Adeste 18 domenica 01 maggio 2016c

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Venerdì 12 giugno 2015, durante un incontro del ritiro mondiale dei sacerdoti tenuto a Roma, Papa Francesco ha proposto che la Chie-sa cristiana cattolica e quella orto-dossa calcolino la Pasqua nello stesso modo, festeggiandola così lo stesso giorno (cosa che avviene solo di rado). Il Papa ha aggiunto che la Chiesa cattolica è disposta a rinunciare al pro-prio metodo di calcolo della Pasqua, che prevede che si festeggi la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. Anche la Chiesa orto-dossa festeggia la Pasqua la domenica successiva alla prima luna nuova piena, ma seguendo un calendario diverso. Quest’anno, per esempio, la Pasqua cattolica si è festeggiata il 27 Marzo, mentre quella ortodossa il 1 Maggio. La prossima volta in cui la Pasqua sarà festeggiata da cattolici e ortodossi nello stesso giorno avverrà il 16 aprile 2017.Della questione se ne parla da decenni – se non da secoli – perché no-nostante i metodi simili capita quasi sem-pre che gli ortodossi festeggino la Pasqua in un giorno diverso dai cattolici: gli orto-dossi calcolano infatti la Pasqua basan-dosi sul calendario giuliano, in uso fino al 1582 anche all’interno della Chiesa cat-tolica, al posto che su quello gregoriano in uso in tutto l’Occidente. Per spiegare la bizzarra attuale situazione – cattolici e or-todossi leggono praticamente gli stessi te-sti, e hanno credenze molto simili: quella della Pasqua è solo una questione di ricor-renze – il Papa ha anche raccontato una specie di barzelletta, in cui ha immagina-to che un fedele chieda a un altro: «quando resusci-ta il tuo Cristo? Il mio oggi, il tuo la settimana prossima?».

Fino al 1582 la Chiesa cattolica ha utilizzato il calen-dario giuliano, introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.C e calcolato in maniera successivamente considerata approssimativa (in pratica, assegnava a ciascun anno 11 minuti in più rispetto alla sua reale durata). Per ri-solvere il problema delle diverse imprecisioni del ca-lendario giuliano, Papa Gregorio XIII introdusse un nuovo calendario basato sul ciclo del sole, ideato da una commissione di matematici sulla base degli studi di Niccolò Copernico. Il calendario gregoriano fu pian piano accettato da tutte le nazioni occidentali, compre-se quelle protestanti. La chiesa ortodossa, invece, ha proseguito a usare il calendario giuliano, così come gli

stati dove i cristiani orto-dossi, per esempio, era-no la maggioranza: la Russia adottò il calenda-rio gregoriano solamente nel 1918, dopo la cosid-detta “rivoluzione d’ot-tobre” (che infatti, se-

condo il calendario gregoriano, era avvenuta in no-vembre).

La stessa data della Pasqua – che celebra la resurrezio-ne di Gesù Cristo – non è mai stata ricordata con cer-tezza. Nei primi secoli molte comunità cristiane fe-steggiavano la Pasqua – cioè la resurrezione di Gesù – negli stessi giorni in cui veniva celebrata la Pesach, la cosiddetta “Pasqua ebraica”, il giorno in cui gli ebrei celebrano la liberazione dall’Egitto e che si festeggia durante il primo plenilunio dopo l’equinozio di prima-vera (fra il 15 e il 22 del mese di Nisan, il mese ebrai-co a cavallo fra marzo e aprile). Nel Vangelo di Gio-

vanni c’è però scritto che la morte di Gesù avvenne il 14 di Nisan.

Per rimediare alla sovrapposi-zione e porre l’accento sulla resurrezione anziché sulla morte di Gesù, nel 325 d.C. si decise nel Concilio di Nicea (la prima assemblea al mondo delle varie comunità cristiane) di festeggiare la Pasqua nella domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera: in questo modo si

sarebbe festeggiata in una data variabile ogni anno – compresa comunque fra il 22 marzo e il 25 aprile – in un periodo vicino ma in un giorno diverso dalla Pa-squa ebraica.

PASQUA LATINA, PASQUA LATINA, PASQUA LATINA, PASQUA LATINA,

PASQUA BIZANTINAPASQUA BIZANTINAPASQUA BIZANTINAPASQUA BIZANTINA

Due calendari diversi Potrà essere unica?

