Adeste 10 domenica 06 marzo 201c

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*ADESTE nr. 10 / anno 5-Domenca 06 Marzo 2016

Ennio Morricone trionfa nella notte degli Oscar. Dopo cinque nomination andate a vuoto e un Oscar alla carriera nel 2007 il maestro ottantasettenne ha finalmente conquistato la statuetta per la colonna sonora di un film, il western politico di Quentin Ta-rantino The Hateful Eight. Standing ovation per il musicista italiano che è salito sul palco accompagnato dal figlio Giovanni (La Repub-blica, 29 febbraio)

MUSA ISPIRATRICE

Un premio che lui stesso ha voluto dedicare alla moglie Maria con la quale è sposato dal 1956. Una figura centrale nella vita di Morricone, da cui il compositore ha tratto ispira-zione per realizzare alcune del-le più celebri colonne sonore…e non solo. Perché Maria è sta-ta anche la “musa” di una colonna sonora “speciale”.

QUELLA PROMESSA A PADRE DANIELE

«Lei mi ha sempre chiesto di scrivere una Messa. Ma non l’ho mai fatto. Poi una mattina, uscendo di casa, ho incontrato padre Danie-le Libanori, rettore della chiesa del Gesù che è a due passi da casa mia a Roma e che spesso frequento. Il gesuita mi ha chiesto di scrivere una partitura per celebrare i duecento anni della ricostituzione della Compagnia di Gesù. Era il 2012. Mi sono preso un po’ di tempo per pensare. Nel frattempo è stato eletto Papa Francesco, il primo Pontefice gesuita. Ho detto di sì e ho pensato di dedicarla a lui. E anche a mia mo-glie Maria. Ecco che è nata laMissa Papae Francisci. Anno duecentesimo a Societate Restituta. Che acquista un valore ancora maggiore per me che da sempre sono credente, cresciuto in una famiglia cattolica e con que-sta impronta che sempre ha segnato la mia vi-ta» (Avvenire, 10 giugno 2015).

“UNA SVOLTA PER LA CHIESA!”

Credente e con una fede radicata, Morricone ricorda con piacere e commozione l’incontro avuto con Papa Francesco lo scorso anno. «Ci siamo guardati a lungo,

in silenzio. Il papa mi guardava, aspettava che gli raccontassi della mia Messa. Gli ho fatto ve-dere la prima pagina della partitura dove le note disegnano una cro-ce: una linea affidata a corni e trombe formano il braccio verticale della cro-ce; su questa linea a un certo punto si innesta tutta

l’orchestra che disegna l’altro braccio. Papa Fran-cesco mi ha da subito conquistato perché da subito ha caratterizzato il suo ministero dando una svolta alla Chiesa, cer -cando di correggere le stor-ture che pure ci sono. Una strada che, però, ha potuto percorrere per il grande lavoro preparatorio fatto da Benedetto XVI»

IL PARADISO

Dopo la Missa Papae Francisci, il compositore ha ammesso che avrebbe in mente di mettere in musica il Paradiso di Dante. «Non è propriamente sacra o liturgica, ma avrei voluto scrivere qualcosa sulla Divina Commedia di

Dante e in particolare sul Paradiso. Non volevo pe-rò mettere in musica i versi, già musicali e perfetti, ma costruire qualcosa che ripercorresse la concezione dantesca del Paradiso, un’idea di salita verso la con-templazione del mistero. Ho chiesto un libretto, me lo hanno preparato, ma era troppo pieno dei versi di Dante. Così ho rinunciato al progetto».

SACRALITA’ E MISTICISMO

E sulla fede, in senso stretto, Morricone ha un’idea molto chiara: «Come credente, questa fede è probabil-mente sempre presente, ma è lì perché sia riconosciuta dagli altri, dai musicologi e da coloro che non solo analizzano i brani musicali, ma comprendono la mia natura, la sacralità e il misticismo», ha osservato. Det-to questo, sostiene che Dio lo aiuti sempre a «scrivere una buona composizione, ma questa è un’altra sto-ria» (Zenit, 29 settembre 2009).

