chè le polemiche e le discrimi-nazioni esistono ancora, anche se vengono minimizzate dalla politica e dai bei discorsi. Nei fatti, secondo l'ufficio del dipartimento dell'istruzione per i diritti civili, in alcuni stati degli USA gli studenti di colore e senza disabilità di apprendimento vengono so-spesi o espulsi tre volte di più

dei loro coetanei bianchi. I dati provengono da un’a-nalisi ottenuta dai dati federali del centro per i diritti civili, eseguita presso l'Università della California. Quali valori può insegnare il sogno di Martin Lu-ther King agli italiani? L’Italia, da paese di emigrazioni è diventato un paese di immigrazioni, e quindi una società multietnica ca-ratterizzata dalla coesistenza, più o meno integrata, di persone di etnie diverse. In Italia ora la diversità delle etnie è un fenomeno nuovo, i problemi sui diritti civili e sull’uguaglianza delle minoranze sono molto più gravi rispetto a quelli vissuti dagli americani. La di-scriminazione in Italia ha radici profonde e non si fer-ma solo al colore della pelle. La storia è lunga e a trat-ti vergognosa. Molti italiani che si considerano “istruiti”, si rivelano poi razzisti, per diversi motivi. Il sogno di Martin Luther King può insegnare molto agli italiani sui diritti civili, sull’integrazione, e sull’ugua-glianza delle minoranze e sulle barriere razziali. An-che se i tempi e le situazioni sono diverse, le cause scatenanti le polemiche sulle barriere razziali e sulla discriminazione sono sempre le stesse. Perciò, i valori che il sogno di MLK ha insegnato agli americani, possono servire da lezione anche agli italiani. (18 Gennaio 2014: La voce di New York-Filomena Fu-duli Sorrentino, inse-gna lingua italiana alla South Middle School, ECSD, New-burgh, NY. Nata e cresciuta in Italia, calabrese, vive a New York dal 1983 )

Il 3° Lunedi’ di gennaio ogni anno negli USA si ce-lebra il “ Martin Luther King Day”, festa nazionale In USA molti studenti anche di colore studiano la lingua italia-na. Cosa ha rappresentato Martin Luther King nel processo di integrazione razziale america-no e come i suoi valori si pos-sono adattare alla neo-società multietnica che si sta formando in Italia a seguito delle nuove immigrazioni.

Può darsi che non siate responsabili per la situazio-ne in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla.”-Martin Luther King Jr. Martin Luther King, Jr. (15 gennaio, 1929 – 4 aprile, 1968)

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In quest'anno dedicato a Luca, scriba della mansuetudi-ne di Cristo, iniziamo il tempo ordinario con un'inser-

zione giovannea: le nozze di Cana. Iniziamo il nuovo anno ripe-tendoci che incontrare Dio è come partecipare ad una splendida festa di nozze. Il matrimonio fra Israele e il suo Dio langue, è come le giare del racconto di oggi: impietrito e imperfetto (sono sei le giare: sette - numero della perfezione - meno una): la religiosità di Israele è stanca e annacquata, non dona più gioia, non è più festa. Il popolo vive una fede molto simile alla nostra religiosità contemporanea, stanca e di-stratta, travolta dalle contraddizioni e

dalla quotidianità. Maria, la prima tra i discepoli, se ne accorge, e invita Ge-sù a intervenire. I servi fedeli, figura centrale del racconto, sono coloro che tengono in piedi il matrimonio fra Israele e Dio, coloro che - con fatica e senza capire - obbediscono, che perseverano, che non mollano. Ancora non lo sanno, ma il loro gesto fedele porterà frutto e rianimerà la festa. Animo amici che vi sentite come i panda in via di estinzione quando vi sbattete pas-sando i pomeriggi in parrocchia! La vostra fedeltà è necessaria al miracolo del vino nuovo! È Gesù, lo sposo dell'umanità, che trasforma l'acqua dell'a-bitudine nel vino della passione, è lui che riceve i complimenti da noi sommeliers, discepoli ubriacati dall'ebbrezza della Parola.. (Paolo Cur-taz)