Unica speranza per arrivare ad una data unica di

Pasqua è il Santo Sinodo della Chiesa Ortodossail Santo Sinodo della Chiesa Ortodossail Santo Sinodo della Chiesa Ortodossail Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa

che si svolgerà a Creta dal 16 al 27 Giugno 2016.

A questo sinodo, atteso da 50 anni, non parteci-

peranno tutte le chiese ortodosse. Secondo certe

fonti pare che la data unica della Pasqua non sa-

ra’ nemmeno

posta all’ordine

del giorno del

sinodo per non

creare attriti con

le chiese assenti.

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Un fuoco che si accende «per miracolo», una molti-tudine di fedeli in trepida attesa, che esplodono in urla di gioia nel momento in cui si intravede la luce all’interno dell’edicola che racchiude la tomba vuota del Risorto. È il rito del Fuoco Santo celebrato dai cristiani ortodossi nella basilica della Risurrezione a Gerusalemme la vigilia di Pasqua.

(Gerusalemme) - Un fuoco che si accende «per miracolo», una moltitudine di fedeli in trepida attesa, già dalle prime ore del mattino, che esplodono in urla di gioia nel momento in cui si intravede la luce all’interno dell’edicola che racchiude la tomba vuota del Risorto.

È il rito del Fuoco Santo nella basilica della Risurrezione (o del Santo Sepolcro), cer imonia che suggella una settimana colma di avvenimenti e celebrazioni nella Città Santa, e che porta la Chiesa ortodossa verso la festa più importante dell'an-no. Il Santo Sepolcro il Sabato Santo è infatti colmo di fedeli ortodossi, giunti a Gerusalemme per celebrare la Pasqua, se-

condo il calendario giuliano usato dalla Chiesa ortodossa.

Tutta la città vecchia, in questo giorno è un fermento di canti, di musiche, di preghiere e cerimonie: ogni Chiesa e ogni rito segue le sue tradizioni, ma tutte queste convergono e animano la basilica del Santo Sepolcro.

Sul piazzale antistante e nelle varie vie laterali, diversi sbarramenti della polizia israeliana cercano di garantire l’ordine. Le signore col capo coperto da fazzoletti colorati mostrano i passaporti e gridano «Ellas», «Russia», «Georgia», «Rumania». Non tutti riusciranno ad entrare nell’edificio sacro, nono-stante i lunghi viaggi fatti per arrivare fin qui e nonostante le varie ore di attesa. Il Santo Sepolcro in ogni modo si popola di gente, e di fasci di candele: ognuno è pronto per ricevere il Fuoco Santo, lo aspetta, lo invoca. Il silenzio all'interno della Basilica è intervallato da preghiere sommesse, da grida e canti. È un'attesa partecipata e carica di emozione.

La cerimonia prevede che il patriarca greco-ortodosso entri nella cappella della Tomba vuota e men-tre si trova in preghiera, verso le due del pomeriggio, appaia in modo spontaneo e improvviso un fa-scio di luce, che inizialmente non brucia ma lampeggia e illumina. Dal di fuori si fanno sempre più incalzanti i Kyrie Eleison, si levano le mani con i ceri e le can-dele, l’atmosfera si carica di tensione. Dalla luce entrata in mo-do miracoloso nell’edicola al centro del Sepolcro, il patriarca accende il proprio cero e, una volta uscito, il Fuoco Santo si espande a grande velocità tra i fedeli. C’è chi piange, chi canta, chi esplode di gioia. Tutti accendono le loro candele, o i fasci da trentatré ceri, trentatré come gli anni di Cristo. Molti hanno portato una lanterna per poter conservare la fiamma e portarla intatta fino al proprio paese, alla propria chiesa di origine, in Russia, Grecia, Romania, Ucraina...

Secondo la tradizione, il Fuoco Santo non brucia per i primi dieci minuti: così i fedeli or todossi passano le mani dentro la fiamma, e con le candele accese si fanno grandi segni della croce. Le cele-brazioni continuano all’interno del Sepolcro, con le processioni delle varie Chiese intorno all’edicola, ma i fedeli ortodossi spingono per uscire dalla basilica, per portare a casa la loro fiamma e andare ver-so la Pasqua già carichi della nuova luce.

PASQUA ORTODOSSA

Il “miracolo” del FUOCO SANTO che si sparge

dal sepolcro di Gesù a Gerusalemme

L’accensione della fiamma nel Santo Sepolcro avviene solo per la Pasqua ortodossa cioe’ quando cade secondo il calen-

dario giuliano, e solo per mezzo delle preghiere del patriarca greco-ortodosso. Quando la Pasqua cade insieme ai lati-

ni, l’ “evento” non avviene se le preghiere di invocazione sono fatte dal patriarca latino… Questo “ miracolo” esclusi-

vamente ortodosso ha radici antiche, ed è stato durante i secoli ed è tutt’ora oggetto di dissertazioni.