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*ADESTE nr. 10 / anno 5-Domenca 06 Marzo 2016

la giornata tipo di una donna incominciava con il svegliarsi alle sei di mattina (a volte anche pri-

ma) fare interminabili code per comperare il latte, pre-parare i figli per la scuola, andare al lavoro appesa sul-la scala dell’autobus, soffrire il freddo gelido d’inver-no, mettersi di nuovo in coda dalle 16.00 alle 18.00, tornare a casa dal lavoro, nutrire la famiglia, sbrigare le faccende domestiche, scaldare i letti con le bottiglie di acqua calda, mettere i figli a letto, lavarsi in una bacinella con l’acqua precedentemente scaldata con il bollitore. Il 7 gennaio del 1979, in occasione del 60esimo com-pleanno e il 45esimo anniversario di attività rivoluzio-naria, il prestigio di Elena Ceauşescu inizia ad aumen-tare. Il suo riconoscimento pubblico è dovuto princi-palmente al fatto di essere la compagna di vita di colui che viene chiamato la pri-ma persona politica della Romania. Ma l’apogeo della suo riconoscimento pubblico avviene durante il XII Congresso del Parti-to Comunista quando, “per la prima volta nella storia dei congressi con-dotti da Nicolae Ceauşe-scu, vengono rivolti ad una donna messaggi di riconoscimento per il suo con-tributo nelle attività svolte per il partito e per lo stato”.

In questo modo, ben presto, la festa della donna in Romania divenne la festa di Elena Ceauşescu. Nel 1988 le pagine della rivista “La Donna” promuovono il seguente di-scorso: « […] tutte le donne del paese ri-volgono un caloroso omaggio alla compa-gna Elena Ceauşescu, dottore accademico, ingegnere, membro del Comitato Politico

Esecutivo del Comitato Centrale del Partito Comuni-sta, eminente militante rivoluzionaria, scienziata di grande prestigio internazionale, per la sua eroica atti-vità consacrata per il progresso della patria, per il benessere e la felicità del popolo, per il suo contributo di inestimabile valore dedicato all’elaborazione e alla realizzazione della politica interna ed esterna del par-tito e dello stato, […] per lo sviluppo della scienza, dell’istruzione e della cultura, per la degna afferma-zione della Romania nel mondo» Nonostante fosse un giorno molto importante per le donne, l’8 marzo non ha riuscito a riconoscere que-st’ultime come persone poiché «durante il regime di Ceauşescu la giornata internazionale della donna era in realtà la giornata internazionale di Elena». (*)Tutto questo ha creato un immagine della «donna come entità anonima, una rappresentazione allegorica

che simbolizza qualità astratte e idealistiche piuttosto che un essere vivente». Quindi, la rap-presentazione femminile di questo periodo vuole rivelare una realtà ideali-stica, così come si desi-derasse che fosse e non come era di fatto. Ma mentre tutte le altre don-

ne rimanevano anonime sia come lavoratrici che come madri, l’unica a non essere anonima era Elena Ceauşe-

scu, l’icona perfetta della donna comu-nista, nome di rilievo tra le altre mam-me eroine o lavoratrici eroine ma pur sempre anonime. Tutte queste maschere però, non hanno potuto nascondere la dura realtà e la vita delle donne nel periodo comunista. Nonostante la promozione dell’ugua-glianza tra i sessi la realtà ci mostra una donna idealizzata ma anonima, perfino sulle copertine della sua stessa rivista, “La Donna” rafforzando ancora una volta, l’anonimato femminile nella so-cietà romena di quel periodo.

(Cutura romena 20.9.2013)

(*) l’8 Marzo era indcato anche come la festa della mamma “lavoratrice” e non a caso Elena Ceauşescu veniva appellata come “ mama noastra”

LA FESTA INTERNAZIONALE DELLA DONNA, che si festeggia ogni anno l'8 marzo, è stata istituita per ricordare da un lato le conquiste politiche, sociali ed economiche delle donne, dall'altro le discriminazioni e le violenze da loro subito nella storia. L’iniziativa di celebrare la giornata internazionale della donna fu presa per la prima volta nel febbraio del 1909 negli Stati Uniti su iniziativa del Partito socialista americano. L'anno seguente, nel 1910, l'iniziativa venne raccolta da Clara Zetkin a Copenaghen durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste. Dai documenti del congresso non risultano chiare le motivazioni che spinsero alla scelta proprio di quella data. In realtà fino al 1921 i singoli Paesi scelsero giorni diversi per la celebrazione. Durante la Seconda conferenza delle donne comuniste a Mosca (1921), viene confermata come unica data per le celebrazioni l’8 marzo in ricordo della manifestazione contro lo zarismo delle donne di San Pietroburgo nel 1917.

