Adeste 05 domenica 31 gennaio 2016c  

12
*ADESTE nr. 5 / anno 5-Domenca 31 Gennaio 2016

Transcript of Adeste 05 domenica 31 gennaio 2016c  

*ADESTE nr. 5 / anno 5-Domenca 31 Gennaio 2016

*ADESTE nr. 5 / anno 5-Domenca 31 Gennaio 2016

2

Il volto di una delle sette meraviglie

del mondo moderno.

Gheorghe Leonida - lo scultore romeno che diede il volto al simbolo dell’America Latina

La statua di Cristo Redentore di Rio de Janeiro è tra i più celebri monumenti del mondo. Pochi sanno, però, che il

volto della statua è opera dello scultore romeno Gheorghe Leonida. Adrian Parvu, capo del Diparti-mento Scultura dell'Università Nazio-nale di Belle Arti di Bucarest ricorda che l'artista è meno noto in Romania. D'altronde, è anche morto a soli 50 anni. "Infatti, il volto di una delle più im-portanti statue del Novecento, quella di Rio de Janeiro, è sua opera. Come abbiamo scoperto dai suoi lavori, Gheorghe Leonida è uno scultore che appartiene alla scuola francese. Si è laureato in belle arti a Bucarest, quindi ha studiato in Italia e Francia. Le sue sculture si rifanno alla scuola francese, una scuola classica di scultura. In quel perio-do, moltissimi scultori si ispiravano a Rodin. In Romania sono stati con-servati pochissimi lavori, soprattutto nudi, tra cui uno di donna, bellissimo, al Museo Nazionale d'Ar-te di Bucarest. Questo lavoro ricorda Rodin, nel-la costruzione delle for-me. Leonida fu uno degli scultori che avrebbe potu-to diventare uno dei gran-di nomi dell'arte romena, se l'esistenza glielo avesse consentito", spiega Adrian Parvu. L'idea di realizzare il celebre monumento collocato nel sud della città brasiliana di Rio de Janeiro venne lanciata per il centesimo anniversario dell'indipendenza del Brasile. Con il sostegno della Francia e del Vaticano, la statua in stile art deco, progettata dallo scultore francese Paul Landowski, fu inaugu-rata il 12 ottobre del 1931. E' alta 30 me-tri, di cui 8 fanno parte del basamento, con l'apertura delle braccia di 28 metri, e pesa 635 tonnellate. All'interno del basamento si trova una cap-pella che può accogliere 150 persone. Diventato cele-

bre in Francia come ritrattista, Gheorghe Leonida fu incluso da Paul Landowski nel gruppo che si mise a lavorare alla gigantesca statua di Rio de Janeiro nel 1922. A lui venne affidato il volto della statua del Re-dentore. "ll ritratto della statua è del tutto speciale, in quanto rientra in una certa ieraticità conferita sia dalla dimen-sione che dalla tematica. In un certo qual modo, è uno sguardo moderno su una statua e sul ritratto nella scultura, attraverso la semplificazione dei volumi, l'accuratezza delle forme, il rinvio dei tratti al decora-tivismo. Comunque, il semplice fatto che gli è stato affidato questo progetto dice tanto della sua capacità.

E' ovvio che aveva un talento speciale, perchè il ritratto nella scultura è la cosa più difficile da realizzare. Molto più difficile di altri elementi del corpo umano, ma anche di altri temi che uno scultore può affrontare", aggiun-ge Adrian Parvu. Riconosciuto per la raffinatezza del lavoro e per la capacità di affrontare dei temi difficili, lo

scultore romeno Gheorghe Leonida è ingiustamente escluso dai grandi nomi dell'arte moderna. "Certamente, se lo paragoniamo ai suoi contempora-

nei - Brancusi, Paciu-rea - lui non ha potuto dimostrare la sua pie-na capacità creativa. Resta, però, una delle figure importanti della scultura romena, e dobbiamo visitare i musei per vedere le sue opere e per ammi-rare la sua capacità di raffigurare il corpo umano, i suoi movi-menti, di trasmettere attraverso questi volu-

mi idee e sentimenti, come hanno fat-to, d'altronde, tutti gli scultori a lui contemporanei", conclude il capo del Dipartimento Scultura dell'Università Nazionale di Belle Arti di Bucarest. Tornato in Romania dopo aver ultima-to il progetto brasiliano, Gheorghe Leonida ha continuato a scolpire. Si è spento nella primavera del 1942, cadendo dal tetto della casa di fami-glia a Bucarest. I suoi lavori si trovano al Castello di Bran, in provincia di Brasov (centro della Romania), al Mu-

seo Nazionale d'Arte e in altri musei importanti di Bucarest.

*ADESTE nr. 5 / anno 5-Domenca 31 Gennaio 2016

3

Dio è sempre dalla parte dell'uomo

UnUnUnUn racconto di una modernità

unica, dove Luca, il migliore

scri�ore del Nuovo Testamento crea una ten-

sione, una aspe�a�va con questo magistrale

racconto, che si dipana come al rallentatore:

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò e sede�e.

Nella sinagoga, gli occhi di tu� erano fissi su di lui. E seguono le prime parole ufficiali di Gesù: oggi la parola

del profeta si è fa�a carne.