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Chiama� a lasciarci amare da Dio

S e uno mi ama, osserverà la mia paro-la. Affermazione così importante da essere ribadita subito al negativo: chi non mi ama non osserva le mie paro-le, non riesce, non ce la può fare, non

da solo.

Una limpida constatazione: solo se ami il Signore, allora e solo allora la sua Parola, il tuo desiderio e la tua volontà cominciano a coincidere. Come si fa ad amare il Signore Gesù? L'amore verso di lui è un'emozione, un gesto, molti gesti di carità, molte preghiere o sacrifici? No. Amare comincia con una resa, con il lasciarsi amare. Dio non si merita, si accoglie.

Io sono un campo dove circola vento, cade pioggia di vita, scoccano dardi di sole. «Capisco che non posso fare affidamento sui pochi centesimi di amore che soli mi appartengono, non bastano per quasi nulla. Nei mo-menti difficili, se non ci fossi tu, Padre saldo, Figlio tenero, Spirito vitale, cosa potrei comprare con le mie monetine?» (M. Marcolini).

Proprio come continua il Vangelo oggi: e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Noi siamo il cielo di Dio, abitati da Dio intero, Padre Figlio e Spirito Santo. Un cielo trinitario è dentro di noi. Ci hanno spesso insegnato che l'incontro con il Signore era il premio per le nostre buone azioni. Il Vangelo però dice al-tro: se, come Zaccheo, ti lasci incontrare dal Signore, allora sarà lui a trasformarti in tutte le tue azioni.

Simone Weil usa questa delicata metafora: Le amiche della sposa non conoscono i segreti della camera nuzia-le, ma quando vedono l'amica diversa, gloriosa di vita nuova,

con il grembo che s'inarca come una vela, allora capisco-no che a trasformarla è stato l'incontro d'amore. Ci è rivol-ta qui una delle parole più liberanti di Gesù: il centro della fede non è ciò che io faccio per Dio, ma ciò che Dio fa per me. Al centro non stanno le mie azioni, buone o cattive, ma quelle di Dio, il Totalmente Altro che viene e mi rende altro.

Il primo posto nel Vangelo non spetta alla morale, ma alla fede, alla relazione affettuosa con Dio, allo stringersi a Lui come un bambino si stringe al petto della madre e non la vuol lasciare, perché per lui è vita.

Lo Spirito vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quel-lo che vi ho detto. Una affermazione colma di bellissimi significati profetici. Due verbi: Insegnare e Ricordare. So-no i due poli entro cui soffia lo Spirito: la memoria cordia-le dei grandi gesti di Gesù e l'apprendimento di nuove sil-labe divine; le parole dette «in quei giorni» e le nuove conquiste della mente e dell'anima che lo Spirito induce. Colui che in principio covava le grandi acque e si librava sugli abissi, continua ancora a covare le menti e a librarsi, creatore, sugli abissi del cuore.

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Una ragazza racconta come si è confessata da

Papa Francesco in Piazza San Pietro, Sabato 23 Aprile,

giornata-giubileo dei ragazzi. “ Non mi ha dato neanche la penitenza “

L’ ha ascoltata senza fare domande, le ha assicurato che pregherà per i

suoi cari. Poi l’ha assolta. «E non mi ha dato nemmeno la penitenza». Anna Taibi è impetuosa nel raccontare la mattinata più sorprendente della sua vita. Arrivata da Palermo insieme a dieci amiche e alla responsabile del reparto “Squadra del Sud” della Federazione scout europei, ieri era in coda in piazza San Pietro, in attesa di confessarsi. Anna ..., una “millennial”: nata nel 2001, iscritta al primo anno del liceo clas-sico. E scout, appunto. Da 7 anni. In piazza San Pie-tro ieri mattina era arrivata col fazzolettone al collo, la camicia azzurra e il cappello a tesa larga. E aspettava che venisse il suo turno per inginocchiarsi davanti ad uno dei 150 sacerdoti convocati nel grande confessionale a cielo aperto allestito dal Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione tra i bracci del colonnato. Poi cos’è successo, Anna? «Ero diventata la prima della coda, un sacerdote si è avvicinato e mi ha fatto andare in un altro settore, die-tro le transenne, a fare una nuova fila. Ma io non ave-vo capito cosa stesse succedendo. Non mi ero nemme-no accorta che in piazza fosse arrivato il Papa, nessu-no si aspettava che venisse anche lui, non era in pro-gramma. Poi è arrivato il turno del ragazzo davanti a me e ho visto che a confessarci sarebbe stato France-sco». È stato difficile riorganizzare le idee? «Non ci ho nemmeno provato, mi sono avvicinata alla sedia tremando. È stato un momento pieno d’emozio-ne, ma appena mi sono seduta vicino a lui ho avuto la sensazione di trovarmi con una persona normale, non mi sembrava di avere davanti il Papa: ecco, Francesco è davvero uno di noi». Ma in una confessione con il Papa si riescono a dire tutti i peccati? «Io sì, ci sono riuscita. Anzi mi è venuto spontaneo: ho sputato fuori tutto, non so spiegare cosa mi sia suc-