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*ADESTE nr. 10 / anno 5-Domenca 06 Marzo 2016

La parabola del “ Giovane Furbo”

spiegata da Papa Francesco

C osì, tra le tre parabole , riveste un ruolo centrale quella del figliol pro-digo, che Bergoglio battezza con un nuovo nome: il giovane furbo.

Papa Francesco spiega che questo giovane furbo ha avuto, a dire il vero, un atteggiamento molto moderno: egli “ha voluto scrivere da solo la pro-pria vita” prendendo letteralmente “a calci le re-gole della disciplina paterna“.

Così questo giovane furbo, che è il figliol prodigo, ha continuato il Pontefice “se l’è spassata per be-ne” fino a quando anche per lui, nonostante fosse il figlio del padrone, “ha conosciuto quello che mai aveva conosciuto prima: la fame“.

È in questo momento che interviene la miseri-cordia di Dio che, al posto di chiudere definitivamente le porte a questo giova-ne furbo che aveva tutto e lo ha sperpe-rato, le spalanca: “Dio è molto buono – ha così detto il Santo Padre ai giovani – Dio approfitta dei nostri fallimenti per parlarci al cuore“. Così vediamo nella parabola che “Dio non ha detto a questo giovane: ‘Sei un fallito, guarda cosa hai combinato!’” ma Egli interviene facendo ragionare il giovane e facendolo ritorna-

re sui suoi passi, tanto che il Vangelo dice che il giovane “è rientrato in sé“: il giovane si è domandato “Cosa me ne faccio di questa vita? La baldoria non mi è servita a nulla“.

Tuttavia la sorpresa più grande di questa parabola non è la conversione del giovane, non è il suo ritornare sui suoi passi ma lo scoprire che “il padre lo stava aspettando da anni” Così “questo grande peccatore, questo grande sperpe-ratore di tutto il guadagno di suo padre – ha concluso Papa Francesco – ha incontrato qualcosa che non aveva mai cono-sciuto: l’abbraccio di misericordia“.

La rivisitazione in chiave moderna della parabola del fi-gliol prodigo è sicuramente di grande effetto e ci fa riflette-re su come noi ci rapportiamo con il Padre: usiamo i doni che ci ha dato per fare del bene o abusiamo degli stessi a fini egoistici, finendo di fatto con lo sperperarli? La fame che prova il giovane furbo è la stessa che proviamo tutti quando desideriamo sempre più beni per poi accorgerci che nessuno di questi veramente ci sazia.

IL FIGLIOL PRODIGO

Di Marc Chagall

(Luca 15,20-21)

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*ADESTE nr. 10 / anno 5-Domenca 06 Marzo 2016

In questo cam-mino ci sono

già - comunque - altri possibili gesti in cantie-re: «Il papa e il patriarca - racconta ancora Hi-larion - hanno detto

che dovremmo aprirci di più gli uni gli altri nel campo dei pellegrinaggi. Per esempio ci sono molti ortodossi che vanno ma Bari a venerare le reliquie di san Nicola. E pellegr ini

cattolici che vengono ai santuari ortodossi russi. Pos-siamo intensificare questi flussi, perché è molto im-portante incontrarsi gli uni gli altri e avere accesso alle reliquie dell’altra chiesa». E all’intervistatore che gli chiede se ritenga possi-bile un viaggio in Russia delle reliquie dei santi Pietro e Paolo da Roma o di san Giacomo dalla Spagna, Hilar ion r isponde di r itener lo «abbastanza possibile». Spiega che sarebbe una gran-de dono per i fedeli russi e che il patriarcato è dispo-

sto a fare lo stesso gesto con le reliquie custodite nei propri santuari: «Penso che un primo scambio di reliquie - si sbilancia - sia possibile già durante quest’anno».