Gesù si inserisce nel solco dei profe�, li prende e li incarna in sé. E i profe�, da parte loro, lo aiutano a capire

se stesso, chi è davvero, dove è chiamato ad andare: lo Spirito del Signore mi ha mandato ai poveri, ai prigio-

nieri, ai ciechi, agli oppressi. Adamo è diventato così, per questo Dio prende la carne di Adamo. Da subito

Gesù sgombra tu� i dubbi su ciò che è venuto a fare: è qui per togliere via dall'uomo tu�o ciò che ne im-

pedisce la fioritura, perché sia chiaro a tu� che cosa è il regno di Dio: vita in pienezza, qualcosa che porta

gioia, che libera e da luce, che rende la storia un luogo senza più dispera�.

E si schiera, non è imparziale Dio; sta dalla parte degli ul�mi, mai con gli oppressori. Viene come fonte di li-

bere vite, e da dove cominciare se non dai prigionieri? Gesù non è venuto per riportare i lontani a Dio, ma

per portare Dio ai lontani, a uomini e donne senza speranza, per aprirli a tu�e le loro immense potenzialità

di vita, di lavoro, di crea�vità, di relazione,

di intelligenza, di amore.

Il primo sguardo di Gesù non si posa mai sul

peccato della persona, il suo primo sguardo

va sempre sulla povertà e sulla fame dell'uo-

mo. Per questo nel Vangelo ricorre più spes-

so la parola poveri, che non la parola pecca-

tori. Non è moralista il Vangelo, ma creatore

di uomini liberi, veggen�, gioiosi, non più

oppressi.

Scriveva padre Giovanni Vannucci: «Il cri-

s�anesimo non è una morale ma una scon-

volgente liberazione». La lieta no�zia del Vangelo non è l'offerta di una nuova morale migliore, più nobile o

più benefica delle altre. Buona no�zia di Gesù non è neppure il perdono dei pecca�.

La buona no�zia è che Dio me�e l'uomo al centro, e dimen�ca se stesso per lui, e schiera la sua potenza di li-

berazione contro tu�e le oppressioni esterne, contro tutte le chiusure interne, perché la storia diven� 'altrà

da quello che è. Un Dio sempre in favore dell'uomo e mai contro l'uomo.

Infa� la parola chiave è 'liberazioné. E sen� dentro l'esplosione di potenzialità prima negate, energia che

spinge in avan�, che sa di vento, di futuro e di spazi aper�. Nella sinagoga di Nazaret è allora l'umanità che si

rialza e riprende il suo cammino verso il cuore della vita, il cui nome è gioia, libertà e pienezza. Nomi di Dio.

*ADESTE nr. 5 / anno 5-Domenca 31 Gennaio 2016

4

VITA CONSACRATA ED ECUMENISMO: ( un incontro eccezionale) Per la prima volta religiosi e religiose cattolici e serbo-ortodossi in Croazia si sono incontrati nei giorni scorsi per confrontare la vita consacrata nelle loro rispettive tradizioni. L’incontro organizzato per la Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani

L’evento – riporta l’agenzia cattolica croata Ika - si è svolto il 23 gennaio a Dubrovnik, l’antica Ragusa, ed è stato organizzato dal-la diocesi in occasione della Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, conclusasi lunedì , e nell’ambito dell’Anno della Vita Consacrata. L’iniziativa voleva essere anche una risposta alle in-dicazioni contenute nella Lettera apostolica di Papa Francesco per questo Anno speciale che sta per chiudersi.

L’incontro è stato un’occasione unica per conoscersi e per una migliore comprensione reciproca. Padre Matijas Farkaš, guar-diano del Monastero domenicano di Dubrovnik, ha illustrato le caratteristiche della vita consacrata nella tradizione latina e ha fatto una rassegna dei veri ordini religiosi maschili e femminili cattolici, mentre l’abate del monastero orto-dosso di Žitomislić ha spiegato la vita monastica nel cristianesimo orientale. Due religiose, suor Blaženka Rudić del Convento domenicano di Korčula e suor Pavla Ćuzulan, badessa del monastero dei Santi Apostoli Pietro e Paolo di Trebinje, hanno quindi descritto ai partecipanti la vita religiosa nei monasteri e nei con-venti cattolici. L’incontro si è concluso con una preghiera ecumenica nella cattedrale di Dubrovnik, co-presieduta dal vescovo della città mons. Mate Uzinić e dall’eparca serbo-ortodosso di Zahumlje ed Erzego-vina, Grigorije Durić. (L.Z.) (da Radio vaticana)

