Adeste 25 domenica 19 giugno 2016c

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S pesso il pianto è compa-gno della sofferenza. Ma la polivalenza semantica del pianto lo rende un

linguaggio estremamente miste-rioso e articolato, che merita un approfondimento. “Il paese del-le lacrime è così misterioso”, fa dire Antoine de Saint-Exupéry al suo piccolo principe.

Ma il pianto è anche quanto di più noto e sperimentato vi possa essere tra gli uomini: à una ca-ratteristica umana tipica e uni-versale, un’espressione specifica dell’umanità.

Noi nasciamo con la capacità di piangere, dotati di questa abilità, eppure sappiamo ben poco sul pianto: perché piangiamo? Perché esprimiamo con questo medesimo linguaggio emozionale sia gioia che dolore? Associamo il pianto a si-tuazioni di sofferenza, ma siamo disposti ad af-fermare che piangendo ci sentiamo meglio, che le lacrime producono un benefico sfogo di emo-zioni represse e che hanno un valore catartico: “Le lacrime danno sollievo all’ani-ma” (Seneca).

Spesso espressione di angoscia, esse produco-no anche un piacere fi-sico. Forse, più ancora che a uno sfogo, le la-crime sono tese a un ri-orientamento delle emo-zioni. Esse fanno spo-stare la nostra attenzione dalla mente al corpo e così sciolgono il dolore psicologico …

Il pianto è un linguaggio, le lacrime sono parole non verbali, sono una forma di comunicazione … Il pianto davanti a un’altra persona mira a suscitare una sua reazione, esprime una richie-sta di attenzione. Con il pianto cerchiamo di

trasformare in sostegno la negatività degli altri: chi assiste al pianto altrui si sente colpito da ta-le esternazione di vulnerabilità e normalmente tende a farsi vicino, a consolare, a confortare. Le fragili e quasi evanescenti lacrime hanno un grande potere! Il pianto è un mezzo usato dagli umani per restare in contatto tra di loro. Lo stesso pianto infantile non esprime solo il biso-gno che chiede di essere soddisfatto, ma tende anche a creare un legame tra il piccolo e i geni-

tori. Il pianto poi non sempre è di facile o univoca interpreta-zione: di fronte a chi piange spesso siamo in imbarazzo (e cerchiamo parole e, soprattut-to, gesti, che siano adeguati alla pregnanza del linguaggio di pianto dell’altro) e tentiamo di interpretare le sue lacrime. Le lacrime svelano un aspetto dell’anima, e quasi la mettono a nudo. Esse sono l’eloquenza discreta dell’anima, il linguag-gio del cuore. Sono la parte visibile, per quanto tremula e trasparente, del nostro deside-

rio. Esse uniscono mirabilmente interiorità ed esteriorità, corpo e anima. “Le lacrime consu-mano la loro vita fuori dal corpo, testimo-niando al suo esterno la sua più autentica in-teriorità” (L. Charvet, L’eloquenza delle lacri-me). Sono la visibilità dell’invisibile.

“Che sono mai le parole? Una lacrima le su-pera tutte in eloquenza” (Schlegel); “Grazie alle lacrime io posso vivere con il dolore per-ché, piangendo, mi do un interlocutore em-patico che riceve il messaggio ‘più vero’: quello del mio corpo e non già quello della mia lingua” (Barthes) …

Come linguaggio comunica-tivo esso esprime desiderio, aspettativa, preghiera. Nei salmi la preghiera dell’oran-te è spesso accompagnata dalle lacrime, tanto nella malattia, quanto in altre si-

tuazioni difficili (cf. Sal 39,13; 42,4; 80,6). Il pianto, sempre effuso dal salmi-sta “davanti al volto del Signore” (Sal 142,3), è così una preghiera che il Signore gradisce e ascolta: “Hai contato i passi del mio vagare, hai raccolto le mie lacrime in un vaso” (Sal 56,9).

(tratto da L. Manicardi, L’umano soffrire)

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da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n.

