uno speciale realizzato da Mediaplanet no 1./novembre 2010...

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TERAPIE E INNOVAZIONI MAL DI SCHIENA Cure e tecniche chirurgiche più efficaci. Consigli Parlano gli esperti per aiutarci a vincerlo La scherma per un per- fetto controllo posturale Luca Toni “Scende in campo” contro la Spondilite Anchilosante PER PREVENIRE IL DOLORE 3 IDEE QUESTO SUPPLEMENTO È STATO REALIZZATO DA MEDIAPLANET. IL SOLE 24 ORE NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÁ PER IL SUO CONTENUTO UNO SPECIALE REALIZZATO DA MEDIAPLANET No 1./Novembre 2010

Transcript of uno speciale realizzato da Mediaplanet no 1./novembre 2010...

TERAPIE E INNOVAZIONI

MaL DisCHiEna

Cure e tecniche chirurgiche più effi caci.

consigliparlano gli esperti per aiutarci a vincerlo

la schermaper un per-fetto controllo posturale

luca toni“scende in campo” contro la spondilite anchilosante

PER PREVENIREIL DOLORE

3IDEE

QUESTO SUPPLEMENTO È STATO REALIZZATO DA MEDIAPLANET. IL SOLE 24 ORE NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÁ PER IL SUO CONTENUTO

uno speciale realizzato da Mediaplanet

no 1./novembre 2010

2 · Mal di Schiena uno speciale realizzato da Mediaplanet

EDitoriaLE

Le molteplici forme del mal di schiena

Si calcola che l’80 - 90% degli esseri umani soff ra di dolore lombare almeno una volta nella vita.

Le patologie del-la colonna verte-brale sono molto numerose, ma sei rappresentano la quasi totalità delle condizioni patolo-

giche. Esse sono: la lombalgia, le ernie del disco, la cervicalgia, la stenosi, la scoliosi e le fratture. Le prime quattro condizioni rappre-sentano le patologie degenerati-ve, che sono quelle di gran lunga più comuni.

La LombalgiaCaratterizzata da dolo-re localizzato esclusiva-mente nell’area lombare,

è la patologia più frequente. Ne-gli Stati Uniti, il 56% degli indivi-dui ha aff ermato di aver soff erto di lombalgia almeno un giorno nell’ultimo anno e il 14% ha avuto dolore per più di un mese nel cor-so dell’anno. Nei paesi industria-lizzati la lombalgia è tra i motivi più frequenti di assenza dal lavo-ro. Essa è la causa più comune di limitazione dell’attività lavorati-va negli adulti sotto ai 45 anni e la quarta più comune tra 45 e 64

anni. La causa più frequente del-la lombalgia è la patologia dege-nerativa del disco (discopatia de-generativa), seguita dall’artrosi delle articolazioni posteriori, che uniscono una vertebra all’altra nella parte posteriore della co-lonna.

L’ernia del discoè la condizione in cui il disco protrude nel cana-le vertebrale o un fram-

mento di esso fuoriesce e invade il canale. Con l’avvento della TAC e ancor più della risonanza ma-gnetica è stato rilevato che an-che soggetti che non hanno mai avuto dolore vertebrale possono avere un’ernia del disco o questa può essere trovata in pazienti che hanno solo lombalgia. In senso clinico, tuttavia, si deve intende-re per ernia la condizione in cui la patologia discale determina do-lore a uno o entrambi gli arti. Le ernie della colonna lombare sono responsabili di dolore agli arti in-feriori. Quelle cervicali possono causare dolore agli arti superiori o, più raramente, un quadro cli-nico più complesso per compres-

sione del midollo spinale. Un’er-nia può anche scomparire spon-taneamente attraverso vari mec-canismi biologici. Se il dolore agli arti non scompare dopo 8-12 set-timane dall’inizio, è indicato ef-fettuare un intervento chirurgi-co che può essere di vario tipo. Un’artrosi delle articolazioni po-steriori può causare solo dolore lombare o anche agli arti, inferio-ri e/o superiori, quando l’ispes-simento di queste articolazio-ni causa, da solo o associato a ri-strettezza costituzionale del ca-nale vertebrale, una stenosi.

La stenosiPer stenosi si intende una tale ristrettezza da comprimere i nervi che

vanno agli inferiori per la colon-na lombare o quelli del midollo spinale per la cervicale. La ste-nosi lombare causa disturbi (a esempio dolore e debolezza) agli arti inferiori, che aumentano con la deambulazione. La stenosi cer-vicale provoca invece una sindro-me complessa negli arti superiori e inferiori per compressione del midollo spinale.

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“la lombalgia, le ernie, la cervicale e la stenosi rap-presentano le pa-tologie degenera-tive di gran lunga più comuni.”

Franco Postacchini, professore ordinario di ortopedia e traumatologia, università “sapienza”, roma, direttore della prima divisione di ortopedia e traumatologia, policlinico umberto i°, roma, presidente della società italianadi chirurgia Vertebrale-Gis.

“ per i bambini in fase di sviluppo la scherma è molto indicata per acquisire destrezza e controllo.”

Antonio Fiorepresidente della commissione Medica della Federazione italiana di scherma.

in eViDenza

paGina 06

Le nuove strategie diagno-stico-riabilitative p. 08

L’evoluzione della specie e la colonna vertebrale p. 10

Nuove tecniche mininvasive per le fratture vertebrali

Si chiama Vertebral Body Stent (VBS) ed è una maglia metallica espandibile (lo stent) che si introduce assieme a un palloncino nel corpo vertebrale per via percutanea e quindi senza tagli chirurgici. Il palloncino si espande e assieme allo stent contribuisce al risollevamento del piatto vertebrale. Quan-do il palloncino si sgonfi a, lo stent rimane in sede, espanso, prevenendo la possibilità che la vertebra ri-collassi e mantenendo la frat-tura ridotta per procedere alla cementazio-ne defi nitiva.

Quali sono i benefi ci che arreca questa tec-nica mininvasiva? Rispondono tre autorevoli esperti italiani.

Flavio Tancioni, Capo Sezione di Neurochirurgia Spinale Oncologica e Mininvasiva dell’Istituto Clinico Humanitas:

L’intervento è solitamente eseguito in anestesia locale e, normalmente, in cir-ca un’ora si è in grado di completare la procedura. Questi fattori sono partico-larmente importanti nella popolazione anziana che mal tollera lunghi e trau-matici interventi chirurgici. Con la tecnica mininvasiva del VBS si correggono i limiti delle tecniche tra-dizionali perché lo stent che ricopre il palloncino consente di poter mantene-re inalterata l’apertura del corpo verte-brale che stiamo trattando: ottenuta la cavità da riempire avremo poi minore rischio di fuoriuscita del cemento, una delle maggiori complicanze di queste procedure. È una tecnica che si può eseguire pure in pazienti con diverse fratture del cor-po vertebrale, anche oncologiche.

