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Anno II n. 4-5 Aprile-Settembre 2011 Trimestrale di informazione dell’Ass. “Amici del Cuore” della Casa di Cura Villa L’Ulivo Carmide s.r.l. Aderente a CONACUORE - Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore Anatomia e funzionamento del Cuore Parlare del cuore impone sempre una scelta cul- turale. Ritenuto sede degli affetti e delle passioni, oggetto di grandi e severi sacrifici umani in civil- tà del passato (Incas), organo percepito sensibil- mente nella vitalità di ogni momento della nostra vita, il cuore è biologicamente soltanto un organo del nostro corpo. Organo vitale per eccellenza, che mantiene in vita tutti gli altri organi, compreso il cervello, il cuore è stato e viene tuttora paragona- to, per la sua funzione, ad una pompa biologica in grado di distribuire il sangue a tutti gli organi del corpo. Il cuore deve queste capacità alla sua struttura, costituita da cellule muscolari, determinanti per la forza propulsiva delle pareti cardiache e alle sue valvole, le quali, per la loro forma e disposizione, garantiscono la direzione del sangue nelle cavità cardiache e verso i grandi vasi sanguigni. Habitat naturale del cuore è il mediastino ante- ro – inferiore, una regione che si trova nel torace, al di sopra del diaframma. Nel mediastino, tra l’altro, vengono ospitati anche numerosi organi tra i quali la trachea, i bronchi e l’esofago. Il cuore non è a diretto contatto con gli organi vicini; esso, infatti, è avvolto da un sacco fibroso chiamato pericardio, costituito da due foglietti (esterno e interno). Con il foglietto esterno e i suoi legamenti fibrosi esso delimita al cuore uno spazio proprio nel media- stino; con quello interno, che produce un liquido sieroso, evita l’attrito tra le pareti cardiache e lo stesso sacco pericardico. Paragonabile al pugno chiuso della propria mano, la forma del cuore pre- vede una porzione superiore, con pareti più sottili, costituita dagli atri (destro e sinistro, due cavità e relative pareti) e una porzione inferiore, con pareti più spesse, costituita dai ventricoli (destro e sini- stro, due cavità e relative pareti). Dopo la nascita, i due atri (prima comunican- ti tra loro) vengono separati da una membrana chiamata setto interatriale mentre i due ventricoli sono normalmente sempre separati tra loro da una parete chiamata setto interventricolare. Fra atri e ventricoli, si collocano rispettivamente, la valvola tricuspide a destra e la valvola bicuspide (o Mi- trale) a sinistra. Pertanto l’atrio destro comunica sempre con il ventricolo destro sottostante e l’atrio sinistro con il ventricolo sinistro. Le valvole tricuspide e bicuspide, costituite da tessuto connettivo fibroso, per mezzo di sottilissi- mi tendini, si inseriscono alle pareti ventricolari e garantiscono, con la loro apertura verso la cavità ventricolare, un flusso unidirezionale del sangue dagli atrii ai rispettivi ventricoli. Nella parte de- stra del cuore, il sangue venoso, non ossigenato e ricco di anidride carbonica, dopo aver attraversato l’atrio e il ventricolo destro, raggiunge i polmoni, per mezzo dell’ arteria polmonare che origina dal- lo stesso ventricolo destro; contemporaneamente nella parte sinistra del cuore, il sangue ossigenato proveniente dai polmoni, mediante le 4 vene pol- Casa di cura Villa L’Ulivo Carmide s.r.l. Casa di cura Villa L’Ulivo Carmide s.r.l.

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Anatomia e funzionamento del cuore

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Anno II n. 4-5 Aprile-Settembre 2011

Trimestrale di informazione dell’Ass. “Amici del Cuore” della Casa di Cura Villa L’Ulivo Carmide s.r.l.Aderente a CONACUORE - Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore

Anatomia e funzionamento

del Cuore

Parlare del cuore impone sempre una scelta cul-turale. Ritenuto sede degli affetti e delle passioni, oggetto di grandi e severi sacrifici umani in civil-tà del passato (Incas), organo percepito sensibil-mente nella vitalità di ogni momento della nostra vita, il cuore è biologicamente soltanto un organo del nostro corpo. Organo vitale per eccellenza, che mantiene in vita tutti gli altri organi, compreso il cervello, il cuore è stato e viene tuttora paragona-to, per la sua funzione, ad una pompa biologica in grado di distribuire il sangue a tutti gli organi del corpo.

