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 SEZIONE living vastu     LO YOGA AIU TA AD AFFRONTARE L E PROPRIE PAURE. È IL PARERE DI A NA FORREST B EN ILLUSTRATO NEL SUO ULTIMO LIBRO di Francesca Magnani Y J SETTEMBRE 2011 3 4

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SEZIONE

living vastu

 

LO YOGA AIUTA AD AFFRONTARE LE PROPRIE PAURE.

È IL PARERE DI ANA FORREST BEN ILLUSTRATO

NEL SUO ULTIMO LIBRO

di Francesca Magnani 

Y J SETTEMBRE 20113 4

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Pratichi da 35 anni, e hai ideato il Forrest-

yoga che viene insegnato in tutto il mondo.

Che cosa lo rende uno stile a sè?

«Secondo il mio pensiero, se vuoi usare lo yoga

per curare una ferita emotiva, devi trovare laparte del corpo in cui risiede e là portare il tuo

respiro. Io non insegno yoga per trascendere

il reale. Voglio che lo spirito risieda nel corpo.

Voglio letteralmente aiutare lo spirito della

gente a farsi carne. E a non passare la vita

frammentati. Il mio yoga non richiede flessibi-

lità, ma solo la disposizione ad ascoltare e a

sentire in modo autentico, e a rispondere con

onestà. I quattro pilastri sono: respiro, forza,

integrità, spirito. Nella pratica, anche seguendo

una sola lezione è evidente la genesi del mio

modo di insegnare: cioè la mia propria soffe-

LIFESTYLE

incontri

renza. Mi propongo di al leviare e curare dei

mali che sono espressione del nostro tempo

e prendono dimora nel corpo : quindi mal di

schiena, collo, spalle, disordini intestinali».

Perché hai scritto questo libro?

«Insegno da sempr e: a 8 anni a cavalcare, a 18

 yoga. Spesso nel corso degli anni gli studenti mi

hanno chiesto: “Quando ti deciderai a scrivere

un libro?”. Io rispondevo sempre “Mai”, perchè

la storia era troppo per sonale, era difficile par-

larne. A mano a mano che il tempo passava,

però, cambiai opinione. Un gior no un’allieva mi

ha posto la stessa domanda e

la mia rispost a fu: “Adesso”.

In quel momento preciso mi

è parso evidente per la prima

volta che potevo finalmente

raggiungere anche persone

fuori dal tappetino. Improv-

visamente quest’esigenza è

diventata un’urgenza».

Perchè cominci dalla paura?

«Perchè viviamo sotto una coperta di apatia

che ci impedisce di fare le cose. Sotto l’apa-

tia c’è il timore di fallire. Per cominciare ho

creato un’asana particolare : la posizione della

paura, appunto. Ho affront ato il problema e ho

iniziato a lavorare su questo grande ostacolo.

Nel libro uso pezzi della mia vita come storie,

per raccontare quello che ho imparato, per ri-

velare la saggezza che ho ricavato da quest e

esperienze, e proporli ai miei studenti. La miarichiesta personale a ogni lettore è: attingi al

tuo coraggio e comincia a usare gli strumenti

di cui ti parlo. Funzionano! Sarà un percorso

affascinante, a volte confuso, ma affrontalo».

Come hai scelto i temi di cui trat tare?

«Da un lato parlo della mia vita, dall’altro for-

nisco alcuni utili strumenti per trasformare in

modo positivo eventi poco piacevoli della vi-

ta. Nel libro mi rifaccio anche alle tradizioni

degli Indiani d’America, con cui ho vissuto a

lungo. I miei maestri sono stati capi Navajo,

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Ana T. Forrest

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Cheyenne, Lakota, Lummi,

Cherokee, Athabaskan. Ho

lavorato per anni nel deserto

di Hesperia, in California, al-

levando cavalli. Il significato

di “medicina” che compare

nel titolo proviene proprio

dalla tradizione di questo

popolo. Per loro le “Vie del-

la Medicina” sono le “Vie

del Sacro” che insegnano a

“camminare nella b ellezza”,

a forgiare un’alleanza e un

rispetto con la natura, la

gente, gli animali e tutto il

cosmo. Una parte di questo

lungo percorso è rappresen-

tato dalla ricerca profonda di

una visione, un’introspezio-

ne profonda volta a scoprire

chi sei, cosa devi fare almondo e qual è il tuo sco-

po qui sulla Terra. Questi

insegnamenti presuppongo-

no un’attenzione di qualità

e la volontà forte di battersi

per la propria libertà.