Mario Muto, Direttore U.O. Neuroradiologia A.O.R.N. “A. Cardarelli” Napoli:

L’intervento con VBS è in Day Surgery e, mancando l’ospedalizzazione, vi è un benefi cio psicologico immediato per il paziente; inoltre, non essendoci tagli chirurgici, i muscoli restano tonici e quindi si ha un recupero più rapido e con postumi migliori che negli inter-venti tradizionali. Negli anziani quest’in-tervento tende a far recuperare l’altezza del corpo vertebrale e pertanto si ha un eff etto antalgico già nel giro di una setti-mana, eff etto che consente di ridurre le terapie farmacologiche antidolorifi che, oltre a rallentare la curva di decadimen-to. Lo stesso dicasi per quanto riguar-da il dolore vertebrale legato al crollo osteoporotico, in questo caso però non bisogna dimenticare che va comunque continuata la cura per l’osteoporosi, in quanto è una malattia sistemica.

Gaetano Merlicco, Direttore U.O. Neurochirurgia Ospedali Riuniti di Foggia:

Da simili interventi trae benefi cio anche il Sistema Sanitario Nazionale perché Il paziente accede meno alle presta-zioni in regime di convenzione (come diagnostica, visite ortopediche, fi siote-rapia) e alle prestazioni del Medico di Famiglia liberando risorse per soggetti più bisognosi, oltre a consumare meno farmaci. Le giornate di degenza media in un anno si riducono di molto, spesso scompaiono del tutto. Il postoperatorio è inesistente rispetto a un qualunque intervento tradizionale. Ci sono studi condotti nei paesi scandinavi, tradi-zionalmente molto attenti al costo del welfare, che dimostrano che il costo ge-nerale di un trattamento mininvasivo, anche dei più costosi, è inferiore ai costi del trattamento conservativo e farma-cologico, già nel primo anno.

Mal di scHiena, priMa edizione, noVeMBre 2010

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Mal di Schiena · 3uno speciale realizzato da Mediaplanet

La scoliosi “idiopatica” è la più frequente in assoluto (circa il 70% di tutte le scoliosi) e compare più spesso nelle femmine e in età prepubere. Viene chiamata idiopatica (inspie-gata) perché non se ne conoscono ancora le cause di insorgenza. La scoliosi e il mal di schiena? è molto raro che una scoliosi idiopa-tica dell’adolescenza sia responsa-bile di mal schiena. Se ciò si veri-fi ca bisogna cercare altre cause, talvolta di natura congenita come una schisi vertebrale, una spondi-lolistesi (mancata “saldatura” di una vertebra) o una osteocondrosi vertebrale (malattia dell’accresci-mento vertebrale).

La patologia nell’adulto e “ex novo”Discorso diverso è la scoliosi dell’età adulta. Il paziente spes-so va da uno specialista perché si è accorto, oltre che del dolore in-gravescente, di una diminuzione della statura. Aggravandosi infatti la deformità vertebrale, la colon-na tende ad accorciarsi. Oltre al-la scoliosi dell’adulto, conseguen-za dell’evoluzione di una scoliosi dell’adolescenza, esiste un altro tipo di scoliosi che insorge nell’età adulta (40 – 50 anni) su di una co-lonna che era “dritta” nell’età ado-lescenziale. Questa forma è defi ni-ta dagli americani “de novo” ma noi latinisti preferiamo chiamar-la “ex novo”. Anche questo tipo di

scoliosi è sempre responsabile di mal di schiena che talvolta si ac-compagna a dolori agli arti infe-riori secondari, alla deformazione delle vertebre con restringimento del canale vertebrale dove passa-no le strutture nervose che dalla schiena si irradiano alle estremi-tà inferiori.

La terapiaCome curare il mal di schiena conseguente alla scoliosi dell’età adulta sia essa idiopatica che “ex novo”? L’uso di un corsetto stecca-to in tela qualche ora al giorno, ci-cli di massaggi al rachide lombare, cauta ginnastica per i muscoli ad-dominali, bagni termali e, all’oc-correnza, i farmaci antinfi amma-

tori possono essere utili per atte-nuare la sintomatologia dolorosa.

Il trattamento chirurgicoTali presidi tuttavia non sono in grado in alcun modo di fermare l’aggravamento della scoliosi. Se nonostante il corsetto, la terapia fi sica e medica i dolori tendono a persistere o a peggiorare, la tera-pia chirurgica diventa il tratta-mento di scelta. L’intervento nel-la scoliosi dell’adulto è impegnati-vo e va eseguito quando le condi-zioni generali del paziente lo per-mettono. Lo scopo dell’intervento è quello di correggere parzialmen-te la deformità e stabilizzarla de-fi nitivamente in buon equilibrio. Per raggiungere questo obiettivo si utilizzano mezzi di sintesi co-me barre, uncini, viti e nastri sot-tolaminari oltre a un abbondante innesto osseo che, nel tempo, ren-derà la colonna vertebrale operata molto solida.

Domanda:■■ Quali sono i due fattori che determinano l’insorgere della scoliosi?

Risposta:■■ la deviazione della colonna vertebrale sul piano frontale e la rotazione della stessa.

nEWs

scoliosi nell’adolescente e nell’adulto

uno speciale realizzato da Mediaplanet

scoliosi nell’adolescente 1

IDEA

in BreVe

G.i.s.studio e ricerca

La Società di Chirurgia ■■Vertebrale G.I.S. è una delle più antiche associazioni ita-liane di ortopedia affi liate al-la società madre S.I.O.T (So-cietà Italiana di Ortopedia e Traumatologia). Nel 1977 un gruppo di ortopedici italiani interessato alle problemati-che della colonna vertebrale e in particolare della scolio-si, fondarono il “Gruppo Ita-liano di studio della Scolio-si” (G.I.S.) con l’obiettivo di “promuovere e incoraggia-re lo studio, la ricerca, la pre-venzione e la cura di tutte le forme di patologia vertebra-le” e di “favorire scambi di idee e di esperienze fra spe-cialisti italiani e stranieri in-teressati a questo campo”.

StefanoCervellatiresponsabile chirurgia Vertebrale Hesperia Hospitaldi Modena.

Daniele Fabris Monterumicidirettore u.o.c. chirurgia del ra-chide “sandro agostini” azienda ospedaliera uni-versità di padova.

4 · Mal di Schiena uno speciale realizzato da Mediaplanet

Cerotti transdermici contro il dolore

Traumi e infiammazioni causano la diminuzione del controllo di gesti e movimenti aumentando il rischio di nuovi traumi: ecco per-ché un veloce recupero è impor-tante ed è bene che sia quanto più rapido possibile per rinforzare il tono muscolare e aumentare la stabilità posturale. Nelle fasi ini-ziali di questi disturbi, si può ri-correre all’automedicazione.