Il cuore deve queste capacità alla sua struttura, costituita da cellule muscolari, determinanti per la forza propulsiva delle pareti cardiache e alle sue valvole, le quali, per la loro forma e disposizione, garantiscono la direzione del sangue nelle cavità cardiache e verso i grandi vasi sanguigni.

Habitat naturale del cuore è il mediastino ante-ro – inferiore, una regione che si trova nel torace, al di sopra del diaframma. Nel mediastino, tra l’altro, vengono ospitati anche numerosi organi tra i quali la trachea, i bronchi e l’esofago. Il cuore non è a diretto contatto con gli organi vicini; esso, infatti, è avvolto da un sacco fibroso chiamato pericardio, costituito da due foglietti (esterno e interno). Con il foglietto esterno e i suoi legamenti fibrosi esso delimita al cuore uno spazio proprio nel media-stino; con quello interno, che produce un liquido sieroso, evita l’attrito tra le pareti cardiache e lo stesso sacco pericardico. Paragonabile al pugno chiuso della propria mano, la forma del cuore pre-vede una porzione superiore, con pareti più sottili, costituita dagli atri (destro e sinistro, due cavità e relative pareti) e una porzione inferiore, con pareti più spesse, costituita dai ventricoli (destro e sini-stro, due cavità e relative pareti).

Dopo la nascita, i due atri (prima comunican-ti tra loro) vengono separati da una membrana chiamata setto interatriale mentre i due ventricoli sono normalmente sempre separati tra loro da una parete chiamata setto interventricolare. Fra atri e ventricoli, si collocano rispettivamente, la valvola tricuspide a destra e la valvola bicuspide (o Mi-trale) a sinistra. Pertanto l’atrio destro comunica sempre con il ventricolo destro sottostante e l’atrio sinistro con il ventricolo sinistro.

Le valvole tricuspide e bicuspide, costituite da tessuto connettivo fibroso, per mezzo di sottilissi-mi tendini, si inseriscono alle pareti ventricolari e garantiscono, con la loro apertura verso la cavità ventricolare, un flusso unidirezionale del sangue dagli atrii ai rispettivi ventricoli. Nella parte de-stra del cuore, il sangue venoso, non ossigenato e ricco di anidride carbonica, dopo aver attraversato l’atrio e il ventricolo destro, raggiunge i polmoni, per mezzo dell’ arteria polmonare che origina dal-lo stesso ventricolo destro; contemporaneamente nella parte sinistra del cuore, il sangue ossigenato proveniente dai polmoni, mediante le 4 vene pol-

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monari, raggiunge l’ atrio sinistro e il ventricolo sinistro sottostante per immettersi nella grande ar-teria aorta, che avrà cura di distribuirlo a tutto il corpo mediante la grande circolazione.

Perché chiamiamo vene polmonari i vasi che portano sangue ossigenato

e arteria polmonare quella che conduce sangue venoso

ai polmoni ?

Il termine arteria si conferisce a vasi che dal cuo-re si dirigono alla periferia (vedi l’aorta) mentre il termine vena viene dato ai vasi che dalla periferia vanno al cuore (vedi le vene cave sup ed inf). Ciò, che vale per la Grande circolazione, tuttavia, non lo è per la Piccola circolazione o circolazione pol-monare, nella quale il sangue arterioso, che arriva dai polmoni all’atrio sinistro, avendo una direzio-ne centripeta, viaggia in vene polmonari; mentre il sangue venoso, che dal ventricolo destro va ai polmoni, avendo direzione centrifuga, viaggia in arteria polmonare.

Chi nutre e ossigena il cuore ?

Le pareti muscolari del cuore sono vascola-rizzate dalle arterie coronarie, (destra e sinistra) che si diramano dall’arteria aorta, subito dopo la sua origine dal ventricolo sinistro del cuore. In tal modo, il sangue ossigenato, proveniente dall’atrio sinistro e a sua volta dalle vene polmonari, viene garantito subito alle pareti cardiache ad ogni con-trazione ventricolare.

