Peperoncino rosso dicembre 2007

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ANNO III - Numero 7 DICEMBRE 2007 27 novembre 2007. Il Bibliobus a Trinitapoli visitato dai bambini della Scuola Elementare. E TU HAI AVUTO LA PARTECIPAZIONE? Il 18 dicembre prossimo, alle 18.00, presso l’auditorium dell’Assunta, si avvia il percorso per il bilancio partecipato per l’anno 2008. Così annuncia l’invito del Signor Sindaco. Bene, anzi ottimo! Il nostro Sindaco manifesta per la seconda volta questa opportu- nità ai cittadini, soprattutto perché la partecipazione era uno dei tre principi-chiave del Suo program- ma amministrativo. Nel suo progetto politico il Sin- daco ben sottolinea che, con l’amministrazione tutta, non esau- risce il Suo ruolo esclusivamente nell’ascolto ma impegnandosi ad attivare la cittadinanza attraverso il coinvolgimento nell’azione am- ministrativa. Ci parla di e- democracy, di bilancio partecipa- to e conclude con il principio di trasparenza degli atti amministra- tivi ed il principio di partecipazio- ne secondo la regola tutti devono conoscere tutto. La convocazione è voluta per consentire una partecipazione at- tiva alla definizione delle scelte progettuali del 2008. Scrive chia- ramente che lo spirito, anche quest’anno, è di chiedere ai citta- dini di essere attori nella program- mazione del nuovo anno. Sarà che il vocabolo PARTECI- PAZIONE si presta a più definizioni, ma se si chiede e si invitano i cit- tadini ad un forum sul bilancio per essere attori, allora sorge il dubbio: non si tratta di bilancio partecipato ma di bilancio partecipativo, diffe- renza di non poco conto! Per chiarire le discrepanze tra le due nozioni si riporta testual- mente un commento di Giovanni Allegretti, docente dell’Università di Firenze: “…la differenza tra i ter- mini partecipativo e partecipato può costituire un importante indi- catore linguistico per riflettere su due approcci sostanziali molto di- versi alla partecipazione popolare in tema di scelte di natura economi- ca-finanziaria. Il primo termine, in- fatti, denuncia percorsi di coinvol- gimenti duraturi, reiterati e strutturati dove i cittadini svolgono un ruolo attivo nella costruzione delle decisioni; il secondo denuncia ambizioni inferiori, utilizzando il verbo che indica la partecipazione in un’accezione quasi passiva (...) In genere, bisogna mettersi in allerta quando si sente parlare di Bilanci partecipati. Già l'espressione è sin- tomatica del ruolo passivo attribu- ito alla cittadinanza, chiamata spesso a prendere parte come cofòn prosopon (le maschere mute del te- atro greco) alla mera registrazione di scelte già impostate, e non certo ad esercitare un ruolo decisionale attivo sulla costruzione ex - novo delle scelte stesse, come dovrebbe avvenire in processi reali di Bilancio Partecipativo. (…) Non si parla ov- viamente di partecipare, ma solo di conoscere qualcosa che altri elaborano”. Questa iniziativa segna un pas- so avanti verso la partecipazione, ma è nel bilancio partecipativo che i cittadini e le istituzioni deci- dono insieme le priorità nelle ini- ziative dell’amministrazione co- munale: solo in questo caso sarà possibile definire tutti i trinitapo- lesi attori nella programmazione comunale. Se invece si presenta l’incontro come bilancio partecipato, si rele- ga, come si è visto, il concetto di partecipazione alla sola diffusione del bilancio di previsione, per re- gistrare una auspicabile massima condivisione possibile sì, ma sem- pre restando nell’ambito della pu- ra informazione e della dovuta trasparenza amministrativa della cosa pubblica. E le proposte, le idee e le solu- zioni dei concittadini come po- tranno mai essere prese in seria considerazione se il Sindaco e la Giunta ci “partecipano”, come si fa per un matrimonio, il bilancio? Così si genera solo confusione. Chiamare alla partecipazione sul bilancio di previsione i cittadini per svolgere il ruolo di protagonisti comporta ben altra metodologia di consultazione che non si esau- risce in due o tre forum. Il Bilancio Partecipativo dura da un anno all’altro, perché i citta- dini-attori hanno bisogno di stu- diare bene la parte che a loro com- pete. Signor Sindaco ci chiarisca: allo spettacolo partecipiamo da attori o da spettatori? ANNA MARIA TARANTINO Che il 2008 regali una bella e grande Biblioteca a tutti i bambini di Trinitapoli !

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Peperoncino rosso voci fuori dal coro. Periodico di cultura politica e spettacolo

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ANNO III - Numero 7DICEMBRE 2007

27 novembre 2007. Il Bibliobus a Trinitapoli visitato dai bambini della Scuola Elementare.

E TU HAI AVUTO LA PARTECIPAZIONE?Il 18 dicembre prossimo, alle

18.00, presso l ’auditoriumdell’Assunta, si avvia il percorsoper il bilancio partecipato perl’anno 2008. Così annuncia l’invitodel Signor Sindaco. Bene, anziottimo!

Il nostro Sindaco manifesta perla seconda volta questa opportu-nità ai cittadini, soprattutto perchéla partecipazione era uno dei treprincipi-chiave del Suo program-ma amministrativo.

Nel suo progetto politico il Sin-daco ben sottolinea che, conl’amministrazione tutta, non esau-risce il Suo ruolo esclusivamentenell’ascolto ma impegnandosi adattivare la cittadinanza attraversoil coinvolgimento nell’azione am-ministrativa. Ci parla di e-democracy, di bilancio partecipa-to e conclude con il principio ditrasparenza degli atti amministra-tivi ed il principio di partecipazio-ne secondo la regola tutti devonoconoscere tutto.

La convocazione è voluta perconsentire una partecipazione at-tiva alla definizione delle scelteprogettuali del 2008. Scrive chia-ramente che lo spirito, anchequest’anno, è di chiedere ai citta-dini di essere attori nella program-mazione del nuovo anno.

Sarà che il vocabolo PARTECI-PAZIONE si presta a più definizioni,ma se si chiede e si invitano i cit-tadini ad un forum sul bilancio peressere attori, allora sorge il dubbio:non si tratta di bilancio partecipatoma di bilancio partecipativo, diffe-renza di non poco conto!

Per chiarire le discrepanze trale due nozioni si riporta testual-mente un commento di GiovanniAllegretti, docente dell’Universitàdi Firenze: “…la differenza tra i ter-mini partecipativo e partecipatopuò costituire un importante indi-catore linguistico per riflettere sudue approcci sostanziali molto di-versi alla partecipazione popolarein tema di scelte di natura economi-ca-finanziaria. Il primo termine, in-fatti, denuncia percorsi di coinvol-gimenti duraturi, reiterati estrutturati dove i cittadini svolgonoun ruolo attivo nella costruzionedelle decisioni; il secondo denunciaambizioni inferiori, utilizzando il

verbo che indica la partecipazionein un’accezione quasi passiva (...) Ingenere, bisogna mettersi in allertaquando si sente parlare di Bilancipartecipati. Già l'espressione è sin-tomatica del ruolo passivo attribu-ito alla cittadinanza, chiamataspesso a prendere parte come cofònprosopon (le maschere mute del te-atro greco) alla mera registrazionedi scelte già impostate, e non certoad esercitare un ruolo decisionaleattivo sulla costruzione ex - novodelle scelte stesse, come dovrebbeavvenire in processi reali di BilancioPartecipativo. (…) Non si parla ov-viamente di partecipare, ma solo diconoscere qualcosa che altrielaborano”.

Questa iniziativa segna un pas-so avanti verso la partecipazione,ma è nel bilancio partecipativoche i cittadini e le istituzioni deci-dono insieme le priorità nelle ini-

ziative dell’amministrazione co-munale: solo in questo caso saràpossibile definire tutti i trinitapo-lesi attori nella programmazionecomunale.

Se invece si presenta l’incontrocome bilancio partecipato, si rele-ga, come si è visto, il concetto dipartecipazione alla sola diffusionedel bilancio di previsione, per re-gistrare una auspicabile massimacondivisione possibile sì, ma sem-pre restando nell’ambito della pu-ra informazione e della dovutatrasparenza amministrativa dellacosa pubblica.

E le proposte, le idee e le solu-zioni dei concittadini come po-tranno mai essere prese in seriaconsiderazione se il Sindaco e laGiunta ci “partecipano”, come sifa per un matrimonio, il bilancio?

Così si genera solo confusione.Chiamare alla partecipazione sul

bilancio di previsione i cittadiniper svolgere il ruolo di protagonisticomporta ben altra metodologiadi consultazione che non si esau-risce in due o tre forum.

Il Bilancio Partecipativo durada un anno all’altro, perché i citta-dini-attori hanno bisogno di stu-diare bene la parte che a loro com-pete.

Signor Sindacoci chiarisca:allo spettacolopartecipiamoda attori oda spettatori?

ANNAMARIATARANTINO

Cheil 2008

regali una bellae grande Biblioteca

a tutti i bambinidi Trinitapoli !

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ballandoballando DICEMBRE 20072

Anno III - Numero 7 - DICEMBRE 2007

Direttore ResponsabileNico Lorusso

Vice DirettoreAntonietta D’Introno

Segretaria di RedazioneVeronica Tarantino

EditoreCentro di Lettura “GlobeGlotter”

RegistrazioneIscr. Reg. Periodici Trib. Foggia

n. 414 del 31/03/2006

Distributore volontarioGigino Monopoli

FotografieFrancesco Mele

Impaginazione graficaMario di Bitonto

StampaGrafiche Del Negro

Via Cairoli, 35 - Tel. 0883.631097Trinitapoli Fg

[email protected]

Direzione e RedazioneVia Staffa, 4 - Trinitapoli Fg

Tel. 0883.634071 - Fax [email protected]

Ringraziamo amici e cittadini per tutto il materiale graficoe fotografico arrivato in redazione e li invitiamo a farcipervenire foto e articoli che possano interessare i lettori diTrinitapoli e dintorni.

La rubrica libertàdipensiero è riservata a tutti coloro chevogliano utilizzare liberamente questa nostra tribuna perdibattere i più vari argomenti di politica e di attualità.

La redazione, pur avendo un orientamento politico benpreciso, non usa la censura per imporre le proprie convinzioni.

Verranno cestinati soltanto gli articoli non firmati o cheadottino un linguaggio poco rispettoso delle persone e delbuongusto.

IMPORTANTE!!!Il Peperoncino Rosso è on-line

per leggerlo digitare www.globeglotter.it

A quando iltitolo europeo?

Unpaese

dove si decidetutto insieme ai

suoi cittadini, un paeseche considera il lavoro un diritto

di tutti e non un privilegio da regalareagli amici, un paese che sotterra l’ascia di

guerra e che chiama buoni i musulmani onestie cattivi i cattolici disonesti e viceversa, un paese che non

giudica un cittadino dal suo credo religioso ma dalle sue azioni,un paese dove la chiesa fa la chiesa e lo stato fa lo stato, un paese

che sa indignarsi senza mai perdere il buon umore, un paese dove partiresignifica solo andare in vacanza, un paese dove la gioia di vivere è di casa

un paese che sappia cantarebene anche fuori dal coro.

AUGURONI

Unpaese

dove si decidetutto insieme ai

suoi cittadini, un paeseche considera il lavoro un diritto

di tutti e non un privilegio da regalareagli amici, un paese che sotterra l’ascia di

guerra e che chiama buoni i musulmani onestie cattivi i cattolici disonesti e viceversa, un paese che non

giudica un cittadino dal suo credo religioso ma dalle sue azioni,un paese dove la chiesa fa la chiesa e lo stato fa lo stato, un paese

che sa indignarsi senza mai perdere il buon umore, un paese dove partiresignifica solo andare in vacanza, un paese dove la gioia di vivere è di casa

un paese che sappia cantarebene anche fuori dal coro.

AUGURONI

Tante gare disputate. Un lungo elenco di primi, secondi e terzi premiin competizioni regionali, provinciali e locali e poi finalmente una datada non scordare più: 16 Giugno 2007.

Francesco Marino e Anna Maria Germinarlo conquistano il titolo diCampioni Italiani, dopo aver già vinto quello regionale (in coppia conMarilena Valerio) nel 2005.

Il campionato si è svolto a Sansepolcro (Perugia) ed è stato precedutodalle selezioni fatte a Roma il 9 Maggio 2007. Ore di studio e di impegnohanno prodotto il massimo dei risultati sia nelle danze standard che nelledanze Latino-Americane.

Francesco è anche barman nella caffetteria La Cattedrale di Trinitapolie nei ritagli di tempo si allena come ballerino professionista. Ci riceveogni mattina con un sorriso smagliante chiedendoci: «Caffè o espressino?»Rispondiamo: «Tango, per favore», da quando abbiamo appreso del suopremio nazionale. A quando il titolo europeo?

Francesco, facci sognare!

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3incomuneDICEMBRE 2007

I l gruppo consi l iareL’Alternativa ha più volte sot-tolineato, attraverso missive edichiarazioni pubbliche, la ne-cessità di assicurare ai consi-glieri comunali un dibattito ef-ficace, basato su un’adeguatae preventiva informazione suipunti in discussione nel Consi-glio Comunale. Esigere di ave-re la documentazione nei tempiregolamentari e richiedere an-che atti supplementari utili adapprofondire gli argomenti, ap-pare quasi un optional, sbeffeg-giato da chi considera il ruolodell’opposizione una palla alpiede.

I tempi “perduti” per la co-noscenza sono per il gruppoL’Alternativa i tempi della de-mocrazia, talvolta lunghi e fa-ticosi, ma necessari per rag-giungere obiettivi largamentecondivisi e soluzioni meno le-gate alla demagogia del mo-mento.