77, Mart. - Merc. 02-03/04/2013)

C ommentando l’episodio del vangelo di Gio-vanni dove è riferita la frase pronunciata da Maria di Magdala «Ho visto il Signo-

re!» dopo avergli lavato con le sue lacrime i piedi, asciugati poi con i capelli (cfr. Giovanni, 20, 11-18), Papa Francesco ha ricordato che Gesù ha perdonato i tanti pecca-ti di questa donna, perché «ha tanto amato». Quindi ha riproposto la testimonianza offerta dalla donna «disprezzata da quelli che si ritenevano giusti» nel momento in cui deve affron-tare «il fallimento di tutte le sue speranze. Il suo amore — ha detto — non c’è più e piange. È il momento del buio». Eppure essa «non dice “ho fallito”. Strano no? Piange semplice-mente. Vedete, alle volte nella nostra vita gli occhiali per vedere Gesù sono le lacrime. C’è un momento nella nostra vita che solo le lacrime ci preparano a vedere Gesù. E quale è il messaggio di questa donna? “Ho visto il Signore”». È un esempio «per il cammino della no-stra vita. Tutti noi — ha aggiunto il Papa — abbiamo, nella nostra vita, attraversato dei mo-menti di gioia, dei dolori, delle tristezze, tutti siamo passati per queste cose. Ma, e lascio ca-dere una domanda, abbiamo pianto? Nei momenti più scuri, abbiamo pianto? Abbiamo avu-to quel dono delle lacrime che preparano gli occhi a vedere il Signore? Vedendo questa don-na che piange possiamo anche noi domandare al Signore la grazia delle lacrime. È una bella grazia. Una bella grazia. Piangere è frutto di tutto: del bene, dei nostri peccati, delle grazie, della gioia pure; piangere di gioia! Quella gioia che noi abbiamo chiesto di avere in cie-lo e che adesso pregustiamo. Piangere. Il pianto ci prepara a vedere Gesù. E il Signore ci dia la grazia, a tutti noi, di poter dire con la nostra vita “ho visto il Signore”. “Perché, ti è ap-parso?”. “No, non so; ma l’ho visto, l’ho visto nel cuore. E perché l’ho visto vivo in questa maniera”. Questa è la testimonianza. “Ho visto il Signore”, bello! E che tutti noi possiamo dare questa testimonianza: “vivo così perché ho visto il Signore”».

Il dono delle lacrime,

secondo Papa Francesco

Piangere come bambini Paulo Coelho, I racconti del maktub

Dice il maestro: "Se devi piangere, piangi come un bambino. Una volta sei stato un bambino, e una delle prime cose che hai imparato nella vita fu piangere, perché il pianto fa parte della vita. Non dimenticare di essere libero, e che mostrare le tue emozioni non è vergognoso. Urla, singhiozza forte, fai il chiasso che vuoi. Perché così è come piangono bambini, e loro conoscono il modo più veloce per confortare i loro cuo-ri. Hai mai notato come i bambini smettono di piangere? Smettono perché qualcosa li distrae. Qualcosa li chiama alla prossima avventura. I bambini smettono di piangere veloce-mente. E così sarà per te. Ma solo se riesci a piangere come fanno i bambini".

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A ormai 70 anni la vita di Barbara e Philip si è letteralmente capovolta. Hanno venduto casa, auto, hanno donato mobili e vestiti che non servivano più, “abbiamo preso

un respiro profondo” e a settembre dello scorso anno dall’Australia si sono trasferiti a Roma. Og-gi vestono le pettorine gialle dei volontari del Giu-bileo, e prestano servizio ai pellegr ini lungo il percorso da Castel Sant’Angelo alla porta santa della Basilica di San Pietro. “Dopo tanti anni in cui sei pagato per il tuo lavoro, poter fare qualcosa che senti nel cuore, senza pensare al risvolto economi-co, è straordinario” dice Barbara, che ad Adelaide lavorava nell’editoria. Sono loro – e gli altri vo-lontari – il primo vol-to del Papa e della Chiesa per il pelle-grino che arriva a Roma nell’Anno del-la Misericordia. “Ci sentiamo davvero privilegiati ad aiu-tare le persone – racconta Philip -, cre-diamo che ognuno dovrebbe aiutare l’altro quando è possibile, come dice il Papa: essere amichevoli, ri-spettare le persone e rispettare il loro credo o altro, e questo è quello che facciamo”. La decisione ha lasciato sorpresi (ma anche fieri) parenti e amici.“Qualcuno ci ha detto che siamo matti, che dovremmo fare le cose che la gente fa a questa età. Nostra figlia è molto orgogliosa di noi e anche i nostri due nipoti”. La decisione stava già maturando nel cuore di questi due signori australiani, sposi da 50 anni: “La vita è troppo breve, noi ci sta-vamo avvicinando ai 70 anni, grazie a Dio godiamo ancora di buona salute, e ci sarebbe piaciuto tornare in Italia, un luogo che amiamo molto, soprattutto Roma”. Quando il Papa ha indetto l’Anno Santo, hanno colto la palla al balzo: “Sarebbe stato perfet-to trascorrere un anno vivendo a Roma e diven-tando volontari, così avremmo potuto restituire qualcosa a questo luogo che amiamo tan-to”. Barbara e Philip sono stati diverse volte nella Città Eterna come turisti e cercavano una esperienza diversa, “vivere qui” e “sperimentare cosa vuol dire essere laici e al tempo stesso poter svolgere questo compito incredibile, che consideriamo un onore”. E così… “abbiamo venduto la nostra casa, l’auto, abbiamo dato in beneficienza le nostre cose e abbia-mo lasciato il nostro lavoro. Abbiamo abbracciato