Quando usare i cerotti transdermici“L’applicazione di farmaci per uso topico, come i cerotti, è effi-cace nelle forme moderate di do-lore ed è – spiega Carlo Tranquilli, Direttore Dipartimento Trauma-tologia e Riabilitazione - Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del CONI – una valida alternativa alla somministrazione sistemi-ca”. Nelle Linee Guida EULAR (Eu-ropean League Against Rheuma-tism), società scientifica europea

operante nel campo della reuma-tologia, i FANS (Farmaci Antin-fiammatori Non Steroidei) per uso topico vengono definiti come

“efficaci e sicuri” e il loro impiego è raccomandato; “fra questi il Pi-roxicam, che è presente in alcuni cerotti transdermici, è largamen-

te usato perché ha una spiccata azione antinfiammatoria e anal-gesica ed è indicato – continua il prof. Tranquilli - per il trattamen-to degli stati dolorosi e flogistici di natura reumatica e traumatica delle articolazioni, dei muscoli, dei tendini e dei legamenti”.

Praticità e azione prolungataRispetto alle formulazioni topi-che in crema, gel o spray, il cerot-to è più pratico perché non unge e richiede meno applicazioni per assicurare la stessa efficacia. “Un recente studio clinico ha rivelato l’elevata efficacia della formula-zione topica a base di Piroxicam dimostrando di essere più rapi-do della formulazione in crema nella riduzione del dolore – affer-ma Carlo Tranquilli -; inoltre con il cerotto si permette il rilascio del principio attivo nella sede di applicazione per 24 ore anziché 12 (come avviene per la maggior parte dei cerotti transdermici) fornendo rapidamente ed in mo-do continuativo una concentra-zione efficace solo dove serve. In-fine la confezione monodose con-sente di evitare sprechi e conser-vare più a lungo la medicazione”.

”il cerotto è pratico perché non unge e richiede meno applicazioni.”

Carlo Tranquillidirettore dipartimento traumatologia e ri-abilitazione - istituto di Medicina e scienza della sport del coni

Domanda:■■ Qual è l’obietti-vo dell’applicazione cutanea di un farmaco?

Rsiposta:■■ ottenere la massima concentrazione possibile di principio attivo nella sede in cui è presen-te il dolore, minimizzando gli eventi indesiderati legati alla diffusione sistemica.

vanessa salzano

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la nostra soluzione

inspiration

focus

Un italiano su quattro■■ sof-fre di mal di schiena. in quattro casi su cinque (il 20% del tota-le) è causa di posture e abitudi-ni scorrette.

Compresse, cerotti e po-■■mate a base di antinfiammatori non steroidei sono la prima ri-sposta per placare l’infiamma-zione e trovare sollievo.

Il riposo forzato■■ non sempre è un buon rimedio contro il mal di schiena. l’immobilità prolun-gata indebolisce infatti le os-sa e la muscolatura rendendola

ancora più inefficace nel soste-nere le sollecitazioni che grava-no sulla schiena.

Il mal di schiena ■■ è una pato-logia multifattoriale. È pertanto sbagliato attribuirlo unicamente a fattori fisici in quanto possono subentrare anche fattori psico-logici, sociali, ambientali, etc.

! Notizie dal web:

www.homaldischiena.itwww.reumatologia.itwww.ortopedia.netwww.sportmedicina.com

in BreVe

vanessa salzano

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ibuprofene o paracetamolo

è■■ il principio attivo più utilizzato nel trattamento delle malattie reumatiche perché ha proprietà analge-siche e antinfiammatorie ed è consigliato per le osteoar-trosi in tutte le sue localiz-zazioni (artrite reumatoide, artrosi, periartrite scapolo-omerale, lombalgie, sciatal-gie, fibrositi, traumatologia sportiva).

L’ibuprofene è un princi-■■pio attivo della famiglia dei FANS (Farmaci Antinfiam-matori Non Steroidei) e svol-ge la sua azione antinfiam-matoria bloccando la sintesi delle prostaglandine, ovvero gli acidi ciclopentanoici che rivestono il ruolo di media-tori flogistici e cioè dei pro-cessi derivanti dalle infiam-mazioni.

L’ibuprofene ha inoltre ■■un’azione antidolorifica sia contro i dolori muscolari che derivanti da ferite, anche chirurgiche; in questo ca-so l’efficacia del farmaco di-pende dall’intensità del do-lore ed è indicato nel tratta-mento del dolore lieve e me-dia intensità. La dose massi-ma giornaliera però non de-ve superare 1.800 mg e, come per altri farmaci antinfiam-matori non steroidei, non dovrebbe essere sommini-strato a pazienti portatori di ulcera peptica grave o in fa-se attiva.

L’ibuprofene però può ri-■■sultare gastrolesivo se viene utilizzato in modo prolunga-to e non può essere assunto in gravidanza; perciò in que-sti casi i medici consigliano l’utilizzo del paracetamolo (o acetaminofene), un princi-pio analgesico e antipiretico che ha un’azione più blanda dell’ibuprofene ma, a diffe-renza dei FANS, non presen-ta gastrolesività e nefrotos-sicità.

Quali sono i sintomi? Purtroppo, non esiste un test diretto per diagnosticare la SA e i sintomi possono essere spesso confusi con al-tri disturbi più comuni, come ad esempio la lombalgia cronica. All’inizio, la SA si manifesta con un forte indo-lenzimento nella regione lombare che peggiora con il passare del tempo; il dolore si manifesta nel gluteo o nella parte inferiore della schiena ed è accompagnato, al mattino, da una rigidità che dura per qualche ora, o anche meno; la lombalgia può essere anche causa di disturbi del sonno, soprattutto nella seconda parte della notte, e di un generale affaticamento fisico.

Vi sono altri sintomi?Sì, e sono riscontrabili, paradossalmente, nei momenti di sollievo: se si avverte beneficio dopo un esercizio fisico, dopo l’assunzione di farmaci antinfiammatori, allora è possibile che siamo in presenza di una forma di SA; ma non basta: i sintomi della SA possono essere anche di natura apparentemente diversa, quali pato-logia infiammatoria cronica dell’intestino, l’infiamma-zione all’interno di uno o di entrambi gli occhi (cono-sciuta come irite o uveite), che provoca arrossamento e visione annebbiata.

Qual è il profilo tipico di un paziente che soffre di SA? La SA è caratterizzata da un dolore al rachide lomba-re che spesso è erroneamente attribuito all’ernia del disco o all’artrosi della colonna; in realtà la lombal-gia causata da SA è di tipo infiammatorio, mentre la lombalgia dell’artrosi è di tipo meccanico; è quindi

fondamentale la tempestività della diagnosi da parte del medico di famiglia. I farmaci che oggi abbiamo a disposizione sono in grado di modificare l’evoluzione della patologia se somministrati in fase iniziale.

È quindi fondamentale che il medico di base capi-sca subito se indirizzare il paziente in cura dall’or-topedico o da un reumatologo? Certamente, e non si tratta di un problema seconda-rio: a causa della scarsa informazione e conoscenza della SA tra i medici, infatti, la diagnosi può essere

ritardata anche fino a 11 anni dall’iniziale comparsa dei primi sintomi.