17 tipiche scuse per non andare a Messa17 tipiche scuse per non andare a Messa17 tipiche scuse per non andare a Messa17 tipiche scuse per non andare a Messa 17) Non riesco a concentrarmi, mi viene da ridere

Se sono risate di allegria e gratitudine per i doni ricevuti (Eucaristia significa azione di grazie) mi sembra legittimo. Ci sono persone spontanea-mente allegre. Cerca di non infastidire gli altri, ovvero ridi in modo contenuto. Non devi neanche ridere durante la Consacrazione, perché lì diventa nuovamente attuale la passione di Nostro Signore (per la quale c’è poco da ridere). Se al contrario le tue risate sono espressione di

superficialità burlesca e infantile, fai uno sforzo e cerca di maturare. Se non ottieni risultati, chiedi al Signore la grazia o chiama il tuo medico. L’obiettivo è che la Messa sia un riflesso della tua vita. Padre Hurtado lo riassumeva in una bella frase: “La mia Messa è la mia vita, e la mia vita è una Messa prolungata”.

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C ome ogni anno, ormai dal 1990, il 17 gennaio si celebra in Italia la Giornata dal dialogo ebraico - cristiano che

(fu istituita dalla Conferenza Episcopale Italiana il 29 settem-bre 1989. Questa data venne scelta in quanto precede significativamen-te l’inizio della settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani (18-25 gennaio); in tal modo se da una parte si mette in evi-denza il legame strettissimo del cristianesimo con l’ebraismo, dall’altra si segnala come tale legame sia costitutivo anche per il rapporto fecondo tra le varie confessioni cristiane tra loro: un riavvicinarci insieme alle comuni radici ebraiche permette in-fatti di condividere più intensamente il comune tesoro della rivelazione biblica e rende più profondo il dialogo. Non a caso il tema scelto per la prima celebrazione della Giornata, fu: "La radice ebraica della fede cristiana e la neces-sità del dialogo". Come precisava Mons. Ablondi, allora segre-

tario della CEI per l’ecumenismo e il dialogo nella lettera d’indizione, datata 30 ottobre 1989, “Lo spirito della Giornata è l'approfondimento del dialogo religioso ebraico-cristiano attraverso una maggiore conoscenza reciproca; il superamento dei pregiudizi; la riscoperta dei comuni valori biblici; iniziative comuni per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato; e, dove possibile, scambi di visite in forme diverse”. La celebrazione di queste giornate ha già dato molti frutti e continua a costituire un’occasione pro-pizia per approfondire la mutua conoscenza e l’amicizia tra cristiani ed ebrei, in sintonia con la svol-ta inaugurata dal Concilio Vaticano II, specialmente attraverso la dichiarazione “Nostra Aetate”. Il Catechismo degli Adulti della CEI (1995), testimonia il progresso anche dottrinale che ha

compiuto la Chiesa dopo il concilio, affermando che: "Israele permane nella storia della salvezza... in quanto l’antica alleanza non è mai stata re-vocata... Gli ebrei, intimamente soli-dali con la comunità cristiana, riman-gono popolo di Dio. Congiunti pertan-to al mistero della Chiesa, che ha la pienezza dei mezzi di salvezza, coo-perano anch’essi all’edificazione del regno di Dio; svolgono un servizio all’umanità intera” (Cap. 11,5). Come è stato più volte fatto nota-re per evitare fraintendimenti, l’in-tento della celebrazione di questa giornata non è rivolto ad extra, co-me fosse una sorta di appello agli ebrei per la loro “conversione”, è invece rivolto essenzialmente ad

intra, un’occasione propizia per mettersi in ascolto dei “nostri fra-telli maggiori” (Giovanni Paolo II, 13.6.1986), lasciando che siano essi a definire se stessi. Questo ci per-mette di attingere alla linfa vitale dalle nostre radici, in quanto “gli ebrei ri-mangono depositari e testimoni delle promesse di Dio... Conoscere la reli-gione ebraica giova a conoscere me-glio anche la religione cristia-na” (Catechismo degli Adulti, 11,5)

