Adeste 23 domenica 05 giugno 2016c

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C ome ogni anno, il 5 giugno si ce-lebra in tutto il mondo la Gior-nata Mondiale dell'Ambiente, un'evento internazionale che

unisce i vari Paesi della Terra nel naturale sforzo di preservare l'ecosistema . La Giornata Mondiale dell’Ambiente è stata

istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU

nel 1972, a memor ia della Conferenza di Stoc-colma sull'Ambiente Umano nel corso della qua-le prese forma il Programma Ambiente delle Na-zioni Unite (conosciuto con la sigla inglese UNEP, United Nations Environment Program-me). L'UNEP è un organismo internazionale che si è prefissa l'obiettivo di promuovere una seria tute-la ambientale e l'utilizzo sostenibile delle risorse naturali, attraverso la sovvenzione di ricerche, iniziative a protezioni animali e piante, e progetti “verdi” che uniscano la produttività al rispetto per la Natura (Es: riduzioni di inquinamento nel-le fabbriche e uso di materiali riciclabili). In occasione della celebrazione del 5 giugno, gli organizzatori indicano ogni volta un tema princi-pale e un Paese “icona” dove tenere i principali eventi: quest'anno toccherà all'Angola, paese

africano fortemente colpito

dalla caccia illegale di animali

in via d'estinzione e par tico-larmente coinvolto nel tema del 2016, “Go for Wild”, che ap-punto focalizza l'attenzione sul rispetto della biodiversità e la tutela delle specie (animali e vegetali) maggiormente in pericolo. Il Bracconaggio, o “caccia di frodo”, è infatti una pericolosa pratica illegale chesta portando verso la scomparsa alcune tra le specie più im-

portanti per l' eco-sistema dei territori più selvag-gi (perlopiù in Africa ed Asia): rinoceronti, gorilla, tigri, leoni ed elefanti, ricer-cati per il pregiato avorio delle loro zanne e che L'An-gola sta cercando di difen-dere e ripopolare. Il problema legato all'estin-zione però, non riguarda

solo le savane o le giungle tropicali; oltre alla caccia, infatti, anche inquinamento e riduzione degli habitat stanno causando l'estinzione di mol-te specie che vivono a stretto contatto con gli es-seri umani, come le farfalle.

AMBIENTE:

PERCHÉ È COSÌ IMPORTANTE PROTEGGERLO L’uomo fa parte di un sistema complesso, fatto di risorse e di equilibri che devono essere garantiti e salvaguardati affinché l’uomo stesso possa soprav‐vivere. Proteggere questo equilibrio è una respon‐sabilità di ciascuno di noi.

Tutelare l'ambiente è importante perché le risorse ambientali come l’aria, l’acqua, le specie vegetali e le specie animali sono limitate e l'uomo, inevitabil‐mente, le consuma, con effetti talvolta distruttivi.

La protezione dell’ambiente è una questione che riguarda il benessere e lo sviluppo dei popoli: non si tratta solo di un’incombenza urgente ma di un do‐vere di tutti gli uomini e di tutti i Paesi.

E’ necessario quindi che, ciascuno impari a calibrare le proprie azioni considerando tutte le possibili con‐seguenze che possono ricadere sull’ambiente in cui vive.

Ignoranza o indifferenza possono infatti causare danni enormi e irreversibili. Al contrario, na conoscenza approfondita ma decisamente alla portata di tutti, è sufficiente ad ottenere per noi stessi e per le generazioni future una vita migliore e un ambiente con una maggiore sintonia fra necessi‐tà e progresso.

Proteggere, tuttavia, non significa solamente con‐servare uno status quo ma soprattutto adoperarsi attivamente per creare le migliori condizioni di vita possibili.

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Come tutelare l’ambiente. La società Parliamo con i nostri amici e conoscenti, raccontiamogli di quanto è importante svolgere un’efficace raccolta differenziata. Sensibilizziamoli a non abbandonare i ri-fiuti per strada e diamo il buon esempio.

Come tutelare l’ambiente. In casa Evitiamo le dispersioni di energia: è ne-cessario isolare quanto più possibile gli edifici, con particolare riguardo a infissi e coperture che sono i punti più critici.

• Sostituiamo caldaie e condizionatori inefficienti con apparecchi nuovi ed effettuiamo periodicamente una buona manutenzione.

• Evitiamo di surriscaldare appartamenti e uffici per poi starsene in camicia.

• Sfruttiamo adeguatamente gli elettrodomestici per quella che è la loro reale capacità di carico.

• Abbassiamo di un grado il termostato d’inverno e alziamo di un grado il condizionatore d’estate.

• Mettiamo i doppi vetri alle finestre.

• Scegliamo la doccia al bagno.

• Montiamo sui rubinetti i riduttori di flusso.

• Non lasciamo mai in stand-by la televisione e gli altri elettrodomestici.

• Chiudiamo l’acqua mentre ci insaponiamo o ci laviamo i denti.

• Differenziamo sempre la spazzatura: vetro, carta, plastica, alluminio e umido vanno sempre separati.