2 FEBBRAIO Termina l’ ANNO DELLA VITA CONSACRATA

O gni 2 febbraio si festeggia in tutto il mon-do la World wetlands day, la Giornata mondiale delle zone umide di importanza

internazionale. Nel 2014 il WWF ha ripristinato o avviato azioni di ripristino in più di 6.600 ettari di zone umide nel cuore dell’Europa dell’Est come Bulgaria, Un-

gheria, Romania, Serbia e Ucraina centrale. “Il nostro obiettivo è di preservare, ripristinare o gestire in modo sostenibile 2 milioni di ettari di ecosistemi d’acqua dolce lungo il Danubio e i suoi affluenti entro il 2025, garantire beni e servizi ecosistemici essenziali, dall’acqua pulita alla protezione dalle inondazioni, e rafforzare così la resilienza ai cambiamenti climatici” , ha detto Andreas Beckmann , direttore del Programma del Danubio-Carpazi del WWF. Per migliorare la protezione delle zone umide di pregio, il WWF ha sostenuto lo sviluppo di pia-

ni di gestione integrata per i fiumi Morava- Thaya (che bagnano Austria, Slovacchia e Repubblica Ceca), per il fiume Tisza (Ungheria) e per il basso Da-nubio (Romania e Bulgaria) . Il WWF ha anche indivi-duato i siti di riproduzione degli storioni, veri e propri pesci “preistorici” ma minacciati di estinzione a causa della pesca illegale e della frammentazione dei grandi corsi d’acqua a causa delle dighe. In Italia il WWF tutela le aree umide, che rappresenta-no buona parte delle oltre 100 Oasi dell’Associazione .

Presentazione di Gesù al tempio ( La Candelora)

2 FEBBRAIO

COLONIA DI PELLLICANI NEL DELTA

*ADESTE nr. 5 / anno 5-Domenca 31 Gennaio 2016

5

Il Danubio il re dei fiumi europei

Il Danubio, "il fiume dei re e il re dei fiumi" bagna per 1.075 km (il 38% del suo corso) il Sud del-la Romania, formando un con-fine naturale con la Bulgaria e per sfociare poi nel Mar Nero attraverso un bellissimo delta dichiarato riserva naturale della biosfera e patrimonio Unesco dell'Umanità. Lungo il suo cammino, il Danubio attraversa montagne e pianure per raggiungere glorioso il mare lasciando sulla sponda romena porti e paesi la cui vita è stata influenzata e dipende in grande misura dal fiume. Le princi-pali città-porto sono: Orsova, eretta sulle rovine del castro romano Dierna, Drobeta Turnu Severin, dove possono essere ammirati i ru-deri del castro romano, delle terme e del ponte costruito da Apollodoro di Damasco che permise alle legio-ni romane comandate dall'impera-tore Traiano di attraversare il Da-nubio e poi di vincere la guerra contro i Daci, Calafat, Turnu Ma-gurele, Giurgiu che deve il suo no-me ai navigatori genovesi che ave-vano chiamato il porto San Giorgio, Oltenita dove si trova il sito archeo-logico Gumelnita (le tracce di un'anticà cività che porta lo stesso nome), Calarasi, Braila, Galati, Tulcea e Sulina. Eretta mille anni fa, Sulina (allora si chiamava Seli-na) diventa nel 1318 porto genove-se. In seguito alla convenzione rus-so-austriaca firmata a Sankt Peter-sburg nel 1840, Sulina viene nomi-nata porto marittimo-fluviale e ven-gono messe le basi della navigazio-

ne libera sul Da-nubio.

Il Delta del Danubio - un paradi-so terrestre

Guardato dalle colline della città Tulcea, il Delta del Danubio sem-bra una vasta distesa di verde attra-versata di nastri argentati. Abitat naturale per più di 1200 specie di piante, con la più ricca fauna orni-tologica (più di 300 specie tra cui tante specie di pellicani) e ittica (più di 100 specie tra cui ricordia-mo l'aringa del Danubio e gli sto-rioni) del Vecchio Continente, il Delta del Danubio è la più grande riserva della biosfera dell'Europa, con una superficie di 2.681 kmq. Dal punto di vista geologico il Del-ta del Danubio è una pianura anco-ra in formazione con un'altitudine media di 50 m composta da rilievo positivo (terra) e rilievo negativo (tutto quello che significa acqua – i braci del Danubio, i laghi ecc). Ogni anno la quantità di alluvioni portate del Da-nubio fa sicché la terra avanzi riducendo così il rilievo negativo. I tre

grandi braci attraverso cui il Danu-bio sfocia nel Mar Nero sono Chi-lia, Sulina (navigabile) e Sfantu Gheorghe. A questi si aggiungono i cosiddetti braci secondari tipo Rusca, Litcov, Uzlina ecc con pro-fondità non superiore ai 4 m e una serie di laghi come Fortuna 906 ha, Matita 618 ha, Rosu 1.331 ha, Gorgova 1.281 ha. Sia nel delta

fluviale che nel delta fluvio-marittimo si trova una vegetazione ricchissima. La terra ferma è coper-ta di boschi di pioppi, querce, sali-

ci, meli e peri servatici ma anche vite selvatica e liane (Letea, ad esempio, grazie alle sue liane ha l'aspetto di una foresta tropica-le), mentre gli isolotti galleg-gianti sono costituiti da un in-treccio di rizomi, radici di piante acquatiche e terra. La flora ac-quatica è dominata dalla ninfea bianca, ninfea gialla e vari tipi di canne che formano l'abitat ideale per le varie specie di uccelli au-toctoni o di passaggio: pellicani,

cormorani, anatre e oche selvatiche, aironi ecc. Tra i mammiferi che popolano i bosco ricordiamo il cin-ghiale, il lupo, il gatto selvatico, l'ermellino, la lontra, la martora mentre nelle acque hanno trovato casa gli storioni, la carpa, il pesce gatto, il luccio, la lucioperca, la murena e tante altre specie di pesci che fanno del Delta del Danubio un paradiso per i pescatori. Nel 1990, il Delta del Danubio è stato dichia-rato riserva naturale della biosfera. Nello stesso anno è nata l'Ammini-strazione della Riserva della Bio-sfera Delta del Danubio (www.ddbra.ro).