Perché il cuore si contrae ?

Il cuore è un organo prevalentemente muscolare in grado di contrarsi per la presenza di un sistema di fibre autoeccitatorie proprie del cuore, (sistema di conduzione o pacemaker). Grazie a questo si-stema le fibre muscolari cardiache sono capaci di contrarsi autonomamente e senza la nostra volon-tà. Detta attività elettrica del cuore è registrabile con strumenti appositi e graficamente visibile con l’elettrocardiogramma.

GIUSEPPINA MARTINEZ

L’uomo èdov’è il suo cuore,non dov’è il suo corpo. Mahatma Gandhi

(1869-1948)

AVVISO

La rubrica “Luminari del-la medicina” è stata tem-poraneamente sospesa per ra-gioni di spazio. Sarà riproposta nel prossimo numero con la biografia del prof. Giovanni Maria Rasario (1906-1989).

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Un’adeguata attività fisica praticata lungo tutto il corso dell’esistenza o comunque per lunghi periodi (non è mai troppo tardi per cominciare !) consoli-da e sostiene l’efficienza della funzione del cuore, migliora lo stato di nutrizione dei muscoli e la loro forza, preserva la fles-sibilità dei diversi segmenti del corpo, contribuisce a mantene-re le capacità di equilibrio e di coordinazione dei movimenti e la loro velocità di esecuzione.

A livello psichico, l’attività fisica favorisce il rilassamento, la riduzione dello stress, la sta-bilizzazione dell’umore. L’atti-vità fisica consente soprattutto di mantenere il tono e la forza muscolare, una buona funzio-nalità articolare e di conservare un rapporto favorevole tra mas-sa adiposa e massa muscolare, così da ridurre l’insorgenza di disabilità funzionali.

I benefici sociali: lo stile di vita sedentario ha, fra le altre conseguenze, specialmente nel-le persone anziane, quella di isolarle a poco a poco dal con-testo della vita sociale.

L’attività fisica, soprattutto se esercitata all’aperto e ancora più quando si svolge in gruppi, contribuisce in modo rilevante

Importanza dell’esercizio fisico-2 (Riepilogo parte 1)

Il concetto di anzianità è cambiato, si vive di più e l’età avanzata non deve es-sere una giustificazione per non svolgere attività fisica.

L’inattività è considerata oggi uno dei maggiori fatto-ri di rischio per le malattie cardiovascolari, respirato-rie, muscolo-scheletriche e tumorali, come pure il dia-bete, l’ipertensione e l’obe-sità.

Bisogna far capire a tutti l’importanza dell’esercizio fisico per la prevenzione.

all’integrazione sociale e alla creazione di nuovi legami di amicizia o, comunque, di re-lazione anche con soggetti ap-partenenti alle generazioni più giovani.

I benefici nella prevenzione delle malattie: l’attività fisica può rappresentare un fattore determinante nella prevenzio-ne di numerose fra le più dif-fuse malattie della terza età: osteoporosi, diabete, insuffi-cienza cardiaca, ipertensio-ne, malattie delle coronarie e riduce fortemente il rischio di tumore della mammella, del colon e dell’utero. Purché sia regolare e continua: infatti i be-nefici effetti dell’attività fisica si perdono rapidamente quando viene sospesa. Cosa protegge l’attività fisica:

Apparato cardiovascolare

• Migliora il lavoro del cuore e le sue prestazioni contro gli effetti dell’invecchiamento e delle malattie;

• riduce la pressione del san-gue nelle persone affette da ipertensione moderata e ne attenua l’aumento quando dipende dall’invecchiame-to.

Apparato respiratorio

• Aumenta la capa-cità respiratoria;

• aumenta la capa-cità di utilizzare l’ossigeno da parte dell’organismo.