La

Tomba

di San

Pietro

nella

Basilica

vaticana

omonima

Le reliquie di San Nicola di Mira a Bari

Il Patriarca Kirill : Perche’ a Cuba? «Per noi si è trattato di una buona sede, in primo luogo, perché si trat-ta di un paese di tradizione cattoli-ca, diventato poi laico e a ideologia comunista esattamente come la Russia: un paese di tradizione orto-dossa, poi cambiato nello stesso contesto ideologi-co e politico. Sono nato in Unione Sovietica e capi-sco bene Cuba». Ma un altro motivo è stato proba-bilmente decisivo: Cuba permetteva di prendere le distanze dalle storiche divisioni e dai conflitti che hanno avuto luogo nel contesto europeo. «Scegliendo Cuba, abbiamo voluto dire: sì, cono-sciamo bene il nostro passato difficile, ma voglia-mo metterlo da parte. Il nostro obiettivo principale è quello di guardare al futuro insieme». ….riguardo ad un nuovo incontro con Bergoglio: «Non lo escludo affatto. È possibile. Ora che ce n’è stato uno, potrebbe essercene anche un secondo e un terzo”.?

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*ADESTE nr. 10 / anno 5-Domenca 06 Marzo 2016

1 - Consigliare i dubbiosi La prima opera di misericordia spirituale è quella di dare un buon consiglio a chi ne abbia bisogno. Questo è l'atto di carità con cui si esorta, si persuade, si prega, s'indirizza il prossimo a far qualche be-ne che non farebbe, o a fuggir qualche male che commetterebbe, se non gli si desse quel buon consiglio. Conviene, però, avvertire che, come non è tenuto a far elemosi-na chi è povero e non ha modo di farla, oppure non c'è chi ne abbiso-gna, così non sono tenuti a dar consiglio quelle persone che non han-no capacità né cognizioni sufficienti, anzi, quand'anche fossero ricer-cate, non si devono rischiare a darlo per il pericolo di sbagliare, specialmente se si trattasse di materia difficile, come sarebbe la legge divina e la direzione delle coscienze, per le quali cose si de-ve ricorrere ai ministri di Dio, ai sacerdoti, essendo essi coloro che devono interpretare e spiegare le leggi e dirigere le coscienze. Tra questi, non scegliere i confessori più faciloni e i più be-nigni, quelli cioè che conducono per la via larga e che favoriscono la libertà e l'amor proprio, ma scegliere quelli che ci aiutano a combattere le nostre passioni, e ci impegnano a rinnegare la no-stra volontà, a camminare sulla via stretta dell'obbedienza cieca a chi comanda, e della santa umiltà che di nulla mai si lamenta; questa via secondo la dottrina di Gesù Cristo, è quella che condu-ce alla gloria del Cielo, quantunque pochi sappiano percorrerla.

2 - Insegnare a chi non sa La seconda opera di misericordia spirituale è, dunque, quella di ammaestrare gli ignoranti nel-le cose divine che ognuno è tenuto a sapere, e che sono necessarie al profitto spirituale dell'a-nima e all'eterna salute. Questo è un atto di gran merito, a cui al-cuni sono tenuti per giustizia, altri per carità. Per giustizia, parlando solamente di ciò che i superiori sono tenuti ad insegnare ai loro suddi-ti: cioè, insegnare la pratica osservanza della legge divina, della santa Regola e di tutte quelle altre cose che favoriscono l'acquisto delle virtù, convenienti al proprio stato. Chi, tenendo il posto di superiori, non vo-lesse prendersi cura, qualora ce ne fosse biso-gno, di ammaestrare, di indirizzare i suoi subal-terni all'adempimento perfetto dei divini precetti e dei doveri del proprio stato, sarebbe - dice S. Paolo - peggio di un infedele, perché, avendo la fede, ne trascurerebbe i doveri. Tutti gli altri, poi, sono tenuti a far questo per carità verso quelle persone che conoscono averne bisogno, e che da altri non possono esse-re istruiti. Questa obbligazione di ammaestrare chi ne ha bisogno nelle cose divine, può essere an-che grave, quando chi ne ha bisogno si trovasse in tali circostanze che, se noi ricusassimo di istruirlo, resterebbe per sempre ignorante in ma-teria religiosa.