Che cosa provoca la SA?L’infiammazione si origina nel punto in cui i legamenti o i tendini si uniscono all’osso; quando inizia il proces-so di guarigione, il tessuto elastico dei legamenti o dei tendini porta alla formazione di un nuovo osso che gra-dualmente limita il movimento dell’articolazione: nella colonna vertebrale, il danno diviene irreversibile poiché le vertebre si fondono tra loro, formando una lunga co-lonna rigida”

Quali sono gli strumenti e i trattamenti di cui oggi disponiamo?Le direttive a livello europeo per la cura della SA preve-dono innanzitutto il ricorso a farmaci antinfiammatori non cortisonici o ai Coxib (antinfiammatori di recente introduzione caratterizzati da minori effetti collaterali a livello gastrico). I pazienti che non reagiscono a questi trattamenti devono essere sottoposti a terapie con far-maci biologici anti-TNFα.

Cosa c’è in vista nell’ambito delle ricerche genetiche sulla SA? La SA è una malattia in cui esiste una predisposizione genetica legata all’antigene HLA-B27, che però non è sufficiente per la diagnosi: il 4% della popolazione ita-liana lo possiede e, di questi, solo 1 su 4 sviluppa la ma-lattia; oggi sono in corso studi sul genoma per indivi-duare altri geni che possono avere un ruolo nell’origine della patologia.

La mano destra che ruota intorno all’orecchio: un segno di esultan-za originale e inconfondibile quello che Luca Toni ha ripetuto sui campi di tutto il mondo, decine e decine di volte. Campione del Mondo con la Nazionale, idolo di tifoserie italiane e straniere, capocannoniere in Italia e in Germania, Luca Toni è uno degli attaccanti più prolifici oggi in attività; è inoltre apprezzato dai compagni e dagli avversari per il carattere pacato, in campo e fuori, che si aggiunge alla classe che dimostra ogni volta che scende in campo. Un testimonial ideale, quindi, per una campagna come “Back in Play”, che intende raggiungere il più ampio numero possibile di persone, soprattutto tra i maschi delle generazioni più giovani. Il calcio è infatti lo sport più popolare del mondo, capace di attirare il più

vasto interesse: la maggior parte degli appassionati di calcio e di video-giochi possono non avere mai sentito parlare di SA, eppure alcu-

ni tra loro potrebbero presentare sintomi trascurati. Basta una semplice lista di controllo a fare la differenza!

Promossa da Pfizer con il patrocinio Fede-razione Internazionale sulla Spondilite An-

chilosante (ASIF) e, in Italia, dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR) e appog-

giata da calciatori professionisti di tutta Europa, “Back in Play” è stata voluta per diffondere la co-

noscenza della Spondilite Anchilosante (SA), co-munemente nota come artrite della spina dorsale.

In particolare, il gioco si concentra su un momento assai frequente nel corso di una partita: la rimessa la-

terale, quando il pallone viene rimesso in campo con le mani, portandolo dietro la testa, inarcando in dorso e

scagliandolo sul terreno di gioco con la maggiore forza e precisione possibili. E, da questo movimento (che richiede

una schiena veramente a posto), è nata l’idea di chiamare “Back in Play” la campagna contro la SA.

Collegandosi al sito it.back-in-play.com è possibile giocare una mini-partita di calcio on-line, partecipando a un coin-

volgente campionato europeo (oltre al gioco, sul sito si trova la classi-fica dei risultati) e ricevere, allo stesso tempo, informazioni sulla spondilite anchilosante.Il sito è diviso in varie sezioni. La prima è dedicata ai calciatori professionisti che hanno accettato di sostenere la campagna “Back in Play”: tra essi, il gio-catore della Premier League inglese Rory Delap, celebre per le sue rimesse particolarmente potenti, che in un’intervista registrata parla del proprio im-pegno a favore della cura della SA. Una seconda sezione descrive la campa-gna e i suoi partner mentre una terza parte contiene informazioni sul mal di schiena e sulla SA, con indicazioni sulla patologia e i trattamentiVi è poi una raccolta di video con interviste a esperti di SA che danno infor-mazioni sulla malattia e sull’importanza di una diagnosi precoce e, infine, il sito fornisce i link alle associazioni di pazienti, per permettere di ottenere informazioni ancora più approfondite.

Per curare la spondilite anchilosante è fondamentale la diagnosi precoce

Luca Toni: “BACK IN PLAY, IL MIO GOAL PIù IMPORTANTE”

La Spondilite Anchilosante (SA), spiega il Professor Ignazio Olivieri (Dipartimento di Reumatologia della Regione Basilicata; Ospedale San Carlo di Potenza e Ospedale Madonna delle Grazie di Matera), è una forma di artrite, ossia una malattia

cronica infiammatoria di origine reumatica che tende a colpire persone giovani, in maggioranza di sesso maschile, a partire dall’età di vent’anni. La SA fa parte delle spondiloartriti, affezioni che colpiscono la colonna vertebrale, le articola-

zioni e le inserzioni tendinee degli arti e altri organi del corpo quali gli occhi, i polmoni, il cuore, l’intestino e la pelle.

6 · Mal di Schiena uno speciale realizzato da Mediaplanet

Domanda: Può la scherma essere considerata uno sport adatto per la prevenzione di problemi posturali?Risposta: Sì, perché favorisce l’acquisizione di una massa di schemi motori e sviluppa i muscoli di gambe e tronco.

La scherma è uno sport indi-cato per la schiena?

La scherma è certamente uno sport che in senso generale consente l’ac-quisizione di una massa di schemi motori che favoriscono un perfetto controllo a livello posturale. Nel passato, essendo la scherma ca-ratterizzata da una posizione parti-colare nel momento della prepara-zione delle azioni, si era parlato di uno sport a rischio di scoliosi, come per il tennis.

Ma queste teorie sono state total-mente smentite e oggi per i bambi-ni in fase di sviluppo (7-10 anni) la scherma è molto indicata proprio per permettere loro di acquisire destrez-za e controllo. Per non parlare poi dello sviluppo della muscolatura, la scherma favorisce un perfetto lavoro sui muscoli che influiscono a livello posturale, come quelli delle gambe e del tronco.

Per capire bene è sufficiente osser-vare gli atleti professionisti e la loro capacità di gestire i movimenti del corpo. Questo è dovuto al fatto che la scherma si basa sul tempo e sulla misura tra i due avversari, insegnan-do capacità di reazione e gestione dei movimenti in brevissimi tempi e spazi.

Certamente la scherma non può cura-re problemi posturali gravi della spi-na dorsale, ma può aiutare a gestire la collocazione del corpo all’interno del-lo spazio, che è molto importante sia nei bambini che negli adulti.

Nel settore agonistico i pro-blemi alla schiena sono fre-quenti?

Come è normale in ogni sport, man mano che si sale con la qualità degli atleti e la mole di preparazione tecni-ca e fisica, i problemi crescono. Detto questo negli ultimi vent’anni di at-tività per la Federazione Italiana di

Scherma non ho riscontrato problemi maggiori rispetto ad altri sport, anzi.