D omenica 17 gennaio ricorre omenica 17 gennaio ricorre omenica 17 gennaio ricorre omenica 17 gennaio ricorre

la “la “la “la “Giornata per l’appro-Giornata per l’appro-Giornata per l’appro-Giornata per l’appro-

fondimento e lo sviluppo fondimento e lo sviluppo fondimento e lo sviluppo fondimento e lo sviluppo

del dialogo tra cattolici ed ebrei”, del dialogo tra cattolici ed ebrei”, del dialogo tra cattolici ed ebrei”, del dialogo tra cattolici ed ebrei”,

ormai nota come “Giornata dell’e-ormai nota come “Giornata dell’e-ormai nota come “Giornata dell’e-ormai nota come “Giornata dell’e-

braismo”, braismo”, braismo”, braismo”, che prelude alla settima-

na di preghiera per l’unità dei cri-

stiani (18-25 gennaio). Prosegue an-

che quest’anno la comune riflessio-

ne dedicata ai Dieci Comandamen-

ti, ed il tema d quest’anno è: “Dio

allora pronunciò tutte queste paro-

le: Non pronuncerai falsa testimo-

nianza contro il tuo prossi-

mo” (Esodo 20, 1.16)” (Esodo 20, 1.16)” (Esodo 20, 1.16)” (Esodo 20, 1.16)

« Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non deside-rare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo »(Es 20,17).

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C ome ogni anno, il tema è presentato con un mes-

saggio scritto congiuntamente dai responsabili

delle Chiese cristiane in Italia e quest’anno porta la firma

di monsignor Bruno Forteruno Forteruno Forteruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto e

presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dia-

logo della Cei, del pastore Massimo AquilanteMassimo AquilanteMassimo AquilanteMassimo Aquilante, presidente

della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e del

Metropolita GennadiosGennadiosGennadiosGennadios, arcivescovo della sacra arcidioce-

si ortodossa d’Italia e di Malta ed Esarcato per l’Europa

Meridionale.

«San Pietro apostolo scopre una grande verità – scrivono i

leader delle Chiese -: Molti di coloro che costituivano la Chiesa

primitiva e che provenivano specificamente dal mondo pagano,

prima dell’incontro con il Vangelo non erano il popolo di Dio,

che diventa tale con la chiamata ricevuta. Un tempo essi non era-

no il suo popolo, ora invece sono il popolo di Dio. Un tempo

essi non avevano la sua misericordia, ora, invece, hanno ottenuto

la misericordia di Dio. Un tempo essi non avevano la grazia di

Dio, ora, invece, sono benedetti e hanno la grazia di Dio».

«Dio ci ha scelto, senz’altro, non come privilegio – proseguono i rappresentanti delle Chiese -, non

perché noi siamo cristiani degni, non perché ne abbiamo diritto. Certamente ci ha scelto per raggiun-

gere uno scopo»: «Annunziare a tutti le sue opere meravigliose». «Malgrado, allora, il fatto che i cri-

stiani appartengono a diverse tradizioni – si legge ancora nel messaggio -, la Parola di Dio, su cui pre-

gano, studiano e riflettono è fondamentale in una comunione, per quanto incompleta». Nel messag-

gio si invitano le Chiese e le Comunità cristiane a ricordare nella Settimana di preghiera «tutti i martiri

cristiani appartenenti alla Chiesa cattolica romana, alla Chiesa ortodossa, alla Chiesa luterana, alla

Chiesa battista. Dio doni riposo alle loro anime. Amen!».

A Brauneberg la chiesa è condivisa da cattolici ed evangelici- Ecumenismo in simultanea -

C ondividono i cori ma anche i costi di luce e riscaldamento: nel piccolo comune di Braune-berg, nel länder tedesco di Renania-Palatinato, le comunità cattolica e protestante possono ben dire di vivere sotto il segno dell’ecumenismo.