cesso. Non mi ha inibito affatto, anzi mi ispirava fidu-cia. Era una figura familiare e mi faceva sentire a mio agio». Francesco ha sempre detto ai sacerdoti di non fare troppe domande, di accogliere i fedeli: com’è Bergo-glio nel confessionale? «Ha una dolcezza sorprendente. La confessione non è stata una inquisizione, mi ha fatta parlare e quando ho finito di dire i miei peccati gli ho chiesto di pregare per alcune persone che mi sono care. Lui mi ha guar-

dato con tenerezza e mi ha assicu-rato che lo farà, però ha chiesto a me di pregare per lui come fa sempre quando parla alla gente». Non ha aggiunto altro? «Mi aspettavo che mi desse la pe-nitenza, in genere i confessori lo fanno sempre. Invece mi ha assol-to e mi ha lasciato andare». Come hanno reagito le altre ra-gazze del gruppo?

«Mi hanno abbracciato. Io ero ancora incre-dula. Appena mi sono rialzata dalla sedia, dopo la confessione, mi sono messa a pian-gere: un po’ per commozione, un po’ per l’e-mozione che avevo vissuto. Poi ho telefonato a casa, ai miei genitori e a mio fratello. Ma ci hanno messo un po’ a credere che davvero ero stata confessata dal Papa. E anch’io an-cora non riesco a rendermene conto».

Ex Repubblica 24 Aprile 2016 ( Andrea Gualtieri)

SABATO 24 - videomessaggio del Papa ai giovani allo stadio olimpico per la festa E poi un videomessaggio per la serata allo stadio, nel quale ha usato il gergo degli ap-passionati di telefonini per dire che “se non c’è Gesù, nella vostra vita non c’è campo, non si riesce a parlare e ci si rinchiude in se stessi”. Si è scusato per la sua assenza all’O-limpico («non sono riuscito a venire e mi di-spiace»), ha invitato ad avere attenzione per «profughi, forestieri e ammalati» e ad avere misericordia: «Può succedere che, a volte, in famiglia, a scuola, in parrocchia, in palestra o nei luoghi di divertimento qualcuno ci pos-sa fare dei torti e ci sentiamo offesi; oppure in qualche momento di nervosismo possiamo essere noi ad offendere gli altri, ma non ri-maniamo con il rancore o il desiderio di ven-detta, non serve a nulla: è un tarlo che ci mangia l’anima e non ci permette di essere felici», ha detto parlando ai settantamila ado-lescenti tra i 13 e i 16 anni provenienti da tutta Italia.

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La fabbrica di pane Gerbolini e Borghetti fu fondata in Braila nell'anno 1857 ed era di pro-prietà del molino Gerbolini e Borghetti gia' attivo da anni in quella città.

Questa fabbrica produceva pane di buona qualità per le farine fornite dal loro stesso mulino e per il tipo di forni "Rolland" particolari perchè il calore era distribuito lateralmente ad una temperatura di 160°.

La fabbrica del pane fu aperta in un momento nel quale in Braila non esistevano altre fabbriche di quel tipo ed a livello nazionale la produzione del pane non era poi della migliore qualità.

Con pame buono e a prezzo con-veniente, la fabbrica diviene in Braila concorrente degli altri pa-nifici i quali, visto il calo della loro produzione, furono costretti a acquistare le farine dallo stesso mulino Gerbolini e Borghetti.

La crescente richiesta di farine fece si’ che la Gerbolini e Borghetti in alcuni anni aprì altri 5 molini con vendita anche di prodotti per la pani-ficazione.

