XVI Convegno medico-scientifico · Team Cellfood e al Peperoncino Team e agli Ultramaratoneti di...

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XVI Convegno medico-scientifico

NUTRIZIONE, METABOLISMO E SALUTE - INQUINAMENTO E D ANNO DA STRESS OSSIDATIVO, DALLA SOFFERENZA CELLULARE ALL’IPOSSIA “CAUSE, EFFE TTI, DIAGNOSI E TERAPIE”

Si è conclusa la XVI edizione del convegno medico-scientifico su Nutrizione, Metabolismo e Salute che ogni anno Eurodream srl organizza a Bologna in occasione della Fiera di Settembre ‘Sana’. Patrocinato dall'Ordine Provinciale dei medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Bologna e dall’ Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona ONLUS; Comitato Permanente di Consenso e Coordinamento per le Medicine Non Convenzionali in Italia, A.m.i.c.a. Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale, Regenera - Research Group e A.N. FI. SC. ONLUS (FM - CFS) - Associazione Nazionale, i temi della relazione tra salute/malattia, ambiente e stili di vita sono stati trattati dai massimi esponenti italiani riscontrando l'ampio consenso degli oltre 400 partecipanti oltre a gettare una nuova luce sul modo di ‘fare’ salute e prevenzione.

I SUCCESSI DI CELLFOOD

Due le novità presentate che hanno suscitato grande interesse: secondo un recentissimo studio presentato dalla Dott.ssa Elisabetta Ferrero del Dipartimento di Morfologia Umana e Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con l’Unità per lo studio sul melanona e il laboratorio di Biologia e Clinica cardiovascolare dell’Istituto San Raffaele di Milano, pubblicato sul prestigioso Journal of Physicology and Pharmacology, CELLFOOD® ha dimostrato di avere un ruolo importante nell’attivazione dei meccanismi antiossidanti per la preservazione della salute dell’endotelio ovvero delle cellule che compongono vene, arterie e cuore.

Questo porterebbe a individuare un ruolo di Cellfood nella prevenzione delle patologie cardiovascolari in associazione a stili di vita sani ed equilibrati.

Durante i lavori è stato più volte messo in evidenza il ruolo fondamentale dell’ossigeno, elemento chiave nella respirazione mitocondriale, nel regolamento dell’azione antiossidante determinato dall’ipossia e nella rigenerazione cellulare. In particolare, grazie ad un altro importante studio sull’ipossia e il ruolo dell’ossigeno sviluppato dall’Università Carlo Bo’ di Urbino – Dipartimento di Scienze Biomolecolari – e presentato dal professor Franco Canestrari e dalla dottoressa Serena Benedetti, studio che ha dimostrato, oltre all'azione antiossidante anche l’azione protettiva di CELLFOOD® nei confronti dell’anemia negli atleti. Anche in questo caso, spiegano gli esperti, l'efficacia di Cellfood è stata dimostrata prima nel trattamento della fibromialgia, una sindrome in cui lo stress ossidativo ha un importante ruolo nello sviluppo della malattia.

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Nello studio si è osservato inoltre che, rispetto al placebo, Cellfood attenuava in maniera significativa la sintomatologia dolorosa, la debolezza muscolare e in generale i disturbi associati alla riduzione del tono dell’umore. Da qui si è passati e verificare l’efficacia del prodotto antiossidante negli atleti tenendo conto che, negli sportivi, l'attività fisica intensa è associata ad una forte produzione di radicali liberi. Anche in questo caso, secondo i risultati dello studio condotto dall'Università di Urbino, i benefici antiossidanti di Cellfood sono stati riscontrati sia durante le fasi di allenamento che durante le performance agonistiche dimostrando un'azione protettiva e preventiva nei confronti dell'anemia dell'atleta.

MOLTO AMATO DAGLI SPORTIVI..

Un prodotto veramente molto amato dagli sportivi professionisti che hanno voluto testimoniare, anche con i risultati individuali delle gare, non solo l’impegno quotidiano necessario per raggiungere obiettivi importanti ma anche l’attenzione all’alimentazione e all’integrazione nutrizionale che in un atleta di qualunque livello è tanto importante quanto più è duro l’impegno fisico richiesto. Stiamo parlando del pluricampione Giorgio di Centa e della maratoneta Ilaria Bianchi che anche quest'anno hanno voluto essere presenti durante tutto il congresso oltre al Team Cellfood e al Peperoncino Team e agli Ultramaratoneti di cui gli esperti hanno ampiamente parlato durante le sessioni dedicate a sport, alimentazione e integrazione.

….. E’ CONSIGLIATO DAI MEDICI

L'argomento nutrizione e integrazione è stato il filo comune del congresso: ne hanno parlato tra gli altri due dei massimi esperti italiani, Attilio Speciani, immunologo di Milano esperto di intolleranze alimentari che ha sottolineato il ruolo fondamentale di una alimentazione varia e il più possibile naturale per mantenere attivo e in salute l’organismo senza distogliere mai lo sguardo però dagli stili di vita di cui ha parlato, con particolare riferimento all’attività fisica, Luca Speciani, medico responsabile nutrizionale del team italiano di ultramaratona.

L'ambiente e il suo inquinamento giocano un ruolo fondamentale nella salute dell'individuo; metalli tossici, alimenti raffinati, stili di vita poco salubri possono essere la causa dello stress ossidativo da ipossia, ovvero da scarsa presenza di ossigeno nelle cellule. Ne sanno qualcosa gli esperti come il Dott. Mauro Mario Mariani ed il Dott. Sante Guido Zanella che hanno trattato i temi della terapia chelante per la cura di alcune delle patologie più invalidanti come la SLA.

Particolarmente interessante è stata la sessione dedicata all'invecchiamento e prevenzione con riferimento alla pelle: le biotecnologie oggi disponibili grazie alla ricerca nel settore biomedico hanno dimostrato il ruolo dei fattori di crescita epiteliale (EGF) nella prevenzione dell'invecchiamento cutaneo. Grazie a nuove ricerche biotecnologiche presentate al convegno dal massimo esperto islandese Björn Lárus Örvar e da Giorgio Mariani, chirurgo pl astico, la cura e la rigenerazione delle cellule del volto è resa migliore e più efficace grazie ai preziosi EGF prodotti da una particolare tipologia di orzo coltivato in serra nella pura pomice d’Islanda.

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Towards salutogenesis in the development of a personalised and preventative healthcare. EPMA Journal (2011) 2 (Suppl 1):S71–S89

Mauro Alivia, MDab, Paola Guadagni, MDb, Paolo Roberti di Sarsina, MDbc a Past President Italian Society of Antroposophic Medicine (SIMA) b Charity "Association for Person Centered Medicine", Bologna, Italy c Expert for Non Conventional Medicine, High Council of Health, Ministry of Health, Italy

Abstract Keywords: Salutogenesis, Sense of Coherence, Person Centered Medicine, Non Conventional Medicine, Healthcare System. The purpose of this review is to discuss how a salutogenetic approach may solve some of the difficulties faced by healthcare systems. Salutogenesis explores the reasons why some people stay healthy in the face of hazardous influences whilst others, faced with the same hardship, fall ill. It was Antonovsky who suggested that resilience to difficult situations depends on a person’s sense of coherence (SOC), a global orientation based on a sense of self-reliance in the face of challenges, self-confidence in one’s ability to deal with demanding events and the motivation to ‘keep going’, trusting that such difficult events hold meaning for one’s life [1,2]. There is a large body of research on all age groups [3-5], different socioeconomic backgrounds and across cultures [6] that shows that a strong SOC is related to better health and healthy ageing [7-11]. It is a protective factor against alcohol addiction despite similar rates of recreational consumption in teenagers [12]. Conversely, a weak SOC is related to poorer health and lower affect [2,3,6]. SOC is a dynamic orientation that develops naturally in the first 30 years of life but can also be strengthened through personal activity and care [5,13]. How can a healthcare system be oriented so that overcoming illness becomes the foundation of better future health? In such a system each medical intervention should aim to strengthen a person’s SOC and resilience and this should be differentiated at each level from primary to tertiary care. Each professional role too should be developed to provide salutogenetic care from their angle and this should be addressed from as early as undergraduate training [14]. They should work towards the principles of person-centred-medicine, a concept that aims to incorporate the holistic approach, the relationship-based care and the treatment systems of non-conventional medicine into the technological advances of mainstream medicine in order to provide more personalised and sustainable healthcare [15,16]. The caregiver-person relationship needs to become central to the therapeutic process so that any treatment is chosen as an informed choice, based on the needs of that person in the context of their physical, psychological and biographical situation. As an example, if the chosen treatment were a coronary artery bypass graft then the technological aspects would need to be chosen specifically for that single case. However for the whole process from pre-operative care to rehabilitation to become a salutogenetic experience, physical as well as psychological, social and personal factors need to be addressed at the appropriate time. This could develop the awareness that overcoming this difficult experience was meaningful because it allowed the development of new life skills, new coping strategies, and new confidence in one’s healing abilities [17]. This change needs to be sustained over time with appropriate follow-up [18]. Adopting a healthier lifestyle is likely to improve the quality of life of that person, and may prevent future illness being cheaper in the long run for the healthcare system [19]. In order to evaluate the success of medical interventions broadened with a salutogenetic approach, parameters may need to be developed and adopted that can assess quality of life of patients and caregivers in terms of sustainable change, satisfaction and prevention of burn-out as well as cost-effectiveness and technological excellence.

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Titolo: Ipossia, effetto Warburg e patologie degenerative

Prof. Franco Canestrari

Le malattie degenerative sono l’ultimo anello di una serie di eventi iniziati molto tempo prima. E’ quindi utile per lo studio di tali condizioni patologiche rifarci al ruolo fondamentalmente energetico dei mitocondri. Il principale fattore limitante la crescita e la riproduzione di tutti i sistemi biologici è l’energia e la prima dimostrazione che mutazioni del DNA mitocondriale possono essere eziologicamente correlate alle malattie cronico-degenerative è stata riportata nel 1990 da Gote e coll. e pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature (1). L’ossigeno è l’attore protagonista nel “dramma patofisiologico” della trinità: normossia, ipossia e iperossia ed il più importante ingrediente insieme al glucosio per la produzione di ATP. Fluttuazioni dei livelli di Ossigeno tessutali e cellulari come nelle condizioni di ipossia e iperossia, favoriscono una maggior produzione di ROS (radicali liberi dell’ossigeno) e quindi possono compromettere l’equilibrio omeostatico della cellula e dell’intero organismo (2). Lo stress ipossico stimola la produzione di H1F-1 e la concomitante produzione mitocondriale di ROS stabilizza più specificatamente la sua sub-unità H1F-α, ciò comporta una riprogrammazione del metabolismo cellulare con l’inibizione dell’enzima PDH( piruvato-deidrogenasi ) “step” chiave del passaggio dalla glicolisi al ciclo di Krebs (3).Questo blocco metabolico è stato riscontrato anche nelle cellule neoplastiche e descritto per la prima volta nel 1929 da Warburg (4) con la considerazione che nei tumori è attiva una via glicolitica pur in presenza di ossigeno. Avni e coll.(5) hanno verificato con innovative tecniche non invasive di “imaging” che l’irregolare flusso ematico espone le cellule tumorali ad ipossia sia cronica che acuta. L’ipossia induce un corteo di eventi a favore della “teoria evolutiva conservativa del cancro” quali: (a)instabilità genica, (b) espansione e metastatizzazione, (c) resistenza all’apoptosi ipossia-indotta, (d) ridotta efficacia della radio e chemioterapia dovuta all’ipossia. Ciò conferma che la carcinogenesi potrebbe trovare nel microambiente ipossico ed acido un terreno favorente le mutazioni somatiche che possono predisporre lo sviluppo e la progressione del tumore. Sinergicamente a questa componente epigenetica và considerato il terreno costituzionale oncologico da molti citato e che Stagnaro sin dal 1980(5) definisce in maniera molto originale: Istoangiopatia congenita acidosica-enzimo-metabolica, e quindi una citopatia mitocondriale trasmessa in maniera percentualmente importante dalla madre. Anche se ritenuta rivoluzionaria una teoria della carcinogenesi identifica il metabolismo e la glicolisi come un meccanismo adattativo della cellula neoplastica all’ipossia, che persiste offrendo una resistenza all’apoptosi. Non è quindi priva di logica l’idea che il fenotipo metabolico sia centralmente coinvolto nella patogenesi del cancro e non semplicemente” un prodotto” della carcinogenesi.

Il fenotipo glicolitico delle cellule tumorali è stato tradizionalmente ritenuto caratteristico della progressione neoplastica ma non la causa per tale motivo è stata rivolta poca attenzione ai cosiddetti “ agenti terapeutici metabolici” (6,7). Con tali presupposti abbiamo rivolto la nostra attenzione ad un prodotto come “ Cellfood” che racchiude due importanti caratteristiche: la possibilità di liberare ossigeno e l’azione antiossidante. Gli studi ci hanno portato ad ottenere un risultato importante per quanto riguarda l’azione antiossidante che è stata confermata (8) ma lasciano intravedere preziosi sviluppi anche sull’aspetto antiproliferativo come dimostrano i risultati anche se preliminari che abbiamo ottenuto, oggetto nei dettagli di una relazione integrata della Dott.ssa Benedetti. Tutto ciò può avere un valore importante sempre nell’ambito dell’ipotesi di poter riprogrammare la cellula tumorale mediante “ shift metabolico dalla via glicolitica a quella ossidativa mitocondriale”. In conclusione le stesse cellule metastatiche viste oggi come “ aggressive” potrebbero essere in realtà riconsiderate come cellule deboli energeticamente ( effetto Warburg!) e alla ricerca disperata di sfuggire ad un ambiente ostile perchè minacciate dai ROS (9)

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Goto. Y, Nonaka. I, Horai.S - Nature 348,651-653,1990

Kulkarni .AC, Kuppusamy.P, Narasimham.P - Antioxidant and Redox Signaling ,9(10)1717,1730, 2007

Cerretelli.P,Gelfi.C – Eur J Appl Physiol, Published online:30 March2010

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Pani.G,Galeotti.T,Chiarugi.P – Cancer Metastasis Rev, 29:351-378,2010

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CELLFOOD: STATO DELLA RICERCA

Dott.ssa Serena Benedetti, Dipartimento di Scienze Biomolecolari, Sezione di Biochimica Clinica,

Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo".

Grazie a recenti studi in vitro che hanno dimostrato l'efficacia protettiva di CELLFOOD (CF)

contro il danno ossidativo a cellule (eritrociti e linfociti) e biomolecole (glutatione e DNA)

[Benedetti et al. Food Chem Toxicol 2011; 49: 2292-2298], CF può essere considerato un

integratore nutrizionale ad azione antiossidante indicato nel ritardare l’invecchiamento cellulare e

nel prevenire le malattie cronico-degenerative legate ai fenomeni di ossidazione.

Accanto alla protezione antiossidante, studi preliminari su cellule in coltura (linee tumorali

immortalizzate) hanno evidenziato che CF possiede anche attività antiproliferativa con una

riduzione dose-dipendente della crescita cellulare. Alcune linee tumorali si sono dimostrate più

sensibili di altre al trattamento con CF, con una inibizione della crescita fino al 50%.

E' noto che nella maggior parte dei tumori solidi si verifica lo spostamento del metabolismo

cellulare dai mitocondri al citoplasma (effetto Warburg). Come conseguenza, si ha la soppressione

dell’apoptosi e la resistenza alla morte cellulare. Dalle prove preliminari sulle cellule tumorali in

coltura, si può ipotizzare che CF favorisca lo shift metabolico dalla via glicolitica a quella

ossidativa mitocondriale, rendendo così la cellula suscettibile all’apoptosi. Le ricerche attuali si

stanno rivolgendo proprio alla verifica di questa ipotesi; infatti, la comprensione dei meccanismi

biochimici alla base dell'azione ipoproliferativa di CF sarà un supporto fondamentale al potenziale

uso di CF come integratore antineoplastico e/o chemopreventivo.

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CellfoodTM migliora la capacità respiratoria endoteliale ed inibisce la formazione di ROS indotti dall’ipossia

Ferrero E, Fulgenzi A, Belloni D, Foglieni C, Ferrero ME

Riassunto

Le cellule endoteliali compongono il rivestimento interno di tutti i vasi, sanguigni e linfatici.

Agendo come barriera semi-permeabile e selettiva tra il torrente circolatorio ed i tessuti sottesi,

l’endotelio gioca un ruolo fondamentale nella fisiologia e pato-fisiologia di molti processi.

Paradossalmente, l’endotelio, che è quiescente, è sempre vigile e attivo metabolicamente, per

mantenere l’omeostasi. Quando questa si spezza, come accade in corso di processi infiammatori, in

particolare cardiovascolari, o in sedi tumorali, l’endotelio “attivato” viene meno alla sua funzione

barriera. Nel tumore, esageratamente ricco di molecole attivatorie (citochine), l’endotelio inizia un

processo di formazione di nuovi vasi (angiogenesi) che forniscono nutrienti ed O2 al tumore stesso

e che ne permettono la disseminazione e metastatizzazione. Per questa ragione, le terapie anti-

angiogeniche rappresentano la nuova frontiera per debellare il tumore.

Le cellule endoteliali primarie ottenute per digestione enzimatica dalla vena del cordone ombelicale

(Human Umbilical Vein Endothelial Cells, HUVEC) sono un modello universalmente accettato per

studiare la biologia e la fisiopatologia dell’endotelio e le sue interazioni con altri tipi cellulari e con

componenti della matrice.

L’endotelio vascolare controlla l’omeostasi dei tessuti ad esso sottesi e viceversa fattori epigenetici

e microambientali influenzano l’omeostasi dell’endotelio, attivandolo. La rottura di tale equilibrio

(attivazione o disfunzione endoteliale),partecipa o addiritura innesca e propaga molte patologie, che

vanno dall’infiammazione, alle malattie autoimmuni ed al tumore. Si pensa pertanto che la

possibilità di inibire l’attivazione endoteliale possa rappresentare una importante strategia

terapeutica.

Data la sua peculiare localizzazione, all’interfacie tra sangue e tessuti, l’endotelio è continuamente

esposto alle fluttuazioni di ossigeno, di cui è un fine sensore. In particolare l’ipossia, caratteristica

comune ai tumori solidi, ingaggia una rispostadell’endotelio che esita tra nell’induzione dello

“switch angiogenico” e nella generazione di radicali liberi dell’ossigeno (ROS).

Scopo del nostro lavoro è stato quello di valutare l’efficacia di Cellfood TM nell’inibire la

produzione di ROS indotti dall’ipossia e di comprenderne i meccanismi di azione.

Abbiamo utilizzato cellule umane endoteliali primarie ottenute da vena ombelicale (HUVEC) e una

linea di cellule endoteliali spontaneamente immortalizzata (ECV).

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Cellfood, impiegato in vitro, non è tossico e migliora il consumo di O2 preservando l’attività

mitocondriale. Quest’ultima si accompagna ad una sostenuta produzione di ATP ma non di acido

lattico.

Come è atteso, HUVEC ed ECV coltivate in severo ambiente ipossico (1%O2) producono ROS.

Tale produzione è significativamente inibita in presenza di Cellfood, che aumenta in parallelo

l’espressione di enzimi mitocondriali anti-ossidanti (MnSOD). Infine, Cellfood interferisce con il

metabolismo ipossico della cellula endoteliale attraverso l’inibizione del mediatore della risposta

ipossica, Hypoxic Inducible factor (HIF)-1alpha.

Noi pensiamo che Cellfood sia in grado di determinare uno shift metabolico dalla glicolisi verso la

respirazione. Inoltre, oltre alle attività genericamente anti-ossidanti, pensiamo che Cellfood

possegga attività inibenti la risposta ipossica e le attività down-stream ad essa correlate.

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ALLUMINIO, SCLEROSI MULTIPLA & TERAPIA CHELANTE

Dott. Sante Guido Zanella

La Sclerosi Multipla (SM) è una patologia neurodegenerativa che colpisce soprattutto soggetti di eta’ compresa tra i 20 ed i 40 anni.

In Italia ne sono colpiti circa 60 mila pazienti e la frequenza è in continuo aumento.

L’etiologia della malattia non è stata ancora identificata ma le ipotesi piu’ accreditate si orientano su cause genetiche e ambientali.

Tra le cause ambientali l’intossicazione da Metalli Tossici (MT) sta’ riscuotendo sempre maggiore attenzione.

Tra i MT, Alluminio, Piombo e Mercurio sono quelli maggiormente implicati per la loro ben nota neurotossicita’.

I MT, infatti, una volta penetrati all’interno del nostro organismo si depositano all’interno degli organi e tessuti generando una grande quantità di sintomi spesso di difficile interpretazione.

Le terapie convenzionali basate sulla somministrazione di cortisonici, immunomodulanti (glatiramer acetato, interferoni), immunosoppressori (mitoxandrone, azatioprina, metotrexate, ciclofosfamide) e anticorpi monoclonali (natalizumab, tysabri) hanno efficacia in una ridotta percentuale di casi e effetti collaterali non trascurabili e per tale motivo molti Pazienti affetti da Sclerosi Multipla ricorrono a terapie complementari.

La Terapia Chelante con EDTA (acido etilen diamino tetracetico) rappresenta la tecnica di elezione per ripulire gli organi dall’accumulo di questi veleni che l’organismo non è in grado di smaltire. L’agente chelante somministrato per via endovenosa attrae i MT all’interno della sua molecola, li inattiva e li elimina principalmente attraverso la via renale.

Al termine della prima flebo (diagnostica) viene raccolto un campione di urina che verra’ poi spedito a un laboratorio certificato per la determinazione del carico dei MT.

Tra questi l’Alluminio risulta estremamente elevato nella quasi totalita’ dei Pazienti affetti da SM.

Le fonti di contaminazione sono le piu’ svariate comprendendo: cibi e acqua contaminata, farmaci di uso comune, cosmetici, vaccini, fumo di sigaretta, etc.

L’EDTA viene somministrato endovena con cadenza 7 – 14 giorni a seconda del grado di intossicazione e delle condizioni generali del Paziente fino alla normalizzazione dei valori.

Analisi di laboratorio vengono sistematicamente richieste prima e durante la Terapia Chelante per valutare l’ idoneita’ alla terapia e successivamente per controllare i principali parametri ematici.

I pazienti affetti da SM presentano inoltre un danno alla barriera ematoencefalica che consente il passaggio al fibrinogeno e ad altre proteine infiammatorie al cervello con comparsa e progressione della patologia.

In tal modo i linfociti T, i macrofagi e le altre cellule immunitarie attaccano il cervello generando grandi quantità di ROS (specie reattive dell’ossigeno) con comparsa di STRESS OSSIDATIVO.

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Per tale motivo la somministrazione di Solfato di deuterio (CELLFOOD) è a mio avviso indispensabile in quanto ci permette di ridurre lo stress ossidativo a livello cellulare e di purificare la matrice extracellulare che, quando in eccesso (per rottura dell’equilibrio bifasico smaltimento – ricostruzione) provoca l’intrappolamento delle lipoproteine, immunoglobuline, fibrina e in particolare albumina.