• Non lasciamo mai sotto carica il cellulare o il notebook più del dovuto.

• Sostituiamo subito le lampadine a incandescenza con quelle a fluorescenza.

• Quando compriamo un elettrodomestico assicuriamoci che sia di classe energetica A.

Come tutelare l’ambiente. In auto Diminuiamo la guida troppo brillante riducendo la velocità massima: è consigliabile non superare mai i 2.000 giri al motore. Applicare uno stile di guida ecologico ci consente di avere sensibili risparmi sulla spesa del carburante. La strategia è semplice, appena si arriva ai 2.000 giri (visibile sul desk, nel riquadro accanto al contachilometri) bisognerà inserire una marcia superiore.

Spesso sono riposti nel portabagaglio degli oggetti non necessari. Per esempio, le catene per la neve duran-te i mesi estivi. Ogni 20 kg di oggetti inutili aumenta in media dello 0,5% il consumo di carburante. Montiamo pneumatici a basso coefficiente di attrito. Al momento di acquistare un’auto nuova prestiamo molta attenzione alla quantità di emissioni di CO2. Magari optare per un’auto elettrica oppure ibrida.

E nel campo della moda? A causa della moda, dei saldi, della voglia di cambiare, ogni anno un milione di tonnellate di vestiti semi-nuovi vengono buttati. Per ogni chilo di cotone vergine si producono 33 chili di anidride carbonica, quanti-tà che sale molto per i tessuti sintetici: gli abiti usati possono far risparmiare tonnellate di gas serra. Si può investire in qualità in difesa dell’ambiente: molte aziende investono ormai sui tessuti ecologici, ba-sta informarsi.

Come tutelare l’ambiente. Gli alimenti Si calcola che in Italia lo spreco di alimenti costi 560 euro a famiglia. Buttare il cibo soprattutto quello di origine animale come carne e latte, è un ecocrimine con fortissime ripercussioni sull’ambiente. Solo il latte sprecato in un anno nel nostro paese costa 40 mila tonnellate di gas serra, l’equivalente prodotto da 10 mila automobili. Ne consegue anche una complessa gestione dei rifiuti. Siamo pronti a dare una svolta ecologica alla nostra vita?

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Il Signore della compassione

U na donna, una bara, un corteo. So-no gli ingredienti di base del rac-conto di Nain che mette in scena la normalità della tragedia in cui si recita il dolore più grande del

mondo. Quel buco nero che inghiotte la vita di una madre, di un padre privati di ciò che è più importante della loro stessa vita. Quel freddo improvviso e spa-ventoso che ti stringe la gola e sai che d'ora in poi niente sarà più come prima.

Quella donna era vedova, aveva solo quel figlio, che per lei era tutto. Due vite precipitate dentro una sola ba-ra. Quante storie così anche oggi, quante famiglie dove la morte è di casa. Perché questo accanirsi, questa di-smisura del male su spalle fragili? Il Vangelo non dà risposte, mostra solo Gesù che piange insieme alla don-na, e sono due madri che piangono, sono due vedove. Gesù non sfiora il dolore, penetra dentro il suo abisso insieme a lei. Entra in città da forestiero e si rivela prossimo: chi è il prossimo? Gli avevano chiesto. Chi si avvicina al dolore altrui, se lo carica sulle spalle, cerca di consolarlo, alleviarlo, guarirlo se possibile. Il Van-gelo dice che Gesù fu preso da grande compassione per lei. La prima risposta del Signore è di provare dolore per il dolore della donna. Vede il pianto e si commuove, non prosegue ma si ferma, e dice dolcemente: donna, non piangere. Ma non si accontenta di asciugare lacrime. Gesù consola liberando. Si avvicina a una persona che, forse, in cuor suo sta maledicendo Dio: «Perché a me, perché a me? Cosa ho fatto?» Nessun segnale ci dice che quella donna fosse credente più fervida di altri. Nessuno. Ciò che fa breccia nel cuore di Gesù, il Si-gnore amante della vita, è il suo dolore. Quella donna non prega, ma Dio ascolta il suo gemito, la supplica universale e senza parole di chi non sa più pregare o non ha fede, e si fa vicino, vicino come una madre al suo

bambino. Si accosta alla bara, la tocca, parla: Ragazzo dico a te, alzati. Levati, alzati in piedi, sorgi, il verbo usato per la risurrezione. E lo restituì alla madre, restituisce il ragazzo all'abbraccio, all'amore, agli affetti che soli ci rendono vivi, alle relazioni d'amore nelle quali soltanto troviamo la vita.

E tutti glorificavano Dio dicendo: è sorto un profeta grande! Gesù profetizza Dio, il Dio della compassione, che cammina per tutte le Nain del mondo, che si avvicina a chi piange, ne ascolta il gemito. Che piange con noi quando il dolore sembra sfondare il cuore. E ci convoca a operare «miracoli», non quello di trasformare una bara in una culla, come lui a Nain, ma il miracolo di stare ac-canto a chi soffre, lasciandosi ferire da ogni gemito, dal divino sentimento della compassione.