Fra le fabbriche di Braila la Gerbolini e Borghetti aveva il più alto numero di dipendenti. La Gerbo-lini e Borghetti iniziò poi anche la produzione di paste alimentari e altri prodotti, in particolare bi-scotteria che era molto ricercata per il consumo sulle navi. Nel 1860, per esempio ne fornirono alla marina ben 20.000 kg.

La Gerbolini e Borghetti è rimasta fa-mosa anche per molti gesti di carità. Nell’inverno 1860-61, ad esempio, inviarono ai poveri di Galati in una sola settimana 40.000 pani e 1000 sac-chi di farina. La laboriosità di questo gruppo indu-striale portò nel 1859 all’apertura di

un mulino azionato dalla forza del vapore in altra parte della città. Questa nuova e moderna installa-zione permetteva loro di fare produzione molito-ria anche d’inverno quando, a causa del gelo, non potevano essere usati i molini ad acqua e quelli a vento non avevano per altro sufficiente potenza. In questo modo poterono mantenere per tutto l'anno la produzione delle farine ed il pane poteva essere prodotto e vendutoin continuazione a prezzi bassi a vantaggio dei cittadini di Braila.

Solo dopo un anno dall’apertura del molino a va-pore, nel 1860, alla Gerbolini e Borghetti giunse la richiesta da parte delle autorità di Bucarest per l’apertura di un altro molino a vapore e due installa-zioni meccaniche di produzione di impasto per il pane.

Il 31 Luglio 1865, fa-cevano richiesta al governo della città di Braila di una parte di terreno che si estendeva sulla riva del Danubio, terreno necessario per espandere la fab-brica del pane. Il 2 Settembre viene accordato questo terreno lungo il Danubio in strada Silistrei, a fianco del cimitero di Sft Spiridon .

La concessione di questo terreno fece nascere moltissimi reclami motivati dal fatto che Gerboli-ni e Borghetti, avrebbero usufruito di un terreno pubblico per interesse privati. Nacque un consi-stente contenzioso portato nelle aule del tribunale. A causa di questo processo e per la concorrenza delle industrie molitorie austro-ungariche, l’atti-vità di Gerbolini e Borghetti, fu temporaneamen-te sospesa. Il processo terminò nel 1877 con la

concessione dei terreni non in uso gratuito ma con il pagamen-to di un affitto annuale.

Petre S. Aurelian scriveva che lo stabilimento di Braila di Gerbolini e Borghetti, era con-siderato il più importante di tutta la Romania e che

ITALIANI A BRAILA Farine, Pane, Pasta, Biscotti

ed altro

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produceva anche per l’esportazione.

Crescendo la produttività, nel 1866, per la Gerbolini e Borghetti si registravano in funzione ben cinque mulini per la produzione della farina e completi con apparati di setacciatura: Inoltre era ope-rativo un settore con cernita, lavaggio e asciugatura del grano, un forno meccanico per la produzione di biscotti con cinque forni "Rolland", impastatrici funzionanti con cilindri a compressione, e attrezzature industriali per la produzione del vapore e ac-qua calda ad uso degli stabi-limenti.

Nel 1867 la Gerbolini e Borghetti partecipò alla esposizione universale di Parigi esponendo e illu-strando i suoi prodotti (farina e biscotti) nonché portando in quella sede il progetto per la costruzione di una nuova fabbrica. All’esposizione mondiale ottennero una menzione par-ticolare per la qualità delle farine e per la biscotteria. In quel momento la produ-zione di biscotteria di Ger-bolini e Borghetti ammonta-va annualmente a oltre 700 tonnellate.

Il 9 novembre 1876 scoppiò un incendio in fabbri-ca e nello stesso anno il Borghetti acquisì la citta-dinanza rumena.

In quell’anno la Gerbolini e Borghetti, stipulò importanti contratti per la fornitura di biscotteria anche all’impero ottomano.

Nel 1881 esistevano in Romania circa 50 mulini azionati con la forza del vapore che erano in diretta concorrenza con quel-li di Gerbolini e Borghetti. Uno dei 50 mulini e precisamente quello di Costanza aveva come comproprietario un italiano, Giuseppe Ferrari.

Un altro affare messo in piedi dalla Ger-bolini e Borghetti fu una raffineria per la

produzione di zucchero dalla barbabietola nel paese di Sascut, in provin-cia di Bacau. Ma pare che fosse aperta con l’apporto di capitali stranieri. L’ atti-vità ha funzionato fino al 1891 quando anche i muli-ni e la fabbrica del pane Borghetti & Gerbolini fu-rono venduti ad acquirenti greci.