Per evitare che in futuro siripetano episodi di intolleranzanei confronti di coloro che pre-tendono soltanto il rispetto del-le regole, si ribadisce quantogià affermato ottimamente e

sottoscritto dall’attuale Presi-dente del Consiglio in una suanota del giugno 2005 che cosìconclude:

• spetta al Presidente delConsiglio distribuire ai Presi-denti delle Commissioni le pro-poste di deliberazione che de-vono essere votate dalConsiglio Comunale;

• spetta a costoro convocaree presiedere le Commissioninei termini di regolamento;

• le proposte di deliberazio-ne con formale richiesta degliistanti (Sindaco, Giunta, Asses-sori, Consiglieri) devono per-venire al protocollo dell’ufficiodi presidenza redatte nei termi-ni di legge e cioè: con una pre-messa sufficiente per illustrarele ragioni che induconol’amministrazione a proporle,il visto dell’Assessore propo-nente che ne assume la respon-sabilità politica, la relazioneamministrativa che illustral’istruttoria preparatoria conla firma del funzionario respon-sabile e di coloro che devonofornire i pareri obbligatori, undispositivo completo e com-prensibile;

• il fascicolo deve conteneretutta la documentazione utileper far comprendere a tutti iConsiglieri le ragioni di fattoe di diritto che hanno indottol’amministrazione proporrequella soluzione e il quadrolegislativo in cui si inserisce.

• tali fascicoli saranno cosìtrasmessi ai Presidenti delleCommissioni e da questi do-vranno essere resti tuit iall’ufficio di presidenza, corre-dati del verbale delle sedute incui sono stati esaminati, perpoi sottoporli all’attenzionedella Conferenza dei Capigrup-po.

La Conferenza dei capi-gruppo, pertanto, è il capolineae non la stazione di partenza diuna serie di punti all’o.d.g.,scarsamente corredati di docu-menti, oppure superficialmentediscussi in commissioni convo-cate “last minute” o addiritturaargomenti “fuori sacco” incom-pleti di tutto.

(Il comunicato stampa delgruppo L’Alternativa sarà pub-blicato sul sito del Comune diTrinitapoli).

Tornare indietro subito

La conferenza deiCapogruppo: quando?

La scelta di Barletta, da partedel Governo, come sede dellaPrefettura della sesta provinciapugliese ha avuto l’effetto diuna deflagrazione scoppiata nelcomune di Andria ma che staavendo riflessi anche negli altricomuni interessati.

La deflagrazione sta col-pendo la presunta ragiond’essere della costituenda sestaprovincia e cioè che le popola-zioni dei 10 comuni della BATpotessero trovare nella creazionedi una ennesima provincial’occasione di un ulteriore svi-luppo e di maggiore benessereper tutti.

Intorno a questa infondataopinione era stato costruito unartificioso consenso impiantatoesclusivamente negli interessie nella volontà del ceto politico.

Non è un caso che le popo-lazioni siano state accortamenteescluse da qualsiasi consulta-zione; di referendum neanchea parlarne! Eppure i vari co-mitati di tempo ne hanno avutoa disposizione!

Evidentemente era imba-razzante e difficile spiegare allerispettive popolazioni perchémai creare una nuova provinciae a quelle di Trinitapoli, SanFerdinando di Puglia e Mar-gherita di Savoia perché addi-rittura abbandonare Foggia perun’altra provincia.

Si è preferita la trattativatutta all’interno del ceto politicoe tutta imperniata sulla lottiz-zazione dei futuri uffici de-centrati dello Stato e di quelliprovinciali.

Si è inventata la ipocrita eridicola formula della provinciapolicentrica.

A Barletta la sede dellaPresidenza e della Giunta, adAndria quella del Consiglioprovinciale o viceversa.

E poi un assessorato a Norde un altro a Sud, una direzionead Est e un’altra a Ovest.

Ma non basta. I nostri fan-tasiosi architetti, senza alcunalegittimazione, si sono cimentatianche a disegnare una mappapolicentrica degli uffici statali.

Di conseguenza, per esem-pio, un trinitapolese, un giornodovrà recarsi a MinervinoMurge per ottenere una certi-ficazione della Motorizzazionecivile ed un altro alla Cameradi Commercio di Bisceglie.

A sua volta il cittadino diMinervino dovrà venire a Tri-nitapoli per accedere al Prov-veditorato agli studi e quello diBisceglie dovrà recarsi a Spi-nazzola per la sovrintendenzaal paesaggio.

Lo chiamano policentrismo.

Una parola difficile per na-scondere una realtà semplice.Non essendoci una ragione so-cialmente valida per creare unnuovo ente e non riconoscendoil ceto politico delle tre maggioricittà, il ruolo egemone dell’unarispetto all’altra, hanno pretesociascuna il ruolo di città capo-luogo mentre per conquistare ilconsenso delle città minori si èmostrato loro il miraggio... diessere sede, un domani, di unqualche ufficio provinciale ostatale.

Il tutto ovviamente accom-pagnato da una forte campagnadi disinformazione.

Da l’una e dall’altra partedell’Ofanto si è lamentato cheBari e Foggia abbiano colpevol-mente trascurato i territori dei10 comuni della BAT.

Nulla di più falso conside-rando le maggiori competenzedell’Ente Provincia così comedelineate nel nostro ordinamen-to.

Nel territorio di San Ferdi-nando di Puglia, Trinitapoli eMargherita di Savoia sono pre-

senti tutte le scuole superiori dicompetenza della Provincia; tut-te sono sistemate in edifici mo-derni e dotati di attrezzaturesufficienti.

Tutte asfaltate e curate sonoanche le strade provinciali.

Non è vero, infine, che lenostre popolazioni non sianomai state rappresentate.

Dal dopoguerra ad oggi ilnostro territorio non solo hasempre eletto diversi consiglieriprovinciali ma molti di lorospesso hanno fatto parte anchedegli esecutivi in incarichi moltoincisivi: Sabino Vania (PCI),Vincenzo Bafunno (Partito Mo-narchico), Salvatore Piazzolla(PCI), Matteo Vangi (MSI),Rocco Ungaro (MSI), GiuseppeValerio (DC), Carmine Gissi(PCI), Andrea Patruno (PCI),Vincenzo Brucoli (DS), Arcan-gelo Sannicandro (PCI), Salvatore Comitangelo (DC),Giuseppe Di Lecce (PSDI), VitoPugliese (PL), Salvatore Russo(F.Italia), Pietro Dibenedetto(PSI), Michele Lattanzio (PSI),Bernardo Lodispoto (SDI).

Se costoro avessero maleoperato, la logica vorrebbe chenon dovessero essere stati rielet-ti, come spesso e accaduto, enon che si sia pensato invece acambiare provincia.

Se si osserva, però, con sere-nità lo stato del nostro territoriocon la lente delle competenzedelle amministrazioni provincia-li non potrà negarsi che la Pro-vincia di Foggia non è stata di-sattenta nei confronti dellenostre popolazioni.

E’ opportuno, a questopunto, anzi indispensabile, che,sia pure in ritardo, venga avviatauna discussione approfondita,serena e obiettiva con le nostrepopolazioni per esaminare insie-me se non sia stato un errorebuttarsi in una avventura chenon ci riguarda e se non sia ilcaso di tornare indietro.

Non vorremmo che anche inquesta riflessione giungessimoancora una volta ultimi o peggio,ancora una volta, al rimorchiodi altri.

ARCANGELO SANNICANDRO

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incomune4DICEMBRE 2007

Avviso ai trinitapolesi

Amministrazionecomunale cercasi

Sono passati ormai 19 mesidall’insediamento della Giunta DiGennaro e credo sia arrivato ilmomento di fare un bilanciodell’efficacia dell’azione ammi-nistrativa.

È necessario farlo per capire sedavvero la valanga di consensi avutidall’attuale Sindaco siano stati ilfrutto di un programma più con-creto, e sicuramente più affasci-nante, di quello presentato daglialtri candidati Sindaci.

Nei giorni scorsi sono andatoa rileggermi appunto l’elenco degliimpegni solenni presi dalla lista“Uniti per Trinitapoli” durante lacampagna elettorale 2006 perproporre ai lettori di riflettere sualcune tematiche a posteriori.

La prima riflessione è quellasulla partecipazione: bellissimeparole! Rientrava tra i principiispiratori ed era “intesa come me-todo d i lavoro che vedel’Amministrazione comunale, leparti sociali ed economiche e icittadini lavorare insieme per darvita al cambiamento”.

Qualcuno ha avvertito muta-menti? Tutto come prima, tranneil fatto che abbiamo passato qualcheserata nell’auditorium dell’Assunta,in compagnia dei soliti cittadiniinteressati, sempre e comunque,qualche addetto ai lavori, qualcheassessore, ad ascoltare le decisionidella giunta e attraverso un processodi partecipazione impostato sulmetodo del top-down e non delbottom-up.

Tradotto in parole povere: ioparlo e voi ascoltate. Si chiama initaliano: comunicazione. Per quelche concerne il settore agricolo nelprogramma c’era scritto “prima chesia troppo tardi” e si proponeva lapromozione di tre punti qualificanti:“la creazione di marchi di qualità,l’attivazione di un centro servizie l’introduzione di forme innovativeper la conduzione dei terreni”.

Cosa è stato fatto fino ad ora?È stato avviato un tentativo di

costituzione di una OP che da piùdi un anno stenta a decollare. Ah,la Sagra del Carciofo, fortementevoluta dall’AVIS e AVS e scar-s a m e n t e f i n a n z i a t adall’Amministrazione.

Un’altra storia è quella legataal settore turistico ambientale. Ilmassimo sforzo prodotto da questaamministrazione per la valorizza-zione del parco archeologico e dellazona umida è stato organizzare unaserata di gran gala riservata a pochi,dove ci siamo “fucilati” una buonaf e t t a d i “ A v a n z o d iAmministrazione”. Migliaia di euro

spesi per la soddisfazione degliesercizi commerciali di una solaserata.

Un giorno da leone e cento dapecore.

Per quanto riguarda la gestionefinanziaria c’è da dire che è statadiminuita l’ICI ad alcune fasce so-ciali deboli, anche se non sappiamoancora in termini quantitativi quantisono i beneficiati.

Il tanto decantato bilancio par-tecipativo resta una chimera poichéi cittadini, che dovrebbero esseregli attori principali del bilancio

comunale, continuano a svolgereil ruolo di semplici spettatori di unospettacolo tutto organizzatodall’Amministrazione.

Le politiche sociali sono, pur-troppo, ancora concentrate sulladistribuzione casuale di contributia vario titolo, senza un criterio ge-nerale, e non esiste a tutt’oggi unprogetto di ampio respiro, fattosalvo il tentativo, non so quantoeffettivamente voluto dai cittadini,di inviare gli anziani “al macello”.

Poco si è fatto per la tutela deiminori a rischio e per il reinseri-mento sociale dei diversamente

abili.Le politiche giovanili, il fiore

all’occhiello del programma 2006,sono purtroppo, il vero fantasma diquesta amministrazione. Infatti, ditutto quello che hanno scritto nelprogramma (forum permanente,spazio fisico attrezzato ecc.) adoggi non è stato realizzato nulla. Etanti sono i giovani che, non solocontinuano ad abbandonare la no-stra terra, ma non hanno più spazipubblici di riferimento (ad esempiola Biblioteca).

Sul tema della sicurezza, poi,

niente di nuovo sotto il sole.Nessun sistema di telesorve-

glianza per le vie cittadine, né tantomeno è mai stata avanzata l’ipotesi,scritta nel programma, dell’aperturadi un commissariato di polizia, pergiunta in un immobile di proprietàcomunale.

Appare comica la frase“utilizzare un immobile comunaleper l a po l i z i a” de t t a daun’amministrazione che non è statacapace di utilizzare alcun immobilecomunale per far riaprire la biblio-teca, chiusa da mesi. Un vero pri-mato!

Le politiche del territorio conti-nuano a concentrarsi sui grandiinterventi e su tutte le possibiliforme di finanziamento extra co-munali. La lentezza dei lavori inViale Vittorio Veneto e la qualitàdegli stessi hanno mortificatol’intera popolazione di Trinitapoli.Non esiste un solo cittadino conten-to. Senza considerare il fatto che,girando ogni giorno per la città,buche, buchette e voragini fannoapparire questo “dissesto” politicoancora più profondo. Possibile chegli amministratori non se ne accor-gano?

In conclusione, c’è da fare mol-to per Trinitapoli e in tanti casi,anche da rifare.

Così come si è detto a livellonazionale, i patti si rispettano. Lagente, i giovani in particolare, siallontano sempre più dalla politicaper il seguente motivo: parole pa-role parole parole parole paroleparole parole parole parole parole

parole parole parole parole paroleparole parole parole parole paroleparole parole parole parole paroleparole parole parole parole paroleparole parole parole parole paroleparole parole parole parole paroleparole parole parole parole paroleparole parole parole parole paroleparole parole parole parole paroleparole parole parole parole paroleparole parole parole parole paroleparole parole parole parole paroleparole parole parole parole paroleparole parole parole.

LUIGI PANZUTO

Trinitapoli 27 novembre 2007: studenti all’interno del Bibliobus, la biblioteca viaggiante della MagnaCapitana.

Page 5: Peperoncino rosso dicembre 2007

Durante l’ultimo Consiglio co-munale, il consigliere Antonio Ra-gno, accennando a favoritismi nel-la gestione del contenzioso, avevacitato anche lo studio legaledell’assessore Brandi, cosa peraltrogià ampiamente e specificamentedibattuta in un recente passato.

Come morso da una tarantolal’ineffabile assessore reagiva,come è solito fare in questi casi,scaricando sul malcapitato oppo-sitore una valanga di contumelie.

Sembrava che tutto fosse finitolì e che il nostro si sentisse appa-gato di quella reazione spropor-zionata e volgare né Ragno avevapreannunciato querele né il Pre-sidente Triglione lo aveva cen-surato.