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NNNN el comune di Sinteu ( Jd. Bihor) il primar ovvero il sindaco è un prete cattolico.

Si tratta del prete Albert Augustin che conduce la comunità da 16 anni. Nel 1998, quando il vescovo cattolico lo inviò nel piccolo paese per svolgere il ministero sacerdotale, non si imma-ginava minimamente che sarebbe stato coinvol-to in questioni amministrative della comunità.

Dopo due anni di permanenza a Sinteu, ha visto che nessuno faceva niente per la gente e che il paese versava in un grave stato di abbandono. Con coraggio, previa autorizzazione del suo ve-scovo, decise allora di candidarsi alla carica di sindaco.

Fu così che nel 2000 vincendo lo scetticismo della gente e conquistando comunque la loro fiducia, venne eletto senza alcun clamore di campagna elettorale. Fu eletto dal 60% degli elettori i quali ad ogni fine mandato gli hanno poi rinnovato la fiducia incondizionata.

La domenica, le feste principali nonché tutti i giorni della settimana svolge il suo ministero di prete e par-roco senza defezione alcuna mentre al di fuori di questo impegno, veste l’abito di sindaco e conduce la vita pubblica del paese ormai con provata maestria.

Interrogato riguardo a questa duplice funzione, risponde: " E una combinazione molto difficile, non è faci-le, non pensi che sia facile essere sindaco in una comunità povera come questa”.

Il sindaco in questi 16 anni ha rinnovato il municipio, la chiesa, le scuole e l’asilo. Ha attratto investitori stranieri che hanno aperto una fattoria di bisonti nella zona ed ha convinto una industria italiana ad aprire uno stabilimento di apparecchiature per il riscaldamento ambientale.

Quando è divenuto sindaco in paese non esisteva un metro di asfalto e la viabilità cittadina era stile Far West americano.

Dato che i pozzi artesiani della zona si stanno prosciugando, ha messo in progetto anche la costruzione di un serbatoio per lo stoccaggio dell’acqua con distribuzione a tutto il paese.

Dice Papa Francesco riguardo alla PoliticaDice Papa Francesco riguardo alla PoliticaDice Papa Francesco riguardo alla PoliticaDice Papa Francesco riguardo alla Politica ““““Fare politica è im-Fare politica è im-Fare politica è im-Fare politica è im-

portante” e “si può portante” e “si può portante” e “si può portante” e “si può

diventare santo fa-diventare santo fa-diventare santo fa-diventare santo fa-

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menti e anche por-menti e anche por-menti e anche por-menti e anche por-

tare la croce di tanti tare la croce di tanti tare la croce di tanti tare la croce di tanti

peccati. Perché nel mondo peccati. Perché nel mondo peccati. Perché nel mondo peccati. Perché nel mondo –––– sottolinea il Papa sottolinea il Papa sottolinea il Papa sottolinea il Papa ---- è dif-è dif-è dif-è dif-

ficile fare il bene in mezzo alla società senza sporcarsi ficile fare il bene in mezzo alla società senza sporcarsi ficile fare il bene in mezzo alla società senza sporcarsi ficile fare il bene in mezzo alla società senza sporcarsi

un poco le mani o il cuore; ma per questo vai a chie-un poco le mani o il cuore; ma per questo vai a chie-un poco le mani o il cuore; ma per questo vai a chie-un poco le mani o il cuore; ma per questo vai a chie-

dere perdono, chiedi perdono e continua a farlo. Ma dere perdono, chiedi perdono e continua a farlo. Ma dere perdono, chiedi perdono e continua a farlo. Ma dere perdono, chiedi perdono e continua a farlo. Ma

che questo non ti scoraggi” a “lottare per una società che questo non ti scoraggi” a “lottare per una società che questo non ti scoraggi” a “lottare per una società che questo non ti scoraggi” a “lottare per una società

più giusta e solidale”.più giusta e solidale”.più giusta e solidale”.più giusta e solidale”.

“Se il Signore ti chiama a quella vocazione” “Se il Signore ti chiama a quella vocazione” “Se il Signore ti chiama a quella vocazione” “Se il Signore ti chiama a quella vocazione” –––– è è è è

stata la sua esortazione “fai politica. Ti farà soffrire, stata la sua esortazione “fai politica. Ti farà soffrire, stata la sua esortazione “fai politica. Ti farà soffrire, stata la sua esortazione “fai politica. Ti farà soffrire,

forse ti farà peccare, ma il Signore è con te. Chiedi forse ti farà peccare, ma il Signore è con te. Chiedi forse ti farà peccare, ma il Signore è con te. Chiedi forse ti farà peccare, ma il Signore è con te. Chiedi

perdono e vai avanti. Ma non lasciamo che questa perdono e vai avanti. Ma non lasciamo che questa perdono e vai avanti. Ma non lasciamo che questa perdono e vai avanti. Ma non lasciamo che questa

cultura dello scarto ci scarti tutti! Scarta anche il crea-cultura dello scarto ci scarti tutti! Scarta anche il crea-cultura dello scarto ci scarti tutti! Scarta anche il crea-cultura dello scarto ci scarti tutti! Scarta anche il crea-

to, perché il creato ogni giorno viene distrutto di più. to, perché il creato ogni giorno viene distrutto di più. to, perché il creato ogni giorno viene distrutto di più. to, perché il creato ogni giorno viene distrutto di più.