Sistema muscolo–scheletrico

• Migliora la capa-cità di lavoro mu-scolare contro gli effetti dell’invec-chiamento e delle

malattie croniche, aumentan-do la resistenza e riducen-do l’affaticamento;

• contribuisce a mantenere l’autosufficienza nella vita quotidiana;

• riduce il rischio di fratture, • riduce le limitazioni dei mo-

vimenti;

Psiche

• Riduce l’ansia e la depres-sione nelle forme moderate;

• influenza l’umore in modo favorevole;

• può migliorare la memoria; • può migliorare le condizioni

collegate allo stress.

Se da un po’ di tempo si con-duce una vita sedentaria e si decide di riprendere un po’ di attività fisica, è bene consultate il medico. Egli potrà dare dei buoni consigli per intraprende-re iniziative adeguate allo stato di salute, alle condizioni fisiche e alle situazioni ambientali.

Verificate i risultati ottenuti lungo il corso dell’anno, a in-tervalli regolari, e l’eventuale opportunità di variare le presta-zioni per migliorare i vantaggi acquisiti.

MAURO BIONDI(2 - continua)

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Ma bisogna aspettare di avere un blocco cardiaco avanzato, per impiantare urgentemente un pacemaker? Direi proprio di no! Un controllo cardiologico perio-dico può essere in grado di identificare facilmente i pazienti che necessiteranno di un supporto elettrico.

La vita media si sta allungando in maniera signifi-cativa ed è intuitivo che, come tutti i motori, anche il motore “cuore” può andare incontro ad usura di qual-cuna delle sue parti… ergo… più avanti si va con gli anni più ravvicinati ed attenti devono essere i controlli e se viene fuori che qualche pezzo è a rischio di guasto si va dal “cardiologo-elettricista” che semplicemente sostituisce batteria e pile permettendoci di proseguire per la nostra strada con serenità, fino a quando Dio lo vorrà!

La maggior parte dei soggetti con un pacemaker impiantato sono persone “normali” e vivono normal-mente la loro vita, ma esistono soggetti ansiosi che si pongono una serie di domande come:

• posso continuare a fare tutto quello che facevo pri-ma?

• posso usare il telefonino, il rasoio elettrico, il ferro da stiro, etc?

La risposta è sì: si può fare tutto quello che si face-va prima, si possono usare sia gli elettrodomestici che il telefonino perché ormai i pacemaker sono protetti dalle interferenze elettromagnetiche: unica attenzio-ne, per alcuni pazienti, non sostare all’altezza delle porte antitaccheggio dei negozi e all’interno dei metal detector aeroportuali. Infine è generalmente sconsigliato (almeno per i vecchi modelli) sottoporsi a risonanza magnetica.

Un’altra comprensibile domanda è sapere quanto durerà la pila e se alla sostituzione si cambierà solo la batteria o tutto il pacemaker.

I pacemaker sono garantiti commercialmente al-meno per 5 anni ma abbiamo esperienza di esemplari attivi anche 9-10 anni.. La sostituzione è un intervento della durata di pochi minuti, si esegue in anestesia locale e quasi sempre in day hospital; si sostituisce tutta la scatoletta mentre si lasciano in situ i fili di col-legamento tra cuore e batteria.

In conclusione il pacemaker è stata una piccola grande invenzione che ha contribuito ad allungare la vita di molti pazienti e a migliorarne la qualità.

Il consiglio finale, specie per quelli che abbiano su-perato gli “anta”, è quello di non trascurare piccoli segnali (quali capogiri, lievi svenimenti o irregolarità del polso) anche scarsamente sintomatici perché pos-sono rappresentare la prima avvisaglia, segnali di un guasto nel nostro sistema elettrico che, come abbiamo detto, è oggi facilmente riparabile (se provvediamo con tempestività!).

Come sempre: “prevenire è molto meglio che cu-rare”.

SALVATORE MANGIAMELI

Tutti sanno che il cuore è il motore del nostro orga-nismo ed un suo cattivo funzionamento deve mettere subito in allarme. Come tutti i motori anche il cuore ha una batteria, una centralina ed un sistema di fili che distribuiscono la corrente a tutte le sue cellule: un danneggiamento dei fili provoca la comparsa di un blocco di branca mentre il danneggiamento della cen-tralina comporta la comparsa di un blocco di grado avanzato la cui gravità è facilmente intuibile.