Ci sbagliavamo!Non avevamo colto che

l’assessore, abbandonando il luogodella rissa, ancora furioso comeun bambino permaloso, avevagiurato vendetta, tremenda ven-detta! “Non finisce quì” pare cheavesse ringhiato.

Detto fatto. Apprendiamo daigiornali che, avvalendosi dellaimmeritata carica assessorile, hasubito indagato sulla verginitàfiscale del consigliere Ragno edha scoperto che il reprobo avrebbeevaso l’odiato tributo ICI.

Ragno ha subito dichiarato chese ciò dovesse risultare vero sal-derà immediatamente il debito.

Questa lunga premessa perspiegare tutto il nostro sdegno perun comportamento così indecente.

Se Ragno ha evaso, deve pa-gare; questo non si discute! Ma èinammissibile che la carica diassessore venga strumentalizzataper colpire gli avversari politici.

È noto che nel nostro Comuneesiste una grave evasione fiscaledell’ICI, della tassa per la nettezzaurbana, delle multe e…. degli oneridi urbanizzazione.

I revisori dei conti per annihanno denunciato il fenomeno el’inerzia della pubblica ammini-strazione. Lo fece, a suo tempo,anche l’attuale Sindaco Di Gen-naro, quando ricopriva la caricadi assessore alle finanze.

Le relative poste in bilancionella parte “entrate” sono so-stanzialmente fasulle per varimotivi ma in primo luogo per in-tervenuta prescrizione per inerziadei pubblici amministratori.

Non ci risulta però chel’assessore Brandi si sia mai pre-occupato di tutto ciò.

A memoria d’uomo non siregistra un suo intervento a favoredelle entrate comunali né unaqualche iniziativa per recuperareil gettito arretrato di qualsiasi tri-

buto né tanto meno di quelli piùstrettamente collegati all’attivitàdel suo assessorato. Ha avuto peròlo zelo di controllare la scheda delconsigliere Ragno; come manife-stazione di imparzialità della pub-blica amministrazione è uno splen-

dido esempio.Quando vedremo i vigili urbani

mandati a contravvenzionare leauto in sosta degli avversari?

Quando vedremo la segnaleticastradale modificata dall’oggi aldomani per danneggiare i nemicio favorire gli amici?

Potremmo continuare a lungoper illustrare a quali aberrazionicondurrebbe la gestione del poterealla maniera dell’assessore Brandima è facile immaginarlo.

A questo punto, il sindaco, acui Brandi incautamente si è rivol-to, non può consentire che un as-

sessore abusi della carica pubblicaper consumare vendette private.

Nel passato abbiamo assistitoa scontri aspri, anche duri, masempre ad armi pari.

Non è mai accaduto che unassessore possedesse un’arma inpiù.

Attendiamo, perciò, che ilconsigliere Ragno saldi il suopresunto debito ma attendiamoanche che il sindaco rimuovaimmediatamente un personaggiotanto disinvolto quanto pericolosoper sé e per gli altri.

5incomuneDICEMBRE 2007

L’Ass. Brandiva licenziato!

Il Pianeta a prima vista:gli squilibri Nord/Sud

Page 6: Peperoncino rosso dicembre 2007

cultura6DICEMBRE 2007

Sergio Guastini,il raccontalibri,a Trinitapoli

Sergio Guastini ha incontratoi bambini di V elementare e di IIIelementare giovedì 6 Dicembrenei plessi della Don Milani eLombardo Radice.

Un paio di grossi baffi, unasimpatica bombetta nera e unavaligia stracolma di meraviglie.Quando arriva il Raccontalibri,i bambini dimenticano la televi-sione e si accorgono che un’oradi lettura può essere divertentecome un’ora di gioco. Mentreascoltano la voce del narratore erispondono alle sue domande,scoprono che nei libri c’è propriotutto: canzoni da cantare, suoni,parole buffe, superfici da acca-rezzare e persino odori buoni ecattivi da annusare.

Sergio Guastini, 54 anni, li-braio per ragazzi a Sarzana dal1983, da tre anni viaggia per casee biblioteche a narrare storie. Aibambini che incontra mostra librid’ogni sorta: di legno, di stoffa,con le pagine sagomate e straor-

dinari pop-up; volumi che sismontano e cambiano forma, sitramutano in luna park, squali,mummie misteriose.

“Essere raccontalibri vuol direscoprire la creatività del libro ele sue potenzialità ludiche”, spiegail libraio.

“Vuol dire che un bambino,dopo averti ascoltato, il giornodopo prende in mano un libro elo sfoglia, lo legge, vuole che glisia raccontato”. Il messaggio chequesto eccentrico promotore dellalettura porta con sé, nei suoi for-zieri decorati di fiori, è moltosemplice: chi legge ci guadagna.In fantasia e felicità.

Nei prossimi mesi il Centrodi Lettura GlobeGlotter organiz-zerà le seguenti iniziative di pro-mozione della lettura:

In viaggio verso le bibliote-che

Una visita pomeridiana inpullman alle Biblioteche del ter-ritorio.

L’iniziativa è aperta ai primi50 studenti di scuola elementareche si prenoteranno gratuitamenteal Centro. Le iscrizioni si apronoa partire dal 14 gennaio 2008.

Mostra: l’Arte di fare i gior-nalini.

Il Centro di Lettura Globe-Glotter quest’anno ha aderitoall'iniziativa “13&31 I diritti deltempo bambino”.

Dal 21 al 27 gennaio 2008sarà possibile visitare nella Saladelle Arti del Centro, una mostratematica sui libri per bambini chetrattano dei diritti violati.

Il percorso sarà arricchitodall’esposizione “L'arte di fare i

giornalini” dedicata a Vamba,autore del Giornalino di Gian Bur-rasca, e al Giornalino della Do-menica.

L’occasione ci permetterà diraccontare ai bambini non solo leavventure di Giannino Stoppani,in arte Gian Burrasca, ma alcontempo di parlargli dei dirittidell’infanzia ponendo particolareattenzione sul diritto alla verità.

Le scolaresche che lo vorran-no, potranno visitare la mostraprevia prenotazione da farsi tele-fonando oppure recandosi perso-nalmente presso l’associazione inVia Staffa, 4.

La partecipazione è gratuita.

Cara senatrice Paola Binetti,mi sarebbe piaciuto dare inizioa questa lettera aperta con unacitazione evangelica che aiutassea comprendere quale atteggia-mento si addice ai credenti neiconfronti di chi è - o rischia - diessere discriminato. Mi riferiscoalle persone che professanoun'altra fede o che appartengonoa un'altra etnia, che hanno unaltro colore della pelle o chesono iscritti a un partito, chesono dell'altro sesso o che mo-strano orientamenti sessuali di-versi. Confesso: mi sono trovatodi fronte a un numero talmentealto di episodi ricorrenti nei van-geli nei quali il Cristo ha soloparole e gesti di accoglienza edi riconoscimento dell'altro, cherinuncio in partenza a sceglierneuno solo. La semplice tolleranzaviene sovrabbondantemente su-perata dallo stile dell'accoglienzae del riconoscimento dell'altra edell'altro: il samaritano, il ladro-ne, gli stranieri, l'adultera,l'esattore delle imposte, i lebbro-si, la vedova e la samaritana…

non solo non vengono giudicati(e tanto meno discriminati) maaddirittura proposti come model-li nella prospettiva che coloroche consideriamo ultimi, ci pre-cedono. Sul filo di queste consi-derazioni si può ragionevolmen-te azzardare che se volessimoattualizzare la parabola del sa-maritano dovremmo dire che ascendere da Gerico a Gerusa-lemme è un omosessuale. Solose questo azzardo fa sobbalzarei lettori di oggi, possiamo com-prendere l'effetto che dovevaavere quella parabola sugli ascol-tatori dell'epoca! Ed è proprio lascelta di un protagonista tantoinaudito che scatena il livore deisacerdoti e dei dottori della leggeche, nell'ombra, trameranno con-tro il Cristo fino a condurlo allacondanna della croce.

Cara senatrice, io l'articolo13 del Trattato di Amsterdaml'ho letto e francamente non viho trovato nulla che potesse con-traddire la dichiarazione univer-sale dei diritti umani. Tanto me-no vi ho trovato affermato un

principio di cui non si possa pro-vare la parentela stretta con ilVangelo di Gesù Cristo, con lasua forza liberatrice, con il suoradicale rispetto per ogni perso-na. Né vale la preoccupazione,che nel suo caso pare abbia presoil sopravvento, secondo cui lanorma di penalizzare ogni formadi discriminazione a causa ditendenze sessuali possa aprire lastrada a disposizioni che in futu-ro arrivino a riconoscere l'unionestabile tra persone dello stessosesso o l'adozione da parte lorodi un bambino. In un Paese real-mente democratico le propostedi legge si discutono di volta involta nelle sedi istituzionali pre-viste dalla Costituzione. Per que-ste ragioni faccio francamentemolta fatica a comprendere il"giornale dei cattolici" che parlanel suo editoriale di "decisionesquassante". Un titolo che sareb-be suonato più drammaticamenteca lzante per la no t iz iasull'impiccagione di MakwanMuludzadeh, giovanissimo gayiraniano.

Cara senatrice, se nella suadecisione pesa la preoccupazionedi decisioni future discendentidal richiamo al Trattato di Am-sterdam, io sono preoccupatodegli atteggiamenti discrimina-tori o persecutori che potrebberoverificarsi contro "persone" nongarantite dalle leggi che in unoStato democratico servono a di-fendere i deboli. Forse per questaragione lo Spirito Santo, invoca-to nella tradizione come“difensore dei deboli”, ha ascol-tato ed esaudito altre invocazionipermettendo l’approvazione diquella norma. Convinto dellasua buona fede, sono certo chesaprà invocare lo Spirito su dime e su di lei affinché ci illuminiper trovare la strada maestra checonsenta ai cattolici di stare lai-camente nel servizio della polissenza abdicare all'ispirazione delVangelo che ha il potere di libe-rare e mai di rendere schiavi oinfelici.

DON TONIO DELL’OLIO(Liberazione, 08/12/2007)

Lettera aperta alla senatrice Binetti

Mi creda: il samaritanodi Gerico era gay

Sergio Guastini nella sua libreria di Sarzana.

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7culturaDICEMBRE 2007

Eleuterio Pagano non è unoscrittore.

Egli stesso afferma di essere unbracciante prestato alla letteratura.

La prima cosa che si nota, leggen-do il libro, è la chiarezza formale ela divisione in piccoli capitoli di unargomento (il lavoro nelle campagne)piuttosto complesso, reso comprensi-bile grazie alla concretezza contadinadi chi dice, senza orpelli, pane al panee vino al vino. Non esiste nell’interotesto una sola ridondanza. Esplicitoanche il contenuto.

Parole secche, prive di cadutesentimentali, sulla sconfitta dei brac-cianti che per invertire la rotta e di-ventare imprenditori colti, avrebberodovuto associarsi in cooperative eprogrammare, con l’aiuto di esperti,il proprio futuro aziendale.

Sognando un cinema “Casalino”

Il palazzo ottocentesco, sede del Centro di Lettura GlobeGlotter di Trinitapoli (sito in via S. Staffa 4), si prepara adaccogliere la mostra PROIBITO Percorsi e linguaggi alla diavola in programma, per cinque giorni, dal 13 al 17 dicembre2007.

L’evento, ideato dalla prof.ssa Antonietta D’Introno, è una riflessione sulla censura esercitata nel corso dei secoli,dal potere ecclesiastico e temporale, nei confronti non solo della rivoluzionaria arte della stampa ma del sapere in generale.

La mostra si svelerà al visitatore attraverso un percorso spaziale e temporale alla scoperta di libri, film, invenzioni,musiche e cibi che hanno suscitato scandalo o che semplicemente hanno anticipato i tempi, segnando la storia.

Diversi sono gli ambienti, situati all’interno del palazzo, attraverso cui si rivelerà ciò che è stato proibito: la cucina,contenitore di spezie e cibi banditi dalle tavole perché ritenuti afrodisiaci o peccaminosi; il laboratorio alchemico, dovesi mescolano medicina popolare ed ufficiale, magia e scienza; la camera da letto, fulcro della mostra, luogo in cui siconsumano i rituali amorosi e si conservano i segreti legati alla bellezza delle donne; lo studio, spazio dedicato al cultodel sapere dove si custodiscono gelosamente le esperienze del pensiero.

Ed infine un luogo segreto, accessibile solo ai più temerari…Le serate della mostra saranno animate da alcune presenze ribelli:- giovedi 13 dicembre il fotografo Alessandro Cirillo con un excursus sul ruolo della fotografia nella storia e Lucia

Zotti con una performance magica;- sabato 15 dicembre lo chef Giovanni Landriscina con la realizzazione di una scultura in cioccolato dalla forma

insolita;- domenica 16 dicembre ancora l’attrice Lucia Zotti con una performance magica.Lunedi 17 dicembre alle ore 18:00 sarà presente la giornalista e scrittrice Giuliana Sgrena che parlerà del suo libro

Fuoco Amico e delle sue esperienze di vita.L’inaugurazione con Tè al peperoncino è prevista giovedi 13 dicembre alle ore 18:00.La mostra sarà visitabile dal 13 al 17 dicembre, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 21:00, con ingresso libero.L’allestimento della mostra è a cura di Stefania Occhionorelli, la direzione creativa è di Rosa Tarantino.

Un braccianteprestato alla letteratura

La VII edizione del Festival delCinema Indipendente di Foggia hagenerato spunti di riflessione perun dibattito sul legame tra cinemae territorio e le possibili tendenzeevolutive.