Non dimenticare quella parola del beato Paolo VI: la Non dimenticare quella parola del beato Paolo VI: la Non dimenticare quella parola del beato Paolo VI: la Non dimenticare quella parola del beato Paolo VI: la

politica è una delle forme più alte della carità”.politica è una delle forme più alte della carità”.politica è una delle forme più alte della carità”.politica è una delle forme più alte della carità”.

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TRE BAMBINI

QQQQ uando fu assunto come reda�ore in

una importante rivista nazionale, gli sembrò di toccare il cielo con un dito. Telefonò a mamma, papà e naturalmente alla dolce Monica alla quale disse semplicemente: “Ho avuto il posto! Possiamo sposarci!”.

Vennero le nozze e negli anni vennero tre vispi bimbetti: Matteo, Marta e Lo-renzo. Sei anni durò la felicità, poi la rivista fu costretta a chiudere. Il giovane papà si impegnò a trovare un altro posto come redattore in un giornale locale. Ma anche quel giornale durò poco. Questa volta la ricerca fu affannosa. La giovane mamma e i tre bambini guardavano il volto del papà, giorno dopo giorno sempre più rabbuiato. Una sera durante la cena, l’uomo si sfogò amareggiato: “E’ tutto inutile! Nel mio settore non c’è più niente da fare:tutti riducono il personale, licenziano”. Monica cercava di rincuorarlo, gli par-lava dei suoi sogni, delle sue indubbie capacità, di speranza. Il giorno dopo, il papà si alzò dopo che i bambini erano già usciti per la scuola. Con il suo peso sul cuore, prese una tazza di caffè e si avvicinò alla scrivania dove di solito lavora-va. Lo sguardo gli cadde sul cestino della carta. Alcuni grossi cocci di ceramica rosa attirarono la sua attenzione. Si accorse che erano i pezzi dei tre porcellini rosa che i bambini usavano come salva-danaio. E sul suo tavolo c’era una manciata di monetine, tanti centesimi e qualche euro e anche alcuni bottoni dorati e sotto il mucchietto di monete un foglio di carta sul quale una mano infanti-le aveva scritto: “Caro papà, noi crediamo in te! Matteo, Marta e Lorenzo”. Gli occhi si inumidirono, i brutti pensieri si cancellarono, il coraggio si infiammò. Il giovane papà strinse i pugni e promise: “ La vostra fede non sarà delusa!”. Oggi, sulla scrivania di uno dei più importanti editori d’Europa c’è un quadretto con la cornice d’argento. L’editore la mostra con orgoglio dicendo: “Questo è il segreto della mia forza!”. E’ solo un foglio di carta con una scritta incerta e un po’ sbiadita: “Caro papà, noi crediamo in te!”

NON TI VEDO, PAPA’! I

IIII n una casa isolata, nella notte scoppia, improvviso, un incendio. Tutti scendono in fretta, uscendo all'aperto, in un prato. Al bagliore delle fiamme, guardandosi attorno, si accorgono che manca il più piccolo, un bambino di 5 anni. Nell'allarme generale anche lui era sceso con gli altri, ma arrivato, ultimo, al fondo delle scale, di fronte alla porta avvolta ormai dalle fiamme, preso dal panico, era risalito. Eccolo apparire alla finestra del secondo piano, tutto spa-ventato e singhiozzante. Suo padre lo vede e gli grida: «Buttati giù!». Lui riconosce la voce di suo padre, ma non lo vede: c'è troppo fumo e le fiamme paurose. «Non ti vedo papà». E lui: «Ti vedo io e basta. Buttati giù!». Il bambino obbedisce e le braccia di suo padre lo accolgo-no.

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Il Principe Carlo, ha comprato proprietà in piccoli centri della Transilvania, in villaggi, modeste case

rurali, alcune di loro costruite oltre 200 anni fa. Le ha ri-strutturate conservando intatta la struttura originale, utiliz-zando solo materiali compatibili con l’epoca e niente ce-mento. Una di queste proprietà si trova in un villaggio sas-

sone chiamato Viscri, a meno di un’ora Sighisoara (la città natale del principe Vlad III). Il posto, insieme ad altri insediamenti sassoni, è sta-to inserito, nel 1999 nel patrimonio Unesco. Il principe ritorna ogni anno, gli abitanti sono abituati a vederlo passeggiare per le viuzze del villaggio impegnato in lunghe camminate nella secolare foresta di quer-ce che si trova lì vicino. Di lui di narra che sia una persona semplice, umile e socievole, innamorata da tutto quello che riguarda la cultura e le tradizioni ancora genuine. Adora i gruppi folcloristici della zona e non perde occasione per lasciarsi coinvolgere in dei balli popolari, in-sieme ai contadini.