Il Delta del DanubioIl Delta del DanubioIl Delta del DanubioIl Delta del Danubio

2 2 2 2

FEBBRAIOFEBBRAIOFEBBRAIOFEBBRAIO

Giornata Giornata Giornata Giornata

mondiale mondiale mondiale mondiale

delle zone delle zone delle zone delle zone

umideumideumideumide

*ADESTE nr. 5 / anno 5-Domenca 31 Gennaio 2016

6

Eminenza sa Vescovo Virgil Bercea, alla Caritas Eparchia-le di Oradea indossa la divisa del cameriere e serve per Natale il pranzo a circa 100 per-sone senza dimora. Nella sua opinione, un piccolo gesto, può sfamare l’anima e il corpo dei poveri. Questi gesti mi danno una dose dei energia. Bisogna aver amore e compas-sione verso i marginalizzati della società. Siamo felici stare insieme con loro anche questa cosa è straordinaria. Biso-gna fare il bene del prossimo”, a detto il vescovo Virgil Bercea

..ma la maggior sorpresa è quando, dismesso l’abito di vescovo, insieme a Don Mihai ..ma la maggior sorpresa è quando, dismesso l’abito di vescovo, insieme a Don Mihai ..ma la maggior sorpresa è quando, dismesso l’abito di vescovo, insieme a Don Mihai ..ma la maggior sorpresa è quando, dismesso l’abito di vescovo, insieme a Don Mihai

Fecheta, si reca alla “ Groapa de Gunoi “ a trovare un folto gruppo di derelitti che vi-Fecheta, si reca alla “ Groapa de Gunoi “ a trovare un folto gruppo di derelitti che vi-Fecheta, si reca alla “ Groapa de Gunoi “ a trovare un folto gruppo di derelitti che vi-Fecheta, si reca alla “ Groapa de Gunoi “ a trovare un folto gruppo di derelitti che vi-

vono fra i rifiuti della discarica cittadina. Questi poveri vengono visitati ed assistiti con vono fra i rifiuti della discarica cittadina. Questi poveri vengono visitati ed assistiti con vono fra i rifiuti della discarica cittadina. Questi poveri vengono visitati ed assistiti con vono fra i rifiuti della discarica cittadina. Questi poveri vengono visitati ed assistiti con

periodica regolarità durante tutto l’anno dagli studenti del Liceo San Luigi Orione di periodica regolarità durante tutto l’anno dagli studenti del Liceo San Luigi Orione di periodica regolarità durante tutto l’anno dagli studenti del Liceo San Luigi Orione di periodica regolarità durante tutto l’anno dagli studenti del Liceo San Luigi Orione di

Oradea con il loro direttore don Mihai.Oradea con il loro direttore don Mihai.Oradea con il loro direttore don Mihai.Oradea con il loro direttore don Mihai.

Per un religioso, progredire significa abbassarsi nel servizio, cioè fare lo stesso cammino di Gesù, che «non ritenne un privilegio l’essere come Dio» (Fil 2,6). Abbassarsi facendosi servo per servire. (Papa Francesco, 2 Febbraio 2015 Omelia XIX Giornata della vita consacrata)

S.E. Virgil Bercea S.E. Virgil Bercea S.E. Virgil Bercea S.E. Virgil Bercea

vescovo vescovo vescovo vescovo

grecogrecogrecogreco----cattolico cattolico cattolico cattolico

di Oradea di Oradea di Oradea di Oradea

*ADESTE nr. 5 / anno 5-Domenca 31 Gennaio 2016

7

M azzo di carte, foulard e l'immancabile saio

da cappuccino. Si presenta così padre Gianfranco Priori, o meglio Frate Mago, un omone dalla faccia buona, da quattro anni rettore del santuario della Madonna dell'Ambro nelle Marche. Spesso ospite del salotto più famoso d’Ita-lia, il “Maurizio Costanzo Show”, più volte nominato “marchigiano dell’anno”, ha parteci-pato a numerose trasmissioni te-levisive oltre ad aver tenuto spet-tacoli in Canada e in Svizzera. Nella cornice naturale quasi in-contaminata a Montefortino (in provincia di Fermo), chiamata la Lourdes dei monti Sibillini, padre Priori si esibisce davanti a gruppi di ragazzi seduti sulle pendici della collina: “Quella del presti-giatore è un'arte nobile e com-plessa: far stupire e sorridere chi oggi non si stupisce più di nulla, suscitare la capacità di guardare oltre vedendo tirar fuori un co-lore da un cappello nero, ad esempio”, ha detto in una inter-vista a Credere (14 dicembre). Anche perché lo stupore sembra essere diventato ormai “merce rara” anche tra i più giovani. E co-sì li incanta con le sue “catechesi magiche: giocano con le corde e con gli anelli, che si annodano e si slegano, parlo di relazioni, ricon-ciliazione, unità”. Avevo 10 o 11 anni e decisi che volevo fare il frate e anche il ma-go, cercando di coniugare sempre il gioco nella mia formazione”, ricorda. Nel 1978, quindi, quando comincia la sua attività sacerdota-le e pastorale con i ragazzi dei campi-scuola, predica il Vangelo facendo balenare di tanto in tanto gli assi fuori dalla manica. Per anni si è poi ingegnato da autodidatta a imparare truc-chi sempre diversi fino a frequentare a Bolo-gna il Club magico italiano. Ancora oggi non