Quest'anno ha suscitato partico-lare interesse la sezione del Festivaldedicata ai corti del territorio allaquale ha partecipato il sottoscrittocon l'opera Trame di donna, giratoa Trinitapoli nel marzo diq u e s t ' a n n o p e r c o n t odell'associazione GlobeGlotter.

Il Festival è stato un'occasioneper far conoscere il corto in provin-cia, attraverso le proiezioni, pressola sede della Provincia di Foggia(Palazzo Dogana) e presso il Super-cinema di Trinitapoli nell'ambitodi uno degli appuntamenti itinerantidel Festival stesso. Questa esperien-za ha fatto riflettere sulla possibilitàdi fare cinema in provincia e inparticolare a Trinitapoli.

La provincia foggiana ha spessosfornato artisti di livello, si pensiall'attore-regista Michele Placidodi Ascoli Satriano, al pioniere delneorealismo Francesco de Robertisdi San Marco in Lamis e al grandeFernando di Leo di San Ferdinandodi Puglia, autore dei migliori noiritaliani degli anni settanta, a cuiperfino sua maestà Quentin Taran-tino si è ispirato.

È da notare come i cineasti dellaprovincia foggiana si siano dovutiesprimere inevitabilmente fuori dal-la loro terra o come il nostro terri-torio sia stato scelto come locationper produzioni non territoriali. Già,è questo il problema: non esiste unaproduzione territoriale. Mancanodi conseguenza le risorse umaneradicate sul territorio nel settorecinematografico. Ciò comporta una

“fuga dei cervelli” verso Roma,tempio del cinema italiano. Ciò cheemerge è dunque non tanto la man-canza di cinema nel territorio, quan-to quella di cinema del territorio.

Una importante novità perl'intera regione, è l'istituzione dellaPuglia Film Commission, una svol-ta radicale nelle politiche regionaliper lo spettacolo che affida al cine-ma un ruolo importante. La Com-mission, finanziata dalla RegionePuglia, fornisce un supporto econo-mico e organizzativo a produzionicinematografiche interamente loca-li.

Anche lo stesso Festival delCinema Indipendente di Foggia siè mosso per la promozione del ci-nema territoriale attraverso la lode-vole iniziativa del “MarchioFestival” per contrassegnare unaserie di attività collaterali che ac-compagneranno gli spettatori lungol’intero corso dell’anno sinoall’ottava edizione. Tra questi ap-puntamenti il direttore Geppe In-serra ha proposto una ri-proiezionedei corti del territorio, come occa-sione per un dibattito costruttivo eper la costituzione di una vera epropria “squadra” di giovani cine-asti locali, o aspiranti tali, affiancatida esperti operatori e tecnici localioperanti nel settore cinematografico(si pensi a Ferruccio Castronuovoe Nicola Scorza). La speranza è chevi sia crescita in termini di qualitàsupportata da una maggiore dispo-sizione di mezzi e competenze tec-niche.

Per quanto riguarda la nostracittadina, essa è stata raramente“attraversata” dall'arte cinematogra-fica, e in modo piuttosto marginale.Nel 1952 Piazza Umberto I ha fattoda location per alcune scene del

film di Giacomo Gentilomo Melo-die Immortali, sulla vita di PietroMascagni. Di origini trinitapolesiè il trombettista più importante dellastoria del cinema: quel MicheleLacerenza a cui il regista GiuseppeSansonna ha reso omaggio nelladocufiction A Perdifiato, anch'essapresentata nell'ultima edizione delFestival. Suo è l'assolo struggentedi Per un pugno di dollari di SergioLeone.

L'unico modo per promuovereil cinema in cittadine come la nostraè creare punti di incontro, reti, ci-neforum, laboratori con cineasti diuna certa esperienza. Infatti, prima

di fare cinema, bisogna diffondereuna vera cultura del cinema. È ne-cessario impegnare somme per sti-molare le produzioni cinematogra-fiche, nonché talenti per ognisingola fase della produzione: regia,soggetto, sceneggiatura, fotografia,montaggio, produttore esecutivo,scenografia, costumi, ecc.

Nel frattempo, continuiamo alasciarci trasportare, noi giovani,dal nostro “mal di cinema”, girandocortometraggi a Trinitapoli in ma-niera artigianale e sognando uncinema del territorio, o, magari, uncinema “casalino”.

GIUSEPPE PICCOLI

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Cosa fa come principale attivitàun Consiglio Regionale? Semplice:fa le leggi.

Un po’ come per il Parlamento,l’attività del Consiglio si distingueproprio per la produzione legisla-tiva. Naturalmente questa non èl’unica sua attività ed è anche veroche a volte le leggi sono troppe erimangono inapplicate. Ma esiste-rebbe un Consiglio senzaun’attività legiferante? A che ser-virebbe!? Ecco perché uno dei pa-rametri di riferimento per capirecome stanno andando le cose inRegione è proprio quello delle leg-gi approvate. Proviamo, ad esem-pio, a fare un confronto fra la“gestione” Fitto e quella del nostroVendola. Dal maggio 2000 al di-cembre 2002 (quindi in circa dueanni e mezzo) il “governatore”Fitto fece approvare dalla sua mag-gioranza e dal suo Consiglio 74

leggi.Con Vendola, dal maggio 2005

all’ottobre 2007, siamo già ad84...e possiamo crescere ancorafino a dicembre.

Un punto per noi, dunque.Se poi, fermo restando la par-

zialità (già richiamata) di questavalutazione, vogliamo vedere co-me i 14 Assessori hanno svolto illoro compito ecco qui il dettaglio:

Risorse Agricole, 4 leggi ap-provate; Sanità, 9 leggi approvate;Bilancio-Finanze-Cooperazione,18 leggi approvate; Lavoro e For-mazione Professionale, 6 leggiapprovate; Diritto allo studio, 1legge approvata; Sport, affari ge-nerali, organizzazione personale,demanio, 10 leggi approvate; Am-biente, 18 leggi approvate; Turi-smo, 1 legge approvata; Commer-cio e industria, 5 leggi approvate;Servizi Sociali, 6 leggi approvate;

Urbanistica, 3 leggi approvate;Opere Pubbliche, 1 legge appro-vata; Enti strumentali, 2 leggiapprovate per un totale, appunto,di 84 e che noi consideriamo buoneleggi.

Diamo ora uno sguardo piùattento all’Assessorato all’Ecologiagestito da un esponente di Rifon-dazione: fra le 17 leggi ce ne sono11 istitutive di parchi regionali adimostrazione di come fosse statasabotata la legge “quadro” 19/97rimasta, appunto, solo sui muri;fra le altre 6 troviamo leggi di“struttura” come la riformadell’ARPA o l’attribuzione delledeleghe alle Province e provvedi-menti di settore, come quellosull’inquinamento luminoso o sugliappalti “verdi”.

A queste ne vanno aggiuntealtre due - quella che rimodulal’ecotassa e quella che disciplina

l’elettrosmog - che sono state in-serite nei provvedimenti di bilan-cio.

Un quadro ancora più completodell’attività ambientale si avrà con-siderando anche gli 11 regolamentiapprovati che sanciscono la finedelle leggi “annuncio” prive diregole attuative e i due piani, quelloenergetico (PEAR) e quello delleattività estrattive (PRAE), che perla Puglia possono essere definitidavvero come una innovazione.

Nel frattempo l’Assessorato haelaborato la “base” del Piano diqualità dell’aria e presentato alConsiglio, che l’ha approvata, lalegge per l’istituzione del Parcodell’Ofanto e sugli impianti a ri-schio di incidente rilevante.

Sarà dunque un 2008 di intensolavoro!

GIANFRANCO GORGOGLIONE

Due legislature regionali a confronto

Istituito il Parco NaturaleRegionale dell’Ofanto

È passata a maggioranza inConsiglio Regionale la legge istitu-tiva del Parco Naturale Regionaledel Fiume Ofanto, dodicesima areaprotetta nata nella legislatura e pri-mo parco fluviale in Puglia. Il votofavorevole del centrosinistra è statoconfermato dal Ds Giuseppe Dico-rato (ha sottolineato il “coraggio ela determinazione” dell’assessoreLosappio nella concertazione cheha portato alla tutela di un fiume“saccheggiato e avvelenato”) e PinoLonigro, per l’area socialista

(“queste norme a salvaguardia diun grande patrimonio di tutti i pu-gliesi hanno seguito un percorso dicoinvolgimento del territorio”). Co-me annunciato nella seduta di ieri,al sì della maggioranza si è aggiuntoquello dei “sette Udc”, come hadetto il capogruppo Angelo Cera(“è uno dei parchi più necessari,viste le condizioni dell’Ofanto”) edi Ignazio Zullo (“i valori naturali-stici vanno salvaguardati per legenerazioni future e i parchi sonocompatibili con lo sviluppo”). Aste-

n u t o i l r e s t odell’opposizione. Il ca-pogruppo Rocco Paleseha definito quella diF o r z a I t a l i a“un’astensione non dicontrarietà ma di attesa,d e l l a r e l a z i o n ed e l l ’ a s s e s s o r es u l l ’ e f f i c a c i a d e iparchi”). Anche Giam-marco Surico (gruppomisto), nel dubbio se i“parchi siano o meno unarisorsa”, ha chiesto diverificare che quelli giàcreati abbiano portato“giovamento o nocu-mento alla popolazione”.Francesco Damone, ca-pogruppo della Pugliaprima di tutto, sostenendoc h e “ s p e s s ol’ambientalismo è soloteorico”, ha ricordato chel ’ i n q u i n a m e n t odell’Ofanto “è provocatodalle altre due regioni.Dobbiamo parlare di più

con la gente che vive nel territorio”.Per AN, Tommy Attanasio ha par-lato di “parcomania” ed ha confer-mato lo scetticismo sull’efficaciadei parchi a tutela dell’ambiente,“mentre ogni attività sul territorioè realmente bloccata”. Tredici icomuni interessati, due le province,27mila gli ettari sottoposti a tutelalungo l’intero alveo, metà dei qualicostituiti dal corso del fiume. Laperimetrazione è stata definita innumerose conferenze di servizi eriunioni tecniche, a riprova del

“modello concertativo seguito intutta la fase istruttoria”, ha osservatol’assessore regionale all’ecologiaMichele Losappio. Il parco fluvialenasce per salvare l’unico fiumepugliese da un’aggressione selvag-gia e continuata nel tempo, ha os-servato. “Ringrazio i consiglieriregionali perché questa legge vieneapprovata senza voti contrari. Rin-grazio quelli che si sono astenutiillustrando le motivazioni. Ringra-zio i colleghi del centrosinistra.Grazie anche a Zullo ed agli Udc,che nell’autonomia della loro op-posizione hanno voluto sottolinearecol voto favorevole l’adesione alprogetto di tutela”. Non grandi par-chi, ma tanti piccoli interventi dovesono più necessari. Questa la filo-sofia degli interventi a protezionedell’ambiente pugliese. “A volte ilnumero inganna: la dimensione delparco del Gargano è più che doppiadi tutti i dodici parchi regionali,compreso quello dell’Ofanto”, hadetto ancora l’assessore. Vogliamostrappare alla speculazione ediliziapiccole aree di pregio naturalistico.La convivenza tra ambiente e svi-luppo è possibile ed è possibilemettere i parchi in condizione diprodurre e consumare oltre che tu-telare e proteggere. Certo occorreconsiderare anche il tempo, alcunisono stati istituiti solo da pochimesi”. “Abbiamo fatto un buonlavoro” ha concluso Losappio.“Partiremo da qui per chiedere aBasilicata e Campania parità ditrattamento”, a tutela di un fiumech’è pugliese, ma attraversa un ba-cino interregionale.

2006, Festa degli alberi a Trinitapoli. Da sinistra: Giuseppe Pavone,Carmine Gissi, Lillino Barisciano, un ufficiale della Finanza, MicheleLosappio e Arcangelo Sannicandro.

inregione8DICEMBRE 2007

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9lefotodelsecoloscorsoDICEMBRE 2007

Festa dellaMatricola anni ’70:Leonardo Franco,Michele Veneziano,Nicola Pappagallo(al centro). I due conle cuffiette sono: ilsindaco Ruggero diGennaro e l’avv.PasqualeFiorentino.

Basilica di Pompei,dicembre 1985:

l’Arcivescovo Vacchiano,con parte del ConsiglioComunale di Trinitapoli.In ginocchio: Cecchino

Di Leo, StefanoPeschechera, Nicola DiFeo, Tonino Andriano,

Peppino Filipponio eTonino Achille.

In piedi da sinistra: ilSindaco di Pompei,

l’Assessore Vaccanio,l’Arcivescovo, il sindaco

Sannicandro, HermesFilipponio, Antonietta

D’Introno e altri.

Una premiazionepubblica deglianni ’60:In piedi i compiantiAntonio Di Pillo eDomenico Lamura.

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leintervistedelPeperoncino10DICEMBRE 2007

Antonietta D’Introno intervista ilprofessor Giuseppe Mastromatteo

Qualche decennio fa i meridio-nali che si trasferivano al Nord(del Mondo) per motivi di lavoroerano tutti “emigranti”. Oggi vieneusata molto di più la parola“migranti”, riferita soprattutto aicittadini del terzo mondo. I ragaz-zi, diplomati e laureati, lasciano ilproprio paese senza grandi soffe-renze. È una scelta di vita. Essitagliano più facilmente il cordoneombelicale perché si vive ugual-mente bene in un altrove spessosimile al paese di origine. Un pro-fumo, un sapore, una canzone, unafesta, una chiacchierata con il vi-cino di casa significavano un tem-po “patria”.

Cosa pensa un economista diuna simile trasformazione, appa-rentemente “semantica”?

