OMENICA 28 GIUGNO Saga Inizia la pubblicazione completa ...

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DOMENICA 28 GIUGNO 2020 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 21

I l re saraceno Evalac, in guerra contro Tolomeo, èsul punto di essere sconfitto quando, invocando lacroce dello scudo, gli appare un misterioso salva-tore che lo porta alla vittoria. Decide dunque diconvertirsi al cristianesimo prendendo il nome di

Mordrain: da quindici anni era solito accedere in unastanza segreta per avere rapporti sessuali con una bam-bola di legno riccamente abbigliata ma ora, a confermadella sua conversione, Mordrain decide di bruciarla.Tuttavia non se la caverà tanto facilmente e verrà rapitodallo Spirito Santo, mentre il cognato Nascien viene ac-cusato della sua scomparsa. Finirà immobilizzato su un’isola rocciosa chiamata Porto del Pericolo, dove èpreda di visite ultraterrene e di tentazioni demoniache.Seguono inseguimenti di mani celesti, missioni di mes-saggeri, una fuga di Nascien sull’Isola Rotante, luogo prodigioso che ruota su sé stesso, spinto da misterioseforse magnetiche e astrali. E ancora: apparizioni enig-matiche, luoghi selvaggi, conversioni fatali, navi salvifi-che come quella di Salomone, un leone mansueto e ungigante feroce, la spada spezzata e la spada infuocata, unbarcone colmo di cadaveri che una tempesta marina so-spinge verso l’Isola di Ippocrate.

Che cos’è l’Isola di Ippocrate? Potete saperlo andandoavanti nella lettura de La storia del Santo Graal, una ca-tena di eventi, colpi di scena, prodigi, azioni impossibilie apparizioni improbabili, gesta eroiche e viltà senzaperdono. Niente paura. È solo il primo dei sei romanziappartenenti al cosiddetto ciclo della Vulgata, che narrale imprese di Re Artù ambientate tra V e VI secolo, deicavalieri della Tavola Rotonda e di Lancillotto, oltre allaleggenda del calice di Gesù. Una serie di bestseller me-dievali, tra loro concatenati a formare una sola colossaleopera composta tra il 1215 e il 1235 da un autore ignoto(forse non solo uno) nella Francia del Nord e destinata ainfluenzare l’immaginario narrativo occidentale dei se-coli successivi. Detto ciò, appare incredibile che questomonumento della letteratura non sia mai stato tradottointegralmente in italiano e che solo ora, con il primo vo-lume di un Millennio Einaudi (Artù, Lancillotto e il Graal, a cura di Lino Leonardi), si cominci a colmare lalacuna. In realtà, persino la Francia è arrivata tardi a of-frire al suo lettore l’intera serie, se è vero che solo a parti-re dal nuovo millennio la Pléiade ha pubblicato l’operacompleta nell’estensione fluviale primitiva.

Siamo alle origini della letteratura fantasy, quella diWalpole, di Baum, di Tolkien, che discende per molte-plici rami e combinazioni nordiche e orientali fino aHarry Potter, alle saghe letterarie, cinematografiche, te-levisive di Excalibur, delle nebbie di Avalon, delle crona-che di Narnia, dei Troni di Spade e dei Troni di Ghiaccioe chi più ne ha più ne metta, arrivando alla coda estremadei videogame. Senza dimenticare le illustri discenden-ze immediate, filologicamente più aderenti, come il grande ciclo del Tristano in prosa e poi, tra Quattro eCinquecento, i poemi di Boiardo e Ariosto e il capolavo-ro di Cervantes. Opportunamente Leonardi ricorda chela produttività letteraria del Graal giunge intatta fino alCodice da Vinci di Dan Brown.

Fantasia scatenata che declina echi delle Sacre Scrit-ture con le avventure cavalleresche, il racconto rocam-bolesco, il romanzo storico, l’esoterismo e gli scenarigotici: un immenso patrimonio narrativo, la cui ricchez-za si offre generosamente alla memoria dei posteri.Aprendo la sua Introduzione, è sempre Leonardi a evo-care il bacio che legò Paolo e Francesca e che fu propi-ziato dalla lettura del romanzo di Lancillotto, e in parti-colare della scena del primo approccio tra il prode cava-liere e la regina Ginevra. Questo per dire della diffusioneinaudita che quel «libro galeotto» ebbe al tempo di Dan-te e ben oltre (anche come romanzo rosa).