L’Albumina tra le sue varie funzioni (regolazione della P osmotica, regolazione equlibrio acido – base, trasporto ormoni e farmaci, azione antiossidante) lega e trasporta una grande quantita’ di sostanze endogene ed esogene esplicando funzioni protettive con il sequestro di sostanze tossiche.

Completano il mio protocollo la somministrazione di vitamine, minerali, acidi grassi, antiossidanti, detossificanti in dosaggi personalizzati per il singolo Paziente oltre alla correzione delle abitudini alimentari volte a ripristinare la ritmicita’ del cortisolo e la calma insulinica (riduzione carico glicemico ore serali).

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Cibo, infiammazione e stress ossidativo. Il ruolo del BAFF

Dottor Attilio Speciani, allergo immunologo, docente Master di fitoterapia e nutrizione

Università di Milano e Bologna. Componente del CTS Regione Lombardia per le medicine

complementari, direttore scientifico di www.eurosalus.com e di www.recallerprogram.com

20149 Milano, via Vegezio 12, Tel 02.48008454 fax 02.48195685

email [email protected]

Nella mia recente esperienza di lavoro ad Haiti, un medico woodo con cui ho potuto confrontare esperienze e decidere strategie di lavoro da mettere in atto perché la conoscenza scientifica diventasse concretezza pratica per gli Haitiani, mi ripeteva “tout c’est liés” (tutto è legato e connesso) presentandomi un’immagine di collegamento tra tutte le energie, che reggono il mondo naturale e l’equilibrio dell’organismo nel suo divenire.

È quello che si può verificare oggi in ambito scientifico: la visione olistica che un tempo sembrava destinata a filosofi e guru, trova evidenze in ricerche concrete e documentazioni certe e inattaccabili che evidenziano il legame continuo tra stress ossidativo, infiammazione a bassa intensità, segnali e messaggi ormonali, metabolismo, insulinoresistenza, integrazione alimentare, nutrizione e sistema neuropsichico ed immunitario. Questo legame pur documentato scientificamente ed essendo strumentale alla prassi terapeutica “umana” che ne può derivare, viene di fatto spesso negato. Basta pensare al tema delle intolleranze alimentari (allergie alimentari ritardate) (1): un lavoro scientifico pubblicato sul JACY ha evidenziato la crescita recente delle visite e degli accessi ospedalieri in Pronto Soccorso per fenomeni allergici alimentari, che va ben oltre l'atteso (2). Significa che i casi di allergia alimentare sono ben più che raddoppiati dal 2001 al 2006, nel volgere di soli 5 anni, e che il trend è ancora decisamente evidente. Solo qualcuno degli autori esprime una velata considerazione sul fatto che la dieta dei bambini potrebbe avere un ruolo in questo aumento di ricoveri. La maggior parte degli altri continua a ritenere che la comparsa di allergia alimentare sia un fenomeno dovuto a fattori diversi dalla dieta.

Chi vive a contatto con i problemi della gente comune sente in modo molto vivo questo distacco tra la percezione di una relazione con gli aspetti alimentari del proprio malessere e l’ostinata negazione da parte di certa scienza a riconoscerne l'esistenza.

Le scoperte relative alla identificazione del BAFF (B Cell Activating Factor) e al suo ruolo nel determinare le reazioni infiammatorie da cibo potrebbero consentire a molti medici di guardare all'alimentazione in modo più costruttivo. La recente identificazione della analisi delle IgG alimentari come strumento valido per la cura dell'emicrania in studi controllati, randomizzati e in doppio cieco (3), potrebbe consentire a medici e terapeuti con attitudine scientifica di guardare alle allergie alimentari ritardate e ai loro effetti con occhio più scientifico. Oggi test come RecallerProgram forniscono in questo senso soluzioni semplici e integrate per la diagnosi e la terapia delle allergie alimentari ritardate consentendo di identificare l’esatto livello delle IgG alimentari (complessive) attraverso una metodica ELISA . Affrontando la valutazione delle IgG, che spesso esprimono tolleranza acquisita, noi abbiamo interpretato i risultati alla luce della teoria dei Grandi Gruppi Alimentari, consentendo quindi di promuovere delle diete di rieducazione della tolleranza immunologica (che prevede contatto ed amicizia col cibo, non certo evitamento ed astinenza…).

Si guida uno specifico “svezzamento” dell’allergia alimentare verso il recupero della tolleranza, superando i problemi di colpevolizzazione del cibo da cui sono tristemente affetti quasi tutti gli altri test oggi venduti in Italia e gran parte dei test mondiali per aiutare a ritrovare l’energia che arriva dal sole attraverso l’energia degli alimenti.

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Il BAFF è quindi la citochina che modula gran parte degli effetti infiammatori delle allergie alimentari ritardate, ed il lavoro effettuato dal gruppo di gastroenterologi norvegesi, pubblicato a fine luglio 2010 su Alimentary Pharmacology & Therapeutics è in effetti molto semplice. Dopo avere scartato persone con alti livelli di allergia, gli intolleranti al lattosio e tutti i soggetti con una malattia infiammatoria intestinale già esistente (Crohn e Colite ulcerativa, per intenderci) sono state studiate attentamente le persone che riferivano una evidente sintomatologia intestinale alla assunzione di cibo e che non avevano delle evidenze allergiche nei confronti del cibo sospettato o nei confronti di altri alimenti: non avevano cioè Prick o RAST positivi verso i cibi. (4).

I soggetti rimanenti invece documentavano la presenza molto ben misurabile, con differenze altamente significative rispetto ai controlli, di una particolare sostanza, prodotta da macrofagi, monociti e cellule dendritiche intestinali ed anche da altre cellule non immunologiche come le cellule della mucosa intestinale, delle ghiandole salivari e da cellule fibroblastiche o gliali situate nel cervello, nelle articolazioni, nella cartilagine.

Questa sostanza (B Cell-Activating Factor), ha delle caratteristiche interessanti. Non solo attiva l'infiammazione, ma regola attraverso un controllo di segnale sui recettori delle cellule, la risposta allergica, la risposta dolorosa, la cicatrizzazione, l'attivazione metabolica, l'azione muscolare e l'attivazione di malattie come le malattie autoimmuni e la celiachia.

Non è poco per una sostanza che nessuno è mai andato a cercare fino agli ultimi anni.. Si tratta di situazioni e ambiti in cui la reazione dovuta alle intolleranze alimentari, gli effetti dello stress ossidativo e dell’ipossia sono stati spesso chiamati in causa, come nel caso della Artrite Reumatoide (11-12), della Emicrania, delle malattie infiammatorie intestinali (IBD) o delle patologie respiratorie croniche. Oggi altri dati si aggiungono a confermare queste indicazioni. Gli immunologi, i gastroenterologi, gli pneumologi e i reumatologi avranno di che discutere a lungo di questa novità anche se le indicazioni immunologiche più recenti, come quelle emerse dal congresso europeo di allergologia di Londra, tenutosi nel giugno del 2010, segnalano che la tolleranza immunologica è sempre alla base dei processi di regolazione infiammatoria.

Un fenomeno di questo genere si sposa perfettamente con la interpretazione proposta da Bazar (5) su Medical Hypothesis ancora nel 2006. Ci sono 5 gruppi di patologie intimamente correlati tra loro (cancro, malattie cardiovascolari, diabete ed obesità, depressione, allergia) e il mediatore comune di queste apparentemente diverse patologie è l’insulinoresistenza e lo sviluppo di citochine infiammatorie e modulatorie. Significa che integrando comportamenti alimentari ad effetto ormonale, stili di vita con riflessi sulla regolazione glucidica, integrazioni alimentari con effetto sul pattern ossidativo e uso ragionato di supplements per mantenere alcuni equilibri sistemici, si possono ottenere effetti sulla salute fino a poco tempo fa pensabili solo attraverso l’uso di farmaci.

EFFETTI DELL’IPOSSIA SULL’ALLERGIA

Già nel 2009 un lavoro pubblicato da Fitzpatrick (6) su JACI aveva messo in evidenza nei bambini una stretta dipendenza delle condizioni asmatiche dallo stress ossidativo precisando che l’alterazione del pattern di ossidazione può favorire ed indurre una reazione allergica.

Un lavoro recentissimo, pubblicato su Allergy nel luglio del 2011 (7) ha evidenziato l’esistenza dell’HIF (Hipoxia Inducible Factor) che stimolato da condizioni di scarsa ossigenazione determina direttamente la comparsa di infiammazione allergica delle vie respiratorie.

Gli autori californiani hanno anche precisato che i pazienti sofferenti di asma e rinite hanno una presenza più elevata di HIF evidenziando che lo stesso HIF possa essere un target terapeutico per lo sviluppo di nuovi trattamenti farmacologici. Uscendo per fortuna dalla considerazione solo farmacocentrica, questo importantissimo studio apre la strada alla terapia integrata dell’asma e delle forme infiammatorie delle vie respiratorie attraverso la modulazione nutrizionale e l’integrazione con sostanze che passo dopo passo stanno documentando il loro ruolo determinante di riequilibrio dei pattern ipossici e ossidativi dell’organismo.

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In particolare la recente pubblicazione del lavoro “The antioxidant protection of CELLFOOD® against oxidative damage in vitro” (8) ha consentito di ribadire la documentata azione antiossidante di questa sostanza. La pubblicazione, nel mese successivo, del lavoro di Allergy sulla ipossia e sull HIF (7) va a chiudere un cerchio logico, consentendo di percepire potenzialità di integrazione importante sul piano della terapia e della prevenzione per molte patologie e in modo definitivo per la parte allergica respiratoria.

LIEVITI MITOCONDRI E ASMA

Uno dei più importanti ricercatori mondiali nel campo della immunologia applicata (L’austriaco Valenta) ha evidenziato il fatto che la disposizione aminoacidica degli antigeni dell’aspergillo (presente in pratica in tutti i prodotti fermentati e la cui allergia alimentare e respiratoria è in spaventosa crescita di prevalenza) è la stessa della Super Ossido Dismutasi, caratterizzandosi quindi degli effetti sinergici e reciproci di allergia o intolleranza a quel lievito e azione di inibizione del controllo dello stress ossidativo per inibizione della SOD. È ovvio quindi che il controllo nutrizionale e l’integrazione antiossidativa diventano un’abbinata vincente nella gestione terapeutica e clinica. La regolazione epigenetica (alimentazione, integrazione, life style) è quella che rende conto degli effetti clinici positivi e del mantenimento della salute.

ASPETTI PRATICI DI TERAPIA

Dal punto di vista terapeutico si ha quindi una base razionale importante e diventa ipotizzabile trattare gli allergici, bambini ed adulti, con una integrazione alimentare o con microelementi e vitamine idonei a controllare lo stato di ossidazione. Ridurre la presenza di metalli pesanti nell’organismo, controllare le allergie alimentari ritardate, controllare la produzione di adipochine, modulare la loro azione immunoflogistica, orientare la dieta attraverso diversi rapporti tra i nutrienti, utilizzare sostanze a documentata azione antiossidante, impostare una corretta attività fisica sono tra gli strumenti pratici a disposizione di tutti per equilibrare l’omeostasi ossidativa e aiutare il recupero della salute e dello stato di benessere. Significa mangiare il più possibile naturale, controllare le intolleranze alimentari, usare antiossidanti naturali alimentari come frutta e verdura, integrare l’alimentazione con antiossidanti di riequilibrio (come Cellfood ad esempio ha documentato di essere), attivare il movimento fisico; tutte azioni che consentono di ridurre gli stimoli negativi immunologici e che possono aiutare, sotto controllo medico ad arrivare alla cura non solo farmacologica di forme immunologiche, allergologiche e tumorali (9-10) anche complesse

IMPORTANZA DELL’USO DI ANTIOSSIDANTI

L’utilizzazione di bassi dosaggi di antiossidanti sembra avere una maggiore efficacia e sicurezza di quanto possano dare dosaggi elevati. Con questi ultimi infatti si rischia un effetto di reazione eccessiva che porta spesso alla riproposizione del problema di partenza. È per questo motivo che la scelta di soluzioni colloidali e a basso dosaggio per gli antiossidanti garantisce la possibilità di assorbire i microelementi presenti nell’integratore per lo sviluppo certo di una azione di riequilibrio sulla omeostasi ossidativa e per il controllo dello stress ossidativo in modo efficace e sicuro.

In conclusione è utile ricordare che ormai quasi tutti gli antiossidanti più conosciuti documentano un’azione di incremento della Interleuchina 10 (IL10) che sappiamo essere una delle più importanti sostanze immunologiche che generano tolleranza e controllano l’infiammazione.

La integrazione di particolari sostanze (ad esempio il metilsulfonilmetano o MSM), presente in Cellfood MSM spray, consente cdi incrementare gli effetti sul piano controllo dell'infiammazione e della detossificazione polmonare. L’azione di un integratore come questo si affianca, nel trattamento delle forme allergiche respiratorie, al controllo dell’inquinamento ambientale (fumo e gas di scarico) e allo stimolo sulla riparazione cellulare, favorendo anche lo sviluppo e la crescita degli annessi cutanei (capelli e unghie). Abbiamo quindi un’ulteriore testimonianza del fatto che rieducazione delle allergie, integrazione antiossidativa e corretta impostazione alimentare agiscono, per il bene di ogni persona, percorrendo lo stesso sentiero.

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Il Ruolo Centrale del Mitocondrio nell’Omeostasi Organica

Prof. Ivo Bianchi

La Medicina Mitocondriale ha un ruolo fondamentale nella prevenzione e terapia di tutte le patologie su base esogena, si tratti di malattie da virus, da tossici o addirittura di cancro indotto da cancerogeni. Nonostante si stia vivendo il momento storico della medicina genetica e biomolecolare, il ruolo chiave del mitocondrio è innegabile : degradazione ad acqua ed anidride carbonica dei nutrienti, inattivazione delle scorie azotate, regolazione dei potenziali di membrana, sintesi degli ormoni steroidei, regolazione dell’apoptosi cellulare. Il mitocondrio è essenziale per la specificità funzionale e per la sopravvivenza stessa della cellula. Nonostante questo non deve mai essere fatta una terapia univoca. Lynn Margulis sostiene che l’evoluzione sulla terra è stata possibile grazie all’interazione mutualistica di due fattori: la cellula primordiale anaerobica ed a vocazione eminentemente proliferativa ed il mitocondrio, organulo parassitante aerobico a vocazione energetica. La vita non evolve in maniera lineare-continua ma in una progressione oscillante, come una Bilancia Dinamica. Il mitocondrio utilizza i substrati nutritivi forniti dalla cellula, grazie alla combustione con l’ossigeno, producendo non solo acqua e anidride carbonica ma anche ioni idrogeno, specificatamente necessari alla cellula stessa. Esiste una simbiosi mutualistica, cementata nel corso di milioni di anni, tra la parte citoplasmatico-nucleare e la parte mitocondriale della cellula. Supportare dal punto di vista terapeutico la prima vuol dire fare una terapia anti aging, il secondo una terapia anti neoplastica. Il solfato di Deuterio, reagendo con l’acqua, mette a disposizione sia ioni idrogeno per la cellula, che ossigeno nativo per il mitocondrio. In realtà tuttavia non basta semplicemente stimolare la funzione mitocondriale, l’esempio delle cellule dei piccoli mammiferi, dimostra che una attività molto intensa di questo corpuscolo porta a processi ossidativi tali da comprometterne in breve la sopravvivenza. Il CellFood, evoluzione complessa della molecola di solfato di Deuterio, fornendo un pool completo di minerali traccia, aminoacidi ed enzimi, rappresenta un supporto equilibrato, uno stimolo vitale privo di rischi.

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Dall’evitamento alla terapia chelante: ruolo dell’o ssigeno on demand

Dott. Mauro Mario Mariani, Specialista in Angiologia '[email protected]'

Professore a Contratto di Nutrizione Biologica, Segretario Società Italiana Terapia Chelante

L’inquinamento ambientale si riflette sempre più spesso sul nostro stato di salute. La diffusione con aria, acqua e cibo di inquinanti come i metalli tossici condiziona sempre di più la genesi, l’evoluzione e la degenerazione delle malattie. Tra tutte le sostanze inquinanti i metalli tossici sono tra i composti più pericolosi e dannosi per l’uomo. I metalli tossici sono sostanze inquinanti che penetrano in maniera insidiosa nella nostra vita con cibi, bevande, aria, abiti e trasporti. E’ stato dimostrato che sono concausa nel 65% dei decessi nei Paesi industrializzati. Non tutti i metalli sono tossici infatti alcuni (ferro, rame e selenio) sono indispensabili per lo svolgimento delle funzioni metaboliche mentre risultano essere tossici a dosaggi superiori. Altri metalli definiti xenobiotici (piombo, mercurio, alluminio, cadmio) esercitano invece effetti tossici sull’organismo anche a bassissime concentrazioni. I metalli si accumulano lentamente e progressivamente negli organi (ossa, fegato, rene, SNC) e nei tessuti dove esplicano la loro azione dannosa. Il loro meccanismo d’azione consiste nel bloccare l’attività di numerosi complessi enzimatici con conseguente danno metabolico ed energetico delle nostre cellule. La sintomatologia da metalli tossici è svariata e coinvolge numerosi organi e apparati. E’ vero anche che i metalli pesanti dannosi sono tra noi fin dall’antichità. Una volta il rischio tossico da metalli era legato a situazioni specifiche e isolate, come le miniere, certi farmaci (al mercurio!), certe lavorazioni industriali. Oggi, praticamente tutti i prodotti industriali (dai missili alle batterie, dalla farina alla carta) sono costretti a far uso di minerali a rischio che si scaricano nelle acque, nei terreni, nell’aria, e sono difficilissimi da eliminare.

Il risultato, nuovo per l’uomo, è uno “smog tossico” che può essere a bassa o alta intensità, secondo le zone e i momenti, ma che è ormai diffuso in tutto l’ecosistema. Il nostro organismo ha una notevole capacità di eliminazione, ma non si è mai evoluto per eliminare elementi come i metalli tossici (alluminio, piombo, cadmio, mercurio, etc.) ed altri inquinanti. Il nostro "body burden" ovvero la zavorra corporea, purtroppo quotidianamente si carica di sostanze tossiche: è come se avessimo un rubinetto che perde una goccia al giorno in un vaso, riempiendolo lentamente e inesorabilmente sino a che questo non trabocca. A quel punto iniziano a manifestarsi sintomi che inevitabilmente si trasformano poi in malattia.

E’ ovvio che le persone più a rischio sono le persone fragili – anziani, bambini, malati cronici.

Ma anche per chi è “apparentemente” sano il rischio aumenta nello stress psicofisico (iperlavoro, situazioni particolari come un trasloco, oppure una insidiosa malattia virale). Quindi è importante sapere a che punto siamo, anche perché i veleni esterni si accumulano lentamente, senza sintomi o con pochi sintomi – cefalea, sanguinamenti, debolezza, perdita di memoria – che possono facilmente confondersi con problemi di altro tipo.

Per indagare quale stato di tossicità abbiamo possiamo effettuare un mineralogramma del capello.

Questo esame corrisponde ad una biopsia tessutale ed esprime la media dei tassi di minerali e metalli tossici depositati nel nostro organismo. Il capello è un tessuto molle come le pareti di un organo o di un vaso. Nei tessuti molli (es.: arterie) i minerali si depositano dieci volte in più rispetto ai tessuti duri (es.: ossa).

Se c'è una un eccesso di metalli tossici nei capelli, questo indica un eccesso nel corpo e quindi un suo accumulo.

Per vedere quanti siamo in grado di “muovere” dal nostro organismo uno dei metodi più efficaci per la reale determinazione del dosaggio dei metalli tossici è rappresentato dal “Test di Chelazione”.

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Il test ha la durata di circa un’ora e consiste nel confronto tra i valori dei metalli presenti nelle urine prima ed immediatamente dopo la somministrazione di una flebo endovenosa con un agente chelante (e.d.t.a.). La necessità di somministrare un agente chelante è data dal fatto che in condizioni fisiologiche per il fenomeno dell’omeostasi il nostro organismo trattiene nelle sue parti molli i metalli tossici. Quindi siamo indifesi verso queste sostanze che accumuliamo quotidianamente, e che non riusciamo ad eliminare attraverso le nostre vie di uscita principali: urine, feci, sudore. In tal modo il nostro "body burden" (la zavorra corporea) cresce di giorno in giorno, e più continua il rischio di esposizione e più il nostro organismo si carica di queste sostanze.

In caso di test positivo, ovvero presenza di metalli pesanti nel nostro organismo, é possibile effettuare un ciclo di Terapia Chelante per liberarci definitivamente dei metalli tossici. La terapia chelante è il trattamento di scelta per la rimozione dei metalli tossici e per la prevenzione dei danni da radicali liberi da loro provocato. L’ e.d.t.a. e` riconosciuto dall’ FDA - Food and Drug Administration - per la rimozione del piombo e di altri metalli pesanti oltre che per il trattamento dell’ipercalcemia e delle aritmie ventricolari associate ad intossicazione da digitale. In Italia il nostro Ministero della Salute ha inserito l’e.d.t.a. fra i complessanti dei metalli tossici. La Terapia Chelante per infusione con e.d.t.a. è universalmente e scientificamente riconosciuta per la cura delle intossicazioni da metalli tossici. Sul principio che tutti i metalli, se in eccesso, risultano essere tossici per la salute dell'individuo, si basa la Terapia Chelante.

"Chelazione" deriva dalla parola greca "chele", riferita alle chele del granchio. Il processo di chelazione è un processo naturale che normalmente avviene in natura, ad esempio la clorofilla è un chelato del ferro. L'e.d.t.a. è una sostanza chimica che rimuove i metalli indesiderabili, attraverso la chelazione (legame elettrochimico) dai liquidi o tessuti con i quali viene a contatto. Infatti l'e.d.t.a. normalizza la distribuzione di molti elementi metallici nell'organismo, riduce il metabolismo del calcio e del colesterolo mediante l'eliminazione dei loro cataboliti (prodotti chimici finali) che risultano essere la causa della loro tossicità per il danno che consegue alle membrane cellulari. La Terapia Chelante si avvale dell'uso per via endovena per infusione di e.d.t.a. (acido etile diammino tetracetico), di vitamine ed elettroliti e di una

efficace e mirata integrazione. Dopo chelazione per gestire l'azione chimica dell'e.d.t.a che va a "catturare" i metalli a livello delle membrane cellulari rompendo il "legame tossico" si determina una "richiesta di Ossigeno" da parte delle cellule, richiesta che viene soddisfatta "on demand" da CELLFOOD®.

CELLFOOD® è una formula originale in soluzione salina che contiene ossigeno disciolto, elettroliti, 78 minerali in forma ionica, 34 enzimi e 17 aminoacidi. CELLFOOD® è unico nella sua capacità di generare Ossigeno allo stato nascente (che significa neo-nato). CELLFOOD® forma Ossigeno nascente mediante la scissione della molecola di acqua, indebolendo i legami tra gli atomi. Il rilascio a cascata dell’Ossigeno agisce a livello cellulare profondo.