Tento di tratteggiare in pocherighe alcune tematiche relative allacomplessa questione della migrazio-ne. A livello nazionale, i migranticontinuano ad esserci e riguardano,oggi come allora, i meridionali chesi trasferiscono nelle regioni setten-trionali. Ma c’è una differenza im-portante nella qualità di tali flussi.In passato era la manodopera che,spinta dalla fame, dal Sud andavaad ingrossare le fila dei lavoratorinelle grandi fabbriche del Nord. Og-gi, invece, sono soprattutto i lavora-tori altamente qualificati che, nonriuscendo a trovare sbocchi lavorativinel Meridione (in effetti, pur miglio-rato a livello di reddito pro-capite,esso resta arretrato quanto a dinami-smo e modernizzazione delle infra-strutture materiali e immateriali), sitrasferiscono al Nord dove più facil-mente il capitale umano è valorizzatodal mondo produttivo. In particolareessi si rivolgono sia ai settori presential Sud come al Nord, ma che soloin quest’ultima area offrono realiopportunità di lavoro, sia ai settoriche si sviluppano solo al Nord -come ad esempio il settore finanzia-rio - caratterizzati da una forte inter-nazionalizzazione. A livello interna-zionale esistono due tipi dimigrazioni, la cui suddivisione perqualifiche professionali tende a coin-cidere con quella per aree geografi-che. I migranti dei paesi occidentali,ma anche dei paesi emergenti (Cina,India, Brasile…), emigrano special-mente verso gli Stati Unitid’America - che è il primo paese almondo per immigrazione high skil-led - per cercare occupazione neisettori ad alto contenuto di conoscen-za e di valore aggiunto. Dai paesipoveri, invece, un numero crescentedi persone, anche con livellid’istruzione medio-alta, cerca fortu-na nei paesi occidentali, dedicandosia impieghi di bassa qualifica.Quest’ultimo tipo di migrazione, ilpiù diffuso, comporta benefici e costi

sia nei paesi di origine che in quellidi approdo. I paesi di provenienzabeneficiano delle rimesse degli emi-grati, le quali spesso rappresentanoquote significative del Pil e possonoessere considerate veri e propri aiutiallo sviluppo; ma nel lungo periodotali paesi sostengono il costo dellamancanza di persone mediamenteistruite in termini di scarsa presenzadi un ceto medio-alto dinamico.Quanto ai paesi di destinazione, gliimmigrati compensano la debolecrescita demografica e la mancanzadi lavoratori con occupazioni di bas-so profilo professionale; mentre unaloro presenza non adeguatamentegestita può ingenerare nel mondoproduttivo una concorrenza slealerispetto alle condizioni retributive euna spinta al lavoro in nero. E quiemergono ulteriori importanti spuntidi riflessione circa il tema della prio-rità del lavoro sul capitale e, più ingenerale, intorno ai rapporti tra eco-nomia ed etica.

Le questioni di carattere eticonon hanno mai trovato una facileospitalità presso l’economia nellesue diverse espressioni: sial’economia di tutti i giorni praticatadai diversi operatori economici, sialo studio scientifico dei fenomenieconomici da parte dei competenti.La frase “gli affari sono affari” – cuici s’ispira nei microcosmi come aWall Street - ben riassume un radi-cato pregiudizio di incompatibilitàfra la sfera dell’economia e quelladell’etica o, almeno, di certa etica.Al contrario, personalmente ritengoche la crescita economica non siaaffatto incompatibile con la giustiziadistributiva, tesi che la teoria post-keynesiana della Scuola di Cambri-dge mi ha definitivamente insegnato:creare ricchezza per distribuire ric-chezza.

Il fenomeno descritto si fondecon gli effetti della globalizzazione(in questo processo non sono ancorachiari il ruolo della Unione Europeae i conseguenti aspetti inerenti allasolidarietà e alla sussidiarietà fra leregioni, come negli USA, nel rispettodel patto di stabilità) sui movimentidi popolazione e sulla conseguentemescolanza di culture e di significati(penso sia questa, nella domandapostami, l’accezione del termine“semantica”). Quando “partire” si-gnificava lasciare un intero mondodi significati condivisi solo dallapopolazione residente, tutto ciò chericordava quei significati (usi, costu-mi, tradizioni, linguaggio, ecc.) eraun ritorno al riconoscimento di formedi appartenenza (chi non ricordaquando all’estero, incontrando anchesolo una macchina targata Italia, cisi salutava festosamente?). Oggi leappartenenze sono più fluide, piùdistribuite, alcuni tratti appartengono

Piazza Santo Stefano: Palazzo Guercia abbattuto dai proprietari negli anni ’70.

Nato a Trinitapoli, Giuseppe Mastromatteo è profes-sore di Economia Politica presso la Facoltà di Economiadell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. E’altresì Professore incaricato di Economia della globaliz-zazione presso la Facoltà di Sociologia dell’UniversitàCattolica e di Economia politica e di Teorie dello sviluppoeconomico presso la Pontificia Università Lateranense.

Ha inoltre ricoperto diversi incarichi di insegnamentopresso le Università di Genova, di Torino, di Roma Tre epresso la Pontificia Università Gregoriana.

L’attività scientifica è stata rivolta a temi di ricercalegati all’economia monetaria e all’economia pubblica.Da questi temi si sono sviluppati interessi di ricerca legatialla globalizzazione e all'economia del lavoro. Autore dinumerose pubblicazioni su prestigiose riviste scientifiche,ha partecipato a innumerevoli convegni e workshop dilivello internazionale. Si occupa altresì dell’evoluzionedella congiuntura monetaria e collabora alla redazionedi “Osservatorio Monetario”, pubblicazione quadrimestraledell'Università Cattolica e dell'Associazione per lo sviluppodegli studi di Banca e Borsa. E’ componente del CentroInteruniversitario Crescita & Sviluppo Economico (CICSE)e del Comitato Scientifico di EconomEtica, Centro interu-niversitario per l’etica economica e la responsabilitàsociale d’impresa.

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leintervistedelPeperoncino 11DICEMBRE 2007

non più a segmenti di popolazioneben definiti da un territorio (la nazio-ne), ma a una popolazione più vasta,a volte comprendente la gran partedel mondo (penso ai consumi,all’abbigliamento, al cibo, alla musica,alla lingua inglese…). Partire nonsignifica più lasciare definitivamentetutto quello in cui ci si riconosceva,ma essere certi di trovare nel paesedi destinazione qualcosa – per cosìdire – di noto e familiare.

Il che, secondo me, lascia apertala possibilità di aprirsi senza paura alnuovo che, volenti o nolenti, si incon-tra. L’economia, poi, che tanta parteha avuto nella globalizzazione, cata-l izza i processi e velocizzal’acquisizione di elementi culturaliprovenienti da regioni del mondo pri-ma irraggiungibili. Questa situazione,con uno status di “migrante” alle spal-le, è stata da me vissuta nel crederedi poter trascendere la mia individua-lità considerata a sé stante (compresoil mio villaggio) e tendere a diventarepersona. In tal modo scopro e realizzola meta che è in me, le mie risorsenelle quali credere e su cui puntare.

La globalizzazione, purché nonpersegua unicamente gli obiettivi delMercato, ci affranca dalla necessitàimpellente e indilazionabile di unarelazione quale che sia con l’altro edalla fragilità dei rapporti interperso-nali, perché non ci fa dipendere piùdalla benevolenza dei nostri concitta-dini. Ovviamente, tale processo puòerodere la fiducia che ci tiene insiemee che di fatto permette ai mercati stessidi esistere. In questo la Dottrina so-ciale della Chiesa è maestra, soste-nendo sia la priorità del capitale uma-no su quello fisico e finanziario, siala condivisione con i poveri e concoloro che vivono un’esperienza cul-

turale “altra” quale vera ricchezzadella convivenza umana.

Il villaggio (benché faccia partedi noi) può rinchiuderci, nel senso diindurci a considerare genuini dei falsirapporti interpersonali, creando cosìdi fatto “carestie di felicità”.

Io sono nata nel Nord, sul fiumePo, ed ho scelto di trasferirmi inPuglia, una regione amata che con-sidero la mia terra. Talvolta, però,riscopro le mie origini in alcunimomenti e situazioni particolari.Preferisco, ad esempio, l’invernocon le sue nebbie serali ed i suoistrascichi di intimità, oppure miincantano i salti di ranocchi e rospi,animali che hanno popolato i mieigiochi di bambina sul fiume. Checosa ti fa ricordare inconsapevol-mente d’improvviso, durante la fre-netica e “successful” attività, il tuoPaese di origine?

Se la globalizzazione da un latofavorisce l’osmosi culturale el’assunzione di riferimenti globali,dall’altro permette anche un “ritornodel locale”, peraltro nel mantenimentodi alcuni tratti di nativa appartenenza.

Qui, però, mi sembra si alluda airicordi di infanzia, a sentimenti, emo-zioni, immagini, a quelle sensazioniinsomma che d’improvviso si perce-piscono nel ricordo nostalgico di epi-sodi di quando eravamo bambini. Evi-dentemente i miei numerosi ricordisono soprattutto quelli legati alla miafede e continuano a guidarmi. Ecco,improvviso, il ricordo della mia primacomunione presso le Suore della Ca-rità.

Nel ricevere Cristo capii che sololui mi ama senza condizioni e che imiei genitori esprimono fisicamentequesto amore che accoglie l’altro sen-za condizioni. Attraverso la comunio-

ne con Cristo avvertii di amare pro-fondamente la Chiesa. Dio, questocentro che è dovunque e non appar-tiene a nessun luogo, mi lanciaval’appello alla sua sequela.

Solo in tale sequela divengo apoco a poco capace di smascherarel'illusione che mi rende possessivo, escoprire di essere non ciò che possoconquistare ma ciò che mi viene dato,capisco che amare è anzitutto… essereamato. Nell’ascolto della voce di Co-lui che mi ha parlato prima che potessipronunciare una sola parola, vadosempre più nitidamente scoprendoche l'essere è molto più importantedell'avere e che valgo molto più deirisultati che pur riesco a conseguire.In Gesù di Nazaret realizzo che lavita, lungi dall’ergersi come un pos-sesso da difendere, è viceversa undono da condividere. Quindi, se vuoisapere chi sono, non domandarmidove vivo: chiedimi per cosa io viva,e che cosa io pensi m’impedisca divivere interamente per il fine per cuidesidero e voglio vivere.

Il luogo e il tempo trascorsi alpaese d’origine penetrano nel cuore,fondendosi col mio vissuto quotidianonella realizzazione di quei valori cheanche un semplice rintocco di campa-ne – le campane della chiesa disant’Anna – basta ad evocare. Quelsuono famil iare mi r icordal’inarrestabile fluire degli anni e in-sieme mi consente di continuare avivere tuttora del passato, invitandomia decifrare il silenzio eloquente emisterioso del tempo, teso verso ilfuturo “u-topico” di una vita felicesenza tramonto.

Vi sono luoghi in cui si avrebbevoglia di fermarsi, posare il propriofardello, piantare la tenda. Esattamen-te come fecero altri nel giorno in cui

la gloria del loro Maestro brillò sullavetta del Tabor. Ma era proprio perandare più lontano che essi erano salitifin là. Chiunque cerchi di vivere lapropria vita in pienezza, sa bene checi sono tappe che conducono oltrequanto non fosse dato di immaginare.

Il mio paese, dove ho vissuto imiei primi quattordici anni, è lo spazionel quale sono stato donato alla vita:per questo fa parte di me, per sempre.

Eppure rimanere ancorati al pas-sato in modo assoluto equivale a per-dere la propria continuità con esso,perché significa restare abbarbicati aciò che non è più. Gesù, il crocifisso-risorto, ha – unico tra gli umani –travalicato i confini dello spazio e deltempo, facendosi in tal modo contem-poraneo di ogni creatura. Anche miocontemporaneo.

Questa verità ho iniziato ad ap-prenderla proprio a Trinitapoli, il miopaese natio, dove ho imparato a vive-re, anche attraverso i suoi grandi pre-sepi, l’autenticità del Natale e ho in-cominciato a capire il profondosignificato della Pasqua partecipandoalle sue grandi processioni. Il misterodi queste due grandi festività mi haaperto alla Speranza che pone l’uomonella condizione di vivere, al di làdella propria solitudine, per un ideale,una fede, un amore, insomma perqualcosa che migliori la sua condizio-ne morale e materiale, e per cui valgala pena di affannarsi, lottare, cercare,indagare.

A dispetto di innumerevoli miefragilità e incoerenze, proprio la Spe-ranza Cristiana è la stella da cui sonofiero di lasciarmi guidare, e che vorreinon si spegnesse mai nell’arco di cielodella mia esistenza in questo mondo,ad un tempo affascinante e dramma-tico.

Anni ’70. La Chiesa di Sant’Anna e palazzo Di Leo ancora con il muro che impediva l’accesso a Corso Garibaldi.

Page 12: Peperoncino rosso dicembre 2007

lefotodelsecoloscorso12DICEMBRE 2007

Elezioni politichedegli anni ’60:il sindaco NunzioSarcina fa uncomizioda un balconedi Corso Trinità(attualmentesede CISL).

Il sindaco Sarcinain una

manifestazionescolastica svoltasi

nella palestradella Scuola Media

Cavallotti.Alla presidenza,

accanto aMichele Triglione

sulla destra,l’on. Grazia

Giuntoli.

Convegno nellapalestra dellaScuola MediaCavallotti.In prima filada sinistra:il marescialloSalvatore Giannella,Antonio Di Pillo, ilsegretario comunale,il sindaco NunzioSarcina e ilcomandante deiVV.UU. De Meo.

Page 13: Peperoncino rosso dicembre 2007

dossierscuoladell’obbligo 13DICEMBRE 2007

Ho ricevuto una e-mail anoni-ma, inviata, con preghiera di pub-blicazione, dall’indirizzo dellascuola media “Garibaldi” di Trini-tapoli.