Per nostra fortuna alla fine degli anni ’50 due sve-desi, un bioingegnere e un cardiochirurgo (Elmqvist e Senning) costruirono un rudimentale pacemaker che, inserito in una scatolina di lucido per scarpe, impian-tarono su un paziente che andava incontro ad arresti cardiaci più o meno prolungati (per un blocco cardia-co completo).

Il sistema impiantato (elettrodo e pacemaker) si guastò dopo una settimana, ma i successivi tentativi ebbero miglior fortuna e grazie a questa geniale in-venzione il paziente è sopravvissuto sia all’ingegnere inventore che al chirurgo impiantatore. Questo fatto permette di affermare che i portatori di pacemaker hanno una durata della vita pari a quella di soggetti sani. Il pacemaker nacque quindi come salvavita ma nel tempo è diventato sempre più sofisticato (i pace-maker pesano oggi meno di 20 grammi); possiede molteplici funzioni ma quella fondamentale è la ca-pacità di sorvegliare costantemente l’attività cardiaca: si attiva automaticamente allorché il cuore dovesse perdere anche un solo colpo senza che il paziente si accorga di nulla.

In questi ultimi 50 anni della storia dell’uomo ab-biamo assistito ad una esplosione della tecnologia in tutti i campi del sapere umano e la bioingegneria è ri-uscita a mettere le nuove scoperte a disposizione della medicina e della cardiologia in particolare. Ad esem-pio sfruttando la tecnologia aerospaziale, i circuiti elettronici inseriti nei pacemaker sono miniaturizzati ed il rivestimento è di titanio come il rivestimento del-le ogive spaziali (sottili e resistenti). Il miglioramento dei prodotti ne ha poi ampliato i campi di impiego: pertanto oggi i pacemaker non sono più utilizzati solo per evitare la morte da arresto cardiaco ma anche, e soprattutto, per migliorare la qualità della vita specie di quei pazienti che soffrono di particolari aritmie o vanno incontro a scompenso cardiaco (ad es. esistono pacemaker in grado di allertare il paziente dell’arrivo di un episodio di edema polmonare già due o più gior-ni prima del grave evento, dando così la possibilità di mettere in opera la terapia più opportuna!).

Per quanto riguarda l’impianto è bene ricordare che esso non necessita più di un intervento cardiochirur-gico ma solo di una procedura abbastanza semplice che si attua a paziente sveglio in anestesia locale. Ad-dirittura, in un futuro forse non lontano, basterà una semplice puntura venosa per posizionare un pacema-ker, diventato quasi microscopico (del peso di soli 2 grammi) direttamente dentro il cuore.

Quando il cuore perde colpi... il pacemaker

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I nostri sponsor“Amico cuore” a Librino

Il progetto procede con gran-de successo.

Siamo verso la metà dell’an-no: 170 persone arruolate, tutti hanno eseguito uno screening cardiologico completo e gra-tuito. Primi risultati: 50% con patologie importanti (iperten-sione, cardiopatia ischemica, diabete) che avevano bisogno di una ottimizzazione clinica e terapeutica, 10% di pato-logie importanti sconosciute (difetti interatriali, aneuri-sma dell’aorta–ascendente, valvulopatia aortica severa, stenosi carotidea > 80%) iden-tificati e corretti nei reparti ad hoc, sono già stati fissati i vari controlli per tutti gli aventi bi-sogno, scadenzati nel tempo secondo le necessità.

L’attività di educazione sa-nitaria e comportamentale ha compreso:

1. Assemblea plenaria con tutti i partecipanti con ampie di-scussioni tra i vari fattori di rischio con gli specialisti aderenti;

2. Conferenza del prof. Salva-tore Mangiameli (v. art. nella pag. a fianco) con argomen-to: “È possibile fare pre-venzione in cardiologia?”;

3. Corso della durata di 6 ore: “Mangio giusto, mi muo-vo e sto bene”, con cena in tema con piatti preparati dai partecipanti al corso;

4. Conferenza del prof. Arturo Xibilia e della dott.ssa Ges-sica La Leggia (v. art. a pag. 6), psicologi, dal titolo: “A che servono gli psicologi”.