Il ruolo di CELLFOOD® é quello di aumentare la biodisponibilità di Ossigeno e dei micronutrienti determinando cosí un’attivazione della funzione respiratoria mitocondriale.

La biodisponibiltà dei suoi preziosi principi attivi riesce a permeare in profondità la matrice extracellulare fino a liberarla dalla presenza delle sostanze tossiche "sbloccate" dalle membrane cellulari dall'azione chelante dell'e.d.t.a.

Questo effetto é favorito dall’ingestione di adeguate quantità d’acqua (preferibilmente a basso residuo fisso) assieme a una significativa stimolazione della diuresi e, talvolta, delle secrezioni a livello della cute (azione drenante, disintossicante e depurante). Il ripristino della comunicazione tra fluidi e cellule, conseguente allo “sblocco” della matrice, consente ai preziosi costituenti di CELLFOOD® di penetrare e distribuirsi rapidamente nelle cellule, pronti ad essere utilizzati sulla base delle effettive necessità (“on demand”).

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Nel protocollo della Terapia Chelante 3 sono i prodotti indispensabili della linea CELLFOOD®, da assumere quotidianamente assieme ad amminoacidi essenziali, omega ed un alcalinizzante:

CELLFOOD® gocce base, per gli importanti e giustificati motivi sovraesposti.

CELLFOOD® SAMe gocce. Utile per il processo di detossificazione a livello epatico da proporre quotidianamente per portare a termine l'azione disintossicante dell'e.d.t,a., e per la sua capacita di rendere i recettori cellulari più sensibili. Col passare del tempo (aging), infatti, le membrane diventano sottili e collose e i recettori perdono la loro capacità di modularsi in risposta a segnali chimici: CELLFOOD® SAMe riesce a mantenere fluide le membrane e mobili i recettori grazie al processo di metilazione dei fosfolipidi.

CELLFOOD® MULTIVITAMIN 100% RDA Formula spray. L’utilizzo di una innovativa tecnologia laser riesce a rendere più facilmente assimilabili 12 vitamine fornendo il 100% RDA proprio grazie alla loro maggiore biodisponibilità,.

Tale protocollo, assieme ad un corretto stile alimentare (metodo 3 emme®) é stato applicato negli ultimi due anni su centinaia di pazienti sottoposti a Terapia Chelante con sensibili miglioramenti del loro stato di salute.

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Dott. LORENZO BETTONI

Responsabile del servizio ambulatoriale di II livello e del DH di Immunologia,

Reumatologia e Allergologia Ospedale di Manerbio -BS-

www.lorenzobettoni.it

IL RUOLO DEGLI ANTIOSSIDANTI NELLE MALATTIE REUMATI CHE

Le malattie reumatiche hanno una prevalenza di circa il 15% nella popolazione, con proiezioni del 18% nei primi decenni del 21° secolo , in relazione all’aumento dell’età media e, globalmente, sono la prima causa di disabilità negli ultrasessantacinquenni.

Si tratta spesso di malattie importanti, croniche, che richiedono terapie prolungate e controlli periodici e che possono frequentemente colpire anche soggetti di giovane età.

Si distinguono schematicamente tre tipi di malattie reumatiche: quelle degenerative (artrosi, osteoporosi…), quelle infiammatorie (artriti, connettiviti, vasculiti…) e quelle “immuno-tossiche” (fibromialgia, sensibilità chimica multipla, encefalomielite mialgica…).

La diagnosi si basa principalmente sulla storia clinica e sull’esame fisico del paziente, oltre ad esami di laboratorio specifici sull’autoimmunità.

Alcune malattie reumatiche interessano non solo l’apparato osteo-artro-muscolare ma anche organi interni (cuore, polmoni, reni…).

Spesso è necessario per il paziente dover convivere con la malattia e non è raro dover affrontare insidiose sindromi depressive correlate alla cronicità del problema.

Peraltro va ricordato che oggi si possono trovare soluzioni mediche (o chirurgiche) per le malattie reumatiche impensabili solo pochi anni fa.

Tra queste, sono sicuramente degne di nota le crescenti conferme, nella letteratura scientifica mondiale, di un coinvolgimento rilevante dello stress ossidativo non solo nel determinismo, ormai noto, delle malattie degenerative ma anche di quelle infiammatorie ed “immuno-tossiche”.

Gli antiossidanti si propongono, quindi, come una potenziale terapia in grado di agire sui meccanismi patogenetici delle malattie reumatiche.

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Il processo di Remetilazione nell’omeostasi fisiolo gica e nell’invecchiamento cellulare. Rischio vascolare e prevenzione ottimale

Prof. Mauro Miceli [email protected]

Nell’ultimo decennio l’Omocisteina, sostanza omologa dell’aminoacido Cisteina, ha assunto un ruolo particolarmente importante non solo come spia del recupero del gruppo metilico, ma anche come fattore chiave alla base di una moltitudine di processi fisiopatologici che caratterizzano molte malattie cronico-degenerative a forte impatto sociale e in particolare quelle cardio-vascolari.

Contrariamente a quanto creduto fino ad ora, i livelli di questa sostanza nel sangue dovrebbero essere decisamente al di sotto dei valori limite assunti come range di normalità, tanto è vero che recenti studi effettuati dalla Boston University hanno messo in evidenza come già con valori superiori a 9 µmol/litro il rischio cardiaco relativo risultava il doppio mentre a valori pari a 15 µmol/litro (limite di normalità indicato in molti laboratori) tale rischio passava addirittura a 4.

Tra le cause di tipo biochimico-molecolare implicate nella genesi di tale rischio a livello vascolare, assume un ruolo decisivo la biotrasformazione in Omocisteina Tiolattone la quale è capace di ossidare il colesterolo LDL per formare degli aggregati molecolari che sono capaci di attaccare la parete arteriosa promuovendo la formazione di cellule schiumose e successivamente, grazie all’intervento combinato delle specie reattive dell’ossigeno, provocando disfunzione endoteliale, disattivazione del nitrossido a livello vascolare e quindi, in ultima analisi, la proliferazione delle cellule muscolari lisce che unitamente al danno sulla matrice extravascolare mediato anche dalla per ossidazione lipidica portano al fenomeno atero-trombotico.

A conferma di tutto ciò, vi è l’evidenza clinica supportata da importanti studi che hanno mostrato una correlazione stretta fra livelli crescenti di omocisteina e aumentato rischio di infarto del miocardio, come pure una favorevole prognosi in pazienti con pregresso infarto in virtù di un significativo decremento dei livelli ematici di questo particolare aminoacido.

Esistono poi diversi studi clinici controllati a sostegno del coinvolgimento dell’omocisteina nella patogenesi dello stroke, della malattia coronarica e delle arteriopatie periferiche, come pure nelle patologia cerebro-vascolare ; è stato dimostrato come i livelli di questa sostanza nel sangue aumentino progressivamente con l’età e come tale incremento sia in forte correlazione con l’aumento delle patologie vascolari croniche sopracitate.

La terapia ottimale che consente di controllare l’aumento dei valori dell’Omocisteina si fonda principalmente sulla somministrazione di un pool di vitamine del gruppo B, tutte coinvolte nel recupero dei gruppi metile, che consentono la riconversione dell’Omocisteina in Metionina (acido folico e vitamina B12) o, tramite la via della transulfurazione, direttamente in Cisteina (Vitamina B6 nella via del Glutatione), unitamente alla Betaina o trimetil-Glicina che consente un completo recupero del processo di rimetilazione.

Studi sia clinici che sperimentali hanno confermato come una adeguata supplementazione di acido folico sia capace di bloccare e far regrederire la progressione del processo aterosclerotico, parallelamente ad un significativa riduzione dell’incidenza sia dello stroke che dell’Infarto cardiaco ; inoltre dosi integrative di folato hanno trovato favorevole impiego nella prevenzione delle restenosi coronariche come pure nell’aumento della funzionalità endoteliale in caso di malattia coronarica. La progressiva perdita fisiologica dei gruppi metilici con l’avanzare dell’età è stata posta in forte correlazione con la durata della vita nell’uomo e per tale motivo esiste la forte necessità di operarne un adeguato recupero a livello metabolico : un preparato ideale a tal fine dovrebbe garantire l’apporto ben bilanciato di tutti questi cofattori vitaminici atti a favorire un’efficace processo di rimetilazione , in modo da covertire quanto possibile l’omocisteina negli

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aminoacidi atossici cisteina e metionina, e al tempo stesso un apporto adeguato di basi azotate al fine di un immediato e corretto utilizzo nel processo di rigenerazione cellulare fisiologico.

In tale contesto la somministrazione del prodotto Cellfood DNA/RNA (Longevity Formula) garantisce i seguenti benefici :

- fornisce il miglior sistema di rilascio direttamente alle cellule di tutti i fattori vitaminici per prevenire e diminuire l’Iperomocisteinemia

- conserva i benefici ringiovanenti delle basi azotate biodisponibili per la costruzione e sostituzione degli acidi nucleici

- Aumento dell’ossigenazione per la produzione ottimale di ATP

- Apporto di Deuterio per rafforzare i legami in macromolecole soggette ad attacco dei ROS

- Integrazione di Cellfood base per garantire una adeguata funzionalità e protezione dell’endotelio vasale (vedi studi Prof. Ferrero)

A conclusione si ricorda in particolare come la formulazione sublinguale garantisca una completa biodisponibilità dei principi bioattivi contenuti nel prodotto prendendo a titolo di esempio la somministrazione di vitamina B12, il cui assorbimento efficace incontra non poche difficoltà a livello fisiologico, e come tutto questo venga risolto tramite l’erogazione sublinguale della forma biologicamente attiva della vitamina, la metilcobalamina, subito disponibile a livello cellulare.

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Produzione di fattori di crescita simil-umani derivati dalle piante per la cura della pelle. Dott. Björn Lárus Örvar, CEO, Sif Cosmetics I fattori di crescita sono considerati agenti efficaci per una vasta gamma di applicazioni nella cura della pelle. Numerosi studi clinici dimostrano che l'applicazione a livello topico dei fattori di crescita, può avere benefici significativi per la pelle. Ad esempio, nel 2003 Fitzpatrick e Rostan dimostrarono che l'applicazione a livello topico dei fattori di crescita, stimola la riparazione della pelle dai danni provocati dal sole (Fitzpatrick, et.al. 2003) e inoltre, nel 2008 Hussain e i suoi colleghi presentarono risultati clinici che confermavano gli effetti benefici dei fattori di crescita nel ringiovanimento della pelle (Hussain, et.al. 2008). Il fattore di crescita epidermico (EGF) è probabilmente uno dei fattori di crescita con le caratteristiche migliori per il ringiovanimento cellulare (Rheinwald, et.al.1977, Carpender, et.al. 1990, Hardwicke, et.al. 2008). L'EGF di origine vegetale e "biorisk-free", prodotto da ORF Genetics da semi di orzo, costituisce l'originale e attivo ingrediente per la formulazione più sicura ed efficace per la cura della pelle (Erlendsson, et.al. 2010). Il BIOEFFECT TM EGF Serum, nuovo rivoluzionario prodotto per la cura della pelle firmato Sif Cosmetics, società affiliata di ORF Genetics, è il primo prodotto al mondo per la cura della pelle a contenere il fattore di crescita EGF di origine vegetale. Studi di efficacia confermano gli effetti benefici di BIOEFFECT™ EGF Serum sulle zone del viso, dimostrando una chiara riduzione delle linee d'espressione e delle rughe, oltre che un indiscutibile aumento dell'elasticità e dell'idratazione cutanea superficiale dopo sole 4 settimane di applicazione (Dr.Vidarsson’s Efficacy Report, Marzo, 2011). BIOEFFECTTM EGF Serum è un'innovazione senza precedenti per il mercato cosmetico. Riferimenti:

1. Fitzpatrick RE, Rostan EF. Reversal of photodamage with topical growth factors: a pilot

study. J Cosmet Laser Ther. 2003 Apr;5(1):25-34.

2. Hussain M, Phelps R, Goldberg DJ. Clinical, histologic, and ultrastructural changes after use

of human growth factor and cytokine skin cream for the treatment of skin rejuvenation. J

Cosmet Laser Ther. 2008 Jun;10(2):104-9.

3. Hardwicke J, et.al. Epidermal growth factor therapy and wound healing--past, present and

future perspectives. Surgeon. 2008 Jun;6(3):172-7.

4. Rheinwald JG, Green H. Epidermal growth factor and the multiplication of cultured human

epidermal keratinocytes. Nature. 1977 Feb 3;265(5593):421-4.

5. Carpenter G, Cohen S. Epidermal growth factor. J Biol Chem.1990 May 15;265(14):7709-

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6. H. Vidarsson, BIOEFFECTTM EGF Serum efficacy report, March, 2011.

7. Erlendsson, LS, et.al. Barley as a green factory for the production of functional Flt3

ligandBiotechnol J. 2010 Feb;5(2):163-71.

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L’invecchiamento cutaneo: Ruolo dell’EGF

Dott.Guido Giorgio Mariani Chirurgo plastico

Gli anni che passano fanno si che la nostra pelle vada incontro a modificazioni a livello strutturale e cellulare che si traducono in un lento e, inesorabilmente, progressivo mutamento dell'aspetto esteriore.

La pelle, più di altri organi, risente dell'effetto del tempo , l'esposizione solare, l'inquinamento, li sbalzi di temperatura, lo stress, le variazioni ormonali, ecc. sono tutti fattori che ne influenzano il cambiamento.

Il graduale mutamento dell'aspetto ha origine nel derma, dove si assiste ad una progressiva degenerazione della matrice di sostegno del tessuto connettivo, mentre in superficie si manifestano dapprima problemi estetici come secchezza, disidratazione, comparsa di rughe per arrivare infine a rilassamento cutaneo con alterazione dell'architettura del viso.

Intorno ai 30 anni, la pelle perde progressivamente la sua capacità di trattenere acqua e la sua elasticità: le rughe ne sono l'evidenziazione.

L'invecchiamento biologico(cronologico) è il principale responsabile dei processi degenerativi tissutali; la formazione delle prime rughe prende origine dai continui e involontari movimenti che quotidianamente il nostro viso compie, attraverso la contrazione e la distensione dei muscoli sottostanti (rughe d'espressione). Poichè il derma perde con il tempo la sua capacità elastica di decontrazione, si forma la ruga. Questo primo stadio di invecchiamento cutaneo, che viene anche definito mioinvecchiamento, si localizza generalmente sulla fronte, ai lati della bocca (rughe naso-geniene) e fra le sopraciglia.

Con il passare del tempo, anche il rinnovamento cellulare rallenta e si manifesta in superficie con pelle opaca e spenta, rilievo cutaneo non uniforme e comparsa di piccole rughe. Nel contempo il film idro-lipidico, la principale barriera protettiva della pelle, si assottiglia e ciò determina secchezza e disidratazione; diminuisce la produzione di elastina e collagene che comporta una perdita di elasticità e compattezza cutanea.

Fattori ambientali esterni (raggi UV, inquinamento, smog, stress, alimentazione) liberano radicali liberi che attivano gli enzimi che contribuiscono alla distruzione dei componenti principali del derma (elastina, collagene, acido ialuronico) peggiorando ulteriormente la situazione.

Con la menopausa, subentrano inoltre fattori ormonali che influiscono negativamente sul rinnovamento cutaneo (turn-over), sull'idratazione, accelerano la perdita di collagene e di fibre elastiche e inducono un'anomala distribuzione della melanina.

I tessuti in superficie si presentano avvizziti, rilassati, come svuotati, fino a cambiare l'aspetto del viso (modificazione dell''ovale del viso''). In generale, indipendentemente dall'età, al danno irreversibile delle fibre elastiche contribuisce anche l'azione distruttiva svolta dai raggi UV-A, che penetrano nel derma danneggiando i legami chimici che caratterizzano le fibre elastiche. Alcuni studi hanno infatti evidenziato nei soggetti di colore (più protetti nei confronti dei raggi UV) e nei religiosi (la cui pelle è raramente esposta al sole) si conserva più a lungo l'elasticità della pelle.

Si ricorre a diversi tipi di cure per combattere l’invecchiamento del viso,dai semplici massaggi , al laser, al botulino, alle radiofrequenze, all’acido ialuronico,etc,etc,fino ad arrivare alla chirurgia plastica con il lifting o miniliftig.

Quando la pelle è giovane, produce abbastanza attivatori cellulari (EGF)da mantenere un aspetto giovanile.

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La pelle ha una grande elasticità conferita dall'elastina ed è soda perché il collagene è presente in quantità sufficiente. Con l'invecchiamento, la flessibilità e la compattezza diminuiscono e la pelle si assottiglia. Se la quantità di collagene e di elastina si riduce, sulla pelle appaiono rughe e segni del tempo.

Nel 1986,la scoperta dell’EGF,valse a Stanley Cohen il premio nobel per la Medicina e Fisiologia

Fu brevettato per uso cosmetico da Greg Brown nel 1989. Oggi con il Bioeffect serum,unico EFG di estrazione vegetale,proteina pura, senza conservanti, oli, profumi o inutili additivi, nessun batterio, né cellule animali: solo orzo, è possibile combattere l’invecchiamento a casa. L’EGF agisce da messaggero chimico tra le cellule.

Quando l'attivatore cellulare EGF lega con uno specifico recettore EGF sulla superficie cellulare, quest'ultimo invia un messaggio al nucleo, il "centro di controllo" della cellula, attraverso una complessa sequenza di segnali.

Nel nucleo il messaggio viene convertito in diverse attività cellulari, stimolando la formazione di collagene ed elastina oltre che la produzione di proteine, una maggiore attività genetica e la divisione cellulare.

Frutto di 10 anni di ricerca da parte di scienziati islandesi,il Bio-Effect è una vera rivoluzione nel campo cosmetico.

Il Bio-Effect penetra nel derma. Numerose indagini riportate in letteratura indicano l’esistenza di almeno 4 percorsi potenziali per la penetrazione nella cute di quantità ridotte di molecole grandi, quali l’EGF.

1.Punto di sudorazione

2. Diffusione transdermale

3. Follicolo pilifero

4.Microlesioni

Da ricerche effettuate :

L’aumento medio dell’idratazione è pari al 30% sulla fronte e 16% sulla guancia.

Quello dell’elasticità del 9% sul collo e 20% sul contorno occhi.

Consigli per l’uso

Dopo essersi lavato il viso, applicare 3 gocce di Bio-Effect

2 volte la settimana tenere per 2 ore una maschera di Oxigen Gel, quindi lavarsi bene e applicare le 3 gocce di Bio-Effect

Bibliografia BIOEFFECT™ EGF Relazione sull’efficacia del siero H. Vidarsson. Marzo 2011 Plant based production of human like growth factors for skin care applications.

Dr. Björn Lárus Örvar, CEO, Sif Cosmetics Fitzpatrick RE, Rostan EF. Reversal of photodamage with topical growth factors: a pilot study. J Cosmet Laser Ther. 2003 Apr;5(1):25-34.

Hussain M, Phelps R, Goldberg DJ. Clinical, histologic, and ultrastructural changes after use of human growth factor and cytokine skin cream for the treatment of skin rejuvenation. J Cosmet Laser Ther. 2008 Jun;10(2):104-9.

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Hardwicke J, et.al. Epidermal growth factor therapy and wound healing--past, present and future perspectives. Surgeon. 2008 Jun;6(3):172-7. Rheinwald JG, Green H. Epidermal growth factor and the multiplication of cultured human epidermal keratinocytes. Nature. 1977 Feb 3;265(5593):421-4. Carpenter G, Cohen S. Epidermal growth factor. J Biol Chem.1990 May 15;265(14):7709-12 Erlendsson, LS, et.al. Barley as a green factory for the production of functional Flt3 ligandBiotechnol J. 2010 Feb;5(2):163-71. AMA Laboratories, INC. test report No. MS11.RIPT.L99110.50.CHI Dal Dott. Ronald Moy, M.D Presidente dell’accademia americana di dermatologia, professore presso la David Geffen School of Medicine della UCLA. : visi Valutazione dell’efficacia di BIOEFFECTTM EGF Serum in uno studio clinico con applicazione due volte al giorno sulla cute del viso.

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Muscolazione, ritenzione e ossidazione: l’esperienza con la nazionale di ultramaratona.

Alimentazione e integrazione: quali differenze tra atleta e sedentario?

Dott. Luca Speciani Medico chirurgo e Dottore in Scienze Agrarie. [email protected]

Nell'ambito dell'alimentazione dello sportivo, molte cose si sono profondamente modificate nel corso dell'ultimo decennio. L'impostazione nutrizionale basata sulle calorie e sulla somma elementare dei diversi nutrienti (proteine, carboidrati, grassi) si è rivelata del tutto superata da nuovi dati scientifici (vedi riferimenti bibliografici). In estrema sintesi si può dire che le dinamiche “di segnale” abbiano completamente soppiantato le vecchie dinamiche basate sul calcolo delle calorie e dei nutrienti, grazie ad una somma incredibile di nuovi lavori che documentano come al centro della regolazione metabolica stia “sua maestà l'ipotalamo”, che si prende la responsabilità (sulla base appunto dei segnali interni o esterni che riceve) di stimolare o rallentare gli organi bersaglio (tiroide, muscolo, surrene, gonadi) con potenti effetti positivi o negativi sulla prestazione.

Si tratta di una rivoluzione copernicana in campo dietologico, in un campo nel quale per più di un secolo si è invece cercato di far credere che il corpo umano fosse un sacco vuoto alla mercé delle calorie o dei nutrienti, senza minimamente supporre (o almeno sottovalutando) il fatto che il corpo risponde omeostaticamente a qualsiasi stimolo, ed è costantemente alla ricerca di un equilibrio, che tra l'altro nell'atleta è per alcuni aspetti molto instabile.

Trasferire il concetto di “segnale”, che a livello di intuizione era certo già presente in altri lavori precedenti, su modalità operative per la costruzione di un'alimentazione moderna per l'atleta (non più basata su calorie e nutrienti ma sul gioco di molecole segnale che si muovono verso e dall'ipotalamo) non è impresa facile, sia per quanto riguarda l'alimentazione quotidiana che per l'approvvigionamento pre-gara o durante la gara.

I tempi dell'improvvisazione sono finiti, e se lo sportivo non conosce a sufficienza i cibi che mangia e gli effetti che possono avere sulla sua prestazione, perde un elemento importante che – beffa finale – avrebbe potuto essere migliorato a costo zero.

Per capire però come funzionano le nuove dinamiche di segnale occorre prima di tutto togliersi i vecchi occhiali fatti di calorie e di calcoletti, frantumandoli sotto il tacco della scarpa. Solo allora potremo adeguatamente sostituirli con nuovi occhiali in grado di mostrarci la complessa ma affascinante realtà delle logiche di segnale. Per essere in grado di trarne il massimo vantaggio possibile e, perché no, di ottenere anche dallo sport che pratichiamo il massimo apporto in salute: aspetto che non andrebbe mai scisso, per nessun motivo, dal valore della prestazione.

