Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c

14

description

 

Transcript of Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c

Page 1: Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c
Page 2: Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c

2

Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016---- 5°/165°/165°/165°/16

Ha spento la bellezza di 109 candeline, ancora straordinariamente lucida e dinamica. Circondata dalle consorelle e dalla superiora provinciale suor Giuliana Fracasso, non ha mancato di ricordare aned-doti della sua vita e ha scherzato sul suo primato di longevità.

L'allegria e l'ironia non mancano a suor Candida Bellotti, nata a Quinzano (Verona) il 20 febbraio del 1907, da 85 anni consacrata alla spiritualità di San Camillo de Lellis, patrono degli ammalati, degli infermieri e dei luoghi di cura.

Entrata a far parte nel 1931 della Congregazione del-le Ministre degli Infermi di San Camillo, ha prestato la sua opera come infermiera professionale in diverse città d'Italia. Dal 2000 vive a Lucca, nella Casa madre dell'istituto, dove, nonostante l'età, partecipa ancora attivamente alla vita comunitaria, impressionando tutti per la sua vivacità fisica e mentale, oltre che per la sua sagacia e prontezza di spirito.

Dieci i Pontefici che si sono succeduti durante la vita di suor Candida, fino a papa Francesco, che ha avuto il privilegio di incontrare due anni fa a Roma, in occasione del suo 107esimo compleanno.

Il segreto di tanta longevità? "Ascoltare la voce di Cristo ed essere docili alla sua volontà. In tutta la mia vita ho sempre pensato: dove il Signore mi mette, quello è il posto giusto per me", afferma con disar -mante semplicità la religiosa veneta, esempio luminoso di vocazione vissuta con coerenza.

Quest'anno i festeggiamenti per il compleanno di suor Candida si sono svolti in un clima di gioiosa intimi-tà nella casa madre delle Ministre degli Infermi, a Lucca. In attesa (a Dio piacendo) di festeggiare il tra-guardo dei 110 anni.

Suor Candida (al secolo Alma Bellotti) è nata a Quinzano (Verona) il 20 febbraio del 1907. Terza di dieci fi-gli, padre ciabattino e madre casalinga, è cresciu-ta in una famiglia umile e profondamente cattoli-ca.

Inizia giovanissima a lavorare come sarta; intor-no ai vent'anni comincia a sentire dentro di sé il desiderio di farsi suora. Il suo confessore la indi-rizza verso "la croce rossa" di san Camillo de Lellis. Così il 5 gennaio del 1931, accompagnata dal padre e dal fratello, fa il suo ingresso nell'Isti-tuto delle Ministre degli Infermi di Lucca. Con-cluso il noviziato, prende i voti il 16 luglio del 1932.

Forte dei Marmi, Roma (dove ha conseguito il diploma di infermiera), Torino, Camaiore, Via-reggio sono alcune delle località in cui ha operato, nel servizio ai malati e come formatrice di nuove vocazio-ni.

Nel 2000, all'età di 93 anni, è stata trasferita nella casa madre di Lucca per un meritato riposo. Lucida e dina-mica, dal mattino alla sera segue pienamente la vita della comunità, non facendo mai mancare il suo contribu-to.

Page 3: Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c

3

Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016---- 5°/165°/165°/165°/16

Bergoglio, l'inedito sulla vocazione «L'Osservatore Romano» pubbli-ca una lettera nella quale il futuro Papa ricorda il ruolo del sacerdote salesiano che lo aveva battezzato (A.Tornielli 23,12,2013 Vatican Insider) Papa Francesco ha ricevuto il battesimo il 25 dicembre 1936, e a celebrare il rito fu il salesiano di origine italiana Enrique Pozzoli. Ma il sa-cerdote ebbe anche un ruolo impor-tante nel convincere il papà e la mamma di Bergoglio nel momento in cui il figlio manifestò l'intenzio-ne di entrare in seminario. Il 20 ot-tobre 1990, in occasione del venti-novesimo anniversario di Pozzoli, padre Jorge Mario Bergoglio si mi-se alla macchia da scrivere per mantenere una promessa fatta al salesiano Cayetano Bruno, lo stori-co della Chiesa argentina, e fissò nero su bianco alcuni ricordi, tra-dotti dall'originale spagnolo e pub-blicati da «L'Osservatore Romano» nell'edizione odierna. Nella prima parte del documento, Bergoglio descrive l'amicizia di don Pozzoli con i suoi familiari e l'aiuto che aveva loro dato in alcune circostanze. Quindi ag-giunge: «È intervenuto in modo decisivo, nel 1955, con la storia della mia vocazione. Il 21 set-tembre 1954 mi hanno buttato giù dal cavallo. Ho conosciuto P. Carlos B. Duarte Ibarra a Flores (la mia parrocchia). Mi sono confessato con lui per ca-so… e lì — senza che io stessi nel banco delle imposte come il santo del giorno [Matteo] — mi aspettava il Signore “miserando et eligendo”. Lì non ho avuto dubbi che dovevo essere sacer-dote». «La vocazione - ha scritto Bergo-glio - l’avevo sentita per la prima volta a Ramos Mejía, durante il mio sesto grado, e ne parlai con il famoso “pescatore” di vocazioni, P. Martínez s.d.b. Ma poi cominciai la

scuola secondaria e “ti salu-to”! Studiavo Chimica

nell’Industriale e solevo passare lunghi periodi (soprattutto in estate) in casa dei miei nonni materni nella calle Quintino Bocayuva (...) Non dico nulla in casa fino al novembre del 1955: quell’anno finivo l’Indu-striale (erano sei anni) e mi iscrive-vo come tecnico chimico. A casa non sono convinti. Erano cattolici praticanti… ma preferivano che aspettassi alcuni anni, studiando all’Università». «Poiché capivo su chi sarebbe fini-to il conflitto - aggiunge il futuro Papa - andai da P. Pozzoli e gli rac-contai tutto. Esaminò la mia voca-zione. Mi disse di pregare e di la-sciare tutto nelle mani di Dio. Mi diede la benedizione di Maria Ausi-

liatrice. Ogni volta che reci-to il “Sub tuum praesi-dium…” mi ricordo di lui. Naturalmente in casa nasce l’idea: perché non sentiamo P. Pozzoli? E io, con la mi-glior faccia del mondo, dissi di sì». «Ricordo an-cora la scena. Era il 12 di-

cembre 1955. Papà e mamma fe-steggiavano 20 anni di matrimonio. La festa consistette in una Messa (solo i miei genitori e i cinque figli) nella parrocchia San José di Flores. Il celebrante sarebbe stato P. Poz-