Inoltre, il gruppo di Librino sarà coinvolto in tutte le inizia-tive normali della nostra Asso-ciazione.

ANTONIO CIRCO

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Luca ha 37 anni, ha un bambi-no di due anni e un altro è in arri-vo. Fisicamente esile e giovanile nell’abbigliamento, si presenta al colloquio con la psicologa nascondendo il viso dietro una mascherina bianca. Si siede, ab-bassa lo sguardo e dice: “ho un cuore nuovo da tre mesi… erano le quattro del mattino, il telefono squilla, prima ancora di rispon-dere so che è giunto il momento. Lo aspettavo da tre anni, e im-maginavo sarebbe successo di notte”.

La storia clinica di Luca ini-zia lontano nel tempo, quando all’età di 18 anni fu “riformato” alla visita militare, per via di un “soffio al cuore”. Controlli, dia-gnosi non sempre convergenti... Luca va abbandonando a poco a poco la sua quotidianità, la par-tita di calcetto, le corse, i ricchi pranzi domenicali, e poi anche il suo lavoro di elettricista per via del pacemaker. Dopo due inter-venti e la ridotta autonomia del cuore, ad un certo momento il suo nome viene inserito nella li-sta d’attesa.

Affrontare un trapianto, è un’esperienza traboccante di emozioni contrastanti che si al-ternano lungo l’intero percorso, dall’inserimento nella lista, al post-operatorio. Gli aspetti fisici e quelli psicologici si mescolano e si influenzano reciprocamente, ed è per questo che è opportuno conoscere a fondo lo stato psi-cologico nonché la situazione personale, familiare e sociale del paziente. Preparare psicologica-mente la persona che riceverà un trapianto di cuore, consente una più rapida ripresa post-trapianto, un miglioramento significativo della qualità della vita e, per al-

RubricaDalla parte del paziente

Questa rubrica è aperta a tutti. Ogni socio che volesse collaborare è il benvenuto, nello spirito di questo foglio che, oltre ad essere un mezzo di divulgazione, si propone di invitarci all’osservanza di alcune elemen-tari regole di vita per la salvaguardia della nostra salute.

cuni, un prolungamento della sopravvivenza. Tra gli aspetti da considerare, la consapevolez-za dei rischi dell’operazione, le paure inespresse e la relazione fantasmatica che si viene spesso a creare con il donatore, un mor-to.

Possiamo immaginare il lun-ghissimo iter per un trapianto d’organo diviso per fasi: la fase prima del trapianto, la fase im-mediatamente successiva, e la fase della riabilitazione. Sono fasi senza tempo, e senza cer-tezze, ognuna ha caratteristiche proprie e presenta problematiche psicologiche specifiche, che de-vono essere riconosciute ed af-frontate per favorire una consa-pevole accettazione ed un buon adattamento.

Nella fase che precede il tra-pianto la fanno da padrone pau-ra e ansia di non essere idonei, che si scontrano con la speranza di essere chiamati al più presto. L’angoscia legata al rischio di morte determina nel paziente una perdita di controllo sull’ambien-te, il che ingigantisce la perce-zione della gravità del momento. In questa attesa il paziente non costruisce né progetta il proprio futuro, ma vive una fase di stal-lo, che coinvolge anche quelli che ne condividono la vita.

La notizia che il trapianto avrà luogo, causa in Luca una casca-ta di nuove emozioni. Egli rac-conta che durante tutto il tragitto da casa all’ospedale chiese alla moglie di non avvisare nessuno: aveva la paura che quel cuore tanto desiderato non fosse ido-neo, che non fosse pronto a ri-prendere a battere ancora.

I primi giorni dopo il trapianto sono anch’essi caratterizzati da

una forte ambivalenza tra sen-timenti di speranza in un futuro benessere e paura del rigetto. È questa la fase in cui si cerca di integrare l’organo trapiantato con l’immagine di sé, con l’im-magine di un corpo che, nono-stante fosse malato, era sentito come unico e proprio.