L'alimentazione dello sportivo è uno dei fattori determinanti della prestazione. Non, come ancora molti paiono ingenuamente pensare, perché esista un cibo magico, o un mix di cibi magici, in grado di farci diventare Superman. Piuttosto perché un corretto mangiare quotidiano, e ancor più un corretto alimentarsi in gara, può consentirci di realizzare al 100% il nostro potenziale o, al contrario, di esprimerne solo una frazione, con grave detrimento della prestazione stessa.

Gli scettici restano naturalmente convinti del fatto che mangiare più o meno bene possa influenzare in modo minimale il risultato.

Ma se si pensa che una bevanda sbagliata, una digestione ancora in corso o un integratore inopportuno possono provocare un mal di stomaco o una crisi di vomito, e quindi un ritiro, risulta chiaro che la differenza tra buona e cattiva alimentazione in gara può essere tra zero e cento, ovvero tra ottenere o non ottenere del tutto il risultato.

O non abbiamo mai sentito di atleti di levatura mondiale ritirati perché “non avevano ben digerito” o perché avevano rigettato un qualche integratore solido o troppo concentrato? Gli esempi si potrebbero sprecare.

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Ecco dunque evidenziato con chiarezza che in questo campo, anche tra i maggiori esperti, regna ancora una certa confusione, e non sempre i dati scientifici disponibili vengono compiutamente utilizzati per ottenere regole precise da seguire.

L’organismo di un atleta non è identico a quello di un sedentario. Alcuni parametri ematici (colesterolo totale, CPK, LDH, transaminasi) possono cambiare anche in modo sensibile, ma soprattutto vanno a modificarsi le funzionalità tiroidee, le capacità metaboliche e la composizione corporea in termini di massa grassa e di massa muscolare (vedi al proposito l'interessante lavoro di Befroy del 2008 che documenta un aumento metabolico fino al 54% in pari peso di muscolatura nell'atleta rispetto al sedentario). Quello che va compreso è che l’individuo “normale” sotto tutti i punti di vista è quello che fa sport con regolarità. Come elegantemente dimostrato su basi anatomiche e fisiologiche da due studiosi del calibro di Bramble e Liebermann (lavoro apparso su Nature nel Novembre 2004), i sedentari sono gli “anormali”, quelli che hanno rinunciato a un pezzo della loro “umanità” dal punto di vista evolutivo, e che ne pagano il fio in termini di salute.

Proviamo dunque a fare una sintesi delle quattro esigenze nutrizionali primarie dell’organismo di un atleta:

1) Normocaloricità (o lieve ipercaloricità) rispetto ai fabbisogni nella vita quotidiana 2) Normoproteicità (o lieve iperproteicità) rispetto ai fabbisogni nella vita quotidiana 3) Ripristino minerale di tipo selettivo 4) Controllo dell’ossidazione e dell’infiammazione

Queste quattro esigenze, diverse rispetto a quelle del sedentario e correttamente rispettate, portano ad un'automatica e conseguente limitazione della massa grassa su livelli ideali per lo sport praticato, e ad un adeguato sviluppo della massa muscolare, funzionale all’attività svolta.

Normocaloricità e normoproteicità sono spiegabili attraverso la comprensione dell'interazione tra leptina, ipotalamo, ipofisi e assi metabolici (tiroide, surrene, muscolo, gonadi):

Corretto apporto Kcal e corretto apporto proteico → Leptina → ipotalamo (+)

− Controllo infiammatorio (alfa-MSH) − Surrene (CRH: cortisolo e aldosterone) − App. muscoloscheletrico (Ghrh, GH) − Gonadi (ovaie/testicoli: Gnrh, FSH/LH) − Tiroide (TRH, TSH, t3, t4)

Il lavoro con le squadre nazionali di ultramaratona è incominciato all'inizio del 2009. E’ stata istituita una commissione medica, e il lavoro svolto ha anche coinvolto sponsor importanti come Cellfood (antiossidanti) e Driatec (integrazione minerale), che stanno fornendo prodotti e assistenza a molti atleti in modo assolutamente facoltativo.

Il senso di tutto questo non è solo un eccellente “gioco di squadra” (che già nel 2009, 2010 e 2011 ha dato buoni frutti e medaglie pesanti), ma un segnale forte: l’atleta non è solo allenamento, ma anche equilibrio tra fattori psicologici e nutrizionali, in assenza di integrazione dei quali i sacrifici sopportati dall’atleta potrebbero rivelarsi insufficienti.

Sotto la supervisione della commissione medica ho seguito in questo lasso di tempo gli aspetti nutrizionali di tutti gli atleti che hanno voluto sottoporsi ai test da noi proposti. Il primo test, internazionalmente validato (Piccoli et al. Am J Clin Nutr 61; 1995), riguardava l’analisi della composizione corporea dell’atleta. Ogni atleta è stato “letto” da un bioimpedenziometro che ne ha “fotografato” la composizione in massa grassa, muscolo e acqua extracellulare secondo un criterio tricompartimentale.

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Ciò significa che le quantità relative di grasso, acqua e muscolo sono state direttamente misurate grazie a due valori fisici (resistenza e reattanza) e non “dedotte” da formule medie di popolazione, come avviene in tutte le bilance impedenziometriche.

L’errore medio di una valutazione con lo strumento da noi usato (Biavector Akern) si aggira al massimo intorno ai 150 g, e permette dunque una precisione notevole nella rilevazione.

La maggior parte degli atleti ha avuto la prima “fotografia” a Schio il 13/3/2009. E già in quell’occasione abbiamo avuto modo di essere sorpresi da alcuni dati che sono emersi. Benché infatti la quasi totalità degli atleti avesse livelli di massa grassa assolutamente contenuti, un terzo circa di questi presentava però un notevole eccesso di acqua di ritenzione (in alcuni casi anche pari a diversi litri!), e un altro terzo si presentava fortemente demuscolato rispetto ai valori medi attesi. Dato questo alquanto sorprendente, considerato che questi ragazzi corrono dai 20 ai 25 km al giorno come media.

A chi si trovava a fare i conti con un eccesso di acqua di ritenzione, abbiamo suggerito anche l’effettuazione di un altro test (DRIA) volto a identificare eventuali allergie alimentari ritardate potenzialmente responsabili dell’infiammazione alla base di quella ritenzione. Nella nostra esperienza di studio una semplice dieta di rotazione sugli alimenti incriminati ha aiutato molte persone a ridurre il proprio stato infiammatorio generale e – come diretta conseguenza – a perdere una parte dell’inutile acqua di ritenzione trattenuta. Dal punto di vista dell’atleta, questo significa poter correre liberandosi di uno “zainetto d’acqua” del peso di diversi kg, con un ritorno immediato sulla prestazione.

Inoltre si è lavorato sull’aspetto infiammatorio anche con l’apporto regolare dell’integrazione con Cellfood, che ha permesso, attraverso la maggiore disponibilità di ossigeno cellulare (come documentato dai recentissimi lavori delle dr.sse Ferrero all’Ospedale S. Raffaele e dal lavoro di Benedetti, Catalani, Palma e Canestrari svolto presso l’Università di Urbino) una consistente riduzione dell’infiammazione muscolare, che può rappresentare un elemento di pari se non maggiore gravità rispetto agli aspetti allergici controllati con il test Dria – nell’ultramaratoneta – dal punto di vista dell’accumulo di acqua di ritenzione. Il problema della demuscolazione era ancora più grave e di meno facile risoluzione. Secondo le logiche della dieta di segnale, infatti, l’attitudine a produrre grasso o muscolo non è funzione solo dell’assunzione di calorie o di proteine, ma anche e soprattutto funzione dei segnali elaborati dall’ipotalamo in relazione a stimoli specifici. In pratica questi atleti avevano assunto (per vari motivi) una quantità di calorie insufficiente a compensare il loro fabbisogno calorico ottimale, generando quindi (attraverso il deficit di un importante mediatore denominato leptina) un segnale di blocco della crescita muscolare sia diretto tramite inibizione del GH, l’ormone della crescita (vedi i lavori di Schwartz e Roemmich) sia indiretto attraverso una riduzione dell’attività tiroidea (lavoro di Lechan). In effetti per un ultramaratoneta (ad esempio di 70 kg) non è facilissimo procurarsi tutte le calorie di cui necessita.

La dieta dello sportivo dev’essere, più di ogni altra, normocalorica e normoproteica, se non si vuole che l’organismo registri segnali di rallentamento metabolico che – nell’atleta – vanno per prima cosa a bloccare la crescita muscolare e, se non corretti, alla lunga generano catabolismo e impoverimento della massa magra.

I ragazzi che hanno voluto sottoporsi ai test hanno dunque ricevuto delle indicazioni precise e mirate, volte a correggere in modo personalizzato le singole situazioni, sia nell’alimentazione quotidiana, sia nelle scelte di integrazione durante la gara. Ciascuno ha ricevuto una “guida pratica” ad un’alimentazione di segnale (è stata usata come base DietaGIFT, da noi già utilizzata in studio a Milano con molti sportivi).

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I criteri erano di semplice applicazione: una colazione molto ricca al mattino, un bilancio proteico adeguato ai fabbisogni (1g/kg o più di apporto proteico quotidiano come da raccomandazioni della National Academy of Sciences), un invito alla completa eliminazione degli zuccheri semplici, un costante abbinamento proteine/carboidrati ai pasti, il rifiuto di cibi spazzatura, la scelta dell’integrale in ogni situazione e – con particolare attenzione a coloro che erano più toccati dalla ritenzione idrica – una semplice dieta di rotazione su alcuni alimenti nei confronti dei quali il singolo aveva mostrato un calo di forza al test individuale.

Perché DietaGIFT è stata ritenuta più idonea di altre per gli atleti dell'ultramaratona? Vale la pena ricordare che la normocaloricità e la normoproteicità, accompagnate da una forte attenzione verso la qualità dei cibi, sono armi importanti per garantire un'adeguata secrezione di leptina da parte degli adipociti (lavoro di Leroy) a cui corrisponde – una volta ricevuto il segnale nei neuroni ipotalamici dotati di recettori per la leptina - una risposta dell'organismo in sei diverse direzioni, una più importante dell'altra per la prestazione atletica:

1) Una corretta risposta di sazietà all'assunzione di cibi, mediata dal neuropeptide Y (NPY). 2) Una corretta risposta allo stress (anche dell'allenamento) mediata da CRH e ACTH (lavoro

di Richard) 3) Un'equilibrata attivazione della tiroide via TRH e TSH che consente il rapido consumo sotto

forma di calore di eventuali eccessi alimentari (lavoro di Lechan) 4) Una potente attivazione del GH (ormone della crescita) da cui dipende la protezione di

muscoli, ossa, legamenti, tendini (lavoro di Roemmich) 5) Un'attivazione di FSH e LH (lavoro di Andrico) per proteggere i livelli di testosterone

(masse muscolari, aggressività in gara, controllo del grasso) 6) Una modulazione del sistema immunitario in senso antinfiammatorio via alfa-MSH (con

protezione dai danni muscolari e prevenzione di malattie e infortuni nei periodi di carico: lavoro di Mancuso)

Ai ragazzi fu dunque spiegato cosa fare, concentrandosi sulle regole base in grado di stimolare e proteggere l'attività di questa importante molecola segnale, con particolare attenzione per quelli che presentavano alterazioni individuali del profilo bioimpedenziometrico.

La successiva misurazione della composizione corporea ha dimostrato come una semplice (ancorché incisiva) correzione alimentare possa incidere in modo cospicuo sulla distribuzione di massa grassa, muscolo e acqua dei singoli atleti. Uno dopo l’altro gli ultramaratoneti, maschi o femmine che fossero, rivelavano alla bioimpedenziometria valori nettamente migliorati, sia dal punto di vista della crescita della massa muscolare che dal punto di vista del carico di acqua di ritenzione (consistentemente diminuito).

Abbiamo effettuato una semplice reimpostazione alimentare che correggesse gli errori più gravi involontariamente commessi da questi ragazzi, cercando così di ripristinare le conseguenze sull’organismo che quegli errori avevano provocato (in termini di accumulo di acqua di ritenzione, di massa grassa – poca -, ma soprattutto di catabolismo muscolare. Ci aspettavamo buoni risultati. Quelli che abbiamo potuto rilevare sono invece davvero eccellenti, e ci chiediamo a quali risultati potrebbero arrivare alcuni di questi atleti qualora riuscissero a seguire davvero alla lettera le indicazioni ricevute, o potessero essere seguiti individualmente in modo ancora più continuativo.

Il lavoro sull’alimentazione non tocca naturalmente solo il cibo quotidiano, ma anche l’alimentazione in gara, i pasti pre-gara, il recupero dopo allenamenti molto duri, le diverse dinamiche per il controllo delle allergie ritardate (eliminazione, rotazione, gruppi alimentari).

Nell'Aprile del 2010 la squadra nazionale della 24 ore di corsa ha partecipato in Francia al campionato mondiale di specialità, classificandosi seconda al mondo sia in campo maschile che femminile. A Gibilterra nel 2010 la nazionale femminile della 100 km è arrivata ancora seconda al mondo, e nel 2011 il mondiale irlandese di Connemara ha dato ancora all'Italia l'argento mondiale dell'ultratrail sia maschile che femminile.

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I nostri tecnici avevano insomma per le mani una squadra rinnovata, in cui l'aspetto nutrizionale era stato notevolmente modificato, tanto da costruire buone masse muscolari in atleti che tendenzialmente erano leggeri ed agili.

I nostri sponsor tecnici (Driatec, Cellfood) avevano inoltre fornito i loro prodotti per supportare gli atleti nel quotidiano, lavorando in modo specifico sull'ossidazione cellulare, che ha rappresentato un altro punto focale all'interno delle quattro priorità nutrizionali dell'atleta, e che sta ricevendo in questi anni numerose conferme scientifiche.

In sintesi, gli ingredienti che, dal punto di vista nutrizionale, hanno aiutato gli atleti a fare la differenza sono stati quattro:

Il “cambio di cilindrata” legato all'alimentazione quotidiana;

L'acquisizione di informazioni corrette relativamente all'alimentazione in gara;

La possibilità di ricevere una costante protezione antiossidante;

La possibilità di assumere in gara un adeguato rifornimento, appositamente studiato.

Nient'altro che la dimostrazione pratica del fatto che un'intelligente impostazione alimentare può cambiare notevolmente la prestazione, se seguita con attenzione e basata su criteri scientifici.

Luca Speciani – MD Bellusco (MB), Revine Lago (TV), Costigliole Saluzzo (CN)

[email protected]

Per i necessari approfondimenti bibliografici citati si faccia riferimento a:

A. e L. Speciani - Dieta GIFT, dieta di segnale – Rizzoli 2009

Luca Speciani e Lyda Bottino – Oltre l'alimentazione dello sportivo – Ed. Sport Italia 2011

Luca Speciani – L'ultramaratona, allenamento e alimentazione – Ed. Sport Italia 2008

www.dietagift.it e inoltre, vengono citati i recentissimi:

Benedetti S, Catalani S, Palma F, Canestrari F.

Food Chem Toxicol. 2011 Jun 14. [Epub ahead of print]

The antioxidant protection of CELLFOOD® against oxidative damage in vitro.

e Dott.ssa Elisabetta Ferrero, PhD, Prof. Maria Elena Ferrero Ricercatrice, istituto scientifico Ospedale San Raffaele - Lab. Immunologia dei tumori – Dipartimento di oncologia CELLFOOD® (Deutrosulfazyme) migliora il metabolismo respiratorio delle cellule endoteliali e inibisce la generazione delle ROS indotte da ipossia.

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Le proteine da Stress e i loro effetti sulla diminuzione delle funzioni immunitarie

Dott. Ian Sula

La risposta allo stress è uno dei meccanismi adattativi maggiormente conservati in natura, dai più antichi organismi unicellulari sino ai mammiferi più evoluti.

In ogni singola cellula la risposta allo stress conferisce tolleranza ad una grande varietà di eventi stressanti, come ipertermia, iper ed ipossia, ossidazioni, alterazioni del ph ecc., che inducono modificazioni della sintesi proteica.

Questa tolleranza (ed adattabilità alla variazione delle condizioni ambientali) è estremamente importante anche per gli organismi pluricellulari che, non solo sono in grado di resistere a fattori di stress ambientali, ma anche di resistere ad alterazioni che interesano l’intero organismo, come accade nelle condizioni relative all’ischemia o alla riperfusione. Il tessuto endoteliale è particolarmente reattivo a stimoli stressanti e ciò giustifica il fatto che risposte di tipo ischemico siano spesso considerate come il risultato di un’iperattività corticosurrenalica.

Tuttavia la parte più importante di questo processo è quella che attiene alla disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi- surrene, responsabile di molte malattie croniche.

Sebbene il termine Proteine da shock termico (HSPs) sia spesso considerato semplicemente un sinonimo del termine Proteine da stress, quest’ultimo in realtà comprende sia le HSPs che le Proteine glucosio regolate (GRPs) e le Ubiquitine.

Inoltre, recenti dati indicano che le Proteine da stress hanno la facoltà di modulare la risposta immune cellulare legandosi a particolari recettori, evento che può essere considerato come lo start di malattie croniche. Per esempio HSP70 è uno chaperone citosolico e nucleare, elemento chiave per il trasporto ai mitocondri di peptidi cellulari attraverso un meccanismo che coinvolge la HPS60 presente nella parte profonda della membrana mitocondriale. Similmente, proteine citosoliche sono trasferite alla GP96 che sono presenti all’interno del reticolo endoplasmatico.

L’azione delle Proteine da stress in questi meccanismi di trasporto all’interno delle cellule, come dimostrato da recenti studi, riveste un ruolo centrale nella modulazione delle risposte immunitarie.

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Conosci le tue emozioni e la tua mente per vincere il cancro

Marie Noelle Urech

Tutti siamo sottoposti costantemente ad eventi, sfide, imprevisti di varia entità e natura che rappresentano agenti stressanti (stressors), ai quali reagiamo in modi differenti a seconda della nostra fase di vita, della nostra personalità, delle esperienze fatte in passato. Non sempre lo stress ha sempre una connotazione negativa in quanto, in alcune circostanze, sopraggiunge a causa di eventi significativi che hanno un risvolto favorevole nella nostra vita, come per esempio nel caso di un trasferimento in un’altra città che favorisce la nostra carriera; oppure di un coinvolgimento affettivo che gratifica la nostra vita sentimentale. In questi casi si tratta di una forma di stress che provoca un’attivazione fisica e mentale dovuta a stimoli ambientali che arricchiscono di significato la nostra vita, per questo viene definito eustress (stress “buono”). In altri casi invece, lo stress ha l’effetto di appesantire la nostra visione della vita, sovraccaricare il nostro fisico, attingendo in modo massiccio alla risorse energetiche dell’organismo, con il rischio di esaurirle. Si tratta di tutte quelle situazioni in cui l’ambiente richiede più energia, controllo, impegno e responsabilità di quanta la persona, in quel momento, è in grado o è disposta a dare. Sono circostanze in cui è richiesta una costante vigilanza e controllo sull’ambiente circostante (per esempio a lavoro, in famiglia, con il partner, con i figli, con gli amici…..) che fa richieste o troppo intense e soffocanti o troppo numerose.

L’individuo, che inizialmente cerca di fronteggiare queste difficoltà, in seguito comincia a percepirsi come privo di risorse e risposte efficaci davanti a tutte queste sollecitazioni (per esempio un lutto, un licenziamento, la fine di un legame importante…) e, pertanto,diventa fragile di fronte alle pressioni esercitate dal contesto di vita. In questi casi si tratta di quello comunemente definito distress (stress “cattivo”). il nostro organismo cerca di adattarsi alla situazione attingendo alle sue riserve di energia, con un notevole costo sia fisico che psicologico/emotivo. Anche se l’individuo cerca di adeguarsi alle nuove circostanze e riesce ancora a funzionare bene ma, a volte, basta che a questo carico di incombenze se ne aggiunga solo un altra che, per quanto il nuovo stressor possa apparire insignificante rispetto ai precedenti, produca l’effetto “domino”: il corpo si ribella all’eccesso di sollecitazioni, la mente non è più in grado di adattarsi e di ospitare nuove responsabilità. I primi segnali di questo sbilanciamento generalmente ci arrivano dal corpo che cerca, in svariati modi, di avvertirci del fatto che l’equilibrio psicofisiologico del nostro organismo è compromesso: ansia, insonnia, disturbi della memoria, stanchezza, irascibilità sono solo alcuni dei sintomi iniziali più diffusi. Se lo stress negativo perdura nel tempo, lo squilibrio iniziale si “cronicizza” e può sfociare in sintomi più gravi (depressione, esaurimento, calo della libido) fino alla patologia (malattie del sistema immunitario, dell’apparato cardiovascolare ecc.).

Le connessioni esistenti tra pensiero, emozioni e corpo è un argomento che interessa

l’umanità da millenni. I legami tra corpo e mente furono studiati sin dagli albori della storia

della medicina sia in Oriente che in Occidente. In occidente, fu il medico greco Galeno, il

primo a documentare le connessioni tra emozioni e cancro, nei suoi scritti sulla depressione e

sul cancro al seno (140 d.c). Prima ancora, Socrate sottolineò la necessità di curare lo spirito e

le emozioni di fronte alla malattia, precisando poi che ignorare questo legame porterebbe il

medico al fallimento. Questa sapienza clinica è perdurata nel tempo finché la concezione

meccanicistica dell’uomo e, più tardi, i paradigmi ottocenteschi del materialismo e dello

scientismo positivista esclusero il ruolo della mente e della psiche sulla salute a beneficio del

metodo scientifico. Fino ad una ventina di anni fa, termini come “mente”, “emozione” o

coscienza” non erano nemmeno menzionati nei testi di medicina.

Tuttavia, dagli anni ’70 in poi, la medicina arrivò ad un punto di svolta quando le importanti

scoperte di scienziati come Candace Pert, Lawrence Le Shan, Ronald Maticek, Hans Eysenck,

Hans Selye, Wilder Penfield, David Felten, Niels Jerne, Karl Pribam, Elmer e Alice Green,

Oscar Carl Simonton, J. Edwin Blalock, tutti mondialmente conosciuti, hanno dimostrato in

laboratorio le connessioni tra mente e corpo e la loro incidenza sulla salute.

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In particolare sono stati i lavori di Candace Pert, una neuroscienziata e farmacologa statunitense, ad aprire scenari completamente nuovi sui rapporti tra chimica cerebrale ed emozioni umane. La sua ricerca sui neuro peptidi e i loro specifici recettori ha segnato una pietra miliare nelle neuroscienze. Pert ha dimostrato che essi costituiscono all’interno del corpo un vero e proprio network, dando vita a un sistema di comunicazioni in cui i neuropeptidi “parlano” e i recettori “ascoltano. La tesi di Pert è che sistemo limbico, endocrino e immunitario sono in realtà unite da una rete di comunicazioni bi-direzionali e che i “portatori” di informazioni sono i neuro peptidi. Pert ritiene che questa rete sia fondamentale per comprendere la biochimica delle emozioni (espresse tramite molecole neuro peptidi o ormoni). In effetti, le emozioni sono mediate dal sistema limbico del cervello, che include l’ipotalamo (il quale controlla i meccanismi omeostatici del corpo e talvolta viene chiamato il “cervello” del cervello), la ghiandola pituitaria (che regola gli ormoni del corpo) e l’amigdala. Gli esperimenti che dimostrano il legame tra le emozioni e il sistema limbico vennero fatti per la prima volta da Wilder Penfield e altri neurologi che lavoravano su individui consci e svegli. I neurologi scoprirono che usando elettrodi per stimolare la corteccia sopra l’amigdala si poteva suscitare un’ampia gamma di emozioni: rabbia, dolore, piacere associati ad antichi ricordi, con tutte le corrispondenti manifestazioni somatiche. Il sistema limbico venne identificato per la prima volta, quindi, grazie a esperimenti psicologici!