Una cosa che posso dire è che analiz-zando le differenti armi in cui si pra-tica la scherma (fioretto, spada e scia-bola) ho notato che la spada tende a dare maggiori problemi alla schiena degli atleti. Il motivo è che la spada è caratterizzata da azioni più lunghe e tempi di attesa; gli atleti si studiano molto durante gli assalti e alla lunga la posizione (detta “di guardia”) può portare a sovraccarichi a livello lom-bare. La sciabola invece è caratteriz-zata da azioni più esplosive e rapide, c’è meno stress da sovraccarico per la schiena.

La Nazionale: ricorda parti-colari problemi alla schiena sofferti dagli atleti?

Prima delle gare certamente lo stress e la tensione crescono e con loro an-che i possibili problemi. Ricordo, per fare un esempio, che Nathalie Moell-

hausen (nazionale femminile di Spa-da) prima dei mondiali di San Pietro-burgo 2007 ebbe una forte lombalgia, causata da un sovraccarico fisico e psicologico. Per affrontare un proble-ma di questo tipo è necessario lavora-re in equipe a livello sportivo.

Il medico, il fisioterapista e l’allenato-re devono affrontare il problema a li-vello farmacologico, fisioterapeutico e di allenamento in modo coordinato. è ovvio che un allenamento sbaglia-to effettuato su una lombalgia non del tutto curata può compromettere la situazione.

Anche le fiorettiste Valentina Vezzali e Margherita Granbassi hanno avuto degli episodi. In particolare quest’ul-tima ha un tipo di scherma che por-ta la sua schiena, spesso, ad andare in sovraccarico.

Un allenamento corretto a prova di stoccatala nostra soluzione

”la scherma può aiutare a gestire la col-locazione del corpo all’in-terno dello spazio.”Dott. Antonio Fiore, Presidente della commissione me-dica della Fede-razione italiana di Scherma

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La Warner Chilcott è una compagnia leader nel settore specialistico farmaceutico attualmente focalizzata nella cura della salute della donna, nella gastroenterologiae nell’urologia, presente nel mercato Nord Americano, Europeo ed Australiano.La Warner Chilcott è una società farmaceutica integrata, poichè dotata al suo interno delle risorse per la ricerca e lo sviluppo,la produzione e la commercializzazionedei propri farmaci.

simone arson

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Mal di Schiena · 7uno speciale realizzato da Mediaplanet

La Moellhausen in azione, il control-lo del corpo all’interno dello spazio rende la scherma un ottimo sport per la prevenzione di futuri problemi posturali nei giovani.foto: bizzi

Profilo

Nathalie Mollehausen

Età:■■ 25 anni

Squadra: ■■in forza al grup-po sportivo c.s. aeronau-tica Militare, è parte integrante della nazionale femminile di spada, oro a squadre ai mondiali di antalya 2009. in questi gior-ni è impegnata insieme al re-sto della dele-gazione azzur-ra a Parigi per i campionati mondiali (4-13 novembre).

Carriera: ■■Ha comincia-to a pratica-re la scherma all’età di 5 anni; dall’età di 9 an-ni, poi, ha inizia-to ad allenarsi in modo regolare presso il circo-lo della spada Mangiarotti, a Milano. la sua giovane età og-gi la inserisce di diritto all’interno delle certezze presenti e future della scherma italiana a livello internazionale.

inspiration

8 · Mal di Schiena uno speciale realizzato da Mediaplanet

sUGGEriMEnto

Le nuove strategie diagnostico riabilitative

Il mal di schiena spesso rappresenta una sfi da diagnostica e terapeutica. Questa sfi da può essere aff rontata oggi più agevolmente mediante l’utilizzo di moderne tecniche diagnostiche e con un approccio riabilitativo tagliato “su misura”.

il dolore rachideo è una fra le patologie più frequenti dei no-stri tempi. Si stima che sia la seconda patologia, dopo la feb-bre, per cui i pazienti si rivol-gono al proprio medico curan-te. Sono numerosi i fattori sca-

tenanti il mal di schiena, la sua genesi sembra, tuttavia, essere multifattoriale.

É interessante sottolineare come l’incidenza del dolore rachideo nei paesi occidentali sia in au-mento. Questo è probabilmente correlato al tipo di attività lavo-rativa sedentaria che caratteriz-za questi paesi. É stato dimostra-to come il lavoro a un terminale computerizzato possa essere un fattore scatenante. Ciò è dovuto probabilmente ai viziosi atteggia-menti posturali che si assumono durante questo tipo di attività.

Nuove tecniche diagno-stiche nel mal di schienaI moderni mezzi diagnostici, uti-lizzati con criterio e associati a una attenta visita medica, forni-scono ai medici gli strumenti ne-cessari per un’adeguata diagnosi. Negli ultimi tempi sono stati ela-borati strumenti dalla tecnologia sempre più avanzata, come la ri-sonanza magnetica a 5 Tesla, che è tutt’ora in fase di sperimenta-zione, oppure la risonanza ma-

gnetica aperta che permette an-che l’esecuzione di analisi in po-sizione verticale. Sono da poco tempo disponibili anche macchi-ne come le TC-PET che permetto-no analisi combinate e approfon-dite nei casi “sospetti”. Per quanto riguarda l’aspetto po-sturale, risulta importante l’esa-me clinico eff ettuato dal medico. Inoltre, risulta sempre più diff u-so a scopo diagnostico l’utilizzo della spinometria.

Presso gli ambulatori di medici-na fi sica e riabilitazione dell’Uni-versità di Roma “Sapienza”, diret-ti dal prof. V.Santilli, si occupano di questa tecnica il dott. Dimag-gio e il dott. Bernetti, coordina-ti dal dott. Paoloni con il suppor-to dell’ing. Mangone. Questa me-todica sfrutta il principio di fun-zionamento della triangolazione applicato alla video-rasterstereo-grafi a. Vengono proiettate bande luminose sulla superfi cie corpo-rea del soggetto esaminato, una telecamera a infrarossi ne coglie quindi la distribuzione che viene elaborata con estrema precisio-ne (errore inferiore a 0,2 mm) da un software dedicato, ricostruen-do un’immagine computerizza-ta del tronco nei tre piani dello spazio. Questa metodica non so-stituisce la radiologia convenzio-nale, ma può senza dubbio esse-

re estremamente utile al medico che, eff ettuata la visita e raccol-te le informazioni derivanti dalle immagini radiologiche, può ave-re a disposizione un’arma in più per un’analisi dettagliata e obiet-tiva della postura.

Trattare il paziente non il sintomoQueste tecniche a disposizione ci permettono di inserire i pazien-ti in un percorso terapeutico “ta-gliato su misura”. Infatti solo con un approccio mirato si riesce a trovare una soluzione al proble-ma del paziente, che troppo spes-so ha eff ettuato numerose inda-gini diagnostiche e lunghe tera-pie farmacologiche senza esser venuto a capo del proprio disa-gio. Anche la fi sioterapia deve es-sere personalizzata e non può es-sere eff ettuata in gruppo. Difat-ti, se anche il sintomo è lo stesso, il mal di schiena non sempre ha una causa comune.