D opo che si lascia alle spalle Padurea Bogatii, la grande fore-sta a nord di Brasov, la statale ondeggia tra le colline verso

la città medioevale di Sighisoara, per scendere poi verso Sibiu, la capitale del barocco transilvano. Nel trian-golo disegnato da queste tre antiche città murate, si stende un mondo germanico fatto di piccoli villaggi.

Ovunque tra le colline spuntano i campanili delle chiese fortificate dei sassoni, testimoni di un passato ormai dimenticato. Queste chiese-fortezza hanno salvato la vita dei transilvani nei tempi bui delle invasioni dei mon-goli e dei turchi. Adesso sono diventate la prova tangibile di una Transilvania multietnica, che ha perso una parte della sua anima con la partenza dei sassoni dopo otto secoli di presenza constante su queste terre. Quello che non sono riusciti a fare i turchi in secoli di invasione, è riuscito a fare il regime comunista in mezzo seco-lo. I tedeschi della Transilvania sono ormai un ricordo. Ma ogni anno, i loro eredi tornano a ridare vita alle loro chiese e per curare le tombe dei loro cari.

Lungo la statale, un indicatore appena visibile segna la direzione verso Viscri, un paese che sicuramente non dice nulla al turista straniero, ma a volte nemmeno ai romeni. La strada diventa bianca e polverosa appena la-sci la statale, non promettendo nulla di buono.

Andando piano lungo la striscia di ghiaia rumorosa, ti allontani sempre di più dal-la civiltà segnata solo dai pali della luce, persprofondare in pieno Settecento. Un’ ultima salita, poi si intravede in lontananza il paese dominato dalla grande chiesa fortificata. I suoi muri bianchi contrastano con le torri coperte in legno nero, se-gno distintivo dell’architettura contadina sassone.

Lungo la strada principale del paese le anatre e le oche fanno da padrone, cammi-nando lentamente verso il piccolo ruscello, attente a non disturbare il tempo che si è fermato tre secoli fa. Un paio di case ristrutturate, nel rispetto dei segni del tempo passato, sono l’unico segno della presenza discreta del principe Carlo d’In-ghilterra, che da anni ha scelto di passare le sue ferie in mezzo a questi uomini

semplici, lontano dai fasti di Buckingham Palace.

Sulla piccola collina in mezzo al paese, fra le corone ricche dei tigli e alberi di frutta, si alza l’antica chiesa fortificata. All’ in-gresso, incurante del passare del tempo, si trova seduta la vec-chia custode della chiesa evangelica. Mentre aspetta i turisti che si avventurano fin qui, la signora, una dei pochi sassoni super-stiti, lavora la maglia in lana grezza. Ti riceve con un sorriso malinconico, consapevole che queste mura vivranno fin quando ci sarà qualcuno a raccontare la loro storia. Sono storie di amo-re, di odio, di guerra e di pace . Sono racconti di un tempo pas-sato a cui lei appartiene e che non avrà più molta pazienza.

Il principe Carlo Il principe Carlo Il principe Carlo Il principe Carlo

d’Inghilerra “ è di casa”d’Inghilerra “ è di casa”d’Inghilerra “ è di casa”d’Inghilerra “ è di casa”

in Romaniain Romaniain Romaniain Romania

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Miloud Oukili “ Il clown che salva i

bambini”

( Antonio Granata 12 giugno 2015 Odysseo)

1992.

E ra una sera come tutte le altre nella stazione di Bucarest, buia, fredda, tutt’attorno un’at-mosfera sinistra, quando a Miloud Oukili, dopo un interminabile viaggio in treno da

Parigi, accadde qualcosa che cambiò inevitabilmente la vita. Clown di strada di origine franco-algerina, si stava recando in Romania come volontario per “Handicap International”, un’as-sociazione che lavorava sul terri-torio lottando per affrontare quoti-dianamente terribili situazioni umanitarie.

Un incontro, lì nella stazione, po-che battute lo sconvolsero irrime-diabilmente: una ragazza, giova-nissima, forse fra gli undici e i tredici anni, con un piccolo sac-chetto di colla da sniffare fra le mani, gli si avvicinò chiedendogli poche monete in cambio di presta-zioni sessuali. Egli rima-se freddato, turbato da quella terri-bile richiesta.

Ebbene, di ragazzini come lei la Romania – tanto quella dei primi anni Novanta che quella di oggi – ne è purtroppo piena. Vengono chiamati boskettari, si tratta di piccoli fanciulli, tra i quattro e i sedici an-ni che, in fuga da orfanotrofi o da terribili situazioni familiari, vivono nella povertà più crudele e indicibi-le. Essi – spesso manipolati da adulti che speculano sulle loro misere esistenze – per vivere scelgono di intraprendere strade come la prostituzione, il furto e l’illegalità. Non hanno casa né famiglia e per riparar-si dalle gelo delle notti rumene vivono ammucchiati nelle fogne e nei sotterranei della città, dove il grado di igiene è decisamente sotto lo zero e il livello di dignità umana forse è ancora più basso. Sniffano in continuazione vernice o colla, altamente tossiche; le ragazze, invece, sono spesso obbligate ad abortire, a causa dei numerosi rapporti concessi a pagamento non protetti.