Come scrisse il neuroanatomista americano David Felten: Noi abbiamo documentato come fattori stressanti possano essere associati a conseguenze negative sulla salute e all’indebolimento della risposta immunitaria. […] Possono i pazienti contribuire essi stessi alla propria salute, usando la via neuroimmunitaria? Possono la gioia, il forte supporto personale e sociale, la determinazione e il superamento delle avversità aiutare il paziente a uscire da una malattia? […] La risposta è: è possibile; o anche: è così, è verosimile.[…] La psiconeuroimmunologia cambierà il ruolo del medico: dal tradizionale ruolo di dispensatore di guarigione a un paziente passivo, egli passerà a quello di partecipante al processo di guarigione.[…] I medici saranno coinvolti nelle conseguenze che le avverse circostanze sociali ed ambientali hanno sulla salute dei loro pazienti.1

Dall’anamnesi dei pazienti affetti da cancro, risulta evidente che, in un arco di tempo che va da 6 mesi a 2 anni prima della diagnosi, sono stati sottoposti a una lunga serie di eventi stressanti che non sono più riusciti a controllare e che hanno indotto in loro emozioni negative quali rabbia, impotenza, sensi di colpa, paura, risentimento. La malattia oncologica si accompagna quindi di palesi stati di distress psicologico, di esaurimento emotivo, nervoso e fisico che trova nella malattia alcune “soluzioni” o “secondary gains” quali il riposo, il dedicare più tempo a se stessi, il delegare responsabilità o impegni, ricevere attenzioni e aiuto, l’allontanarsi da situazioni molto conflittuali (mobbing). Inoltre, per mobilitarsi contro una malattia grave bisogna avere molte energie a disposizione, sia fisiche che mentali e psichiche, tenendo conto che nel caso di patologie tumorali, le cure chemioterapiche e radioterapiche, al di là dei risultati conseguiti, hanno spesso un pesante tributo da pagare in termini di energia vitale. Quindi si presenta la necessità di fornire strumenti e cure complementari per implementare l’energia vitale e la voglia di vivere di questi pazienti.

In una prima fase, l’uso di un integratore come Celfood si è rivelato molto efficace per recuperare l’energia vitale nei pazienti oncologici. Dopo una settimana di assunzione, essi hanno notato di avere acquisito maggior lucidità mentale e più energia. Il primo obiettivo raggiunto, è necessario fornire un supporto di psicoterapia molto mirato come il metodo del Dr Carl Simonton2.

1 In Psychoneuroimmunology, Academic Press, 1981 (la bibbia della PNEI) 2 Noto oncologo e radiologo americano, uno dei pionieri della PNEI, ideatore di un metodo di supporto

psicologico mirato per il tumore che si basa sulla gestione delle credenze e delle emozioni, su tecniche mentali

come la meditazione e la visualizzazione terapeutica che lo hanno reso famoso. www.simontoncenter.com

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Questo approccio breve e strategico si è rivelato molto efficace per aiutare i pazienti a gestire il loro distress, a trasformare le loro convinzioni malsane inconsce (sulla malattia, sulle cure, sul futuro) in credenze realistiche e sane. Questo approccio ha permesso di raddoppiare il tempo della sopravvivenza dei pazienti migliorando in maniera considerevole la qualità della loro vita e della loro energia vitale, rafforzando la loro speranza e riducendo o annullando addirittura gli effetti collaterali dei trattamenti. Per i malati terminali, invece, il metodo ha permesso di migliorare la qualità della loro morte. Tale approccio agisce tanto sulla sfera cognitiva quanto su quella delle emozioni e aiuta la persona a prendere coscienza dei suoi meccanismi automatici inconsci che la portano a reagire con sofferenza agli stressor, a perdere l’autostima e la fiducia, o che accentuano il senso di solitudine e di paura davanti alla malattia. Il fatto che la persona acquisisca strumenti per cambiare la sua maniera di interpretare gli eventi dolorosi della sua vita la porta a generare emozioni sane, pace mentale e a trovare soluzioni creative ai suoi conflitti. Questo cambiamento mentale e psicologico si riflette automaticamente sulla sfera fisiologica e rafforza il sistema immunitario. Come da questi studi 3 risulta che i pazienti oncologici che hanno beneficiato di una psicoterapia mirata:

- Hanno raddoppiato la sopravvivenza o sono in remissione

- Hanno cambiato il loro sistema di credenze e modi di pensare

- Hanno dato un nuovo significato alla loro vita

- Hanno rafforzato i loro legami affettivi

- Hanno imparato ad esprimere le loro emozioni

- Esprimono la loro creatività

- Gestiscono i loro stress in modo ottimale trovando nuove alternative

Come lo ha dimostrato il biologo americano Bruce Lipton4, fino alla scoperta dell’epigenetica, si credeva che il nucleo di una cellula, contenente il DNA, fosse il “cervello” della cellula stessa, del tutto necessario per il suo funzionamento. Di fatto, Lipton ed altri hanno dimostrato che le cellule possono vivere e funzionare molto bene anche dopo che i loro nuclei siano stati asportati. Il vero “cervello” della cellula è la sua membrana, che reagisce e risponde alle influenze esterne, adattandosi dinamicamente ad un ambiente in perpetuo cambiamento. Ciò significa che non subiamo più il destino dei nostri geni, ma che la nostra mente e credenze possano influenzare direttamente il nostro stato di salute e la qualità della nostra vita e che è possibile interpretare diversamente i fatti della nostra vita. Anche Bruce Lipton dimostra scientificamente il potere della mente subconscia sulla salute e sulla vita delle persone e quanto sia possibile operare modifiche profonde nel corpo e nella vita delle persone, imparando a riconoscere i nostri processi inconsci disfunzionali e per poi trasformarli in convinzioni funzionali. In Italia, la medicina comincia a muoversi verso una integrazione. Per esempio, il nuovo piano oncologico nazionale per il triennio 2011-2013 fa riferimento in maniera esplicita al ruolo svolto dal supporto psicologico nella battaglia intrapresa contro le patologie di carattere tumorale. C’è ancora molto da fare in questa direzione ma esistono già degli strumenti collaudati. Tuttavia per perfezionare queste nuove sinergie, è necessario uscire dalla visione riduzionista nella quale lo scibile umano è ancora confinato per offrire all’umanità sofferente l’enorme potenziale che la scienza “tutta” può offrire.

3 Fawzy FI, Fawzy NW, Hyun CS, et al. Malignant melanoma: effects of an early structured psychiatric intervention, coping, and affective state on recurrence and survival 6 years later. Arch Gen Psychiatry 1993; 50:681-689 Kuechler Thomas : “ The effect of psychosocial treatment on survival time” Onkologie Heute 03/2005 (35-37) 4 Biologo cellulare, Stanford University. Autore di “ biologia delle credenze: come il pensiero influenza e il DNA e ogni cellula” , Macro Edizioni, 2006

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Marie Noelle Urech, Counselor Metodo Simonton, ha fatto parte dell’equipe europea del Dr Simonton e ha fondato in Italia il suo centro italiano. Attualmente dirige il programma anti-cancro presso il Centro terapie Mente Corpo Viriditas. E’ Co-fondatrice della Rete Euromediterranea Humana Medicina di Torino e insegna storia della medicina e simbologia delle piante all’università della Tuscia. Ha scritto vari libri tra cui l’ultimo: “Tu puoi vincere il cancro, manuale di auto-aiuto” ed. Anima, 2011.

Bibliografia

Carl. O. Simonton, Stephanie Matthews-Simonton, James L. Creighton: Ritorno alla salute, ed.

Amrita

Francesco Bottacioli: la psiconeuroendocrinoimmunologia, Red ed.

Francesco Bottaccioli, Antonia Carosella: meditazione, passioni e salute, Tecniche Nuove

Massimo Biondi, Luigi Grassi, Costantini Anna: Manuale pratico di psico-oncologia, ed Il Pensiero

Scientifico

Pier Mario Biava: il cancro e la ricerca del senso perduto, Springer

Pier Mario Biava: complessità e biologia : il cancro come patologia della comunicazione,

Mondadori

Marie Noelle Urech: Tu puoi vincere il cancro, manuale di auto-aiuto,Anima ed.

David Spiegel, Bloom JR, Kraemer HC, Gottheil E. Effect of psychosocial treatment on survival of

patients with metastic breast cancer. Lancet 1989; 2:888-901

Fawzy FI, Fawzy NW, Hyun CS, et al. Malignant melanoma: effects of an early structured psychiatric intervention, coping, and affective state on recurrence and survival 6 years later. Arch Gen Psychiatry 1993; 50:681-689

Thomas Kuechler : “ The effect of psychosocial treatment on survival time” Onkologie Heute 03/2005 (35-37)

La centralità del respiro nella regolazione del network PNEI.

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Maria Corgna Docente ed esperto di Psiconeuroendocrinoimmunologia- Creatrice del metodo Pnei4U-www.mariacorgna.it – www.pnei4u.com

Il termine Pnei –Psiconeuroendocrinoimmunologia è connesso a Pneuma (in greco antico πνεύµα) è un termine che significa "respiro", "aria", "soffio vitale”.

L’apprendimento da parte del paziente di alcune tecniche di respirazione costituisce un’ aspetto fondamentale del metodo terapeutico PNEI 4U (psiche, nutrizione, esercizio-postura, iter terapeutico).

Una frequenza respiratoria pari a 6 respiri al minuto (5 secondi inspirazione-5 secondi espirazione) corrisponde al ritmo endogeno cardiovascolare: ottimizza l’attività cardiaca e il controllo pressorio. Riequilibra anche la “bilancia neurovegetativa” ossia i sistemi orto-parasimpatico.

Il respiro è uno strumento di prevenzione e terapia a “costo zero” in una società dove la frequenza respiratoria media è di 16 respiri/minuto.

Nell’ultimo anno ho consigliato ad un gruppo di 50 pazienti l’assunzione di Cellfood™ prima delle sessioni di respirazione (almeno 5 minuti tre volte al giorno preferibilmente all’aria aperta) allo scopo di ottimizzare la funzione mitocondriale mediante un duplice intervento (respirazione + cellfood).

La raccolta di dati preliminari di valutazione soggettiva di sei parametri: qualità del sonno, capacità di concentrazione, controllo dell’ansia, “performance sportiva” di tipo non agonistico, libido e livello energetico nel corso della giornata mostra un trend positivo di estremo interesse e di grande significatività clinica. Il dato soggettivo sembra inoltre essere correlato alla misurazione dello stress ossidativo con d- ROMs test e Bap test prima e dopo un mese di terapia.

L.Bernardi e al “effects of rosary prayer and yoga mantras on autonomic cardiovascular rhytms: a comparative study BMJ 2001; 323:1446-1449

Towia Libermann Beth Israel Deaconess Medical Center, pubblicato su Plos One luglio 2008:“la meditazione influenza l’attività dei geni dell’infiammazione”.

Relazione Dott. Raimondo Pische

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“Rimozione protetta degli amalgami dentali = rimozione fons major di stess ossidativo”

Questa relazione si propone di essere un contributo fattivo nella ormai secolare battaglia “amalgama no – amalgama si”: ciò anche perché il convegno al Sana di Bologna cade esattamente 3 mesi dopo il primo negoziato mondiale per la messa al bando del mercurio, la sostanza più tossica in natura eppure ancor oggi utilizzata, in quanto consentita dalle autorità sanitarie, nelle otturazioni in amalgama, di cui rappresenta il 50%.

Il lavoro odierno vuole ancora una volta dimostrare la tossicità dell'amalgama (“sostanza pericolosa e rifiuto tossico-nocivo fuori dalla bocca”, che diventa presidio medicale appena inserito in bocca...) la sua instabilità chimica e fisica, la diffusibilità dei suoi vapori e la saturazione cumulativa da parte del mercurio nei sistemi biologici.

Vengono evidenziati i sintomi e le patologie associate all'accumulo del mercurio odontoiatrico e si pone anche l'accento sul pericolo rappresentato anche dagli altri componenti l'amalgama, come per esempio zinco e rame.

Si evidenziano i dosaggi tossici e gli effetti tossici, in particolare sul feto, del mercurio.

Viene ricordato come la tossicità dell'amalgama sia dovuta soprattutto all'azione del mercurio sui siti tiolici (-SH) con inattivazione di vari sistemi enzimatici e alterazione del metabolismo cellulare e della matrice intercellulare, con produzione dei radicali liberi, principale fonte di stress ossidativo.

Viene evidenziato il ruolo riequilibrante i meccanismi ossidativi da parte di sostanze antiossidanti e integratori nutrizionali, come per esempio il Cellfood.

Si è riaffermato il ruolo fondamentale che ha la corretta rimozione, con protocollo protetto, degli amalgami dentari. Il mercurio, infine, rappresenta un grave nocumento non solo alla salute ma anche all'ambiente: il costo sociale e sanitario è quindi così alto da consentire l'affermazione che l'amalgama risulta essere, in assoluto, il materiale più “costoso” utilizzato in odontoiatria!

Nutrire le nostre cellule e proteggere l'integrità del DNA dalla pelle alle ossa:

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un innovativo sistema nutraceutico sublinguale.

Eugenio Luigi Iorio, Dottore di ricerca in Scienze Biochimiche

Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo (Salerno, Italia)

L'ossigeno (O2) gioca un ruolo di primaria importanza nel metabolismo cellulare per via della sua capacità di accettare atomi di idrogeno e/o elettroni da amminoacidi, zuccheri e catabolismo dei lipidi per generare adenosina trifosfato (ATP) utilizzato dalle cellule come fonte di energia per le proprie attività (ad es. trasporto di ioni, movimento, processi anabolici e così via) (1). Infatti, un calo di pressione dell'ossigeno (pO2) al di sotto dei normali livelli (ipossia), può creare seri danni alle cellule e ai tessuti (2) ormai esacerbati, per l'acidosi e il rilascio di ferro, da una maggiore produzione e conseguente rilascio di specie reattive dell'ossigeno (ROS) nella microcircolazione (3). Sfortunatamente, quando viene ristabilito il flusso sanguigno, la conversione della xantina deidrogenasi alla sua forma ossidante, xantina ossidasi, può incrementare ulteriormente la produzione di ROS, ad es. anione superossido (O2•) e perossido di idrogeno (H2O2), secondo il ben noto danno da ischemia/riperfusione (4). Quando la produzione di ROS non è perfettamente bilanciata dalle difese antiossidanti, che all'interno delle cellule dipendono principalmente dall'attività intracellulare/livelli di glutatione (GSH) e dalla superossido dismutasi (SOD), può comparire una situazione di stress ossidativo (OS) (3). A sua volta, l'OS intracellulare, ossidando i lipidi della membrana cellulare, le proteine del citosol e il DNA mitocondriale/nucleare, può compromettere le funzioni cellulari; mentre lo stress extracellulare, influendo sull'equilibrio della matrice proteasi/antiproteasi, ossidando le LDL e incidendo la funzione endoteliale, può favorire l'arteriosclerosi (3, 5). Si ritiene, infatti, che lo stress ossidativo sia un fattore di rischio per la salute, comune a oltre un centinaio di malattie ed è correlato principalmente alla giovane età (6). Le strategie antiossidanti più comunemente proposte, volte di solito ad aumentare le difese antiossidanti, sono in grado di contrastare solo in parte l'OS, che è generato in primo luogo da una deficienza di biodisponibilità di ossigeno (7). In questo quadro, Cellfood TM (CF, indicato anche come DeutrosulfazymeTM, NU Science Corporation, CA, US, distribuito nella maggior parte dei paesi europei da Eurodream s.r.l., La Spezia, Italia) (8) risulta molto promettente, un prototipo di una nuova classe di "modulatori fisiologici" volto a rendere disponibile l'O2 "su richiesta" (9). CellfoodTM è una formula ionica/colloidale proprietaria che non dà assuefazione, non è invasiva ed è completamente atossica, composta dalle migliori sostanze organiche naturali di origine vegetale, come i minerali ionici, gli enzimi, gli amminoacidi e il solfato di deuterio in tracce (8, 10). Esperimenti in vitro precedenti hanno dimostrato che CF migliora la solubilità dell'ossigeno nei sistemi acquosi e secondo il BAP test, un sistema di misurazione della capacità antiossidante (11), riduce il ferro dalla forma ferrica a quella ferrosa. Un report preliminare, invece, documenta, grazie al d-ROMs test, la capacità di CF di ridurre in modo significativo la capacità ossidante del plasma in soggetti ad alto rischio OS, come i fumatori, gli obesi e gli atleti (12). In uno studio cross-over in doppio cieco, placebo controllato effettuato sui maratoneti, CF è risultato in grado di migliorare le prestazioni cardiopolmonari, di incrementare i livelli di emoglobina, mimando quindi la risposta fisiologica all'ipossia e di ridurre il siero lattato, imitando una maggiore abilità nell'impiego di O2 (13). Inoltre, CF ha migliorato con successo i sintomi clinici della fibromialgia, che patofisiologicamente è strettamente correlata all'OS (14), al consumo massimo di ossigeno vO2 max e alla potenza massima nei ciclisti (15).

In un modello in vitro, CF è stato in grado di inibire l'ossidazione di GHS da parte di tre diversi ossidanti, tra cui il potente acido ipocloroso, in diverse diluizioni (range 1:5000-1:50), mentre in un sistema cell-free ha protetto il DNA dall'ossidazione, entrambi in modo dose-dipendente. In alcuni studi, CF ha protetto dall'ossidazione sia gli eritrociti, riducendo la lisi cellulare e la deplezione intracellulare di GSH, o i linfociti (16).

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In un recente studio cardine effettuato sulle cellule dell'endotelio venoso dell'ombelico umano (HUVEC), CF ha stimolato il tasso di consumo di O2 e la sintesi di ATP, mantenendo la concentrazione intracellulare di lattato deidrogenasi (LDH) e inibendo la generazione di ROS indotto da ipossia, per mezzo di un’upregulation dell'espressione di SOD manganese dipendente (Mn-SOD), l'enzima chiave nella detossificazione dell'anione superossido (17). Nel loro insieme le suddette prove scientifiche, confermando i precedenti studi e le esperienze mediche personali, suggeriscono che l'integrazione di CF può essere utile, insieme ad una dieta bilanciata e un'adeguata attività fisica, alla modulazione della disponibilità di ossigeno, facilitandone il consumo ed evitando i relativi effetti collaterali, proteggendo quindi le cellule da eventuali condizioni di ipossia o iperossia/stress ossidativo, con un impatto favorevole anche sulle funzioni endoteliali (9, 16). Tali proprietà, che rendono oggi unico CF nell'attuale panorama degli integratori nutrizionali, sono valorizzate dalle proprietà colloidali della formula documentate in vitro, che permettono a CF di ridurre la tensione superficiale e di migliorare la conduttanza elettrica, favorendo così la più ampia biodisponibilità dei suoi principi attivi, incluso il deuterio, anche per via sublinguale (come un'originale formula spray orale) (18). Disponibile in varie combinazioni (ad es. con vitamine, acido folico, silice, metilsulfonilmetano, s-adenosil-metionina, acido isocitrico e così via), CF è usato con successo in diverse condizioni cliniche, secondo la moderna concezione di "modulatore fisiologico" (19, 20), per prevenire le malattie correlate a stress ossidativo nelle persone sane, soprattutto in soggetti allenati. Viene inoltre utilizzato a supporto delle terapie convenzionali, in un'ampia gamma di malattie acute o croniche, così come nelle terapie anti-età in cui CF viene proposto in specifici protocolli. Il tradizionale protocollo anti-età comprende una dose giornaliera gradualmente incrementale di CF formula base (tre volte/die iniziando da tre, per arrivare a otto gocce in acqua a basso residuo fisso) e in seguito, una o più formule combinate di spray orale, come DNA/RNA, di dimostrata efficacia nell'aumentare la metilazione del DNA (21), comunemente considerato fattore di longevità.

Bibliografia

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LA LUCE CHE NUTRE: LASER TERAPIA BIOLOGICA ENDOVENA

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F. Raggi, G. Vallesi - Servizi Sanitari s.r.l. - Terni L’utilizzo del Laser in campo medico, negli ultimi anni, si è diffuso notevolmente in vari settori medici. I laser normalmente utilizzati sono caratterizzati da elevate potenze di emissione, dell’ordine di alcuni Watts. Gli ultimi sviluppi della ricerca, però, hanno dimostrato che mediante laser di bassa potenza (soft lasers), dell’ordine dei milliWatt, è possibile ottenere precisi effetti fotochimici ed attivare in maniera selettiva numerose molecole organiche. Tali molecole sono dette fotosensibili e la scienza che studia questi fenomeni è la fotobiologia. Nella lista delle molecole fotosensibili compaiono, ad esempio, l’emoglobina, l’ATP sintetasi, le ciclossigenasi ed i citocromi; il citocromo P-450, infatti, deve il suo nome proprio alla sua fotosensibilità al laser di lunghezza d’onda pari a 450 nanometri.

Queste conoscenze hanno portato allo sviluppo di una rivoluzionaria tecnica terapeutica, efficace in diversi settori della medicina: la terapia Laser a bassa potenza, che attualmente presenta due applicazioni principali:

5) un’applicazione è quella del Laser endovena: a differenza del già noto laser endovena usato come trattamento sclerosante delle varici venose periferiche, in cui si fa uso di un laser a potenza piuttosto elevata (12 Watt), il laser endovena a bassa potenza (1-5 mW) è in grado di generare esclusivamente effetti chimici, così come fa un farmaco, senza ottenere effetti chirurgici, meccanici o termici. Tra i vari effetti biologici dimostrati, possiamo citare l’incrementato rilascio di ossido nitrico, l’aumento della deformabilità dei globuli rossi, l’attivazione dei monociti, la ridotta aggregazione piastrinica, l'aumento della PO2, etc.

