Ucuntu n.20

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151108 www.ucuntu.org L'onda continua. Ma mentre i ragazzi in piazza manifestano contro il decreto Gelmini (ormai legge), in tribunale vengono assolti i poliziotti responsabili delle violenze all'interno della scuola Diaz durante il G8. Ma gli studenti non ci stanno. Sono ancora in piazza, occupano il rettorato di Catania e scoprono (quelli di farmacia) di aver respirato merda per anni. Librino: c'è aria di festa > Mercati agroalimentari > Egregio Fiumefreddo > || 15 novembre 2008 || anno I n.20 || www.ucuntu.org || Quale giustizia

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15 novembre 2008

Transcript of Ucuntu n.20

151108 www.ucuntu.org

L'onda continua. Ma mentre i ragazzi in piazza manifestano contro il decreto Gelmini (ormai legge), in tribunale vengono

assolti i poliziotti responsabili delle violenze all'interno della scuola Diaz durante il G8. Ma gli studenti non ci stanno. Sono ancora in piazza,

occupano il rettorato di Catania e scoprono (quelli di farmacia) di aver respirato merda per anni.

Librino: c'è aria di festa > Mercati agroalimentari > Egregio Fiumefreddo >

|| 15 novembre 2008 || anno I n.20 || www.ucuntu.org ||

Quale giustizia

Ridi, ridi...Ridi, ridi...

|| 15 novembre 2008 || pagina 02|| www.ucuntu.org ||

kanjano.org

Oh, Bamah!Oh, Bamah!

Tutti possiamo essere ObamaLa pallottola che uccise Martin Luther King è rientrata nel fucile, i pugni chiusi di Tommie Smith e John Carlos si aprono e ci

salutano da Città del Messico, Rosa Parks può tranquillamente rimanere seduta sull’autobus che la porta al lavoro e sorridere dal finestrino, a Montgomery, in Alabama. Oggi è un nuovo giorno per l’America, la lunga notte è terminata, l’incubo dal quale sembrava non dovessimo uscire mai si è trasformato in un sogno planetario. La notizia che il popolo statunitense ha portato un nero alla Casa Bianca apre i cuori e spinge ovunque a sperare di nuovo nell’essere umano. In Italia, mentre Berlusconi e i “berluscones” si rendono conto che la democrazia americana gli ha giocato un brutto scherzo, gli immigrati extracomunitari hanno acquisito tutti gli occhi del neopresidente Obama. Se qualcuno dovesse minacciarli d’ora in avanti potranno dirgli: “Guarda che se continui così chiamo mio fratello Barack!”.

Nel frattempo, il mondo virtuale di Internet, che rispecchia e spesso anticipa quello reale, è impazzito. Milioni di messaggi s’incrociano nella Rete per dire una cosa sola: adesso si respira, adesso – dopo l’esempio dei cittadini americani – possiamo rimboccarci le maniche e cambiare le cose anche qui da noi. Poco importa se in Italia non si vede un politico che assomigli lontanamente a Obama: la lezione americana insegna che tutti possiamo essere Obama.

Lo siamo nelle scuole (Obama sono gli studenti che non si fanno intimidire dalla Gelmini, né dai picchiatori fascisti coperti dal Viminale e incitati dal miserevole e misericordioso Cossiga), lo siamo nel Casertano (Obama sono gli immigrati che si sono ribellati per primi alla camorra), lo siamo nelle nostre case e nei luoghi di lavoro (Obama sono coloro che s’indignano contro il trio della paura e dei misteri, Andreotti-Gelli-Dell’Utri, che racconta il Novecento a Oden tv), lo siamo nelle città del Sud (Obama sono i ragazzi di Locri, di Palermo, di Catania che fanno informazione dal basso e scendono in piazza per difendere la parte migliore della magistratura). Lo siamo e possiamo esserlo nel nostro piccolo, ogni giorno.