Intanto, in questo volume iniziale dei quattro previsti,Einaudi propone una prima trilogia romanzesca presso-ché sconosciuta al pubblico italiano: oltre alla citata Sto-

Libri Medioevo

LancillottoSaga Inizia la pubblicazione completa, per la prima volta in Italia, del cosiddetto ciclo della Vulgata, il meraviglioso

racconto di Artù, dei suoi cavalieri e del Graal. Ecco l’atto fondativo della letteratura fantasy, da Tolkien a Harry Potter

Artù, Lancillotto e il Graal IEINAUDI

Pagine XXXV -1.115, e 90In libreria dal 30 giugno

Il progettoIl ciclo di romanzi che gli

specialisti chiamanoLancelot-Graal o ciclo della

Vulgata, scritto da autoreignoto in antico francese

all’inizio del XIII secolo, nonè mai stato tradotto

integralmente in italiano.Ora Einaudi lo propone informa completa, a cura di

Lino Leonardi. Il primo deiquattro volumi comprende:

La storia del Santo Graal; Lastoria di Merlino; Il seguito

della storia di Merlino.Traduzioni, commenti e

introduzioni alle singoleopere sono di Carlo Beretta,

Fabrizio Cigni, MarcoInfurna, Claudio

Lagomarsini, Gioia Paradisi.I prossimi volumi

conterranno i romanzi:Lancillotto del Lago (II e III);La ricerca del Santo Graal; La

morte di re Artù (IV)Le immagini

Due miniature dalmanoscritto Additional10292 conservato alla

British Library di LondraSopra: Re Mordrain piange aletto con la moglie. Sotto: ReEvalac mostra le sue visioni

a un ciambellano

i

L’ispirazione è la tragedia mineraria avvenuta nel 2010 in West Virginia dove 29 minatori persero la vita, evento dimenticato da tutti, ma non da Steve Earle, che dedica Ghosts Of West Virginia a questo dramma. Steve,

insieme ai fidi Dukes, offre una potente testimonianza del fatto. La sapiente miscela di bluegrass appalachiani e di rock elettrico (con piccole oasi acustiche ) supportano testi taglienti, dove Earle ringhia magnificamente.

{I fantasmi della miniera

Incisionidi Renzo Matta

la grande opera latina di Goffredo di Monmouth Storiadei re di Britannia (1136-1138), mentre un primo accen-no alla Tavola Rotonda quale strumento utilizzato da Ar-tù per gestire il governo dei baroni si affaccia in un ro-manzo francese in versi del 1155, il Brut di Wace. Lancil-lotto, associato al Leitmotiv del Graal, viene celebrato inun paio di opere dal maggior poeta francese del XII se-colo, Chrétien de Troyes, al quale si deve probabilmentel’inserimento del misterioso recipiente nel contesto del-la cavalleria, pur ancora privo di allusioni all’Ultima Ce-na. Per vedere il Graal trasformato in oggetto di culto le-gato alla passione di Cristo, bisogna aspettare la trilogiaromanzesca, sempre francese, scritta all’inizio del Due-cento da un tale Robert de Boron: dove finalmente lacoppa, conservata da Giuseppe d’Arimatea come conte-nitore del sangue di Cristo, acquista la valenza salvifica emistica che conosciamo. Si compie così quella coinci-denza fatale tra sacralità del Graal e Tavola Rotonda, tradestino di salvezza e ruolo della cavalleria su cui si fondal’intero ciclo di Lancillotto.