amici e familiari, abbiamo fatto un respiro profondo e siamo venuti a Roma”. In Australia Philip e Barba-ra vivevano in modo semplice, seppure agiato, ma nella media.“Volevamo una vita ancora più sem-plice, abbiamo pensato che non ci serviva una casa con tre camere da letto, e così tante cose”. Avevano deciso di spostarsi in una abitazione più piccola, poi con il Giubileo si sono trasferiti direttamente a Roma

per un anno. Sono arrivati con due valigie con i loro vestiti e al-cuni effetti personali. Hanno affit-tato un appartamento “con il mi-nimo indispensabile” e “vivendo

qui ci siamo accorti che non abbiamo bisogno di tante cose – grossi televi-sori, grosse auto – per vivere bene. Anche quando torneremo in Australia, possiamo vi-vere in modo più sempli-ce e soddisfacente”. “Vivendo qui ci rendiamo conto di quanto la vita in Australia sia agiata, quan-to diamo per scontato, gli spazi… e quanto qui sia difficile”. Allo stesso tem-po “guardatevi attor-no! Ogni giorno mi guar-

do attorno e penso grazie a Dio siamo qui, quanto siamo fortunati! Tante persone hanno la possibilità di vedere San Pietro una volta nella vita, noi con 15 minuti a piedi ogni giorno siamo a San Pietro”. E poi l’amicizia con gli altri volontari: il pellegrinaggio insieme attraverso la porta santa, ma anche la com-pagnia quotidiana. “Non abbiamo bisogno di quan-tità, ma di qualità della vita: amicizia, affetto gli uni verso gli altri, con la famiglia e le altre perso-ne. È molto importante, e a Roma lo abbiamo trova-to”. Quando sono di turno, Barbara e Philip indossano le pettorine gialle e sono pronti a buttarsi nella mi-schia. A loro è chiesto di accogliere i pellegrini, distribuire il materiale e spiegare come vivere al meglio il percorso verso la porta santa, sostando in preghiera nei cinque punti suggeriti. Ma più ci si avvicina a San Pietro e più le richieste aumentano, a volte anche bizzarre. Come chi davanti a San Pietro chiede dove sia il Vaticano o come si chiami questa chiesa. Qualcuno ha chiesto anche se sia il Colos-seo… Nel tempo libero, i nostri volontari vanno alla scoperta di Roma. E quando trovano uno scorcio particolarmente bello, anziché mettersi in posa per foto e selfie, Philip tira fuori il taccuino per gli schizzi e disegna. E Barbara scrive. Chissà che un giorno da queste passioni non nasca un piccolo libro “per raccontare il nostro incredibile anno a

A 70 anni vendono casa per fare i volontari al Giubileo L’incredibile storia di una coppia di nonni australiani. “Così impariamo a vivere con semplicità”

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La domanda decisiva 'Chi sono io per te?'

G esù si trovava in un luogo solitario a pregare... Silenzio, solitudine,

preghiera sono il grembo in cui si chiarisce l'identità profonda. Sono i momenti in cui la verità si fa come tangibile, la senti sopra,

sotto, intorno a te come un manto luminoso; in cui ti senti docile fibra dell'universo. E in quest'ora speciale Gesù pone la domanda decisiva, qualcosa da cui poi dipenderà tutto: fede, scelte, vita... ma voi chi dite che io sia?