si stanca mai di limare la sua tecnica, “ma se non emozioni e non tocchi il cuore del pub-

blico – precisa –, serve a poco: per comunicare occorre la persona, lo strumento e le cose. L'artista si ser-ve della magia per comunicare se stesso: in un gioco, in una parola, in un colore c'è la persona; vale anche per l'omelia. Devi essere capace di

far ritrovare all'altro, dentro di te, cose perdu-te”. Trent'anni fa Frate Mago arrivava a sostenere an-che 200 spettacoli all'an-no, dagli ospedali all'au-la Paolo VI in Vaticano, dalle scuole alle missioni cappuccine in Etiopia e Benin, lanciando raccol-

te fondi, strappando sorrisi a bambini in difficoltà, e provando a donare un pizzico di “gioia evangelica, quello che papa Fran-cesco ci esorta conti-nuamente a fare. L'ho incontrato a luglio do-po la Messa a Santa

Marta, ha benedetto i miei giochi di prestigio: i fazzo-letti e le corde colorate, un mazzo di carte. E mi ha riconosciuto per quello che sono, dicendomi con un sorriso: 'Tu sei un ma-go! Vai'”. “Lo scopo dello spettacolo è far credere allo spettatore che il sogno è possibile, che se fai qualcosa un mi-racolo può nascere”. E co-

sì padre Gianfranco non smette mai di annun-ciare “l'arte del sogno e dello stupore” in feste popolari e sagre, istituti religiosi, parrocchie, piazze: “Mi servo sempre della tonaca, è un segno forte di riconoscimento e identità in un mondo così secolarizzato”.

*ADESTE nr. 5 / anno 5-Domenca 31 Gennaio 2016

8

E’ una storia che abbiamo trovato navigando

in rete, è la storia di un uomo anziano, che

come molti altri ha finito la sua vita in un ospizio,

dimenticato da tutti, a cominciare dalla famiglia

che lentamente ha fatto sì che le visite fossero sem-

pre più rarefat-

te. E’ la storia di

Mak Filiser che

una mattina, nel-

la sua solitudine,

è tornato alla ca-

sa del Padre, e

mentre gli infer-

mieri che lo ac-

cudivano, magari con benevolenza ma anche con mol-

ta superficialità, hanno trovato un foglietto ripiegato.

Uno di loro, dopo averlo letto ha deciso di farlo girare

tra i colleghi, come monito, come lezione per ritrovare

il tempo di curare non solo il corpo, ma lo spirito delle

persone che vengono loro affidate.. (Source Aleteia)

Il foglio era una poesia dal �tolo: “scorbu�co vecchio”

Che cosa vedi infermiere? Cosa vedi? A cosa stai pensando… quando mi guardi?

Vedi un uomo vecchio, irritabile… non molto saggio,

dalle abitudini incerte… con gli occhi lontani? Che dribbla con il cibo… e non dà alcuna risposta, quando dici ad alta voce… mi auguro che ci provi!

E che perde una calza…o le scarpe? Che a volte resistendo e a volte no…

ti permette di fare come tu vuoi, fare il bagno e mangiare… così da riempire il lungo giorno? È que-

sto che stai pensando? È questo ciò che vedi? Apri gli occhi infermiere…

non stai guardando me. Ho accettato l’offerta di nascere…

e ho mangiato secondo il loro piacimento Sono stato un bambino di 10 anni…

con un padre e una madre, fratelli e sorelle… che si amavano

Un giovane ragazzo di sedici anni… con le ali ai piedi

sognavo che presto… avrei incontrato una donna da amare. Sono stato uno sposo di vent’anni… con il cuore che mi saltava in petto.

A venticinque anni… ho avuto accanto mia moglie.

Che aveva bisogno di me per andare avanti… e ho avuto una casa, ed ero felice di sicuro.

Un uomo di trent’anni… i miei figli cresciuti in fretta, legati tra loro…

con legami che dovrebbero durare. A quarant’anni, i miei giovani figli…

son cresciuti e sono andati per la loro strada, ma la mia donna è rimasta accanto a me…

per vedere che tutto andasse bene. A Cinquant’anni, ancora una volta…

i bambini giocano stando sulle mie gambe, E poi sono arrivati su di me i Giorni Bui…

mia moglie è morta. Guardavo al futuro… e provavo brividi di terrore. E sono cresciuti i miei figli… e anche i loro figli.