CONTINUA

Sono sette per il corpo e sette per lo spirito,Sono sette per il corpo e sette per lo spirito,Sono sette per il corpo e sette per lo spirito,Sono sette per il corpo e sette per lo spirito, in

una simmetria quasi perfetta. E diciamo “quasi”

solo perché nella Regola san Benedetto introduce un’ottava opere di misericordia spirituale, «non

disperare mai della misericordia di Dio», che può

anche servire da sintesi. Le sette opere di misericordia corporale

• Dar da mangiare agli affamati.

• Dar da bere agli assetati.

• Vestire gli ignudi.

• Alloggiare i pellegrini.

• Visitare gli infermi.

• Visitare i carcerati.

• Seppellire i morti.

Le sette opere di misericordia spirituale

• Consigliare i dubbiosi.Consigliare i dubbiosi.Consigliare i dubbiosi.Consigliare i dubbiosi.

• Insegnare agli ignoranti.Insegnare agli ignoranti.Insegnare agli ignoranti.Insegnare agli ignoranti.

• Ammonire i peccatori.

• Consolare gli afflitti.

• Perdonare le offese.

• Sopportare pazientemente le persone mole-

ste.

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*ADESTE nr. 10 / anno 5-Domenca 06 Marzo 2016

Un Padre che non rinfaccia ma ama

Un padre aveva due figli. Se ne va, un giorno, il più giovane,

in cerca di se stesso, in cerca di felicità. Non a mani vuote, però, pretende l'eredità: come se il padre fosse già morto per lui. Probabilmente non ne ha una grande opi-nione, forse gli appare un debole, forse un

avaro, o un vecchio un po' fuori dal mondo.

Ma i ribelli in fondo chiedono solo di essere amati.

Il fratello maggiore intanto continua la sua vita tutta casa e lavoro, però il suo cuore è altrove, è as-sente. Lo rivela la contestazione finale al padre: io sempre qui a dirti di sì, mai una piccola soddisfa-zione per me e i miei amici. Neanche lui ha una grande opinione di suo padre: un padre padrone, che si può o si deve ubbidire, ma che non si può amare.

L'obiettivo di questa parabola è precisamente quello di farci cambiare l'opinione che nutriamo su Dio.

Il primo figlio pensa che la vita sia uno sballo, è un adolescente nel cuore. Cerca la felicità nel princi-pio del piacere. Ma si risveglia dal suo sogno in mezzo ai porci a rubare le ghiande. Il principe ribelle è diventato servo.

Allora ritorna in sé, dice il racconto, perché prima era come fuori di sé, viveva di cose esterne. Riflet-te e decide di tornare. Forse perché si accorge di amare il padre? No, perché gli conviene. E si prepara la scusa per essere accolto: avevi ragione tu, sono stato uno stupido, ho sbagliato... Continua a non capire nulla di suo padre.

Un Padre che è il racconto del cuore di Dio: lascia andare il figlio anche se sa che si farà male, un figlio che gli augura la morte. Un padre che ama la libertà dei figli, la provoca, la attende, la festeggia, la pati-sce.

Un padre che corre incontro al figlio, perché ha fret-ta di capovolgere il dolore in abbracci, di riempire il vuoto del cuore. Per lui perdere un figlio è una per-dita infinita. Non ha figli da buttare, Dio. Un padre che non rinfaccia, ma abbraccia; non sa che farsene delle scuse, le nostre ridicole scuse, perché il suo sguardo non vede il peccato del figlio, vede il suo ragazzo rovinato dalla fame.

Ma non si accontenta di sfamarlo, vuole una festa con il meglio che c'è in casa, vuole reintegrarlo in tutta la sua dignità e autorità di prima: mettetegli l'anello al dito! E non ci sono rimproveri, rimorsi, rimpianti.Un Padre che infine esce a pregare il fi-glio maggiore, alle prese con l'infelicità che deriva da un cuore non sincero, un cuore di servo e non di figlio, e tenta di spiegare e farsi capire, e alla fine non si sa se ci sia riuscito. Un padre che non è giusto, è di più: amore, esclusivamente amore.