Preceduta da un «ma», come in contrapposizione alle risposte della gente: dicono che sei un profe-ta, bocca di Dio e dei poveri, una creatura di fuoco e luce. Quella di Gesù non è una domanda per esaminare il livello di conoscenza che gli apostoli hanno di lui, ma contiene il cuore pulsante dei miei giorni di credente: Chi sono io per te? Non è in gioco l'esatta definizione di Cristo, ma la presa, lo spazio che occupa in me, nei pensieri, nelle parole, nella giornata. Il tempo e il cuore che mi ha preso.

Gesù, maestro di umanità, non impone risposte, ti conduce con delicatezza a cercare dentro di te. Allora il passato non basta, non serve riandare ad Elia o a Giovanni. In Gesù c'è un presente di pa-role mai udite, di gesti mai visti, una mano che ti prende le viscere e ti fa partorire (A. Merini). Parto-rire vita più grande.

Pietro risponde con la sua irruenza: tu sei il Cristo di Dio. Il messia di Dio, il suo braccio, il suo pro-getto, la sua bocca, il suo cuore. Ma Pietro non sa che cosa lo aspetta. La risposta di Gesù ci sor-prende ancora: ordinò severamente di non dire niente a nessuno. Severamente, perché c'era il gra-ve rischio di annunciare un Messia sbagliato. Ed è lui stesso a tracciare il vero volto del Figlio dell'Uomo che deve soffrire molto, venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Dio è passione, passio-ne d'amore. Passione che sacrifica se stessa. Una passione che nessuna tomba può imprigionare.

Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi se-gua.

Seguire Cristo significa portare avanti il suo progetto. Ma come? Gesù non dice «prenda la mia cro-ce», ma la sua, ciascuno la sua. Il progetto è unico, ma ognuno percorrerà la sua strada li-bera e creativa, diversa da tutte, che deve tracciare, che non è già tracciata. La croce è la sintesi del Vangelo. Qualunque sia il tuo stato di vita, l'età, il lavoro, la salute, tu puoi, con le tue fatiche, i tuoi talenti e le debolezze, prendere il Vangelo su di te e collaborare con Cristo alla sua stessa missione, allo stesso sogno di una umanità incamminata verso una vita buona, lieta e creativa, «non come un esecutore di ordini ma come un artista sotto l'ispirazione dello Spirito» (Maritain).

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AAAA solo pochi chilometri da Iasi si trova una riserva naturale unica in Romania. Il visitatore resta sorpreso da un ambiente di

ispirazione dobrogeana, stile Delta del Danubio con estensioni di acqua, canneti e uccelli superbi, molti pe-

sci e aria particolarmente salubre. In questa oasi naturale s trova l’Oca dal collo rosso, una degli uccelli più rari del mondo.

Larga Jijiea è un complesso di laghi estesi su una superficie di circa 1250 ettari e solo ad una distanza di 24 Km. Da Iasi.

Come la natura abbia lavorato per creare qui un vero paradiso ac-quatico e faunistico, è un inesauribile oggetto di studio da parte degli scienziati del settore.

Fino al 1977 la zona significava solo una estensione di acqua pa-ludosa circondata da canneti e piante lacustri. Da quell’anno si è lavorato per creare una fattoria destinata alla pescicoltura. In quattro ani gli scavatori hanno spostato 1,8 milioni di metri cubi di terreno ed hanno eretto 34 km. di dighe per creare l’ambiente adatto alla crescita del pesce che fu poi immesso nella zona in maniera massiccia. Dopo questa operazione gli uccelli hanno ini-ziato a fermarsi attratti dal pesce abbondante, non pochi per volta ma a gruppi di migliaia. Si sono così create colonie di cigni, egretele, cormorani, buhaii de balta. Cicogne bianche e nere, tiganusi, serparii,quaglie, e tanti altri. Per di più nel mini –delta di Larga Jijiea vive una colonia di lopatari (Spatola bianca), unica in Romania insieme a quella che vive ne Delta del Danubio. La facoltà di biologia dell’università A.J. Cuza di Iasi ha fatto nell’anno 2000 uno studio sugli uccelli locali eh hanno cataloga-to ben 197 specie ma, certamente, hanno asserito che ve ne sono molte altre ancora. Con sicurezza in questo paradiso acquatico vivono almeno il 50% delle specie presenti su tutto il territorio di Romania.. Esistono almeno 300 cigni che popolano la riserva ed in autunno è uno spettacolo vedere le partenze di gruppo verso i paesi più caldi..