Sarà un caso, ma quando ho appreso che a Washington l’intelligenza e l’umanità avevano vinto sui muscoli e sul privilegio, mi è sembrato che anche Roma fosse diventata meno fascista. O meglio, ho percepito nell’aria la nascita dei primi anticorpi necessari per restituire una dignità sociale a questa città. A casa avevo una giacchetta leggera, da tempo abbandonata sul portamantelli. Senza sapere il perché, l’ho presa e, verificata la presenza di alcune macchie d’unto al colletto, ho deciso di portarla in tintoria. Mentre mi avviavo al negozio meditavo sull’urgenza di quella spesa. Poi mi sono detto: “Fa niente se non potrò indossarla fino alla prossima estate. Qualcosa è cambiato, d’ora in avanti non voglio più avere indumenti sporchi in casa”. E siccome ora si può sognare ho fatto anche questo pensierino: qualcuno porterà George W. Bush davanti al Tribunale dell’Aja per i suoi crimini? [Riccardo De Gennaro]

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Catania/QuartieriCatania/Quartieri

Librino

C'è aria di festa

All'entrata del palazzetto, ci stanno un ragazzo in jeans e occhiali e una ragazza esile che si dirigono verso l'esterno. Avanti si trova un piccolo parcheggio, che separa l'edificio sportivo dal retro di un grande palazzo. I due ragazzi si stanno parlando, mentre altre persone entrano ed escono da lì:

- E allora Giuliana, come stai? Leandro tira fuori una sigaretta, strizza il il naso e se l'accende.

- Sto formando il gruppo di nuovi volontari, e voi quest' anno, ce la fate a far pubblicare "La Periferica"?

Nel frattempo si incrociano con altri due. Lei si chiama Maria Vittoria, ed è venuta a Catania per fotografarne le periferie. E restare con il ragazzo, appena laureato al conservatorio.

- Domani hai esame di pianoforte, perché non chiedi un giorno di riposo dal ristorante?

Mentre vanno fuori, Giuliana e Leandro rientrano facendo calcoli di volontariato futuro: la cooperazione con i gruppi, l'informazione con il giornale, il convegno con la cgil, il lavoro con l'università e la scuola, il sostegno pratico a suor Lucia. Tu vorresti cogliere le loro parole. E Giuliana Gianino abbassa la voce. E si allontana. Così, guardandola, capisci il suo stare con la gente, il suo lavoro di ospitalità e educazione, con la

Caritas, accanto al palazzo di Cemento, che è uno dei centro dello smistamento delle droghe e della violenza dentro la città.

Leo va verso Giovanna che impegnata con venti bimbetti.

- Io vengo da Milano e voi dovete consigliarmi di vivere, qui al Villaggio Sant' Agata?

- Vieni a viverci perché è abitato da tanti nonni. Le dice Francesco.

- Perché anche se ha strade più piccole di Librino, la gente rispetta le aiuole. Fa Maria

- Perché la gente si saluta, si aiuta, si rispetta. Risponde Alfio.

E nel frattempo che loro si agitano, la memoria scorre. Ritorna agli inizi degli anni settanta. Te lo hanno raccontato in tanti questo quartiere, in questi anni. quando non c'era nulla di questo.

Daniele ad esempio che ti diceva "Mia zia, è una donna che è rimasta da sola, perché ha divorziato ma qui non ha paura, perché c'è solidarietà".

Oppure pensate a Biagio Apa, prete, che negli anni settanta si è trasferito qui, emigrando da una lussuosa chiesa cittadina. Allora Apa si era portato dappresso una ventina di persone che sono rimaste al Villaggio, per tutta la vita. E lì ci sono andati a vivere quando

non c'erano ne aiuole, ne servizi, ne scuole. E lui ti sta dicendo: "La chiacchiera è chiacchiera, ma andare a vivere da povero è un'altra cosa.

A padre Apa la gente, lo voleva fare diventare sindaco "dell'altra Catania". A lui che non era che un piccolo prete non violento. Lui non aveva accettato niente, che la piccola fraternità fatta con Padre Ruggieri. Ed insieme avevano fatto delle scelte difficili fino alla fine, quando erano stati costretti a lasciare la parrocchia alla fine del novanta sette. La gente avevano preso atto, e li aveva capiti. Erano rimasti lì, nel loro prefabbricato di legno dal quattordici settembre del settanta uno.

E poi ci sono un sacco di altre storie che corrispondono oggi a quelle che i ragazzini stanno tentando di fare qui. Sono storie piene di dignità di altra gente che però ha dovuto lasciare la città e spostarsi altrove. Ti ricordi di Alfio che se ne andato a Bruxelles, di Pier Luigi a Londra, di Franco a Milano.

