COME CAMBIANO LE PROFESSIONI Il percorso logico: Lidea di malato Le Cure Primarie come sistema...

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COME CAMBIANO LE PROFESSIONI

Il percorso logico:

L’idea di malato

Le Cure Primarie come sistema dell’agire processuale

Quale il cambiamento richiesto alle professioni?

Lino Gambarelli

Federica Magnanini

EnricaBianchi

Dea Pini

L’ IDEA DI MALATOIl bisogno di un cambiamento ontologico

Occorre andare con lo sguardo oltre la maschera della malattia, per riuscire a portare attenzione non solo a:

COSA È IL MALATO (sintomi, biologia, ecc)

ma anche a

CHI E’ IL MALATO (cultura , sistema familiare, contesto di vita, ecc)

QUALITA’ DEL PROFESSIONISTAQ

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A(governo clinico)

CURE PRIMARIE

I principi guida:

EteroreferenzialitàGlobalitàContinuità Processualità

QUALITA’ DELL’INTEGRAZIONE

CURE PRIMARIE

sollecitazioniallo sviluppo delle competenze tecnico specifiche

sollecitazione allo sviluppo dellecompetenze necessarie ai processi d’integrazione(pensare con la testa dell’altro)

PROFESSIONISTA

QUALITA’ DELL’INTEGRAZIONE

Il  paziente è cambiato (età anagrafica,

stranieri, cronicità, ecc) e per  la risposta ai

suoi bisogni è necessaria un’azione

complessa di più attori professionali.

Quali i cambiamenti necessari  nei saperi del

medico di medicina generale per essere

adeguati a questo gioco di squadra delle

professioni?

Come si è modificata o

come si dovrebbe modificare

la relazione medico  - infermiere

per consentire la gestione integrata

del suo percorso di cura?

Quali erano i vantaggi

dell’agire in solitudine professionale

e quali sono le opportunità e

le difficoltà dell’agire interprofessionale?

L’agire interprofessionale ha come premessa

la perdita della “proprietà” del paziente (il mio paziente)

e quindi, di conseguenza, una possibile apparente

perdita di autorità sul suo percorso di cura.

Quanto questo influisce sul mantenimento

della compliance terapeutica e quali sono gli elementi

nuovi sui quali puntare per gestire la relazione

con il paziente su base interprofessionale?

In una danza, nessuno dei danzatori è in grado di dirigere unilateralmente il movimento d’insieme.

Ognuno è “parte danzante” con la sua competenza, ma, soprattutto, attraverso l’ascolto del movimento dell’altro