Se, infi ne, alla rieducazione po-sturale si associa la terapia me-diante l’utilizzo dei più moderni mezzi fi sici: energia vibratoria, correnti antalgiche, ipertermia, laser a scansione, allora raggiun-gere il sollievo sintomatologico è più immediato e duraturo nel tempo.

“per quanto riguarda l’aspet-to posturale risulta importan-te l’esame clini-co effettuato dal medico.”

Studio e lavoro

1Una scorretta postura al-la scrivania, è una delle cause più frequenti di

lombalgia. Diventa fondamenta-le utilizzare una sedia ergonomi-ca che segua la forma della colon-na. Quando si sta seduti vanno evitate posizioni eccessivamente rilassate o che comportano un in-curvamento della schiena.

In automobile

2Gli stessi accorgimenti valgono anche quando si viaggia in auto. Fon-

damentale è regolare accurata-mente schienale e poggiatesta per far aderire correttamente schiena e cervicale.

Sovrappeso

3 Un peso corporeo ecces-sivo peggiora i dolori al-la schiena e ostacola i

movimenti. Una dieta equilibra-ta e un’attività fi sica regolare so-no il punto di partenza anche per prevenire la lombalgia.

Lavori domestici

4Nelle faccende di casa, è meglio diversifi care l’at-tività per non sottoporre

a lungo la colonna vertebrale al medesimo sforzo (non pulire in una sola volta tutte le fi nestre o stirare per più ore consecutive)

Tacchi alti

5è sconsigliato indossare per un periodo prolunga-to calzature con un tacco

superiore ai 5 cm. I tacchi alti co-stringono infatti la colonna verte-brale a una posizione forzata.

in nuMeri

5

Valter Santilliprofessore ordinario di Medicina Fisica e riabilitativa, università la sapienza roma.

I nuovi traguardi della chirurgia vertebraleCosa sono le tecniche minivasive in chirurgia ver-tebrale?In una frase, le tecniche mininvasive consentono di eseguire interventi anche complessi di chirurgia vertebrale mediante piccoli accessi chirurgici, man-tenendo la stessa efficacia della chirurgia aperta tra-dizionale.

Qual è il vantaggio di queste tecniche?Come accaduto nella chirurgia generale, queste nuove tecniche riducono notevolmente il trauma chirurgico. In particolare eliminano o quasi il danno ai muscoli della colonna vertebrale, consentendo un decorso postoperatorio più rapido e agevole per il paziente e riducendo la degenza di un buon 30%. Infine, insieme alle nuove tecniche di recupero del sangue intra e postoperatorio, hanno quasi azzerato la necessità di trasfusioni in questi pazienti.

Si possono utilizzare per tutti gli interventi alla colonna?Le tecniche mininvasive nascono per la patologia de-generativa della colonna vertebrale (ernia del disco, spondilolistesi, etc) ma si sono via via estese in parte alla chirurgia dei traumi (vertebroplastica, cifoplasti-ca, stabilizzazione percutanea) ed, in misura minore, a quella dei tumori. Tuttavia, lo scopo è di eseguire con tecnica mininvasiva interventi che mantengano la stessa efficacia di quelli classici e non dei mini-in-terventi, pertanto le indicazioni non possono essere estese a tutte le patologie ed a tutti i casi. Attualmen-te circa un 40% della patologia degenerativa può av-valersi di queste tecniche.

Rispetto a 10 anni fa oltre alle tecniche mininva-sive cosa c’è di nuovo in chirurgia vertebrale?La ricerca ha fatto passi da gigante nel campo dei biomateriali. Le stabilizzazioni vertebrali che un

tempo venivano eseguite esclusivamente con viti e placche in acciaio o, al massimo, in titanio oggi si avvalgono anche di sistemi semirigidi, elastici, ed ibridi, quindi possono essere adattate in maniera più precisa al singolo paziente. Da qualche anno, inoltre, la patologia degenerativa del disco intervertebrale può, in certi casi, essere trattata con la sostituzione protesica, conservando così il movimento dei seg-menti vertebrali. Infine, le nuove tecnologie intrao-peratorie di imaging (neuro navigatori, fluoroscopi di ultima generazione) guidano la mano del chirurgo con precisione millimetrica riducendo i rischi per il paziente.

Al di là di quanto offerto dalle moderne tecnolo-gie quanto conta l’esperienza del chirurgo?In tutte le chirurgie è l’esperienza maturata con anni di lavoro su centinaia di casi ad offrire le maggiori garanzie di successo. La chirurgia vertebrale, in par-ticolare, non è un campo dove concedere spazio a improvvisatori o a chirurghi dell’ultima ora perché, in caso di fallimento, è il paziente a portarne i segni indelebili. A ciò si aggiunge che, in generale, i re-interventi per rimediare ai fallimenti chirurgici com-portano un tasso di rischio maggiore e una minore percentuale di successo.

Attualmente tutta la patologia degenerativa del-la colonna può essere trattata chirurgicamente?La maggiore dote richiesta oggi al chirurgo vertebrale (data per scontata l’abilità tecnica) è quella dell’indi-cazione chirurgica, cioè, eseguire l’intervento corret-to sul paziente giusto al momento adeguato. Alcune patologie della colonna beneficiano maggiormente di un trattamento fisioterapico o farmacologico che non di un trattamento chirurgico e di questo il pa-ziente deve essere informato.

Dr. Federico De IureResponsabile della Chirurgia Vertebrale

all’Ospedale Maggiore di Bologna

Spondilolistesi L4-L5 trattata mediante artrodesi con viti e barre in titanio e

gabbie intersomatiche in PEEK

10 · Mal di Schiena uno speciale realizzato da Mediaplanet

La stazione eretta ha comportato il modifi carsi della forma e della struttura delle vertebre e il cre-arsi di quattro curve sul piano sa-gittale (due cifosi: toracica e sa-cro-coccigea e due lordosi: cervi-cale e lombare).

Grazie a queste modifi che l’uomo ha acquisito, oltre a curve anato-miche talvolta esteticamente pia-cevoli, anche abilità e libertà di movimento che nessun altro ani-male possiede. Il tutto però a di-scapito della porzione lombare della colonna vertebrale che è sog-getta a un notevole sovraccarico.

La spondilolisiè una delle conseguenze della po-sizione bipede e del maggior lavo-ro che la colonna vertebrale lom-bare deve svolgere. Il 5% della po-polazione presenta una interru-zione (o lisi) dell’istmo vertebrale (l’istmo è il punto di passaggio tra la parte anteriore della vertebra, o corpo vertebrale, e la parte poste-

riore, o arco neurale). Questa per-centuale tende ad esser maggio-re in soggetti che praticano sport quali la ginnastica artistica e il sollevamento pesi.

Se all’interruzione dell’istmo si associa anche uno scivolamento anteriore di una vertebra rispetto a quella sottostante si parla allora di spondilolistesi.

La spondilolistesiEsistono due forme di spondiloli-stesi: una a bassa e l’altra ad alta displasia. La forma a bassa displa-sia è la quella più frequente e in genere benigna.