Hanno infatti in comune la chiesa e celebrano le loro li-turgie sotto lo stesso tetto, in quanto una parete inte-grata in un corridoio lo rende possibile. «Accade spes-so che le celebrazioni siano contemporanee», afferma al Sir il pastore luterano Thomas Berke, ma nessuno si preoccupa se sente un organo suonare dall’altra parte. Al termine, i credenti si incontrano davanti al luogo di culto, che dispone di due ingressi. Certe “spartizioni” avvengono nella massima natura-lezza: «In occasione di grandi funerali, se abbiamo bi-sogno di oltre centotrenta posti a sedere, andiamo nel-la parte cattolica», spiega il reverendo Berke, «perché ci stanno fino a cinquecento persone».

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NNNN on sarà vero, ma ci crede almeno un italiano su due e la consultazione si fa

quasi compulsiva. Parliamo di oroscopi, che ogni inizio d’anno nuovo conoscono una vera impennata. Una sorta di rito collettivo che esorcizza paure e coltiva speranze, cercan-do di trarre indicazioni più o meno favorevoli da sfruttare, o da cui guardarsi, nel futuro prossimo. Accadrà o no? Chi può dirlo? Il tempo davanti è lungo e tanto non si può con-trollare a ritroso, un po’ perché tendenzial-mente ci si dimentica di quanto letto, un po’ perché le affermazioni sono volutamente poco chiare e un po’ per il noto adagio secondo cui leggere oroscopi passati per ottenere riscontri alla scarsa memoria porterebbe sfortuna. In-somma, accertare cosa non si è verificato e co-sa non ha funzionato è una sorta di lavoro sporco che, fortunatamente, c’è chi non ha ti-more di svolgere e di rendere pubblico. Da una ventina d’anni il Cicap (Comitato ita-liano per il controllo delle affermazioni delle pseudoscienze) raccoglie e verifica le previ-sioni fatte da astrologi e veggenti e pubblica un report. «Come tutti gli anni, è importante ricordare che il nostro non è un vero e proprio studio scientifico: il suo scopo è attirare l’at-tenzione su quello che gli scienziati hanno sempre affermato, e cioè che l’astrologia non aiuta in alcun modo a prevedere il futuro» commenta sul sito del Cicap Stefano Bagna-sco, fisico dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e coordinatore del Gruppo di Studio sull’Astrologia. «Naturalmente qualche previ-sione indovinata c’è, dato che sarebbe ben difficile per una persona intelligente e in-formata non azzeccarne neanche una. Poi ci sono tantissimi consigli più o meno di sag-gezza o buonsenso; però la grande maggio-ranza degli oroscopi sono vaghi e nebulosi, al punto che è sempre più difficile trovare delle vere e proprie previsioni da verifica-re». Così, se si guarda al 2015 appena passato non è che i veggenti se la siano cavata tanto bene, nemmeno quando hanno tentato di vincere facile puntando sull’ovvio. Ad esempio con l’elezione del Presidente del-la Repubblica: i nomi su cui le stelle parevano puntare erano quelli dei soliti noti come Wal-

ter Veltroni, Massi-mo D’Alema, Emma Bonino o addirittura Mario Draghi. Nes-sun raggio cosmico ha però illuminato il defilatissimo Sergio Mattarella, eletto al-la presidenza con ampia maggioranza. Sempre per la politi-ca italiana, la sensiti-

va bulgara Teodora Stefanova, che afferma da anni di essere in contatto con un’entità aliena di nome Unilsan, originaria del pianeta Van-fim, aveva previsto elezioni anticipate in otto-bre, a causa del tradimento di quattro stretti collaboratori di Renzi (due uomini e due don-ne). In occasione di tali elezioni anticipate, Berlusconi avrebbe riunito ancora una volta il centrodestra, e sarebbero scesi nell’agone po-litico la figlia Marina, Luca Montezemolo e Flavio Briatore. Siamo a gennaio e ancora stiamo parlando del governo Renzi. Non per-venuti gli altri interlocutori. Non va meglio nel calcio, dove era stato pre-visto il ritorno del Milan in Champions Lea-gue “grazie al lavoro di Inzaghi che avrebbe dato un’impronta nuova alla squadra” e la vit-toria della Juventus in Champions League. A bocce ferme sappiamo che le cose sono andate diversamente, con i rossoneri in pessima for-ma che hanno cacciato l’allenatore e il Barcel-lona che ha alzato la coppa con le orecchie. Infine, immancabile, la previsione della fine del mondo. Quella del 2015 era affidata alla setta cristiana eBible Fellowship, come rac-conta il Fatto Quotidiano: la data nella quale Dio avrebbe distrutto la Terra col fuoco era il 7 ottobre. Ringraziando la pazienza del Cielo siamo an-cora qui. Bisognano, signo-re, almanacchi? Chissà come an-drà questo 2016? Lo sapremo solo al prossimo 31 dicembre, ma in-tanto in Rete gira una vecchia bar-zelletta: “Sono andato da un veg-gente, ho suonato il citofono e mi sono sentito chiedere: ‘“Chi è?’. Ah, cominciamo bene…”. (Fonte Sir)