La fase riabilitativa rappre-senta il periodo in cui si acqui-sta la consapevolezza di “esserci riusciti”. L’inserimento in una struttura di riabilitazione per-metterà al paziente di controlla-re e monitorare il proprio cuore, di ritornare al più presto “in quel campo di calcio da tempo ab-bandonato”. È una riabilitazione alla vita, il momento in cui ci si scontra tra il prima e il dopo, tra un cuore nuovo e uno malato, tra l’inizio e la fine. Il ritorno alla “normalità” è un processo giornaliero di riappropriazione e di revisione del rapporto con sé stessi e con ciò che ci circonda. È un processo che vuole tempo: problemi relativi all’immagine di sé, pensieri rispetto al dona-tore, i rigori iniziali del regime terapeutico del follow-up, pos-sono causare, nei soggetti psico-logicamente più fragili, reazioni emotive che interferiscono con l’andamento clinico e con la qualità della vita.

Luca tutto questo lo sa per-ché ha seguito un percorso che ha potenziato sia la sua consa-pevolezza che il controllo delle emozioni; ha capito che le ansie e le paure quando si tratta del cuore non si possono evitare, ma ha imparato a utilizzarle trasfor-mandole in cautele. È fiducioso, e questo lo aiuterà molto nella sua nuova realtà.

GESSICA LA LEGGIA

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Un paziente che ha problemi di cuore spesso ha bisogno di di-versi farmaci, pertanto è neces-sario che il cardiologo e non solo lui abbia la pazienza di spiega-re bene il significato e la giusta modalità di assumere i suddetti farmaci.

Intanto è indispensabile che il paziente porti sempre con sé una fotocopia della terapia pra-ticata e bisogna stare attenti per-ché il paziente tende a segnalare al cardiologo i farmaci che egli ritiene utili al cuore (spesso i farmaci per la ipertensione non vengono ritenuti tali), mentre le interazioni possono essere anche tra farmaci di patologie diverse, vedi infarto, diabete, ipertensio-ne, etc.

Quindi bisogna pretendere che il paziente si presenti a un controllo con tutte le scatole di farmaci che assume.

Attenzione ai farmaci collate-rali: per gli uomini spesso i far-maci contro l’ipertrofia prostati-ca abbassano la pressione e per le donne i farmaci per i disturbi della menopausa e contro l’oste-oporosi hanno interazioni con gli altri farmaci.

Poi bisogna stare attenti agli integratori che spesso sono far-maci a tutti gli effetti. Altro aspet-to è il rapporto con la frequenza cardiaca: vi sono farmaci come i beta-bloccanti che l’abbassano e farmaci come alcuni calcio-anta-gonisti che la innalzano.

Il paziente dovrebbe essere in-formato di tutto quanto per evita-re sospensioni e “arrangiamenti” personali della terapia.

Altro aspetto da curare è il rapporto con le farmacie e i co-siddetti generici: bisogna avere la pazienza di segnalare al car-diologo quando viene proposto un cambio “alla pari”.

Non sempre i generici sono affidabili: bisogna parlare con il cardiologo che deve avere la pa-zienza di farsi trovare.

Ne viene fuori una grande Ve-rità: disponibilità alla comunica-zione e pazienza sono dei princi-pi dai quali qualsiasi medico non può prescindere, ovviamente as-sociato a un utilizzo razionale del cellulare del medico da parte del paziente.

Oserei dire che tutto si con-densa in un concetto: bisogna “ottimizzare” la comunicazione tra medico e paziente.

E ora prendiamo in considera-zione alcune domande che ven-gono fatte molto frequentemen-te:

• a cosa serve il “bugiardi-no”? È una carta di istruzioni allegata ai farmaci che però non autorizza il paziente a prendere decisioni. Ogni de-cisione va demandata al medi-co;

• la frequenza nell’assunzione dei farmaci: che cosa succe-de se non la si rispetta? Bi-sogna consultare il medico: ci sono terapie che permettono il recupero di una terapia “salta-ta” e altre che non lo permet-tono;

• il rispetto degli orari: nella maggior parte dei casi è me-glio rispettare gli orari (senza esagerare) - gli spostamenti vanno concordati con il medi-co;

• interazioni tra farmaci: le associazioni vanno fatte solo se “autorizzate”;

• aspirina e anticoagulanti: vanno sospesi 5 giorni prima di estrazioni dentarie o inter-venti chirurgici.