E oggi penso agli anni trascorsi… e all’amore che ho conosciuto Ora sono un uomo vecchio…

e la Natura è stata crudele. È una beffa la vecchiaia…

ti guardano tutti come se fossi un cretino. Il corpo si sbriciola…

la grazia e il vigore, spariscono. Ma all’interno di questa carcassa

abita ancora un giovane, E ogni tanto.. il mio cuore si gonfia

e divento malconcio Ricordo le gioie…ricordo il dolore.

E sto amando e vivendo … la vita di nuovo. Penso agli anni, che sono sempre troppo pochi…

e che sono fuggiti in fretta. E accettare il fatto nudo e crudo…

che niente può durare. Quindi persone aprite gli occhi…aprite e vedete

Non vedete un nuovo vecchio e irritabile. Guardate più da vicino… vedete… ME!

Abbandonato all’ospizio, stupisce tutti. Ecco come…

*ADESTE nr. 5 / anno 5-Domenca 31 Gennaio 2016

9

L'L'L'L' umanità celebra da millenni il Carnevale. Alcuni lo fanno risalire perfino all'antico

Egitto, 5.000 anni fa, altri all'Impero romano, prove-niente dalle feste di Saturno (feste dell'inverno a Ro-ma) e di Bacco, il dio del vino, da cui deriva “baccanale”, che indicava una festa senza limiti. Tra i popoli cristiani, soprattutto nel Medioevo, quando durante la Quaresima si vivevano digiuni mol-to rigorosi e penitenze straordinarie, il Carnevale era una festa che si celebrava nei tre giorni che precedeva-no il Mercoledì delle Ceneri, giorno dell'inizio della Quaresima. Consistevano nel fatto di mangiare, bere e ballare molto. In seguito vennero introdotte le maschere diventate famose nel Carnevale di Venezia nell'XI secolo. Le maschere servivano per nascondere il volto, e quelli del Carnevale erano gli unici giorni in cui si confonde-vano nelle strade nobili, plebei e schiavi, tutti a ballare e mangiare senza fine. Erano le Carnestolende. La parola Carnevale deriva dal latino “carne-levare”, ovvero eliminare la carne dalle case e dai negozi, perché si avvicinava la Quaresima e durante il Medioevo i popoli cristiani di Europa ed Eurasia passavano i 40 giorni della Quaresima, fino alla festa della resurrezione di Cristo, senza mangiare carne. Dovendo eliminare la carne, si fa-cevano grandi mangiate e grandi bevute, sempre accompagnate da travestimenti e balli per le strade, perché il Carnevale si viveva e si vive in strada. Era come recuperare le feste pagane dei saturnali (feste dell'inverno) e i bac-canali, inseriti in un calendario cristiano. I festeggia-menti duravano i tre giorni prima dell'inizio della Quaresima. Il Carnevale è chiamato an-che Carnestolende. Nei Paesi latini dell'Europa, il Carnevale inizia già la settimana precedente con la celebrazione del “martedí grasso” (in Francia mardi-gras) e del “giovedì grasso”, in cui si mangiano insaccati di maia-le. Nei numerosi Carnevali latinoamericani ci sono il Re Momo, un personaggio centrale, e il Re Carnestoltas, di analoga etimologia latina rispetto a Carnevale, che in alcuni Paesi del Mediterraeno è il re delle feste di Carnevale e viene rappresentato con un pupazzo brut-to, mezzo diabolico, che riceve lo scherno o l'ammira-zione delle comparse. Il Carnevale è molto popolare nell'Europa di tradi-zione cristiana, in Amer ica Latina e anche in Afr i-ca, dove esisteva già una lunga tradizione nell'uso di maschere, travestimenti vistosi e balli. Famosi, tra gli altri, il Carnevale della Nigeria, quello della Tanzania e quello del Congo. In Asia il Carnevale è sconosciuto mancando la tradizione della Quaresima cristiana, ma in tutti i Paesi di questo continente si celebrano grandi feste con ma-schere, travestimenti e balli tipici in coincidenza con la metà dell'inverno (estate australe) o dell'estate (inverno australe). Furono i conquistadores spagnoli e portoghesi a

esportare le feste del Carnevale in America Latina, i cui Carnevali sono ormai i più famosi. Il più noto è quello brasiliano di Rio de Janeiro, in cui si mesco-lano due tradizioni: quella dei conquistadores portoghesi e quella dei neri giunti dall'Africa, che importarono la samba, il ballo tipico in Brasile, Uruguay e Paraguay. Non c'è Carnevale senza samba; anzi, il più grande teatro all'aperto del mondo è il Sambodromo di Rio, dove i cortei formati dalle scuole di samba brasiliane sfilano su carrozze con persone travestite e soprattutto donne poco vestite che ballano la samba. Ci sono sambodromi anche in altri Paesi, come il Pa-raguay, dov'è stato costruito il terzo sambodromo più grande dell'America Latina. Anche se la samba non è la salsa, ballo tipico dei Paesi dell'America Centrale e tropicale, sono famosi anche i Carnevali di Porto Ri-co, Santo Domingo, Colombia, Argentina e Cile, solo per citarne alcuni. Ogni Paese apporta la propria idiosincrasia alla festa carnevalesca, anche se l'essenza è sempre la stessa:

sfilate, cibo e bevande abbon-danti, balli, comparse, masche-re, travestimenti, il tutto al suo-no della musica tipica del Paese, sempre allegra e movimentata. Il Carnevale si celebra non solo nelle capitali, ma in tutte le città, come in Europa. In molti luoghi, il Carnevale ter-mina con la “sepoltura” della Sardina, il pesce tipico della