Intanto qui ci sono Simona, Giovanna, Irene, Lucia, Leandro, Massimiliano, Giovanni. Intanto ci sono ragazzine e ragazzini. Cioè ci stanno tante classi a rappresentanze delle cinque scuole, che hanno partecipato a questo progetto di educazione alla vivibilità dentro il quartiere. Scuole che si sono interrogate insieme a studenti e ricercatori sui percorsi di adozione della periferia sud .

|| 15 novembre 2008 || pagina 04 || www.ucuntu.org ||

C'è un'aria di festa dentro questo palazzetto, il Pala Nitta, C'è un'aria di festa dentro questo palazzetto, il Pala Nitta, questa mattina a Librino. C'è un profumo di cose nuove questa mattina a Librino. C'è un profumo di cose nuove

che stanno nascendo con le persone che ci stanno dentro, che stanno nascendo con le persone che ci stanno dentro, in questo fine settimana in questo fine settimana di novembre. di novembre.

C'è anche una sorta di cose ed espressioni che sono comuni di altri posti,C'è anche una sorta di cose ed espressioni che sono comuni di altri posti, e ad altri paesi. e ad altri paesi. C'è una aria che non è affatto rarefatta e che parla oltre ilC'è una aria che non è affatto rarefatta e che parla oltre il

margine di questo posto, la lingua di molte altre parti del mondo.margine di questo posto, la lingua di molte altre parti del mondo.

Catania/QuartieriCatania/Quartieri

E studenti che da un anno sono dentro il quartiere, a rilevare, a disegnare, a cartografare, ad analizzare, via per via, contesto urbano e percezione della città. A domandare, a capire, a ragionare, a spostare lentamente il loro baricentro dal piano virtuale delle aule a quello concreto del quartiere.

- E poi sai come finiva la sera? Andavamo a mangiare salsicce in via Plebiscito. Dice Luciano

- Allo stesso posto dove va Giuliana, quando usciva dal centro Talita Kum, e dritta dritta, si lasciava dietro il palazzo di Cemento. Gli risponde Cristina.

- Non abbiamo fatto niente di geniale, oggi. Dice Enrico, mentre pensa al movimento all'università e al lavoro quotidiano dentro al quartiere. ( Ma dentro se è soddisfatto)

- E tu Angelo, come è andata da te, li al gruppo di regby, al campo di Santa Maria Goretti?

- Bah, Carlo ne ha prese tante. Però ci sta provando."

Guarda questo professore americano, è venuto qui a studiare cosa fa il dipartimento di ingegneria nelle periferie di Catania tra San Giorgio e il Pigno. Così Maria Vittoria fa la sua foto mentre il docente americano parla con la professoressa Busacca.

- Ma allora è vero che Tange, una volta visto come hanno costruito, non si è

fatto più vedere da queste parti? - Che devo dirle? - E invece, gli studi sulle strutture

urbane delle zone a rischio sismico?- ..Giovanni Campo.- Si, ma lo sa che guardandomi attorno,

mi viene da pensare...?La professoressa guarda i suoi giovani

ricercatori, guarda Laura, guarda Antonio, guarda Giovanna, guarda Patrizia. E Alessia. E guarda i ragazzini attorno a loro . E mentre gli risponde, sorride e li guarda:

-Caro professore lei che aria sente quest'oggi? Guardi, quello è Luciano, e quella è Cristina, e poi c'è Giovanna. E da voi, che aria tira vicino al Central Park?

Fabio D'Urso e Luciano Bruno

Scheda:

Librino, una città normale

Nei giorni 6,7,8 novembre l’associazione “Oltre la Periferica”, il laboratorio “PEAT” dell’Università degli Studi di Catania “La casa della città”, le scuole e associazioni hanno organizzato la mostra “Librino da città satellite a città e basta”. Per la trasformazione e lo

sviluppo del quartiere, a partire dalla rilevazione del tessuto urbano e dall’ascolto della gente.

Nel Pala Nitta sono stati presentati i progetti su Librino realizzati dagli studenti del corso di Tecnica Urbanistica della Facoltà Ingegneria. Dai loro quattro mesi di lavoro dentro il quartiere è cominciato questo percorso che ha portato a questo progetto di cittadinanza attiva a Librino.

Gli elaborati “Librino con gli occhi autentici del fanciullino” sono stati realizzati con gli studenti degli Istituti Comprensivi “Vitaliano Brancati”, “Cardinale Dusmet”, “A. Musco”, “E. Pestalozzi”.

Le associazioni attraverso degli stend espositivi hanno partecipato a tutti le loro attività a Librino.