Quindi un vero paradiso e teatro per gli amanti del bird-watching.

Larga Jijiea è anche un luogo ambito dai pescatori che qui trovano ampia soddisfazione alle loro aspirazioni di cattura. Si possono catturare prede di oltre 20 kg.

La zona è servita anche da una pensione che offre alloggio a prez-zi contenuti ed inoltre ci sono spazi per il campeggio.

Il “Delta” di Mol-Il “Delta” di Mol-Il “Delta” di Mol-Il “Delta” di Mol-

dova: Larga Jijiadova: Larga Jijiadova: Larga Jijiadova: Larga Jijia

Spatola Bianca

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L ’udienza è cominciata con uno spettacolo con diversi artisti. Prima un gruppo di circo sociale del Kenya si

è esibito in uno spettacolo di «Black Blues Brothers», con danze ed esercizi acrobatici, poi il buratti-naio napoletano Bruno Leone ha messo in scena il «martirio di San Gennaro raccontato da pulcinella». È seguita una performance musica-le di un complesso che ha eseguito la musica composta da Rota per il film di Fellini: i musicisti sono stati salutati cordialmente dal Papa alla fine. Si sono infine esibiti in una danza i ragazzi della «Accademia di arte circense» di Verona sullo sfondo di musica di Laura Pausini e i quattro fratelli Pellegrini in una performance gin-nica. Da ultimo, accompagnati dalla musica di una sorta di antico organetto suonato dal maestro Fran-co Severi sono stati portati in «aula Nervi» un cuc-ciolo di pantera e un tigrotto, un po’ restio, che si è scostato di scatto quando il Papa, invitato dallo speaker, si è chinato ad accarezzarlo, per poi cal-marsi e accettare una seconda, più lunga, carezza di Francesco. Lo spettacolo era stato introdotto da un saluto del cardinale Antonio Maria Vegliò, presi-dente del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti. Il «Giubileo dello Spettacolo Viaggian-te» era iniziato ieri sera con uno show a piazza San-ta Maria in Trastevere e prosegue oggi, dopo l’u-dienza papale, con il passaggio della Porta santa dei 7mila partecipanti e, nel pome-riggio, altre esibizioni in piazza San Pietro.

«Circensi e fieranti, giostrai, lu-naparkisti e artisti di strada, ma-donnari e componenti di bande musicali, voi formate la grande famiglia dello spettacolo viag-giante e popolare», ha detto il Papa. «Siete “artigiani” della fe-sta, della meraviglia, del bello: con queste qualità arricchite la società di tutto il mondo, anche con l’ambizione di alimentare sentimenti di speranza e di fiducia. Lo fate mediante esibizioni che hanno la capacità di elevare l’animo, di mostrare l’audacia di esercizi particolarmente impegnativi, di affascinare con la meraviglia del bello e di proporre occasioni di sano

divertimento. La festa e la letizia sono segni di-stintivi della vostra identità, delle vostre profes-sioni e della vostra vita, e nel Giubileo della Mi-sericordia non poteva mancare questo appunta-mento. Voi avete una speciale risorsa: con i vostri continui spostamenti, potete portare a tutti l’amo-re di Dio, il suo abbraccio e la sua misericordia.

Potete essere comunità cristiana itinerante, testimoni di Cristo che è sempre in cammino per incontrare anche i più lontani. Mi congratulo con voi perché, in questo Anno Santo, avete aperto i vostri spetta-coli ai più bisognosi, ai poveri e ai senza tetto, ai carcerati, ai ragazzi disagiati. Anche questa è misericor-dia: seminare bellezza e allegria in un mondo a volte cupo e triste: gra-zie, grazie, grazie», ha sottolineato il Papa tra gli applausi.

«Come disse san Giovanni Paolo II, voi potete “far nascere il sorriso di un bambino e illuminare per un istante lo sguardo disperato di una persona sola, e, attraverso lo spetta-

colo e la festa, rendere gli uomini più vicini gli uni agli altri”… e anche potete spaventare il Papa nel carezzare il leopardo (tigrotto, ndr)», ha scherzato Francesco.