Quaresima nel Medioevo. Si è discusso molto sul fatto che il Carnevale sia una festa pagana. La tradizione lo ritiene così, e nei Carne-vali spagnoli i personaggi carnevaleschi indossano addirittura vestiti e simboli che ridicolizzano la reli-gione cristiana, come abiti da vescovi e papi. Il Carnevale non è una festa cristiana, anche se si è approfittato di queste feste per farle coincidere con il calendario cristiano della Quaresima e della Settimana Santa. Il Carnevale è una festa di origine pagana recuperata nel Medioevo e che la Chiesa di Roma ha tollerato, com'è avvenuto con tutte le civiltà in cui c'erano alcu-ni giorni dell'anno dedicati a celebrazioni sfrenate. Essendo una festa pagana, alcuni si chiedono se sia un bene o un male per un cristiano partecipare al Car-nevale. In teoria non c'è niente di male a partecipa-re al Carnevale, anche se tutto dipende dal tono e dai contenuti della festa. Per ogni cristiano non è bene mangiare troppo, ubria-carsi o assumere droghe, perché danneggiano la salute del corpo e vanno quindi contro il quinto comanda-mento, che obbliga a prendersi cura del proprio corpo senza esporlo a lesioni come quelle provocate dall'a-buso di alcool, droghe o mangiate. Ciò non vuol dire che non si debba partecipare alle feste, ma che in esse il cristiano deve dimostrare la propria sobrietà e la propria temperanza. Divertirsi è sempre gradito a Dio, ma non è pulito e sano il diver-timento che danneggia il proprio corpo con degli ec-cessi.

*ADESTE nr. 5 / anno 5-Domenca 31 Gennaio 2016

10

C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Nel profondo del cuore ci riconosciamo divisi: il nostro uo-mo vecchio ci impedisce di ri-schiare l’amore autentico. Implo-riamo il perdono del Padre e chiediamo a lui di liberarci dalle nostre paure per camminare alla sequela del Signore Gesù.

Breve pausa riflessione Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto pec-cato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre ver-gine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eter-na. A. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà. GLORIA a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo gra-zie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Fi-glio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra sup-plica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Ge-sù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. O Dio, che nel profeta accolto dai pagani e rifiutato in patria ma-nifesti il dramma dell'umanità che

accetta o respinge la tua salvezza, fa' che nella tua Chiesa non venga meno il coraggio dell'annunzio missionario del Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te... A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Dal libro del Profeta Geremia

Nei giorni del re Giosìa, mi fu ri-volta questa parola del Signore: «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho con-sacrato; ti ho stabilito profeta del-le nazioni. Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi, àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò; non spa-ventarti di fronte a loro, altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro. Ed ecco, oggi io faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacer-doti e il popolo del paese. Ti fa-ranno guerra, ma non ti vinceran-no, perché io sono con te per sal-varti». . A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE ⇒ R. La mia bocca, Signo-

re, racconterà la tua sal-vezza.

In te, Signore, mi sono rifu-giato, mai sarò deluso. Per la tua giustizia, liberami e difendimi, tendi a me il tuo orecchio e salva-mi. R/. Sii tu la mia roccia, una di-mora sempre accessibile; hai de-ciso di darmi salvezza: davvero mia rupe e mia fortezza tu sei! Mio Dio, liberami dalle mani del mal-vagio. R/. Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza. Su di te mi appoggiai fin dal grembo ma-terno, dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno. R/. La mia bocca racconterà la tua giustizia, ogni giorno la tua salvezza. Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito e oggi ancora proclamo le tue meraviglie. R/.

Seconda Lettura Dalla prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi Fratelli, desiderate intensamente i carismi più grandi. E allora, vi

mostro la via più sublime. Se par-lassi le lingue degli uomini e de-gli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le mon-tagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e conse-gnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio inte-resse, non si adira, non tiene con-to del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra del-la verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La ca-rità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lin-gue cesserà e la conoscenza sva-nirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imper-fetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno spec-chio; allora invece vedremo fac-cia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora cono-scerò perfettamente, come an-ch’io sono conosciuto. Ora dun-que rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità! Pa-rola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione. Alleluia. C. Il Signore sia con Voi A. E con il tuo spirito C.Dal vangelo secondo LUCA A. Gloria a te o Signore. + In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravi-gliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dice-vano: «Non è costui il figlio di

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE: Ger 1,4-5.17-19 Sal 70 1Cor 12,31-13,13 Lc 4,21-30