zoli. Finita la Messa, papà invita a colazione nella Pasticceria “La Per-la de Flores” (Rivera Indarte e Ri-vadavia, a mezzo isolato dalla Basi-lica)… Papà pensava che P. Pozzoli non avrebbe accettato perché gli chiese se poteva (credo che se altri-menti saremmo andati a casa, a 6 isolati), ma P. Pozzoli (che sapeva di cosa si sarebbe parlato) accettò senza esitare. Che libertà di spirito per aiutare una vocazione!». «A metà della colazione si pone la questione - racconta Bergoglio - P. Pozzoli dice che l’Università va bene, ma che le cose vanno prese quando Dio vuole che si prenda-no… e comincia a raccontare storie diverse di vocazioni (senza prende-re partito), e alla fine racconta la sua vocazione. Racconta come un sacerdote gli propone di diventare sacerdote, come in pochissimi anni diventa suddiacono, poi diacono e sacerdote… come gli fu dato quello che non aspettava… Bene, a questo punto “ormai” i miei genitori ave-vano sciolto il cuore. Naturalmente P. Pozzoli non finì dicendo che mi lasciassero andare in Seminario né esigendo da loro una decisione… Semplicemente si rese conto che doveva “ammorbidire”, lo fece… e il resto venne da sé. (...) Quando “annusava” che ormai stava per ottenere quello che voleva, si ritira-va prima che gli altri si rendessero conto. Allora la decisione veniva da sola, liberamente dai suoi interlocu-tori. Non si sentivano forzati… ma lui gli aveva preparato il cuore. Aveva seminato, e bene… ma la-sciava agli altri il gusto della rac-colta».

LA VOCAZIONE DILA VOCAZIONE DILA VOCAZIONE DILA VOCAZIONE DI

PAPA FRANCESCOPAPA FRANCESCOPAPA FRANCESCOPAPA FRANCESCO

Papa FRANCESCO

seminarista

Page 4: Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c

4

Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016---- 5°/165°/165°/165°/16

La voce di Cristo, guida verso la vita

Le mie pecore ascoltano la mia voce. È bello il termine che Gesù sce-

glie: la voce. Prima ancora delle cose dette conta la voce, che è il canto dell'essere. Riconoscere una voce vuol dire intimità, frequentazione, racconta di una persona che già abita dentro di te, desiderata come l'amata del Cantico: la tua voce fammi

sentire. Prima delle tue parole, tu. Ascoltano la mia voce e mi seguono. Non dice: mi obbediscono. Seguire è molto di più: significa per-correre la stessa strada di Gesù, uscire dal labirinto del non senso, vivere non come esecutori di ordi-ni, ma come scopritori di strade. Vuol dire: solitudine impossibile, fine dell'immobilismo, camminare per nuovi orizzonti, nuove terre, nuovi pensieri. Chiamati, noi e tutta la Chiesa, ad allenarci alla sor-presa e alla meraviglia per cogliere la voce di Dio, che è già più avanti, più in là. E perché ascoltare la sua voce? La risposta di Gesù: perché io do loro la vita eterna. Ascolterò la sua voce perché, come una madre, Lui mi fa vivere, la voce di Dio è pane per me. Così come «la voce degli uomini è pane per Dio» (Elias Canetti). Per una volta almeno, fermiamo tutta la nostra attenzione su quanto Gesù fa per noi. Lo facciamo così poco. I maestri di quaggiù sono lì a ricordarci doveri, obblighi, comandamenti, a richiamarci all'impe-gno, allo sforzo, all'ubbidienza. Molti cristiani rischiano di scoraggiarsi perché non ce la fanno. Ed io con loro. Allora è bene, è salute dell'anima, respirare la forza che nasce da queste parole di Gesù: io do loro la vita eterna. Vita eterna vuol dire: vita autentica, vita per sempre, vita di Dio, vita a prescindere. Prima che io dica sì, Lui ha già seminato in me germi di pace, semi di luce che iniziano a germinare, a gui-dare i disorientati nella vita verso il paese della vita. «Nessuno le strapperà dalla mia mano». La vita eterna è un posto fra le mani di Dio. Siamo passeri che hanno il nido nelle sue mani. E nella sua voce. Siamo bambini che si aggrappano forte a quella mano che non ci lascerà cadere. Come innamorati cerchiamo quella mano che scalda la solitudine.

Come crocefissi ripetiamo: nelle tue mani affido la mia vita. Dalla certezza che il mio nome è scritto sul palmo della sua mano, dice il profeta, con una immagine dolce, come di ragazzi che si scrivono sulla mano le cose im-portanti, da non dimenticare all'esame; da questa vigorosa certezza, da non svendere mai, che per Dio io sono indimenticabile, che niente e nessuno mai mi potrà separa-re e strappare via, prende avvio la mia strada nella vita: essere anch'io, per quan-ti sono affidati al mio amore e alla mia amicizia, cuore da cui non si strappa, ma-no da cui non si rapisce

Page 5: Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c

5

Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016---- 5°/165°/165°/165°/16

Le pecore, in Nuova Zelanda, sono un’isti-tuzione. Fino agli an-ni ’60 la lana rappresentava un terzo dei ricavi di esportazio-ne, e anche se oggi queste cifre si sono notevolmente abbassa-te, i greggi ovini sono ancora parte integrante dei bucolici paesaggi dello stato insulare. Ma se pensate che tutte le pe-core siano “pecoroni”, ovvero docili e senza un vero caratte-re, la storia di Shrek vi farà ricredere.

Shrek era un montone castrato della specie Merino, nato e cresciuto nella fattoria di Ben-digo, vicino alla piccola comunità pastorizia di Tarras, nell’Isola del Sud. Le pecore Merino sono allevate per la loro lana di primissima qualità, e vengono dunque regolarmente tosate dai loro allevatori: questo processo non è vio-lento, ma probabilmente piuttosto fastidioso per l’animale, che viene tenuto fermo in posizioni per lui innaturali. Gli agnelli e le pecore più giovani scal-ciano e combattono durante la tosatu-ra, ma con il passare degli anni capi-scono che non c’è nulla da temere; gli animali più vecchi hanno impara-to dall’esperienza e non oppongono più resistenza quando vengono alleg-geriti dai diversi chili di lana che li ricoprono. Un buon tosatore, infatti, impiega soltanto tre o quattro minuti per portare a termine l’indolore ope-razione.

Shrek, invece, non ne voleva proprio sapere di essere tosato – ed evidentemente mal sopportava an-che la vita all’interno del gregge. Un bel giorno, deci-se che ne aveva vuto abbastanza e lasciò i suoi simili ovini per darsi alla macchia. Era il 1998, e nonostante le continue ricerche dei proprietari, per sei lunghi anni nessuno seppe più nulla di lui.

Infine, il 15 aprile del 2004, la sua “latitanza” giunse al termine quando il suo padrone riuscì final-mente a scovarlo: Shrek si era nascosto per tutti quegli anni in una grotta. Ma ormai non assomigliava nemmeno più ad una pecora.

Secondo le parole del pastore che lo trovò nella ca-verna, “sembrava una creatu-ra biblica”, un Behemoth o una bestia mitologica. Il suo vello infatti aveva cotinuato a crescere e crescere, senza

controllo, fagoci-tando praticamen-te l’intero corpo

dell’animale.

Certo, Shrek era comunque un’eccezione. Il vello di una pe-cora Merino pesa in media circa 4.5 kg, e in qualche raro caso arriva fino ai 15 kg; ma il pelo che Shrek aveva prodotto duran-te i sei anni di fuga aveva un pe-so assolutamente straordinario – 27 kg, sufficienti per cucire 20

completi da uomo.

Diventato immediatamente una star per i neozelandesi, sempre orgogliosi delle proprie pecore, Shrek venne infine tosato in diretta TV nazionale. La sua lana fu messa all’asta per beneficienza, venne stampato un libro per bambini, e la famosa pecora incontrò perfino il Primo Ministro, Helen Clark, al Parlamento. Si stima che questa pubblicità abbia fruttato all’indu-stria nazionale dell’esportazione

approssimativamente 100 milioni di dollari.

Per celebrare il suo decimo com-pleanno, a 30 mesi dalla prima tosatura, ecco un’altra trovata: Shrek venne nuova-mente tosato, ma que-sta volta su un ice-berg, galleggiante al largo della costa di

Dunedin. Ancora una volta lo scopo di questa impresa era a favore di un ente benefico per la cura dei bambi-ni, e per promuovere la lana neozelandese. Ma proba-bilmente fu tutt’altro che un compleanno memorabile per Shrek, a cui vennero addirittura applicati degli speciali ramponi da ghiaccio perché non scivolasse lungo i freddi pendii dell’iceberg.

All’età di 16 anni, nel 2011, su consiglio del veterina-rio Shrek venne sottoposto ad eutanasia. Le sue ceneri furono sparse sulla cima della montagna più alta del

paese, Mount Cook, a simbolo e memoria dell’insegnamento che, a detta dei neozelandesi, questo testardo animale ci ha lasciato: se non vuoi fare una cosa, lotta con tutte le tue forze per evitarla.

Ma, a voler essere davvero cinici, dalla storia di Shrek si potrebbe anche dedurre l’esatto opposto – non importa quanto tu ti batta, alla fine la tosatura arri-va per tutti…

Page 6: Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c

6

Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016---- 5°/165°/165°/165°/16

Antonio Zumino (Majano, 1864–Roma, 1927), pittore formatosi presso l’Accade-mia di Belle Arti di Venezia, giunse in Romania appe-na ventiduenne, a seguito delle committenze ricevute per eseguire gli affreschi di alcune chiese e la decorazione muraria di abi-tazioni private di facoltose famiglie della città. Risiedendo a lungo nei por-ti romeni sul Danubio, Brăila e Galaţi, dove si distinse nella pittura su caval-letto, nonché come disegnatore e inci-sore, Zumino tenne lezioni private di disegno e pittura ad olio avendo tra i suoi allievi le future artiste dell’avan-guardia romena Lola Schmierer Roth e Jeanne Helder Coppel. Ritrattista e paesaggista di grande talento, Antonio Zumino ha raffigurato personaggi e scene tratte dal mondo urbano e dall’universo contadino appartenente all’entroterra dei porti danubiani nei quali risiedette insieme alla sua fami-glia. Osservatore acuto e di notevole sensibilità artistica della vita quotidia-na dei porti romeni, l’artista friulano fu uno dei protagonisti dello stile espressivo che traeva la sua vitalità dall’accademismo adeguato al gusto locale per la paesaggistica e per il ritrattismo, che egli potenziava con il suo spiccato senso del dettaglio fisiognomico. Zumino trascorse quasi trentadue anni in Romania,

risiedendo soprattutto a Galaţi. Nella città portuale della storica regione romena della Moldavia meridio-nale, egli visse il periodo più fecondo della sua attività artistica. L’artista friulano dimostra nei suoi lavori una costante predilezione per la rappresentazione del-la figura umana. I personaggi di diversa estrazione sociale sono raffigurati con minuziosità, in modo rea-listico, e sui loro visi si leggono la preoccupazione e la fatica, oppure la distensione e la serenità. Per ese-guire i ritratti, utilizzando il modello naturale messo in posa, Zumino adoperò spesso varie tecniche inciso-rie, oppure il pastello, mentre i suoi paesaggi sono perlopiù dipinti ad olio su tela e rivelano la maestria

di matrice classica di un artista di grande talento. Pur operando in un ambi-to locale ed essendo oggi ingiustamente dimenticato o comunque poco noto, sia in Italia sia in Roma-nia, Antonio Zumino die-de la sua impronta origi-nale ad una produzione artistica di indubbia quali-tà espressiva. La Romania fu per Anto-nio Zumino la seconda patria, la terra d’adozione che ebbe un ruolo signifi-cativo nella sua definitiva affermazione come arti-sta, poiché il più produtti-vo periodo della sua car-riera risale ai tempi del lungo soggiorno a Brăila e

soprattutto a Galaţi. Zumino appartiene ugualmente alla cultura italiana come a quella romena, in quanto esponente ancora troppo poco noto del tradizionali-smo nell’arte pittorica romena tra l’ultimo ventennio dell’Ottocento e la vigilia della Grande Guerra. Pur

ascrivendo l’opera di Zumino all’accademismo quale corrente eu-ropea e dell’arte romena, l’artista friulano dimostrò una certa versati-lità stilistica negli anni che prece-dettero l’avvio della Grande Guerra e nel periodo successivo alla prima conflagrazione mondiale, adeguan-do la sua tecnica pittorica al moder-nismo, i cui elementi si avvertono anche nella sua produzione grafica a partire dalla seconda decade del Novecento.

Page 7: Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c

7

Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016---- 5°/165°/165°/165°/16

L’ Earth Day (Giornata della Terra) è la più grande manifestazione am-bientale del pianeta, l’unico momento in cui tutti i cittadini del mondo si uniscono per cele-brare la Terra e promuoverne la salvaguardia. La Giornata della Terra, momento fortemente volu-to dal senatore statunitense Gay-lord Nelson e promosso ancor prima dal presidente John Fitz-gerald Kennedy, coinvolge ogni anno fino a un miliardo di perso-ne in ben 192 paesi del mondo.

Le Nazioni Unite, spiega la ver-sione italiana del sito dedicato all'Eaarth Day, celebrano l'even-to ogni anno, un mese e due giorni dopo l'e-quinozio di primavera, il 22 aprile, per sottoli-neare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra. I gruppi ecologisti utilizzano quest'appuntamento come occasio-ne per valutare le problematiche del pianeta: l'inquinamento di aria, acqua e suolo, la di-struzione degli ecosistemi, le migliaia di pian-te e specie animali che scompaiono, e l'esauri-mento delle risorse non rinnovabili. Si insiste in soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell'uomo.

L'idea della creazione di una “Giornata per la Terra” fu discussa per la prima volta nel 1962. In quegli anni le proteste contro la guerra del Vietnam erano in aumento, ed al senatore Nel-son venne l'idea di organizzare un “teach-in” sulle questioni ambientali. Nelson riuscì a coinvolgere anche noti esponenti del mondo politico come Robert Kennedy, che nel 1963 attraversò ben 11 Stati del Paese te-nendo una serie di conferenze dedica-te ai temi ambientali.

L'Earth Day prese definitivamente forma nel 1969 a seguito del disastro ambientale causato dalla fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Union Oi al largo di Santa Barbara, in Cali-fornia, a seguito del quale il senatore Nelson decise fosse giunto il momen-to di portare le questioni ambientali

all'attenzione dell'opinione pubblica e del mondo politico. “Tutte le persone, a prescin-dere dall'etnia, dal sesso, dal proprio reddito o provenienza geografica, hanno il diritto ad un ambiente sano, equilibrato e sostenibile”.

Il 22 aprile 1970, ispirandosi a questo princi-pio, 20 milioni di cittadini americani si mobilitarono per una manifestazione a difesa della Terra. I gruppi che sin-golarmente avevano combat-tuto contro l'inquinamento da combustibili fossili, contro l'inquinamento delle fabbriche e delle centrali elettriche, i ri-fiuti tossici, i pesticidi, la pro-gressiva desertificazione e l'e-stinzione della fauna selvati-

ca, improvvisamente compresero di condivi-dere valori comuni. Migliaia di college e uni-versità organizzarono proteste contro il degra-do ambientale: da allora il 22 aprile prese il nome di Earth Day, la Giornata della Terra.

““““La terra, nostra casa, sembra trasformarsi La terra, nostra casa, sembra trasformarsi La terra, nostra casa, sembra trasformarsi La terra, nostra casa, sembra trasformarsi

sempre più in un immenso deposito di im-sempre più in un immenso deposito di im-sempre più in un immenso deposito di im-sempre più in un immenso deposito di im-

mondizia.mondizia.mondizia.mondizia. In molti luoghi del pianeta, gli

anziani ricordano con nostalgia i paesaggi

d’altri tempi, che ora appaiono sommersi

da spazzatura. Tanto i rifiuti industriali

quanto i prodotti chimici utilizzati nelle

città e nei campi, possono produrre un ef-

fetto di bio-accumulazione negli organismi

degli abitanti delle zone limitrofe, che si

verifica anche quando il livello di presenza

di un elemento tossico in un luogo è bas-

so. Molte volte si pren-

dono misure solo quan-

do si sono prodotti ef-

fetti irreversibili per la

salute delle persone.

(Dall’enciclica Ludato Si (Dall’enciclica Ludato Si (Dall’enciclica Ludato Si (Dall’enciclica Ludato Si

di Papa Francesco)di Papa Francesco)di Papa Francesco)di Papa Francesco)

Page 8: Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c

8

Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016---- 5°/165°/165°/165°/16

Amoris laetitia Amoris laetitia Amoris laetitia Amoris laetitia 08/04/2016 ANDREA TORNIELLI Nove capitoli per un documento di 264 pagine, lungo e complesso: «Amoris laetitia», la «gioia dell’a-more» è l’esortazione con la quale Francesco conclude il percorso dei due Sinodi dedicati fami-glia. Il primo capitolo offre la base di citazioni bibliche, il secondo trac-cia un quadro della situazione, il terzo par la della vocazione della famiglia. Due capitoli, il quarto e il quinto, sono dedicati specifica-mente al tema dell’amore coniuga-le. Il sesto parla delle prospettive pastorali, il settimo dell’educazione dei figli. Mentre l’ottavo, che con ogni probabilità sarà il più discusso, contiene le indicazioni per l’inte-grazione dei divorziati risposati. L’amore simbolo delle realtà

intime di Dio Nel primo capitolo, il Papa r icor-da che «la Bibbia è popolata da fa-miglie, da generazioni, da storie di amore e di crisi familiari». La «coppia che ama e genera la vita è la vera “scultura” vivente, capace di manifestare il Dio creatore e salva-tore. Perciò l’amore fecondo viene ad essere il simbolo delle realtà in-time di Dio».

Individualismo e calo demografico

Nel secondo capitolo si affronta il tema delle «sfide» delle famiglie. C’è il pericolo «rappresentato da un individualismo esasperato» che fa prevalere, «in certi casi, l’idea di un soggetto che si costruisce secondo i propri desideri assunti come un as-soluto». Francesco lancia l’allarme per il calo demografico, «dovuto ad una mentalità antinatalista e pro-mosso dalle politiche mondiali di salute riproduttiva», ricordando che «la Chiesa rigetta con tutte le sue

forze gli interventi coerci-tivi dello Stato a favore di contraccezione, sterilizza-

zione o addirittura aborto». Misure «inaccettabili anche in luoghi con alto tasso di natalità», ma che i po-litici «incoraggiano» anche nei Pae-si dove nascono pochi figli.

La casa Francesco scrive che «la mancanza di una abitazione dignitosa o ade-guata porta spesso a rimandare la formalizzazione di una relazione». Una «famiglia e una casa sono due cose che si richiamano a vicenda». Per questo «dobbiamo insistere sui diritti della famiglia, e non solo sui diritti individuali. La famiglia è un bene da cui la società non può pre-scindere, ma ha bisogno di essere protetta».

Sfruttamento dell’infanzia Lo sfruttamento sessuale dei bam-bini costituisce «una delle realtà più scandalose e perverse della società attuale». Ci sono i «bambini di stra-da» nelle società attraversate dalla violenza, dalla guerra, o dalla pre-senza della criminalità organizzata. «L’abuso sessuale dei bambini di-venta ancora più scandaloso - scan-disce Francesco - quando avviene in luoghi dove essi devono essere protetti, particolarmente nelle fami-glie, nelle scuole e nelle comunità e istituzioni cristiane».

Miseria, eutanasia e altre piaghe

Tra le «gravi minacce» per le fami-glie in tutto il mondo si citano l’eu-

tanasia e il suicidio assistito. Ci si sofferma poi sulla situazione «delle famiglie schiacciate dalla miseria, penalizzate in tanti modi, dove i limiti della vita si vivono in manie-ra lacerante». Si parla della «piaga» della tossicodipendenza «che fa soffrire molte famiglie, e non di rado finisce per distruggerle. Qual-cosa di simile succede con l’alcoli-smo, il gioco e altre dipendenze».

Non indebolire la famiglia Indebolire la famiglia non «giova alla società» ma «pregiudica la ma-turazione delle persone». Francesco nota come non si «avverte più con chiarezza che solo l’unione esclusi-va e indissolubile tra un uomo e una donna svolge una funzione so-ciale piena». Mentre «le unioni di fatto o tra persone dello stesso ses-so, per esempio, non si possono equiparare semplicisticamente al matrimonio. Nessuna unione preca-ria o chiusa alla trasmissione della vita ci assicura il futuro della socie-tà».

Utero in affitto, infibulazione, violenze

Nel paragrafo 54 il Papa parla dei diritti della donna, definendo inac-cettabile «la vergognosa violenza che a volte si usa nei confronti delle donne». La «violenza verbale, fisi-ca e sessuale che si esercita contro le donne in alcune coppie di sposi contraddice la natura stessa dell’u-nione coniugale». Francesco fa poi riferimento all’infibulazione, la «grave mutilazione genitale della donna in alcune culture», ma anche

Page 9: Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c

9

Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016---- 5°/165°/165°/165°/16

alla «disuguaglianza dell’accesso a posti di lavoro dignitosi e ai

luoghi in cui si prendono le decisio-ni». E ricorda «la pratica dell’“utero in affitto” o la strumen-talizzazione e mercificazione del corpo femminile nell’attuale cultura mediatica».

Il «pensiero unico» del Gender

Alcune righe del documento sono dedicate al «gender», «ideologia che nega la differenza e la recipro-cità naturale di uomo e donna», prospetta «una società senza diffe-renze di sesso, e svuota la base an-tropologica della famiglia». Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che «promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina». Francesco definisce «inquietante che alcune ideologie di questo tipo» cerchino «di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini».

No alla «fabbrica» dei bambini

Preoccupazione è espressa poi per la «possibilità di manipolare l’atto generativo», reso indipendente dal rapporto sessuale di un uomo e una donna. Così la vita umana e l’essere genitori sono diventate «realtà com-ponibili e scomponibili, soggette prevalentemente ai desideri di sin-goli o di coppie». «Non cadiamo nel peccato - avverte il Papa - di pretendere di sostituirci al Creato-re».

Educare i figli, «diritto primario» dei genitori

Nel terzo capitolo dell’esortazione, Francesco ripercorre il magistero dei predecessori e spiega che il sa-cramento del matrimonio «non è una convenzione sociale» ma «un dono per la santificazione e la sal-vezza degli sposi», una vera e pro-pria «vocazione». Pertanto, «la de-cisione di sposarsi e di formare una

famiglia deve essere frutto di un discernimento vocazionale». L’a-more coniugale è aperto alla fecon-dità. E «l’educazione integrale» dei figli è «dovere gravissimo e allo stesso tempo diritto primario dei genitori», che «nessuno dovrebbe pretendere di togliere loro».

Istruzioni sull’amore Nel quarto capitolo, uno dei più innovativi, il Papa propone una pa-rafrasi dell’Inno alla carità di San Paolo ricavandone indicazioni con-crete per gli sposi. Li invita alla «pazienza» reciproca, senza preten-dere che «le relazioni siano idillia-che o che le persone siano perfet-te», e senza collocare sempre noi stessi «al centro». Li invita a essere benevoli e a «donarsi in modo so-vrabbondante», senza «esigere ri-compense». Li invita a non essere invidiosi, a non vantarsi o gonfiarsi, perché «chi ama evita di parlare troppo di sé stesso», a non diventa-re «arroganti e insopportabili», a essere umili e a «rendersi amabili», a non mettere «in rilievo i difetti e gli errori» dell’altro. Li invita a non finire mai la giornata «senza fare pace in famiglia», a perdonare sen-za portare rancore, a parlare «bene l’uno dell’altro, cercando di mo-strare il lato buono del coniuge al di là delle sue debolezze», ad avere fiducia nell’altro senza controllarlo, lasciando invece «spazi di autono-mia». E invita a «contemplare» sempre il coniuge, ricordando che «le gioie più intense della vita na-scono quando si può procurare la felicità degli altri».

Messaggio ai giovani Il Papa dice ai giovani che «a causa della serietà» dell’«impegno pub-blico di amore», il matrimonio, «non può essere una decisione af-frettata», ma non la si può neanche «rimandare indefinitamente». Im-pegnarsi con un altro in modo esclusivo e definitivo «comporta sempre una quota di rischio e di scommessa audace». Bisogna «darsi tempo» e sapere ascoltare il coniuge, lasciarlo parlare prima di «iniziare ad offrire opinioni o con-sigli». «Molte discussioni nella

coppia non sono per questioni mol-to gravi». A volte si tratta di cose piccole, «ma quello che altera gli animi è il modo di pronunciarle o l’atteggiamento che si assume nel dialogo».

Sessualità «regalo meraviglioso»

Desideri, sentimenti, emozioni, «occupano un posto importante nel matrimonio». Francesco, citando Benedetto XVI spiega che l’inse-gnamento ufficiale della Chiesa «non ha rifiutato l’eros come tale, ma ha dichiarato guerra al suo stra-volgimento» che lo disumanizza. Dio stesso «ha creato la sessualità, che è un regalo meraviglioso per le sue creature». Giovanni Paolo II ha respinto l’idea che l’insegnamento della Chiesa porti a «una negazione del valore del sesso umano» o che semplicemente lo tolleri «per la ne-cessità stessa della procreazione». Il bisogno sessuale degli sposi non è «oggetto di disprezzo». Certo, «molte volte la sessualità si sperso-nalizza e anche si colma di patolo-gie», diventando «sempre più occa-sione e strumento di affermazione del proprio io e di soddisfazione egoistica dei propri desideri e istin-ti». Per questo il Papa ribadisce che «un atto coniugale imposto al co-niuge senza nessun riguardo alle sue condizioni e ai suoi giusti desi-deri non è un vero atto di amore». Va rifiutata «qualsiasi forma di sot-tomissione sessuale».

L’accoglienza della vita Il quinto capitolo r icorda che la famiglia è l’ambito «dell’accoglienza della vita». Il Pa-pa scrive che «se un bambino viene al mondo in circostanze non deside-rate, i genitori o gli altri membri della famiglia, devono fare tutto il possibile per accettarlo come dono di Dio». Le famiglie numerose «sono una gioia per la Chiesa», an-che se questo non implica dimenti-care una «sana avvertenza» di san Giovanni Paolo II: «la paternità re-sponsabile non è procreazione illi-mitata». Francesco ricorda che è importante che il bambino «si senta atteso». «Un figlio lo si ama perché

Amoris laetitia Amoris laetitia Amoris laetitia Amoris laetitia

Page 10: Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c

10

Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016---- 5°/165°/165°/165°/16

è figlio: non per-ché è bello, o perché è così o cosà; no, perché è figlio! Non

perché la pensa come me, o incarna i miei desideri». Il Papa si rivolge a ogni donna in gravidanza: «Quel bambino merita la tua gioia. Non permettere che le paure, le preoccu-pazioni, i commenti altrui o i pro-blemi spengano la felicità di essere strumento di Dio per portare al mondo una nuova vita».

La presenza della madre... Nel documento si definisce «pienamente legittimo», e «auspicabile», che le donne studi-no, lavorino, sviluppino le proprie capacità e i propri obiettivi. Ma nel-lo stesso tempo «non possiamo ignorare la necessità che hanno i bambini della presenza materna, specialmente nei primi mesi di vi-ta». Il diminuire della presenza ma-terna «con le sue qualità femminili costituisce un rischio grave per la nostra terra». «Apprezzo il femmi-nismo - commenta Bergoglio - quando non pretende l’uniformità né la negazione della maternità.

...e i padri assenti Il problema dei nostri giorni sembra essere la «latitanza» dei padri. Sono talvolta «così concentrati su sé stes-si e sul proprio lavoro» da «dimenticare anche la famiglia. E lasciano soli i piccoli e i giovani». La presenza paterna «risulta intac-cata anche dal tempo sempre mag-giore che si dedica ai mezzi di co-municazione e alla tecnologia dello svago». Ma chiedere che il padre sia presente, «non è lo stesso che dire controllore. Perché i padri trop-po controllori annullano i figli».

Sì alle adozioni L’adozione «è una via per realizza-re la maternità e la paternità in un modo molto generoso». Il Papa scrive: «È importante insistere af-finché la legislazione possa facilita-re le procedure per l’adozione». La famiglia «non deve pensare sé stes-sa come un recinto chiamato a pro-teggersi dalla società», né concepir-

si come «separata» da tutto il resto. «Dio ha affidato alla famiglia il progetto di rendere “domestico” il mondo, affinché tutti giungano a sentire ogni essere umano come un fratello». Questo implica anche im-pegno verso poveri e sofferenti. Il piccolo nucleo familiare «non do-vrebbe isolarsi dalla famiglia allar-gata, dove ci sono i genitori, gli zii, i cugini ed anche i vicini». Far sentire gli anziani a casa «Dobbiamo risvegliare il senso col-lettivo di gratitudine, di apprezza-mento, di ospitalità, che facciano sentire l’anziano parte viva della sua comunità». Francesco osserva che «l’attenzione agli anziani fa la differenza di una civiltà». Il docu-mento contiene anche un invito a non considerare come «concorrenti» o «invasori» il suoce-ro, la suocera e tutti i parenti del coniuge.

Famiglie «soggetti attivi» della pastorale

Il sesto capitolo dell’esortazione è dedicato alle prospettive pastorali. Francesco chiede «uno sforzo evan-gelizzatore e catechetico indirizzato all’interno della famiglia» e «una conversione missionaria» di tutta la Chiesa, perché non ci si fermi a «un annuncio meramente teorico e sganciato dai problemi reali delle persone». La pastorale familiare «deve far sperimentare che il Van-gelo della famiglia è risposta alle attese più profonde della persona umana». Si insiste sulla necessità di una maggiore formazione interdi-sciplinare e non soltanto dottrinale dei seminaristi per trattare i proble-mi complessi delle famiglie oggi.

Prepararsi al matrimonio Molta insistenza è posta sull’esi-genza di preparare meglio i fidan-zati al matrimonio, con «un mag-giore coinvolgimento dell’intera comunità». Viene lasciato a ogni Chiesa locale scegliere come farlo. «Si tratta di una sorta di iniziazio-ne” al sacramento del matrimonio». Non bisogna dimenticare «i validi contributi della pastorale popolare», come per esempio il ricordo il gior-

no di San Valentino, che «in alcuni Paesi è sfruttato meglio dai com-mercianti che non dalla creatività dei pastori». Il percorso di prepara-zione deve anche dare la possibilità «di riconoscere incompatibilità e rischi» e dunque di non proseguire nel rapporto.

«Troppo concentrati sui preparativi»

«La preparazione prossima al ma-trimonio tende a concentrarsi sugli inviti, i vestiti, la festa e gli innu-merevoli dettagli che consumano tanto le risorse economiche quanto le energie e la gioia. I fidanzati arri-vano sfiancati e sfiniti al matrimo-nio». «Cari fidanzati - è l’appello del Papa - abbiate il coraggio di essere differenti, non lasciatevi di-vorare dalla società del consumo e dell’apparenza». Inoltre, il matri-monio va assunto come «un cam-mino di maturazione», senza avere aspettative troppo alte riguardo alla vita coniugale.

Sì all’«Humanae vitae» Francesco chiede di riscoprire l’en-ciclica di Paolo VI e la «Familiaris consortio» di Papa Wojtyla, «al fine di ridestare la disponibilità a pro-creare in contrasto con una mentali-tà spesso ostile alla vita».

Consigli ai giovani sposi Il Papa suggerisce alcuni «rituali quotidiani». «È buona cosa darsi sempre un bacio al mattino, bene-dirsi tutte le sere, aspettare l’altro e accoglierlo quando arriva, uscire qualche volta insieme, condividere le faccende domestiche». Ed è bene «interrompere le abitudini con la festa, non perdere la capacità di ce-lebrare in famiglia».

Le crisi si aggiustano Con un «aiuto adeguato e con l’a-zione di riconciliazione della grazia una grande percentuale di crisi ma-trimoniali» si supera. «Saper perdo-nare e sentirsi perdonati è un’espe-rienza fondamentale nella vita fa-miliare». Serve la «generosa colla-borazione di parenti ed amici, e tal-volta anche di un aiuto esterno e professionale».

Amoris laetitia Amoris laetitia Amoris laetitia Amoris laetitia

Page 11: Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c

11

Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016---- 5°/165°/165°/165°/16

Mai usare i figli come

«ostaggi» Ai genitori separati Francesco chiede di «mai, mai, mai prendere

il figlio come ostaggio! I figli non siano quelli che portano il peso di questa separazione, non siano usati come ostaggi contro l’altro coniuge, crescano senten-do che la mamma parla bene del papà, benché non sia-no insieme, e che il papà parla bene della mamma». Il Papa afferma che il divorzio è «un male» e definisce «preoccupante» la crescita numerica dei divorzi.