6) Una seconda interessante applicazione è quella locale, nelle sedi dolorose o lesionate. Anche in questo caso, vengono generati esclusivamente effetti chimici, con spiccate proprietà antiinfiammatorie ed analgesiche. 7) La terapia viene utilizzata con successo, in associazione alle terapie convenzionali, nelle malattie muscolo-scheletriche, cardiovascolari (ipertensione, angina), polmonari, allergiche, infettive, oltre che nel trattamento delle ferite “difficili” (es. diabetiche). E’ un trattamento di supporto molto valido in tutte le patologie a base infiammatoria. Esiste una vasta letteratura medico-scientifica che ne prova l’efficacia. Un recente studio su 130 pazienti con cerebrovasculopatia cronica, ha mostrato la capacità di questo trattamento, in associazione con integratori antiossidanti, di normalizzare i livelli di perossidazione lipidica e di potenziare le difese antiossidanti. Un secondo lavoro di ricerca ha rilevato una ridotta coagulabilità ed un calo dell’ematocrito in tutti gli 86 soggetti arruolati. In un altro studio, 173 pazienti affetti da ipertensione essenziale sono stati suddivisi in 4 gruppi di trattamento (farmaci antipertensivi; fosfolipidi essenziali; laser endovena; plasmaferesi): i risultati hanno mostrato che l’utilizzo prolungato (per più di 1 anno) di farmaci (soprattutto beta-bloccanti e diuretici) aveva effetti negativi sui parametri reologici studiati (deformabilità ed aggregabilità dei globuli rossi, dismorfismi, elastoviscosità della membrana, viscosità ematica) mentre il laser endovena causava un miglioramento di tali parametri, specialmente nell’ipertensione complicata, associato ad una buona efficacia antipertensiva (70-80% dei casi). Kipshidze, infine, ha mostrato vari effetti del laser endovena in 900 pazienti affetti da infarto acuto del miocardio: cessazione del dolore, limitazione dell’estensione dell’area ischemica, aumento dell’attività antiossidante plasmatica e della concentrazione ematica di ossigeno, riduzione del dosaggio di nitroglicerina e della degenza media dei ricoveri.

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WORKSHOP EURODREAM

Prevenire patologie conseguenti allo stress ossidativo è possibile!

I radicali liberi dell’ossigeno (ROS) sono prodotti in piccole quantità durante il normale

metabolismo e vengono rapidamente rimossi dai meccanismi di difesa presenti nella cellula.

Tuttavia in particolari situazioni, patologiche e non, la produzione di radicali liberi aumenta a

dismisura in modo tale che la "barriera" di difese antiossidanti non è più in grado di

neutralizzarli. Quando l’equilibrio tra fattori pro-ossidanti e fattori antiossidanti viene turbato

a favore dei primi, si parla di una condizione patologica definita stress ossidativo

Per combattere lo stress ossidativo e le conseguenze che da esso derivano innanzitutto è

necessaria una buona alimentazione ricca di vitamine e minerali antiossidanti e una corretta e

regolare attività fisica, ma spesso questo non basta!

Gli errati stili di vita e gli effetti dell’inquinamento si possono tradurre in una riduzione di

biodisponibilità di ossigeno, macronutrienti e micronutrienti utilizzabili per far fronte alle

esigenze vitali e possono portare potenzialmente all’instaurarsi di malattie a decorso acuto e

cronico, in primis l’invecchiamento precoce, ma ancor più importante a una serie di quadri

morbosi, spesso di natura degenerativa, in cui risulta essere spesso coinvolto il Sistema

Nervoso Centrale. Esso infatti rappresenta uno dei principali target dei ROS, di conseguenza

lo stress ossidativo viene oggi considerato uno dei principali cofattori di malattie

neurodegenerative quali morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer, sclerosi laterale

amiotrofica, ecc...

Per tale motivo, negli ultimi anni il tradizionale approccio terapeutico a queste patologie si sta

sempre più aprendo al contributo, spesso determinante, degli integratori.

LA RISPOSTA ALLO STRESS OSSIDATIVO: CELLFOOD®*

Un prestigioso posto nel vasto campo degli integratori spetta al Deutrosulfazyme (nome

commerciale CELLFOOD®), una soluzione colloidale in fase acquosa a base di aminoacidi,

minerali e solfato di deuterio in tracce. Gli aminoacidi antiossidanti, quali cisteina, arginina,

lisina, e i minerali antiossidanti, quali selenio, zinco e rame, di cui sente tanto parlare oggi,

esercitano una potente azione antiossidante poiché sono in grado di difenderci dai ROS. Il

solfato di deuterio invece esercita una peculiare azione: una volta a contatto con l’acqua

presente nel nostro corpo, ne indebolisce i legami, rendendo disponibile sia ioni idrogeno che

ioni ossigeno per i processi metabolici. L’idrogeno è utilizzato per tamponare l’acidità dei

liquidi biologici, mentre l’ossigeno si rende disponibile per reagire con molecole di segno

opposto e se, come accade di frequente, incontra un radicale libero, avente segno opposto, vi

si lega. Il risultato finale è la produzione di ossigeno molecolare e poiché questo non è

introdotto con l’aria respirata, viene chiamato “ossigeno nascente” ed è prontamente

disponibile per le cellule.

CELLFOOD® si propone come un prodotto unico al mondo e può essere arricchito da altre

componenti nutrizionali grazie alle sue nove formulazioni disponibili in commercio (otto

sistemiche e una topica).

I LABORATORI CONFERMANO L’EFFICACIA DI CELLFOOD®

Una recente ricerca condotta dall’Università degli Studi di Urbino, Dip.to Scienze

Biomolecolari, Sez. Biochimica Clinica, ha dimostrato che CELLFOOD® opportunamente

diluito in acqua e alle giuste dosi esercita una potente azione antiossidante grazie ai suoi

principi attivi estratti da fonti naturali non contaminate, quali piante, fossili, sorgenti minerali

ed acque della Nuova Zelanda.

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Nel lavoro condotto dal gruppo di ricerca del Prof. Canestrari dell’università urbinate è stato

dimostrato che CELLFOOD® esercita un effetto protettivo sia in modelli acellulari che nei

confronti di cellule del sangue sottoposte a danno ossidativo.

Dallo studio in particolare è emerso che non solo CELLFOOD® protegge dall’ossidazione le

proteine e preserva le difese antiossidanti endogene, ma anche gli acidi nucleici (DNA in

particolare). Dagli studi sulle cellule del sangue altre importanti novità: CELLFOOD®

protegge gli eritrociti dai danni meccanici e dall’emolisi cellulare e preserva le normali difese

antiossidanti del globulo rosso, in seguito a stimolo ossidativo.

Anche nei globuli bianchi CELLFOOD® si è dimostrato efficace nel ridurre lo stress ossidativo

intracellulare, confermando l’azione protettiva diretta contro i comuni ossidanti fisiologici,

responsabili del danno ossidativo alle biomolecole quali grassi, proteine e acidi nucleici.

UTILE NEL PREVENIRE MA NON SOLO…

CELLFOOD® trova ampia applicazione sia nella fase di prevenzione, nel contrastare o

ritardare lo stress ossidativo, sia in quella di correggere lo squilibrio del bilancio ossidativo

nel corso di malattie croniche e degenerative.

CELLFOOD®

CELLFOOD® è il più importante prodotto ad alta prestazione per la salute del consumatore a

base di ossigeno ed idrogeno nel mondo. Per più di 50 anni, CELLFOOD® ha apportato con

sicurezza benefici nutrizionali, senza tossicità.

I sintomi iniziali della mancanza d’ossigeno possono includere una stanchezza

generale, affaticamento, disturbi circolatori, difficoltà di digestione, dolori muscolari,

sensazioni di instabilità e barcollamento, depressione, perdita della memoria, comportamenti

irrazionali, acidità gastrica, e complicazioni bronchiali. Quando il sistema immunitario è

compromesso da una mancanza di ossigeno, il corpo diventa più suscettibile ai batteri

opportunistici, infezioni virali e parassitarie, raffreddori ed influenza.

Inventato da Everett L. Storey, CELLFOOD® è una formulazione personale di un

concentrato minerale colloidale super energizzato. Il solfato di deuterio bibasico e dipolo

contenuto in CELLFOOD® fornisce un incredibile apporto di ossigeno e un sistema di

distribuzione al corpo a livello cellulare.

CELLFOOD® è un potente disintossicante e anti-radicale libero.

Gli scienziati riconoscono che la maggior parte dei disturbi e delle infezioni è causata da

mancanza d’ossigeno a livello cellulare. Questa formula, la cui efficacia è stata riconosciuta,

fornisce in modo naturale il massimo livello di ossigeno ed idrogeno allo stato nascente in

forma supplementare, che migliora l’energia, la resistenza, e la salute.

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Lo stato attuale delle ricerche: Presso l’Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo" Dipartimento di Scienze Biomolecolari Sezione di Biochimica Clinica ha dimostrato che: 1. CELLFOOD® consente di preservare le difese antiossidanti endogene.

2. CELLFOOD® preserva i globuli rossi dalla deplezione di glutatione.

3. CELLFOOD® ha effetto protettivo antiossidante verso l’anemia dell’atleta.

4. CELLFOOD® riduce in maniera dose dipendente lo stress ossidativo intracellulare

proteggendo la cellula dall’ossidazione.

1. Studio su atleti professionisti:

L’efficacia di CELLFOOD® in vivo è stata valutata presso l’Istituto dello Sport dell’Università

di Pretoria (SUD AFRICA) in uno studio in doppio cieco, controllato mediante placebo, cross-

over, della durata di 18 settimane, eseguito su 45 maratoneti (28 uomini e 17 donne), di età

compresa fra 20 e 51 anni.

Dal punto di vista clinico, rispetto al placebo, l’impiego di CELLFOOD® è risultato associato ad

una riduzione della frequenza cardiaca durante lo sforzo e ad una riduzione della frequenza

respiratoria con aumento della massima potenza aerobica (VO2 max), favorendo il recupero

dopo sforzo muscolare intenso (lattacido) e prolungato (aerobico).

Il ciclismo: uno sport che richiede potenza, resistenza e capacità di recuperare rapidamente!

Maggiore resistenza, minor consumo di energia e tempi di recupero più brevi

Uno studio pilota effettuato su ciclisti professionisti, presso l' Università per gli studi sullo sport a Ljubljana, dal dr.

R. Milič, IKARUS, Università di Primorska, Koper, S. Djordjevič, 2008.

CONCLUSIONE:

• Il gruppo che ha assunto Cellfood ha manifestato un aumento statisticamente

significativo della potenza massima alla fine del test ed un aumento del consumo di

ossigeno.

• Anche il gruppo di controllo ha manifestato qualche miglioramento, ma si trattava di miglioramenti

notevolmente inferiori e statisticamente irrilevanti.

I risultati di questo preliminare studio pilota mostrano che Cellfood ha un benefico effetto sulla capacità dell'organismo di adattarsi a differenti regimi di allenamento aumentando pertanto la capacità ciclistica e migliorando la performance. Questi dati

sono stati ricavati da test standard per le performance usati dai ciclisti professionisti in

Slovenia (realizzati presso l'Università per gli sport a Ljubljana).

CELLFOOD® NON CONTIENE CARBOIDRATI, NON CONTIENE LIPIDI; NON CONTIENE PROTEINE; NON CONTIENE CAFFEINA; NON CONTIENE EFEDRINA; NON CONTIENE

STIMOLANTI; NON CONTIENE SINTETICI.

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2. Efficacia del trattamento con Cellfood® (deutrosulfazyme) nella fibromi algia - Efficacy of Cellfood®’s therapy (deutrosulfazyme) in fibromyalgia M.E. Nieddu1, L. Menza2, F. Baldi1, B. Frediani2, R. Marcolongo1 1Servizio di Reumatologia Clinica Rugani, Monteriggioni, Siena 2Dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche, Sezione di Reumatologia, Università di Siena

Il trattamento delle pazienti fibromialgiche con Cellfood® offre una possibilità efficace ed economica per alleviare la sintomatologia dolorosa e l’astenia di tali pazienti. Infatti si ritiene che tale integratore possa fornire un contributo nella gestione sintomatologica di tali pazienti.

3. Dott.ssa Elisabetta Ferrero, PhD, Prof. Maria Elen a Ferrero Ricercatrice, istituto scientifico Ospedale San Raffaele - Lab. I mmunologia dei tumori – Dipartimento di oncologia

CELLFOOD® (Deutrosulfazyme) migliora il metabolismo respiratorio delle cellule endoteliali e inibisce la generazione delle ROS indotte da ipossia.

Conclusioni. I risultati evidenziano il ruolo svolto da CELLFOOD® nel mantenere le funzioni delle EC (cellule endoteliali) anche in condizioni di stress, mediante la preservazione del metabolismo respiratorio e l’induzione di molecole antiossidanti.

4. CELLFOOD ®: un potente antiossidante E.L. Iorio*, L. Bianchi** *

*Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo, dei Radicali Liberi e dei Sistemi Antiossidanti (Salerno, Italia). **Diacron International srl, Dipartimento di Ricerca e Sviluppo.

Risultati. Il potenziale biologico antiossidante di CELLFOOD® è risultato pari a 64747 ± 3660.5 (CV. 5.7%). Le formulazioni di CELLFOOD® arricchite con VITAMINA C e COMPLESSO MULTIVITAMINICO hanno mostrato valori ancora più alti: 274500.00 ± 6009.00 (CV 2.19%) e 235500.00 ± 9161.00 (CV 3.89), rispettivamente. Discussione. Con il suo elevato potenziale biologico antiossidante (circa 30 volte più alto di quello considerato ottimale nel sangue delle persone sane) CELLFOOD® è un potente antiossidante (6). L’elevata attività antiossidante può essere ricondotta ad alcuni principi attivi di CELLFOOD®, compresi gli estratti naturali e gli enzimi antiossidanti. Questa proprietà può ragionevolmente spiegare l’abilità della formulazione di abbassare in vivo i valori d-ROMs test (5). Conclusioni. CELLFOOD® è una formulazione naturale in grado di ridurre lo stress ossidativo ed è potenzialmente utile nella prevenzione dell’invecchiamento precoce. Ulteriori studi sono attualmente in corso ai fini di valutare le variazioni del potere antiossidante del sangue in seguito all’assunzione di CELLFOOD®.

5. Everett Storey - Sul modulo del composto farmaceutico, lo descrive nel seguente modo: “ Colore champagne che diventa colore ambra con il passare del tempo ma, invece di una perdita di potenza, se ne rileva un piccolo aumento anno dopo anno". Alla sezione "Effetti terapeutici" egli dichiara: ossigeno e nutrimento per le cellule, supporto di materiale per il processo digestivo, consente la pulizia dell’area superiore e inferiore dell'intestino, ripristinandone le normali funzioni. Consente al flusso sanguigno di trasportare direttamente a ciascuna cellula corporea 129 elementi assimilabili per una nutrizione completa, diretta e rapida.

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Fornisce un flusso regolare di ossigeno e idrogeno a tutte le parti del corpo, rendendo possibile ciò che prima era considerato "impossibile”, ovvero ottenere in contemporanea l’ossidazione e la riduzione in una singola cellula. International Hall of Fame: Nel 1997, Cellfood® viene votato all’unanimità da tutti gli Inventors Clubs of America per l’Advance Technology Award 1997 presentato dalla International Hall of Fame ad Atalanta, U.S.A. Inoltre per approfondimenti:

- Analytical Report: Dissolved Oxygen

- USP Challenge Test of CELLFOOD®

- Microbiological Test for LOG Reduction

- Electrolyte Test

- LD 50 Acute Oral Toxicity Safety Study

- Colloidal Study (Zeta Potential)

- Surface Tension Study

- Dark Field Microscopy Report

- University of Pretoria Study - Long Form

- University of Pretoria Study - Summary Form

- Free Radical Clinical Study

- Free Radical Analytical Study

- University of Siena Study

EURODREAM S.r.l , ritiene di fondamentale importanza comunicare che sul mercato italiano

potrebbero esistere aziende che vantano di distribuire prodotti uguali o similari a

CELLFOOD®.

A questo proposito è importante rammentare che CELLFOOD® è un MARCHIO REGISTRATO

IN TUTTO IL MONDO e che esiste una sola Formula Everett Storey immessa sul mercato col

nome di CELLFOOD® e Notificato al Ministero della Sanità.

EURODREAM importa il prodotto in esclusiva per l’Italia, Francia, Germania, Polonia, Grecia, Svizzera ed Austria. http://www.eurodream.it

Qualsiasi azienda che distribuisca un prodotto che vanti di essere lo stesso e con gli stessi ingredienti, od usi materiali ed informazioni simili a quelle di Nu Science Corporation CALIFORNIA o di EURODREAM La Spezia, dichiara il falso ed è perseguibile a

norma di legge in quanto vi sono gli estremi per rilevare una concorrenza sleale.

Chi afferma il contrario lo dovrebbe certificare e sottoscrivere assumendosi tutte le responsabilità. Riassumendo vi è un’unica Formula Everett Storey originale ed è

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denominata CELLFOOD®. *(CELLFOOD® è un prodotto unico al mondo - Formula Everett Storey Originale dal 1969).

Perché integrare?

L’importanza di una integrazione ottimale a base di ossigeno

vitamine e minerali

L’inquinamento ambientale ed uno stile di vita incongruo contribuiscono in varia misura ad alterare il nostro stato di salute, intendendo con questo termine non la semplice assenza di malattia, ma la sensazione percepita e l’evidenza oggettiva di completo benessere psico-fisico e socio-culturale, in armonia con la Natura e l’ambiente che ci circonda.

In particolare, agenti fisici (radiazioni ultraviolette, campi elettromagnetici, etc.), agenti chimici (benzene, idrocarburi clorurati, diossina, pesticidi, prodotti della combustione del fumo di sigaretta, metalli pesanti, etc.) ed agenti biologici (virus, batteri, funghi, tossine, etc.) minano continuamente le funzioni del nostro organismo fino a favorire o causare l’insorgenza di numerose malattie, non solo attraverso un’interazione diretta con i nostri sistemi biologici ma anche indirettamente, contaminando l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo e gli alimenti di cui ci nutriamo. Gravi le ripercussioni che tutto ciò comporta sulla qualità della nostra vita. Persino i pensieri che evochiamo e le emozioni che proviamo, infatti, possono risultare negativamente condizionati.

D’altra parte, per scelta personale o per condizionamenti socio-culturali, e, dunque, ambientali, anche lo stile di vita, se scorretto, può, attraverso un’alimentazione incongrua e/o un’attività fisica inadeguata, insieme al sovraccarico e/o l’inadeguata rimozione di cataboliti tossici, diventare di per sé un fattore di morbilità o, addirittura, di mortalità.

Inquinamento ambientale ed errati stili di vita, sinergizzando tra loro, possono alterare l’omeostasi del nostro organismo a vari livelli (sistemi, organi, tessuti, cellule, organuli cellulari, molecole) e in diversi modi (accumulo di intermedi metabolici tossici, attivazione o inibizione di enzimi, etc.). Dal punto di vista squisitamente biochimico, tuttavia, indipendentemente dai meccanismi perversi innescati, essi colpiscono direttamente “al cuore” le cellule, riducendo in varia misura la biodisponibilità dei due elementi dai quali queste e, più in generale, la vita stessa degli organismi aerobi trae la sua energia: l’ossigeno e l’idrogeno.

Infatti, quantunque possa apparire paradossale “contemplando” l’enorme complessità delle reazioni chimiche coinvolte nel metabolismo cellulare, è dall’energia scaturita dalla reazione tra questi due comunissimi elementi – opportunamente modulata a livello della catena respiratoria mitocondriale – che derivano tutti i fenomeni vitali (assorbimento, digestione, assimilazione, secrezione, escrezione, movimento, accrescimento, riproduzione, etc.).

L’ossigeno è trasportato dall’atmosfera ai mitocondri grazie agli apparati respiratorio e cardio-circolatorio, mentre l’idrogeno è “estratto” da specifiche “deidrogenasi” direttamente dai nutrienti (glucosio, acidi grassi, amminoacidi e loro intermedi metabolici), introdotti con l’alimentazione sotto forma di precursori macromolecolari (amido, trigliceridi, proteine) e veicolati all’interno della cellula grazie all’apparato digerente ed al sistema vascolare.

Appare evidente, in definitiva, che se la “domanda” di ossigeno, attraverso la zione, e/o quella di idrogeno, attraverso l’alimentazione, non sono adeguate al fabbisogno tissutale, la cellula andrà incontro, nel breve o nel medio termine, al depauperamento delle proprie riserve energetiche, allo scompenso metabolico e a tutte le indesiderate conseguenze da ciò derivanti (alterazioni dell’omeostasi ionica, turbe della permeabilità di membrana, attivazione di enzimi litici etc.), fino alla necrosi o all’apoptosi oppure, subentrando altri cofattori, alla trasformazione neoplastica.

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Fino alla metà degli anni ‘50 si riteneva che l’ipossia fosse l’unico evento indesiderato in qualche modo riconducibile ad un alterato “metabolismo” dell’ossigeno.

In realtà, studi relativamente recenti hanno dimostrato che anche l’aumento della disponibilità dell’elemento – iperossia – può essere pericoloso, specialmente se consegue ad una transitoria ipossia (fenomeno della ischemia-riperfusione), in quanto fa aumentare la probabilità di generare in maniera incontrollata specie chimiche altamente reattive, quali il radicale idrossile ed il perossido di idrogeno, responsabili del cosiddetto stress ossidativo.

Approfondimento. lo stress ossidativo.

Lo stress ossidativo è, per definizione, la conseguenza diretta dell’azione dannosa esercitata da quantità abnormemente elevate di radicali liberi sulle cellule e sui tessuti del nostro organismo.

Ma cosa sono i radicali liberi? Come agiscono?

I radicali liberi sono atomi o raggruppamenti di atomi in grado di reagire con qualsiasi molecola di cui è costituita una cellula (persino il DNA!), danneggiandola, con conseguenze spesso disastrose (alterazioni funzionali > alterazioni strutturali> morte cellulare).

Il danno è dovuto al fatto che i radicali liberi sono agenti molto “avidi di elettroni” e si stabilizzano, perdendo la potenziale lesività, solo quando riescono a strappare tali particelle dalle molecole con cui vengono a contatto (azione ossidante).

Una piccola quota di radicali liberi viene prodotta anche in condizioni normali, per effetto del metabolismo cellulare. La produzione di alcuni ormoni, per esempio, implica la generazione di radicali liberi. D’altra parte, alcuni globuli bianchi sfruttano la produzione di questi agenti per uccidere i batteri, aiutando, in tal modo, il nostro organismo a difendersi dalle infezioni. Da questo punto di vista, i radicali liberi sono stati giustamente definiti “insostituibili compagni di viaggio”

della vita cellulare.

Tuttavia, in particolari condizioni, la produzione di radicali liberi può essere talmente copiosa da costituire una seria minaccia per l’integrità delle cellule.

Quali sono le cause che inducono un aumento della produzione dei radicali liberi?

Le cause possono essere esterne o interne all’organismo.

Tra le cause esterne, ricordiamo alcuni agenti fisici (es. le radiazioni ultraviolette e ionizzanti), numerosi agenti chimici (es. idrocarburi, diserbanti, contaminanti alimentari, farmaci) e taluni agenti infettivi (es. virus e batteri).

Tra le cause interne all’organismo sono da citare l’accelerazione esagerata del metabolismo cellulare (quale si verifica, per esempio, dopo uno sforzo fisico intenso e protratto, senza adeguato allenamento) e numerose malattie (es. obesità, diabete ecc.).