*ADESTE nr. 5 / anno 5-Domenca 31 Gennaio 2016

11

Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accet-to nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu man-dato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del pro-feta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sina-goga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, pas-sando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipo-tente, creatore del cielo e della ter-ra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cri-sto, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mez-zo di lui tutte le cose sono state crea-te. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incar-nato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepol-to. Il terzo giorno è risuscitato, se-condo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuo-vo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apo-stolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI Gesù è nato e cresciuto in mezzo a noi. La nostra assemblea ci testi-monia ancora oggi questa sua vi-cinanza. Siamo chiamati a ricono-scere sempre tutto ciò come un dono. Preghiamo insieme e diciamo: Signore, fa’ che accogliamo la tua parola. 1. Perché l’esperienza litur-gica sia sempre consuetudine se-

rena e mai logora abitudine. Pre-ghiamo. 2. Perché, impegnati a ricer-care la verità, non trascuriamo i piccoli segni d’amore che abbia-mo intorno. Preghiamo. 3. Perché sappiamo essere coraggiosi nell’addentrarci nella conoscenza di te. Preghiamo. 4. Perché sappiamo aprirci sempre al dialogo con i non cri-stiani, coscienti che la voce del Padre risuona anche in loro e at-traverso di loro. Preghiamo. C. O Padre, fa’ che, anche in una società intrisa dei segni della sua presenza nella Storia, sappia-mo riconoscere la meraviglia e la novità che Gesù Cristo è tuo Fi-glio e nostro fratello. Te lo chie-diamo per Cristo nostro Signore.

LlITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE

C. Accogli con bontà, o Signo-re, questi doni che noi, tuo popo-lo santo, deponiamo sull'altare, e trasformali in sacramento di sal-vezza. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA

C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Nella tua misericordia hai tanto amato gli uomini da mandare il tuo Fi-glio come Redentore a condivide-re in tutto, fuorché nel peccato, la nostra condizione umana. Così hai amato in noi ciò che tu amavi nel Figlio; e in lui, servo obbe-diente, hai ricostruito l'alleanza distrutta dalla disobbedienza del peccato. Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai san-ti, cantiamo con gioia l'inno della tua lode: Santo, …... DOPO LA CONSACRAZIONE

C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, …... C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la po-tenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sem-pre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C O Dio, che ci hai nutriti alla tua mensa , fa' che per la forza di questo sacramento, sorgente ine-sauribile di salvezza, la vera fede si estenda sino ai confini della ter-ra. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda-te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

*ADESTE nr. 5 / anno 5-Domenca 31 Gennaio 2016

12

Diritto di voto alle donne in Italia

giovedì 1° febbraio 1945 (70 anni fa)

C on la guerra di liberazione ancora in corso, l'I-talia gettò le basi della sua futura vita democra-tica, allargando a tutti i cittadini il diritto a sce-

gliersi i propri rappresentanti in Parlamento e instau-rando di fatto il suffragio universale, già adottato ne-gli Stati Uniti, nel Regno Unito e in diversi paesi del Nord Europa e dell'America Lati-na. Il Governo Bonomi III, formato da De-mocrazia Cristiana, Partito Comunista, Par-tito Liberale e Partito Democratico del La-voro, varò il Decreto legislativo luogotenen-ziale n° 23/1945 che estendeva alle donne il diritto di voto. Varato dal Consiglio dei Mi-

nistri il 1° feb-braio 1945 e pub-blicato sulla Gazzetta Uffi-ciale il giorno seguente, il provvedimento nasceva su proposta dei leader dei due maggiori partiti: il comuni-sta Palmiro Togliatti, allora vicepresidente del Consi-glio dei Ministri, e il demo-cristiano Alcide De Gaspe-

ri, ministro degli esteri. La prima volta delle donne alle urne ebbe luogo con le elezioni amministrative tra marzo e aprile del 1946. Il 2 giugno dello stesso anno, tuttavia, parteciparono a un voto di ben altra portata storica: quello per il Refe-rendum istituzionale (tra monarchia e repubblica) e per eleggere l'Assemblea costituente. Un ulteriore passo verso la piena uguaglianza tra uo-mini e donne si ebbe con la Costituzione del 1947, in particolare con gli articoli 3 ("'Tutti i cittadini hanno

pari dignità socia-le e sono eguali davanti alla leg-ge...") e 51 ("Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubbli-ci e alle cariche elettive in condi-zioni di egua-glianza...").

B����� !: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Po-limeni, Tel:0770953530 mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I� 2: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi,

Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected] Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* C9:;: Chiesa romano-cattolica dei Piari-sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527

Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* A9@A I:9BA: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* TBDBEFAGA: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

31313131 D������� S.Giovanni BoscoS.Giovanni BoscoS.Giovanni BoscoS.Giovanni Bosco

01010101 L���� s. Verdiana s. Verdiana s. Verdiana s. Verdiana

02020202 M����� La CandeloraLa CandeloraLa CandeloraLa Candelora

03030303 M������� s. Biagios. Biagios. Biagios. Biagio

04040404 G����� s. Gilbertos. Gilbertos. Gilbertos. Gilberto

05050505 ������ s. Agatas. Agatas. Agatas. Agata

06060606 S����� s. Paolo Miki e Comp.s. Paolo Miki e Comp.s. Paolo Miki e Comp.s. Paolo Miki e Comp.

I SANTI DELLA

SETTIMANA

Le donne vanno a votare…. e i mariti….