Allora Dio è così? Così eccessivo, così tanto, così esagerato? Sì, il Dio in cui crediamo è così. Im-mensa rivelazione per cui Gesù darà la sua vita.

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*ADESTE nr. 10 / anno 5-Domenca 06 Marzo 2016

Villa Cantacuzino Villa Cantacuzino Villa Cantacuzino Villa Cantacuzino ----

PaPaPaPaşcanu canu canu canu –––– WaldenburgWaldenburgWaldenburgWaldenburg Nota anche col nome di Ca-Ca-Ca-Ca-

stelul Rostelul Rostelul Rostelul Roşu (Castello Ros-u (Castello Ros-u (Castello Ros-u (Castello Ros-

so), so), so), so), la villa, ubicata nel vil-

laggio Lilieci, comune di

Hemeiuşi, (Bacau) fu eretta

tra il 1864 e il 1866 e com-

prende piano interrato, pia-

no terra, piano primo. Gli

elementi gotici si mescolano

armoniosamente con quelli

barocchi e orientali.

Pare il castello classico magi-

co delle fate con la torre, il

lago ed i vicoli tortuosi. Il

nome di Castello Rosso è

stato attribuito a causa dei

mattoni rossi che fanno

sfoggio su tutte le facce del

castello. Il Parco che circon-Il Parco che circon-Il Parco che circon-Il Parco che circon-

da il castello è stato istituito da il castello è stato istituito da il castello è stato istituito da il castello è stato istituito

nel 1880, si estende su 49 nel 1880, si estende su 49 nel 1880, si estende su 49 nel 1880, si estende su 49

ettari ed è la seconda più ettari ed è la seconda più ettari ed è la seconda più ettari ed è la seconda più

importante area dendrolo-importante area dendrolo-importante area dendrolo-importante area dendrolo-

gica della Roma-gica della Roma-gica della Roma-gica della Roma-

nianianiania. (Ndr: la den-

drologia è la scien-

za che studia le

piante legnose).

L’ architettura è

quella del parco

all'inglese con via-

letti, passerelle che

si alternano a prati

verdi in una

deliziosa va-

rietà di forme

e colori.

L’ aspetto in-

cantevole del parco è com-

pletato da un piccolo lago,

costruito in un incavo del

terreno sulle cui sponde

crescono pioppi secolari.

Inoltre, la collezione di rose

del parco è unica in

Romania, con oltre

600 specie che delizia-

no il visitatore per tut-

to il periodo primave-

rile ed estivo. Si tratta

di un'oasi di tranquilli-

tà e relax, di una bel-

lezza unica che attrae

molti turisti ed anche

cittadini d Bacau

desiderosi di fuggi-

re dalla città. In

questo luogo magi-

co è stato girato

"Dumbrava Minu-

nata", adattamento

del romanzo omo-

nimo, dello scritto-

re Mihail Sadoveanu.

Il Castello ha bisogno pur-

troppo di sostanziosi inter-

venti di restauro per ripor-

tarlo all’antico splendore

divenendo cosi’ una vera

“Chicca” per il turismo.

Castelul RoCastelul RoCastelul RoCastelul Roșu di Hemeiuu di Hemeiuu di Hemeiuu di Hemeiuşi i i i

in Judet Bacauin Judet Bacauin Judet Bacauin Judet Bacau

ROMANIA, come la Scozia: Terra di Castelli

(...anche sconosciuti)

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*ADESTE nr. 10 / anno 5-Domenca 06 Marzo 2016