È importantissimo ribadire un concetto: il medico deve sempre essere informato di quello che facciamo o cambiamo o “aggiu-stiamo” e pertanto deve essere disponibile e reperibile e il pa-ziente deve essere equilibrato ed avere buon senso.

ANTONIO CIRCO

Il Cardiopatico e i farmaci:un rapporto complesso Oggi vogliamo iniziare un

nuovo percorso dando vita a que-sta rubrica dove racconteremo le nostre disavventure quotidiane a contatto con gli Enti pubblici o per chiedere e ottenere un consi-glio su qualunque argomento del nostro vivere quotidiano, cerche-remo assieme di trovare delle ri-sposte ai nostri interrogativi.

È già trascorso un anno abbon-dante, da quando timidamente ab-biamo consegnato la bozza finale al tipografo. Eravamo titubanti e ansiosi di conoscere il vostro giudizio ma anche orgogliosi per essere riusciti a portare a termine questo progetto. Abbiamo parla-to delle nostre attività, di tanti argomenti sia scientifici che di at-tualità, ma anche di alcuni grandi della medicina, il tutto guarnito con servizi fotografici che hanno impresso in maniera indelebile, momenti di spensieratezza duran-te le nostre escursioni. Tanto per fare un esempio potremo scrivere tutto ciò che secondo noi non va per il verso giusto, quando en-triamo in contatto con uffici della Pubblica Amministrazione e ri-scontriamo disservizi che vanno segnalati. Non necessariamente questo deve riguardare il mon-do sanitario; possiamo segnalare anche disservizi di sportelli pub-blici che non funzionano come dovrebbero etc.etc., e per farlo, abbiamo a disposizione questa pagina, dove descriveremo le no-stre disavventure, i nostri dubbi o le nostre perplessità anche di ca-rattere medico, spedendo il tutto alla mail [email protected].

La cosa più grave è, a proposi-to dei disservizi, che se lo Stato ritarda nei nostri confronti, è tut-to a posto, ma se ritardiamo noi sono guai e sanzioni.

Siamo sempre qui ad aspet-tare le vostre mail di segnala-zione e di sfogo, e per finire mi viene da chiedere alla Pubblica Amministrazione: “Le ore perse inutilmente negli uffici pubblici da parte dei cittadini, che valore hanno per voi?”

SALVO VITALE

“Parliamone”

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Catania nel CuoreTrimestrale di informazione cardiologica

Direttore: Antonio Circo

Direttore responsabileSalvatore Vitale

Comitato di redazioneAntonio Circo, Mario Guzzardi,

Francesco Turco, Salvatore Vitale

Stampa: Tip. Francesco LazzaraVia Zurria, 46 - 95121 Catania

Reg. Tribunale di Catanian.2/2010 del 05-02-2010

(Registro giornali e periodici)

Editore: Ass. Amici del Cuore OnlusPresidente:

Vito Cicchello Leanzadella Casa di Cura Villa L’Ulivo

Carmide s.r.l.Via Feudogrande, 13

95126 Cataniae-mail: [email protected]

Quote associative annuali:socio ordinario: € 20,00

socio sostenitore: € 35,00c/c Credito Siciliano - Acicastello CT

IBAN: IT-41-Y-0301926102000008012614 “Catania nel Cuore” è distribuito gra-

tuitamente ai soci dell’associazione, agli Istituti di cardiologia, ai medici cardiologi, e a quanti si siano particolarmente distin-ti nella ricerca, nella prevenzione e nella cura delle patologie cardio-vascolari.

Gli articoli, le lettere, e quant’altro, in-viati per la pubblicazione, non vengono restituiti. Il comitato di redazione si riser-va il diritto di modificare o eseguire picco-li interventi sui testi, per uniformarli alle norme redazionali o per esigenze d’impa-ginazione, ma anche per garantire consi-stenza stilistica e uniformità editoriale.

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Gita a Siracusa (25 giugno)