In condizioni di buona salute, il nostro organismo riesce a prevenire il danno da radicali liberi grazie a dei sistemi naturali di difesa che vengono indicati con il termine di antiossidanti, proprio perché contrastano l’azione, ossidante, dei radicali liberi.

Gli antiossidanti, pertanto, sono agenti in grado di neutralizzare l’azione lesiva dei radicali liberi. Alcuni antiossidanti (es. sistemi enzimatici della superossidodismutasi e della catalasi) sono endogeni, cioè vengono prodotti dal nostro organismo di cui sono parte integrante. Altri, invece, quali ad esempio le vitamine C ed E, sono esogeni, cioè devono essere introdotti dall’esterno, per esempio con una corretta alimentazione.

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Nel nostro organismo, dunque, esiste un delicato equilibrio fra produzione (esterna o interna) e “smaltimento” dei radicali liberi (da parte dei sistemi antiossidanti).

La rottura di questo equilibrio provoca l’insorgenza di lesioni cellulari che, se gravi e protratte nel tempo, conducono ad un accelerazione del processo dell’invecchiamento e all’insorgenza di numerosissime malattie molto comuni, quali l’ipertensione arteriosa, l’aterosclerosi, l’infarto, l’ictus, il morbo di Parkinson, la demenza nell’Alzheimer, la colite ulcerosa, la pancreatite, l’obesità, il diabete, la bronchite cronica, l’artrite reumatoide, alcuni tipi di tumori, ecc.

Alla luce di queste considerazioni possiamo definire ora con più esattezza lo stress ossidativo come una condizione patologica causata dalla presenza nel nostro organismo di quantità eccessive di radicali liberi e di altre specie reattive dell’ossigeno, da ricondursi ad un’eccessiva produzione di questi agenti e/o ad una ridotta efficienza dei fisiologici sistemi di difesa antiossidanti.

Oggi sono finalmente disponibili, per medici ed altri operatori sanitari, test altamente affidabili per la valutazione globale dello stress ossidativo (d-ROMs test, BAP test, OXY-adsorbent test, -SHp test), eseguibili sia presso laboratory di analisi mediante comuni fotometri (manualmente o in automatico) che in ambulatorio mediante fotometri dedicati (sistemi FRAS HeD e FREE Diacron).

In particolare, il d-ROMs test consente di determinare la concentrazione ematica dei metaboliti reattivi dell’ossigeno (ROM) e, più specificamente, degli idroperossidi (ROOH) marcatori ed amplificatori del danno cellulare da radicali liberi. I valori di normalità sono compresi fra 250 e 300 U CARR (20.00

– 24.00 mg/dL H2O2); valori superiori alla fascia borderline (320 U CARR) indicano livelli progressivamente crescenti di stress ossidativo.

Il BAP test, invece, consente di determinare l’efficienza della barriera antiossidante plasmatica in termini di attività ferro-riducente. Il valore ottimale è 2200 µmoli/L. Valori inferiori a tale limite segnalano un deficit dei sistemi di difesa antiossidanti.

Grazie a questi due test è possibile porre una diagnosi di laboratorio di stress ossidativo estremamente precisa ed affidabile, ove le due componenti contrapposte, quella pro- ed anti-ossidante possono essere valutate distintamente.

In altri termini, è possibile stabilire in tempo reale se lo stress ossidativo è dovuto ad un aumentata produzione e/o ad una ridotta capacità di eliminazione dei radicali liberi. In questo modo anche il monitoraggio della terapia antiossidante può poggiarsi su basi più solide e uscire dalla fase empirica in cui spesso viene a trovarsi.

Qualora si abbia carenza alimentare o altri fattori legati a errati stili di vita si necessità di una integrazione alimentare ottimale che sia altamente biodisponibile e assimilabile.

Ma quali integratori?

Noi riteniamo che la scelta debba cadere sulle formulazioni naturali e, possibilmente, su quelle a base colloidale (diametro delle particelle disciolte in acqua comprese tra 1 e 200 nmetri), perché colloidale è la natura del sangue e della matrice extracellulare con cui devono interagire i loro principi attivi.

Con l’alimentazione si introducono nutrienti da cui, mediante l’azione di enzimi digestivi, si ottengono glicidi, lipidi e proteine, tutte molecole necessarie al corretto funzionamento dell’organismo. La loro degradazione attraverso varie reazioni biochimiche termina con il Ciclo di Krebs, dal quale si ottiene l’idrogeno H2.

Dalla combinazione di idrogeno e ossigeno introdotto nell’organismo attraverso l’apparato respiratorio, si ottiene l’energia per la vita, cioè ATP (adenosin-trifosfato).

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Le evidenze fornite dalla ricerca scientifica degli ultimi decenni dimostrano in maniera inequivocabile che l’ossigeno deve essere disponibile a livelli determinati e costanti in tutte le cellule dell’organismo, pena la comparsa di alterazioni funzionali e/o strutturali, talvolta gravi ed irreversibili. Infatti, tanto la riduzione persistente quanto un’oscillazione transitoria della sua concentrazione intracellulare possono risultare dannose.

Una riduzione persistente della concentrazione dell’ossigeno (valutata in termini di pressione parziale di ossigeno, pO2) all’interno dei tessuti e delle cellule viene genericamente definita “ipossia”. Considerando il percorso dell’ossigeno dall’aria inspirata fino ai mitocondri, si possono distinguere, dal punto di vista patogenetico, 4 principali tipi di ipossia:

• ipossia ipossica: da insufficiente apporto di ossigeno dall’aria al sangue; • ipossia anemica: da riduzione della quantità/funzione dell’emoglobina; • ipossia stagnante: da stasi della circolazione ematica; • ipossia istotossica: da blocco della catena respiratoria mitocondriale (es. ione cianuro).

In ognuna di queste condizioni, la ridotta biodisponibilità di ossigeno può provocare una progressiva caduta dei livelli intracellulari di ATP con conseguente accumulo non solo di prodotti indesiderati della degradazione delle purine ma anche di cataboliti acidi. Queste alterazioni biochimiche si traducono a livello clinico nella classica sintomatologia ipossica:

• Difficoltà di concentrazione con turbe della memoria. • Sensazione di affaticamento o crampi muscolari, anche dopo piccoli sforzi. • Respiro corto o dispnea. • Tachicardia con soffi cardiaci da circolazione iperdinamica. • Turbe della visione. • Alterazioni dell’equilibrio e/o vertigini. • Aumentata suscettibilità alle infezioni. • Crescita stentata delle unghie e dei capelli. • Turbe del vuotamento gastrico e/o acidità. • Alterazioni della digestione e dell’assorbimento dei nutrienti. • Possibile compromissione della funzionalità renale. • Occhio languido e bocca asimmetrica (ipossia istotossica)

[[[[Trova, dunque, la sua più ampia spiegazione la celebre affermazione del famoso fisiologo Arthur C. Guyton: “Qualunque dolore, sofferenza o malattia cronica, è causato da una insufficiente ossigenazione a livello cellulare” (Human Physiology, 1978). ]]]]

Attenzione perché non meno pericolose dell’ipossia, ai fini del mantenimento dell’integrità funzionale e/o strutturale della cellula, risultano le oscillazioni della pressione parziale di ossigeno, il cosiddetto “danno da ischemia-riperfusione”, infatti è proprio durante la riperfusione che vengono prodotti i radicali liberi.

In questo modello, la transitoria riduzione dell’afflusso ematico in un determinato distretto anatomico, a causa della riduzione del calibro delle arteriole (per vasospasmo, parziale trombizzazione o altro) o del clampaggio di un ramo arterioso maggiore (per interventi chirurgici di by-pass, trapianti d’organo o altro) provoca nei tessuti corrispondenti una condizione transitoria di ipossia, con:

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• viraggio del metabolismo in senso anaerobio (accumulo di cataboliti acidi – ac. lattico) • abbassamento del pH intracelullare • riduzione della sintesi di ATP con aumentata degradazione delle purine • alterazioni dell’omeostasi ionica e di membrana • liberazione di calcio dalle Cisterne del Reticolo endoplasmatico • attivazione di proteasi Ca-dipendenti.

Queste proteasi hanno il compito di “tagliare” proteine ed enzimi modificandone in questo modo la funzione; in questo caso la sua azione sarà svolta sull’enzima citosolico xantina deidrogenasi (normalmente responsabile della trasformazione delle purine in acido urico) trasformandolo in un enzima totalmente diverso, la xantina ossidasi (a funzione ossidante anomala).

Nel momento in cui l’ischemia viene a cessare e si ricostituisce un normale flusso ematico, l’ossigeno molecolare trasportato dall’emoglobina viene utilizzato dalle cellule non solo per produrre ATP ma anche per generare specie chimiche reattive dell’ossigeno (reactive oxygen species, ROS). Infatti, per l’azione catalitica della xantina ossidasi – forma anomala della xantina deidrogenasi – l’ossigeno genera due specie chimiche altamente ossidanti, quali il radicale idrossile (HO�) e il perossido di idrogeno (H2O2). Saranno questi ultimi i mediatori finali del danno cellulare, detto da stress ossidativo

Il doppio volto dell’ossigeno e il “paradosso CELLFOOD®”

Un’alterata biodisponibilità dell’ossigeno, specialmente se intensa e/o protratta nel tempo, può avere conseguenze disastrose sulle funzioni dell’intero organismo. Fino alla metà degli anni ‘50 si riteneva che l’ipossia – condizione di sofferenza cellulare provocata dalla riduzione della pressione parziale di ossigeno (pO2) nel sangue arterioso al di sotto di 60 mm Hg – fosse l’unica conseguenza indesiderata di un alterato “metabolismo” dell’elemento.In realtà, studi relativamente recenti hanno dimostrato come anche fluttuazioni della pO2 – ossia abbassamenti del livello del gas nei tessuti seguiti da altrettanti innalzamenti – possono risultare pericolose almeno quanto l’ipossia. Fenomeni del genere, riconducibili alla cosiddetta ischemia-riperfusione, si verificano allorché il sangue torna ad affluire copioso lungo un vaso in precedenza sede di un transitorio ostacolo – funzionale (es. spasmo) o meccanico (es. trombosi) – alla circolazione. In tali casi, la transitoria ipossia provoca, attraverso una serie di reazioni a cascata, la conversione della xantina deidrogenasi in xantina ossidasi. Quest’ultima, nel momento in cui si ripristina la pervietà vasale (vasodilatazione o trombolisi), utilizza il prezioso gas per generare radicale idrossile e perossido d’idrogeno, in definitiva responsabili delle lesioni da stress ossidativo, condizione morbosa associata all’invecchiamento precoce e a numerose patologie croniche e degenerative.

Traducendo in termini terapeutici questi concetti, appare evidente che la correzione dell’ipossia non deve essere mai impostata in modo tale da superare i limiti fisiologici della “domanda di ossigeno” tissutale, pena la trasformazione – anche se parziale – delle molecole del gas in eccesso in radicali liberi istolesivi (vedi fibroplasia retrolenticolare). In tale contesto, CELLFOOD® (Deutrosulfazyme®), un integratore naturale distribuito in esclusiva per l’Italia da Eurodream s.r.l. (La Spezia), regolarmente notificato presso il Ministero della Salute, si propone come prodotto altamente innovativo.

Nella sua tipica formulazione in gocce, CELLFOOD® è un sistema colloidale in fase disperdente acquosa, la cui fase polidispersa è costituita da solfato di deuterio (D2SO4) e da una miscela complessa di 78 minerali, 17 amminoacidi e 34 enzimi in tracce.

Esperimenti in vitro hanno dimostrato che CELLFOOD®, disciolto in acqua alla dose comunemente impiegata come integratore, è in grado di aumentare in maniera significativa – verosimilmente attraverso un meccanismo peculiare, distinto da quelli convenzionali (es. ossigeno-

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terapia) – la disponibilità di ossigeno molecolare. Ciò candida il prodotto ad un possibile impiego clinico nelle condizioni di ipossia.

D’altra parte, studi in vivo, condotti su obesi, fumatori ed atleti – soggetti tutti ad elevato rischio di stress ossidativo – hanno evidenziato che l’assunzione regolare di CELLFOOD® si associa ad una riduzione dei livelli sierici di marcatori di danno ossidativo, quali gli idroperossidi, misurati con il d-ROMs test® (Diacron International, Grosseto). Questo effetto sembra riconducibile all’elevato potere antiossidante, misurato con il test ORAC, che la formulazione, nella versione Multivitamine, esibisce in vitro. Degno di rilievo il fatto che proprio negli atleti, CELLFOOD® migliora le performance fisiche, rispetto al placebo, senza incrementare significativamente i livelli sierici di lattato.

In conclusione, CELLFOOD®, si propone come una formulazione unica al mondo, in grado di rendere biodisponibile ossigeno “on demand” – ossia nella giusta quantità ed al momento opportuno – ai tessuti a rischio di ipossia e, nel contempo, in modo apparentemente paradossale, evitare che l’eventuale gas eccedente, trasformato in radicali liberi, favorisca l’insorgenza di lesioni da stress ossidativo (effetto antiossidante).

Appare evidente, dunque, che il mantenimento di un livello costantemente ottimale di ossigeno molecolare all’interno delle cellule è una condizione indispensabile per il buon stato di salute dell’intero organismo.

A tal proposito, le evidenze cliniche attualmente disponibili suggeriscono che Deutrosulfazyme® agisce rendendo biodisponibile l’ossigeno molecolare a livello cellulare all’occorrenza, incrementandone la concentrazione nell’ipossia e prevenendo la sua conversione in ROS in condizioni di stress ossidativo (azione antiossidante).

7) CELLFOOD è la soluzione modulata alla domanda di ossigeno, perché: • da un lato può essere utile nel rispondere alla domanda di ossigeno tipica delle varie forme di ipossia (STUDI IN VITRO) Infatti test in vitro hanno dimostrato che può aumentare fino all’80% la disponibilità di ossigeno in soluzione acquosa. L’aggiunta di 8 gocce di CELLFOOD a 200 mL di acqua distillata si è accompagnata ad un progressivo aumento della concentrazione di ossigeno molecolare. Dopo appena un’ora la quantità di ossigeno è aumentata del 58% rispetto al valore pre-test (da 1.9 mg/mL a 3 mg/mL). Nelle ore successive la concentrazione di O2 ha mostrato un trend verso un ulteriore incremento fino a raggiungere un picco massimo (80%) a 12 ore. • Nello stesso tempo può essere efficace nel neutralizzare l’eccesso di radicali liberi nei casi di ISCHEMIA-RIPERFUSIONE (STUDI IN VITRO). Inoltre CELLFOOD esibisce un potenziale biologico antiossidante oltre trenta volte quello considerato ottimale per il plasma umano. Il potenziale biologico antiossidante di CELLFOOD testato era di 64747 µµµµmol/L, il potenziale antiossidante biologico del nostro organismo e pari a 2200 µµµµmol/L ed il valore considerato ottimale per il plasma umano. Valori più alti sono stati ottenuti con CELLFOOD VI TAMINA C e MULTIVITAMIN (rispettivamente 235500 e 274500) per il maggior contenuto di antiossidanti. Questo dato è in accordo con quello derivato dal test ORAC. • L’attività antiossidante di CELLFOOD è stata misurata tramite il BAP test (Potenziale Biologico Antiossidante – Diacron international) condotto con lo strumento FRAS 4 (Sistema analitico dei radicali liberi 4 – Health & Diagnostics Limited Co., Parma). In accordo con la procedura originale, 10µL di CELLFOOD sono stati disciolti in una soluzione colorata, preparata precedentemente mescolando FeCl3 (cloruro ferrico) con derivati del tiocianato. Dopo una breve incubazione (5 min) a 37° tale soluzione ha iniziato a perdere colore e l’intensità di questi cambi cromatico è direttamente proporzionale all’abilità di CELLFOOD di ridurre, durante l’incubazione,

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gli ioni ferrici a ferrosi. Per calibrare il sistema FRAS è stato usato un liquido umano di controllo ad attività antiossidante nota (µmol/L).

[Questo test è stato messo a punto da ricercatori dell' Università di Boston e si basa sulla misurazione del potere antiossidante dei vari vegetali. E' stata stabilita una misura del potere antiossidante dei vegetali, ed è stata definita un’unità di misura, cui è stato dato il nome di ORAC (Oxigen Radical Absorbance Capacity). L’ORAC TEST é un metodo molto sensibile attraverso il quale si può “ misurare” la protezione che le sostanze antiossidanti forniscono all’organismo contro idrossidi e perossidi reattivi e, al momento, è ritenuto l'unico saggio in grado di misurare l’inibizione di un antiossidante sui radicali liberi.

L’ORAC TEST è il metodo specifico per la misurazione del potere antiossidante delle sostanze in campioni biologici ed è stato particolarmente studiato per i cibi.

Al primo posto come potere antiossidante vi sono frutti come fragola, uva nera, prugne nere, mirtilli e more.

Il punteggio ORAC di sei spray di CELLFOOD® MULTIVITAMIN 100% RDA Spray è risultato essere di 67,8 µmol Trolox Equivalent/L, inferiore soltanto alle fragole e prugne e superiore a tutti gli altri frutti e vegetali esaminati. ]

Perché questa è la vera differenza tra CELLFOOD e gli altri integratori: di molti conosciamo la composizione, ma di quali conosciamo il potere antiossidante? Di nessuno!! Solo CELLFOOD è in grado di offrirci queste informazioni ampiamente documentate. (8) POOL CELLFOOD è un sistema colloidale in fase disperdente acquosa, la cui fase polidispersa è costituita da solfato di deuterio in soluzione e da una miscela complessa di 17 amminoacidi, 34 enzimi e 78 minerali in tracce e da solfato di deuterio. [Un colloide è una sostanza che si trova in uno stato finemente disperso, intermedio tra la soluzione omogenea e la sospensione eterogenea. Questo stato "microeterogeneo" consiste quindi di due fasi: una sostanza di dimensioni microscopiche (diametro da 10-9 m a 1 µm) dispersa in una fase continua.]

Il solfato di deuterio D2SO4 è del tutto analogo al NaSO4 o comune sale da cucina dove al posto del Na (sodio) è presente il deuterio. Il deuterio altro non è che l’isotopo non radioattivo dell’idrogeno (ISOTOPO = elemento che presenta lo stesso numero atomico ma un diverso numero di massa, cioè presenta un nucleo più grande rispetto all’elemento); in questo caso il deuterio presenta nucleo di dimensioni doppie rispetto all’idrogeno. La presenza del deuterio al posto del comune sodio (Na), gli conferirebbe proprietà differenti, quale ad esempio la capacità di agire in maniera catalitica facilitando una sorta di scissione omolitica dell’acqua, con generazione di specie reattive che poi autoassemblerebbero, secondo il modello delle reazioni radicaliche a catena generando ossigeno molecolare.

Dimensione particella

< 10-9 m 10-9 <-> 10-6 m > 10-6 m

Soluzione omogenea Colloide Sospensione eterogenea

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(9) ANTIOSSIDANTE L’attività antiossidante di CELLFOOD è stata documentata oltre che in vitro (BAP test e rilascio dell’ossigeno) in vivo mediante il d-ROMs test. Tramite questo test è stato possibile valutare l’efficacia antiossidante di CELLFOOD in termini di abbassamento dei valori del d-ROMs test. La valutazione è stata effettuata su 60 individui di cui 32 maschi e 28 femmine tra i 18 e 50 anni. Tutti hanno assunto 8 gocce di CELLFOOD 3 volte al giorno per 30 giorni consecutivi. L’assunzione di CELLFOOD si è accompagnata ad una riduzione del 10%-27% dei livelli di stress ossidativo, confermando che la formulazione è un efficace antiossidante, non solo in vitro ma anche in vivo. Questo perché contiene tutti e 6 i minerali antiossidanti (selenio, germanio, molibdeno, manganese, zinco e rame), tutti e 5 gli amminoacidi antiossidanti (arginina, cisteina, istidina, lisina e metionina) e 2 enzimi antiossidanti (catalasi e perossidasi). Consente inoltre, attraverso l’apporto di manganese, zinco e rame, il corretto funzionamento dell’enzima superossido dismutasi che converte l’anione superossido in perossido di idrogeno. [[[[d-ROMs TEST E’ un test fotometrico che consente di determinare, in un campione biologico, la concentrazione di ROM (reactive oxygen metabolites) ed in particolare degli idroperossidi (ROOH) generati nelle cellule dall’attacco ossidativo dei ROS su svariati substrati biochimici (glicidi, lipidi, amminoacidi, proteine, nucleotidi, ecc…)] (10) SINERGICO CELLFOOD disciolto in acqua da’ origine ad una dispersione colloidale, che assicura la massima sinergia tra i suoi principi attivi. CELLFOOD infatti aumenta le proprietà elettrolitiche dell’acqua in cui è disciolto, rappresentate queste dal potenziale zeta e dalla conduttanza (misure entrambe della concentrazione di elettroliti in mezzo acquoso), questo fa si che il prodotto sia più biodisponibile. Valori significativamente elevati di questi due parametri – conduttanza e potenziale zeta – indicano che i principi attivi di CELLFOOD® sono ampiamente dispersi e non conglomerati in soluzione, una proprietà, questa, tipica delle soluzioni colloidali ma anche un pre-requisito indispensabile per l’assorbimento dei vari componenti a livello delle mucose. Contemporaneamente abbassa la tensione superficiale dell’acqua in cui è disciolto, rendendolo in questo modo più facilmente assimilabile. Quest’ultimo risultato conferma il dato ottenuto per altra via (potenziale “zeta”) dimostrando, in definitiva, che CELLFOOD®, abbassando anche la tensione superficiale, tende a disperdersi al massimo nella soluzione alla quale è aggiunto, consentendo ai suoi singoli principi attivi di essere assorbiti con maggiore efficienza a livello delle mucose, di interagire più favorevolmente con la matrice e di distribuirsi più rapidamente ed efficacemente alle cellule

Questi valori indicano una importante similitudine tra la soluzione di CELLFOOD e il nostro sangue e questo assicura l’elevata biodisponibilità. (11) SISTEMICO CELLFOOD è l’unico integratore presente anche in formulazione spray sublinguale, che permette un’elevata biodisponibilità dei componenti di CELLFOOD a livello sistemico.