Giuseppe Ottaviani, classe 1916, dal 9 feb-braio 2016 è una star nazionalpopolare, ma nel mondo dei Master, lo spor t over qual-che cosa, dai 35 in su, quando la parabola at-letica scende e si decide di continuare a gareg-giare,“Peppe” è una leggenda da un pezzo. Per molti il Master è la naturale prosecuzione dell’agonismo di gioventù: era così per Otta-vio Missoni che amava dire: “Gareggio nella categoria M85, ma io preferisco dire Under 90 mi fa sentire più giovane”. Peppe invece ha scoperto le gare a 70 anni. E ora dà lezioni ai giovani, non solo per come gareggia e vince a un soffio dal centesimo compleanno (due titoli italiani nel 2015, 10 mondiali nel 2014). Ma an-che perché è stato più volte ospite dell’Università di Ur-bino, dove è stato persino og-getto di studio per la tesi di laurea di Simone Carbonari intitolata : “Sport e longevità: un esempio di atleta master Giuseppe Ottaviani”. Anche per questo e perché a monitorare la sua attività c’è un’equipe dell’università lo scorso 11 dicembre Peppe, il "ragazzo di Sant’Ippoli-to" è stato chiamato a tenere una lectio magi-stralis in Aula magna, un’oc-casione per trasmettere ai ragazzi la sua idea di vita e di mondo, a cominciare dall’autoironia: “Sicuri di non aver sbagliato persona? Io non so tenere una lezione, posso solo raccontare quello che ho visto e vissuto in quasi cento anni”. Nato durante la prima guerra Mondiale, ha fatto il militare in Aeronautica e combattuto nella seconda. E la sua molla, ha raccontato quel giorno, è

stata fin qui la curiosità: “ Ho visto diffondersi le biciclette, le prime automobi-li; le prime radio e i primi aerei e sono sempre sta-to curioso: per questo da qualche anno mi sono comperato un computer e navigo in internet" . La cur iosità è lo stimolo a sapere e a vivere in modo mi-gliore per te e per la collettività... se sei un in-differente che cosa campi a fare? Leggi il giornale, usa il computer per capire, cerca di migliorare il mondo in cui vivi".

Ancor prima che di for-ma fisica, dunque, Pep-pe, professore per un giorno, ha parlato di for-ma mentale, ma ricono-sce agli antichi la sag-gezza di aver compreso che corpo e mente fun-zionano meglio se stanno

in forma di pari passo: “Io credo siamo fatti per muoverci non per stare seduti tutto il giorno! Ve lo dice uno che è stato su una se-dia da sarto per 50 anni. Lo sport è salute, vita, gioia. Certo è anche fatica, sudore, rispetto delle regole e di te stesso;

ma questo ti fa una persona migliore. Gli antichi greci che su tan-te cose erano più avanti di noi oggi ogni quattro anni fermavano anche la guerra per le Olim-piadi. Che grande civil-tà sapersi fermare per un periodo di pace, mettere in secondo pia-no la sete di dominio e

di vendetta".

Ospite d’onore a Sanremo 2016

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*ADESTE nr. 10 / anno 5-Domenca 06 Marzo 2016

C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. All'inizio di questa celebra-zione eucaristica chiediamo la conversione del cuore, fonte di riconciliazione e di comunione con Dio e con i fratelli.

(Breve pausa di silenzio) C. Signore, volto umano dell'infinita misericordia di Dio, abbi pietà di noi. A. Signore, pietà. C. Cristo, parola fedele del Pa-dre, che ci esorti alla conversio-ne, abbi pietà di noi. A. Cristo, pietà. C. Signore, cuore umano di Dio, che hai compassione della nostra fragilità, abbi pietà di noi. A. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eter-na. A. Amen.

COLLETTA C. Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al po-polo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina. Per il nostro Signore Gesù Cristo….. A. Amen

LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura

Dal libro di Giosuè In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto». Gli Israeliti rimasero accampati a Gàlgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico. Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i pro-dotti della terra, àzzimi e frumen-to abbrustolito in quello stesso giorno. E a partire dal giorno se-guente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna ces-sò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R. Gustate e vedete com’è buono il Signore. Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino. R/. Magnificate con me il Signo-re, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore: mi ha rispo-sto e da ogni mia paura mi ha li-berato. R/. Guardate a lui e sarete rag-gianti, i vostri volti non dovranno arrossire. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce. R/.