In conclusione fra i tanti, la Gerbolini e Borghetti ebbe il merito di dare un forte impulso allo sviluppo dell’industria alimentare in Romania.

Notevole anche il contri-buto dato allo sviluppo della città di Braila non solo industriale ma anche architettonico.

Nel 1862 infatti finanzia-rono la costruzione di una fontana monumentale nel-la quale fu integrato il bu-sto dell’imperatore Traia-no.

La fontana era posizionata in Alea Cuza in faccia del loro stabilimento e fu loro impegno assicurare che la fontana fosse alimentata con acqua di continuo.

Alcuni anni più tardi la municipalità decise la co-struzione di un teatro e nella commissione figura-va il nome di Antonio Borghetti.

Nel 1865 parteciparono anche ad un progetto per la costruzione di una rete di fornitura acqua per la città ed anche un sistema di fognatura per eliminare le acque sporche.

ALCUNE IMMAGINI D’EPOCA DI BRAILA

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P rimo maggio: festa del lavoro e festa dei lavo-ratori. Ognuno dovrebbe festeggiare il pro-prio lavoro. E il propr io lavorare, perché non apprezziamo abbastanza l’opera delle no-

stre mani. Perché è anche nel lavoro che noi portia-mo l’immagine di Dio. Dio aveva cominciato col

lavoro (l’acqua, la terra, il fango... Dio ha usato le sue mani sporcandole per modellare ogni cosa), e dopo aver creato l’uo-mo gli consegna tutto: vai avanti! Ciascuno di noi va avanti perché lavora e fa andare avanti il mondo con la propria opera. Sporcandosi le mani o spalancan-do l’intelligenza, è sempre lavoro. Ognuno dovrebbe festeggiare il lavoro degli altri, e il loro lavorare. Perché nessuno può funzionare se non funziona anche l’altro. Ed è il lavoro di chi procura il cibo che abbiamo sulla

tavola, e ci nutre lo stomaco. Il lavoro di chi ci offre il libro che abbiamo tra le mani, e ci sfa-ma l’intelligenza. E avanti fino alla prudenza dell’autista, la passione dell’insegnan-te... Quando tutte le persone si “sporcano” le mani tutti abbiamo una vita più “pulita”. Dovremmo imparare a far posto al disagio di ancora troppi che mancano della dignità del lavo-ro. Recentemente una impresa del territorio ha salvato il lavoro di molti, ridistribuendo il la-voro di tutti. Ho visto piccoli e grandi prestiti per dare un’altra occasione a delle famiglie. Co-nosco giovani che non aspettano il “sogno”, ma cominciano con quello che è “possibile”. Sono ancora tante le famiglie che sanno fermarsi nel riposo della domenica, cercano nella fede quello che non si trova in nessun mercato, cioè il credere (la fiducia) e lo sperare (il futuro). Ma in questo giorno dovrebbe far male a tutti lo sporco di corruzione, di ingiustizia, di ri-cerche che si sfiniscono davanti a porte chiuse. Non è sicuro il lavoro quando non è per tutti, non è buono il lavoro quando lo si deve svende-re. Non è umano il lavoro quando prende troppo a qualcuno e non dà nulla agli altri. Se cer-co un reddito senza lavorare non posso fare festa. Se ho soldi senza sporcare le mani e investi-re l’intelligenza, vuol dire che sono caduto nel vizio della finanza “che uccide”, nel vizio della corruzione o nel vizio del “mantenuto”. E non posso fare festa se, senza il lavoro, molti vanno “fuori gioco” dalla vita ed entrano nel gioco delle macchinette. Teniamo caro il nostro lavoro, facciamolo con fierezza, come una cosa sacra. E propr io perché lo abbiamo, occupiamoci del lavoro di tutti. Per questo è “civile” questa ennesima festa dei lavoratori e del lavoro, perché si batte per un lavoro giusto e onesto per tutti. Altr imenti sarebbe una festa “incivile” (Don Matteo Pasinato-Direttore ufficio per la pastorae sociale e del lavoro-Diocesi di Vicen-za Primo Maggio 2015)

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Il paradosso del nostro tempo nella storia è che abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità più basse, autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti.

Spendiamo di più, ma abbiamo meno, comperiamo di più, ma godiamo meno.

Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole, più comodità, ma meno tempo.