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Sant'Antonio Abate, eremita e taumaturgo

(Sft. Anton Cel Mare )

Il culto di sant'Antonio Abate, che mor ì nel 356, senza essersi mosso dall'Egitto, è diffuso ovunque, ed è l'esempio di come la storia di un

santo non finisca con la sua vita terrena, ma continui in un rapporto attivo con gli uomini e con Dio, che lascia tracce nell'iconografia. È uno dei fondatori del monachesimo: «monos» in greco vuol dire uno: monaco è l'uomo che appartiene a Uno solo, cioè a Dio, e vive solo. Lo vediamo perciò col saio monacale, e ha l'appellativo di abate, che vuol dire «padre»: per i monaci infatti il superiore è come un padre. Morti i genitori, Antonio distribuì i beni ai poveri e si ritirò nella so-litudine del deserto della Tebaide in Egitto.Visse secondo la regola «ora et labora» che un angelo gli aveva insegnato. E il diavolo lo tentò crudelmente nel deserto, sia con pensieri osceni che con pensieri dall'apparenza spirituale: per questo, le storie leggendarie lo vedono spesso contendere al diavolo l'anima dei cristiani appena morti, e spesso il diavolo compare nella sua iconografia. Grazie alla preghiera resistette alle tentazioni, e il Signore gli con-sentì di consolare gli afflitti, liberare gli indemoniati, guarire i malati e istrui-re quanti volevano dedicarsi alla vita ascetica. Una simpatica leggenda dice che si recò all' inferno per rubare il fuoco al

diavolo, e che mentre lui lo distraeva, il suo maialino corse dentro l'inferno, rubò un tizzone, e lo portò fuori per donarlo agli uomini.

La sua fama di guaritore dell'«herpes zoster», che perciò è detto «fuoco di sant'Antonio», fece accorrere i malati al villaggio francese, che da lui prese il nome di Saint-Antoíne de Viennois, dove erano giunte le sue reliquie, e dove si costruì un ospedale, retto da una confraternita di religiosi che sarebbero divenuti l'Ordine Ospedaliero degli Antoniani, che prese come insegna la T, la «tau», che è tradizionale attributo del santo. La T è antichissimo segno sacro, simbolo del centro del mondo, ultima lettera dell'alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino: ai bastoni dei monaci venne data questa forma. I religiosi allevavano maiali che, distinguibili per un campanello, avevano il privilegio di pascolare liberamente nel paese. È patrono degli eremiti. Poiché, con l'aiuto di un leone, diede sepol-tura all'eremita san Paolo nel deserto della Tebalde, è patrono anche dei bec-chini. Per il tramite del maiale, non solo il campanello è entrato nell'iconografia del santo, detto anche «sant'Antonio dal campanello», ma anche il santo è divenu-to protettore dei porci e dei loro guardiani, nonché degli animali domesti-ci e in particolare di quelli delle stalle, nonché patrono di molti mestieri che avevano a che fare col maiale e la lavorazione del suo corpo. La tradizione vuole che la notte della vigilia del 17 gennaio nella stalla si sen-tano gli animali parlare, e la benedizione delle state in questo giorno è tradi-zione radicata e ben viva: nelle città si portano a benedire gli animali da compagnia, dai grossi cani ai piccoli pesci. Sempre per il tramite del maialino protegge macellai e salumieri, tosatori e fabbricanti di spazzole che si facevano con le setole del porco, tessitori e commercian-ti di tessuti, conciatori, guantai; è patrono dei panierai perché nel deserto intrecciava canestri; poiché guarisce dal fuoco dell'«herpes», è patrono dei pompieri: è invocato contro le fiamme dell'inferno e gli incendi, e contro ogni tipo di conta-gio e in particolare contro tutte le malattie della pelle quali rogna, prurito, scabbia, scorbuto, lebbra, sifilide e malattie vene-ree, e anche i semplici foruncoli e le varici; per il campanello del porcellino, è patrono dei suonatori di campane. Per quanto riguarda la peste, è invocato