L’eff etto più immediato di questa patologia è la comparsa di mal di schiena che fortunatamente, nel-la maggior parte dei casi, è sal-tuario. Il trattamento è, general-mente, conservativo: astensio-ne dall’attività sportiva per il pe-riodo in cui si presenta il mal di schiena, riposo funzionale della colonna vertebrale, terapia far-macologica con anti-inifi amma-tori, eventuale utilizzo di un bu-stino e trattamento fi sioterapico mirato al rinforzo della muscola-tura paravertebrale e lombare. Il trattamento chirurgico va riser-vato solo ai casi di spondilolistesi ad alta displasia e ai casi di spon-dilolistesi a bassa displasia in cui il dolore non sia responsivo ai trattamenti conservativi o quan-do compaiano defi cit neurologici agli arti inferiori.

Il trattamento chirurgico di que-ste forme oggi è ben codifi cato e comporta la stabilizzazione del segmento di movimento interes-sato: ciò viene ottenuto tramite il posizionamento di viti pedunco-lari (due per ogni vertebra coin-volta) unite da barre metalliche che bloccano le due vertebre inte-ressate e il disco intervertebrale tra loro interposto.

L’evoluzione della specie e la colonna vertebrale

PIETRO BARTOLOZZI. Direttore della Clinica Ortopedica e Traumatologica dell’Università degli Studi di Verona e Presidente S.I.O.T.

MARCO MARINO. Dirigente medico di 1° livello, aiuto del Prof. Bartolozzi presso la Clinica Ortopedica e Trau-matologica dell’Università degli Studi di Verona e Presidente S.I.O.T.

Domanda:■■ con l’evoluzio-ne, l’uomo ha abbandonato progressivamente la posizio-ne quadrupede per “ergersi” a quella bipede. Quali le conse-guenze?

Risposta:■■ la natura, per permettere questo “vezzo”, ha gradualmente modifi cato la colonna vertebrale fi no al rag-giungimento della forma più adatta e funzionale a questa nuova posizione.

focus

il termine ■■ spondilolistesi de-riva dall’unione di due parole della lingua greca: “spondilos” che signifi ca “vertebra” ed “oli-stesis” ossia “scivolamento”.

in caso di spondilolistesi, le ■■vertebre comunemente inte-ressate cono l5 ed s1 (95% dei casi), più raramente i livelli su-periori. Questa patologia col-pisce prevalentemente il sesso femminile.

la spondilolistesi può essere ■■dovuta anche a continue sol-lecitazioni della colonna ver-tebrale che determinano frattu-re da stress. Gli sport più sog-

getti a questo tipo di lesione sono i tuffi , la ginnastica artisti-ca, il sollevamento pesi e il golf.

È consigliato ■■ rivolgersi a un centro specializzato per alcune sedute di ginnastica postura-le osteopatica che comprende anche esercizi per migliorare la forza e la fl essibilità.

! Notizie dal web:

www.scoliosipadova.netwww.medicitalia.itwww.giot.itwww.spineinstitute.it

nEWsuno speciale realizzato da Mediaplanet

L’evoluzione della specie 2

IDEA

Patologie degenerative della colonna vertebrale, quali cure?

Sono legate all’invecchiamento, colpiscono l’appara-to osteo-articolare e pertanto si chiamano patologie degenerative ma in realtà colpiscono persone con un’età media fra i 45 e i 60 anni e non così anziane come si potrebbe pensare. “La ricerca ha fatto passi da gigante nella chirurgia mini-invasiva e recupero della funzionalità e riduzio-ne delle algie si riescono ad ottenere in oltre l’80% dei casi – aff erma Josip Buric, Specialista in Neurochi-rurgia e Anatomia Umana, Fondatore e Responsabile del Neurospine Team –; il nostro gruppo di lavoro è composto da professionalità di ambito neurochirur-gico, ortopedico e fi siatrico ma condividiamo lo stes-so approccio mentale e riteniamo che questo sia un fattore di maggiori garanzie per il paziente”. Una delle tecniche mini-invasive più innovative è l’artrodesi o stabilizzazione lombare endoscopica e percutanea, in cosa consiste? “Utilizziamo la stabilizzazione percutanea mini-inva-siva per rimediare alle patologie della colonna senza

per forza essere demolitivi sulle strutture circostanti – risponde il dott. Buric – eff ettuiamo incisioni che vanno da 2 a 10 cm per poi impiantare materiale

per stabilizzazione (viti, cage ed innesti ossei). L’in-tervento avviene in anestesia generale e dura circa due ore per una degenza ospedaliera di 3 giorni al massimo; la mobilizzazione è molto veloce, talvolta nella stessa giornata ed inoltre il recupero della stabi-lità della colonna vertebrale è ottimo. Si tratta di una metodica davvero innovativa se si rifl ette sul fatto che in passato si utilizzava una chirurgia molto più invasiva con risultati inferiori di fronte a demolizioni maggiori”. L’approccio del Neurospine Team è quel-lo di una fi losofi a cauta, in cui si tenta di migliorare il quadro clinico del paziente eff ettuando interventi meno invasivi possibile fi no alla chirurgia complessa di ricostruzione rachidea e includono patologie de-generative, neoplastiche e deformità della colonna. “Siamo presenti in diverse regioni d’Italia come la Sicilia, l’Emilia Romagna, il Lazio e la Toscana, sia in strutture ambulatoriali che in strutture accreditate e – conclude il responsabile del Team – operiamo pre-valentemente in regime di convenzione con il SSN”.

Trattamento multidisciplinare e chirurgia mini-invasiva fanno del Neurospine Team un gruppo all’avanguardia nel tratta-mento delle patologie degenerative della colonna vertebrale. Ne parliamo con Josip Buric, fondatore del Team.

Josip BuricSpecialista in Neurochirurgia e Anatomia Umana,

Fondatore e Responsabile del Neurospine Team

in BreVe

Chinesiterapia per una corretta riabilitazione

La Chinesiterapia, che dal ■■greco signifi ca “terapia del mo-vimento”, è un ramo della me-dicina riabilitativa utile nella cura e prevenzione dei disturbi muscolo-scheletrici. In parti-colare, si utilizza per il recupero delle funzioni perse a causa di un evento traumatico o di una determinata patologia ortope-dica (lombalgia, artrosi, scolio-si, fratture, lesioni muscolari o tendinee, lussazioni, distorsio-ni, infi ammazioni etc.), ma an-che reumatologica, neurologi-ca, respiratoria o cardiovascola-re. Essa consiste in una serie di posture, movimenti dolci e raf-forzamento di muscoli defi cita-ri. Il principale obiettivo è quel-lo di diminuire il dolore e di re-stituire un buon equilibrio neu-romuscolare. A seconda del tipo di patologia, viene utilizzato un programma specifi co costituito da esercizi respiratori, di allun-gamento della muscolatura de-gli arti inferiori, della colonna vertebrale e dei muscoli degli arti superiori, esercizi di auto al-lungamento della colonna ver-tebrale in varie posture, eserci-zi di potenziamento muscolare addominale e dorso-lombare, esercizi propriocettivi, etc. Tut-ti i movimenti devono essere “dolci” proprio per evitare di so-vraccaricare il muscolo infi am-mato e peggiorare la situazione. La chinesiterapia dà ottimi ri-sultati anche in caso di riabili-tazione post-chirurgica.