Chi ha partecipato: ASD Briganti Librino, Oratorio Giovanni Paolo II, Associazione Ginestra Bianca, CGIL Librino, Addiopizzo Catania, Fiumara d’Arte, centro Caritas Talità Kum, Associazione di Volontariato Snoopy, Sporting Club Don Bosco, ASD Librino Calcio, Catania Ring, Comitato Rinascita S. Giorgio Cardinale, ADOC San Giorgio, Centro Iqbal Masih, SouthMedia, Associazione culturale Terreforti, Misericordia Librino, ANDOS Librino, Pittore Gaetano Calogero, Ass. di volontariato "Come Ginestre", Avis Catania. (luciano)

|| 15 novembre 2008 || pagina 05 || www.ucuntu.org ||

foto di Maria Vittoria Trovatofoto di Maria Vittoria Trovato

MaasMaas

Agroalimentare: un affare grosso 6 milioni di euro

E’ il diciannove Giugno di quest’anno. Al mercato ortofrutticolo di San Giuseppe la Rena arrivano a sirene spiegate decine di volanti di carabinieri, polizia, finanza, ispettori del lavoro e vigili urbani. E’ il terzo blitz in pochi giorni, una specie di record. Rapidamente vengono fatti i dovuti controlli “per la tutela della legalità”. “Mancavano solo gli elicotteri e gli aerei da combattimento”, ci dirà un commerciante di arance, “Hanno schermato pure i cellulari. Ma che credevano di trovare?”. Qualcuno pensò subito a un ricatto. Il Mass, il nuovo e grande mercato agroalimentare in contrada Jungetto, è quasi pronto, ma gli operatori del mercato ittico e ortofrutticolo in primavera hanno boicottato il bando di assegnazione dei box per i prezzi troppo alti: “Dovremmo accollarci troppe spese, impossibile”. Striscioni di protesta, articoli sul quotidiano locale. Risultato? Blitz. A iosa.

Questo il bollettino del blitz di Giugno: “Controllati 140 esercenti tra esercenti ed avventori, elevate 50 contravvenzioni,a avviati 45 procedimenti amministrativi fiscali, igienico sanitari e per la violazione della sicurezza del lavoro”. Numeri grossi. In più vengono distrutti a colpi di ruspe i punti vendita abusivi dei venditori di cassette di legno, all’esterno. “Io come dovrei mangiare?”, ci disse un uomo, il

giorno dopo il blitz, uscendo fuori da un campo abbandonato sulla strada per il mercato, e con una cicatrice da coltellata allo stomaco. Aveva spostato le sue cassette dietro a un muretto di pietra lavica, sotto a un albero di fico, e da lì ricominciava la vendita.

Adesso siamo in autunno, cadono le foglie, e sulla strada per il mercato sono ricomparse le casette di legno dei venditori di cassette di legno. All’ingresso del mercato ortofrutticolo come al solito non c’è ombra di vigile, nessuno paga quanto dovrebbe per entrare. Della protesta degli operatori però non si sente più parlare. Anzi, il Consiglio d’amministrazione del Maas chiede a gran voce 6 milioni di euro alla Regione per ultimare i lavori: “Altrimenti resterà una cattedrale nel deserto”, dicono, e aggiungono un nuovo dato: “54 operatori su 88 dell’ortofrutticolo sono d’accordo a trasferirsi. Gli siamo andati incontro abbassando i costi”. Ritorniamo al mercato e nessuno vuole più parlare, ad eccezione di un commerciante, che preferisce però farlo per telefono: “La spesa è rimasta eccessiva. Io dovrei pagare dai 250 euro di adesso ai 2.500 di domani, perché mi dovrei accollare condominio, spese per la vigilanza, pulizia e ristrutturazione del mio box. Insostenibile. Chiudo bottega. Ma per tutti è così. Qui ci guadagnerà solo la grande distribuzione, perché gli agroalimentari sono già stati un

fallimento per gli operatori in Italia. Vedi Bologna. Ma il terreno di San Giuseppe la Rena è stato già venduto. Quindi hanno fretta di mandarci via”. Andiamo a vedere a che punto è il Maas: i lavori sono fermi, ma manca poco per completarlo. Però la strada per arrivarci è impraticabile, è quasi una trazzera di campagna. Dovrebbero fare un nuovo asso viario, ovvero 5 anni di lavoro, come ci disse lo stesso ragioniere del mercato ortofrutticolo, e nuovi milioni di euro. Insomma per ora è una nuova cattedrale nel deserto, e lo sarà ancora per molto. Allora perché dire: è tutto pronto, aspettiamo solo 6 miloni di euro?