«So bene che, per i ritmi della vostra vita e del vo-stro lavoro, è difficile per voi far parte di una comu-nità parrocchiale in modo stabile», ha detto ancora il Papa. «Come sapete, la Chiesa si preoccupa dei problemi che accompagnano la vostra vita itineran-te, e vuole aiutarvi ad eliminare i pregiudizi che a volte vi tengono un po’ ai margini». Il Papa, che notoriamente ama il cinema, e in particolare il cine-ma italiano del dopo-guerra, è poi tornato sul film di Fellini. Ne «La strada» (1954) Giulietta Masina

(Gelsomino) accompagna nei suoi spettacoli itineranti di strada An-thony Queen (Zampanò), che, quando la ragazza perde il senno, la abbandona, ma viene sopraffat-to dalle lacrime, nell’ultima scena della pellicola, dopo avere appre-so che è morta. «Non potete im-maginare il bene che fate, un bene che si semina», ha detto il Papa ai circensi: «Quando suonavano quella bella musica della Strada io pensai a quella ragazzina Gelso-

mino, ndr) che con la sua umiltà, il suo lavoro itine-rante del bello, è riuscita ad ammorbidire quel cuo-re duro di un uomo che aveva dimenticato di pian-gere (Zampanò, ndr). E lei non ha saputo quello, ma ha seminato. Voi seminate questi semi che fan-no bene a tanta gente, e voi forse mai conoscere-

Il mondo del circo e dello spettacolo viaggiante, dal

Papa per il Giubileo

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C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Nel convito fraterno dell’Eu-caristia tutti ci riconosciamo “figli di Dio”. Per essere ricolmati dell’unico Spirito e diventare “in Cristo un solo corpo e un solo spi-rito”, chiediamo perdono e pren-diamo la nostra croce dietro a lui. (Breve pausa di riflessione)

Signore Gesù, nel quale sia-mo stati battezzati, abbi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo Gesù, che ti sei offer-to per amore nostro sulla croce, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore risorto, che doni lo Spirito perché ci insegni a vivere l’amore, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter-na. A. Amen. GLORIA a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benedicia-mo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signo-re Dio, Agnello di Dio, Figlio del Pa-dre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i pecca-ti del mondo, accogli la nostra sup-plica; tu che siedi alla destra del Pa-dre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spi-rito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. Fa’ di noi, o Padre, i fedeli discepoli di quella sapienza che ha il suo maestro e la sua cattedra

nel Cristo innalzato sulla croce, perché impariamo a vincere le tentazioni e le paure che sorgono da noi e dal mondo, per cammi-nare sulla via del calvario verso la vera vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, ... A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Dal Libro del Profeta Zaccaria

Così dice il Signore: «Riverserò sopra la casa di Davi-de e sopra gli abitanti di Gerusa-lemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faran-no il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. In quel giorno grande sarà il la-mento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo. In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Ge-rusalemme una sorgente zampil-lante per lavare il peccato e l’im-purità». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R. Ha sete di te, Signore, l’a-nima mia. O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz’acqua. R/. Così nel santuario ti ho con-templato, guardando la tua poten-za e la tua gloria. Poiché il tuo amore vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode. R/. Così ti benedirò per tutta la vita: nel tuo nome alzerò le mie mani. Come saziato dai cibi mi-gliori, con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. R/. Quando penso a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all’ombra delle tue ali. A te si stringe l’anima mia: la tua destra mi sostiene. R/

Seconda Lettura Dalla lettera di S.Paolo ai Galati Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo.

Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è ma-schio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa. Paro-la di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia,Alleluia Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, e io le cono-sco ed esse mi seguono. Alleluia

VANGELO C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo Luca A. Glora a te o Signore A. Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I di-scepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi rispo-sero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anzia-ni, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà». Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipo-tente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cri-sto, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mez-zo di lui tutte le cose sono state crea-te. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE:Zc 12,10-11;13,1 Sal 62 Gal 3,26-29 Lc 9,18-24