Non pubblichiamo, per costu-me, lettere senza nomi e cognomi,ma ho voluto fare un’eccezioneperché la insolita missiva è la foto-grafia di quanto ho cercato di evi-denziare nel mio articolo “CaraPreside le scrivo…”

Non credo di aver scritto nulladi eccezionale, se non una normaleanalisi critica, supportata da datioggettivi, sul silenzio delle istitu-zioni, scolastiche e pubbliche ingenerale, in merito al fenomeno“ b o c c i a t u r e n e l l a s c u o l adell’obbligo”, al quale centinaia dipedagogisti, laici e cattolici, hannodedicato gran parte dei loro studi.

Un’opinione divergente non vaconsiderata un’offesa al pensiero“imperante”; significa soltanto chepiù persone, tre, due, una possonoproporre interpretazioni e soluzionidiverse allo stesso problema.

Infatti la debolezza della rispo-sta/solidarietà del sedicente Colle-gio dei Docenti, risiede proprio nelfatto che l’altissimo numero di boc-ciati della loro scuola (si veda lapercentuale nazionale) non appareaffatto un problema degno di di-scussione bensì occasione diun’ulteriore autocelebrazione.

Quasi una reazione di lesa ma-està.

È come se, in una città dove cisono molti malati di dissenteria, aicittadini impegnati a trovare le cau-se di tale morbo, i dottori farmacistirispondessero in coro: è vietatodubitare dell’eccellenza dei nostrimedicinali.

Ritengo, tra l’altro, che il pro-blema “bocciature” non riguardisoltanto la scuola ma l’intero paese:politici, giornalisti, parroci, cittadinitutti dovrebbero fare e dire qualcosain merito.

Io ho solo scoperchiato il Vasodi Pandora e sulla base di quantomi è stato riferito da studenti, do-centi e genitori, ho incominciatoad individuare alcune delle cause.La copiosità, ad esempio, dei pro-getti, manifestazioni e recite dellaScuola Media forse potrebbe essereun elemento di distrazione e di de-concentrazione per gli studenti me-no seguiti nello studio dalla fami-glia.

Lo afferma anche il MinistroFioroni che invita i docenti a ripor-tare in auge “scrivere, leggere e fardi conto”.

L’enorme eco che ha avutol’articolo “Cara Preside le scrivo...”ha lasciato di stucco prima di tutto

me: ad un certo punto non ho piùcontato le e-mail, le telefonate e gliSMS di consenso arrivati in reda-zione.

La mia è stata una voce fuoridal coro. Ha fatto, però, emergereun disagio diffuso che, solo peripocrisia, si tenta maldestramentedi coprire e diventa alquanto comi-co negare l’evidenza.

Si prenda, ad esempio, la que-stione delle “fughe” dalla ScuolaMedia di Trinitapoli di docenti,personale ATA e, da ultimo, distudenti: chi ci crede che se nevanno solo perché Trinitapoli è unacittà di frontiera? È una barzelletta?

Mi chiedo, anche, chi sarebbedisposto a sottoscrivere che la Scuo-la Media di Trini tapoli è“veramente” pubblica. Domanda:i locali e le attrezzature scolastichepossono essere utilizzati dai citta-dini tutti, da associazioni o addirit-tura dai “padroni di casa”? (Leggasilettera di richiesta uso locali a pag.16, che non ha ancora ricevuto ri-sposta).

Ho anche notato che nessunaccenno, stranamente, è stato fattoall’ormai famosa querelle Tea-tro/Sala Riunioni. A tal propositosi ricorda la relazione del Direttoredei Lavori sulla variante che fece“scomparire” tre aule scolastiche.È vero che la sottoscritta all’epocaera Assessore alla P.I., ma è anchevero che la decisione non fu maipresa dalla giunta.

Non avrei mai consentito unabuso di potere di tal genere. Èforse, per questo, che non fui con-sultata?

Sarebbe il caso che i docenti, pri-ma di risentirsi non si sa bene percosa, si leggano con attenzione i do-cumenti relativi all’ampliamento dellasede centrale, e poi decidano libera-mente quale significato dare alle pa-role “educare gli alunni alla legalità”.

Affido il mio commento finalesulle “bocciature” agli studenti dellaScuola Media di Barbiana, direttadal grande Don Lorenzo Milani, chescrissero Lettera ad una professo-re s sa , un c l a s s i co o rma isull’argomento. Le loro conclusionipenso siano più efficaci delle parole,ahimè, di “una docente in pensione”.

Mi venga soltanto consentitodai colleghi della Scuola Media, aiquali va tutta la mia solidarietà, diconcludere con una riflessione, sug-geritami dalla storia: il mondo èstato cambiato soprattutto daidisubbidienti e da chi ha dubitatodell’infallibilità dei capi, anchecelesti.

Galilei docet.

ANTONIETTA D’INTRONO

Sono un nonno e ogni mattina, accompagno mio nipote Luca ascuola.

Lo facevo da quando aveva tre anni, e cioè dal primo anno di asilo,in via radice; lo faccio ancora adesso che ha otto anni, 3ª elementare,sempre in via Radice; e lo farò anche in seguito se Dio vorrà.

Luca è un ragazzo stupendo e mi da vita ed energia.Dialoga sempre “cicciara semper” - come dicono a Milano -.Mi pone delle domande ed io rispondo.«Nonno quando tu eri piccolo c’erano i fumetti?» ed io rispondo

«Certo!»«Come si chiamavano?» ed io di nuovo «Uno Capitano Micky

l’altro il Grande Black».«Tu nonno, da ragazzo hai letto mai qualche romanzo?» - «Quello

di Edmondo De Amicis Cuore». Me lo fece comprare il mio maestroGaetano Larovere, in 5a elementare per prepararmi agli esami diammissione alla 1a media».

Oggi questo romanzo è considerato antiquato ed inattuale perchécerti valori non contano più: l’amor di Patria, il Coraggio, il Sacrificio,il Dovere, la Generosità.

Valori che De Amicis incarnò in un ragazzo modello di nomeGarrone, mettendogli contro un altro ragazzo di nome Franti, entrambiscolari della stessa classe, che personificava il cinismo, l’arrivismo,l’astuzia spregiudicata e la prepotenza.

«io caro Luca, invece, ho basato la mia esistenza sulle esperienzedi Garrone».

Non dico di essere riuscito a diventarlo, ma me lo sono propostosempre come punto di riferimento perché continuo a credere nei suoivalori: il Coraggio, il Sacrificio, il Dovere e la Generosità. Mi piaccionotanto che mi viene di scriverli con la maiuscola».

Forse qualche volta ho trasgredito, si capisce. Ma ogni volta chesbagliavo c’era sempre chi mi puntava un dito accusatore – chissàforse lo stesso Garrone – dicendomi: «vergognati». Io a quest’ordineobbedivo, perché caro Luca, anch’io sono un oggetto di antiquariato,felice di esserlo e di non appartenere a questa modernissima e attua-lissima Italia di Franti.

Ma tu non darmi retta perché se vuoi farti strada, devi diventareun Franti: «per il Garrone non c’è più posto, bisogna rinunciare a tantecose».

Il maestro Gaetano La rovere, per un tozzo di pane cercava di faredei suoi ragazzi altrettanti Garrone. Con nostalgia lo ricordo. Sullacattedra oltre al suo registro aveva anche una bacchetta, una speciedi righello di legno che veniva utilizzato quando noi alunni ci com-portavamo male.

D’inverno le classi erano fredde, senza termosifoni, e quellebacchettate riscaldavano.

Ma ti ripeto e ti raccomando non leggere Cuore potresti innamorartidel Tamburino Sardo, della Piccola Vedetta Lombarda, del PiccoloScrivano Fiorentino ed essere tentano di farne tuoi eroi e modelli,come lo furono per me.

Sai temo che per te, destinato a vivere nel mondo dei Franti,sarebbe la rovina.

GIOVANNI FILIPPONIO

Commento ad una e-mailnon firmata

Collegial mente ?

Il libro Cuorenon è più di moda

La classe di Giovanni Filipponio e del suo indimenticabile maestro,Gaetano Larovere

Page 14: Peperoncino rosso dicembre 2007

dossierscuoladell’obbligo14DICEMBRE 2007

I docenti della Scuola Secon-daria di Primo Grado di Trinita-poli, preso atto di un articolo ap-parso su un giornale localedenominato” il PeperoncinoRosso” a firma del suo vicediret-tore, rimandano al mittente quantoviene riportato.

Attestano alla Preside la fermae convinta solidarietà per gli at-tacchi ricevuti, sia personali siaprofessionali rinnovandole tuttala stima che merita.

Prendono atto, con soddisfa-zione, delle manifestazioni di ap-prezzamento e di difesa dellaScuola, del Dirigente e del corpoDocente giunte dalle Istituzionicittadine, siano esse politiche, so-ciali e culturale; ma, in particolare,sono gratificati dalla solidarietàdella cosiddetta “gente comune”.Rimandano a chi di competenzale adeguate risposte inerenti allasituazione del doppio plesso. Silimitano solo a rilevare che sareb-be auspicabile avere, finalmente,una ottimale struttura con gli spaziadeguati a svolgere tutte le attivitàa cui è chiamata la scuola di oggi;ciò non è stato possibile, la storiaè conosciuta bene. D’altronde lapassata Amministrazione con acapo il sindaco Barisciano, nonaveva grosse alternative e decisedi procedere come oggi si vedonorealizzate le strutture. In tale am-ministrazione non era vicesindacol’autrice dell’articolo?

La stessa professoressa, docen-te di lingue straniere alle scuolesuperiori, attualmente in pensionenon è ormai legata alle dinamicheformative che, nel bene e nel male,i vari governi hanno imposto almondo della Scuola. Le leggi, lenormative, le delibere sono“regole” a cui non ci si può sot-trarre.

Premesso che le decisioni dinon ammissione alla classe suc-cessiva sono sempre prese con attiformali documentabili a chiunque,in primis alle famiglie, e sonovissute sempre come una sconfittaper tutti, si invita il lettore a docu-mentarsi sulla Circolare Ministe-riale n. 28 del 15 marzo 2007, incui il ministro Fioroni, sottoline-ava che “…ai fini della validitàdell’anno scolastico è richiesta lafrequenza di almeno tre quartidell’orario annuale” salvo deroghemotivate.

La domanda sorge spontanea:è stato verificato se tra i non am-messi ci sono alunni in questecondizioni? Dalla “dettagliata”scheda pubblicata non si desume.Per conoscenza di tutti, vi sonodiversi alunni che hanno dovutoripetere l’anno per l’eccessivonumero di assenze accumulate,per le quali sono state opportuna-mente informate le famiglie e gli

organi competenti e attuate tuttele procedure necessarie senza la-sciare nulla al caso.

Cosa si poteva fare? Venir me-no alle regole? Andare contro leg-ge? No, mai.

Ci si chiede se siano state ve-rificate ad una ad una le diversedecisioni e sia stato preso attodelle condizioni di ingresso e diuscita dai rispettivi segmenti sco-lastici.

A tal proposito occorre men-zionare il D.M. n. 59 del 19 feb-braio 2004 in cui si sottolinea chegli alunni nel corso del bienniodella Scuola Secondaria di primogrado devono aver maturato e ac-quisito un minimo di competenzenecessarie e utili per affrontarel’ultimo anno ed accedere tran-quillamente alla scuola superiore.

A tal fine per ciascun alunnosono previste ed effettuate ore direcupero intenso onde colmarelacune gravi che, in particolarenello scorso anno, si sono potuteevidenziare tra gli alunni delleprime classi, compresa quellabambina “diversamente abile” allaquale è stata fornita la possibilitàdi ridurre il gap che la separavadai coetanei.

È da rilevare, inoltre, che aglialunni che approdano alle classiprime della nostra Istituzione sco-lastica sono somministrati test diingresso opportunamente appron-tati, calibrati e vagliati in collabo-razione con i docenti della Scuolaprimaria ed infine che tra la nostraScuola e le organizzazioni delVolontariato ci sono sempre inte-razioni e collaborazioni per pre-venire e combattere la dispersionescolastica, che dal 1991/92 havisto una drastica riduzione dipercentuali.

Nell’articolo ci si chiede dovesiano andati a finire questi piccolistudenti fermati. Sono stati mollatidalla scuola? I docenti sono orgo-gliosi di rispondere che i suddettistudenti sono ad oggi “A Scuola,tutti” con la consapevolezza deigenitori che si sforzano di colla-borare.

I docenti sono orgogliosi didire che nella scuola media diTrinitapoli non ci sono fallimentiin quanto si lavora e si lavoraseriamente; infatti oltre al normaletempo scuola, oltre ai vari labora-tori opzionali scelti dai genitorisecondo la Riforma degli Ordina-menti Scolastici, si effettuano at-tività di recupero , di sviluppodegli apprendimenti e cura delleeccellenze in Italiano, Matematicae Inglese, in aggiunta al monteore richiesto dal genitore all’attodell’iscrizione senza alcun onereper le famiglie, ma con la dispo-nibilità e il sacrificio dei docentiche effettuano numerosi rientri.

A proposito di... “Cara preside le scrivo”

Cara Signora,lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti.

Io invece ho ripensato spesso a lei, ai suoi colleghi, a

quell’istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che “respingete”.

Ci respingete nei campi e nelle fabbriche e ci dimenticate.

I TAVOLIBarbiana, quando arrivai, non mi sembrò una scuola. Né cattedra,

né lavagna, né banchi. Solo grandi tavoli intorno a cui si faceva

scuola e si mangiava.

D’ogni libro c’era una sola copia. I ragazzi gli si stringevano sopra.

Si faceva fatica a accorgersi che uno era un po’ più grande e

insegnava.Il più vecchio di quei maestri aveva sedici anni. Il più piccolo

dodici e mi riempiva di ammirazione. Decisi fin dal primo giorno

che avrei insegnato anch’io.