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[[[[La mucosa della superficie inferiore della lingua e del pavimento della bocca (regione sublinguale) è altamente vascolarizzata. La somministrazione in questo sito permette una rapida diffusione dei principi funzionali nel torrente circolatorio. Attraverso i capillari dell'area sublinguale i nutrienti raggiungono la vena giugulare e la vena cava, quindi il cuore e la circolazione sistemica. Con una somministrazione per via orale il nutriente verrebbe assorbito a livello del tratto gastrointestinale e inattivato parzialmente a livello epatico per effetto del metabolismo di "primo passaggio". La somministrazione per via sublinguale presenta numerosi vantaggi in rapporto ad altre vie di somministrazione:

• per certi nutrienti è efficace quanto la via parenterale; • è più pratica e più accettata rispetto ai metodi parentarali, rettali o inalatori; • si evita l'impiego di tecniche asettiche; • permette l'autosomministrazione; • per azione dei succhi gastrici, il nutriente non è esposto alla degradazione; • viene evitato il contatto con sostanze alimentari capaci di modificare attività e assorbimento

del nutriente; • non è influenzata da variazioni del pH e della flora batterica; • è minimizzata l'inattivazione del nutriente a livello epatico; • rapida azione farmacologica, rapido incremento plasmatico e aumento della

biodisponibilità; • si controlla facilmente la dose somministrata. ]

(12) e (13) EFFICACIA CLINICA……CONFERMATA DAL LABO RATORIO

L’efficacia clinica di CELLFOOD è stata dimostrata oltre che con il d-ROMs test anche da esami clinici e di laboratorio. Lo studio è stato condotto in doppio cieco e controllato mediante placebo, cross-over pre e post test ed aveva lo scopo di:

1) Valutare se CELLFOOD è efficace, come supplemento, nel migliorare le performance fisiche di atleti impegnati in gare di resistenza;

2) Determinare a quale dosaggio il preparato tende ad essere più efficace (25, 35 o 45 gocce al giorno).

In uno studio randomizzato in doppio cieco (double blind in inglese), né i pazienti né i medici sanno chi sta assumendo la cura sperimentale e chi il placebo. In uno studio in doppio cieco l'efficacia della terapia farmacologica viene valutata facendo il confronto tra i dati ottenuti nei pazienti trattati con il farmaco e in pazienti trattati con il placebo. Solo se c'è una differenza statisticamente significativa tra i due tipi di "trattamento" a favore del gruppo di pazienti che è stato trattato con il farmaco si può dire che quest'ultimo ha una efficacia terapeutica. Studio cross over: Le persone arruolate sono assegnate a caso a uno dei due gruppi di trattamento e sono seguite per vedere gli effetti del trattamento. Dopo un periodo di tempo opportuno, questi soggetti vengono passati all’altro trattamento. Vantaggi: poiché i soggetti fungono da controlli di loro stessi, la varianza d’errore risulta ridotta e

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si rende necessaria una dimensione del campione più piccola rispetto alle sperimentazioni controllate randomizzate.] Allo scopo sono stati reclutati presso l’Istituto di Medicina dello Sport di Pretoria 45 maratoneti, di età compresa tra 20 e 51 anni, 28 uomini e 17 donne. Al termine delle 18 settimane di studio, si è osservato che, rispetto al placebo, CELLFOOD:

• Riduce la frequenza cardiaca, riducendo in questo modo il carico di lavoro del cuore sotto sforzo (da 180 battiti al minuto a 162).

• Riduce la frequenza respiratoria sotto sforzo. • Induce un significativo aumento della VO2 max assoluta (da 3178 a 3337)

[Il consumo massimo di ossigeno, VO2 max, rappresenta la massima quantità di ossigeno che il corpo può utilizzare quando è impegnato in un esercizio fisico].

• Migliora gli scambi respiratori, riduce infatti il QR (Quoziente respiratorio) al VO2 max [Per quoziente respiratorio (QR) si intende il rapporto tra l’anidride carbonica, che un individuo produce ed elimina durante uno sforzo fisico, e l’ossigeno che consuma nello stesso periodo.]

• Induce un significativo aumento del numero di globuli rossi • Induce un significativo aumento dei livelli di emoglobina • Induce un significativo aumento del numero dei globuli bianchi • Riduce significativamente le concentrazioni di lattato nel sangue, quindi

miglioramento delle prestazioni muscolari e tempi di recupero più rapidi) Nel complesso questi dati indicano che CELLFOOD è un eccellente integratore nutrizionale per coloro che svolgono attività sportiva anche di tipo agonistico.

(15) Pur non essendo un farmaco, CELLFOOD è stato sottoposto a rigorosi studi di tossicità. Studi in vivo sono stati intrapresi allo scopo di valutare la tossicità acuta di CELLFOOD in termini di DL50. Questo parametro è stato valutato somministrando CELLFOOD su 10 ratti albini (5 maschi e 5 femmine) in uno studio della durata di 14 giorni incrementando le dosi fino 5000 mg/Kg. Al termine dello studio tutti gli animali sono sopravvissuti presentandosi in buone condizioni di salute. Quindi non è stato possibile determinare la DL50. Ciò equivale dire che fino a 5 grammi della formulazione di peso corporeo (che equivale a 400 g nell’uomo medio di 80 Kg) non sono risultate letali, indicando che CELLFOOD è praticamente privo di tossicità. (DL50 (DOSE LETALE) - Dosaggio di una sostanza solida o liquida che, se somministrata in unica volta, si rivela letale sul 50% della popolazione di animali soggetta a sperimentazione (per via orale o cutanea). Si esprime in mg di sostanza per kg di peso corporeo. Indicativamente (i dati possono variare in funzione delle vie di penetrazione) una sostanza liquida può essere, in relazione alla DL 50] (16) CELLFOOD: l’unico integratore disponibile in 8 formulazioni sistemiche ed 1 a uso topico.

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Il vantaggio di avere formulazioni diversificate consente di poterle combinare in svariati modi per integrare e nutrire le cellule in maniera più completa, rendendo disponibili nello stesso tempo più nutrienti, il tutto in maniera naturale e senza alcun tipo di controindicazioni.

1. CELLFOOD® SILICA Gocce

Integratore alimentare in grado di attivare le funzioni dell’intero sistema connettivale, costituito dalla “formulazione base” con aggiunta di silicio. Utile per migliorare trofismo connettivale, elasticità dei legamenti, osteopenia e osteoporosi.

Durata del flacone 45 giorni

15 gocce due volte al giorno diluite in un bicchier e di acqua

2. CELLFOOD® MSM Spray (orale)

Integratore alimentare particolarmente attivo sul sistema osteoarticolare, costituito dalla “formulazione base” con aggiunta metil-sulfonilmetano, una preziosa fonte di zolfo organico. Azione antinfiammatoria, utile nei casi sindromi infiammatorie ed allergie.

Durata del flacone 30 giorni

4 spray sotto la lingua tre volte al giorno

3. CELLFOOD® DIET SWITCH gocce

Integratore alimentare indicato nelle diete ipocaloriche, costituito dalla “formulazione base” con aggiunta di L-carnitina e Citrina K, che aiutano a dimagrire in maniera sana e naturale, senza il ricorso a pericolosi anoressizzanti. Utile nello sportivo (miglioramento performance muscolari) e nelle dislipidemie.

Durata del flacone 45 giorni

20 gocce diluite in un bicchiere di acqua prima di andare a dormire o prima di un'attività fisica.

4. CELLFOOD® DNA-RNA spray (orale)

Integratore alimentare multifunzionale, unico nella sua composizione, indicato, tra l’altro, nel trattamento dell’iperomocisteinemia da carenza alimentare, costituito dalla “formulazione base” con aggiunta di basi degli acidi nucleici (DNA e RNA), ATP, complesso vitaminico B (B1, B3, B5, B6 e B12) ed acido folico. Indicato per ridurre omocisteina tossica (patologie cardiovascolari), miglioramento performance cardiorespiratorie (sportivo), invecchiamento precoce.

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Durata del falcone 30 giorni

Due spray tre volte al giorno sotto la lingua

5. CELLFOOD® SAMe gocce (ad uso sublinguale)

Integratore alimentare unico nella sua composizione, indicato nelle sindromi depressive e nelle disfunzioni epatiche, costituito dalla “formulazione base” con aggiunta di S-adenosil-metionina, indispensabile nel metabolismo dell’unità monocarboniosa. Indicato nelle epatopatie (aiuta la disintossicazione epatica), sindromi depressive, sintesi neurotrasmettitori, fluidità delle membrane.

CELLFOOD SAM-e da 10 gocce due volte al giorno dir ettamente sotto la lingua

6. CELLFOOD® MULTIVITAMINE 100% RDA spray (orale)

Integratore alimentare multifunzionale, unico nella sua composizione, indicato in tutte le sindromi ipovitaminosiche, costituito dalla “formulazione base” con aggiunta di 12 vitamine, altamente biodisponibili ed assimilabili, alla dose giornaliera raccomandata (RDA). Potente antiossidante in una formula spray potenziata con una biodisponibilà del 95%.

CELLFOOD MULTIVITAMINS SPRAY durata del flacone sec ondo dosaggio 30/45 giorni

3 spray / 6 spray alla mattina prima di colazione s otto la lingua

7. CELLFOOD® VITAMINA C + spray (orale)

Integratore alimentare, unico nella sua composizione, indicato, tra l’altro, nella prevenzione e nel trattamento dell’ipovitaminosi C, costituito dalla “formulazione base” con aggiunta di vitamina C, altamente biodisponibile ed assimilabile.

Durata del flacone 45 giorni

4 spray sotto la lingua tre volte al giorno

8. CELLFOOD® OXYGEN GEL

Preparazione topica in gel ad ampio spettro d’azione, costituita dalla “formulazione base” con aggiunta di Aloe vera, camomilla e glicerina, in grado di ossigenare, tonificare e rivitalizzare la pelle 24 ore su 24. Manifestazioni acneiche, photoageing cutaneo, psoriasi…

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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

1. Cesarone MR, Belcaro G, Carratelli M, Cornelli U, De Sanctis MT, Incandela I, Barsotti A, Terranova R, Nicolaides A. A simple test to monitor oxidative stress. International Angiology. 1999. 18 (2): 127–130.

2. Cooper KH. Il potere curativo degli antiossidanti. Red Edizioni. 1997.

3. Coyle M. Efficacy assessment of CELLFOOD® by means of d-ROMs test. NuLife Sciences Company. Massachusetts. USA. 2004.

4. Dohi K, Satoh K, Ohtaki H, Shioda S, Miyake Y, Shindo M, Aruga T. Elevated plasma levels of bilirubin in patients with neurotrauma reflect its pathophysiological role in free radical scavenging. In Vivo. 2005. 19 (5): 855–860.

5. Dyer DS. Cellfood: vital cellular nutrition for the new millennium. Feedback Books. 2000.

6. Guyton AC. The textbook of medical physiology. 1976. 5th Edition. WB Saunders Co. Eds. Pennsylvania (USA).

7. Iorio EL. Deutrosulfazyme® (CELLFOOD®). Overview clinico-farmacologica. Proceedings International conference Safety Evaluation of Complementary and Alternative Medicine. 2003. Empoli. 24 – 25 ottobre 2003.

8. Iorio EL. Oxidative stress, sport trauma and rehabilitation. New proposals for an integrated approach. Proceedings XIV International Congress on Sports Rehabilitation and Traumatology. The accelerated rehabilitation of the injured athlete. 2005. Bologna, Isokinetic 9 –10 aprile 2005.

9. Mariani MM. Deutrosulfazyme (CELLFOOD®): overview clinico-farmacologica ed effetti sul sistema muscolare. Proceedings XIII International Congress on Sports Rehabilitation and Traumatology. 2004. Milano, Isokinetic 24 aprile 2004.

10. Mariani MM. Effetti dell’impiego del Solfato di Deuterio in medicina dello sport. Atti del 1° Congresso integrazione e complementarietà in medicina dello sport. 2004. Roma 28 novembre 2004.

11. Mariani MM. Ossigeno ed idrogeno allo stato nascente, il solfato di deuterio nel processo di invecchiamento cellulare: un potente antiradicale libero. Atti del Congresso Internazionale SIOOT. 2004. Sorrento (NA). 12 marzo 2004.

12. Storey EL. Beyond Belief. Feedback Books. 1982.

13. Van Heerden J. Studio sugli effetti del CELLFOOD® su atleti professionisti, Università di Pretoria, Istituto dello Sport (Sud Africa), 2001.

CELLFOOD® è distribuito da 40 anni in oltre 78 Paesi del mondo ove ha ricevuto particolari riconoscimenti, come il premio di tecnologia avanzata (1997).

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Come assumere il CELLFOOD gocce base

CELLFOOD®, non presenta alcuna controindicazione, né relativa né assoluta. In particolare, non contiene né glutine né lieviti né sostanze dopanti e può essere assunto, come integratore, anche in corso di trattamenti farmacologici specifici.

Si raccomanda di seguire il protocollo incrementale consigliato. La natura colloidale,le singolari proprietà chimico-fisiche e l’aumento dell’ossigenazione cellulare, rendono CELLFOOD® un prodotto ideale nel processo di detossificazione. Quest’ultimo, nei soggetti più sensibili, che assumono il prodotto per la prima volta, può avere alcune volte un blando effetto lassativo oppure accompagnarsi a cefalea, meteorismo addominale o stipsi. Tali disturbi, peraltro lievi e transitori, non devono allarmare ma sono la manifestazione evidente della risposta positiva dell’organismo al trattamento e vanno gestititi aumentando l’assunzione giornaliera di acqua. In caso di persistenza o accentuazione di tale sintomatologia, ridurre il dosaggio per qualche giorno, “calibrandolo” alle esigenze del proprio organismo.

Cellfood è un concentrato liquido. Assumere 8 gocce sciolte in un bicchiere d’acqua distillata o di succo (se si usa acqua del rubinetto, Cellfood userà parte della sua potenza per pulire le impurità dell’acqua e i vantaggi tratti dalla formula saranno ridotti). Cellfood ha un piacevole gusto di limone, leggermente amarognolo. Ricordatevi che Cellfood nella forma non diluita contiene enzimi organici naturali che sono in grado di deteriorare i materiali organici (e che consentono a Cellfood di lavorare così bene), è quindi necessario evitare il contatto con materiali naturali, organici o a base di petrolio. Il prodotto diluito invece non arreca danni a nessun tipo di superficie.

L’organismo è diverso da persona a persona ed ognuno di noi ha le sue esigenze specifiche. Poiché Cellfood è un integratore alimentare, ogni persona avrà una reazione diversa. Il dosaggio ottimale è di 8 gocce tre volte al giorno, ma molte persone preferiscono assumere 12 gocce alla sera mentre altri, atleti inclusi, sciolgono le gocce in una bottiglia d'acqua da bere durante l'allenamento o le gare. Inizialmente Cellfood può provocare in alcuni casi un processo di disintossicazione, i cui benefici saranno discussi più avanti all'interno di questo capitolo.

Iniziate con il dosaggio consigliato graduale con 1 goccia tre volte al giorno diluita in un bicchiere di acqua oligominerale.

In base a come vi sentite quando il vostro organismo inizia a reagire, potrete ridurre o aumentare il dosaggio.

Diminuendolo, il processo di disintossicazione sarà più lungo mentre aumentando il dosaggio, il processo sarà accelerato. Potrete semplicemente avvertire una piacevole sensazione di maggiore energia e chiarezza mentale.

Se non notate differenze assumendo il dosaggio di 8 gocce, potrete aumentarlo a 10, 12 o più gocce per un periodo di alcuni giorni fino a che non registrerete una reazione del vostro corpo. Trattandosi di un integratore alimentare fatto di sostanze naturali, il corpo usa solo la quantità necessaria ed elimina il resto attraverso i normali canali di eliminazione.

Informazioni sulla disintossicazione

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Quando si inizia ad assumere Cellfood, è possibile provare alcune forme evidenti di disintossicazione, come movimenti intestinali e minzione più frequenti, leggera nausea, deboli mal di testa e secrezioni. Via via che il corpo riceve un flusso costante di mattoncini essenziali per rafforzare il sistema, inizia a fare le pulizie. L’organismo inizia a sciogliere le scorie e le tossine che si sono accumulate nei tessuti, cellule ed organi per molti anni e gli elimina sotto forma di muco e catarro.

Se vedete i segni della disintossicazione, è importante che andiate fino in fono al processo, che solitamente dura 1-3 giorni (ma a volte può durare una o più settimane in base alla quantità di tossine presenti). Benché all'inizio vi sentiate a disagio, in seguito vi sentirete molto vitali. Questo processo di disintossicazione può essere chiamato “crisi terapeutica" ed è una reazione improvvisa ed acuta causata dal rafforzamento dell'energia o del "chi" del corpo, in modo da eliminare le vecchie tossine. L'uso regolare di Cellfood aiuterà il corpo a rafforzarsi ed eliminare le tossine accumulate.

Durante una crisi terapeutica, potreste sentirvi stanchi. Questo è perché il vostro corpo si sta pulendo e si sta rimettendo in salute a un livello cellulare molto profondo e per farlo consuma molte energie. Continuando ad assumere Cellfood regolarmente e bevendo molti liquidi, aiuterete il corpo a superare la crisi terapeutica. Una volta finita, vi sentirete energici come non vi sentivate da anni. Se la disintossicazione dura per più di una settimana, consultate un medico qualificato nella disintossicazione e nelle crisi terapeutiche.

Ripeto sempre alle persone che Cellfood innesca alcune forme di eliminazione delle vecchie tossine accumulate. Se, tuttavia, questo processo di disintossicazione vi dà particolari fastidi, vi consiglio di rivolgervi a un medico qualificato nella disintossicazione.

La legge di guarigione e cura di Hering

Conoscere la legge di guarigione di Hering può aiutarvi a proseguire nel processo di disintossicazione. È molto importante capire la differenza tra “guarigione” e “malattia”. Il famoso omeopata Constantine Hering ha fatto una chiara distinzione tra i sintomi di una malattia e quelli di una guarigione. Sfortunatamente, per ignoranza, confondiamo un processo di guarigione con un processo di malattia e lo sopprimiamo con i farmaci. In questo modo però indeboliamo solo l’organismo, rendendolo più soggetto ad ammalarsi.

La legge di guarigione di Hering asserisce solamente: “Ogni guarigione comincia dall'interno e procede verso l'esterno, dalla testa verso il basso, e in ordine inverso da com'erano apparsi i sintomi della malattia.”

Quando una persona ha una crisi di guarigione, è fondamentale che assista questo processo in modo da promuovere l’eliminazione delle tossine e degli elementi nocivi che possono manifestarsi sotto forma di muco, catarro, naso che cola, tonsille ingrossate, febbre, ecc. Questo è il modo naturale per aggiustare i mali interni, detto anche “rintracciamento”. Elementi eliminati dal corpo anni fa (come una malattia infantile guarita con i farmaci) possono ora ricomparire poiché il corpo si sta preparando ed eliminarli per sempre.

Con il miglioramento dello stato di salute del corpo, potrete, improvvisamente, passare per un'altra pulizia. Potrete quindi vivere una serie di crisi di guarigione per un determinato periodo di tempo. Tutte le volte che le tossine accumulate vengono eliminate, proverete nuovi livelli di vitalità e salute. A volte una persona non è consapevole del processo innescato da Cellfood a livelli cellulari profondi e, per questo, può non essere consapevole di cosa accada e pensare ad esempio che Cellfood le stia facendo male. Alcune persone non hanno avuto dei risultati immediati assumendo Cellfood ma, in seguito, dopo aver fatto regolari check-up medici, riferiscono che il livello di colesterolo e pressione sanguigna sono scesi in maniera significativa. Ci sono racconti simili relativi

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alla normalizzazione dell’acido urico e dei livelli di zucchero nel sangue. Cellfood ha lavorato a livelli cellulari profondi, migliorando il sistema immunitario. Oltre ad assistere alla pulizia delle cellule, aumenta la frequenza vibrazionale di tutti gli organi, rendendoli più resistenti a virus, batteri e parassiti a frequenze più basse.

Di nuovo, è importante capire che Cellfood non cura direttamente una malattia. Il nostro meraviglioso corpo è stato progettato per farlo. Cellfood dà alla cellule i mattoncini essenziali per raggiungere uno stato di salute ottimale.

Poiché Cellfood lavora in maniera naturale per normalizzare e bilanciare il corpo, incoraggio sempre le persone a continuare ad assumere Cellfood ed essere più consapevoli dei cambiamenti significativi che avvengono nei loro corpi. Un modo sicuro è esaminare i risultati comparativi degli esami medici prima e dopo l’uso di Cellfood. Questi forniranno una prova sicura della normalizzazione e del bilanciamento di tutti i sistemi corporei grazie a Cellfood, che facilita il rinnovamento a un livello cellulare profondo.

Benché spesso spiego che Cellfood lavori sulle priorità a livello cellulare profondo, e lavori a meraviglia nel normalizzare e bilanciare molti dei nostri sistemi, alcune persone possono non vedere i risultati che speravano. In questi casi chiedo: Quanto e quanto spesso assume Cellfood? Il dosaggio consigliato è di 8 gocce tre volte al giorno. Se non vedete risultati apparenti, potete aumentare il dosaggio. Come abbiamo già detto, Cellfood lavora ad un livello che può non essere visibile a chi lo assume e, a basso dosaggio, non riesce a lavorare bene. Suggerisco quindi di aumentare il dosaggio di 2 o 3 gocce tre volte al giorno fino a che non si vedono risultati. Quindi si può diminuire di nuovo il dosaggio per un livello di mantenimento di 8 gocce, tre volte al giorno.

Infine, suggerisco di provare ad interrompere l'assunzione di Cellfood e vedere come ci si sente. Spesso, quando una persona interrompe improvvisamente l'assunzione di Cellfood, capisce quanto l'abbia aiutata ad avere più energie e lucidità. Se non si ha alcun sintomo di disintossicazione con Cellfood, può essere che in quel momento il corpo non abbia bisogno di essere disintossicato, ma può essere necessario in seguito. Consiglio di seguire uno specifico programma di disintossicazione almeno due volte all'anno.

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Confronto tra una crisi di malattia e una crisi di guarigione:

Crisi di malattia

1. Può iniziare gradualmente e durare alcuni giorni. Nella maggior parte dei casi, può durare mesi e anni.

2. È la conseguenza di abuso, uso eccessivo di medicine, abitudini di vita e alimentari sbagliate, ecc.

3. Dura generalmente più di 3 giorni.

4. Eliminazione inefficiente o assente.

5. I sintomi sono generalmente diversi da quelli già avuti in precedenza.

6. La crisi è solitamente seguita da un periodo di convalescenza.

7. I tessuti danneggiati non si rigenerano o si rigenerano parzialmente nel tempo.

8. Il medico può alleviare o aggravare la crisi, solitamente usando farmaci (per soffocare la crisi).

9. Gli eventi della crisi sono diversi e imprevedibili ogni volta; dopo la crisi, la persona si sente peggio o come si sentiva prima della crisi.

Crisi di guarigione

1. Inizia improvvisamente, quando si è in perfetta salute.

2. È la conseguenze di un programma salutare prescritto o inizia spontaneamente dopo aver interrotto l’assunzione di farmaci.

3. Dura circa 1-3 giorni (a volte di più).

4. Eliminazione ottima.

5. Si ripresentano vecchi sintomi in ordine inverso rispetto alle “crisi di malattia” avute.

6. Dopo la crisi, le condizioni migliorano molto rapidamente.

7. I tessuti danneggiati si rigenerano quasi sempre dopo alcune settimane o mesi.

8. La persona non dovrebbe fare nulla per alleviare la crisi. Il medico andrebbe contattato solo come consulente e guida.

9. Gli eventi della crisi sono definitivi, secondo la legge di guarigione di Hering, e dopo la crisi ci si sente ringiovaniti e pieni d’energia.

10. Una crisi di guarigione non porta

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10. Si può morire in una crisi di malattia.

mai alla morte!

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