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opera dello Spirito santo si è incar-nato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepol-to. Il terzo giorno è risuscitato, se-condo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuo-vo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apo-stolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C. Dal Cristo crocifisso abbia-mo la salvezza e attingiamo la for-za necessaria per affondare le dif-ficoltà e le incomprensioni del vivere quotidiano. A lui rivolgia-mo la nostra supplica. Diciamo: Donaci, Signore, il coraggio di seguirti. Per la chiesa: annunci a tutti gli uomini che solo in Cristo cro-cifisso, morto e risorto è la nostra salvezza. Preghiamo. Per il Santo Padre: sia ga-rante e testimone della fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio. Pre-ghiamo. Per coloro che soffrono nel corpo e nello spirito: dalla con-templazione del Crocifisso attin-gano la forza per portare ogni giorno la loro croce. Preghiamo. Per noi riuniti a questa Euca-ristia: la nostra professione di fe-de nel Signore Gesù si renda visi-bile attraverso una vita che si fa dono per i fratelli. Preghiamo. C. Signore Gesù, aiutaci a non temere la radicalità del discepo-lato e ad accogliere con gioia la sfida di donare la nostra vita per amore, come hai fatto tu, che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen.

LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente.

A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

(in piedi) SULLE OFFERTE

C. Accogli, Signore, la nostra offerta: questo sacrificio di espia-zione e di lode ci purifichi e ci rinnovi, perché tutta la nostra vita sia bene accetta alla tua volontà. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA

C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l'inno di benedizione e di lo-de, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. In lui hai voluto rinnovare l'uni-verso, perché noi tutti fossimo partecipi della sua pienezza. Egli che era Dio annientò se stes-so, e col sangue versato sulla cro-ce pacificò il cielo e la terra. Per-ciò fu innalzato sopra ogni creatu-ra ed è causa di salvezza eterna per coloro che ascoltano la sua parola. E noi, uniti agli angeli e ai santi, proclamiamo con gioia l'inno del-la tua gloria: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua glo-ria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O che sei nei cieli, sia santificato

il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà così in cielo come in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e ri-metti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debi-tori e non ci indurre in tentazio-ne ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la po-tenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C O Dio, che ci hai rinnovati con il corpo e sangue del tuo Fi-glio, fa’ che la partecipazione ai santi misteri ci ottenga la pienez-za della redenzione. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda-te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

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La prima Festa del Papà: Non è legata alla figura di San Giuseppe l’istituzione della prima festa del papà, ma a una figura esemplare di padre, veterano della Guerra di secessione americana, che allevò da solo sei figli. Un esempio da celebrare e condividere con gli altri: è ciò che dovette pensare sua figlia,Sonora Smart Dodd, nel chiedere alle istituzioni di Spokane (nello stato di Washington) l’uffi-cializzazione di un giorno dedicato alla figura del papà. La data avrebbe dovuto coincidere con il giorno del suo compleanno, ossia il 5 giugno. Ma la ritardata comunicazione agli organizzatori fece slittare la festa alla terza domenica di giugno.

L'inizia-tiva non

ebbe successo e finì nel dimenticatoio fino agli anni Trenta, quando tor-nò in auge dando inizio a un fenomeno commer-ciale cresciuto negli an-ni. Dopo numerosi tentativi respinti dal Congresso degli Stati Uniti d'Ame-rica, la terza domenica di giugno divenne "festa nazionale" con una legge del 1972, firmata dal

presidente Richard Nixon. La tradizione viene rispettata tutt'oggi negli USA e in altri 46 stati (tra cui Francia, Gran Bretagna e Paesi Bassi).

B������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Po-limeni, Tel:0770953530 mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected]

*°* C7�8: Chiesa romano-cattolica dei Piari-sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00 *°*

A7:� I�7+�: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262 *°* T+<+�=���: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

*°*

19191919 D������� s. Giuliana Falconieris. Giuliana Falconieris. Giuliana Falconieris. Giuliana Falconieri

20202020 L���� s. Metodios. Metodios. Metodios. Metodio

21212121 M����� s. Luigi Gonzagas. Luigi Gonzagas. Luigi Gonzagas. Luigi Gonzaga

22222222 M������� s. Tommaso Moros. Tommaso Moros. Tommaso Moros. Tommaso Moro

23232323 G����� s. Giuseppe Cafassos. Giuseppe Cafassos. Giuseppe Cafassos. Giuseppe Cafasso

24242424 ������ Natività S.G. BattistaNatività S.G. BattistaNatività S.G. BattistaNatività S.G. Battista

25252525 S����� s. Guglielmos. Guglielmos. Guglielmos. Guglielmo

I SANTI DELLA

SETTIMANA

19 GIUGNO 191019 GIUGNO 191019 GIUGNO 191019 GIUGNO 1910