Dire che la mia vita è stata

dura è un understatement. Ce n’è voluta di “me-

dicina” per trasformare quelle esperienze in bel-

lezza. Come insegnante, per definire la mia vita,

mi piace usare questa espres sione: “dal karma

al dharma”. Sono pass ata attravers o l’abuso,la violenza, l’alcolismo, la bulimia, la malfo r-

mazione fisica, l’epilessia. Ecco perché pos so

aiutare le persone a uscire dalla disperazione

e diventare ciò che vogliono essere. Nel mio

libro offro tutta la mia esperienza: un mezzo

per evolvere e diventare una donna che quando

cammina per strada blocca il traffico».

Quanto nel libro parli di yoga?

«C’è molto Forrest-yoga, anche se non neces-

sariamente è un manuale. Lo yoga mi ha salvato

la vita e mi ha dato una ragione per vivere,

ma io propongo il mio stile come uno degli

strumenti da usare. Lo insegno solo perché

fa parte di me. Se trovo qualcosa che serve,

voglio condividerlo».

Qual è stato il tuo primo incontro con la

disciplina indiana?

«Quando avevo tredici o quattordici anni ,

quindi nel ‘73 o ‘74, Robin, una mia compgana

di scuola, mi disse: “So fare qualcosa che tu

non sai fare”. Non essendo io particolarmen-

te socievole, la frase mi colpì. Ricordo che la

guardai, era piccolina e grassoccia, pall ida.

Pensai “Impossibile”. Così mi misi a guardarla

e mentre la fissavo, accesi una sigaretta. Al

termine della dimostrazione mi disse:“Yoga.

Vuoi provare?”.

Così provai. Ne rimasi scioccat a. Riuscivo a ma-

lapena a toccarmi le ginocchia. Cominciai quindi

a praticare, senza sapere c he tale disciplina mi

aveva già conquistato. Devo ringraziare Robin.Ora capisco che è stata una persona “medici-

nale”, un intervento quasi magico. Il Sacro ha

mandato questo messaggero. Se al tempo Robin

mi avesse detto: “Ti aiuto a smettere di fumare!

ti farà bene!” le avrei risposto male. Ma è stata

furba e mi ha sfidata. Questo è stato per me

irresistibile. In quel periodo sapevo lenire il do-

lore solo rendendomi insensibile, abusando cioè

di alcune droghe. Lo yoga mi ha allontanato

dal fumo, dall’alcol, dalla droga».

Ci puoi dare un assaggio della tua “medici -na”: un consiglio pratico a chi soffre?

Quando crei nella tua mente pensieri che ti

auto-mutilano, guardali in faccia, non scegliere

l’oblio, non crogiolarti nel dispiacere. Ciò non

significa negare i l dolore. È necessario im-

mergersi nel dolore. Noi non siamo abituati a

esternare il dolore. Esprimilo, altrimenti rischi

che questa sofferenza imbeva le tue cellule, che

distrugga il tuo sistema immunitario. Dalle voce.

È anche un segno di rispetto verso te stesso.

Il dolore inesplorato è come una scheggia di

vetro rimasta conficcata nel corpo: i tessuti

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Ana Forrest è nata a New York nel

1956. Durante l’infanzia ha dovuto

combattere una malformazione con-

genita al lato sinistro del corpo, e

da adolescente si è confrontata conepilessia, bulimia, tossicodipendenza,

alcolismo. Ha seguito la sua prima le-

zione di yoga a 14 anni e ha cominciato

a insegnare ufficialmente a 18. Ha al-

levato cavalli per tutta l’adolescenza

nel deserto di Hesperia, in California.