Abbiamo più istruzione, ma meno buon senso, più conoscenza, ma meno giudizio, più esperti, e ancor più problemi, più medicine, ma meno benessere.

Beviamo troppo, fumiamo troppo, spendiamo senza ritegno, ridiamo troppo poco, guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo,

facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi, vediamo troppa TV, e preghiamo di rado.

Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà, ma ridotto i nostri valori. Parliamo troppo, amiamo troppo poco e odiamo troppo spesso. Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere, ma non come vivere. Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni. Siamo andati e tornati dalla Luna, ma non riusciamo ad attraversare la strada per incontrare un nuovo vicino di casa.

Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno.

Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori. Abbiamo pulito l’aria, ma inquinato l’anima.

Abbiamo dominato l’atomo, ma non i pregiudizi.

Scriviamo di più, ma impariamo meno. Pianifichiamo di più, ma realizziamo meno. Abbiamo imparato a sbrigarci, ma non ad aspettare. Costruiamo computers più grandi per contenere più informazioni, per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno.

Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta, grandi uomini e piccoli caratteri, ricchi profitti e povere relazioni.

Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi, case più belle ma famiglie distrutte. Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e getta, della moralità a perdere, delle relazioni di una notte, dei corpi sovrappeso e delle pillole che possono farti fare di tutto, dal rallegrarti al calmarti, all’ucciderti.

E’ un tempo in cui ci sono tante cose in vetrina e niente in magazzino.

Ricordati di spendere del tempo con i tuoi cari ora, perchè non saranno con te per sempre.

La vita non si misura da quanti respiri facciamo, ma dai momenti che ci tolgono il respiro.

George Denis Patrick Carlin (1937 – 2008), a#ore e commediografo statunitense

dichiaratamente ateo...

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C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Apriamo il nostro cuo-re all’azione dello Spirito. Egli ci rende capaci di amare e di per-donare come Gesù. Accogliamo il dono della misericordia, che tra-sfigura la nostra vita e la rende testimonianza viva dell’amore di Dio per noi e per i fratelli. E come ci chiede Gesù togliamo tutto ciò che in noi offusca la carità. Breve riflessione personale

Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto pec-cato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre ver-gine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter-na. A. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà. GLORIA a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benedicia-mo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signo-re Dio, Agnello di Dio, Figlio del Pa-dre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i pecca-ti del mondo, accogli la nostra sup-plica; tu che siedi alla destra del Pa-dre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spi-rito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. O Dio, che hai promesso di stabilire la tua dimora in quanti ascoltano la tua parola e la metto-no in pratica, manda il tuo Spirito, perché richiami al nostro cuore

tutto quello che il Cristo ha fatto e insegnato e ci renda capaci di te-stimoniarlo con le parole e con le opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vi-ve e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Dagli Atti degli Apostoli In quei giorni, alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere se-condo l’usanza di Mosè, non pote-te essere salvati». Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discuteva-no animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Ge-rusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di sce-gliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsab-ba, e Sila, uomini di grande auto-rità tra i fratelli. E inviarono trami-te loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fra-telli di Antiòchia, di Siria e di Cilì-cia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a tur-barvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è par-so bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviar-le a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che han-no rischiato la loro vita per il no-me del nostro Signore Gesù Cri-sto. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non im-porvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agl’idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da que-ste cose. State bene!». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio. SALMO RESPONSORIALE R/. Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splen-dere il suo volto; perché si cono-sca sulla terra la tua via, la tua sal-

vezza fra tutte le genti. R/ Gioiscano le nazioni e si ral-legrino, perché tu giudichi i po-poli con rettitudine, governi le nazioni sulla terra. R/ Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. Ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra. R/

Seconda Lettura Dal Libro dell’Apocalisse L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalem-me, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. È cin-ta da grandi e alte mura con dodi-ci porte: sopra queste porte stan-no dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzo-giorno tre porte e a occidente tre porte. Le mura della città poggia-no su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodi-ci apostoli dell’Agnello. In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia,Alleluia Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui. Alleluia

VANGELO C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo Giovanni A. Gloria a te o Signore. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osser-verà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre mande-rà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pa-ce, vi do la mia pace. Non come la

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE:At 15,1-2.22-29 Sal 66 Ap 21,10-14.22-23 Gv 14,23-29