Di fronte a quella ragazzina Miloud capì che doveva fare qualcosa, che doveva in qualche modo interve-nire. Scelse di seguirla nelle fogne, la sua casa e quella di tanti altri come lei, per trascorrere una notte

con quei relitti umani e provare ad essere come loro, a vivere, almeno per una notte come loro. Pian piano, passo dopo passo, con il suo nasone rosso da clown e le sue palline da giocoliere esper-to, Miloud riuscì a conquistarli. Non fu facile entrare nel cuore di quei ra-gazzi, diffidenti anche di una persona che li guardava sorridendo. Per quei poveri Cristi, abituati ai ceffoni della vita di ogni giorno, fu spiazzante

quella pallina rossa di plastica sul naso di quell’uo-mo, l’assurdità dei suoi gesti e delle sue parole, la meraviglia dei suoi numeri di clownerie.

Oukili insegnò loro il rispetto. Non solo quello reci-proco, ma anche e soprattutto a quello verso se stes-si, aiutandoli e stimolandoli a guardarsi come degli esseri umani e non come miserabili accattoni. Giocò con loro fingendo di stare in una grande casa imma-ginaria e, con i sui modi giocherelloni di fare, spiegò loro come ci si comporta a tavola, in bagno, sotto la doccia. Al posto di comprare egli stesso da mangiare per tutti, scelse di affidare a ciascuno qualche mone-

Nasce ad Algeri nel 1972, da madre francese e padre algerino, ma presto si trasferisce a Parigi. Qui vive nella periferia parigina dove conosce la vita dei ragazzi di strada, pur non condividendola. A diciassette anni ottiene successo come foto‐modello, ma il suo sogno è fare il clown. Dopo essersi diplomato alla scuola di arti circensi di Annie Fratellini, nel 1992 si reca in Romania dove lavora per l'associazione "Handicap International" come animatore in ospedali, orfanotrofi e centri per disabili. A Bucarest organizza spettacoli per le strade e le piazze della città e crea la Fundatia PARADA, una fondazione dedica‐ta al recupero dei bambini e dei ragazzi che vivono nei sotterranei della città. Miloud par‐la correntemente francese, arabo, italiano e romeno.

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ta, affinché entrassero da soli nel negozio e si com-prassero autonomamente il cibo. In seguito li aiutò a liberarsi dalla colla. Riuscì ad entrare nel loro cuore, diventando per loro quello che nessuno mai lo era stato: un amico.

Le difficoltà per Miloud non furono poche. Dovette far fronte alle minacce e alle false accuse di pedofi-lia da parte di quegli uomini che, avendo sempre speculato su di loro, non vollero che ai piccoli fosse insegnato il significato delle parole ‘libertà’ e ‘rispetto’.

Fu proprio in quel momento che nacque “Parada”. A poco a poco quello che sembrava un progetto quasi utopico per togliere i bimbi dalla strada e dalla fogna diventò sempre più reale e concre-to: Oukilì decise di avviarli all’arte cir-cense, istruendoli, ad esempio, a usare il monociclo, le clave da giocolieri e a rea-lizzare la piramide umana.

Nella notte di Natale del 1992, nella piazza di fronte all’Università di Buca-rest, lo spettacolo di “Parada” andò per la prima volta in scena, riscuotendo un enorme successo che portò il gruppo a esibirsi in tutta Europa. Nel 1996 nacque ufficialmente la “Fundatia Parada”, che ha da allora rea-lizzato molti progetti per togliere bam-bini dalle strade ed educar-li, sia fornendo loro l’istruzione elemen-tare sia offrendo tutte le opportunità per esprimere le proprie doti artistiche. Attualmente con la fondazione collaborano tantissimi operatori, in diverse zone del continente – in particolar modo, Francia e Italia -, fra cui alcuni ragazzi che da essa sono stati un giorno accolti. “Parada” col passare degli anni è sempre più grande, grazie, oltre che all’assiduo impegno degli operatori, anche ai contri-buti e ai fondi donateli dall’Unione Europea.

È forte il messaggio che Miloud Oukilì con la sua storia ci ha lasciato: ogni vita ha un valore talmente inestimabile da superare i limiti dell’opportunismo, dello sfruttamento, dell’indifferenza, dell’adegua-mento passivo alla situazione di divario fra fortunati e miserabili che la logica del mondo vuole far passa-re come normale.

Non solo, ma se si offre a qualcuno la possibilità di esprimere se stesso e le proprie doti, se gli viene data fiducia, i frutti della fatica e del lavoro, oltre ad esse-re meravigliosi, portano gioia e gratificazione perso-nale. L’uomo acquista consapevolezza di sé, scopre la propria identità.