Cos’è la Maas

Maass, “Mercati Agro-Alimentare Sicilia Spa”, è la denominazione sociale del consorzio proprietario del terreno di 100 ettari in contrada Jungetto, lì dove sta sorgendo il nuovo mercato agroalimentare. La società ha un capitale sociale di € 21.076.557,25, di cui il 99% è in mano a soci pubblici (i maggiori azionisti sono: Regione, 38 mld di vecchie lire; Provincia 1 mld; Comune, 1 mld) e l’1 % a soci privati. Ai bandi di gara per l’assegnazione degli spazi, scaduti a fine Marzo, per protesta non ha partecipato nessun commerciante.

Giuseppe Scatà

|| 15 novembre 2008 || pagina 06 || www.ucuntu.org ||

Per completare il mercato aagroalimentare MaasPer completare il mercato aagroalimentare Maas

ci vogliono parecchi soldi dalla Regione.ci vogliono parecchi soldi dalla Regione.

L’amministrazione dice che la maggior parte vuoleL’amministrazione dice che la maggior parte vuole

andarci, che tutti sono d’accordo con ilandarci, che tutti sono d’accordo con il

trasferimento. Ma nessuno vuole parlare.trasferimento. Ma nessuno vuole parlare.

Una lettera apertaUna lettera aperta

Parole nuovee pratica vecchiaal Massimo BelliniCome mai?

Egregio signor Fiumefreddo,

Il 3 novembre scorso Lei ha ricevuto la lettera di una giovane laureata in scenografia - una ragazza di ventisette anni - che inizia così: “Da tempo cerco di poter mettere in pratica la mia preparazione universitaria senza essere costretta ad abbandonare la mia città, la mia terra”.

La lettera era indirizzata all'Ispettorato del Lavoro e, per conoscenza, al Sovrintendente del Teatro Massimo Bellini, cioè a Lei: ricorda?

La aiutiamo: “Purtroppo però,

ancora una volta, mi sono dovuta scontrare con la realtà di questa città, dove clientelismo e conoscenze sono alla base di ogni tipo di opportunità lavorativa”.

Cose note, dette e stradette, al limite della banalità; ma che c'entrano le banalità demagogiche con Lei che organizza i balletti per la legalità e le escursioni al Quirinale, che dispiega il telone raffigurante il volto pop del superlatitante sulla facciata del teatro, che denuncia gli abusi sui detenuti, che è persino autore di un libro dal titolo “Mai con la testa in giù”? Con Lei sul Suo sito (www.lasveglia.it), nel messaggio “Catania che muore” apparso il primo ottobre del 2003, si scaglia contro “l'affidamento di consulenze ed interessi privati che vanno impediti e denunciati”?

Denunciati, sì signor Sovrintendente: Lei ha scritto proprio così. Ed è esattamente quello che ha fatto la ragazza di ventisette anni quando, entrando nel

merito, si è lamentata della ”assunzione a tempo determinato di diverse unità, chiamate per nominativo, in occasione della realizzazione dell'Opera “Medea” e dislocate nei reparti di scenografia e falegnameria del Teatro Massimo Bellini” a partire dal 4 novembre 2008.

E i bandi? E Le selezioni pubbliche? E La logica meritocratica che dovrebbe risiedere in ogni animo liberale ispirandone gli atti e che “avrebbe permesso ai giovani come me di misurarsi con una realtà lavorativa concreta solo in base alle proprie effettive capacità”?

Ci spieghi, signor Fiumefreddo, cosa c'è di liberale, di limpido, di legittimo nel reclutare personale senza pubblicare i bandi sul sito dell'ente. Se non riesce da solo a trovare una risposta, la chieda a Brunetta: anche lui è un liberale.

Massimo Malerba

|| 15 novembre 2008 || pagina 07 || www.ucuntu.org ||

Chiamate nominative, selezioni non pubblicizzaChiamate nominative, selezioni non pubblicizza--te e bandi ignoti: al teatro Massimo Bellini dite e bandi ignoti: al teatro Massimo Bellini di Catania non sembra siano ancora arrivati i temCatania non sembra siano ancora arrivati i tem--pi nuovi annunciati a ogni occasione dall'onnipi nuovi annunciati a ogni occasione dall'onni--presente “rinnovatore civile” Antonio Fiumepresente “rinnovatore civile” Antonio Fiume--freddo. Un caso di “Medice, cura te ipsum”?freddo. Un caso di “Medice, cura te ipsum”?

Ridi, ridi...Ridi, ridi...

|| 15 novembre 2008 || pagina 08|| www.ucuntu.org ||

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