IL PREFERITOLa vita era dura anche lassù. Disciplina e scenate da far perdere

la voglia di tornare.

Però chi era senza basi, lento o svogliato si sentiva il preferito.

Veniva accolto come voi accogliete il primo della classe. Sembrava

che la scuola fosse tutta solo per lui. Finché non aveva capito,

gli altri non andavano avanti.

LA RICREAZIONE

Non c’era ricreazione. Non era vacanza nemmeno la domenica.

Nessuno di noi se ne dava gran pensiero perché il lavoro é peggio.

Ma ogni borghese che capitava a visitarci faceva una polemica

su questo punto.

ARRIVISTI A 12 ANNI

Anche il fine dei vostri ragazzi è un mistero. Forse non esiste,

forse è volgare.

Giorno per giorno studiano per il registro, per la pagella, per il

diploma. E intanto si distraggono dalle cose belle che studiano.

Lingue, storia, scienze, tutto diventa voto e null’altro.

Dietro a quei fogli di carta c’è solo l’interesse individuale. Il

diploma è quattrini. Nessuno di voi lo dice. Ma stringi stringi il

succo è quello.Per studiare volentieri nelle vostre scuole bisognerebbe essere

già arrivisti a 12 anni.

A 12 anni gli arrivisti sono pochi. Tant’è vero che la maggioranza

dei vostri ragazzi odia la scuola. Il vostro invito volgare non

meritava altra risposta.

IL SINDACATO DEI BABBI

A chi toccava tenerlo a freno?

Poteva farlo il preside o il consiglio dei professori. Non lo fecero.

Potevano farlo i genitori. Ma finché avrete il coltello dalla parte

del manico i genitori staranno zitti. E allora o levarvi di mano

ogni coltello (voti, pagelle, esami) o organizzare i genitori.

Un bel sindacato di babbi e mamme capace di ricordarvi che vi

paghiamo noi e vi paghiamo per servirci, non per buttarci fuori.

In fondo sarebbe il vostro bene. Quelli che non ricevono critiche,

invecchiano male. S’estraniano alla storia che vive e progredisce.

Diventano quelle povere creature che siete voi.

I FIGLIOLI DEGLI ALTRI

Solo i figlioli degli altri qualche volta paiono cretini. I nostri no.

Standogli accanto ci si accorge che non sono. E neppure svogliati.

O per lo meno sentiamo che sarà un momento, che gli passerà,

che ci deve essere un rimedio.

Allora è più onesto dire che tutti ragazzi nascono eguali e se in

seguito non lo sono più, è colpa nostra e dobbiamo rimediare.

Abbiamo ricevuto per e-mail il seguente scritto:

Page 15: Peperoncino rosso dicembre 2007

dossierscuoladell’obbligo 15DICEMBRE 2007

Sul ricambio dei docenti, si fapresente che Trinitapoli è sede difrontiera e di smistamento ferrovia-rio fra la provincia di Foggia e lealtre. È naturale, pertanto che ognu-no tenda a tornare nella propriasede. Molti docenti avrebbero ilpiacere di lavorare nella scuolamedia, ma sono impediti dalla gra-duatoria e/o dagli aventi dirittoall’immissione in ruolo!

Si parla di show finali, ci siriferisce forse alle attività dellasettimana della “SCUOLA IN...FESTA” o alle varie attività chevedono impegnati gli alunni nelcorso dell’anno?

Ebbene, è necessario a questopunto un ulteriore chiarimento.

I docenti rispondono all’articolosolo con un invito: venga pure pres-so questa Istituzione scolastica chiparla solo per sentito dire, per ve-dere dal vivo come si fa scuola ecome si dovrebbe fare scuola algiorno d’oggi. La nuova scuolamedia, oggi Secondaria di primogrado, ha l’obbligo di seguire leIndicazioni Nazionali che chiedonosolo da qualche anno ciò che quisi fa da oltre 15 anni. È la nuovascuola dei “Progetti” ovvero dei“Percorsi formativi” di Educazionealla Convivenza Civile, resi obbli-gatori dal già menzionato Decreton. 59, aventi lo scopo di educaregli alunni alla legalità, alla cittadi-nanza, di far loro acquisire unasensibilità ambientale e stradale,di farli star bene con sé, con i coe-tanei, con i docenti e con gli altri,attraverso il normale fare scuoladel leggere, scrivere e far di conto,abilità queste che si possono colti-vare anche in maniera più accatti-vante essendo obiettivi trasversalicu i t ende l a fo rmaz ionedell’individuo e del futuro cittadino.Chi è al di fuori, perciò, non do-

vrebbe denigrare l’operato di chilavora con serietà e professionalitàper il bene della comunità e per labuona riuscita dei risultati.

Tra l'altro in una circolare delloscorso anno, il Ministro Fioroni haindetto, per il mese di Maggio, la“Settimana aperta ai genitori” incui rendere appunto visibili quelleattività per le quali gli alunni sisono impegnati nel corso dell'annoe che hanno fornito loro occasionedi crescita globale. La scuola diTrinitapoli ha forse precorso i tempifacendo anche in modo che i ragaz-zi fossero presenti a scuola sinoall'ultimo giorno con buona pacedi coloro che accusano di mollarliper strada, a differenza di quantoaccade presso altre Istituzioni Sco-lastiche.

Non si è mai fatto “Show” sullapelle dei ragazzi, non si sono riem-piti buchi vuoti, ma si sono svoltesolo attività formative chenell'ambito di una didattica labora-toriale, impegnano tutti, ognunocon un ruolo specifico, dalla elabo-razione, alla preparazione e realiz-zazione delle attività suddette, com-prese quelle teatrali, che la stessaProfessoressa dovrebbe apprezzaredal momento che si fa promotricedi tanti corsi di teatro in cui si ac-colgono solo ragazzi con almenoun'esperienza teatrale.

Concludendo, infine, i docenti,nel rigettare le accuse di menefre-ghismo, si augurano che il verodibattito sulle problematiche dellaScuola avvenga tra tutte le compo-nenti della società con limpida tra-sparenza, senza arroccamenti o vo-lontà neo corporative, sia da partedella loro bistrattata categoria, siada altri titolati a farlo.

Il Collegio dei Docentidella Scuola Secondariadi I grado di Trinitapoli.

SPARARE IN UN CESPUGLIO

Bocciare è come sparare in un cespuglio. Forse era un ragazzo,

forse era una lepre. Si vedrà a comodo.

Fino all’ottobre seguente non sapete cosa avete fatto. È andato

a lavorare o ripete? E se ripete gli farà bene o male? Si farà le basi

per seguitare meglio o invecchierà malamente su programmi

non adatti per lui?

I BOCCIATIA giugno la maestra boccia 6 ragazzi. Disobbedisce alla legge

del 24 dicembre 1957 che la invita a portarseli dietro per i due

anni del primo ciclo.

Ma la maestrina non accetta ordini dal popolo sovrano. Boccia

e parte per il mare.

LE RIFORME CHE PROPONIAMO

Perchè il sogno dell’eguaglianza non resti un sogno vi

proponiamo tre riforme.

I - Non bocciare.

II - A quelli che sembrano cretini dargli la scuola a pieno tempo.

III - Agli svogliati basta dargli uno scopo.

IL TORNITOREAl tornitore non si permette di consegnare solo i pezzi che son

riusciti. Altrimenti non farebbe nulla per farli riuscire tutti.

Voi invece sapete di poter scartare i pezzi a vostro piacimento.

Perciò vi contentate di controllare quello che riesce da sè per

cause estranee alla scuola.

MINIMO COMUN DENOMINATORE

Oggi questo sistema è illegale.

La Costituzione, nell’articolo 34, promette a tutti otto anni di

scuola. Otto anni vuol dire otto classi diverse. Non quattro classi

ripetute due volte ognuna. Sennò sarebbe un brutto gioco di

parole indegno di una Assemblea Costituente.

Dunque oggi arrivare a terza media non è un lusso, È un minimo

di cultura comune cui ha diritto ognuno.

Chi non l’ha tutta non è Eguale.

LE ATTITUDININon vi potere più trincerare dietro la teoria razzista delle

attitudini.Tutti i ragazzi sono adatti a far la terza media e tutti sono adatti

a tutte le materie.

È comodo dire a un ragazzo: «Per questa materia non ci sei

tagliato». Il ragazzo accetta perchè è pigro come il maestro. Ma

capisce che il maestro non lo stima Eguale.

È diseducativo dire a un altro: «Per questa materia sei tagliato».

Se ha passione per una materia bisogna proibirgli di studiarla.

Dargli di limitato o squilibrato. C’è tanto tempo dopo per

chiudersi nelle specializzazioni.

Il plesso centrale

della Scuola

Elementare di

Trinitapoli,

in Via Cairoli,

è stato intitolato

a Don Lorenzo

Milani,

priore e fondatore

della Scuola

di Barbiana

(Stralci dal libro scritto dagli alunni d Don

Lorenzo Milani - Parte prima, pagg. 9-97).

Page 16: Peperoncino rosso dicembre 2007

dossierscuoladell’obbligo16DICEMBRE 2007

Mi chiamo Mario e sono unostudente universitario. Le ho scrittoquesta lettera per complimentarmiin merito all’articolo “Cara presidele scrivo …”. Anche se ho idee percerti versi contrarie alle sue e inalcuni casi ho opinioni diverse agliarticoli di giornale pubblicati dalsuo periodico di informazione lo-cale, sono rimasto deliziato dalvedere trattato un argomento digrande interesse (non perchè primanon fossero trattati!) per tutti noicittadini, e soprattutto per i nostripiccoli abitanti trinitapolesi. Io spe-ro e le auguro che quell’articolo sia il punto di partenza per un di-battito che sia il più possibile co-struttivo tra l’amministrazione co-munale, la scuola media e lefamiglie. Lei, nel suo articolo hasaputo mettere a nudo una verità

latente. La scuola dovrebbe garan-tire ad ogni singolo studente unbagaglio culturale minimo per poteraffrontare un futuro istituto secon-dario superiore, una scuola che do-vrebbe coltivare le attitudini, le ideei sogni per poter superare,all’indomani del «che cosa farò dagrande? Quale scuola è più giustaper me?», uno dei primi dilemmidella vita con più sicurezza e menodifficoltà. Come se la scuola fosseun virtuale laboratorio in vitro perquesti piccoli studenti che si accin-gono a conoscere con più approfon-dimento uno dei lati più interessantidella vita: la cultura. Ma questo perla scuola media di Trinitapoli è unavera e propria chimera.

Gli scolaretti che entrano o sonoentrati in quella scuola si possono paragonare a Dante che prima di

varcare la soglia dell’inferno siimbatte in un terrificante monitoLasciate ogni speranza voich’entrate. La formazione culturalee morale di uno studente viene mes-sa in secondo piano a discapito difeste, manifestazioni, canti recite eballetti. I professori che devonosottostare alla moda di questa scuo-la si immedesimano nel ruolo disceneggiatori, commediografi e re-gisti, gli stessi che devono portareavanti a stento programmi ministe-riali tra una festa e l’altra. In tuttaquesta grande farsa chi ci rimettesono gli studenti e le loro famiglie:gli studenti perché escono dallascuola con lacune vertiginose, daqui si spiega la dilagante ignoranza,le famiglie perché devono sovven-zionare di tasca propria ogni evento“culturale”, se così si può definire,

promosso dalla scuola e quindi dalsuo dirigente scolastico. Con tuttasincerità anch’io ai miei tempi, nonmolto lontani, l’idea di tralasciarelo studio per uno dei tanti showdella scuola mi allettava. Ma a qua-le studente non sarebbe piaciuta?Solo ora mi rendo conto di quantemancanze è fatto il mio sapere.Eppure l’uomo per indole è tentatoa conoscere sempre di più, a scru-tare l’inconoscibile, il noumenocome affermava Kant. Quindi, midomando: «Possiamo risvegliarenei ragazzi la voglia del sapere?Far capire loro cosa è il dovere ecosa un piacere? Se questo potesseavvenire, e io spero di sì, allora sìche la nostra scuola sarebbe“all’avanguardia” ».

MARIO MANNATRIZIO

Mario, ex alunno della ScuolaMedia di Trinitapoli, ci scrive

Post-itOggetto: richiesta “Sala Riunioni” Plesso Via Pirandello

della Scuola Media.

Si chiede, ai sensi dell’art. 12 della Legge 4/8/77 n. 517, l’usodella sala riunioni per lo svolgimento di un ciclo di 5 incontri su“Riflettori sulla Scuola pubblica”, che saranno tenuti da docentidell’Università di Bari, presidenti delle associazioni di settore,sottosegretari della Repubblica Italiana e giornalisti.

I seminari si svolgeranno preferibilmente il venerdì, con cadenzamensile, dalle ore 17 alle ore 20, a partire dal mese di Gennaio 2008.

Il calendario delle attività, completo dei nomi dei relatori edelle tematiche specifiche, sarà reso noto non appena riceveremoautorizzazione scritta che stabilisca le modalità d’uso e le conse-guenti responsabilità del fruitore in ordine alla sicurezza, all’igienee alla salvaguardia dell’immobile.

Si chiedono, altresì, informazioni dettagliate in merito alledotazioni tecnologiche e di arredo della sala pubblica richiesta.

Trinitapoli, novembre 2007

Prof.ssa Antonietta D’IntronoGruppo Consiliare “L’Alternativa”

Gent.ma PresideProf.ssa Anna Maria TrufiniScuola Media - Trinitapoli

PER L’ONORE DELLA SCUOLA

«Considererei questa promozione lesiva dell’onore e della dignità

della scuola» mise a verbale un preside. E la scuola chi è? La

scuola siamo noi?

PER IL RAGAZZO STESSO

«Anzi è proprio per il bene del ragazzo stesso. Non dimentichiamo

che si tratta di alunni alle soglie della Scuola Superiore» disse

pomposamente il preside d’una scuoletta di campagna.