Seconda Lettura Dalla seconda lettera di S.Paolo ai Corinzi Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazio-ne. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non impu-tando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della ri-conciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva co-nosciuto peccato, Dio lo fece pec-cato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R.Lode a te o Cristo, re di eter-na gloria. Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te. Lode a te o Cristo, re di eterna gloria. C. Il Signore sia con Voi A. E con il tuo spirito C. Dal vangelo secondo LUCA A. Gloria a te o Signore. +In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i pecca-tori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dam-mi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le

sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lon-tano e là sperperò il suo patrimo-nio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, soprag-giunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovar-si nel bisogno. Allora andò a met-tersi al servizio di uno degli abi-tanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, an-drò da mio padre e gli dirò: Pa-dre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trat-tami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più de-gno di essere chiamato tuo fi-glio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, met-tetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e faccia-mo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitel-lo grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostan-ze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritro-vato”». Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipo-tente, creatore del cielo e della terra,

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE: Gs 5, 9. 10-12; Sal 33; 2 Cor 5, 17-21; Lc 15, 1-3. 11-32.

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di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cri-sto, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mez-zo di lui tutte le cose sono state crea-te. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incar-nato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepol-to. Il terzo giorno è risuscitato, se-condo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuo-vo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apo-stolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C. Fratelli e sorelle, abbiamo un Dio-Padre che non giudica e attende con fiducia il ritorno dei figli smarriti. Per questo osiamo invocare con fiducia il suo aiuto e diciamo: Ascolta, Signore, la nostra sup-plica. 1. Per la Chiesa, santa e sempre bisognosa di purificazio-ne, perché sia nel mondo segno credibile della presenza e dell'a-more di Dio verso l'uomo pecca-tore, preghiamo: 2" Per questo mondo lacera-to dall'odio, dalle ingiustizie e da ogni sorta di violenze, perché gli uomini aprano il loro cuore alla reciproca compassione, al perdo-no e alla riconciliazione, preghia-mo: 3. Per le famiglie, perché meditando la parabola del figliol prodigo mostrino comprensione nel momenti difficili per una ri-conciliazione sincera ed un clima di amicizia rinnovata, preghia-mo: 4. Per questa assemblea li-turgica, perché una volta speri-mentata la misericordia del Si-gnore, nel sacramento della Peni-tenza, si mostri misericordiosa verso i fratelli, preghiamo: C. O Padre, che hai cura dei-deboli, rivolgi il tuo sguardo mi-

sericordioso su quanti attendono il tuo perdono, perché restituiti alla speranza dalla morte reden-trice del tuo Figlio, innalzino a te il canto di riconoscenza e di lode. Per Cristo nostro Signore. A - Amen.

LlITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

(in piedi) SULLE OFFERTE

C. Ti offriamo con gioia, Signo-re, questi doni per il sacrificio: aiutaci a celebrarlo con fede sin-cera e a offrirlo degnamente per la salvezza del mondo. Per Cristo nostro Signore. A. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Nella passione redentrice del tuo Figlio tu rinnovi l'universo e doni all'uo-mo il vero senso della tua gloria; nella potenza misteriosa della croce tu giudichi il mondo e fai risplendere il potere regale di Cristo crocifisso. Per questo mi-stero di salvezza, uniti agli angeli e ai santi, eleviamo a te un inno di lode ed esultanti proclamiamo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua glo-ria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. DOPO LA CONSACRAZIONE

C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni

onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà ciosì in cielo come in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e ri-metti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debi-tori e on ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la po-tenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sem-pre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C O Dio, che illumini ogni uo-mo che viene in questo mondo, fa' risplendere su di noi la luce del tuo volto, perché i nostri pensieri siano sempre conformi alla tua sapienza e possiamo amarti con cuore sincero. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda-te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

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B������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Po-limeni, Tel:0770953530 mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected]

*°* C7�8: Chiesa romano-cattolica dei Piari-sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00 *°*

A7:� I�7+�: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262 *°* T+<+�=���: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

*°*

06060606 D������� S. Rosa da ViterboS. Rosa da ViterboS. Rosa da ViterboS. Rosa da Viterbo

07070707 L���� s.s. Perpetua e Felicitas.s. Perpetua e Felicitas.s. Perpetua e Felicitas.s. Perpetua e Felicita

08080808 M����� s. Giovanni di Dios. Giovanni di Dios. Giovanni di Dios. Giovanni di Dio

09090909 M������� s. Domenico Savios. Domenico Savios. Domenico Savios. Domenico Savio

10101010 G����� s. Macarios. Macarios. Macarios. Macario

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I SANTI DELLA

SETTIMANA

Lettera del Papa Giovanni Paolo II alle donne: