34 DELLA ERA 6 2019 «La Nativit di Caravaggio in Sicilia» · 34 LA LETTURA C ORRIERE DELLA SERA D...

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34 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 6 GENNAIO 2019 za nome, è uscita nelle sale in autunno con la regia di Roberto Andò. Eppure Brand si dice convinto che un nome questa storia ce l’abbia. «Ho segui- to gli aspetti più controversi della spari- zione del Caravaggio — dice — e cono- sco le varie versioni: da quella che lo vor- rebbe rosicato dai topi a quella, forse la più diffusa, che lo vuole fatto a pezzi da un mercante svizzero al quale era stato venduto dalla mafia e venduto così, a frammenti, a qualche mese dalla spari- zione. Ma io ho parlato con alcune perso- ne delle quali mi fido: mi hanno assicura- to che il dipinto, del tutto integro, non ha mai lasciato la Sicilia». Per la verità que- sta è una versione fornita anche da un collaboratore di giustizia, Franco Di Car- lo, il quale nell’estate scorsa sostenne di aver visto la Natività nel 1981 — anni do- po il furto — nella casa di un boss di Par- tanna Mondello, sobborgo di Palermo. Ma chi possiede adesso il Caravaggio? «La mia tesi, che poi è quella dei miei in- formatori italiani — sostiene il detective olandese —, è che la tela adesso non sia più in mano alla mafia. Apparterrebbe a una famiglia che teme di farsi avanti per- ché quella tela indubbiamente “scotta”. È una delle situazioni più frequenti in que- sti casi: inizialmente l’opera sparisce per mano della criminalità ma poi, dopo tan- ti anni, finisce nelle case di persone di- stanti da quei mondi, o almeno non im- plicate direttamente con la malavita. Qualche volta il proprietario ha acquista- to il bene in perfetta buona fede. E sa che cosa accade spesso? Che decida di libe- rarsene per non avere problemi. È così che i Picasso e i Matisse finiscono brucia- ti, nello stupore di tutti». Brand dichiara che quest’anno, a coronamento di una carriera di successo, si trasferirà tempo- raneamente in Sicilia per cercare quello che è il Sacro Graal per chiunque faccia il suo lavoro. E, tramite «la Lettura», dif- fonde un appello: «Oggi l’interesse di tut- ti è che quel dipinto torni a casa. Per que- sto mi rivolgo a chi lo possiede in questo momento e lo invito a farsi avanti, anche contattando me, se preferisce, in modo che io poi possa fare da tramite con le forze dell’ordine e trovare soluzioni affin- ché gli innocenti non ci rimettano e non si sentano posti sotto accusa». Brand sottolinea più volte che le sue intenzioni non sono e non sono mai state quelle di sostituirsi ai Carabinieri, specie al Nucleo per la Tutela del Patrimonio culturale (che elogia con parole come «la migliore forza al mondo in questo settore»), bensì si propone come intermedia- rio, come un «ponte» tra un eventuale proprietario del dipinto e la giustizia. Poi, a proposito di Graal, Brand rivela l’altro grande oggetto del desiderio di tutti quelli che fanno il suo lavoro, cioè il Cristo nella tempesta sul mare di Gali- lea, l’unico paesaggio ma- rino dipinto da Rembrandt nel 1633 e rubato dall’Isa- bella Stewart Gardner Mu- seum di Boston nel 1990. Anche questo è un enigma che ha alimentato sugge- stioni cinematografiche, musicali e tele- visive. Il detective olandese ci lavora da tempo ed è giunto a una conclusione: «Sono convinto che si trovi nelle mani dell’Ira, l’Irish Republican Army. Eppure, il Caravaggio resta il principale obiettivo. In un paese come l’Italia la sparizione di un dipinto è una ferita che brucia anche in chi italiano non è». [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA «I o ho bravi informatori sparsi in tutto il mondo. E quelli italiani mi dicono che la Natività di Caravag- gio, sparita da Palermo nel 1969, si trova in Sicilia ed è perfettamente integra». Una cosa è certa: Arthur Brand ha davvero bravi informatori, cioè una re- te internazionale di contatti che gli ha permesso di diventare uno dei detective dell’arte più noti e affidabili. Perciò le pa- role che l’investigatore olandese ha deci- so di affidare a «la Lettura» a cinquan- t’anni dal furto più clamoroso della storia dell’arte del Novecento vanno lette attra- verso una molteplicità di significati. Brand parla dai suoi uffici di Amster- dam, città dove vive e lavora. Ha appena concluso un ritrovamento al quale teneva molto, un mosaico di epoca bizantina che era stato trafugato da un luogo di cul- to di Cipro dopo l’invasione turca del 1974. «Un lavoro che mi ha impegnato per tre anni — racconta — e sa che cosa ho fatto nella maggior parte del tempo? Ho aspettato. Il mio lavoro non è per per- sone poco pazienti». Protagonista di nu- merosi ritrovamenti (dai cavalli di bronzo spariti dal palazzo della Cancelleria di Hi- tler durante la Seconda guerra mondiale a diverse tele di Salvador Dalí e di Tamara de Lempicka), Brand ha collaudato un metodo: lui interviene a freddo, cioè uno o due anni dopo la scomparsa di un’ope- ra d’arte, «quando le indagini della poli- zia diventano, per forza di cose, più rare- fatte, perché loro hanno altro a cui pen- sare», puntualizza. Quindi il detective si cala in un sotto- bosco fatto di trafficanti, piccoli e grandi, di mercanti più o meno equivoci, di me- diatori che poi si dissolvono. Fa doman- de, compone piste e semina le sue «esche». Quindi si siede e aspetta. «Pri- ma o poi — dice — qualcuno si farà vivo. Perché ci sarà sempre un personaggio implicato nella vicenda che ha interesse affinché un’opera d’arte torni a casa. Fac- cio qualche esempio: potrebbe esserci un mercante concorrente al quale è stato “soffiato” un affare e chiede vendetta. Se invece dall’altra parte c’è un falsario noto Seicento, durante il soggiorno siciliano), avvenuta nell’ottobre del 1969, è una sto- ria nera dalla struttura simile a un ro- manzo di Sciascia. Mezze verità, bugie, depistaggi, «soffiate»: le ombre si sono stratificate sulle ricerche e ormai si con- fondono con le dichiarazioni di almeno sei pentiti di mafia, sconfinando nella fiction. Tanto è vero che la vicenda ha ispirato romanzi e film: l’ultima opera ci- nematografica, dal titolo Una storia sen- «La Natività di Caravaggio è in Sicilia» Gialli Sparita da Palermo nel 1969, è uno dei grandi misteri investigativi del ’900. Ora l’olandese Arthur Brand, detective dell’arte, cacciatore di opere scomparse (con successo, come nel caso dei «cavalli di Hitler»), giura: «So come recuperarla» di ROBERTA SCORRANESE i Sguardi Misteri In questi giorni d’inizio anno il viaggio dei padri pellegrini alla conquista del Nuovo Mondo, nell’autunno del 1620, è un esempio da ricordare. La storia delle famiglie che andarono in America a fondare la colonia di Plymouth è raccontata da Rebecca Fraser in The Mayflower (St. Martin’s Press, pp. 360, $ 29.99). Un viaggio insidioso, ma uno spirito indomito che portò Edward Winslow ad essere amico di re Massasoit. Splendido auspicio. Il viaggio della Mayflower nel 2019 { Downtown di Stefano Righi L’investigatore Arthur Brand è uno storico dell’arte e investigatore olandese. Vive e lavora ad Amsterdam, dove ha fondato una società di consulenza attraverso la quale collabora alle ricerche di dipinti, sculture e documenti antichi trafugati o scomparsi misteriosamente. Tra i ritrovamenti più importanti, quello dei cosiddetti «cavalli di Hitler», una scultura in bronzo di Josef Thorak che ornava la Cancelleria del Terzo Reich (nell’immagine in alto) La caccia Nell’autunno scorso il detective ha ritrovato un mosaico di epoca bizantina (qui sopra) trafugato da una chiesa di Cipro dopo l’invasione turca del 1974. A sinistra: la Natività di Caravaggio sparita da Palermo nel 1969 della quale si sono perse le tracce nell’ambiente, si può usare il grimaldello della giustizia. Il gioco sta nell’avvicinare i rivali del ricercato e l’abilità di quelli co- me me risiede nell’individuare il prima possibile queste persone, diciamo, “inte- ressate”». Però nel caso palermitano ogni dubbio è lecito: la scomparsa della Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi (la grande tela dipinta da Caravaggio per l’Oratorio di San Lorenzo nei primi del

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34 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 6 GENNAIO 2019

za nome, è uscita nelle sale in autunnocon la regia di Roberto Andò.

Eppure Brand si dice convinto che unnome questa storia ce l’abbia. «Ho segui-to gli aspetti più controversi della spari-zione del Caravaggio — dice — e cono-sco le varie versioni: da quella che lo vor-rebbe rosicato dai topi a quella, forse lapiù diffusa, che lo vuole fatto a pezzi daun mercante svizzero al quale era statovenduto dalla mafia e venduto così, aframmenti, a qualche mese dalla spari-zione. Ma io ho parlato con alcune perso-ne delle quali mi fido: mi hanno assicura-to che il dipinto, del tutto integro, non hamai lasciato la Sicilia». Per la verità que-sta è una versione fornita anche da uncollaboratore di giustizia, Franco Di Car-lo, il quale nell’estate scorsa sostenne diaver visto la Natività nel 1981 — anni do-po il furto — nella casa di un boss di Par-tanna Mondello, sobborgo di Palermo.

Ma chi possiede adesso il Caravaggio?«La mia tesi, che poi è quella dei miei in-formatori italiani — sostiene il detectiveolandese —, è che la tela adesso non siapiù in mano alla mafia. Apparterrebbe auna famiglia che teme di farsi avanti per-ché quella tela indubbiamente “scotta”. Èuna delle situazioni più frequenti in que-sti casi: inizialmente l’opera sparisce permano della criminalità ma poi, dopo tan-ti anni, finisce nelle case di persone di-stanti da quei mondi, o almeno non im-plicate direttamente con la malavita.Qualche volta il proprietario ha acquista-to il bene in perfetta buona fede. E sa checosa accade spesso? Che decida di libe-rarsene per non avere problemi. È cosìche i Picasso e i Matisse finiscono brucia-ti, nello stupore di tutti». Brand dichiarache quest’anno, a coronamento di unacarriera di successo, si trasferirà tempo-raneamente in Sicilia per cercare quello che è il Sacro Graal per chiunque faccia ilsuo lavoro. E, tramite «la Lettura», dif-fonde un appello: «Oggi l’interesse di tut-ti è che quel dipinto torni a casa. Per que-sto mi rivolgo a chi lo possiede in questomomento e lo invito a farsi avanti, anchecontattando me, se preferisce, in modoche io poi possa fare da tramite con le forze dell’ordine e trovare soluzioni affin-ché gli innocenti non ci rimettano e nonsi sentano posti sotto accusa».

Brand sottolinea più volte che le sueintenzioni non sono e non sono mai statequelle di sostituirsi ai Carabinieri, specieal Nucleo per la Tutela del Patrimonioculturale (che elogia con parole come «la

migliore forza al mondo inquesto settore»), bensì sipropone come intermedia-rio, come un «ponte» traun eventuale proprietariodel dipinto e la giustizia.

Poi, a proposito di Graal,Brand rivela l’altro grandeoggetto del desiderio ditutti quelli che fanno il suolavoro, cioè il Cristo nellatempesta sul mare di Gali-lea, l’unico paesaggio ma-rino dipinto da Rembrandtnel 1633 e rubato dall’Isa-bella Stewart Gardner Mu-seum di Boston nel 1990.Anche questo è un enigmache ha alimentato sugge-

stioni cinematografiche, musicali e tele-visive. Il detective olandese ci lavora datempo ed è giunto a una conclusione:«Sono convinto che si trovi nelle manidell’Ira, l’Irish Republican Army. Eppure,il Caravaggio resta il principale obiettivo.In un paese come l’Italia la sparizione diun dipinto è una ferita che brucia anchein chi italiano non è».

[email protected]© RIPRODUZIONE RISERVATA

«I o ho bravi informatorisparsi in tutto il mondo. Equelli italiani mi diconoche la Natività di Caravag-gio, sparita da Palermo nel

1969, si trova in Sicilia ed è perfettamenteintegra». Una cosa è certa: Arthur Brandha davvero bravi informatori, cioè una re-te internazionale di contatti che gli hapermesso di diventare uno dei detectivedell’arte più noti e affidabili. Perciò le pa-role che l’investigatore olandese ha deci-so di affidare a «la Lettura» a cinquan-t’anni dal furto più clamoroso della storiadell’arte del Novecento vanno lette attra-verso una molteplicità di significati.

Brand parla dai suoi uffici di Amster-dam, città dove vive e lavora. Ha appenaconcluso un ritrovamento al quale tenevamolto, un mosaico di epoca bizantinache era stato trafugato da un luogo di cul-to di Cipro dopo l’invasione turca del1974. «Un lavoro che mi ha impegnatoper tre anni — racconta — e sa che cosaho fatto nella maggior parte del tempo?Ho aspettato. Il mio lavoro non è per per-sone poco pazienti». Protagonista di nu-merosi ritrovamenti (dai cavalli di bronzospariti dal palazzo della Cancelleria di Hi-tler durante la Seconda guerra mondialea diverse tele di Salvador Dalí e di Tamarade Lempicka), Brand ha collaudato unmetodo: lui interviene a freddo, cioè unoo due anni dopo la scomparsa di un’ope-ra d’arte, «quando le indagini della poli-zia diventano, per forza di cose, più rare-fatte, perché loro hanno altro a cui pen-sare», puntualizza.

Quindi il detective si cala in un sotto-bosco fatto di trafficanti, piccoli e grandi,di mercanti più o meno equivoci, di me-diatori che poi si dissolvono. Fa doman-de, compone piste e semina le sue«esche». Quindi si siede e aspetta. «Pri-ma o poi — dice — qualcuno si farà vivo.Perché ci sarà sempre un personaggioimplicato nella vicenda che ha interesseaffinché un’opera d’arte torni a casa. Fac-cio qualche esempio: potrebbe esserci unmercante concorrente al quale è stato“soffiato” un affare e chiede vendetta. Seinvece dall’altra parte c’è un falsario noto

Seicento, durante il soggiorno siciliano),avvenuta nell’ottobre del 1969, è una sto-ria nera dalla struttura simile a un ro-manzo di Sciascia. Mezze verità, bugie, depistaggi, «soffiate»: le ombre si sonostratificate sulle ricerche e ormai si con-fondono con le dichiarazioni di almenosei pentiti di mafia, sconfinando nella fiction. Tanto è vero che la vicenda haispirato romanzi e film: l’ultima opera ci-nematografica, dal titolo Una storia sen-

«La Natività di Caravaggio è in Sicilia»Gialli Sparita da Palermo nel 1969, è uno dei grandi misteri investigativi del ’900. Ora l’olandese Arthur Brand, detective dell’arte, cacciatore di opere scomparse (con successo, come nel caso dei «cavalli di Hitler»), giura: «So come recuperarla»

di ROBERTA SCORRANESE

i

Sguardi MisteriIn questi giorni d’inizio anno il viaggio dei padri pellegrini alla conquista del Nuovo Mondo, nell’autunno del 1620, è un esempio da ricordare. La storia delle famiglie che andarono in America a fondare la colonia di

Plymouth è raccontata da Rebecca Fraser in The Mayflower (St. Martin’s Press, pp. 360, $ 29.99). Un viaggio insidioso, ma uno spirito indomito che portò Edward Winslow ad essereamico di re Massasoit. Splendido auspicio.

Il viaggio della Mayflower nel 2019

{Downtowndi Stefano Righi

L’investigatoreArthur Brand è uno storico

dell’arte e investigatoreolandese. Vive e lavora ad

Amsterdam, dove hafondato una società di

consulenza attraverso laquale collabora alle ricerche

di dipinti, sculturee documenti antichi

trafugati o scomparsimisteriosamente.

Tra i ritrovamenti piùimportanti, quello dei

cosiddetti «cavalli di Hitler»,una scultura in bronzo di

Josef Thorak che ornava laCancelleria del Terzo Reich

(nell’immagine in alto)

La cacciaNell’autunno scorso il

detective ha ritrovato unmosaico di epoca bizantina

(qui sopra) trafugato da unachiesa di Cipro dopo

l’invasione turca del 1974.A sinistra: la Natività

di Caravaggio sparita daPalermo nel 1969 della

quale si sono perse le tracce

nell’ambiente, si può usare il grimaldellodella giustizia. Il gioco sta nell’avvicinarei rivali del ricercato e l’abilità di quelli co-me me risiede nell’individuare il primapossibile queste persone, diciamo, “inte-ressate”».

Però nel caso palermitano ogni dubbioè lecito: la scomparsa della Natività con isanti Lorenzo e Francesco d’Assisi (lagrande tela dipinta da Caravaggio perl’Oratorio di San Lorenzo nei primi del