Miloud ancora oggi insegna ad essere partecipi della sorte dell’altro. A non rimanere chiusi nel nostro piccolo mondo fatato, dove l’altro che sta male fa pena, causa dispiacere e poi basta. Già Seneca, nel I sec. d.C., riflettendo sul valore della solidarietà, ave-

va fatto sua un’affermazione del commediogra-fo latino Terenzio, che recita: “Sono un uomo e

niente di ciò che è umano lo giudico a me estraneo”. Al di là di qualsiasi orientamento politico, ideologico o religioso.

Quella di “Parada” è indiscutibilmente una storia straordinaria, testimonianza della possibilità di cambiare il mondo a partire anche da realtà piccole come una ventina di poveri bambini rumeni, per arrivare gradualmente a costruire qualcosa di grande. Anche noi, se ci guardassimo attentamente attorno, nel nostro piccolo potremmo fa-re qualcosa per rendere questo pianeta un posto migliore.

Miloud ha ricevu-

to il 20 aprile 2007 la

laurea honoris causa in laurea honoris causa in laurea honoris causa in laurea honoris causa in

pedagogia dall'univer-pedagogia dall'univer-pedagogia dall'univer-pedagogia dall'univer-

sità di Bologna sità di Bologna sità di Bologna sità di Bologna insieme

ad un altro “ naso ros-

so” Patch Adams,

famoso per la clownte-

rapia in ospedale a fa-

vore dei bambini

La sua storia è stata

trasposta in film:

PaPaPaPa----rararara----da da da da è un film del

2008 diretto da Mar-

co Pontecorvo. La

pellicola narra la vera

storia dell'artista , in-

terpretato da Jalil Le-

spert.

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C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Nel giorno in cui celebriamo la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, anche noi siamo chia-mati a morire al peccato per risor-gere a vita nuova. Riconosciamoci bisognosi della misericordia del Padre. (Breve pausa di riflessione) Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto pec-cato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre ver-gine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter-na. A. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà. GLORIA a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benedicia-mo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signo-re Dio, Agnello di Dio, Figlio del Pa-dre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i pecca-ti del mondo, accogli la nostra sup-plica; tu che siedi alla destra del Pa-dre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spi-rito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. O Dio, consolatore degli af-flitti, tu illumini il mistero del do-lore e della morte con la speranza che splende sul volto del Cristo; fa’ che nelle prove del nostro cammino restiamo intimamente uniti alla passione del tuo Figlio, perché si riveli in noi la potenza della sua risurrezione. Egli è Dio,

e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i se-coli dei secoli. A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Dal Libro dei Re

In quei giorni, il figlio della pa-drona di casa, la vedova di Sarep-ta di Sidòne si ammalò. La sua ma-lattia si aggravò tanto che egli cessò di respirare. Allora lei disse a Elìa: «Che cosa c’è fra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia colpa e per far morire mio fi-glio?». Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza superiore, dove abitava, e lo stese sul letto. Quin-di invocò il Signore: «Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, mio Dio, la vita di questo bambino tor-ni nel suo corpo». Il Signore ascoltò la voce di Elìa; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. Elìa prese il bambino, lo portò giù nella casa dalla stanza superiore e lo conse-gnò alla madre. Elìa disse: «Guarda! Tuo figlio vive». La don-na disse a Elìa: «Ora so veramen-te che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R. Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato. Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato, non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me. Signo-re, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi, mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa. R/. Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, della sua santità celebrate il ricordo, perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita. Alla sera ospite è il pianto e al mattino la gioia. R/. Ascolta, Signore, abbi pietà di me, Signore, vieni in mio aiuto! Hai mutato il mio lamento in danza, Si-gnore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. R/.

Seconda Lettura Dalla lettera di S.Paolo ai Galati Vi dichiaro, fratelli, che il Vange-lo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uo-mini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. Voi avete certamente sen-tito parlare della mia condotta di

un tempo nel giudaismo: perse-guitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, ac-canito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chia-mò con la sua grazia, si compiac-que di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Da-masco. In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Gia-como, il fratello del Signore. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia,Alleluia Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo. Alleluia

VANGELO C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo Luca A. Gloria a to Signore. In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui cam-minavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, uni-co figlio di una madre rimasta ve-dova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piange-re!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àl-zati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo re-stituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giu-dea e in tutta la regione circostan-te. Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipo-tente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cri-sto, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE:1Re 17,17-24 Sal 29 Gal 1,11-19 Lc 7,11-17