Omosessuali in famiglia L’esperienza di avere al loro interno persone con ten-denza omosessuale è un’esperienza «non facile né per i genitori né per i figli». Il Papa ribadisce che «ogni persona va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto» evitando ogni discriminazione. «Si tratta in-vece di assicurare un rispettoso accompagnamento, affinché coloro che manifestano la tendenza omoses-suale possano avere gli aiuti necessari per comprende-re e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita». Ribadito il no ai progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni gay.

Il «pungiglione» della morte Il Papa ricorda l’importanza di accompagnare le fami-glie colpite da un lutto, affermando che «occorre aiu-tare a scoprire che quanti abbiamo perso una persona cara abbiamo ancora una missione da compiere, e che non ci fa bene voler prolungare la sofferenza».

Chi guida i nostri figli? Nel settimo capitolo si par la dell’educazione dei fi-gli. Francesco invita a domandarsi «chi sono quelli che si occupano di dare loro divertimento» quelli che arrivano «attraverso gli schermi», quelli a cui li affi-diamo «nel loro tempo libero». C’è «sempre bisogno di vigilanza». I genitori devono prepararli ad affronta-re «rischi di aggressioni, di abuso o di tossicodipen-denza». Ma se un genitore «è ossessionato di sapere dove si trova suo figlio e controllare tutti i suoi movi-menti», in questo modo «non lo educherà» e «non lo preparerà ad affrontare le sfide». Bisogna invece inne-scare «processi di maturazione della sua libertà, di preparazione, di crescita integrale, di coltivazione dell’autentica autonomia».

Come educare La formazione morale dovrebbe realizzarsi «in modo induttivo», così che «il figlio possa arrivare a scoprire da sé l’importanza di determinati valori, principi e norme, invece di imporgliele come verità indiscutibi-li». Nell’epoca attuale, «in cui regnano l’ansietà e la fretta tecnologica, compito importantissimo delle fa-miglie è educare alla capacità di attendere. Non si trat-ta di proibire ai ragazzi di giocare con i dispositivi elettronici, ma di trovare il modo di generare in loro la

capacità di differenziare le diverse logiche e di non applicare la velocità digitale a ogni ambito della vita».

Il rischio «autismo tecnologico» I mezzi elettronici «a volte allontanano invece di avvi-cinare, come quando nell’ora del pasto ognuno è con-centrato sul suo telefono mobile, o come quando uno dei coniugi si addormenta aspettando l’altro, che passa ore alle prese con qualche dispositivo elettronico». Bambini e gli adolescenti, «a volte ne sono resi abuli-ci, scollegati dal mondo reale», ed è una forma di «autismo tecnologico» che «li espone più facilmente alla manipolazione». L’esortazione dice sì all’educa-zione sessuale «che custodisca un sano pudore» e an-che a un’educazione che abitui i bambini a compren-dere come anche i maschi possono svolgere anche al-cuni compiti domestici. È fondamentale, infine, che «i figli vedano in maniera concreta che per i loro genitori la preghiera è realmente importante» ……….

Il capitolo ottavo di «Amoris laetitia» dedicato all’atteggiamento pastorale verso chi vive una seconda unione: nessuna regola generale sull’accesso ai sacramenti ma la porta aperta di un maggiore spazio per percorsi che tengano conto delle diverse situazioni personali. «Non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mor-tale» Al discernimento delle situazioni «irregolari» sono dedicati i paragrafi 296-312 dell’ottavo capitolo dell’esortazione apostolica «Amoris laetitia», che con-tiene tre parole chiave: «accompagnare», «discernere» e «integrare». Non viene mai nominata esplicitamente l’ammissione all’eucaristia nel testo, anche se in una nota si fa riferimento ai «sacramenti». Si spiega che non sono possibili regole canoniche generali, valide per tutti: la via da seguire è quella del discernimento caso per caso.

Spiritualità coniugale e familiare. Cristo illumina i giorni amari

Nell’ultimo capitolo, Amoris Laetitia invita a vivere la preghiera in famiglia, perché Cristo “unifica ed illumi-na” la vita familiare anche “nei giorni amari”, trasfor-mando le difficoltà e le sofferenze in “offerta d’amo-re”. Per questo, il Papa esorta a non considerare la fa-miglia come “una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre”, bensì come uno sviluppo graduale della capacità di amare di ciascuno. “Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare!” è l’invito con-clusivo di Francesco che incoraggia le famiglie del mondo a non “perdere la speranza”.

Amoris laetitia Amoris laetitia Amoris laetitia Amoris laetitia

Page 12: Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c

12

Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016---- 5°/165°/165°/165°/16

C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Fratelli e sorelle, per cele-brare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati. Breve riflessione personale

C.A.< Confesso a Dio onni-potente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, paro-le, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandis-sima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli an-geli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter-na. A. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà. GLORIA a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benedicia-mo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signo-re Dio, Agnello di Dio, Figlio del Pa-dre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i pecca-ti del mondo, accogli la nostra sup-plica; tu che siedi alla destra del Pa-dre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spi-rito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. O Dio, fonte della gioia e della pace, che hai affidato al po-tere regale del tuo Figlio le sorti degli uomini e dei popoli, sostie-nici con la forza del tuo Spirito, e fa' che nelle vicende del tempo, non ci separiamo mai dal nostro pastore che ci guida alle sorgenti della vita. Egli è Dio, e vive e re-gna con te, nell'unità dello Spirito

Santo, per tutti i secoli dei secoli A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Paolo e Bàrnaba, proseguendo da Perge, arrivaro-no ad Antiòchia in Pisìdia, e, en-trati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero. Molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perse-verare nella grazia di Dio. Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando vide-ro quella moltitudine, i Giudei fu-rono ricolmi di gelosia e con pa-role ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Pao-lo e Bàrnaba con franchezza di-chiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate de-gni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”». Nell’udire ciò, i pagani si ralle-gravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che era-no destinati alla vita eterna cre-dettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una per-secuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R/. Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida. Acclamate il Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza. R/. Riconoscete che solo il Si-gnore è Dio: egli ci ha fatti e noi

siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo. R/. Perché buono è il Signore, il suo amore è per sempre, la sua fedeltà di generazione in genera-zione. R/.