anche perché il bastone a «tau» ricorda gli Ebrei risparmiati quando fu elevato il serpente per combattere l'epidemia diffusasi tra il popolo: chiunque vi volgesse gli occhi era salvo. Questa croce è chiara immagine di Cristo. Viene rappresentato sia in veste di monaco ed eremita, sia in veste di abate mi-trato, in abiti vescovili. Suoi attributi principali sono il bastone a tau, il porcellino, il fuoco; secondari sono il campanellino, gli animali delle stalle, cavalli, cani, porci.

Sant' Antonio Abate Coma, Egitto, 250 ca. – Tebaide (Alto Egitto), 17 gennaio 356 Antonio abate è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Nato a Coma, nel cuore dell'Egitto, intorno al 250, a vent'anni abbando-nò ogni cosa per vivere dapprima in una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni: mo-rì, infatti, ultracentenario nel 356. Già in vita accorrevano da lui, at-tratti dalla fama di santità, pellegri-ni e bisognosi di tutto l'Oriente. An-che Costantino e i suoi figli ne cer-carono il consiglio. La sua vicenda è raccontata da un discepolo, sant'Atanasio, che contribuì a farne conoscere l'esempio in tutta la Chiesa. Per due volte lasciò il suo romitaggio. La prima per confortare i cristiani di Alessandria perseguita-ti da Massimino Daia. La seconda, su invito di Atanasio, per esortarli alla fedeltà verso il Conciliio di Ni-cea. Nell'iconografia è raffigurato circondato da donne procaci (simbolo delle tentazioni) o animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore.

Una tradizione toscana

Nel giorno di S.Antonio Abate si usa distribuire e consumare un tipico panino morbido fatto di pasta dolce senza uovo.

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102.ma GIORNATA DEI

RIFUGIATI E DEI MIGRANTI. C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Eleviamo a Dio, che fa nuove tutte le cose, il nostro cuore. A lui, che gioisce come lo sposo per la sposa, doniamo la settimana che è passata, perché la purifichi e la risani.

Breve pausa di riflessione Signore, creatore e redentore, abbi pietà di noi.Signore, pietà. Cristo, Sposo e Signore, abbi pie-tà di noi. Cristo, pietà. Signore, Spirito Santo Amore, ab-bi pietà di noi. Signore, pietà C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eter-na. A. Amen. GLORIA a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo gra-zie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Fi-glio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra sup-plica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Ge-sù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. O Dio, che nell'ora della croce hai chiamato l'umanità a unirsi in Cristo, sposo e Signore, fa' che in questo convito domenicale la san-ta Chiesa sperimenti la forza tra-sformante del suo amore, e pre-gusti nella speranza la gioia delle nozze eterne. Per il nostro Signo-re Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'u-

nità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen

LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura

Dal libro del profeta Isaia Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sor-ga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda co-me lampada. Allora le genti ve-dranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Si-gnore indicherà. Sarai una magni-fica corona nella mano del Signo-re, un diadema regale nella pal-ma del tuo Dio. Nessuno ti chia-merà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioi-sce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te.Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R. Annunciate a tutti i popoli

le meraviglie del Signore. Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signo-re, benedite il suo nome. R/. Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle gen-ti narrate la sua gloria, a tutti i po-poli dite le sue meraviglie. R/. Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza, date al Signore la gloria del suo nome. R/. Prostratevi al Signore nel suo atrio santo. Tremi davanti a lui tutta la terra. Dite tra le genti: «Il Signore regna!». Egli giudica i popoli con rettitudine. R/.