Su 30 ragazzi era già chiaro che alle superiori ne sarebbero andati

tre: la Maria del merciaio, l’Anna della maestra e Pierino

naturalmente, Ma anche se fossero stati di più, cosa cambiava?

Il preside s’era dimenticato di cambiare disco. Non s’era accorto

della nuova popolazione scolastica. Una realtà già viva di 680.000

ragazzi in prima. Tutti poveri. I ricchi in minoranza.

Non una scuola declassata come dice lui. Declassata è la sua. Al

servizio di chi ha i soldi per andare avanti.

PER LA GIUSTIZIA

«Passare chi non lo merita è un’ingiustizia verso i più bravi» ci

disse un’altra animuccia delicata.

Chiami Pierino in disparte e gli dica come disse il Padrone ai

vignaioli «Te ti passo perché sai. Hai due fortune: quella di

passare e quella di sapere. Gianni lo passo per fargli coraggio,

ma ha la disgrazia di non sapere».

PER LA SOCIETÀ

Un’altra è convinta d’essere responsabile verso la Società: «Oggi

lo passo in terza media e domani mi vien fuori un medico!».

EGUAGLIANZACarriera, cultura famiglia, onore della scuola, bilancino per pesare

i compiti. Son piccinerie. Troppo poco per riempire la vita d’un

maestro.Qualcuno di voi se n’è accorto e non ne sa sortire. Tutto per paura

di quella benedetta parola. Eppure non c’è scelta. Quel che non

è politica non riempie a vita d’un uomo d’oggi.

In Africa, in Asia, nell’America latina, nel mezzogiorno, in

montagna, nei campi perfino nelle grandi città, milioni di ragazzi

aspettano d’essere fatti eguali. Timidi come me, cretini come

Sandro, svogliati come Gianni. Il meglio dell’umanità.

NATI DIVERSI?Voi dite d’aver bocciato i cretini e gli svogliati. Allora sostenete

che Dio fa nascere i cretini e gli svogliati nelle case dei poveri.

Ma Dio non fa questi dispetti ai poveri.

È più facile che i dispettosi siate voi.

DIFESA DELLA RAZZA

Alla Costituente chi sostenne la teoria delle differenze di nascita

fu un fascista: «L’onorevole Mastroianni riferendosi alla parola

obbligatorio osserva che ci sono alunni che dimostrano

un’insufficienza di carattere organico a frequentare le scuole».

Page 17: Peperoncino rosso dicembre 2007

leggerezza 17OTTOBRE 2007

Alla Thyssenkrupp di Torino

Oggi Silvio Berlusconi chiede alla suabase di scegliere il nome di una dellesue numerose aziende. È un'iniziativabenefica nei confronti di questo poveropensionato di Arcore che non può piùnemmeno permettersi un ufficiomarketing. Quando il Dash, nel 1982,passò dal fustino rotondo a quellorettangolare, mica fece tutto questocasino. Il nome sarà di tre parole, inogni caso le ultime due parole saranno«della» e «libertà», e si potrà votaresolo sulla prima parola, scegliendo tra«popolo» e «partito», due cose consi-derate sinonimi soltanto durante larivoluzione culturale cinese e, oggi,negli uffici di Forza Italia. Anche sesi tratta di uno scherzetto per andaresui giornali, il sondaggio ha un suovalore, diciamo così, semantico. Piut-tosto divertente, per esempio, l'uso el'abuso della parola popolo. Oscurata,vilipesa e trasformata in «gente» dalleideologie commerciali di matrice tele-visiva, la parola «popolo» torna inauge quando si trasforma in categoriasociologica o addirittura in settoremerceologico. Il trucchetto è facile, e

il luogocomunismo giornalistico lobenedisce ogni giorno: il popolo delrock, il popolo della notte, il popolodelle partite Iva e così via. Più si togliealla parola popolo una valenza socialee politica collettiva, spezzettando ilpopolo in tanti popoli settoriali, più siprende a usarla senza pudori: c'è ilpopolo della vela e il popolo del bridgee ovviamente, da oggi, anche il popolodella libertà. La ricomparsa di questaparola così evocativa e poderosa, no-bile e roboante, nel simbolo di unpartito che è proprietà privata di unmiliardario populista non deve stupirené scandalizzare. «Popolo» è logo epackaging: significa che la politica hafatto molti passi indietro e il marketingmolti passi avanti, cosa che sappiamotutti da tempo anche senza menarcelatroppo sulla lunga marcia delle parole,dal popolo di avanti popolo al popolodella libertà. Alla fine, chissenefrega:sull'articolo popolo c'è il tre per due,offerta speciale.

Alessandro Robecchi,Il Manifesto, 2 Dicembre 2007

Il popoloin confezione

speciale

Viale Vittorio Veneto:pavimentazione anti tacco a spillo

cm. 5

cm. 3cm. 2

Page 18: Peperoncino rosso dicembre 2007

sport18DICEMBRE 2007

TRINITAPOLI: il fenomeno basketÈ proprio il caso di dirlo, quello

che il gruppo dirigenziale della A.D. Basket Trinitapoli sta realizzandoè proprio un evento che va oltrequello che era possibile immaginaresolo qualche mese fa.

Certo la ultratrentennale storiadella società sportiva fa pensareche non si tratti di un “fuoco dipaglia”, ma di qualcosa che possadurare nel tempo.

Facciamo il punto della situa-zione.CAMPIONATO DI SERIE D.

La promozione sfuggita sulcampo a maggio è poi arrivata aiprimi giorni di settembre grazia adun meritato ripescaggio da partedella FIP in virtù dei piazzamentidelle ultime stagioni. Con il cam-pionato alle porte, una squadra daristrutturare per i vincoli impostidalla federazione pallacanestro ele difficoltà burocratiche legateall’utilizzo del palasport con ilparquet appena ristrutturato ilpresidente Carano ed il suo staffsi sono trovati subito ad un bivio:lottare per la salvezza o tentare difare qualcosa in più?guardarsi negli occhi per raggiun-gere un’intesa: bisognava lavorareper costruire una squadra di vertice!

E così partendo dalla ricon-ferma dell’allenatore SalvatoreCARESSA, napoletano di Trani,e dal “matador” di fine stagione2006/2007 il barlettano PaoloMELE, si è puntato innanzituttosui giovani talenti locali. Confer-mati Ruggero CAPURSO, esplo-siva guardia ventunenne e DavideDI LEO venticinquenne ala-pivot,si è reintegrato Francesco VI-SAGGIO, per tanti anni croce edelizia del presidente CARANO,

giocatore dalle enormi potenzialitàmai confermate sul campo. Unanuova scommessa il suo inserimen-to. Confermato anche l’intero grup-po degli under 19 con BARBARO,CURCI, DE BENEDICTIS, BA-

SANISI, DALOISO, SANTOROe TRIGLIONE nonché il rientranteDI GENNARO.

Per dare spessore e velleità aquesto gruppo bisognava innestarequalche elemento. Non è stato facilecommenta Vito LOSITO, portaresu una piazza nuova quale Trinta-poli giocatori talentuosi capaci difar fare il salto di qualità alla nostrasquadra e quindi alla nostra città.

Ecco dunque Salvatore SFRE-GOLA trentacinquenne pivot bar-lettano di poche parole ma conesperienza da vendere. A dare man-forte nel reparto play-guardia è ar-rivato Vincenzo LOVINO, 23 anniproveniente da Ruvo (B2). Sonobastati pochi giorni per farsi apprez-zare sia dal punto di vista tecnicoche da quello umano: una piacevolesorpresa. Ancora, la ciliegina sullatorta è arrivata con l’ingaggio diPiero ARBORE. 27 anni, coratinocon una lunghissima esperienza inserie C1 tra Corato e Barletta, aladalle “mani di velluto” sottratto apiazze più prestigiose della nostra,anch’egli all’inizio un po’ scetticosu Trinitapoli ma subito ricredutosie felice di poter dare il suo nonindifferente contributo alla giovanecompagine di coach CARESSA.

Dopo un avvio stentato e sfor-tunato con qualche vicissitudine ditroppo per una squadra partita inritardo rispetto a tutte le altre, arri-vano le prime vittorie. Non soddi-sfatti e volendo recitare un ruoloda protagonisti si decide di effet-

tuare un ulteriore innesto. Non ungiocatore qualunque ma PippoFRASCOLLA, quarantacinquennesanferdinandese partito dalla suacittà oltre 25 anni fa per girarel’Italia “a fare canestro”. Tanti anniin serie B sempre da protagonistacome miglior realizzatore, da Baria Corato, da Lecce a Brindisi, daRieti a Maddaloni fino alla soddi-sfazione di un campionato di seriaA1 nella sua Avellino dove si èstabilito con la sua famiglia, a ben44 anni!

Sono bastate poche ore a “SuperPippo” per accettare l’invito delsuo amico di sempre, Ruggero Rus-so. Serviva una “mano” per far de-collare l’ambiente cestistico in fer-mento e si è puntato in alto: nonuna mano qualunque ma quellasempre calda di Super Pippo chemolte squadre di serie C e B ciinvidiano. Umilissimo come fosseun ragazzino, è arrivato in punta dipiedi e subito si è messo a disposi-zione dell’ambiente offrendo oltrealla sua dote più evidente e per cuiè conosciuto in tutta Italia e cioèfare canestro dalla lunga distanza,anche la saggezza del buon padredi famiglia, sempre pronto nel dareil giusto consiglio ai suoi giovanicompagni.

Ma non è finita. A testimoniareche si vuol andare lontani il diri-gente Luca LABIANCA & socihanno effettuato un ulteriore colpo.Dal Potenza di B1 è stato prelevatoFrancesco RICCO, ventitreenneala-pivot di 204 cm. Un’ altra scom-messa dello staff dirigenziale.

Ed ora? Siamo quasi al giro diboa con 14 punti a sole 2 lunghezzedal 4° posto che significa play-offper l’accesso in C2.

La squadra è altamente compe-titiva, non si può che migliorare. Ilpubblico è sempre più numeroso: ilt u t t o e s a u r i t o a l“PalaPertini” è una co-stante, il divertimento èassicurato. Il “roster” aquesto punto è com-pleto. Il presidente Ca-rano non nasconde peròle sue preoccupazionilegate al prolungamentodel contratto di FRA-SCOLLA. Infatti la di-sponibilità di Pippo èfino al termine del gi-rone di andata. Dopo-diché bisognerà vincerela concorrenza di quantisicuramente vorrannoassicurarsi le capacità diFRASCOLLA: certonon sarà facile.

Per quanto sia affe-zionato alla sua terra eai suoi vecchi amici diinfanzia, Pippo FRA-SCOLLA ha fatto dellapallacanestro il suo la-voro.

L’APPELLO DEI DIRIGENTIQuanto si sta realizzando a Tri-

nitapoli e per Trinitapoli con la pal-lacanestro è frutto della abnegazionedi un affiatato gruppo dirigenzialeappassionato di basket che credefortemente nei valori dello sport.

Il sacrificio di queste persone diper sé non è sufficiente a realizzarei progetti in cantiere. Sono necessarii contributi economici di quanti purcondividendo ed apprezzando il la-voro svolto, ed avendo fiducianell’operato dei singoli dirigentivuol contribuire fattivamente allarealizzazione.

Ad oggi molti tra privati cittadi-ni, professionisti, artigiani ed im-prenditori hanno già dato il lorocontributo. A questi non può cheandare il nostro sentito ringrazia-mento.

Ricordiamo che notevoli sonole agevolazioni fiscali per chi vuolpartecipare al nostro progetto.

Effettuando un versamento sulc/c postale n. 70443767 intestatoalla A. D. BASKET TRINITAPO-LI con causale “EROGAZIONELIBERALE” si gode di una detra-zione d’imposta sull’intero importoda beneficiare con la prossima di-chiarazione dei redditi fino ad unmassimo di € 2500,00.

Così anche per gli imprenditoriche intendono veicolare il propriomarchio con la nostra attività oltrea raggiungere target diversi di con-sumatori a costi contenuti hannopossibilità di scaricare quanto corri-sposto alla nostra Associazione cherilascia apposita fattura.

Il ringraziamento va a tutti colo-ro che hanno già contribuito e acoloro che accoglieranno il nostroappello dando forza ed energia allenostre idee.

I DIRIGENTI

Un momento della partita TRINITAPOLI-CONVERSANO, Palapertini9/12/2007.

Ruggiero Capurso.

Page 19: Peperoncino rosso dicembre 2007

manifestiamociDICEMBRE 200719

20 ottobre 2007:la sinistratrinitapolese par-tecipain massaallamanifestazionedi Romacontrola precarietà

NicolaFortunato,

il sen. GiovanniRusso Spena,

Luigi Panzuto,AntoniettaD’Introno e

VincenzoBrucoli in

Piazza Esedra aRoma inattesa di

mettersi in codaad un corteodi 1.000.000

di personelungo 12 km.

L’8 e il 9 dicembre 2007, alla fiera di Roma,si sono tenuti gli stati generali dei partiti della sinistra

e dei movimenti ecologisti. Si è così abbandonata la facile stradadelle scissioni per percorrere insieme il sentiero faticoso dell’unità,

con la speranza che un altro mondo sia possibile.

Page 20: Peperoncino rosso dicembre 2007

Padre Bernardinoaveva accolto Birillina,

la cagnettaparaplegica,

nella casa del Signore,proteggendola sempre

dalla disumanitàdegli umani.

Partito il frate,Birillina non ha

più trovato la suacoperta nel corridoio

del convento ed havagato, spaesata,giorni e giorni per

le stradedel paese.

Poi è sparitanel nulla.

unluminoso2008 DICEMBRE 200720

Le nuvole passerannoe ritornerà il sole.

Basta aspettare!

Chi l’havista?