Ha studiato a fondo medicine olisti-

che come omeopatia e naturopatia,

riflessologia, terapia craniosacrale,

Shiatsu, chiropratica, polarità.

Ha vissuto per lungo tempo in Cali-

fornia dove ha studiato con i maestri

delle tribù indiane d’America. È una

guaritrice certificata dal Native Ameri-

can Medicine, è una Reiki Master, una

Certified Regression Therapist, e fa

parte della facoltà del Bridgeport Col-

lege of Chiropractic e del F.A.R.E. Play

(Foundation for Athletic Research and

Education). Ha ricevuto dalla città di

Los Angeles la menzione speciale del

Sindaco per il riconoscimento dei suoi

insegnamenti all’interno della comu-

nità (onoreficenza data per la prima

volta a uno yogi o una yogini).

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intorno si cicatrizzano sempre più, e possono

divenire malattia. L’area dei polmoni spes so ne

risente, arriva l’asma, ci si sente in trappola. In

agopuntura l’area dalle clavicole al diaframma

si chiama “il pozzo del dolore”. Se non smuovi

il tuo dolore rischi di affogarci dentro.

Domandati: cosa posso fare di benefico per me?

Non amorevole o gentile, bada bene. Siamo,

soprattutto noi donne, condizionati a sacrificar-

ci, a “comportarci bene” per essere amate. La

domanda, in realtà, deve essere che cosa posso

fare che sia di giovamento per me stessa?

Certe verità sono dure da accet tare, eppure

vanno guardate in faccia, non sempre edulco-

rate per paura di dispiacere agli altri».

E qual è la soluzione?

«Di recente mi hanno diagnosticato ipotiroi-

dismo e noduli alla tiroide. Questa ghiandola

risiede nel quinto chakra che nella tradizione

 yogica è associato all’espressione del sè. Quan-do diciamo il “vero”, questo passa dalla gola.

Mi sono resa conto che pur aiutando gli altri,

non curavo me stessa: dovevo confessare a me

stessa qualche verità che mi nascondevo. Ave-

vo bisogno di aiuto, di riposo e di esprime rmi.

Inoltre, è importante accogliere il cambiamen-

to per evolvere, altrimenti si muore. Per fare

ciò bisogna esercitarsi alla disobbedienza.

Gran parte della resistenza che opponiamo al

cambiamento deriva da vari condizionamenti:

sessualità, religione, scuola, comunità. Crea

disagio sottrarsi a tali “leggi”, ma dopo essersiribellati è possibile usare la disobbedienza co-

me catalizzatore del cambiamento. Liberiamoci

dal dittatore (interiore ed esterno) che detta le

regole. Le transizioni ci espongono e ci rendono

vulnerabili, ma non sono per sempre. È come

una nuova nascita, dai vita a un nuovo te stesso,

con una sua mente e un suo destino. Infine, un

altro atteggiamento da eradicare è il rimpianto.

Quando siamo riusciti a fare un passo in avanti,

riconosciamolo. E non pensiamo “Avrei dovuto

farlo dieci anni fa!”. Festeggiamo ora. E s ai

perché? Dieci anni fa non eravamo pronti».

Cosa speri che il lettore riceva da “Fierce

Medicine”?

«Molto. Innanzitutto riconoscere che la vita è un

dono prezioso. Io pensavo a me stessa come a

una nullità, una crosta infet ta. L’autostima era

molto lontana dal mio mondo. Ho capito qual è il

mio dono, ho trovato una ragione per cui vivere,

ho imparato ad amare e a curare me stessa e gli

altri, ho imparato a nutrirmi della bellezza

nel mondo. Questo è un miracolo». 

Internet:

www.forrestyoga.com