Domanda:■■ Quali sono i passi fondamentali in caso di traumi, incidenti o lesioni della colonna vertebrale?

Risposta:■■ essenziale è l’as-sistenza specializzata al trau-matizzato e il trasporto in un centro di competenza.

Troppe volte assistiamo a esibi-zioni atletiche di grande valore ma anche molto rischiose, sulla battigia di spiagge aff ollate o a spericolati tuffi in mare che si possono concludere con traumi gravissimi alla colonna cervicale. In un istante cambiano i colori della vita che da quel momento non sarà più la stessa. L’incidente

stradale è un’altra causa frequen-te. Manovre inesperte durante il trasporto, eseguite da soccorrito-ri di passaggio, possono causare lesioni permanenti anche a chi paralizzato non era.Il trasporto di un traumatizzato vertebrale deve sempre raggiun-gere un centro ospedaliero o uni-versitario in grado di fornire as-

sistenza chirurgica 24 ore su 24. è poi necessario che le cure intensi-ve o chirurgiche vengano esegui-te in centri specializzati in grado di garantire il massimo grado di competenza. In caso contrario, viene ritarda-ta la guarigione o limitate le pos-sibilità di recupero. La chirurgia vertebrale si accinge oggi a diven-tare una disciplina specialistica con certifi cazione “europea” ed esprime le conoscenze più avan-zate nel campo della traumatolo-gia della colonna. è possibile re-cuperare lesioni parziali del mi-dollo spinale e garantire stabilità permanente a segmenti devasta-ti dalla furia del trauma. Un argomento di grande interes-

se è quello del colpo di frusta, del-la cosiddetta “whiplash injury”, causa di dolore cronico al collo. Va specifi cato che, quando sono pre-senti lesioni, di solito di tipo lega-mentoso, queste sono diffi cili da identifi care.Pertanto, dopo il trauma ha ori-gine un percorso oscuro che vede molti soggetti con reali accerta-bili alterazioni in cerca di irrag-giungibili compensazioni, men-tre altri con potenziali ma non identificate lesioni pretendere una compensazione. Il consiglio è di rivolgersi a esperti, non sol-tanto per il trattamento chirurgi-co, ma soprattutto nel campo dia-gnostico radiologico.

Il disco consiste di due parti: uno strato più esterno rigido (l’anulus) e uno centrale, morbido (nucleo).Lacerazioni dell’anulus possono permettere infi ltrazioni di tes-suto del nucleo nel canale spina-le con irritazione o compressione sulla cauda midollare o sul nervo spinale a quel livello.

Questa condizione viene deno-minata ernia del disco. L’ernia del disco può verifi carsi a ogni livello della colonna, ma si osserva con maggior frequenza nell’area lom-bare. Secondariamente nel tratto cervicale, seguita da quella tora-cica. La patologia comporta dolore al collo o alla schiena, irradiato o

meno a braccia o gambe, pareste-sie agli arti, e nei casi gravi perdita delle funzioni sfi nteriche.

Trattamento Nella maggior parte dei casi, i pa-zienti trovano benefi cio dai trat-tamenti non chirurgici come fi -sioterapia, modifi ca delle attività fi siche, e farmaci antinfi amma-tori associati o meno ad un busto. Quando l’ernia del disco è partico-larmente severa e mantiene inal-terata una persistente e impor-tante sintomatologia per oltre sei settimane, è indicata la chirurgia. Le procedure che vengono utiliz-zate comprendono più frequente-mente la tecnica “aperta” micro-

chirurgica; la tecnica endoscopi-ca, e in casi selezionati, la tecni-ca Laser. Ovviamente la scelta del tipo di trattamento verrà presa in base al caso specifi co. Non esiste infatti una unica tec-nica, ma molte variabili che por-tano il chirurgo ad optare verso un trattamento piuttosto che un altro (tipo di ernia, dimensioni, localizzazione, importante artro-si associata). L’esperienza del chi-rurgo e le nuove tecnologie per-mettono una sempre più breve durata del tempo chirurgico, del-la degenza in ospedale, del recu-pero postoperatorio e una sem-pre più elevata percentuale di buoni risultati.

Ernia del disco: sintomi e terapia

nEWs

traumi vertebrali e colpo di frusta

Carlo Ambrogio Logroscinodirettore del di-partimento di or-topedia-chirurgia Vertebralepoliclinico univer-sitario agostino Gemelli - roma

Pier PaoloMuradirettore diparti-mento di ortope-dia e u.o.c. chi-rurgia Vertebrale e centro scolio-si cdc s.elena - Quartu (cagliari)

Domanda:■■ Qual è la funzio-ne dei dischi intervertebrali?

Risposta:■■ i dischi interver-tebrali, che sono localizzati tra ogni corpo vertebrale del ra-chide, fungono da ammortiz-zatori tra le vertebre e permet-tono i movimenti della spina.

Le neuropatie periferiche sono disturbi che ricono-scono diverse cause. Tra le principali annoveria-mo le malattie metaboli-che (tra cui il diabete è la più frequente), i traumi e i danni da compressione. Questi ultimi sono loca-lizzati soprattutto a livel-lo dei cosiddetti “tunnel anatomici” e compor-tano diverse patologie come la sindrome del tunnel carpale (al polso), la sindrome del tunnel cubitale (al gomito), la cervicobrachialgia e la lombosciatalgia; per cita-re solo le più frequenti.In tutte queste situazioni sono presenti: infi amma-zione, soff erenza del ner-vo e stress ossidativo che vanno contrastati affi n-ché il nervo riprenda la sua funzione fi siologica.Axin C (Agave Farma-ceutici), una nuova for-mulazione che combina la Curcumina fi tosoma, l’Acido α-Lipoico e le Vi-tamine del gruppo B, interviene su tutti questi fattori.

La Curcumina interviene precocemente sui pro-cessi infi ammatori, ridu-ce il danno procurato alla guaina mielinica (im-portante per la corretta conduzione nervosa) e migliora la funzionalità motoria.

L’Acido α-Lipoico agisce sullo stress ossidativo e riduce l’eccesso di radica-li liberi responsabili della tossicità dei mitocondri.Infi ne, le Vitamine del gruppo B, grazie alla loro azione pro-energetica, giocano un ruolo impor-tante per il trofi smo delle cellule nervose.

Axin C, in defi nitiva, è il trattamento che garanti-sce una neuroprotezione completa, perchéinterviene sui diversi fat-tori responsabili delle neuropatie periferiche.

Una Nuova formulazione

contro le neuropatie periferiche

Mal di Schiena · 11uno speciale realizzato da Mediaplanetuno speciale realizzato da Mediaplanet

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