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dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate». Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipo-tente, creatore del cielo e della ter-ra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cri-sto, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mez-zo di lui tutte le cose sono state crea-te. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incar-nato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepol-to. Il terzo giorno è risuscitato, se-condo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuo-vo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apo-stolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C. Il Signore ci ama nel profondo e il nostro compito di cristiani è solo quello di aver fiducia in questo sguardo d’amore. Preghiamo insieme e diciamo: Signore prendi dimora in noi. 1. Perché il rapporto con te non si riduca ad un resoconto dei nostri fallimenti e delle nostre vittorie. Pre-ghiamo. 2. Perché ci sia sempre continuità tra la nostra fede in te e la nostra parte-cipazione alla vita sociale. Preghia-mo. 3. Perché la pace, condizione inte-riore prima che equilibrio esteriore, accompagni sempre il nostro cam-mino. Preghiamo. 4. Perché la tua voce ci ricordi sem-pre che siamo liberi figli di Dio e nulla di meno. Preghiamo.

C. O Padre, Tu ci chiedi solo di abbandonarci al tuo abbraccio pa-terno. Aiutaci a sopportare la nostra fragilità che ci tiene lontani da te e dal tuo amore. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.

LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi)

SULLE OFFERTE C. Accogli, Signore, l'offerta del nostro sacrificio, perché, rin-novati nello spirito, possiamo ri-spondere sempre meglio all'ope-ra della tua redenzione. Per Cri-sto nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA

C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questo tempo nel qua-le Cristo, nostra Pasqua, si è im-molato. Offrendo il suo corpo sul-la croce, diede compimento ai sacrifici antichi, e donandosi per la nostra redenzione, divenne al-tare, vittima e sacerdotale. Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l'umanità esulta su tutta la terra, e con l'as-semblea degli angeli e dei santi canta l'inno della tua gloria: : Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua glo-ria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni

onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà così in cielo come in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e ri-metti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debi-tori e non ci indurre in tentazio-ne ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la po-tenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C Assisti, Signore, il tuo popo-lo, che hai colmato della grazia di questi santi misteri, e fa' che pas-siamo dalla decadenza del pecca-to alla pienezza della vita nuova. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda-te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

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Gino Bartali: Con il passare dei decenni, aumenta il numero degli sportivi italiani che sono diventati leggenda e, spesso, icona dello sport praticato ad altissimi livelli. Uno di questi è sicuramente Gino Bartali, nato a Ponte a Ema, frazione del comune di Bagno a Ripoli (in provincia di Firenze) e morto a Firenze il 5 maggio del 2000.

Ciclista su strada e dirigente sportivo italiano, è stato professio-nista dal 1934 al 1954, vincendo tre Giri d'Italia (1936, 1937, 1946) e due Tour de France (1938, 1948), oltre a numerose altre corse tra gli anni Trenta e Cinquanta. Epica la sua rivalità con un altro grande campione del ciclismo: Fausto Coppi. Competizio-ne "umanizzata" dal celebre scambio della bottiglietta d'acqua, immortalato in una foto del Tour de France del 1952. L'Italia dell'immediato dopoguerra è ovviamente diversa da quel-la contemporanea, anche sul piano della diffusione dello sport e della sua fruizione popolare. Il ciclismo, forse secondo solo al calcio, ha catalizzato in quegli anni (grazie alla radio) l'attenzio-ne di milioni di italiani, pronti a dividersi per i due campioni.

Addirittura si ritiene che la vittoria di Bartali al Tour del 1948 abbia allentato il clima di tensione, seguito all'attentato a Palmiro Togliatti.

B�� ����: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Polimeni, Tel:0770953530 mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I �+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi,

Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected] *°* C7�8: Chiesa romano-cattolica dei Piari-sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* A7: I�7+ : Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262 *°* T+<+�= � : Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00.

01010101 D������� Festa del LavoroFesta del LavoroFesta del LavoroFesta del Lavoro

02020202 L���� s. Atanasios. Atanasios. Atanasios. Atanasio

03030303 M����� ss. Filippo e Giacomoss. Filippo e Giacomoss. Filippo e Giacomoss. Filippo e Giacomo

04040404 M������� s. Antonina di Niceas. Antonina di Niceas. Antonina di Niceas. Antonina di Nicea

05050505 G����� s. Angelo di Gerusalem.s. Angelo di Gerusalem.s. Angelo di Gerusalem.s. Angelo di Gerusalem.

06060606 ������ s. Venerios. Venerios. Venerios. Venerio

07070707 S����� s. Rosa Venerinis. Rosa Venerinis. Rosa Venerinis. Rosa Venerini

I SANTI DELLA

SETTIMANA