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Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mez-zo di lui tutte le cose sono state crea-te. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incar-nato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepol-to. Il terzo giorno è risuscitato, se-condo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuo-vo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apo-stolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C. Gesù, che ha avuto compas-sione della vedova di Nain, ci ri-corda che non siamo creati per la morte ma per la risurrezione e la vita. Nella Preghiera dei fedeli diciamo al Padre la nostra fiducia di creature chiamate a un destino eterno, e la nostra volontà di vive-re nella speranza. Preghiamo insieme e diciamo: Dio, vita e risurrezione nostra, ascoltaci. 1. Preghiamo per la santa Chiesa. Molti uomini sono portati a ritenere la vita limitata solo alla fase terrena, così contraddittoria e piena di ingiustizie. Perché la Chiesa perseveri nell'annunciare a tutti la speranza di un futuro nuovo, di una terra rinnovata, in cui ogni lacrima sarà asciugata, e Dio sarà tutto in tutti, preghiamo. 2. Per i nostri cari e i nostri amici, che hanno lasciato questo mondo. Gesù ce li addita - sia in terra che in cielo - tutti in comu-nione tra loro e con noi, in quanto membri tutti della grande fami-glia di Dio. Perché i nostri defunti siano associati dal Padre nella ve-ra vita alla risurrezione di Cristo, e siano cittadini a pieno titolo del regno dei cieli, preghiamo. 3. Per i vedovi e le vedove, per gli orfani, per tutti quelli che sentono il dolore del distacco nel-la morte di una persona cara. Per-ché il Padre celeste manifesti loro la sua tenerezza attraverso la pa-rola confortante di Gesù, che ha promesso ai suoi amici la risurre-zione e la vita eterna, preghia-

mo. 4. Per la nostra comunità Essa costituisce un angolo di mondo e di Chiesa, in cui noi viviamo nella fede, con lo sguardo rivolto a Dio nostro creatore e padre. Perché quanti ci incontrano possano leg-gere nella nostra esistenza cristia-na la speranza nelle realtà future, e la sollecitudine nel prepararle, preghiamo. C. O Padre, Signore della gioia e della vita, il tuo figlio Gesù ci ha detto: «Chi vive e crede in me, non morirà in eterno». Conferma-ci in questa fede, e aprici alla speranza. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. A. Amen.

LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi)

SULLE OFFERTE C. Quest'offerta del nostro ser-vizio sacerdotale sia bene accetta al tuo nome, Signore, e accresca il nostro amore per te. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA

C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l'inno di benedizione e di lo-de Dio onnipotente ed eterno, Per Cristo Signore nostro. Mirabile è l'opera da lui compiuta nel miste-ro pasquale: egli ci ha fatti passa-re dalla schiavitù del peccato e della morte alla gloria di procla-marci stirpe eletta, regale sacer-dozio, gente santa, popolo di sua conquista, per annunziare al mon-do la tua potenza, o Padre, che dalle tenebre ci hai chiamati allo splendore della tua luce. Per que-sto mistero di salvezza, uniti ai cori degli angeli, proclamiamo esultanti la tua lode: Santo, San-to, Santo . DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta.

DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà così in cielo come in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e ri-metti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debi-tori e non ci indurre in tentazio-ne ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la po-tenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C Signore, la forza risanatrice del tuo Spirito, operante in questo sacramento, ci guarisca dal male che ci separa da te e ci guidi sulla via del bene. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda-te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

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La prima edizione del Campionato mondiale di calcio si è disputata nel luglio del 1930 in Uruguay. Hanno vinto i padroni di casa e l'Italia non è tra le 13 nazioni partecipanti. Quattro anni dopo, dal 27 maggio al 10 giugno, il secondo Mondiale si è giocato in Ita-lia, con la presenza di 16 Nazionali, impegnate in 17 incontri. La competizione planetaria di uno sport, che ha iniziato a diffondersi e a radicarsi nell'immaginario collettivo, si è svolta per la prima volta nel Vecchio continente. Sono nati numerosi club, sono partiti i cam-pionati. Anche il Governo di Mussolini ha scommesso molto sulla manifestazione a fini propagandistici, politici e per rinsaldare l'u-nità nazionale. Nulla a che vedere, ovviamente, con l'attenzione politica, sociale e mediatica della successiva edizione italiana, og-gettivamente in un'altra era storica: il 1990. La prima esperienza degli Azzurri non poteva essere miglio-re. Nella finale di Roma, la squadra allenata da Vittorio Pozzo (con Meazza, Ferraris, Orsi, Monzeglio), ha battuto per 2 a 1 la Cecoslovacchia, con reti di Orsi all'80° e di Schiavio nei supple-mentari, laureandosi "Campione del Mondo". La Nazionale del "Regno d'Italia" si confermerà al vertice del cal-cio mondiale anche nella successiva edizione del 1938 in Francia.

B������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Po-limeni, Tel:0770953530 mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected]

*°* C7�8: Chiesa romano-cattolica dei Piari-sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00 *°*

A7:� I�7+�: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262 *°* T+<+�=���: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

*°*

05050505 D������� s. Bonifacio s. Bonifacio s. Bonifacio s. Bonifacio

06060606 L���� s. Norbertos. Norbertos. Norbertos. Norberto

07070707 M����� s. Antonio M. Gianellis. Antonio M. Gianellis. Antonio M. Gianellis. Antonio M. Gianelli

08080808 M������� s. Medardo v.s. Medardo v.s. Medardo v.s. Medardo v.

09090909 G����� s. Efrem diaconos. Efrem diaconos. Efrem diaconos. Efrem diacono

10101010 ������ s. Marcellas. Marcellas. Marcellas. Marcella

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I SANTI DELLA

SETTIMANA

10 GIUGNO 193410 GIUGNO 193410 GIUGNO 193410 GIUGNO 1934