Seconda Lettura Dalla Lettera di San Paolo Apo-stolo a i Corinzi Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una ma-nifestazione particolare dello Spi-rito per il bene comune: a uno in-fatti, per mezzo dello Spirito, vie-ne dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spi-rito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il do-

no delle guarigioni; a uno il pote-re dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuen-dole a ciascuno come vuole. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo. . Alleluia. C. Il Signore sia con Voi A. E con il tuo spirito C.Dal vangelo secondo GIOVANNI A. Gloria a te o Signore. + In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi di-scepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua ma-dre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purifi-cazione rituale dei Giudei, conte-nenti ciascuna da ottanta a cento-venti litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse lo-ro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene porta-rono. Come ebbe assaggiato l’ac-qua diventata vino, colui che diri-geva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello me-no buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Que-sto, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi di-scepoli credettero in lui. Parola del Signore A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre on-nipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visi-bili e invisibili. Credo in un so-lo Signore, Gesù Cristo, unige-nito Figlio di Dio, nato dal Pa-dre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE: Is 62,1-5 Sal 95 1Cor 12,4-11 Gv 2,1-11

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da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra sal-vezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergi-ne Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il ter-zo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signo-re e dà la vita, e procede dal Pa-dre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei pro-feti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdo-no dei peccati. Aspetto la risur-rezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C. Fratelli e sorelle, il segno pro-digioso operato da Gesù a Cana, per mezzo di Maria ci assicura che il Signore mai ci lascerà man-care ciò di cui abbiamo veramen-te bisogno per raggiungere la gioia nella piena ed eterna comu-nione con lui. Preghiamo insieme e diciamo: Signore, vieni in nostro aiuto. 1. Per la Chiesa, chiamata a dare una coraggiosa ed evangelica te-stimonianza in difesa del creato e della dignità di ogni uomo nel mondo intero, preghiamo: 2. Per i potenti della terra, che hanno la missione di guidare i po-poli sulle strade della giustizia, della solidarietà e della pace, preghiamo: 3. Per i tanti nostri fratelli perse-guitati per la fedeltà a Cristo e per tutti coloro che sono disprez-zati e rifiutati per motivi etnici e razziali, preghiamo: 4. Per tutte le comunità cristiane, chiamate ad essere immagine di una Chiesa in uscita, che si faccia carico delle lotte e delle speranze di questa umanità, preghiamo: C - Signore Dio, il tuo Figlio Gesù a Cana di Galilea, ha manifestato l’inizio della tua nuova ed eterna alleanza con noi. Per l’intercessio-ne di Maria vieni oggi ancora in nostro aiuto. Per Cristo nostro Si-

gnore. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA

C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

(in piedi) SULLE OFFERTE

C. Concedi a noi tuoi fedeli, Signore, di partecipare degna-mente ai santi misteri perché, ogni volta che celebriamo questo memoriale del sacrificio del tuo Figlio, si compie l'opera della no-stra redenzione. Per Cristo nostro Signore. A. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l'inno di benedizione e di lode Dio onnipotente ed eterno, Per Cristo Signore nostro. Mirabile è l'opera da lui compiuta nel miste-ro pasquale: egli ci ha fatti passa-re dalla schiavitù del peccato e della morte alla gloria di procla-marci stirpe eletta, regale sacer-dozio, gente santa, popolo di sua conquista, per annunziare al mon-do la tua potenza, o Padre, che dalle tenebre ci hai chiamati allo splendore della tua luce. Per que-sto mistero di salvezza, uniti ai cori degli angeli, proclamiamo esultanti la tua lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua glo-ria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli

dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, ven-ga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i no-stri debiti come noi li rimettia-mo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma libe-raci dal male. Amen. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua mi-sericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni tur-bamento, nell'attesa che si com-pia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la po-tenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sem-pre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C Infondi in noi, o Padre, lo Spirito del tuo amore, perché nu-triti con l'unico pane di vita for-miamo un cuor solo e un'anima sola. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda-te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