Seconda Lettura Dal Libro dell’Apocalisse

Io, Giovanni, vidi: ecco, una mol-titudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stava-no in piedi davanti al trono e da-vanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di pal-ma nelle loro mani. E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide col sangue dell’Agnello. Per que-sto stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna, perché l’Agnello, che sta in mez-zo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque del-la vita. E Dio asciugherà ogni la-crima dai loro occhi». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia,Alleluia Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. Alleluia

VANGELO C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo Giovanni A. Gloria a te o Signore. In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguo-no. Io do loro la vita eterna e non an-dranno perdute in eterno e nessu-no le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE: At 13,14.43-52 Sal 99 Ap 7,9.14-17 Gv 10,27-30

Page 13: Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c

13

Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016---- 5°/165°/165°/165°/16

OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipo-tente, creatore del cielo e della ter-ra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cri-sto, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mez-zo di lui tutte le cose sono state crea-te. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incar-nato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepol-to. Il terzo giorno è risuscitato, se-condo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuo-vo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apo-stolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI

C. Il Signore ci chiede di fidarci di lui che ci ama da sempre. Questa fiducia però non è passività. Siamo invece chiamati a offrire il nostro contributo, ognuno secondo le pro-prie capacità, al suo progetto di sal-vezza. Preghiamo insieme e diciamo: Donaci Signore la tua vita. 1. Perché l’obbedienza a te non si configuri mai come sterile abitudina-rietà. Preghiamo. 2. Perché sappiamo riconoscerci come frutto del tuo amore e come opera della tua grandezza. Preghia-mo. 3. Perché la nostra appartenenza a te in quanto Cristiani non sia mai un tesoro geloso, ma un dono da condi-videre con gli altri e a servizio della società. Preghiamo. 4. Perché la nostra testimonianza al mondo sia sempre frutto credibile di riflessione, di interiorizzazione del tuo Vangelo e di un’esperienza con-creta. Preghiamo. 5.Per le Vocazioni: ogni figlio di Dio si senta chiamato dal Padre a realizzare il suo progetto di amo-re per il Regno dei Cieli, Pre-ghiamo.

C. O Padre, Tu ci dai la sicurezza di una mano forte che non ci abban-dona mai. Dacci la lucidità necessa-ria per non cullarci in questa condi-zione come fosse un privilegio, ma di attivarci e metterla al servizio dei nostri fratelli. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. A. Amen. LlITURGIA EUCARISTICA

C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi)

SULLE OFFERTE C. O Dio, che in questi santi misteri compi l'opera della nostra redenzione, fa' che questa cele-brazione pasquale sia per noi fon-te di perenne letizia. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA

C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questo tempo nel qua-le Cristo, nostra Pasqua, si è im-molato. In lui, vincitore del pecca-to e della morte, l'universo risor-ge e si rinnova, e l'uomo ritorna alle sorgenti della vita. Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l'umanità esulta su tutta la terra, e con l'assemblea degli angeli e dei santi canta l'in-no della tua gloria: Santo, San-to, Santo il Signore Dio dell'uni-verso. I cieli e la terra sono pie-ni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto co-lui che viene nel nome del Si-gnore. Osanna nell'alto dei cie-li. DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-

sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen C.A. P A D R E NO S T R O che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà così in cielo come in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e ri-metti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debi-tori e non ci indurre in tentazio-ne ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. T. Tuo è il regno, tua la po-tenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C Custodisci benigno, o Dio nostro Padre, il gregge che hai redento con il sangue prezioso del tuo Figlio, e guidalo ai pascoli eterni del cielo. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda-te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

Page 14: Adeste 16 domenica 17 aprile 2016c

14

Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016Adeste 2016---- 5°/165°/165°/165°/16

Prime elezioni della Repubblica italianaPrime elezioni della Repubblica italianaPrime elezioni della Repubblica italianaPrime elezioni della Repubblica italiana domenica 18 aprile 1948 (68 anni fa)domenica 18 aprile 1948 (68 anni fa)domenica 18 aprile 1948 (68 anni fa)domenica 18 aprile 1948 (68 anni fa) Conclusa la preziosa fase dell'Assemblea Costituente, che aveva disegnato il nuovo assetto statale attraverso la Carta costituzionale (22 dicembre 1947), nella primavera del 1848 l'Italia si presentò alle urne per eleggere il primo Par-lamento dell'era repubblicana. Preceduta da una campagna elettorale combattuta, in cui, per la prima volta, i partiti fecero largo ricorso alla cartellonistica e alla propaganda "on the road", la tornata elettorale presentò un quadro semplificato delle forze in campo, con la Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi da un lato e il Fronte democratico popolare, figlio dell'al-leanza tra il PCI di Palmiro Togliatti e il PSI di Pietro Nenni, dall'altro. Completavano la scheda l'Unità socialista (patto tra il PSDI, allora PSLI, di Saragat e l'UdS di Lombardo), il Blocco nazionale (Liberali e Qualunquisti), il Partito na-zionale monarchico, il Movimento sociale italiano e il Par-tito Repubblicano. Chiamati a votare con un sistema pro-porzionale, si recarono alle urne poco meno di 27 milioni di italiani su 29.117.554 elettori, circa il 92% del totale, registrando un'affluenza tra le più alte della storia repubbli-cana. Con 12.740.040 preferenze (48%) prevalse la DC, mentre il FDP si fermò a poco più di otto milioni di voti (30%); terza l'Unità socialista con il 7% e molto più distac-cate le altre liste. Lapolarizzazione del voto espresso dagli italiani (la percentuale di dispersione fu tra le più basse in assoluto) consegnò allo "scudo crociato" la maggioranza assoluta alla Camera dei deputati (305 su 574) e al Senato

(131 su 237). Con il quinto governo De Gasperi, che aprì all'al-leanza con PRI, PSDI e Liberali, iniziò l'ultraquarantenna-le parabola governativa della DC, in cui giocarono un ruo-lo determinante l'adesione al blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti d'America, in funzione anticomunista, e il sostegno del mondo cattolico.

B������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Po-limeni, Tel:0770953530 mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected]

*°* C7�8: Chiesa romano-cattolica dei Piari-sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00 *°*

A7:� I�7+�: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262 *°* T+<+�=���: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

*°*

17171717 D������� s Aniceto papas Aniceto papas Aniceto papas Aniceto papa

18181818 L���� s. Galldinos. Galldinos. Galldinos. Galldino

19191919 M����� s. Martas. Martas. Martas. Marta

20202020 M������� s. Agnese da Montep.s. Agnese da Montep.s. Agnese da Montep.s. Agnese da Montep.

21212121 G����� s. Anselmo d’Aostas. Anselmo d’Aostas. Anselmo d’Aostas. Anselmo d’Aosta

22222222 ������ s. Teodoros. Teodoros. Teodoros. Teodoro

23232323 S����� s. Giorgios. Giorgios. Giorgios. Giorgio

I SANTI DELLA

SETTIMANA