È lui, il più fidato cavaliere di Artù e amante segreto disua moglie, la regina Ginevra, simbolo dell’amor corte-se: è Lancillotto, detto anche Lancillotto del Lago o «ca-valiere della carretta», il protagonista assoluto della Vul-gata di cui stiamo parlando, dove occupa oltre la metàdell’intero ciclo. Si parte dalle vicende di Giusepped’Arimatea, custode del Graal, e di suo figlio Josephé,che chiama a raccolta re e cavalieri per proteggere la reli-quia, che passa dall’Oriente alle isole britanniche supe-rando guerre, conversioni, interventi magici e sopran-naturali, per trovare dimora nel castello di Corbenic presso il Re Pescatore. È lì che si palesa la profezia a pro-posito del più virtuoso dei cavalieri, Galaad, figlio diLancillotto. Il quale Lancillotto è sì il modello eccelsodella cavalleria arturiana ma anche il portatore tragicodi un tarlo senza ritorno: la passione per Ginevra. Que-sta follia amorosa gli precluderà la conquista del Graal,che invece riuscirà al predestinato Galaad, capace di ri-portare il Santo Vaso nel suo luogo d’origine, in MedioOriente, guadagnandosi la santità. Ciò non esclude unultimo sviluppo tragico della vicenda, con la scopertadell’amore fedifrago, la guerra di Artù contro Lancillot-to, la morte del re e la fine del suo regno, il lockdown diGinevra in un convento e del cavaliere suo amante in uneremo, dove muore in solitudine.

Ma ci sono mondi interi che si alternano e si sovrap-pongono nel gigantesco racconto anonimo, costruitosulla vicenda di Lancillotto, probabilmente il nucleo pri-mitivo del ciclo, attorno a cui si sono affiancati agli altriorganismi narrativi. Il tutto con insospettata coerenzatra avventura e salvezza in ottemperanza ai valori feudalicavallereschi (lealtà, purezza, coraggio, umiltà, magna-nimità...) da diffondere nella società insieme alla com-ponente mistica e trascendentale, culminante nella «ca-valleria celeste» rappresentata da Galaad. Fa notare Leo-nardi come il confronto tra cristianità e islam resti aimargini della Vulgata, diversamente da narrazioni pre-cedenti che assumevano la crociata come principio ide-ologico fondante. Piuttosto, qui l’obiettivo delle ostilitàè rappresentato dai Sassoni o dall’imperatore di Roma,lasciando sullo sfondo i conflitti militari e dinastici del-le corone francese e inglese e i rispettivi scontri con i po-teri dei vassalli: in questa chiave c’è chi legittimamenteha evocato Enrico II Plantageneto come committentedell’opera.

Ma a questo punto, la prova del fuoco è quella dellalettura. E a tale proposito ha un ruolo determinante latraduzione dal francese antico, che rinunciando al testooriginario a fronte (per ovvie contingenze editoriali) sipropone di restare in equilibrio tra il sapore del dettatomedievale (spesso ridondante nel giro sintattico, nelleformulazioni e nelle endiadi) e la necessaria leggibilitàper il pubblico di oggi. Si trattava dunque di semplifica-re senza tradire. E come si sa, la fedeltà letterale nel tra-durre non è mai sinonimo di restituzione del senso pro-fondo.

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come non l’abbiamo mai lettoria del Santo Graal, La storia di Merlino e Il seguito del-la storia di Merlino. In attesa che arrivino il dittico suLancillotto del Lago, La ricerca del Santo Graal e infineLa morte di re Artù, che chiude il ciclo senza il lieto fineche forse il lettore moderno si aspetterebbe. Quattromi-la pagine non semplici da avvicinare, ma spesso irresi-stibili, grazie a una materia risalente al folclore celticorielaborata o reinventata in prosa francese con strategienarrative di straordinaria modernità: basti pensare allestrutture a incastro, con sospensione delle scene e ripre-sa a distanza, alle tecniche di gestione dei personaggi,alla molteplicità degli intrecci, ai dialoghi, alla mesco-lanza di finzione e di storia (un po’ docufiction, ma piùfiction che docu-).

Le figure di Re Artù e della sposa Ginevra, del profetaMerlino e del cavaliere Gauvain compaiono qua e là,precedentemente, in cronache inglesi e gallesi, ma le ri-troviamo insieme, dentro una narrazione organica, nel-

di PAOLO DI STEFANO