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Debutta Braccio di ferro: (17 Gennaio 1929) Il marinaio più famoso dei fumetti ap-parve per la prima volta nella stri-scia Thimble Theatre, ideata dal dise-gnatore statunitense Elzie Crisler Se-gar e pubblicata sul quotidiano King Features. Braccio di ferro (Popeye nella versione originale) fece subito breccia nei cuori di piccoli e grandi lettori, di-ventando negli anni uno dei personaggi immaginari più popolari di sempre. Guercio, dotato di due poderosi avambracci tatuati entrambi con un'an-cora e accompagnato dall'inseparabile pipa, il nuovo eroe dei fumetti non ha una grande cultura ma un cuore generoso. Ogniqualvolta c'è un ami-co in difficoltà, in special modo l'ama-ta Olivia (magrissima e dalla voce stridula), fa appello alla sua forza fisica che si centuplica gra-zie a un energetico molto originale: gli spinaci! Alla sua prima apparizione, in realtà, la serie esisteva già da dieci anni e il protagonista era Dante Bertolio (Castor Oyl), fratello maggio-re di Olivia, un ometto di piccola statura ma al-quanto autoritario e saccente nei modi. Costui, inizialmente, si mette in società con Braccio di ferro aprendo un'agenzia investigativa, salvo poi separarsi e lasciare il ruolo di protagonista al marinaio, il cui nome, anni dopo, sostituì quello originario della stri-scia. L'enorme successo portò la serie, all'inizio degli an-ni Trenta, ad arricchirsi di nuovi personaggi. Tra questi

l'inseparabile ami-co Poldo Sbaffi-ni (scroccone e ghiottissimo di

hamburger), il rivale Bluto (noto anche come Bruto, mari-naio attaccabrighe dalla barba nera che insidia Olivia), il figlio adottivo Pisellino (che riceve via posta in un pacco) e il padre Braccio di legno.

Rispetto alla versione italiana più addolcita, il Braccio di ferro origi-nale si presentava spesso come una feroce satira verso la politica e i potenti, mentre i personaggi si esprimevano con un linguaggio più rozzo e con accento sguaiato. Per queste ragioni finì nel mirino della censura, in particolare per le posizioni "abortiste" dell'autore. Nel 1933 arrivò il debutto al cinema nel corto animato "Betty

Boop Meets Popeye the Sailor", che lo vedeva affiancato alla celebre Betty, una delle prime eroine sexy dei cartoon. Di qui il personaggio di Segar continuò a esistere parallelamente sia sulla carta stampata - grazie a disegnatori famosi come Bud Sagendorf (assistente di Segar), Bobby London e Hy Eisman - sia sul pic-colo che sul grande schermo. Oltre a nu-merose serie di cartoni animati, nel 1980 ispirò un film diretto da Robert Altman con protagonista un giovanissi-mo Robin Williams.

B�������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Po-limeni, Tel:0770953530 mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��,: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi,

Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected] Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* C9:;: Chiesa romano-cattolica dei Piari-sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527

Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* A9@A I:9BA: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* TBDBEFAGA: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

17171717 D������� s. Antonio abate s. Antonio abate s. Antonio abate s. Antonio abate

18181818 L���� ssss. Margherita di Ungheri. Margherita di Ungheri. Margherita di Ungheri. Margherita di Ungheria a a a

19191919 M����� s. Marios. Marios. Marios. Mario

20202020 M������� ss. Fabiano e Sebastiano ss. Fabiano e Sebastiano ss. Fabiano e Sebastiano ss. Fabiano e Sebastiano

21212121 G����� s. Agneses. Agneses. Agneses. Agnese

22222222 ������ s. Vincenzo diaconos. Vincenzo diaconos. Vincenzo diaconos. Vincenzo diacono

23232323 S����� s. Emerenzianas. Emerenzianas. Emerenzianas. Emerenziana

I SANTI DELLA

SETTIMANA

OROSCOPO…...

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